Concerto n. 3 in La maggiore - PARTITURA (anteprima)

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Edizioni Curci e CIDIM – Comitato Nazionale Italiano Musica – presentano la Viotti Edition, collana dedicata all’opera per violino e orchestra di Giovanni Battista Viotti (1755-1824) in una nuova edizione moderna con la revisione, diteggiatura e cadenze di Guido Rimonda. Ogni composizione è pubblicata sia nella sua versione originale, con partitura e parti orchestrali (disponibili a noleggio), sia nella riduzione per violino e pianoforte, che rende più accessibile lo studio di questo importante repertorio della scuola violinistica italiana. Edizioni Curci e CIDIM ringraziano la Camerata Ducale di Vercelli per il suo prezioso e determinante contributo alla realizzazione di questo progetto. Edizioni Curci and CIDIM – Comitato Nazionale Italiano Musica – present the Viotti Edition, a series dedicated to the works for violin and orchestra by Giovanni Battista Viotti (1755-1824) in a new modern edition with revisions, fingering and cadences by Guido Rimonda. Each composition is published both in its original form, with score and orchestral parts (available for rental), and in the reduction for violin and piano, which makes this important repertoire of the Italian violin school more accessible. Edizioni Curci and CIDIM would like to thank the Camerata Ducale of Vercelli for its invaluable contribution to the realization of this project.

AVVERTENZA Le parti orchestrali del presente concerto sono disponibili a noleggio e possono essere richieste all’indirizzo email: rental@edizionicurci.it NOTICE The orchestral parts of this concert are available for rent and may be requested by writing to: rental@edizionicurci.it

Direzione editoriale: Laura Moro Redazione: Samuele Pellizzari English text: Jeffrey Jennings Grafica musicale e impaginazione: Paolo Mellini, Enrico Ferrando Revisione musica: Guido Rimonda, Cristina Canziani, Jansan Favazzo Artwork di copertina: Enrica Cavaletti Proprietà esclusiva per tutti i Paesi: Edizioni Curci S.r.l. – Galleria del Corso, 4 – 20122 Milano © 2020 by Edizioni Curci S.r.l. – Milano Tutti i diritti sono riservati / All rights reserved EC 12144 / ISMN: 9790215918566 www.edizionicurci.it Prima stampa in Italia nel 2021 da INGRAF Industria Grafica S.r.l., Via Monte San Genesio, 7 – Milano


INTRODUZIONE

INTRODUCTION

Senza ombra di dubbio, i Concerti per violino costituiscono la parte più importante del catalogo di Giovanni Battista Viotti. In queste opere si ritrova una vera evoluzione per quanto riguarda lo stile, il fraseggio, la cantabilità e le innovazioni tecniche legate al violino, tanto da poter affermare che proprio con Viotti prenderà vita la rivoluzione romantica nella forma del concerto solistico.

Without a shadow of a doubt, the Violin Concertos constitute the most important part of Giovanni Battista Viotti’s catalogue. In these works, we find a clear evolution in style, phrasing, cantability, and technical innovations relative to the violin, to the extent that we can assert that the Romantic revolution in the form of the solo concerto comes to life with Viotti.

Questa collana dei Concerti per violino, presentati sia nella versione originale con partitura e parti staccate, sia nella riduzione per violino e pianoforte, intende restituire all’allievo e all’artista dei capolavori che rappresentano pienamente la grande scuola violinistica italiana.

This series of  Violin Concertos, presented both in the original version with score and parts, and in the reduction for violin and piano, aims to provide both the student and the artist with masterpieces that fully represent the great Italian school of violin.

Inoltre, essi si rivelano importanti anche dal punto di vista didattico. Viotti fu un grande insegnante, come dimostra il livello dei suoi molti discepoli, in primis Pierre Rode e Pierre Baillot. Ancora oggi, le diverse caratteristiche e difficoltà dei Concerti daranno la possibilità al docente di scegliere quale opera proporre all’allievo a seconda del livello raggiunto, con l’obiettivo di migliorare tecnica ed espressività approfondendo al contempo un periodo storico fondamentale per lo strumento.

Moreover, they have also proven to be important from a didactic standpoint. Viotti was a great teacher, as demonstrated by the level of his many disciples, foremost among whom Pierre Rode and Pierre Baillot. Even today, the different characteristics and degrees of difficulty of the Concertos provide the teacher the possibility to choose which work to propose to the student in function of their level, with the aim of improving technique and expressivity while at the same time deepening their knowledge of a fundamental historical period for the instrument.

Tutto questo senza naturalmente dimenticare che si tratta di lavori importanti, degni di figurare nel repertorio dei migliori solisti. Johannes Brahms, ad esempio, in una lettera a Clara Schumann così si esprime in riferimento al Concerto n. 22: «Questo Concerto [...] è un pezzo magnifico, di mirabile libertà d’invenzione; sembra che sia improvvisato e invece è tutto magistralmente pensato e realizzato».1

Without forgetting, of course, that these are significant works unto themselves, worthy of appearing in the repertoire of the best soloists. Johannes Brahms, for example, in a letter to Clara Schumann, had this to say about Concerto no. 22: «This Concerto [...] is a magnificent piece, of admirable freedom of invention; it seems to be improvised and instead it is all masterfully conceived and realized».1

Anche Mozart ammirava ed eseguiva Viotti, come conferma il suo KV 470a, nel quale aggiunge le trombe e i timpani all’orchestrazione del viottiano Concerto n. 16. Gli apprezzamenti per l’opera di Viotti sono infiniti, ma val la pena riportare ciò che scrisse Carl Flesch ne L’arte del violino: «Il Concerto n. 19 è tra i meno noti di Viotti, e ciò a torto, perché basterebbero i temi del primo movimento per far onore, sia nell’invenzione che nell’espressione, a un Mozart. Ma anche il breve tempo centrale,

Mozart also admired and performed Viotti, as attested by his KV 470a, in which he adds trumpets and timpani to the orchestration of Viotti’s Concerto no. 16. The appreciations for Viotti’s work are many, but it is worth quoting Carl Flesch in his The Art of Violin Playing: «Concerto no. 19 is one of Viotti’s least known, and this is wrong, because the themes of the first movement would be enough to do honor, both in invention and expression, to Mozart. Moreover, the short central movement, with the Paganini-like protagonism of the

Giacomo Manzoni, Guida all’ascolto della musica sinfonica, Feltrinelli, Milano, 1961.

Giacomo Manzoni, Guida all’ascolto della musica sinfonica, Feltrinelli, Milano, 1961.

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con il protagonismo paganiniano dell’uso delle posizioni alte sulla quarta corda, e la grazia squisita dell’ultimo tempo, che ricorda un pastello di Latour, fanno sembrare opportuno di strappare quest’opera alla dimenticanza».2

high positions on the fourth string, and the exquisite grace of the last movement, which recalls a pastel by Latour, would justify rescuing this work from oblivion».2

Ho avuto la fortuna di studiare a Ginevra con Corrado Romano, anch’egli grande didatta. Ebbene, quando gli parlavo della mia passione per Viotti, mi colpiva ogni volta l’adorazione quasi religiosa che egli nutriva per questo autore. Oltre a farmi conoscere le tracce e le virtù violinistiche del XVIII secolo, la grazia nella condotta dell’arco, il passaggio di peso, la giustezza del fraseggio e la serietà dell’interpretazione, mi disse più volte: «Sarebbe bene che i concerti di Viotti tornassero ad apparire nei programmi, dove la grazia e la loro melodia italiana, la dignità del loro stile porterebbero una nobile nota».

I had the good fortune to study in Geneva with Corrado Romano, who was also a great teacher. When I spoke to him of my passion for Viotti, I was struck each time by the almost religious adoration he reserved for this composer. In addition to introducing me to the history and virtues of the 18th-century violin, the graceful movement of the bow, the distribution of weight, the rightness of the phrasing and the seriousness of the interpretation, he told me several times: «It would be good if Viotti’s concertos reappeared on the programs, where their grace, their Italian melody, and the dignity of their style would lend a noble touch».

Spero dunque che questo lavoro possa portare giovamento ai giovani, agli artisti e agli studiosi, arricchendoli, permettendo loro di approfondire meglio questa epoca cruciale e offrendo a molti la possibilità di eseguire con più consapevolezza anche le opere dei grandi autori contemporanei a Viotti, come Mozart, Haydn e Beethoven.

I hope, therefore, that this work can benefit young people, artists and scholars, enriching them and enabling them to better study this crucial period, as well as offering many the possibility of performing with greater awareness the works of Viotti’s illustrious contemporaries, such as Mozart, Haydn and Beethoven.

Guido Rimonda

Guido Rimonda

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Carl Flesch, L’arte del violino, Edizioni Curci, Milano, 1924.

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Carl Flesch, L’arte del violino, Edizioni Curci, Milano, 1924.


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GIOVANNI BATTISTA VIOTTI

GIOVANNI BATTISTA VIOTTI

Nato nel 1755 a Fontanetto Po, non lontano da Vercelli, Giovanni Battista Viotti si afferma prima come violinista quindi, giunto da Torino a Parigi in giovane età, anche come compositore. Proprio a Parigi vive, fino al 1792 (quando la Rivoluzione lo obbliga a riparare in Inghilterra), il periodo più luminoso della sua avventurosa vicenda artistica e personale, che si concluderà a Londra nel 1824. Grazie anche al prestigio del suo ruolo di musicista di corte, Viotti raggiunge nel suo primo periodo parigino (ritornerà in Francia, con meno fortuna, nel primo decennio dell’Ottocento) una notorietà incredibile: ammirato come virtuoso e molto apprezzato per le numerose innovazioni introdotte nella tecnica violinistica, diviene in breve tempo il compositore più pubblicato della fine del XVIII secolo. Per questo le sue opere, sulle quali si formerà un’intera generazione di violinisti e grazie alle quali si preparerà il terreno per l’avvento di Paganini, hanno avuto una storia editoriale complessa: ricercate e contese dai protagonisti della scena musicale francese, ad esempio Jean-Georges Sieber e Ignace Pleyel, tali opere compongono un corpus difficile da ricostruire e da seguire nelle sue vicende spesso tortuose.

Born in 1755 in Fontanetto Po, not far from Vercelli, Giovanni Battista Viotti established himself first as a violinist and then, upon relocating from Turin to Paris at a young age, also as a composer. It was in Paris that he enjoyed, until 1792 (when the Revolution forced him to flee to England), the most luminous period of his adventurous artistic and personal life, which ended in London in 1824. Thanks in part to the prestige of his role as court musician, Viotti achieved in his first Parisian period (he would return to France, with less fortune, in the first decade of the new century) an exceptional notoriety. Admired as a virtuoso and appreciated for the numerous innovations introduced to the violin technique, he quickly became the most published composer of the end of the 18th century. As such, his works, on which an entire generation of violinists was trained and thanks to which the ground was prepared for the advent of Paganini, has a complex editorial history. Sought after and contested by the protagonists of the French musical milieu, such as Jean-Georges Sieber and Ignace Pleyel, these works constitute a corpus whose often tortuous path is difficult to reconstruct.

NOTE CRITICHE

CRITICAL NOTES

Esempio perfetto delle tormentate vicende editoriali comuni a molte opere viottiane è il Concerto n. 3 in La maggiore WI:3 (G. 25). Si tratta sicuramente del primo in assoluto composto da Viotti nel 1769, all’età di 14 anni. Fu pubblicato da Hummel a Berlino nel 1781, nel periodo della tournée europea intrapresa da Viotti insieme a Gaetano Pugnani. Infatti il frontespizio “berlinese” fa riferimento proprio a questo aspetto: «composé par Msr Viotti, élève du célèbre Pugnani». L’opera fu poi ristampata da Sieber nel 1782, e qui assunse il definitivo numero 3 nel catalogo dei concerti. Questo lavoro, descritto da Pierre Baillot – celebre violinista allievo e amico di Viotti – come «un modèle de grace et de majestré»,

A perfect example of the tormented editorial vicissitudes shared by many of Viotti’s works is the Concerto No. 3 in A Major WI:3 (G. 25). It is certainly the first ever composed by Viotti, in 1769 at the age of fourteen. It was published by Hummel in Berlin in 1781, during the European tour that Viotti undertook with Gaetano Pugnani. Indeed, the Berlin title page refers explicitly to this: «composé par Msr Viotti, élève du célèbre Pugnani». The work was then reprinted by Sieber in 1782, when it assumed the definitive number 3 in the catalogue of his concertos. Described by Pierre Baillot – renowned violinist, pupil and friend of Viotti – as «un modèle de grace et de majestré», the youthful work is remarkably innovative for the ways in which the style and


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si presenta già innovativo per il modo in cui lo stile e l’abilità tecnica, espressiva e virtuosistica caratterizzano la composizione.

the virtuosic technical and expressive demands characterize the composition.

La sontuosa introduzione del primo movimento (Maestoso) prepara un clima di attesa per l’ingresso del solo, il quale s’impone sulla parte orchestrale per la sua liricità, per proseguire con una parte virtuosistica a corde doppie, pur sempre di grande cantabilità e intensità. Va notata la somma abilità di Viotti nel condurre il violino a regimi acuti e a formulare trilli in posizioni alte: il violino è costantemente in posizione dominante, in cui esprime il carattere impetuoso e il forte temperamento di sfida. Lo stile viottiano è qui già ben riconoscibile, e va oltre il galante classico preparando la strada a una nuova epoca.

The sumptuous introduction of the first movement (Maestoso) prepares a climate of expectation for the entrance of the solo, which stands out against the orchestral part for its lyricism, continuing then with a passage featuring double strings, virtuosic yet of great cantability and intensity. It is worth noting Viotti’s supreme ability to take the violin to the high register and to deploy trills in high positions: the violin is constantly in a dominant position, where it is allowed to best express its impetuous and defiant temperament. Viotti’s style is already recognizable here, pushing beyond the classic galant style and preparing the way for a new era.

L’Adagio in Mi maggiore fu sostituito nell’edizione Sieber da un secondo movimento pieno di espressione e di maggiore modernità, con lo stesso titolo dell’edizione Hummel. Il lirismo del violino si contrappone qui a un momento più drammatico (battute 39-45) e “teatrale” in vero stile viottiano. Il Rondò finale (Allegro in La maggiore in 2/4) è ricco di vivacità, trovate strumentali e melodiche assai comunicative, ed è molto vicino ai concerti per violino composti da Mozart pochi anni più tardi. Il violino si presenta immediatamente come protagonista e dialoga con l’orchestra con grande eleganza fino alla stretta finale, dove un susseguirsi di passaggi virtuosistici a terzine si contrappone a un gioco orchestrale di carattere ritmico molto efficace.

The Adagio in E major was replaced in the Sieber edition by a more expressive and modern second movement, with the same title as the Hummel edition. The lyricism of the violin is contrasted here with a more dramatic and “theatrical” moment (bars 39-45), in true Viottian style. The final Rondo (Allegro in A major, in 2/4) is vibrant, full of highly communicative instrumental and melodic ideas, and is quite close to the violin concertos composed by Mozart a few years later. The violin immediately presents itself as the protagonist, dialoguing with the orchestra with great elegance until the finale, where a succession of virtuosic passages in triplets contrasts with a rhythmically playful orchestral part.

La versione qui pubblicata è condotta seguendo fedelmente il manoscritto originale, normalizzando in pochi casi la scrittura secondo la notazione moderna e aggiungendo arcate e diteggiatura per rispondere meglio alle esigenze dell’interprete. La musica di Viotti è ricca infatti di sfaccettature e di colori, che comportano una grande responsabilità nell’accostarsi allo spartito. L’auspicio è che questi suggerimenti di esecuzione possano favorire lo sviluppo della sensibilità personale di ciascun interprete. Dopotutto, come diceva Viotti stesso, «Le violon c’est l’archet».

The version published here faithfully follows the original manuscript, in a few cases conforming the writing to modern notation and adding arcs and fingering to better meet the needs of the interpreter. Indeed, Viotti’s music is rich in facets and colors, which comport a great responsibility in approaching the score. It is my hope that these suggestions might encourage the development of each performer’s personal sensitivity. After all, as Viotti himself said, «Le violon c’est l’archet» («The violin is the bow»).


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Concerto n. 3 in la maggiore CONCERTO n. 3 per inviolino e orchestra La maggiore perW violino I:3 e/orchestra G. 25 WI:3 (G. 25) Revisione, diteggiatura e cadenza di / Edited, Fingered and Cadenza by Guido Rimonda

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