Correnti è una collana diretta da Carlo Boccadoro
Direzione e coordinamento editoriale: Laura Moro Progetto grafico: Studio Temp Redazione: Samuele Pellizzari, Jansan Favazzo Proprietà per tutti i Paesi: Edizioni Curci S.r.l. – Galleria del Corso, 4 – 20122 Milano © 2021 by Edizioni Curci S.r.l. – Milano Tutti i diritti sono riservati EC12276 / ISBN: 9788863953749 www.edizionicurci.it Prima stampa in Italia nel 2021 da PressUp S.r.l. – Roma
PREFAZIONE: IL FASCINO DEL FORTUITO
Le epigrafi scelte da Dario Oliveri per aprire questo saggio sulla fine di Anton Webern, profeta della nuova musica, alludono in modo altamente significativo al senso eccentrico che ha guidato l’autore nella scrittura di queste pagine. Non si tratta di un esercizio di pura musicologia, e nemmeno di una semplice ricostruzione storica. È una scrittura sospesa sul filo di un avvenimento catastrofico, tesa a comporre un fascinoso, e inesorabile, reticolo di indizi, dati e riflessioni al cui centro c’è un giallo senza soluzione, come appunto amavano scriverne due tra i nostri più grandi scrittori: Carlo Emilio Gadda e Leonardo Sciascia. La biografia di Anton Webern è scarna e non offre nulla al di là di una vita di pensiero, tutta raccolta nello sforzo meditativo e creativo, nella concentrazione e nel silenzio, al punto che qualcuno lo ha definito un mistico. Il caso ha voluto però che la sua fine fosse drammatica, e in un certo senso involontariamente avventurosa. Essendo stato ucciso da un soldato americano alla fine della Seconda guerra mondiale, mentre accendeva il sigaro davanti alla porta di casa, gli ultimi istanti del grande compositore viennese hanno scatenato fiumi di congetture e illazioni, e perfino uno spettacolo teatrale di Louis Andriessen, messo in scena da Peter Greenaway, e una video-opera a firma mia e di Giovanni Sollima, dal titolo Mittersill 101. Variazioni sul caso Anton Webern. I fatti che portano al delitto e che si desumono dai verbali e dalle testimonianze dispiegano uno scenario narrativo che combina insieme il fascino del fortuito e la vertigine della Storia, un campo gravitazionale in cui si addensano equamente l’inquietante e il banale. © 2021 by EDIZIONI CURCI S.r.l. – Tutti i diritti sono riservati
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DARIO OLIVERI
I saggi di Dario Oliveri hanno sempre una precisa peculiarità: si muovono avanti e indietro fra ciò che ci è noto e ciò che si può soltanto immaginare, mescolando elementi scaturiti da una meticolosa ricerca documentale ad altri indotti dalla congettura. Lo strumento principe è l’evocazione che nasce dall’accostare, tessera dopo tessera, i dati a disposizione delle possibili ipotesi. Passo dopo passo, ci si approssima alla vertigine dell’appuntamento fatale col passato, con «ciò che è avvenuto e in gran parte è scomparso», come scrive il grande W. G. Sebald. Sono pagine illuminanti e affascinanti, in cui pian piano, come avviene quando si immerge la carta fotografica nel liquido dello sviluppo, si palesano i tratti di un uomo che Igor Stravinsky volle definire «un eroe» e Pierre Boulez descrisse come «il maestro di pensiero di tutta una generazione, rivincita postuma sull’oscurità che ha occultato la sua esistenza». Ricostruendo gli avvenimenti di quel giorno, 15 settembre 1945, una volta di più Dario Oliveri mostra, come scrisse Pier Paolo Pasolini, che «il montaggio è come la morte; finché un uomo non muore non si può dire chi è stato». Ma anche, come annoterà in un taccuino lo stesso Webern, che «vivere è difendere una forma». Roberto Andò
Roberto Andò (Palermo, 1959) è regista di teatro di prosa, lirica e cinema. Tra i suoi film, premiati con importanti riconoscimenti, ricordiamo Sotto falso nome (2004) con Daniel Auteuil, Le confessioni (2016) con Toni Servillo e Pierfrancesco Savino, Una storia senza nome (2018) con Micaela Ramazzotti e Laura Morante. Dal suo romanzo Il trono vuoto, vincitore del Premio Campiello Opera Prima 2012, ha tratto il film Viva la libertà (2013) con Toni Servillo e Valerio Mastrandrea. Nel 1995 ha realizzato il documentario Per Webern 1883-1945, parte di una trilogia che include anche Robert Wilson. Memory/Loss (1994) e Ritratto di Harold Pinter (1998). © 2021 by EDIZIONI CURCI S.r.l. – Tutti i diritti sono riservati
PREMESSA
A ll’approssimarsi del cinquantesimo anniversario della morte di Anton
Webern (15 settembre 1945), l’Orchestra Sinfonica Siciliana propose al regista Roberto Andò di realizzare un documentario sul maestro viennese, coinvolgendo il critico musicale Piero Violante e il sottoscritto come consulenti e autori della sceneggiatura. Violante stava curando un volume di testi su Webern e una maratona musicale durante la quale si sarebbero eseguite a Palermo quasi tutte le sue composizioni. Partimmo dunque insieme il 13 ottobre 1995: in aereo fino a Verona e poi con un pulmino in direzione di Mittersill, nella provincia di Salisburgo, dove Webern era stato assassinato. C’erano con noi Lia Pasqualino e due operatori: Roberto Cimatti e Gianluca Valdiserra. Il video di Roberto Andò, intitolato Per Webern 1883-1945: vivere è difendere una forma, fu proiettato per la prima volta a Palermo il 12 novembre 1995, in apertura del Festival Webern dell’Orchestra Sinfonica Siciliana, e poi nuovamente, in un montaggio definitivo, alla 53ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (1996). In quell’occasione Roberto Andò scrisse che le circostanze della morte di Anton Webern […] costituiscono il pretesto per raccontare uno dei profeti della musica contemporanea, martire e modello di ineguagliabile devozione morale al rigore della forma. Questo video, suddiviso in sette capitoli – “Musica e delitto”, “Lapidi”, “Am Markt 101”, “Ricerca dell’alto”, “Memoria”, “AW” e “Parco centrale” – segue poeticamente tracce e frammenti della biografia di Webern. Attraverso questi commenti si combinano le tensioni della sua musica e le sue ricerche, le sue ossessioni, la sua vita segreta: la contemplazione delle © 2021 by EDIZIONI CURCI S.r.l. – Tutti i diritti sono riservati
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DARIO OLIVERI
foglie, la scalata delle montagne del Großglockner, la passione del silenzio e del vuoto, eredità e prezioso scrigno di quella generazione viennese 01.
Le riprese durarono una settimana e i momenti cruciali furono quelli trascorsi davanti alla casa in cui era avvenuto il delitto o sfogliando il registro dove il parroco di Mittersill aveva riportato, con una singolare alternanza di annotazioni a penna e a matita, i dati anagrafici e le circostanze della morte di Webern. Altre immagini furono catturate sulla cima del Großglockner, nel silenzio assoluto di un panorama di rocce; nella tenuta di Preglhof, in Carinzia; nello studio del compositore Friederich Cerha; nelle case in cui Webern ha vissuto alla periferia di Vienna (e che nel frattempo sono tornate ai loro proprietari adorne di targhe-ricordo: il maestro abitava in affitto); nell’archivio della Universal Edition, con i facsimile a grandezza naturale dei manoscritti weberniani; nel Karl-Marx-Hof e nel Cimitero centrale della città danubiana. Quei giorni sono il punto di partenza da cui è nato questo libro, che considero – per certi aspetti – un ingrandimento letterario del video Per Webern. Scrivendo si è però verificato un fenomeno già descritto da Salvatore Sciarrino: dilatando le maglie del tempo si aprono dei vuoti in cui pullula una vita microscopica cui nessuno aveva mai badato. In questo modo ho scoperto dentro (o dietro) le immagini del video alcune cose nuove: che la figlia minore di Webern, Christine, era sposata con un uomo dalla carriera forse criminale; che il castello di Mittersill, con la sua «terribile affatto innocua bellezza», è stato anche un magazzino di teschi e un lager nazista; che la causa di molti equivoci sulla morte di Webern fu il misterioso silenzio della sua famiglia; che un artista rigoroso, «uno dei profeti della musica contemporanea», può anche essere un padre apprensivo e un uomo dalle opinioni politiche a dir poco banali.
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Roberto Andò, “Per Webern”, p. 250.
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IL CASO WEBERN
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Ciò premesso, il percorso del libro si sviluppa in due fasi complementari. Nella prima si ricostruisce il mosaico dei documenti e delle testimonianze sulla morte di Webern: un mosaico incompleto, incompiuto, nelle cui zone d’ombra si s’intravedono alcune domande senza risposta, che ruotano intorno alla figura inquietante e ambigua di Benno Mattel, il genero del compositore, in casa del quale si svolse il delitto e che in seguito scomparve emigrando in Argentina. Nella seconda, invece, prevale l’idea d’intendere il “caso Webern” come occasione per raccontare la vita di un’artista e della sua famiglia: dallo scandalo dei primi concerti fino ai successi come direttore d’orchestra all’inizio degli anni Trenta e al totale isolamento dopo l’Anschluss dell’Austria e la mostra sulla Musica degenerata (1938). Eppure, agli inizi della Seconda guerra mondiale il compositore segue gli eventi bellici con un certo entusiasmo, condivide – per quanto strano possa sembrare – le opinioni della gran massa dei suoi concittadini. Anche se negli ultimi annni si riduce quasi all’indigenza, Webern mantiene un decoro d’altri tempi, sperimentando in prima persona «quanto sia difficile conservare la dignità quando si è privi di mezzi» (Joseph Roth). Alla fine, però, il conflitto si trasforma in una trappola mortale che scatta, per un assurdo groviglio del destino, quando il peggio sembra ormai passato, facendo di Anton Webern una delle ultime vittime civili di una tragedia ormai conclusa. In senso generale, l’insistenza su certi aspetti biografici nasce dall’idea (o pregiudizio) che il lettore sappia poco o nulla di Anton Webern e che dunque possa essere utile, più che in altre occasioni, porre la sua vita in rapporto con il più vasto scenario della Storia. Al tempo stesso, vorrei precisare di aver deciso fin dall’inizio di non occuparmi, se non di sfuggita, della musica di Webern, ritenendo che tale aspetto costituisca, nella sua complessità, una scienza a parte, un sapere diverso, che difficilmente potrebbero conciliarsi con il carattere del mio lavoro. Infine, alcuni ringraziamenti: a Carlo Boccadoro per avermi spinto a scrivere un libro rimasto in sospeso per molti anni; a Roberto Andò, © 2021 by EDIZIONI CURCI S.r.l. – Tutti i diritti sono riservati
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DARIO OLIVERI
Lia Pasqualino e Piero Violante, con i quali ho iniziato a suo tempo il mio viaggio intorno a Webern; agli amici e colleghi Momme Brodersen e Valeria Cammarata per i loro consigli e l’attenzione che hanno dedicato ai pregi e difetti di ciò che ho scritto. 17 maggio 2021
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MITTERSILL Non riscrivo aspettando di scoprire ancora qualcosa: un nuovo documento, una nuova rivelazione che scatti dai documenti che già conosco, un qualche indizio che mi accada magari di scoprire tra sonno e veglia, come succede al Maigret di Simenon quando è preso da un’inchiesta. (Leonardo Sciascia, a proposito della Morte dell’ inquisitore)
Le inopinate catastrofi non sono mai la conseguenza o l’effetto che dir si voglia d’un unico motivo, d’una causa al singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato tutta una molteplicità di causali convergenti. Un qualche nodo o groviglio, o garbuglio, o gnommero, che alla romana vuol dire gomitolo. (Carlo Emilio Gadda, Quer pasticciaccio brutto…, 1957)
Mittersill: comune dell’Oberpinzgau, nell’Austria sud-occidentale; regione di Salisburgo, distretto di Zell am See; distanza in linea d’aria da Vienna: 308,93 chilometri; altitudine: 790 metri sul livello mare; abitanti: 5.380 (nel 2018); situato fra la valle del Salzach e le vie di collegamento con il Tirolo (a sud) e la Baviera (a nord), tra il Parco nazionale degli Hohe Tauern (la cui vetta maggiore è il Großglockner) e le Alpi di Kitzbühel. Il campo dello stemma è diviso in due parti, bianca quella superiore e rossa l’altra: nella parte superiore è rappresentato uno stambecco rampante.
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DARIO OLIVERI
15 settembre 1945 Dopo un po’ Anton e Wilhelmine Webern raggiunsero tranquilli la strada verso Mittersill. Era sabato pomeriggio e nei campi non si vedeva nessuno. Di tanto in tanto Webern si fermava a osservare un albero o un fiore. Passando vicino alle fattorie si sentiva il rumore degli animali che riposavano nelle stalle. In silenzio costeggiarono il bosco fino al punto in cui la strada curva a sinistra e da lontano si vedono la stazione ferroviaria, i tetti delle case e la chiesa bianca con la sua piccola torre e la guglia a forma di cipolla. Era il 15 settembre, nell’aria si percepiva l’autunno e il sole, avvicinandosi al tramonto, raddoppiava la lunghezza delle ombre. Dopo avere percorso la strada che scendeva giù verso il paese, si fermarono davanti al cancello di legno dell’ultima casa a sinistra, segnata con il numero 101. Nel giardino, davanti a un grazioso edificio in stile tirolese con il tetto spiovente e il balcone fiorito01, giocavano tre bambine che gli corsero incontro. Era una sera particolare: Webern e sua moglie erano stati invitati a cena dalla figlia Christine e dal marito Benno Mattel. Quel che accadde dopo lo riferisce Wilhelmine agli ufficiali statunitensi incaricati d’indagare sul delitto:
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Rispetto al 1945, il contesto in cui si trova la casa Am Markt 101 (oggi Anton-Webern-Gasse 2) è assai mutato e quella che alla fine della guerra era ancora una strada abbastanza isolata fa parte attualmente di un grazioso quartiere residenziale. Anche i prospetti e l’estensione dell’edificio sono diversi da prima, come si evince dal confronto tra le due fotografie pubblicate da Hans Moldenhauer nel 1961 e nel 1979, e le immagini disponibili su Google Maps. La prima è riportata in The Death of Anton Webern (tavola 6) e mostra la casa com’era all’epoca della morte di Webern. Nell’altra, riportata in Anton von Webern (tavola 34), si nota a sinistra della porta d’ingresso la targa commemorativa apposta nel settembre 1965. Inoltre la staccionata in legno è stata sostituita da una rete metallica e sono evidenti alcuni interventi sul prospetto, tra cui l’ampliamento delle finestre ai lati della porta. Ciò premesso, e soprattutto considerando le immagini di Google Maps, è probabile che sia stato modificato anche l’interno della casa. La fotografia pubblicata nel 1961 e i ricordi dei testimoni presenti la sera del delitto potrebbero tuttavia consentire una ricostruzione di massima della planimetria del piano terra.
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IL CASO WEBERN
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Mio genero disse che quella sera aspettava alcuni americani. Quando arrivarono, intorno alle 21, mia figlia ed io andammo nella stanza accanto, dove dormivano le bambine. Esattamente alle 21.45 mio marito ci disse che poco dopo saremmo dovuti andare via, in modo da essere a casa […] entro le 22.30. Voleva fumare il sigaro che gli aveva regalato quella sera nostro genero. Disse che avrebbe tirato alcune boccate davanti alla casa per non dare fastidio alle bambine. Era la prima volta che usciva all’aperto. Mio marito si era allontanato da 2-3 minuti quando udimmo tre spari. Ero molto spaventata, ma non pensavo che mio marito potesse essere coinvolto in qualche modo.
Anton Webern
Poi mio marito aprì la porta della stanza e disse: «Mi hanno sparato». Insieme con mia figlia lo abbiamo fatto stendere su un materasso e abbiamo cominciato a sbottonargli i vestiti. Mio marito riuscì ancora a dire
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«È finita» e subito dopo cominciò a perdere conoscenza. Io vidi soltanto una ferita sul lato destro del torace e dello stomaco. Chiesi a mia figlia di fare qualcosa e proposi di fasciargli la testa con delle bende fredde; poi corsi fuori a cercare aiuto. La porta della cucina era aperta e vidi mio genero con le mani alzate. Poi sono salita al piano di sopra per chiedere a quelle persone di chiamare un dottore. Quando ritornai giù, mio marito era da solo nella stanza con le bambine e stava morendo. Mia figlia si trovava in cucina, anche lei con le mani alzate. Subito dopo chiesi agli americani di aiutarmi; mi risposero che qualcuno era già andato a chiamare soccorsi. Poi arrivarono altri americani, entrarono ed io fui portata in cucina, dove mi dissero di sedermi. Mio marito era convalescente e pesava solo 50 chili; è alto 160 cm. Ritengo che sarebbe stato contrario alla sua natura aggredire qualcuno, tanto meno un soldato 02.
Dopo la fine della guerra, Christine e Benno Mattel avevano affittato una stanza con l’uso della cucina al pianterreno della casa Am Markt 101, di proprietà della signora Elsie Fritzenwanger, la quale abitava al primo piano dell’edifico insieme con il figlio, che all’epoca dei fatti aveva circa dieci anni. Intervistato da Roberto Andò nell’ottobre 1995, il figlio della signora Fritzenwanger è diventato un uomo alto e robusto, con i capelli a spazzola e grandi mani da contadino. Indossa una tipica giacca tirolese e parla con accento dialettale. Non ci permette di riprendere l’interno della casa (che d’altronde è assai diverso da com’era nel 1945) e preferisce non dirci il suo nome: lo chiameremo dunque il Testimone. Parlando dell’estate del ’45 ricorda di avere incontrato alcune volte «il signor von Webern» («andavo qualche volta lì a Burk, dove abitavano; spaccavo la legna per lui e la moglie del maggiore [Halbich]») e descrive 02
Wilhelmine Webern, dichiarazione giurata del 17 settembre 1945, in Moldenhauer, The Death of Anton Webern, pp. 87-89. Nell’intestazione del documento Wilhelmine è identificata come la «moglie del defunto Anton v[on] Webern», nata il primo luglio 1886 e residente nella «casa n. 31 a Burk-Mittersill». La traduzione del testo, nonché delle lettere inviate da Amalie Webern a Hans Moldenhauer nel 1960-61, è stata condotta considerando anche l’edizione tedesca del libro: Der Tod von Anton Webern. Ein Drama in Dokumenten. Trad. di Gerd Sievers. Premessa di Igor Stravinsky, Wiesbaden, Breitkopf & Härtel, 1970.
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IL CASO WEBERN
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il compositore come «un uomo piccolo e riservato. Era un po’ smunto», aggiunge, «molto magro, credo che non avesse molto da mangiare». Riguardo alla notte del 15 settembre afferma quanto segue: Il 15 settembre fu un giorno terribile, soprattutto per noi che abitavamo in quella che allora si chiamava la casa Am Markt 101. Le forze d’occupazione, gli americani, che in quel periodo stazionavano a Mittersill, volevano arrestare il dottor von Webern, cioè Mattel, suo genero, il genero di Webern… Volevano arrestarlo… Poi scoppiò una lite, il signor Webern e sua moglie andarono nella stanza in cui dormivano le bambine, le loro nipoti. Webern voleva finire di fumare il suo sigaro, era un sigaro grande più o meno così [fa un gesto con l’indice e il pollice della mano], a quel tempo non ne facevano di più grandi. La moglie gli disse che doveva andare a finire di fumare il suo sigaro davanti alla casa. In quel momento si sono sentiti gli spari… Abbiamo pensato che il signor Mattel volesse scappare. E invece era il dottor Webern che era stato ucciso per errore. Naturalmente fu un’enorme tragedia.
Mittersill, la casa Am Markt 101 (oggi Anton-Webern-Gasse 2) all’epoca del delitto
La signora Webern, sua figlia e il signor Mattel furono arrestati. Il signor von Webern fu portato via dalla Croce Rossa americana. Tutta la casa fu
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messa sottosopra dagli americani, nessuno poteva uscire o entrare, fino al giorno successivo, quando si capì che era stato un incidente. A quanto pare, il soldato americano è morto molti anni dopo in manicomio, laggiù in America, almeno così mi ha raccontato il dottor Moldenhauer […]. La moglie di Webern, invece, è rimasta qui da noi ed è morta in questa casa n. 101. [Stando in piedi davanti alla casa] Sì, qui fu ucciso Webern. Se ne stava qui in piedi a fumare il suo sigaro e fu colpito da tre proiettili che attraversarono il suo corpo. E qui [indicando il muro, a sinistra della porta d’ ingresso] si vedevano i fori dei proiettili di… questo tragico evento. E questa fu la sua fine, purtroppo. E noi guardavamo da quella finestra [indicando il primo piano dell’edificio] e abbiamo visto il soldato che imbracciava il fucile. È stato uno scambio di persona, purtroppo… Nel 1945 [Webern] era fuggito da lassù, in Austria, dai russi, dalle forze d’occupazione russe, ed era venuto qui a Mittersill03.
16 settembre 1945 In quel periodo Amalie Webern, figlia più grande del compositore, abitava con i suoi bambini e i genitori in una casa in campagna – oggi non più esistente – di proprietà del suocero di sua sorella Maria, il maggiore Halbich, e situata al n. 31 della frazione di Burk, a ovest di Mittersill. Alcune settimane prima la sorella Christine, il marito Benno Mattel e le figlie si erano trasferiti alla periferia del paese. Verso le 4 di mattina del 16 settembre Amalie fu svegliata dai vicini, che le dissero di correre
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L’intervista è riportata integralmente nel documentario di Roberto Andò Per Webern 18831945: vivere è difendere una forma (Italia 1996, b/n col, 35’). Il Testimone è ripreso davanti alla casa già Am Markt 101. Il giardino è delimitato da un recinto di ferro al di là del quale s’intravedono alcune pecore, che l’uomo definisce scherzosamente «meine Jugend» (i miei ragazzi). A quell’epoca la targa di bronzo sulla quale Anna Mahler (1904-1988), la figlia scultrice del compositore, ha inciso il quadrato magico sator / arepo / tenet / opera / rotas era già stata ricollocata all’angolo sinistro del prospetto. L’opera fu inaugurata nel ventesimo anniversario della morte di Webern (15 gennaio 1965) e, come si evince dalla fotografia pubblicata da Moldenhauer nel 1979, era situata originariamente accanto alla porta d’ingresso, nel punto esatto in cui venne ucciso il compositore.
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all’abitazione dei Mattel «perché era successo qualcosa di terribile»04. La sorella Maria aveva affittato una stanza in una casa di contadini lì vicino, ma era incinta all’ottavo mese e dunque Amalie raggiunse Mittersill da sola, aspettando la fine del coprifuoco nei pressi del bosco: Quando arrivai [poco dopo le 7], ero molto preoccupata, ma senza alcun presentimento di ciò che mi attendeva. All’inizio non mi permisero di entrare. La casa era circondata da militari americani con le baionette innestate. Notando la mia costernazione mi autorizzarono a parlare con mia madre dal vialetto che attraversava il giardino. Mia madre aveva un aspetto spaventoso. Non piangeva, non si lamentava, con il volto segnato dalla paura mi disse: «Hanno sparato a papà la notte scorsa e i soldati americani lo hanno appena portato via. Ti prego, cercalo tu. Io sono bloccata con le bambine. Anche “Christl” [Christine] e Benno sono stati portati via». Io corsi all’ospedale per cercare mio padre. Era domenica, tutte le infermiere erano andate a messa e non c’era nessuno al quale chiedere informazioni. Rimasi ad aspettare davanti all’ospedale, quasi morta di paura. Finalmente le infermiere tornarono dalla chiesa. Nessuna di loro sapeva cos’era successo. Poi l’infermiera che aveva fatto il turno di notte si arrischiò a dire: «La notte scorsa hanno portato qui un uomo anziano, ma era già morto quand’è arrivato. È nella camera mortuaria, vai a vedere se è la persona che stai cercando». Ed era lui. Disteso su una coperta, sul pavimento della cappella [Annakirche], giaceva mio padre, morto. I suoi occhi erano aperti e rispecchiavano un terrore senza fine. […] Quando mio padre fu portato via in barella, aveva con sé pochi spiccioli, il suo orologio, la fede nuziale; tutto questo, come anche i suoi documenti, era scomparso quando lo ritrovai nella camera mortuaria 05.
Tornando alla notte del 15 settembre, Amalie Webern aggiunge alcuni dettagli che le sono stati riferiti dalla madre: Mentre i miei genitori erano dai Mattel, la casa era stata circondata dai militari, che cercavano qualcuno che secondo loro doveva trovarsi 04 05
Amalie Webern, lettera a Hans Moldenhauer del 31 maggio 1960, in Moldenhauer, The Death of Anton Webern, p. 113. Ivi, pp. 113-114.
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all’interno. Non era permesso a nessuno di uscire dalla casa. Senza che i miei genitori ne sapessero niente, i soldati avevano già iniziato a perquisire la casa. Nessuno ha perquisito la stanza [in cui si trovavano i miei genitori] né ha comunicato che era proibito uscire dalla casa. Dato che tutto ciò si era svolto senza alcun rumore, nessuno poteva immaginare ciò che stava accadendo. Il bagliore del fiammifero fu scambiato per Dio sa quale segnale di pericolo e subito furono esplose alcune raffiche di fucile automatico. Fu colpito un uomo del tutto ignaro e pacifico, Anton Webern06 .
Benno Mattel Nato il 15 luglio 1917 a Mödling, lo stesso sobborgo di Vienna in cui abitava anche la famiglia Webern, Benno Erwin Jose Mattel è l’enigma, il punto oscuro intorno al quale ruota l’intera vicenda. Figlio di un veterinario austriaco e di una donna di origini italiane, a quattordici anni è già un nazista e il 1° dicembre 1931 s’iscrive al partito nella sezione di Horn: il numero di tessera, purtroppo incompleto, è 6239946*. Il 17 maggio 1938, due mesi dopo l’Anschluss dell’Austria, fa richiesta di arruolarsi nelle SS, Kreisleitung di Perchtoldsdorf, nel distretto di Mödling. Il 12 giugno 1938 sposa Christine Webern, che a quel tempo aveva soltanto 19 anni e aspettava un bambino. La cerimonia si svolge negli uffici del Comune di Mödling e Webern fa da testimone. Benno Mattel indossa l’uniforme. In seguito il cognato Gunther Waller, marito di Amalie, dirà che in famiglia Benno era tutt’altro che apprezzato: Hans Moldenhauer lo definisce «scaltro e astuto nei suoi affari personali», lasciando intendere che fin da giovane «possedeva tutte le qualità che gli avrebbero assicurato grande successo materiale nelle varie fasi della sua avventurosa carriera»07.
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Ivi, pp. 114-115. Cfr. H. e R. Moldenhauer, p. 497.
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APPENDICE
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ALBERO GENEALOGICO DELLA FAMIGLIA WEBERN (DAL 1850)
Caroline (n. 1876)
Carl (n. 1878)
Maria (n. 1880)
Amalie (Berlino 1911 - Vienna 1973) sp. 1935 Gunther Waller
Maria (Stettino 1913 - Vienna 2000) sp. 1939 Fred Halbich
Michael Christian
Peter Johanna
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CARL EDUARD JOHANN VON WEBERN (1850-1919)
sp. Leopoli 8.X.1877 AMALIE ANTONIA GEER (1853-1907)
Anton (Vienna 3. XII.1883-Mittersill, Salisburgo, 15.IX.1945) sp. Danzica 22.II.1911 Wilhelmine Mörtel (1886-1949)
Peter (Vienna 1915 - Maribor, Slovenia, 1945) sp. 1941 Hermine Schubert
Rosa (n. 1888)
Christine (Vienna 1919 - Argentina?) sp. 1938 Benno Mattel
Karin Ute Liese
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LA VITA E IL TEMPO DI ANTON WEBERN (1883-1945)
1883
Anton Friedrich Wilhelm von Webern nasce a Vienna il 3 dicembre, in un palazzo borghese al numero 53 della Löwengasse, nel Terzo distretto. La madre, Amalie Geer (1853-1907), è figlia di un allevatore e proprietario terriero di Mürzzuschlag, in Stiria, mentre il padre, Carl von Webern (1850-1919), è uno stimato ingegnere minerario che discende da un’antica famiglia della Carinzia: il campo dello stemma, sormontato da un elmo e da un giovinetto che regge un falcetto e un grappolo d’uva, è diviso in quattro parti, in cui sono rappresentati – alternativamente – due orsi rampanti e due pesci nell’atto di nuotare. Il cognome completo era Weber Freiherr von Webern (in origine de Thesadories), ma Carl rinunciò da giovane al titolo di Freiherr (barone) e nel 1918, dopo l’abolizione dei titoli nobiliari, fu costretto a rinunciare anche al von. Anton è il quarto di sei figli: prima di lui erano nati Caroline (1876), Carl (1878) e Maria (1880), mentre la sorella minore si chiamava Rosa (1888). Muore Richard Wagner (13 febbraio). Escono Pinocchio di Carlo Collodi, L’Isola del tesoro di Robert L. Stevenson e Così parlò Zarathustra di Friedrich Nietzsche. Hans Richter dirige la Terza Sinfonia di Brahms (2 dicembre).
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DARIO OLIVERI
1889-1894
1899
Gli sviluppi della sua carriera costringono Carl von Webern a trasferirsi con la famiglia a Graz e in seguito a Klagenfurt, dove il piccolo Anton, che tutti chiamano affettuosamente “Toni”, frequenta le scuole elementari, prosegue lo studio del pianoforte (cominciato alcuni anni prima sotto la guida della madre) e inizia a suonare il violoncello. Nei mesi estivi trascorre le vacanze a Preglhof, in Carinzia, dove il padre possiede una grande casa di campagna. In estate compone due brevi pezzi per violoncello e pianoforte, cui fanno seguito tre Lieder su versi di Avenarius e Dehmel. Negli anni successivi – sino al 1904 – scrive numerosi brani per voce e pianoforte su testi di Dehmel, Goethe, Liliencron, Nietzsche e altri. Karl Kraus pubblica il primo numero della rivista «Die Fackel» (1° aprile). Muore Johann Strauss “figlio” (3 giugno). Esce Cuore di tenebra di Joseph Conrad.
1900
Comincia a tenere un diario, nel quale riporta anche notizie sui concerti ai quali assiste e che costituiscono un documento essenziale per la conoscenza della sua biografia giovanile. A Roma va in scena Tosca di Giacomo Puccini (14 gennaio). Schönberg comincia a comporre i Gurre-Lieder, per soli, coro e orchestra. L’anarchico Gaetano Bresci uccide il re d’Italia Umberto i (29 luglio). Sigmund Freud pubblica L’ interpretazione dei sogni. Nascono Aaron Copland, Ernst Křenek e Kurt Weill.
1901
Al teatro di Graz assiste a una recita di Tristano e Isotta di Richard Wagner.
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CATALOGO DELLE OPERE
Negli anni Cinquanta, quando il mondo musicale cominciò ad occuparsi di Anton Webern, suscitò un certo stupore la notizia che il catalogo delle sue composizioni era costituito in tutto da trentun numeri d’opera: dalla Passacaglia per orchestra del 1908 alla seconda Cantata del 1941-43. Tale circostanza suggerì l’ipotesi di accostare Webern a un autore agli antipodi come Edgard Varèse, che prima di trasferirsi in America, nel 1915, aveva distrutto la sua intera produzione giovanile e nei cinquant’anni seguenti completò non più di una dozzina di composizioni01. A differenza di Varèse, il compositore viennese – di cui Arnold Schönberg mette in luce la straordinaria «capacità di rinuncia» – era tuttavia un maestro di essenzialità paragonabile, in questo senso, ai poeti ermetici del primo dopoguerra: la sua opera più lunga dura infatti poco più di dieci minuti, mentre la più corta non supera i sessanta secondi. Ciò premesso, occorre considerare che le trentun composizioni in catalogo non esauriscono l’esperienza creativa di Webern, ma ne delimitano piuttosto l’ambito ufficiale. Dopo la morte del musicista, Hans Moldenhauer ha infatti individuato numerosi brani inediti e 01
In merito ai rapporti fra Webern e Varèse – «il maestro del triplice pianissimo» descritto da Adorno e «the stratospheric colossus of Sound» evocato da Henry Miller – è interessante considerare che entrambi sono «nati lo stesso mese (dicembre 1883) ma (3 e 22) sotto stelle diverse (Sagittario-Capricorno)» e «stanno agli estremi, opposti ma che si toccano, della nuova musica. Micrologus soggettivo quella del primo; macrocosmo oggettivo quella del secondo: “corporificazione dell’intelligenza insita nei suoni” (tra virgolette le definizioni che i due danno della musica, della loro musica). E viceversa: dentro il micrologus risuona la musica delle sfere celesti, e il macrocosmo è pieno della più potente espressione soggettiva» (Paolo Emilio Carapezza, “Macrocosmo-micrologo”. In Fiorenza [a cura di], Comporre arcano. Webern e Varèse poli della musica moderna, 20-33. Introduzione di Antonino Titone, Palermo, Sellerio, 1985).
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DARIO OLIVERI
senza numero d’opera, risalenti non solo alla fase giovanile e al periodo degli studi con Arnold Schönberg, ma anche agli anni compresi fra il 1908 e il 1925. Questi pezzi, ai quali si aggiunge un certo numero di trascrizioni da opere di altri autori, sono stati eseguiti e pubblicati dopo la sua morte. Le principali composizioni senza numero d’opera e alcune delle trascrizioni-elaborazioni realizzate da Anton Webern sono riportate in appendice al presente catalogo, che fa riferimento, nei suoi aspetti essenziali, a quello predisposto da Hans e Rosaleen Moldenhauer in Anton von Webern, A Chronicle of His Life and Work, New York, Knopf, 1979, pp. 706-749. Premesso che le opere di Webern sono quasi tutte pubblicate da Universal Edition (Wien), il lettore potrà evincere ulteriori informazioni dalla voce “Webern, Anton (von)” del Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti (deumm) e dal sito dell’Orchestra Virtuale del Flaminio (https://www.flaminioonline.it), realizzato con il patrocinio dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Per concludere, riteniamo utile segnalare che le prime due composizioni in catalogo rispecchiano l’esigenza di un confronto creativo con il tardo romanticismo tedesco (la Passacaglia op. 1, scrive Alberto Arbasino, «pare meno Klee, e più Klimt»), mentre le opp. 3-16 sono scritte in stile atonale e le successive opp. 17-31 con il metodo di composizione con dodici note sviluppato da Schönberg a partire dagli anni Venti del secolo scorso.
Passacaglia, per orchestra (1908) Prima esecuzione: Vienna, 4 novembre 1908 (direttore Anton Webern)
Entflieht auf leichten Känen, per coro misto a cappella (1908) Testo di Stefan George Prima esecuzione: Fürstenfeld (Stiria), 10 aprile 1927
OP. 1
OP. 2
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7 Lieder, per voce femminile e pianoforte (1908-09) Testi di Stefan George Prima esecuzione integrale: Vienna, 6 giugno 1919
5 Lieder, per voce femminile e pianoforte (1908-09; vers. definitiva 1920) Testi di Stefan George Prima esecuzione integrale: Basilea, 10 febbraio 1940 Dedica: Werner Reinhart
OP. 3
OP. 4
N.B. Il quinto brano della raccolta (Ihr tratet zu dem Herde) è stato pubblicato, insieme con Herzgewächse di Schönberg e Aus dem Glühende op. 2 n. 4 di Berg, nell’almanacco Der blaue Reiter («Il cavaliere azzurro», 1912) di Vasilij Kandinsky e Franc Marc.
5 Pezzi, per quartetto d’archi (1909; vers. per orchestra d’archi 1928-29) Prima esecuzione: Vienna, 8 febbraio 1910
6 Pezzi, per orchestra (1909; vers. definitiva 1928; vers. per ensemble 1920) Prima esecuzione: Vienna, 31 marzo 1913 (direttore Arnold Schönberg) Dedica: Arnold Schönberg
4 Pezzi, per violino e pianoforte (1910; vers. definitiva 1914) Prima esecuzione: Vienna, 24 aprile 1914
2 Lieder, per voce e 8 strumenti (1910; altre vers. 1921-25) Testi di Rainer Maria Rilke Prima esecuzione: luogo e data sconosciuti
OP. 5
OP. 6
OP. 7
OP. 8
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N.B. Hans e Rosaleen Moldenhauer ritengono che i brani siano stati eseguiti per la prima volta nel corso delle sedute di registrazione dirette da Robert Craft a Hollywood nel 1954-56.
6 Bagatelle, per quartetto d’archi (1911-13) Prima esecuzione: Donaueschingen, 19 luglio 1924 (Amar Quartett)
OP. 9
5 Pezzi, per orchestra (1911-13; vers. per ensemble 1919) Prima esecuzione: Zurigo, 22 giugno 1926 (direttore Anton Webern)
3 Piccoli pezzi, per violoncello e pianoforte (1914) Prima esecuzione: Magonza, 2 dicembre 1924
4 Lieder, per voce e pianoforte (1915-17) Testi popolari, di Li-Tai-Po, August Strindberg e Johann Wolfgang Goethe Prima esecuzione integrale: 1927
4 Lieder, per voce e orchestra da camera (1914-17; rev. 1922) Testi di Karl Kraus, Seng-Yu, Li-Tai-Po e Georg Trakl Prima esecuzione: Winterthur, 16 febbraio 1928 (direttore Hermann Scherchen) Dedica: Norbert Schwarzmann
6 Lieder su poemi di Georg Trakl, per voce e strumenti (1919-21) Prima esecuzione: Donaueschingen, 20 luglio 1924 (direttore Anton Webern)
5 Canti spirituali, per voce e strumenti (1917-22)
OP. 10
OP. 11
OP. 12
OP. 13
OP. 14
OP. 15
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NOTA DISCOGRAFICA
Negli Stati Uniti, per molti versi così avari nei suoi confronti, Arnold Schönberg ebbe modo d’incidere alcune sue composizioni: anche se Toscanini (che il compositore paragonava a «un Kapellmeister tedesco di secondo piano») non diresse mai la sua musica, già nel 1932 Stokowski aveva infatti registrato i Gurre-Lieder (RCA Victrola) e cinque anni dopo il Kolisch Quartett realizzò un’edizione a tiratura limitata dei Quartetti per archi di cui George Gershwin fu tra i primi acquirenti. Infine, nel settembre 1940, lo stesso Arnold Schönberg diresse a Los Angeles una registrazione di Pierrot lunaire con la cantante ErikaStiedry-Wagner e un ensemble di cui facevano parte anche Rudolf Kolisch e Eduard Steuermann. Per Webern, rimasto in ostaggio dell’Europa nazista, tutto ciò era impossibile e l’unica composizione pubblicata su disco durante la sua vita fu il Trio op. 20, inciso a Londra il 19 febbraio 1939 dal Kathleen Washbourne String Trio (Decca): la registrazione si può ascoltare sul sito del del CHARM-Research Centre for the History and Analysis of Recorded Music 78rpm Collection (https://archive.org/details/78rpm). documenti sonori Riguardo all’attività di Anton Webern come direttore d’orchestra, esistono due sole testimonianze: una registrazione della versione per orchestra delle Danze tedesche Dv. 820 di Schubert realizzata a Francoforte il 29 dicembre 1932 e il riversamento di un’incisione su vinile (in realtà un “acetato”) del Concerto per violino di Berg di proprietà di Louis Krasner. © 2021 by EDIZIONI CURCI S.r.l. – Tutti i diritti sono riservati
NOTA BIBLIOGRAFICA
Stravinsky, senza alcuna ironia ma per semplice constatazione dei fatti, parlava della notorietà di Anton Webern in termini d’inflazione e deflazione. In effetti, nel corso della sua vita, il compositore fu quasi sempre ignorato (se non da pochissimi estimatori); in seguito, a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, si è registrata una fase di grande interesse, culminata con la pubblicazione del numero monografico della rivista «die Reihe» (Universal Edition 1955), dell’epistolario con Hildegard Jone e Josef Humplik (id. 1959), delle lezioni tenute in casa di Rudolph Kurzmann nel 1932-33 (id. 1960) e della monografia di Hans e Rosaleen Moldenhauer (Knopf 1979). In seguito, però, l’orizzonte della bibliografia weberniana si è nuovamente diradato fino a svuotarsi del tutto, come quello marino nel terzo atto di Tristano e Isotta: «Od und leer das Meer!» («Deserto e vuoto il mare!»), canta il pastore. Non è dunque sbagliato pensare che, dopo un periodo d’intenso fervore, Anton Webern sia ritornato ad essere ciò che era sempre stato: un autore per pochi, le cui opere sono oggetto di analisi per specialisti (Kathryn Bailey, 1991; Allen Forte, 1998) ma sfuggono per lo più all’attenzione del pubblico. Ciò premesso, appare quasi naturale – o fatale – che non esista una biografia del compositore in lingua italiana, sul genere per esempio di quelle scritte da Giacomo Manzoni su Arnold Schönberg (Feltrinelli 1975) e da Graziella Seminara su Alban Berg (L’Epos 2012), e che riguardo alla produzione weberniana il punto di riferimento più completo sia ancora costituito da La scuola musicale di Vienna di Luigi Rognoni (Einaudi 1966). Nel deumm è tuttavia riportata un’ampia voce “Webern, © 2021 by EDIZIONI CURCI S.r.l. – Tutti i diritti sono riservati
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Anton (von)” firmata da Roman Vlad, e nel 1995 Piero Violante ha curato per l’Orchestra Sinfonica Siciliana un’antologia di testi critici, intitolata semplicemente Anton Webern, che resta esemplare anche se oggi pressoché introvabile. Le guide all’ascolto di molti brani di Webern (spesso firmate da autorevoli studiosi) sono invece disponibili sul sito dell’Orchestra Virtuale del Flaminio (https://www.flaminioonline.it). Le lettere a Hildegard Jone e Josef Humplik sono state tradotte da Giampiero Taverna nel volume Verso la nuova musica – Lettere a Hildegard Jone e Josef Humplik (Bompiani 1963), che include anche l’omaggio pubblicato sulla rivista viennese «23» (1934). Delle lezioni weberniane del 1932-33 esistono invece due diverse edizioni: la più recente, intitolata Il cammino verso la nuova musica (Orthotes 2020), riporta in appendice due brevi testi di Willi Reich (1934) e di Salvatore Sciarrino (1983), nonché una cronologia della vita e delle opere del compositore, che riprende sostanzialmente quella pubblicata da Universal Edition in occasione del centesimo anniversario della morte.
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BIBLIOGRAFIA
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CREDITI FOTOGRAFICI
pp. 11, 34, 37, 160: [autori non indicati] in Hanspeter Krellmann, Webern, Hamburg, Rowohlt, 1975 p. 13: Wolfgang Herzfeld, in Hans Moldenhauer, The Death of Anton Webern. A Drama in Documents, New York, Philosophical Library, 1961 pp. 32, 34, 80, 87, 147: [autori non indicati] in Hans e Rosaleen Moldenhauer, Anton von Webern. A Chronicle of His Life and Work, New York, Knopf, 1978 p. 47: Ralph Crane, in Sabine Feisst, Schoenberg’s New World. The American Years, New York, Oxford University Press, 2011 pp. 62, 70: [autori non indicati] in Hans Moldenhauer, The Death of Anton Webern, cit. p. 85: Hildegard Jone, in Anton Webern, Briefe an Hildegard Jone und Josef Humplik, Wien, Universal Edition, 1959 pp. 98, 102: [autori non indicati] in Ernst Hilmar (a cura di), Anton Webern 1883 1983, Wien, Universal Edition, 1983 p. 119: [autore non indicato] in Peter-Klaus Schuster (a cura di), Die “Kunststadt” München 1937. Nationalsozialismus und “Entartete Kunst”, München, Prestel, 1987 p. 122: [autore non indicato] in Stephanie Barron (a cura di), “Entartete Kunst”. Das Schicksal der Avantgarde im Nazi-Deutschland, München, Hirmer, 1992 p. 124: [autore non indicato] in Albrecht Dümling e Peter Girth, Entartete Musik. Zur Düsseldorfer Ausstellung von 1938. Eine kommentierte Rekonstrution, Düsseldorf, 1988 p. 140: Hermine Schubert, in Hans e Rosaleen Moldenhauer, Anton von Webern, cit. p. 149: [autore non indicato], in Anton Webern. The Complete Music Recorded Under the Direction of Robert Craft, New York, Columbia Masterworks, 1957 p. 159: [autore non indicato] in Hans Moldenhauer e Demar Irvine, (a cura di) Anton von Webern: Perspectives, Seattle e London, University of Washington Press, 1966
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INDICE
Prefazione: Il fascino del fortuito, di Roberto Andò Premessa Mittersill Caso freddo Vivere è difendere una forma Gli ultimi anni Mittersill APPENDICE Albero genealogico della famiglia Webern (dal 1850) La vita e il tempo di Anton Webern (1883-1945) Catalogo delle opere Nota discografica Webern sul web Nota bibliografica Bibliografia Crediti fotografici
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9 35 73 112 149
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