Pubblicato in collaborazione con la Schnabel Music Foundation Fotografia di copertina per gentile concessione di Anne e François Mottier, The Schnabel Music Foundation Redazione: Samuele Pellizzari, Cinzia Di Dio La Leggia, Jansan Favazzo, Britta Matterne Impaginazione: Silvia Ballarin Proprietà esclusiva per tutti i Paesi: Edizioni Curci S.r.l. – Galleria del Corso, 4 – 20122 Milano Prima edizione © 1950 by Edizioni Curci S.r.l. Seconda edizione rivista e corretta © 2021 by Edizioni Curci S.r.l. Tutti i diritti sono riservati EC12290 / ISBN: 9788863953800 www.edizionicurci.it Stampato in Italia nel 2021 da PressUp S.r.l. – Roma
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Ai pianisti vengono dati molti consigli, tanto nei libri quanto in conferenze e lezioni, sul modo di migliorare la loro tecnica. Però questi consigli in massima parte si riferiscono alla tecnica della tastiera, mentre poco viene scritto, detto e insegnato sull’uso del pedale. Così poco che molti pianisti non si rendono neanche conto di come essi stessi usino il pedale. Conoscono poche regole, a volte più dannose che utili; il resto è questione di congetture, istinto, caso fortunato (o sfortunato). Perfino alcuni dei più grandi artisti svilupparono la loro tecnica del pedale affidandosi soltanto all’orecchio, che, certamente, dovrebbe dare sempre il giudizio definitivo. Ma mentre possiamo (o dovremmo) imparare ascoltando quali effetti siano preferibili e se gli effetti che desideriamo siano raggiunti o no, l’orecchio soltanto non può insegnarci i metodi specifici e i mezzi con cui questi effetti si possono ottenere. Generalmente lo stesso effetto sonoro si può raggiungere con molti mezzi o metodi diversi, alcuni dei quali facili o relativamente facili, e altri molto difficili. Riteniamo sia molto difficile ottenere la maggior parte degli effetti voluti se si usa il pedale inadeguatamente o se non si usa affatto. Vi sono molte vie per giungere al possesso di una buona tecnica; alcune di esse sono brevi e altre estremamente lunghe. Riteniamo che il voler acquistare una buona tecnica del pedale solamente a forza di esperimenti o cercando di indovinare sia una delle lunghe vie per raggiungere lo scopo voluto. Sono queste considerazioni che ci spingono ad offrire dei suggerimenti che possono aiutare ad abbreviare alquanto il cammino. Cominceremo con degli esempi sulla funzione del pedale nel «tenere» le note che non possono esser tenute con le dita. Il materiale esistente tratta in gran parte di questa funzione del pedale. Eppure noi riteniamo che esso sia ancora più importante nella sua funzione di aiuto prezioso e di influenza decisiva nella produzione del suono.
L’antico sistema di segnare il pedale manca di precisione nell’indicare il momento esatto in cui il pedale deve essere abbassato o alzato. Vengono ora usati alcuni sistemi moderni. Ne riportiamo due:
I nuovi segni corrispondono agli antichi segni riportati nella linea superiore; nei nostri esempi useremo sempre il secondo dei due sistemi moderni riportati sopra. © 2021 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.
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Nell’eseguire la seguente successione di accordi, è impossibile legare con le dita, mentre a mezzo del pedale si possono ottenere tutti i gradi di separazione o di legatura:
1) Separazione: il pedale deve essere alzato prima di suonare l’accordo seguente. Può essere alzato all’ultimo momento:
o prima,
determinando con ciò il grado di separazione.
2) Esecuzione senza nessuna interruzione: il pedale deve essere alzato nel momento in cui si suona l’accordo seguente:
3) Legatissimo: il pedale deve essere alzato immediatamente dopo aver suonato l’accordo seguente:
Anche questo grado di legatura può esser variato. Tuttavia bisogna fare molta attenzione per evitare un effetto di confusione. Troviamo un esempio di separazione in «Wichtige Begebenheit» («Avvenimento importante») da Kinderszenen di Schumann:
Raccomandiamo la seguente esecuzione legatissima per queste battute del Concerto in si bemolle minore di Ciajkovskij (primo tempo): (Andante non troppo e molto maestoso)
poco rit.
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Alzare il pedale e abbassarlo immediatamente di nuovo, si usa chiamare cambiamento di pedale . Quando si suona sottovoce e nel registro medio o acuto, il cambiamento del pedale può esser fatto molto rapidamente. Ma se si suona in un registro basso oppure f o ff può esser necessario eseguire i cambiamenti alquanto più lentamente altrimenti gli smorzatori non potrebbero arrestare le vibrazioni delle corde. Consigliamo di indicare la differenza con i segni seguenti: cambiamento rapido: ; cambiamento più lento: . Una delle Romanze senza parole di Mendelssohn, op. 62 n. 3, si presta a dare un esempio di un metodo semplice che rende possibile legare gli accordi di una mano mentre l’altra mano suona staccato: (Andante maestoso)
dim.
Nell’ultimo tempo della Sonata in si bemolle maggiore di Schubert (op. postuma): è molto difficile legare con le dita la melodia della mano destra. (Allegro ma non troppo)
Sarà molto più facile legarla col pedale, e se esso verrà cambiato seguendo il sistema indicato sopra, le note staccate della sinistra non saranno prolungate dal pedale, giacché esso viene sempre alzato al momento in cui si suona la nota staccata. Le indicazioni per lo staccato e il legato sono, naturalmente, quelle originali date dal compositore, e così tutti i segni e le indicazioni riportate nei nostri esempi, ad eccezione delle indicazioni del pedale. I pedali originali vengono indicati con l’antico sistema . © 2021 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.
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In un tempo lento è molto facile ottenere il legato a mezzo del pedale, ma più veloce è il tempo più ciò diviene difficile. Però, con un prolungato esercizio, si può aumentare di molto la velocità a cui si è capaci di ottenere un buon risultato. Nella Sonata in la maggiore di Mozart, KV 331 (primo tempo, terza variazione): (Andante grazioso)
si otterrà un legato migliore usando il pedale, di quanto si otterrebbe legando soltanto con le dita la voce all’ottava superiore. A una velocità ancora maggiore, diviene impossibile cambiare esattamente il pedale a ogni nota, e perciò il legato si ottiene soltanto per mezzo delle dita. Tuttavia, per altre ragioni potrà essere vantaggioso usare il pedale anche a questa velocità. (Presto con fuoco) cre
do
sem
scen
pre
Questo passaggio dello Scherzo di Chopin in do diesis minore, (Allegro deciso)
o questo passaggio in ottave del Secondo Concerto di Liszt in la maggiore © 2021 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.
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avrebbero un suono troppo vuoto e secco se fossero eseguiti senza pedale. Non è possibile cambiarlo a ogni nota, mentre tenere il pedale sotto a gruppi di 2, 3 o 4 note produce confusione. Abbassare il pedale per un istante ogni terza, quarta, sesta (ecc.) nota produce ineguaglianza. Si potrà avere una soluzione soddisfacente alzando e abbassando alternativamente il pedale, tanto rapidamente quanto è possibile, senza preoccuparsi di far coincidere il piede con la mano. Però il pedale non deve mai essere alzato e abbassato interamente, ciò che sarebbe troppo faticoso e rumoroso, ma soltanto quanto è necessario perché gli smorzatori vengano a contatto con le corde e si allontanino di nuovo, alzandoli a una distanza sufficiente perché le corde possano vibrare liberamente. Per ottenere questo risultato è necessaria solo una piccola parte del movimento totale della leva del pedale. La rimanente parte del movimento non ha effetto sul suono. A questo movimento rapido diamo il nome di pedale vibrante e consigliamo di indicarlo col segno seguente: . Il pedale vibrante sarà molto utile nell’eseguire delle scale forti, (Allegro con brio)
(Beethoven, Concerto in do minore, primo tempo) Più allegro
Etc.
(Beethoven, Concerto in mi bemolle maggiore, ultimo tempo)
in particolari scale cromatiche: (Presto agitato)
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(Beethoven, Sonata quasi una fantasia, op. 27 n. 2, ultimo tempo)
e in tutti gli altri passaggi forti non armonici dove è impossibile cambiare il pedale ad ogni nota: (Allegro)
(Mozart, Concerto in re minore KV 466, primo tempo)
Nell’esempio seguente dal Concerto in si bemolle minore di Ciajkovskij (primo tempo) (Allegro con spirito)
non è impossibile cambiare il pedale ad ogni croma, ma è molto più facile e ugualmente efficace usare il «pedale vibrante». Nei nostri primi esempi, in cui vi era una successione di accordi, abbiamo descritto i diversi risultati che si ottengono alzando il pedale prima di suonare l’accordo seguente, mentre lo si suona e dopo averlo suonato. In tutti i casi il pedale veniva abbassato di nuovo dopo l’accordo. Se si abbassa il pedale mentre si suona l’accordo, rimarranno alcuni dei suoni dell’accordo precedente (a meno che vi sia una vera pausa fra i due accordi); il suono risulterà completamente «puro» nell’insieme soltanto se tutte le note di ambedue gli accordi appartengono alla stessa armonia. Altrimenti esso sarà leggermente o considerevolmente «impuro» © 2021 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.
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a seconda del numero delle note dissonanti e della forza relativa del suono che si prolunga dalle note precedenti. Per questa ragione ci insegnano ad abbassare il pedale dopo una nota o un accordo quando vi è cambiamento di armonia. Non è facile imparare questa tecnica così necessaria, ma una volta imparata essa diviene un’abitudine, ed è applicata costantemente anche quando non è necessario. Così il pedale viene sempre abbassato dopo le note, mentre nel momento in cui esse sono suonate il pedale non è mai abbassato. Ciò significa che noi ci priviamo sempre dell’aiuto del pedale proprio nel momento della sua massima potenza nell’arricchire il suono, cioè nel momento in cui i martelletti battono sulle corde. In genere ciò non può essere evitato: ma vi sono molti casi in cui è possibile abbassare il pedale mentre la nota o l’accordo vengono suonati, o prima, senza pericolo di produrre un suono «impuro». Per esempio, al principio di un pezzo: (Agitato)
(Brahms, Rapsodia in si minore)
o dopo una pausa: (Adagio)
(Beethoven, Sonata in re minore, op. 31 n. 2, secondo tempo) (Presto con fuoco)
(Chopin, Scherzo in do diesis minore) © 2021 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.
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Dopo lo staccato: Marcia funebre (sulla morte di un Eroe)
cresc.
(Beethoven, Sonata op. 26)
In un improvviso aumento di volume, se il suono che si prolunga dalle note precedenti è tanto più sommesso da non potersi udire insieme a quello delle note successive: (Presto)
(Chopin, Scherzo in si bemolle minore) (Molto moderato)
(Schubert, Sonata in si bemolle maggiore, opera postuma, primo tempo)
Se l’aumento di forza è molto considerevole, può essere del tutto inutile cambiare il pedale: Allegro
(Largo)
(Beethoven, Sonata op. 31 n. 2, primo tempo)
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(Allegro assai)
(Beethoven, Sonata op. 57, primo tempo) (Allegro assai)
(Beethoven, Sonata op. 57, primo tempo)
Ugualmente dopo una nota tenuta a lungo: (Presto)
cresc.
(Beethoven, Sonata op. 10 n. 3, primo tempo)
Il modo di cambiare il pedale per un’esecuzione legatissima, che abbiamo indicato sopra, evita anche l’assenza del pedale nel momento in cui si suona un accordo o una nota: (Presto con fuoco) (Meno mosso)
cresc.
(Chopin, Scherzo in do diesis minore)
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