Questi volumi vengono pubblicati su iniziativa e grazie al contributo del Comune di Rovereto - Biblioteca Civica “G. Tartarotti”. L’edizione di questo testo è stata resa possibile anche grazie al contributo di Gianfranco Tonolli e Maria Grazia Bellandi, da sempre appassionati frequentatori della Biblioteca Civica “G. Tartarotti”.
La fotografia di pagina 38 è © Comune di Rovereto - Biblioteca Civica “G. Tartarotti”. Per gentile concessione. L’editore, esperite le pratiche per acquisire tutti i diritti di riproduzione relative ai brani pubblicati, è a disposizione degli aventi diritto per eventuali lacune od omissioni. Grafica musicale: Giorgio Fasciolo Redazione: Francesca Centuori Artwork di copertina: Enrica Cavaletti Proprietà per tutti i Paesi: Edizioni Curci S.r.l. – Galleria del Corso, 4 – 20122 Milano © 2021 by Edizioni Curci S.r.l. – Milano Tutti i diritti sono riservati EC12298 / ISMN: 9790215919136 www.edizionicurci.it Prima stampa in Italia nel 2021 da INGRAF Industria Grafica S.r.l., Via Monte San Genesio, 7 – Milano.
I
Il legame di Riccardo Zandonai con i propri luoghi d’origine si mantenne saldo anche dopo la decisione di fissare la residenza a Pesaro, la città dove aveva portato brillantemente a compimento gli studi superiori di Composizione presso l’Istituto guidato da Pietro Mascagni. Anche a Rovereto gli attestati di stima e benemerenza furono sempre numerosi. Spicca tra questi la dedicazione al suo nome del restaurato Teatro Comunale cittadino, avvenuta nel 1924 e solennizzata da un’esecuzione della sua Giulietta e Romeo. Già alcuni anni prima, in piena guerra, una Francesca da Rimini da lui stesso diretta in un teatro disastrato aveva saputo rinfrancare l’animo della popolazione come nessun altro avrebbe potuto. Zandonai fu indubbiamente un autore di successo, ma nel periodo che seguì alla sua morte (1944) il consenso cominciò a calare per il sopraggiungere di profonde trasformazioni negli orientamenti estetici e di gusto, ma anche, si suppone, per una generale necessità di girare una pagina infelice della storia. A quel periodo di incertezza per le sorti della musica di Zandonai si ovviò intanto con alcune pubblicazioni di carattere memorialistico-familiare, per poi arricchirsi dei contributi più strutturati di Bruno Cagnoli e Claudio Leonardi. Il vero risveglio si ebbe con le celebrazioni del centenario (1983) volute dall’infaticabile Gianfranco Zandonati, all’epoca assessore alla cultura del Comune di Rovereto, assieme a Gianfranco Mariotti, assessore al Comune di Pesaro. L’evento di maggiore rilievo fu il convegno di studi condotto da Fedele D’Amico alla testa di un gruppo di studiosi qualificati. Il momento di confronto servì a puntualizzare tematiche sicuramente interessanti e meritevoli di approfondimento, ma lasciò ancora in campo non poche perplessità circa la possibilità di una effettiva rifioritura dell’arte di Zandonai, che così continuava a legare la propria sopravvivenza alla sola Francesca da Rimini. A questa condizione si tentò di reagire attivando un’autentica e stringente azione musicologica che contribuisse a superare gli opposti estremismi dell’incensamento e della stroncatura pregiudiziale. Fu così che negli anni coincidenti con il passaggio di secolo si attivò nella nostra città un primo nucleo di interventi che da allora non ha più smesso di essere alimentato. Per dare continuità a queste ricerche venne costituito, presso la Biblioteca civica di Rovereto, il “Laboratorio permanente R. Zandonai” con lo scopo di valorizzare i fondi zandonaiani conservati negli archivi cittadini. Nel 2010 fu fondato il “Centro internazionale di studi R. Zandonai”, per dare ulteriori risorse alla ricerca sull'opera del maestro e alla sua promozione, lavorando anche sul contesto musicale del primo Novecento. Negli anni successivi vennero così realizzati nuovi progetti, tra i quali il catalogo tematico delle musiche, una serie di volumi editi in collaborazione con il Centro Studi Zandonai e l’Accademia degli Agiati, la pubblicazione online dei carteggi. Le composizioni qui pubblicate fanno parte dell’ultimo lascito alla città della figlia Jolanda Zandonai (1930-2019), che arricchisce l’importante archivio del maestro conservato dalla Civica Biblioteca. Fra questi inediti è stato ritrovato un gruppo consistente di liriche giovanili,
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II
pressoché sconosciute, che permettono una nuova lettura di Zandonai. La Biblioteca Civica “G. Tartarotti” , cogliendo l’opportunità, ha voluto promuovere e sostenere il progetto di pubblicazione e conseguentemente, grazie al rigoroso lavoro di Giorgio Fasciolo, Diego Cescotti e Giuseppe Calliari, oggi é possibile presentare un’edizione critica che permetterà di scoprire uno Zandonai “sperimentatore”, alla ricerca sia di nuove forme compositive che dei fermenti culturali e poetici del primo Novecento. A detta dei responsabili, ogni intervento sul personaggio Zandonai e sulle sue creazioni musicali si è rivelato ricco di componenti insospettate di finezza e buon gusto. Non lo smentisce il recente impegno sulle liriche vocali da camera, che sono riemerse quasi magicamente da un buio secolare per essere offerte all’apprezzamento di tutti. Quest’iniziativa rappresenta inoltre l’auspicio per una prosecuzione nella valorizzazione della figura di Riccardo Zandonai in rapporto anche ai luoghi da lui vissuti e frequentati, la sua città natale Rovereto e l’amata Pesaro.
Giulia Robol Vicesindaca – Assessora all’Educazione e alla Città universitaria del Comune di Rovereto
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III
PREFAZIONE Il pensiero e l’operato di Riccardo Zandonai (1883-1944) hanno impiegato non meno di un quarantennio per cominciare ad essere considerati con i giusti criteri e gli strumenti adatti ad una seria indagine musicologica. Un nuovo atteggiamento di attenzione verso questa figura autorevole ma trascurata di artista aveva infatti cominciato a prendere quota in conseguenza del primo convegno di studi tenutosi a Rovereto nell’anno centenario (1983), sviluppandosi sulla duplice direttrice della ricostruzione biografica e dello studio analitico delle creazioni artistiche. Un’azione esegetica era stata tentata pochi anni dopo con la produzione pionieristica di due Quaderni zandonaiani e con altre iniziative in forma spontanea incanalatesi poi nei due organismi creati per l’occasione: il Laboratorio Permanente e il Centro Internazionale di studi, entrambi con sede nella città natale del compositore. In questi nuovi contenitori si poté venire a capo della completa produzione zandonaiana sistemandola in catalogo e si curò la trascrizione integrale degli epistolari. Inoltre furono pubblicati molti materiali di contesto tra cui un ampio campione di articoli della stampa d’epoca, utili a verificare la ricezione dei suoi lavori nel tempo. Gli stimoli venuti da questa molteplicità di fonti hanno occasionato momenti di approfondimento sotto forma di convegni, conferenze, seminari, dibattiti, letture e animazioni, i cui risultati sono spesso confluiti in una serie di volumi a stampa. Si segnalano inoltre alcune autonome emissioni da parte di studiosi di altre provenienze. L’aspetto performativo si è invece indirizzato al recupero di alcune opere dimenticate (Il grillo del focolare, Conchita, Melenis, Una partita, L’uccellino d’oro). A Francesca da Rimini, riconosciuto capolavoro di Zandonai, è stato riservato un convegno internazionale a tema (2014). Frattanto, per iniziativa di realtà collaterali interessate alla conoscenza e divulgazione di musiche zandonaiane, si è sviluppata un’interessante ma ancora parziale produzione discografica incentrata sui versanti sinfonico, cameristico, pianistico e corale sacro. I repertori più praticati continuano però ad essere quelli vocalistici, che oggi, con gli ultimi ritrovamenti e gli accuratissimi restauri eseguiti, si apprestano a ritrovare per intero il loro smalto originario.
LO SCRIGNO SEGRETO DI ZANDONAI Il destino toccato a Zandonai è quello di chi vede i propri conti chiudersi troppo in fretta. All’atto della sua morte (1944) la fortuna dell’autore roveretano era affidata principalmente ad un titolo operistico non più recente (Francesca da Rimini) che sarebbe riuscito anche in futuro a mantenere alto il suo blasone ma non sempre ad ottenere un vero successo popolare, attirandosi anzi qualche accusa di speciosità. Il resto della sua drammaturgia, che pur comprende le buone riuscite di titoli come Giulietta e Romeo e I Cavalieri di Ekebù, si ridurrà ad apparizioni sempre più scarse che talora non saranno che il preludio ad un’eclissi definitiva. Non molto meglio erano andate le cose nel versante strumentistico, destinatario di colorite escursioni nel registro evocativo-descrittivo, ma pur esso refrattario a stabilirsi nei comuni repertori. Questa laterale produzione cameristica e sinfonica ha avuto modo di riproporsi parzialmente all’attenzione solo nell’attuale fase di revival conseguente alle iniziative del succitato centro-studi. Quanto infine alle liriche da camera che sono attualmente al centro della nostra attenzione, il piccolo gruppo di quelle note e circolanti ha in genere trovato buona accoglienza presso le cantanti e i pubblici, ma non ha potuto soddisfare l’esigenza dei ricercatori che avrebbero desiderato verificare il percorso completo. © 2021 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.
nella nota 1 c’è un riferimento di pagina da aggiornare
IV
Solo con la delicata operazione di restauro filologico integrale che qui viene presentata si è resa possibile la revisione del giudizio così da poter assegnare a quel blocco operativo un profilo qualitativo di tutto rispetto. * L’istinto naturale per il teatro e conseguentemente per il trattamento lirico della voce era così connaturato nel giovane Zandonai da indurre il suo primo maestro ad assecondarlo il più possibile. Di quel fervoroso tirocinio ci rimane a testimonianza una specie di scena lirica costruita su un un’ottava del Tasso. Due scene dantesche seguiranno nel corso del tempo e un ambizioso Ritorno di Odisseo su ampio testo del Pascoli sanzionerà brillantemente la conclusione degli studi superiori. In coincidenza con quel suo periodo di crescita artistica era venuto a svilupparsi nel nostro Paese un modello di romanza da camera rinnovato nel segno e nei contenuti, il cui presupposto culturale sarebbe stato garantito da una musica libera da impacci e dotata di una più intensa capacità di emozione e penetrazione psicologica. Una tradizione di canto lirico di chiara matrice italiana – dunque lontano dai pur illustri modelli austro-tedeschi del passato – era quanto di meglio lo Zandonai tirolese potesse desiderare a quei tempi. La sua conclamata opzione italianistica passava anche attraverso questi nuovi stimoli. * Con la sua ricca dotazione di componimenti lirici, maggiore rispetto a quella di quasi tutti i suoi colleghi del tempo, Zandonai ha dimostrato che un genere musicale in apparenza poco adatto a costruire carriere autorevoli poteva aprire molte ottime prospettive. Di fatto, il suo inizio di carriera è quasi tutto all’ombra delle sue liriche. Ci imbattiamo così all’inizio in una Ballade su testo di Edmond Rostand che l’editore Schott gli aveva pubblicato con un lusinghiero riscontro ma che l’autore si era permesso curiosamente di snobbare. Era su Milano ora che puntava, diventando assiduo frequentatore di quei salotti culturali che erano i veri luoghi deputati alla propagazione di idee e di primizie. Qui incontrò Arrigo Boito che, rimasto favorevolmente colpito dalla lirica Visione invernale, raccomandò il giovane talento alla Casa Ricordi. L’esito della trattativa andò anche oltre le aspettative in quanto propiziò a Zandonai la composizione della sua prima opera teatrale (Il grillo del focolare). Per completare il quadro, si cita la duplice emissione di sei liriche selezionate tra le migliori1 e più oltre, nel pieno delle novità parigine, la stampa presso Ricordi di tre liriche francesi, rimaste da allora in un loro limbo speciale. A quel punto la produzione zandonaiana di liriche era piuttosto ragguardevole in termini di quantità, e l’autore era certamente in grado di distinguere quelle che sapevano ancora di scuola e di tentativo dalle realizzazioni artisticamente compiute e in sintonia con il suo intimo sentire. Nondimeno scelse di non effettuare drastiche selezioni e trattenne nel suo immaginario scrigno segreto ciò che noi reputiamo essere il blocco intero. Se poi nel movimento di materiali vi siano stati anche dei ripudi o delle dispersioni non ci è dato sapere, ma tenderemmo in generale ad escluderlo. * Quale campo privilegiato per l’estrinsecazione delle confessioni intime, la lirica da camera rappresentò per Zandonai il luogo ove misurare il proprio paesaggio interiore e forgiare le sonorità atte ad esprimerlo. La predominante matrice crepuscolare condiziona significativamente i tracciati espressivi diUn importante commento a queste 6 liriche si trova in una lettera di Zandonai a Lino Leonardi, 30.10.1907 (in Claudio Leonardi, Epistolario con Lino Leonardi e Vincenzo Gianferrari, Rovereto, Longo 1983, pp. 92-94). Il testo è riprodotto anche nella presente edizione a p. 34 di questo volume.
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V
spiegando il variegato campionario del male di vivere, che si risolve ora nel ripiegamento in una passiva rassegnazione, ora nella ricerca di una via di fuga in un altrove n’importe où, talora individuato nella natura amica o selvaggia, meglio ancora se sull’alto di una vetta incontaminata e rigeneratrice. E se pure il concetto di morte non è complessivamente molto evocato in quanto tale, i suoi simboli intervengono qua e là a ricordare la finitezza, la brevità, la conclusione. Il sentimento dominante rimane pur sempre l’amore, e non limitato ad un solo registro: la casistica è anzi piuttosto varia e non esclude il tono oppositivo, il gusto acidulo, la sottolineatura ironica. A volte si esprime su toni vibranti e solenni, altre ancora si indirizza ad illustrare la poesia delle piccole cose e i sentimenti modesti, elementari, che creano quel tipico intimismo della sofferenza. Il raffinato impiego delle sinestesie viene còlto con prontezza dal musicista, che per conto suo provvede con mezzi propri a suggerire l’effettistica sonora. Perfino il rodìo dei tarli, il frinire delle cavallette e magari anche il brivido di spettri in rapido transito ci vengono fatti sentire da Zandonai. Ma poi ecco risuonare cupamente il memorabile verso dell’assiuolo, imitato dalla voce cantante, che inserisce un elemento di smarrita inquietudine. Emerge altrove il popolare organetto che passa nel vicolo ed esprime come meglio non si potrebbe il senso di nostalgia e lontananza dei cuori. E come non reagire emotivamente al suono delle campane che si espande per tutta la vallata? * Assieme a queste e ad altre sottigliezze auditive, la varietà dei piani sonori è quanto la sensibilità di Zandonai ha saputo cogliere dalla sessantina di poeti a cui ha attinto. A questo riguardo non si può mancare di osservare che i nomi allora più di spicco non costituiscono la maggioranza. Pochissimo D’Annunzio dunque, e nessun Carducci; ma in compenso molto Pascoli, che pure risultava a Zandonai non troppo facile da organizzare musicalmente. Spicca invece la presenza di autori più moderni come Panzacchi, Stecchetti e Fogazzaro, ai quali andavano forse le sue simpatie maggiori; ma rivelatore di buon gusto e di speciale sensibilità è anche lo spazio riservato alle poetesse con in testa Ada Negri. Il resto, con i suoi singoli valori, è occupato per così dire dalle seconde file o anche da nomi oggi non più recuperabili. A parte si può collocare un piccolo e inatteso settore di curiosità, anomalie e stravaganze che include un indecifrabile Preludio di Romolo Quaglino, una breve incursione nel vernacolo e una altrettanto rara concessione al comico. * Quanto all’uso personale che Zandonai poteva aver fatto delle sue musiche inedite non si può che procedere per induzione. Come gli studiosi sanno, il maestro aveva l’abitudine di conservare i propri componimenti giovanili e amava ogni tanto riprenderli in mano e risuonarseli per rinverdire antiche memorie affettive. Proprio per quell’accertato sentimento di tenerezza non possiamo scartare l’ipotesi che alcune di quelle pagine rimaste manoscritte fossero ogni tanto riportate in vita, magari con l’apporto vocale della moglie Tarquinia e alla presenza di un piccolo cenacolo di invitati. Ciò che insomma ci si azzarda qui ad immaginare è che in casa Zandonai le due diverse raccolte condividessero armoniosamente lo spazio della stessa cassapanca e che dunque le liriche ‘minori’ non avessero subìto alcun ripudio autorale ma anzi fossero conservate con tutte le cure. L’altro uso che ne veniva fatto rientra in quella che è una prassi comune ad ogni artista creativo: l’utilizzazione di materiali di risulta. Avveniva così che quelle liriche ‘minori’ servissero a Zandonai come utile serbatoio di idee, spunti, frasi, motivi da impiegare proficuamente nelle grandi opere in costruzione. Una verifica in tal senso non è ancora stata intrapresa, ma si sono trovati almeno un paio di © 2021 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.
VI
casi significativi che meritano la menzione. Il primo di essi si riconduce a un passaggio dalla lirica Risplende l’amor mio ne la funesta (ante 1903), che anticipa di un quindicennio un famoso momento arcaicizzante di Francesca da Rimini: tanto importante per Zandonai da essere da lui riutilizzato una terza volta nel poemetto Il flauto notturno. Ancora più significativo è il caso di un frammento dalla lirica O dolce notte (1905), che vent’anni più tardi sarà utilizzato in ciascuno dei quattro atti dell’opera I Cavalieri di Ekebù per svelare il lato amabile della altrimenti rude padrona delle ferriere. Gli indici compilati per la presente Edizione dànno conto di come si distribuisce la materia anche nel tardo periodo, che è produttivamente meno intenso ma di una eccellenza artistica senza eguali. Tra questi spiccano i tre stornelli toscani che Zandonai era stato invogliato a scrivere per misurarsi nel campo, per lui nuovo, del genere popolare (in realtà popolare-colto), che era nello spirito dei tempi. L’ultimo titolo della serie (Casa lontana) riporta a un poco memorabile utilizzo cinematografico, gratificato però dalla voce preziosa di Beniamino Gigli2. * Con la morte del maestro la questione delle liriche entrò in una fase nuova, durata un settantennio, nel corso del quale non si prese in considerazione alcun progetto di recupero né tantomeno di edizione critica. La stessa visualizzazione dei documenti era stata interdetta a chiunque. In compenso, alcune delle liriche che avevano goduto di vita propria in quanto circolanti a stampa ebbero modo di farsi ascoltare con una certa regolarità in ambito locale: titoli come Portami via, Ultima rosa o L’assiuolo divennero quasi popolari. Pionieristica fu anche qualche impresa discografica che allargava il campo della conoscenza ad altri pezzi recuperati da storiche riviste popolari. La raggiunta integralità della raccolta è storia dei nostri giorni. Per la precisione, i primi spogli erano avvenuti nel corso dell’anno 2011, e due anni dopo si era concretizzata la procedura per il trasferimento dei materiali alla Biblioteca Civica di Rovereto e la loro conseguente catalogazione. In quello stesso anno vide la luce il primo importante contributo critico sulle liriche note e ignote3. Fin dal primo sguardo si era capito che la piena fruibilità di quei materiali avrebbe comportato un accurato lavoro di revisione, esteso poi anche alle fonti poetiche. È dunque probabile che l’apparente incuria usata nei confronti di questi repertori occultati fosse dipesa anche dalla difficoltà di intraprendere un’azione filologica di così ampia portata. Oggi Giorgio Fasciolo, cumulando le sue competenze di musicista, filologo e ricercatore, rende fruibile a chiunque questa produzione nella prospettiva che possa parlare ancora a lungo alla nostra sensibilità. Diego Cescotti
Nel 2005 la Società italiana di Musicologia aveva promosso un’iniziativa incentrata sulla musica vocale da camera in Italia. Zandonai era stato trattato da Diego Cescotti nello scritto Tre liriche di Zandonai tra pezzi da salotto e cinematografia. I pezzi in oggetto erano L’amore, Casa lontana e Terra di sogni. Al volume era allegato il supporto audio. 3 cfr. Federica Fortunato, Le liriche da camera di Riccardo Zandonai tra apprendistato e prima maturità, in Alba d’aprile - Aspetti della produzione giovanile di Riccardo Zandonai, Rovereto, Osiride 2012, pp. 65-120. 2
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INDICE
Abbreviazioni. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 Indice per ordine cronologico di composizione della prima versione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 Indice per ordine cronologico di composizione della prima versione con riferimenti.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 Indice per ordine cronologico di pubblicazione vivente Zandonai. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 Indice delle liriche per ordine alfabetico. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 Elenco degli Autori dei testi poetici. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 Elenco degli incipit testuali delle liriche.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 Glossario italiano/inglese. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17 Criteri adottati nella revisione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18 Ringraziamenti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23 Conclusioni. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24 Introduzioni 1. Il primo Quaderno (Q1). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Il Liceo Musicale a Pesaro. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. I due Quaderni “milanesi”: Q2 e Q3.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Le due raccolte: 6 melodie, 6 Liriche.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
25 29 31 34
VOLUME PRIMO - L’apprendistato Liriche da L1 a L49. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40 Testi, schede e note critiche.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 259 Indice delle liriche del Volume primo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 322 VOLUME SECONDO - Le liriche d’Arte Liriche da L50 a L106. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 Testi, schede e Note critiche. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 281 Indice delle liriche del Volume secondo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 368
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4
ABBREVIAZIONI A
Autografo (Partitura manoscritta autografa)
a2 duetto b. / bb.
battuta / battute
C Canto L n.
Liriche di Riccardo Zandonai
m.d.
mano destra
m.s.
mano sinistra
n. ed.
numero di edizione
n°t
tempo della battuta (1°t = primo tempo)
na vers.
numero della versione (2a vers. = seconda versione)
Pf Pianoforte p. / pp.
pagina / pagine
Q1
Quaderno roveretano rilegato nel 1897 (#20 liriche)
Q2
Quaderno milanese assemblato negli anni 1903-1904 (#19 di 20 liriche)
Q3
Quaderno milanese assemblato negli anni 1904-1905 (#12 su 14 di 20 liriche)
riv.
rivista
RZ n.
Catalogo delle opere di Riccardo Zandonai
s.d.
senza data
s.n.p.
senza numero di pagina
Z Zandonai 189218
anno di pubblicazione 1892, diciottesima edizione
[1898.09]
datazione presunta
[*] - ↓ - [x]
simboli impiegati in Partitura che rimandano alle Note critiche
Le note musicali sono citate secondo il seguente sistema:
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40
ERI ERI IL IL MIO MIO SOLO FIOR! FIOR ! Versi di di Versi
Musica di di Musica Riccardo Zandonai R. Zandonai
Sándor Petőfi S. PETÖFI
Andantino
Pianoforte
3
5
7
CANTO
© 2020 - Edizione Critica Inediti Zandonaiani
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E-
41
2
11
- ri il
fior!
lu - ce del
- prì.
mio
accelerando
La
sol!
Fug - gi
-
E - ri
- sti:
La
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co -
mi
la
not - te
Meno mosso
sti,
vi - ta i - na - ri - dì.
19
Dac-ché ap - pas - si
dac - ché ap - pas - si - sti,
23
mio so - lo
15
259
L1 - RZ 34
ERI IL MIO SOLO FIOR! Versi di Sándor Petőfi1
Eri il mio solo fior! Dacché appassisti La vita inaridì. Eri la luce del mio sol!2 Fuggisti: La notte mi coprì. Tu sei l’ala spezzata ai voli miei: Solcar non posso il ciel. Eri il caldo mio sangue; or fredda sei: Ah, mi rinserra il gel!3 Sándor (Alessandro) Petőfi (1823 - 1849), Eri il solo mio fior… [in originale “Te voltál egyetlen virágom”], traduzione di Solone Ambrosoli sulla versione letterale del fratello deputato Francesco Ambrosoli, in «L’Illustrazione popolare» 2 agosto 1896, Milano, Fratelli Treves, Vol.XXXIII - N.31, p.486. Z modifica l’incipit della poesia, e conseguentemente il titolo, invertendo solo e mio, e questo forse già appuntandosi il testo per lavorare alla prima stesura, ovvero cercando – insieme all’insegnante – una sillabazione che gli fosse più congeniale (ma incorrerà lo stesso in un errore di accentazione iniziale). Nel Q1 il giovanissimo compositore mostra di differenziare graficamente i titoli delle poesie: quelle che hanno un titolo autonomo/dedicato lo vedono scritto da Z tra virgolette, mentre quelle che hanno come titolo l’incipit (l’intero primo verso) della poesia lo vedono trascritto senza le virgolette e seguito da puntini di sospensione. In questo caso, tuttavia, la rivista fornisce come titolo solo metà del primo verso (ma senza punto esclamativo) seguita dai puntini: forse confuso, Z aggiunge anche il punto esclamativo (sempre seguito dai puntini) e secondo quello che sarà il suo sistema omette le virgolette, riconoscendo la ripetizione. 1
2 3
Sol!
Z dimentica di ricopiare la parola gel! dopo la voltata a nuova pagina.
Data di composizione: 1897.02.04 (Sacco li 4 Febbraio 1897) Autografo: in Q1 (#1), Partitura vergata a penna su 4 pp. Denominazione della forma musicale: Romanza per canto e Piano Tonalità: Mi - Si Osservazioni Scrittura sovrabbondante di elementi eterogenei. Note •
Nel trattamento del testo si riscontra un errore di sillabazione (sul battere del tempo si trova una sillaba che dovrebbe risultare priva di accento) proprio all’attacco del C: 10 e-ri il mio so-lo. Lo stesso incipit è reso invece correttamente alle bb.27, 76 e 83. Si suggerisce di posticipare l’attacco di un ottavo, iniziando sul battere della b.11: le note, tutti ottavi, rimarranno le stesse (sol3-si 3-si 3).
13/14 16/17 17 61 70 72 74 76 77 78 81 87
C: Z termina la legatura e inserisce un respiro (V) spezzando così la parola (appassi- / sti): l’evidente “errore di ricopiatura” è stato corretto. L’accelerando termina sul punto coronato. m.d. 2°t: omesso di cortesia su la2. Il ritardando con il successivo a tempo nella b.62 sono stati vergati a matita, quindi successivamente, il che lascia intendere che il Quaderno sia stato effettivamente utilizzato anche come spartito. C: aggiunta la parola finale della lirica [gel!] che, all’inizio di una nuova pagina dopo una voltata, manca in A. m.s. 1°t: omesso di cortesia su fa1. m.s. 1°t: omesso di cortesia su fa1. m.d. 1°t: omesso di cortesia su la3. m.d. 1°t: omesso di cortesia su re3. [*] m.d. 2°t: sostituito il si3 con un re 4, come alle bb.82 e 86. m.d. 1°t: omesso di cortesia su re3. Pf 2°t: alla m.d. c’è stata una cancellatura per abrasione e una riscrittura, ma alla m.s. la nota inferiore è rimasta un si2.
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L2 – RZ 37
FIOR DI SIEPE
Versi di Lorenzo Stecchetti4 O fiorellin di siepe all’ombra nato, Povero fiorellin non conosciuto, Tu come l’amor mio sei disgraziato, Tu come l’amor mio non sei veduto. E senza un riso5 di sol morrai serrato Tra queste spine dove sei cresciuto; E senza un riso di speranza muore Ignoto l’amor mio!... Povero amore. Castellamare 1872 4 Lorenzo Stecchetti - pseudonimo di Olindo Guerrini - (1845 - 1916), Canto LXIX. [Fior di siepe], in Postuma – Canzoniere di Lorenzo Stecchetti (Mercutio) edito a cura degli amici, (Ia ed. 1877), Bologna, Zanichelli, 189218, p.143. Nell’edizione di Postuma cit. all’interno del volume la poesia perde il titolo - Fior di siepe - che compariva in tutte le edizioni precedenti, rimanendo rubricata solo con il numero di Canto progressivo (LXIX.): e tuttavia il titolo originario è mantenuto nell’indice (!) in fondo al volume. Z, giustamente confuso, intitola la lirica Fior di siepe, ma il titolo non è posto “tra virgolette” ed è invece seguito dai “puntini di sospensione” come se si trattasse (secondo il sistema adottato dal Compositore in Q1) di un semplice incipit. Questo e numerosi altri indizi sia formali che sostanziali hanno consentito di formulare la ragionevole ipotesi che la copia di Postuma materialmente consultata da Z per le 5 liriche inserite nel Quaderno sia proprio l’edizione del 189218. 5
Senza un riso
(Z anticipa l’incipit del settimo verso aggiungendo “E”).
Data di composizione: 1897.02.11 (Sacco li 11 Febbraio 1897) Autografo: in Q1 (#2), Partitura vergata a penna su 3 pp. Denominazione della forma musicale: Melodia per Tenore con accomp. di Piano-forte Tonalità: Mi Osservazioni Uso dei ribattuti nella linea del C. Nel finale fa la sua precoce comparsa un movimento melodico che sarà caratteristico della maturità di Z: salto ascendente d’ottava (o di quinta), lunga nota tenuta (due battute), salto d’ottava discendente per concludere. Il testo poetico appare anche graficamente come un tutto unico di otto versi (ottava a rima toscana AB ABABCC), ma Z inserisce un breve interludio strumentale che divide musicalmente la lirica in due parti. Note
• Nel trattamento del testo si riscontrano un’improprietà di sillabazione (sul battere del tempo si trova una sillaba che dovrebbe risultare priva di accento), che il giovane Z pare voler intendere come “levare lungo”: 12 po-ve-ro; lo stesso nelle riprese simmetriche alle bb.31, 36 e 38. L’imprecisione può essere attenuata adottando la medesima articolazione di marcato (-) per tutte le sillabe che Z prescrive in due occasioni per l’accompagnamento pianistico sottostante. Nella prima maturità Z risolverà correttamente questo problema di sillabazione impiegando delle terzine, con la sillaba accentata in battere. 14 23 27 29 36
m.d. 1°t: inserita legatura di valore anche tra i sol 3. - m.s.: aggiunta la Chiave di basso; - Pf: al di sotto della battuta, l’ultima della pagina in A, la sigla V.S. (=volti subito). m.s. 4°t: in A alla voce superiore il secondo ottavo è un si2. - m.d. 1°t: la legatura dell’arpeggio giunge sino al battere del 2°t. Così si è proceduto anche per i passaggi simili di bb.30, 34 e 35. - m.d. 3°t: lo stesso passaggio è notato con varianti enarmoniche e di legature a b.34. Pf 3°t: la dinamica, assente in A, andrà ovviamente commisurata al pp della linea del C (ad es. dolce, come a b.31).
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INDICE DELLE LIRICHE DEL VOLUME PRIMO NUMERO LIRICA
L1 . . L2 . . L3 . . L4 . . L5 . . L6 . . L7 . . L8 . . L9 . . L10 . L11 . L12 . L13 . L14 . L15 . L16 . L17 . L18 . L19 . L20 . L21 . L22 . L23 . L24 . L25 . L26 . L27 . L28 . L29 . L30 . L31 . L32 . L33 . L34 . L35 . L36 . L37 . L38 . L39 . L40 . L41 . L42 . L43 . L44 . L45 . L46 . L47 . L48 . L49 .
TITOLO
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AUTORE TESTO POETICO
PAGINA SPARTITO
. Eri il mio solo fior! . . . . . . . . . . . . (S. Petőfi) . . . . . . . . . . . . . . . . 40 . . Fior di siepe . . . . . . . . . . . . . . . . (L. Stecchetti) . . . . . . . . . . . . . . 46 . . Donna, vorrei morir . . . . . . . . . . . (L. Stecchetti) . . . . . . . . . . . . . . 49 . . Quiete lunare . . . . . . . . . . . . . . . (A. Graf ) . . . . . . . . . . . . . . . . . 52 . . Brindisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (L. Stecchetti) . . . . . . . . . . . . . . 56 . . Non la destate . . . . . . . . . . . . . . . (R. Tommasini) . . . . . . . . . . . . . 61 . . Il calicanto . . . . . . . . . . . . . . . . . (F. Gualdo) . . . . . . . . . . . . . . . . 67 . . Storia breve . . . . . . . . . . . . . . . . . (A. Negri) . . . . . . . . . . . . . . . . . 73 . . Invocazione .. . . . . . . . . . . . . . . . (R. Vagnozzi) . . . . . . . . . . . . . . 78 . . Serenata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (H.W. Longfellow).. . . . . . . . . . 80 . . Sonno.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (S. Dal Fabbro) . . . . . . . . . . . . . 85 . . Ave Maria . . . . . . . . . . . . . . . . . . (C. Rossi) . . . . . . . . . . . . . . . . . 89 . . A te . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (T. Cannizzaro) . . . . . . . . . . . . . 93 . . No, non chiamarmi giovane . . . . . (L. Stecchetti) . . . . . . . . . . . . . . 99 . . Bacio morto . . . . . . . . . . . . . . . . (A. Negri) . . . . . . . . . . . . . . . . 102 . . Di sera.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (–. Chiaruttini) . . . . . . . . . . . . 105 . . Stelle cadenti . . . . . . . . . . . . . . . . (L. Conforti) . . . . . . . . . . . . . . 109 . . Il contadino ~ La contadina a2 . (E. De Amicis) . . . . . . . . . . . . 113 . . Portami all’Inferno [FRAMMENTO] .(G. Vendetta) . . . . . . . . . . . . . 116 . . Preghiera della sera . . . . . . . . . . . . (L. Stecchetti) . . . . . . . . . . . . . 117 . . Ballata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (L. Stecchetti) . . . . . . . . . . . . . 123 . . Alla Luna . . . . . . . . . . . . . . . . . . (G. Leopardi) . . . . . . . . . . . . . 135 . . L’Ora . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (A. Negri) . . . . . . . . . . . . . . . . 140 . . Vuoi tu venire? . . . . . . . . . . . . . . (L. Magrini) . . . . . . . . . . . . . . 147 . . Ultimo idillio . . . . . . . . . . . . . . . (G. Bertacchi) . . . . . . . . . . . . . 151 . . Viola del pensiero . . . . . . . . . . . . (A. Negri) . . . . . . . . . . . . . . . . 155 . . Nell’aria della sera umida e molle .. (L. Stecchetti) . . . . . . . . . . . . . 159 . . Una croce in camposanto . . . . . . . (A. Ghislanzoni) . . . . . . . . . . . 161 . . Barcarola.. . . . . . . . . . . . . . . . . . (C. Rossi) . . . . . . . . . . . . . . . . 165 . . Commiato . . . . . . . . . . . . . . . . . (R. Montini) . . . . . . . . . . . . . . 169 . . Così! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (G. Marangoni) . . . . . . . . . . . . 174 . . In Chiesa . . . . . . . . . . . . . . . . . . (B. Pozzi) . . . . . . . . . . . . . . . . 176 . . Ora mesta . . . . . . . . . . . . . . . . . . (G. Marangoni) . . . . . . . . . . . . 180 . . Dichiarazione . . . . . . . . . . . . . . . (A. Ghislanzoni) . . . . . . . . . . . 183 . . Serenata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (C. Rossi) . . . . . . . . . . . . . . . . 189 . . Vano desio . . . . . . . . . . . . . . . . . (M. Orsolani) . . . . . . . . . . . . . 196 . . Rose pallide.. . . . . . . . . . . . . . . . (A. C.). . . . . . . . . . . . . . . . . . 198 . . Sogno ideale . . . . . . . . . . . . . . . . (G. Chiesa) . . . . . . . . . . . . . . . 202 . . Addio asilo de’ miei prim’anni . . . . (—) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 207 . . Vaghi uccelli . . . . . . . . . . . . . . . . (A. Piccioni) . . . . . . . . . . . . . . 210 . . Ricordi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (—) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 216 . . Ad una civetta . . . . . . . . . . . . . . . (F. Cuomo) . . . . . . . . . . . . . . . 220 . . Verso la morte . . . . . . . . . . . . . . . (M. Garelli) . . . . . . . . . . . . . . 224 . . Io non voglio saper quel che ci sia . (L. Stecchetti) . . . . . . . . . . . . . 229 . . Ala di sogno . . . . . . . . . . . . . . . . (N. Palma) . . . . . . . . . . . . . . . 233 . . Vien presso a me . . . . . . . . . . . . . (E. Panzacchi) . . . . . . . . . . . . . 238 . . Nell’orto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (E. Panzacchi). . . . . . . . . . . . . 243 . . In alto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (L. Stecchetti) . . . . . . . . . . . . . 247 . . Non pianger, non gioir . . . . . . . . . (E. Panzacchi) . . . . . . . . . . . . . 253 . © 2021 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.
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