EC12343 / ISBN: Primawww.edizionicurci.it9788863953992stampainItalianel2022daCiscraS.p.a. - Villanova del Ghebbo (RO)
L’editore, esperite le pratiche per acquisire i diritti di riproduzione delle immagini prescelte, è a disposizione degli aventi diritto per eventuali lacune o omissioni.
I grafici alle pagine 7-9 sono di proprietà della Stradivari Society di Chicago; le fotografie dei violini alle pagine 35, 37-39, 42-43 sono di proprietà della casa d’aste Tarisio; tutte le altre fotografie sono di proprietà dei soggetti ritratti. Per gentile concessione all’autore di questo libro.
Per l’edizione italiana Direzione editoriale: Laura Moro Traduzione: Stefano Viviani
È possibile vedere le immagini contrassegnate da questo simbolo in alta risoluzione e a colori inqua drando il QR Code che si trova a pagina 126.
© 2021 by John Axelrod
Redazione: Jansan Favazzo, Samuele Pellizzari Impaginazione: Silvia Ballarin © 2022 by Edizioni Curci S.r.l. – Milano Tutti i diritti sono riservati
Originally published by Clink Street Publishing
Nel film del 1998 Il violino rosso, il grande liutaio Nicolò Bussotti, personaggio ispirato alla figura di Antonio Stradivari, mischia il sangue dell’adorata moglie, morta di parto, con la vernice di quella che è destinata a diventare la sua creazione più preziosa. Il film rac conta il viaggio di questo violino, dalla sua creazione a Cremona nel 1681 fino alla sua vendita all’asta nel 1997, ripercorrendo tutti i luoghi e le persone che nel frattempo l’hanno posseduto. Una storia di musica, ricordi e denaro.
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È possibile comprare l’immortalità? Supponete di acquistare davvero questo violino immaginario. Quanto costerebbe? Durante l’asta, nella scena finale del film, la cifra supera i 2 milioni di dollari. Nella vita reale, il Mendelssohn rosso – lo Stradivari del 1720
Gli strumenti sono il ponte tra l’evanescente e l’immortale. (Jason Price)
Il violino sopravvive in qualche modo a tutte le avversità – viene contrabbandato, flagellato dalle tempeste, rubato, spedito e persino ricoperto di sudore da un solista che ricorda Paganini – e la vernice rossa rimane intatta, conservando tutta la forza del suo fascino. Al punto che lo stesso stimatore esperto, riconoscendone la provenienza e il potenziale, al momento dell’asta decide di presentare al posto dell’originale una sua copia perfetta, per poi scomparire, perpetuando in questo modo l’improbabile storia del violino rosso. Tutti lo desideravano. Eppure, nessuno poteva pos sederlo per sempre. Il violino, come la musica stessa, esiste fuori dal tempo, in ogni tempo. Il violino, fatto di legno, è mortale. Il suo suono è immortale. Il suo valore inestimabile.
Anche le aste hanno stabilito vendite record. Nel 2011, un offerente anonimo, alla casa d’aste Tarisio, pagò 9.808.000 sterline (pari a 11.076.000 euro) per lo Stradivari Lady Blunt del 1721, che deve il suo nome alla nipote di Lord Byron, Lady Anne Blunt, la quale lo possedette per trent’anni. Il prezzo su però di quattro volte il precedente record d’asta stabilito per un violino Stradivari. Insomma, una lady decisamente costosa.
Il nuovo proprietario, mantenendo l’anonimato, donò lo storico strumento alla violinista Anne Akiko Meyers: un prestito a vita. Sembra che sia ancora in buonissime condizioni, essendo stato sottoposto unicamente a lievi interventi di ritocco o restauro. Il violino deve il suo nome a uno dei proprietari, il violinista belga del XIX secolo Henri Vieuxtemps, e venne suonato nel corso del tempo, tra gli altri, da Yehudi Menuhin e Pinchas Zukerman.
Sono troppi 16 milioni di dollari per un violino? Non oggi, soprattutto in considerazione del fatto che è possibile rivenderlo poi all’asta a un prezzo doppio. In un articolo pubblicato nel 2008 si legge che, secondo la Stradivari Society, i violini rari che sono stati venduti per milioni non hanno mai perso valore e tra il 1960 e il 2008 hanno avuto prestazioni nettamente superiori sia all’indice Dow Jones Industrial Average (DJIA) sia ai metalli pre ziosi, con incrementi enormi in termini percentuali: il 19.400% per i violini contro il 1.800% per metalli preziosi e DJIA.
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a cui si ispira Il violino rosso – è stato venduto nel 1990 per 1,7 milioni di dollari e oggi appartiene a Elizabeth Pitcairn. Nel corso degli ultimi vent’anni, il valore di questo Stradivari, e di tutti gli altri violini, viole e violoncelli, è cresciuto in maniera esponenziale. Oggi potrebbe valere oltre 16 milioni di dollari.
Nel 2012, J & A Beare a Londra vendette il Guarneri del Gesù Vieuxtemps, del 1741, per la cifra record di 16 milioni di dollari.
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Il rapporto tra l’artista e il mecenate è simbiotico. Il rapporto tra il criminale e l’acquirente è di dipendenza reciproca. Curci
Anche quelli che li rubano sono forse mossi dalla stessa aspi razione a fare sopravvivere il proprio nome alle loro spoglie mortali, ma più spesso, e più prosaicamente, si tratta di banale cupidigia: vogliono solo fare soldi. Insomma, la possibilità di sconfiggere la morte diventando un Medici dei nostri tempi (o pure un Vincenzo Peruggia, celebre per avere rubato la Monna Lisa) riscuote un successo sempre crescente. Non si tratta solo di garantirsi un buon ritorno in termini d’investimento, ancor più allettante oggi che i mercati azionari sono volatili come un ottovolante. Quale modo migliore per diventare ricchi e scrive re il proprio nome nei libri di storia che essere il proprietario, o il voleur, di un violino suonato una volta da Yehudi Menuhin o Jascha Heifetz o persino dallo stesso Paganini?
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Quali che siano le motivazioni, tutti coloro che pagano per uno Stradivari o per qualunque altro strumento raro (o che lo rubano o lo riproducono) hanno in comune una cosa molto im portante: stanno investendo sull’immortalità. Non inseguono la fantasia futuristica della criogenesi né aspirano ad avere in casa propria un pezzo d’arte per l’eternità; quello che fanno è iden tificarsi con l’immortale. Anche se pubblicamente dichiarano di essere soltanto dei custodi, in cuor loro sono pienamente consapevoli che un investimento del genere può incidere in maniera imperitura il loro nome sui libri della storia culturale.
Secondo gli standard del 2021, il loro valore è cresciuto in termini esponenziali, ancora da stimare. In altre parole, i violini rari sono un benchmark di redditività, sono molto costosi, e lo Stradivari è in cima alla classifica per i collezionisti e gli investitori più seri.
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Uno non può esistere senza l’altro. La storia ha mostrato come l’arte più grande mai prodotta abbia coinciso con il mece natismo di leader illuminati e culturalmente eruditi, nobili, ec clesiastici o civili che fossero. Atti di terrorismo a parte, i crimini maggiori contro la cultura sono stati spesso la conseguenza di questo mecenatismo. Oggi non è necessario essere menti criminali. Mentre i governi, in ogni angolo del pianeta, optano per i tagli alla cultura nell’ambito di misure di austerità e in risposta a deficit di bilancio, crisi pandemica e politiche di stimolo, e le aziende si concentrano più sui profitti e i valori azionari, gli in dividui e le loro fondazioni hanno cominciato a riempire il gap filantropico, trovando non solo il modo di sostenere buone cause a livello umanitario e partecipare alla creazione e conservazione della cultura, ma anche quello di soddisfare la stessa esigenza che ispirò i mecenati di ieri a preservare il loro nome per il futuro. A volte quel nome è conservato semplicemente attraverso i beni in soffitta o nel museo d’arte. Altre volte è associato a un bene passato per le mani di un grande artista. Se si tratta di uno Stra divari, quel bene finirà per incrementare il suo valore e la sua reputazione.Peressere considerato uno Stradivari autentico, uno strumento deve provenire dal laboratorio della famiglia Stradivari e dev’essere stato costruito tra il XVII e il XVIII secolo. Il patriarca della famiglia, Antonio Stradivari, realizzò circa 1.000 strumenti a corda, dei quali si stima esistano ancora 650 esemplari. Il valore della maggior parte di questi si colloca nella fascia dei milioni di dollari ed è destinato a crescere. Si può anche dire che uno “Strad” vale tanto oro quanto pesa, e forse di più. È stato paragonato alla voce di Dio. Difficile mettere un cartellino con il prezzo su un oggetto simile. Curci
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Che cos’è uno Strad?
“Strad” è il soprannome dato agli strumenti a corda realizzati da An tonio Stradivari. Secondo Toby Faber, autore di Stradivari’s Genius: Five Violins, One Cello and Three Centuries of Enduring Perfection, questi strumenti sono più di semplici violini fabbricati da Stradivari. Uno Strad è materia di leggenda, una X sulla mappa dei tesori musicali e, in alcuni casi, è considerato l’equivalente di una parusia. Il Messia, finito nel 1716, è ritenuto da Faber «il violino più famoso del mondo»: vale la pena conoscerne un po’ la storia, che potrebbe ispirare la trama di un film da fare invidia al Violino rosso e stimolare molti investitori a cercare e scoprire l’avvento del nuovo Messia.
Si dice che il suo suono sia paragonabile al canto degli angeli. Anche se viene classificato come un violino del “periodo d’oro”, che va dal 1700 al 1725, sembra sia stato realizzato dal maestro in persona. Non presenta graffi né screpolature, difetti o buchi. Anche la vernice è rimasta perfettamente intatta. Una circostanza non irrilevante è che lo strumento non è quasi mai stato suonato, dato che a pochi violinisti è stato concesso di tenerlo in mano. Si racconta anche che Stradivari l’avesse scelto come unico tra i suoi strumenti a non dover essere mai messo in vendita. I figli, Francesco e Omobono, conservarono il Messia per tutta la vita. Nel 1775, il figlio minore di Stradivari, Paolo, lo vendette invece al conte Cozio di Salabue, collezionista d’arte. Infine, nel 1827, il violi no entrò in possesso del famoso commerciante di strumenti Luigi Tarisio (da cui la casa d’aste prese il nome). Eppure, nonostante si vantasse pubblicamente di esserne il proprietario, preferì tenerlo sempre nascosto. Questo spiega la ragione per cui il francese Delphin Alard, virtuoso dello strumento, osservò: «Il vostro violino
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è come il Messia; lo si aspetta sempre, ma non appare mai». Il nome rimase e divenne leggenda.
Dopo la morte di Tarisio, nel 1885, il fabbricante di violini francese Jean-Baptiste Vuillaume lo trovò nascosto in una soffitta. Essendo lui stesso un maestro liutaio, ne realizzò circa venticinque copie e conservò l’originale per il resto della sua vita, definendolo «la meraviglia delle meraviglie». Nel 1939, il Messia venne ereditato dai fratelli Hill di Londra, i quali lo lasciarono all’Ashmolean Museum di Oxford, a condizione, inderogabile, che non venisse mai suonato.
Immaginate allora lo stupore quando, nel 1988, lo strumento venne testato per certificarne le origini, la provenienza, il lavoro artigianale e la documentazione, e il risultato del test al carbonio suggerì che il legno fosse stato intagliato dopo la morte dello stesso Stradivari e il violino, di conseguenza, non potesse essere opera del maestro artigiano. Lo scandalo si protrasse al secolo successivo. Alle autorità dell’Ashmolean non rimase che chiedere unaUnritrattazione.secondotest dall’esito quasi scontato riconfermò l’autenticità del violino. Tuttavia, i dubbi restano. Se fosse autentico, sarebbe lo Stradivari di maggior valore di cui è ancora nota l’esistenza. Se fosse un falso, allora, naturalmente, la domanda sarebbe la stessa posta nel film Il violino rosso (nonché quella che si pongono tanti cristiani): «O Messia, dove sei?». Una riflessione sul legno è della massima importanza. Ho intervistato il maestro liutaio Florian Leonhard, a sua volta apprendista presso i fratelli Hill, sulla fabbricazione del Messia e gli ho chiesto se sarebbe stato in grado, al pari di Vuillaume, di ricreare la genialità di quello strumento: Edizioni Curci S.r.l.
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Mi ci sono voluti 25 anni di carriera con il legno per comprenderlo. Penso che le fonti non sbaglino quando parlano di legno e acqua sa lata della laguna veneta. Nell’ultimo decennio del 1600 il Maestro utilizzò legno della “piccola era glaciale”. Poi abbandonò quel tipo di materiale. Ciò non significa che i violini degli altri periodi non siano stupefacenti. In realtà sono meravigliosi, ma nel periodo d’oro il Maestro usava legno veneziano. Edizioni Curci S.r.l.
Dopo tanti anni dedicati a realizzare violini e assorbire informazioni, posso rispondere alla domanda tenendo conto di differenti punti di vista. Può essere ri creato quel violino? In linea generale, come artigiano, a differenza dei politici a cui piace borbottare parole inafferrabili, io preferisco rispondere di no. Credo che se uno è un conoscitore esperto di questi rari strumenti originali, e ne ha visti a centi naia, non solo in fotografia e nei musei, ma li ha presi in mano e li conosce bene, avendoli restaurati, certo allora non si può escludere che sia in grado, sempre che possieda le capacità necessarie, di realizzarne delle copie. Io ho lavorato con i migliori laboratori del mondo – come Hill & Sons – e ho visto così tanti Strad da riconoscere il migliore. Non dovevo perdere tempo a domandarmi quale fosse. Potevo fidarmi dell’opinione di Hill e imparare il linguaggio. Perché Stradivari era riuscito a creare il migliore? Perché io ero così distante da lui come costruttore?
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Chi era Stradivari? 29
Che cosa rende così prezioso uno Stradivari? 33
INDICE
I rischi per gli investitori: i traffici e le frodi dei venditori 98
Un ponte verso l’immortale 117
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Beni d’investimento alternativi: suono ricco 47
Come investire in uno strumento raro 50
Ritorno sull’investimento: denaro e musica 70
È possibile acquistare o investire in uno di questi strumenti magistrali? 85
Il fattore stupidità 24
Investire nell’immortalità 49
Che cos’è uno Strad? 12
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