Le Suites per violoncello solo di J.S. Bach (anteprima)

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Titolo originale: The Bach Cello Suites. A Companion by Steven Isserlis First published in 2021 by Faber and Faber Limited Bloomsbury House 74-77 Great Russell Street, London WC1B3DA © Steven Isserlis, 2021 Per l’edizione italiana Direzione editoriale: Laura Moro Traduzione: Stefano Viviani Redazione: Jansan Favazzo Artwork di copertina: Samuele Pellizzari Impaginazione: Anna Cristofaro Fotografia nel risvolto di copertina: © Kevin Davis, per gentile concessione L’editore e il traduttore ringraziano Silvia Chiesa per la sua preziosa consulenza tecnica sulla traduzione italiana. Proprietà per tutti i Paesi: Edizioni Curci S.r.l. – Galleria del Corso, 4 – 20122 Milano © 2023 by Edizioni Curci S.r.l. – Milano Tutti i diritti sono riservati EC 12365 / ISBN: 9788863954227 www.edizionicurci.it Prima stampa in Italia nel 2023 da PressUp S.r.l. - Roma


Introduzione all’edizione italiana Sono felice che questo libro venga pubblicato in Italia. E il mio violoncello anche, specie perché risale allo stesso anno (1726) della prima copia superstite delle Suites di Johann Sebastian Bach: ora, essendo italiano esso stesso, può finalmente leggere il libro! Come spiego nell’introduzione, questo volume è stato scritto per il lettore generico. Ben altro che un tomo specialistico per musicisti: è un libro da godersi (spero!) più che da studiare. È particolarmente appropriato che venga pubblicato in Italia, considerato il ruolo fondamentale della musica e della cultura italiana nella formazione di Bach. Vi auguro gioia infinita con le Suites di Bach – senza dubbio tra le opere più commoventi e appaganti mai composte. Attenzione, però: creano dipendenza! Steven Isserlis 2 luglio 2023

© 2023 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.


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Introduzione all’edizione inglese Questo libro è destinato agli amanti della musica di tutti i generi e livelli, dall’ascoltatore occasionale al musicista professionista. Il mio scopo è semplicemente quello di amplificare, se possibile, il godimento e la comprensione di chi ascolta le Suites per violoncello di Bach, offrendo le mie personalissime osservazioni sulla musica. Chi ama le Suites ha le proprie opinioni, che possono essere radicalmente diverse dalle mie; va bene così, anzi, è giusto che sia così. Le mie sono in continua evoluzione e lo saranno ancora per molto tempo dopo la stampa di questo libro – e di nuovo, è giusto che sia così. Una musica onnicomprensiva come questa può essere ascoltata, vista, pensata, sentita in una varietà infinita di modi. La mia speranza, in definitiva, è che queste riflessioni sulle Suites vengano prese per quello che sono: il proseguimento di una discussione che durerà finché ascolteremo musica, nonché un omaggio ad alcune delle più grandi opere mai composte. Non sono un musicologo e sono profondamente grato agli autori dei numerosi articoli e libri che mi hanno aiutato a delineare una panoramica della storia e della genesi delle Suites. Questo che avete tra le mani non è in alcun modo un testo accademico. Se il lettore sa leggere la musica, tanto meglio; ma non è essenziale. C’è, in alcuni punti, un’analisi molto basilare dei momenti chiave delle Suites, perché quello era l’unico modo possibile per descrivere quei passaggi; ma si tratta di analisi brevi che possono essere facilmente saltate, se non sono di vostro gusto. Alla fine del libro c’è un glossario, forse non indispensabile. Questo in realtà non è un volume da leggere tutto in una volta, va piuttosto usato come un amico, prima o dopo aver ascoltato (o suonato) le Suites. O nel caso della Parte 6, forse anche – orrore! Come oso suggerire qualcosa di tanto sacrilego? – mentre lo fate. Che vergogna! È meglio che inizi subito il libro, prima di offendere ulteriormente Bach, il Dio della Musica. © 2023 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.


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La magia delle Suites È straordinario come le Suites per violoncello di Bach, rimaste perlopiù sconosciute per circa duecento anni dopo la loro composizione, abbiano ora catturato l’immaginazione, le menti e i cuori degli amanti della musica di tutto il mondo. Per i violoncellisti rappresentano una bibbia musicale; per gli ascoltatori, poco meno. Vengono discusse, analizzate, fatte oggetto di fantasie, discussioni e liti, sequestrate da suonatori di innumerevoli altri strumenti; e tuttavia, nonostante questi eccessi, forse accresciuti dalla mancanza di un manoscritto di Bach o di qualsivoglia informazione ben definita sulle circostanze della loro composizione, conservano intatta un’aura di incontaminato mistero. La cosa leggermente frustrante di questa sensazione di enigma imperscrutabile è che le Suites di per sé non sono così misteriose. Sono costituite in larga parte da musica da ballo, immediatamente comunicativa, non particolarmente complessa. Bach, a differenza di altri compositori, non ha cercato di nascondere il suo messaggio sotto un velo di circonvoluzioni. Si tratta, soprattutto, di una musica profondamente umana, che racconta una storia emotiva che dovrebbe risultare facile da capire. Tante edizioni (ben più di cento), tante registrazioni (ben più di duecento) e troppe parole (probabilmente milioni) hanno in qualche modo oscurato la chiarezza di queste opere meravigliosamente limpide. (Ovviamente, la ragione per cui ho registrato le Suites e sto scrivendo il libro che avete in mano è proprio questa. Uhm. Almeno non ne ho mai dovuto fare – e non farò mai – un’edizione critica!) C’è un racconto dietro le Suites? Non si può escludere (ne parleremo più avanti). Di certo, sono costituite da musica pura, incredibilmente bella, scritta da un compositore estremamente pratico per la più elementare delle forze: un musicista su quattro corde, con un arco. Sono inesauribilmente © 2023 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.


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commoventi, perché quel compositore era un genio senza uguali che padroneggiava ogni genere a cui rivolgeva la sua attenzione, benedetto da un cuore (musicale) e una visione che trasmettevano quasi ogni emozione nota all’uomo o alla donna – tranne, forse, l’imbarazzo... Come probabilmente potete intuire da quanto avete appena letto, la mia reazione alle Suites è fondamentalmente istintiva. Certo, le studio e le leggo all’infinito: ogni frammento di conoscenza può contribuire a formare un’interpretazione e può forse aggiungere convinzione alla propria performance. Alla fine, però, la verità sta nella musica, non fuori di essa; ed è principalmente la narrazione emotiva/drammatica/spirituale delle Suites che intendo esaminare qui, quella che ci conduce in un lungo viaggio, dalla meditazione pacifica attraverso la sofferenza più profonda fino all’esaltazione radiosa. Prima di tutto, però, un po’ di storia, gran parte della quale ho spigolato, come una gazza, da vari illustri studiosi. Una storia affascinante, anche se a tratti sconcertante...

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Parte I JOHANN SEBASTIAN BACH: UNA BIOGRAFIA DAVVERO BREVE

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Johann Sebastian Bach nacque a Eisenach (dove Martin Lutero aveva frequentato la scuola circa 190 anni prima) nel 1685, in quello che allora era il 21 marzo ma oggi, grazie al cambio di calendario, risponde al nome di 31 marzo. La sua famiglia era composta quasi tutta da musicisti; un nome un destino, dato che, a parte tradursi in ruscello, il loro cognome è uno dei pochi interamente convertibili in note musicali (nel sistema tedesco la lettera B è usata per la nota che conosciamo come Si bemolle, la lettera H per il nostro Si naturale). Rimasto orfano prima di compiere dieci anni, il piccolo Bach finì sotto l’ala protettrice di un fratello maggiore, Johann Christoph, organista, che avviò la sua educazione musicale. Da quanto è possibile presumere, J.S. era un allievo più che volenteroso. Il necrologio pubblicato pochi anni dopo la sua morte, scritto da Johann Friedrich Agricola, teorico della musica, in collaborazione con Carl Philipp Emanuel – il più famoso tra i figli di Bach, quattro dei quali furono compositori molto apprezzati –, ci racconta una storia piuttosto affascinante, anche se triste. Poco dopo aver iniziato i suoi studi, il piccolo Johann Sebastian desiderava suonare brani più impegnativi di quelli che gli assegnava il fratello. Avendo scorto un volume manoscritto di opere per tastiera di Johann Christoph dall’aspetto promettente, gli chiese il permesso di poterlo guardare. Il fratello oppose un netto rifiuto e chiuse il volume in una libreria protetta da una grata, senza tuttavia fare i conti con le mani minute e delicate del piccolo Bach. Quando era certo che il fratello fosse a letto, Johann Sebastian si avvicinava di soppiatto alla libreria, infilava le dita nei piccoli fori, arrotolava il volume e lo estraeva. Sebbene non gli fosse concessa una candela tutta per sé (il fratello era severo come quasi ogni padre), approfittava delle notti in cui la luna brillava attraverso la sua finestra per copiare la musica. Purtroppo, aveva appena © 2023 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.


LE SUITES PER VIOLONCELLO DI J.S. BACH

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portato a termine l’impegnativa impresa che gli aveva richiesto sei mesi, quando Johann Christoph lo scoprì e per punizione nascose sia l’originale sia la copia. A quel punto al nostro Bach toccò aspettare molti anni, fino alla morte del compianto fratello, prima di poterli recuperare. Nonostante questa battuta d’arresto, gli studi musicali di J.S. progredirono brillantemente e nel 1703 ottenne il suo primo vero lavoro come organista nella città di Arnstadt. Tuttavia, non si può dire che sia andato tutto liscio. Bach forse non era il dipendente ideale. A parte le sue lagnanze per le assurde scelte musicali del consiglio comunale, in quel periodo riuscì a farsi coinvolgere in una sconveniente zuffa con un fagottista, che lo accusava di aver insultato sia il suo modo di suonare sia il suo strumento; a prendere tre mesi di congedo non autorizzato; a litigare con vari studenti e – ehm... – venire biasimato per aver invitato una «fanciulla straniera» a fare musica (!) in chiesa. (In età avanzata Bach proibì di raccontare molte storie della sua gioventù. Mi chiedo cos’altro possa essere successo.) Inoltre, il consiglio comunale si lamentò del fatto che, quando suonava l’organo, Bach «mescolava molti toni strani» al corale, confondendo così la congregazione. È probabile sia stato un sollievo per alcuni consiglieri di Arnstadt, esclusi gli amanti della musica, quando nel 1707 Bach si dimise e andò a svolgere un nuovo lavoro nella vicina Mühlhausen. Qui, una volta che i nuovi datori di lavoro impararono a padroneggiare il suo cognome, indubbiamente complicato (nel primo dei pochi documenti superstiti lo chiamano Herr Pach, nel secondo Herr Bache), le cose sembra siano andate meglio. Ciò nonostante, l’anno successivo accettò un’offerta di lavoro, più redditizia e prestigiosa, nell’importante città di Weimar, dove sarebbe rimasto fino al 1717. Nonostante il soggiorno di Bach a Mühlhausen sia stato breve, fu lì che si verificò un evento © 2023 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.


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molto importante nella sua vita: il matrimonio con la cugina di secondo grado Maria Barbara Bach. La vita di Bach a Weimar sembra essere stata movimentata e ricca di soddisfazioni. Originariamente nominato organista di corte e «musicista da camera», nel giro di pochi anni fu ulteriormente onorato con il titolo di Konzertmeister. Venne anche pagato per riparare strumenti a tastiera più piccoli e in particolare per ispezionare i numerosi organi in costruzione o da revisionare presso le chiese della zona. Inoltre, stava acquisendo una certa notorietà come insegnante. Sul versante privato, sei dei suoi figli, compresa una coppia di gemelli che ebbero vita breve, nacquero a Weimar. Due di loro, Wilhelm Friedemann e Carl Philipp Emanuel, sarebbero diventati apprezzati compositori. J.S. era in rapporti amichevoli con molte celebrità musicali (Georg Philipp Telemann era il padrino di C.P.E. Bach) e il suo nome fu menzionato per la prima volta in un testo stampato dal vecchio amico/nemico di Händel, Johann Mattheson (1681–1764). Molte cantate e gran parte della sua musica per organo furono composte durante quegli anni. Purtroppo, dopo la morte del suo primo datore di lavoro, le cose iniziarono a peggiorare e, verso la fine del 1717, Bach chiese di essere sollevato dal suo incarico, in una qualche maniera poco delicata, tanto che fu messo in prigione per quasi un mese. Non dev’essere stato piacevole ed è probabile che sia stato traumatico anche per i suoi figli. Alla fine comunque J.S. venne rilasciato e congedato con disonore. Adesso era libero di accettare un’offerta più redditizia (come la maggior parte dei grandi compositori, Bach era molto interessato al denaro) alla corte di Köthen. Qui il suo datore di lavoro era il principe Leopoldo, appassionato di musica: cantava e suonava il violino, la viola da gamba e il clavicembalo. I rapporti tra Bach e Leopold erano talmente buoni che il principe accettò di fare da padrino © 2023 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.


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all’ultimo dei figli nati da Maria Barbara, un bambino battezzato in modo benaugurante Leopold Augustus (anche se purtroppo non trasse profitto dal nome, morendo prima di compiere un anno). Sebbene di rado fossero richieste composizioni religiose, dato che il principe era calvinista (il che significa che i servizi venivano condotti senza musica), e nonostante la mancanza di ottimi organi in città, la posizione di Bach a Köthen sembra fosse eccellente. La sua funzione era quella di maestro di cappella, un passo avanti rispetto ai suoi incarichi a Weimar. Pare fosse anche riuscito a vedere riconosciuto il suo valore. La maggior parte delle poche cantate che compose qui avevano lo scopo di celebrare compleanni e altre occasioni di festa; ma il Nostro fu in grado di produrre un corpus consistente di capolavori strumentali che avevano – almeno esteriormente – un carattere secolare. Fu sempre qui che scrisse, o se non altro completò, le opere per violino solo (entro il 1720) e, per estensione, si può presumere: le Suites per violoncello; i Concerti “brandeburghesi”; probabilmente, la maggior parte del primo libro del Clavicembalo ben temperato; e molto altro ancora. Ma la tragedia stava per colpire: nell’estate del 1720, dopo aver accompagnato il suo datore di lavoro Leopold alle terme di Karlsbad, Bach tornò e scoprì che in sua assenza la moglie Maria Barbara era morta, ed era già stata sepolta. (Questo forse lo ispirò a comporre la monumentale Ciaccona che conclude la sua Partita in Re minore per violino solo.) L’anno successivo, tuttavia, la vita riprese quota: il 3 dicembre 1721 sposò la sua seconda moglie, Anna Magdalena Wilcke, una cantante di vent’anni più giovane di lui. È presumibile che Bach abbia festeggiato in grande stile, poiché per l’occasione acquistò tre botti di vino. Dai pochi indizi che si possono trarre dalla scarsa corrispondenza sopravvissuta, Anna Magdalena sembra meravigliosa: suona divinamente, è una © 2023 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.


INDICE Introduzione all’edizione italiana Introduzione all’edizione inglese La magia delle Suites

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Parte I JOHANN SEBASTIAN BACH: UNA BIOGRAFIA DAVVERO BREVE

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Parte II LA GENESI DELLE SUITES PERCHÉ... Bach scrisse le Suites? PER CHI... potrebbero essere state scritte le Suites? A QUALE... strumento erano destinate le Suites? QUANDO... furono composte le Suites? QUALI... di queste fonti possiamo ritenere abbiano riprodotto fedelmente l’originale di Bach? E CHE... fortuna hanno avuto le Suites negli anni successivi alla loro composizione? Robert Schumann e le Suites Pablo Casals e le Suites Parte III SUITES DI DANZA! Storia della suite I movimenti Preludi Danze Allemande Correnti Sarabande Minuetti (Suites n. 1 e n. 2) Bourrées (Suites n. 3 e n. 4) Gavotte (Suites n. 5 e n. 6) Gighe © 2023 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.

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Parte IV FAQ DAI CONCERTI E REGOLE PER L’ESECUTORE Risposte a quattordici FAQ Regole per l’esecutore

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Parte V POTREBBE FORSE ESSERCI UNA STORIA... dietro le Suites? 113 Suite n. 1 in Sol maggiore, bwv 1007 123 Suite n. 2 in Re minore, bwv 1008 128 Suite n. 3 in Do maggiore, bwv 1009 132 Suite n. 4 in Mi bemolle maggiore, bwv 1010 135 Suite n. 5 in Do minore, bwv 1011 139 Suite n. 6 in Re maggiore, bwv 1012 143 Parte VI MOVIMENTO PER MOVIMENTO: trentasei (o quarantadue) momenti di perfezione 147 Suite n. 1 in Sol maggiore, bwv 1007 148 Suite n. 2 in Re minore, bwv 1008 154 Suite n. 3 in Do maggiore, bwv 1009 159 Suite n. 4 in Mi bemolle maggiore, bwv 1010 167 Suite n. 5 in Do minore, bwv 1011 175 Suite n. 6 in Re maggiore, bwv 1012 185 Glossario di termini musicali

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Ringraziamenti

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Bibliografia

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Crediti iconografici

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