Edizioni Curci, in collaborazione con il CIDIM, Comitato Nazionale Italiano Musica, è orgogliosa di presentare la Guido Alberto Fano Collection, la prima collana editoriale dedicata al compositore, pianista e direttore d’orchestra padovano (1875-1961), autore di musica pianistica, cameristica, liriche vocali da camera, composizioni sinfoniche e due opere liriche.
Il curatore è Vitale Fano (1961), musicologo e direttore artistico dell’Archivio Musicale Guido Alberto Fano di Venezia. Ogni volume è redatto in italiano e in inglese.
Edizioni Curci, in collaboration with CIDIM (Comitato Nazionale Italiano Musica), is proud to present the Guido Alberto Fano Collection, the first series dedicated to the Paduan composer, pianist, and conductor (1875-1961), author of works for piano and chamber ensembles, as well as chamber songs, symphonic compositions and two operas. The editor of the series is Vitale Fano (b. 1961), musicologist and artistic director of the Guido Alberto Fano Music Archive. Each volume is published in Italian and English.
English text by Jeffrey Jennings
Grafica musicale e impaginazione: Paolo Mellini
Artwork di copertina: Paolo Zeccara
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«In base alle risultanze di apposito esame sostenuto il giorno 16 giugno 1897, il Signor Guido Alberto Fano nativo di Padova è proclamato Maestro compositore a pieni voti e con lode»: l’esito, che spicca nel certificato di diploma rilasciato dal Liceo Musicale di Bologna, e conservato presso l’Archivio Fano di Venezia, è senza precedenti nei dieci anni in cui Giuseppe Martucci è direttore e insegnante di alta composizione nel prestigioso istituto bolognese. Lo stesso Martucci, tre anni prima, aveva voluto sotto la sua guida il giovane Fano, giunto da Padova con il suo maestro Cesare Pollini per chiedere consigli sulla prosecuzione dei suoi studi; Pollini, affidato lo studente all’illustre collega bolognese, in una lettera dell’anno successivo lo definisce «l’unico allievo che mi abbia compreso e mi abbia ricompensato delle delusioni sofferte con tanti altri».
Per il suo esame di diploma di composizione il ventiduenne Fano (era nato nel 1875, come Maurice Ravel) scrive una Ouverture a grande orchestra in fa minore, finita di strumentare il 5 giugno e diretta da lui stesso nei saggi finali del 30 giugno 1897. I giornali dell’epoca sono testimoni del rilevante successo di questa prima esecuzione, e ravvisano nel brano originalità nello svolgimento e nelle idee melodiche, gusto squisito di armonia e felice accoppiamento dei timbri strumentali, idee plastiche, nette, logicamente collegate, grandiosità della struttura, senso vivo dell’espressione, elevatezza di stile. All’autore riconoscono «un ingegno non comune corroborato da vasta e profonda cultura musicale», e si spingono a sostenere che «a memoria nostra la scuola di composizione non aveva dato un ingegno come il Fano, che si presenta con una Ouverture concepita e scritta come oggi ben pochi maestri, anche fra gli ottimi, sarebbero in grado di fare»
(“La Gazzetta dell’Emilia”). A coronamento degli encomi per la sua musica, il neo-compositore riceve in dono da Martucci lo spartito della sua prima Sinfonia con dedica: «Al mio allievo prediletto Guido Alberto Fano. Bologna 6 luglio 1897».
Trascorrono nove anni prima che l’Ouverture venga eseguita di nuovo, questa volta al Teatro Reinach di Parma, il 15 novembre 1906. In questo lungo intervallo di tempo Fano dimora a Bologna, dove si laurea in giurisprudenza, diviene insegnante di pianoforte al Liceo Musicale, vince il primo premio (di lire mille) del concorso indetto dalla Società del Quartetto di Milano nel 1898, e ottiene una menzione d’onore al celebre concorso quinquennale
“On the basis of the results of an examination undertaken on 16 June 1897, Signor Guido Alberto Fano, native of Padua, is proclaimed Maestro Composer with full marks and honors”: these exam results, immortalized on the diploma issued by the Liceo Musicale in Bologna and preserved in the Fano Archive in Venice, is without precedent in the ten years that Giuseppe Martucci was director and instructor of composition at the prestigious Bolognese institute. It was Martucci himself who, three years earlier, had wanted to mentor the young Fano, who had come from Padua with his teacher Cesare Pollini to ask for advice on the continuation of his studies. After entrusting Fano to his illustrious colleague from Bologna, in a letter written the following year Pollini called him “the only pupil who understood me and compensated me for the disappointments suffered with so many others”.
For his composition diploma exam, the 22-year-old Fano (born in 1875, like Maurice Ravel) wrote an Overture for large orchestra in F minor, finishing the instrumentation on June 5 and conducting it himself for the final exam on 30 June 1897. Newspapers of the time report the remarkable success of this first performance, recognizing the originality of its unfolding and melodic ideas, its exquisite taste in harmony and felicitous coupling of instrumental timbres, the plasticity and clarity and logical connection of the motifs, the grandiosity of the structure, the vivid sense of expression and elevation of style. They ascribed to the composer “an uncommon ingenuity corroborated by a vast and profound musical culture” and go so far as to claim that “in our memory, the school had not given us such a ingenious composer as Fano, who presents himself with an Overture conceived and written as very few masters today, even among the most excellent, would be able” (La Gazzetta dell’Emilia). Crowning the praise for his music, the young composer received a gift from Martucci: the score of his first Symphony with the dedication, “To my favorite pupil Guido Alberto Fano. Bologna 6 July 1897”.
Nine years passed before the Overture was performed again, this time at the Reinach Theater in Parma, on 15 November 1906. During this long interval, Fano continued to live in Bologna, where he graduated in law, became a piano teacher at the Liceo Musicale, won first prize (1,000 lire) in a competition organized by the Società del Quartetto of Milan in 1898, and received an honorable mention in the famous quinquennial Rubinstein competition in Vienna in 1900. In Lugo di Romagna he met Toscanini, who recol-
Rubinstein di Vienna nel 1900. A Lugo di Romagna conosce Toscanini che, stando ai suoi ricordi, ascolta al pianoforte alcuni suoi brani sinfonici ed esclama, pieno d’entusiasmo: «Questa musica si deve fare conoscere; ed io voglio essere il primo a dirigerla e diffonderla»; il direttore d’orchestra progetta di mettere in programma l’Ouverture alla Scala, ma qualche imprevisto manda all’aria il proposito. Il ricordo è avvalorato dalla presenza, nel lascito Toscanini della New York Public Library, di una copia manoscritta della partitura orchestrale dell’Ouverture con dedica dell’autore al direttore d’orchestra.
Nel 1905 Fano assume la direzione del Conservatorio di Parma, e inizia nel capoluogo emiliano un lungo periodo di intensa attività artistica: dirige due stagioni liriche (una a Parma e una a Reggio Emilia) e vari concerti sinfonici nei quali si propone anche in veste di compositore con i Due poemi per canto e grande orchestra, il poema sinfonico La tentazione di Gesù e, come s’è detto, l’Ouverture, di cui la critica parmense apprezza originalità e forza di pensiero, bella ricchezza di contrappunti e di armonie e grande conoscenza della tavolozza orchestrale.
Nel 1910, al Teatro Corea di Roma, è Tullio Serafin a dirigere il pezzo, a cui nel frattempo l’autore ha modificato il titolo in Introduzione, lento fugato, allegro appassionato. Serafin trova il brano «veramente ispirato e di elettissima fattura», e dichiara di dirigerlo «con molto piacere e soprattutto con molta passione». La critica romana lo considera «opera di robusta concezione, di sapiente condotta, di profondo significato», e riconosce al «giovane autore una grande padronanza di mezzi tecnici e di espressione», e «doti straordinarie di contrappuntista ed armonista»; il critico della “Tribuna” scrive che la composizione «rivela la mano esperta di un maestro che conosce la polifonia e la tecnica degli strumenti come pochi – troppo pochi – in Italia». La tappa successiva della carriera di Fano è il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, il più antico e prestigioso d’Italia, dove il musicista padovano giunge con la nomina di direttore all’inizio del 1912. Pochi mesi dopo, il 19 maggio, anche il pubblico napoletano, al Teatro San Carlo, può ascoltare l’Ouverture, guidato da una traccia programmatica che, in occasione delle precedenti esecuzioni, non c’era: «Cupi fantasmi, lotte implacate, torbide passioni travagliano il poeta; te, arte, te sola, consolatrice divina, lo spirito mira, trionfando». Che il compositore fosse fortemente attratto dal fascino della musica a programma è dimostrato in modo eloquente dal poderoso poema sinfonico La tentazione di Gesù, ispirato al poemetto di Arturo Graf, scritto nel 1909; pare tuttavia probabile che la composizione dell’Ouverture non sia ispirata a un programma extramusicale preciso, e che l’enfatica epigrafe sia un’aggiunta successiva.
Pubblico e critica napoletani sono entusiasti della com-
lected having heard some of his symphonic pieces at the piano and enthusiastically exclaimed, “This music must be made known, and I want to be the first to conduct it”. The maestro planned to put the Overture on the program at La Scala, but unforeseen circumstances foiled the plan. The memory is corroborated by the presence, in the Toscanini bequest to the New York Public Library, of a manuscript copy of the orchestral score of the Overture with a dedication by the composer to the conductor.
In 1905 Fano took over as director of the Conservatorio di Parma and commenced a long period of intense artistic activity in the Emilian capital. He directed two opera seasons (one in Parma and one in Reggio Emilia) and several symphony concerts in which he also appeared as composer with Due poemi per canto e grande orchestra, the symphonic poem La tentazione di Gesù, and the Overture, whose conceptual originality and strength, rich contrapuntal and harmonic beauty, and great knowledge of the orchestral palette were appreciated by Parma’s critics.
In 1910, at the Teatro Corea in Rome, it was Tullio Serafin who conducted the piece, the title of which the composer had meanwhile changed to Introduzione, lento fugato, allegro appassionato. Serafin found the piece to be “truly inspired and of the most outstanding workmanship” and declared that he conducted it “with much pleasure and above all with much passion”. Roman critics called it a “work of robust conception, of skillful conducting, of profound significance” and recognized the “young composer’s great mastery of technique and expression”, as well as his “extraordinary talents in matters of counterpoint and harmony”. The critic of the Tribuna wrote that the composition “reveals the expert hand of a master who knows polyphony and instrumental technique like few – too few – in Italy”.
The next stop on Fano’s career path was the Conservatorio San Pietro a Majella in Naples, Italy’s oldest and most prestigious conservatory, where the Padua-born musician was appointed director in early 1912. A few months later, on 19 May, the Neapolitan audience heard the Overture at the Teatro San Carlo, guided by a programmatic track that had not been present in previous performances: “Dark phantoms, relentless struggles, murky passions torment the poet; to thee, art, thee alone, divine consoler, the spirit aims, triumphant”. That the composer was strongly drawn to the allure of programmatic music is eloquently demonstrated by the mighty symphonic poem La tentazione di Gesù, inspired by Arturo Graf’s poem of 1909. It seems likely, however, that the composition of the Overture was not inspired by a specific extramusical program, and that the emphatic epigraph is a later addition. Neapolitan audiences and critics were enthusiastic about Fano’s composition: Il Giorno di Napoli considered it a “little musical jewel”, very modern and well balanced, in which “the development of the fugue is worthy of a great
posizione di Fano: “Il Giorno di Napoli” la considera un «piccolo gioiello musicale», modernissima e assai equilibrata, in cui «lo sviluppo della fuga è degno di un grande maestro»; “Napoli Mondana” la giudica «opera di mirabile, complessa e grandiosa fattura», «d’una possanza sorprendente»; “Musica” ravvisa nel compositore «facoltà inventiva e perfetta conoscenza del movimento musicale moderno e de le sue varie tendenze», mentre “Il Mattino” definisce Fano «un tecnico sagace, uno spirito acutamente assimilatore, uno studioso del movimento musicale moderno, delle sue tendenze impressioniste, delle sue risorse e delle sue varie scuole».
A Napoli Fano rimane fino al 1916, poi viene mandato a dirigere il Conservatorio di Palermo fino al 1922, e infine si trasferisce al Conservatorio di Milano, dove torna all’insegnamento del pianoforte e prosegue l’attività concertistica in varie formazioni da camera. Nel 1938, in conseguenza delle leggi razziali promulgate dal fascismo, perde il posto d’insegnamento e durante la guerra è costretto a rifugiarsi con la famiglia a Fossombrone e Assisi per sfuggire alle deportazioni. Muore nel 1961, a ottantasei anni, durante le vacanze estive a Tauriano di Spilimbergo (al tempo in provincia di Udine, oggi di Pordenone), dove riposa tuttora.
L’Ouverture non è la prima composizione sinfonica di Fano, che nel 1896 scrive un Preludio sinfonico , più ricco di evanescenze impressioniste, che fa esclamare a Martucci: «Siamo dinanzi non a un allievo, ma a un maestro compiuto». Sono gli anni della formazione e dell’apprendistato, anni in cui vengono alla luce alcune composizioni vocali sacre, varia musica per pianoforte, da camera (vocale e strumentale) e sinfonica: da Pollini e Martucci il discepolo riceve in eredità la missione di adoperarsi per proseguire quel cammino di rinascita della musica strumentale italiana, faticosamente intrapreso da alcuni decenni dai suoi maestri e dagli altri musicisti della cosiddetta “generazione del ponte” (Giovanni Sgambati, Marco Enrico Bossi, Leone Sinigaglia, ecc.). In Fano non c’è ancora, in questa fase creativa, quell’ansia di rinnovamento del linguaggio che apparirà di lì a qualche anno; c’è però il migliore clima fin de siècle, quello in cui si è formato: il rigore formale di Brahms, le complessità armoniche e l’orchestrazione ereditate da Wagner, un gusto coloristico di stampo francese, insieme a precisi segnali di un temperamento forte e individuale, che si manifesta nel piglio energico di alcuni pezzi, in certi “gesti” improvvisi, in momenti di singolare tensione linguistica, nella vocazione spiritualistica unita a presentimenti impressionistici. Si rafforza in quegli anni una curiosità intellettuale che lo porterà presto ad aggiornare i suoi modelli e a virare in direzione di Richard Strauss e di Claude Debussy, fino
master”; Napoli Mondana judged it a “work of admirable, complex, and grandiose workmanship […] “of surprising power”. Musica praised the composer’s “inventive faculty and perfect knowledge of the modern musical movement and its various tendencies”, while Il Mattino called Fano “a astute technician, an acutely assimilating spirit, a scholar of the modern musical movement, its impressionistic tendencies, its resources, and its various schools”. Fano remained in Naples until 1916, then became director of the Conservatorio di Palermo until 1922, and finally moved to the Conservatorio di Milano, where he returned to piano teaching and continued performing in various chamber ensembles. In 1938, as a result of the racial laws instituted by the Fascist regime, he lost his teaching post and during the war took refuge with his family in Fossombrone and Assisi to escape deportation. He died in 1961 at the age of eighty-six while on summer vacation in Tauriano di Spilimbergo (at the time in the province of Udine, now Pordenone), where he still rests.
The Overture is not the first symphonic composition by Fano. In 1896 he wrote a Preludio sinfonico, richer in impressionistic evanescence, which led Martucci top exclaim, “We are not before a pupil, but an accomplished master”. These were the years of training and apprenticeship; years in which he composed a number of sacred vocal pieces, various works for piano, chamber music (vocal and instrumental), and symphonic compositions. This was the time when Pollini and Martucci entrusted their disciple with the mission of continuing the quest to bring Italian instrumental music back to life, a mission laboriously pursued for several decades by his masters and the other musicians of the “bridge generation” (Giovanni Sgambati, Marco Enrico Bossi, Leone Sinigaglia, et. al.). Fano does not yet evince, in this creative phase, the anxiety for the renewal of musical language that would appear a few years later. There is, however, the best of the fin de siècle zeitgeist, the one in which his sensibilities were formed and trained: the formal rigor of Brahms, the harmonic complexities and orchestration inherited from Wagner, and a French-style taste for color, together with clear signs of a strong and individualistic temperament, which manifests itself in the energetic flair of certain pieces, in certain sudden ‘gestures’, in moments of singular linguistic tension, in the spiritualistic vocation combined with impressionistic prefiguration. Fano’s intellectual curiosity intensified in those years, which would soon lead him to update his models and veer in the direction of Richard Strauss and
ad avvicinarsi cautamente, e per un breve periodo, alle innovazioni linguistiche di Arnold Schönberg.
La struttura del brano qui presentato è in tre movimenti – Introduzione, Lento fugato, Allegro appassionato – e prende le mosse dalla forma beethoveniana della “ouverture da concerto”, che presenta un’introduzione lenta e un’ampia sezione veloce in forma-sonata (con esposizione, sviluppo e ripresa di due temi contrastanti).
Dopo la prima parte Fano inserisce una fuga, recuperando qualche elemento dell’antica forma della ouverture francese inaugurata da Lully e Rameau, e in seguito utilizzata anche da Bach e da Händel, in cui all’adagio introduttivo faceva seguito un fugato. In quel caso, però, quest’ultimo era in tempo veloce e concludeva il brano, come accade anche nell’ouverture Die Weihe des Hauses (La consacrazione della casa) di Beethoven; nell’Ouverture di Fano la fuga ha invece la funzione di transitare gradualmente il pezzo dal clima sommesso ed espressivo dell’Introduzione a quello prorompente e gagliardo dell’Allegro appassionato, e di conferire alla composizione una tinta di ieraticità, che ricorda César Franck, Max Reger e le grandi fughe organistiche bachiane.
La costruzione musicale del brano si basa essenzialmente sull’elaborazione di tre idee tematiche: il tema dell’Allegro appassionato, un lungo ed energico “periodo generatore” di dodici battute, dalle prime quattro delle quali derivano gli spunti motivici di cui è costellata l’intera composizione; il soggetto della fuga, un tema in tempo lento, costituito da un salto di quinta ascendente in sincope, seguito da lenti melismi con sfumature cromatiche; il secondo tema dell’Allegro, più pacato e bucolico, che ha funzione dialettica e di sviluppo nella terza parte.
L’Introduzione, in tempo “Lento espressivo”, presenta, smembrati, alcuni frammenti dei primi due temi, che in un vibrante clima di inquietudine, a tratti lugubre e a tratti liricamente espressivo, traspaiono come schizzi passando da uno strumento all’altro dell’orchestra. Incastonata fra il penultimo e l’ultimo accordo della cadenza dell’Introduzione, inizia la fuga, il cui soggetto è affidato ai secondi violini in dinamica pianissimo (ppp) e misterioso, e in tempo “Lento assai e con grande intensità”. Attraverso un graduale crescendo e animando, il movimento raggiunge apici di intensità espressiva pregevoli, che sfociano poi nell’energica sezione successiva. Il fugato è caratterizzato da un’elaborazione contrappuntistica particolarmente forbita, tratto caratteristico della produzione del musicista, che guarda al modello prediletto di Bach ma che rivela anche l’assimilazione dell’accuratezza armonica di Franck.
Il trattamento polifonico, incontrando le specificità della scrittura orchestrale, conduce a delle “diminuzioni” che si allontanano di molto dalla consueta omogeneità delle
Claude Debussy, even cautiously and briefly exploring the linguistic innovations of Arnold Schönberg.
The structure of the piece presented here is in three movements – Introduzione, Lento fugato, Allegro appassionato –and takes its cue from the Beethovenian form of the ‘concert overture’, which features a slow introduction and an ample fast section in sonata form (with the exposition, development, and reprise of two contrasting themes).
After the first part, Fano inserts a fugue, incorporating some elements of the ancient French overture form introduced by Lully and Rameau, and later also used by Bach and Händel, in which the introductory adagio is followed by a fugato. In that case, however, the latter was given a fast tempo and concluded the piece, as is also the case in Beethoven’s overture Die Weihe des Hauses (‘The Consecration of the House’), whereas in Fano’s Overture, the fugue has the function of gradually transitioning from the subdued and expressive mood of the Introduzione to the vigorous and jaunty mood of the Allegro appassionato, and of giving the composition a tinge of hieratic solemnity, reminiscent of César Franck, Max Reger, and the great Bach organ fugues.
The musical construction of the piece is essentially based on the elaboration of three thematic ideas: the theme of the Allegro appassionato , a long and energetic “generating period” of twelve bars, the first four providing the motivic cues with which recur throughout the entire composition; the subject of the fugue, a theme in slow tempo consisting of an ascending fifth in syncopation followed by slow melismas with chromatic overtones; and the second theme of the Allegro, more sedate and bucolic, which serves a dialectical and developmental function in the third part.
The Introduzione, in ‘Lento espressivo’ tempo, presents a few dismembered fragments of the first two themes, which are traded like sketches from one instrument to another in a vibrant atmosphere of disquiet, at times mournful and at times lyrically expressive. Nestled between the penultimate and final chords of the cadenza of the Introduzione, the fugue begins, its subject entrusted to the second violins in pianissimo (ppp) e misterioso, with a tempo indication of “Lento assai e con grande intensità”. Through a gradual crescendo and animando, the movement reaches exquisite heights of expressive intensity, which then flows into the energetic next section. The fugal passage is characterized by a particularly scrupulous contrapuntal figure, a signature feature of the composer’s oeuvre, which looks to Bach’s preferred model but also reveals an assimilation of Franck’s harmonic precision. The polyphonic treatment, in concert with the specificities of the orchestral writing, leads to ‘diminutions’ that stray from the usual homogeneity of the figures that characterize the composition of a fugue. In the conducting of the six real voices, the choice of distinct timbral combinations at each
figure di valore che caratterizza la composizione di una fuga. Interessante, nella conduzione delle sei voci reali, la scelta di combinazioni timbriche distinte a ogni entrata del soggetto, come, ad esempio, quella nel registro grave (con unisono di fagotto, controfagotto, trombone basso, bassotuba, violoncelli e contrabbassi), che rimanda alla possente sonorità delle ance dei registri gravi nella pedaliera dei grandi organi francesi.
L’Allegro appassionato, cui si giunge dopo un tesissimo crescendo, svela finalmente il tema principale nella sua interezza, eseguito da tutta l’orchestra con grande calore e con grande intensità; a questo viene contrapposto un secondo tema, più disteso e con sonorità più lievi, affidato ai legni, con interessanti sviluppi timbrici. Dopo varie sezioni in cui il discorso musicale si evolve facendo largo uso di materiali di stretta derivazione tematica (ricavati dal tema principale), il brano sfocia in una apoteosi finale con tempo dilatato e momento “corale” a piena orchestra.
La ripresa della “testa” del soggetto della fuga (le prime quattro note) da parte dei quattro corni all’unisono, ostentata e liberatoria, conduce a una serie di rapidi accordi che chiudono il brano.
La partitura richiede un’orchestra composta di ottavino, due flauti, due oboi, due clarinetti, due fagotti, controfagotto, quattro corni, due trombe, due tromboni tenori, un trombone basso, un bassotuba, timpani e archi (a parte l’ottavino e il bassotuba è l’orchestra di Brahms); la scrittura sinfonica rimanda alla lezione di Wagner e Berlioz per l’attenzione agli impasti timbrici e al colore strumentale, e si caratterizza per una trama piuttosto ricca, molto curata nel trattamento della polifonia orchestrale.
Vitale Fano dicembre 2022
entry of the subject is interesting, such as that in the lower register (a unison of bassoon, contrabassoon, bass trombone, bass tuba, cellos, and double basses), which evokes the mighty sonority of the reeds of the lower range of the pedalboard of the great French organs.
The Allegro appassionato, which is reached after a tense crescendo, finally reveals the main theme in its entirety, performed by the full orchestra con grande calore e con grande intensità. This is countered by a second theme, entrusted to the woodwinds, more relaxed and with gentler sonorities and interesting timbral developments. After several sections in which the musical discourse evolves, making extensive use of material derived from the main theme, the piece flows into a final apotheosis with dilated tempo and a ‘choral’ moment with full orchestra. The reprise of the first four notes of the fugue subject by the four horns in unison, ostentatious and liberating, leads to a rapid sequence of chords that conclude the piece.
The score calls for an orchestra consisting of piccolo, two flutes, two oboes, two clarinets, two bassoons, contrabassoon, four horns, two trumpets, two tenor trombones, one bass trombone, one bass tuba, timpani, and strings (apart from the piccolo and bass tuba, it is Brahms’ orchestra). The symphonic writing harks back to the lessons of Wagner and Berlioz in its attention to timbral textures and instrumental color, and is characterized by a rich and carefully crafted interweaving of orchestral polyphony.
Vitale Fano December 2022