Edizioni Curci, in collaborazione con il CIDIM, Comitato Nazionale Italiano Musica, è orgogliosa di presentare la Guido Alberto Fano Collection, la prima collana editoriale dedicata al compositore, pianista e direttore d’orchestra padovano (1875-1961), autore di musica pianistica, cameristica, liriche vocali da camera, composizioni sinfoniche e due opere liriche.
Il curatore è Vitale Fano (1961), musicologo e direttore artistico dell’Archivio Musicale Guido Alberto Fano di Venezia. Ogni volume è redatto in italiano e in inglese.
Edizioni Curci, in collaboration with CIDIM (Comitato Nazionale Italiano Musica), is proud to present the Guido Alberto Fano Collection, the first series dedicated to the Paduan composer, pianist, and conductor (1875-1961), author of works for piano and chamber ensembles, as well as chamber songs, symphonic compositions and two operas. The editor of the series is Vitale Fano (b. 1961), musicologist and artistic director of the Guido Alberto Fano Music Archive. Each volume is published in Italian and English.
English text by Jeffrey Jennings
Grafica musicale e impaginazione: Paolo Mellini
Artwork di copertina: Paolo Zeccara
Proprietà esclusiva per tutti i Paesi: Edizioni Curci S.r.l. – Galleria del Corso, 4 – 20122 Milano
© 2023 by Edizioni Curci S.r.l. – Milano
Tutti i diritti sono riservati / All rights reserved
EC 12378 / ISMN: 9790215920750
www.edizionicurci.it
«In base alle risultanze di apposito esame sostenuto il giorno 16 giugno 1897, il Signor Guido Alberto Fano nativo di Padova è proclamato Maestro compositore a pieni voti e con lode». L’esito, che spicca nel certificato di diploma rilasciato dal Liceo Musicale di Bologna e conservato presso l’Archivio Fano di Venezia, è senza precedenti nei dieci anni in cui Giuseppe Martucci è direttore e insegnante di alta composizione nel prestigioso istituto bolognese. Lo stesso Martucci, tre anni prima, aveva voluto sotto la sua guida il giovane Fano, giunto da Padova con il suo maestro Cesare Pollini per chiedere consigli sulla prosecuzione degli studi musicali. Pollini, affidato lo studente all’illustre collega bolognese, in una lettera confidenziale lo definisce «l’unico allievo che mi abbia compreso e mi abbia ricompensato delle delusioni sofferte con tanti altri».
Per il suo esame di diploma di composizione il ventiduenne Fano (era nato nel 1875) scrive una Ouverture a grande orchestra in fa minore che dirige lui stesso nei saggi finali del 30 giugno 1897. Pochi giorni dopo, il neocompositore riceve in dono da Martucci lo spartito della sua prima Sinfonia con dedica: «Al mio allievo prediletto Guido Alberto Fano. Bologna 6 luglio 1897». Negli anni successivi il compositore rimane a Bologna, si laurea in giurisprudenza, diviene insegnante di pianoforte al Liceo Musicale, partecipa al concorso di composizione indetto dalla Società del Quartetto di Milano nel 1898, vincendo il primo premio di lire mille, e al celebre concorso quinquennale “Anton Rubinstein” di Vienna nel 1900, dove ottiene una menzione d’onore. Nel 1902 Fano conosce Toscanini che, stando ai suoi ricordi, ascolta al pianoforte alcuni suoi brani sinfonici ed esclama, pieno d’entusiasmo: «Questa musica si deve fare conoscere; ed io voglio essere il primo a dirigerla e diffonderla»; il direttore d’orchestra progetta di mettere in programma l’Ouverture alla Scala, ma il proposito non si realizza. Il ricordo è avvalorato dalla presenza, nel lascito Toscanini della New York Public Library, di una copia manoscritta della partitura orchestrale dell’ Ouverture con dedica dell’autore al direttore d’orchestra.
Nel 1905 Fano vince il concorso nazionale per il posto di direttore del Conservatorio di Parma (in commissione c’è anche Toscanini) e inizia nel capoluogo emiliano un
“On the basis of the results of an examination undertaken on 16 June 1897, Signor Guido Alberto Fano, native of Padua, is proclaimed Maestro Composer with full marks and honors”: these exam results, immortalized on the diploma issued by the Liceo Musicale in Bologna and preserved in the Fano Archive in Venice, is without precedent in the ten years that Giuseppe Martucci was director and instructor of composition at the prestigious Bolognese institute. It was Martucci himself who, three years earlier, had wanted to mentor the young Fano, who had come from Padua with his teacher Cesare Pollini to ask for advice on the continuation of his studies. After entrusting Fano to his illustrious colleague from Bologna, in a letter written the following year Pollini called him “the only pupil who understood me and compensated me for the disappointments suffered with so many others”.
For his composition diploma exam, the 22-year-old Fano (born in 1875, like Maurice Ravel) wrote an Overture for large orchestra in F minor, conducting it himself for the final exam on 30 June 1897. A few days later, the young composer received a gift from Martucci: the score of his first Symphony with the dedication, “To my favorite pupil Guido Alberto Fano. Bologna 6 July 1897”.
In the years that followed, Fano continued to live in Bologna, where he graduated in law, became a piano teacher at the Liceo Musicale, won the first prize of 1,000 lire, and received an honorable mention in the famous quinquennial Anton Rubinstein competition in Vienna in 1900. In 1902, Fano met Toscanini, who recollected having heard some of his symphonic pieces at the piano and enthusiastically exclaimed, “This music must be made known, and I want to be the first to conduct it”. The maestro planned to put the Overture on the program at La Scala, but unforeseen circumstances foiled the plan. The memory is corroborated by the presence, in the Toscanini bequest to the New York Public Library, of a manuscript copy of the orchestral score of the Overture with a dedication by the composer to the conductor.
Nel 1905 Fano won a national competition for the position of director of the Conservatorio di Parma (Toscanini was on the jury) and commenced a long period of intense artistic activity in the Emilian capital. He directed two opera seasons (one in Parma and one in Reggio Emilia) and several symphony concerts in which he also appeared as composer
lungo periodo di intensa attività artistica: dirige due stagioni liriche (una a Parma e una a Reggio Emilia) e vari concerti sinfonici nei quali si propone anche in veste di compositore con i Due poemi per canto e grande orchestra, il poema sinfonico La tentazione di Gesù e l’Ouverture, di cui la critica parmense apprezza originalità e forza di pensiero, bella ricchezza di contrappunti e di armonie e grande conoscenza della tavolozza orchestrale. La tappa successiva della carriera di Fano è il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, il più antico e prestigioso d’Italia, dove il musicista padovano giunge con la nomina di direttore all’inizio del 1912. Qui rimane fino al 1916, quando viene spostato alla direzione del Conservatorio di Palermo che mantiene fino al 1922, anno in cui ottiene il trasferimento al Conservatorio di Milano come insegnante di pianoforte. Nel capoluogo lombardo prosegue l’attività concertistica in varie formazioni da camera e compone musica pianistica e cameristica. Nel 1938, in conseguenza delle leggi razziali promulgate dal fascismo, viene licenziato e perde il posto in conservatorio; nel marzo del 1943, spaventato dai bombardamenti su Milano, lascia la città e si rifugia a Fossombrone e ad Assisi, fuga provvidenziale grazie alla quale eviterà le imminenti deportazioni naziste. Dopo la liberazione, torna a Milano dove tiene ancora qualche concerto e compone alcuni pezzi per organo e un brano sinfonico. Muore nel 1961 durante le vacanze estive a Tauriano di Spilimbergo (allora in provincia di Udine, oggi di Pordenone), dove riposa tuttora.
Negli anni di formazione, Fano riceve in eredità da Pollini e Martucci il compito di proseguire quel cammino di rinascita della musica strumentale italiana, faticosamente intrapreso alcuni decenni prima dai suoi maestri e dagli altri musicisti della cosiddetta “generazione del ponte” (Sgambati, Bossi, Bazzini, ecc.). Da qui deriva la scelta di dedicarsi prevalentemente, come compositore, alla musica pianistica, cameristica, vocale da camera e sinfonica. Nella prima fase creativa si rileva il migliore clima fin de siècle, quello in cui si è formato: il rigore formale di Brahms, le complessità armoniche e l’orchestrazione desunte da Wagner, certo gusto coloristico di stampo francese, ma ci sono anche alcuni segnali di un temperamento forte e individuale, che si manifesta nel piglio energico di alcuni pezzi, in certi “gesti” improvvisi, in momenti di singolare tensione linguistica, in una certa vocazione spiritualistica unita a presentimenti impressionistici. Negli anni successivi si rafforza una curiosità intellettuale che lo porta ad aggiornare i propri modelli e ad apprezzare lo stile di Richard Strauss e di Debussy, fino ad avvicinarsi
with Due poemi per canto e grande orchestra, the symphonic poem La tentazione di Gesù, and the Overture, whose conceptual originality and strength, rich contrapuntal and harmonic beauty, and great knowledge of the orchestral palette were appreciated by Parma’s critics.
The next stop on Fano’s career path was the Conservatorio San Pietro a Majella in Naples, the oldest and most prestigious in Italy, where the Padua-born musician was appointed director in early 1912. He remained there until 1916, then became director of the Conservatorio di Palermo until 1922, the year in which he transferred to the Conservatorio di Milano where he taught piano. He continued performing in various chamber groups and composing music for piano and chamber ensemble.
In 1938, as a result of the racial laws instituted by the Fascist regime, he lost his teaching post at the conservatory; in March of 1943, he left Milan to escape the Allied bombardments and took refuge in Fossombrone and Assisi, which also enabled him to avoid deportation by the Nazis. After the liberation of Italy, he returned to Milan where he resumed playing concerts and composed a few works for organ and a symphonic piece. He died in the summer of 1961 while vacationing in Tauriano di Spilimbergo (at the time in the province of Udine, now Pordenone), where he still rests.
During his formative years, Fanno was entrusted by his mentors Pollini and Martucci with the mission of continuing the quest to bring Italian instrumental music back to life, a mission laboriously pursued for several decades by his masters and the other musicians of the “bridge generation” (Sgambati, Bossi, Sinigaglia, et. al.). From this derived his decision to devote himself prevalently as a composer to works for piano, chamber ensemble, as well as chamber songs and symphonic music. His early creative phase is imbued with the best of the fin de siècle zeitgeist, the one in which his sensibilities were formed and trained: the formal rigor of Brahms, the harmonic complexities and orchestration inherited from Wagner, and a French taste for color, together with clear signs of a strong and individualistic temperament, which manifests itself in the energetic flair of certain pieces, in certain sudden ‘gestures’, in moments of singular linguistic tension, in the spiritualistic vocation combined with impressionistic prefiguration. Fano’s intellectual curiosity intensified in those years, which would soon lead him to update his models and veer in the direction of Richard Strauss and Claude Debussy,
cautamente alle innovazioni linguistiche di Schönberg, mostrando quell’ansia di rinnovamento del linguaggio che era cifra comune di tutti i migliori musicisti del primo Novecento.
La produzione cameristica di Fano comprende musica per violino e pianoforte (Fantasia Sonata in re minore, Pagine d’album, Andante appassionato in re bemolle maggiore, Ansietà), musica per violoncello e pianoforte (Andante appassionato in la bemolle, Sonata in re minore, Allegretto scherzoso), Arcano! per pianoforte, violino e violoncello, Quartetto in la minore, Quintetto in do maggiore per pianoforte, due violini, viola e violoncello.
Il Quartetto è l’ultima composizione cameristica del musicista, che in seguito scriverà solamente sei liriche per canto e pianoforte (cinque su poesie di D’Annunzio e una su poesia di Carducci), un brano sinfonico e alcuni pezzi per organo. In piena Seconda guerra mondiale, il Quartetto è anche l’ultima composizione di Fano prima della fuga da Milano.
I manoscritti musicali autografi e il fondo documentario del musicista sono attualmente conservati nell’Archivio Fano di Venezia, dove ci sono due esemplari manoscritti del Quartetto, il primo dei quali riporta, in chiusura, l’indicazione «Milano, il 9 IV 42», luogo e data di completamento del lavoro. L’idea iniziale risale a qualche mese prima e più precisamente al dicembre 1941, mese in cui Fano si dedica a una sorta di “esercizio di stile” componendo una fuga a quattro voci in fa minore sul primo dei soggetti che si trovano a p. 357 del monumentale Traité de la fugue (ed. Enoch & Cie, Paris, 1901) del celebre compositore e didatta francese André Gédalge (1856-1926), assistente di Massenet e maestro di Ravel, Milhaud e Honegger. Il lavoro è concluso il 19 dicembre e il titolo in bella copia Fuga a quattro voci di Guido Alberto Fano, posto in cima alla prima delle sette pagine del pezzo, lascia intendere che il musicista vi abbia attribuito dignità di opera compiuta e ben riuscita, al punto da utilizzarla come quarto movimento del Quartetto in la minore. Uniche modifiche o aggiunte sono le dinamiche e i coloriti, che sono totalmente assenti nella stesura originaria, il tempo raddoppiato (da 4/2 a 4/4), e soprattutto il titolo Elevazione, dal profondo significato spirituale e simbolico. La complessa elaborazione contrappuntistica, la forte intensità espressiva e la durata di molto maggiore agli altri tempi (eccetto il primo), rendono questo movimento il cuore del Quartetto, che si può supporre sia stato composto, in qualche modo, attorno alla fuga, che segue scrupolosamente le norme della “fuga di scuola”.
Fano ne annota nel manoscritto i punti salienti e i termini
even cautiously and briefly exploring the linguistic innovations of Arnold Schönberg, showing that drive towards the renewal of musical language that was the common trait of all the finest composers of the early 20th century.
Fano’s chamber production includes music for violin and piano (Fantasia Sonata in D minor, Pagine d’album, Andante appassionato in D flat major, Ansietà), music for cello and piano (Andante appassionato in A flat, Sonata in D minor, Allegretto scherzoso), Arcano! for piano, violin, and cello, the Quartetto in A minor, and the Quintetto in C major for piano, two violins, viola, and cello.
The Quartet is the Fano’s last chamber composition, after which he would only write six lyrics for voice and piano (five poems by D’Annunzio and one by Carducci), one symphonic piece, and several works for organ. Written at the height of World War II, the Quartet is also Fano’s last composition before his flight from Milan.
The musician’s autograph manuscripts and personal documents are currently preserved in the Fano Archive in Venice, where there are two handwritten scores for the Quartet, the first of which bears the inscription “Milano, il 9 IV 42,” the place and date of completion. The initial idea dates back a few months earlier, more precisely to December 1941, the month in which Fano devoted himself to a sort of “stylistic exercise” by composing a four-voice fugue in F minor on the first of the subjects found on page 357 of the monumental Traité de la fugue (Enoch & Cie, Paris, 1901) by the celebrated French composer and teacher André Gédalge (1856-1926), assistant to Massenet and teacher of Ravel, Milhaud, and Honegger. The work was completed on 19 December, and the heading Fuga a quattro voci di Guido Alberto Fano placed at the top of the first of the work’s seven pages, suggests that the composer ascribed to it the dignity of a complete and successful work, and in fact he would use it as the fourth movement of the Quartet in A Minor. The only changes or additions are the dynamics and coloriti, totally absent in the original draft, the doubled tempo (from 4/2 to 4/4), and above all the title Elevazione, which has deep spiritual and symbolic significance. The complex contrapuntal elaboration, the expressive intensity, and the much longer duration of the other movements (except the first) make this the heart of the work, which can be assumed to have been composed around the fugue, scrupulously following the tripartite form of the fuga di scuola. Fano indicates its salient points and specific terms in the manuscript: the exposition in pianissimo, followed by the first divertimento that elaborates parts of the theme, and then by a counter-exposition with subject and response
specifici: l’esposizione, in pianissimo, seguita dal primo “divertimento” che elabora parti del tema, e poi da una controesposizione con soggetto e risposta alla viola e al secondo violino. Dopo un secondo divertimento, il soggetto ricompare al tono minore della sottodominante e al tono maggiore della sopradominante. Seguono un lungo divertimento, un pedale di dominante e la serie conclusiva di cinque stretti, alternativamente del soggetto e del controsoggetto, sempre più ravvicinati. Un ultimo breve pedale di tonica porta all’accordo conclusivo in fa maggiore.
La struttura complessiva del Quartetto si articola in cinque movimenti: il primo in la minore, il secondo in do maggiore (con trio nella lontana tonalità di la maggiore), il terzo in la bemolle maggiore, il quarto (la fuga) in fa minore e l’ultimo in la minore.
Il primo movimento è un Allegro moderato dal clima pacato e meditativo, a tratti misterioso e incolore, con qualche impennata dinamica. La struttura poggia su uno schema di forma-sonata con un primo tema in la minore e un secondo tema, più solare, nella relativa di do maggiore. Tratto caratteristico del movimento e di tutta la produzione di Fano è la forte vocazione cromatica, come si evince, dopo poche battute dall’inizio del brano, dalla modulazione del primo tema un semitono sopra. Evidente anche la tessitura polifonica imitativa, ammiccante già allo stile della successiva fuga, con le parti che si inseguono come un canone molto stretto, quasi un’eco. Lo sviluppo ne è prova tangibile, poiché si presenta come una sorta di fugato con il primo tema esposto in do minore dal violoncello e imitato polifonicamente dal violino secondo in sol maggiore, dalla viola in re minore e dal violino primo in la maggiore, per approdare poi al secondo tema proposto in combinazioni e tonalità dissonanti. La ripresa del primo tema si presenta nella stessa tonalità dell’inizio, quella del secondo modula a la maggiore e sfocia in un dinamico fugato a gradi sfasati (Re, Mi, Sol , Si) che porta alla chiusa canonica, in fortissimo, nella tonalità di impianto: il la minore.
Il secondo movimento è uno Scherzo, non troppo che ricorda quello del Quintetto di Fano (composto un quarto di secolo prima). L’idea principale, preceduta da terzine ribattute del violoncello e da accordi modulanti, è la figurazione melodica dell’inizio del primo movimento, utilizzata però in modo radicalmente diverso, staccata e ritmata, sempre con forte connotazione imitativa. Il Trio, In tempo tranquillo, è di carattere totalmente diverso: cullante, nostalgico e a tratti implorante.
L’Andante, con intimo e profondo sentimento che funge da terzo movimento è in la bemolle maggiore ed è un breve brano caratterizzato da un andamento lineare, a tratti
to the viola and second violin. After a second divertimento, the subject reappears at the minor pitch of the subdominant and the major pitch of the secondary dominant. This is followed by a long divertimento, a pedal on the dominant, and the concluding series of five stretti that alternate subject and countersubject in increasing proximity. A final short tonic pedal leads to the concluding F major chord.
The overall structure of the Quartet is divided into five movements: the first in A minor, the second in C major (with trio in the distant key of A major), the third in A flat major, the fourth (the fugue) in F minor, and the last in A minor. The first is an Allegro moderato with a calm and meditative mood, at times mysterious and colorless, with the occasional dynamic surges. The structure rests on a sonata form with a first theme in A minor and a second, sunnier theme in the relative of C major. A characteristic feature of the movement and of Fano’s entire production is the strong chromatic sensibility, as is evident a few bars into the piece from the modulation of the first theme to a raised semitone. Also apparent is the imitative polyphonic texture, a foreshadowing of the style of the subsequent fugue, with the parts chasing each other like a very dense canon, almost an echo. The development is tangible evidence of this, as it takes the form of a fugato of sorts with the first theme expounded in C minor by the cello and imitated polyphonically by the second violin in G major, the viola in D minor, and the first violin in A major, then arriving at the second theme, proposed in dissonant combinations and tonalities. The reprise of the first theme is in the same key as the beginning, while that of the second modulates to A major and results in a dynamic fugato in phased degrees (D, E, G , B), leading to the canonical close, in fortissimo, in the declared key of the movement, A minor. The second movement is a Scherzo non troppo reminiscent of the one in Fano’s Quintet (composed a quarter century earlier). The main idea, preceded by repeated triplets from the cello and modulating chords, is the melodic figuration from the beginning of the first movement, but deployed in a radically different way, detached and rhythmic, although still with strong imitative connotations. The Trio, In tempo tranquillo, is of a totally different character: soothing, nostalgic, at times imploring.
The Andante, con intimo e profondo sentimento that serves as the third movement is a short piece in A-flat major, characterized by a linear, at times chorale-like progression, interrupted by central solo scales and arpeggios and then by “dying” pizzicati that precede the closing chords. The brief meditative moment appears to be an interlude with the function of preparing for the expansive fugue that follows.
The divergence between the fugue and the last movement is considerable. Indeed, the concluding Allegro vivace is bright,
simile a quello di un corale, interrotto da scale e arpeggi solistici centrali e dai pizzicati in dinamica “morendo” che precedono gli accordi conclusivi. Il breve momento meditativo pare un intermezzo con funzione di preparare l’ampia fuga che segue.
Il divario fra la fuga stessa e l’ultimo movimento è ragguardevole. L’Allegro vivace conclusivo è infatti brillante, spavaldo e frenetico grazie a un andamento rapido e leggero dai ritmi puntati e marcati, nonché ricco di acciaccature, appoggiature, trilli, pizzicati, cromatismi, campi tonali accostati imprevedibilmente. Il rapporto con la dimensione meditativa dell’intero Quartetto viene tuttavia salvaguardato, poco prima della fine, dalla citazione del Trio nostalgico del secondo movimento, che precede la chiusa impetuosa e “con fuoco”.
Non vi è al momento notizia di esecuzioni del Quartetto all’epoca della sua composizione o durante la vita del compositore. La prima ripresa in tempi moderni pare quindi essere l’incisione, da parte del Quartetto d’archi di Torino, nel CD Phoenix del 1996, comprendente anche il Quintetto di Fano con al pianoforte Aldo Ciccolini. Negli anni successivi vi sono state alcune esecuzioni alle Sale Apollinee del Teatro La Fenice di Venezia, a opera del Quartetto di Venezia e del Quartetto Arditti. Sono in programma per il 2023 due esecuzioni del Quartetto di Cremona, una a Venezia e una a Padova.
Vitale Fano dicembre 2022
swaggering, and frenetic as a result of a rapid, nimble progression of pointed rhythms, rich in acciaccaturas, appoggiaturas, trills, pizzicati, chromaticisms, and unpredictably juxtaposed tonal fields. However, the relationship to the meditative dimension of the entire Quartet is maintained, just before the end, by the quotation from the nostalgic Trio in the second movement, which precedes the impetuous close con fuoco. There is currently no record of any performance of the Quartet at the time of its composition or during the composer’s lifetime. The first instance thus appears to be the 1996 recording by the Quartetto d’archi di Torino on the Phoenix label, which also included Fano’s Quintet with Aldo Ciccolini at the piano. In subsequent years there have been several performances at the Sale Apollinee of the Teatro La Fenice in Venice by the Quartetto di Venezia and the Quartetto Arditti. Two performances by the Quartetto di Cremona are scheduled for 2023, one in Venice and one in Padua.