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I VALORI CHE DIVENTANO ACCENTI NATURALI

Per leggere la musica è necessario conoscere la durata delle figure (valori) inserite nello spazio chiamato battuta o misura, la loro posizione sul rigo musicale e la chiave di lettura.

Le figure, come abbiamo già visto, partono dall’intero o semibreve fino al 64.mo. Pertanto, quando si suona una figura del valore di un quarto, o si trova una pausa dello stesso valore, significa che si sta suonando la quarta parte di un intero o semibreve, oppure che si deve aspettare in silenzio un valore equivalente.

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La parola accento, nel linguaggio corrente, assume il significato di rafforzamento del tono di voce (con il quale si dà a una vocale o sillaba maggior rilievo rispetto ad altre).

La prosodia, parola che deriva dal greco, è composta da pros (verso) e dia (canto). Per questo si dice che l’accento è uno dei tratti prosodici di una lingua. Vale a dire, un accento che si pronuncia, ma non si scrive, perché riguarda l’intonazione, il ritmo, la durata e, ovviamente, le accentuazioni del linguaggio parlato.

Le parole “tisana” o “matita”, ad esempio, non hanno accenti scritti, come “benché”, “affinché”, ma si pronunciano accentando la seconda sillaba.

Anche nella musica ci sono accenti scritti, come quello intensivo a forma di v orizzontale (>), e quelli naturali (non scritti) che potremmo definire prosodici perché, in assenza di simboli ad hoc, scaturiscono in modo naturale e spontaneo dal ritmo e dalla melodia. Questi accenti si concretizzano quando, ad esempio, si suonano quattro figure da un quarto (che hanno lo stesso grado di sonorità); perché si è portati per istinto a dare maggiore energia al primo e al terzo quarto. Da questa matrice, infatti, nasce la divisione degli accenti di una misura in forti e deboli.

Esempio

Gli accenti, sotto forma di figure musicali, svolgono un ruolo fondamentale nell’esecuzione di genere classico, jazz e contemporaneo.

Una delle combinazioni ritmiche più difficili, ad esempio, è il contrattempo.

Il contrattempo, o contro-tempo, si forma sugli accenti deboli o sulla parte debole di un accento forte, ma non può continuare sugli accenti forti (essendo questi sostituiti dalle pause). In altre parole, il contrattempo si realizza quando in un’alternanza di pause e figure, i suoni cadono sul tempo debole, o sulla parte debole del tempo forte, e le pause sul tempo forte o su parte dello stesso.

Il contrattempo viene definito regolare quando il valore delle pause è uguale a quello delle note (come nell’esempio) e irregolare quando il valore delle pause è superiore a quello delle note (ad esempio pause di ottavi con punto e sedicesimi).

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