Leggende della musica (anteprima)

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Redazione: Samuele Pellizzari Immagine di copertina: © Fuartwork / Shutterstock.com Foto dell’autore: © Giancarlo Polacchini Proprietà esclusiva per tutti i Paesi: Edizioni Curci S.r.l. – Galleria del Corso, 4 – 20122 Milano Fingerpicking.net S.r.l. – Via Spargi 4/B – 07052 San Teodoro (SS) © 2023 by Edizioni Curci S.r.l. – Milano Fingerpicking.net S.r.l. – San Teodoro (SS) Tutti i diritti sono riservati EC 12410 / ISBN: 9788863954302 www.edizionicurci.it Prima stampa in Italia nel 2023 da PressUp S.r.l. – Roma


Il Re del Blues

I

l Mississippi è il grande fiume che attraversa l’America e che si ricorda per lo strano nome con tante s e la doppia p. Un tempo era il fiume della musica blues, la musica degli schiavi, uomini dalla pelle nera che venivano prelevati con la forza dalle lontane terre africane e portati proprio lì, dove il Mississippi si allarga in un grande delta e rende rigogliosi i campi di cotone. Per questo il blues viene anche chiamato la musica del delta. La schiavitù e il razzismo sono tra i peggiori crimini contro l’umanità e ancora oggi la nostra civiltà deve combatterli. Si manifestano in tante forme diverse, anche a scuola, per esempio, quando un compagno più forte se la prende con uno più debole, o quando un ragazzo di razza o religione diversa viene preso in giro e lasciato in disparte. Ma torniamo al grande fiume. Raccogliere cotone era un lavoro duro che nessuno voleva fare: bisognava chinarsi pianta per pianta, e staccare quello strano © 2023 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.


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Leggende della musica

frutto soffice e tondo che per l’uomo bianco era fonte di ricchezza. Gli schiavi neri servivano a questo, preziosa mano d’opera al costo di un tozzo di pane. Uomini, donne e bambini lavoravano senza sosta sotto il sole cocente,e per comunicare tra loro, o alleviare la fatica e la malinconia, cantavano. Le voci si fondevano in cori suggestivi, i gospel. La sera, tornati al villaggio, non c’era molto da fare, allora chi non poteva lavorare nei campi cercava di intrattenere i propri amici per guadagnarsi il pasto quotidiano. La musica non costava nulla, bastava una voce e un pezzo di legno, con delle corde da biancheria, per costruire una chitarra, buona per accompagnare le storie tristi di questi uomini senza libertà. Così, quei canti si riempivano di musica, dando vita al blues, la musica dei neri. Blues... suona magica questa parola. Potremmo dire che il blues è una musica che nasce dal cuore, fa il giro del corpo e ti arriva nelle mani. Se sei un musicista blues non devi fare altro che appoggiarle su uno strumento per lasciare cantare la tua anima. Il più bravo di tutti era un grosso chitarrista cieco, Big Blind. Non aveva potuto lavorare nei campi e, per non farsi vendere a un nuovo padrone che chissà cosa ne avrebbe fatto, convinse il proprio a tenerlo, promettendogli ogni sera uno spettacolo d’eccezione. © 2023 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.


La notte in cui inventarono il Rock

«N

on è giusto!» «Che cosa?» «Sono così tante le cose ingiuste che è impossibile dirne una sola» «Jimi così non capisco, spiegati meglio per favore!» «E come faccio, Carmen? Ecco, prendi oggi, per esempio, a scuola…» «Che è successo?» Iniziavano così i pomeriggi insieme di Jimi e Carmen, nel tiepido inverno di Seattle. Quella mattina, a scuola, Jimi era stato ripreso perché aveva impugnato la matita con la mano sinistra e, a quell’epoca, essere mancini era un difetto da correggere. Quel rimbrotto lo aveva irritato: che male c’era a utilizzare la sinistra per disegnare? E quello era niente rispetto agli altri problemi. Come le disuguaglianze legate al colore della pelle, e la sua era del tipo più scuro. Perché doveva sempre sentirsi diverso? © 2023 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.


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Ecco cosa non era giusto! Quelle limitazioni che impedivano a ciascuno di essere se stesso. Jimi non era il solo a soffrirne e, in quegli anni, erano molti i giovani che si interrogavano su diverse questioni. C’era chi contestava la guerra in Vietnam e trovava ingiusto andare a combattere in un paese lontano per motivi incomprensibili; chi protestava contro le convenzioni sociali per cui l’unico amore possibile era quello tra un uomo e una donna; e poi c’erano le ragazze che volevano gli stessi diritti degli uomini: essere donna non doveva rappresentare un limite. Capirete che in quel periodo tante cose andavano sistemate. O meglio, così credevano i giovani. Agli adulti, invece, la società andava bene com’era e mai avrebbero rinunciato alla loro tranquillità e al benessere per difendere diritti altrui. «Vuoi saperne una davvero ingiusta?» riprese Jimi con un po’ di vergogna. «Racconta» replicò Carmen. «Oggi sono stato sgridato perché scrivo con la mano sinistra» «E tu sei arrabbiato per questa stupidaggine?» «Certo che sono arrabbiato, ma un giorno le mie mani cambieranno il corso della storia». Jimi amava la musica e avrebbe voluto suonare la chitarra, ma la sua famiglia era troppo povera e non © 2023 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.


una classica serata jazz

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ère Lachaise, il cimitero di Parigi. Non certo il luogo per spassarsela. Ma quando arriva il momento della fine, occorre accettare la nuova dimora. E visto che il tempo da passare sarà lungo, conviene trovare una buona compagnia. Chi meglio del proprio vicino per affrontare il nuovo viaggio? Basta fare amicizia, o almeno provarci… «Ciao, mi chiamo Michel...» Dopo alcuni colpi di tosse, e qualche gorgoglio per schiarire la gola, non senza uno sgarbato cenno di fastidio, una voce tremolante rispose: «Fryderyk» «Piacere» disse Michel «Ma quale piacere, non vede che sono assorto nei miei pensieri?» «Scusa Fryderyk, non volevo disturbare, solo presentarmi, scambiare due parole. Questo posto è anche più triste di quanto immaginassi… Un po’ di conversazione sarebbe gradita» © 2023 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.


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«Come ha detto di chiamarsi?» «Michel» «Ecco, senta Michel, ero immerso nelle mie riflessioni e mi ha disturbato. Come può pensare di fare amicizia con me? Non siamo neppure dello stesso rango! Poi lei è strano, così piccino, sembra ancora un bimbo…» «A dire il vero dovremmo avere quasi la stessa età!» «Non si direbbe, comunque sono fatti suoi. Io continuo a lavorare alla mia melodia e lei, per cortesia, eviti d’importunarmi» «Melodia? Sei un musicista? Lo sono anch’io, suono il pianoforte!» A quelle parole Fryderyk non contenne più la collera e diventò paonazzo fino alle orecchie. «Lei un pianista? Ma non mi faccia ridere! IO sono un pianista, anzi, sono IL pianista… Mi chiamavano il poeta del pianoforte» «Sì, sì, sono un pianista e credo d’essere anche bravo» disse Michel, sfoderando una punta d’orgoglio. Fryderyk lo squadrò dalla testa ai piedi e con aria di sufficienza rintuzzò: «Ma se non arriva neppure ai pedali…» Michel rispose con un guizzo: «Ci arrivo eccome… Mio padre ha progettato un meccanismo adatto a me. Anche una famosa fabbrica di pianoforti ha inventato un sistema simile» © 2023 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.


L’ULTIMO VIAGGIO DI BILLIE

B

ianco è il colore del latte, dei gigli nel campo, delle colombe che volano dietro casa. Il nero non è mai niente di bello. Come la faccia che vedo ogni mattina nello specchio, le mie mani, le unghie sporche di fango e terra, il mio cuore, il mio umore. Sono sicura che anche il mio sangue è nero. Mi gratto la pelle: ci sarà un po’ di bianco anche in me da qualche parte? Vorrei essere come la luna, brillare come il sole, muovermi come le nuvole leggere e bianche. Invece sono tempesta e pioggia, cielo scuro, buio e nero. «Perché parli così nonna? La tua voce è meravigliosa, è nera e fa parte delle cose belle» «Non direi, è stata bella fino a quando è servita, poi è arrivata quella canzone…» «Quale?» «Quella dell’albero e del suo strano frutto». «Raccontami». «Portami un bicchiere d’acqua fredda». © 2023 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.


L’ULTIMO VIAGGIO DI BILLIE 35

La bambina tornò rapidamente, ancora più curiosa di conoscere quella storia che si annunciava misteriosa. La donna prese il bicchiere e versò l’acqua addosso alla bambina, che con un brivido di freddo e la voce rotta dal pianto chiese: «Perché?» «Perché non sai volare». «Dovrei saperlo fare?» «No!» rispose la donna. «Che sensazione provi a subire un torto per qualcosa che non puoi fare, che non puoi cambiare?» «Disagio». «Di’ pure rabbia! Questa è stata la mia vita». La bambina comprese e l’abbracciò teneramente. «Vieni, facciamo una passeggiata». Le strade delle grandi città americane non sono mai buie, il profilo del cielo le illumina sempre, regalando un’atmosfera magica. Le due figure camminavano fianco a fianco. Nei localini disseminati lungo la via risuonava una musica malinconica che sembrava seguire il ritmo dei loro passi. Billie guardò la bambina e sussurrò: «La strada è come il pozzo dei desideri: provi a chiederle di realizzare i tuoi sogni e speri che si avverino. La mia vita è stata un sogno meraviglioso, che non si è mai realizzato». © 2023 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.


COME UNA STELLA

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l Presidente sospirava impaziente, era pronto per il suo giuramento ma attendeva l’arrivo dell’ospite d’onore. Il portone in cima alle scale finalmente si aprì. Lei con la sua gonna rossa sgargiante, smagliante come il suo sorriso, fece il suo ingresso. Scese con attenzione ogni gradino respirando profondamente, e la colomba che aveva sul petto sembrava voler spiccare il volo, ma era solo una grande spilla appuntata sul suo cuore. Il microfono d’oro era appoggiato sul leggio, lo strinse tra le mani e una punta di emozione tradì la gioiosa serenità che l’accompagnava. Aprì la bocca, cantò e incantò, e tutti quelli che erano lì, compreso il Presidente, a stento trattennero le lacrime. La mamma, seduta sulla vecchia poltrona, guardava in televisione l’esibizione della figlia. Gli occhi erano pieni di commozione. Prese la mano del marito e la strinse forte, balbettando qualcosa d’incomprensibile. Poi si schiarì la voce e sussurrò: © 2023 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.


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Leggende della musica

«Quella gonna la ricordo. La indossava quel giorno… tornava da scuola, calpestata, sbeffeggiata dai suoi compagni. Quante volte l’ho criticata, quante volte ho cercato di dissuaderla per distoglierla dalla sua eccentricità! Lei invece perseverava con decisione e fierezza. I sogni rimangono tali se non ci credi veramente. Lei ci ha creduto e ora, eccola lì con il Presidente. Quante notti mi sono preoccupata sentendola parlare da sola davanti allo specchio! Ho ascoltato di nascosto le confessioni, i timori. Ho tremato per la sua confusione, l’incertezza, la fragilità…» Nello stesso giorno, nello stesso momento, in una casa come tante… Mi guardo allo specchio cercando di capire perché. Nessun’amica, nessun sorriso. Solo calci, pugni, insulti. Lo specchio è trasparente, non vedo la mia immagine riflessa ma quella che gli altri riflettono di me. Sì, gli altri. Per vivere hai bisogno di loro e, quando sei una ragazza un po’ insicura, ti possono giocare brutti scherzi. Ti possono fare lo sgambetto, possono ridicolizzarti fino a farti sentire goffa, impacciata… brutta! Il giudizio degli altri contamina il mio umore facendomi precipitare nell’incertezza. Imperfetta, sbagliata, inadeguata. Scrivilo come vuoi, ma si legge sempre: diversa! Ogni occasione è una conferma: posso provare a sollevare la testa mille volte e mille volte i miei compagni © 2023 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.


PAOLINO

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el piccolo paese di Berchidda le notti non sono mai silenziose. I pastori si alzano molto prima del sorgere del sole per organizzare il lavoro e arrivare in tempo ai pascoli. Lillino aprì con delicatezza la porta della cameretta in fondo al corridoio e sussurrò: «Sbrigati, è tardi!» «Arrivo, papà» rispose prontamente Paolo, stropicciandosi gli occhi. Poco dopo padre e figlio erano davanti all’uscio di casa. L’alba era ancora lontana e la luce della luna illuminava con discrezione i loro passi. La direzione era sempre la stessa, la campagna di Tucconi dove l’uomo portava i suoi animali al pascolo. Paolo, nelle giornate libere, lo accompagnava volentieri, pronto a dargli una mano. Nonostante il passo fosse svelto, i due acceleravano o rallentavano l’andatura affinché l’alba coincidesse con la loro prima sosta. Allora si sedevano su un grande masso in cima alla collina e riprendevano fiato, guardando ammirati il sorgere del sole. © 2023 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.


PAOLINO 59

Un soffio di vento fece vibrare i ramoscelli e le foglie di un olivastro piantato lì vicino, generando un suono brusco ma melodioso. «Chiudi gli occhi, Paolo, e ascolta la musica della natura» disse Lillino. «Cos’è la musica?» chiese ingenuamente il ragazzo. Il padre gli prese la mano e se l’appoggiò sul petto. Era ancora un po’ affannato a causa dalla faticosa salita: «Lo senti il ritmo del mio cuore?» chiese. «Certo» rispose il figlio incuriosito. «Ecco, la musica è ritmo e cuore». Paolo ci pensò un attimo e poi, con occhi pieni di ammirazione, disse: «Quante cose belle sai, papà!» «Sono un pastore» rispose, «la solitudine è la migliore maestra, ti costringe a imparare un sacco di cose». «Che bello, anch’io voglio fare il pastore da grande!» disse il ragazzo. Il padre si irrigidì un attimo e lo afferrò per il braccio, poi, con la dolcezza di sempre, lo guardò negli occhi e gli sussurrò amorevolmente: «No, il tuo destino non sarà uguale al mio. Dovrai viaggiare e raccontarmi il mondo, solo così il mio sacrificio avrà avuto un senso». Paolo annuì, benché non fosse proprio contento di quell’incarico, intimidito dal fare deciso del padre, non ebbe il coraggio di replicare. Riconquistata la © 2023 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano. Tutti i diritti sono riservati.


INdICE Il re del blues

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La notte in cui inventarono il rock

15

Una classica serata jazz

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L’ultimo viaggio di Billie

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Come una stella

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Paolino 58

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