Tre canti su poesie di Giosuè Carducci (anteprima)

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Edizioni Curci, in collaborazione con il CIDIM, Comitato Nazionale Italiano Musica, è orgogliosa di presentare la Guido Alberto Fano Collection, la prima collana editoriale dedicata al compositore, pianista e direttore d’orchestra padovano (1875-1961), autore di musica pianistica, cameristica, liriche vocali da camera, composizioni sinfoniche e due opere liriche.

Il curatore è Vitale Fano (1961), musicologo e direttore artistico dell’Archivio Musicale Guido Alberto Fano di Venezia. Ogni volume è redatto in italiano e in inglese.

Edizioni Curci, in collaboration with CIDIM (Comitato Nazionale Italiano Musica), is proud to present the Guido Alberto Fano Collection, the first series dedicated to the Paduan composer, pianist, and conductor (1875-1961), author of works for piano and chamber ensembles, as well as chamber songs, symphonic compositions and two operas.

The editor of the series is Vitale Fano (b. 1961), musicologist and artistic director of the Guido Alberto Fano Music Archive. Each volume is published in Italian and English.

English text by Jeffrey Jennings

Grafica musicale e impaginazione: Paolo Mellini

Artwork di copertina: Paolo Zeccara

Proprietà esclusiva per tutti i Paesi: Edizioni Curci S.r.l. – Galleria del Corso, 4 – 20122 Milano © 2023 by Edizioni Curci S.r.l. – Milano

Tutti i diritti sono riservati / All rights reserved

EC 12444 / ISMN: 9790215922013

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Prima stampa in Italia nel 2023 da INGRAF Industria Grafica S.r.l., Via Monte San Genesio, 7 – Milano

Il 16 febbraio 1907 muore Giosuè Carducci, poeta della nuova Italia, premio Nobel per la letteratura.

Pochi anni prima Guido Alberto Fano lo aveva conosciuto a Bologna, in occasione di una di quelle riunioni settimanali che il musicista organizzava in casa propria, cui aderivano musicisti e letterati (fra i quali anche Gabriele D’Annunzio) a formare quasi una “moderna novella camerata”. Qui Carducci, dopo aver ascoltato alcune composizioni di Fano, aveva esclamato, entusiasta: «Meraviglie, caro Fano, meraviglie! È musica che trae all’alto».

Nell’estate del 1906 il musicista trentenne – direttore del Conservatorio di Parma grazie ad Arturo Toscanini che, in giuria del concorso, lo preferisce fra trentasei candidati –si trova in villeggiatura a Rimini, e lì scrive, nel volgere di pochi giorni, diversi canti per voce sola e pianoforte su poesie di Pascoli e Carducci. Questi inaugurano la sua seconda fase creativa, che comprende anche i Due poemi per canto e grande orchestra, il poema sinfonico La tentazione di Gesù (dal poemetto di Arturo Graf), l’opera in tre atti Juturna (su libretto di Ettore Tolomei, dall’Eneide di Virgilio), e il poemetto per canto e pianoforte Il sogno della vergine (dai Canti di Castelvecchio di Pascoli). La produzione di questo secondo periodo rivela il tentativo di rispondere alle sollecitazioni che la crisi tonale di quel volgere di anni comporta: il linguaggio musicale mostra una forte tensione cromatica che arriva a volte alle soglie dell’atonalità, e assimila stilemi armonici aggiornati, come cenni di esatonalità e di armonia per quarte.

Le liriche dei primi anni del Novecento presentano alcuni sviluppi significativi, rispetto alle raccolte del primo periodo: la scelta dei testi poetici non ricade più sulla produzione di giovani letterati, ma su quella dei grandi poeti italiani (Boccaccio, Carducci, Pascoli); la parte pianistica elabora una maggior complessità e autonomia, con vari spazi “a solo” che interpretano il senso del testo poetico; l’armonia si arricchisce in qualche passaggio di forti dissonanze e di soluzioni indefinite, mentre la linea vocale diviene a tratti frastagliata e caratterizzata da ampi salti.

Tre sono le composizioni dedicate a Carducci in questo periodo: Lungi lungi, Passa la nave mia, Vere novo. La prima viene orchestrata l’anno successivo, poco dopo la scomparsa del poeta, e forma, con La mia sera (da Pascoli),

On February 16, 1907, Giosuè Carducci, poet of the new Italy and Nobel laureate in literature, passed away.

A few years earlier, Guido Alberto Fano had met him in Bologna, at one of the weekly gatherings that Fano organized in his own home, to which other musicians and literati (including Gabriele D’Annunzio) joined to form a sort of “modern novella camerata”. Carducci, after listening to some of Fano’s compositions, had exclaimed enthusiastically, «Marvels, dear Fano, marvels! It is music that takes us to the heights».

In the summer of 1906, the 30-year-old musician – now director of the Conservatory of Parma, a position secured through the support of Arturo Toscanini, who served on the jury and chose him from a pool of thirty-six candidates – was vacationing in Rimini where, in the space of a few days, he wrote several songs for solo voice and piano on poems by Pascoli and Carducci. This marked the onset of his second creative phase, which also includes the Due poemi per canto e grande orchestra, the symphonic poem La tentazione di Gesù (from verses by Arturo Graf), the three-act opera Juturna (with a libretto by Ettore Tolomei, based on Virgil’s Aeneid), and the poem for voice and piano Il sogno della vergine (from Pascoli’s Canti di Castelvecchio). Fano’s output in this second period reflects an attempt to address the tonal crisis of the time: his musical language exhibits a strong chromatic tension that occasionally verges on atonality, assimilating the latest harmonic features, including hints of hexatonality and quartal harmony.

The lyric pieces from the early 20th century exhibit significant developments compared to the collections from the earlier period. The choice of poetic texts no longer falls on the works of young literary figures but on the great Italian poets such as Boccaccio, Carducci, and Pascoli. The piano accompaniment gains greater complexity and autonomy, featuring various “a solo” passages that interpret the essence of the poetic text. The harmony sometimes incorporates strong dissonances and indefinite resolutions, while the vocal line becomes intermittently jagged and characterized by expansive leaps.

There are three compositions dedicated to Carducci in this period: Lungi lungi, Passa la nave mia , and Vere novo The first was orchestrated the following year, shortly after the poet’s death, and forms one half of the diptych

PREFACE PREFAZIONE
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il dittico Due poemi per canto e grande orchestra, pubblicato nel 1936 da Sonzogno sia nella versione orchestrale che nella trascrizione pianistica; Passa la nave mia e Vere novo rimangono invece inedite. Curiosamente la scelta cade ben due volte su traduzioni carducciane delle poesie di Heinrich Heine (1797-1856): Lungi lungi (messa in musica anche da Francesco Paolo Tosti e Adolfo Gandino) deriva infatti da Auf Flügeln des Gesanges (dalla raccolta Lyrisches Intermezzo del 1822-23), mentre Passa la nave mia è la traduzione della poesia Mit schwarzen Segeln segelt mein Schiff (sulla quale c’è anche un Lied di Hugo Wolf), tratta dalle Neue Gedichte ( Verschiedene , Seraphine , n. 11) del 1844. Il primo verso riprende una nota metafora “nautica”, che già Petrarca aveva utilizzato come incipit del sonetto Passa la nave mia colma d’oblio e che lo stesso Carducci aveva impiegato nei suoi Juvenilia (Passa la nave mia sola tra il pianto). Nella musica di Fano, una lirica breve e intrisa di profondo dolore, la scrittura pianistica è molto articolata e melodicamente autonoma dalla linea vocale, dalla quale attinge solo le due note che chiudono la prima e l’ultima sezione. Nella parte centrale colpisce l’uso considerevole di accordi maggiori con la settima maggiore che formano scale cromatiche ascendenti e discendenti (realizzate con doppie terze minutamente diteggiate), che hanno quasi effetto di straniamento. La tradizionale struttura A-B-A’ ripropone nella terza parte il verso iniziale con la medesima melodia al canto, ma con una variazione della parte pianistica a rapide e fluenti biscrome che muta radicalmente la percezione dell’immagine metaforica della nave.

Vere novo, che è tratta dal secondo libro delle Odi barbare, presenta una struttura A-B-A, con parte centrale in tempo più tranquillo, in cui la ripresa non coincide con l’ultima strofa della poesia: la ripetizione del tema iniziale cade infatti solo sull’ultimo verso e conclude il canto con senso di forte sospensione, lasciando il compito di terminare il brano a un lungo episodio del pianoforte solo. Qui le suggestioni paesaggistiche carducciane trovano riscontro in un’atmosfera festosa resa con accordi puntati echeggianti squilli di fanfara, che ricordano alcuni momenti del Tannhäuser di Wagner. Nell’ultimo verso compare il nome “Lalage”, figura femminile cantata da Orazio (Odi, I, 22), molto cara a Carducci, legata all’amore e al risveglio primaverile.

A tutt’altro contesto appartiene la lirica Ad Annie, una delle ultime composte dal musicista, scritta nel 1945 durante il periodo trascorso in clandestinità ad Assisi per sfuggire alle deportazioni naziste. Rifugiato in un monastero di monache clarisse colettine, Fano compone otto liriche per canto e pianoforte, di cui sette da poesie

Due poemi per canto e grande orchestra, along with La mia sera (from Pascoli), published in 1936 by Sonzogno in both the orchestral version and piano transcription. Curiously, for as yet unpublished Passa la nave mia and Vere novo, the textual sources are both Carducci’s translations of poems by Heinrich Heine (1797-1856): Lungi lungi (also set to music by Francesco Paolo Tosti and Adolfo Gandino) draws on Auf Flügeln des Gesanges (from the Lyrisches Intermezzo collection of 1822-23), while Passa la nave mia is a translation of the poem Mit schwarzen Segeln segelt mein Schiff (on which Hugo Wolf also wrote a Lied), taken from the Neue Gedichte (Verschiedene, Seraphine, no. 11) of 1844. The first verse deploys a well-known nautical metaphor, which Petrarch had already used as the incipit of the sonnet My galley, charged with forgetfulness and which Carducci himself had employed in his Juvenilia (Passa la nave mia sola tra il pianto). In Fano’s short lyric piece, saturated with deep sorrow, the piano writing stands out for its intricate articulation and the melodic autonomy of the vocal line, from which it draws only the two notes that close the first and last sections. The middle section is striking for the considerable use of major chords with the major seventh, forming ascending and descending chromatic scales through meticulously fingered double thirds, almost creating a sense of alienation. The traditional A-B-A’ structure reappears in the third part, revisiting the opening verse with the same melody in the vocal line. However, the piano part undergoes a variation, transforming into rapid, flowing passages that radically alter the perception of the metaphorical image of the ship.

Vere novo, extracted from the second book of Odi barbare, presents an A-B-A structure. The composition features a central segment marked by a subdued tempo, where the reprise diverges from the final stanza of the poem. Notably, the recurrence of the initial theme aligns solely with the concluding verse, imparting a pronounced sense of suspension, leaving the task of concluding the piece to a protracted solo piano episode. Carducci’s evocative landscape imagery converges with a jubilant ambiance conveyed through dotted chords evoking the bright fanfare of certain moments in Wagner’s Tannhäuser. The closing verse introduces the name “Lalage”, a female figure celebrated by Horace (Odes, I, 22) and dear to Carducci, symbolizing themes of love and the reawakening of spring.

Emerging from another context entirely is the lyric piece Ad Annie, one of Fano’s final creations, composed in 1945 during his clandestine sojourn inn Assisi, undertaken to evade Nazi deportations. Seeking refuge at the Poor Clare monastery of Santa Colette, Fano crafted eight lyrical compositions for voice and piano, encompassing seven poems by D’Annunzio

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di D’Annunzio e una da Carducci. Nonostante lo scorrere degli anni, il linguaggio musicale si mantiene fedele agli ideali estetici che hanno sempre guidato il musicista; la forma è però qui più libera e aperta, senza ripetizioni o ritorni, e la musica dissolve la simmetria dei distici della poesia in frasi musicali sempre differenti, dove solo l’inciso ritmico iniziale è mantenuto costante per le prime quattro strofe, benché posto ogni volta ad altezze diverse. La poesia di Carducci è dedicata all’amata scrittrice Annie Vivanti (Londra, 1866 – Torino, 1942), ed è inclusa nella raccolta Rime e ritmi pubblicata nel 1898; reca però la data 30 marzo 1890, anno in cui il poeta scrisse la prefazione della raccolta poetica Lirica, pubblicata dall’editore Treves di Milano, con cui Vivanti esordì come scrittrice.

Vitale Fano novembre 2023

and one by Carducci. Despite the passage of years, Fano’s musical language remains true to the aesthetic ideals that had always guided him. However, the form here is more liberated, eschewing repetitions and returns, and the music dissolves the symmetry of the poem’s couplets, transforming them into dynamically shifting musical phrases. Only the initial rhythmic motif persists consistently throughout the first four stanzas, albeit with variations in pitch each time. Carducci’s poem is an homage to the esteemed writer Annie Vivanti (London, 1866 – Turin, 1942) and is featured in the collection Rime e ritmi, published in 1898. Intriguingly, the poem bears the date March 30, 1890, coinciding with the year Carducci penned the preface to the poetry collection Lirica, published by the Milan-based Treves, marking Vivanti’s debut as an author.

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Versi di Heinrich Heine Traduzione di Giosuè Carducci

Passa la nave mia

sostenuto

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Musica di Guido Alberto Fano (1906)

Andante
Passalanave con intensità () miaconvele 5 nere,Convele 3 -nerepe’lselvaggio 8 mare. 6
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18 re,Tutidi diminuendo20 vertiafarlasangui22 nare. 24
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26 27 quasi eco È,comeil a poco con passione con passione29
a poco crescendo 30 3 3
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