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PROIETTATI VERSO IL FUTURO
Fondazione Minoprio festeggia i suoi primi 60 anni, cambia logo e lavora, per continuare ad offrire formazione, divulgazione e ricerca di grande qualità, con al centro i giovani alunni che diventano i migliori ambassador dell’istituzione lombarda colloquio con ELIAS BORDOLI di BENEDETTA MINOLITI
Un futuro più verde, trainato dalle nuove generazioni, sempre più rigoglioso e proiettato verso nuove sfide e obiettivi. Si potrebbe racchiudere così il significato del nuovo logo di Fondazione Minoprio, che nell’anno scolastico 2022/2023 celebra il suo 60esimo anniversario. Una ricorrenza importante per la Fondazione che si occupa di formazione, specializzazione, ricerca applicata e divulgazione, in diversi settori, dall’orto floro-frutticolo a quello vivaistico, fino al giardinaggio, al verde ornamentale e all’agroalimentare, con cui anche noi collaboriamo con entusiasmo da diverso tempo. Abbiamo così ripercorso le tappe fondamentali della Fondazione con il suo presidente, Elias Bordoli, che ci ha raccontato non solo i traguardi raggiunti, ma anche gli obiettivi per il futuro.
60 anni di Fondazione Minoprio, un anniversario decisamente importante e assolutamente da festeggiare. «Assolutamente sì e l’augurio è che la Fondazione abbia altri 60 anni davanti e sono convinto che sarà così, anche grazie al rilancio del green. Quando mi sono insediato, il 3 dicembre 2021, i miei dipendenti mi hanno consegnato una lettera con questa frase: “Se non noi chi, se non ora quando?”. Questa contiene proprio il significato del lavoro che dobbiamo andare a fare, facendo conoscere Fondazione Minoprio, rilanciandola al di fuori, rendendola protagonista della nostra città, della nostra Regione e più ampiamente a livello nazionale e internazionale. Inoltre, quest’anno abbiamo avuto un aumento netto di studenti del 17% e le classi formate non sono riuscite purtroppo a soddisfare tutte le richieste che ci sono arrivate dalle ragazze e dai ragazzi che vedono nel verde il loro futuro».
Un dato importante.
«Sì, certo. Noi cerchiamo di fare tutto al meglio delle nostre potenzialità, senza forzare nessuno ma assecondando le passioni dei nostri studenti. Prima di Natale ho fatto un discorso ai ragazzi per fargli gli auguri, dicendo che loro sono i migliori ambassador di Minoprio, perché è la loro professionalità che rappresenta al meglio la Fondazione, quello che facciamo e come lo facciamo. I numeri dicono che lavoriamo bene, ma si può sempre migliorare. Detto questo, facciamo il nostro lavoro con dedizione e questo è certificato dai numeri, dalle competenze che raggiungono i nostri studenti e dal loro inserimento nelle aziende del settore e non solo».
Mi racconti qualcosa a proposito del nuovo logo di Fondazione Minoprio? Mi sembra racchiuda la vostra essenza e il cambiamento, con l’albero cresciuto nel tempo, protratto verso il futuro.
«Esatto, è proprio così. Quest’anno parlando con Stefania Cantaluppi e Ignazio Perego, che si occupano della comunicazione di Fondazione Minoprio, abbiamo ideato questo nuovo logo per due ragioni. La prima è il 60esimo, che per noi non è solo un anniversario da festeggiare, ma simboleggia anche una rinascita e un rilancio, proprio come mi era stato chiesto dai dipendenti, guardando al passato per trarre giovamento e rilanciare l’attività. Poi, abbiamo cambiato il nome: Fondazione Minoprio ITS. Io poi ho insistito per mettere i tre core business su cui si basa il lavoro che svolgiamo quotidianamente: formazione, ricerca e divulgazione».
Abbiamo parlato molto di futuro. Cosa vedi in quello della Fondazione Minoprio? E quali sono gli obiettivi che vorreste raggiungere?
«Vedo la Fondazione Minoprio verso un percorso in crescita. Visti anche i numeri che ci accompagnano, mi piacerebbe ampliare l’offerta formativa. Infatti, stiamo valutando un potenziamento della nostra struttura, aggiungendo un secondo piano. Inoltre, stiamo vagliando l’opportunità di mettere in funzione la nostra seconda sede, a San Vittore Olona. Con la questione Covid tutto si era un po’ bloccato, ma adesso sembra il momento giusto per sviluppare questa sede, che nel giro di un paio d’anni chissà, potrebbe essere funzionante e servire Milano e limitrofi».