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LA FAVOLA DELLA VITA

Davanti ai cancelli delle favole chi aspetta il suo turno per essere amata ha tutto il tempo di avere paura ogni petalo è un mostro che ha tenuto per mano coi fiori sugli occhi la testa a punta e molti animali randagi nelle vene tu sai che sono una bambina

La vita è forse una lenta disillusione dalle favole? Questo ci è dato scoprire in aprile, il mese che T.S. Eliot definisce «il più crudele dei mesi»? Crudele perché, da un lato, fa sentire tutta la potente promessa della vita e, dall’altro, ci offre pure un brivido, un timore che tale fioritura sia vana, inutile, solo destinata a sfiorire.

O forse anche le favole, come suggerisce questa bella poesia di Eva Laudace, sono luoghi in cui incontriamo i nostri drammi più profondi, i dissidi e i rischi, solamente rappresentati in modo più sognante? In ogni donna esiste una bambina che attende di essere amata, mentre ha «molti animali randagi nelle vene»? Che grande mistero, che grande favola l’esistenza umana, delicatis- sima e pregiata come una figura favolosa. Ci sono mostri, ci sono cancelli, ci sono rischi che dobbiamo attraversare, avventure dove si rischia di perdersi. Le favole sono la nostra minima e profonda mitologia. E anche le poesie mettono in scena il rischio profondo di vivere, cioè di perdere se stessi, di mancare l’amore. Di non entrare nella vera favola bella che ci aspetta.

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