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SULLE TRACCE DI FRANCESCO

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PRIMA DI SCENDERE

PRIMA DI SCENDERE

AD ASSISI, TRA I LUOGHI VISITATI NEGLI ANNI DA PAPA

BERGOGLIO CHE HA VOLUTO RIPERCORRERE LA VITA DEL SANTO DI CUI PORTA IL NOME

Dieci anni di pontificato da quella sera in cui il silenzio dominava in una piazza San Pietro gremita nonostante la pioggia – l’elezione di un pontefice è sempre un evento eccezionale – un silenzio appena rotto dopo l’annuncio del cardinale eletto: Jorge Mario Bergoglio, qui sibi nomen imposuit Franciscus. Poi un fragore assordante. Il papa venuto dalla fine del mondo aveva deciso di chiamarsi Francesco. Un nome tanto importante quanto impegnativo. Pochi giorni dopo spiegò ai giornalisti il motivo di quella scelta azzardata, ispirata da una frase dell'arcivescovo emerito di San Paolo, il brasiliano Claudio Hummes. «Quando è stato raggiunto il quorum dei due terzi è scattato l'applauso. Claudio mi ha abbracciato e mi ha detto: “Non dimenticarti dei poveri”. Subito, in relazione ai poveri, ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi, mentre lo scrutinio proseguiva, ho pensato alle guerre. E Francesco è l’uomo della pace. E, così, è venuto il nome nel mio cuore: Francesco d’Assisi. È per me l’uomo della povertà e della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato».

Tutti si aspettavano un’imminente visita ad Assisi e Bergoglio non tradì le aspettative: quell’anno celebrò la festa di San Francesco nella cittadina umbra. Una giornata straordinaria durante la quale il nuovo pontefice toccò tutti i luoghi fondamentali nella vita del santo. Per altre cinque volte, poi, è tornato ad Assisi. L’ultima, per il momento, il 24 settembre 2022, in occasione della manifestazione internazionale Economy of Francesco al Teatro Lyrick, un tempio della cultura ricavato nell’ex reparto chimico industriale della fabbrica Montedi - son, progettata negli anni ‘50 dagli architetti Pier Luigi Nervi e Riccardo Morandi.

Tornando al 4 ottobre 2013, la prima volta di Bergoglio ad Assisi, ci si può avventurare tra i luoghi in cui il papa ha sostato – toccati poi anche nel corso delle visite seguenti – ripercorrendo le tappe fondamentali dell’esistenza del santo. Ma, prima di iniziare questo cammino, va ricordato un posto che non è una meta turistica: l’Istituto Serafico, che accoglie e cura bambini e ragazzi affetti da gravi disabilità plurime, chiamati ad affrontare con coraggio ogni giorno faticosi percorsi di riabilitazione. «Gesù è nascosto in questi ragazzi, in questi bambini, in queste persone. Sull’altare adoriamo la Carne di Gesù, in loro troviamo le piaghe di Gesù», disse il papa.

Per ripercorrere la vita del Poverello sui passi del pontefice si parte da Santa Maria Maggiore, la chiesa del

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vescovado, dove Francesco ricevette il battesimo, quando gli fu imposto, in un primo tempo, il nome di Giovanni. Nella chiesa di San Damiano, fuori dalle mura cittadine, visse invece una forte esperienza interiore nei primi tempi della sua conversione. Fermatosi a pregare davanti a un’immagine del crocifisso, udì la voce di Gesù che gli parlava nell’intimo e gli chiedeva di ripararne la casa. Si sentì così pronto per nuove battaglie. Sulla piazza del Vescovado, alla presenza del vescovo Guido I, rinunciò all’eredità paterna restituendo al padre terreno anche gli abiti che indossava. Visse allora in solitudine per due anni, rafforzandosi nella sequela di Cristo, fino a quando si unirono a lui alcuni uomini di Assisi. Una delle loro prime dimore fu un tugurio abbandonato, detto Rivotorto, «dove a fatica potevano stare seduti o stesi per terra»: da lì furono però cacciati da un campagnolo, giunto là con il suo asino, che reclamava il possesso del luogo. La chiesetta di Santa Maria degli Angeli, dove avevano già dimorato periodicamente, divenne così la loro residenza più stabile: Francesco amò quella piccola cappella, preferendola a tutte le altre.

Poi la «gente poverella crebbe», come racconta Dante nel canto XI del Paradiso, divenendo un Ordine numeroso, mentre Francesco continuava con costanza a dare l’esempio.

Nei primi mesi del 1221, però, vittima della febbre quartana, mangiò della carne durante la Quaresima. Allora convocò la cittadinanza in piazza San Rufino, dove tenne una predica. Poi entrò nella chiesa, si tolse la tonaca e si fece trascinare nudo con una corda al collo davanti alla gente, confessando il peccato commesso. Tutti

La Rivoluzione Di Bergoglio

«Sembriamo tutti giudici mancati, ma Dio perdona chi non giudica i fratelli». Così, in una messa a Santa Marta, nella Città del Vaticano, papa Francesco sottolinea come il giudizio verso l’altro sostituisca spesso la misericordia cristiana. Anche il papa, del resto, è costantemente criticato: alcuni lo hanno addirittura bollato come eretico, chiedendone le dimissioni. Una storia per molti versi speculare a quella di San Francesco d’Assisi che, nel corso della sua vita, è dovuto passare attraverso tre processi. Il primo, mosso dal padre Pietro di Bernardone, terminò con uno dei gesti più eclatanti e significativi mai raccontati nelle vite dei santi, la spoliazione. Il secondo, noto come il processo del signor papa, ha come protagonista Innocenzo III ed è una parte centrale del complicato percorso che portò all’approvazione della Regola francescana. Infine il terzo, scatenato dai dissidi sull’interpretazione delle norme redatte da Francesco, che avevano causato numerose dispute tra i frati, terminò con la decisione del santo di rassegnare le dimissioni dalla guida del suo stesso Ordine. Partendo dal racconto di questi tre episodi, Enzo Fortunato riflette sulle somiglianze tra la vita del santo e quella di papa Bergoglio. Entrambi, come Gesù, non giudicano mai l’altro ma sono continuamente sotto giudizio. Il ritorno dello spirito francescano veicolato dal pontefice, infatti, ha scosso dalle fondamenta una Chiesa arroccata e autoreferenziale che rischiava di perdere di vista il messaggio più autentico del Vangelo: l’amore verso gli ultimi. Come scrive il cardinale Matteo Maria Zuppi, «una delle chiavi di lettura offerta da padre Enzo Fortunato sta nel modo in cui entrambi – il Santo e il papa – rispondono ai loro accusatori. O, come sarebbe meglio dire, il modo in cui non rispondono. Non si tratta di eludere il confronto, ma di ribaltare il piano e la logica dell’accusa. Questa, infatti, alimenterebbe soltanto l’odio e il rancore. La logica del cuore apre invece lo spazio a un altro modo di intendere la relazione umana».

scoppiarono in pianto e compresero la lezione, avvertendo l’urgenza di una vera conversione. Pochi anni dopo quell’evento, Francesco tornò al Signore. Non appena intuì l’aggravarsi del male, si fece riportare alla Porziuncola, dove dal grembo «l’anima preclara/mover si volle, tornando al suo regno/e al suo corpo non volle altra bara», scrive sempre Dante. Fu sepolto provvisoriamente nella chiesa di San Giorgio ma nel 1230 le sue spoglie vennero traslate nella basilica costruita in suo onore per volere di papa Gregorio IX, che ha il cuore pulsante nella cripta dove è posta la Tomba di San Francesco. Chiara gli sopravvisse per 27 anni e per 42 dimorò a San Damiano: dopo la sua morte, nel 1253, le spoglie furono portate nella chiesa di San Giorgio, fino a quando non fu edificata la basilica di Santa Chiara.

La vita di Francesco trascorse in un colloquio continuo con l’Altissimo, per questo egli cercava luoghi isolati dove immergersi in preghiera. Fuori da Assisi, inerpicandosi sul monte Subasio, si incontra l’Eremo delle carceri, dove la tradizione vuole si conservi la grotta in cui il santo colloquiava con Dio. Allo stesso modo, ripercorrere anche solo spiritualmente i luoghi di Francesco vuol dire entrare in dialogo con lui.

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