Il Giornale di Macerata dicembre 2021

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PERIODICO DI INFORMAZIONE

il giornale di

MACERATA Anno 1 n°1 (2°Pubb. digitale) Aut. Tribunale di Macerata: in attesa di registrazione - Editore: Lime Edizioni srl Direttore responsabile: Carlo Scheggia Ordine dei Giornalisti di Marche n. 064674 Redazione: Fabrizio Baleani, Marco Ribechi Hanno collaborato: Donato Bevilacqua, Gabriele Censi, Elisa Cinquepalmi, Lorenzo Fava, Valerio Fioretti, Mauro Giustozzi, Michele Mastrangelo, Maurizio Verdenelli Realizzazione grafica e concessionaria esclusiva di pubblicità: Lime Edizioni srl - Via A. Capecelatro, 31• Milano Tel. 02 36767660 - www.limedizioni.com - info@limedizioni.com - Tiratura: 21.000 copie

In tempo per farcI glI augurI Siamo al secondo numero di questa avventura editoriale pensata per la Città di Macerata. Un numero speciale per più motivi: il primo dal punto di vista dei contenuti. All’interno di questo numero c’è una sezione nutrita pensata per le festività natalizie con storie tra passato e presente che appartengono alla comunità. Inoltre, abbiamo inserito il calendario di eventi organizzato dal Comune, come ulteriore agenda da avere sempre sottomano tra concerti, teatro, incontri, mostre, musei e attività per i più piccoli. Il secondo motivo è la modalità di pubblicazione: questo numero esce online, quindi con un’alta possibilità di essere condiviso tra più mezzi, dal web al social fino alle newsletter. Il numero cartaceo tornerà nel nuovo anno. Santo Natale a tutti e buon anno dalla nostra redazione!

La rubrica tecnoLogica

Lavoro su LinkedIn

In questo numero parliamo di come trovare lavoro a Macerata utilizzando la piattaforma LinkedIn. Valerio Fioretti ti guida passo passo all’interno di questo social professionale per utilizzarlo al meglio e con successo. (a pag. 5)

Cassetta e le scuole

Cosa suCCede in Città IMPRESE, INTERVISTE, STORIE

Edilizia scolastica e mense: approfondiamo con l’assessore alla Scuola, Katiuscia Cassetta, un tema sentito per molte famiglie, tra gli interventi agli edifici e il nuovo servizio mensa che sta raccogliendo approvazioni dai bambini stessi. (a pag. 2)

A colloquio con l’assessore regionale al Lavoro, Stefano Aguzzi che ci spiega la visione della Regione per la ripartenza. Messe in campo numerose risorse per accesso all’occupazione, creazione d’impresa e agevolazioni per nuove assunzioni. L’ACLI ci presenta la sua attività, molto richiesta in questo periodo dalle famiglie. Poi scopriamo il mondo ADMO, delle donazioni di midollo osseo e sfatiamo il mito che il prelievo sia

doloroso: non è così, e viene fatto anche dal sangue periferico. Quindi la storia incredibile del primo presepe meccanizzato, datato ben 75 anni e quella ancora più sorprendente del dinosauro a Serrapetrona. Infine, i ricordi di “Mizio” e Briscoletta, i 100 anni della merceria Benedetti, la riscoperta del Subbuteo, l’esplosione del padel e la nuova rubrica che parla di editoria e libri. (pag. 7-8-9-10-11-12-13-14-15)

Uguali diritti per tutti Il consigliere regionale Anna Menghi da 30 anni si batte affinché i diritti dei disabili venga-no riconosciuti e resi concreti. Eppure, nonostante le buone intenzioni, in Italia serve maggiore impegno per le persone più fragili. Perché l’inclusione sia un fatto reale e non solo programmatico occorrono maggiori investimenti da parte della politica. E la Menghi assicura il suo costante impegno.

(articolo completo a pag. 7)

aCCadeMia

soCiaLe

soLidaRietà

La direrice Ghezzi e le sfide delle Belle arti per il nuovo anno

Come si prepara al natale la Croce Rossa Macerata

Refugees Welcome e Caritas impegnate sul fronte accoglienza

Mostre, internazionalizzazione, nuovi percorsi di studio. L’Accademia riparte dall’innovazione. PAGINA 3

Assaporare l’atmosfera natalizia con senso di responsabilità: la presidente Rosaria Del Balzo Ruiti mostra le attività in programma PAGINA 7

Povertà in aumento ma ci sono tante persone che in silenzio ogni giorno si impegnano per gli altri per offrire un sostegno continuo ed efficace PAGINA 9


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La città

Mense scolastiche, la scelta vincente

foto di  Pierpaolo Calavita

In aumento i bambini che usufruiscono del servizio e l'apprezzamento per i pasti. Le nuove attrezzature acquistate e l'esperienza dei cuochi permettono di raggiungere un servizio di alto livello ■ Maggior efficienza e sicurezza del servizio. Una scelta vincente quella di modificare il piano mense scolastiche, fortemente voluto dall’assessore comunale all’Istruzione Katiuscia Cassetta che, all’inizio, ha innescato polemiche ora rientrate.

Maxi finanziamento per le scuole

«Dai riscontri che abbiamo dopo questa fase iniziale – afferma l’assessore Cassetta - tutto sta procedendo per il meglio e non si sono registrate particolari problematiche nelle scuole. Ho ricevuto con piacere anche dei messaggi che mi segnalano come i bambini mangino con più gusto i pasti che vengono serviti, il cibo è più buono grazie al tipo di cottura che viene effettuata. Voglio pure sottolineare, questo con mio grande piacere, che anche dalla scuola “Mameli”

sono arrivati i complimenti dei genitori dopo che, durante lo scorso anno, fui contestata anche con degli striscioni per questa scelta che, alla prova dei fatti, ha migliorato il servizio pasti offerto nelle nostre mense scolastiche». A dimostrazione di questo cambio di rotta sono le opinioni positive che addetti ai lavori della scuola e comitati mensa stessi hanno mostrato in questo avvio di anno scolastico nonché i numeri dei bambini che usufruiscono del servizio mensa a scuola. «Agli istituti “Alighieri” e “Mestica” abbiamo accontentato le diverse esigenze, con pasti che vengono serviti sia alle ore 13 che alle 14 a seconda dell’uscita dei bambini – afferma l’assessore all’Istruzione -. L’altra cosa che mi preme molto sottolineare è che si è registrato un considerevole aumento di alunni iscritti alla mensa di ben 175 unità in più rispetto allo scorso anno, il che ha fatto lievitare a 1799 coloro che usufruiscono del pasto a scuola. Inoltre, ho notato che il personale addetto al servizio mensa è molto più motivato: l’aver fatto tanta formazione, la nuova tecnologia e il materiale che è stato fornito per lavorare ha contribuito certamente a qualificare ancor più i dipendenti della mensa».

L’assessore Katiuscia Cassetta SOTTO: il gruppo dei cuochi delle mense

Con un investimento di 120 mila euro il Comune ha proceduto all’ammodernamento dei centri di cottura, grazie all’acquisto di nuove attrezzature per tre cucine (scuole “Fratelli Cervi”, via “Panfilo” e “Mestica”) consistente in due frigoriferi, due forni a vapore, due abbattitori, tre macchine sottovuoto, due brasiere, un piano cottura a sei fuochi e una lavastoviglie. Le cucine interessate dal rinnovo delle attrezzature e dai lavori di adeguamento sono state scelti dopo un’attenta valutazione, considerando aspetti tecnici e logistici. «Le nuove attrezzature acquistate permettono di raggiungere un servizio di alto livello grazie all’innovativa tecnica del cucinare e raffreddare – prosegue la Cassetta -. Questo metodo nuovo di cottura prevede la preparazione dei pasti in legame refrigerato che permette di conservare le qualità organolettiche e nutritive dei cibi e preservarli da rischi igienico-sanitari; con questo sistema si mantengono ancor più inalterate le caratteristiche fisico-chimiche e organolettiche del cibo. Si tratta di una tecnica per la preparazione, la conservazione e la distribuzione dei cibi che ha il vantaggio di minimizzare il rischio microbiologico anche per il pasto trasportato. Al di là del sistema a turni per garantire il giusto distanziamento, si è tornati a poter sporzionare i pasti direttamente al tavolo. Questo permette di servire cibo caldo a tutti, mentre l'anno scorso, impiattando prima, magari poteva arrivare qualche pasto un po' più freddo». Tra i molti vantaggi ci sono la salubrità del prodotto, il fatto che il lavoro può essere razionalizzato e distribuito in modo uniforme nell’arco della settimana e durante il giorno per evitare i periodi di picchi e i periodi vuoti, si economizza sulle materie prime e quindi si riducono gli sprechi e gli scarti. Mauro Giustozzi

■ Edilizia scolastica in primo piano tra presente e futuro. Non dimenticando il recente passato che ha visto l’edificazione dei nuovi istituti “Alighieri” e “Mestica” nell’area delle ex Casermette. Dagli interventi in corso a quelli di lunga prospettiva previsti nel piano comunale di edilizia scolastica che avrà un respiro quinquennale e che prevede interventi di ristrutturazione o costruzione di nuove scuole in città. Partendo da quello che è stato fatto o è in corso di realizzazione, va ricordato che Macerata è stato il primo comune marchigiano ad installare dispositivi di ventilazione meccanica controllata nelle scuole, avendo partecipato al bando della Regione per effettuare l’intervento che ha riguardato la scuola primaria “Anna Frank” (10 aule) e quella dell’infanzia “Helvia Recina” (3 aule) di Villa Potenza. Così 158 studenti ed operatori scolastici possono svolgere in tutta sicurezza le lezioni in presenza. Dopo aver ultimato gli interventi di efficientamento energetico alla scuola “Natali” di Sforzacosta, che ha impegnato risorse per complessivi 130.000 euro, contestualmente nella stessa scuola, così come anche nella “Pertini” e “Prato”, sono stati fatti pure lavori di implementazione della rete informatica per potenziare la connettività. Importante l’opera di ristrutturazione alla palestra della “Dolores Prato” di Collevario per la quale sono stati stanziati 260.000 euro per lavori che consistono nel rifacimento dell’impermeabilizzazione della copertura per coibentare il soffitto migliorando di gran lunga la dispersione termica e riducendo anche i consumi energetici. Si inserirà poi sul tetto una linea vita che permetterà di eseguire le future opere di manutenzione in completa sicurezza e si procederà alla rimozione di tutto il pavimento della palestra in parquet e del relativo massetto con il rifacimento di una nuova pavimentazione sportiva vinilica in pvc provvista di certificazione ignifuga. In dirittura di arrivo anche la costruzione della nuova palestra a servizio della scuola “IV Novembre”. Il complesso è stato realizzato con struttura portante a telaio in calcestruzzo armato con copertura realizzata in legno lamellare per la parte relativa al campo da gioco che sarà di 24 x 15 metri, pavimentato in pvc e adeguato per tutte le principali attività indoor come pallavolo, basket e pallamano, con un’altezza libera minima di 7,70 metri. L’intervento, del costo complessivo di 1.195.000 euro, era stato inserito dal Comune nel piano regionale per l’edilizia scolastica 2018-20, e in seguito a questo ha ottenuto un importante finanziamento da parte del MIUR pari a 490.000 euro. Ventisette milioni di euro sono a disposizione per il piano di edilizia scolastica comunale 2021-2026, con fondi della ricostruzione post sisma e bandi pubblici assegnati per la realizzazione di nuove scuole in città e per la manutenzione e adeguamento di quelle esistenti.

Tra le opere più attese a Macerata c’è la ristrutturazione del Convitto nazionale “Leopardi’” per il quale le risorse di questo piano ammontano a 8.340.000,00 euro. Poi la scuola elementare “Ercole Rosa” nel quartiere Pace per la quale è stato concesso il finanziamento di 1.425.000 euro; in questo caso si tratta di un intervento di nuova costruzione senza però demolire l’edificio esistente che sarà operativo fino a quando la nuova scuola non sarà pronta. Previsto, inoltre, l’intervento di demolizione e ricostruzione, nello stesso sito, della scuola elementare “IV Novembre” in via Spalato per un importo complessivo di 3.600.000 euro. Ad essere interessata dal finanziamento anche la costruzione della nuova scuola materna “Lino Liviabella” a Sforzacosta, per un importo complessivo di un milione di euro: in questo caso la nuova edificazione sarà accanto alla struttura attuale.

Sopra: scuola Dolores Prato e IV Novembre Sotto: l’edificio storico del Convitto Nazionale

Realizzazione di un nuovo plesso pure per la scuola dell’infanzia e primaria “Mameli” (quella vecchia non sarà demolita), con spostamento in via Ancona nel quartiere adiacente alla attuale collocazione, per un importo complessivo di 2.300.000 euro. Previsto anche l’intervento di adeguamento sismico, per un totale di 1.535.000 euro, per la scuola materna ed elementare “Fratelli Cervi” nel quartiere Colleverde, miglioramento sismico per la scuola primaria “De Amicis” per un importo complessivo di 2.230.000 euro. A tali interventi si aggiungono quelli di nuova costruzione di due poli di infanzia (nido e scuola infanzia) rispettivamente nei quartieri di Corneto e Le Vergini per un importo complessivo di sei milioni di euro, suddivisi esattamente a metà visto che le due scuole saranno praticamente gemelle in quanto a progetti. Mauro Giustozzi


La città

Intervista alla direttrice dell’Accademia di Belle Arti Rossella Ghezzi foto di  Pierpaolo Calavita

Con la pademia nuove dinamiche organizzative per garantire il mantenimento di percorsi di formazione

Mostre, internazionalizzazione, nuovi percorsi di studio. L’Accademia riparte dall’innovazione. Quali sono state le difficoltà organizzative alla luce della situazione pandemica? «L’inaspettata diffusione della pandemia ha richiesto inevitabili e costanti ripensamenti a seguito dei tanti decreti e protocolli per la sicurezza. L’Accademia ha una specificità precisa nel panorama della formazione universitaria, che è sia di carattere laboratoriale che teorico, aspetti imprescindibili che concorrono parallelamente e definiscono l’identità delle Istituzioni per l’Alta Formazione Artistica. Quindi ancor più complesso il sistema da strutturare per garantire il mantenimento di tali percorsi di formazione. La didattica su piattaforma online, necessaria per garantire continuità allo studio, è stata da subito avviata nel periodo del lockdown e, per alcune discipline, la stiamo mantenendo ancora attiva, considerandola comunque una risorsa. Nuove sono state le dinamiche organizzative, con impegno gravoso e capillare nonché in costante divenire, nel riadattare gli spazi e prevedere orari di lezione differenziati, con settimane intensive in presenza per tutte le attività laboratoriali. Nell’apertura del nuovo Anno Accademico, viste le restrizioni obbligatorie per il distanziamento e il necessario controllo del green pass che vincolano le presenze, non avendo ulteriori spazi oltre le 5 sedi a disposizione, abbiamo dato avvio a una didattica in presenza maggiore che, purtroppo, ancora penalizza studenti e docenti sia nelle materie obbligatoriamente a distanza per la frequenza numerosa, sia nell’indispensabile necessità di riappropriarci della relazione sociale e dello scambio interpersonale». Quali sono i progetti e le novità didattico-formative che quest'anno interesseranno gli studenti? «I progetti consolidati e che proseguiranno anche in questo anno sono tanti: dalla progettazione della campagna iscrizioni che verrà nuovamente realizzata dagli studenti, alla collaborazione con Enti e Associazioni come con Musicultura per la progettazione grafica della comunicazione, con l’Associazione Frida per il corso di Alta Formazione dedicato alla Scenografia ed Arte cinematografica, con la Fonda-

Siamo molto attivi nei percorsi di mobilità per gli studenti outgoing e incoming con borse di studio, per i docenti in attività didattiche e per accordi con istituti partner

Rossella Ghezzi

zione Pergolesi Spontini di Jesi e l’Accademia di Belle Arti di Bologna per tirocini di formazione e orientamento, una sfilata della collezione realizzata dal corso di Fashion Design, progetti interdisciplinari, workshop, Simposi dedicati alla scultura e molto altro. Ci sono inoltre nuovi percorsi di studio specialistici che si sono attivati tra lo scorso anno e quello appena iniziato: dal biennio di Linguaggi e Arte del Fumetto, a quello di Museologia e Museografia, all’ultimo dedicato al Web e Interaction Design». L'Accademia di Macerata è attiva anche nell'allestimento di mostre di grande interesse. Quali saranno, nell'anno in corso le novità in questo senso? «Dopo un lungo periodo di interruzione dovuto alla pandemia, le nostre attività culturali ed artistiche dedicate alle esposizioni ma anche a conferenze ed incontri, riprenderanno a breve con una programmazione che si sta concretizzando. Come priorità si è data voce, con un calendario che arriva fino ad agosto del 2022, alle esposizioni degli studenti nella GABA.MC Young, galleria dedicata al lavoro e alla creatività degli studenti. In un avvicendarsi di brevi ma intense mostre, in forma collettiva o personale, curate dai docenti dei corsi, si avrà modo di conoscere la formazione e le peculiarità delle contaminazioni artistiche che si generano dal confronto e dal dialogo nei differenti approcci compositivi». Fertile è anche la vocazione all'internazionalità dell'istituzione da lei diretta. Può dare un'idea ai nostri lettori di come essa si esprima? «L’impegno dell’Accademia di Belle Arti

è proseguire e incrementare l’importante alcune opere dal sito operato dell’ufficio relazioni internazio- www.facebook.com/abamacerata nali che puntualmente si attiva nei percorsi di scambio, per studenti e docenti, di alta qualità ed elevata internazionalizzazione. I settori dell'istruzione, della formazione, della gioventù rappresentano un prezioso contributo per aiutare ad affrontare le sfide chiave di cui l'Europa si sta già occupando, anche per rilanciare la crescita, l'occupazione, promuovere l'equità e l'inclusione sociale. Attraverso la cooperazione europea nel settore dell'istruzione, l’apprendimento delle lingue e la conoscenza della diversità linguistica, consente ai nostri giovani di misurarsi con una formazione anche professionale completa che possa offrire loro maggiori opportunità nel futuro, migliorando le performance di apprendimento. Siamo molto attivi nei percorsi di mobilità per gli studenti outgoing e incoming con borse di studio, per i docenti in attività didattiche e per accordi con istituti partner, per traineeship anche post diploma, diplomi di laurea magistrale congiunti, partenariati strategici transnazionali che mirano a sviluppare iniziative rivolte a uno o più settori dell'istruzione, della formazione e della professione. Inoltre è attivo da anni, il riconoscimento del Diploma Supplement, redatto in lingua inglese e che rilasciamo a tutti gli studenti che conseguono il Diploma di 1° e/o 2° livello. Tale Diploma è un titolo riconosciuto e spendibile in ambito europeo, sia ai fini di studio, sia ai fini occupazionali». Fabrizio Baleani


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impiego

Stefano Aguzzi: «Le nostre ricette per la ripresa» L’assessore al lavoro della Regione Marche spiega le iniziative, le novità e bandi previsti a sostegno di una ripartenza che “non lasci indietro nessuno” Quali sono i principali bandi di sostegno ai lavoratori marchigiani? «Da alcuni anni la Regione dedica fondi pubblici, in particolare quelli europei del POR FSE, per migliorare l’accesso all'occupazione delle persone in cerca di lavoro e inattive, compresi i disoccupati di lunga durata e i soggetti che si trovano ai margini del mercato del lavoro. Questo obiettivo è stato perseguito sia attraverso incentivi alle imprese per l’assunzione e la stabilizzazione dei contratti precari, sia attraverso iniziative destinate direttamente alle persone fisiche, che vengono occupate presso imprese e datori di lavoro privati, oppure presso comuni singoli e associati. Sono state finanziate borse lavoro da 6 mesi per i disoccupati over 30, borse di ricerca della durata di 9 mesi per giovani laureati under 30, ma anche tirocini, tra cui quelli di Garanzia Giovani e quelli tematici come tirocini presso uffici giudiziari e per disoccupati residenti nella zona del cratere sismico. Presso enti locali, invece, sono stati realizzati progetti di crescita e occupazione in alcuni ambiti come la valorizzazione delle risorse culturali, politiche sociali, ambiente e green. Per quanto riguarda misure direttamente rivolte a lavoratori, ci sono tante iniziative di formazione continua finalizzate alla riqualificazione del personale. Iniziativa unica e sperimentale è quella rivolta alle donne, sia occupate che non, per il reinserimento sociale e lavorativo dopo la triste esperienza di una terapia per carcinoma mammario».

Stabilizzazioni

Sono state riservati alle imprese degli avvisi per incoraggiare nuove assunzioni sia a tempo indeterminato sia determinato e un bando per la creazione di nuove realtà produttive

” Stefano Aguzzi assessore al lavoro della Regione Marche

Il requisito base per la stabilizzazione, come previsto dal DPCM, è possedere alla data del 31 dicembre 2021, un’attività lavorativa legata alla ricostruzione post sisma di almeno 3 anni, anche non continuativi, svolti presso la Provincia o in un altro Ente locale delle zone del cratere. Pertanto, anche se in Provincia di Macerata, sono 22 le figure assunte a tempo determinato per la ricostruzione, 15 soddisfano tale requisito e per loro, nei prossimi giorni, ci sarà la firma del contratto.

Ci sono iniziative a supporto dell'impresa? «Alle imprese sono stati riservati avvisi per incoraggiare nuove assunzioni sia a tempo indeterminato sia determinato, anche in questo caso con un’operatività regionale o circoscritta ad alcune aree specifiche della Regione (cratere sismico, aree di crisi industriale). Vari interventi della tipologia di cui sopra sono stati attivati per consentire alle imprese e ai datori di lavoro privati che hanno ospitato borsisti e tirocinanti, di assumere a tempo determinato o indeterminato i soggetti che hanno prima svolto la borsa lavoro, borsa di ricerca e tirocinio». In cosa consiste il nuovo provvedimento che riguarda il sostegno ai giovani che intendano mettere in piedi un'attività produttiva? «Si tratta di una politica attiva del lavoro volta a sostenere la creazione, da parte di disoccupati, di nuove realtà produttive o di servizio con sede nelle Marche, anche sotto forma di studi professionali, singoli o associati, e di attività libero-professionali, in tutti i settori economici, ad eccezione dell’agricoltura. L’impresa si costituisce dopo l’approvazione del progetto e l’ammissione a finanziamento e riceve un contributo a fondo perduto fino ad un massimo di 35.000 euro. Il successo registrato da questa misura, soprattutto nei

Contratti a tempo indeterminato per 15 dipendenti della Provincia di Macerata. Il presi-dente Antonio Pettinari, infatti, recependo il DPCM dell’ottobre scorso, firmato dal presi-dente del Consiglio Mario Draghi, pubblicato il 29 novembre in Gazzetta Ufficiale, e l’istruttoria preparata dagli uffici dell’Amministrazione provinciale, ha disposto la trasfor-mazione del contratto da tempo determinato a tempo indeterminato dei funzionari che erano stati assunti, come previsto dalla legge, nell’Ente, per occuparsi della ricostruzione nelle zone colpite dal sisma.

I funzionari, in parte ingegneri e amministrativi, più un architetto e un geologo, hanno incontrato il presidente Pettinari che li ha ringraziati per il lavoro fin qui svolto, stimolandoli a un’azione ancora più incisiva, sicuramente favorita d’ora in poi da questa certezza lavorativa.

confronti dei giovani, ci ha suggerito di riproporla anche nella nuova programmazione 2021/2027». Quali sono le novità regionali riguardanti la formazione? «Stiamo lavorando tanto in questo settore, con particolare attenzione alla formazione che si può fare direttamente all’interno delle aziende per favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Tra le novità, posso ricordare il rafforzamento della formazione tecnica superiore, con l’avvio di 16 corsi di ITS Istruzione Tecnica Superiore -,

inoltre la sperimentazione dei corsi IFTS - Istruzione e formazione Tecnica Superiore -, in apprendistato di I livello; infine il completamento della filiera di istruzione e formazione professionale rivolta ai giovani in dispersione scolastica». Esistono interventi ad hoc volti a migliorare la situazione occupazionale nel territorio maceratese? «In particolare per l’Area di crisi complessa Fermano-Maceratese sono stati previsti due macro interventi formativi: il primo finanziato con 400.000

euro per avviare corsi di formazione permanente destinati a soggetti di età compresa tra i 18 e i 64 anni di età, con l’obiettivo di creare nuovi profili professionali e rafforzare le abilità e le competenze professionali nel settore “Tessile, abbigliamento, calzaturiero e sistema moda”; il secondo finanziato con 300.000 euro per avviare percorsi di riqualificazione professionale degli occupati ed evitare la fuoriuscita dal mercato del lavoro. Per la giunta regionale, quella del Fermano-Maceratese è un’area che riveste un’importanza strategica per l’intera Regione, tenuto conto che il comparto delle pelli e calzature è uno dei principali settori di esportazione e che vede anche la presenza di lavoratori con un alto patrimonio di professionalità e competenze legate al made in Italy». Fabrizio Baleani

«È una giornata molto importante, perché si offre una prospettiva stabile di lavoro a 15 funzionari, che erano stati assunti a tempo determinato e che si sono dovuti misurare, in modo impegnativo, con la ricostruzione post sisma - ha dichiarato Pettinari -. In questo momento storico, offrire a ben quindici famiglie un contratto a tempo indeterminato garantito dalla stabilità della Pubblica Amministrazione, è un grande risultato. Superiamo il precariato e valorizziamo quanto hanno realizzato e stanno realizzando per il nostro territorio. Un giusto riconoscimento per il lavoro svolto con i tanti progetti redatti che ci permettono di utilizzare le numerose risorse messe a disposizione per le strade, le scuole e gli altri edifici pubblici provinciali danneggiati dal sisma, e un incentivo per andare avanti in questo modo. Per loro, il contratto a tempo indeterminato partirà dal 30 dicembre prossimo. Ci auguriamo che le stesse opportunità siamo riservate in futuro anche per gli altri precari».


tecnoLogia

Per chi lo conosce soltanto di fama o non lo conosce affatto, LinkedIn è il più grande social network professionale, esclusivamente dedicato al mondo del lavoro: una vera e propria rete digitale che aiuta le persone a collaborare, instaurare relazioni, aumentare la produttività e il successo. Ogni utente ha un profilo e dei contatti, ma la finalità è quella di riuscire a far incontrare domanda e offerta. La connessione e la condivisione sono alla base del suo funzionamento, tanto che ormai basta solo un click per candidarsi a un’offerta di lavoro. È la piattaforma social più usata dopo Facebook e Instagram, soprattutto da giovani tra i 25 e i 34 anni. Ad oggi conta più di 722 milioni di iscritti, distribuiti in oltre 200 paesi del mondo; l’Italia è il 3° paese in Europa per il numero di utenti (oltre i 15 milioni). Queste premesse ci fanno capire le potenzialità di LinkedIn e quanto sia utile sapere come utilizzarlo al meglio per avere una buona visibilità, sviluppare relazioni professionali, migliorare la propria reputazione e, soprattutto, trovare nuove opportunità lavorative. La possibilità di fare networking, infatti, è il principale fattore che facilita la ricerca di un nuovo lavoro, cosa che puoi sfruttare, ad esempio, se lo stai cercando proprio nella tua città. La prima cosa da fare è ovviamente quella di iscriversi alla piattaforma e creare un profilo personale. Ma questo, ahimè, non è sufficiente: bisogna anche renderlo interessante e attrattivo agli occhi del pubblico. Inserire una semplice copia del curriculum è troppo riduttivo e inefficace; al contrario, un profilo ben costruito è un ottimo biglietto da visita per iniziare a costruire la propria reputazione e farsi notare. La compilazione delle varie informazioni deve essere fatta con cura. Il curriculum deve essere aggiornato, la foto professionale, senza trascurare titolo e sommario descrittivi: tutti questi elementi hanno un importante ruolo strategico. Considera sempre che nella descrizione di chi sei e cosa fai è importantissimo scegliere delle parole chiave utili per descrivere il tuo ruolo, far emergere la tua professionalità e comunicare in maniera chiara le tue competenze. In seguito, l’errore che spesso si commette è quello di aspettare che qualcuno ti contatti. Tuttavia, per trovare un’occupazione nel breve periodo, il passo successivo da compiere è usare correttamente il motore di ricerca delle offerte di lavoro. Funziona come qualsiasi altro sito di annunci di lavoro e permette di trovare tutti quelli che rispondono ai parametri delle proprie scelte. Nel menu in alto, devi cliccare sulla sezione “Lavoro” (c’è l’icona di una valigetta) e poi compilare i campi a sinistra con qualifica e località geografica (ad esempio, “Responsabile Vendite” a Macerata). Tra l’altro, LinkedIn dà dei suggerimenti: nel primo caso, in base alle informazioni che ci sono nel profilo; nel secondo caso, grazie al sistema di geolocalizzazione. In seguito si può fare una ricerca avanzata filtrando gli annunci per data di pubblicazione, azienda, livello di esperienza e distanza dalla località selezionata.

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Come cercare lavoro nella tua città usando LinkedIn

Ciò che distingue LinkedIn dai classici siti di annunci di lavoro, è proprio la possibilità di instaurare delle relazioni professionali che possono avere vantaggi anche a lungo termine.

Puoi decidere, inoltre, di ordinare gli annunci di lavoro per rilevanza oppure per data. Applicando uno o più filtri, il numero dei risultati si restringerà e sarà più affine alle specificità richieste: cliccando su ciascuna offerta, appare la descrizione completa della posizione aperta e le caratteristiche richieste per ricoprirla.

A questo punto puoi fare due cose. La prima è salvare le offerte che sembrano interessanti e che vorresti monitorare. LinkedIn dà anche la possibilità di impostare degli avvisi di ricerca che ti arriveranno tramite e-mail o notifiche, per comunicare nuove posizioni in base alle keywords d’interesse, nell’area geografica da te selezionata.

I numeri di Linkedln

Perché Linkedln è il migliore per cercare lavoro?

Statistiche

per chi cerca lavoro

Se invece vuoi proporti come candidato, le aziende possono mettere a disposizione due modalità: la candidatura semplice, che ti permette di condividere istantaneamente il tuo profilo, l’indirizzo e-mail e il numero di telefono con l’autore dell’offerta di lavoro; la candidatura dal sito web dell’azienda, dove sarai indirizzato per completare la procedura. Se vuoi trovare lavoro nella tua città, un’altra cosa che puoi fare è aggiornare le preferenze lavorative sul tuo profilo. Nella parte superiore, alla voce “Disponibile per”, si aprirà una schermata che consente di definire, tra le altre cose, anche la località in cui sei disposto a lavorare. Se imposti bene tutti i parametri e scegli le giuste keywords, avrai una buona probabilità di ricevere da LinkedIn una selezione di offerte di lavoro ad hoc, in linea con i tuoi interessi. Un’altra funzione molto utile è quella di aggiungere un cerchietto verde con la scritta Open to work attorno alla tua foto. Per attivare questa funzione, sempre alla voce “Disponibile per” sul tuo profilo, clicca su "Ricerca di un nuovo lavoro”; inserisci le informazioni richieste nella finestra popup che appare e clicca su “Aggiungi al profilo”. Come ultima cosa, ma non meno importante, devi mettere in atto alcune piccole strategie per aumentare la tua visibilità. Ciò che distingue LinkedIn dai classici siti di annunci di lavoro, infatti, è proprio la possibilità di instaurare delle relazioni professionali che possono avere vantaggi anche a lungo termine. Per raggiungere questo scopo, i mezzi migliori e più efficaci sono la rete di contatti con gli altri utenti e la pubblicazione frequente di contenuti di valore. Perciò collegati con altri professionisti del tuo settore, segui aziende che ti interessano, partecipa a gruppi o discussioni inerenti il tuo ambito professionale o in linea con le tue ambizioni. Pubblica contenuti utili e interessanti con una certa frequenza: la condivisione di valore è un’arma potentissima per guadagnarsi il proprio posto nella giungla degli utenti. Questo ti permette di aumentare la tua visibilità, migliorare credibilità e reputazione, attirare l’attenzione dei recruiter. Ultimo consiglio per te: se hai una rete di contatti ancora troppo ristretta, aggiungi quelli della tua città che ti sembrano interessanti. Per arricchire invece la tua bacheca, aggiungi i feed, ovvero pubblica contenuti su argomenti che ti interessano usando vari hashtag (ad esempio: #cercolavoro #ilnomedellatuacittà #responsabilevendite, ecc.). Come vedi, LinkedIn è ad oggi un’alternativa davvero fantastica alle classiche modalità di ricerca di un lavoro. Ti permette non solo di trovare l’occupazione che desideri in modo più semplice e veloce, ma anche di creare intorno a te una vera e propria comunità professionale che potrà sempre tornarti utile nel corso della tua carriera. Valerio Fioretti


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SoLidarietà

ACLI: tante richieste, in aumento le necessità delle famiglie Il patronato Acli di Macerata si trova in piazza Mazzini. Anche qui, dallo scoppio della pandemia, sono emerse le tante nuove problematiche che stanno affrontando le famiglie. La situazione si è poi aggravata con lo sblocco dei licenziamenti, che è calato come una scure su tanti lavoratori. «Dall’inizio dell’emergenza sanitaria siamo stati costretti a gestire la grande affluenza di richieste proponendo incontri per appuntamento - osserva la direttrice provinciale Michela Bianchi -. Questa modalità è stata comunque accettata dalla maggioranza dell’utenza, perché avendo un orario specifico si tagliano di netto tempi di attesa e si migliora il servizio sotto l’aspetto della sicurezza individuale.

quota 100 una buona occasione per andare in pensione senza essere eccessivamente penalizzati

Forse il cambio organizzativo è l’unico punto positivo del difficile momento. Perché, se guardiamo alle richieste e alle necessità delle famiglie, ci accorgiamo che queste sono sicuramente aumentate». Bianchi, come vi comportate? «L’utenza è cresciuta e abbiamo dovuto aumentare i giorni dedicati agli appuntamenti. Intanto perché dobbiamo far fronte ciclicamente ai tempi limitati per presentare alcune domande; poi perché dobbiamo ammettere che, per quanto si parli di ripresa economica, a livello territoriale ancora ci vorrà tempo prima che si vedano risultati concreti. Ci arrivano continuamente richieste di prestazioni a sostegno del reddito di chi perde il lavoro: per alcune categorie lo sblocco dei licen-ziamenti è stato un duro colpo». Ci sono quindi tante domande di disoccupazione… «Se prima a Macerata entravamo in contatto con una decina di domande a settimana, ora il numero è raddoppiato. Certo, nel periodo post-estivo la crescita è fisiologica, terminando i contratti stagionali: c’è preoccupazione».

Un team di giovanissimi con l’obiettivo di salvare più vite possibili. La sezione maceratese dell’ADMO - Associazione Donatori di Midollo Osseo - è una delle realtà di volontariato più attive sul territorio grazie alla sua rete di operatori composta in larga parte da ragazzi e ragazze under 35. Attivissimi sui social e sempre presenti nelle piazze e in tutte le manifestazioni che aggregano gente, i volontari dell’ADMO sono in prima linea per combattere le malattie del sangue, tra le più drammatiche e difficili da curare. Con il loro impegno si stanno iscrivendo sempre più persone al registro dei tipicizzati poiché, attraverso un semplice prelievo del sangue, si può davvero salvare una vita. «L’ADMO è per definizione un’associazione giovane - spiega Eleonora Salvatori, responsabile di sezione - poiché i donatori che ricerchiamo in generale devono avere tra i 18 e i 35 anni. Invitiamo le persone ad iscriversi al registro dei donatori, il che non significa automaticamente che si verrà chiamati, ma semplicemente che ci si mette a disposizione nel caso in un cui si identifichi una compatibilità con un eventuale paziente». Per fare una semplice proporzione il tasso di compatibilità è di uno su centomila, ovvero se si riempie uno stadio da calcio di persone forse una sola potrebbe essere in grado di salvare un malato. Forse. «Per questo è molto importante avere la

Michela Bianchi del Patronato Acli di Macerata Che richieste vi arrivano? «Nella ricerca del lavoro abbiamo un servizio specifico legato agli assistenti familiari. In passato accoglievamo un’utenza esclusivamente straniera, oggi ci sono anche italiane». Persone che si reinventano? «Sì, perché hanno perso il lavoro. La maggior parte delle occupazioni in questo settore sono a tempo pieno, vista l’assistenza h24 agli anziani. Ci sono situazioni particolarmente critiche, che portano anche italiane ad abbandonare la famiglia durante la settimana per dedicarsi al lavoro. Negli anni precedenti

alla pandemia, non si trovavano donne italiane come assistenti familiari. Ora ce ne sono diverse». Le famiglie sono quindi preoccupate per la situazione economica. Che percezione avete? «Arrivano in tanti da noi chiedendoci: “Che domanda possiamo fare?”. La gente si affida. In alcuni periodi dell’anno ci sono risposte da dare, penso al reddito di emergenza o a quello di cittadinanza; altre volte (come adesso) non ci sono sussidi economici diretti. Possiamo quindi fare poco, se non rimandare ai servizi sociali del Comune. Con

loro c’è una stretta collaborazione, così come con le altre associazioni del territorio, con le quali abbiamo creato una rete. A tal proposito, con il 5Xmille, è stato realizzato il punto Acli Famiglia, che cerca di intercettare i bisogni delle famiglie e indirizzarli ai servizi del territorio. Tra questi c’è la Caritas o l’Emporio della Solidarietà di Collevario». Cosa serve a livello strutturale? «Non c’è ancora un’effettiva e attiva azione sulle politiche del lavoro, almeno non duratura. Ci sono, sì, borse di lavoro e iniziative simili. Ma si fermano lì». Parliamo di vostri servizi. Quali sono quelli più richiesti in questo periodo? «Scadendo a fine anno Quota Cento, stiamo operando a livello pensionistico. Molti vogliono verificare se hanno possibilità di entrare in questa norma. E poi ora ci sono tutte le pratiche dedicate al settore scuola».

ADMO: la donazione che salva le vite umane foto di gruppo dei Volontari ADMO

tipizzazione di più persone possibili - prosegue Salvatori - in maniera tale da sapere a chi rivolgersi nel caso in cui ci sia la necessità». Dal 2016 l’ADMO di Macerata è stata presa in mano da Maurizio Zamponi, Riccardo Sbaffi, Matteo Balestrini e oggi è una realtà attiva e friz-

Donatore diventa un supereroe. solamente una persona ogni 100.000 è compatibile con chi é in attesa di una nuova speranza di vita. E se fossi proprio tu?

zante con varie manifestazioni sul territorio. «A settembre si è svolta la seconda edizione di CorriADMO che ci ha permesso di entrare in contatto con vari ragazzi - dice Salvatori - mentre a Natale abbiamo un accordo con la ditta Marinozzi che ci sosterrà attraverso la produzione e vendita di un panettone ADMO. Per noi ogni cosa è

Volontario Lavora insieme a noi. c’e molto lavoro da fare per informare, convincere, vincere. Qualunque sia il tuo talento, ci piace!

Quota Cento ha funzionato a Macerata? «Ci sono due categorie di utenza. C’è chi, appena ha scoperto di averne i requisiti, ha aderito immediatamente, vedendo Quota Cento come una buona occasione per andare in pensione senza essere eccessivamente penalizzati. La norma, secondo me, è stata corretta nei confronti di quei lavoratori che non riescono più a lavorare, garantendo loro comunque una qualità di vita buona. Altri invece, pur avendone diritto, prendono tempo e vogliono aumentare il calcolo della pensione: hanno maturato un minor numero di anni di servizio, quindi Quota Cento non è conveniente». Parlavamo di ripresa lenta. Ma ci sono segnali incoraggianti a Macerata? «Pur trovando situazioni molto precarie, devo dire che riusciamo nella maggior parte dei casi a dare sollievo alle necessità. Il sistema, nonostante le criticità, comunque dà aiuti. Magari non copre la totalità delle richieste, ma la risposta delle istituzioni è buona. Dal canto nostro, cerchiamo sempre di essere al fianco dell’utenza, dandoci da fare e cercando di trovare sussidi a ogni livello. O cooperando in rete».

importante perché sappiamo cosa vuol dire perdere una persona cara e vederla soffrire, se in un’iniziativa riusciamo ad iscrivere due o tre persone la consideriamo già qualcosa di importante perché anche solo un individuo può essere la salvezza per altri». Da questo punto di vista la città di Macerata si è sempre dimostrata generosa e partecipe: «Ogni volta riceviamo delle risposte che ci ripagano del nostro impegno - conclude Salvatori - l’anno scorso per Natale abbiamo anche avuto un prezioso supporto da parte dei commercianti. Piano piano stiamo diffondendo la corretta informazione riguardo la donazione del midollo osseo; ad esempio in molti hanno paura perché pensano che sia prelevato dalla spina dorsale ma non è così. Il prelievo può essere fatto dalle creste iliache o dal sangue periferico che non comporta alcun dolore. Al contrario la gioia di salvare qualcuno è immensa, ancora di più perché queste patologie colpiscono moltissimi bambini e giovanissimi, quindi è fondamentale che ognuno faccia la sua parte». I volontari dell’ADMO possono essere contattati attraverso le pagine Facebook e Instagram ADMO Macerata. Marco Ribechi

Sostenitore Accendi la speranza. Admo Marche si sostiene grazie alle donazioni. Anche una piccola Cifra è per noi un grande aiuto a portare avanti il nostro lavoro.


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SoLidarietà

«Ognuno ha diritto alle stesse opportunità» Anna Menghi, consigliere regionale e responsabile del dipartimento disabilità della Lega Marche racconta il suo impegno per l’inclusione ■ Da oltre tre decenni conduce una battaglia che ribadisce in ogni intervista: «non smetterò mai di battermi perché i diritti dei disabili non solo siano riconosciuti, ma divengano concreti e non puramente teorici». Al momento cosa manca, secondo lei, perché ciò accada? «Per oltre trent’anni mi sono occupata di disabilità all’interno dell’AMNIC, associazione in cui ho ricoperto diversi ruoli e grazie alla quale ho potuto fare tante battaglie per i diritti delle persone più fragili. L’Italia è un Paese dove purtroppo sul fronte della disabilità si è spesso fatta tanta teoria e poca pratica, nel senso che a principi enunciati in modo chiaro anche nella Costituzione non sono sempre corrisposti interventi precisi e soprattutto atti a tradurre nella realtà quanto espresso dal legislatore a più livelli. Questo ha consentito agli enti di muoversi un po’ come volevano e potevano, tant’è che oggi in ogni regione c’è una situazione diversa. Manca sicuramente un impegno più concreto della politica. Ci sono voluti molti anni, ad esempio, perché l’Italia avesse un Ministero per la disabilità. Una conquista, quest’ultima, della Lega e di Matteo Salvini, da sempre impegnati a dare piena dignità alle persone, ai cittadini più fragili, arrivata in questa legislatura ma necessaria da sempre. La disabilità, per molti anni quasi sparita dall’agenda politica nazionale, è tornata al centro del dibattito, riacquistando una certa importanza quando si parla di investimenti e scelte a lungo periodo. Un fatto questo che mi fa ben sperare per il futuro, anche a livello regionale, dove il mio impegno sarà sempre più incisivo per recuperare gli anni perduti e trasformare vecchie mancanze in opportunità per tutti». Di recente, l’assenza di iscritti necessari a formare una classe ha suscitato clamore per la proposta, ad un’adolescente con disabilità abitante delle aree interne colpite dal sisma, di una sede scolastica ad oltre 90 chilometri dalla sua abitazione. Altre polemiche hanno messo nel mirino una

COnSulenze Consulenza generale ed esame documentazione medica Consulenza per domande di richiesta contributo strumenti tecnologicamente avanzati L.23/92 Informazioni per agevolazioni fiscali per disabili Informazioni per agevolazioni fiscali per acquisto di sussidi tecnici ed informatici Collocamento obbligatorio Informazioni per l’acquisto di automezzi con detrazioni Iva, Irpef, esenzione bollo e sconti concessionario. Carta Blu Contrassegno di circolazione e parcheggio

Anna Menghi consigliera Regionale - dipartimento disabilità della Lega Marche presunta diminuzione delle ore di assistenza scolastica. Al di là dei casi specifici, perché, a volte, non si riescono a superare i criteri ragionieristici, arrivando, in certi casi a far vacillare il diritto allo studio? «In merito a quel fatto presi una posizione molto decisa. Lo stesso Presidente Acquaroli e l’assessore Giorgia Latini si mostrarono determinati nel difendere la posizione della ragazza a livello ministeriale, sottoponendo all’attenzione del dicastero competente una normativa che, così come concepita, penalizzava molti ragazzi disabili residenti nei piccoli paesi. In quel caso, non potendosi creare una classe solo per lei, è stata individuata una soluzione a tavolino con la famiglia, dandole il massimo supporto. Le assicuro che, se così non fosse stato e i genitori della studentessa non avessero acconsentito, avrei fatto le barricate piuttosto che veder soppresso il suo diritto ad avere una sede

Assistenza Fiscale e 730 (eccetto nel periodo di campagna 730 - da maggio a luglio) Consulenza per abbattimento barriere architettoniche e pratiche edilizie varie. scolastica più vicina. In merito al taglio delle ore di cui parla non ho riscontro che al momento siano diminuite le ore di assistenza scolastica agli alunni disabili, ma se ciò dovesse avvenire e rendere meno proficua l’esperienza scolastica di qualcheduno, interverrò per comprenderne le ragioni e porvi rimedio». Quali sono le principali criticità del territorio maceratese per quanto riguarda l’inclusione e quali le possibili soluzioni? «Guardi, le criticità non sono solo del territorio maceratese, ma dell’intera regione. La questione principale riguarda gli investimenti. Perché l’inclusione sia un fatto reale e non programmatico occorre aumentarli, indirizzarli verso progetti concreti. La precedente Amministrazione aveva azzerato i finanziamenti per i disabili in ambito sociale sotto forma di fondi regionali, trasferendo l’onere al comparto sanità. Un fatto questo che, oltre a ridurre drasticamente le opportunità, ha

relegato la questione a mero fatto sanitario piuttosto che sociale. Personalmente intendo lavorare affinché l’inclusione torni ad essere un tema chiave dell’agenda politica, con tanto di investimenti ad hoc ed iniziative strategiche soprattutto in ambito sociale. Si deve attingere anche da fondi europei, per riuscire ad uniformare la condizione di tutti i cittadini disabili residenti nel territorio della regione Marche e offrire a ciascuno le medesime opportunità. Per fortuna ho trovato nei miei colleghi della Lega un sostegno reale, ma posso dire che l’intera maggioranza è dalla mia parte. Basti citare la legge sulla vita indipendente, voluta fortemente dai cittadini disabili (io stessa l’avevo paventata quando ero presidente provinciale dell’AMNIC) e varata nella precedente legislatura, che verrà rifinanziata proprio per garantirne il contenuto in modo chiaro ed inequivocabile». Fabrizio Baleani

Il Natale in casa Croce Rossa, parla la presidente Del Balzo Ruiti Un Natale vicino a chi ha più bisogno e con attività che devono fare i conti con le restrizioni e le paure legate alla pandemia. Annullate quasi completamente cene di beneficienza e occasioni conviviali di incontro per raccogliere fondi, la Croce Rossa Italiana di Macerata si concentra su quegli appuntamenti praticabili da mettere in campo in vista delle festività natalizie, a cominciare da una pesca di beneficenza allestita nei locali sfitti di corso Matteotti e dalla consegna dei regali ai bambini da parte di un Babbo Natale che ha la sua ‘casa’ in quegli stessi locali ma è pronto pure a raggiungere a domicilio i più piccoli per consegnare loro l’attesa sorpresa natalizia. «Anche quest’anno dobbiamo fare i conti con il covid che non ci abbandona – esordisce la presidente della CRI Macerata, Rosaria Del Balzo Ruiti - e la speranza di vivere queste festività tornando alla normalità purtroppo è venuta meno.

Rosaria Del Balzo Ruiti presidente della Croce Rossa Italiana di Macerata

foto di  Pierpaolo Calavita

Per cui, con senso di responsabilità e nel rispetto dei protocolli covid, cerchiamo di fare ciò che è possibile per comunque assaporare quell’atmosfera natalizia di cui abbiamo tutti bisogno. Vogliamo essere vicini a bambini ed anziani in questo periodo particolare dell’anno ma anche a quelle famiglie che, proprio a causa del coronavirus, sono scivolate in una situazione di sofferenza in questi ultimi mesi. Questa pandemia ha evidenziato delle sacche di criticità economica,

ma direi anche sociale, psicologica, sanitaria e lavorativa a cui dare risposte non è facile». L’attività dei volontari della Croce Rossa si incrementa proprio in queste occasioni e l’impegno al quale vengono chiamati assorbe tante forze ed energie per allietare le festività ai maceratesi. «Abbiamo allestito una pesca di beneficenza nei locali di corso Matteotti, al cui interno si trova anche il nostro Babbo Natale che consegnerà doni ai bambini e farà foto con loro – prosegue la presidente della CRI maceratese - e un ringraziamento va a coloro i quali ci hanno aiutato nella raccolta degli oggetti da mettere poi nella pesca, che è aperta tutti i giorni. Chi vi entra respira atmosfera natalizia: per quanto riguarda Babbo Natale, i genitori che ci porteranno i regali e le letterine scritte dai figli con la richiesta del dono natalizio poi li consegneremo nella sede di corso Matteotti o se vorranno Babbo Natale li porterà direttamente al loro domicilio. Saremo anche presenti nelle giornate di apertura al mercatino della Coldiretti in via Morbiducci dove, dietro una piccola offerta, confezioneremo dei cesti natalizi ai maceratesi che vorranno fare acquisti e regali con prodotti tipici locali». Il Comitato di Macerata conta quasi mille iscritti, tutte persone che affrontano un percorso formativo non semplice. Ad ottobre

sono ripartiti i corsi CRI che, come ogni anno, presentano un bel numero di iscritti e questo è molto positivo perché in questo modo si amplia la possibilità di raggiungere tutti coloro che hanno bisogno di aiuto. «Siamo arrivati a più di metà cammino del corso per volontari del 2021 – ribadisce Rosaria Del Balzo - tutti i partecipanti, oltre 70 persone, hanno superato il primo step che riguarda il corso base che dà una sorta di prima infarinatura, poi c’è quello di specializzazione per il trasporto in ambulanza fino ad arrivare all’ultimo corso di livello quasi professionale per il trasporto in emergenza in ambulanza, sarebbe il 118 per essere chiari. Il gruppo raccoglie un ventaglio di età dai 16 ai 70 anni; quest’ultimi certamente non salgono in ambulanza, ma ci aiutano in tante altre attività importanti del comitato. Tra le altre cose che faremo in questo periodo natalizio ci sarà la consegna di pacchi alimentari agli indigenti, alle persone che sono in difficoltà in qualche caso anche agli anziani che vivono soli ai quali portiamo un dono, un dolce o un panettone natalizio. Continuando allo stesso tempo il servizio di trasporto dei malati in ambulanza e assistenza presso i centri vaccinali con i nostri volontari». Mauro Giustozzi


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nataLe

Il primo presepe meccanizzato ■ Il primo presepe meccanizzato di Macerata (e delle Marche) poi "Presepe della Ricostruzione" di ritorno da Castelsantangelo sul Nera nel 2018, osserverà dai… box (i magazzini comunali di Villa Potenza) il suo terzo Natale “bianco”. In assoluto quarto, se si somma il Natale 2000 a Sant'Angelo in Pontano, da quando il suo appassionato inventore, Elio Angeletti di contrada Pace, lo realizzo' quasi 75 anni or sono. Ricordano i figli Silvano, Maurizio ed Isabella: «Per nostro padre panificatore (è stato uno dei 13 soci fondatori della Parima), la rievocazione della Natività è stata il suo Panis mysticum. Ed insieme, per i tempi, altamente tecnologico avendo egli introdotto per primo la meccanizzazione tra pastorelli, greggi, borghigiani ed aerei angeli. Faceva ogni anno incetta; tra Marche, Abruzzo e regioni vicine, di elettrodomestici, lavatrici soprattutto in fase di smaltimento. Ne prelevava i motorini che poi, pioniere del genere, applicava al suo “Gran Presepe Meccanico"». Un'arte sempre frequentata con passione e successo nella provincia maceratese dove don Amedeo Gubinelli, parroco settempedano e celebre commediografo (cfr l'immortale personaggio di sor Ansermo) realizzava a Taccoli la prima Natività Vivente delle Marche ed appena seconda in Italia. Un'arte che vede oggi il recanatese Messi, cugino diretto e somigliantissimo ad eccezione dell'altezza, di Lionel superstar del calcio, alias La Pulce (fresco vincitore del settimo Pallone d'Oro) la "firma più illustre” del genere, che pure annovera tra i suoi "inventori' l'indimenticabile tolentinate avv. Nicola Mancioli, sindaco della sua città e presidente della Provincia. Il signor Elio come l'avv. Nicola iniziava le sue 'grandi opere presepiali' a fine agosto, al termine delle ferie estive. Ricorda Maurizio: «Quando il lavoro glielo consentiva, nostro padre si rinchiudeva nell'antro-laboratorio di casa implementando continuamente la sua “Divina Creatura”. Forse ancora non lo comprendevamo: quel formidabile Presepe in costante crescita – alla fine le dimensioni hanno raggiunto i 5x7 metri – era il Dono di nostro padre a Macerata, l'eredità più vera e preziosa al di là del suo bilancio di imprenditore. Insomma un altro tipo di “pane” rispetto a quello che contribuiva

a far sfornare ogni giorno per i maceratesi e dintorni». Tuttavia la passione paterna non avrebbe fatto proselitismo in famiglia. Quando il 26 settembre 1999, Angeletti muore, il primo Presepe Meccanico delle Marche resta anch'egli un po' “orfano”. A Sant'Angelo in Pontano c’è ogni Natale una mostra importante del genere e i figli di Elio concedono "in afffido" il presepe paterno. Che probabilmente per le dimensioni e le intrinseche difficoltà di montaggio, non trova spazio nella rassegna del centro che ha dato i natali a San Nicola da Tolentino. Dice ancora Maurizio: «Io e mio fratello Silvano, stremati, pensammo allora a nostro cugino il geometra Ovidio Monaco, ottimo presepista, già dipendente del Comune di Macerata, all’ufficio tecnico, attento studioso della storia locale attraverso propri libri ed attività sul campo. Indubbi meriti da tutti riconosciuti nel vasto cordoglio che hanno accompagnato il suo decesso, la primavera scorsa". Nel Duemila, dunque, Ovidio accettando solidalmente il nostro incarico, forse meglio definire “richiesta d’aiuto", preleva il Presepe e lo sistema nel proprio buen retiro scelto da pensionato a Castelsantangelo sul Nera, in uno spazio accanto all'edificio comunale contando sul prezioso appoggio del sindaco Mauro Falcucci, con il quale lui attivamente collabora per la salvaguardia del patrimonio artistico e culturale del paese caro al grande Paolo da Visso e dove nacque la madre di San Benedetto da Norcia». Passano tre lustri di Natività tranquille e suggestive con la neve dei Sibillini a far da cornice. Poi il terribile e devastante terremoto del Centro Italia il 24 agosto 2016. Epicentro: Castelsantangelo sul Nera! Paese evacuato letteralmente. Per il Presepe Angeletti è la terza anabasi. Anzi è il viaggio di ritorno a quasi 20 anni dall'emigrazione da contrada Pace. Un'indicazione, quella del popolare quartiere maceratese, che pare … un ossimoro rispetto alla vicenda del-

l'opera legata al suo nome e a quella del proprio infaticabile 'ingegnere' e creatore. Ancora i fratelli Angeletti, ancora e soprattutto Ovidio Monaco, la pro loco maceratese, i Vigili del Fuoco e il Cosmari. La Gran Macchina salvata dalle rovine nel post sisma, viene trasportata sui mezzi dei Vigili del Fuoco a Macerata. Sistemata in un limitato ma idoneo spazio comunale che s'affaccia su via don Minzoni ad un passo e mezzo da piazza della Libertà viene ribattezzata con naturale fondamento ed implicito auspicio dati i drammatici accadimenti e seguenti “Presepe della Ricostruzione”. Il Natale 2018 segna il trionfale ritorno del Presepe Meccanico, il più visto ed ammirato a Macerata anche se per la ristrettezza anche dei tempi per l'assemblamento dei pezzi, è stato possibile ricostruirlo solo per il 59 percento. A volte ritornano… vero: ma poi? La Befana 2019 con le Feste, spazzò pure da via don Minzoni la Natività by Elio Angeletti: tecnologica per questo un po' futurista, ricordando ora i 40 anni di Ivo Pannaggi. Al suo posto un point per la distribuzione automatica di bevande. Iniziava allora, affannosa, la ricerca dell'ultimo asilo del “Presepe della Ricostruzione”. Destini che allora apparivano comuni, fissati in quella parola: Ricostruzione. Poi, il lieto fine. «Meglio dire: mezzo. Sperando in un futuro completamente migliore, come ora in questa vigilia di Natale - conclude Maurizio Angeletti -. Rinvenuto il Presepe di nostro padre nei magazzini di Villa Potenza, abbiamo preso contatto, di recente per gli ultimi accordi 40 giorni fa, con il parroco della popolosa frazione valliva. Che prenderà in carico la Natività e la sistemerà in modo permanente in uno spazio parrocchiale in via di realizzazione dietro la chiesa. I tempi? Di sicuro per il prossimo Natale». Per il Primo Presepe Meccanico delle Marche dopo oltre 75 anni, si intravvede la meritata pensione. Maurizio Verdenelli

Accadde a Natale ■ Correva l'anno… ed era il tempo di Mani Pulite, ma in quel Natale esattamente a metà del decennio '90 e a metà del mandato quadriennale - era stato così ridotto prima di tornare quinquennato - del nuovo sindaco di Macerata, professor Gian Mario Maulo, si parlò di Macerata, il capoluogo d'Italia che fino ad allora (per qualche tempo ancora) deteneva il primato assoluto nel fornire alla stampa nazionale il minor rigaggio in cronaca. Tuttavia, perché Maulo rappresentava una novità? Semplice, a ricordare. Con il declino della Dc (leggi Mani Pulite) anche le Vandee bianche, nella cui geopolitica rientrava Macerata, cominciavano ad interrogarsi. Ed era dunque iniziata una fase di riflessione e transizione, abilmente governata da Valerio Calzolaio. Maulo, docente, poeta, uomo di profonda fede ed ideali progressisti, amicissimo di fratel Carlo Carretto che gli predisse la nascita impossibile per la scienza medica di una figlia ("Un cattolico per il Socialismo" l'aveva definito Pietro Marcolini rifacendosi ad un archetipo appena precedente) era così divenuto sindaco, lui primo non democristano ad occupare la storica scrivania che Massimo d'Azeglio aveva donato alla Città dove a quei tempi (davvero altri!) ci si divertiva più che a Torino e a Parigi. Erano quegli anni ‘90 certamente diversi da questi attuali. Tuttavia sullo scenario già appariva il fenomeno dell'immigrazione, nel cui dizionario politico, sociale e semantico mutava solo una parola: gli extracomunitari erano e sono gli attuali migranti. E il cattolicissimo prof. Maulo in quel Natale a cavallo del decennio in vista del Secol Nuovo sbatté contro un nascente sentire comune che si stava contrapponendo in quello tradizionale dell'Accoglienza nella Città di Maria e del patrono San Giuliano. Per cui fu costretto a giustificarsi quasi al cospetto di Maurizio Costanzo nel suo show. E torniamo a quel Natale maceratese, iniziato nel solco della tradizione che ne fa a Macerata un evento nell'evento non facilmente riscontrabile altrove. In quel dicembre di grazia, si fecero per l'affettuosa regia del sindaco, inoltre le cose in grande. Già, rischiosamente troppo in grande. Come, ricordo, la capanna al centro dell'imponente e ben

realizzato presepe. Spaziosa, confortevole come un moderno loft o meglio una comoda baita al primo apparire, ben sistemata all'interno della corte della Casa comunale. Ben riparata dalle gelide variazioni meteo dell'inverno con temperature notturne allora costantemente pari o sotto lo zero. E per una giovane coppia africana, con bambini, appena munita di sfratto (se la memoria non erra) in ogni caso senza un tetto sopra le teste, quale migliore occasione? Non si era trovata anche la Sacra Famiglia, duemila anni prima, nella stessa stringente congiuntura? I fotografi, di lì a poco, fecero impazzire i flash al quadretto di quella famigliola, venuta anch'essa da lontano, che nocturne die prendeva temporaneo possesso della Capanna del Presepe comunale, tra la paja e lo fiè come recitava il più bel Canto di Natale raccolto nelle campagne settempedane da Giovanni Ginobili, musicato da Lino Liviabella ed inciso a livello mondiale dalla RCA. Già, ma come fare? Il popolo maceratese sotto sotto mugugnava, qualcuno ironizzava, e se altri piamente tacevano, altri protestavano apertamente. Si trovò una via di mezzo. Si sbarrò il pesante portone del Palazzo comunale che dava accesso alla corte interna e dunque alla capanna-alloggio. A protestare fu allora la coppia bi-sfrattata, ed anche l'opinione pubblica si divise. L'imbarazzo fu grande. Il Messaggero - certo non il più seguito a Macerata ma a Roma sì! bombardò a palle incatenate il Palazzo. La campagna orchestrata (sia per convinzione personale sia per il solito pugno di copie in più) da parte di chi scrive coordinatore dell'edizione regionale, fu sposata in toto da Maurizio Costanzo. Il blocco venne rimosso e nelle pur giustificate more nel trovare un alloggio di fortuna per la famiglia (con bambini piccoli), provvido si mostrò l'Hotel House di Porto Recanati, per la prima ed ultima volta, credo. Grazie ad amici, conoscenti ed uomini di buona volontà, la coppia vi trovò ospitalità. Prima di lasciare la capanna del Bambin Gesù, lui e lei vennero a dirmi grazie in redazione. Fu un bel Natale per me. Indimenticabile per Gian Mario. L'episodio non ne scalfì la fama di persona buona ed ottimo amministratore. Maurizio Verdenelli

In attesa di un casa con un padrone ■ Dopo una vita di solitudine e ben cinque anni passati in canile questo sarà un Natale pieno di affetto per Tre. Se il meticcio di terrier potesse parlare senza dubbio esclamerebbe: «Non me l’aspettavo!». Infatti, a undici anni suonati, ha trovato finalmente una famiglia disposta a prendersi cura di lui e fargli vivere gli ultimi anni in assoluta libertà. Un’adozione molto fortunata dovuta a un vero e proprio colpo di fulmine tra la nuova coppia di padroni e il cane che, da un carattere un po’ difficile dovuto al prolungato isolamento, è subito diventato docile e affettuoso, desideroso anche lui di ricevere quelle coccole che gli sono mancate per tutta la vita.

Alcuni ospiti a quattro zampe del canile di Macerata

«Non bisogna temere di adottare un cane adulto - spiega Tiziana Giannoni, responsabile del canile di Macerata - in effetti sono loro i più bisognosi poiché dopo tanti anni trascorsi in canile vivono la loro situazione con dolore e rassegnazione». La maggior parte delle persone infatti, quando pensa di prendere un cane, si orienta su un cucciolo, magari con l’idea di educarlo fin da

subito, cancellando ogni speranza per gli amici a quattro zampe con qualche anno in più. «Al contrario i cani adulti si rendono conto benissimo di essere stati salvati e questo si traduce nella capacità di donare moltissimo amore, poiché sono alla ricerca di un punto di riferimento per le loro vite, ovvero un padrone». Attualmente su un totale di circa 70 cani presenti in struttura, i tre quarti sono adulti. Anche se il fenomeno del randagismo è in forte diminuzione, purtroppo esistono ancora molti padroni, soprattutto in campagna, che non collocano il microchip e non ne registrano la proprietà, come invece la legge impone. «Sembra assurdo che nel 2021 ci siano ancora persone in grado di abbandonare un animale e persino

di non registrarlo col microchip al momento della nascita - prosegue Giannoni - eppure continuiamo a salvare molti animali». Proprio recentemente è toccato a Lilla, una dolcissima setter di circa due anni che è stata lasciata fuori dal canile legata con una corda ad un palo. «I dipendenti del canile sono arrivati alle 7:40 del mattino e l’hanno trovata lì, al freddo, spaventata e tremante come una foglia dice la responsabile - eppure i cani da caccia sono quelli col carattere più dolce». E il sospetto è che sia stato proprio un cacciatore a compiere il gesto, magari perché Lilla era colpevole di aver mangiato la preda, oppure perché spaventata dagli spari o ancora perché irrequieta con gli altri cani nei box. Per fortuna ora la cagnolina sta bene così come il rottweiler Salvo, il cui nome già la dice lunga sulle condizioni in cui è stato trovato. «Un animale che dovrebbe pesare almeno 45 chili era arrivato a pesarne 20, era pelle e ossa - dice sconsolata Giannoni - è stato trovato in un campo colpito anche da crisi epilettiche. Lui a differenza di Lilla il chip lo possiede ma il proprietario

è irrintracciabile, succede anche questo». La razza di Salvo, così come i Pitbull e altri molossi, attira spesso persone poco capaci di gestire un animale con il risultato che, nel migliore dei casi, i cani finiscono in canile. Ma di fronte alla cattiveria spesso c’è anche chi è in grado di dare una mano: «I nostri volontari sono straordinari e fanno davvero la differenza per questi cani che altrimenti vivrebbero la loro vita in completa solitudine. Per questo, oltre a sensibilizzare per le adozioni, invitiamo chi ama i cani ma non può tenerne uno nel suo appartamento, a contattarci per occuparsi di quelli in struttura, portandoli fuori o giocandoci un po’. Proprio in questo momento stiamo cercando volontari forti per condurre in passeggiata i molossoidi che hanno una struttura fisica più possente». Il canile di Macerata può essere contattato chiamando i numeri 392 7060232 (Meridiana) o 335 6618617 (Argo) sia per le adozioni che per il volontariato. Marco Ribechi


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Le interviSte

Intervista a Lorenzo Cerquetella direttore della Caritas cittadina ■ L’algida realtà traspare dalla lettura fredda di numeri ormai tristemente noti. Le rilevazioni registrano percentuali preoccupanti racchiuse nell’ultimo rapporto Istat che fotografa la tendenza all’ aumento della povertà assoluta. La sintesi dei dati è impietosa, racconta un fenomeno esteso al 7,7% del totale delle famiglie italiane e a 5,6 milioni di individui. Tuttavia, l’oggettività delle cifre e le istantanee scattate da inchieste d’impronta fin troppo positivistica omettono, per loro natura, i volti e le storie, diluiscono lo spazio dei ragionamenti accompagnati dal pallottoliere per lasciar sfumare, sullo sfondo, la vera protagonista della questione: la vita delle persone in carne ed ossa e i concreti esempi di fulgida, operosa e pragmatica misericordia. Nella comunità maceratese l’esperienza della Caritas è una vera e propria rete di sostegno continuo ed efficace a chi ha bisogno. Per citare soltanto una delle innumerevoli attività che ne qualificano la meritoria azione, l’Emporio della Solidarietà, in via Ignazio Silone 12, è un’iniziativa volta non soltanto alla distribuzione di pacchi alimentari alle persone e famiglie in difficoltà ma destinata all’obiettivo specifico di farsi carico dei problemi che affliggono quest’ultime tentando di risolvere la causa del loro stato di sofferenza e di bisogno. Si tratta di una concezione dinamica del volontariato inteso come strumento di educazione ad uno stile solidale e relazionale in tutti gli ambiti di vita, a partire dal proprio contesto territoriale e sociale di appartenenza. Ne fanno parte itinerari e corsi di educazione al servizio. Le donne e gli uomini che desiderino impegnarsi, possono rivolgersi alla pro-

I datI della Povertà assoluta: 7,7% del totale delle famiglie italiane

5,6 milioni di individui

La Caritas è vicina a tutte le forme di bisogno e sofferenza pria parrocchia di riferimento e rendersi disponibili a partecipare a questa grande opera di vicinanza al prossimo. A narrarci con chiarezza e senza indulgere, neppure per un istante, nella retorica, la quotidianità dello straordinario vigore benefico di un organismo pastorale vitalissimo è il Diacono Lorenzo Cerquetella, direttore della Caritas cittadina. In base alla sua esperienza come la crisi degli ultimi anni ha cambiato il ruolo e la responsabilità di chi fa del bene? «La Caritas, da sempre, è vicina a chi è in difficoltà, ma in questo particolare momento stiamo affrontando situazioni di povertà che non sono solo

limitate all'aspetto materiale, ma che riguardano anche la solitudine e la mancanza di rapporti sociali». I poveri costituiscono il "pulpito" della Caritas. Se non li incontrasse e non li servisse essa non potrebbe svolgere il proprio compito pastorale. Attraverso quali iniziative concrete e progetti specifici, quest’anno, la vostra organizzazione consentirà a chi è meno fortunato di trascorrere un Natale più accogliente? «Il nostro impegno non è limitato solo a questo periodo natalizio, ma giornalmente affrontiamo situazioni gravi di emarginazione che ci permettono di dimostrare con fatti concreti, a chi è in difficoltà, la vicinanza della comu-

nità cristiana. Quest'anno a causa della pandemia, non sarà possibile, come per il passato, un pranzo aperto alle famiglie ed ai singoli che seguiamo giornalmente, tuttavia nella città di Macerata con l'Emporio della Solidarietà cercheremo di alleviare ulteriormente le necessità dei singoli. Ai bambini e ragazzi daremo in dono un libro, offerto dalla libreria Giunti e confezionato dai giovani della parrocchia di Piediripa che l’hanno preparato mettendo a disposizione il loro tempo nei sabati di novembre». Secondo recenti indagini aumenta la tendenza collettiva all’isolamento tanto da sembrare persino sospetta

la relazione d’aiuto. Come contrastare, anche in termini formativi e culturali, partendo dal coinvolgimento della scuola, questa sorta di demonizzazione del bisogno degli altri? «La chiusura, la paura degli altri, la discriminazione, sono il grave limite della nostra società. La nostra opera culturale da diversi anni è rivolta agli studenti che incontriamo negli istituti scolastici e ai giovani dei vari gruppi educativi ed ecclesiali ai quali parliamo di mondialità, intesa come conoscenza delle diverse culture, in vista di progetti di integrazione necessari per uno sviluppo armonico della società». Fabrizio Baleani

Refugees Welcome ■ Refugees Welcome Italia promuove l’inclusione sociale di rifugiati, rifugiate, giovani migranti arrivati in Italia da minori non accompagnati attraverso una serie di attività che prevedono il coinvolgimento diretto dei cittadini e delle cittadine: accoglienza in famiglia, mentoring, coabitazioni solidali. Cittadinanza attiva, nuove occasioni di partecipazione, costruzione di legami concreti non sono solo principi in cui credere, ma valori da costruire quotidianamente. Lo sa benissimo la referente del gruppo territoriale di Refugees Welcome Macerata, Annalisa Ubertoni che, assieme alla sua famiglia, ha aperto la porta di casa a chi ne aveva bisogno ed è stata insignita, dal capo dello Stato dell’onorificenza al Merito della Repubblica Italiana.

Cosa significa accogliere, secondo lei, sia nella dimensione personale, sia in quella dell'impegno pubblico? «Accogliere vuol dire innanzitutto aprirsi all'ascolto, alla curiosità per l'altro. L’accoglienza si può trasformare in scelta di vita. Nel caso ciò accada, quel che si riceve in cambio è ampiamente più grande di ciò che si mette a disposizione. Esiste poi una dimensione più vasta del rispetto che coinvolge anche il nostro tempo e il nostro impegno inteso in un’accezione davvero politica, consistente nel riconoscere in ognuna delle persone che incontriamo persone che hanno diritto di lavorare, di essere rispettati, di "sentirsi a casa". Aver ospitato a casa nostra due ragazzi africani ci ha aperto gli occhi. Vedere la migrazione come "problema" e non come "opportunità" è un grave sbaglio, perchè colpisce chi è più vulnerabile e disperato, mentre al contrario, organizzare una buona convivenza in una comunità acco-

Al cuore dell’integrazione A confronto con Annalisa Ubertoni, referente del gruppo territoriale di Refugees Welcome Macerata gliente per tutti, cittadini e migranti, permetterebbe ad ognuno di vivere in una comunità più giusta e solidale». Quali sono le iniziative e le esperienze più rilevanti nella storia dell'esperienza maceratese di Welcome Refugees? «Il team di Macerata nasce nel 2016, dopo che l’organizzazione internazionale era sorta a Berlino per dare una risposta concreta all’esplosione della crisi siriana nel 2014 e, un anno dopo, è stata fondata la sua omologa italiana. Il “nucleo” maceratese si è sviluppato da un precedente gruppo informale di persone che già si incontravano per fare rete e creare occasioni di partecipazione e informazione sui temi dell’immigrazione in città. Oggi a Macerata siamo circa 25 attivisti, dai 25 ai 65 anni, e tra noi ci sono studenti universitari, avvocati, medici, operatori del sociale, insegnanti, operai, pensionati, casalinghe. In questi 5 anni di attività nella provincia di Macerata si sono iscritte per essere ospitate in famiglia più di 70 persone, in prevalenza ragazzi maschi e circa una cinquantina di famiglie disposte ad ospitare. In realtà le accoglienze realizzate e concluse sono state “solamente” 13 poiché, di fatto, non basta iscriversi. A questo primo gesto seguono diversi passaggi che prevedono una conoscenza più approfondita delle fami-

voglIamo dIffondere Il PIù PossIbIle l’accoglIenza In famIglIa e le nostre altre attIvItà In ItalIa, con ProfessIonalItà e caPIllarItà

Annalisa ubertoni www.facebook.com/buongiornoregione.marche/

glie e delle persone in attesa di essere ospitate e non sempre ci sono i requisiti perché sia possibile realizzare un abbinamento. Per le famiglie è prevista inoltre una formazione e per chi viene ospitato una verifica della sua situazione legale (permesso di soggiorno) e una con-

sIamo PresentI a mIlano, naPolI, barI, ravenna, torIno, alessandrIa, frosInone, cuneo, genova, como, bergamo, varese, Padova, PavIa, bologna, latIna, fIrenze, sIena, roma, macerata, Palermo, rIetI, catanIa, aosta, venezIa, verona, mantova, Pesaro e urbIno, vIterbo. sapevolezza di cosa vuol dire vivere in una famiglia italiana. Le 13 accoglienze a Macerata, sono per la maggior parte terminate tutte con l’inserimento dei ragazzi nel mondo del lavoro e nel tessuto sociale della provincia che li ospita grazie alla rete che si è attivata nel tempo e al

loro impegno personale nel voler diventare parte attiva della nostra comunità». Secondo lei quella tra Macerata e la solidarietà nei confronti dell'altro è una relazione che ha subito cambiamenti nel corso del tempo? Attualmente come la considera? «Non sono originaria di questa città, ma ci sono arrivata da circa 30 anni. Da quel momento non ho mai smesso di trovarmi bene e di incontrare persone e realtà coinvolte in esperienze di solidarietà. Tuttavia, credo anche che, rispetto ai bisogni che questa comunità esprime negli aspetti della vita di un cittadino ci siano ancora tante chiusure e a volte poca disponibilità al confronto con chi si impegna nel sociale. Far crescere il numero delle famiglie accoglienti e dei cittadini attivi aiuta a far crescere Macerata e questo passa attraverso un cambiamento culturale. Refugees Welcome in questo vuole dare il suo contributo». Lei ha ricevuto l'onorificenza per "l'esemplare contributo in favore di una politica di pacifica convivenza”. Quando l'accoglienza diviene integrazione? «Ancora ringrazio il presidente Mattarella. Egli continua a riconoscere le tante persone, uomini e donne che di fronte a problemi, difficoltà e situazioni di ingiustizia hanno fatto ciò che ritenevano giusto. Permettere a qualcuno di "integrarsi" significa per me soprattutto mettere a disposizione ciò che la nostra città, il nostro territorio esprime, far si che ci sia uno scambio di valori tra chi ospita e chi viene ospitato, eliminare gli ostacoli che impediscono il diritto di ogni essere umano di spostarsi dal suo Paese e di immaginare un futuro migliore per sè e la sua famiglia». Fabrizio Baleani




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Le interviSte

Luigi Benedetti

Una storia lunga 100 anni Un secolo di ricordi ed emozioni, visibili negli occhi di Luigi Benedetti, nipote e attuale titolare del negozio situato al centro storico di Macerata, in Piazza Cesare Battisti, mentre sfoglia con amore, un libro contabile di nonna Ada, trovato poco tempo fa in soffitta, con la data di avvio, 1 gennaio 1928. «Svolgo il mio lavoro con grande passione - afferma Luigi Benedetti - La stessa, che mi è stata tra-mandata, prima dai miei nonni e successivamente dai miei genitori, che hanno rilanciato l’azienda, facendo diventare la merceria un punto di riferimento sia in provincia, che nel territorio limitrofo». Dal 1999, il nipote di Ada Menichelli, insieme alla sua compagna Alessandra Principi, gestisce la bottega, nata nell'ottobre 1921. La storia della merceria Menichelli Rambozzi è interessante, perché ha avuto inizio verso il 1870, quando Pacifico Menichelli, bisnonno dell'attuale titolare Luigi Benedetti e all'epoca proprietario di un grande emporio nel centro di Macerata, decise di dare in dote ad ognuno dei suoi figli una parte dell'attività e ad Ada Menichelli, che si era appena sposata con Ugo Rambozzi, andò la merceria e avvio il negozio 100 anni fa, pochi anni dopo il primo conflitto mondiale. Dal matrimonio nacquero due bambini, Elvira e Roberto; purtroppo, Ada restò vedova prematuramente e a soli 14 anni, la figlia Elvira, cominció a lavorare nella bottega e a 18 anni, ogni 15 giorni si recava a Milano con lo zio

Matteo Paparelli Per rendere speciale il Natale 2021 Matteo Paparelli, titolare dell’omonima bottega in via Crescimbeni, ha deciso di stupire i suoi clienti non solo con sapori sopraffini ma anche con una scatola del tutto particolare che celebrasse la Civitas Mariae in una forma piuttosto singolare. Unendo l'inconfondibile stile dell’artista newyorkese Keith Haring ai più celebri motivi dell’identità maceratese è nato un packaging che dona un tocco di moderna creatività al più famoso dei dolci natalizi. «Volevamo rendere omaggio ai tratti distintivi della nostra identità maceratese - spiega Paparelli - grazie allo studio grafico Visualink di Passo di Treia abbiamo così stampato sulle scatole la Torre dell’orologio di Piazza della Libertà, San Giuliano, lo Sferisterio e l’immancabile Pistacoppo a cui tutti vogliamo un gran bene, il tutto reinterpretato secondo lo stile del re dei writers». Il contenuto invece rispetta tutti i parametri a cui siamo abituati: «Nonostante ci piaccia molto sperimentare abbiamo deciso di mantenere inalterata la ricetta tradizionale del panettone artigianale classico milanese con stampo basso - prosegue il fornaio realizzato con ingredienti di primissima qualità perché il segreto di ogni sapore è nascosto nella materia prima». Da ormai nove anni Matteo Paparelli ha scelto di avventurarsi in questa professione, una delle più antiche della storia dell’uomo: infatti alcuni studiosi identificano con la lavorazione del grano e quindi con la creazione del pane uno dei primi grandi segni della nascita delle civiltà antiche che potrebbe essere avvenuta 12 mila anni fa nella Mezzaluna Fertile, a Göbekli Tepe nell’attuale Turchia. «Fare pane è una vocazione, sono praticamente cresciuto nel ristorante che i miei genitori gestivano a Montecassiano spiega il fornaio - uno dei primi ricordi che ho è la fragranza che si spargeva nell’aria quando si cuoceva l’impasto. Anche quando ho lavorato come cuoco ho voluto mantenere questa caratteristica, richiedevo che il pane si facesse esclusivamente nel ristorante».

per rifornire il negozio, nonostante i pericoli e le difficoltà dell'epoca. «Nella Seconda Guerra Mondiale - racconta il titolare - durante l'occupazione dei tedeschi, il negozio restó chiuso, ma i nazisti presero possesso del locale e per sfregio, danneggiarono tutta la merce, con gesto di cattivo gusto per i miei parenti, che furono costretti a gettare gli articoli, per poi acquistarne altri». Tornando alla storia della merceria Menichelli Rambozzi, terminata la Seconda Guerra Mondiale, Elvira si sposa con Piero Benedetti e insieme sviluppano l’azienda con la collaborazione di zio Roberto. Alla fine degli anni ’60, la ditta contó ben 14 dipendenti, che per un negozio al dettaglio era un vero record. Oggi, nonostante le difficoltà causate dal coronavirus, Franco Benedetti guarda il futuro con fiducia. «Il Covid ha rivoluzionato tutto perché siamo stati chiusi, però, al di là di questo forte scossone, stiamo lavorando bene. Se penso al futuro, mi piacerebbe che il negozio abbia vita anche dopo la mia gestione. Tra 12 anni andrò in pensione e nelle attività come la merceria Menichelli Rambozzi è presente il contatto umano, rispetto ad internet. Parlare con il cliente, pensare al tempo trascorso e far toccare un prodotto con mano é molto importante.Ad esempio, nel mio locale, ancora oggi vendo tantissimi articoli, come nel passato. Tra i più pregiati, ci sono i foulard di seta, i guanti in lana o in pelle di prima qualità e i prodotti, realizzati in modo artigianale,

come cinture e bretelle. Inoltre, i clienti acquistano altri accessori, quali bottoni, cuffie, ventagli, papillon, calze, pantacollant e molto altro. Adoro dialogare con le persone, che ancora adesso, ricordano quando i genitori li mandavano in merceria, per acquistare uno o più articoli, a seconda delle necessità, poiché alcuni prodotti sono sempre indispensabili, un po' come il pane. Oggi come allora, l'attività si rivolge a un vasto pubblico, come una sarta oppure una giovane che vuole avvicinarsi al mondo del ricamo o un cliente interessato a regalare qualcosa di unico e originale. Tra la clientela ci sono anche gli ex dipendenti della bottega, che ricordano con affetto i miei geni-tori e mio zio, sempre rispettosi e cordiali con il prossimo». Elisa Cinquepalmi

luigi Benedetti e la sua bottega storica

Street Art, i simboli di Macerata e il dolce più tipico della tradizione natalizia Il tutto sapientemente amalgamato in maniera perfettamente artigianale in una delle botteghe più famose del centro storico: Il forno di Matteo

la confezione del panettone 2021

Matteo Paparelli

Quindi il passo verso il forno è stato breve: «Mi sono specializzato a Roma e appena ho potuto ho aperto la mia attività proprio per coltivare quella passione». Il fornaio è un lavoro molto duro che però Matteo sempre svolge con il sorriso sul viso: «Gli orari non sono per tutti facili da digerire - prosegue - la passione è necessaria. Però c’è anche molto romanticismo nello svegliarsi di notte, nel silenzio mentre tutti dormono, lontano dallo stress e dai rumori che invece si notano quando la città è attiva». Per Matteo il pane è anche qualcosa che racchiude un mistero: «Credo sia affascinante ottenere un pro-

dotto tanto antico e amato, la base di ogni pasto, semplicemente mescolando acqua, grano schiacciato (ovvero farina) e lievito che, magicamente, crea la vita nel prodotto e innesca una reazione chimica che trasforma questi semplici componenti nel più gustoso dei cibi». Nell’azienda agricola La credenza di Clara, che gestisce in società col fratello Nicola, Paparelli è quasi riuscito a chiudere totalmente la filiera producendo oltre l’80% del grano che utilizza nel suo forno. «Il pane va mangiato di qualità perché è sempre presente nelle nostre tavole - aggiunge il fornaio - i pani industriali costano al chilo meno degli ingredienti che io utilizzo prima della lavorazione, non può esserci competizione sul prezzo. Per questo ho deciso di puntare sulla qualità e devo dire che l’affetto dei clienti ha premiato questa scelta. Una delle soddisfazioni più grandi è quando ricevo i complimenti dai più anziani, che mi dicono che il mio pane ricorda quello che si mangiava una volta in campagna. Sono felice anche quando gli studenti del sud mi dicono che il mio pane sembra quello di casa loro». Per ottenere questo “riconoscimento” da parte degli universitari fuori sede Matteo ha cambiato leggermente la tradizione: «Confesso, uso il sale! - scherza -. Lo ritengo necessario per ottenere un glutine migliore. Nel centro Italia si fa il pane senza sale per protesta al vecchio stato pontificio che aveva alzato le tasse su questa materia prima ma ormai siamo in Italia e possiamo superare questa rivalità. Altri dicono che il pane sciapo sia stato pensato per accompagnare i nostri formaggi e salumi, ad esempio il ciauscolo che contiene una discreta qualità di sale. Non so quale delle due versioni sia quella ufficiale, probabilmente entrambe». Il panettone di Matteo può essere acquistato nel suo negozio ma con una raccomandazione: «Consiglio a chi volesse assaggiarlo di prenotarlo in anticipo, la nostra dimensione artigianale ci permette di realizzarne un numero limitato e per fortuna ci stiamo già avvicinando alla soglia massima di produzione». Marco Ribechi


Un bosco biosalutare

Sport ■ Come in primavera sbocciano i papaveri nei campi di grano, così sono spuntati un po’ ovun-que in Italia e nel mondo numerosi campi da padel, la moda del momento che però sta prendendo una piega piuttosto seria. Il primo campo maceratese veniva inaugurato in via Dante Alighieri 20 poco più di due anni fa, il 14 luglio 2019 e nessuno aveva la minima idea di cosa sarebbe successo all’interno di quella specie di rettangolo da tennis con attorno delle strane barriere in vetro. Oggi, a poco più di due anni di distanza, il padel è ormai ovunque e sono pochissime le persone che non hanno ancora preso in mano la caratteristica “pala” forata da gioco. In ogni negozio fisico e shop on line dilaga la presenza di attrezzature più o meno professionali e, attualmente, il giro economico che questo nuovo sport ha generato nel mondo è davvero incalcolabile, facendo nascere nuovi brand e magari rilanciando anche vecchie strutture un po’ dismesse e scarsamente frequentate. Infatti, moltissimi campi da calcio a cinque, costosi per manutenzione e vuoti per la maggior parte della giornata, In pochissimo tempo il padel ha sono stati convertiti in campi fatto divertire tutti e oggi abbiada padel facendo tornare le persone ad incontrarsi nei cir- mo giocatori di ogni età, dagli coli. È un po’ quello che è successo adolescenti fino ai pensionati, anche nell’ex circolo delle sia uomini che donne poste di Macerata dove, ai vecchi soci di sempre, per lo più tennisti, si è unita una folla di padelisti (molti tennisti o ex tennisti a loro volta) che hanno ripreso a frequentarsi un vero e proprio campo da tennis quotidianament,e anche attraverso nuove ha dato il via, in maniera del tutto forme di socializzazione. Infatti, ogni circolo inconsapevole, all’attuale padel? che si rispetti ha la sua chat su whatsapp Per prima cosa è un’attività per tutti, con centinaia di partecipanti, per organiz- basta prendere in mano una racchetta zare partite anche con persone mai viste e e iniziare subito a divertirsi poiché conosciute prima. l’entry level è davvero alla portata di Sembra inoltre che trovare un campo libero chiunque. A conquistare inoltre è la negli orari pomeridiani più gettonati sia rapidità, la varietà di colpi, la possiquasi come mordersi un gomito, non val- bilità di migliorarsi costantemente gono nemmeno le raccomandazioni: il siste- perché la qualità del gioco può davma di riserva è informatizzato quindi ad vero incrementare rapidamente. Inoloccupare il campo è il dito più pronto e velo- tre, la grande novità è la presenza ce. Proprio la grande richiesta ha spinto i delle barriere su cui la pallina può dirigenti del circolo maceratese a costruire rimbalzare creando colpi imprevedinuovi campi, ora tre più uno realizzato ad bili che regalano frizzantezza alle inizio settembre dai proprietari dell’Heaven partite. Se ai primi match, il padel Beach in via dei Velini. sembra uno sport a metà strada tra Ma quale è la carta vincente di questo sport tennis e racchettoni da spiaggia, pranato in Messico nel cortile della casa di Enri- ti-cando con costanza ci si stupirà di que Corcuera che non potendosi permettere quanto esso invece sia versatile,

PassIone Padel

foto di  Pierpaolo Calavita ■ Il bosco urbano di Collevario si trasformerà in “bosco biosalutare”. L’area verde del quartiere maceratese, frequentata da sempre più cittadini per passeggiare, andare in mountain bike o praticare attività fisica, è stata posta al centro di un innovativo progetto interno al programma Macerata città amica della persona con demenza che vede il coinvolgimento dell’Afam e dell’associazione ASD Nordic Walking Green, con sostegno del Comune.

gIulIa, la numero uno ItalIana

Una seconda vita sportiva. Ex tennista, Giulia Sussarello s’innamorò del padel quando, nel 2017, la portarono per la prima volta a giocare. Un inizio quasi per caso, che sancì l’inizio di un vero amore sportivo. Una storia che l’accomuna a molti padelisti d’Italia, una passione cha la comasca ha presto iniziato a coltivare con dedizione e serietà, riscuotendo subito successi. «Mi ha ridato la voglia

vivendo di natura propria e nascondendo nella sua apparente semplicità un vero e proprio caleidoscopio di possibilità. Oggi i soci padelisti del circolo Torresi, che organizza anche tornei del circuito regionale e nazio-nale, sono oltre 360, un vero e proprio miracolo su cui pochi all’inizio avrebbero puntato. «Prima erano quasi esclusivamente vecchi tennisti - spiega Giovanni Torresi, presidente del circolo - cu-riosi di sperimentare la nuova attività, magari con un sorrisetto sulle labbra. In pochissimo tempo però il padel ha fatto divertire tutti e oggi abbiamo giocatori di ogni età, dagli adolescenti fino ai pensionati, sia uomini che donne». Marco Ribechi

Subbuteo, vecchia gloria ■ Vecchie scatole di scarpe nella polvere delle soffitte o stipate negli angoli più oscuri dei garage. Potrebbero contenere un piccolo tesoro dimenticato da decenni ma oggi è tornato ad essere una vera e propria mania. È la rinascita del Subbuteo, uno dei giochi più vintage che gli anni ‘80 possano offrire ma che, allo stesso tempo, conta infiniti appassionati in tutta Italia e nel mondo. Addirittura la famosissima rivista il Guerin Sportivo ha deciso di seguire con alcune pagine questo gioco da tavolo che unisce calcio, modellismo e tanta passione. Infatti esiste una vera e propria Federazione Nazionale, la F.I.S.C.T. - Federazione Italiana Sportiva Calcio da Tavolo - che conta tra gli affiliati anche gli Old Lions, una squadra maceratese che annovera nei suoi ranghi anche alcuni “oriundi” provenienti da Milano, Torino e Pesaro. «Il lockdown degli ultimi anni di pandemia ha funzionato come un volano, innescando una miccia che, in realtà, non si era mai spenta - commenta Leonardo D’Amico, presidente degli Old Lions - tantissime famiglie sono andate a riaprire vecchi scatoloni facendo rispuntare giocatori, stadi e tribune. I ragazzi degli anni ‘80 oggi sono dei padri e così hanno mostrato ai loro figli come ci si divertiva ormai 40 anni fa». Un passatempo che oltre a diffondere allegria costituisce anche una sana attività: «Oggi l’isolamento è un problema sociale

difficile da affrontare - prosegue D’Amico - si calcola che i ragazzi passano almeno otto ore davanti a uno schermo e probabilmente i genitori fanno altrettanto. Il Subbuteo al contrario è un’attività che richiede l’incontro con gli altri, la discussione e persino lo studio nel caso di appassionati che desiderano creare fedeli repliche delle loro squadre del cuore. Genitori e figli, invece che trascorrere il tempo “vicini ma lontani”, possono migliorare

di giocare e partecipare ai tornei», racconta, «e quello stesso anno sono diventata campionessa italiana». Non si è più fermata, confermando il titolo in tutti gli anni successivi, 2021 compreso, anche dopo aver cambiato compagna di doppio, da Chiara Pappacena a Carolina Orsi. A fine febbraio ricomincerà il World Padel Tour, il circuito internazionale, ed è forse qui che si vedono le maggiori differenze col tennis. «I premi sono ancora bassi, soprattutto a livello femminile. A trovare sponsor sono, per lo più, le prime coppie al mondo. Io sono intorno alla 60° posizione nel ranking internazionale e in questi casi dobbiamo spesso finanziarci da soli».

i loro rapporti divertendosi con questo e altri giochi da tavolo che prima dell’avvento dei computer erano diffusissimi». Un modo quindi per tornare un po’ bambini poiché gli appassionati sono davvero di ogni età e appartenenza: «Uno dei più grandi collezionisti in Italia è Capitan Ventosa - spiega il presidente - poi ci sono politici e naturalmente calciatori come Gianluigi Buffon. Durante i campionati incon-

Il gruppo della squadra Old Lions che partecipa alle competizioni nazionali

triamo imprenditori, direttori di banche, di istituti scolastici che, nonostante i ruoli di potere che ricoprono, non hanno mai abbandonato il tavolo “erboso”». A Reggio Emilia è addirittura nato il Subbuteoland, il centro federale di allenamento per la nazionale dove sono allestiti 30 campi sempre montati e a disposizione per chiunque voglia giocare, qui si svolgono i tornei più importanti ed è come una sorta di Maracanà del Subbuteo. «L’ultima trasferta è stata a fine ottobre - conclude D’Amico - era possibile seguire le partite in streaming sul canale You Tube YouFisct. Il nostro Club è aperto a tutti, invitiamo i maceratesi a venirci a trovare per far crescere il nuovo movimento e controllare se la rinomata “schicchera” è ancora quella di un tempo». Marco Ribechi

In futuro quella che è un semplice spazio verde potrà svilupparsi anche in una direzione più terapeutica fino a creare una zona di bosco biosalutare, ovvero un’area verde con dei percorsi e una cartellonistica specifica, con l’obiettivo di informare sui comportamenti da tenere per mantenere le proprie condizioni di benessere ed evitare la comparsa di malattie, tra le quali anche la demenza da Alzheimer. All’interno del bosco verranno predisposti alcuni attrezzi ginnici per movimenti misurati e non traumatici, percorsi con punti di appoggio, panchine attrezzate, tabelloni per giochi matematici, zone per socializzare con tavolini per gli scacchi e giochi di carte. Gli effetti di queste aree verdi sono molteplici, come gli evidenti miglioramenti dal punto di vista fisico e della socializzazione ma soprattutto dell’umore. Il progetto ha già riscosso un discreto successo, ottenendo il primo premio nel concorso indetto da Coop Alleanza 3.0. «Macerata città amica della persona con demenza è sempre più realtà, siamo molto contenti di questo risultato, della risposta ancora una volta corale della città, proseguiamo in questo percorso che amiamo definire il Rinascimento del sociale – ha detto la presidente Afam Manuela Berardinelli una città che rafforza i principi di accoglienza e salvaguardia della vita, senza esclusione di stato di salute o anagrafico. Unitamente all’Amministrazione comunale stiamo portando avanti la progettazione della Comunità amica che prevede anche i percorsi "amici", tra cui gli spazi per l’attività fisica, che, anche la comunità scientifica, ha certificato siano una delle componenti per la prevenzione ma anche nella cura della persona fragile». L’attività delle due associazioni ha incontrato il sostegno dell’Amministrazione comunale nella speranza di valorizzare le tante aree verdi sparse per la città che però, al momento, sono poco frequentate perché non sufficientemente attrezzate. «Il nostro è un modello di Amministrazione condivisa, anche nella realizzazione di progetti» ha spiegato l’assessore ai Lavori Pubblici Andrea Marchiori.

Ha aggiunto l’assessore alle Politiche Sociali Francesca D’Alessandro: «Il benessere psicofisico va promosso soprattutto in un periodo come quello che stiamo vivendo. Riqualificare un bosco urbano, in un’ottica inclusiva, significa permettere a tutti, grandi e piccoli, compresi le persone affette da Alzheimer, di poter fare attività fisica all’aria aperta secondo le proprie capacità. Inoltre il contatto con la natura stimola le persone fragili a riattivare tutta quella sfera sensoriale così utile e importante per il loro equilibrio e la loro serenità». Marco Ribechi


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teatro e moStre

In ricordo di “Mizio” ■ Macerata, 31 ottobre 2007, una data che segnerà per sempre lo Sperimentale Teatro A - STA -, costretto a dire addio al suo amato Mizio. Stiamo parlando di Maurizio Agasucci, attore, scenografo e costumista maceratese, venuto a mancare a soli 53 anni. Un artista completo, unico nel suo genere, che attraverso la sua arte di attore e mimo e i costumi da lui realizzati con i materiali più diversi, ha saputo trasmettere il suo amore per il teatro, conquistando il cuore del pubblico. Ancora oggi la figura di Mizio riesce a emanare la sua energia, grazie ai maestosi costumi, di cui almeno uno viene tuttora ritualmente inserito dallo STA in ogni spettacolo. Un esempio, il 1° ottobre scorso, quando nel cortile di Palazzo Buonaccorsi, a Macerata, è andato in scena Santa Giovanna La Pazza: sulla pedana ai piedi dell’interprete, Maria Novella Gobbi, un bouquet di fiori di carta creati per lei da Maurizio al tempo della Prima di quello spettacolo. Un brivido di poesia. Quel giorno sono stati numerosi gli applausi degli spettatori, in modo particolare anche per il caro Mizio, che ancora una volta è riuscito a stupire i presenti. Da 14 anni, lo Sperimentale Teatro A, composto da Allì Caracciolo docente e regista, dal presidente Giorgio Sposetti, dalla vice presidente e aiuto regia Maria Novella Gobbi e da una cinquantina di componenti, ricorda con affetto Maurizio che diede inizio alla sua carriera artistica entrando nel 1973 a far parte dello STA, dove firmerà scene e costumi di tutte le sue produzioni. Da quel momento, Mizio dà il via a corsi di formazione per attori, sia in Italia che all’estero, dedicandosi al tempo stesso alle

attività di animazione nelle scuole della provincia di Macerata e delle Marche, Campania e Lombardia. Nel 1985, inizia la collaborazione con Macerata Opera come mimo, mentre l’anno successivo va in Germania per condurre diversi corsi, come il Seminario e Laboratorio sulla Commedia dell’Arte all'Università di Heidelberg. Nel 1999 realizza per Macerata Opera i costumi per Passio Secundum Joannem del Giordani, Rappresentatione di anima et di corpo, opera musicale di Emilio dei Cavalieri, 1600, per Lausitzer Opernsommer Brandenburg (Berlino). Nel 2003, Agasucci dà vita al centro di aggregazione e animazione La Filastrocca, avviando una collaborazione con Il Balletto di Macerata. Lavora con I Nuovi Amici realizzando memorabili spettacoli con i diversamente abili, come La Scantafavola de Li Gatti Mammoni. Infine, quale direttore artistico per le manifestazioni della prestigiosa Mogliano 1744, creò gli splendidi costumi della rievocazione storica. In memoria dell’indimenticabile Mizio, lo STA ha organizzato il Concerto Angelo che me l’hai ferito il core (2008), la Mostra di costumi Mani d’autore (2009), il convegno “Ddedicato a Maurizio Agasucci – Contributi di ricerca nel teatro del secondo Novecento, presentan-done gli atti, L’atleta del cuore (Ephemeria Editrice, 2012) l’anno successivo. Lo Sperimentale Teatro A ricorda l'artista in vari eventi e spera che un giorno, grazie alla collaborazione e sensibilità dell’Amministrazione comunale, si possa intitolare una sala a Maurizio Agasucci, ove allestire una mostra permanente per far conoscere anche ai giovani i suoi costumi teatrali, maschere e oggetti, realizzati con impegno, passione, professionalità e tanta energia, la stessa, che ancora oggi fa vibrare il palcoscenico a ogni spettacolo dello STA.

Sono numerosi gli eventi e gli incontri organizzati in ricordo di Maurizio Agasucci I tanti costumi di scena realizzati dallo Sperimentale Teatro A

Elisa Cinquepalmi

Mostra spettacolo della Storia del Teatro Maceratese Celebrati i 70 anni dalla fondazione del Gad Oreste Calabresi con la mostra spettacolo della storia del teatro maceratese Novecento Teatro allestita alla Galleria Antichi Forni e con una settimana che ha visto coinvolti tutti protagonisti del teatro maceratese dagli inizi del '900. Un allestimento nel suggestivo spazio maceratese che ha visto esposti costumi, scene, fotografie, video, articoli, locandine originali, rari documenti. Cimeli raccolti e allestiti grazie alla collaborazione delle più importanti compagnie professionistiche e amatoriali che hanno costruito un secolo di storia teatrale maceratese: CTR Calabresi Tema Riuniti (GAD Oreste Calabresi e Gruppo Te.Ma), Gruppo teatrale Avis Macerata, Minimo Teatro, Compagnia Filarmonico Drammatica “Andrea Caldarelli”, Sperimentale Teatro A, Teatro dei Picari. La giornata inaugurale è stata dedicata ad uno dei protagonisti della storia del teatro italiano dell'ultimo cinquantennio: Franco Graziosi. Prima di Strehler e dell’Oscar con la Grande Bellezza di Sorrentino, il giovane Graziosi iniziava la sua carriera proprio nel sottoscala del palazzo del Mutilato che ospitava la sede del Gad oggi Ctr Calabresi Tema Riuniti.

una settimana di eventi che ha visto esposti costumi, scene, fotografie, video, articoli, locandine originali, rari documenti

Ricordati Franco Graziosi, Silvio Spaccesi, Ugo Giannangeli, Rodolfo Craia, Massimo De Nardo, Maurizio Agasucci, Jole Camelo Vaccaro

«Proprio un trasloco di sede - spiega Gabriele Censi, presidente della Ctr, l’associazione che ha organizzato l’evento iniziato prima della pandemia e conclusosi in questi giorni ha fatto riscoprire i preziosi cimeli conservati in tanti anni di premiata attività, e da lì è iniziato il lavoro che ha portato a questo evento, avremmo voluto avere Graziosi ad inaugurarlo, cè stata sua figlia Stefania, attrice anche lei, protagonista dell’omaggio al papà. Nei giorni seguenti abbiamo poi ricordato Silvio Spaccesi, Ugo Giannangeli, Rodolfo Craia, Massimo De Nardo, Maurizio Agasucci, Jole Camelo Vaccaro, e tanti altri a cui abbiamo dedicato delle cartoline collezionabili».


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perSonaggi ■ «Oggi se ne va con lui un pezzo di Macerata», profetizzò il consigliere comunale Ivano Tacconi all'uscita del Sacro Cuore sollevando, con altri amici, la bara sulla quale aveva posto come fosse un mazzo di fiori una copia de Il Messaggero di quel giorno d'inizio novembre del ‘98.

Era stato, Pietro Baldoni, l'antesignano dei fotoreporter marchigiani, erede storico di Carlo Balelli che per primo era uscito dal celebre studio di famiglia per fotografare Macerata, la provincia, poi la Grande Guerra 15-18. Nella chiesa parrocchiale delle Casette, a metà tra l'abitazione di corso Cairoli e la cappella dei Salesiani dove nella lunetta Pietro è figurato tra gli allievi di san Giovanni Bosco, la sindaca Anna Menghi durante il rito funebre aveva letto l'odg con cui all'unanimità il Consiglio comunale s'impegnava ad intitolare, nel ricordo del popolare Briscoletta - un nome d'arte per Pietro - una via o una piazzetta o un giardino ai fotoreporter maceratesi noti e meno noti, bravi e meno bravi, passati, presenti e futuri che scrivono con fatica e passione la storia quotidiana della propria comunità. «L'immagine è già un racconto» segnalava il grande glottologo francese Roland Barthes. Purtroppo quell'impegno solenne, sottoscritto dal massimo Consesso civico 23 anni fa, è rimasto lettera morta ma sono convinto che rinnovate sensibilità, ora al governo della Città, sapranno dare il giusto riconoscimento ad una categoria di lavoratori che operano per un servizio di evidente interesse pubblico. Prima di lavorare al Messaggero, Baldoni aveva lavorato a Il Resto del Carlino. Allo studio del padre Mario alle “Casette” era passata quasi tutta Macerata per il fatidico ‘rsumijio (per tanti passaporti, carta d'identità e seppur di rado, qualche patente). Giocoforza che fosse nell'hit parade dei maceratesi più conosciuti fino alla sua drammatica fine; all'alba del 31 ottobre travolto da

Pietro Baldoni

l’antesignano dei fotoreporter marchigiani

Con la sua macchina fotografica ha fissato centinaia e centinaia di maceratesi on the street

Alcuni scatti che ritraggono Baldoni, in arte Briscoletta nell’obIettIvo dI baldonI, c’erano I voltI della sua amatIssIma macerata, non solo I formIdabIlI scooP

Una infrastruttura attesa per collegare le 2 vallate ■ L’indimenticabile Jimmy Fontana, forse un pò dimenticato, amava di pari amore Macerata e Camerino. Tanto che all’amico Paolo Notari, che talvolta incrociava a Roma, invidiava il fatto di abitare lui a Fabriano e di poter, ogni volta lo avesse voluto, cenare nella diletta Città dei Varano. Camerino e Macerata, entrambe sulla collina… distese come un vecchio addormentato. O meglio «come un vecchio che è morente». Così il paese mio nel testo originale di Franco Migliacci del brano Che sarà portato al successo da Fontana e Josè Feliciano, poi dai Ricchi e Poveri. Il maceratese Enrico Sbriccoli (alias Jimmy Fontana, autore della musica) sempre attento ai rumores di casa propria pare abbia indotto Migliacci a cambiare quel ‘morente’ in ‘addormentato’. Glissando inoltre nell’indicare quale delle due città a lui care fosse quella realmente presente nel testo di Migliacci che alle Marche dedicava un altro celebre brano: Una rotonda sul mare. In realtà la rotonda era quella sul lago Trasimeno ma la RCA la "trasferì" come noto a Senigallia. Macerata ha avuto storicamente il problema di agganciarsi al fondovalle ed

la voce», gli disse il prof. Giorgio Menghini, che l'ospedale di Macerata si onora d'aver avuto e a lui Perugia ha intitolato la piazza antistante il Policlinico. «Briscolè! Quando vieni a casa mia a Roma a prenderti un quadro mio?». E lui: «Sante, portamelo tu quando torni a Macerata…». Sante era Monachesi, il padre del Futurismo!

unire le vallate di Chienti e Potenza che la dividono. Un tentativo poco insistito. Seppure partito dal 1970 quando l’idea di una intervalliva che unisse i due tronconi di un Capoluogo di appena 40mila abitanti si fece strada nell’Amministrazione comunale. Il progetto venne affidato all’urbanista Pierluigi Piccinato, un’autorità a livello nazionale che consegnò l’elaborato l’anno successivo prevedendo un collegamento tra Morica e Montanello. La giunta Menghi, nel 1999 (ben 18 anni dopo!) ne approvò la relativa variante urbanistica. Nel 2002, caduto il governo della prima e tuttora unica sindaca maceratese, ecco un imprevedibile colpo di scena: il Vice Ministro dell’Economia, il maceratese Mario Baldassarri, segretario del Cipe (in mano dunque le chiavi del finanziamento) propose al successore della Menghi, l’ingegner Giorgio Meschini, d’inserire l’infrastruttura nei finanziamenti previsti, di sua iniziativa. Ancora adesso il senator Baldassarri si stupisce della risposta ricevuta: «Fu davvero incredibile!». Cosa fu incredibile? Meschini praticamente

un'auto a Villa Potenza mentre attraversava la strada per il consueto caffè prima di andare a trascorrere una mattinata all'aria aperta tra i boschi di San Lorenzo a Treia. A Treia non arrivò mai. Sul Carlino, in apertura, Luciano Magnalbò scrisse: «Pietro il Grande, lo Zar delle Casette, è così stato fatto morire come era conveniente morisse, vestito da cacciatore per andare a caccia, con il cane tra i piedi, la sigheretta in bocca alla spavalda e la luce dell'alba negli occhi». Fino a quando era vissuto, al fotoreporter Pietro erano appartenuti quasi tutti gli scoop sul territorio. E sua grande esclusiva era stata l'ultima fotografia che ritraeva con la maschera di Zorro, alla sua ultima festa di Carnevale, il piccolo Sergio Isidori, scomparso nel 1979 a Villa Potenza, al centro di uno delle più misteriose e insolute vicende che la cronaca itarimandò al mittente l’indicazione: non c’era bisogno di quel finanziamento. Il collegamento rimase un sogno fino a quando il professor Sauro Pigliapoco prima e il dottor Antonio Pettinari dopo, presidenti della Provincia, firmarono un accordo con il Comune nel 2004: al centro il raccordo a Campogiano tra la Pieve-via Mattei e lo svincolo della superstrada Valdichienti La strada dei sogni così come definita in un libro di Fabrizio Romozzi e di chi scrive. Era la cosiddetta "bretella" nel nome dell’Uomo che vedeva il futuro. Dieci anni più tardi un’intesa fra Provincia, Regione e Comune contribuiva alle spese con tre milioni di euro da parte di ciascuno. Per il resto tutto a carico della società Quadrilatero Spa MarcheUmbria ed Anas. Nel dicembre dello

liana abbia mai registrato dal dopoguerra ad oggi. Nell'obiettivo di Baldoni, c'erano infatti pure e soprattutto i volti della sua amatissima Macerata non solo i formidabili scoop (con il caso Isidori, tra tanti altri di clamore nazionale, il clamoroso buco Carima dell'85 e quello europeo, condiviso con chi scrive, sul giallo della ex baronessa De Rothschild). Briscoletta fu infatti a Macerata, tre decenni fa, l'inventore del selfie, lui che ancora esercitava l'arte del ritocco a metà strada tra tecnologia e pittura. Con una super tech&compact micro macchina fotografica tenuta sulla cintola ed impugnata come una... colt, ha fissato centinaia e centinaia di maceratesi on the street. Questo è stato il dono (effettivamente realizzato) di Pietro Baldoni alla sua città. «Quelli che hai nel cuore, hai nelstesso 2014, venivano stanziati 43 milioni dal Cipe: 34 dallo Stato. Questo l’iter di un caso davvero straordinario che dobbiamo ascrivere fra i "treni per Yuma" mancati dal dopoguerra ad oggi. Cinquant’anni di solitudine tra una valle e l’altra. Tuttavia siamo ormai giunti ad un punto di non ritorno e il sogno nutrito nel 1970 ed affidato ad un’urbanista che disegnò il futuro di Macerata (previsioni peraltro modificate giocoforza nel corso dei decenni) pare potersi finalmente realizzare anche se l’attesa è senz’altro destinata ad allungarsi rispetto alle previsioni di breve termine. Le ultime notizie sono infatti positive. Dicono, queste notizie, che non esiste necessità di valutazione d’impatto ambientale (VIA) per il secondo tratto dell’intervalliva (2 km, 9 milioni

59 anni fa, Enrico Mattei

Baldoni aveva fotografato tutte le star della lirica a cominciare da Gigli. E adorava, in quella scia, José Carreras. Un affetto pari solo a quello che aveva per Silvio Spaccesi. Per entrambi aveva fatto un'eccezione, lui che sempre in ciò era resiliente. Le foto con Silvio e Josè erano nella parete dei ricordi di casa. Fotoreporter principe allo Sferisterio, e così allo stadio. «Era il secondo allenatore in campo, temuto e rispettato dai giocatori» ricorda Giancarlo Nascimbeni. I tifosi volevano anch'essi un gran bene a quel genio capace di fissare ogni momento topico e fuggente come i 7 gol di una Maceratese-Torres finita 4-3! Fino al 91'. Quando Baldoni morì, gli Erranti maceratesi scrisssero: «Con Pietro non esisteva gap generazionale: aveva solo vissuto di più, aveva vissuto quella Macerata che ancora popola le nostre fantasie, e un pò lo invidiavamo per questo. Ma soprattutto gli eravamo grati per le fantasie che alimentava ogni volta che avevamo la fortuna di incontrarlo. Ogni volta che sbucava da un vicolo con il fido setter Brio al fianco, veniva quasi l'impulso di dire: 'Ciao, Macerata come stai?». Maurizio Verdenelli

di spesa). Dopo trecento giorni dal deposito da parte di Quadrilatero al Ministero dell’Ambiente della documentazione per la VIA, Roma ha dato il …green pass. Appare chiaro che se si fosse dovuta affrontare la valutazione sull’impatto ambientale, i tempi di apertura dei cantieri sarebbero andati incontro a tempi ancora più incerti. Peraltro il primo tratto dell’intervalliva a cura del Comune di Corridonia, Campogiano aveva avuto già il via libera della Regione. Gli enti pensavano che anche il secondo tratto avrebbe seguito lo stesso iter. Invece…. la VIA aveva dovuto prendere la strada di Roma. Stavolta senza inciampi. Una significativa fumata bianca per la riunificazione infrastrutturale di Macerata. Maurizio Verdenelli

Matelica che lo ebbe cittadino onorario lo ha ricordato nella cappella di famiglia per l’anniversario della morte e poi con un convegno. Cinquanta in Italia le scuole, tante vie e piazze a lui dedicate. Anche di Macerata Mattei è cittadino onorario e nel suo nome c'è la bretella dell’intervalliva. Ottimo auspicio aspettando il 60° anniversario dell’Uomo che guardava al futuro. Che abbreviava in una notte come la storia della metanizzazione dimostra disattendendo pure a 5.000 ordinanze sindacali.


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Saggistica, letteratura, filosofia, architettura e critica d'arte : è Nata a Macerata nel 1993, la casa editrice Quodlibet è specializzata in saggistica e filosofia, ma nel suo catalogo trovano spazio anche letteratura, architettura e critica d'arte. In questa intervista a Luca Giangrandi, commerciale di questa bella realtà maceratese, scopriamo progetti, scelte e dinamiche editoriali.

Quando e come è nata Quodlibet? «È nata da un gruppo di allievi di Giorgio Agamben nel 1993. Inizialmente pubblicava libri di filosofia. Negli anni si è aperta a molti altri temi, a partire dall’architettura e dalla narrativa, con le collane Habitat e Com-pagnia Extra».

La scelta dei singoli titoli nasce dalla collaborazione tra la casa editrice e i direttori delle varie collane. I titoli delle collane Saggi e Storie, quest’ultima nata proprio quest’anno e di cui per ora abbiamo pubblicato tre titoli, sono scelti tutti direttamente da noi. In queste collane riproponiamo alcuni classici e anche inediti». Il web e il digitale hanno modificato in qualche modo il vostro stile e le vostre scelte? «Sicuramente dal punto di vista della comunicazione e della distribuzione. La comunicazione per i social, che costringono a studiare delle strategie ad hoc per ogni canale e che per questo richiedono un costante aggiornamento e sempre nuove idee per destare l’interesse dei lettori. Per la distribuzione, perché i siti di e-commerce hanno alterato a tal punto il mercato da dover ripensare completamente alle strategie per portare la gente nelle librerie fisiche. Poi ci sono gli ebook. Per noi non è ancora un settore così rilevante, ma sta crescendo sempre di più».

Luca Giangrandi, commerciale della società editoriale Quodlibet. A lato la sede in centro storico dove poter trovare tutte le pubblicazioni edite

Com'è la giornata tipo all'interno di una casa editrice? «Nessuna giornata è programmabile. Sai quello che dovrai fare (impaginare, leggere le bozze, spedire i libri, chiamare i librai), ma quello che poi effettivamente fai è sempre diverso. Ci sono sempre imprevisti, mo-menti di follia, ma è divertente così». Quanti titoli pubblicate in media ogni anno e come li distribuite? «Circa 120 titoli. La distribuzione viene fatta in tutte le librerie, indipendenti e di catena e sui principali siti di e-commerce. A seconda del tipo di libro raggiungiamo un diverso tipo di libreria e/o di pubblico. I nostri libri illustrati, ad esempio, sono nei principali bookshop museali italiani (Triennale di Milano o Maxxi di Roma) ma anche internazionali (Centre Georges Pompidou di Parigi)». Cosa definisce le scelte editoriali? Come decidete cosa pubblicare e cosa no e a quale target vi rivolgete? «Le nostre collane hanno un pubblico di affezionati lettori che seguono tutte le uscite.

Quali sono le prossime novità su cui punterete maggiormente? «I titoli della collana Storie. Il 10 novembre è uscito Fior da fiore di Angela Borghesi, in cui l’autrice ha rac-colto sessanta ritratti di “essenze” vegetali, accompagnati da riferimenti letterari. Entro l’anno in vendita anche Un lampo a due dita, per la collana Chorus, in cui sono raccolti tutti gli scritti di Louis Armstrong. Poi il Carteggio tra Solmi e Montale, Ellen West. Una vita indegna di essere vissuta di Antonella Moscati e Testi sulla (non più) città di Rem Koolhaas. Di questo autore avevamo già pubblicato Junkspace, uno dei grandi long seller della casa editrice». Donato Bevilacqua

Recensione

Daniele Mencarelli e un viaggio che cambia la vita Dopo il grande successo di Tutto chiede salvezza (Premio Strega Giovani 2020), Daniele Mencarelli torna in libreria con Sempre tornare (Mondadori). Una storia intima e personale lungo il Centro Italia. Un viaggio sotto il sole di un’estate che segna uno spartiacque nella sua vita. Estate 1991, Daniele ha 17 anni e questa è la sua prima vacanza da solo con gli amici. Due settimane lontano da casa, da vivere al massimo tra spiagge, discoteche, alcol e ragazze. Ma c'è qualcosa con cui non ha fatto i conti: se stesso. Dopo un inconveniente nella notte di Ferragosto, Daniele decide di continuare il viaggio a piedi, da solo, in direzione Roma. Libero dalle distrazioni e dalle recite sociali, offrendosi senza difese alla bellezza della natura, che lo riempie di gioia e tormento al tempo stesso, forse riuscirà a comprendere la ragio-

ne dell'inquietudine che da sempre lo punge e lo sollecita. Con una valigia pesante come un blocco di marmo, Daniele si mette in cammino, costretto a vincere la propria timidezza per chiedere aiuto alle persone che incontra: qualcosa da mangiare, un posto in cui trascorrere la notte. Troverà chi è logorato dalla solitudine ma ancora capace di slanci, chi si affaccia su un abisso di follia, sconfitti dalla vita, prepotenti inguaribili. E incontrerà l'amore, negli occhi azzurri di Emma. Daniele Mencarelli scrive un’altra storia che guarda dritta in faccia alla vita. Una sorta di ricordo lucido di eventi del passato sui quali modellare il futuro, perché dentro di essi ci sono aspetti che hanno segnato in maniera indelebile il carattere di un ragazzo che è poi diventato un uomo.

Sempre tornare è una specie di romanzo picaresco, che mescola i sentimenti all’avventura, e che si muove tra la strada, gli accadimenti e una sorta di dialogo intimo che l’autore intraprende con se stesso. L’adolescenza è voglia di vivere, urgenza di fare esperienze e tramite quelle di capire il mondo. Così il ragazzo capisce di cosa è fatto, cosa lo entusiasma davvero e cosa lo può, in un attimo, spegnere per sempre. Nel viaggio ostacoli, decisioni, destini ma soprattutto incontri sono gli elementi essenziali di quello che si costruisce come un sentiero puro e autentico di crescita e di formazione, nel quale non ci sono eroi, ma solo gente comune alle prese con le proprie paure e alla ricerca di libertà. Donato Bevilacqua


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ACQUA, VINO E BIRRA A SERRAPETRONA. E IL DINOSAURO E L’UOVO DELL’UCCELLO-ELEFANTE Un fortino a difesa di una valle pietrosa, il suo nome ci dice questo, ma non è esaustivo di un borgo pieno di bellezze artistiche e naturali. Serrapetrona, meno di mille abitanti, 550 metri sopra il livello del mare, è lontana dal mare ma piena di acqua, quella del lago di Caccamo (di Borgiano, di Caldarola o di Pievefavera, a seconda della sponda o del campanile che lo rivendica), e quella delle fonti che la distribuiscono in tutta la provincia. «Un’acqua che fa campare cento anni» dicono i locali ai visitatori che si rinfrescano alla cannelle in piazza dopo la merenda a base di ciauscolo e Vernaccia. Ma è il vino il simbolo del paese. La Vernaccia Nera è vitigno unico con una storia antichissima, preromana, poi tutti i popoli che sono transitati in queste zone ne hanno apprezzato le qualità e lo hanno traman-dato con successo. Fino all’odierna D.O.C.G., la prima delle Marche, che comprende l’intero territorio del Comune e alcuni terreni nei comuni limitrofi. Vigneti che producono principalmente uno spumante, nelle versioni dolce e secco, a tripla fermentazione. Infatti oltre alla fatica della cura delle vigne sulle erte colline c’è un disciplinare complesso. Le uve raccolte da una vendemmia tardiva vengono divise in due parti, la prima viene vinificata subito e l’altra, non meno del 40%, viene posta in appassimento fino al gennaio dell'anno successivo, quindi vinificata e immessa nel vino precedentemente ottenuto avviando una seconda, lenta, rifermentazione, per poi passare alla spumantizzazione in autoclave. Novembre è stato il mese degli Appassimenti aperti che da molti anni è anche un’attrazione turistica: i produttori aderenti all’iniziativa accolgono i visitatori nei luoghi dove le uve vengono riposte ad appassire, disposte in cassette o appese anche al soffitto, richiamando lontane usanze. Dopo l’acqua e il vino, è arrivata pure la birra grazie alla passione di due giovani produttori che in pochi anni si sono affermati in questa pratica artigianale vincendo numerosi premi. E quest’anno Matteo Pomposini e Cecilia Scisciani titolari di MC-77, di Caccamo, hanno raggiunto il top: miglior birrificio artigianale d’Italia al concorso Birra dell’anno, organizzato da Unionbirrai. Per saziare anche lo spirito non mancano i luoghi d’arte e una curiosa raccolta definita il Tesoro di Serrapetrona, custodito a Palazzo Claudi: reperti paleontologici, archeologici e numismatici, che vanno dalla Preistoria all'età romana. Essi provengono dal sequestro di una collezione segreta rinvenuta a Serrapetrona nel 2006 in casa del geologo Giorgio Recchi quando è stato trovato morto con accanto cimeli provenienti da tutto il mondo, tra cui anche uno scheletro di dinosauro. Il percorso di musealizzazione,

GUsTo

A sinistra: Lago di Caccamo Sotto: panorama In alto: Santa Maria di Piazza interrotto dal sisma, è ripreso con l’apertura dal 6 novembre della mostra paleontologica Fossili, il passato ritrovato. Tra i più sorprendenti c’è l’enorme uovo dell’ “uccello-elefante”: il processo di fossilizzazione ha consentito la conservazione di quelle che oggi sono le uova più grandi del mondo (pari a circa 150 uova di gallina) di animali simili agli struzzi, che potevano rag-giungere i 3 metri di altezza. Orario di visita: il sabato dalle 15.30 alle 18.30, domenica e festivi dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18.30, negli altri giorni su prenotazione; ingresso gratuito. Da visitare anche la Chiesa di San Francesco che custodisce la Crocifis-sione (di Anonimo marchigiano, datato 1180) e il grandioso polittico eseguito sul finire del XV secolo dal settempedano Lorenzo D'Alessandro, la Chiesa di Santa Maria in Piazza contenitore culturale delle opere d'arte salvate dal sisma e recuperate dalle altre chiese del territorio comunale danneggiate. Gabriele Censi

I reperti: Scheletro parziale di Psittacosaurus mongoliensis, dinosauro ornitischio, Cretaceo inferiore, Mongolia Skirroceras, ammonite, Giurassico medio, Dorset, UK

LA RICETTA PER IL DOLCE DEL MESE Si resta a Serrapetrona e dintorni alla ricerca del gusto, con un abbinamento ideale per la vernaccia dolce. Parliamo della fave dei morti. Il nome di questi deliziosi dolcetti deriva dal fatto che in passato erano preparati proprio con le fave secche tritate. La fava era considerata un alimento sacro per i defunti: poichè le radici di questa pianta scendono molto in profondità nel terreno, era ritenuta un tramite tra il mondo terreno e quello sottorraneo dei morti. Oggi è la mandorla la protagonista della ricetta in sostituzione delle fave ma è rimasto il nome. Somigliano molto agli amaretti ma con una diversa consistenza.

Questa proposta semplice tra le tante che si possono trovare consultando ricet-tari cartacei o online potrebbe mettere tutti daccordo.

DOSI: 1 uovo 100 grammi mandorle sgusciate 80 grammi zucchero (di canna o bianco a scelta) 80 grammi farina (grano tenero tipo zero o di farro) 30 grammi burro scorza di limone cannella per il profumo

PREPARAZIONE

le mandorle vanno tritate e aggiunte a zucchero, uova, farina e burro ammorbidito, infine la scorza di limone e un po’ di cannella. Si lavora l’impasto a mano sulla tavola formando un panetto, lo si arrotola dandogli una forma tonda e allungata in modo da poter

tagliare, con un coltello a lama, dei dischi schiacciati di un diametro di circa 2/3 cm. Questi si sistemano su una teglia rivestita da carta forno (o con burro e farina come una volta) e la cottura viene fatta per 20 minuti in forno già caldo a 180 gradi. Si conservano a lungo se chiusi in un contenitore ermetico (naturalmente dopo che si sono raffreddati). Non dimenticare di aggiungere un pensiero per i propri defunti, fa parte degli ingredienti. La buona energia del pensiero fa sempre la differenza in ogni ricetta, in questo caso ancora di più. Non ami il burro? Metti la stessa quantità di un buon olio di semi di girasole, per ottenere un biscotto simile, non lo stesso ma ugualmente buono.

Gabriele Censi



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