PERIODICO DI INFORMAZIONE
giornali comunali
il giornale di
GIARRE
Anno 2 n°1 (2°Pubb.) Aut. Tribunale di Catania: in attesa di registrazione - Editore: Lime Edizioni srl Direttore responsabile: Rita Patanè Ordine dei Giornalisti di Sicilia n.156299 Realizzazione grafica e concessionaria esclusiva di pubblicità: Lime Edizioni srl - Via A. Capecelatro, 31 - 20148 Milano Tel. 02 36767660 - www.limedizioni.com - info@limedizioni.com - Tiratura: 13.000 copie
editoriale
aLLa ricerca di amore.
Amore, una parola semplice. Se ci fermiamo un attimo, però, ad indagarne il reale significato tutto diventerà complesso già a partire dall'etimologia che risale al sanscrito ‘kama’ = ‘desiderio, passione, attrazione’. ‘Amore’ deriva dal latino ‘amare’. E’, insomma, una parola che deriva da se stessa, dal suo stesso cuore. Un'altra interpretazione la fa risalire al verbo greco ‘mao’ = ‘desidero’. Un'ulteriore, e meno probabile, ma interessante interpretazione etimologica della parola ‘amore’ individua nel latino ‘amors’ = ‘senza morte’ l'origine del termine, quasi a sottolineare l'intensità immortale di questo sentimento o, forse, sarebbe più corretto dire: mortale e, tuttavia, alla base della Vita. Del resto Eros e Thanatos dividono lo stesso letto. (segue a pag. 14)
L’amore neLL’arte Un battito d’ali nell'iconografia dell'Angelo La parola “Angelo” viene dal greco e precisamente significa “messaggero”. Bisogna proprio osservare attentamente le figure greche degli Dei olimpici .... (articolo completo a pag. 12)
Documento di repertorio gentilmente concesso da Giusepp Faro
andrà davvero tutto bene dopo La pandemia?
“Franco Battiato, il suo respiro è Musica” Nel 2021 si è spento un artista unico. Uno dei pilastri della storia della musica è tuttavia ancora più che mai presente nel territorio jonico etneo. Lo troviamo per le strade, nel ricordo, nell’arte, nella musica. di Rita Patané “La vita non finisce è come il sogno. La nascita è come il risveglio. Finché non saremo liberi, torneremo ancora […].”
Lo cantava Franco Battiato nel suo ultimo singolo “Torneremo ancora” del 2019. Il suo ultimo inedito, quasi un testamento spirituale, che si ispira al concetto della trasmigrazione del-
le anime. Il titolo originario era, infatti, “I migranti di Ganden”. La loro storia rappresenta il percorso delle anime una volta concluso il percorso del corpo. “Tutti noi siamo esseri spirituali. – Affermava lo stesso Battiato a proposito del brano - Siamo in cammino verso la liberazione. Fino a quando non saremo liberi, torneremo ancora, più vol-
te, a questa vita terrena. L’esistenza è ciclica e si ripete fino a quando l’Anima non sarà del tutto libera dalle emozioni perturbatrici dell’ego che la tengono incatenata. Siamo esseri schiavi delle nostre emozioni che ci dominano. La liberazione, invece, non può avere legami”. (articolo completo a pag. 4)
“Leo Cantarella,
il sindaco medico che vuol guarire Giarre con l’Amore”
Amore contagioso
Sono già trascorsi più di cento giorni da quando Leo Cantarella è il nuovo sindaco di Giarre. Medico di medicina generale, 58 anni, sposato e padre di tre figli, originario della frazione giarrese di Macchia, Leo Cantarella porta l’onore e l’onere di esser figlio dello stimato Nello Cantarella, medico anch’egli e già sindaco del comune ionico.
La Fotonotizia di Michele Cutuli
(articolo completo a pag. 2)
LA CITTà DELLE SCUOLE
FATTI IN PIAZZA
INTERVISTA
Sono circa 7500 gli alunni che frequentano le scuole di Giarre
Dal Liceo “Leonardo” alle La rubrica di denunce, segnalazioni e proposte Olimpiadi di Tokyo: storia per migliorare il territorio della stella Licciardello
Gli Open Day sono un’occasione per conoscere le attività scolastiche e scegliere... a PAGINA 7
Discarica a cielo aperto, disservizi al Pronto Soccorso ed il progetto viario dell’Intercomunale Jonica... a PAGINA 11
L’allenatore delle Fiamme Gialle ed ex sprinter racconta come anche da Giarre si possa spiccare il volo... a PAGINA 14
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IN COMUNE
Sono già trascorsi più di cento giorni da quando Leo Cantarella è il nuovo sindaco di Giarre. Medico di medicina generale, 58 anni, sposato e padre di tre figli, originario della frazione giarrese di Macchia, Leo Cantarella porta l’onore e l’onere di esser figlio dello stimato Nello Cantarella, medico anch’egli e già sindaco del comune ionico. Ha vinto, dunque, il binomio politica – impegno civico, l’impegno, assunto da Cantarella sin dall’inizio, di instaurare un rapporto diretto e di fiducia con i cittadini. In un’intervista ci ha parlato di lui e dei suoi obiettivi, dell’uomo prima che del politico. Chi è Leo Cantarella? Leo Cantarella è nato a Catania nel 1963. Mi sono laureato a Catania in Medicina e Chirurgia nell’ ‘89, specializzato in Igiene e Organizzazione dei servizi ospedalieri nel ‘93, un’altra specializzazione in Medicina generale nel ‘96. Le mie pregresse esperienze politiche: Nel ‘90 mi sono candidato a consigliere comunale nelle file della Democrazia Cristiana; nel ‘94 sono stato vice sindaco di Toscano per dieci anni e, dal 2008 al 2013, sono stato vice sindaco della Sodano. Nel 2021 mi sono candidato a sindaco di questa città, sono stato eletto e spero di finire il mandato e dare qualcosa a Giarre. Lei ha avuto un clamoroso successo, anche se bisogna considerare il dato dell’astensionismo. A cosa attribuisce la fiducia che le hanno riconosciuto i cittadini? Ha paura di deludere tali aspettative?
Leo Cantarella, un Sindaco che vuole riportare Giarre alla <<normalità>> Il medico di Macchia, da pochi mesi neo primo cittadino giarrese, sta partendo da una ristrutturazione dell’organizzazione dei servizi e del personale comunale. Prossimo step sarà l’interlocuzione con il Ministero degli Interni per una proposta di riequilibrio di bilancio.
“
di Rita Patané
Se non ci fosse quest’Amore e la voglia di far riscattare questa città, di farla ritornare alla normalità non sarei certo sceso in campo
La paura esiste sempre perché non trovo un Comune con situazione facile. Da un punto di vista strutturale, cioè di organizzazione del personale, da un punto di vista di cassa, da un punto di vista di rapporti che sono mancati con i Comuni viciniori. Quindi, certo, non voglio deludere perché, come ha detto lei, sono stato un sindaco eletto nella prima tornata e grazie alle sei liste che mi hanno supportato, abbiamo avuto anche un premio di maggio-
ranza per il risultato avuto quindi due consiglieri in più. Sono in tutto 12 consiglieri di maggioranza anziché 10. Pensa abbia influito il ricordo e l’eredità di suo padre, Nello Cantarella, e in che misura? Cosa ricorda di lui e cosa gli deve (se gli deve qualcosa)? Beh, gli devo tutto. Ritengo che il ricordo abbia giocato un ruolo importante però consideri che mio padre è morto da vent’anni,
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non faceva più politica dal 1990, quindi molti lo hanno conosciuto ma tanti altri non sapevano chi fosse. Sicuramente ho trovato un terreno fertile, ho un cognome che ha una tradizione in questa città ma credo ci sia anche del mio. Di mio padre ricordo soprattutto l’onestà, la sincerità nei rapporti umani ma anche la disponibilità. Era il sindaco di tutti. Il mio ricordo è questo.
Quale Giarre ha trovato? E’ una città complessa. Perché ha deciso di intraprendere questa missione? Giarre è stata sempre una città bella ma complessa per alcuni versi, è una cittadina con una tradizione ma ha molte contraddizioni, criticità. Chiaramente è stata la voglia di scommettermi per l’Amore trasmesso proprio da mio padre per questa città. Perché, mi creda, trovando questa situazione, si riflette prima di fare questo passo. Se non ci fosse quest’Amore e la voglia di far riscattare questa città, di farla ritornare, come dicevo nel mio programma elettorale, alla normalità, non sarei certo sceso in campo. Lei non è nuovo alla politica giarrese, come già detto. Questo potrebbe riportare ad un vecchio modo di far politica o sarà diverso? Con l’elezione diretta del sindaco o si cambia o si cambia. Perché da eletto si capisce di essere il sindaco che ha voluto la gente, al di là delle collocazioni politiche che può dare una piccola o grossa città. Alla fine il sindaco è votato da tutti ma per quello che propone e dà alla città. Questo mi ha aiutato molto perché nella mia vita politica, come professionale, ho mantenuto sempre i miei contatti amicali, al di là del colore politico. Questo credo sia stato un ingrediente che mi ha aiutato molto in questa campagna elettorale. Qual è la situazione economica dell’Ente? Cosa devono aspettarsi i cittadini anche a livello di pressione fiscale? Come pressione fiscale è già al massimo, quindi non possono aspettarse-
Enrico Gugliotta e la fotografia come: vocazione, missione, racconto, sviluppo dell’occhio interiore Se è vero che la fotografia scrive con la luce, Enrico Gugliotta si definisce anche un fabbricante di ricordi. Tempo e Luce sono elementi fondamentali nella scrittura delle pagine della nostra Vita. Ed il fotografo Gugliotta lo sa bene, lui che la fotografia l’ha scelta consapevolmente, proprio come si fa con una compagna. Dopo un periodo di impasse a Giurisprudenza, con il coraggio che impone ogni scelta radicale, cambia strada e nel 2012, a 26 anni, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Catania. La prima sfida con se stesso sarà la decisione di non accettare materie con voti al di sotto del 30, prima
tappa di un percorso in ascesa. “Per me la fotografia, prima che un lavoro, è una vocazione. La fotografia e l’arte mi hanno salvato.” Racconta Gugliotta che è anche docente di Tecniche di montaggio presso la stessa Accademia che, prima, l’ha visto discente. “Ciò che mi interessa è far crescere gli alunni, elevarli, evitare che facciano gli errori che io ho provato sulla mia pelle. Li aiuto a risolvere tutti i problemi non in senso teorico ma pratico. A livello artistico credo che ciò che distingue il fotografo da un possessore di macchina fotografica sia, per il fotografo, lo sviluppo dell’occhio interiore grazie al qua-
le vede non solo con gli occhi ma anche con il cuore e la mente affinchè quell’immagine comunichi, che non sia una semplice istantanea della realtà. Ai miei studenti dico: << Evitate di essere banali e didascalici>>. A me interessa conoscere le persone. Invito più volte a venir da me i miei clienti, le mie coppie quando si tratta di foto di matrimonio. Se abitano lontano facciamo videochiamate, devo conoscerli per sapere quali sono i ricordi che vogliono che catturi. Mi piace dire infatti che, durante i servizi, io sono presente ma non invadente. Io sono lì per documentare l’evento nella maniera più emo-
zionante possibile.” Gugliotta si occupa anche di fotografia pubblicitaria e aziendale. Si definisce una persona curiosa, cosa che l’ha portato a fare esperienza in ogni ambito fotografico, ed un fotografo gourmet perché il servizio fotografico, dice: “[…]è una ricetta i cui ingredienti e relative dosi vanno scelti insieme al committente.” La sua è una vera missione di vita. Altro settore di cui si occupa è la food photography, la fotografia di alimenti e beverage, specializzazione complessa che registra pochi professionisti in zona. “Anche in questo caso non si tratta della sem-
plice foto al cibo. Il piatto ha una propria dignità. Bisogna rispettare la filosofia di chi lo ha preparato. Il piatto ha un fronte e un retro, dunque bisogna concordare con chi lo crea il giusto orientamento. La foto deve raccontarlo: gli ingredienti, la cura, il contesto, il luogo in cui viene servito. Tutto il set viene realizzato in modo che uno scatto restituisca questa commistione di significati che deve risvegliare le nostre papille gustative attraverso gli occhi. Perchè la fotografia non è un’immagine bidimensionale ma un racconto a più livelli.”
ne una maggiore. Quello che può promettere un sindaco neo eletto è, intanto, instaurare un rapporto con il Ministero degli Interni, perché siamo sotto osservazione di questo Ministero, dopo cinque anni di non approvazione di bilanci. Potrebbero sembrare proclami di campagna elettorale ma è solo la verità. E’ così, io ho trovato il Comune in questa situazione. Chiaramente questo, da un lato, mi preoccupa ma, dall’altro, mi carica perché quando c’è una mission difficile, alla fine ci si rende conto di dover mettercela tutta per uscire da questa situazione. Da subito ha dovuto affrontare l’emergenza maltempo ma, fra le richieste immediate che giungono dai cittadini anche attraverso i social, c’è la carenza idrica, la sistemazione delle strade, i rifiuti, il decoro urbano e la videosorveglianza, la sistemazione di strutture, in particolare le scuole. Sì, sono tutte cose che sto affrontando con molta serenità. Appena dopo una settimana dall’insediamento, ho dovuto emettere delle ordinanze per affrontare l’emergenza maltempo. Attenzione va rivolta sicuramente agli immobili comunali, in particolare alle scuole. Ho da subito incontrato l’assessore regionale Falcone rappresentandogli tutte queste criticità ed ho trovato grande disponibilità a collaborare da parte sua proprio per la manutenzione di scuole e strade. Mi sono incontrato anche con l’altro assessore Scavone per una possibile riapertura dell’asilo nido di Macchia, perché ci sono dei fondi che potrebbero esser utilizzati a tal fine. Infine, ho incontrato il Dott. Cocina, responsabile regionale della Protezione Civile, con cui abbiamo programmato una serie di interventi, soprattutto per la pulitura delle caditoie e della sabbia vulcanica. Insomma, sto cercando di muovermi a prescindere dalle risorse comunali che non ci sono. La carenza idrica è un problema atavico a Giarre, in quanto la rete idrica è vetusta, per il 60% l’acqua si perde nella rete. Questo non accade solo a Giarre. Spero di poter risolvere il problema di carenza idrica su Santa Maria La Strada e a tal fine ho già discusso con il collega sindaco di Riposto, Enzo Caragliano, che si è detto favorevole a concedere l’allaccio sulla rete Pavone che insiste su Riposto. Facendo una conduttura a T, andrebbe ad aumentare la portata dell’acqua su questa frazione, ma anche nella parte bassa del nostro Comune, quindi anche in zone più a nord come via Finocchiaro Aprile, dove potremmo risolvere il problema idrico. Per tutte le altre zone si devono fare dei progetti chiari e importanti ed aumentare soprattutto la portata dell’acqua che ha un costo. Sono queste le cose che stiamo cercando di affrontare. Per il discorso videosorveglianza, abbiamo già partecipato ad un bando; ci hanno assicurato quindici postazioni di videosorveglianza e, in più, mi sono accordato con l’Igm, ditta che si occupa della raccolta rifiuti, che mi dovrebbe assicurare quattro postazioni di videosorveglianza. Tutto questo avviene in collaborazione con i Carabinieri. Quindi siamo già un passo avanti in questo. A proposito di forze di polizia, disposizioni della Prefettura prevedevano un consorzio fra Comuni per unire le forze e disporre pattuglie di Vigili urbani anche la notte, proprio allo scopo di sollevare Polizia e Carabinieri dai rilievi dei sinistri notturni e potersi concentrare sulla sola repressione dei reati. Pensa di agire in tal senso? Sì, questa è un’indicazione di massima
coinvolgere i servizi, come quello di Polizia municipale appunto, così il servizio idrico e tanti altri. I fondi ai Comuni saranno sempre di meno quindi la collaborazione fra Comuni credo diventi indispensabile. Ci porterà ad aggregarci, sia nella parte marina che pedemontana, e a far scudo comune nella difesa dei nostri territori. Il nostro è un comprensorio unico. Ha intenzione di regolamentare l’ambulantato abusivo sfruttando anche la proposta di ricollocazione presentata anni fa dai Carabinieri, date anche le infiltrazioni mafiose e facilitare il traffico urbano evitando costruzioni abusive? Sì, proprio sull’ambulantato la norma ci impone di far passare nelle commissioni consiliari un regolamento, cioè di andare ad individuare delle aree. Questo è uno degli argomenti più importanti che affronteremo in Consiglio comunale. Anche la proposta presentata dai Carabinieri potrebbe esser da loro rivista e modificata. Ho già parlato col Presidente del Consiglio per poter discutere la problematica nella Commissione consiliare competente.
da sinistra l’Assessore Tania Spitaleri, il Sindaco Leo Cantarella e l’Assessore / Vicesindaco Claudio Raciti
che ho trovato da parte della Prefettura ma devo convocare i sindaci dei Comuni limitrofi e fare un discorso più ampio di collaborazione e interscambio delle forze di Polizia municipale che, peraltro, in tutti i Comuni è carente a livello di organico, però questa sinergia si può pensare e realizzare. Riguardo gli immobili comunali, è vero che gli uffici hanno bloccato qualsiasi intervento manutentivo sulla caserma dei Carabinieri, anche quelli urgenti e di ridotta portata? No, le posso dire che tra le cose che ho rappresentato all’assessore Falcone, c’è anche la notizia di un finanziamento di circa 150000 euro per i locali dell’ex Pretura, che è nostra intenzione dare per ampliamento della Caserma. L’immobile dei Carabinieri è nostro, ci sono state in passato delle difficoltà di impegni di spesa per assicurare l’ordinaria manutenzione. Ora nel riassetto di un nuovo bilancio, che chiaramente si tratta col Consiglio comunale, mi auguro di poter mettere dei fondi sugli immobili di pertinenza nostra e che sono utilizzati dai Carabinieri ma anche da altri. Intende intervenire sull’occupazione abusiva di case popolari? Sull’occupazione abusiva bisogna intervenire perché il rispetto della legge è uno dei punti cardine del mio programma. Tuttavia, prima di intervenire, vorrei conoscere le varie situazioni rivolgendomi ai servizi sociali e facendo una mappatura dell’abusivismo per poi intraprendere delle azioni forti di repressione. Cosa intende fare per commercio, artigianato e turismo? Il commercio e l’artigianato sono stati i due pilastri su cui questa città si è strutturata. Il turismo, chiaramente, un po’ meno. Non ha una rilevanza importante come il commercio e l’artigianato. La prima cosa necessaria sarebbe uno sgravio fiscale, ove fosse possibile. Ho già
incontrato Diego Bonaccorso, Presidente dell’Unione Liberi Artigiani di Giarre; ho trovato un entusiasmo palpabile nel Cda. Era presente anche il sindaco di Riposto, e credo ci siano tutti i presupposti per poter attenzionare le loro esigenze. Noi abbiamo la zona artigianale con mille problemi ma rappresenta un nucleo importante dell’artigianato giarrese. Per il commercio devo incontrare Attilio Lo Po’, Presidente della Confcommercio Giarre, anche per discutere dell’apertura del parcheggio a raso di via Teatro che sarà consegnato in primavera. Vorrei avvicinarmi a questi due mondi con la possibilità di sgravi sulle tasse, peraltro permessi da normative e dunque riprendere un rapporto di collaborazione perché anche il commercio è cambiato, non è quello di trent’anni fa e dobbiamo cambiare approccio per attrarre la gente a venire a comprare a Giarre. Altro problema annoso è quello delle strisce blu che limita il commercio… Sì, ho trovato un contenzioso in atto però si deve regolamentare tutto. Questo è un argomento su cui molti candidati a sindaco ci hanno marciato però tutta questa situazione si deve rimodulare. Ha parlato anche di un’Unione dei Sindaci. Questa è una mia idea: il Comitato dei sindaci del Distretto. Ho capito che con l’elezione diretta del sindaco, il primo cittadino rappresenta la sintesi di tutto ma anche il riferimento cui affidare tutto. Per cinque anni si potrà lavorare su dei progetti anche in sinergia con i sindaci dei Comuni limitrofi. Soprattutto per artigianato e commercio si potrà lavorare insieme in questa lega dei sindaci. Ci siamo dati delle scadenze con il Presidente dell’Ula Claai per iniziare questo percorso. Nell’immediato ho mandato una lettera a tutti i colleghi dell’hinterland jonico - etneo per proporre quest’associazione dei sindaci anche per
Prima seduta del Consiglio Comunale di Giarre
La squadra di governo, l’amministrazione comunale è stata completata con la nomina degli assessori: Claudio Raciti, Tania Spitaleri, Giusi Savoca, Antonella Santonoceto e Giuseppe Cavallaro. Quale linea ha seguito nella formazione? Sono state sei le liste che mi hanno appoggiato e tutte dovevano avere una rappresentanza. Cinque assessorati e la presidenza del Consiglio affidata a Giovanni Barbagallo. Non vuol essere una politica spartitoria ma solo una conferma di chi ho scelto di aver accanto e che mi ha scelto a sua volta. Quali sono le azioni di cambiamento già intraprese? La ristrutturazione dell’organizzazione dei servizi e del personale comunale. Ho identificato tre aree: un’area amministrativa, un’area finanziaria e un’area di ragioneria. Ci sarà anche un ufficio di staff del Sindaco, composto da tecnici e amministrativi, che garantirà l’interazione con i cittadini per dare risposte immediate ai problemi quotidiani e rimuovere le ordinarie criticità. Stiamo, inoltre, pensando ad una prima interlocuzione con il Ministero degli Interni per partire dai cinque bilanci che non sono stati approvati ed iniziare una proposta di riequilibrio di bilancio che consenta l’uscita da questo impasse. Come vede il futuro di Giarre sotto la sua amministrazione? Chi sta amministrando deve fare tanti sacrifici, e non lo dico tanto per dire, per riportarla alla normalità. Questa città ha dato lezioni di ripresa, in un passato recente quanto remoto. Io sono convinto che la colonna vertebrale questa città ce l’abbia, bisogna solo rinsaldarla. Ma anche chi fa politica, in questo momento, deve mettere dritta questa colonna vertebrale. Non deve farsi tirare troppo la giacca da più parti. Un momento critico nei primi due anni di questa amministrazione si potrebbe presentare ma sono fiducioso che, una volta superate queste criticità del bilancio, torneremo alla normalità.
La prima seduta del neo consiglio comunale si è tenuta lo scorso 25 novembre 2021. Presieduta dal cosiddetto consigliere anziano, ossia il consigliere eletto con il maggior numero di voti, Tania Spitaleri, che ha aperto il consiglio dicendo: “[…]Dico grazie alla Città e, nella solennità del giuramento, d’ora in poi ognuno di noi sarà l’Istituzione non semplicemente la persona.” Fra i punti all'ordine del giorno: il giuramento dei neo consiglieri eletti e il loro insediamento in Consiglio, l'elezione del Presidente del Consiglio, Giovanni Barbagallo, con dodici voti a favore su sedici, e del suo vice, Raffaele Musumeci, e il giuramento del sindaco Leo Cantarella che ha delineato l'intera Giunta. Il Consiglio Comunale di Giarre vede dodici consiglieri assegnati alla maggioranza e quattro all'opposizione. I consiglieri di maggioranza sono: Gabriele Di Grazia, Angela D'Urso, Santo Primavera, Salvo Cantarella, Salvo Cavallaro, Tania Spitaleri, Raffaele Musumeci, Alfio Massimo Bonaventura, Vincenzo Silvestro, Angelo Spina, Giovanni Barbagallo e Antonio Camarda. I consiglieri di minoranza sono: Leo Patanè, Alfio Tomarchio, Francesco Vitale e Carmelo Strazzeri.
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PErsONaggI “La vita non finisce è come iL sogno. La nascita è come iL risvegLio.
finché non saremo Liberi, torneremo ancora […].” ■ Lo cantava Franco Battiato nel suo ultimo singolo “Torneremo ancora” del 2019. Il suo ultimo inedito, quasi un testamento spirituale, che si ispira al concetto della trasmigrazione delle anime. Il titolo originario era, infatti, “I migranti di Ganden”. La loro storia rappresenta il percorso delle anime una volta concluso il percorso del corpo. “Tutti noi siamo esseri spirituali. – Affermava lo stesso Battiato a proposito del brano - Siamo in cammino verso la liberazione. Fino a quando non saremo liberi, torneremo ancora, più volte, a questa vita terrena. L’esistenza è ciclica e si ripete fino a quando l’Anima non sarà del tutto libera dalle emozioni perturbatrici dell’ego che la tengono incatenata. Siamo esseri schiavi delle nostre emozioni che ci dominano. La liberazione, invece, non può avere legami”. Ma Franco Battiato nelle sue tante vite è passato dal progressive rock all'avanguardia, dalla musica classica e sacra all'elettronica, attraversando un tipo di composizione pop che oscilla fra digressioni intellettuali e tendenze commerciali. Ed a ricordarci che Franco non se n’è mai andato, l’uscita, a febbraio 2022, della raccolta“Correnti gravitazionali”, un’antologia di 30 pezzi in un arco temporale che va da “L'era del cinghiale bianco” del 1979 all’ultimo brano del 2019. Oggi, questo cantautore-filosofo, compositore, artista forse sa che ha violato le leggi spazio-temporali e, superando “le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce […]”, non è invecchiato, non ci ha lasciato. Le sue note saltellano, la sua voce riecheggia dalle pendici dell’Etna alle rive dello Jonio e ci ricorda che: “[…]Si può sperare che il mondo torni a quote più normali, che possa contemplare il cielo e i fiori… che non si parli più di dittature. Se avremo ancora un po' da vivere, la primavera intanto tarda ad arrivare.” Franco Battiato, all’anagrafe Francesco Battiato, nasce nel 1945 a Jonia, in provincia di Catania, città che oggi non esiste più. A diciannove anni si trasferisce a Milano e dopo qualche anno di gavetta ottiene i primi contratti discografici. Così fra il 1965 e il 1969 pubblica cinque o sei 45 giri. Sono semplici canzonette d'amore (neanche scritte da lui). Il cambiamento arriva ad "Un Disco per l'estate" nel 1968, allorchè Battiato si rende conto di essere estraneo al contesto che lo circonda e rompe senza indugio ogni contratto che lo lega a quel mondo discografico.
Franco Battiato un’Anima che continua a respirare attraverso la Musica
Alcuni scatti che ritraggono Franco Battiato
Il 2021 si è portato via uno dei più grandi artisti della storia della musica ma, come tutti i Miti, Franco Battiato non morirà mai. In un’intervista inedita il suo amico e collaboratore, Angelo Privitera, delinea i tratti essenziali dell’uomo e dell’artista. di Rita Patanè
gio 2021 ma, come tutti i Miti, Battiato non se n’è mai andato. La sua Anima attraverso la sua Musica continua a respirare per noi.
Seguirà una profonda crisi personale che supera grazie al sufismo dei mistici mediorientali (la cultura araba sarà al centro dei suoi studi) e alla musica elettronica. Alla fine degli anni ‘60 si avvia all'esplorazione dei sintetizzatori (fu il primo in Italia) e della musica contemporanea. Compiuto il primo passaggio, da giovane e mediocre cantante a sperimentatore e leader della nascente scena underground italiana, fra il 1971 e il 1972 esce il suo primo 33 giri, il rivoluzionario “Fetus”. Nel 1979 Battiato abbandona l’avanguardia e ne “L’Era del Cinghiale Bianco” approda ad un pop che ingloba tutta la sua sperimentazione. Testi incredibili, arrangiamenti originali, musica che, in più punti, va dal jazz-rock alla musica sacra. In questo LP troviamo "Stranizza D'Amuri" che, oltre ad essere in lingua siciliana, è forse l'unica semplice canzone d'amore (in senso stretto) della sconfinata opera dell’artista. Un’altra tappa importante è l’album “La Voce del padrone” del 1981. Nei brani di Battiato c’è sempre un velo di denuncia sociale e riflessione. In “Come un cammello in una grondaia” del 1991 si dirige sempre più verso una religiosità e un desiderio intellettuale che può risultare ostico ai più. Nel 1994 inizia la collaborazione con l'an-
ziano filosofo siciliano Manlio Sgalambro che, da quel momento in poi, sarà autore di quasi tutti i testi di Battiato. Al 1996 risale uno dei più grandi successi commerciali, “La Cura”, fra i più noti e meglio orchestrati. Sarebbe impossibile riportare tutti i più importanti successi di questo eclettico artista, sto accennando solo i più significativi (e neanche tutti). Nel 2003 esordisce anche nel cinema, firmando la regia del film "Perduto Amor". Nel 2007 pubblica “Il vuoto” e nel 2012 “Apriti Sesamo” ci mostra un Battiato combattuto tra la condizione di cittadino indignato dai soprusi della politica e dell'economia da un lato, e quella dell'artista proteso alla ricerca di nuovi equilibri morali dall’altro. Tantissime le collaborazioni con artisti di fama internazionale. Banale risulterebbe da parte mia un elenco dei capolavori di un uomo che ha segnato la storia della musica italiana e che, troppo presto, ci è stato sottratto. Nel 2017 Franco Battiato si ritira dai palcoscenici, tornerà come un’apparizione di cui sentivamo il bisogno nel 2019 con l’ultimo inedito “Torneremo ancora”: un ultimo messaggio, forse un lieve saluto, un ultimo regalo prima di andar via passeggiando nella nebbia verso il cuore della Terra, della sua amata Etna e del Mare consolatore. Il corpo si è spento il 18 mag-
Quella mattina dello scorso 18 maggio, che si è portata via un pezzo di Storia ma anche di noi, perché se scaviamo nella memoria tutti troveremo almeno una canzone di Battiato che ci ricorda un preciso momento della nostra vita, la quasi totalità dei giornalisti ha fatto a gara per conquistare un posto strategico di fronte la casa di Franco Battiato a Milo. Qualcuno mi ha anche chiamata per sapere dove fossi, perché non mi trovassi anch’io a Milo. Io non andai lì a cercare di raccogliere dichiarazioni di parenti e amici ed anche se non conoscevo Franco Battiato non credo che sarebbe stato ciò che avrebbe voluto: la celebrazione della sua Vita doveva, secondo me, ricercarsi altrove in quel giorno. Così sono andata a Riposto, in quella cittadina, un tempo parte di Jonia, che gli diede i natali. Sono andata fra le persone che ricordano Franco. In maniera genuina un uomo mi ha raccontato: “Allora era molto strano per tanta gente, però si intravedeva il genio e infatti il futuro ha dato ragione a lui.” Riccardo, il pescivendolo, mi ha detto: “Per me è un cantautore magnifico ed immortale. Io me lo ricordo vagamente perché ero ragazzino, c’è qualche turista che ogni tanto viene qua a chiedere dove è nato Franco Battiato ed io li accompagno a vedere la casa in cui ha trascorso la giovinezza.” A quel punto, è entrato in pescheria il signor Alfio Scordo che si è offerto
di portarmi a vedere quella casa. Dopo un po’ di strada a piedi, siamo arrivati nel quartiere Scariceddu ove svetta la casa color salmone in cui è nato Franco o meglio Ciccio, come tutti lo chiamavano. Dal secondo piano del civico 237 di via Gramsci si sentivano spesso le note della sua musica. Il signor Scordo si è lasciato andare ai ricordi d’infanzia e del tempo comune trascorso in oratorio, si ricordava che sempre lo sentivano suonare e del forte legame con la madre che portò con sé a Milano quando si trasferì. “E’ un ricordo meraviglioso - afferma il cantastorie ripostese Luigi Di Pino - dobbiamo essere orgogliosi di Franco Battiato. Io l’ho conosciuto da piccolo quando ci fu la sua ascesa al successo con l’album <<La Voce del Padrone>> che mi autografò.” E Luigi Di Pino fu tra coloro che presero parte al film “Perduto Amor”, tributo a Riposto ove venne girato. Mi ha recitato un passaggio tratto dal film che l’ha particolarmente colpito: “L’uomo nell’atto dell’Amore, una bestia che ansima, urla, gode. Simile furia non era necessaria alla continuazione della specie. Gli autentici amanti, caro mio, sono rarissimi…rarissimi.” Giuseppe Faro conserva ancora un reperto storico, la locandina di un concerto del 28 agosto 1985, stabilito in poche ore, che si tenne in Piazza San Pietro a Riposto. “Io c’ero, avevo 16 anni e fui tra i primi a vedere quel manifesto. Mi piantai in piazza sin dal pomeriggio. Fu indimenticabile.” - racconta Faro. Il 18 maggio dello scorso anno, quando Franco se ne va a 76 anni,
tutte le radio suonavano la sua musi- decennio sperimentale per poi, con ca ma non sempre è stato così, non l’album “L’era del cinghiale bianco” subito venne riconosciuta la sua arte. del 1979, vedere decollare il grande successo nell’ambito pop che lo porta Quello stesso giorno ho contattato il sempre più in alto. Maestro Angelo Privitera, storico Qual è il brano per lei più significatastierista, collaboratore più fidato e tivo e quale il concerto o la tournée amico di Franco Battiato. Mi disse più importante? che non avrebbe rilasciato interviste Sono talmente tanti che non so dirle. perché non riusciva, il dolore era troppo grande. A distanza di mesi Come si svolgevano i concerti dal Angelo Privitera accetta l’intervista vivo e quale la risposta del pubblico? Sempre un enorme successo...tutti i che riporto integralmente. tour un trionfo ovunque. Ci parli di lei, della sua formazione e dell’amore per la musica che poi è Franco Battiato non è stato solo un diventata anche lavoro quotidiano. cantautore. Può aprire qualche fineHo iniziato da bambino lo studio del stra sugli altri aspetti della sua pianoforte ma contemporaneamente poliedrica personalità? mi dilettavo in perfomance pop con Franco era un grandissimo genio. il mio gruppo ai tempi del liceo. La Chi era Franco Battiato per lei a sperimentazione allora era un po’ livello personale invece? dura e il pop andava logicamente Un fratello e un padre. meglio. Quale la storia della sua famiglia? A quando risale il primo incontro con Normalissima, una bella famiglia. Franco Battiato? Era nato a Jonia, un manifesto di un 1985 concerto che tenne a Riposto riporCom’è iniziato il rapporto professio- tava la scritta: “Jonia città invisibinale e come si è consolidato? le”. Esser nato in un luogo che non I primi anni Franco abitava ancora a esiste più pensa abbia influito sulla Milano ed io andavo a trovarlo spes- sua personalità? so, poi nel 1988 ritornò ad abitare in Sicilia e la collaborazione diventò quotidiana.
No, per niente. Quali altri cantautori apprezzava Battiato? Diversi. C’è qualche progetto che sta portando avanti in sua memoria? Porto avanti il concerto “Over and over again”, che è quasi un racconto su Franco, insieme a Fabio Cinti e al Nuovo Quartetto Italiano. Lo scorso 12 novembre l’abbiamo portato anche qui a Catania al Teatro Massimo “V. Bellini”.
■ Diplomatosi in pianoforte presso il Conservatorio “F. Cilea” di Reggio Calabria, ha svolto, subito dopo, a Roma, gli studi di perfezionamento con il Mº E. Fels, frequentando contemporaneamente i corsi di composizione tenuti dalla Mª Teresa Procaccini. Ha studiato con Pietro Grossi, pioniere della musica elettronica e della computer music.
Over and over again...
Come continua, invece, il suo lavoro? Con la presenza quotidiana di Franco. Il giorno della dipartita terrena di Franco Battiato tutte le radio suonavano i suoi pezzi, non sempre è stato così in vita. La sua non era una musica suonata in loop dalle radio. Meritava più spazio o è il destino degli immortali? Franco: immortale con certezza. Quale eredità lascia a lei Franco Battiato; quale al pubblico? Un patrimonio unico perché Franco è unico!
Un rapporto non solo professionale il vostro ma di vera amicizia, qual è stato l’ingrediente alchemico di questa magia? Avevamo in comune talmente tantissime cose che l’affetto e l’amicizia sono state il perno fondamentale del nostro vivere e il lavoro artistico la ciliegina di contorno.
Angelo Privitera e Franco Battiato
Giovanissimo, ha intrapreso la carriera concertistica sia come solista che in duo, trio ed orchestra, interpretando con doti innate autori di musica jazz e rock particolarmente vicini allo stile classico. Nel '92, al Teatro dell'Opera di Roma prende parte, alle tastiere e programmazione, alla prima esecuzione assoluta dell'opera lirica Gilgamesh di Franco Battiato, con il quale il giovane artista consolida la collaborazione iniziata già qualche anno prima e continuata per oltre 30 anni.
Potrebbe fare una sorta di excursus storico dell’evoluzione musicale di Franco Battiato fissando alcune pietre miliari della sua carriera? Gli inizi della carriera di Franco (1965) già delineano la sua grande personalità, negli anni ’70 passa al
Piccole Canaglie, la moda bambini che non ti aspetti. Qualità, vasta scelta e cura dei piccoli clienti. Piccole Canaglie, in via Callipoli 93, a Giarre, è un negozio di abbigliamento bambini 0-16 e articoli da regalo che nasce dalla volontà di offrire un’ampia scelta. Accanto a marche prestigiose se ne trovano altre meno note ma sempre qualitativamente ottime. “Siamo un’azienda che propone
M° Angelo Privitera
brands in esclusiva, – afferma la titolare Rosamaria Cingari – nello specifico e solo per citarne alcuni: Tuc tuc, Babybol, Borbonese, Miranda, Meja pata, Follie, Simona, Miss Leod, Carlo Magno. Per la cerimonia abbiamo abiti in pura seta e realizziamo pure abiti su misura. Per la collezione pri-
mavera/estate amplieremo l’offerta con grandi novità, al momento top secret, ma sui nostri social (Facebook o Instagram) si trovano sempre le nostre novità.”
Seguirà Battiato nelle numerose tournée di musica leggera e pop, in Italia e all’estero, con all’attivo oltre 2500 concerti e la partecipazione ai suoi lavori discografici dal 1991 ad oggi.
Molto importante è l'attività di trascrizione della produzione musicale del cantautore siciliano che, ormai da anni, l'artista cura con particolare attenzione e dedizione. Da gennaio 2010 è Endorser Korg Italia. Sono di notevole importanza gli arrangiamenti musicali dell’opera Ottocento, eseguita in prima assoluta ad Otranto, nell’agosto 2009, e successivamente, tra l’altro, anche all’Accademia Santa Cecilia a Roma per il Vaticano. Privitera è docente in ruolo di Lettura della partitura all'Istituto Superiore di Studi Musicali “Vincenzo Bellini” di Catania dove tiene anche corsi di Informatica Musicale.
Jonia
approfondimenti a cura di Rita Patanè
La città che non esiste più di 30.000 abitanti. Francesco Patanè sarà il nuovo arciprete di Giarre. Nell’aprile del 1940, la sede del Municipio di Giarre-Riposto venne trasferita a palazzo Malerba, sito in Corso Impero (oggi Corso Italia) che rappresentava il centro geografico tra i due aggregati del Comune. Nel 1941 Rosario Musumeci divenne il commissario prefettizio che ha guidato Giarre-Riposto sino al 1943. Il 12 maggio 1942, con Regio Decreto 974, il Comune di Giarre-Riposto venne denominato Ionia. Il 13 luglio 1943, la motonave italiana MS63 destinata a sbarcare uomini ad Augusta venne affrontata da una fregata inglese e, dopo uno scontro, riparò con lievi danni al porto di Riposto. I bombardamenti del 17 e del 19 luglio colpirono Jonia. Il 4 agosto le avanguardie inglesi e scozzesi appartenenti all'8° corpo d'armata penetrarono nella città deserta, presidiata da un sparuta retroguardia tedesca. L’8 agosto l’incrociatore leggero inglese
Perché ho più volte fatto cenno al fatto che Franco Battiato nacque in una città che, oggi, non esiste più? Perché Ionia esistette dal 1939 al 1945 o meglio dal ‘42 al ‘45 . Durante il fascismo, su spinta del Podestà di Giarre, Giuseppe Vasta Parisi, e del ripostese Domenico Arcidiacono, sottosegretario alla Marina Mercantile, con decreto del novembre 1939, i due comuni di Giarre e Riposto vennero riuniti nel nome di Giarre-Riposto e poi, nel 1942, in quello di Ionia. Amministrazione ed attività commerciali vennero accentrate a Giarre mentre Riposto fu costretta ad assumere il nome di Ionia Marina come se fosse il lungomare della cittadina. Nel mese di ottobre 1939, la Chiesa del Carmine di Giarre venne elevata a Parrocchia con il nome di S. Francesco d'Assisi, per distinguerla dall'omonima Parrocchia di Riposto. Il 9 novembre, con il Regio Decreto 1790, Giarre e Riposto vennero unificate in un unico Comune
Fonti: 1 Wikipedia “Storia di Giarre” 2
Sito web GiarreStory – La Storia del calcio a Giarre
HMS Mauritius bombardò posizioni tedesche lungo la costa di Ionia. Il 13 agosto il generale inglese Montgomery entrava a Giarre con la cinquantesima e cinquantunesima divisione. Nonostante la strenua resistenza, i restanti reparti tedeschi, abbandonando Jonia, fecero saltare il ponte sul torrente Macchia. Nel 1944, Giuseppe Ciraolo e, dopo, Carmelo Messina furono i commissari prefettizi che guidarono Ionia nel corso dell’anno. Diventavano, intanto, sempre più aspre le polemiche tra i giarresi ed i separatisti ripostesi che avrebbero voluto riconquistare l’autonomia del loro Comune. Ad una vibrante accusa firmata dai ripostesi, seguì una dura lettera degli unionisti giarresi: “Il provvedimento della separazione è provocato più che altro per ripicchi [sic] personali, da un esiguo gruppo di ripostesi, arricchito di guerra, disfattista e disgregatore, il quale preferisce distrug-
gere l’avvenire e la prosperità del paese per spadroneggiare come vuole”. C’era anche un’esigua frangia di unionisti ripostesi che manifestava la propria opinione: “Ammettere la separazione di Giarre-Riposto è come programmare in questo momento la separazione della Sicilia dall’Italia. L’errore è evidentissimo”. Il 24 marzo 1945 a Ionia nacque Franco Battiato e il 25 aprile la popolazione festeggiò la fine della guerra. Nello stesso anno, una manifestazione indetta dai separatisti ripostesi si concludeva con una violenta rissa. Ionia venne scissa con il Decreto legislativo Luogotenenziale n.654, firmato dal re Umberto II, che stabiliva la separazione dei Comuni di Giarre e Riposto a far data dall’1 settembre. Fonti:
A lato la casa natale di Battiato
Marie Claire Delamichelle
Opera Omnia Munda Mundis l’opera d’arte di Marie Claire Delamichelle ha creato la Proiezione d’Anima“OOMM: Franco Battiato” Franco Battiato è stato un’artista poliedrico, come già detto, e dagli anni ’90 ha iniziato a dipingere. Ha prodotto circa ottanta opere pittoriche. I suoi quadri sono stati esposti in tante mostre in diverse parti del mondo. Anche alcune copertine di suoi album sono state realizzate da lui. Nel 2010, la sua immensa personalità incrocia un’altra incredibile artista, Marie Claire Delamichelle. Artista multimediale, conosciuta per il suo esperimento d’arte contemporanea "OOMM", acronimo di Opera Omnia Munda Mundis, concetto che comprende: opere visive, testi letterari, video, foto, performance, design su tessuto, accessori moda, e coinvolge personaggi di spessore intellettuale come: Achille Bonito Oliva, Margherita Hack, Philippe Daverio, Lucio Dalla, oltre che gruppi di persone radunate a qualsiasi evento o anche in spaccati di vita quotidiana in qualunque luogo, Marie Claire abbraccerà anche Franco Battiato nella sua OOMM per creare la sua Proiezione d’Anima. Le Proiezioni d’Anima sono i modi
in cui OOMM vede l’Anima di una persona cui viene posta una specifica domanda, sono proiezioni giocose, anime virtuali che, in forma di opere d’arte, acquisiscono un’identità capace di riprodursi in un infinito gioco esistenziale. Così, le opere visive nate dalle interviste di Opera Omnia Munda Mundis, opera Avatar di fantasia creata dall’artista nel 2004, rappresentano l’immaginaria proiezione d’anima di ogni persona interpellata. La domanda costante posta, anche a Franco Battiato, è: Cosa faresti se un’opera d’arte ti donasse una bacchetta magica? La risposta di Franco è stata: “…farei sparire la Violenza maligna e i suoi derivati: la malvagità, la sopraffazione, le ricchezze illecite, gli imbecilli al potere, le armi, le guerre, la caccia, ecc. A proposito di guerra, “with a little help from Einstein”, riporto dal suo libro "Come io vedo il mondo" :
sopra OOMM: Franco Battiato
a lato Marie Claire con Battiato
La guerra <<Questo argomento mi induce a parlare della peggiore fra le creazioni, quella delle masse armate, del regime militare voglio dire, che odio con tutto il cuore. Disprezzo profondamente chi è felice di marciare nei ranghi e nelle formazioni al seguito di una musica: costui solo per errore ha ricevuto un cervello; un midollo spinale gli sarebbe più che sufficiente. Bisogna sopprimere questa vergogna della civiltà il più rapidamente possibile.>> La Proiezione d’Anima “OOMM: Franco Battiato” è un policromo digitale sviluppato su alluminio in cui tre bocche spalancate, in primo piano, urlano una violenza che non deve più avere voce.
Battiato rivive nei murales
L’artista presente nell’arte contemporanea Quando Angelo Privitera afferma che Franco Battiato è una presenza quotidiana e ne sottolinea l’immortalità, non è il solo a farlo. La spiritualità con cui il cantautore ha saputo raccontare la Vita e le sue tante dimensioni si è tradotta, soprattutto dopo la sua dipartita terrena, nella necessità di tanti, gente comune e artisti, di affermare la presenza del Maestro attraverso segni tangibili e underground, come i diversi murales, realizzati tra Giarre e Riposto, che raffigurano Battiato, mai senza un messaggio. Così, dopo qualche mese dalla morte, sui muri esterni dello stadio comunale di Giarre è comparsa questa effigie del Maestro accompagnata dal titolo “Shock in my town” nei colori giallo – blu del Giarre calcio e del gonfalone comunale. Una del ciclo dei cinque murales realizzati allo stadio da Giuseppe Grasso e Dave Gambo. Fra le strade di Riposto, invece, sul muro di una casa in via Mongibello, all’incrocio con via la Vie Fuille, troviamo passeggiare Franco Battiato con la sua “Bandiera bianca”, titolo della seconda traccia dell’album “La Voce del Padrone” dell’ ’81.
L’opera è dello street artist Hopener che evidenzia la volontà di emozionare e sorprendere chi incrocerà il Maestro fra i vicoli ripostesi. “Molti cittadini di Riposto – scrive Hopener nel suo profilo Instagram – possono raccontare di come gli sia capitato di incontrare il Maestro Battiato tra le strade della sua amata città natale ed è per questo che ho deciso di realizzare quest’opera proprio lì. Per far rivivere a queste persone un ricordo, seppur breve, del nostro amato Maestro.” E sempre a Riposto, sul muro dell’Arena Giardino, vicina alla casa in cui il cantautore visse la sua gioventù, tant’è che la cita nel brano “Summer On A Solitary Beach”: << […]E ci arrivava l'eco di un cinema all'aperto.>>, un altro murales è stato realizzato dall’architetto Claudio Patanè. Anche in questo caso, l’architetto riporta un frammento di una canzone, colonna sonora di un film diretto da Battiato nel 2007: “Niente è come sembra niente è come appare. Perché niente è reale.”
1 Il murale dell'Arena Giardino fatto da Claudio Patanè (1) - murales di via Mongibello a Riposto realizzato da Hopener (2) e infine murales dello stadio comunale di Giarre di Giuseppe Grasso e Dave Gambo (3)
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sCUOLa di Afio Giuseppe Grasso
Giarre città delle scuole. Gli Open Day fra presenza e Dad Alcune scuole superiori dell’hinterland hanno potuto aprire le proprie porte solo a novembre, poi di nuovo l’aggravarsi della pandemia
Alcuni momenti durante gli Open Day negli istituti superiori di Giarre
L’esperienza di vita di una persona è fatta di scelte: cosa mangiare, dove andare, chi frequentare. E in quale scuola andare. Una scelta che prima sembra un gioco nel passaggio alle medie, poi è una tappa decisiva nell’ingresso all’eventuale Università e, in mezzo, l’importante scelta della scuola superiore. Anche se, spesso, ci si rende conto solo con il senno del poi. La scelta molte volte è di cuore, quasi innata, altre volte è dinastica - con i genitori e/o i fratelli nella stessa sezione della stessa scuola. Ma una certa importanza, nel formare questa scelta, ce l’ha la ricerca di informazioni su questo o quell’Istituto. Ecco allora che entrano in gioco gli Open Day, concetto preso in prestito dai college americani che in breve significa: “apriamo la nostra scuola a potenziali nuovi iscritti, guardatela e valutate”. A Giarre, fra le altre scuole, hanno aperto le porte: Liceo Scientifico “Leonardo”, Liceo Classico “Michele Amari”, in entrambe le sezioni sia del Classico che delle Scienze Umane, e l’IPSSEO Alberghiero “Giovanni Falcone”. Il “Michele Amari” ormai da anni si divide in due, la scuola principale, a Giarre, e la convincente costola umanistica, a Riposto, spartite dalla linea ferroviaria. Parlando del Liceo Classico, la responsabile orientamento Sandra La Ferrera dichiara: “E’ tanta la soddisfazione per la partecipazione e l’interesse verso l’offerta formativa che si articola attraverso una serie di potenziamenti che approfondiscono l’ambito scientifico con il percorso Liceo Matematico, l’ambito umanistico con il precorso di Beni culturali e quello linguistico con l’insegnamento aggiuntivo di una seconda lingua straniera,
lo spagnolo. Interessante, e per questo al centro di molte richieste d’informazioni, l’ambito Biomedico, atto a preparare gli studenti ad affrontare i test di ingresso alla Facoltà di Medicina e in generale alle professioni sanitarie.” “Si tratta di un percorso di studi dalla durata quinquennale” - afferma la docente Grazia Carota - “e prevede la collaborazione con docenti dell’Università di Catania con lezioni specifiche ai nostri studenti che, insieme allo studio del greco e del latino, offriranno una preparazione completa.” Corollario di questi Open Day sono alcuni laboratori gratuiti come il Corso Zero di greco, inizialmente proposto come vera e propria lezione a scuola. Poi, è tornato con prepotenza il contagio da Covid-19 e il tutto si è trasformato in un corso online, comunque seguito e apprezzato. La pandemia ha stoppato anche le attività del correlato Liceo delle Scienze Umane di Riposto. Il secondo giro di apertura pubblica, infatti, è stato cancellato dopo che il primo aveva lasciato molta soddisfazione nella professoressa Daidone, responsabile dell’orientamento. Probabilmente più pratiche le visite effettuate all’Istituto Alberghiero “Giovanni Falcone”, con ragazzi e genitori che hanno avuto modo di vedere gli studenti dell’istituto impegnati nelle attività di laboratorio dell’area professionalizzante (cucina, pasticceria, sala e accoglienza turistica). E’ stata l’occasione per rendere visibili le competenze conseguite dagli studenti nell’ambito di tutti i dipartimenti. Tra i protagonisti: piatti di cucina regionale, dolci tipici
della tradizione e lavorazioni artigianali con il cioccolato, la presentazione di cocktails e vari generi di caffetteria, con visita del laboratorio di birreria e spettacolo di barman acrobatico. Infine, la visita guidata nei laboratori di Sala, Cucina, Pasticceria, Panificazione e Accoglienza, con descrizione delle attrezzature presenti e degustazione guidata di alcuni piatti preparati dagli studenti. La giornata è stata arricchita dalla presenza di esponenti di alcune associazioni di categoria, a conferma della sinergia fra alberghiero di Giarre e realtà lavorative del settore alberghiero, in piena linea con la mission d’istituto. Una missione che è valsa per il terzo anno consecutivo il primo posto, fra gli istituti professionali nel raggio di 30 km da Catania, nella classifica nazionale dell’indagine Eduscopio della Fondazione Agnelli. Contenti dei risultati anche allo Scientifico "Leonardo", ove grande attenzione ha ricevuto il tour laboratoriale. Infatti gli studenti sono stati coinvolti nei laboratori di: Fisica, Scienze, Disegno e Storia dell’Arte, Italiano, Filosofia e Storia, Lingue straniere, Latino ed Etimologia, Informatica. «Hanno avuto anche il piacere di visitare l’aula virtual set dove ad accoglierli c’era Nao, il nostro robot» - sottolinea la Dirigente scolastica Tiziana D'Anna «Gli utenti hanno apprezzato particolarmente l’organizzazione degli open day del liceo “Leonardo” che ha voluto aiutare, ancora una volta, gli studenti a scegliere con consapevolezza la strada giusta per il loro domani.»
Il Caseificio Neve dell’Etna, genuinità e bontà da quattro generazioni Il latte è nato assieme all'uomo. Ogni essere umano si è nutrito di latte nel primo periodo della vita ed esso è così prezioso che, ben presto, si è capito con quale procedimento farlo diventare un alimento adulto. Un alimento da cui non doversi separare crescendo. Anche Polifemo era un pastore ed erano pastori i più umili che andarono incontro a Gesù per adorarlo e portarGli in dono il
semplice prodotto del loro umile ma fondamentale lavoro. Da sempre, il formaggio e tutti i derivati del latte sfamano i più semplici ed arricchiscono la tavola dei più benestanti. E, negli ultimi secoli, alla fine di cene importanti, questi deliziosi prodotti sono disposti su vassoi d'argento quasi come preziosi, non solo da ammirare, ma per accontentare ed acca-
rezzare i più raffinati e capricciosi palati. Fra i più esperti produttori caseari jonico etnei ci sono i mastri casari del Caseificio Neve dell’Etna, sito in via Etnea 198, a Nunziata, frazione di Mascali, nella vallata che sovrasta la riviera ionica e i comuni di Giarre, Riposto e Mascali. Neve dell’Etna è di Giuseppe Sgroi che appartiene alla quarta generazione di allevatori di ovini e caprini. Giuseppe
però è anche produttore ed esporta i suoi prodotti. Nel suo caseificio, aperto nel 2009, si può trovare: ricotta fresca, salata e infornata, mozzarelle, provole, tuma, primo sale e stagionato, formaggio di capra, formaggi con spezie, aromi e ingredienti siciliani. Le specialità sono la ricotta e la mozzarella. Alle domande sul perché ha deciso di intraprendere
questa strada e come possono i giovani riscoprire uno dei mestieri più antichi del mondo, Giuseppe Sgroi risponde: “Per me è normale, ci sono nato. Ai giovani dico che ci vuole volontà di lavorare, tanta pazienza e voglia di imparare. Io ho appreso questo lavoro, che è anche un’arte, da mio padre e, prima ancora, da mio nonno ma anche sperimentando e studiando.”
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sOCIaLE
“FollowGrest #seguildivertimento” , il Grest inclusivo, social - tecnologico e giovane della Cooperativa “Progetto sociale 2002” ONLUS. Vi hanno preso parte sessanta ragazzi dai 5 ai 17 anni, un successo nella frazione giarrese di San Giovanni Montebello. I Grest estivi non sono certo una novità ma “FollowGrest #seguildivertimento” è stato un vero e proprio progetto di inclusione, condivisione e socialità che, nonostante l’elevato numero dei partecipanti, è riuscito a far sentire tutti come a casa, come in una grande famiglia. Ecco perché ne parliamo a distanza di mesi. Il progetto del centro estivo è stato promosso e realizzato dalla Cooperativa “Progetto sociale 2002” ONLUS e si è rivolto a sessanta bambini e ragazzi dai 5 ai 17 anni. Dall’analisi dei bisogni del territorio di Giarre è emersa, infatti, la difficoltà comune e sempre più diffusa tra le famiglie di provvedere all’accudimento dei figli durante il periodo delle vacanze scolastiche, specie quelle estive. I centri estivi aiutano i giovani a fare attività, divertirsi e fare amicizia. Il centro estivo “FOLLOW GREST: #seguiildivertimento” è un progetto giovane, organizzato da giovani… per i giovani! Il progetto prevedeva cinquanta destinatari ma data l’entusiasta adesione è stata consentita l’iscrizione ad ulteriori dieci ragazzi. Se le iscrizioni non fossero state limitate, cause misure anticovid19, il numero di iscritti sarebbe cresciuto ancora. Filo conduttore di tutte le attività è stato il mondo dei social e le nuove tecnologie. “Follow Grest” è un progetto giovane, organizzato da giovani… per i GIOVANI!” - dichiara Giulia La Spina, assistente sociale e coordinatrice del progetto, portato avanti insieme al braccio destro Marco Orfila, responsabile educativo che ha supervisionato tutte le attività. “Un grande professionista e amico – afferma Giulia La Spina – siamo davvero fieri di averlo nel nostro team. Abbiamo messo insieme le forze, le nostre professionalità e propensioni ed insieme le abbiamo moltiplicate” Follow Grest è durato un mese, dal 16 agosto all’11 settembre 2021, ed ogni settimana è stato trattato un tema diverso: l’Amicizia, la Natura, l’Arte e l’Immagine e i nuovi Media. I temi sono stati collegati ad un social, nell’ordine: Facebook, Twitter, Instagram e Tik tok. Ogni gioco, escursione, laboratorio e attività sono state pensate nel rispetto dell’età e delle abilità
Giulia La Spina e Marco Orfila
di ogni partecipante al fine di valorizzare le specificità di ognuno. Il percorso social-tecnologico cui sono stati invitati a partecipare i giovani giarresi è stato dinamico e vario. Per fare solo un esempio, anche l’elenco delle presenze era telematico. Ogni giorno i partecipanti hanno alternato attività interne ed esterne, giornate al mare, giochi sportivi, escursioni e laboratori edu-creativi al fine di mantenere sempre vivi curiosità, e, soprattutto , il divertimento. Per due volte a settimana i ragazzi hanno svolto le attività presso la Villa comunale di San Giovanni Montebello, frazione di Giarre, due volte al mare, ogni mercoledì una gita diversa e due rientri pomeridiani dedicati prevalentemente allo sport nei campetti dell’oratorio della Chiesa di San Giovanni Montebello, a cura dell’A.S.D. “Filippo Cavallaro”. Dal karate al calcio, a tanti altri esercizi di coordinazione e resistenza, circuiti, allenamenti e giochi a squadre. Ogni appuntamento è stato dedicato alla conoscenza di uno sport diverso: calcio, badminton, karate, tiro con l’arco e molti altri, con l’obiettivo di divertirsi nel rispetto delle regole e dell’altro. La Parrocchia “San Giovanni Battista” di San Giovanni Montebello, guidata da Padre Angelo Pennisi, ha offerto al centro estivo un contributo prezioso con la messa a disposizione dei locali parrocchiali e degli animatori volontari. Le uscite sono state sia immersioni nella Natura,
sull’Etna accompagnati dal WWF, mentre Plastic Free ha spiegato il rispetto per l’ambiente, la visita alla Casa delle Farfalle ove i giovani hanno potuto mettere a frutto e sperimentare le particolari tecniche insegnate loro da un esperto di fotografia, che il gioco nel gioco delle Adventure rooms di Catania. Attività smart, tecnologiche, social si sono sposate a sport, giochi tradizionali ed escursioni, a dimostrazione che i giovani sono terreno fertile e possono far germogliare tante diverse varietà di semi. L’assistente sociale nonché coordinatrice del servizio, Giulia La Spina, insieme a Marco Orfila, a sua volta, responsabile educativo che ha supervisionato tutte le attività, ha raccontato l’entusiasmo e l’energia positiva che Follow Grest è riuscito a sprigionare, non solo nei partecipanti, ma pure negli operatori della Cooperativa “Progetto sociale 2002” e nei genitori che sono stati presenti e felici delle attività svolte dai figli.
I partecipanti al Grest
“Abbiamo fatto rete con i genitori. Sono stati loro che ci hanno spontaneamente e volontariamente aiutato a spazzare via la cenere vulcanica dai luoghi preposti alle attività dei figli, a seguito di un improvviso evento parossistico. Ci siamo davvero sentiti in famiglia. – racconta Giulia- Sono state concentrate risorse importanti su una periferia, una frazione e non, come
di Rita Patané spesso accade, sul centro cittadino. Altra particolarità che tengo ad evidenziare è che è stato un centro estivo inclusivo, hanno partecipato anche minori disabili che avevano un’assistente personale e che si sono perfettamente integrati nei vari gruppi, laddove ad ogni gruppo faceva capo un educatore. Inoltre, non essendoci selezione per reddito non si è trattato della solita attività che accoglie solo ragazzi con situazioni problematiche. Così, giovani che vivono situazioni familiari delicate si sono perfettamente integrati con i ragazzi che vivono in un ambiente familiare equilibrato e sereno. Questo, pensiamo, essere il modo più giusto per neutralizzare le distanze e le differenze e smantellare certi contesti di degrado. – aggiunge la coordinatrice del virtuoso progetto – E’ stata un’ attività positiva e davvero nuova. Forse, all’inizio, sembrava volessimo andare un po’ controcorrente non proponendo il classico grest. Spesso si demonizza la tecnologia, i media ed i social ma noi crediamo, e ne abbiamo avuto prova, che un approccio anacronistico non sarebbe stato produttivo. Con i social sono venuti fuori tanti lavori interessanti. Questo è stato possibile anche grazie al mio braccio destro, Marco Orfila. Insieme abbiamo creato il giusto team e lo ringrazio. Abbiamo concluso “Follow Grest #seguildivertimento” con una festa in piscina ed il giorno seguente con la festa di fine attività. Anche i genitori hanno accolto l’invito e, insieme ai figli, hanno partecipato ad un quiz sulle attività fatte dai ragazzi, gareggiando a suon di pulsantiere. E poi, musica, balli, i video delle attività ed un rinfresco. Un grande risultato per noi è stato anche riuscire a far amalgamare età molto differenti, dai 5 ai 17 anni, che, di solito, fanno fatica a stare insieme. Tante sono le aspettative per il 2022 e l’appello dei genitori è che si possa continuare ed intensificare attività tanto stimolanti. Siamo felici di esser riusciti a fare rete e dell’importante risultato raggiunto.” – conclude Giulia La Spina. Una realtà positiva, dunque, quella pensata e realizzata dalla Cooperativa “Progetto sociale 2002” Onlus, un vero modello cui ispirarsi.
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CUCINa
I SEGRETI DELLA CUCINA DI Dadra
di Daniela Greco
Profumi e sapori d’Amore BIANCOMANGIARE ALLE MANDORLE Quando mi metto ai fornelli per preparare alcune pietanze tradizionali, i ricordi si affacciano alla mente, prepotenti, intrisi spesso di sorrisi, a volte di qualche lacrimuccia. Il cibo ha un potere evocativo fortissimo. Mia madre non è mai stata una gran cuoca, anzi! Il biancomangiare era il solo dolce che lei riuscisse a preparare con successo. Mescolava tutti gli ingredienti, magari non pesava nemmeno nulla, si regolava “ad occhio” e poi toccava a me, mescolare sul fornellino, col mestolo di legno e tanta pazienza; e guai a farlo attaccare sul fondo. E rimestando, acquisivo il diritto di gustare tutta la cremina che restava intorno alla buccia di limone. E sì, altro che scorzetta o zesta di limone, si andava di lunghe strisce di scorza, da eliminare dopo la cottura. Era un lavoro di squadra il nostro, farcito di risate, profumo di limoni appena raccolti e piccoli grumi che io facevo formare durante la
RICETTA BIANCOMANGIARE ALLE MANDORLE 1 l latte di mandorle siciliane 100 g zucchero 100 g amido di mais (maizena) 1 pizzico di cannella in polvere e/o 1 cucchiaino di scorza di limone biologica
RICETTA LATTE DI MANDORLA Mandorle siciliane spellate, g 200, acqua, L 1, zucchero, g 100 – 150 (si può omettere o sostituire con vari dolcificanti, ma al momento di preparare il Biancomangiare, ricalcolate le quantità di zucchero).
RICETTA CROCCANTE AL PISTACCHIO 100 g pistacchi al naturale (peso già sgusciati) 130 g Zucchero 1 cucchiaino Succo di limone q.b. olio di mandorle o girasole o altro olio vegetale insapore Mettete lo zucchero in una casseruola e aggiungete il succo di limone. Fate sciogliere sempre mescolando e facendo attenzione che lo zucchero non caramellizzi sulle pareti della casseruola, altrimenti brucerebbe. Piano piano lo zucchero si scioglierà e comincerà ad assumere un bel colore dorato. Non abbiate fretta e non perdete il caramello mai di vista, tende a bruciare in tempi da record! A questo punto aggiungere i pistacchi (passati in forno caldo perché vanno uniti al caramello, che è bollente) e continuare a mescolare per farli amalgamare completamente al caramello. Preparate un vassoio, rivestitelo con un foglio di carta-
cottura. Un sapore unico, irripetibile ed indimenticabile. Ormai il mondo è cambiato, le abitudini alimentari anche, ma ci sono cose che non cambiano né mai lo faranno. Il Biancomangiare, che sarà per me, in eterno, simbolo d’amore, è un dolce al cucchiaio delicato, fresco e confortante. Regala al palato una nota rotonda, piena, di mandorla siciliana (mi raccomando!), resa più aggraziata dalla spolverata di cannella in polvere e più aggressiva dalla scorzetta dei nostri limoni biologici, che ha anche la capacità di pulire il palato. Un sodalizio eccellente. Un dolce perfetto anche dopo un pasto strutturato, che non solo non appesantisce ulteriormente ma, anzi, profuma la bocca. Ah l’amore… vorrete mica sentirvi appesantiti in giorni così speciali come quelli dedicati all’amore?! Giammai. Serve un fine pasto dolcemente leggiadro e rinfrescante. Per guarnire: Ponete in un tegame lo zucchero, l’amido di mais e un pizzico di cannella e la scorza, quindi mescolateli tra di loro. Iniziate a versare a filo il latte di mandorla freddo e rimestate con una spatola finche non si saranno sciolti tutti i grumi. Unite tutto il latte. Ponete il tegame sul fuoco e fate addensare rigirando continuamente. Quando avrete ottenuto una consistenza simile a quella della crema pasticcera, togliete il tegame dal fuoco e versate subito il composto o in uno stampo unico, da budino, o in più stampi piccoli. In questo caso, ho usato stampi monoporzione, che solitamente uso per fare i muffins. Fate riposare a temperatura ambiente fino a completo raffreddamento e poi conservate in frigorifero. Al momento di servire il dolce, sformate su un piatto piano e decorate con il croccante di pistacchio (tritato grossolanamente con un coltello), fettine di limone sottilissime, fatte asciugare tra 2 fogli di carta assorbente, e, se volete, foglioline di menta e scorzette di limone. Mettete a bagno le mandorle in 500 ml di acqua a temperatura ambiente per tutta la notte, in frigo. Trascorso il tempo necessario, scolate le mandorle e tenete da parte l’ acqua che avete utilizzato per ammollarle, mettetele nella tazza del frullatore aggiungendo l’acqua tenuta da parte pian piano, fino ad ottenere una consistenza omogenea. A questo punto versate nel frullatore altri 500 ml di acqua a temperatura ambiente e lo zucchero; frullate ancora. La preparazione è pronta.A questo punto si può scegliere la strada da seguire. La prima è quella della tradizione: foderate un colino con della garza e filtrare il latte di mandorla, alla fine strizzate bene le mandorle che sono rimaste nella garza. Versate il latte di mandorla in una bottiglia di vetro. La seconda strada è quella di non filtrare e versare il latte di mandorla dal frullatore direttamente in una bottiglia di vetro. In entrambi i casi, riponete la bottiglia in frigo e consumate in 3-4 giorni.
forno, che avrete precedentemente oleato con un olio vegetale insapore. Riversate la massa bollente (attenzione a non bruciarvi) sulla carta-forno, coprire con un secondo foglio oleato e stendere con un mattarello pesante, per appiattirlo bene. Far raffreddate, spezzettare o tritare al coltello e… gustare!
Caltabiano Auto, Amore al servizio della vostra prossima auto Alzino la mano quanti di voi conoscono almeno cinque persone che per la propria auto sarebbero disposte a fare di tutto. Un vero e proprio Amore platonico verso il mezzo a quattro ruote. Da sessant’anni Caltabiano Auto fa esattamente la stessa cosa: ama la vostra prossima auto. La ditta Caltabiano opera nel settore della vendita e dell'assistenza di autoveicoli sin dal lontano 1960, anno in cui vede la luce grazie all'iniziativa del suo fondatore, Salvatore Caltabiano, un ragazzo prima ed un uomo poi molto appassionato di motori. L'azienda cresce in poco tempo a Giarre e nell’hinterland, tanto che nel 1964 diviene officina autorizzata NSU e partner ufficiale di prestigiosi brand come Audi e Volkswagen; marchi di cui, peraltro, alla semplice vendita comincia anche ad affiancare il service. Nel corso degli anni successivi consolida la propria presenza sul mercato, conquistando quella posizione leader in Sicilia Orientale che ha condotto la clientela ad identificare il nome Caltabiano con i vari brand commercializzati. Marche di un certo spessore nel mondo motoristico: Volkswagen, Škoda, Seat e Cupra. Una medaglia al valore, anzi ai valori di affidabilità e professionalità che da sempre caratterizzano la ditta. Ma ogni amore, ogni tipo di amore, deve essere coccolato, mantenuto, rinvigorito. Insomma, mantenere sempre bello attivo il motore. Ecco quindi la doverosa continua attività di formazione del personale, per offrire un servizio che soddisfi pienamente le esigenze del cliente. Esigenze che possono partire dai più semplici consigli in fase d’acquisto fino, ovviamente, all’assistenza tecnica post vendita. Sono obiettivi che fotografano il presente, collegano al passato ma proiettano al
futuro attraverso il passaggio di testimone da una generazione all’altra, rinnovando o cambiando anche i locali, in una chiara direzione d’impresa. Una mission aziendale per cogliere da subito la sfida dei cambiamenti tecnologici già in atto, come l’ibrido o l’alimentazione elettrica, in linea con la strategia di sostenibilità ambientale supportata dai marchi rappresentati. Attualmente, Caltabiano Auto, come detto, è Service Partner ufficiale dei brand: Volkswagen, Škoda, Seat e Cupra e rivenditore ufficiale Volkswagen. Dopo tutte queste belle parole, però, potreste e dovreste aver voglia di andare a vedere qualche auto, valutarla, provarla. Trovate Caltabiano Auto in due distinte sedi operative, entrambe ovviamente a Giarre: via San Matteo n°127 e via Isidoro Bracchi, nella Zona Artigianale. In quest’ultima dovrete recarvi solo dopo aver acquistato, per assistenza puramente tecnica; il grosso, infatti, vi si aprirà davanti agli occhi nella grandissima sede a pochi passi dall’ingresso dell’autostrada A18. Sarà lì che Giuseppe e il suo staff vi aspettano, pronti a coinvolgervi con il loro Amore nella scelta del vostro prossimo mezzo a quattro ruote. Un’automobile che voi amerete, un’automobile che loro hanno già amato per voi e per farla diventare la vostra prossima compagna di viaggio e vita.
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EVENtI e sOLIdarIEtà
La lotta della piccola Gaia per il diritto alla salute
di Rita Patané
Sanremo, ci arriveranno il mascalese Berna e la giarrese Lorena Tropea di Alfio Giuseppe Grasso
Da tre anni, i coniugi Marino lottano affinché venga riconosciuta un’indennità di accompagnamento alla figlia nata monorene e affetta da problemi del neurosviluppo.
L’infanzia dovrebbe essere la stagione più serena della vita e tutti i bambini dovrebbero avere diritto alla serenità e alla felicità. Gaia è una bambina di quasi tre anni, residente a Zafferana Etnea, che, sin dalla nascita, ha dovuto lottare per quella serenità nonostante non abbia mai perso il sorriso. Nata con una malformazione congenita, l’agenesia del rene, Gaia nasce senza il rene sinistro. Confermata la diagnosi, la pediatra della famiglia Marino invia subito un certificato medico all’Inps in cui attesta che si richiede l’invalidità della piccola. A lottare in prima linea per Gaia sono i genitori Daniele Marino e Magda Coco. I coniugi Marino vengono convocati dalla Commissione medica per l’accertamento dell’invalidità civile di Acireale. “Durante la convocazione la Commissione non visita la bambina, né controlla i referti delle visite fatte al Policlinico di Catania – racconta il papà Daniele Marino - ma chiede soltanto l’ultimo certificato che attesta la piccola monorene. A questo punto, i medici ci congedano dicendoci che il verbale definitivo sarebbe arrivato a casa. A fine agosto arriva il verbale della visita che dichiara la patologia della bambina <<non invalidante>> ed il parere <<non revisionabile>>.” I Marino presentano ricorso alla Commissione medica perché la bambina non vive una vita “normale”, è sottoposta a visite ogni mese. I coniugi Marino hanno deciso di lottare, non solo per la figlia, ma anche per tutti i bambini cui vengono negati i propri diritti, in primis il diritto alla salute. Il 15 giugno 2020, finalmente alla piccola viene
riconosciuta l’invalidità. Le viene riconosciuta un’indennità di frequenza e le mensilità arretrate dal 2019. Ad oggi, però, i Marino non hanno ancora ricevuto nulla perché solo l’iscrizione a scuola garantirà il sostegno economico, scuola che al momento Gaia non può frequentare. Nel frattempo diverse visite effettuate al “Gaslini” di Genova, al “Bambino Gesù” di Roma ed al “Policlinico” di Messina, svelano che la piccola risulta affetta anche da problemi del neurosviluppo e di agenesia al rene superstite, quello destro, che non funziona correttamente. Nonostante le gravi patologie, a Gaia non viene riconosciuta l’invalidità né un sostegno economico. I genitori sono ormai allo stremo delle forze. Daniele Marino, disperato, lo scorso 19 gennaio si è incatenato per protesta davanti al presidio territoriale Asp di Acireale. Questo gesto forte ha smosso qualcosa e il giorno dopo Gaia ottiene la presa in carico nel reparto di neuropsichiatria infantile di Acireale e presso il Centro per autistici di Canalicchio. Tuttavia, a seguito di una richiesta di riesame della pratica di invalidità per ottenere l’accompagnamento, l’INPS ha rigettato il riesame. “E’ assurdo – dichiara Daniele Marino – che mia figlia venga riconosciuta portatrice di handicap con massima situazione di gravità secondo l’art.3, comma 3 e non le venga riconosciuta nessuna indennità di accompagnamento. Noi continueremo a lottare, sostenuti dal nostro avvocato Salvatore Emanuele Leotta, per il diritto alla salute di Gaia e di tutti i minori che vivono situazioni simili.” I coniugi Marino hanno ricevuto tanta solidarietà e per chi volesse aiutare Gaia è attiva una raccolta fondi tramite il sito GoFundMe.
"Politica e Amore per il territorio: nasce Impegno Comune" A presentarci il nuovo movimento è l’avvocato giarrese Patrizia Lionti, che abbiamo già conosciuto da candidata a sindaco di Giarre: Ho sempre guardato alle nostre toghe eroiche come ad un faro, guidata dalla celebre frase del giudice Rosario Livatino: "Quando moriremo, nessuno ci chiederà se siamo stati credenti, ma se siamo stati credibili". E nell'era social, mentre altri cavalcano l'onda populista e postano foto coi rosari in mano, ho riservato una dimensione intima alla fede e dato, invece, credibilità e concretezza al mio percorso politico. L'esperienza delle ultime elezioni amministrative a Giarre è stata così entusiasmante da ritenere doveroso onorare il progetto e le persone che lo hanno sostenuto investendo nel futuro, senza cercare come tanti - il consenso mordi e fuggi generando disaffezione nella comunità; così, insieme ai candidati della mia lista civica ed a tanti altri sostenitori da quel progetto "folle e ardito" è nato il movimento politico Impegno Comune, muovendo dalla consapevolezza che ampie fasce sociali della popolazione sono marginalizzate nel processo decisionale e nell’assegnazione delle risorse, mero oggetto di spartizione politica; questo meccanismo consente a figure poco rappresentative per consensi e qualità di assumere ruoli fittiziamente utili al territorio, riducendo notevolmente le capacità di sviluppo sociale e la speranza di un futuro dignitoso. Impegno Comune si colloca fuori dalle logiche partitiche e si impone quale obiettivo primario la tutela dei diritti dei cittadini sotto ogni profilo costituzionalmente rilevante, mediante la parte-
Nelle foto Roberto Tornabene in arte Berna e Lorena Tropea
cipazione reale e non virtuale alla politica ed alle istituzioni locali, facendo sì che i consensi non diventino merce di scambio, ma leva territoriale capace di condizionare l’agire dei soggetti politici più forti, affinché ogni partito di rilevanza parlamentare non abbia a dimenticarsi delle esigenze del territorio. Va, inoltre, posta particolare attenzione all’attività formativa della futura classe politica, che dovrà sostituire l’attuale con rappresentanti che abbiano riconosciute qualità culturali, tecniche e politiche e rifuggano da toni violenti e scioccamente polemici cui ci stiamo purtroppo abituando, paralizzati da una dilagante atrofia intellettuale. Oltre alle “classiche” attività politiche nelle sedi istituzionali, abbiamo anche avviato una simpatica iniziativa culturale, "Caccia all'autore", con la quale presentiamo gli autori di opere letterarie attraverso un format leggero e dinamico, e un appuntamento social a puntate ,“Bene ma non benissimo”, in cui parliamo di politica ed attualità locale, favorendo il dibattito pubblico e dando voce ai tanti che non si sentono rappresentati, con l'obiettivo di non operare a compartimenti stagni ma creare sinergie, non solo politiche, nel territorio. Anche la possibilità di esprimerci all’interno de “Il Giornale di Giarre” rientra nell’ottica di collaborare con la stampa senza filtri per affrontare temi importanti e spesso trascurati. Sono particolarmente orgogliosa di questi primi risultati ottenuti da Impegno Comune; una dedizione da portare avanti con tutto l'Amore che posso, con tutto l'Amore che possiamo. di Patrizia Lionti
Ogni anno il “Festival della Canzone Italiana” di Sanremo è un appuntamento importante per tanti motivi. Da questo palco esplodono i tormentoni suonati fino alla fine dell’anno. C’è poi l’importanza socio-culturale, e per dirla alla maniera internettiana memistica, visto che in ogni edizione qualcosa e/o qualcuno balza agli onori della cronaca generalista, ricordiamo l’involontario sketch “Che succede, dov’è Bugo?”, l’insurrezione popolare per gli scollati Maneskin, i buh del pubblico per l’imitazione di Berlusconi in illo tempore a cura di Maurizio Crozza. Quest’anno però le sale del Teatro Ariston sono state importanti proprio per quello che sono, sale di teatro.
Il Festival è tornato ad ammettere il pubblico al 100%. Un potente segnale di apertura e speranza per tutto un settore, quello di teatri e cinema, martoriato, più di altri, in questo biennio di pandemia. Speranze di partecipare a Sanremo, che si fanno sempre più vicine, le ha anche Berna. Berna, nome d'arte di Roberto Tornabene, ha già toccato con mano quel mondo, proprio in vista dell’edizione di quest’anno. Lo ha fatto partecipando al concorso, che corre parallelo, “Sanremo Giovani”, con il brano “Re Artù” è arrivato fino alla fase dei sessanta concorrenti. Una delle ultime scremature su migliaia di cantanti in gara. Ma non è l’unica esperienza del giovane mascalese diciannovenne. Comincia tutto nel 2015 con la partecipazione a “Ti lascio una canzone”, durante il quale ha duettato con
Gigi D’Alessio arrivando in finale. Nel 2018 tocca al prestigioso “The Voice of Italy”, ove viene scelto da J-Ax. Nel 2019 giunge in finale a “Castrocaro”. E quest’anno ha partecipato ad “Amici”. Quasi a chiudere un cerchio, ha sfidato LDA, ovvero Luca D’Alessio, il figlio di Gigi. Nonostante Berna non sia andato avanti ad Amici, almeno per quest’anno, il brano “Re Artù”, distribuito da Sony Music Italia per Do It Yourself, sta riscuotendo grande successo su Spotify. Dita incrociate, allora, per il mondo dello spettacolo tutto, per Roberto e per i tanti altri artisti del nostro hinterland. Speriamo bene, anzi…speriamo Berna! La nostra zona ha sfornato anche un'altra giovane aspirante "sanremese", Lorena Tropea che ha vinto Sanremo d.o.c. 2019. Ancora dodicenne, la giovane giarrese ha sbaragliato la concorrenza con la sua voce, prestata per l'occasione ad una delle sue canzoni preferite, “Un'emozione da poco” di Anna Oxa. Ma l'emozione per lei, in quel momento e in quella settimana, non è stata per niente poca. Esperienze ed un bagaglio che entrambe i ragazzi porteranno con sè nei prossimi viaggi canori.
Lavapiú, UN aNgOLO dI PULItO faI da tE a gIarrE All'angolo esatto tra Viale delle Provincie e Via Massimo D'Azeglio, da qualche anno, si erge un’assoluta novità nel panorama giarrese. Si tratta di LavaPiú, una piccola ma funzionalissima lavanderia self-service a gettoni. LavaPiú apre tre anni fa, in data 21/01/2019 dall'idea di Lorenzo Giuffrida: «Prima facevo tutt'altro lavoro, poi quest'idea non ancora attuata a Giarre e nell’hinterland.» Gli inizi sono purtroppo altalenanti per la solita diffidenza quando si tratta di "cose di casa fatte fuori casa". Un primo anno durissimo, poi l'emergenza COVID19. «Piano piano la gente si sta abituando a questo mio servizio – afferma Giuffrida grazie anche ai macchinari Miele Professional utilizzati. Una partnership potente
con un leader mondiale del settore che al momento fa contare quattro lavatrici da 13 kg ed una da 6 kg, coadiuvate da quattro asciugatrici, corrispondenti alle lavatrici più grandi». Grande l’attenzione anche ai prodotti utilizzati ed ai consumi. Vengono infatti utilizzati prodotti biologici, in rispetto dell'ambiente, e sono le macchine stesse ad inserire automaticamente detersivo, ammorbidente e, adesso, anche sanificante per ridurre al minimo gli sprechi. La lavanderia è sempre aperta dalle ore 07:00 fino alle ore 22:30, compresi i festivi e le domeniche. Perché lo sporco non va in vacanza e LavaPiú Giarre nemmeno. A.G.G.
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per segnalazioni: redazione.giarre@limedizioni.com
“Fatti in piazza” rUbrICa dI dENUNCE, sEgNaLazIONI Ma, aNChE E sOPrattUttO, PrOPOstE E IdEE PEr MIgLIOrarE gIarrE E L’hINtErLaNd jONICO EtNEO. La paroLa ai Lettori! nELL'AUGURARE alla nuova Amministrazione Comunale ed al nuovo Consiglio un buon lavoro per risollevare la città di Giarre, ritengo mio dovere informare celermente, in questa ottica, per ragioni di opportuna tempestività, lo stato dell'arte della "Intercomunale Jonica", progetto viario che da vent’anni viene portato avanti dal sottoscritto. Dico a chi non sapesse, che tale progetto punta alla realizzazione di una circonvallazione viaria comprensoriale per unire Giarre, Riposto e Mascali al Casello autostradale di Giarre. Al di là dei grossi vantaggi viari per ognuna delle tre comunità, vanno poste in evidenza alcune importanti realizzazioni che l'Intercomunale ingloba e che sarebbe assai opportuno tenere in considerazione: 1) Importante via di fuga comprensoriale, che in atto manca, già avallata dalla Protezione Civile e comunicata ai Sindaci precedenti; 2) Eliminazione definitiva degli allagamenti nel sottopasso ferroviario di via Martiri della Libertà. Unica possibilità che al momento nessuno ha preso in seria considerazione, sebbene sia sotto gli occhi di tutti cosa succede in occasione di condizioni meteo avverse; 3) Realizzazione tangenziale per liberare il centro di Altarello dall'intenso traffico veicolare che la sola altra rotatoria che si vuole realizzare, senza la modifica del progetto ripostese qui illustrato, accentuerebbe e di molto l'ingorgo ad Altarello. In virtù di tutto quanto sopra, si reputa opportuno informare circa i recenti accadimenti in ordine al progetto viario ripostese Casello di Giarre/Torre Archirafi, stoppato dalle Ferrovie dello Stato che non hanno autorizzato Riposto a far passare la strada dentro il sottopasso ferroviario di Altarello direzione Torre.
A Riposto restano soltanto due soluzioni: a) abbandonare progetto e relativo finanziamento; b) modificare il progetto per dare a Riposto maggiori vantaggi ed a Giarre, prima esclusa anche per colpevole complicità del Palazzo giarrese precedente, il collegamento al proprio Casello autostradale, cosa che si avrebbe collegando il sottopasso ferroviario di Altarello alla via Sindaco di Pino. Voglio porre, dunque, due semplici domande. Una all’amministrazione di Giarre: Perchè il tratto finale di Corso Europa e quello di Viale Libertà non dovrebbero essere collegati al proprio casello di Giarre? Una all’amministrazione di Riposto: Perché la città di Riposto, decidendo di perdere il finanziamento per non modificare il suo progetto, deve perdere il collegamento al casello di Giarre? Nessuno della passata amministrazione giarrese, sorprendentemente, ha fatto richiesta al Comune di Riposto nel senso sopra esposto. Ci si augura che non abbiano a ripetersi simili manchevolezze. Sarebbe un grosso danno per la città di Giarre. Un’ultima domanda per il Sindaco Cantarella: Considerato che in sede di proclamazione ha espresso piena volontà di voler stabilire buone relazioni con i Comuni vicini, non sarebbe il caso di iniziarle per le problematiche qui esposte? E’ possibile creare anche buone relazioni con i cittadini collaborativi esterni al Palazzo o debbo verificare solo ciò quando vado a Nizza, non di Sicilia? Ed allora, Sindaco, possiamo dare ai giarresi, prima che a me, a chiare lettere, la risposta avuta dal sindaco ripostese? Onori ed oneri. Nell’attesa, vogliate gradire i miei cordiali saluti. Salvatore Marino
VORREI SEGnALARE un fatto grave per me e per chi abita nei pressi di via San Francesco d'Assisi, a Riposto, nella frazione Archi. Ritengo vergognoso lo stato attuale di degrado della zona chiamata contrada Gancia, nel comune di Riposto. A questa zona si accede dalla via Francesco d’Assisi di Archi ed è sempre facente parte del comune di Riposto. In questo luogo, prima molto tranquillo e vero e proprio paradiso naturale, hanno cominciato ad accumulare tutta la “sabbia nera” che l’Etna, copiosamente, nel 2021 ha riversato sulle nostre zone. Se è possibile accettare che tale materiale piroclastico dovesse essere accumulato da qualche parte, ritengo che le buste di plastica avrebbero dovuto essere smaltite diversamente. In questa zona, in estate, le temperature sono piuttosto alte e tutta quella plastica si scioglierà con gravissimi danni all’ecosistema. Inoltre, come se ciò non bastasse, qualcuno ha iniziato ad abbandonare spazzatura, buste su buste, creando una vera e propria discarica a cielo aperto. Tutto questo non è più accettabile. Vorrei che il Sindaco Caragliano attenzionasse e risolvesse tale scempio. A.Q. CARA RITA, nel mese di dicembre, ho avuto modo di constatare di persona come il Pronto Soccorso di Giarre funzioni veramente male. Se da un lato possiamo ritenerci fortunati che lo abbiano aperto, dall'altro lato si arriva a pensare che, forse, facevano più figura a lasciarlo chiuso. Mancano i lettini dove far accomodare i pazienti che arrivano sia in autonomia che in ambulanza ed, in quest'ultimo caso, i pazienti vengono lasciati sulle barelle delle ambulanze anche per ore causando un enorme disservizio, visto che le stesse ambulanze non possono ripartire e rimangono parcheggiate in un'attesa che, per chi ne ha bisogno, diventa purtroppo infinita. La nostra sanità è veramente un colabrodo e dobbiamo ringraziare il Padre Eterno se riusciamo (quando ci riusciamo) a sopravvivere. Francesca Strano
Pro Loco Giarre, è stato comunque Natale! Febbraio è il mese dell’Amore I continui strascichi della pandemia COVID19 non hanno fermano le iniziative dell’associazione
di Alfio Giuseppe Grasso
Dare un senso di normalità e ridare quella sensazione festosa ad un paese che, forse perso tra festeggiamenti e delusioni elettorali, a novembre non sembrava ancora essersi accorto dell'imminente Natale. Questa la missione ma soprattutto il compito e l'onere di una Pro Loco. E quella di Giarre, presieduta da Salvo
Zappalà, non ha fatto eccezione. «Mi auguro che si possa collaborare con la nuova amministrazione comunale giarrese» le sue semplici ma efficaci parole alla vigilia delle festività natalizie. Anche in tempo di Covid l'asset è infatti rimasto in pieno fermento per lanciare alcune importanti iniziative natalizie. Al fine di valorizzare le tradizioni e la
cultura popolare, per il 17° anno, è stato riproposto il concorso “Presepe in vetrina”, riservato al comparto commerciale e artigianale giarrese. A vincere è stata la vetrina addobbata dal negozio "Piccole Canaglie", con il podio completato da: "Pietro Patanè Gioielleria" e da "Le gioie di Patrizia", tutti rigorosamente giarresi. Simile nel nome e nello spirito è stata l’iniziativa “Natale in vetrina”, concorso dedicato agli esercizi commerciali della cittadina jonica, nell'intento di spingere i commercianti del centro commerciale naturale a vivacizzarlo con la giusta dose di natalismo. Primo premio a "La Bottega delle Idee" di Giarre, seconda vetrina classificata quella di "Ornamentalfiori", San Giovanni Montebello.
È stato poi riorganizzato il “Festival culinario dei Dolci Natalizi”, giunto alla 5° edizione, svoltosi nella “Sala Espositiva” della Pro Loco con le dovute attenzioni e restrizioni, comunque non ancora così strette come nelle settimane successive. Un’altra grande giornata si è tenuta presso la struttura SHS Hotel, la presentazione del Calendario 2022, un’occasione di condivisione. Il 6 gennaio, a chiudere le festività natalizie, è arrivata la Befana. Ma non lo ha fatto con la solita scopa, il mezzo della "nonna di tutti" è stato una splendida Fiat 500. La Pro Loco ha pensato ovviamente anche ai più piccoli. Per loro le semplici iniziative: “Addobba l’albero più bello” e “Il presepe più bello della famiglia giarrese”, invito alle famiglie a
coinvolgere i figli, facendo insieme e scattando la foto al proprio albero di Natale ed al proprio presepe. Il podio per il più bell'Albero è formato da: Gaia e Giovanni Fresta, Bryan Laganà, Mattia e Graziella Tomarchio. Il podio per il più bel Presepe familiare,invece, è composto dalle famiglie di: Francesco Calì, Rossella Zappalà, Orazio Messina. Tutti i vincitori sono stati premiati nella Sala Biblioteca, del Comune. Nel mese dedicato all’Amore, il Presidente, Salvo Zappalà, ha indetto il 16° Premio di Poesia "San Valentino" Città di Giarre. Un concorso aperto a tutti, con due sezioni: lingua italiana e lingua siciliana. Tema, naturalmente, é stato l’Amore.
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CULtUra
“UN VOLO NELL’ ICONOGRAFIA DELL’ANGELO” UN VIAGGIO NELL’ARTE La parola “Angelo” viene dal greco e precisamente significa “messaggero”. Bisogna proprio osservare attentamente le figure greche degli Dei olimpici perché proprio in queste raffigurazioni si può trovare la chiave o più semplicemente l’origine degli angeli. Anche se la ricerca non è molto vasta, bisogna ricercare solo in epoca tardo ellenistica e sotto l’influenza dei Semiti che la parola assumerà il senso conferito al termine “angelo”. Nell’arte greca il numero delle figure alate si fa più consistente, tra queste ricordiamo le più importanti: Eros, Mercurio, la Nike, Giove Pluvio, Iride, Le Arpie e Tifone. Eros è il dio dell’amore e ha l’aspetto di un putto alato, perché la caratterizzazione iconografica di Eros si affidava in realtà a soli due elementi: il volo e la presenza d’ali. I Greci lo raffiguravano con un arco ed una faretra che contiene i dardi che hanno il compito di fare innamorare. Recano una punta in oro mentre quelli che fanno disamorare hanno la punta in piombo, evidente citazione all’arte alchemica, dove l’oro era simbolo di sapienza e perfezione umana, invece il piombo è il sovrano del buio e negatività nell’animo. Non possedeva le ali nella tradizione classica ma era ritratto con indosso i talari, cioè dei calzari alati, i quali gli permettevano di viaggiare velocemente per inviare i messaggi ordinatigli dagli Dei. Il caduceo appartiene solo all’iconografia di Ermes, tipico della cultura orientale: una verga d’oro magica in cui serpenti intrecciati con ali si muovono in direzioni opposte. Se ci si riferisce alle figure Omeriche di messaggeri degli Dei, troviamo nell’Iliade la velocissima Iride o Iris che rendeva agli uomini visibile l’apparizione di un evento atmosferico amato dagli artisti: la formazione dell’arcobaleno nello squarcio tra le nubi appena cessa la tempesta.
tra Dio e l’uomo e che l’Angelo è inviato da Dio per proteggere e guidare l’umanità, ed ha funzione di portare a Dio le preghiere degli uomini intercedendo per noi. Nel nuovo testamento gli angeli svolgono prevalentemente il ruolo di messaggeri: nel Vangelo di Matteo troviamo l’angelo che appare in sogno a Giuseppe e l’angelo che lo esorta alla fuga in Egitto; nel Vangelo di San Luca troviamo l’angelo dell’annuncio a Maria, l’angelo che annuncia ai pastori la nascita di Gesù e l’angelo che annuncia a Zaccaria la nascita di San Giovanni BatEros in una decorazione musiva, Villa del Casale di Piazza Armerina, Sicilia tista.
Esiste anche un’altra figura che si lega profondamente alle creature angeliche: è il giovane Apollo, protettore delle musiche e delle arti. Viene rappresentato nell’iconografia classica con un bel corpo atletico animato da un moto agile di danza, accompagnato dalla cetra e da un’espressione di estasi musicale. Lo stesso atteggiamento che avranno gli angeli musicanti, è un mistero come la mente umana durante il trionfo del Cristianesimo giungerà a questa concezione filosofica. La raffigurazione delle ali era solamente limitata ad esseri appartenenti al mondo terrestre ed i pagani li applicavano artisticamente solo alle loro divinità antropomorfe. La Nike è la dispensatrice del favore degli Dei, figura femminile personificazione della Vittoria alata appartenente alla prima stirpe anteriore degli Dei dell’Olimpo, rappresentata con grandi ali aperte mentre vola con impeto. Purtroppo rimangono solo poche tracce della sua bellezza; la più famosa è la meravigliosa Nike di Samotracia, scolpita con marmo pario risalente all’epoca ellenistica; oggi è conservata al Museo del Louvre, a Parigi.
Vergine Annunciata, Antonello da Messina, Bayerische Museum, Monaco
Nel Vecchio Testamento l’Angelo viene identificato per la prima volta con l’Angelo di Jahvé e si qualifica come intermediario tra Dio e l’uomo. Sempre nel Vecchio Testamento fanno la loro apparizione le schiere celesti ossia gli eserciti di Angeli come espressione della potenza divina, i Serafini e i Cherubini che hanno il compito di lodare e manifestare la sapienza e la maestà divina. Molti studiosi concordano con il pensiero di San Tommaso d’Aquino nel riconoscere agli angeli il ruolo di intermediari
Nike di Samotracia, museo del Louvre Gli angeli della notte, William Degouve De Nuncques, Rijksmuseum, Otterlo
L’Annunciata, Antonello da Messina, Palazzo Abatellis, Palermo
Angeli, Raffaello
L’Annunciata, Albrecht Dürer, Altare di Paumgartner, Althe Pinakothek, Monaco
Il termine “Angelo” deriva dalla traduzione in greco di una parola Ebraica, “mal’akh”, che significava originariamente “le ombre del fianco di Dio”. In seguito fu intesa dagli studiosi con il significato di “messaggero” e l’identità degli angeli divenne collegata alla loro funzione, riferendosi specialmente alla relazione con Dio. Le lettere “el” che completano i nomi degli angeli (Micha-el, Gabri-el, Rapha-el ecc.) e la stessa parola “ange-el-o”, si trovano in molte lingue ed in genere significano “compiere il volere di Dio” . La natura spirituale degli Angeli ha portato l’arte di tutti i tempi alla ricerca delle forme più adatte per rappresentare questi esseri, di per sé invisibili, ma l’arte cristiana, sin dalle sue rappresentazioni, non ha esitato a rappresentare gli angeli con un corpo umano. Gli angeli quando sono paragonati agli uomini sono dotati di un corpo spirituale ma se visti accanto a Dio, risultano esseri corporei perché non possono essere come lo Spirito divino. Nell’arte moderna possiamo trovare la rappresentazione di angeli dal sesso femminile, come dimostra ad esempio, un dipinto di William Degouve De Nuncques, un pittore simbolista, intitolato "Gli angeli della notte", conservato al Rijksmuseum di Otterlo. La scena, dalla forte connotazione onirica, è un notturno dove compaiono tre angeli uno dei quali è colto nell’atto di baciare un altro essere femminile. Questo dipinto è la dimostrazione di come gli artisti utilizzino formule iconografiche che traducono visivamente il pathos dell’antichità, stabilendo un rapporto, quasi sempre inconsapevole, con cristallizzazioni di antiche energie psichiche presenti nella memoria collettiva. Dalla pittura romantica in poi l’angelo e la figura alata sono tornati come protagonisti nelle opere di molti pittori, attraverso la rappresentazione di temi tradizionali o attraverso vere e proprie invenzioni iconografiche che identificano l’angelo in qualcosa di diverso rispetto al suo significato originale. Francesco Hayez, il più grande pittore del Romanticismo italiano, dà il suo contributo alla riscoperta dell’Angelo con un dipinto, attualmente nella Chiesa di Sant’Andrea, a Iseo, che rappresenta l’Arcangelo Michele armato di lancia in un cielo rossastro concluso in basso da nuvole scure. Il fascino esercitato dagli angeli sul mondo dell’arte non si è spento nel corso del Novecento, secolo animato da grandi passioni, ma anche da
una profonda crisi dei valori religiosi. Alcuni artisti hanno voluto reinterpretare il tema dell’Annunciazione, dove tradizionalmente vengono rappresentati l’angelo annunciante e la Vergine, suggerendo soltanto la presenza dell’angelo come se quest’ultimo fosse nello spazio reale. Come primi esempi possiamo ricordare la Vergine Annunciata di Antonello da Messina, conservata nel Bayerische Museum di Monaco e l’ Annunciata, sempre di Antonello, conservata nel Museo Abatellis di Palermo e l’Annunciata di Albrecht Dürer, dipinta in uno scomparto dell’Altare di Paumgartner, conservato nella Althe Pinakothek di Monaco. Nel Novecento si assiste alla riscoperta ed all’innamoramento della società tecnologica nei confronti dell’angelo e l’arte si adegua a questa nuova esigenza. Anche la Video Arte non manca all’appuntamento con l’angelo, come si può vedere in una videoinstallazione realizzata dal gruppo Studio Azzurro intitolata “Il soffio sull’angelo, primo naufragio del pensiero”. L’installazione contempla tre grandi paracadute che si aprono grazie ad un getto d’aria e sui quali vengono proiettate delle sagome bianche in movimento che simulano il volo. In chiusura ricordiamo gli “Angeli” dipinti da Raffaello: due paffuti cherubini che contribuiscono a rendere eterna la "Madonna Sistina", olio su tela, conservato a Dresda. E' una delle opere più rappresentative del Rinascimento Italiano. La loro collocazione è marginale nel dipinto e il successo dei Cherubini risiede nel fatto che queste due figure appaiono quasi "fuori" dallo schema compositivo della tela, non sono protagonisti ma complici dello spettatore. Gli angioletti con il loro atteggiamento spiritoso, pensieroso, annoiato e ambiguo portano lo spettatore ad una riflessione che va oltre il senso iconologico dell'opera. Sono talmente “fuori” da esser considerati a se stanti o addirittura un quadro nel quadro. Si narra che Raffaello abbia dipinto questi Cherubini ispirato dall'espressione di due bambini golosi che ammiravano delle leccornie dal panettiere.Questa leggenda è una delle tante e contribuisce a rendere il mito degli Angeli di Raffello delle star, al pari della Gioconda o dei Girasoli di Van Gogh. Come sapete, sono stati rappresentati ovunque, anche l'artista Andy Warhol innamorato di queste figure gli dedicò delle stampe d'arte con il prezzo visibile, a significare il passaggio a beni di consumo anche durante feste consumistiche come son diventate Natale o San Valentino.
testo a cura di Serena Pagano
sPOrt
L’ ELEZIONE DEL NUOVO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA. RIELETTO SERGIO MATTARELLA. VINCE LA CONTINUITA’? Una riflessione su una possibile modifica della Carta Costituzionale.
di Sebastiano Catalano
Lo scrutinio per il “nuovo” inquilino del Colle ha visto le forze politiche convergere sulla riconferma del Presidente uscente, il siciliano Sergio Mattarella che, con 759 voti, diventa il secondo Presidente più votato di sempre, dopo Sandro Pertini. Nell’accettare la rielezione, Mattarella, mette al primo posto “senso di responsabilità e il rispetto delle decisioni del Parlamento.” La scelta del candidato È comprensibile che, in un’elezione di 2° grado, qual è l’investitura del nuovo capo dello Stato, il candidato indicato possa emergere solo dopo riunioni e trattative tra i partiti politici e un lungo e laborioso sviluppo. La decisione sul nuovo capo dello Stato, infatti, non ha trovato sempre la sintesi entro le prime iniziali manifestazioni del voto ma ha avuto spesso bisogno di un periodo di tempo sensibilmente più lungo. La storia delle elezioni Presidenziali nel nostro Paese Sono numerosi gli episodi di “fumata nera al Conclave”, cioè infruttuose votazioni, condotte lungo diversi giorni, in condizioni di incertezza politica, con candidati in bilico, certi di ottenere i risultati sicuri, e poi invece bruciati, per pochi o pochissimi voti di differenza. Il consenso intorno al nuovo capo dello Stato è stato, per la gran parte dei casi, frut-
to del voto entro l’ambito della maggioranza semplice, degli aventi diritto, fatta salva qualche eccezione. La rielezione del 2013 Infatti, nel 2013, la condizione politica d’incertezza parlamentare portò il Parlamento a chiedere al Capo dello Stato uscente, fatto fino a quel momento senza precedenti, di accettare la rielezione, nell’interesse superiore del Paese. E, questo fatto, con riluttanza, Giorgio Napolitano accettò, e solo per un breve periodo. La rielezione del Presidente : ammissibile solo in casi eccezionali ? Intorno alla rielezione del Capo dello Stato, almeno fino al 2013, era sorta la consuetudine costituzionale di non ritenerlo rieleggibile, de iure condito. L’art. 85, 1° comma della Costituzione afferma che: “Il Presidente della Repubblica è eletto per
sette anni “. Ciò non preclude espressamente e di fatto la rielezione ma non contempla neppure una ricandidatura al Quirinale del Presidente uscente. La rielezione di Giorgio Napolitano, nel 2013, lascerebbe forse intendere che il Parlamento ritenne d’infrangere quella che allora era la prassi costituzionale nella storia repubblicana, solo per motivi eccezionali. La non rieleggibilità del capo dello Stato Potrebbe essere questa, allora, l’interpretazione possibile del sibillino dettato costituzionale. Anche in questa occasione, del voto per il Quirinale, si sono ripresentate le condizioni del 2013 e, dopo una settimana di votazioni, all’ottava votazione, è stato riconfermato il presidente uscente, Sergio Mattarella. Questo ovviamente non significa che il dibattito sulla revisione costi-
tuzionale dell’art. 85 debba essere evitato e tutto possa permanere nell’attuale formulazione di precetti, oggi ormai superati, a ben 74 anni dalla promulgazione della Carta del 1948. Garanzia democratica per nove anni ? Se il Presidente della Repubblica esercitasse i suoi poteri costituzionali per nove anni, il suo periodo di mandato resterebbe sempre superiore alla durata di carica delle Camere, fissata in cinque anni. Non intaccherebbe la ratio della precedente architettura costituzionale. Sono state pure rilevate forti analogie tra le funzioni dei due Organi Costituzionali, il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale. Al Presidente spetta il controllo preventivo di legittimità sulle leggi votate dal Parlamento, e prima della promulgazione, e l’intervento sui
conflitti tra poteri dello Stato. Alla Corte Costituzionale sono demandati il controllo successivo di legittimità sulle leggi, gli altri atti aventi valore di legge e gli interventi sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato. La Costituzione ha assegnato un periodo di carica di nove anni ai giudici costituzionali mentre ha riservato solo sette anni al Presidente della Repubblica. Conclusioni Pare, dunque, possibile l’intervento correttivo sulla Carta Costituzionale, il periodo di carica del Presidente della Repubblica e quello dei giudici costituzionali dovrebbe essere equivalente a nove anni. Insieme con siffatta modifica della Carta sarebbe pure affermata la non rieleggibilità del capo dello Stato. Tali minimi interventi renderebbero la nostra Costituzione in perfetta sintonia con gli altri Paesi dell’ Unione Europea.
Voli Pindarici ■
UN ANNO DA RICORDARE
Carmela, primogenita di due sorelle, era stata convinta dai genitori a frequentare la quarta classe elementare a Prina, un paesino in collina dove vivevano i nonni materni, per far loro compagnia, specie nelle lunghe serate d'inverno in cui avvertivano fortemente la solitudine, e con la speranza di dare alla piccola una scuola migliore di quella dov'era stata fino ad allora. A volte, infatti, ci sono delle classi che nascono sotto una cattiva stella e nella sua, che si trovava in una scuola di periferia, in tre anni aveva cambiato più maestre che penne, con tutto ciò che ne derivava come qualità dell'apprendimento. Carmela, siccome era una brava bambina, aveva accettato, ma molto a malincuore, poiché ciò significava per lei lasciare i compagni di gioco pomeridiano, sua sorella di due anni più piccola con cui litigava, giocava, scherzava, chiacchierava, insomma interagiva da mattina a sera, e i genitori con i quali ogni giorno viveva affettuosamente. La scuola si trovava proprio di fronte alla casa dei nonni e il primo giorno, accompagnata dalla nonna, Carmela vi giunse dopo aver semplicemente attraversato la strada. Venne accolta dal maestro Rodolfino e dai bambini di due pluriclassi (nelle scuole di piccoli paesi, visto l'esiguo numero di bambini, si facevano frequentare nella stessa aula e con un unico insegnante alunni di classi diverse). “Buongiorno, professor Rodolfino, (chissà perchè ai maestri si attribuiva sempre una laurea, dato che ci si rivolgeva chiamandoli “professore” invece alle maestre semplicemente col giusto appellativo di “maestra”) le presento
mia nipote Carmela. Come le avevo detto l'altro giorno, resterà tutto l'anno qui con noi e ci terrà molta compagnia. Io e mio marito siamo veramente felici!” disse con fare compiaciuto la nonna Grazia. “Oh! Che brava bambina! E non ci vai mai a casa?” esclamò il maestro con modi accoglienti. “Sì, andrò via il sabato pomeriggio e tornerò la domenica sera.” Rispose Carmela arrossendo, poiché era una bambina timidissima. “Bene, ragazzi, ascoltate, smettete di giocare e ascoltate: questa è Carmela, da oggi frequenterà con voi di quarta e quinta e sarà seduta con Nuccì”. “Evviva!!” esclamò una splendida bambina dalle lunghissime e foltissime trecce nere “finalmente un viso nuovo!”. E trotterellando le andò incontro, la baciò, la prese per mano e subito la portò a visitare la scuola. Era un bell'edificio dalle aule spaziosissime, arredate con banchi, sedie e armadietti nuovi e colorati, che davano tutte in un enorme salone che fungeva da ingresso, teatro, sala giochi, sala mensa, sala ricreazione e palestra, anche se la vera palestra era il prato rettangolare al centro del quale si ergeva la scuola. Esso era punteggiato ad ogni angolo da un grosso, alto e rigoglioso pino e sulle sue verdi zolle si svolsero un anno di giochi allegri e chiassosi durante i quali Carmela e Nuccì fecero coppia fissa diventando partecipanti invincibili e amiche inseparabili. Carmela si sorprese quando scoprì che in quella scuola c'era la bidella che, durante la ricreazione, preparava il latte caldo per tutti i bambini i quali, sistemati in fila con il loro bicchiere colora-
Una penna per amica i testi che vi presenterò sono sempLici descrizioni o racconti scritti per i miei aLunni aL fine di far raggiungere Loro degLi obiettivi ben precisi.
di Graziella Sgroi
to, si vedevano versare un miscuglio di latte e orzo dall'aspetto invitante. Ogni giorno alle dieci e trenta, perciò, si diffondeva per tutte le stanze un intenso profumo di caffellatte che, durante le mattine d'inverno, quando freddo e nebbia avvolgevano le strade, le case e i vigneti circostanti, dava un grande senso di calore, di famiglia e di casa. Quel latte che “donna” Venera preparava ogni mattina lì, in quel luogo e con quella particolare temperatura, faceva un profumo che Carmela non ha mai più sentito da nessun'altra parte né ha più dimenticato, anche se ora è una signora di sessantaquattro anni.
Così come non ha mai dimenticato l'allegria dell'intera scolaresca nel momento in cui il maestro diceva: “Ragazzi, oggi, donna Venera, anzichè il latte, vi preparerà il budino!” Un “evviva” scoppiettante e tutti via a giocare nel salone d'ingresso se il tempo non permetteva di uscire per scorazzare sul prato. A scuola andava tutto bene perchè il clima era rilassato: il maestro era una persona intelligente e preparata che aveva anche la capacità di dividere, spesso in parti uguali, il tempo scolastico tra le ore d'insegnamento e quelle impiegate a parlare di politica con il maestro dell'altra pluriclasse (formata da bambini di prima, seconda e terza), per cui queste ultime venivano trascorse dagli alunni nei giochi più sfrenati e nelle confidenze più dettagliate.
i piedi poggiati sul “pedi da conca “ (una sorta di corona circolare in legno al cui centro si poggiava il braciere acceso), lei, sua sorella e la mamma. Oh, la poesia di quei momenti! Tutto il mondo fuori e loro tre vicine vicine quasi con un unico cuore; la mamma cuciva, ricamava o lavorava a maglia e lei e sua sorella leggevano, a turno, i libri di racconti presi alla biblioteca comunale, ridendo per le situazioni buffe che quelle pagine offrivano e sforzandosi strenuamente d'ingoiare quel nodo che stringeva la gola e che faceva tremar loro la voce quando leggevano della morte di “Incompreso” o di una delle sorelle protagoniste di “Piccole donne”. La sera poi, appena faceva buio, e spesso grazie alla nebbia a Prina era già buio alle tre del pomeriggio, si udiva il canto opprimente dell'assiolo (u “chiuzzu”) che, a intervalli regolari, come un sinistro pendolo, sembrava scandire l'infinita tristezza del suo cuore. E pensava che spesso la vita è dura anche per i bambini: “Peccato” diceva fra sé “che, per fare contenti gli altri, io debba soffrire così tanto. Sono contenta sì di vedere i nonni felici, perchè con la mia presenza qui sono più allegri, meno soli e, perciò, meno malinconici e pensierosi, ma dentro di me, tutta questa noia e questa solitudine sono veramente intollerabili. Chissà se ce la farò a resistere un intero anno scolastico? E chi mi restituirà questo tempo infinito trascorso senza allegria, senza spensieratezza e, perchè no, anche senza le monellerie combinate assieme a mia sorella?!”
Ma poi pensava ai bambini (di cui spesso parlava la maestra del catechismo) che stavano molto peggio di lei o perchè mancavano del necessario o perchè veramente non avevano una famiglia mentre lei, in quell'anno, sembrava ne avesse due, una per i giorni feriali e una per il Invece i pomeriggi a casa dei nonni fine settimana. erano lunghissimi e tristi: senza sua sorella con cui ridere e scherzare, sen- Così si consolava, si soffiava il naso, dava za i compagni e senza tivù (la nonna la buonanotte ai nonni, andava a letto e non l'aveva poichè cinquantasei anni recitava la preghiera che le aveva insefa non tutte le famiglie ne possede- gnato la nonna Grazia che, soprattutto, vano una). aveva il pregio di essere breve: “Signore, E allora l'assaliva la nostalgia di casa ti ringrazio per le grazie che mi dai. Mi e dei profumi delle leccornie che, a hai dato una buona giornata e così spero volte, la mamma preparava; le man- per la buona nottata. Amen!” cavano i giochi e le litigate con sua sorella e, soprattutto, quelle sere trascorse sedute attorno al braciere, con
da paGina 1
Rita Patanè Direttore Editoriale redazione.giarre@limedizioni.com
...Si potrà commentare: “Questo cosa c’entra con Giarre?”. Tutto. Perché di questo Amore si sono perse le tracce e tale assenza è palpabile anche a Giarre e nell’hinterland jonico-etneo. Un tempo, dimostrare l’amore per la propria città significava prendersene cura. Tutti contribuivano al decoro cittadino, nulla si ‘distruggeva’ o si sporcava volutamente. Abitare il paese equivaleva ad abitare casa propria. Del proprio luogo di residenza si faceva un vanto e Giarre, cuore del Distretto, era, soprattutto alla fine degli anni ’60, centro del commercio e, ancor di più, dell’artigianato dell’hinterland jonico – etneo. Nella Piazza centrale, salotto buono della città, la domenica per la Messa si sfoggiava l’abito buono. Gli uomini, finita la celebrazione, si soffermavano in piazza per discutere. Si viveva pienamente il centro cittadino, i rapporti d’affari ma, prima di tutto, quelli umani. Ma dove sono finiti Amore e, soprattutto, Umanità? Dicevamo che la pandemia ci avrebbe cambiato in meglio, che: “Andrà tutto bene.” Ma è davvero andata così? O, meglio, davvero andrà così? Oggi mi sento di rispondere: “No”. E questo non soltanto per i lockdown che ci hanno costretti lontani o per l’assenza di contatto fisico cui il Covid ci ha relegato ma per un progressivo sgretolarsi dell’umanità, uno squarcio nei rapporti umani. Pensavamo, forse, che ne saremmo usciti migliori perché, come afferma lo psicoanalista Massimo Recalcati, «L'angoscia contemporanea non sorge dalla mancanza ma da un troppo pieno[...]». A Massimo Recalcati, psicoanalista, firma di Repubblica, indagatore della condizione dell’uomo contemporaneo, piace ribaltare i luoghi comuni: la “mancanza” non è un “meno” ma è un “più” potenziale. Perché è la consapevolezza di una mancanza che mette in moto il desiderio. Pensavamo che il desiderio di tornare a stringerci la mano, ad abbracciarci, a parlare senza “maschere”, avrebbe fatto rinascere in noi una più spiccata sensibilità, l’urgenza di rapporti più veri, nell’attesa ed in sostituzione di quell’anelato contatto che avremmo riconquistato più puro e totalizzante. Ma quando potremo finalmente togliere le “maschere” riusciremo ancora a parlarci? Quella che osservo e che temo è una progressiva apatia, nel migliore dei casi, che si evolve più spesso in odio e che pervade
ogni fibra della società. Un’indifferenza, una noncuranza, un’anaffettività che non posso trascurare. Lo vediamo su strada, nella guida: automobilisti che sorpassano pericolosamente anche solo per posizionarsi un’automobile più avanti (in fila), clacson insistenti, insulti. Si ha una fretta incredibile ma di andare dove? Non si vuole più aspettare, come se avessimo già atteso troppo. Sì, questo è vero, però, si ha fretta di vivere senza cogliere i colori, le differenze, la bellezza, il Tempo che ci serve. Non esiste più la cura, il decoro per i luoghi (spesso cumuli di rifiuti invadono ampie porzioni di strada), non c’è più gentilezza, erroneamente scambiata per fessaggine, nessuno si ferma. Non ci si ferma a guardare, ad ascoltare, a tendere la mano, a sorridere. Tutti col capo chino sui nostri smartphone o pronti a sbottare se “perdiamo tempo”. Quel Tempo che abbiamo paura di perdere ma che non sappiamo far fruttare, quel Tempo che mal sopportiamo, quel Tempo che ci opprime, quel Tempo che non tornerà. Non tutto è perduto però. Siamo ancora in Tempo. Me ne sono accorta nel periodo natalizio. In un centro commerciale, al lavoro da anim – attrice, impersonavo Nonna Elfa. D’un tratto, senza darmi il tempo di frapporre distanza, una bambina è corsa ad abbracciarmi, mi cingeva la vita, arrivava lì. Il mio primo istinto è stato quello di allontanarmi, programmati ormai come siamo a rispettare la distanza di sicurezza “anticovid”, e più preoccupata per la piccola che per me ma lei non me l’ha permesso. Certo, la bambina stava abbracciando un’Elfa di un mondo magico, non una persona reale, ed avrà pensato che in quel mondo, finalmente, gli abbracci non rappresentassero un pericolo ma una cura. Quando mi sono resa conto che non c’era rischio in quella situazione ho ricambiato quel gesto, sì ingessato, ma di grande tenerezza. Allora, un calore mi ha pervaso, una serenità antica, quella che viene dal contatto fra gli esseri umani, l’ascolto del Tempo dell’altrui battito e, sotto la mascherina, un sorriso mi ha riportato al mondo. L’abbraccio di quella bambina mi ha fatto ricordare cosa siamo. E’ stata coraggiosa. Ci vuole coraggio per riprendersi l’Umanità. Amare è coraggioso. Con l’auspicio che Giarre e l’hinterland ritrovino quel coraggio, complice febbraio, mese votato all’Amore, in questa edizione abbiamo voluto seguire tale fil rouge, l’Amore nel senso più ampio, più nobile. Lo ritroverete, fra queste pagine, nascosto o manifesto. Perché verrà un altro Tempo, ritorneremo vicini e, forse, dobbiamo riabituarci all’altro, a ciò che non siamo noi, a ciò che non siamo più, a ciò che è diverso, che ha un altro Tempo ma dal cui contatto possiamo ricevere tanto. E se torneremo a guardare il Cielo, torneremo ad Amare, ad Essere Umani, ad essere Cittadini. Buona lettura, benvenuti e grazie. Rita Patané
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cLaudio LicciardeLLo, daL “Leonardo” dI gIarrE aLLE OLIMPIadI dI PEChINO E tOkyO L’allenatore delle Fiamme Gialle ed ex sprinter dimostra che anche da Giarre si può spiccare il volo viglia che è stata la staffetta iridata 4x400 azzurra in terra giapponese.
"In corsia 2 il nostro italiano, Claudio Licciardello". Personalmente la ricordo bene quella semifinale dei 400 metri di Pechino 2008, il punto più alto del velocismo italiano alle Olimpiadi fino a quel momento. Perché poi sappiamo tutti com’è andata l’estate scorsa, con Marcell Jacobs, Filippo Tortu, Lorenzo Patta ed Eseosa Desalu a rincorrere, toccare e spaccare il cielo con un dito. Inevitabile parlarne proprio con Licciardello, giarrese doc che le Olimpiadi le conosce bene. Certo raggiungerlo è stato difficile, ma per uno sprinter come lui ci sembra normale! Andiamo però con ordine. Claudio Licciardello nasce a Catania l’11 gennaio del 1986 e cresce nella sua Giarre giocando, inevitabilmente, a calcio. Poi però al Liceo Scientifico “Leonardo” l’allora suo professore di Educazione Fisica, Filippo Polisano, lo instrada alla corsa; prima qualche prova a scuola, poi le sfide campestri e infine la prima vera gara su pista a Catania: 300 metri, record siciliano under 16 e strada - anzi, pista - segnata. Finita la scuola il trasferimento a Catania con la Libertas sotto la guida del professor Filippo Di Mulo. Non una persona qualsiasi ma l’attuale Responsabile Nazionale Velocisti. Di fatto, l’artefice di quella mera-
«Quei quattro ragazzi a Tokyo ci hanno fatto godere, dimostrando che se vuole l’Italia può dare velocisti vincenti alla storia. E personalmente – afferma Licciardello - credo ne stiano nascendo altri, proprio nel nostro gruppo Fiamme Gialle». Sì, perché Licciardello non ha mai abbandonato la velocità, ha solo saltato le tribune e ha cominciato ad allenare, ormai nel lontano 2016, sotto contratto delle Fiamme Gialle. Dopo essere stato atleta olimpico, adesso è anche allenatore olimpico. Ha toccato l’esperienza grazie ad un proprio atleta - anche se non affiliato alle Fiamme Gialle - il cingalese Yupun Abeykoon. Per assurdo un’esperienza più stressante. «C’è più pressione, diciamo, perché quantomeno l’atleta può sfogarla correndo e l’adrenalina si scarica. Le Olimpiadi, poi, fanno testo a sé. – continua Claudio Licciardello Sono la manifestazione sportiva per eccellenza, ma a maggior ragione per l’atletica leggera i Giochi Olimpici rappresentano la meta principale di quattro anni di lotte, allenamenti e sacrifici.» La fiamma dell’allenatore si accende tra il 2011 e il 2012, dopo essere tornato dagli States e per colpa di un infortunio deve seguire Londra 2012 soltanto in tv. Galeotta fu l’esperienza con il mondo velocista americano sotto la guida di Loren Seagrave all’IMG Performance Istitute di Bredenton. Certo, anche l’ennesimo infortunio ha giocato un ruolo importante. Un problema - quello degli infortuni - cominciato tra il 2009 e il 2010 con il tendine d’Achille. E dire che proprio il 2009 era stato l’anno migliore per Claudio. «Dopo Pechino 2008 sono arrivati gli Europei Indoor a Torino. Ho conquistato l’argento nella 400m e soprattutto l’oro nella staffetta 4x400, che ho avuto l’onore e l’onere di anda-
re a chiudere come ultimo corridore». Nel 2014 l’ultima gara, poi la Laurea in Scienze Motorie e il contratto con le Fiamme Gialle. Una carriera che sta già dando delle soddisfazioni. «Non solo i primati del Sud Asia e le Olimpiadi con Abeykoon, ma anche risultati e potenzialità che vedo in giovani come Angelo Ulisse e Chituru Ali. Angelo è già primatista juniores nella 4x100 e vicecampione italiano under 20 sui 100 metri, mentre Chituru ha delle potenzialità ancora inespresse ma che già si vedono su un fisicone da 1.97 metri. Vedremo ora la stagione che sta iniziando, prima con gli indoor invernali che finiranno con i Campionati Nazionali di categoria e poi, da maggio, con gli outdoor.» Il presente e il futuro di Licciardello è però anche rappresentato dal Roma Sprint Festival, giunto alla sua seconda edizione: «Sono tanto felice di essere il direttore di questo evento che vede la partecipazione di tanti atleti rinomati. L’obiettivo del progetto è farlo crescere fino alle cinque tappe, visto che in questo momento sono solo due, Roma e Grosseto. Anche se l’anno prossimo potenzialmente saranno tre aggiungendo Milano. Tutto nella speranza di renderlo un importantissimo punto di riferimento per l’atletica leggera italiana.» Inevitabile è la chiusura sulla Sicilia, comunque protagonista delle già citate Olimpiadi di Tokyo 2020. «In Sicilia c’è un fermento particolare. Tanti siciliani stanno facendo bene nell’atletica leggera, me ne vengono in mente due. Sono lo sprinter siracusano Matteo Melluzzo e l’ennese Filippo Randazzo, saltatore in lungo. Sono giovani, entrambi under 22, e potranno togliersi tantissime soddisfazioni. Gli auguro quantomeno la partecipazione a una finale olimpica, perché secondo me c’è possibilità che in futuro questo succeda.»
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Pietro Infantino
Alfio Giuseppe Grasso Giornalista
GIARRE PANCHINA GIREVOLE Gaspare Cacciola
Nel lontano novembre si rompe qualcosa nel rapporto tra Pietro Infantino e il Giarre di Giulio Nirelli, portando all'allontanamento dell'ex allenatore dell'Acireale dalla panchina gialloblù. E dire che qualche presupposto interessante si stava creando da quando, subentrato a Cacciola, aveva portato in Via Olimpia 6 punti in otto partite. Certo, a riguardare alcune di queste partite i punti potevano benissimo essere di più e magari raggiunta tranquillamente la doppia cifra in campionato si sarebbe potuto parlare con più serenità. Dei progetti immediati, dei progetti futuri di mercato invernale. È forse stato proprio questo l'argomento spinoso a creare la frattura? Perché Infantino si è sempre dimostrato diretto e schietto, anche nelle dichiarazioni stampa, ammettendo anche propri sbagli senza tirarsi indietro. Una cosa peraltro molto apprezzata dalla tifoseria giarrese. E tra le argomentazioni portate avanti nel post partita di quella che sarebbe stata, poi, la sua ultima da allenatore gialloblù, aveva dettato le linee guida da seguire per sistemare la rosa: prendere giocatori carismatici abituati a una situazione difficile (ma non impossibile) come quella giarrese per sostituire quelli che, con le stesse caratteristiche, avevano nel frattempo lasciato la squadra. Si è forse letta una - magari piccola - contestazione all'operato estivo della società? Sta di fatto che Infantino lascia un Giarre capace di raccogliere non solo 6 punti in classifica (al fronte di potenziale superiore) ma anche di segnare solo 4 gol al netto del subirne addirittura 11. Con un atteggiamento positivo di recupero palla che non trovava poi sbocco e lucidità al momento di concludere l'azione. Un problema atavico, questo, che Gaspare Cacciola ha lasciato e adesso ritroverà sui campi d'erba del "Regionale".
tOrNatO CaCCIOLa DOPO INfaNtINO, MA ANCORA NON SI VEDE
Esonerato dopo 0 punti in quattro partite, è subentrato per un girone di ritorno che ancora aspetta di partire A Cacciola è stato quindi affidato il compito di trovare la quadratura del cerchio, stavolta per davvero: il mister della promozione convincente del 2020 aveva lasciato infatti dopo quattro giornate con in classifica 0 punti, 2 gol fatti e 6 subiti. Messi a confronto sono numeri molto simili, con un rapporto di quasi 1:3 (1 gol fatto ogni 3 subiti) per quanto riguarda il Giarre di Infantino e un rapporto di 1:3 spaccato per il primo Cacciola. Certo, 6 punti sono sicuramente più di 0 e soprattutto l'inizio di Infantino in casa della capolista Cavese aveva fatto ben sperare.
Dal suo ritorno in panchina nel pareggio per 1-1 a Troina, Cacciola ha messo a referto solo 2 punti e solo 2 gol segnati, contro 7 degli avversari per un rapporto chiaro e desolante. Un bottino magrissimo che recita due pareggi e due sconfitte, con in mezzo il turno di riposo e il rinvio covid di Giarre-Biancavilla, prima che tutto si bloccasse al 18° turno per l’aggravarsidella situazione pandemica. E’ stato sì l’ultimo turno dell’anno solare 2020 ma non l’ultimo del girone, visto che effettivamente si riprenderà dall’ultima di andata prima di affrontare il girone di ritorno:
PUNTI
GOL FATTI
GOL SUBITI
RAPPORTO
PUNTI A PARTITA
CACCIOLA (1-4)
0
2
6
1:3
0
INFANTINO (5-12)
6
4
11
1:2,75
0,75
CACCIOLA 2 2 7 1:3,5 0,5 BIS (13-18) Guardando infine all'ultima colonna, ecco un conto di punti conquistati a partita che fotografa ulteriormente la pessima situazione. Tolta la lapalissiana quota 0 del Cacciola "uno", si passa a un mezzo punto spaccato a partita per il Cacciola Bis dopo un comunque poco incoraggiante tre quarti di punto a partita del momento Infantino. A questo punto la domanda, dati alla mano, sorge spontanea: sarà tutta colpa dell'allenatore in quel momento seduto in panchina o anche qualche giocatore avrà da affrontare un mea culpa? Il mercato invernale che è già in azione e a breve i primi calci al pallone del 2022forse risponderanno anche a questa domanda.
Basket Giarre, un girone di andata vincente ma a quale prezzo La squadra ionica chiude al giro di boa da prima (pari merito) ma con due infortuni gravi Lunga e lastricata di difficoltà è la via verso la gloria. Lo ha imparato a proprie spese il Basket Giarre della cordata Rapisarda nel 2021. È, per la precisione, lastricata di infortuni e piccoli fastidi questa strada - che in quanto strada di marca giarrese si ritrova piena di insidie e buche killer. Sono già infatti due gli infortuni "seri" capitati al roster comandato da coach Simone D'Urso: rottura di un polso e di una caviglia, capitati rispettivamente a Kalim Cantone e Gabriele Vitale. E se Vitale rappresenta sicuramente un titolare, Cantone lo è velocemente diventato mettendo anche molta apprensione alle difese avversarie. Ma questi "costi umani" hanno contribuito notevolmente alla costruzione del piano più alto da cui il Basket Giarre guarda il proprio gironcino di Serie C Silver. Un primo posto, in coabitazione con la favorita Alfa Catania, a cui gli addetti ai lavori non pensavano ad inizio stagione ma (come si evince anche dalla nostra intervista a D'Urso nello scorso numero) che poteva rappresentare una solida possibilità in casa gialloblù. La partenza è stata a razzo con la grossa vittoria a Marsala per 85-68, seguita dall'esordio vittorioso casa-
lingo contro Agrigento (85-66) in cui si è infortunato Cantone - autore di 31 punti in due match. Vitale nelle prime due ne aveva invece fatti 32, ma ne aggiunge 21 a Canicattì (W 83-66) e 15 nel derby casalingo all'Acireale (W 73-64). Questa strada si interrompe a Catania contro l'Alfa, dove non solo arriva l'unica sconfitta del girone d'andata ma anche l'infortunio alla caviglia: un 64-73 in cui però il Folletto di Stazzo riesce a infilare 11 punti, chefanno 79 totali. Ma i compagni dei due sfortunati assenti non sono rimasti a guardare, anzi si sono fatti forza e a stretto giro hanno subito ripreso
nelle foto dall’alto Kalim Cantone e Gabriele Vitale
a vincere contro il CUS Palermo nell'ultima del girone di andata. Una partita manifesto, con battaglia punto a punto culminata inevitabilmente in un overtime (o supplementare che dir si voglia) in cui a trionfare è stato Giarre, nel boato generale del PalaCannavò. Fanno così 10 punti e primo posto a pari merito, seppur nominalmente si parli di podio numero due in virtù dello scontro diretto citato in precedenza. E parlando dei compagni, imposmsibile non citare chi si sia confermato e chi sia migliorato in questo girone d'andata Azzurro. Parliamo di Alberto Marzo, sempre più leader-
punti con il picco di 90 punti a referto. Parliamo di Claudio Casiraghi, decisivo in molte situazioni precarie nel punteggio con le sue bombe da tre punti (sono 61 per lui i punti "d'andata"). Parliamo di Morife Kante, che sta prendendo sempre più rimbalzi e sta aumentando anche la sicurezza a canestro. Dicembre è stato il mese del girone di ritorno, momento in cui continuare la striscia positiva (5-1) e rimpolpare una classifica che sarà fondamentale in primavera. Oltre a iniziare la fioritura, infatti, inizierà anche una fase a orologio fatta di un singolo, ulteriore, girone d'andata dove varranno tanto i punti che si conquisteranno quanto quelli che si porteranno in dote. I risultati hanno effettivamente dato al roster gialloblù 2 difficili punti contro Marsala (74-72) e le vittorie contro Agrigento (62-78) e Canicattì (78-51). Pari merito in cima confermato a 16 punti e serie aumentata sull’8-1: un biglietto da visita enorme per il campionato che é già ricominciato e che potrebbe anche rivedere in campo i “sacrifici umani” involontari Vitale e Cantone.