il giornale di
Legnano
PERIODICO DI INFORMAZIONE
giornali comunali
Anno 1 n°0 (1°Pubb.) Aut. Tribunale di Milano: in attesa di registrazione - Editore: Lime Edizioni srl Direttore responsabile: Massimo Vernacotola Ordine Nazionale dei Giornalisti tessera n.136745 Realizzazione grafica e concessionaria esclusiva di pubblicità: Lime Edizioni srl - Via A. Capecelatro, 31 - 20148 Milano - Tel. 02 36767660 www.limedizioni.com - info@limedizioni.com - Tiratura: 28.000 copie
editoriale
CONTROCORRENTE Un giornale di carta nell’era del digitale…che senso ha? Secondo noi ne ha molto, innanzi tutto perché è l’unico modo di giungere ogni mese a Voi, a tutte le famiglie di Legnano, gratuitamente, per proporvi non la cronaca, ben coperta dalle numerose ed eccellenti testate online e cartacee, bensì i temi d’interesse generale, gli approfondimenti, i servizi al cittadino, le storie del territorio e non ultime le iniziative culturali e di svago che offre Legnano. Questo anche attraverso le vicende dei protagonisti, spesso sconosciute, che contribuiscono a rendere la nostra Città operosa, accogliente e viva. Crediamo inoltre che nell’epoca del sovraccarico informatico la pagina stampata dia chiarezza e aiuti a comprendere meglio la realtà. Una pubblicazione, quella che avete tra le mani, che rimane nelle vostre case e che non scompare con un “click”. Buona lettura. Massimo Vernacotola
La Legnano che verrà: due visioni a confronto La città, la politica, il futuro A quasi un anno dall’insediamento, il Sindaco di Legnano e il Capogruppo dell’opposizione di centro-destra ci espongono i rispettivi punti di vista. Per capire a che punto siamo e dove stiamo andando. Da un lato un forte impegno per i temi dell’ecologia, del sociale e per gli interventi che possano rendere Legnano una città sempre più funzionale alle esigenze dei cittadini. Dall’altro, quello dell’opposizione, la forte volontà di esercitare una funzione di controllo sull’operato della Giunta, con particolare
attenzione a ogni singolo problema dei quartieri che compongono la Città. Per entrambi una forte propensione all’ascolto, primaria necessità degli abitanti dopo il lungo silenzio imposto dalla pandemia. Di certo vi è che i cittadini e il mondo delle imprese attendono da chi siede in Consiglio Comunale interventi efficaci e rapidi, scanditi da priorità accertate e buon senso diffuso.
alle PAGINe 2 e 3
OSPEDALE
TERRITORIO
INTERVISTA
Un focus sui reparti di ginecologia e pediatria con i rispeivi primari
Quartiere per quartiere, ecco i previsti interventi di rigenerazione urbana
Bisognerà trovare la giusta integrazione tra servizi tangibili e Web
Nascere a Legnano al tempo del Covid, gli sforzi organizzativi e le precauzioni messe in campo per le gestanti. PAGINA 12
Rifacimento di marciapiedi, asfaltatura di strade e l’eliminazione delle barriere architettoniche... PAGINA 14
L’assessore Bragato parla di strutture e servizi che devono giungere anche nella periferia di Legnano. PAGINA 22
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INTERVISTA
Radice : le città cambieranno, perchè è cambiato il nostro modo di viverle Intervista al sindaco di Legnano, Lorenzo Radice. Dalla gestione della crisi pandemica all’impatto dello smart working sull’urbanistica, sino al tema Newco Da Mazzafame a Palazzo Malinverni, prima della prossima tappa. Sempre in sella alla fida bicicletta, un po’ il simbolo della sua idea di una città ideale: funzionale, ecologica, sociale. «Viaggiando in auto, non potrei fermarmi con le persone e ascoltare le loro richieste». Lorenzo Radice ha quarant’anni, manager di una Onlus sociosanitaria, già membro di Consiglio Comunale dal 2010 al 2016, ora alla prima esperienza da sindaco. umiltà. Dobbiamo farci stupire dai giovani che, però, a loro volta devono imparare il rispetto delle regole. Anche le battaglie importanti devono passare da quei percorsi, e quei tempi, sui quali poggia la macchina democratica. Io stesso, quand’ero consigliere, lo provai sulla mia pelle. Mi fu fatto capire, anche duramente, che i cambiamenti sono come semi e hanno bisogno di tempo per dare frutti.
SOPRA
Lorenzo Radice, sindaco di Legnano
Un comune appena uscito dal commissariamento, una pandemia in corso, un inizio mandato ritardato. Non male per partire. Un tris fenomenale (sorride amaro). La macchina amministrativa comunale ha tempi ben scanditi, primo su tutti il bilancio, perciò non è stato facile iniziare a ottobre anziché maggio. Siamo corsi come pazzi per tre mesi, anche per trovare un milione e mezzo di soldi liquidi per aiuti e ristori a commercianti, associazioni e le altre forze che in una città fanno rete e le permettono di non incagliarsi. Il Comune deve governare con la comunità, da solo non fa nulla. A maggior ragione in un Consiglio Comunale che, accanto a elementi esperti, conta parecchi volti nuovi. Sono contento di vedere un Consiglio pieno di giovani, o comunque alle prime esperienze politiche, perché mi stava a cuore il tema del rinnovamento. Certo, in qualche momento si può pagare per disabitudine, eccesso in energia o approccio, ma i giovani ti sanno spiazzare, e questo è un bene. Citando “The Young Pope” di Paolo Sorrentino, i giovani sono sempre conservatori, nel senso che non vogliono compromessi alle loro idee. È così? Direi che i giovani siano più testardi, più determinati. Il che è anche positivo, perché spingono i più anziani a vedere le cose da altre angolature. Occorre, però,
Tema Covid. Qual è la situazione attuale e quanto è stato difficile veicolare inviti alla prudenza che suonassero autorevoli, ma non autoritari? La situazione, toccando ferro, tiene. Dico soprattutto grazie ai cittadini, per un atteggiamento generale di autocontrollo che va loro riconosciuto. Il “tono di voce” da usare è stato da subito un nostro pensiero. Abbiamo applicato le norme previste, senza aggiungerne altre, puntando a trasmettere un messaggio di fermezza, sicurezza e tranquillità: non avere panico, vivere con attenzione e responsabilità. Abbiamo, però, martellato con le informazioni: la sezione dedicata sul sito, i video, i report settimanali. E poi dati, dati, dati. Uno dei temi più caldi è certamente quello dell’ex inceneritore Accam. L’accusa dell’opposizione è stata di mancanza di coraggio, parola chiave del suo programma elettorale, da parte di quest’amministrazione. E di una decisione in controtendenza con le promesse elettorali. La Lega si è divertita per mesi ad attaccarmi sul tema a livello puramente personale, ma politicamente vuoto. Strategia legittima, per carità. Ma parlando con i cittadini, inclusi molti che li hanno votati, sento che non apprezzano questo tipo di politica. A loro interessa altro, i temi concreti. Si parla di coraggio? Il ballottaggio è stato il 5 ottobre. Ci siamo trovati con una manifestazione d’interesse, già depositata il 28 settembre, che vincolava
Amga in una direzione, verso cui peraltro spingevano Busto Arsizio e Accam stessa, contraria alla nostra visione. Abbiamo lottato quattro mesi per portare le parti in gioco dalla nostra parte. Si parla di coerenza? In campagna elettorale dissi che Accam era un morto che cammina, ma che andava chiuso solo se non avesse cambiato missione. Ed è a questo che abbiamo lavorato, non un mero piano di salvataggio, ma un progetto di sviluppo totalmente nuovo, improntato a un’economia circolare e a una migliore gestione dei rifiuti, all’interno della quale l’inceneritore rappresenta solo l’ultima ed estrema risorsa. Per farlo, abbiamo chiesto le famose “tre T”. Tutele, ovvero comprare un pezzo di Accam non per un semplice risanamento, ma per un nuovo sviluppo. Terreno, cioè la garanzia che il posto per la fabbrica ci sia per venti o trent’anni. Tempo, per trovare un socio forte che desse ossigeno ad Accam e Agesp per cambiare l’attuale modello di gestione rifiuti. Eravamo sognatori? Cap entrerà in società da primo giorno, portando ossigeno e nuovi investimenti. Tutto quello che chiedevamo, l’abbiamo ottenuto. Anche il consigliere Franco Brumana, però, è in disaccordo. Ha una visione simile sull’economia circolare. Per lui, però, si sarebbe ottenuta partendo da una chiusura dell’inceneritore. Il problema vero, a livello politico, è che chiudere oggi significherebbe chiudere solo la società. A quel punto un liquidatore, nominato dal tribunale, stilerebbe una lista di privati per l’acquisto della struttura e si perderebbe del tutto il controllo pubblico sull’impianto. Proprio Brumana, in Consiglio Comunale, ironizzò su alcuni dei vostri punti programmatici dicendo che sembrano i nomi di Paperopoli. Ha più fantasia di me (ride). Lo ammetto, amo giocare con i concetti perché, da sociologo, so
che aiutano a definire la realtà. Parlo, ad esempio, di “Manifutura” perché sogno per l’ex Manifattura un futuro diverso dal “modellino” standardizzato del centro commerciale con quattro case attorno. Più seriamente, l’opposizione proponeva che il Comune stesso si presentasse all’asta per l’ex Manifattura. La Lega lo ritiene non appetibile per un privato. Per me, invece, è una sfida per la forza di chi lavora in questa città. Vogliamo incentivare imprenditori con una visione, per uscire dalla logica di una divisione tra zona residenziale, commerciale ecc. e creare invece, in un centro di 180.000 abitanti, un mix di funzioni. Persino nella stessa struttura. Non se questa è Paperopoli, ma sicuramente è un nuovo modo di fare urbanistica. È questo anche il senso di città policentrica? Significa connettere pezzi di città oggi scollegati e ridare loro dignità e decoro. Dobbiamo considerare che il Covid lascerà segni per anni, cambierà le città come già ha cambiato il mercato immobiliare. Lo smart working darà a migliaia di persone ore in più da vivere in città, che deve trasformarsi velocemente per soddisfare le loro nuove esigenze. Il senso della “Rete verde e del commercio” è proprio creare collegamenti ad alta qualità della vita, sviluppando una vera ciclopolitana, e creare servizi aggregatori e qualitativi che, a loro volta, stimolino il commercio locale. Si parla tanto del centro civico San Paolo, ma cito anche le scuole Cantù, che miglioreranno la qualità di quella zona di Legnarello, o la ex Accorsi che offrirà servizi di auding sociale e vicinato per il quartiere. O ancora, gli impianti sportivi delle periferie e i progetti di biblioteche diffuse. Perché persino la biblioteca, oggi, non è più solo un punto di ritiro libri, ma un centro polifunzionale di aggregazione.
Altra questione, più volte lamentata dalle minoranze in Consiglio Comunale, è la tendenza a non approvare le loro proposte. Non sono d’accordo. Riconosco che siamo diventati più stringenti su alcune questioni. Anche a me, da consigliere, succedeva che gli emendamenti a bilancio, ad esempio, fossero cassati. Ma è normale, un Piano di Governo del Territorio è un documento così complesso, che bisogna fare valutazioni approfondite prima di emendarlo. Per quanto riguarda le mozioni, ho proposto loro più volte di fare insieme ragionamenti più complessi, lavorare per aree, anziché presentare proposte a pioggia sulla singola macchina da rimuovere, il singolo lampione da aggiustare ecc. altrimenti si rischia solamente d’ingolfare la macchina amministrativa. Per i singoli problemi c’è anche il portale del cittadino, o i rapporti informali tra consiglieri, peraltro più volte utilizzati con profitto anche tra opposti schieramenti. Tornando a lei, cosa si porta dietro, dall’esperienza da manager di una Onlus? L’ascolto attivo, mettermi nei panni dell’altro prima di dire che stia sbagliando. Poi mi porto il lavoro di squadra e l’abitudine a farla lavorare in squadra. Magari metto la faccia io a livello comunicativo, ma sull’uso delle deleghe spingo molto. Non accentrare, contribuisce a lasciare un’eredità e passare ad altri il testimone. Altro tema grosso che mi sta a cuore. Tornando al discorso iniziale del ringiovanimento, mi piacerebbe finire lasciando un lavoro non mio, ma nostro, con logica di squadra. Vengo dal campo dove giocavo da bambino e ora che lo vedo rimesso a posto, beh, sono cose che fanno bene al cuore.
Carolina Toia :
siamo la voce di un malessere diffuso
Intervista al capogruppo del centro-destra in Consiglio Comunale. Da una riflessione sulle liste civiche alla politica di opposizione, basata su ascolto dei cittadini e richieste d’interventi rapidi Il doppio cellulare, nel suo caso, è una necessità, più che una scelta. Il telefono riservato alle segnalazioni dei legnanesi squilla in continuazione. Un po’ come lei, arrivata di corsa da un incontro con i cittadini e pronta a tornarci a fine intervista. «Durante il tragitto dall’auto a qui sono già stata fermata tre volte. A Legnano, è sempre così. Ma è giusto, voglio essere reperibile ed è gratificante poter aiutar, consigliare, essere di supporto». Carolina Toia, trentasei anni, dieci spesi nell’avvocatura. Già Consigliere in Regione Lombardia dal 2013 al 2018, è l’attuale Capogruppo del centro-destra nel Consiglio Comunale di Legnano. Dopo il risultato elettorale dello scorso anno, si ripromise di fare una riflessione. È vero, come dicono nello sport, che anche una sconfitta può insegnare qualcosa? Anzitutto, mi sono subito complimentata con Lorenzo (Radice n.d.r.) per la vittoria. Tuttavia, ho anche pensato al fatto che migliaia di persone mi avevano votato. La Lista Toia era nata a giugno e ritrovarsi, come coalizione, al primo turno con dieci punti percentuali sopra al secondo candidato è stato un risultato totalmente inaspettato. È certamente mancato qualcosa tra il primo e il secondo turno. È mancato l’appoggio di qualcuno su cui pensavo di poter fare affidamento, forse anche perché alcuni avevano dato la vittoria per scontata. Soprattutto, in quei giorni è stata fatta una campagna più contro Carolina Toia che a favore di Lorenzo Radice. Spesso dico che, più che vincere loro, abbiamo perso noi. Nelle città grandi o piccole d’Italia le liste civiche hanno un peso sempre maggiore. È solo un momento storico o ci sono ragioni più profonde, ad esempio un senso di sfiducia nei confronti dei partiti? Bisogna sempre tenere presente che l’obiettivo di una lista civica e dei partiti che sostengono il medesimo candidato è comune. Pertanto si lavora insieme per raggiungerlo, utilizzando le rispettive qualità in un supporto reciproco. Sono capogruppo con la Lega e a me interessa che a Legnano la Lega s’interessi alle problematiche della città, voglio che sia il megafono dei cittadini, del loro malessere diffuso. Nelle riunioni con i militanti, trasmettiamo loro ciò che facciamo in Consiglio e portiamo in Consiglio le loro istanze, in uno scam-
bio continuo. I partiti hanno una struttura, un’organizzazione che una lista civica non può certo avere. Quest’ultima, a sua volta, riesce ad arrivare anche a chi non viene raggiunto dai partiti, forse per disaffezione o diffidenza vera e propria nei confronti della politica. Prendendo in prestito il linguaggio giuridico, l’opinione pubblica spesso guarda al politico con presunzione di colpevolezza. Conosco bene la sensazione (sorride amara, indicando il viso). Porto sul volto i segni della paresi che mi colpì lo scorso anno, per la campagna che mi fu scatenata contro, durante le elezioni. È vero, il politico è generalmente guardato con sospetto. Se ne sentono di ogni, come i soldi che faremmo col nostro ruolo, senza sapere che il gettone da consigliere è di circa trenta euro lordi e ciò che investiamo è più di quel che prendiamo. Forse anche essere giovane e donna, per quanto già con esperienza in politica, è visto con sospetto. Cosa spinge oggi un giovane, e l’attuale Consiglio Comunale ne conta molti, a prendersi certi rischi entrando in politica? È vero, siamo in tanti in Consiglio e ne sono contenta, anche se poi è stato scelto uno tra i meno giovani come presidente (sorriso ironico). La politica è una passione. Avevo anche tentato di soffocarla, quando scelsi di non ricandidarmi per la Regione. Invece sono finita per coinvolgere anche mio fratello, che mi ha stupito per l’impegno e la dedizione che ci ha messo fin da subito. Personalmente, a spingermi è l’amore per la Città, ed essere consigliere dà la possibilità di dare un aiuto concreto. Anche persone che non mi hanno votato dicono di vedermi come un punto di riferimento.
In questo primo anno di amministrazione, come avete impostato la vostra politica di opposizione? Anzitutto, con un’attenta vigilanza su ciò che fa il Comune. Perché questa Giunta ha sùbito commesso qualche “pasticcio”, appena eletta. Ad esempio, il caso della “Dama Bianca” (come fu ironicamente soprannominata una persona chiamata dal sindaco ad assisterlo, lo scorso dicembre, nella scelta del nuovo dirigente delle Opere Pubbliche, e la cui presenza all’ultimo colloquio costituì un possibile profilo d’illegittimità n.d.r.) e il successivo ritiro del bando. Soprattutto, ed è ciò che mi sta veramente a cuore, ribadisco che abbiamo voluto essere la voce del cittadino. Vengo adesso dal Punto Europa, lo sportello per i bandi europei aperto dalla Lista Toia. Arrivano imprenditori che chiedono informazioni sui bandi, ma in verità lì si parla di tutto. Ho presentato un’interrogazione, dopo che mi hanno segnalato atti vandalici che per tutta l’estate hanno colpito il campo dell’Amicizia. Una signora si è incrinata due costole, inciampando in un gruppo di radici coperto dalle foglie, per giunta in un punto non illuminato dai lampioni. Le mozioni che presentiamo partono proprio da queste segnalazioni. A questo proposito, però, il sindaco ha dichiarato al nostro giornale che preferirebbe ragionare con voi per macro-argomenti, anziché singoli problemi. È un meccanismo che, semplicemente, non funziona. Torno all’esempio dell’illuminazione. Proprio stamane mi hanno segnalato problemi in Via Montenevoso, Viale Gorizia e Via Cuttica e mi risulta siano cadute almeno tre persone. Se si aspetta d’intervenire per aree, quanto
tempo dovrà passare perché questi problemi siano risolti? Cominciamo dalle piccole cose, che poi piccole non sono per chi le viva quotidianamente. “Piuttosto che niente, meglio il piuttosto” e potrei anche dirlo in dialetto. Dopo si potranno fare anche ragionamenti di più ampio respiro. Ma intanto, la città ha problemi evidenti e i cittadini chiedono interventi rapidi. La tendenza di questa Giunta è chiederci di ritirare sistematicamente le nostre mozioni, sostenendo che si possa intervenire in atra maniera. Radice ha citato, ad esempio, i rapporti informali tra i consiglieri o lo sportello comunale del cittadino. Mi spiace dire che sullo sportello del cittadino riceviamo continuamente lamentele e l’abbiamo spesso fatto presente anche in Consiglio. A me sta bene qualunque modo d’intervenire, purché s’intervenga. Ho fatto in Canazza buona parte della mia campagna elettorale. È una zona bellissima della città, ma mancano servizi e, ormai, potrei indicare con precisione luoghi di spaccio o altre problematiche che, ed è sotto gli occhi di tutti, stanno aumentando. Ho presentato una mozione affinché si vigilasse sull’area, ma è stata bocciata. Perché farlo, anche dopo aver riconosciuto il problema? Evidentemente, il diktat è di respingere le proposte, se giungono dall’opposizione. Per lo sportello del cittadino che, sulla base della mia esperienza in Regione, ho voluto che aprissimo in città, abbiamo scelto, accanto alla mail, la via del telefono. Questo, perché è più diretto rispetto a una mail, più accessibile anche per gli anziani e, come vede, squilla continuamente. È impegnativo, ma anche gra-
tificante, perché permette di monitorare e avere un controllo più attento delle problematiche della città. Può spiegare la vostra posizione sull’ex inceneritore Accam e sui progetti per l’economia circolare? Noi non abbiamo contestato la bontà del progetto, e l’abbiamo detto anche in Consiglio. Se abbiamo votato contro, però, è per sfiducia nei confronti del sindaco, perché per mesi abbiamo dovuto assistere a continui cambiamenti d’idee da parte sua. Non siamo stati messi nelle condizioni di poterci fidare di questa Giunta e del sindaco. Il consigliere Franco Brumana, sul tema, è molto critico nei confronti dell’amministrazione. Valutate di portarlo dalla vostra parte, com’è stato nel caso di un altro indipendente, Franco Colombo, passato a Fratelli d’Italia? No, non siamo interessati. Anzi, visto l’atteggiamento in campagna elettorale, lui sta bene dove sta e noi dove stiamo. Personalmente cosa si porta dietro, in politica, dalla sua esperienza professionale? Può non sembrare, ma la politica è anzitutto studio. Tanto studio. Avere dieci anni di preparazione giuridica risulta certamente utile, avendo a che fare con burocrazia, atti e regolamenti. Quando non si ricandidò per le Regionali, tre anni fa, rifiutò anche un’offerta per il Parlamento dicendo che non era ancora tempo. È un pensiero per il futuro? Onestamente no. Penso alla mia città ed è solo questo che m’interessa.
SOPRA
Il consigliere Carolina Toia, capogruppo della coalizione di centro-destra
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TERRITORIO
C’è viTa dOpO
ACCAM
Le motivazioni dietro alla mancata chiusura dell’inceneritore e il progetto Neutalia esposto pubblicamente dalle aziende coinvolte
SOPRA La presentazione di Neutalia. Da sx Valerio Menaldi, Giampiero Reguzzoni, Michele Falcone, Alessandro Russo, Stefano Migliorini, Claudia Colombo.
Alle tre T, tutele, terreno e tempo, che l’amministrazione di Legnano ha chiesto e ottenuto quali basi del nuovo piano di sviluppo per l’area occupata dall’inceneritore Accam di Borsano, se ne potrebbe aggiungere una quarta: trasparenza. Quella che, ha sottolineato in più occasioni il sindaco Lorenzo Radice, è mancata nella gestione precedente della struttura. Proprio nel senso della trasparenza, sono state organizzate consultazioni pubbliche con la cittadinanza sul tema Neutalia, la nuova società sorta dalle ceneri di Accam per rilanciare in toto la gestione dei rifiuti. «Porto l’esempio di Sesto San Giovanni, dove il dialogo continuo con i cittadini ha spinto la nostra società a
migliorare i suoi piani industriali e dare massima visibilità di ciò che avviene» ha dichiarato il 3 giugno scorso Michele Falcone, che di Neutalia ricoprirà il ruolo di presidente, rispondendo alle domande dei cittadini. In questa direzione va anche la precisa scelta della formula giuridica per la nuova società che, acquistando una parte di Accam senza accollarsi i rischi della gestione precedente, sviene costituita da Cap, Amga e Agesp-Ala, tutte società pubbliche. Una “Società Benefit”, cioè vincolata dalla legge a reinvestire i profitti in scopi di utilizzo e sociale sotto un rigido obbligo di trasparenza.
perché NON chiudere?
È stata una delle domande più frequenti da parte dei cittadini, frutto di ansie più che legittime nei confronti di un impianto che, dalle parole dello stesso Radice, è passato da essere un’eccellenza a “maglia nera” di settore. La risposta del sindaco di Legnano alla cittadinanza è stata la stessa data durante l’intervista al giornale di Legnano. Chiudere oggi significherebbe chiudere la sola società, lasciando invece la struttura nelle mani del miglior offerente, quasi certamente un privato, con la conseguente perdita totale del controllo pubblico sulla struttura
iL prOgettO ecONOmia circOLare: piaNO di avviO e piaNO di sviLuppO
Le due fasi della presentazione del piano industriale.
Nella “piramide rovesciata” del progetto di economia circolare prospettato, il termovalorizzatore costituirebbe solo l’ultimo passaggio della gestione dei rifiuti.
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La sfida ai privati
Il tema delle sinergie è stato rimarcato anche durante la presentazione ufficiale di Neutalia, il 19 luglio scorso al Cinema Lux di Busto Arsizio. A cominciare dal simbolo della società, una foglia verde intrecciata ad una blu quale simbolo dell’integrazione, ad esempio nel trattamento
di fatto, è un semplice inceneritore anziché un termovalorizzatore.
Il piano industriale, che andrà presentato entro il 19 aprile 2022, richiederà mesi per lo studio, ma nelle linee guida si presenta ambizioso da un punto di vista territoriale e temporale. Il modello è quello ormai noto di “economia circolare”, che punta cioè a massimizzare l’azione di riciclaggio, destinando al termovalorizzatore - punta di un’ideale piramide rovesciata – solo il materiale che non sia stato possibile recuperare durante le fasi precedenti del processo. Un punto importante, ribadito spesso da amministrazione e aziende coinvolte, è che il progetto non mira a
estendere l’area attualmente occupata dall’inceneritore, quanto a valorizzarne la posizione, costituendo una grande rete di sinergie con gli altri impianti (depurazione, smistamento ecc.) già presenti e puntando a un ruolo strategico non solo per l’area del Legnanese, ma per l’intero quadrante della regione. Allo stesso modo, si punta a creare sinergie col sistema di gestione delle acque, a cura della stessa Cap e dotato di molte caratteristiche in comune con la gestione dei rifiuti, e con le professionalità presenti sia in Accam, sia nel territorio. Sarà un progetto a lungo
termine, da svilupparsi lungo i prossimi venti o trent’anni. Un arco temporale molto ampio, ma proprio questa caratteristica è necessaria a dimostrare la solidità del progetto di fronte agli istituti di credito. Tuttavia, sin dalla prima fase, definita nel Piano d’avvio e della durata di dodici anni (2032), sono previsti interventi. Anzitutto, gli ovvi e vitali lavori di manutenzione dei quali l’impianto di Borsano necessita, soprattutto dopo l’incendio dello scorso anno, così come un ripristino dell’azione di trasformazione in energia elettrica da parte di quello che attualmente,
In parallelo, si punterà al miglioramento della raccolta differenziata, alla riduzione dei volumi di rifiuti, all’abbattimento della quantità di ossido di azoto e al monitoraggio di aria, acqua e suolo attraverso l’installazione di apposite centraline. Il già citato Michele Falcone ha riportato nuovamente l’esempio del termovalorizzatore di Sesto San Giovanni, dove persino la decisione sul posizionamento delle centraline è stata decisa di concerto con i cittadini.
Le idee di iNNOvaZiONe
Il piano d’avvio prevede già, inoltre, lo studio d’investimenti nell’area comunemente definita ricerca e sviluppo. I due termini, come sottolineato dal dottor Falcone, vanno tuttavia distinti. La parte di sviluppo riguarda quelle tecnologie già mature e pronte a essere utilizzate. In questo caso le valutazioni delle aziende coinvolte riguarderanno unicamente le dimensioni entro le quali sviluppare tali tecnologie. L’ingegner Stefano Migliorini, Direttore operativo di Aemme Linea Ambiente, società del Gruppo Amga, ha esposto alla cittadinanza, durante le consultazioni pubbliche, alcune delle idee allo studio. Presso l’impianto di Accam arrivano già, ad esempio, rifiuti ingombranti quali mobili o lavatrici, ma senza una vera azione
di selezione e recupero dei materiali riciclabili. La struttura riceve, inoltre, le terre di spazzamento, ma esse sono poi trasferite altrove per l’assenza di una struttura dedicata che potrebbe, invece, portare a recuperare circa il 60% di materiale. In entrambi i casi, pertanto, le operazioni riguarderebbero un maggiore efficientamento degli attuali servizi. Ma saranno studiati anche progetti più innovativi, come la realizzazione di una struttura apposita per il recupero di cellulosa da pannolini, ovatta o assorbenti, oppure, e sarebbe il primo esempio in Italia, per la selezione delle bioplastiche. Nel settore Ricerca rientra invece, ad esempio, l’energia a idrogeno. Tecnologia non ancora commercializzabile, per i suoi alti costi e l’elevata spesa energetica, ma sulla cui ricerca
Neutalia intende investire per un futuro utilizzo. Sul piano dei costi e della sostenibilità dell’operazione, a rispondere ai cittadini è stato Giulio Cozza, direttore amministrazione, finanza e controllo del gruppo Amga. L’operazione di acquisto partirà da un affitto-ponte che consentirà ad Accam di ripagare i debiti pregressi, e rappresenterà un anticipo sul prezzo del ramo d’azienda che andrà a costituire la nuova società vera e propria. La principale discontinuità col passato sarà costituita da una gestione dell’impianto non più esternalizzata (Europower), ma affidata al personale interno dell’azienda, con conseguente risparmio in termini di costi e maggiore controllo. Gli investimenti più corposi saranno in fase di avvio del progetto e, per il 2021, sono stati
stimati in 8.3 milioni di euro, destinati al ripristino dell’impianto e delle due turbine (una sarà fornita da Cap) necessarie a trasformare il calore dell’incenerimento dei rifiuti in energia elettrica. A questo proposito, è interessante notare come parte dell’energia prodotta contribuirà ad alimentare lo stesso impianto. Il fatturato prospettato per il periodo 2021-2032, la cui parte preponderante deriverà dallo smaltimento dei rifiuti, è di circa 23 milioni di euro, con un patrimonio netto della Neutalia stimato in circa 25 milioni. L’intera operazione, infine, puntando a ridurre il volume dei rifiuti destinati alla discarica dovrebbe ridurre per i cittadini non solo le relative tasse, peraltro già tra le più basse in Italia, ma anche le tariffe del sistema idrico integrato.
dei fanghi prodotti dalla depurazione dell’acqua, tra gestione dei rifiuti e gestione idrica. Il presidente di Neutalia, Michele Falcone, e l’amministratore unico di Agesp, Giampiero Reguzzoni, hanno sottolineato come l’unione delle tre aziende coinvolte (cui vanno aggiunte Ala e Asm Magenta) con-
senta di pianificare investimenti futuri e allargare progressivamente la reta di aziende e impianti del territorio coinvolti nel progetto. Ambizione che, tuttavia, dovrà prima o poi fare i conti con i grandi competitor del settore a gestione privata o mista. A domanda diretta del giornale di Legnano sul tema, Valerio
Menaldi, amministratore unico del Gruppo Amga, pur definendosi “laico” rispetto a visioni dogmatiche della gestione aziendale, ha dichiarato «Sfido qualunque privato a riuscire a gestire in tre mesi un’operazione così complessa» e ha confermato che uno degli intenti di Neutalia sarà dimostrare che un’azienda pubblica possa
non solo competere con i colossi privati, ma fare anche meglio. Guanto lanciato anche da Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato di Gruppo Cap, che ha spiegato come anche un’azienda con un solo impianto possa fare rete e portare benefici a tutto il territorio.
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TERRITORIO
L’opposizione di Brumana: sì agli interventi di sviluppo, no all’inceneritore Il leader di Movimento dei Cittadini chiede la chiusura dell’impianto di Borsano e il luglio scorso ha sporto denuncia per irregolarità ereditate dalla gestione Accam. ■ Non è dal solo confronto con la cittadinanza e con la stampa che passa la discussione su Neutalia. Franco Brumana (Movimento dei cittadini), che ha definito la presentazione del piano «una mistificazione della realtà» e considera il mantenimento in funzione del termovalorizzatore concettualmente contrario a un’idea di economia circolare, a inizio estate ha ufficialmente richiesto il sequestro dell’impianto di Borsano.
Già il 4 giugno scorso, in sede di Commissione Consiliare, il consigliere espose nel dettaglio le sue contestazioni, in un serrato botta e risposta di circa due ore – civile e costruttivo da parte di tutti i soggetti intervenuti – con i tecnici delle aziende coinvolte e con lo stesso sindaco di Legnano. Brumana, anzitutto, chiarì di guardare con favore alle idee proposte nel piano di sviluppo, qualora confermassero il loro indirizzo quando, il prossimo aprile, saranno ripresentate e chiarite nel dettaglio.
La motivazione della denuncia, il cui testo è stato condiviso attraverso i canali social del consigliere il 23 luglio, due settimane dopo un confronto pubblico sul tema col sindaco Radice al Castello di Legnano, riguarda alcune irregolarità, emerse dalle verifiche sull’impianto, che Neutalia avrebbe ereditato da Accam. Tra queste, la mancata copertura della stazione dei rifiuti ingombranti e la permeabilità della pavimentazione dei fabbricati. L’accusa di Brumana è di falso ideologico. Nel medesimo testo, Brumana ha chiesto anche di verificare se Arpa Lombardia, una delle società che ha effettuato le indagini sull’impianto, abbia commesso reato di omessa denuncia.
QuestiONe ambieNtaLe Motivazioni, anzitutto, ambientali e sanitarie. Nonostante il dottor Eugenio Gosso, responsabile delle verifiche (due diligence) ambientali, sottolineasse come i campionamenti effettuati sull’impianto, sul terreno e sulle emissioni mostrino valori di agenti inquinanti (diossine, furani e policlorobifenili) non solo al di sotto dei limiti industriali, ma persino di quelli residenziali, Brumana insistette sui pericoli della persistenza nell’organismo delle sostanze nocive che negli anni l’inceneritore ha già prodotto. Leggendo il rapporto delle verifiche recentemente effettuate, il consigliere pose poi l’accento sulla rilevazione dei livelli di mercurio in impianti di questo tipo (venivano citati i casi di Torino e Poggibonsi) che, occasionalmente, presenterebbero livelli fuori scala.
ulteriori rassicurazioni, ribadendo la volontà, come già fatto a Sesto San Giovanni, di collocare centraline di monitoraggio supplementari in quantità e modalità concordate con la cittadinanza. A far loro eco Andrea Lanuzza, direttore generale Gestione Cap, e Simone Bosetti, presidente della Commissione Consiliare, che ricordarono come le tecnologie impiegate per la riduzione e la rilevazione degli agenti inquinanti siano, e saranno, in costante aggiornamento.
Bosetti replicò, inoltre, alle critiche di Brumana rispetto a un’autentica economia circolare, spiegando come sia la stessa letteratura dedicata a includere nel concetto la combustione e termovalorizzazione. Falcone, in precedenza, aveva approfondito la questione, spiegando che il punto vero sia porre la termovalorizzazione al termiSerse Comandù, responsabile della ne di un processo che massimizzi il due diligence autorizzativa, tuttavia recupero dei materiali. spiegò come la tecnologia per un monitoraggio continuo del mercurio Il rimanente, non riciclabile, torna utile sia recentissima e non ancora del tutto al territorio attraverso la trasformazioaffidabile, motivo per cui in alcuni ne in energia elettrica tramite combuimpianti si registrino tali “sbalzi”, stione, laddove l’unica alternativa, la ancora ingiustificati. Michele Falcone, giacenza in discarica, lo rende un costo presidente di Neutalia, provò a dare inutile.
Di contro, approfondì le motivazioni alla base della sua contrarietà a quanto previsto dai primi dodici anni del progetto (Piano d’avvio) e della sua volontà di chiudere definitivamente l’inceneritore.
Franco Brumana (Movimento dei Cittadini) di fronte all’impiantodi Borsano
QuestiONe ecONOmica
Sul versante economico, il consigliere Brumana evidenziò come le previsioni del piano economico-finanziario fossero ottimistiche, non cautelative. Per poter reggere le aspettative e ripianare i debiti ereditati da Accam, disse, l’inceneritore dovrebbe funzionare al massimo, aumentando il volume dei rifiuti in arrivo, eventualmente anche da altre regioni d’Italia. Accennò, poi, a ombre d’interessi economici dietro al progetto. Il fatto che il piano industriale punti ad essere “bancabile”, per il consigliere non sarebbe un vanto, ma qualcosa che andrebbe evitato. La replica sui rispettivi punti fu a più voci. Sul piano della bancabilità, il sindaco Radice rispose che si tratta di una prassi necessaria a dimostrare la solidità di un piano industriale e ottenere le relative asseverazioni. Franco Colombo rifiutò l’idea che l’impianto di Borsano possa trasformare il territorio in una “pattumiera d’Italia”, espressione usata da Brumana, per il solo fatto di ricevere rifiuti da altre zone della Lombardia o persino da altre regioni. In una logica di rete tra impianti, ricordò, è normale che ci sia un interscambio. Citò nuovamente l’esempio di Sesto San Giovanni, che
riceve fanghi di depurazione prove- perdita del controllo pubblico. Brunienti, tra l’altro, dalla stessa Legnano. mana replicò che, in caso di chiusura di Accam, solo i macchinari sarebbero finiti in vendita, poiché la struttura e QuestiONe pOLitica Nel corso della discussione, Brumana il terreno appartengono invece al non rimase soddisfatto dalle spiega- comune di Busto Arsizio. zioni dei tecnici. Dal punto di vista Citò, poi, A2A quale esempio di priambientale e sanitario, le difficoltà in vato che funzioni bene, poiché soggetun monitoraggio continuo e affidabile to a un rigido controllo pubblico. Vicedei livelli di mercurio comporterebbe- versa, non ritiene che un’azienda intero un rischio inaccettabile. Sul lato eco- ramente pubblica sia necessariamente nomico-finanziario, ritenne il progetto un bene, e ricordò quale esempio Neutalia rischioso, per alcune proble- negativo precedenti gestioni “partitimatiche ereditate da Accam. Reputò, che” di Accam. Radice ribatté che proinoltre, l’impiant di Borsano inutile prio la costituzione di una nuova per la vicinanza d’impianti quali il Silla azienda, per quanto pubblica, rappre2 (non distante da Pero) di proprietà senterà uno stimolo alla concorrenza A2A. Sul piano politico il sindaco di e al libero mercato. A2A, sottolineò, Legnano, Lorenzo Radice, sottolineò sta diventando quasi monopolistica, più volte come la decisione finale sul avendo già in mano 9 impianti lompiano di rilancio abbia visto, al termine bardi su 13. di mesi di trattative, un’ampia conver- Nella sua chiosa finale, il sindaco genza da parte dei sindaci di centro- segnalò che chiudere Accam porterebsinistra, centrodestra e liste civiche, be a dover pagare circa un milione di come pure di Regione e Città Metro- euro in più all’anno per la gestione dei politana. A testimonianza, disse, della rifiuti, senza considerare le penali. bontà di un progetto che punta a crea- Contro il rischio di gestioni partitiche, re sinergie non solo tra gli impianti Radice ricordò che la nuova azienda dell’Altomilanese, ma anche con quelli seguirà la formula giuridica della del Varesotto, del Magentino e dell’in- Società Benefit. Aggiungendo, infine, tero quadrante regionale. E ribadì un che in consiglio d’amministrazione sieconcetto più volte espresso: chiudere deranno anche, gratuitamente, soggetla società Accam porterebbe alla ven- ti tecnici non di nomina politica, ma dita dell’impianto, con la conseguente scelti da Amga e Cap.
Cambio di marcia Il consigliere Paolo Garavaglia e l’assessore Marco Bianchi illustrano il progetto Bicipolitana. Dalla filosofia alla base ai percorsi delle linee 1 e 3. ■ L’emergenza Covid ha cambiato il nostro vivere quotidiano più di quanto spesso pensiamo. La necessità di ridurre i rischi di contagio sui mezzi pubblici ha comportato, a sua volta, il rischio di un ritorno massiccio alla mobilità privata su gomma. Uno scenario in controtendenza con la filosofia degli ultimi anni, testimoniata dal recente cambio di denominazione del Ministero dei Trasporti in “Infrastrutture e Mobilità Sostenibile”. Un rischio che ha spinto gli ultimi due governi a dotare con urgenza i Comuni degli strumenti per realizzare progetti di ciclovie urbane. La normativa è stata aggiornata su standard europei, semplificando la creazione di percorsi prima vincolati a misure minime difficili da rispettare. Insomma, le condizioni ideali per un’auspicata rivoluzione su due ruote, non a caso al centro del dibattito alle ultime elezioni legnanesi e ora nella prima fase di attuazione da parte dell’amministrazione. «Lo spunto della Bicipolitana viene da Pesaro», ci spiega il consigliere comunale Paolo Garavaglia, in prima linea nella realizzazione del progetto, «linee che s’intersecano in un percorso preciso, collegando punti strategici della città, con fermate ben riconoscibili. Proprio come in una metropolitana». L’altra base di partenza era il Piano Generale Traffico Urbano del 201213, che conteneva indicazioni per i percorsi. I lavori vedono il coordinamento interno tra Mobilità e Opere Pubbliche e quello esterno con i comuni limitrofi «Siamo in contatto con San Vittore e Cerro Maggiore. A Castellanza l’amministrazione è in scadenza e non avrebbero i tempi tecnici, ma stanno portando avanti un collegamento con la
“Rete verde e del commercio”, prevista dal programma elettorale e approvata in sede di bilancio. «Riguardano una serie d’interventi che la rendano più vivibile per ciclisti e pedoni, anche a benefici dei numerosi commercianti della zona, senza escludere la circolazione di automobili e bus».
la sola segnaletica, senza linee a terra. «Una soluzione particolare che potremmo applicare, laddove possibile, è la “casa avanzata”. Incroci con semaforo che prevedano, lungo la linea d’arresto, uno spazio riservato alle biciclette e consenta loro di ripartire per prime, una volta scattato il verde».
Altri 170.000 euro, sempre da fonte ministeriale, serviranno alla realizzazione delle prime due linee della bicipolitana vera e propria. «Non tutti i percorsi ciclabili avranno corsie separate e cordolo. A seconda dei tratti e delle specificità, potranno essere adottate misure più leggere. Ad esempio, le cosiddette E-bis, previste dal codice della strada e indicate da apposita segnaletica. Sono strade percorribili sia da automezzi, sia da biciclette, con priorità a queste ultime». In casi particolari, come il Il primo obiettivo è completare le Parco Falcone e Borsellino o linee 1 e 3, collegamento diretto l’area Cantoni, i percorsi per Ovest-Est tra l’ospedale nuovo e velocipedi saranno indicati dalRescaldina, ma il progetto va oltre la realizzazione di piste ciclabili e punta a rendere più vivibili zone della città oggi considerate di mero transito, come ci spiega l’assessore alla città bella e funzionale Marco Bianchi.
Una volta completate le prime due linee, si potrà pensare alla prosecuzione del progetto. «Linee d’intersezione Nord-Sud, dal Parco Alto Milanese a Villa Cortese, o costeggiando l’Olona da Castellanza al Parco Castello». Le possibilità non mancano, così come i suggerimenti dagli enti preposti e dai cittadini
Valle Olona e ci dobbiamo decidere dove farlo passare al confine con Legnano. Rescaldina è già collegata. Idem Villa Cortese, se completeremo il nostro tratto». Legnano, così come San Vittore e San Giorgio, ha anche partecipato a una serie d’incontri sul tema promossi dal comune di Parabiago «Abbiamo, inoltre, parlato col nuovo presidente del Parco Alto Milanese, Davide Turri, per segnalare il percorso verso Busto Arsizio». Un crocevia naturale, il PAM, che può certamente essere valorizzato dall’uso estensivo della bicicletta. Inevitabilmente, qualche sacrificio si rende necessario «Tempi tecnici a parte, è normale che operazioni necessarie come l’eliminazione di qualche parcheggio possano provocare disagi tra i cittadini direttamente coinvolti. Se da una parte cercheremo di limitare al minimo interventi simili, dall’altra vogliamo parlare con loro, per far capire che è tutto ai fini del bene pubblico».
«Grazie al consigliere Garavaglia, ci coordiniamo costantemente con l’Ufficio Opere Pubbliche, cui va il mio ringraziamento per il lavoro che svolgono, e con le associazioni del territorio».
I percorsi della linea 1 e della linea 3
«I fondi del bando Primus per la mobilità sostenibile», 600.000 euro dal Ministero dell’Ambiente e 250.000 dal Comune, «ad esempio, sono in gran parte destinati alla sistemazione della zona oltre Sabotino. Non solo dando maggiore coerenza ai tratti di ciclabile già presenti, ma intervenendo anche su incroci, attraversamenti ecc.». A Via Venegoni sono invece destinati i 500.000 euro della
Le prime due linee collegheranno la zona ovest e la zona est della città
Buoni mobilità, buona la prima randolo tramite l’app MYCITY. Rispetto ad altre iniziative simili, la particolarità del progetto sta nel fatto che i crediti acquisiti siano destinati alla messa in circolo nell’economia locale. I buoni mobilità sono solo una delle iniziative promosse dal piano “L’Altomilanese si muove bene”, che unisce i comuni di Legnano, Busto Garolfo, Canegrate, Dairago, San Giorgio e Villa Cortese ed è focalizzato su proposte d’incentivi, comunicazione o formazione legate alla mobilità sostenibile. «Da metà settembre è partita la seconda tranche dell’iniziativa, ora estesa anche agli studenti», ci spiega l’assessore Marco Bianchi, «siamo soddisfatti dei risultati della prima fase e abbiamo riscontrato un beneficio effettivo per i commercianti che hanno partecipato, che ora formano un solido zoccolo duro per la prosecuzione del progetto».
PERIODICO DI INFORMAZIONE
il giornale di legnano Anno 1 n°0 (1 °Pubblicazione)
direttore responsabile: Massimo Vernacotola coordinamento editoriale: Nadia Musoni grafica e impaginazione Roberta Caccavo Diana Prever
La velostazione e gli altri servizi Sempre nell’ambito delle iniziative de “L’Altomilanese si muove bene”, lo scorso 21 giugno si è svolto un seminario online per concordare con le associazioni locali il futuro utilizzo dei fabbricati che affiancheranno la velostazione di Legnano. Come da comunicato stampa: «Il Comune di Legnano ha pianificato la realizzazione della struttura nell’area della stazione, più precisamente nell’ex magazzino che Ferrovie dello Stato concederà in comodato d’uso gratuito per cinque anni a partire dall’ottobre 2021. La velostazione», una struttura idonea per il parcheggio in sicurezza della bicicletta, dall’importo quantificato in 75mila euro, «è stata prevista da Legnano in un punto strategico della mobilità, quello di scambio con il ferro, per offrire all’utenza un servizio più strutturato rispetto al semplice deposito di biciclette». Non solo, perché oltre alla velostazione, localizzata sotto il portico, è prevista anche la realizzazione di una
il giornale di
Legnano redazione: Massimo Vernacotola Francesco Moscarella Xavier Tridico
stampa: copie n. 28.000 distribuzione gratuita alle famiglie e alcuni bar della città di Legnano
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Chiuso in redazione il 04/10/2021
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■ La linea 1 dall’Ospedale nuovo percorrerà Via Novara fino al Sabotino, proseguendo per Via Venegoni fino a Piazza del Popolo e la stazione. Da lì, arriverà in centro lungo Corso Italia e Via Verdi, attraverserà il Parco Falcone e Borsellino e l’Area Cantoni, per poi costeggiare l’Olona, continuare lungo Via Volta e legarsi ai percorsi pre-esistenti di Via Filzi, Via Olmina e Via Cartesio, arrivando infine a Rescaldina La linea 3 seguirà un percorso parallelo. Sempre viaggiando da ovest verso est e partendo dall’ospedale nuovo, percorrerà per intero Via Liguria sino a Via XX Settembre, per collegarsi poi alle piste ciclabili già esistenti che scendono per Via San Michele Del Carso e circumnavigano il Parco Castello, e proseguire lungo Viale Gorizia e la parallela di Via Macallè, il cui incrocio col Sempione sarò riqualificato con un attraversamento ciclopedonale che consenta l’attraversamento del Viale. Il percorso continuerà per Via Canazza, salendo verso il Parco dei Ronchi e le scuole Pascoli, fino a via Barbara Melzi e Rescaldina.
Un’idea semplice per incentivare la mobilità sostenibile
■ La stessa filosofia alla base della “Rete verde e del commercio”, mobilità sostenibile e qualità della vita come stimolo al commercio locale, è ben sintetizzata anche dai “buoni mobilità”. Un incentivo premiante i lavoratori che percorrano abitualmente il tragitto casa-lavoro-casa a piedi, in bicicletta o in monopattino, concedendo loro un rimborso chilometrico da poter spendere presso gli esercenti che hanno preso parte all’iniziativa. Il 30 maggio scorso si chiudevano le iscrizioni alla fase preliminare del progetto, riservata ai lavoratori di età superiore ai sedici anni, che ha visto partecipare anche alcuni residenti di Cerro e Marnate. Il rimborso, pari a 25 centesimi per chilometro sino a un massimo di 2 euro al giorno e 40 mensili, viene concesso solo dopo aver dimostrato di aver effettivamente svolto il tragitto in modo sostenibile, monito-
SOPRA La bicipolitana punta anzitutto a dare coerenza ai tratti di ciclovie già presenti sul territorio legnanese
ciclofficina. Non mancheranno, infine, uno spazio corsi e un punto informazioni affidati ad associazioni no profit.
Il ruolo attivo delle associazioni: l’Unione Sportiva Legnanese Luca Roveda, presidente Usl, e l’ingegner Fabio Rampini raccontano l’impegno di associazioni sportive e cittadini al fianco della comunità.
SOPRA Da sx Luca Roveda, presidente di Unione Sportiva Legnanese, e l’ingegner Fabio Rampini. ■ È fondamentale, per l’amministrazione di una città, il ruolo attivo di cittadini e associazioni. Come Unione Sportiva Legnanese 1913, società ciclistica che declina lo sport in ogni accezione della definizione, dall’agonismo al vivere quotidiano. Gare prestigiose come la Coppa Bernocchi o giornate dedicate all’uso della bicicletta, come il BicInFesta dello scorso 11 settembre al Parco Falcone e Borsellino, patrocinato dal comune di Legnano, testimoniano l’impegno della USL per sensibilizzare la città al tema della mobilità verde. «Avevamo anche un progetto, che ci piacerebbe riprendere, con due scuole elementari di Cerro e col Galilei di Legnano, per insegnare a scuola l’uso della bicicletta», spiega Luca Roveda, presidente dell’associazione, «e persino cose banali come regolare il sellino, piegare il ginocchio con l’angolo giusto o mantenere la posizione corretta, non sono scontate. Tutte piccole cose, che però permettono di fare
più chilometri con meno fatica, evitando al contempo i mal di schiena». Il momento storico è propizio all’uso estensivo della due ruote, tra incentivi statali e filosofia verde. «Un vero cambiamento culturale dev’essere, però, graduale e pianificato. Altrimenti, rischiamo di sprecare questa occasione». Prima d’insegnare a genitori e figli che la risposta a una giornata di pioggia non è rinunciare alla biciletta, ma ricordare il detto tedesco “non esiste il cattivo tempo, esiste il cattivo abbigliamento”, «andrebbero abituati i pedoni a non occupare le ciclabili e i ciclisti, a loro volta, a non viaggiare appaiati, o peggio, sulla carreggiata». Chi da una vita segue quella cultura è Fabio Rampini. Ingegnere, non è un tesserato USL, ma in essa, e in altre associazioni come Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, ha trovato soggetti disposti a sostenere le sue proposte di cittadino, presentate ora ai tavoli dei
lavori per la Bicipolitana di Legnano. Ad esempio, utilizzare il largo marciapiede tra Via D’Annunzio e la strada provinciale InverunoLegnano, se ben raccordato, come pista ciclopedonale. Uno dei suoi obiettivi per Legnano è quello di vedere realizzata una vera ciclabile lungo tutto il Sabotino, la strada che per anni ha percorso in bicicletta, partendo da Busto Arsizio per arrivare in ufficio a Canegrate. «Quando lo racconto», ci dice, «a molti sembra che stia parlando di chissà quale avventura. Eppure, sono solo pochi chilometri». Il viale, una delle maggiori arterie cittadine, è oggetto di lavori in tal senso. Purtroppo, come spiegatoci dal consigliere Garavaglia, pesano accordi e bandi già in essere che non permettono una realizzazione, al momento, completa. Rampini ha anche vissuto in Olanda, percorrendo in lungo e in largo quelle che in molti definiscono le migliori piste ciclabili al mondo. A Delft (98.000 abitanti, 24 km2), qualche anno fa su un’arteria principale della città avevano persino un tabellone contaciclisti. «Quando l’ho fotografato (parliamo dell’ottobre 2009), recitava: lei è il 1350° ciclista oggi, il 788.864° dell’anno. Ho stimato che, dall’inizio dell’anno tra andata e ritorno, erano transitati 1409 ciclisti per tratta al giorno e altrettante auto in meno. Anche ipotizzando tre persone su ogni auto, sarebbero comunque state 470 auto in meno per tratta al giorno!». La vista più bella, però, erano le famiglie che pedalavano su mezzi di ogni sorta. O le persone con disabilità o mobilità ridotta, incentivate da percorsi sicuri e senza barriere architettoniche a godersi qualche ora fuori casa. Sia col sole che con la pioggia.
una strada che parte dA lONTANO
proteste olanda ■ Non si dovrebbe mai cedere alla tentazione di pensare che qualcosa di buono, realizzato in un Paese lontano geograficamente o culturalmente dal nostro, non sia replicabile in Italia. Né ritenere che quell’opera sia sempre esistita, come l’efficiente rete di piste ciclabili osservata da Rampini in Olanda, che persino qualche autoctono oggi dà per scontata. In origine, come illustra un documentario realizzato da Sustainable Cities Collective, oggi Smart Cities Dive, quelle ciclovie erano, anzi, «strette, malamente asfaltate, pericolose e interrotte agli incroci e tra di loro». Vi ricorda qualcosa? Il boom economico, paradossalmente, peggiorò la situazione. Il numero di automezzi cresceva di pari passo con la richiesta di strade moderne e parcheggi, portando alla demolizione di edifici storici, marciapiedi e, naturalmente, piste ciclabili. Il tutto a rischio di pedoni e ciclisti: nel solo 1971, si contarono 3.300 morti in strada, dei quali 400 minori di 14 anni. Numeri che provocarono una presa di coscienza tra la popolazione che scese in piazza a protestare. Decisive furono anche
le motivazioni economiche: la crisi petrolifera del 1973 spinse alla ricerca di sistemi di spostamento alternativi, come la bicicletta o il “piedibus”, ben noto anche a noi legnanesi, che negli stessi anni trovava sviluppo nei Paesi scandinavi. In un discorso alla nazione, l’allora Primo Ministro dei Paesi Bassi Joop den Uyl, spronò gli olandesi a cambiare le loro abitudini. Furono istituite le “domeniche senz’auto” e i cittadini presto riempirono le città di biciclette… solo per scoprire che mancavano percorsi idonei, come raccontò al “Guardian” nel 2015 l’ex parlamentare Maartje van Putten. Finalmente, nella metà degli anni ’70 furono sperimentate ciclovie indipendenti dalla carreggiata, e il decennio successivo portò alla realizzazione della moderna rete ciclabile del Paese. Ad Amsterdam, la capitale, nel 2015 il 38% degli spostamenti avveniva in biciletta. Nella città universitaria di Groningen, il 59%. Le morti da traffico tra i bambini sono passate da 400 nel 1971 a 14 nel 2010. Cambiare si può, ovunque.
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OCUlISTICA
Non usare il computer di sera, soprattutto prima di andare a dormire. Quante volte abbiamo letto o sentito questo saggio consiglio, volto a evitare problemi di vista o insonnia. Peggio ancora farlo al buio, o fissare lo schermo del cellulare che, per le sue dimensioni ridotte, concentra troppa luce in un solo punto, affaticando eccessivamente l’occhio. Cattive abitudini prolungate, tuttavia, potrebbero provocare danni anche più seri all’organismo. Fabrizio Magonio, oculista diviso tra gli studi di Milano e Legnano, zona Legnarello, ha infatti teorizzato una correlazione tra cattivo sonno e malattie degenerative degli occhi.
Sognare non costa un occhio Il dottor Fabrizio Magonio teorizza una correlazione tra cattiva qualità del sonno e malattie neurodegenerative oculari: la degenerazione maculare ed il glaucoma. E prova a rispondere a un antico quesito: qual è l’origine della fase REM?
Non essendo però un ricercatore, toccherà ad altri provare o smentire scientificamente le sue tesi. A muoverlo è stata la pura curiosità di medico, documentandosi sui portali dedicati della comunità scientifica e riprendendo in mano quanto appresso all’università, incluse materie apparentemente lontane dalla sua specializzazione, dalla biochimica alle neurologia.
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La missione che ci prefiggiamo è promuovere un rapporto sano con la tecnologia: approcciarla senza timore, senza diventarne schiavi.
«Il professor Giulio Maira mi ha fatto i complimenti via mail per quanto ho sin qui pubblicato. E lui non è certo un oculista, è un luminare di neurochirurgia e Senior Consultant dell’Humanitas di Milano. Per me non è un fatto paradossale, perché la medicina è questo. Non fermarsi al singolo problema e alla cura del sintomo, ma interrogarsi su cause, funzionamenti, ragionare in modo sistemico e aprirsi anche a branche diverse dalla mia» spiega a Il giornale di Legnano. Non è dagli occhi, infatti, che traggono origine le tesi del dottor Magonio.
IL SONNO, DEPURATORE DEL CERVELLO Nell’ottobre 2013, uno studio finanziato dagli Istituti Nazionali di Sanità (NIH) degli Stati Uniti, a cura della neuroscienziata danese Maiken Nedergaard, portò a una scoperta inaspettata. «Analizzando il cervello dei topi, funzionalmente analogo a quello umano, quegli studi hanno rivelato l’esistenza nei mammiferi di un sistema fino a quel momento sconosciuto. Ribattezzato glinfatico, esso è responsabile dell’eliminazione dal cervello delle scorie del metabolismo cellulare» spiega il dott. Magonio. Negli stessi anni (Loveau et al. 2015) fu dimostrato per la prima volta nella storia un collegamento tra il cervello e il sistema immunitario. Il termine “glinfatico”, coniato dalla stessa Nedergaard, sta proprio a indicare come esso sopperisca, per il sistema nervoso centrale, a una funzione svolta in buona parte dell’organismo dal sistema linfatico, sottolineando al contempo l’importanza delle cosiddette “cellule della glia”. Queste svolgono diversi compiti per il sistema nervoso tra le quali, appunto, il controllo del flusso dei liquidi attraverso il sistema glinfatico. Il funzionamento è relativamente semplice. La Nedergaard e i suoi colleghi osservarono come durante il sonno, nella fase più profonda chiamata N.R.E.M., lo spazio tra queste cellule si allarghi drasticamente, anche del 60%, creando dei veri e propri condotti che agevolano e accelerano l’espulsione dei rifiuti dal cervello.
L’OCCHIO, UN PICCOLO CERVELLO Cos’ha, però, a che fare tutto questo con l’oggetto del lavoro di Fabrizio Magonio, ossia il bulbo oculare? «L’occhio ha origine da una estroflessione cerebrale e quindi per alcune sue caratteristiche, si potrebbe definire un piccolo cervello» spiega il medico «Anatomicamente, le strutture che avvolgono la retina corrispondono a strutture analoghe che ricoprono il cervello. La retina possiede corrispondenze col sistema nervoso nella sua stratificazione, organizzazione, o per la presenza delle cellule di
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Fabrizio Magonio, oculista.
Müller» che fanno parte di quelle cellule della glia descritte in precedenza. Cervello e retina, inoltre, consumano una notevole quantità di energia nei loro processi metabolici e, di conseguenza, producono molte tossine. Caratteristiche simili suggeriscono comportamen-
all’altro contribuiscono ad eliminare le scorie che si producono all'interno dell'occhio.Non a caso, fissare uno schermo per ore, e pertanto mantenere gli occhi fissi sullo stesso punto, provoca il loro arrossamento e la visione sfuocata. Tuttavia, un terzo circa della retina che
ti simili, eliminazione delle scorie inclusa. Sappiamo che l’occhio ha molti sistemi per proteggersi o depurarsi dagli agenti esterni come le ciglia, la lacrimazione, le palpebre che battono, ma anche i semplici movimenti che compiamo per spostare lo sguardo da un oggetto
Relazione magistrale del dott. F. Magonio https://www.facebook.com/watch/?v=1097788647230409
Il problema delle luci a led Attenzione, però, perché dormire abbastanza non è sufficiente. Il corpo tende a seguire ritmi circadiani, cioè regola le sue funzioni sui cicli notte-giorno. Di conseguenza, non si può pensare di recuperare al meglio, durante il giorno, l’eventuale sonno perduto di notte. «Durante il giorno, seppur in minima parte, abbiamo dei rapidi movimenti oculari. Il “pompaggio” è, però, meno efficace che di notte, poiché di giorno dobbiamo conciliare metaboliti e cataboliti, mentre di notte il corpo può concentrarsi sulla sola eliminazione delle scorie».
A questo proposito, l’oculistica contemporanea evidenzia come le fonti di luce LED, ormai diffuse in quasi ogni apparecchio presente nostre case, e non solo, abbiano una lunghezza d’onda molto particolare «In grado di stimolare le cellule gangliari intrinsecamente fotosensibili. Si tratta di una scoperta relativamente recente. Fotorecettori che, a differenza dei coni e dei bastoncelli, non sono visivi e presentano un pigmento diverso, la melanopsina sensibile, appunto, alla luce LED. Tenendo presente che solo il 30% della luce ambientale serve a distinguere le immagini, mentre il 70% serve all’organismo per distinguere il
giorno dalla notte» aggiunge il dottor Magonio «quando questi recettori sono stimolati, ad esempio dalla luce di un monitor, inviano attraverso il sistema nervoso un messaggio al cervello che blocca il rilascio della melatonina». Il risultato è che l’organismo non distingue più la notte dal giorno, ed è indotto a non dormire. A lungo andare, questo può provocare già in giovane età insonnia, perdita di concentrazione e problemi di memoria. Più in generale, bisogna tenere presente che la fase REM non s’innesca immediatamente, ma richiede una fase preparatoria, detta non-REM che tende ad alterarsi quando le condizioni del sonno
contiene i fotorecettori (coni e bastoncelli) non è vascolarizzato, perciò come fanno ad essere eliminati i “rifiuti” da quell’area?
LA FASE REM DEPURA LA RETINA? Tutti noi abbiamo sentito parlare di fase R.E.M. del sonno durante la quale si sogna. È caratterizzata dal paradosso di avere la paralisi di tutti i muscoli volontari, tranne quelli degli occhi che si muovono in modo rapido. Quel che ancora oggi non è chiaro, e da secoli affascina scienziati, filosofi e artisti, è cosa provochi l’involontario e rapido movimento degli occhi che accompagna e dà il nome a questo stadio del sonno: “Rapid Eye Movement”. Secondo Magonio, altro non sarebbe che un ingegnoso meccanismo di “centrifuga” che permetterebbe di espellere le scorie dalla parte di retina avascolarizzata. «Esiste almeno un caso accertato in natura. Gli uccelli presentano movimenti oculari rapidi» Rapid Eye Movement, appunto «essi possiedono una struttura chiamata “pettine”, all’interno dell’occhio, nel corpo vitreo, che ricopre la papilla ottica e durante i movimenti dell’occhio “muove” i liquidi intraoculari, come il remo di una barca, per apportare nutrimento ed eliminare le tossine dalla retina. Mentre la nostra retina è parzialmente provvista di vasi sanguigni, quella degli uccelli ne è interamente sprovvista. Pertanto, questo processo è quasi continuo e avviene persino quando l’animale è sveglio». Il lungo parallelismo sin qui tracciato tra cervello e occhio conduce, inevitabilmente, a discutere di patologie «Malattie neurodegenerative come l’Alzheimer, il Parkinson, così come malattie degenerative dell'occhio, la degenerazione maculare senile ed il glaucoma sono favorite da diversi fattori, tra i quali l’accumulo di scorie». E il sonno, come abbiamo visto, contribuisce alla rimozione di tali tossine. Il dott. Fabrizio Magonio nel • 1990 si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università Statale di Milano. • Nel 1994 ha conseguito la specializzazione in Oftalmologia presso la II Clinica Oculistica dell’Università Statale di Milano H S. Raffaele. • Dal 1994 si occupa della diagnostica e della terapia delle patologie retiniche presso la Clinica Oculistica dell’Ospedale S. Raffaele di Milano e dal 1998 è Responsabile del Servizio di retina medica U.O. di Oculistica c/o la Casa di Cura Igea di Milano. Si interessa inoltre di chirurgia refrattiva, di oculistica estetica e delle applicazioni del laser in oftalmologia. Da alcuni anni svolge attività di ricerca nel campo della oculistica integrata, delle neuroscienze ed in particolare del rapporto tra i disturbi del sonno e le malattie oculari. E’ autore di pubblicazioni scientifiche e relatore in congressi nazionali. E’ socio della Società Oftalmologica Italiana (SOI) e della Società Oftalmologica Lombarda (SOL). Svolge la propria professione a Milano e Legnano. non sono ottimali «Fissare uno schermo, mangiare pesante, persino fare attività fisica intensa… qualsiasi azione che possa disturbare il sonno, in orario serale andrebbe evitata. Un ciclo di sonno ottimale è formato da un’alternanza di fasi non-REM e REM: invecchiando è fisiologico dormire meno, ma soprattutto si sogna meno, poiché si riduce la fase REM. Con tutti i rischi patologici che ne conseguono». In un’epoca di “smart working" e “DAD" cerchiamo, quantomeno, di non accelerare i tempi.
Aziende del territorio
OTTICA ROSSINI,
“L’OFFICINA DELL’OCCHIALE”
L’ingresso del vasto punto vendita Rossini Ottica di Via Barbara Melzi
Punto vendita ma anche laboratorio tecnologico, Rossini Ottica ha realizzato persino gli occhiali per una missione spaziale. Alla vendita di occhiali delle migliori marche coniuga una continua ricerca per migliorare comfort e prestazioni degli occhiali ■ Correva l’anno 2012 quando l’astronauta Paolo Nespoli entrò nel negozio di ottica Rossini di Legnano, incuriosito dalle voci che narravano celasse un laboratorio per la produzione di montature per occhiali molto speciali, in lega di titanio, leggerissimi e indeformabili grazie al metallo “a memoria di forma”. Ma soprattutto questi occhiali potevano essere realizzati su misura e rispondenti alle caratteristiche necessarie all’utilizzo in condizioni di microgravità in cui vivono gli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale. Fu così che gli occhiali di Rossini – superati i rigidi test della Nasa - arrivarono nello Spazio sul volto del nostro astronauta.
Dietro la vetrina dell’Ottica Rossini, dunque, non si cela solamente una rivendita di occhiali delle migliori marche, ma una famiglia che ha fatto dell’occhialeria (non smettono di ricordare che gli occhiali sono un presidio medico) una missione e che seguita a investire nella ricerca e innovazione dei materiali, ma anche nell’ergonomia, nelle forme e nell’utilizzo di lenti sempre più sicure e performanti. «Aver realizzato gli occhiali per un astronauta della caratura di Paolo Nespoli – ci dice Paolo Rossini – attirò l’attenzione dei più qualificati produttori di lenti, così avemmo la possibilità di iniziare l’opera di ricerca anche in questo ambito, in sinergia con le case produttrici, e ora siamo in grado di fornire lenti all’avanguardia per ogni tipo di utilizzo».
A questo proposito, presso Rossini Occhiali si possono trovare montature con lenti di protezione specifiche per chi lavora per lunghe ore davanti allo schermo del pc, in grado di schermare la “luce blu”, alla lunga dannosa per la salute dei nostri occhi e in grado di arrecare disturbi durante la fase rem del sonno notturno. «Un trattamento delle lenti - continua Rossini - che viene offerto gratuitamente a tutti i lettori di questo giornale che realizzeranno occhiali da vista presso il nostro negozio». Un altro servizio che offre questa “officina dell’occhiale” è il “Pronto soccorso dell’occhiale”, con il quale a qualunque avventore, anche non cliente, viene data assistenza gratuita per la riparazione dei propri occhiali, dal distacco di una stanghetta o di una lente alla deformazione della montatura o dei naselli. «Sappiamo – conclude Rossini - quanto sia importante l’occhiale da vista per chi non ne può fare a meno, così anche durante il lockdown siamo sempre restati aperti, soprattutto per assistere gli operatori sanitari e le forze dell’ordine che in quel periodo proprio non potevano fare a meno di indossare occhiali efficienti». Presso questo punto vendita, infine, un ottico optometrista di grande professionalità ed esperienza, Mario Giulioli, esegue gratuitamente anche il controllo della vista, ma raccomanda a tutti coloro che vogliono conservare questo bene prezioso di sottoporsi periodicamente ai controlli di un medico oculista.
I danni della Luce Blu: come proteggersi Sono ormai innumerevoli gli studi che confermano come la prolungata esposizione alla “luce blu” emessa da smartphone, tablet, TV e PC e dai sistemi di illuminazione a basso consumo faciliti il danneggiamento della retina e l’insorgere di maculopatie e danni al cristallino (es.cataratta), oltre a infiammazioni dolorose della congiuntiva e della retina. «Capita ormai di frequente – spiega Paolo Rossini – che arrivino in negozio persone anche molto giovani allarmate perché non ci vedono più bene “da vicino”. Spesso scopriamo che hanno passato troppe ore davanti alla luce a bassa frequenza (la cosiddetta “luce blu”) di pc e smartphone. Dopo aver trascorso molto tempo a guardare da vicino uno schermo avviene una disidratazione della cornea, così in molti mostrano affaticamento visivo, occhi rossi, fatica a mettere a fuoco, emicrania…E questo avviene soprattutto nei portatori di lenti a contatto, dove l’alterazione del film lacrimale risulta più marcata». Mario Giulioli, ottico Ma non è tutto, purtroppo. L’esposizione prolungata alla luce blu optometrista di grande durante le ore serali interferisce direttamente sulla produzione di esperienza, offre alla clientela melatonina, alterando il ritmo sonno veglia (ritmo circadiano) e un servizio personalizzato di dunque peggiorando la qualità del nostro sonno. estrema accuratezza «Senza voler trasmettere allarmismi - conclude Rossini – è consigliato però a tutti coloro che per lavoro o diletto si espongono in modo massiccio a questa frequenza di luce di adottare sistemi di protezione adeguati. Oggi è possibile dotare i propri occhiali di lenti (anche non graduate) con un trattamento che attenua la luce blu, dunque in grado non solo di proteggere i nostri occhi ma anche di offrire una visione più nitida, riducendo i riflessi sulla lente, migliorando il contrasto e garantendo così un deciso incremento del comfort visivo».
Aziende del territorio
VIVERE SERENAMENTE ALESSIA AGLIATI ED ELENA SOMASCHINI COLLABORANO NELLO STESSO STUDIO DI PSICOLOGIA, COMBINANDO LE RISPETTIVE COMPETENZE. E SFATANDO PIù DI UN LUOGO COMUNE SU PSICOLOGI E TERAPEUTI. Più che una collaborazione professionale, quella tra le dottoresse Alessia Agliati ed Elena Somaschini è stata un’unione di vocazioni, entrambe al servizio del benessere mentale. Alessia è una psicologa “nata e cresciuta” in università, docente a contratto di Pedagogia interculturale e dottoressa di ricerca presso il Laboratorio di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione della Bicocca. Elena è
una terapeuta. Ha curato a lungo il fisico dei pazienti, attraverso l’idroterapia, prima di occuparsi anche della mente «Dopo la laurea in psicologia, mi sono specializzata in una scuola “integrata” come quella di Busto Arsizio per poter mettere insieme più strategie d’intervento e scegliere, caso per caso, quella più idonea». Le incontro nel loro studio legnanese, dove lavorano
Dottoressa Alessia Agliati
Dottoressa Elena Somaschini
in modo sistemico, considerando e affrontando un problema su diversi piani d’intervento, sfruttando le reciproche competenze. Approccio che, a seconda delle necessità, può coinvolgere ulteriori figure professionali, da dietologi a logopedisti, in una perfetta sinergia. Un lavoro rivolto principalmente al mondo dei giovani, a partire dalle scuole, terreno privilegiato per schierare le conoscenze pedagogiche di Alessia «Credo molto nella formazione d’insegnanti e genitori. Spesso basta lavorare sulla comunicazione per risolvere, in tempi anche brevi, problemi di relazione con i ragazzi». Disagi più profondi richiedono, però, l’intervento di uno psicoterapeuta ed Elena, a sua volta, può sfruttare le sue conoscenze sia psichiche, sia fisiche «Il corpo è fondamentale, quando si considera il benessere mentale di adolescenti e non solo. Basti pensare ai disturbi alimentari, all’ansia, o ricordare che siamo costantemente bombardati da immagini di perfezione fisica». Forse non è un caso che, nell’epoca dell’immagine, gli album illustrati si dimostrino un efficace strumento al servizio dello psicologo, per spiegare concetti come ansia o depressione a bambini, adolescenti e persino adulti. Prima del Covid, le due dottoresse avevano anche stretto una collaborazione con la libreria per bambini Ambarabà, organizzando serate gratuite su singoli temi da trattare insieme ai cittadini. Progetti che sperano di poter presto riprendere, perché coinvolgono una comunità, quella legnanese, che si sta dimostrando molto ricettiva e attenta al tema della psiche. Lo psicologo, nonostante sia una figura professionale ancora poco tutelata in Italia, oggi non è più considerato “quello che cura i matti”, ma un valido aiuto a ripristinare il proprio benessere. Tema più che mai attuale in epoca Covid, che ha agito da acceleratore in questa costruzione di fiducia «Molti mi confessano che già da tempo avevano l’idea di rivolgersi a uno psicologo, ma solo con la pandemia, e tutto ciò che ne è conseguito, si
sono definitivamente convinti» spiega Alessia, che vede anche nei ragazzi una maggiore consapevolezza dell’utilità, o persino necessità, di un professionista «Non dimentichiamoci tutto quello che è stato messo sulle spalle dei giovani. Sono stati spesso additati come untori non rispettosi delle regole, mentre al contempo si ritrovavano rinchiusi e privati della loro socialità». La pandemia ha consolidato problemi psicologici preesistenti, ma allo stesso tempo ha rafforzato le competenze e risorse mentali a disposizione degli individui. Proprio da questi ‘punti forti’ parte solitamente il lavoro di Elena, che opera anche nel settore della psicologia d’impresa, campo spesso “minato” dove il professionista dotato di formazione medico-accademica si trova a dover convivere con improvvisati guru della motivazione. L’errore di fondo è limitarsi a regolare i comportamenti in certe situazioni, come lavorare sotto stress, collaborare tra colleghi o dimostrare leadership. Va prima acquisita quella consapevolezza di sé e delle proprie emozioni - e solo le basi scientifiche su cui poggia il lavoro di uno psicologo possono aiutare a ottenerla che sta alla base dei comportamenti stessi. Soprattutto, e questo è il luogo comune più importante da sfatare, lo psicologo e lo psicoterapeuta non sono soggetti da cui dipendere a vita. «Anzi, è l’esatto opposto» concludono le due dottoresse «Perché forniscono una serie di tecniche e conoscenze di sé stessi che dovranno essere utilizzate in autonomia». Benessere, nel vero senso del termine: stato felice di salute, di forze fisiche e morali.
MAXI-RISSE E DISAGIO: IL “PANTANO EMOTIVO” DELLA PANDEMIA Non è un mistero che pandemia e chiusure abbiano contribuito a esacerbare quelle tensioni tra i giovani che, nei mesi passati, hanno trovato lo sfogo peggiore nelle maxi-risse verificatesi in tutta Italia. «Abbiamo due problemi di fondo» spiegò il gennaio scorso all’agenzia di stampa Dire Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta e direttore dell’Istituto di Ortofonologia di Roma «uno è che purtroppo l’aggressività nei giovani cresce fin da quando sono piccoli e, col passare del tempo, diventano situazioni complicate da contenere». I mesi di lockdown sono stati un catalizzatore «Abbiamo detto più volte che tenere i ragazzi chiusi in casa avrebbe potuto portare a due tipi di situazioni diverse e si sono verificate entrambe. Da una parte c’è il grande problema
dei ragazzi che hanno paura di uscire di casa, i ritirati sociali. Dall’altra, ci sono quelli che escono ma lo fanno in modo aggressivo, ossia per scontrarsi e scaricare in violenza quello che provano dentro casa, tutte le difficoltà accumulate che non sono state affrontate in modo sano». Anche nei casi in cui non c’erano problemi più profondi da un punto di vista familiare, emotivo o psicologico, per i ragazzi sono venute a mancare le occasioni di relazione, con la chiusura di scuole, strutture sportive e altri luoghi di aggregazione sociale. Motivo per cui il terapeuta, in altra occasione, ebbe a definire il periodo delle chiusure un “pantano emotivo”, durante il quale i giovani hanno sofferto di abbassamenti dell’umore, apatia, forte aggressività, non più registrabili
come semplici fatti di cronaca. «Il problema vero è di fondo» aggiunse il direttore dell’IdO nella sua intervista a Dire «cioè far sì che non cresca nei ragazzi il desiderio della violenza per dare corpo alle proprie difficoltà emotive, relazionali, alla difficoltà di stare con sé stessi, perché i giovani non sono capaci di farlo. I ragazzi si vivono male ed è un problema grande che va affrontato dagli adulti». Il tema fu trattato anche dal Consiglio Comunale di Legnano, il 28 maggio scorso, quando il sindaco Lorenzo Radice rispose a un’interrogazione sul tema sicurezza presentata dalle minoranze, a seguito di alcuni fatti di cronaca avvenuti nei giorni precedenti. Nella sua riposta, oltre a elencare le misure urgenti adottate, ad esempio l’incremento nel numero di pattuglie delle
Studio di Psicologia Clinica e del Benessere - Via Giusti, 8 - 20025 LEGNANO Dott.ssa AGLIATI: 370 1374174 - alessia.agliati@gmail.com Dott.ssa SOMASCHINI: 347 1536813 - elepsico1969@libero.it
forze dell’ordine, il sindaco spiegò che il lockdown e le successive limitazioni agli spostamenti hanno esacerbato gli animi dei giovani, togliendo loro tutti i tradizionali luoghi di aggregazione sociale e spingendoli a riversarsi in massa nelle piazze. L’elevato numero di ragazzi presente negli stessi luoghi, già di per sé difficilmente gestibile, unito alla mancanza di valvole di sfogo e alla drastica riduzione del tempo concesso fuori dalle loro abitazioni, sono stati tutti fattori di aumento di tensione. Iniziative quali Legnano siCura, progetto che nel periodo di Zona Gialla ha visto la collaborazione di esercenti ed educatori per insegnare i ragazzi a svagarsi in modo sano, miravano proprio a contrastare problematiche di questo tipo.
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Il NOSTRO OSPEdAlE
NaSCERE A lEGNANO
L’origine della Fondazione Bianca Ballabio e le sue prime iniziative
Il germoglio di Bianca per le nuove vite che sbocceranno Bianca Ballabio
Un focus sul reparto di ginecologia dell’Ospedale di Legnano con il primario Guido Stevenazzi. Dall’organizzazione durante la pandemia all’attenzione per la gestante ■ È ancora presto per avere un quadro preciso, ma i dati sul numero delle nascite a Legnano relativi al periodo del secondo lockdown sembrano profilare una flessione in linea col resto dell’Italia. Se confermato, il dato potrebbe suggerire un maggiore timore provato da aspiranti mamme e papà del Legnanese, rispetto ai primi mesi di pandemia da Covid-19. All’epoca, infatti, l’ospedale aveva registrato un sorprendente 6% di nascite in più, in controtendenza con un decremento medio del 4% registrato nel resto del territorio nazionale. La migliore testimonianza dello sforzo organizzativo compiuto dal reparto di ginecologia che durante l’emergenza ha allestito in tre ore un’area protetta per le madri contagiate, mantenendo il resto dell’ambiente “Covid free”. «La Regione ci ha scelti come HUB Covid, un punto di riferimento per gravidanze positive per tutti gli ospedali del territorio, persino quelli più grandi», spiega il dottor Guido Stevenazzi, primario di ginecologia
Guido Stevenazzi, primario del Reparto di Ginecologia dell’Ospedale di Legnano (Corriere Altomilanese).
dell’ospedale di Legnano. Una scelta dettata dalla qualità organizzativa e procedurale del nosocomio, testimoniata anche dal basso numero di contagi registrato nel reparto, persino nelle fasi più acute dell’epi-
demia. È attualmente consentito a un congiunto assistere la donna, anche se Covid positiva, durante il travaglio. Secondo l’attuale protocollo, stilato dal primario, «si prevede che la madre in travaglio sia subito sottoposta a tampone molecolare, i cui risultati saranno poi disponibili in poche ore, e mandata in una sala travaglio pulita e igienizzata». Una singola persona, designata dalla partoriente e munita di Green Pass e autocertificazione, «viene invece sottoposta a tampone rapido antigenico, altrimenti gli esiti non arriverebbero in tempo A quel punto, può accedere alla sala per seguire il travaglio, restare con la moglie dopo il parto e visitarla nei giorni successivi mezz'ora al giorno». Il servizio è interamente gratuito, garantito da Regione Lombardia, e include anche una ripetizione del tampone in caso di ospedalizzazione superiore ai tre giorni o trasferimento della neomamma in altri reparti.
L’atteNZiONe aLLa madre: cOrsi prepartO e tecNiche NON iNvasive Un effetto collaterale della pandemia è stato l’utilizzo delle dirette streaming per i corsi preparto e per rispondere alle crescenti richieste d’informazioni e rassicurazioni. «Naturalmente il contatto umano è fondamentale nell’assistenza alle gestanti, perciò appena possibile torneremo agli incontri dal vivo». Tuttavia, sottolinea il dottor Stevenazzi, «non abbandoneremo lo streaming. La risposta è stata entusiasta e stiamo studiando come facilitare l’accesso alle dirette». Ulteriore novità, in corso di attuazione, è l’installazione di quattro docce moderne dotate di idromassaggio, cromoterapia, aromaterapia e musicoterapia, con funzione, oltre che igienica, finalizzata ai benefici che l’acqua ed il rilassamento hanno dimostrato avere, durante il travaglio, nel ridurre il dolore senza l’utilizzo farmacologico. Le docce sono il frutto della generosa donazione
di Fondazione Bianca Ballabio, alla quale verrà anche intitolata una targa nel reparto, e dei Club Lions “Legnano Carroccio” e “Legnano Host”, per un valore complessivo superiore ai 50.000 euro. Fiore all’occhiello per il reparto ginecologico dell’ospedale legnanese è, però, la chirurgia laparoscopica, con uso estensivo che supera l’80% d’interventi maggiori, al di sopra delle medie italiane e internazionali. Si tratta di un approccio molto meno invasivo rispetto alla chirurgia tradizionale e che garantisce, tra l’altro, meno dolore post-operatorio e tempi di recupero ridotti. «Effettuiamo, inoltre, interventi oncologici con “linfonodo sentinella”, una tecnica recente per i tumori dell’endometrio, la parte mestruale dell’utero. Ne possiamo ormai contare una lunga serie positiva consecutiva».
■ Il reparto di ginecologia dell’Ospedale di Legnano potrà presto beneficiare di quattro docce davvero speciali. Dal punto di vista tecnico, perché attenueranno i dolori del travaglio nelle partorienti. Dal punto di vista della fonte, poiché si tratta di una donazione, frutto del progetto “Il Germoglio di Bianca”. Un dono che la sfortunata Bianca Ballabio e i suoi genitori hanno fatto alle nuove generazioni che nasceranno a Legnano. Bianca, vittima lo scorso anno di un tremendo incidente stradale insieme a un altro giovane, Pietro Calogero, era studentessa di medicina all’Università di Sassari. Una vera vocazione, la sua. «Era appassionata, oltre che bravissima», è la testimonianza al giornale di Legnano della madre, Michela Bonzi. Per questo a lei e suo marito, Massimo Ballabio, è sembrato quasi naturale creare, nel febbraio scorso, una fondazione intitolata alla loro figlia «Ci sembrava doveroso. La fondazione nasce come volontà di ricordarla, come bisogno, in un momento che anche dopo tanto tempo resta doloroso». Il ricordo, da momento privato, diventa così iniziativa sociale, e se c’è una cosa che la pandemia ci ha insegnato è quanto sia importante la socialità. «Oggi spesso ci si dimentica l’importanza del donare. Fare del bene, andare incontro ai bisogni delle strutture mediche o di chi studi medicina, ci sembrava il modo più giusto di ricordare Bianca». Oltre alla donazione delle docce all’Ospedale di Legnano, supportata da Fondazione degli Ospedali e dai Club Lions “Legnano Carroccio” e “Legnano Host”, la Fondazione Bianca Ballabio, presentata ufficialmente domenica scorsa a Villa Jucker, ha creato anche una borsa di studio presso l’università Insubria di Varese. Istituire borse di studio non è semplice come possa sembrare, perché necessita di un Comitato Scientifico qualificato che possa compiere le dovute valutazioni sui candidati. «È nato tutto per
una serie di coincidenze», racconta Michela, «Fabio Ceriani, responsabile di Chirurgia Generale Multimedica al Santa Maria di Castellanza, era il medico presso cui Bianca fece training al liceo. Quando seppe della sua morte, ci scrisse una lettera, ricordando di come fosse rimasto colpito dalla determinazione di mia figlia. Da lì nacque l’idea della borsa di studio e del Comito Scientifico», composto (a titolo gratuito) dallo stesso dottor Ceriani, dal professor Andrea Imperatori, direttore della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Toracica e del Centro di Ricerca in Chirurgia Toracica presso l’Università dell'Insubria, e dal dottor Ernesto Morlacchi, specialista in Chirurgia Vascolare Multimedica al Santa Maria di Castellanza. Anche la scelta del percorso intrapreso dallo studente che si aggiudicherà la borsa di studio è stata attentamente ponderata: «Cercavamo qualcosa di molto mirato, ben strutturato e che permettesse allo studente di svolgere un lavoro intenso». La preferenza è infine andata al prestigioso “Karolinska Institut” di Solma, in Svezia, e sarà incentrata sul ruolo delle tecniche chirurgiche microinvasive sul miglioramento della qualità della vita. Anche la scelta dell’estero, sottolinea Michela Bonzi, non è stata casuale, «Bianca amava le lingue e le piaceva tanto viaggiare». Per maggiori informazioni sulla Fondazione Bianca Ballabio, visitare il sito www.fondazionebiancaballabio.org.
Una delle docce donate dalla Fondazione Bianca Ballabio al Reparto di Ginecologia dell’Ospedale di Legnano
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PEdIATRIA
I primi giorni di vita Laura Pogliani, primario del reparto pediatria e neonatologia dell’Ospedale di Legnano, illustra le misure messe in atto durante la pandemia e i servizi a sostegno di neomamme e bambini. vano ancora disponibilità del tampone, una zona grigia per sospetti contagiati». Il tutto, applicato ai servizi di Pronto Soccorso Pediatrico, Pediatria e Neonatologia. Vista l’ovvia necessità che i minori siano accompagnati da almeno un genitore, «si è anche reso necessario prevederne il monitoraggio ed affrontare situazioni critiche di genitori ricoverati altrove».
■ Anche dopo il parto, le prove cui il Covid mette di fronte genitori e neonati non sono certo esaurite. L’Unità Operativa Complessa di pediatria si è trovata ad affrontare, nei primi mesi del 2020, le stesse sfide organizzative degli altri reparti. «È stato totalmente sovvertito il normale funzionamento dell’unità operativa. Le trasformazioni erano repentine e, soprat-
tutto, ripetute: con i continui aggiornamenti dei dati e delle regole, dovevamo di volta in volta modificare la nostra attività», ci spiega Laura Pogliani, primario del reparto di pediatria e neonatologia dell’Ospedale, «il problema principale era creare percorsi che prevedessero una zona bianca Covid free, una rossa per i positivi e, quando nei primi mesi di pandemia non tutti ave-
Va detto che la struttura ospedaliera è comunque ben attrezzata per emergenze di varia natura. Persino casi complessi come i danni causati da gravi incidenti stradali, ad esempio, possono essere trattati da veri trauma-team di specialisti, dal chirurgo ortopedico al neurochirurgo, sino al chirurgo pediatrico nel caso il paziente sia molto giovane. Anche l’organizzazione in tempo di pandemia, per quanto difficile, è andata a buon fine: «L’impegno, la dedizione e la professionalità del personale hanno permesso di poter offrire l’adeguata assistenza a tutti i bambini afferenti ai nostri reparti. Il personale è ormai abituato a lavorare
Laura Pogliani, primario del Reparto Pediatria e Neonatologia dell’Ospedale di Legnano.
in questo modo e i percorsi sicuri che abbiamo creato esistono ancora». L’identificazione dell’Ospedale quale HUB regionale per partorienti e neonati positivi ha comportato, da novembre 2020, la necessità di assistere circa quaranta coppie mamma-neonato: «Tutte dal felice esito. Solo in due casi i neonati erano positivi e si sono negativizzati in un paio di setti-
mane. Durante la pandemia abbiamo dedicato particolare attenzione e sostegno all’allattamento materno, garantito il rooming-in, cioè la degenza congiunta madre e bambino 24 ore su 24, e la possibilità di dimissione precoce protetta, entro le prime 48 ore di vita del bambino, anche per le coppie Covid positive».
dISAGI, MA ANCHE teLeMedIcIna
Un tester per diabetici.
■ Se da un punto di vista strettamente sanitario non ci sono stati problemi, è d’altra parte comprensibile che le madri siano giunte provate da simili circostanze. «È probabilmente il momento più bello nella vita di chiunque, ma in questo periodo molte cose si sono dovute sacrificare», spiega la dottoressa Pogliani, «il personale sanitario ha cercato di sopperire il più possibile al ■ Vista la necessità di ristrutturare gli ambienti per creare ambienti isolati a causa della pandemia, è stato possibile definire meglio in termini spaziali anche le sale che richiedano isolamento per altre patologie.
«Abbiamo approntato, all’interno dell’Ospedale, un reparto apposito per le patologie neonatali. Si tratta di quei bambini affetti da patologie di grado intermedio, ma che debbano essere trattate in maniera più attenta rispetto ai neonati fisiologici».
senso di solitudine che le neomamme potevano provare, ma quello che è mancato maggiormente loro era la possibilità di condividere quel momento di gioia con i familiari». Per limitare al massimo i disagi, come detto, nella maggior parte dei casi anche alle neomamme positive, come a ogni altra puerpera, è stato permesso di lasciare l’ospedale entro le prime quarantott’ore di vita del bambino. «Naturalmente, anche a casa devono restare in isolamento fino alla negativizzazione, ma questa opportunità è stata comunque molto apprezzata dai genitori. Le mamme positive sono contattate ogni tre giorni per verificare lo stato di salute del neonato e per le visite di controllo, sino alla negativizzazione. Negli altri casi, la madre viene contattata nei primi quindici-trenta giorni del bam-
Dalle telecamere, per monitorare la zona d’isolamento, sino a postazioni attrezzate in grado di misurare i parametri vitali registrati dalle termoculle. «Manca ancora la certificazione ufficiale, perché il reparto possa essere operativo». Già adesso, l’ospedale è in grado di effettuare una serie di controlli sui neonati per verificare immediatamente l’eventuale presenza di patologie dell’occhio, sordità, cardiopatie congenite, malattie metaboliche e, dal 1° settembre scorso, anche le
bino, per essere certi che la negatività del primo giorno di vita sia confermata». L’infezione da Covid nei bambini, ormai è già letteratura, è molto più blanda rispetto a quanto accada negli adulti. Il reparto di pediatria dell’Ospedale ha registrato pochi casi realmente impegnativi, tutti guariti senza complicazioni. Anche sul piano psicologico, «il bambino era sempre ricoverato insieme a un genitore, mai da solo». Le vere difficoltà, semmai, insorgono negli adolescenti: «Abbiamo notato, anche a livello nazionale, un forte aumento negli adolescenti di condizioni di disagio. Ansia, depressione, disturbi nel comportamento alimentare sono stati registrato in forte aumento rispetto all’epoca pre-Covid», è il monito del primario. «Questi ragazzi sono rimasti isolati, sen-
leucodistrofie, malattie ereditarie che colpiscono il sistema nervoso. Il reparto collabora anche con la Società Italiana di Pediatria, per tenersi aggiornato sulle ultime novità nazionali e internazionali. La struttura ospedaliera, infine, è in grado di offrire alla popolazione ambulatori dedicati quali cardiologia infantile, allergologia infantile, endocrinologia, gastroenterologia o neuropsichiatria infantile, anche grazie alle collaborazioni sul territorio.
za possibilità di frequentare i loro pari se non da remoto, che in sé è certamente una risorsa, ma anche un mondo a sé stante». La medicina ha, se non altro, potuto trarre alcuni vantaggi dalle nuove tecnologie. Oltre alla già citata opportunità, per i futuri genitori, di partecipare a corsi preparto via streaming, va segnalata anche la cosiddetta “telemedicina”, il cui utilizzo è stato attivato il marzo scorso. «È dedicata, in particolar modo, ai bambini diabetici seguiti presso l’ambulatorio di endocrinologia pediatrica. Si tratta di sistemi di trasmissione ed elaborazione dei dati glicemici essenziali, per l’erogazione di prestazioni sanitarie da remoto». Tecnologia estremamente poco invasiva, «che rende possibile non solo l’acquisizione dei dati glicemici da parte del
paziente o dei genitori, ma anche la trasmissione telematica e l’elaborazione delle informazioni che vengono rese immediatamente fruibili, quando richiesto, su piattaforme online da parte del diabetologo e permettono una completa gestione terapeutica da remoto». È così stato possibile da una parte limitare gli spostamenti delle famiglie per i controlli in presenza, dall’altra garantire un’adeguata e continuativa assistenza, monitorare il benessere del paziente e verificare l’aderenza alla terapia. Grazie ad alcune donazioni ricevute, il reparto si è anche potuto dotare di un piccolo ecografo portatile delle dimensioni di un cellulare, molto utile sia per la trasportabilità, sia per la possibilità di disinfettarlo facilmente.
GLI ALTRI SERVIZI
I lavori di rigenerazione urbana Tra lavori in corso e obiettivi futuri, sono molte le opere pubbliche di cui il Comune ha dato notizia nei mesi scorsi. ■ dieci ambiti di iNterveNtO L’attuale normativa regionale incentiva nei Comuni interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana o per la riduzione del consumo del suolo, pianificando interventi mirati e consentendo, così, ai Comuni di accedere più agevolmente ai finanziamenti. La commissione “Città futura” del Comune di Legnano ha individuato dieci ambiti per la rigenerazione urbana e due edifici dismessi, oggetto di criticità. In un comunicato del Comune, lo scorso giugno l’assessore alla Città futura, Lorena Fedeli, spiegò come «L’individuazione, da parte nostra, degli ambiti rappresenta una prima analisi del territorio cittadino da leggere in una logica di progettualità più vasta, fortemente integrata
con gli interventi da realizzare attraverso la proposta strategica “La scuola si fa città” e i progetti di bicipolitana e rete verde e del commercio» e aggiunse: «Il lavoro che stiamo facendo rispecchia quindi un’idea di città costruita su interventi organici e non su singole operazioni senza alcun nesso fra loro». L’Amministrazione, che ha previsto un incremento fino al 20% dell’indice di edificabilità massima previsto dal Piano di Governo del territorio, ha considerato come criterio per un intervento la presenza di edifici o spazi pubblici. Gli edifici dismessi sono stati, invece, segnalati da privati a seguito di un avviso pubblico aperto dalla fine di dicembre 2020 a gennaio 2021. Il privato che segnala il proprio edificio dismes-
so ha diritto a godere degli incentivi, a patto di attivarsi nella demolizione o messa in sicurezza entro tre anni, trascorsi i quali sarà il Comune a dover provvedere all’intervento. Eventualità, questa, per cui è prevista la creazione di un apposito fondo regionale. Il Comune segnala che sarà possibile integrare ogni anno il registro degli immobili dimessi tramite avviso pubblico. I due edifici dismessi segnalati sono l’ex Cantoni in via Jucker e l’ex distributore di carburante in via per San Giorgio. I dieci ambiti d’intervento di rigenerazione urbana individuati sono: •Corso Italia, piazza Don Sturzo e piazza Mocchetti; •l’attuale sede della Croce rossa
e via Pontida; •l’ex liceo di via Verri, ex palazzina Gil, ex palazzina vigili di via Milano; •ex cinema Golden, piazza Vittorio Veneto, piazza del Popolo; •ex Ila; •centro commerciale Canazza, sede Croce rossa nazionale e area con edifici (ex Rsa Accorsi, attuale RSA, scuole Pascoli e Frank, nido Salvo d’Acquisto, case comunali di via Colombes); •stadio Giovanni Mari e area con case comunali fra via Palermo e via XX Settembre); •case comunali via Cadorna - via del Fante; piazza Redentore – via Melzi; •via XXIX Maggio – via della Vittoria (sino a via Rosolino Pilo escluso il complesso residenziale ex Agosti).
SOPRA La ex Cantoni di Via Jucker, uno degli edifici con criticità individuati.
Non solo strade: lavori in corso anche per la riqualificazione dei marciapiedi
■ Il 14 giugno scorso, con alcune asfaltature nel quartiere Oltrestazione, hanno preso avvio gli interventi di riqualificazione di strade e marciapiedi con abbattimento delle barriere architettoniche per il 2021. Gli interventi si focalizzano anzitutto, ma non solo, sui marciapiedi e sui quartieri periferici. I lavori sono poi proseguiti su Corso Magenta e, questo mese, Viale Gorizia. Nel dettaglio: 16 cantieri
riguardano l’asfaltatura di strade, 27 il rifacimento di marciapiedi, 6 la realizzazione di nuovi marciapiedi, sette gli abbattimenti di barriere architettoniche. Quanto alla localizzazione degli interventi, il 16% è nel Centro cittadino, l’84% nelle altre zone della città (Canazza, Costa San Giorgio, Legnarello, Mazzafame, Olmina, Oltresempione, Oltresaronnese, Oltrestazione, San Paolo, San Martino). I lavori, tecnicamente suddivisi in due lotti e della durata contrattuale di sei mesi, hanno un importo complessivo di 800mila euro a seguito del ribasso d’asta e a fronte di uno stanziamento di un milione di euro. Le risorse risparmiate saranno investite in opere di prossima programmazione. Nel complesso, tra lavori completati o in attesa d’iniziare, le vie interessate sono:
di un braccio della rotatoria con via Per Castellanza), via San Michele del Carso (marciapiedi e realizzazione di un tratto di pista ciclabile in sede propria per collegare l’esistente alla futura pista ciclabile in via per Canegrate); via Martiri della Libertà (strada e realizzazione di un nuovo tratto di marciapiede); via Santa Caterina tra via Montenevoso e via Milano (strada e sistemazione o parziale realizzazione di alcuni tratti di marciapiedi); rotatoria via Milano (manto usura e fondazione stradale); via Roma (da via Bixio a via della Vittoria); corso Sempione (marciapiedi); via Plinio (tra via Stoppani e Montebello); viale Gorizia (realizzazione di attraversamento pedonale rialzato in asfalto con via Bissolati); via Montenevoso (realizzazione attraversamento pedonale rialzato con via Bissolati); via XXIX Maggio (marciapiedi e percorso tattile per non centro: rotatoria corso Sempione–viale vedenti); via della Vittoria. Cadorna, via per Busto Arsizio (riconsolidamento fondazione stra- Oltrestazione: dale e rifacimento manto d’usura via Nazario Sauro nel tratto fra via-
Parco ex Ila: i lavori per la messa in sicurezza dei solarium ■ Bonifica delle tegole in amianto, rimozione della vegetazione e smontaggio degli elementi di legno, che saranno conservati e catalogati. Questi i lavori previsti per la messa in sicurezza dei solarium del Parco ex Ila di Legnano. A inizio settembre, il Comune ha potuto annunciare sia l’aggiudicazione dei lavori, a seguito di gara indetta a luglio, sia un finanziamento di 200.000 euro da parte di Regione Lombardia. Fondi sbloccati a seguito dell’assestamento di bilancio della Regione, dopo che solo due mesi prima il progetto era risultato finanziabile, ma primo degli esclusi nella graduatoria regionale. In ogni caso, il Comune si era tutelato approvando l’utilizzo di 200.000 da avanzo di amministrazione nell’eventualità che sfumasse l’accesso ai finanziamenti. Con la consegna del cantiere e la possibilità per l’impresa vincitrice della gara di presentare i piani dei lavori all’Agenzia di Tutela della Salute, gli interventi potrebbero cominciare già a inizio autunno.
le Sabotino e via delle Mimose (rifacimento manto d’usura, nuovi tratti marciapiedi e realizzazione percorso tattile per non vedenti); via Firenze–via Novara–via San Bernardino (sistemazione o parziale ristrutturazione di alcuni tratti di marciapiedi e realizzazione del percorso tattile per i non vedenti); via dei Salici-Quadrio–dell’AmiciziaEmiliani (sistemazione o parziale ristrutturazione di alcuni tratti di marciapiedi); via Robino (strada e nuovi tratti marciapiedi); via delle Rose (realizzazione di un attraversamento pedonale rialzato con via dei Salici); via Ponzella (sistemazione e parziale ristrutturazione di alcuni tratti di marciapiedi con la sostituzione degli attuali cordoli in cemento e realizzazione di un cavidotto per l’interramento della linea dell’illuminazione pubblica attualmente aerea); via Parma (sistemazione o la parziale ristrutturazione di alcuni tratti di marciapiedi con la sostituzione degli attuali cordoli in cemento); via Menotti–viale Sabotino–via Liguria (parziale
sistemazione del manto d’usura superficiale del marciapiede o realizzazione di alcuni nuovi tratti); via XX Settembre (tratto fra il confine con San Giorgio su Legnano e via San Michele del Carso).
Oltresempione:
ingresso autostrada-svincolo Castellanza (riconsolidamento fondazione stradale e rifacimento manto d’usura della corsia di innesto in direzione Milano); via Ronchi (tra Zaroli ed Ebolowa); via Allende; via Boccherini, via Risorgimento; via Meucci; via del Carmelo; via Collodi; via Bonvicino (tra via Sant’Erasmo e via Ronchi); piazza Montegrappa (marciapiedi e percorso tattile per non vedenti); via Cartesio (marciapiedi); via Pitagora (marciapiedi); via Giovanni da Legnano (marciapiedi nel tratto via Tommaseo–via Zaroli); via Saronnese (rivisitazione del fondo della banchina per una futura realizzazione di pista ciclabile) in alcuni tratti compresi fra via Battisti e la rotatoria con via Filzi.
Ex Accorsi: il bando di coprogettazione ■ Per la gestione dell’ex RSA Accorsi, l’amministrazione aveva individuato a inizio anno la coprogettazione come modalità di gestione più adeguata, in forza della rilevanza sociale della struttura. Una modalità che permette al Comune di avere una parte importante nel definire con il gestore quali funzioni saranno ospitate. Con il bando pubblicato l’8 scorso, sarà individuato un ente del terzo settore che diventerà partner dell’amministrazione nella realizzazione di un progetto finalizzato a terminare gli spazi dello stabile lasciati a rustico (al piano terra e interrato) e a introdurre nella struttura servizi e attività a carattere residenziale, educativo, culturale, sociale, ricreativo e di cultura digitale.
«Si tratta di un passo decisivo non solo per il quartiere Canazza, ma per la città intera, considerato che vorremo intercettare proposte innovative che siano da stimolo per ricreare relazioni e spazi di condivisione tra persone di diverse età, provenienza, esperienza», le parole di Anna Pavan, assessore al Benessere e Sicurezza sociale. Al bando potranno partecipare enti del terzo settore, singoli o in forma associata; la durata minima del progetto è fissata in quindici anni, prorogabile di altri cinque. Cinque sono i criteri fissati nel bando per la valutazione delle proposte progettuali: l’organizzazione e la natura dell’ente; la proposta di servizi e di attività da
implementare; il raccordo territoriale (ossia la capacità di creare connessioni con soggetti pubblici e privati presenti sul territorio); il sistema di monitoraggio e valutazione dell’andamento del progetto; il piano economico e finanziario di gestione. Il termine per la presentazione delle domande è fissato all’8 novembre; già due giorni dopo è fissata la prima seduta di gara. Una volta individuato il gestore, si aprirà il tavolo di coprogettazione, formato da figure del Comune stesso e da membri del soggetto proponente, per arrivare al progetto definitivo che sarà la base per la convenzione da stipularsi fra le parti.
LAVORO GIOVANILE, CULTURA IMPRENDITORIALE, MA ANCHE FIDUCIA, GIUSTIZIA, TASSAZIONE. NELLA VICENDA PROFESSIONALE DI MARCO NUTILE, TITOLARE DI UN’IMPRESA DI ASSISTENZA, MANUTENZIONE E FORNITURA CALDAIE, SI TROVANO MOLTI DEI TEMI DI OGGI. Marco è felice. Cresce insieme a quattro fratelli, in una casa in cui non gli manca nulla. Papà Massimiliano gli dà, però, un consiglio: non dare per scontato quello che hai, lavora per ottenere ciò che vuoi. E ciò che il figlio vuole, è fare il suo stesso lavoro. Gli fa domande, vuole sapere tutto d’idraulica e caldaie: cosa sono, come funzionano, come si mantengono efficienti. Ha quindici anni quando, dopo scuola, per apprendere il mestiere inizia ad accompagnare il padre. Che gli dà un altro consiglio: Marco, vuoi davvero imparare? Inizia a girare con i miei colleghi. Devi prenderti le strigliate da estranei, per capire cosa significhi lavorare. Diciott’anni. Il giorno stesso in cui li compie, Marco s’iscrive in autoscuola e, due mesi dopo, sarà patentato. Ha le idee chiare, vive già da solo e vuole mettersi in proprio. Vorrebbe aprire una Partita Iva, chiama un commercialista e si sente rispondere che è troppo giovane, dovrebbe prima chiedere ai genitori. Vuole aprire un conto in banca, ma la risposta è la stessa. Per la legge è maggiorenne, ma sembra non bastare. Le spese da sostenere, però, restano e per farvi fronte il giovane inizia a svolgere qualche lavoro in nero. Uno sbaglio, lo sa, per il quale ha pagato. Anche più di quanto meritasse. 6 novembre 2019. Durante una delle sue uscite, Marco trova la polizia ad attenderlo. È arrestato, l’accusa lo gela. Truffa. Il suo nome e il suo volto finiscono sui giornali, ci resteranno anche quando le accuse cadranno. Ci restano tuttora. Il solo errore per cui paga, sino all’ultimo centesimo, è l’unico che ha davvero commesso, cioè non essere in regola. Mentre il mondo attorno a lui sembra impazzire per l’irrompere di una crisi pandemica, Marco sfrutta al meglio il tempo passato in chiusura forzata e ricomincia da zero. Insieme al padre, al quale riconosce almeno il 50% di ciò che è oggi, pianifica per mesi come realizzare quello che è il sogno di entrambi, un’attività tutta loro. In piena regola. 1° settembre 2020. La Malg Corporation di Marco Nutile, impresa di assistenza, manutenzione e fornitura caldaie apre i battenti, emettendo la sua prima fattura. Gli inizi non sono semplici, le persone cercano informazioni su internet, leggono, si spaventano. Con pazienza, Marco spiega la sua storia, carte alla mano per provarlo, dà le coordinate fiscali e legali
della sua attività, ricorda che è socio di Confcommercio. Chiede almeno che sia la qualità del lavoro svolto, non l’età o i preconcetti, a parlare. Chiede una seconda possibilità. Chiede fiducia, come quando, appena maggiorenne, bussava alla porta di una banca. E i clienti gliela concedono. Arrivano i primi soldi, destinati ad acquistare una vecchia Alfa. La marmitta geme per quant’è malandata, ma il mezzo regge a sufficienza per portarli ovunque. La “fame” è tanta e il raggio d’azione - Milano, Brescia, Bergamo, Lodi, e i rispettivi hinterland – lo testimonia. Il punto è proprio questo, Marco lo sottolinea. Le tasse in Italia sono tante, forse anche troppe, ma si devono e si possono pagare. L’unico modo per riuscirci è lavorare tanto. L’attività cresce, così come i guadagni, al punto che si deve velocemente passare da regime forfettario di tassazione - forse l’unico, reale “incentivo ai giovani” che il ventenne abbia sinora riscontrato - a regime ordinario. A ottobre viene acquistato un nuovo furgone, ovviamente a metano (è pur sempre un millennial) e lo staff si amplia con Giulio e Riccardo, due ragazzi assunti a tempo indeterminato. Altri giovani avrebbero potuto avere la stessa opportunità, se l’avessero voluto. Ma ci torneremo. Marco pensa a tutto. Cura la pubblicità, sia tramite mezzi tradizionali, sia su Instagram, lì dove ormai si concentra gran parte delle attenzioni di tutti, potenziali clienti compresi. Ha persino progettato personalmente l’ufficio, realizzato con l’aiuto di un amico. Ha già visto ambienti di lavoro in condizioni igieniche agghiaccianti nella sua giovane vita, perciò sa che uno spazio sicuro e confortevole non è cosa da poco. Ha ristretto il suo campo d’azione alle province di Varese, Monza e Milano – con un occhio di riguardo per Legnano, sede legale dell’azienda – per poter garantire un servizio di pronto intervento h24, 365 giorni l’anno. L’imprevisto capita, uno stesso apparecchio può presentare problemi diversi nell’arco di pochi giorni. Le caldaie sono strumenti delicati, lui lo sa bene. Lo sa da quando faceva domande al suo papà, oggi il suo più orgoglioso dipendente. Adesso è Marco a dare risposte. Ai clienti, che gli chiedono perché debbano spendere tanto, spiega che dietro un lavoro c’è un’azienda. I dipendenti si pagano, il mezzo che li tra-
Aziende del territorio
STORIA DI UN VENTENNE IMPRENDITORE
Marco Nutile, vent’anni, titolare di Malg Corporation
sporta si paga, i pezzi di ricambio si pagano, le tasse su tutto questo si pagano. Ogni click su internet che porta alla sua attività si paga. Soprattutto, c’è un libero mercato e i servizi di qualità si pagano. «Per i miracoli” sorride Marco «ci stiamo attrezzando». Rileggetevi dall’inizio la storia di Marco Nutile. Sembra la testimonianza di una vita umana, per quanti temi sono stati toccati. Invece sono solo due anni. Il primo biennio dell’attività di un giovane imprenditore. «Io sono stato anche fortunato» dichiara «Perché almeno ho accanto a me una figura esperta come mio padre a cui, se serve, posso chiedere consiglio». Per questo, ha deciso di raccontare le sue vicissitudini. Per spronare la politica a mettere in azioni misure autentiche a sostegno del lavoro giovanile.
Per chiedere ai più anziani fiducia nei giovani ancora carenti di esperienza, altrimenti quell’esperienza non arriverà mai. Per mostrare concretamente ai ragazzi come lui che “Se ci credi, puoi” non è una frase fatta come tante e le occasioni, nella realtà che Marco conosce, la Lombardia, esistono. Devono, però, darsi da fare per coglierli. Molti coetanei, in fase di apprendistato, l’hanno deluso. Gli amici obiettano che non si stia godendo la vita. Forse è vero, replica lui, ma si sta anche preparando a quando le sue esigenze, da benzina e cellulare, diventeranno pannolini e serenità. «Magari la mia azienda un giorno fallirà, ma io ho già l’esperienza per ricominciare. L’ho già fatto in passato». Marco è felice.
REGIME FORFETTARIO: VANTAGGI PER I GIOVANI E NON SOLO
Come testimoniato da Marco Nutile, il regime fiscale forfettario ha rappresentato per lui un reale incentivo all’impresa. Il principale vantaggio sta nel fatto che il beneficiario paga un’imposta sostitutiva unica del 15% sul suo reddito, qualora questo non superi i 65.000 euro annui. Per chi apra una Partita IVA per una nuova impresa, tuttavia, il vantaggio è anche superiore, poiché l’imposta sostitutiva è del 5% per i primi cinque anni di attività. La Legge di Bilancio 2021 ha confermato le regole 2020 del Regime forfettario e indicato le possibili cause di esclusione, disponibili in dettaglio sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Requisiti di accesso Accedono al regime forfettario i contribuenti che nell’anno precedente hanno, contemporaneamente: •conseguito ricavi o percepito compensi, ragguagliati ad anno, non superiori a 65.000 euro (se si esercitano più attività, contraddistinte da codici Ateco differenti, occorre considerare la somma dei ricavi e dei compensi relativi alle diverse attività esercitate) •sostenuto spese per un importo complessivo non superiore a 20.000 euro lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e compensi a collaboratori, anche a progetto, comprese le somme erogate sotto forma di utili da partecipazione agli associati con apporto costituito da solo lavoro e quelle corrisposte per le prestazioni di lavoro rese dall’imprenditore o dai suoi familiari. VANTAGGI PER CHI AVVIA UNA NUOVA ATTIVITà L’imposta sostitutiva è ridotta al 5% per i primi cinque anni di attività in presenza di determinati requisiti: •il contribuente non ha esercitato, nei tre anni precedenti, attività artistica, professionale o d’impresa, anche in forma associata o familiare •l’attività da intraprendere non costituisce, in nessun modo, mera prosecuzione di altra precedentemente svolta sotto forma di lavoro dipendente o autonomo, escluso il caso del periodo di pratica obbligatoria ai fini dell’esercizio di arti o professioni •se viene proseguita un’attività svolta in precedenza da altro soggetto, l’ammontare dei relativi ricavi e compensi realizzati nel periodo d’imposta precedente quello di riconoscimento del beneficio non supera il limite che consente l’accesso al regime.
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EdIlIZIA e IMMObIlI
edILIZIa sOcIaLe UN APPROCCIO OlTRE lA CASA
L’amministrazione ha presentato il piano per le politiche abitative. L’obiettivo è la qualità e diversificazione dei servizi, in parallelo alla messa a disposizione degli alloggi ■ Dalle politiche della casa alle politiche abitative. Un cambio non solo semantico, ha sottolineato il sindaco di Legnano, Lorenzo Radice, durante la conferenza in stampa in Comune del 3 settembre scorso, che diversi comuni lombardi stanno compiendo. Un cambio di approccio, da meramente quantitativo, ossia quante abitazioni l’edilizia sociale debba mettere a disposizione in base alle richieste delle fasce più fragili della popolazione, ad uno diversificato e qualitativo. A chiarire questo concetto di edilizia sociale è stato Mario Brambilla, consigliere incaricato alle Politiche abitative e all’Housing social, che di professione si occupa di una fondazione per senza fissa dimora. Il primo obiettivo è la manutenzione, in modo da rendere utilizzabili, e vivibili, tutti gli stabili a disposizione il più rapidamente possibile. Il vero cambio di filosofia riguarda, però, ciò che necessariamente deve accompagnare la casa: i servizi. Per inqui-
lini anziani oppure con disabilità fisiche o intellettive, così come persone in difficoltà economiche, oltre alla casa servono personale e strutture in grado di fornire il necessario supporto. La stessa posizione dell’abitazione dev’essere strategica, rispetto alla vicinanza d’immobili in grado di erogare servizi come strutture sanitarie o asili. All’interno dell’abitato, uno strumento utile può essere il portierato sociale. Il portiere funge da punto di riferimento per tutti gli inquilini. Conoscendo i bisogni specifici di ciascuno, è in grado di fornire le giuste indicazioni. Anche a chi, altro esempio, abbia ancora difficoltà con la lingua italiana. «In termini generali, con questo atto superiamo l’approccio che, in passato, ha visto la realizzazione di grandi complessi residenziali interamente destinati a nuclei con disagio sociale», ha dichiarato Anna Pavan, vicesindaco assessore al Benessere e Sicurezza sociale, dopo l’approvazione della delibera
d’indirizzo, «privilegiando una gestione efficiente del patrimonio immobiliare pubblico (SAP). Un patrimonio che, se recuperato e opportunamente valorizzato, appare numericamente congruo ai bisogni della città». Fra gli indirizzi individuati dall’amministrazione per le politiche abitative figurano: Garantire un rapido ricambio degli immobili liberati, previa messa a norma degli stessi, che consenta d’inserirli nel primo bando utile, o comunque non oltre i tre mesi. In alternativa, qualora siano necessari interventi superiori alla disponibilità a bilancio, che si predisponga adeguata pianificazione. Fino a oggi il recupero degli immobili liberati è passato attraverso interventi di ristrutturazione integrale che, dati gli stanziamenti a bilancio, limitano a poche unità gli alloggi da mettere a bando.
Prevedere la possibilità, per gli inquilini, di scomputare dagli oneri di affitto le spese sostenute per le migliorie apportate, previa autorizzazione. Proseguire nell’interlocuzione con l'Azienda Lombarda per l'Edilizia Residenziale (ALER) sugli alloggi di edilizia convenzionata disponibili (attualmente 15 alloggi in via Romagna). Qualora non avesse esito positivo il bando di vendita, intraprendere tutte le azioni necessarie, anche nei confronti della Regione Lombardia, finalizzate a consentirne la fruizione. Attuare gli interventi necessari a intercettare rapidamente situazioni
di fragilità sociale, anche tramite progetti di custodia o portierato sociale, e/o morosità. Conseguentemente, adottare i provvedimenti necessari, fatto salvo per le situazioni documentate e verificate d’incapienza. Sul tema della morosità, l’amministrazione ha ammesso come sia arduo far emergere redditi in nero che eventuali inquilini disonesti possano nascondere per simulare condizioni d’indigenza. Proseguire e potenziare l’interlocuzione con gli Enti del Terzo Settore per promuovere iniziative e progetti di housing sociale e di Servizi Abitativi Sociali, anche con l’utilizzo di stabili di proprietà
Il PARALLELO CON LE RSA ■ Viste tematiche comuni come l’assistenza e l’alloggio di fasce fragili della popolazione, si può forse tracciare un parallelo tra l’edilizia sociale e le Residenze Sanitarie Assistenziali. Dal settore immobiliare avvertono che le RSA, considerando l’invecchiamento della popolazione, il cambiamento nelle abitudini delle famiglie e il conseguente incremento della domanda, potrebbero essere oggetto nei prossimi anni di operazioni di speculazione edilizia. È dunque possibile prevenire simili rischi, applicando al settore la stessa filosofia alla base dell’edilizia sociale? A domanda diretta
de il giornale di Legnano, il vicesindaco Pavan e il consigliere Brambilla hanno ammesso come la crisi pandemica abbia evidenziato la necessità di un generale ripensamento del concetto di RSA. L’housing sociale offre diversi esempi di esperienze di coprogettazione, o comunque di sinergia, tra pubblico e privato per offrire soluzioni innovative che possano fungere da modello. A tal proposito, l’assessore ha citato l’esempio della ex Accorsi, interessata proprio da un bando per coprogettazione. Anche il concetto di collocazione strategica delle strutture si applica perfettamente alle residenze assistenziali, per
offrire servizi e occasioni di socialità non solo ai residenti della RSA, ma anche agli anziani che vivano nei dintorni. Il sindaco Radice, che proviene proprio da tale ambito professionale, conferma come la logica non sia molto diversa. Anche nelle RSA si stanno sperimentando approcci più diversificati. Lo stesso concetto di anzianità, in sé, è aleatorio, poiché ad età diverse corrispondono esigenze diverse che richiedono interventi differenti e personale con specifiche competenze.
Da sx il vicesindaco Anna Pavan, il sindaco Lorenzo Radice e il consigliere Mario Brambilla
Lo stato del patrimonio immobiliare pubblico nel legnanese ■ Fra le informazioni principali contenute nel report sulle Politiche abitative del Comune di Legnano che meglio illustrano la situazione cittadina, il numero complessivo degli alloggi del patrimonio immobiliare pubblico (SAP) ammonta a 1.229 unità, di cui 850 appartamenti ALER (592 utilizzati), e 379 del Comune (336 utilizzati). Il numero di abitazioni a Legnano (30.993) supera quello di nuclei familiari (26.518), in base ai dati della popolazione al 31 dicembre 2020. La parte prevalente di queste abitazioni è di tipo economico popolare.
PATRIMONIO IMMObIlIARE 1.229 sono le unità relative al patrimonio immobiliare pubblico (SAP)
850 sono il numero di appartamenti di proprietà ALER
379 sono il numero di appartamenti di proprietà del Comune
Complessivamente, oltre il 75% degli immobili a Legnano è di proprietà, l’8% è sfitto e il 16% affittato (1229 alloggi pubblici, 700 a canone concordato e 3mila circa a mercato libero). Venendo all’identikit degli inquilini SAP comunali, il 64% dei nuclei sono di 12 persone (ricalcando così perfettamente la situazione generale cittadina), il 90% è di nazionalità italiana e l’età media è avanzata. L’housing sociale temporaneo in città vede due cooperative accreditate. Cielo e Terra ha una disponibilità complessiva attuale di 107 posti letto e, in vista, una struttura con capienza massima di 40 persone. I Padri Somaschi dispongono di 8 posti letto per nuclei familiari. Nel corso del 2021 sono 39 i nuclei ospitati, la maggioranza dei quali (25) formati da una sola persona.
Inoltre, il Comune, per il bando PINQUA – Qualità dell’abitare, ha presentato un progetto per tre nuclei, in zona centrale, di housing sociale (via Galvani, via Milano) e cohousing (via dei Mille), ossia immobili con alcuni spazi in comune, con una potenziale capienza fra le venti e le trenta persone. Qualche dato anche sull’ultimo bando SAP dello scorso maggio. Gli alloggi messi a bando nella Città di Legnano erano 21 (di cui 20 ALER e 1 comunale), le famiglie legnanesi richiedenti sono state 250, equamente divise fra italiane e di origine straniera. Relativamente al patrimonio comunale d’immobili non occupati (43) l’amministrazione, in occasione del bando SAP autunnale a livello di Piano di Zona dell’Altomilanese (Legnanese più Castanese), intende mettere a disposizione 15 alloggi: 5 sono già disponibili, mentre per una decina si provvederà prossimamente alla messa a norma. Diciotto saranno messi a norma con una variazione di bilancio che si aggira intorno ai centomila euro, mentre per la restante decina il Comune ha ottenuto finanziamenti regionali da 400mila euro per la ristrutturazione, e per cui si attende di conoscere la tempistica degli interventi. L’obiettivo è quello di arrivare al più presto a non avere più alloggi vuoti. «L’ultimo bando SAP di maggio conferma la nostra stima con 150–200 famiglie in cerca di
un alloggio pubblico», il commento dell’assessore Pavan, «e questo significa che, con gli alloggi ora inutilizzati da recuperare, la dotazione SAP può dirsi sufficiente. Naturalmente, vista la nuova normativa per i bandi SAP entrata in vigore nel 2019, ci riserviamo di monitorare i risultati dei prossimi avvisi con l’intento di comprendere come realizzare quell’incrocio tra fabbisogno e offerta di tipologia di alloggi che è una delle chiavi per contribuire a risolvere il problema casa in città». Per quanto riguarda il patrimonio di alloggi liberi di ALER, il Comune, dopo aver sollecitato la messa in vendita tramite bando di alloggi di edilizia convenzionata (15), è pronto a studiare con la stessa ALER altre modalità per rendere fruibili gli alloggi in caso il bando non andasse a buon fine. Entro la fine del 2021 dovrebbero essere disponibili 52 alloggi in via Carlo Porta, mentre si ipotizza per il 2023 la conclusione dei lavori di realizzazione delle tre palazzine (due di proprietà Aler e una comunale) per complessive 59 unità abitative in via Delle Rose/via Nazario Sauro. Nella disponibilità futura pubblica vanno computati anche i 37 monolocali e bilocali nell’ex RSA Accorsi di cui una quota sarà destinata ad abitazioni a canone concordato-convenzionato.
Aziende del territorio
CHE CASA VUOI? Con la pandemia siamo tornati a vivere la casa, anziché limitarci ad abitarla. E siamo più consapevoli di cosa cerchiamo in fase d’acquisto.
A
ttici o case indipendenti con giardino cercasi. Il portale agentiimmobiliari.online, a luglio di un anno fa, registrava un’impennata nelle richieste del 70%. Il lockdown ha rinverdito il pollice di molti italiani, o ha comunque dato loro, per ovvie ragioni, una gran voglia di aria fresca all’interno del loro spazio abitativo. Guardando a dati più recenti, il Sole 24 Ore riporta come nell’ultimo trimestre del 2020, e nel primo trimestre di quest’anno, la ricerca di seconde case al di fuori delle grandi città e in zone immerse nella natura abbia portato a un +43.3% di vendite in tutta Italia nei Comuni minori, pari a circa 33mila abitazioni. La ricerca del verde è
stata, tuttavia, solo un primo effetto di una pandemia che ha inciso molto più profondamente sul nostro rapporto con la casa. Tornata ad essere uno spazio da vivere, non più una semplice “base” dove dormire e mangiare prima di uscire. Le maggiori richieste, da parte degli acquirenti, ora virano verso abitazioni con spazi ben distinti e definiti. Studi, sale hobby, locali palestra accompagnano le più classiche ricerche in fatto di camere da letto, cucine, bagni. C’è maggiore consapevolezza di cosa si stia effettivamente cercando in fase di acquisto, maggiore esigenza di specificare, per chi vende come per chi acquista, cosa s’intenda per uno spazio ampio o ridotto, luminoso o meno. Lo
smart working, ne ha accennato anche il sindaco Radice nella nostra intervista, proseguirà anche quando finalmente l’emergenza sarà passata del tutto. Le persone interessate dal fenomeno avranno ore in più da poter investire nella ricerca della casa, maggiori opportunità di visitare gli immobili, più tempo per informarsi nel dettaglio. Naturalmente, non tutte le attività professionali permettono di lavorare per via telematica. Col doveroso augurio che milioni di lavoratori possano tornare nelle condizioni di dare respiro alle loro attività, nel loro caso le eventuali, nuove esigenze abitative saranno agevolate dall’intermediazione delle agenzie immobiliari. Aspetto per nulla banale, perché oggi
non meno del 40% delle transazioni passa tra privati. Anche per questo, come si vedrà in dettaglio nell’intervista proposta di seguito, gli operatori del settore si stanno attrezzando per ridurre al minimo i “tempi morti” durante le transazioni, mettere in contatto diretto i soggetti coinvolti (le diverse agenzie, le banche, le compagnie assicurative, i privati…) e farsi carico in prima persona della maggior parte dei servizi. Dalla valutazione di un finanziamento al sopralluogo, operazioni utili anche per i venditori, non sempre consapevoli delle reali condizioni dell’immobile in loro possesso o non aggiornati sulle normative vigenti.
LA MIA AMERICA: RIDARE AGLI ITALIANI FIDUCIA NEGLI AGENTI IMMOBILIARI tenze diverse tra liberi professionisti. Non si può ancora parlare di ripresa, ma il settore è in fase di riflessione, in attesa che qualcuno trovi la chiave interpretativa corretta. Come sta cambiando, invece, la città di Legnano? Sta diventando sempre più una versione ridotta di Milano, con il centro che, tra ampliamento della zona ZTL, parcheggi a pagamento e riqualificazione, tende a spogliarsi del ruolo residenziale e privilegiare invece l’allocazione di uffici.
Gianmarco Cattaneo, titolare di Realizza Premium Immobiliare a Legnano, ha un’ambizione: offrire un servizio “chiavi in mano” a tutto vantaggio del cliente.
G
ianmarco Cattaneo, titolare di Premium Immobiliare qui a Legnano, è praticamente nato e cresciuto nel settore, prima come costruttore, poi nel ramo commerciale. Gabetti, Pirelli, Coldwell Banker Italy (è stato tra i soci fondatori) e poi ancora Londra, Montecarlo e, soprattutto, Stati Uniti, vero punto di svolta per la sua carriera.
Cos’hai portato negli Usa dall’Italia e cosa, invece, hai imparato dal mercato americano? Erano affascinati (ride) dalla nostra capacità di barcamenarci tra imprevisti e differenze nelle regole non solo tra diverse regioni, ma persino tra comuni limitrofi. Ho anche portato un’umanità nel rapporto con i clienti che per loro non era così scontata. Rispetto agli Usa, però, da noi per troppo tempo si è trascurata la presentazione del prodotto, il marketing immobiliare. E poi, una maggiore attenzione a identificare il target, tema più che mai attuale. In che modo? Chi vende casa, ormai, vuole essere già certo che gli eventuali acquirenti in visitano trovino l’immobile di loro gusto. Altrimenti si rischia di far perdere tempo a tutti, noi compresi.
Che effetto ha avuto la pandemia sul vostro settore? Eravamo già pronti a leccarci le ferite… di nuovo. Invece, il mercato ne è uscito migliorato. I clienti hanno le idee più chiare su cosa cercano e si è drasticamente ridotto il numero di appuntamenti necessari a vendere una casa, come pure i tempi di vendita. Ovvio che anche i prezzi di mercato, ai minimi storici, abbiano inciso. Un recente report di Scenari Immobiliari mostra come la nuova domanda residenziale nell’aera metropolitana di Milano sia di almeno 46.000 nel prossimo triennio. Nella sola città di Milano, l’impatto sul mercato immobiliare è di circa 13.2 miliardi di euro di valore aggiunto. Considerando l’area metropolitana, si sale a 37.5 miliardi. Se prendiamo il numero totale di compravendite nel 2019, diviso per 12 mesi, e il numero totale di vendite nel 2020, diviso per 10, escludendo perciò i due mesi di chiusure, non solo non c’è decremento, ma addirittura un miglioramento. Cosa si può dire, invece, degli uffici? Anche in questo caso, sono cambiate le esigenze. Lo smart working porta a ridurre il numero di locali richiesti e si cerca una nuova razionalizzazione degli spazi. Si torna a parlare di co-working, l’integrazione di compe-
Qual è il ruolo degli immobiliari, quando si parla di edilizia sociale? Siete interpellati come consulenti? Sul piano dell’immobiliare sociale, purtroppo, siamo un passo indietro. Nel senso che piacerebbe a noi in prima persona dare il nostro contributo, per la corretta valutazione dei criteri di costruzione, delle richieste ed esigenze di chi alla fine andrà ad abitare in quegli alloggi. Altrimenti, si rischia che tali esigenze siano sfalsate rispetto a ciò che effettivamente trovano. Le agenzie immobiliari, tra gli italiani, non sembrano godere di buona fama… La percezione è medio-bassa. Le persone sono esasperate da telefonate e scampanellii. Per carità, metodo di lavoro legittimo, ma così prendi il cliente per sfinimento anziché conquistarne la fiducia. Non a caso, il 40-50% delle vendite oggi è tra privati. Per lei, quale sarebbe il modo ideale di operare? Ho recentemente concluso il mio percorso in Coldwell Banker, nonostante me ne fossi innamorato, e ho abbracciato il progetto Realizza, di Hgroup, perché cercavo qualcosa di diverso. La possibilità di creare una sinergia all’interno del nostro mondo. Ovvero? Legare tutte le esigenze in un solo servizio, Realizza. La compravendita degli immobili vera e propria, mettendo in contatto anche agenzie diverse. La consulenza finanziaria, per fornire in tempi brevi al cliente informazioni su mutui, assicurazioni, finanziamenti ecc. Infine, il Proptech, cioè gli aggiornamenti sui nuovi aspetti tecnologici relativi al servizio immobiliare, come la firma digitale o il software per la ricerca degli immobili.
Solo Realizza opera in questo modo? Anche altri si stanno muovendo in questa direzione, ma ho scelto loro perché hanno testato per cinque anni questo modo di procedere ed è tutto già pronto. Dal partenariato con le banche (Credipass) al servizio assicurativo (Medioinsurance), sino alla certificazione di regolarità e qualità dell’immobile (Verificasa) e all’intermediazione immobiliare vera e propria (Realizza). La vera novità è che il cliente affida a noi la ricerca dell’immobile. Si parte dalla sua profilazione creditizia, per iniziare una ricerca mirata. Se necessario, facendo rete con altre agenzie immobiliari e con la certezza, se richiesto, dell’approvazione di un mutuo. Si fa una mappatura delle richieste del cliente, s’identificano gli immobili idonei e si procede alle dovute verifiche. Infine, si offre la consulenza assicurativa. I risultati si vedono. Nel solo 2020, nonostante la pandemia, il 78% delle compravendite si è concluso entro 30 giorni di calendario, il 14% entro 45 e l’8% delle compravendite entro 90 giorni. Accennava della compravendita tra privati. Inevitabile che il costo minore incida. È vero, ma allo stesso tempo comporta rischi. Non tutti i venditori, ad esempio, conoscono le effettive condizioni del loro immobile, se ci sia bisogno d’interventi o se nel frattempo sia cambiata la normativa. È più facile, poi, vendere casa se un’agenzia ha già preselezionato gli acquirenti in base alle loro esigenze, peraltro sempre più specifiche. Per chi compra, a sua volta, è utile sapere già “con quanti soldi muoversi”, cioè fino a quanto è finanziabile. Il cliente giustamente si chiede “Ma perché devo dare tutti questi soldi a un’agenzia?”. Ecco, vorrei riuscire a far capire loro che vale la pena, quando viene offerto un servizio di qualità e, soprattutto, tangibile. A testimonianza di come le opinioni contino, un buon 30% degli incarichi per il pacchetto Realizza arriva tramite passaparola. È la sua America? Forse è utopistico, ma vorrei avvicinarmi proprio a quel modello, ora che ne ho l’opportunità. Lì ogni nucleo familiare ha il suo agente di fiducia, che conosce bene le loro necessità, i loro gusti, la loro storia abitativa.
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CUlTURA
lA CUlTURA TRa Spazi fiSiCi E viRTuali
Il MUSEO e il ruolo delle associazioni
Dalla biblioteca diffusa al museo virtuale, l’Assessore Guido Bragato ci spiega come anche nel prossimo futuro la cultura dovrà sapersi dividere tra servizi tangibili e web.
Guido Bragato, assessore alla Qualità della Vita, davanti alla biblioteca civica Augusto Marinoni.
■ Noi ci siamo, la biblioteca c’è. È il messaggio che la “Augusto Marinoni”, di concerto con tutto il Consorzio Sistema Bibliotecario Nord Ovest, ha voluto trasmettere ai cittadini durante il lockdown. «I bibliotecari chiamavano gli iscritti per ricordare che alcuni servizi erano ancora attivi, dal prestito delle risorse elettroniche agli e-book», mi spiega Guido Bragato, assessore alla Qualità della Vita. Le chiusure, naturalmente, hanno accelerato la digitalizzazione dei servizi. Il prestito degli e-book è passato da due a un massimo di quattro al mese. A fine 2020, molte proposte sono state lanciate per arginare i problemi del lockdown. «Legnano, ad esempio, è stata creata a una collaborazione con quattro librerie per organizzati dei punti prestito libri, prenotati online, per il ritiro e la consegna». Strutture che tendono a perdere una concezione univoca in favore di più funzioni, un concetto che si ritrova anche ora che la biblioteca ha
riaperto «Non è ancora possibile accedere ai posti studio, ma da giugno abbiamo attivato una convenzione col vicino ristorante “il Giardino” per mettere a disposizione agli studenti settanta posti. Era nata come un’area del comune per gli anziani, ora è un diventato un centro civico vero e proprio. Lo trovo un bel modo di mettere in comune gli spazi». Questione ben nota alla Marinoni, struttura splendida, ma di dimensioni ridotte, che renderebbero persino difficoltoso accettare donazioni di materiale librario. In questa direzione va la concezione di biblioteca diffusa. «Si potrebbe organizzare un’offerta ragionata, con punti diversi a seconda dell’argomento dei libri». Ma l’assessore spiega come il concetto di centro civico, tema che divide puntualmente maggioranza e opposizione, vada oltre e miri a portare altri servizi in periferia, come la stampa di certificati amministrativi. «Il punto è che la periferia stessa può costituire un centro aggregatore per le
zone limitrofe, se dotato di strutture idonee. Pensiamo, ad esempio, al Centro del quartiere Mazzafame. In ottica legnanese è periferia, ma dobbiamo ricordare che è situato ai margini del Parco Altomilanese e, a pochi metri di cammino da Busto e Castellanza. Stesso discorso, speriamo, per l’ex Accorsi in Canazza nei confronti di Rescaldina». Confini che sfumano e definizioni univoche che si perdono, ma ci sono anche tradizioni che resistono. Con le riaperture, si si è finalmente potuto tornare a organizzare iniziative sul prato antistante la biblioteca. «Le favole nel parco, il concorso “Superlettore” per i bambini, ormai un appuntamento storico e di successo… la biblioteca riprende così a far vivere anche le iniziative al di fuori dei servizi ordinari. In questa fase, puntiamo a far ripartire il più rapidamente possibile gli eventi. Certo, rispetto al passato ci sono maggiori complicazioni organizzative, tra posti contingentati e distanziamenti da mantenere, ma c’è tanta voglia di eventi».
■ Mentre camminiamo verso il vicino Museo Civico Guido Sutermeister, chiedo all’assessore dello “Stato dell’arte” della cultura, tradizionalmente uno dei primi settori a subire ridimensionamenti in tempo di crisi. Un rischio innegabile in qualsiasi comune, ammette, «ma sinceramente devo dire, anche confrontandomi con i colleghi, che si capisca l’importanza delle politiche culturali e che l’attenzione alla cultura sia un’idea condivisa». In questi casi, si dice spesso che dalle crisi si possano trarre opportunità. La pandemia ha, se non altro, reso più chiaro all’opinione pubblica che la cultura sia un mondo ben più vasto del grande evento o della singola “star”, coinvolga milioni di lavoratori e sia molto meno distante dal nostro vivere quotidiano di quanto spesso si possa pensare. Soprattutto, ha palesato l’importanza in Italia delle associazioni. Stesso discorso si potrebbe fare per lo sport italiano che, al di là del calcio, si regge in gran parte sull’associazionismo. «La parola associazione fa spesso pensare ad assistenzialismo ecc. ma la realtà italiana è molto più variegata», spiega Bragato, che proviene proprio dal Terzo Settore, «esistono indubbiamente ancora realtà dopolavoristiche, ma esistono anche no profit che portano attività teatrali, artistiche o sportive in modo continuativo e professionale. A questo proposito, sarebbe
importante portare a compimento definitivo la riforma del Terzo Settore. Porterebbe definitivamente a conoscenza queste realtà e le responsabilizzerebbe. Da una parte, mantenendole non a scopo di lucro, com’è giusto che sia, ma dall’altra tutelandone gli aspetti professionali». Senza dover guardare troppo lontano, un buono esempio di sinergia tra pubblico e associazioni è stato offerto proprio dal museo civico che, durante le chiusure, ha organizzato visite virtuali alla struttura durante le serate organizzate dalla Contrade del Palio. «La risposta delle persone è stata, a mio parere, positiva. Il “museo virtuale” non può sostituire fruizione tradizionale, ma è evidente che i servizi non spariranno mai più, neanche dopo la fine della pandemia». Dopo un così lungo periodo di chiusure, è ovvio che attualmente ci sia più stanchezza del virtuale e voglia di spazi fisici da frequentare di persona. Tuttavia, quando si tornerà a una situazione di piena normalità, si potrà ragionare su come combinare spazio fisico e virtuale. «Si potrebbero alternare a seconda delle stagioni estiva o invernale. La verità, però, è che al momento si deve fare la tara a tutto. Chi lavora nel settore ha molta voglia di fare e certezza che si possa fare tutto, ma bisogna prima fare un punto della situazione e avere regole certe su come muoversi».
NeLLA FOTO IN ALTO: Il Museo Civico Guido Sutermeister di Legnano
tIrInnanZI: GlI APPUNTAMENTI dI OTTObRE TRA dOSTOEVSKIJ E SHAKESPEARE Sarà un ottobre all’insegna della grande letteratura, quello che andrà in scena al Teatro Tirinnanzi di Legnano SABATO 16 OTTOBRE 2021 - ORE 21.00: L'IDIOTA Drammaturgia di Alberto Oliva e Mino Manni da “L’Idiota” di Fedor Dostoevskij, con Mino Manni, Giuseppe Attanasio e Marta Ossoli - regia di Alberto Oliva. ■ Partendo dalle ultime pagine dell’Idiota, Alberto Oliva e Mino Manni immaginano un incontro tra i due protagonisti dopo la fine del testo scritto da Dostoevskij, una resa dei conti finale che ripercorre le pagine più salienti e va anche oltre.
I Demoni portano così avanti la loro esplorazione del grande autore russo in chiave di universale e crudele riflessione sulle conseguenze della Bellezza sull’animo umano. Senza pietà, ma con infinita compassione, come insegna Dostoevskij nei suoi romanzi, in cui non giudica mai i suoi personaggi, ma lascia che ne emerga il lato oscuro in tutto il suo fascino. Non occorre avere letto il romanzo per lasciarsi travol-
gere dalla forza espressiva del dialogo serrato e poetico che porta le due anime a confrontarsi sulla bellezza, sull’arte, sulla religione e sul senso della vita, ma soprattutto sula difficoltà dei rapporti tra uomo e donna, i pericoli di una relazione non chiara, che può purtroppo degenerare nella violenza di genere. Il principe Myskin incontra Rogozin a casa sua, dove va a trovarlo per avere notizie della bellissima Nastasja Filippovna, di cui è perdutamente innamorato.
A lume di candela, come in un rituale ad alta tensione, con la fioca luce di una pallida luna che filtra dalla finestra, i due amici si confrontano, litigano, finché comincia a trapelare un angosciante sospetto sul destino di Nastasja Filippovna, presente nella sua assenza. Il colpo di scena finale mette fine a un’atmosfera di suspance abilmente costruita dall’autore per tenere il pubblico in sospeso fino all’ultimo, quando si scopre la tragica verità e Myskin può vedere il corpo di Nastasja, senza vita, nella stanza accanto, vittima di una violenza mascherata d’amore.
SABATO 30 OTTOBRE 2021 - ORE 21:00 ROMEO E GIULIETTA Di William Shakespeare. Regia Daniela Monico Coreografie Monica Cagnani. Con Giuseppe Brancato, Claudia Russo, Daniele Arzuffi, Francesca Di Massimo, Gabriella Foletto, Marco Marzari, Marco Parisi, Claudia Russo, Davide Rustioni e Fabrizio Spica. ■ Romeo e Giulietta è l’eterno classico di cui non ci si stanca mai, come vogliono i grandi capolavori di William Shakespeare. Con un folto cast di preparati attori e attrici, in scena per interpretare il dramma descritto nella pittoresca ma crudele Verona di quel tempo ove, due giovani nati sotto cattiva stella, lottano per difendere il loro amore e gli ostacoli creati dalle rispettive ricche famiglie, divise da rancori e rivalità. Vivono il sentimento più puro con un’intensità che soprattutto da giovani conosciamo, e da cui ogni adulto può dire, in qualche modo, di esserci passato. Romeo e Giulietta rappresentano l’amore vero, che non cono-
sce divisioni o barriere, e tali saranno i loro gesti dettati da sentimenti devastanti, prorompenti, inaspettati, fulminei nella loro breve gioventù. Tutto è forte, tutto è estremo. O tutto, o niente. Ed è proprio nella ricerca della verità di questi sentimenti che si muove lo spettacolo, essenziale nell’impianto scenografico, attuale nella realizzazione generale. Una traduzione diretta e immediata, fedele al testo shakespeariano seppur più comprensibile e comunicativa, specie per le nuove generazioni che la vedranno a teatro, a Legnano, per la prima volta in assoluto.
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TEATRO
Giordano Fenocchio “attore del popolo in mezzo al popolo” L’attore legnanese detiene una collezione unica che racconta l’epoca d’oro del teatro nazionale del ‘900, che porta in mostra in tutta la Penisola per narrare la storia di un mondo affascinante Dopo quarant’anni – quarantadue, puntualizza – sui palchi di innumerevoli teatri, Giordano Fenocchio ha voglia di raccontarlo tutto il suo amore per questo mondo, che oggi e dal 1978 lo vede ancora protagonista, lui legnanese doc, nella Compagnia dei Legnanesi. Attore, presentatore e showman con significativi trascorsi anche in Rai e Telemontecarlo, attraverso le testimonianze dei personaggi straordinari con i quali ha condiviso il suo percorso professionale e di vita Fenocchio vuole narrare la storia di un’epoca, il ‘900, che ha visto lo sforzo dei protagonisti per trasformare l’evento teatrale in qualcosa di più di un prodotto di breve durata, da consumare in fretta, del quale gli spettatori si ricordano solo l’inizio e la fine, ma in un momento, oltre che di festa, anche di ritualità collettiva, di riflessione comunitaria riguardo le grandi domande che ci pone la vita. Così, oltre alla bellissima mostra itinerante “Il teatro del ‘900”, che nel mese di settembre ha fatto tappa presso la Famiglia Legnanese, continua a portare, a titolo gratuito, opere teatrali realizzate in proprio sia a Legnano che in altre città, cercando di restituire alla gente ciò che il teatro gli ha dato, perché – come gli disse un giorno Vittorio Gassman – “il teatro premia chi lo serve, non chi si serve di lui”. La mostra itinerante (www.teatronovecento.it ) illustra attraverso duecento documentazioni cartacee (ma ne possiede oltre mille, fra locandine originali e introvabili libretti di scena) le più note e significative rappresentazioni teatrali, fra cui quelle, e sono tantissime, che hanno fatto tappa nello storico Teatro Galleria di Legnano. Fondamentale è stato a tal proposito il supporto di Marco Borroni, proprietario del Galleria, con la sua collezione privata. Le nuove generazioni ignorano, in-
di Massimo Vernacotola
Giordano Fenocchio con Oriella Dorella, madrina dell’evento legnanese “Il Teatro del ‘900”.
fatti che, presso questo teatro cittadino, in procinto di festeggiare i cento anni di attività, è passato persino Totò, oltre a Macario, Alida Valli, Wanda Osiris… Tutti i più grandi artisti, a partire dagli anni ’60, venendo a recitare a Milano facevano tappa anche nella nostra Città, perché qui trovavano sempre un’ottima accoglienza e ottenevano un grande successo di pubblico. «Il periodo d’oro del teatro italiano – ci dice Fenocchio - si colloca a mio parere tra gli anni ’70 e gli anni ’90, quando interpreti (spesso anche autori) della caratura di Vittorio Gassman, Paola Borboni,
Dario Fo e Franca Rame hanno reso grande il teatro in Italia e nel Mondo e, grazie alle loro personalità, al loro valore artistico e allo spessore umano hanno saputo influenzare tutti gli ambiti della cultura e del costume. Questi straordinari personaggi, prima relegati ad attori di serie B, anche grazie alla televisione che iniziò a valorizzarli divennero noti al grande pubblico che seppe attribuirgli il loro reale valore. Fino agli anni ’60 il teatro era considerato un ambito elitario, relegato nelle grandi città, dove comunque non giungeva mai nelle periferie. In più la stampa mostrava le prime delle opere come eventi hollywoodiani, piene di gente in smoking e
con signore ingioiellate. Questo irretiva la gente “normale”, che si sentiva scoraggiata a parteciparvi. Fu vittorio Gassman nel 1963 a dare il via a una grande inversione di tendenza: con il suo “Teatro Tenda” (sì, proprio un enorme tendone da 3000 posti) decise di muoversi per tutta la Penisola (e nelle periferie delle città), portando il suo straordinario teatro anche a persone che non avevano mai visto aprirsi un sipario». È questo lo spirito che anima Giordano Fenocchio, che – parafrasando Dario Fo “giullare del popolo in mezzo al popolo” – si considera “attore del popolo in mezzo al popolo”.
Le locandine originali, entrambe del 1956, di due spettacoli tenutisi presso il Teatro Galleria di Legnano.
Da Felice Musazzi a Maicol Trotta, la tradizione continua Difficile condensare in poche righe settant’anni dei Legnanesi. Difficile anche trovare paragoni adeguati. Forse i britannici Monty Python, per la capacità di portare il teatro oltre la scena. «Una anziana signora confessò a mio padre di uscire di casa due volte: una per votare, l’altra per andare a vedere Felice Musazzi», racconta con orgoglio Sandra Musazzi, figlia del cofondatore (insieme a Tony Barlocco) della storica Compagnia, che lo ricorda come un grande padre e un grande attore. «È arrivato alla gente che non andava Maicol Trotta, “il Salai” dei Legnanesi.
mai a teatro riuscendo, nella sua comicità, a trattare anche il dramma e rendere il dialetto un linguaggio universale». “La Teresa”, il personaggio interpretato da Musazzi, secondo Maurizio Albè, per anni “la Carmela”, è un portabandiera della Lombardia al pari del poeta Carlo Porta.
al futuro col volto giovane di Maicol Trotta, “il Salai”.
«Vorrei si arrivasse alle scuole. Alle Carducci avevo realizzato un piccolo teatrino, per insegnare ai bambini la grammatica del teatro e mettere in scena una rappresentazione. Si faceva con le quinte un giorno a settimana». Nel frattempo, la compagnia guarda
«Il mio ricordo più bello va a quando conobbi Alberto Destrieri, senza la parrucca de “la Pinetta”. Fu la prima volta che vidi i Legnanesi e rimasi a bocca aperta. In Italia non si mettono più in scena spettacoli del genere».
«È emozionante farne parte. Già le prove sono un “allenamento al delirio”, come la comicità richiede, anche se poi emerge la professionalità nel segno della tradizione».
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dANTE AlIGHIERI
Gli errori di ieri e di oggi: tra astrazione e neo-positivismo Dialogo con Gianni Vacchelli sulle lezioni inascoltate del passato, dalla mancanza di contestualizzazione alla confusione tra scienza e scientismo. Sino agli insegnamenti di Dante e Panikkar di Francesco Moscarella
Gianni Vacchelli è un saggista, romanziere e contrattista presso l’Università degli Studi di Milano e l’Uniciels. È, inoltre, docente d’Italiano, Latino, Storia e Geograf ia presso il Liceo Rebora Rho (MI), ma si è sempre considerato più uno scrittore prestato al mondo dell’insegnamento. Co-fondatore della Comunità di Ricerca “Colligite Fragmenta”, collabora col quotidiano L’Avvenire. Conosciuto soprattutto come dantista, ha dedicato saggi anche alla Bibbia e al pensiero del filosofo e teologo Raimon Panikkar, che fu suo amico personale. L’anno scorso ha pubblicato: Dante e l’iniziazione femminile: Beatrice, Maria e altre ‘dee’ e L’inconscio è il mondo là fuori. Dieci tesi sul capitalocene: pratiche di liberazione. È noto inoltre come conferenziere, in Italia e all’estero, e per le sue letture dialogate di Dante, Manzoni e altri grandi protagonisti della letteratura. Ha conseguito un Dottorato di Ricerca in Scienze della Cooperazione Internazionale presso l'Università degli Studi di Bergamo nel 2013, con una tesi sul pluralismo interintraculturale e la Bibbia.
Essere un insegnante è un ruolo impegnativo. Come si riesce a coniugarlo con tutto ciò che lei fa? Quella di essere un professore part-time è stata una scelta di vita. Insegnare mi piace, ma ho scelto di dare più ore allo studio, alla scrittura, al ruolo di conferenziere che ormai è la mia professione a tuti gli effetti. Non sono un comunicatore, perciò se non studio prima qualcosa, non ho nulla da comunicare. Mi piace evolvere, portare sempre qualcosa di nuovo. Non è facile, non ho un mecenate. Tuttavia, come ricorda una favola di Esopo, meglio il lupo spelacchiato col libero, del cane grasso ma con al collo il segno della catena. In vent’anni a Legnano, qual è il ricordo più bello che lega a questa città? Devo dire che il mio essere qui sia quasi costitutivamente legato alla Nuova Terra, a Peo Albini e Fiorella. Avevo già iniziato a tenere conferenze a Milano, ma ricordo il giorno in cui entrai in libreria con un foglio e proposi a Peo un ciclo. Si dimostrò subito interessato e l’appuntamento si ripeté di anno in anno. La cosa bella è che Peo non accettava gli argomenti a scatola chiusa: discutevamo, dava suggerimenti, chiedeva il perché di un certo autore… questo ormai è sempre più un unicum, non solo a Legnano. Le librerie che fanno questo tipo di eventi stanno scomparendo. Durante quelle serate si fa cultura, si stimolano i presenti a fare domande, a partecipare. Io ho fatto presentazioni anche nei moderni “supermercati del libro” e non hanno niente a che fare con quello. Durante un suo incontro col pubblico, proprio alla Nuova Terra, citando l’accademico Gianfranco Contini lei ha evidenziato la profonda influenza di Francesco Petrarca, sino all’Ottocento, sulla cultura europea. Proprio il peso di Petrarca, tuttavia, ha forse portato parte della critica a interpretare la letteratura con gli occhi dell’autore. Un aristocratico del suo tempo, che tende a considerate la cultura come qualcosa di elevato, esclusivo, separato dal popolo. Petrarca aveva indubbiamente una visione aristocratica, per certi versi classista, della letteratura. La stessa lingua italiana, per secoli, è stata aristocratica e ha escluso il popolo. Pietro Bembo, e tutto il filone della successiva critica, hanno contribuito a dogmatizzare questa visione. Basti ricordare che i primi romanzi inglesi o spagnoli sono del Seicento. Il primo esempio italiano, “I Promessi Sposi”, è dell’Ottocento. Manzoni ebbe enormi difficoltà nel trovare una lingua universalmente accessibile. Non a caso riprese Dante che, pur contrario come Petrarca a una mercificazione della letteratura, voleva arrivare a tutti. È chiaro che stiamo comunque generalizzan-
Quest’anno cade il settecentenario della morte del poeta.
do e questo processo avvenne non per colpa di Petrarca, ma nonostante Petrarca, che fu un intellettuale impegnato oltre che un eccelso poeta. Tuttavia, è vero che, per come molti petrarchisti hanno lavorato, la “Linea Petrarca” possa aver contribuito a plasmare il modello di un intellettuale, ad esempio in ambito accademico, parzialmente distaccato dalla concretezza, autoreferenziale. Oggi, tuttavia, ritengo che la realtà sia più complessa. In che modo? A quel modello, pur ancora presente, oggi si affianca l’estremo opposto, che ha totalmente trasformato il ruolo dell’intellettuale. Un letterato talmente poco interessato a quel tipo di cultura elevata, o aristocratica, da essere totalmente integrato al mercato. Un intellettuale che, per timore di perdere popolarità, non dice più “la verità al principe”. Rinuncia a essere il tafano socratico che punge e pone domande scomode. A quel punto, ben venga un po’ di aristocrazia petrarchesca, se significa dimostrare senso critico. Più in generale, oggi viene essere negato il dissenso. Non c’è dialettica, la proposta di un modello alternativo a quello dominante porta al rifiuto e all’insulto, anziché alla discussione che ne confuti, o confermi la validità. Ad esempio, oggi sembra diventato impossibile criticare la società di mercato. Eppure, è un tema attualissimo anche per chi, come me, pur riconoscendo la grande filosofica di Marx, non ha certo una formazione marxista. Ampliando il discorso, sembra che la società stia perdendo l’abitudine a contestualizzare, da un punto sia storico e culturale, sia interpersonale. Perché, a suo parere, oggi sembra sempre più difficile immedesimarsi nel diverso? Perché siamo in un’epoca di astrazione. Pensiamo solo al virtuale, un mondo per sua stessa natura astratto, decontestualizzato. La modernità seicentesca è nata sull’astrazione. Cogito ergo sum è una formula geniale, ma avulsa da qualsiasi contesto. Penso, ma in che forme e su quali temi? Penso, ma da uomo del Primo, del Secondo, o del Terzo Mondo? L’astrazione è indubbiamente positiva, se la intendiamo quale possibilità del pensiero. È ciò che ci permette, ad esempio, di provare a immaginare cosa provasse e come pensasse Dante nel Trecento. Al contrario, penso che la modernità sia, invece, nata su una cattiva astrazione. Che la scienza sia cattiva astrazione, se diventa dogma, se pretende di matematizzare la realtà come sognava Galileo. Heidegger fece impazzire il mondo scientifico con l’affermazione «La scienza non pensa». Essa non va, ovviamente demonizzata, ma va considerata per quello che è. Uno strumento utile, ma che ha dei limiti, e come tale va usato.
È un tema molto attuale. La pandemia ha portato la stessa comunità scientifica, e il giornalismo di settore, a criticare una visione dogmatica, ed errata, della scienza. La vera scienza, infatti, è degna di lode. È creativa, mette continuamente in discussione se’ stessa, riconosce di avere dei limiti nel capire la realtà. La scienza non è scientismo. Quando viene dogmatizzata, ipostatizzata, ecco che la scienza diventa un’astrazione dagli effetti devastanti. Ritorno al discorso sul rifiuto del dissenso. Ho letto con interesse alcuni articoli del filosofo Giorgio Agamben, che ha espresso critiche nei confronti della gestione della pandemia. È stato demonizzato e insultato per questo, neanche fosse un blogger improvvisato. Invece parliamo di un accademico che ha insegnato in America e alla Ca’ Foscari di Venezia, di un intellettuale con una bibliografia sterminata. Io posso anche non essere d’accordo con le sue tesi, ma trovo che abbia svolto in pieno il suo ruolo di filosofo, ponendo domande legittime sul culto dei morti, sul rapporto tra scienza e religione, sulla medicina come nuova religione. La discussione sulla pandemia, in questo senso, è cruciale non solo per la pandemia in sé, ma per tutto ciò che ha comportato. Pensiamo ai bollettini delle vittime, un esempio di astrazione totale. Come si chiamavano quelle persone? Qual era la loro età? Quali malattie avevano? Quello è stato un modo sbrigativo e, mi si perdoni, violento di comunicare. A me, ad esempio, interesserebbe poter approfondire il legame tra pandemia e disastro ecologico. Da umanista lo intuisco, ma vorrei poter sentire a riguardo il parere di un climatologo o di un altro esperto di settore. Eppure, in questo caso, la scienza non è stata interpellata. Altro esempio, la prevedibilità di questa pandemia. Ha sorpreso molti, me compreso. Eppure, ora mi rendo conto di come crisi del genere fossero, invece, annunciate da anni. Basti pensare a certi metodi di trattamento degli animali destinati all’alimentazione. Mio errore, come intellettuale, non accorgermene prima. È questo che intendo per cattiva astrazione. Una visione limitata della realtà, che non consideri l’intero. Cogliere l’intero è indubbiamente complesso, ma è il ruolo dell’essere umano, ancor prima che dell’intellettuale. Per questo Hegel criticava l’intelletto astratto, il positivismo, la scienza che perde l’intero, che perde la dialettica. Ecco, dunque, che le critiche hegeliane tornano di straordinaria attualità in un’epoca che rifiuta la dialettica, che ci propone sempre e solo la nostra idea attraverso un algoritmo. In passato, peraltro, non c’era una cesura così netta tra scienziato e umanista. Prima ho citato Galileo, che fu anche un umanista eccelso. Personalmente, osservo
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dANTE AlIGHIERI con orrore il neopositivismo in cui siamo piombati. Possibile che la medicina sia la nuova religione? Se i decadenti, già a fine Ottocento, hanno messo in discussione il positivismo, davvero vogliamo tornare, nel 2021, a quel tipo di pensiero? Non siamo nemmeno originali. Peraltro, è un positivismo più aggressivo rispetto a quella di Comte, poiché informatico, digitalizzato, algoritmico appunto. Davvero non riusciamo a scorgere quanto sia miserrima l’antropologia dietro a tutto questo? Immagine 2 “Neopositvismo”. Didascalia: “La scienza è cattiva astrazione, se diventa dogma, se pretende di matematizzare la realtà come sognava Galileo”. Storicamente, però, non sono mai mancate visioni cupe di un’epoca storica da parte dei contemporanei. Non è lecito pensare che anche quella attuale saprà sviluppare degli anticorpi? A mio parere, no. L’habitus della critica al proprio tempo è certamente un topos, un luogo comune non solo tra gli intellettuali. Lo stereotipo, peraltro è doppio, perché si può invece essere convinti che la propria epoca sia la migliore possibile. Umberto Eco parlava degli apocalittici e degli integrati. Come detto in precedenza, però, bisogna anche saper contestualizzare. L’essere umano, ancor prima dell’intellettuale, dev’essere in grado d’individuare le novità di ogni tempo. I due totalitarismi del Novecento, ad esempio, sono stati un inedito nella storia del genere umano, così come le bombe atomiche. Anche in questo caso, tuttavia, si potrebbe obiettare che già in passato vi furono massacri tali da scatenare un senso di orrore simile a quello provocato dalle armi atomiche. Lei stesso ricorda come le mostruose bestie mitologiche citate nella Bibbia, quali il Leviatano o il Behemot, secondo alcune interpretazioni rappresenterebbero l’aggressivo espansionismo dell’Assiria e degli altri imperi dell’antichità. Indubbiamente. I Romani sparsero sale sulle rovine di Cartagine. La novità di oggi sta, però, nell’inedita capacità del genere umano di auto-distrug-
gersi. I Romani non potevano raggiungere il potenziale distruttivo di un’atomica. Può sembrare una considerazione da Guerra Fredda, ma le tematiche del Novecento oggi sono le stesse, seppur in forme differenti. La storia è piena di massacri, ma non furono mai organizzati su scala industriale come nella Shoah. In futuro, forse, l’Olocausto si pianificherà al computer. Anche la tecnologia è un inedito. La ruota non è tecnologia, è tecnica. La tecnologia è un’altra cosa, è un prodotto della civiltà industriale. Si pensi, poi, al tema ecologico. Quando mai i segni di un disastro climatico soni stati talmente evidenti da essere denunciati da scienziati, artisti, filosofi, teologi, persone comuni? D’altro canto, può darsi che la nostra epoca offra maggiori possibilità trasformative. Secondo l’antropologo René Girard, la nostra è contemporaneamente l’epoca peggiore e migliore possibile, perché alle inedite possibilità di distruzione si contrappone una altrettanto inedita sensibilità alle vittime, alle disabilità ecc. Io non dico che dobbiamo essere apocalittici, ma dobbiamo confrontarci con urgenze nuove e molto preoccupanti. Insegno da venticinque anni, scrivo libri da anni, lavoro da anni. Personalmente vedo che il mondo della scuola diventa sempre più alienante e burocratizzato. Vedo che il mondo del lavoro peggiora progressivamente, è sempre più faticoso, mal pagato e poco tutelato. Vedo che ai giovani viene rubato il presente, ancor prima del futuro. Questi sono grandi temi che andrebbero affrontati. Prima dicevo di come, al giorno d’oggi, sembri diventato impossibile criticar la società del mercato. Nella critica dantesca si sta facendo largo una linea di studi, che Italia ho inaugurato, che vede nelle durissime critiche di Dante a Firenze, all’usura, al fiorino la consapevolezza di una cesura storica, di un cambiamento culturale, di una nuova realtà proto-capitalista. La cupiditas, ovviamente, esiste sin da Caino o il re Mida. Ma che il capitale sia entrato al centro della realtà, che sia diventato il sistema dominante, che tutto sia considerato mercato, non è un fatto naturale. È stato un cambiamento avvenuto in un preciso
momento storico. Si può discutere sul quando e sul dove, se nella Firenze del Trecento, nella conquista dell’America, nella diffusione del calvinismo, ma non sul fatto che a un certo punto l’umanità prese questa direzione. Lo stesso Francesco d’Assisi non era certo un ingenuo. Era il figlio di un mercante, capì che un altro modello di vita era possibile, e lo mise in pratica. È una figura attualissima. Se oggi un individuo volesse vivere, ad esempio, senza essere produttivo o tecnologico, dovrebbe avere l’opportunità di proporre la sua alternativa, senza per questo essere considerato un pazzo o un troglodita.
Una full immersion in Dante Alighieri, in alcuni dei luoghi simbolo della città di Legnano. “Nel nome di Dante” è una serie di esposizioni, conferenze e iniziative che, dal 18 settembre al 21 novembre, Legnano dedica al Sommo Poeta nel settecentesimo anniversario della morte. Promosso dall’associazione Liceali sempre, organizzato dalla stessa e dal Comune di Legnano, “Nel nome di Dante” è il frutto della collaborazione con diverse realtà culturali cittadine. Famiglia Legnanese, Società Arte e Storia, Associazione Artistica Legnanese e Centro Culturale San Magno, ognuna delle quali porta il proprio contributo in termini di competenze e patrimonio culturale, alla realizzazione di un programma che si articola in tre sedi: Palazzo Leone da Perego, Famiglia Legnanese e Castello.
Sala Caironi di Villa Jucker Famiglia Legnanese dal 18 settembre al 10 ottobre Sono esposte alcune preziose edizioni illustrate della Divina Commedia, patrimonio della Famiglia Legnanese. Castello di Legnano dal 18 settembre al 17 ottobre La straordinaria ricchezza di ri-
chiami dell’universo dantesco diventa, nell’esposizione “E fu l’alba a ridestare i nostri sogni”, fonte di ispirazione per i diversi linguaggi utilizzati nei lavori di ventisei artisti dell’Associazione Artistica Legnanese.
28 ottobre alle ore 21.00 Castello di Legnano L’occhio e lo sguardo nella Divina Commedia di Dante Alighieri A cura del dott. Giuseppe Trabucchi, Primario della UO Oculistica dell’Ospedale di Legnano
CONFERENZE Le prossime conferenze in programma sono:
10 novembre ore 21.00 Basilica di San Magno I Novissimi: Inferno, Paradiso.. Purgatorio A cura del Prevosto di Legnano monsignor Angelo Cairati
15 ottobre ore 21.00 Famiglia Legnanese Fermenti culturali ed eventi storici nell’Italia di Dante e Bonvesin A cura del prof. Paolo Grillo, Docente dell’Università degli Studi di Milano 22 ottobre ore 21.00 Basilica di San Magno I versi di Dante nello specchio delle immagini A cura del Professor Valerio Vernesi, storico dell’arte per Treccani
In occasione del Dantedì dello scorso 25 marzo, giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, Gianni Vacchelli tenne a Legnano la conferenza “Dante e la saggezza: perché leggere il Poeta oggi?”. Nel corso della serata, tra i temi trattati, il professore citò alcuni esempi delle aspre critiche che, nella Divina Commedia, il poeta riservava alla società corrotta e al fiorino, inteso come moneta. Purgatorio XVI 103 ss Ben puoi veder che la mala condotta è la cagion che ’l mondo ha fatto reo, e non natura che ’n voi sia corrotta.
Ha citato Dante che, non lo ha mai nascosto, considera il suo maestro. Cosa può insegnare, invece, Raimon Panikkar, in special modo a chi, come me, ancora non lo conosceva o si avvicini per la prima volta al suo pensiero? Aveva un’intelligenza folgorante e un centro emozionale sviluppatissimo. Si commuoveva, letteralmente, citando Pico della Mirandola, un passo del Vangelo, Gandhi… Panikkar credeva nel pluralismo, criticava la globalizzazione, la cultura unica di una visione del mondo limitata al solo capitalismo, alla sola tecnologia, al solo virtuale. L’ultimo libro della sua opera omnia, “Spazio, tempo e scienza”, è di un’attualità sconvolgente. Era un eccelso oratore, infatti consiglio di approcciarlo attraverso i video, prima ancora dei libri. Aveva molto da dire sulla mistica, ma era capace di renderla accessibile e comprensibile a chiunque. Era anche un eccellente poliglotta, perché anche la lingua dev’essere pluralista. Non posso dire di essere stato un suo studente, ma ne sono stato un libero allievo, oltre che amico. Panikakr mi ha salato il sangue, ho un debito incolmabile con lui, fu un maestro di vita e di studio. Panikkar, Francesco, Dante, il Discorso della Montagna, la sapienza ebraico-cristiana, ma anche sapienze laiche e spirituali di tutto il mondo ci dicono che un cambio di coscienza è necessario, che stiamo in un passaggio d’epoca. Ha vinto Francesco? No, si dirà, ha vinto suo padre. Ma se quest’epoca non cambia, temo che perderà se’ stessa.
NEL NOME DI DANTE: DA FIRENZE A SALVADOR DALÌ
PERCORSO ESPOSITIVO Palazzo Leone da Perego dal 18 settembre al 21 novembre Oltre alla sezione su Dante e il suo tempo, con un focus sul contesto legato al nostro territorio, si potrà scoprire come nel tempo i grandi illustratori abbiano rappresentato il Giudizio Universale e la Divina Commedia. Al piano superiore del Palazzo esposizione di 100 xilografie originali della Divina Commedia interpretata da Salvador Dalì.
MalEdETTO fiORE: Il MONITO dI dANTE
Orario delle sedi espositive: sabato e domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 19. Accesso contingentato con obbligo di green pass Informazioni e prenotazioni per visite guidate e gruppi: tel 0331 925575, mail segr.cultura@legnano.org
A parlare è il cortigiano Marco Lombardo, che Dante incontra nella terza cornice del Purgatorio, quella degli iracondi. Pur riservando un tremendo “schiaffo morale” alla società, Lombardo le offre anche un motivo di speranza, fa notare Vacchelli: l’uomo non è per sua natura fatto per la negatività e la corruzione, ma agisce così per le scelte che ha compiuto. Paradiso IX 127 ss La tua città, che di colui è pianta che pria volse le spalle al suo fattore e di cui è la ’nvidia tanto pianta, produce e spande il maladetto fiore c’ha disvïate le pecore e li agni, però che fatto ha lupo del pastore. Il vescovo Folchetto da Marsiglia, che Dante incontra nel IX canto del Paradiso, nel cielo di Venere, arriva a descrivere Firenze come nata dal seme di Lucifero. Città, a sua volta, generatrice del “maledetto fiore”, ossia il fiorino, che corrompe persino l’uomo comune e tramuta il pastore in lupo. E genera invidia. Anche per invidia Dante fu esiliato, commenta Vacchelli, come noi al giorno d’oggi spesso invidiamo i privilegiati. Un mondo rancoroso, corrotto. Dante era un reazionario? Un radicale? No, risponde il dantista. Dante vedeva con lucidità i rischi del suo tempo e ciò che avrebbe comportato una società che faccia di sé stessa lupa, cupiditas.
Purgatorio XVI, l’incontro di Dante e Virgilio con Marco Lombardo (Gustave Doré).
Illustre, cardinale, regale e curiale: gli attributi del volgare italiano letterario secondo Dante ILLUSTRE "Invero, quando usiamo il termine “illustre” intendiamo qualcosa che diffonde luce e che, investito dalla luce, risplende chiaro su tutto: ed è a questa stregua che chiamiamo certi uomini illustri, o perché illuminati dal potere diffondono sugli altri altri una luce di giustizia e carità, o perché depositari di un alto magistero sanno altamente ammaestrare: come Seneca o Numa Pompilio". CARDINALE “E non è senza ragione che fregiamo questo volgare illustre del secondo attributo, per cui cioè si chiama cardinale. Come infatti la porta intera va dietro al cardine, in modo da volgersi anch’essa nel senso in cui il cardine si volge, sia che si pieghi verso l’interno sia che si apra verso l’esterno, così l’intero gregge dei volgari municipali si volge e rivolge, si muove e s’arresta secondo gli ordini di questo, che si mostra un vero e proprio capofamiglia”. REGALE “Quanto poi al nome di regale che gli attribuiamo, il motivo è questo, che se noi italiani avessimo una reggia, esso prenderebbe
posto in quel palazzo. Perchè se la reggia è la casa comune di tutto il regno, l’augusta reggitrice di tutte le sue parti, qualunque cosa è tale da esser comune a tutti senza appartenere in proprio a nessuno, deve necessariamente abitare nella reggia e praticarla, e non vi è altra dimora degna di un così nobile inquilino: tale veramente appare il volgare del quale parliamo. Di qui deriva che tutti coloro che frequentano le regge parlano sempre il volgare illustre; e ne deriva anche che il nostro volgare illustre se ne va pellegrino come uno straniero e trova ospitalità in umili asili, dato che noi siamo privi di una reggia”. CURIALE "Infine quel volgare va definito a buon diritto curiale, poiché la curialità non è altro che una norma ben soppesata delle azioni da compiere; e siccome la bilancia capace di soppesare in questo modo si trova d’abitudine solo nelle curie più eccelse, e viene che tutto quanto nelle nostre azioni è soppesato con esattezza, viene chiamato curiale".
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TECNOlOGIA
Il futuro? videogiochi, verde e social network… da ascoltare Che rapporto avete con la città di Legnano? Avete mai organizzato o seguito eventi locali? Ci piacerebbe fare di più e più spesso, ad esempio qualche torneo di videogiochi, ma ogni tanto organizziamo mini-fiere nei nostri uffici. Abbiamo già un bel rapporto col Teatro Galleria, dove si esibiscono gli youtuber da noi seguiti. Sul piano dei rapporti istituzionali, l’unica occasione è stata, purtroppo, quando nel 2017 il mio collega Bruno Gulotta fu assassinato nell’attentato di Barcellona. Il sindaco di allora (Gianbattista Fratus - n.d.r.) si dimostrò molto umano.
Intervista a Roberto Buonanno, direttore di Tom’s Hardware Italia e titolare del gruppo editoriale 3Labs
“
La missione che ci prefiggiamo è promuovere un rapporto sano con la tecnologia: approcciarla senza timore, senza diventarne schiavi
Qualche azienda o nome locale che si sia distinto? Allargando lo sguardo al territorio, sicuramente la Reti S.p.A o la Eolo di Busto Arsizio. Hanno sedi avveniristiche, sembrano Google. Com’è cambiata Tom’s Hardware Italia, dal 2003 a oggi? Anzitutto sottolineo che, più che di Tom’s Hardware, sia più corretto parlare di 3Labs, cioè il gruppo editoriale che riunisce l’intera flotta di siti specializzati. Covid a parte, la più grande trasformazione per noi è stata quando, otto anni fa, ci siamo aperti al ramo degli youtuber, diventando per loro dei veri agenti. Com’è mutato, invece, il rapporto degli italiani con la tecnologia? Hanno sempre un po’ di timore. Non parlo dei giovani che, non c’è neanche da chiederlo, sono praticamente nati con la tecnologia. Vedo, però, un gap pazzesco tra loro, che forse esagerano entrando troppo in simbiosi con gli smartphone, e i loro padri o nonni che si dicono fieramente contrari, come se fosse il male assoluto. La missione che ci prefiggiamo è promuovere un rapporto sano con la tecnologia: approcciarla senza timore, senza diventarne schiavi. In fondo è una questione di contestualizzazione. Una volta si usavano le stufe a legna, poi arrivarono i termosifoni e oggi si parla di domotica, la gestione automatizzata della casa. Ecco, questa invece è un’innovazione che non mi fa impazzire. Io, per dire, spengo il wi-fi di notte perché, pur conoscendo ricerche in proposito, non so che effetti possa avere. Se nemmeno ci muoviamo per sistemare casa o alzare le tapparelle, come faremo i famosi 10.000 passi al giorno? Per me un buon esempio di sana tecnologia è proprio quella che aiuta chi, invece, abbia problemi di mobilità. Qualcosa difficile da spiegare a chi, per età o inclinazione, non lo viva in prima persona, è la rilevanza dei videogiochi sui ragazzi, dal linguaggio che utilizzano alla loro socialità. E per chi creda solo ai numeri, ho letto che il fatturato del “gaming” quest’anno ha superato quello, aggregato, di cinema e musica… Credo che lo superi da tempo. Pensi che anche solo quei giochetti da nulla scaricati gratuitamente sui cellulari producono milioni di euro al gior-
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Roberto Buonanno, titolare di 3Labs e Tom’s Hardware Italia.
no, o al minuto. I ragazzi videogiocano in ogni caso, piaccia o non piaccia, come per me la passione era il biliardo o per i nonni il pallone. L’avvento degli e-sports, i videogames giocati a livello agonistico e, soprattutto, professionistico, ha portato valori quali fare squadra, allenarsi, studiare statistiche. Tutto questo stimola nei ragazzi la competizione, ma anche la
socialità. I ragazzi escono, vanno nei locali dedicati, vanno ai tornei, vanno nei teatri, si appassionano nelle arene e alle fiere: il nostro padiglione al Lucca Comics era di 1000 m2, stracolmo, ma è così anche alla Games Week di Milano, al Gamescom di Colonia e così via. Accennavi agli sport elettronici, una definizione non sempre
accettata. Ho seguito sin da subito la squadra dei Samsung Morning Stars e, credetemi, si allenano da veri sportivi professionisti. Hanno un mental coach, una palestra, devono curare l’alimentazione, perché la verità è che non è accettabile che si presentino fuori forma. Sono pagati per fare quello che fanno. È un mondo che non deve far paura,
Fatturato da record per i videogiochi
Se c’è un mercato che non ha sentito crisi a causa del Covid-19, è certamente quello dei videogames. Già il dicembre scorso, uno studio di International Data Corporation prevedeva che il settore avrebbe chiuso il 2020 superando il dato aggregato di cinema e sport, tra i più sofferenti per le chiusure causa pandemia. Ma il mercato videoludico è andato oltre e nell’aprile scorso un’altra società, Growth Capital, ha registrato ricavi record del settore per 175 miliardi di dollari nel 2020,
stiche. Nel frattempo, cresce anche il mercato professionistico degli sport elettronici, con 1 miliardo di ricavi che nel 2021 potrebbe arrivare a 1.6. Un paraPiù di quaranta milioni di canali gone con lo sport “tradizionale”? dedicati su Youtube hanno tenuto incollati gli utenti per 100 miliardi Nel 2019 il Super Bowl di football di ore di visualizzazione. Sarà americano, uno degli eventi sporinteressante scoprire se la dichia- tivi più seguiti al mondo, registrò rata volontà del governo cinese di 98 milioni di telespettatori nel mettere limitazioni all’utilizzo da mondo. Nello stesso anno, un torparte dei giovani dei videogames, neo del videogame League of definiti da Pechino “oppio spiritua- Legends toccò i 100 milioni di le”, influenzerà o meno tali stati- spettatori.
superando da solo cinema, televisione e musica. Il mondo ospita quasi 3 miliardi di giocatori, dei quali più della metà solo in Asia.
perché spinge i ragazzi a curarsi meglio. Per otto anni ho scritto di sport e l’idea di vedere i videogames alle Olimpiadi faceva orrore ai più. Ora, il perché il Cio possa aprir loro le porte a cinque cerchi è evidente… …soldi e audience. Esattamente. Quello che mi chiedo, piuttosto, è: l’industria videoludica sente davvero tutta questa necessità di far parte delle Olimpiadi? La verità è che non gliene importa nulla, è più una fissazione italiana questa. Se creassero oggi le Olimpiadi virtuali, surclasserebbero per seguito quelle “reali”. Anche l’idea di creare federazioni degli sport virtuali collegate a quelli reali, non tiene conto del fatto che il mondo dei videogiochi è in mano ai privati: siamo sicuri che la Electronic Arts, o chi per loro, accetterebbe la creazione di una federazione indipendente? Basta vedere cosa succede nel calcio, dove tra EA e FIFA c’è un gioco di forza continuo. A proposito, persino il calcio non se la passa certo bene in termini di attenzione. Soprattutto da parte dei più giovani. Il pubblico ormai è abituato ad altro, all’intrattenimento on demand: quando e dove vuole, senza giorni od orari prestabiliti. Chi ha voglia, al giorno d’oggi, di aspettare 15 minuti d’intervallo? Ma è un discorso più generale. I ragazzi oggi stanno su piattaforme online come Youtube o Twitch. La tv serve solo a installare le app su uno schermo più grande. Abbiamo parlato di videogames. Un altro settore in fortissima espansione è ovviamente quello “verde”. Quali altri settori vedranno una crescita simile, nel prossimo futuro? Certamente i social network. Quella delle reti sociali per influencer è una frontiera al pari di quella green. Si pensi a Clubhouse, l’app che usa soli messaggi vocali. Se e quali sviluppi avrà, è ancora tutto da scoprire, ma in pochi giorni ne hanno parlato tutti. Hai anticipato l’ultimo tema che intendevo trattare. Parrebbe che stiamo passando dall’epoca delle immagini a una caratterizzata più dall’audio. Più in generale, mi sembra che preferiamo ascoltare quello che ci interessa mentre facciamo altro, piuttosto che stare fermi a guardare un video. È così? Penso sia una sensazione corretta. Una svolta importante viene da Apple che ha aperto la possibilità di fare dei podcast un’attività con cui guadagnare. Vedo che i ragazzi oggi, più che guardare, ascoltano. L’audio, certamente, oggi è importante.
3Labs s.r.l Viale Bianca Maria, 3 20122 Milano
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GIURISPRUdENZA
La diffamazione attraverso l’utilizzo dei social media Affidiamo all’esperienza di un avvocato la trattazione di un reato, spesso sottovalutato, che coinvolge anche minorenni e può avere conseguenze pesanti per chi lo commetta la sentenza n. 40083, pubblicata in data 6 settembre 2018. La stessa, infatti, afferma che la condivisione di contenuti diffamatori con più persone sul social network denominato Facebook, in particolare attraverso la “bacheca” di un utente visualizzabile da tutti coloro che abbiano accesso all’anzidetto profilo, costituisca diffamazione aggravata. La motivazione è che la pubblicazione di contenuti attraverso i social network rappresenta senza dubbio una forma di “comunicazione con più persone” e, pertanto, corrisponde perfettamente alla fattispecie delineata dall’art. 595, III comma, Cp. Tale condotta diffamatoria risulta sicuramente idonea a raggiungere un numero indefinito e numericamente considerevole di persone, a prescindere dal fatto che tra queste vi sia o meno anche il “destinatario” delle espressioni offensive.
■ I social media sono un mezzo attraverso cui molti ritengono di avere una sorta d’immunità. Un mondo dove tutto è consentito e in cui si possono scaricare la propria rabbia e il bisogno di apparire a tutti i costi. Il Web dev’essere, invece, approcciato tenendo conto della legislazione vigente - sia per quanto riguarda la responsabilità civile, sia per quella penale - che in questo caso risulta persino aggravata, constatata la capacità dei social di raggiungere un numero elevatissimo di persone.
La giurisprudenza, per esempio, ha considerato il profilo Facebook quale luogo aperto al pubblico, in considerazione del fatto che l’accesso risulta consentito a tutti gli utilizzatori del predetto social network (Cass. 37596/2014). E proprio di diffamazione aggravata si è di recente occupata la Corte di Cassazione, V Sezione penale, con
Un esempio emblematico di diffamazione tramite social network, trattato dal nostro studio, è stato il caso di utenti iscritti ai gruppi “sei della città di … se”.
“
In essi, talvolta gli utenti esprimono pareri nei confronti di persone, professionisti, oppure aziende con connotati chiaramente diffamatori. La circostanza che, peraltro, sfugge a questi utilizzatori dei social è che proprio l’elevatissimo numero di persone iscritte a questa tipologia di gruppi (contano migliaia di iscritti) comporta una maggiore gravità dell’atto diffamatorio.
Il web dev’essere, invece, approcciato tenendo conto della legislazione vigente
”
Circostanza determinante sia sotto il profilo dell’entità della pena che può essere inflitta dal tribunale, sia sotto l’altro profilo dell’entità del risarcimento danni da pagare alla persona offesa. In poche parole, per un commento su una pagina Internet, si rischia di dover subire gravissime conseguenze.
Fabio Manfré, avvocato del Foro di Milano con studio anche in Legnano.
La diffamazione da parte di minorenni ■ Un'altra situazione molto sottovalutata è quella della commissione del reato di diffamazione da parte di minorenni, per i quali, è il caso di ricordare, rispondono i genitori per il risarcimento del danno da versare alla persona offesa. Il minore risponde personalmente del reato solo se imputabile in base all’art. 97 del Codice Penale: non è imputabile chi, al momento della commissione del reato, non abbia compiuto i 14 anni.
Ma la questione che in molti casi ci ha lascito basiti è che alcuni minori, anche dell’età di 10-12 anni, sono in possesso di cellulari di ultima generazione, senza nessun controllo da parte dei genitori.
A parte il rischio, per questi ragazzi, di cadere nelle trappole di malintenzionati, il fatto che abbiano a disposizione uno strumento di comunicazione potentissimo li espone alla commissione di gravi
condotte, non avendo ancora raggiunto una matura capacità di razionalizzare i propri comportamenti. Sotto questo profilo si consiglia ai genitori di svolgere periodici controlli del telefonino e/o computer affidati ai figli minori.
Chiarito che sino a quell’età si presume che i ragazzi non abbiano raggiunto una maturità psicofisica che consenta loro di distinguere in modo sufficientemente adeguato
cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, si precisa, tuttavia, che le condotte illecite dei minori sotto i 14 anni esporranno i genitori al pagamento del risarcimento del danno, anche di migliaia di euro. Nel caso specifico di minori di età compresa tra i 14 e i 18 anni, l’imputabilità va giudicata caso per caso, secondo quanto previsto dall’art. 98 del codice penale. Il giudice dovrà, dunque, appurare
la concreta capacità di intendere e di volere del minore di anni 18 al momento in cui abbia commesso il fatto. In caso di mancanza di tale capacità, il minore non è punibile.
Nel diverso caso in cui il minore di anni 18 sia capace di intendere e di volere al momento della commissione del fatto, esso viene considerato punibile, ma la sua pena sarà diminuita rispetto a quella prevista dalla legge per gli adulti.
Come reagire alla diffamazione ■ Ciò precisato, analizziamo quali sono gli strumenti giudiziari per reagire alla diffamazione. Innanzitutto, occorre sapere che la persona offesa, se vuole perseguire il/la responsabile della diffamazione, deve depositare la querela entro 3 mesi che decorrono dal momento in cui si è avveduto del testo pubblicato sul social network. In ambito civile, l’art. 2043 dispone che «qualunque fatto doloso o colposo che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno».
Sono stati individuati cinque livelli di gravità della diffamazione, relativi alla gravità della diffamazione posta in essere: tenue, modesta, media, elevata ed eccezionale. In particolare, in materia Gravità tenue: sono stati dettati alcuni criteri orientativi pubblicati nel 2018 dall’Osservatorio sulla Giustizia civile ovvero, assente notorietà del diffamante, di Milano, dai quali si possono ricavare le seguenti valutazioni di gravità: tenuità dell’offesa, limitata diffusione della notizia, assente risonanza mediatica, bassa intensità dell’elemento soggettivo, intervento riparatorio/rettifica del convenuto. Risarcimento: da €1.000 a €10.000. Gravità modesta: ovvero, modesta notorietà del diffamante, limitata diffusione del mezzo diffamatorio, modesta/assente risonanza mediatica, modesta intensità dell’elemento soggettivo. Risarcimento: da €11.000 a €20.000.
Se si vuole sono ottenere il risarcimento danni, ai sensi dell’art 2043 c.c, il termine entro il quale dovrà agire in giudizio è di 5 anni, ma si precisa che tale termine è di prescrizione e non di decadenza, quindi sarà sufficiente inviare una raccomandata per interrompere i termini di prescrizione. In particolare, per quanto riguarda il danno non patrimoniale, non vi sono criteri precisi per la sua quantificazione, pertanto occorre considerare una serie di indici individuati dalla giurisprudenza, tra i quali: il tipo di diffamazione, l’intensità del dolo del diffamante (dolo generico, dolo eventuale, colpa), la diffusione del mezzo di comunicazione utilizzato, la notorietà del diffamante e del diffamato, la frequenza delle condotte diffamatorie, la sofferenza psichica e il turbamento dell’animo dell’offeso, il tipo e la rilevanza delle conseguenze dannose prodotte, eventuali condotte riparatorie o rettifiche successive, il tempo trascorso tra il fatto e il processo.
Gravità media: ovvero media notorietà del diffamante, gravità delle offese attribuite al diffamato (sia sul piano personale che professionale), media/significativa diffusione del mezzo diffamatorio. Natura eventuale del dolo. Risarcimento: da €21.000 a €30.000. Gravità elevata:
La diffamazione via social network e le sue possibili conseguenze legali
Chiariamo, inoltre, che qualora la Procura della Repubblica esercitasse l’azione penale nei confronti del responsabile della diffamazione, la persona offesa dal reato potrebbe costituirsi parte civile nel processo penale e quindi richiedere i danni in tale sede. In conclusione, va considerato che i social net-
work non costituiscono un ambito esente da responsabilità civile e penale. Anzi, le condotte sono considerate più gravi. Pertanto, alle persone offese dal reato si consiglia di rivolgersi ad un legale per poter predisporre la migliore azione difensiva per la più efficace tutela.
ovvero: elevata notorietà del diffamante, uno o più episodi diffamatori di ampia diffusione, notevole gravità del discredito ed eventuale rilevanza penale/disciplinare dei fatti attribuiti al diffamato, elevato pregiudizio al diffamato, risonanza mediatica della diffamazione, elevata intensità dell’elemento soggettivo. Risarcimento: da €31.000 a €50.000. Gravità eccezionale: Risarcimento: più di € 50.000,00