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introduzione Christopher, il prestigiatore

introduzione

Christopher, il prestigiatore

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«Qual è la forma più flessibile di un parassita? Un’idea... Un’idea ha il potere di costruire una città, di cambiare il mondo e di riscriverne le regole». Christopher Nolan

Se esiste un regista mainstream che più di tutti ha polarizzato l’opinione pubblica, quello è proprio Christopher Nolan, prestigiatore della macchina da presa capace di suscitare ammirazione e sgomento con racconti intricati, cerebrali matrioske epistemologiche su ricerca del sé e manipolazione della linearità. Che si tratti della monumentale trilogia sul Cavaliere Oscuro (20052012) o delle apocalittiche visioni di Inception (2010) e Interstellar (2014), il cinema di Nolan è garanzia di grande evento in sala, remunerativo per gli studios e avvincente per la platea; persino i detrattori più tenaci del regista ne riconoscono il perfetto connubio di vivace personalità stilistica e mentalità industriale. Malgrado l’ingegnosità narrativa dei suoi rompicapi cinematografici, Nolan è pur sempre un intrattenitore di lusso, e ogni volta cura emotività e spettacolarità su vasta scala, alzando continuamente l’asticella di una grandeur sempre più ambiziosa, quasi come se ci si trovasse davanti a film di Michael Mann (Collateral, 2004) diretti con il tocco possente di Terrence Malick (La sottile linea rossa, 1998).

Christopher nasce il 30 luglio 1970 in Inghilterra, mezzano di tre figli. Il padre è un dirigente pubblicitario britannico, la madre un’insegnante americana. L’infanzia è trascorsa in tranquillità tra Chicago e la nativa Londra, dove il giovane frequenta il collegio infantile di Haileybury. Il primo approccio con il mondo del cinema è precoce; la visione di capolavori visionari come Guerre Stellari (George Lucas, 1977) e Blade Runner (Ridley Scott, 1982) lo spinge a girare cortometraggi amatoriali con la fotocamera Super-8 paterna, con protagonisti i giocattoli e i peluche della sua collezione, già esemplificativi dell’immaginazione di Nolan nel concepimento di complessi intrighi narrativi.

Christopher Nolan sul set di Batman Begins, Warner Bros. Pictures (2005). Tutti i diritti riservati.

Dopo aver studiato letteratura inglese all’University College di Londra, si fa le ossa a suon di video aziendali, e nel frattempo inizia a dare forma al suo pedigree di autore non convenzionale. Assieme alla compagna di studi e futura moglie Emma Thomas, Christopher fonda una società cinematografica indipendente presso il campus universitario, grazie alla quale realizza il corto Tarantella (1989), andato in onda poi sulla televisione inglese. La difficoltà nel farsi assumere da studios locali incendia l’animo indipendente del filmmaker, il cui successivo lavoro è il corto in 16 mm Doodlebug (1997), girato in un bianco e nero sgranato e incentrato su un uomo a caccia di un insetto (in realtà versione minuscola di sé stesso). È un’opera angusta ma straordinariamente dinamica, limpida annunciazione della futura inventiva nolaniana. Nel giro di un anno il filmmakeringlese realizza il suo primo lungometraggio, Following (1998), cupa favola sulla ricerca dell’ispirazione che riscuote un buon successo presso numerosi festival, aprendogli le porte di Hollywood. Il film della svolta è Memento (2000) con Guy Pearce e CarrieAnn Moss, adattamento di un destabilizzante racconto scritto da Jonathan, fratello minore e assiduo collaboratore del regista. L’innovativa rappresentazione di una memoria frammentata, ricostruita da un montaggio in ordine inverso, ha fatto urlare la critica al capolavoro, tant’è che non è tardata una nomination all’Oscar come Miglior Sceneggiatura Originale nell’anno di Gosford Park (Robert Altman, 2001). La repentina ascesa di Nolan al potere della macchina hollywoodiana prosegue con Insomnia (2002), un poliziesco ambientato tra i ghiacci dell’Alaska che, pur contrapponendo i due divi Al Pacino e Robin Williams, passa relativamente inosservato. L’atteso blockbuster supereroistico Batman Begins (2005) permette un maggior avvicinamento al pubblico, e conduce a definitiva rappresentazione l’antieroismo crepuscolare in stile noir tipico dell’autore. L’analisi di una struttura urbana moralmente decaduta ha un ottimo successo, aprendo la pista a due ottimi seguiti (rispettivamente Il Cavaliere Oscuro del 2008 e Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno del 2012) e a un modo più realistico e introspettivo di affrontare le grandi figure pop. Tra un film di Batman e l’altro, Nolan si dedica a progetti ben più personali, come l’ottima storia d’illusionismo vittoriano The Prestige (2006) e l’affascinante racconto di spionaggio onirico Inception (2010) con Leonardo DiCaprio. Tutti questi film e in special modo Inception, sono stati grandi successi di pubblico e critica, e hanno cementificato la reputazione di Nolan come uno dei più interessanti registi anglofoni della sua generazione.

Le ultime tre controverse opere del cineasta manifestano le proporzioni delle ambizioni di un autore ormai completo e maturo, determinato a lasciare la sua impronta in generi ormai usurati: Interstellar (2014) è un mastodontico dramma fantascientifico sulla ricerca di nuovo inizio per la Terra devastata da guerre e carestie; Dunkirk (2017) invece s’appropinqua agli stilemi del thriller d’azione teso e minimale per narrare l’evacuazione delle truppe britanniche dal fronte francese durante l’invasione hitleriana. Nel 2020, Nolan scrive e dirige Tenet, altra fusione di spy-story e fantascienza quantistica che sublima la sua ossessione per la malleabilità temporale, ricordato soprattutto per esser stato il primo grande film-evento nell’era del Covid-19.

Christopher Nolan sul set di Dunkirk, Warner Bros. Pictures (2017). Tutti i diritti riservati.

Dedicando al corpus nolaniano anche solo una visione aerea, si possono evidenziare numerosi marchi di fabbrica che si discostano dall’imperante, spersonalizzante modus operandi hollywoodiano. Il primo è la già citata narrazione non lineare, spesso ricreata tramite l’uso del flashback e strumentalizzata per instillare tensione nell’attesa di scene rivelatorie: in film come Memento, Tenet e (anche se in misura minore) Batman Begins, il “riavvolgimento” temporale di specifiche scene crea un ponte empatico con il disorientamento dei personaggi e, cosa più importante, dà di volta in volta un peso o un significato nuovi alle loro scelte morali. L’espressione dello stravolgimento narrativo che si allinea al contenuto tocca però l’apice in Dunkirk, dove l’intrecciarsi di tre distinte linee spazio-temporali esaltano l’impatto orrorifico di altrettanti modi di sopravvivere a un’azione di guerra; quando Nolan decide di non manipolare la linearità, è invece la tecnica del montaggio parallelo di più eventi simultanei a ricreare le temperature emotive appena citate. Questa precisa orchestrazione del racconto si collega alla declinazione del tema del “tempo” quale contenitore della memoria (Memento), ideale punto di riferimento morale (Insomnia), o impalpabile nemico su cui è necessario avere la meglio al fine di preservare la civiltà (Il Cavaliere Oscuro). Una volta spostatosi dall’indipendenza pura alle grandi major, il cinema di Nolan si è evoluto in spettacolo su vasta scala; a ciò ha sicuramente giovato la ricca partnership con il compositore tedesco Hans Zimmer (Il Re Leone, 1994), noto ai più per il taglio muscolare e fiammeggiante delle proprie colonne sonore. Di film in film, il regista londinese si è sempre battuto affinché la sua freschezza immaginifica garantisse al pubblico intuizioni innovative, che rigenerano gli ambiti collaudati del noir e della fantascienza. Protagonista assoluta di Memento, ad esempio, è la storia stessa, dipanata con un’attenzione per il colpo di scena estremamente immersivo, pur partendo da un concept di base poco originale. The Prestige attinge dalla più classica rivalità tra doppi, svoltando inaspettatamente in un viaggio nei misteri delle meccaniche quantistiche. E ancora, la trilogia di Batman sviscera le contraddizioni e le paure della modernità attraverso il pretesto della decostruzione supereroistica, plausibile e priva di sfumature fantastiche. In Interstellar, il topos del viaggio spaziale di scoperta conseguente all’apocalisse avvia invece un’esplorazione della paternità trascendente le leggi fisiche. Malgrado la ricerca dell’originalità (la preparazione delle sceneggiature si accompagna a rigorose ricerche su fisica quantistica, meccaniche belliche, sfaccettature letterarie), talvolta i film nolaniani vengono tacciati di presunzione e eccessiva volontà di stupire a ogni costo con furbe scorciatoie narrative o inaspettati deus ex machina,

difetti che il filmmaker riesce comunque a smussare grazie alla sua affascinante mise-en-scène. Lo spettro di argomenti affrontato da Nolan è ciò che molto spesso si tende a sottovalutare. La tensione alla speranza, la riscoperta di sé, l’incisività della verità in mondi disillusi e le molteplici sfumature dell’amore che rifiutano le incertezze metafisiche regalano numerosi livelli di profondità ai singoli film. Inoltre, la presenza di finali generalmente ambigui è una costante che lascia ampio raggio all’interpretazione dello spettatore: l’esempio più celebre lo rappresenta Inception, dove un semplice oggetto di scena quale è una trottola apre uno spiraglio agrodolce e inquieto all’interno di un film già di per sé sconcertante. Un altro segnale di allontanamento dall’ortodossia hollywoodiana è il ripudio nolaniano della digitalizzazione; se non costretto dalla necessità, il filmmaker predilige la celluloide o gli effetti speciali pratici a vantaggio di una tangibilità ormai rara nell’odierno ambito action.

Christopher Nolan sul set di Tenet, Warner Bros. Pictures (2020). Tutti i diritti riservati.

Persino in Inception e Interstellar, dove una buona parte delle scene è ricreata al computer, sequenze impressionanti come quelle del corridoio rotante e del pianeta di ghiaccio hanno orgogliosamente rifiutato il rischio della piattezza di un green screen. Qualcuno può sostenere che le opere di Nolan suonino troppo fredde e cerebrali, come progettate da un’intelligenza artificiale, ma forse è proprio questo che le rende così coinvolgenti. Attraverso i suoi astuti trucchi narrativi, Nolan è un maestro abile nel ripensare il blockbuster americano e nello stuzzicare profondi interrogativi. Quando il cinema d’intrattenimento riesce a essere così divertente e acuto, non deve sorprendere l’entusiasmo di pubblico e addetti ai lavori.

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