Foto Trintinaglia - Borgo Valsugana
INTERVISTA ESCLUSIV A
a LUIGI
DI MAIO
Vicepresidente della Camer a dei Deputati
IL TESINO E GLI SCHÜTZEN
LA VALSU GAN A IL GRANDE SET SPECIALE
SPOSI pag. 39 - 51
Cari inserzionisti Non è uso che un agente commerciale scriva una lettera aperta al giornale con il quale collabora. Io, però, lo faccio per esprimere a tutti Voi la mia riconoscenza perchè sin dal primo numero avete condiviso e sostenuto il nostro magazine. Inizialmente, ecco il motivo della mia gratitudine, quando Vi proponevo la possibilità di utilizzare spazi pubblicitari lo avete fatto solo e solamente fidandoVi delle mie parole, specialmente quando elencavo le potenzialità informative e comunicative di Valsugana News, un periodico gratuito che per i contenuti giornalistici, l’impaginazione, la tiratura e il tipo di carta usata, al momento non ha eguali nelle nostre zone. Da subito avete appoggiato con le vostre inserzioni il “nostro” periodico esternando poi, dopo solo cinque numeri, il vostro apprezzamento per quanto tutta la redazione era riuscita e riesce a fare. Ecco perché, in questa mia lettera, desidero rivolgerVi un sentito “grazie” per la fiducia e la stima accordatami, sottolineando, caso mai ce ne fosse bisogno, l’importante presenza degli inserzionisti in un qualsiasi giornale, specialmente se gratuito. E grazie rivolgo anche ai moltissimi affezionati lettori che sempre di più e con crescente interesse dimostrano di gradire Valsugana News. Eleonora Oss Emer
L’EDITORIALE
grazie
A TUTTI UN SENTITO
di Armando Munaò
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inque mesi e cinque numeri appena e già il nostro Valsugana News è entrato nelle case dei valsuganotti attirando, piacevolmente, l' interesse e l'attenzione sia degli inserzionisti che dei lettori. E tutti, giornalmente, con i loro apprezzamenti, dimostrano, sempre di più, di gradire il nostro giornale e i suoi contenuti. Un periodico, il nostro, che al suo interno pubblica non sono notizie e cronache che riguardano la quotidianità della nostra zona, ma anche fatti opinioni, interviste e problematiche varie, sia locali che provinciali, regionali e nazionali, integrate da rubriche specifiche dai diversi e molteplici contenuti. A loro, ai lettori un sentito grazie e la nostra riconoscenza, specialmente agli inserzionisti che con la loro “fattiva” partecipazione pubblicitaria hanno sostenuto e sostengono Valsugana News. A tal proposito un doveroso pensiero e un “sentito” grazie agli agenti commerciali per la passione, e la professionalità che quotidianamente dimostrano nell’espletare questo non facile impegno. Ci sono però un terzo e quarto elemento, a cui desidero rivolgere questo mio scrivere e senza i quali avremmo certamente fatto poca strada non ottenendo gli odierni risultati: i nostri preziosi collaboratori ovvero i giornalisti e coloro i quali si sono assunti il non facile compito dell'impaginazione grafica e pubblicitaria. Bravi, veramente bravi. I primi perché con il loro scrivere, i loro articoli e le competenti opinioni, hanno saputo attrarre i lettori di qualsiasi ceto ed estrazione sociale. E lo hanno fatto con un linguaggio semplice, interessante e da tutti comprensibile, evidenziando i particolari e significativi aspetti delle nostre comunità e della nostra quotidianità. I secondi perché, con preparazione, competenza, originalità e fantasia, hanno realizzato un prodotto editoriale come pochi, piacevole a vedersi, ma soprattutto a leggersi. E per ultimo, ma non meno importante, un grazie al nostro distributore che con puntigliosa meticolosità provvede, puntualmente, a far giungere Valsugana News in tutti i comuni della Valsugana, Tesino, Pinetano e Vigolana compresi. A tutti un sentito GRAZIE
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IL SOMMARIO L’editoriale ...................................................3 Le interviste impossibili...............................23 Il paperone della Valsugana ........................26 Il Valore dello sport ....................................28 La fiera degli sposi .....................................35 L’interruzione della gravidanza Le conseguenze .........................................36 SPECIALE SPOSI ........................................39 L’avvocato risponde ....................................52 Lettere al direttore .....................................54 Le cronache ...............................................56 Scrivere il calligrafia....................................60 Le scuole della Valsugana ...........................62 Le cronache ...............................................65 Dimagrire - Il Metodo Zangirolami ...............72 Le cronache ...............................................74 Moda oggi .................................................77 I giovani e le problematiche Intervista alla dott.ssa Fratini ......................78
ANNO I – N° 6 – OTTOBRE 2015
INTERVISTA ESCLUSIVA a LUIGI DI MAIO Vicepresidente della Camera dei Deputati
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La Valsugana Il Grande set
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Benessere & Salute ....................................80 Il made in Italy ..........................................82 Girovagando – La Spagna ...........................82 ASTRONOMIA-ASTROLOGIA La Bilancia .......84 Le brevi .....................................................86
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DIRETTORE Cristina Dellamaria DIRETTORE RESPONSABILE Armando Munao’ - 333 2815103 VICEDIRETTORE Roberto Paccher COORDINAMENTO EDITORIALE Enrico Coser COORDINAMENTO PUBBLICITARIO Cristina Dellamaria - 347 6475297 COLLABORATORI Luisa Bortolotti - Erica Zanghellini - Aldo Gravino Mario Pacher - Franco Zadra - Laura Fratini Francesca Schraffl - Alessandro Voltolini Chiara Paoli - Tiziana Margoni Patrizia Rapposelli - Zeno Perinelli - Adelina Valcanover CONSULENZA MEDICO - SCIENTIFICA Dott.ssa Cinzia Sollazzo - Dott. Alfonso Piazza Dott. Giovanni Donghia - Dott. Marco Rigo EDITORE Edizione Printed srl Viale Vicenza, 1 - Borgo Valsugana IMPAGINAZIONE, GRAFICA Grafiche Futura STAMPA Grafiche Futura www.valsugananews.com info@valsugananews.com Registrazione del Tribunale di Trento: nr. 4 del 16/04/2015 Tiratura n° 7.000 copie Distribuzione: tutti i Comuni della Alta e Bassa Valsugana, Tesino, Pinetano e Vigolana compresi COPYRIGHT - Tutti i diritti di stampa riservati Tutti i testi, articoli, interviste, fotografie, disegni e pubblicità, pubblicati nella pagine di VALSUGANA NEWS e sugli Speciali di VALSUGANA NEWS sono coperti da copyright EDIZIONI PRINTED e quindi, senza l’autorizzazione scritta del Direttore, del Direttore Responsabile o dell’Editore è vietata la riproduzione o la pubblicazione, sia parziale che totale, su qualsiasi supporto o forma. Gli inserzionisti che volessero usufruire delle loro inserzioni, per altri giornali o altre pubblicazioni, possono farlo richiedendo l’autorizzazione scritta all’Editore, Direttore Responsabile o Direttore. Quanto sopra specificato non riguarda gli inserzionisti che, utilizzando propri studi o agenzie grafiche, hanno prodotto in proprio e quindi fatta pervenire, a EDIZIONI PRINTED, le loro pubblicità, le loro immagini i loro testi o articoli. Per quanto sopra EDIZIONI PRINTED si riserva il diritto di adire le vie legali per di tutelare, nelle opportune sedi, i propri interessi e la propria immagine.
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LUIGI DI MAIO, la faccia pulita della politica
Una ragazzo del '86 che alcuni annoverano tra i propri compagni di banco, con una carriera politica probabilmente impensabile e impossibile prima dell'avvento del Movimento 5 Stelle. Una politica che sembra aver ritrovato lo smalto delle origini, tornando a rappresentare un'attrattiva per i giovani che piuttosto vengono dipinti come “sdraiati”, stando al bel romanzo di Michele Serra. Luigi non corrisponde a questo cliche sconfortante. Simpatico, dinamico, sembra bucare lo schermo quando appare in Tv. Gli abbiamo chiesto di raccontarci il suo avvicinamento alla politica.
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Mi sono avvicinato alla politica come è successo per tutti i ragazzi, al liceo. Lì ho compreso come, impegnarsi per il bene comune sia un atto di responsabilità verso la comunità in cui viviamo. Ho portato avanti la battaglia per la costruzione di un nuovo edificio scolastico. Io e miei compagni studiavamo in un appartamento adattato a scuola. È stata una battaglia lunga e difficile che però mi ha insegnato che per essere considerato interlocutore serio bisogna essere seri e rispettosi verso il tuo interlocutore. Abbiamo ottenuto la costruzione della scuola perché i professori e il dirigente scolastico avevano capito che la nostra non era una scusa per fare festa. Era un'esigenza reale. Le nostre manifestazioni di protesta le abbiamo fatte tutte fuori dall'orario delle lezioni. Il mio cammino politico è iniziato lì a Pomigliano d'Arco, in provincia di Napoli, per proseguire a Giurisprudenza dove con un amico del liceo abbiamo creato l'associazione degli studentigiurisprudenza.it.
di Franco Zadra Nostra intervista ESCLUSIVA al Vicepresidente della Camera dei Deputati Ho compreso allora le dinamiche di un'assemblea elettiva e come sia importante gestire con oggettività la cosa pubblica. Nel 2009 mi sono iscritto al sito amici di Beppegrillo, l'anno dopo abbiamo partecipato alle elezioni comunali e da lì al Parlamento la storia la conoscete già. Il Movimento 5 stelle avrà sempre un grande merito: l'aver consentito per la prima volta l'ingresso in Parlamento a persone lontane anni luce dalle segreterie di partito. Una linfa vitale per la nostra democrazia». Ma che cosa vuol dire per mettere al centro delle politiche pubbliche la persona e non più gli affari? C'è un certo pregiudizio nei confronti della politica? La politica (quella degli altri) è una cosa sporca? «Non lo dice Di Maio e neanche il Movimento 5 Stelle, ma lo spiega direttamente la parola “politica”. La politica non è occuparsi degli affari propri con i soldi dei cittadini. La Politica è occuparsi dei cittadini, il Movimento 5 stelle vuole
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Luigi di Maio è nato ad Avellino, il 6 luglio 1986 - Giornalista pubblicista. È stato eletto alla Camera dei Deputati con il MOVIMENTO 5 STELLE. Iscritto al gruppo parlamentare MOVIMENTO 5 STELLE dal 19 marzo 2013. Dal 21 marzo 2013 è Vicepresidente della Camera dei Deputati e dal 17 luglio 2013 è Presidente del Comitato di Vigilanza sull'attività di Documentazione È membro Componente della XIV COMMISSIONE (politiche dell'unione europea) (dal 7 maggio 2013), dell’Ufficio di Presidenza (dal 21 marzo 2013) e del Comitato di Vigilanza sull'attività di Documentazione (dal 17 luglio 2013) che si torni a mettere al centro dell'agire politico il cittadino. Per questo proponiamo il reddito di cittadinanza. Una misura che è incentrata sulla persona, tutela i diritti sanciti dalla Costituzione e concede al paese il tempo per agganciare la ripresa. È il volano per rilanciare il Paese». Vuoi approfondire il concetto di reddito di cittadinanza? «È semplice. Lo Stato garantisce un reddito (780 euro) a chi è senza lavoro o lo ha perso. Chi riceve il Reddito di Cittadinanza si impegna a non rifiutare le proposte lavorative che i Servizi per l'Impiego gli offrono; a realizzare per alcune ore a settimana, lavori di pubblica utilità, dopo il terzo rifiuto si perde il diritto al reddito. Questa misura consente di far ripartire l'economia e di rendere più flessibile il mercato del lavoro. Oggi molti non lasciano un lavoro sottopagato perché non vedono alter-
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native. Così possono ricollocarsi senza l'affanno del lavoro a tutti i costi”. Se diventasse presidente del Consiglio, che cosa cambierebbe da subito? E concretamente? «Devo correggere questa domanda. Quella giusta è “se il Movimento 5 stelle riuscirà ad andare al Governo cosa faremo?”. Faremo, nei primi 100 giorni il reddito di cittadinanza, abbiamo una proposta di legge depositata con tutte le coperture finanziarie, con queste faremo ripartire il paese. Poi taglieremo i milioni di euro di sprechi di cui si nutrono Ministeri e strutture statali e parastatali. Punteremo sulla Green Economy e sul recupero del nostro territorio, avvieremo un piano per rendere conveniente e facile investire in Italia, in breve, costruiremo con gli italiani un'Italia diversa, più sana, più ricca più equa”.
Che cosa pensa della "Buona scuola"? Quale sarebbe la Buona Scuola di Di Maio? «La Buona Scuola, di buono ha solo il nome e forse neanche. È un Piano che ha stravolto la vita a migliaia di persone che sono state costrette ad abbandonare la loro casa, magari a 50 anni e passa, per non perdere un lavoro che hanno fatto da precari per oltre 20 anni. Non ha neanche rispettato i numeri delle stabilizzazioni, da 120.000 annunciate a poco meno di 60.000. Sarebbe bastato un po' di buon senso per evitare questa lacerazione del tessuto sociale italiano, ma il Governo si preoccupa solo dei suoi annunci, il buon senso non gli appartiene, non concepisce la Scuola come la fucina delle menti future ma come un serbatoio di voti in cui attingere. Gli italiani lo hanno scoperto e nelle scuole c'è un clima rovente contro il Governo. La nostra proposta per la scuola è incentrata sui
ragazzi e sulla ripartizione territoriale delle cattedre. Perché spostare un insegnante di musica da Palermo a Cuneo e uno da Torino a Palermo? Il palermitano deve restare a Palermo e il Torinese può trasferirsi a Cuneo».
gliano d'Arco, la mia città, è una comunità operosa incessantemente al lavoro per il bene del paese, a Roma magari è più ingessata per motivi di etichetta, ma quando c'è da lottare non c'è cravatta e giacca che tenga».
C'è stato un momento nella storia del M5S in cui alcuni opinionisti (Augias e altri) lo avevano accostato al fascismo... Esistono motivi per un'autocritica o Lei respinge totalmente al mittente quell'accusa? «È una pura invenzione giornalistica, Il M5s non ha nessuna ideologia ispiratrice. È l'unione di persone che hanno storie e vissuti diversi, ma uniti da un minimo comune denominatore, la volontà di restituire all'Italia il lustro che merita. Il movimento 5 stelle segue l'ideologia dell'onestà all'interno delle istituzioni e della premiazione del merito».
Grazie Luigi. Alla prossima.
Ma com'è il M5S visto da Roma? «È uguale a quello che vedo da Pomi-
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LA VALSUGANA, unGRANDE SET cinematografico! di Chiara Paoli
Da quando è nata nel 2010 la Trentino Film Commission si sono moltiplicati in Trentino i set cinematografici e molti di questi vedono protagonista la nostra splendida Valsugana ed è di questi che vi voglio parlare in questo numero di ottobre. Molti di voi avranno visto il 7 e 8 settembre appena trascorso “Anna e Yousef, un amore senza confini”, miniserie in onda su Rai 1 che parla dell’amore tra Anna (Vanessa Encontrada) e Yousef (Adel Bencherif) magrebino giunto in Italia per studiare ingegneria e realizzarsi. Girato a Trento dove la coppia abita assieme alla figlia Nadira e in Tunisia, alcune scene sono state realizzate all’Imperial Grand Hotel di Levico dove Anna lavora come fisioterapista.
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l giro in moto di Yousef, nel difficile momento che segue il comunicato di espulsione dall’Italia ci mostra con riprese dall’alto la strada del Menador che sale verso l’altopiano di Vezzena, presentandoci in tutta la loro bellezza i laghi di Caldonazzo e di Levico che connotano la nostra vallata. Un’altra fiction di grande successo girata in Trentino e andata in onda in primavera su Rai 1 è “La Dama Velata”, ambientata nella seconda metà dell’Ottocento tra città e campagna, la fiction narra le vicende di una famiglia nobile, protagonista è l’aristocratica Clara Grandi, interpretata dall’ex Miss Italia Miriam Leone. I luoghi che la serie ripercorre sono molti, la città di Trento con il Castello del Buonconsiglio, il Duomo di San Vigilio e palazzo Thun nella contrada Larga (via Belenzani); la tenuta di San Leonardo a Borghetto di Ala, il centro storico di Rovereto e Borgo Sacco con l’ex manifattura Tabacchi, sede del setificio, ma anche il centro di Pergine Valsugana con il palazzo del Municipio e piazza Santa Elisabetta con la sua chiesetta e l’Impe-
rial Grand Hotel con il parco asburgico di Levico Terme. Sono state girate a febbraio in Trentino anche le scene del film “Il Traduttore” con Claudia Gerini, lungometraggio di Massimo Natale la cui uscita sul grande schermo è prevista per ottobre. Le location principali sono state il centro storico di Trento e quello di Pergine Valsugana, in particolare casa Stelzer in piazza Municipio; a molti residenti non sarà sfug-
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Claudia Gerini gito il via vai della troupe cinematografica che ha allestito il palazzo arredandolo con numerosi elementi di design moderno. Claudia Gerini e Kamil Kula sono i protagonisti del film, che racconta la storia d’amore tra Andrej, studente rumeno alla facoltà di lingue che per mantenersi lavora come traduttore in que-
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stura ed Anna, una donna da poco vedova che chiede al ragazzo di tradurre il diario del marito scomparso. Un altro film ha visto protagoniste la città di Pergine Valsugana e l’incontaminata Valle dei Mocheni, con i suoi bellissimi boschi e paesaggi naturali, si tratta di “La prima neve” diretto da Andrea Segre e uscito nelle sale ad ottobre 2013. Quella che viene narrata è la storia dell'incontro tra un ragazzo di undici anni, Michele, interpretato dal giovane attore mocheno Matteo Marchel, all'esordio sul grande schermo, e un uomo togolese, Dani, al quale ha dato volto e voce l'attore Jean Christoff Folly, in fuga dalla guerra libica e ospitato in un centro di accoglienza. Al loro fianco hanno lavorato altri famosi attori come Giuseppe Battiston e Anita Caprioli, una storia toccante che insegna che a volte anche i
La dama velata Pergine bambini ed i ragazzi hanno qualcosa da insegnare a noi adulti, e possono aiutarci ad affrontare quelle inquietudini che coviamo dentro. La Film Commission ha recentemente ampliato i suoi orizzonti, allargando la rete di contatti alle produzioni indiane, la cosiddetta Bollywood production, che hanno portato alla realizzazione del film di azione "Rana Vikrama", di cui sono state girate alcune scene al Grand Hotel Imperial di Levico Terme con i suoi giardini, al Muse di Trento e nel centro storico del capoluogo.
La dama velata - Miriam Leone - Pergine Trento e la Valsugana non sono solo set cinematografici, sono state infatti scelte negli anni come location anche da cantanti italiani come Lorenzo Giovanotti, che nel 2002 ha scelto la Cattedrale Vegetale di Giuliano Mauri ad Arte Sella per la copertina del suo CD “Il quinto mondo”. I luoghi dir promuovere il suo tour Arte Sella compaiono anche nell'album dei Marlene Kuntz “Uno”, che ha selezionato l’opera “Helios” di Thierry Teneul per il suo tour nel 2007. Questa magica vallata con le sue installazioni di Arte e Natura è stata scelta
Il volto di un’altra nel 2010 anche come location del concerto e dell'intervista contenuti nel dvd dell'album “Ivy” della cantautrice Elisa. Le opere di Arte Sella sono presenti anche nel viral video che ha realizzato per il singolo “Nostalgia”. Più recentemente è stato girato interamente a Trento il toccante video della canzone “Guerriero” di Marco Mengoni, ed alcune riprese sono state fatte allo Shopping Center di Pergine Valsugana, se fate attenzione nel video potete vedere seduto al bar che si trova al
piano terra il bambino protadel gonista video che beve una bibita assieme al suo fedele guerriero, alle cui spalle si vedono le scale mobili. Non so a voi che effetto faccia vedere i luoghi del nostro vivere quotidiano in tv o al cinema, a piace moltissimo vederli anche così e forse è un modo per apprezzare maggiormente quelle bellezze che ci circondano ogni giorno e che fatichiamo a cogliere.
Un ringraziamento particolare alla Trentino Film Commission per la concessione delle foto
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Il Tesino, gli Schützen e il Beato Carlo Nel dicembre 2014, la Comunità del Tesino costituì la Kaiser Karl Gebetsliga für den Völkerfrieden (Lega di preghiera del Beato Imperatore Carlo per la pace tra i popoli); quest’anno, come gesto di gratitudine, avrà l’onore ed il privilegio di ricevere una reliquia del Beato. L’evento si svolgerà il 17 e 18 ottobre a Castello Tesino.
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er l’occasione è stato costituito un Comitato di accoglienza formato dalla stessa Gebetsliga del Tesino, dalla Schützenkompanie Tesino 3 Santi Heiligen, dalla Compagnia Teatrale San Giorgio e dalla Pro Loco di Castello Tesino, con lo scopo di organizzare una degna manifestazione con gli onori del caso. Sabato 17 al cinema teatro San Giorgio di Castello Tesino si terrà un convegno con la partecipazione di Sua Altezza Imperiale e Reale - SAIR l’Arciduca Martino d’Austria, nipote dell’Imperatore Beato Carlo. Nella seconda e ultima giornata (domenica 18) oltre ad una sfilata/processione per le vie del paese si svolgerà una solenne cerimonia religiosa all’interno della chiesa arcipretale di San Giorgio, officiata dal parroco, concelebrata da Monsignor Arnaldo Morandi (delegato
della Lega di Preghiera e Vice postulatore per la causa di canonizzazione del Beato Carlo della Casa d’Austria) e da don Fortunato Turrini. Alla manifestazione parteciperanno le Schützenkompanien del Tirolo di lingua tedesca, italiana e ladina (Nordtirol, Südtirol e Welschtirol), Standschützen, Kaiserschützen, Kaiserjäger. La manifestazione, fondendosi sinergicamente con il territorio, vuole anche creare un punto, un centro turistico alternativo, basato sulla fede e la religione in un contesto storico e culturale legato al passato dei luoghi. Ma chi è Carlo I d’Austria? Nacque il 17 agosto 1887 a Persenbeug, nell’attuale Austria, figlio primogenito dell’Arciduca Ottone d’Austria e della principessa Maria Giuseppina di Sassonia, quinto in linea di successione dopo Rodolfo, suo nonno, uno zio e suo padre. Il 21 ottobre 1911 sposò Zita di Borbone Parma
e dalla loro di Alessandro Dalledonne unione nacquero otto figli, costituendo un esemplare modello di famiglia cristiana. Divenne erede al trono in seguito all’assassinio dello zio Francesco Ferdinando il 18 giugno 1914; nel novembre 1916, poi, fu incoronato Imperatore alla morte del prozio Francesco Giuseppe e subito annunciò di promuovere il bene dei suoi popoli e di perseguire l’obiettivo di avviare immediatamente un processo di pace. Dopo diverse tribolazioni e avversità, alla sconfitta dell’AustriaUngheria nella prima guerra mondiale avvenuta nel marzo 1919, Carlo I andò in esilio con la famiglia, prima in Svizzera e poi nell’Isola portoghese di Madera, dove morì di polmonite ad appena 35 anni. Erano il 1 aprile 1922 quando il cuore di Carlo I d’Asburgo cessò di battere. Il 3 ottobre 2004, durante una solenne cerimonia in Piazza
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s’impegnerà fino all’eroicità per cercare di porre fine al conflitto. In questo sforzo – continuano – si scontrerà con l’intransigenza degli ambienti politici e di alcuni poteri forti, che vogliono non solo la sconfitta, ma la fine degli imperi centrali”.
San Pietro, fu proclamato Beato da Papa Giovanni Paolo II. Il pontefice lo indicò proprio a tutti i politici quale esempio e modello: “Carlo doveva essere un esempio per tutti, soprattutto per quelli che oggi hanno in Europa la responsabilità politica!”. Testimonianza particolare per i nostri tempi, definendolo un modello singolare di santità a tutto tondo. “La figura dell’ultimo degli Asburgo merita attenzione non solo perché sovrano e santo – ricorda Fortunato Busana del comitato organizzatore – ma in quanto uomo dall’elevata vita interiore. Negli anni del suo breve regno, riuscirà ad esprimere la propria santità personale anche nell’improbo ruolo di Imperatore e Re. Nel frangente di straordinaria difficoltà, costituito dalla Grande Guerra, Carlo è abile condottiero e valoroso soldato. Attento ascoltatore del magistero del Papa, nonché presagio di un esito infelice del conflitto per i propri popoli,
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Il legame storico del Tesino con il Beato Carlo è tutto nella supplica che il comune di Castello Tesino fece per ottenere una nuova bandiera imperiale. Questo fatto, sconosciuto ai più e nascosto dalla storia ufficiale italiana, fotografa in maniera chiara e inopinabile lo stretto rapporto di amore e di fiducia che legava, a tre mesi di distanza dalla fine del primo conflitto mondiale, il paese con l'ultimo Imperatore d'Austria. “Carlo I è l’ultimo Imperatore di una dinastia che era iniziata con Maria Teresa d’Austria nel 1700 – ci racconta Giacomino Dorigato, comandante della Schützen Kompanie Tesino 3 Santi Heiligen – una figura sconosciuta ai più, beatificata da San Giovanni Paolo II nell’ottobre 2007. Sin dal suo insediamento cercò la pace, definendo la guerra un’inutile strage. Dal suo matrimonio con l’Imperatrice Zita di Borbone Parma nacquero otto figli, tanto che il Papa volle porlo come esempio di famiglia cristiana. Dopo le peripezie che avevano colpito Castello Tesino durante la Prima
Guerra Mondiale, il 28 luglio 1918 il Capo Comune, Giovanni Menato, a nome di tutta la popolazione, scrisse all’Imperatore Carlo – ci rivela Dorigato per spiegare il legame con il Tesino di questo personaggio – per chiedere della nuova stoffa gialla e nera necessaria al rifacimento della bandiera Imperiale che sarebbe stata esposta il 17 agosto successivo”. Con solerzia asburgica, il 2 agosto il Capitanato di Borgo inoltrò la richiesta ai superiori presidi facenti capo al Ministero degli interni e del commercio di Vienna, affinché, per intercessione della Luogotenenza di Innsbruck, fosse autorizzata la fornitura di sei metri di stoffa gialla e altrettanti di tessuto nero al citato municipio tirolese, quale manifestazione di apprezzamento per l’attaccamento e la fedeltà alla casa d’Austria. “La stoffa arrivò in tempo – conclude Giacomino Dorigato - ad una popolazione ritornata nel proprio paese straziato dalla guerra. Nonostante ciò il popolo Tesino si rivolse al
proprio Imperatore per festeggiare in maniera consona l’avvenimento”. Il 19 settembre Giovanni Menato, a nome della popolazione, scrisse due lettere di ringraziamento indirizzate al Capitanato di Borgo e alla Luogotenenza di Innsbruck. È importante sottolineare come questi scritti siano stati redatti dopo anni di feroce guerra che colpì una popolazione ormai smembrata e divisa da lutti, profughi in Austria ed internati in Italia.
Gli Schützen nacquero ufficialmente durante il regno dell’imperatore Leopoldo I d’Asburgo, attorno al XVII secolo. Negli anni precedenti, già erano state allestite delle squadre di difesa, ma soltanto nel 1704 furono istituite le prime 12 compagnie di tiratori scelti e tiratori al bersaglio: gli Schützen, per l’appunto. Successivamente, queste compagnie ebbero un ruolo fondamentale. In seguito alla invasione delle truppe francesi, sul suolo italiano si verificarono numerose battaglie in cui gli Schützen difesero aspramente la corona austriaca. Conosciuta è la figura di Andreas Hofer che fermò le truppe franco-bavaresi di Napoleone durante un tentativo di saccheggio in Tirolo. Durante le Prima Guerra Mondiale la compagnia giocò un ruolo fondamentale, quello di presidiare i valichi e le vette dei confini, combattendo la “Guerra Bianca” contro gli Alpini italiani. La sconfitta e la caduta dell’Impero segnarono la fine della loro esistenza ma nonostante tutto anche oggi le tradizioni sono rievocate da numerosi gruppi in tutto il nord Italia.
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di Armando Munaò
LE DONNE... PERCHÈ DILETTENTI NELLO SPORT? Le donne del nostro sport sono decisamente brave e lo testimoniano le medaglie d’oro, d’argento e di bronzo che hanno vinto in tutte le competizioni nazionali e internazionali quali campionati europei mondiali e olimpiadi. E non solo sono insuperabili in quasi tutte le discipline, ma in alcune di esse sono le più forti al mondo e detentrici di numerosi primati. In questi ultimi anni stanno vincendo tutto e di più superando nel medagliere e surclassando in maniera consistente gli uomini.
Flavia Pennetta, vincitrice degli US-Open 2015
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ppure, ed è una cosa incomprensibile, per il CONI atlete come Tania Cagnotto (la più grande tuffatrice italiana di tutti i tempi), Federica Pellegrini (una delle più forti nuotatrice al mondo, Flavia Pennetta, (recentissima vincitrice degli Open USA di tennis) Josefa Idem, Carolina Kostner, Valentina Vezzali (autentica icona della scherma mondiale), e tantissime altre (elencarle tutte non basterebbero le pagine di questo numero), sono e rimangono delle vere dilettanti. E lo sono secondo una legge del 1981 che molti giuristi considerano incostituzionale ma che i “capoccia” del Coni si ostinano a non rivedere e quindi modificare. Ad oggi moltissime federazioni sportive affiliate al massimo organo sportivo in Italia infatti, hanno volutamente ed esplicitamente escluso le donne dal grande universo del professionismo che di fatto impedisce loro di usufruire della previdenza sociale, l’assistenza sanitaria, il trattamento pensionistico, ecc. Il caso più eclatante è quello del cal-
Carolina Kostner cio, ma anche la pallacanestro pone molti limiti, non permettendo alle donne la partecipazione ai campionati nazionali. E tutti ciò a dispetto della risoluzione 5 giugno 2003 del Parlamento europeo, che chiedeva agli Stati membri di “garantire alle donne e agli uomini pari condizioni nella pratica sportiva eliminando, nelle procedure di riconoscimento delle discipline di alto livello, la distinzione fra pratiche maschili e femminili”. Ad oggi L'Italia non si è mai adeguata a questa sollecitazione. Il non averlo fatto sembrerebbe una continuazione di quella discriminazione nei confronti delle donne che
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per tanti, tantissimi anni, si è concretizzata nel nostro paese. Da sottolineare il fatto che a decidere chi sono giudicati atleti professionisti sono il Coni e le Federazioni. E ad oggi in Italia gli unici atleti professionisti possono essere solo e solamente gli uomini. Eppure se quantificassimo tutte le medaglie che le donne hanno saputo conquistare nel corso degli anni i maschietti farebbero una bruttissima figura. Le donne stanno di fatto surclassando spessissimo gli uomini. Eppure, a dispetto dei risutati e degli enormi sacrifici che fanno, rimangono sempre sportive e “campionesse” di serie B. Lo sapevate che in Italia il calcio professionistico (fino alla Lega Pro) insieme al basket di A1, ciclismo su strada, motociclismo, box e golf, è ad esclusivo appannaggio degli uomini? Per questi sport le donne, anche se gareggiano a livello internazionale come le Azzurrine Under 17 (medaglia di bronzo nel 2014), rimangono dilettanti e quindi non godono di alcuna tutela previdenziale, nessun contratto collettivo, nessun versamento di contributi previdenziali,
né avranno mai un tfr o tutela della maternità, semplicemente perché non vengono considerate lavoratrici. C’è da dire, per onore di verità, che il dilettantismo forzato danneggia certamente anche gli uomini che competono negli sport per i quali il Coni non prevede la categoria "professionista". Le donne, però, rimangono sempre sportive di serie B" ."Una condizione intollerabile, sottolinea Luisa Rizzitelli, fondatrice e presidente di As-
sist, che non solo rende ridicolo definire “dilettanti” sportive come Federica Pellegrini o Francesca Schiavone, ma di fatto crea discriminazione nelle tutele negate, negli investimenti che vengono fatti dalle per promuovere lo sport femminile, fino ad arrivare alla risoluzione dei contratti in caso di maternità".
Federica Pellegrini
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t ei s i v ibil r e i n tp o s s im
CAINO
figlio di Adamo
di Adelina Valcanover
Genesi viene narrato di come un quar to della IV tolo capi nel Eva ed mo Ada di Figlio primogenito fratello Abele. Nell’intervista si cerca di del o ssini l’assa per e ent ticam dras tta rido dell’umanità sia stata lti che ne sono scaturiti, interpretando risvo i e dia trage ta ques re cede suc uto immaginare come sia pot lutamente fedeli al testo originario. asso ndo resta pur , onto racc del ie olog le simb
Ehi signore, che ci fa lei nel mio orto? Non vede? Zappo! Mentre aspettavo che arrivasse, volevo gustare di nuovo lavorare la terra. Sarò un po’ primitivo, ma ci so fare! Ma insomma chi è lei? Caino! Caino? Quello che ha… Sì, proprio io, quello che ha ammazzato il fratello, ma è stato preterintenzionale. A dirla tutta la Bibbia, al capitolo 4, non usa queste sottigliezze legali. Senti Adelina, diamoci del tu e fammi un’intervista, così posso dire la mia in merito. Sì, credo che potrebbe risultare interessante. Cominciamo subito. Tu sei il figlio primogenito di Adamo ed Eva… Esatto! Poi è nato mio fratello Abele. Io mi sono dedicato ai campi e lui alle pecore. Tutto bene allora. Un corno! Quando è venuto il momento di offrire le nostre primizie, l’Altissimo ha accettato il suo presente e non il mio. Ma tu avevi dato il meglio del tuo raccolto! I migliori frutti della terra che avevi coltivato. Appunto! Per quale motivo credi mi risentissi
tanto? Quel nullafacente di Abele stava lì a guardare e son certo che si godeva la mia umiliazione. Il Signore forse voleva farti capire qualcosa… Ma sì, lo so! Infatti mi ha detto queste precise parole, me le ricordo benissimo: “Perché ciò ti è rincresciuto? Perché sei rimasto abbattuto? Se agirai bene potrai andare a testa alta ma se non agirai bene, il peccato sta in agguato alla porta; esso ha desiderio di te¸ ma tu puoi dominarlo”. Secondo me il concetto sembra chiarissimo. Voleva dire che se tu il regalo lo hai fatto per il piacere di farlo senza aspettative di sorta e se chi lo riceve non apprezza è un problema suo, non tuo. E se ti fai travolgere da sentimenti negativi, come la gelosia ad esempio, pos-
sono succedere disastri. Brava, scienza! Lo so pure io! Ma tu credi che basti che ti dicano una cosa tanto semplice e zac!, le emozioni si calmino e tutto si aggiusti? Ma per piacere! Non diciamo sciocchezze. Scusami, hai ragione tu. È tutt’altro che semplice. Noto comunque che l’Eterno parla solo con te e non con Abele. Te ne sei accorta? Complimenti! Ad ogni modo ho riferito a mio fratello, mentre eravamo in campagna, quello che il Signore mi aveva detto e quindi, di per sé, anche il mio dono era valido come il suo. Ottima idea mi pare. E allora com’è successo che tu… È successo che quel cretino… a proposito, lo sapevi che gli arabi in Medio Oriente chiamano un cretino, Habil (Abele)? Ehm, adesso sì… Beh, come puoi immaginare Habil si è messo a ridere e a prendermi in giro: ‘Io ho fatto bene e tu male’, e giù a ridere. Ci ho visto rosso e ho alzato la mano su di lui, per dirla biblicamente, insomma l’ho menato. Ma lo hai ammazzato! Che tu ci creda o no, cara Adelina, non era davvero mia intenzione vederlo morto. Oramai però era fatta e io l’ho fatto sparire.
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A quel punto ti sei sentito il fiato sul collo dell’Onnipotente. Figurati che mi ha chiesto: “Dov’è tuo fratello?”. Dai… Come non lo sapesse! E tu hai risposto con un’altra domanda: “Sono forse io il custode di mio fratello?”. Insomma, ero spaventato e ho provato a fare lo gnorri. Ma non è servito proprio, figurati! Mi ha detto: “Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra. Ora tu sei maledetto dalla terra stessa che ha aperto la bocca per ricevere dalla tua mano il sangue di tuo fratello. Quando lavorerai la terra non ti darà più i suoi frutti; sarai errante e vagabondo sulla terra. Parole di fuoco! Oh, sì, parole durissime. E lì ho veramente capito l’enormità di quello che avevo commesso. Mi sono sentito davvero cacciato. Soprattutto mi ha addolorato l’allontanamento del Signore, una pena tremenda questo. Ero destinato a diventare un pastore nomade e un reietto. E che per questo chiunque ti incontrasse ti avrebbe potuto uccidere. In fondo sentivo di meritare una puni-
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zione come quella, ma l’Onnipotente non ha voluto tanto, anzi ha posto un segno sulla mia fronte a monito di chiunque avesse voluto togliermi la vita. Ha dimostrato di amarmi comunque come un padre severo, ma amorevole. Disse che chi avesse osato uccidermi sarebbe stato punito sette volte tanto. Cosa significa di preciso? Credo volesse dire che il responsabile
della mia morte sarebbe stato castigato con una pena sette volte maggiore: sette membri della sua famiglia sarebbero stati uccisi. Dove te ne andasti? Ho abitato nella terra di Nod a oriente di Éden. E dove si trova? Nod vuole dire Terra di vagabondaggio. Insomma non è un nome specifico di un luogo. Poi che cosa è successo? Ho conosciuto mia moglie e mi sono sposato. Ho avuto anche un figlio, Chanoch. Ma hai anche fondato una città. Sì, è vero. L’ho chiamata come mio figlio in suo onore. Poi hai avuto una bella discendenza. Sì, ma non ti aspetterai che ti faccia l’elenco! Se ti interessa sai dove trovarli. Vero, nel quarto capitolo del libro della Genesi… Mi chiedo perché sei diventato fondatore di una città. Ma dai, ragiona. Fa un attimo mente locale. I primi capitoli della Genesi sono soprattutto racconti densi di simboli e significati per spiegare il perché l’Altissimo ci ha creato e voluto. Sì, certamente, ne sono consapevole.
Allora puoi arrivarci facilmente a capire che una città è un posto pieno di stimoli intellettuali e culturali, ma anche pieno di tentazioni e chi più di me, che aveva attraversato certe esperienze estreme, poteva arrivarci a fondare un posto simile?! In effetti… I miei discendenti hanno inventato strumenti musicali a corda e a fiato e sono diventati suonatori di cetra e di flauto, altri sono diventati fabbricanti di lame taglienti di rame e di ferro, altri si sono dedicati alla pastorizia nomade… E i tuoi genitori? Più visti. So che dopo la mia partenza hanno avuto ancora molti figli e figlie. Ti sono mancati? Non verrei sembrarti cinico, ma credo che sono io che non sono mancato a loro, ma li capisco e non gliene voglio per questo. Caino, è stata una gran bella conversazione e ti ringrazio di avermi concesso questo onore. Prego. Bellino il tuo orto. Grazie
per avermi lasciato zappare. Però potresti fare di meglio con i mezzi che avete al giorno d’oggi. Comunque ti
ringrazio pure io per avermi dedicato il tuo tempo. Ah, saluto anche i lettori, orticoli e non.
NB! Le citazioni sono estrapolate dal testo: Pentateuco e Haftaroth cap. 4. Ed. Giuntina. Alcune informazioni sono state prese dalle note dello stesso testo e capitolo.
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IlPAPERONE della Valsugana S
e non è l'uomo più ricco della Valsugana di sicuro entra a pieno titolo sul podio dei Paperoni locali, poiché non sono di certo molti quelli che possono vantarsi di avere più di 3 milioni di euro sul proprio conto corrente . Gabriele Fratton, pensionato di 64 anni di Spera, è stato baciato dalla Dea bendata a gennaio del 2014, quando con una schedina di soli tre euro e mezzo giocata al lotto, ha centrato una cinquina che gli ha fruttato la bellezza di 3.124.000,00 euro, record nazionale di vincita al gioco del lotto. Una somma simile cambia sicuramente l'esistenza, ma Fratton non ha cambiato i propri ritmi di vita che sono quelli di un pensionato qualunque. Non disdegna la quotidiana capatina al bar, con una preferenza magari per quello di Villa Agnedo dove vinto, ma non ha subito grandi mutamenti. Non si è lasciato andare a spese pazze, ha acquistato la macchina che ha sognato per tutta la vita, una Porsche, si è permesso qualche viaggio sia all'Italia che all'estero e poichè era in affitto di casa, se ne è comperata una. Dopo la vincita ha ritrovato vecchi amici che aveva perso di vista, e gli si sono avvicinate persone che, per sua ammissione, prima nemmeno lo degnavano di uno sguardo. E poi molte donne, avvenenti, che tutto d'un tratto hanno visto in Gabriele Fratton un fascino che prima della vincita milionaria gli era forse sfuggito. Ha pure riallacciato i rapporti con il suo unico figlio, che non frequentava da oltre 20 anni, al quale ha donato una consistente somma di denaro ed ha acquistato un'autovettura.
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Signor Fratton, ci vuol spiegare come si vincono 3 milioni al lotto? “Ci vuole fortuna, ma anche andare un pò controcorrente. Tutti giocano i numeri ritardatari ed io invece ho sempre scelto quelli che escono con maggiore frequenza. Ho pensato, se devo prendere una corriera quale prendo quella che non passa mai o quella che passa sempre?” Quindi? “Allora ho preso il giornale del lotto che c'era nel bar e ho giocato sulla ruota di Palermo i numeri più ripetitivi”. Perchè la ruota di Palermo? “E' da sempre che gioco su quella ruota, nessun motivo particolare”. Era la prima volta che li giocava? “No, era la sesta estrazione”. In passato aveva già fatto altre vincite? “Due anni fa con lo stesso "sistema" ho vinto 24.000 euro centrando una quaterna e in precedenza avevo vinto 11.000 euro”. Quando ha scoperto di avere vinto tutti quei soldi? “La mattina dopo ho guardato su televideo i numeri estratti e ho visto che erano usciti. Avevo solo il dubbio sul numero 67 allora mi sono girato verso il gatto e gli ho detto. Se ho vinto ti compero una Porsche. Ho controllato la schedina ed ho detto al gatto: la Porsche è tua”. Come è cambiata la Sua vita dopo
di Roberto Paccher
questa vincita? “Il giorno dopo ero sempre io, non ho cambiato le mie abitudini”. Gioca ancora al lotto o pensa di avere avuto abbastanza dalla fortuna? “Certo che gioco ancora, ho appena compilato una schedina mentre aspettavo l'intervista”. Quale è stata la prima cosa che ha fatto con i soldi della vincita? “Mi sono subito acquistato una casa. Vivevo in affitto e allora mi sono rivolto ad un'agenzia immobiliare ed ho cercato una casa autonoma, con giardino che ho trovato a Spera dove ora vivo”. Dopo quanto tempo Le sono arrivati i soldi della vincita? “Dopo 17 giorni. Alla vincita sono state
tolte le tasse per circa 184.000 euro per cui l'importo netto è stato di circa 2.937.000 euro”. Come si fa a riscuotere la vincita? “Si deposita la schedina in banca e da quel giorno decorrono anche gli interessi”. Si è rivolto alla Sua banca? “No. Sono andato in un istituto di credito ho aperto un nuovo conto e poi ho detto che volevo depositare la schedina. L'impiegata dopo aver visto l'importo si è spaventata ed ha chiamato il direttore, il vice direttore, dopo pochi minuti avevo tutta la banca attorno”. Lei ha un figlio con il quale i rapporti non erano idilliaci, grazie alla vincita vi siete riavvicinati? “Mio figlio non lo vedevo da 21 anni, ma dopo la vincita si è presentato. Gli ho donato una cospicua somma di denaro ed un'autovettura di lusso. Ora i rapporti sono buoni, e mi viene a trovare tutte le settimane”. E con gli amici com'è cambiato il rapporto? “A qualcuno ho dato qualcosa, i più stretti li ho aiutati, ma altri che si avvi-
cinavano solo per interessi li ho allontanati”. E' vero che all'epoca della vincita era in consegna ai servizi sociali? “Si, mi era stata ritirata la patente e stavo facendo lavori socialmente utili, e quando ho vinto c'era ogni giorno una ressa di giornalisti. Allora mi hanno esentato dal lavoro per 15 giorni perchè la mia presenza turbava la tranquillità del posto in ero destinato. Sono poi rientrato quando si sono calmate le acque, però l'ultimo giorno ai servizi sociali mi sono presentato con il Porsche”. Cosa faceva nella vita prima di andare in pensione? “Ho lavorato 42 anni in varie fabbriche, come operaio e come magazziniere. Molti mi dicono che potrei rinunciare alla pensione con quello che ho vinto, ma non ci penso nemmeno per scherzo, me la sono maturata e piuttosto me la spendo al bar con gli amici”. Per concludere ci suggerisce cinque numeri da giocare sulla ruota di Palermo? “Eh no caro, quelli “me i meto mi”.
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VALORE dello SPORT
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di Luisa Bortolotti
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iamo a fine estate, il periodo dell’anno in cui, grazie alle possibilità offerte dal maggior tempo libero, ci si è potuti dedicare anche al proprio sport preferito. Che cosa è lo sport, è anche educativo? E’ una attività competitiva svolta all’interno di un sistema di regole e finalizzata alla ricerca di prestazione. E’ stato definito da Howard Cosell, molto popolare telecronista sportivo della televisione americana, come “il reparto giocattoli della vita umana”. Quasi tutti i bambini e i ragazzi entrano in contatto con lo sport ma, in generale, c’è una netta diminuzione della pratica motorio-sportiva verso gli undici anni. I motivi principali dell’abbandono sportivo sono, di solito, la mancanza di tempo e lo svilupparsi di altri interessi, con corrispondente aumento di stili di vita sedentari. Lo sport fornisce un contesto sociale in cui è possibile apprendere e collaborare con i compagni e sviluppare valori come correttezza, lealtà ed impegno. Può servire per sviluppare caratteristiche positive di personalità, promuovere stili di vita attivi, favorire il divertimento. Ha caratteristiche peculiari che lo possono rendere educativo: può favorire lo sviluppo delle potenzialità che consentano di avviare efficacemente, tramite un buon rapporto con gli altri, con gli adulti, con i coetanei, con il proprio
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corpo, il processo di autorealizzazione che durerà tutta la vita. Lo sport fa parte della cultura umana e non c’è attività umana più ricca e più complessa dello sport: coinvolge intelligenza, volontà, sentimenti, investe tutta la persona, tutte le facoltà. Ecco perché è educativo. Allo sport vengono assegnate diverse valenze: quella educativa, quella di prevenzione sanitaria, quella sociale e di aggregazione, di educazione al rispetto delle regole. E’ strumento base di crescita; ha la va-
lenza di promuovere e veicolare il divertimento. Non dimentichiamo infine la valenza economia per l’indotto che muove e quella di promozione turistica di un territorio e, ovviamente, quella agonistica. Si ritiene che lo sport sia un patrimonio di tutti ed una risorsa per tutti, ma che l’impegno delle amministrazioni pubbliche e delle società sportive deve rivolgersi in modo prioritario ai giovani. Lo sport può rappresentare il cuore, o comunque un elemento centrale, di politiche per i giovani: può contrastare la sempre più scarsa propensione dei giovani al movimento, allo spirito di squadra, alla fatica e, ahimè, la sempre più forte propensione alla passività. Credo sia opportuno favorire l’attività “polisportiva”, cioè la pratica di discipline diverse, come contrasto nei confronti della specializzazione precoce, che è ritenuta una delle cause degli abbandoni e di una concezione potenzialmente distorta del risultato agonistico. Inoltre, come educazione a tutte le diverse abilità che concorrono ad uno sviluppo fisico integrale ed equilibrato. Purtroppo, fra le affermazioni di principio e le pratiche effettive, c’è spesso, forse troppo spesso, poca coerenza. Se si interrogano i dirigenti sportivi, i tecnici, gli amministratori politici, gli insegnanti, i genitori, non c’è alcun dubbio sulla centralità dei giovani e del valore educativo dello sport; ma se si vanno ad analizzare i comportamenti concreti, ciò che concretamente si fa nel quotidiano, qualche dubbio è giustificato. Si ritiene che le migliori esperienze nel sostegno alla pratica sportiva siano quelle che, riconoscendo la pari dignità di tutti gli sport e di tutte le società sportive, promuovono momenti di confronto e di dialogo. In primo luogo si ritiene importante che vada riaffermata la necessità della promozione dello sport a scuola; deve essere messo in campo un impegno perché la scuola di-
venti interlocutore sempre più consapevole e lo sport acquisisca la piena dignità di materia di insegnamento al pari di qualunque altra. Forse è arrivato il momento di prendere atto che la crisi più urgente che lo sport deve affrontare non è quella economica, quanto piuttosto è l’urgenza di uscire dall’impasse dei disvalori. Recuperare i valori dello sport significa riprendersi il tempo e lo spazio perduti. Lo spazio delle piazze, dei campetti di periferia, dello sport per caso, sotto casa; di una dimensione di aggregazione casuale ma gioiosa. Senza regole, senza tensioni agonistiche, senza cronometri o tabellini: solo con il diritto di non diventare per forza dei campioni. Bisogna insistere di più su questi argomenti, perché l’obesità e l’incapacità motoria rischiano ormai di diventare due emergenze sociali. Adriano Morelli, giornalista sportivo, affermava che “tra mille dubbi mi resta una certezza: bisogna miglio-
rare la qualità dello sport per migliorare la qualità della vita”. Il Coni, che in pratica è il Ministero dello sport, ha due missioni primarie: portare gli atleti alle Olimpiadi e praticare la Promozione dello sport. Quest’ultima è molto importante, anche perché facciamo parte di un sistema sociale del quale dobbiamo aiutarne la qualità.
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ROBERTO CONTE, ARTISTA DELLA NATURA D
efinirei Roberto Conte un artista di altri tempi, “un signore”, con quel suo fare gentile nei modi, nel linguaggio, nelle movenze. Le Sue opere sono pensate e plasmate con la delicatezza e la leggerezza per far parte del territorio da cui attingono origine. Dell’arte ha una particolare concezione. “L’arte contemporanea, afferma, è un insieme di tasselli, ti parla del tuo tempo, del tuo mondo, della dimensione che stiamo vivendo. Ha occhi leggeri, una diversa visione che permette all’artista di sviluppare un linguaggio, una sua grammatica e di vedere ed osservare il mondo dal di fuori pur essendo parte integrante del mondo stesso”. Roberto da dove nasce la tua scelta artistica? “Nasce da un assenza, da un’esperienza di vita. Penso sia stata un’evoluzione naturale, molto lunga nel tempo. Ho fatto l’istituto d’arte con indirizzo, legno, intarsio, ebanisteria, poi architettura a Venezia. In quel frangente ho avuto una consapevolezza maggiore dell’aspetto compositivo, perché l’architettura è anche composizione di forme e il mio lavoro di artista con la natura sia stato un punto di arrivo di un’evoluzione e una semplificazione architettonica di un mio percorso. Dopo la laurea e dopo aver maturato esperienze in studi di architettura ho deciso di destrutturare il mio percorso, di semplificarlo e di renderlo più essenziale”. Come e dove nascono le tue opere? “Partono dal disegno che è la mia
di Anna Stefani grande passione che mi accompagna fin dall’infanzia. La e che ha dato un significativo valore alla mia mia attività artistica.
Il progetto di un opera parte da un percorso di disegno e culmina, continuando sempre a disegnare, con un alto elemento che non è più una matita, una penna, un pennino, bensì, un qualcosa di diverso, per esempio un ramo di un albero, ma che dal disegno nasce ed è legato”. Dove vivi e dove lavori? “Vivo e lavoro a Borgo. La mia casa è il mio studio mentre il giardino, il garage e la grande tettoia sono i luoghi dove cerco di concretizzare la mia creatività. Per lavorare ho bisogno di spazi, specialmente quando creo opere di grandi
Roberto Conte è nato nel 1970 Dopo il diploma all’Istituto d’Arte A.Vittoria di Trento si laurea in Architettura degli interni a Venezia. Attualmente insegna Disegno e Storia dell’Arte al Liceo Scientifico Da Vinci di Trento.Vive e lavora tra Borgo Valsugana ed Enego.Collabora ed è socio di Arte Sella. Realizza da alcuni anni opere artistiche con materiali naturali che prendono forma dall’incontro con i luoghi, la loro anima, e l’anima di chi li vive.
dimensioni. Preferisco fare poche cose a cui dedico tanto del poco tempo e, nel tempo, mi sono creato un codice di autoregolamentazione per proteggere il mio lavoro di artista che è programmato, come tutti gli artisti, in maniera rigida e razionale poiché sono del parere che il tempo è una cosa con cui quotidianamente confrontarsi, ma che va preso con serenità Lavoro anche a Trento al liceo scientifico Da Vinci dove insegno storia dell’arte e disegno geometrico. Anche questo è un lavoro impegnativo, ma direi che due attività si completano a vicenda”.
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Come pensi le tua creazioni e che materiali usi ? “Quando lavoro cerco sempre di esser fedele alla prima immagine per non perderne la freschezza, poiché lavorando, il tutto si carica di spessore e di emozioni. L’opera ha una sua storia, un suo contesto. MI reputo un artista in evoluzione tant’è che concluso il tempo per un opera penso già alla successiva perché, nel mio pensiero, l’una è l’evoluzione dell’altra. In questo periodo ho una tecnica costruttiva che sto cercando di utilizzare al massimo della capacità espressiva. Costruisco dei volumi, componendo insieme rami di alberi e quando costruisco un opera la forma nasce sempre come conseguenza del gesto compositivo. In questo fare non sono un formalista e quindi la forma nasce da una tecnica costruttiva che, in alcuni momenti, si identifica con qualcosa di architettonico”.
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E il tuo incontro con Arte Sella? “Arte Sella, per la mia esperienza, è da me definita un’accademia artistica, una scuola di specializzazione. Negli anni 2000 ho iniziato come collaboratore in quanto mi occupavo delle attività didattiche, dei laboratori con i bambini e gli adulti negli anni 2000 e, contemporaneamente incontravo artisti e partecipavo a numerosi incontri. Poi nel 2005 la commissione del “teatro”. Quindi il progetto e nel 2006 la sua costruzione. Ancora nel 2012 un altro lavoro che ci accoglie prima di “malga Costa” quel cannocchiale dal titolo “Cerca”. E quest’anno una nuova creazione che ho intitolato “Case per baroni rampanti” da una citazione di Italo Calvino, una citazione alla leggerezza che non è superficialità ma un diverso modo
vedere le cose da un altro punto di vista”. Parliamo dei tuoi lavori…il teatro che era Arte Sella all’interno dell’area di “ Malga Costa” e che ora non c’è più.. “Vivo la “morte” di un opera con una grande leggerezza. E’ il destino di queste opere, con la loro continua trasformazione. Per quanto riguarda il teatro ha avuto una sua storia, ero già affezionato a quel luogo ancora prima che il teatro prendesse forma, e quindi quello spazio ha un anima sua, che vi dimorerà per sempre”. Progetti presenti e futuri.. “Ho fatto una serie di “uova” di uccelli migratori, progetto in collaborazione con il Museo delle Scienze Naturali di Trento. E per realizzare il tutto mi sono informato e ho studiato come e dove gli uccelli nidificano, in che periodo e quando transitano nella migrazione della loro vita. Le uova sono fatte con rami degli alberi che appartengono a quell’ambiente, e ogni uovo ha una sua curvatura, la sua forma particolare. In questo momento sono anche impegnato un lavoro a Merano “Nido d’aquila” sulla torre della polveriera e uno a Firenze”.
Un ringraziamento ad Arte Sella e a Giacomo Bianchi per la gentile concessione delle foto.
ISO-TETTO
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Il titolare Alfio Delmarco
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Al Palalevico la IV Edizione di ^
Expo “Domani Sposi” P
roseguono a pieno ritmo i preparativi per la quarta edizione di EXPO DOMANI SPOSI, in programma Sabato 17 e domenica 18 ottobre 2015 presso il Palalevico a Levico Terme, la fiera dedicata la giorno più bello e indimenticabile per ogni coppia. Numerose sono state le adesioni da parte degli artigiani trentini operanti in questo grande universo che occuperanno tutti gli stand allestiti da BSI Fiere nell’auditorium del Palalevico. Saranno presente a questa particolare occasione d’incontro anche i maggiori leader del settore in regione. Dall’artigianato dell’abbigliamento al maestro orefice, dagli abiti da sposa e da cerimonia passando attraverso le più belle location per il banchetto nuziale oppure i servizi di catering. E non mancheranno le bomboniere, le liste nozze, le carrozze e le macchine d’epoca per il viaggio verso il fatidico” SI’. Infine le agenzie viaggi e fotografi per il viaggio di nozze e per immortalare i ricordi di questo magico giorno. Dopo il successo delle passate edizioni, torna quindi, a Levico Terme, questa rassegna dedicata al mondo degli sposi e a tutto ciò che serve per non lasciare nulla al caso, affidandosi a veri e profondi conoscitori del settore. Un percorso unico ed emozionale in cui il visitatore potrà confrontarsi direttamente con professionisti ed esperti pronti a dare consigli pratici, consulenze personalizzate e preventivi su misura. I futuri sposi potranno trovare tante idee originali per organizzare al meglio il matrimonio dei loro sogni e scegliere la soluzione che più si adatta alle loro esigenze.
Tornando alla edizione dell’anno scorso è doveroso ricordare il grande successo dell’evento “MATRIMONIO A KM ZERO del 2014” vinto da una giovane coppia di Novaledo che nel mese di agosto sono convolati a nozze, godendo di vari benefit offerti dalle ditte partecipanti. L’iniziativa coordinata da BSI Fiere, con la collaborazione degli artigiani e operatori economici del trentino, ha permesso a questa coppia vincitrice di poter realizzare il loro matrimonio con sconti molto particolari e alcuni servizi completamente gratuiti. E anche per questa edizione tra tutte le coppie che compileranno i moduli di partecipazione, saranno assegnati dei vantaggiosi buoni sconti. L’ estrazioni avverranno sia il sabato che la domenica. Sponsor dell’iniziativa sono i maggiori artigiani e commercianti trentini del settore che contribuiranno a far si che più coppie possano ottenere buoni sconto per il loro matrimonio. Nel corso della kermess sono previsti vari momenti di animazione e
spettacoli. Sabato pomeriggio sfilate di abiti da sposa con tutti gli accessori, abiti da cerimonia, per adulti e bambini Il tutto presentato e coordinato da Sonia Leonardi, responsabile in regione per le selezioni di miss Italia, in collaborazione con gli espositori presenti. La domenica, al centro del Palalevico, verrà montata una cucina professionale a disposizione di ristoranti e catering aderenti alla manifestazione Star Chef. Saranno preparati menu’ nuziali e altre particolari ricette con degustazioni per tutti i visitatori.
Orario di apertura: SABATO E DOMENICA DALLE 10.00 ALLE 19.00. Altre informazioni si potranno trovare sul sito: www.bsifiere.com
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Interruzione di una gravidanza: QUALI POSSIBILI CONSEGUENZE?
di Erica Zanghellin La gravidanza è un evento della vita molto particolare, porta con sé tanti pensieri ed emozioni positive, ma anche tante paure e ansie. Può avvenire in qualsiasi momento, per esempio per alcune donne troppo presto, per altre troppo tardi rispetto a quanto desiderato, quando una relazione è in crisi, oppure quando non si è in una relazione stabile o ancora, quando si è in condizioni economiche precarie, o chissà in quale altre circostanze… e allora che fare?
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utti questi fattori, interni od esterni alla coppia o al singolo, possono incidere in modo più o meno pesante sulla scelta di portare o no a termine la gravidanza. E poi ci sono donne o coniugi che invece si trovano a far i conti con un aborto spontaneo e dove c’è la necessità di affrontare la difficile situazione di un aborto terapeutico. Questo è quello che la coppia o la donna si possono ritrovare a sostenere, un momento di estremo dolore che sicuramente porta con sé una crisi interna importante. Normalmente ad appesantire la circostanza c’è anche il dover comunicare ai famigliari l’infausta notizia o l’imbatterci a gestire il crollo improvviso delle aspettative ormai irrealistiche che coltivavamo. Questo passaggio è molto faticoso da gestire, soprattutto se si è da soli. Ecco perché in letteratura è riscontrato che un’interruzione di gravidanza può essere un fattore scatenante per l’insorgere di problemi psicologici anche importanti, che se non supportati e/o affrontati possano lasciare su di sé dei segni indelebili. Frequentemente le difficoltà emotive e i problemi insorti dopo un aborto sono addirittura sotto-
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valutati o non considerati con la giusta importanza anche dalla persona interessata o dai suoi cari. Abitualmente infatti la scelta di abortire seppur considerata come dolorosa, è catalogata come una scelta di libero arbitrio, quando forse, a un esame più attento, non è sempre così. Bisogna chiedersi il motivo per cui si sceglie questa via. Da studi del settore emergono disparate motivazioni come ad esempio cause economiche-lavorative, d’instabilità di coppia, oppure origini mediche o ancora una scelta condizionata da pressioni esterne. In tutti questi casi non può essere considerata una scelta indipendente, non influenzata cioè da ragioni esterne. Non può essere neanche escluso che in futuro questa scelta “condizionata” porti a manifestazioni di non accettazione o sfociare in un grave pentimento tale da invalidare a livello emotivo la quotidianità della donna. L’esperienza dell’aborto provoca normalmente un profondo stato di conflitto interno e da qui possono manifestarsi diversi sintomi di sofferenza, sintomi che se circoscritti si limitano alla fase acuta dell’esperienza, ma che se non elaborati e superati diventano cronici. In generale
si può asserire che quelli che maggiormente si manifestano sono: disturbi emozionali quali ansia e depressione, rimugini di pensieri criticanti e invalidanti, alterazioni dell’alimentazione, difficoltà nelle relazioni e nell’intimità, disturbi del sonno, ma soprattutto possono svilupparsi continui flashback dell’esperienza traumatica. Possiamo definire l’interruzione della gravidanza non solo quindi come il dover elaborare un “lutto della genitorialità”, ma anche come un fattore di rischio per sviluppare un disturbo psicologico/emozionale. E’ stato rilevato nello studio di Humfeld, et al., 1997, che spesso la donna non viene accompagnata o supportata dal partner in questo difficile momento, viene anzi lasciata a se stessa e le possibili conseguenze emotive vengono trattate terapeuticamente anche a distanza di anni. L’aborto quindi rimane frequentemente un fatto privato, individuale, e questo vuol dire solitudine, laddove il non parlarne, ne’ condividere quello che ci succede dentro ne ostacola l’elaborazione. Questo meccanismo vale anche per l’uomo, quando, oltre alla mancata paternità, grava su di lui l’aspettativa che
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essendo maschio, deve essere forte e quindi spesso gli vengono negati lo spazio e il tempo per il dolore della perdita di un possibile figlio. Ricordiamoci che per tutti e due i componenti di una coppia che “perdono” un figlio la “guarigione” può essere molto lenta. Un ruolo fondamentale, che deve essere preso in considerazione anche durante un’eventuale terapia, è assunto dal senso di colpa che spesso accompagna l’interruzione di gravidanza. Soprattutto nel caso in cui la donna sia in un momento di fragilità personale o dovuta a circostanze
sfavorevoli della vita, è possibile che questa emozione risulti ulteriormente invalidante nel futuro, poiché la stessa potrebbe poi pentirsi della scelta fatta. Le persone che vivono un momento di difficoltà personale, risultano essere molto fragili e spesso hanno una forte insicurezza su di sé e sulle loro capacità di scelta. Tale vulnerabilità psicologica può essere un terreno fertile perché il giudizio esterno di persone con un certo grado di autorità influenzino la decisione finale. Questo vuol anche dire però, che la persona in un secondo momento potrebbe trovarsi turbata da quella scelta dettata solamente dal momento di profonda crisi che stava attraversando. Il senso di colpa può bloccare l’elaborazione dell’avvenimento e quindi far rimanere la persona in una sorta di limbo. La donna, infatti, normalmente già nel momento in cui
scopre di essere incinta comincia a sviluppare un attaccamento emotivo verso il feto e spesso ciò è al di fuori del proprio controllo, così come le fantasticherie che lo riguardano. A livello terapeutico un aborto và considerato a tutti gli effetti come un lutto, e come tale può lasciare un vuoto soggettivo così profondo che sembra che nulla possa riempirlo, così come è normale sia costellato da emozioni negative intense come ad esempio il senso di colpa o la rabbia. Insomma sia che il figlio sia “rifiutato”, o “perso” un’ interruzione di gravidanza implica una “grande crisi interiore” ed è per questo che qualora ci si senta o solamente ci sia il dubbio di aver bisogno di aiuto, è importante seguire il proprio istinto e rivolgersi ad un professionista competente che ci aiuti ad elaborare e supportarci in questo delicato momento.
Dott.ssa Erica Zanghellini Psicologa-psicoterapeuta Riceve su appuntamento Tel. 3884828675
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Abito da Sposa...
di Chiara Paoli
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...non sempre in bianco
Numero dedicato agli sposi e quindi Vi raccontiamo la storia dell’abito da sposa, quello che tutti e soprattutto tutte le femminucce fin da bambine immaginano come bianco e tutto pizzi, chiffon e tulle, ma che in realtà non è sempre stato immaginato così. Nell'antica Grecia la sposa indossava la tunica abituale, che veniva adornata da cordoni che cingevano la vita, mentre il capo era adornato da coroncine di mirto, il fiore sacro ad Afrodite, Dea dell'amore. Anche nell'antica Roma, le spose vestivano una tunica di colore bianco, stretta in vita da una cintura di lana i cui capi erano annodati con una particolare tecnica utile a scongiurare il malocchio. La veste bianca era coperta da un ampio mantello color zafferano; i capelli divisi in sei trecce, raccolte fin dalla sera prima in una retina rossa, e coperti da un velo rosso rubino, arancione o giallo che copriva la fronte e veniva fermato da una corona di mirto e fiori d'arancio.
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el Medioevo il matrimonio, soprattutto fra le classi sociali più elevate, era un contratto che serviva a rinsaldare legami di interesse politico o economico, la sposa rappresentava l'intera famiglia, e per tale ragione doveva mostrarsi al meglio. Venivano per lo più scelti vestiti dai colori accesi (spesso il rosso, simbolo di amore ardente) e dai materiali pregiati; non era raro che una sposa indossasse abiti di velluto, damasco, broccato o seta e spesso persino pellicce. Nel corso dei secoli, è rimasta la tendenza a vestire la sposa, al meglio che la condizione economica famigliare potesse permettere. In epoca napoleonica il porpora viene sostituito da più tenui colori pastello, con abiti stile impero stretti sotto il seno. La storia ci tramanda che la prima donna a vestirsi di bianco in occasione delle sue nozze con il delfino Francesco II, avvenute domenica 24
aprile 1558 nella cattedrale di Notre Dame a Parigi, fu Maria Stuarda. La promessa sposa indossava nel primo giorno dei festeggiamenti un abito bianco come i gigli reali, andando contro la tradizione che faceva del bianco il colore del lutto per le regnanti di Francia. Il colore scelto da Maria Stuarda per l’abito del matrimonio venne ritenuto di cattivo auspicio, soprattutto in seguito alle vicende che vedono la regina (incoronata a soli sedici anni), rimanere vedova appena diciottenne. La moda dell’'abito bianco diviene invece molto popolare fra le spose intorno al 1840, dopo il matrimonio di Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha con la regina Vittoria che per l’occasione indossò un abito bianco, adornato da numerosi merletti. La foto ufficiale del matrimonio ebbe un'ampissima diffusione, e l'abito della regina fu copiato in seguito da
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moltissime spose. Benché a metà del diciannovesimo secolo si sia diffusa l'abitudine ad indossare abiti lunghi ed ampi, simili a quelli in voga nell'epoca vittoriana, in realtà lo stile dell'abito da sposa è generalmente molto legato alla moda del periodo. Per esempio negli anni venti le spose vestivano abiti corti davanti, con un lungo strascico, spesso abbinato ad un cappello cloche. Attualmente l'abito bianco e le sue diverse sfumature sono ritenute la scelta più tradizionale per il matrimonio (non più solo simbolo di purezza e verginità), ed è sempre più diffuso anche tra le diverse culture che hanno alle spalle tradizioni assai diverse. Ad esempio in Cina ed in Vietnam il colore prediletto per le spose è il rosso, simbolo di amore e prosperità, ed auspicio di buona fortuna. In Giappone, le spose indossano tre o più abiti distinti nel corso delle celebrazioni del matrimonio, cominciando dal tradizionale kimono bianco. Nelle zone settentrionali dell'India, i colori tradizionali dell'abito nuziale sono il rosso, colore di buon auspicio ed il verde, simbolo di fertilità. Nelle zone meridionali invece l'abito nuziale è per tradizione il sari bianco. Dunque il bianco non è il colore tradizionale da sempre e non lo è in molte culture diverse dalla nostra. I nativi americani hanno varie tradizioni legate al matrimonio ed all'abito nuziale: le spose hopi ad esempio indossano un abito cucito dallo sposo, e da tutti gli abitanti del villaggio che vogliono partecipare. L'abito consiste in una larga cintura, un vestito bianco con strisce rosse in cima ed in fondo all'abito, pantaloni bianchi, un nastro per i capelli, ed un mantello in cui avvolgere il vestito; nulla a che vedere con l’abito da meringa in auge nei paesi europei. Le tradizioni in Delaware prevedono invece che la sposa indossi una gonna di pelle di cervo, una fascia intorno alla fronte ed il viso colorato con creta
bianca, gialla e rossa; mentre le tribù della California settentrionale (Klamath, Modok e Yurok) utilizzano abiti nuziali realizzati con colori simbolici: bianco per l'est, blu per il sud, giallo (o arancio) per l'ovest e nero per il nord. Ma anche più vicino a noi, in Europa ci sono tradizioni diverse, come quella che vede le spose finlandesi vestire abiti scuri o addirittura di colore nero. E proprio qui in una delle laterali della Valsugana, scopriamo che anche il vestito tipico della sposa mòchena si differenzia della tradizione classica, e si presenta nero, dettaglio derivante dai
costumi tipici della tradizione austroungarica. Tutte queste tradizioni stanno ormai scomparendo , lasciando il bianco regnare quasi incontrastato, come colore scelto dalle spose nel giorno più bello della loro vita.
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Storia della bomboniera
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e origini della bomboniera, per come la intendiamo oggi, avvengono in Francia intorno al XVIII secolo quando si diffuse l’usanza di regalare un piccolo contenitore contenente i dolci dell’epoca, appunto i bonbon. Da qui il temine “bombonniere”. Alcuni studiosi affermano anche che all’interno di queste scatolette vi erano particolari dolcetti fatte di mandorla e ricoperti di miele o di una particolare sostanza zuccherina. Sembra però che in Italia, già nel XV secolo i futuri sposi, nel corso del loro fidanzamento usavano scambiarsi preziosi ed originalissimi cofanetti portaconfetti. In Inghilterra, già nel XVI si usava regalare le sweet meat box realizzate in argento dorato, oro con cristalli o pietre preziose. Si dice che per il capodanno del 1574, la Regina Elisabetta I ricevette in dono moltissime bomboniere quale augurio per il nuovo anno.
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Ma la vera affermazione della bomboniera avviene nel 1896, quando in occasione delle nozza tra il futuro Re d’Italia, Vittorio Emanule, con la regina Elena di Montenegro, tutti gli invitati portarono in dono delle bomboniere quale dono agli sposi e non come si usa oggi. Infatti nella nostra tradizione sono gli sposi che omaggiano gli invitati con la bomboniera che ha il duplice scopo: ricordare l’evento vissuto insieme e come ringraziamento della presenza e dei dono degli invitati. Secondo le regole del galateo la bomboniera, che anche oggi assume significato simbolico legata al matrimonio o a particolari avvenimenti quali battesimo, cresima, festa di diploma o di laurea, deve essere consegnata alla fine del ricevimento nuziale e mai prima poiché sembrerebbe la richiesta anticipata di un regalo. Buona regola è anche quella di non diversificare le bomboniere ovvero devono essere tutte
uguali per evitare sgradevoli confronti da parte di chi le riceve. Eccezione, però, può essere fatta per quelle riservate ai testimoni e genitori dello sposo e della sposa e ai parenti più prossimi. Infine, per quanto riguarda i confetti una piccola curiosità: vengono messi nella bomboniera sempre in numero dispari a rappresentare l’indivisibilità del matrimonio e i classici cinque confetti corrispondono alle doti ed all’augurio per un buon matrimonio: salute, felicità, fertilità, longevità e ricchezza.
Storia della Fede Nuziale
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uando si parla di fede nuziale, al di là di qualsiasi credenza o superstizione, si intende un vero segno d’ amore che annuncia a tutti la volontà di vivere per tutta la vita accanto alla persona amata. Ed è per questo motivi che gli anelli nuziali rappresentano i più importanti oggetti che un uomo ed una donna possano mai indossare. Si dice che l’anello di matrimonio di fatto rende l’unione indissolubile. Sin dall'antichità l'anello, di forma circolare, metallo e pietre preziose, portato in un qualsiasi dito della mano sinistra o destra è sempre stato considerato un piacevole ornamento, ma ancor di più un elemento di distinzione di potere e a volte come segno di appartenenza. E di anelli nuziali, infatti, sembra si parlasse già all'epoca dei barbari quando, per suggellare, una unione o una promessa d'amore, era uso scambiarsi un manufatto circolare in segno di fedeltà. La storia ci
dice anche che nelle antichissime cerimonie nuziali gli sposi si posizionavano all'interno di un cerchio simboleggiante il circolo della vita. E l’anello veniva portato in un qualsiasi dito della mano sinistra. Nel corso dei secoli si diffuse l'usanza di portare l'anello di matrimonio al quarto dito della mano sinistra, detto anulare, in quanto secondo credenze dei popoli antichi in questo dito era presente la cosiddetta “vena amoris”, una vena che
andava diretta al cuore: Ecco perché l'anulare era ed è anche chiamato “dito del cuore”. Nella tradizione cattolica invece l'anulare sinistro è il quarto dito al quale arriva il sacerdote dopo aver toccato le prime tre dita quando invoca in preghiera il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. I romani, popolo molto evoluto di allora, distinguevano l'anello di fidanzamento, detto "anulus pronubus", che serviva a suggellare la promessa di matrimonio, da quello matrimoniale detto "vinculum", solitamente realizzato con ferro lavorato. Più tardi con il passare del tempo il ferro è stato sostituito dall'oro e, in epoca moderna, anche con l'inserimento di pietre preziose e con l'incisione dei nomi degli sposi e della data del loro matrimonio. Si dice che l'anello in oro, conferisce agli sposi le virtù per una unione perfetta e durevole. Oggi, però, sempre più persone preferiscono l’oro bianco, rosso oppure il platino.
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La tradizione dei confetti
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in dall'antichità era consuetudine propiziatoria e di buon augurio che gli invitati portassero agli sposi mandorle, noci, tutti i tipi di frutta secca o piccoli dolciumi tipici dei loro luoghi. I confetti iniziarono a diffondersi tra i nobili di corte solo dopo la scoperta delle Indie, a seguito della quale si cominciò ad importare lo zucchero, con cui farmacisti di corte iniziarono a rivestire le mandorle e a creare questi piccoli e famosissimi dolcetti. Contestualmente alla diffusione dei confetti, tra le classi più abbienti, cambiò anche l'abitudine di chi li donava: non più gli invitati agli sposi, ma questi stessi come regalo ai loro ospiti. La letteratura francese del XIV secolo cita confetti al sapore di rosa, muschio e violetta. Si narra inoltre che fossero molto apprezzati da Napoleone, Luigi XIV e dalla regina Elisabetta. Intorno al 1400 ogni ricevimento di gala doveva
prevedere su ciascun tavolo ricche coppe contenenti confetti. In Italia la fabbricazione dei confetti nacque a Sulmona nel XV secolo, in cui ancora oggi si può visitare il "Museo dell'arte e della tecnologia confettiera". Il galateo vuole che i confetti distribuiti dentro i sacchetti siano sempre in numero dispari. Motivo per il quale generalmente in un sacchettino, soprattutto nuziale, si trovano sempre 5 confetti. Questa usanza è data da un pensiero che vede nel numero dispari l’indivisibilità dell’unione. Ogni numero ha un loro significato: • 5 confetti simboleggiano fertilità, lunga vita, salute, ricchezza e felicità; • 3 confetti simboleggiano la coppia e il figlio; • 1 confetto simboleggia l’unicità dell’evento. Anche il colore ha un valore e va scelto
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in base al tipo di cerimonia. Per i battesimi la confezione è in genere monocolore, compresi i confetti (rosa o azzurri); per la Comunione si usa il bianco, per la cresima il bordeaux, mentre per il matrimonio, pur rimanendo il confetto di colore bianco, la confezione può essere dei colori più disparati. Per la Laurea si preferisce il rosso, per i 18 anni confetti dai mille colori.
Fiori e colori
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nche la scelta dei fiori, utilizzati per il matrimonio, decorare la torta nuziale il bouquet, hanno un preciso significato. La rosa: è il fiori più popolare e più usato nel matrimonio. Non solo simboleggia la felicità e il romanticismo, la grazia e la bellezza degli sposi, ma, a seconda del suo colore, si desidera comunicare a tutti i diversi sentimenti e significati: bianca, sinonimo di purezza e candore; rosa per indicare affetto, comprensione e voglia di tenerezza; rossa, esprime passione e un amore intenso; gialla per comunicare la gelosia. Gli altri fiori hanno altri e ben precisi significati: l´orchidea, sensualità e passione nonché bellezza e raffinatezza; la peonia, è la regina dei fiori per i cinesi e il suo principale significato è l’augurio per un matrimonio allegro e felice; l’Anemone, nel linguaggio dei fiori è significa aspettativa, speranza ed attesa; il
tulipano, fiore bellissimo e nobile simboleggia l’amore e la vera passione. In alcuni matrimonio è uso l’addobbo con l’iris, fiore della Francia che ha il suo principale significato nella fede e giustizia. Si trova nei diversi colori di bianco, blu e a volte alche color porpora. La margherita che vuol dire innocenza, candore, amore fedele e unione dei sentimenti. Si possono accompagnare ad altri fiori con i quali danno una particolare fantasmagoria di colori e tonalità. La Gardenia, nel linguaggio dei fiori esprime gioia, purezza e sincerità. L’Ortensia, ha un duplice significato perché da una parte esprime la comprensione nel matrimonio e la gratitudine verso la persona amata, ma dall’altra può indicare freddezza e insoddisfazione. Altri colori dei diversi fiori hanno un par-
ticolare significato: Verde = desiderio di tranquillità, riflessione; Lilla = spiritualità, attrazione degli opposti; Azzurro = fedeltà, costanza e serenità; Arancione = allegria, gioia e vitalità.
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PRIME ROSE, TRINTINAGLIA, CINZIA FONSO
Una sinergia al servizio degli sposi
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i ricordate il matrimonio di una volta? Per gli sposi era un vero “fai da te” perché erano loro a dover pensare a tutto: i fiori, la chiesa, gli inviti, le bomboniere, ma soprattutto l’organizzazione del ricevimento. Per fortuna, però i tempi sono cambiati e oggi ci si può rivolgere a quelle realtà che, unendosi in una particolare dinamica sinergia d'intenti e grazie alle loro capacità organizzative, lasciano agli sposi il solo gradito e gioioso compito del divertimento e di vivere con parenti e amici il “giorno più bello”. In questo nostro scrivere il voluto riferimento è per un trittico d'eccezione formato da tre petali la cui competenza in fatto di matrimoni è indiscutibile: il Ristorante Prime Rose di Levico Terme; Foto Trintinaglia di Borgo Valsugana e Cinzia Fonso, una delle più competenti e professionali Wedding Planner della nostra provincia. Il Ristorante Prime Rose, gestito dalla famiglia Bettucchi sin dal lontano1988, con le sue accoglienti sale, circondate da un lussureggiante spazio verde e dalle quali si può godere un fantastico panorama sul lago, offre ai novelli sposi una coloratissima cartolina che in zona non ha eguali e che diventa la degna cornice per festeggiare il loro giorno più bello. Una struttura che con il suo menu’, i piatti, e le specialità preparate dallo Chef Alberto, integrate da un servizio impareg-
giabile,sotto la sapiente regia di Emanuela, è luogo ideale per un ricevimento festoso da ricordare. Il Ristorante Prime Rose, però, è anche noto per la funzionale possibilità di offrire, all’occorrenza e su richiesta, un qualificato e quanto mai completo servizio di Catering che trova luogo e sistemazione in antichi manieri presenti in Valgana. Il tutto per vivere momenti indimenticabili in un’atmosfera di vero romanticismo. E per immortale il quadro del matrimonio, carpirne i momenti più significativi, più belli e più romantici e inserirli in un reportage che diventa raccolta di sorrisi, sentimenti e allegria, basta rivolgersi a chi di fotografia sono veri esperti: i “Trintinaglia”, una famiglia di eccellenti fotografi che da cento anni, con le loro capacità interpretative, e con indiscutibile professionalità, catturano la felicità, il sorriso e la gioia di vivere un momento così importante. Attimi destinati a rimanere vivi nel tempo a ricordo di quel particolare irripetibile avvenimento cha ha riscaldato i cuori degli sposi e di chi, con loro, ha partecipato e condiviso la gioia del “SI”. E il trittico è completato da Cinzia Fonso. A Lei gli sposi potranno affidarsi per progettare e realizzare al meglio il loro matrimonio, fino ad affidargli la regia del giorno delle nozze. Scegliere Cinzia come Wedding Planner, significa non solo avere garanzia di un evento personalizzato, ma anche e soprattutto essere accompagnati da una vera esperta in grado di interpretare, con creatività, i desideri degli sposi, capirne le esigenze, concretizzare le loro idee e realizzarne gli allestimenti, anche floreali, per la chiesa e il ricevimento. La professionalità, l’empatia e l’attenzione al dettaglio di Cinzia sono garanzia di un evento “unico e originale”. (P.R.)
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ere) (Località Torricelle Parco Belved
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Curiosità sul matrimonio trentino U
si e costumi riguardo al matrimonio ne troviamo di curiosi e a tutte le latitudini, soprattutto nel passato. Ne descrivo un paio per tutti. A Palù del Fersina in Valle dei Mocheni, era usanza la sera prima del matrimonio, che avveniva di sabato, di sparare tre colpi di mortaio. Il giorno delle nozze gli sposi, ognuno a casa propria consumava la colazione. A metà pasto si sparava un colpo di mortaio per segnalare a che punto era l’evento. Poi il futuro sposo si recava dalla fidanzata e si incamminavano con i testimoni che erano i padrini del battesimo, della volta della chiesa. Davanti alla porta di casa, prima che la sposa uscisse, la mamma le porgeva la piccola acquasantiera, perché si segnasse. Alla madre era proibito seguire la figlia al matrimonio, sia alla cerimonia che alle nozze. Solo il padre e i genitori di lui potevano assistere
di Adelina Valcanover
al matrimonio. Partiti verso la chiesa, altri tre colpi di mortaio, che voleva anche dire che a sposa era stata “sparata” fuori dalla sua casa paterna. Durante la Messa per la celebrazione del matrimonio al “Santus”, altro colpo di mortaio, così tutto il paese sapeva che era stato pronunciato il sì. Le fedi erano a ‘carico’ dello sposo. Va ricordato che le nozze rompevano il lutto ed era l’unica possibilità. Ci si poteva anche vestire di colori sgargianti e perfino ballare. All’uscita della chiesa i testimoni distribuivano i confetti e ai bambini invece venivano lanciati. Il testimone della sposa doveva stare attento a non distrarsi, perché doveva ‘custodire’ la sposa, contro il ‘rapimento’. Se ci riuscivano, poi doveva pagare per riaverla indietro. Altra usanza era che il futuro sposo doveva dare al suocero un cappello nuovo e alla suocera uno scialle. In seguito, oltre al cappello, una camicia e alla suocera un paio di scarpe: il “pagamento” per la sposa. La suocera aveva l’obbligo di regalare un anello alla nuora, di solito di famiglia. Le nozze si festeggiavano a casa del marito e quando tutti erano in tavola veniva sparato un altro colpo di mor-
taio. Il menu era: canederli in brodo, “stufà” di carne (una specie di brasato) e infine i dolci, che erano torte portati dagli invitati come regalo. Solo il giorno successivo, la domenica. i parenti andavano a prendere gli sposi per accompagnarli in chiesa alla Messa e portavano anche la madre della sposa, a pranzo andava dal genero e si diceva che mangiava la ‘pelle’ del pranzo di nozze, ossia gli avanzi. A Roncegno, in Valsugana, era molto meno rituale. Il giorno prima delle nozze i familiari andavano al panificio a prendere le “fugazze” (pan dolce) per la colazione del giorno dopo. La sera della vigilia si sparavano molti colpi di fucile. Ognuno partiva da casa propria e anche qui si sparavano colpi di fucile e si trovavano davanti alla chiesa. I testimoni erano scelti dagli sposi. Dopo la cerimonia tutti a casa dello sposo per le nozze dove il menu variava secondo le possibilità e dove venivano distribuiti anche i confetti.
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Matrimonio:
dividere il mondo in due di Patrizia Rapposelli
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all’innamoramento al fidanzamento al concretizzare la vita insieme attraverso il matrimonio. Tralasciando le dinamiche complesse che sono insorte dalla metà degli anni Sessanta sino ad oggi riguardanti il tema nuzialità, nel complesso la tendenza è quella di credere ancora all’ideale dell’amore eterno concretizzarsi nell’istituzione sociale qual è il matrimonio. Quando si tratta questo argomento spesso perdiamo di vista quella magia di cui dovrebbe farsi portatore, l’attenzione si concentra nella maggior parte dei casi sull’aspetto istituzionale, religioso o sul ritenere la convivenza more uxorio tanto uguale alla vita in comune di due persone unite dal rito nuziale e allora ecco che arrivano le pole-
miche, le idee diverse, quei dati statistici che ci dicono di non credere più alla sua validità. Il matrimonio, al di là del significato derivante dal diritto romano quale “dovere della madre” che legittima i figli nati dall’unione di due persone, porta con sé un concetto ben più profondo, che dalla storia ad oggi ha accompagnato quei matrimoni fiabeschi messaggeri di un amore eterno e duraturo. Per un momento dimentichiamoci dei freddi concetti del dizionario o delle varie polemiche che nel tempo fanno barcollare quest’istituzione sociale e pensiamo al matrimonio come l’incoronamento dell’amore fra due persone. Banale come pensiero, ma spesso ciò che sembra banale viene sconfinato talmente ai margini delle nostre menti che rischia di farci perdere di vista i punti più ovvi e importanti di un azione. ROSANNA MUSSATI Essere legati da un MAGLIE di QUALITÀ Simpatia contratto fa paura, perché ciò comporta Direttamente dal produttore con inevitabilmente conSPACCIO AZIENDALE seguenze su ogni tipo di piano, dal finanziario al sociale, Sconti 50% a quello morale; forsu campionario tunatamente ci sono esempi attorno a noi che ci insegnano cosa vuol dire portare le promesse d’amore dalla “voce” alla carta, NUOVA COLLEZIONE Sconti 10% AUTUNNO/INVERNO senza paura delle conseguenze. Dalle
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fiabe e la letteratura, alla cinematografia romantica e a quei romanzi rosa si è venuto a tracciare un’ideale di unione di coppia che vede concretizzarsi in un legame duraturo e sincero, fatto di condivisione e crescita reciproca, in grado di smantellare l’idea della felicità come punto d’arrivo nella vita di ognuno di noi lasciando lo spazio a una costante data dall’aver incontrato la persona “giusta”. Cos’è l’amore? Cosa spinge al passo di condividere una vita insieme in una promessa? Non ci sono parole che possono descriverlo, ma solo una conoscenza interiore che si raggiunge nel momento in cui la ricerca del compagno per la vita si interrompe, perché lo si ha trovato e si è pronti a dividere il mondo in due. Amore, felicità, promesse per la vita, impegno, dedizione e sopportazione, direi che ogni singola parola racchiude il senso profondo della decisione di legarsi ad una persona. Non pensiamo sempre alle polemiche e alle critiche che abitualmente si associano alla parola matrimonio, forse come spesso si sente è “out” o forse si dice meglio una convivenza, oppure le statistiche dal 2003 sono in grado di smontare ogni ideale di amore eterno; impariamo dagli esempi intorno a noi, da quelli positivi, che hanno fatto dell’amore una promessa profonda e duratura scambiandosi quelle fedi e credendo in ciò che rappresentano. Sono dei cerchi, due metà che si uniscono; l’altra parte di noi che ci trova e ci completa. Dall’innamoramento al matrimonio, dal’amore a una promessa, dall’aver paura della vita insieme legati da un contratto all’aver creduto nell’ideale dell’amore eterno; infondo chi dice che la felicità dei finali fiabeschi non è possibile?
I matrimoni nel mondo
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n tutto il mondo le tradizioni, legate al matrimonio, quasi sempre sono influenzate non solo dalla religione, ma anche dalle usanze e costumi delle diverse popolazioni. Corea del Sud: in alcune realtà il matrimonio viene celebrano in un parco dove il marito arriva a cavallo o in macchina e la sposa viene portata su una poltrona, coperta di veli per essere al riparo da sguardi indiscreti. Afghanistan: il questo Stato il matrimonio ha una particolare usanza cioè quella che i festeggiamenti vedono gli sposi festeggiare l’avvenimento stando separati . E anche gli invitati sono divisi tra uomini e donne. In alcune città i regali vengono fatti dagli sposi agli invitati. India: In India i matrimoni si quando i bambini sono ancora piccoli. Questo uso
è dovuto alla rigida suddivisione in caste su cui si basa la società. A volte capita che una bambina molto piccola di età venga data in sposa ad un adulto. I colori del matrimonio sono rosso e giallo e i festeggiamenti durano anche una settimana. Quasi tutti i matrimoni si svolgono nel mese ottobre perché, secondo la religione Indù, le forze del bene prevalgono su quelle del male. Finlandia: a volte capita che il matrimonio venga celebrato in una chiesa di ghiaccio, che viene costruita ogni anno in dicembre e destinata a sciogliersi in aprile. Gli invitati giungono in chiesa con slitte
trainati da cavalli o renne. Giappone: il matrimonio giapponese è quello scintoista e prevede che, durante la cerimonia, la sposa porti in testa un panno bianco a significare la sua intenzione di non essere gelosa. Come tradizione vuole gli sposi indossano kimoni molto vistosi e, nel corso della cerimonia ciascuno di loro beve, per tre volte, da una ciotola con riso e sakè. Maldive: in questo Stato vige una curiosa legge secondo la quale una donna può divorziare e risposarsi con la stessa persona più volte (anche tre volte). In questo caso, però, dopo il terzo matrimonio con la stessa persona, la donna può risposarsi solo con un uomo diverso.
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La Torta Nuziale
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no dei momenti più importanti di un matrimonio è il taglio della torta nuziale perché in questo frangente non solo gli sposi sono al centro dell’attenzione degli invitati, ma di fatto è la prima azione congiunta che essi compiono. Secondo tradizione originale il primo taglio viene effettuato dallo sposo con la mano della sposa e sarà compito di quest’ultima offrire la prima fetta al marito e poi a tutti i parenti più stretti. I camerieri provvederanno poi a servire tutti gli invitati. In merito alle caratteristiche della torta nuziale moltissime sono le sfumature e le decorazioni che la caratterizzano. Il tutto dipende dai colori dominanti e dagli elementi che gli sposi hanno deciso di utilizzare per il loro giorno più bello. Ed anche la forma e i piani hanno il loro significato come importante è gusto che, nella normalità, deve essere gradito a tutti gli invitati. Quindi una torta ben ripiena, con
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creme classiche e con un utilizzo moderato di liquore e particolari farciture. In questi ultimi tempi sempre di più, a sostituzione della tradizionale torta rotonda, sta prendendo l’uso di utilizzare torte mono piano che hanno il vantaggio di poterle completare con grandi ed originalissime decorazioni. E a proposito di
decorazioni e farciture vi sono diverse possibilità legate però alle varie nazioni. C’è quella anglosassone e all’americana caratterizzata anche dai diversi colori che la compongono. La torta con copertura di colore bianco, invece, sembra essere comparsa per la prima volta nell’ 800 e simboleggiava proprio il concetto della purezza e candore della sposa, ma anche l’augurale benessere della famiglia. Mentre si ha menzione di torte a piani alto già nel Medioevo e le credenze di allora sottolineavano che più alta era la torta e più numerosi erano gli invitati. La torta a più piani invece, secondo documenti storici, ha origine nel 1882, in occasione del matrimonio del principe Leopoldo, figlio della Regina Vittoria. Si racconta che il primo piano era tutto da mangiare mentre gli altri strati verticali erano fatti di carta pesta e assemblati con zucchero sciolto e coperti con la “ghiaccia reale”.
Le innovazioni abitative
L’AVVOCATO RISPONDE
La distinzione, nel condominio di edifici, tra le innovazioni e le opere di manutenzione ordinaria e straordinaria.
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er innovazioni, così come previste dall’art. 1120 c.c., si intendono quelle opere di trasformazione, che incidono sull’essenza della cosa comune, modificando in modo significativo l’originaria funzione e destinazione. La stessa giurisprudenza di legittimità precisa che, per innovazione delle cose comuni, devono intendersi non tutte le modificazioni, ma solamente quelle modifiche che determinano l’alterazione dell’entità materiale o il mutamento della destinazione originaria delle parti comuni. Per contro, non costituiscono innovazioni bensì opere di ordinaria e straordinaria manutenzione quelle necessarie per la conservazione ed il godimento della cosa comune (In tal senso Cass. Civ. n. 16639/2007), rivestendo, queste ultime, un carattere di necessità per continuare il godimento delle cose (piani, appartamenti) e come già evidenziato, la modifica di una parte comune del condominio diventa innovazione, solo quando subisce una trasformazione: importante e rilevante. Il diverso inquadramento dei lavori, come innovazioni oppure come lavori ordinari o straordinari, non ha una valenza solamente astratta, ma comporta una diversa disciplina per la deliberazione da parte del-
l’assemblea dei condomini, infatti, per decidere l’esecuzione di un’innovazione occorre un quorum superiore (art. 1136 comma 5 c.c.) rispetto a quello previsto per i lavori straordinari. L’art. 1120 c.c., secondo un consolidato orientamento della giurisprudenza, mira a disciplinare l’approvazione di innovazioni che comportano, per tutti i condomini delle spese, ripartite in base ai millesimi (In tal senso Cass. Civ. n. 25872 dd. 21.12.2010), ove non sia così si applicherà la disciplina di cui all’art. 1102 c.c.: “Ciascun partecipante può servirsi della cosa comune, purché non ne alteri la destinazione e non impedisca agli altri partecipanti di farne parimenti uso secondo il loro diritto. A tal fine può apportare a proprie spese le modificazioni necessarie per il migliore godimento della cosa.” A seguito della riforma condominiale il testo dell’art. 1120 c.c. è stato sensibilmente trasformato e le innovazioni possono essere qualificate in quattro categorie: a) innovazioni lecite, per la loro approvazione è necessaria la maggioranza qualificata (1136 comma 5 c.c.), maggioranza degli intervenuti e almeno i 2/3 del valore dell’edificio. Rientrano in
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questa categoria tutte le innovazioni dirette al miglioramento o all'uso più comodo o al maggior rendimento delle cose comuni. b) Innovazioni agevolate, per la loro approvazione è necessaria, ai sensi dell’art. 1136 comma 2 c.c., la maggioranza degli intervenuti ed almeno la metà del valore dell’edificio. Rientrano, in tale categoria, le seguenti innovazioni (art. 1120 comma 2 c.c.): - le opere e gli interventi volti a migliorare la sicurezza e la salubrità degli edifici e degli impianti. - Le opere e gli interventi previsti per eliminare le barriere architettoniche, per il contenimento del consumo energetico degli edifici e per realizzare parcheggi destinati a servizio delle unità immobiliari o dell'edificio, nonché per la produzione di energia mediante l'utilizzo di impianti di cogenerazione, fonti eoliche, solari o comunque rinnovabili da parte del condominio o di terzi che conseguano a titolo oneroso un diritto reale o personale di godimento del lastrico solare o di altra idonea superficie comune. - L'installazione di impianti centralizzati per la ricezione radiotelevisiva e per l'accesso a qualunque altro genere di flusso informativo, anche da satellite o via cavo, e i relativi collegamenti fino alla diramazione per le singole utenze, ad esclusione degli impianti che non comportano modifiche in grado
di alterare la destinazione della cosa comune e di impedire agli altri condomini di farne uso secondo il loro diritto. c) innovazioni molto gravose, voluttuarie e suscettibili di utilizzazione separata, l’art. 1121 c.c. prevede espressamente: “Qualora l'innovazione importi una spesa molto gravosa o abbia carattere voluttuario rispetto alle particolari condizioni e all'importanza dell'edificio, e consista in opere, impianti o manufatti suscettibili di utilizzazione separata, i condomini che non intendono trarne vantaggio sono esonerati da qualsiasi contributo nella spesa. Se l'utilizzazione separata non è possibile, l'innovazione non è consentita, salvo che la maggioranza dei condomini che l'ha deliberata o accettata intenda sopportarne integralmente la spesa. Nel caso previsto dal primo comma i condomini e i loro eredi o aventi causa possono tuttavia, in qualunque tempo, partecipare ai vantaggi dell'innovazione, contribuendo nelle spese di esecuzione e di manutenzione dell'opera.” Per verificare la gravosità delle spese o la voluttuarietà è necessario aver riguardo solamente alle condizioni ed all’importanza dell’edificio, non essendo rilevanti argomentazioni sulle persone dei condomini (condizione finanziaria, personale etc…). Le innovazioni, per le quali è consentito al singolo condomino di sottrarsi alla
relativa spesa, sono solo quelle relative ad impianti di suscettibili di utilizzo separato, inoltre il condomino in disaccordo dovrà manifestare il suo dissenso, se presente in assemblea, espressamente a verbale o mediante impugnazione dello stesso per l’assente. La realizzazione di un ascensore, ad esempio, non viene considerata dalla giurisprudenza prevalente, opera gravosa o voluttuaria (In tal senso Cass. Civ. n. 28920 dd. 27.12.2011 e n. 14384 dd. 29.07.2004) bensì un’opera diretta ad eliminare le barriere architettoniche di cui all'art. 27, comma 1, l. 30 marzo 1971 n. 118 e all'art. 1, comma 1, d.P.R. 27 aprile 1978 n. 384. d) innovazioni vietate (art. 1120 ultimo comma c.c.) trattasi delle innovazioni che possono recare pregiudizio alla stabilità o alla sicurezza del fabbricato, che ne alterino il decoro architettonico o che rendano talune parti comuni dell'edificio inservibili all'uso o al godimento anche di un solo condomino.
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Lettera al Direttore Signor direttore Ultimamente, i quotidiani locali, si sono occupati moltissimo della Valdastico dando notevole spazio a quanti si sono schierati contro la sua realizzazione e i dati forniti dagli esperti, specie quelli contrari, non sempre hanno evidenziato, con obiettività, l'aspetto positivo: inquinamento acustico ambientale, diminuzione del traffico commerciale, velocizzazione dei collegamenti tra nord, est e sud che nei periodi di bollino rosso o nero, scoraggiano gli automobilisti, diretti nelle nostre località turistiche, preferendo mete più facilmente raggiungibili. In fatto di pareri positivi da ricordare quello di molti amministratori dei comuni della Valsugana che hanno espresso parere favorevole per il completamento della Valdastico e il referendum, del 30/3/2010, promosso dal V.Presidente del Consiglio Provinciale di Trento, Prof. Claudio Eccher, sul pronunciamento dei cittadini trentini che aveva dato il seguente risultato: favorevoli 66%; contrari 33% e solo 1% non so. Sono stati fatti riferimenti quali deturpamento del territorio e dei costi notevoli da sostenere per la realizzazione dell'autostrada. E' noto che uno dei progetti prevede circa 26 Km in galleria e gli scavi, da studi fatti, non comporterebbero alcun pericolo di indebolimento della massa rocciosa per realizzare il tunnel.
Da parte del Comm. Aldo Chirico (già consigliere comunale a Levico Terme e consigliere della Comunità di Valle Alta Valsugana e Bersntol) ci giunge questa lettera che volentieri pubblichiamo.
Circa i costi è altrettanto noto che la Provincia di Trento dovrebbe avere un' intervento finanziario molto limitato. E' di qualche anno un'indagine fatta dal Consigliere Comunale di Borgo Valsugana, Armando Orsingher, circa il gas effetto serra per i residenti a Borgo Valsugana prodotto dai gas di scarico dei veicoli a motore. I dati pubblicati avevano preso in esame la strada provinciale nr. 109 e la statale 47 della Valsugana, per un tratto di circa 7 Km. sulle quali transitavano, giornalmente, circa 45.000 veicoli di cui circa 13.000 lungo la provinciale nr.109 mettendo in evidenza l’enorme quantità di carburante bruciato giornalmente (circa 12590 litri)i cui gas venivano immessi nell’atmosfera con un enorme effetto serra. Dati, quelli di Orsingher, che impongono una obiettiva e necessaria riflessione. Anche il sottoscritto è stato promotore di mozioni pro Valdastico nel Comune di Levico Terme entrambe votate favorevolmente. Da ricordare quella del 21/07/2010 quando da Consigliere nella Comunità di Valle Alta Valsugana e Bersntol, ha prodotto un ordine del giorno sull'argomento votato favore-
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volmente dall'Assemblea della suddetta Comunità di Valle. Altro aspetto positivo, che non va sottovalutato, è quello socio-economico-occupazionale che spesso non è tenuto in considerazione di quanti sono contrari alla realizzazione del tratto nord della Valdastico. E' doveroso ricordare che il potenziamento della ferrovia è auspicabile ma solo per il trasporto delle persone (con i tempi di percorrenza che conosciamo) e non certamente per il trasporto delle merci le cui consegne alle varie destinazioni diventano improbabili in tempi accettabili. Aldo Chirico
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Da parte del consigliere provinciale Claudio Cia ci giunge questa lettera che volentieri pubblichiamo e si riferisce alle posizioni da Lui assunto in merito a problematiche che interessano e coinvolgono tutta la nostra comunità.
Signor Direttore, non ho mai nascosto il mio pensiero, sia in pubblico che in privato, e ne vado fiero perché così riesco a confrontarmi con la gente, guardandola negli occhi e senza provare imbarazzo. La testardaggine nell'esternare le mie convinzioni ha tuttavia prodotto l'esacerbarsi del malessere dei gruppi lgbt Claudio Cia e una minaccia di morte alla mia persona sui social network. Il paradosso della modernità consiste proprio in questo: si demoliscono le posizioni (legittime) di un avversario non attraverso lo scambio dialettico, bensì adoperando lo strumento sempre efficace della denigrazione, dell'intimidazione e delle offese, una sorta di avvelenamento sistematico del dibattito pubblico; tipico atteggiamento di chi, pur di imporre la sua visione, è pronto a tutto. A costoro dico per l’ennesima volta (ahimè invano) che il sottoscritto non è omofobo, né misogino, né razzista. Sono un semplice cittadino, un consigliere che cerca di fare al meglio ciò che ritiene essere il bene della nostra terra onorando storia, cultura e valori. Se i miei detrattori non ne sono convinti, li invito a denunciare mie singole azioni, scritti o interventi che oggettivamente risultano discriminatori e contrari al rispetto del individuo in quanto tale: liberissimi di scegliere quale accusa (strumentale) formulare a mio carico. L'intellettuale e politico greco Alekos Panagulis disse che "essere un uomo significa avere coraggio, avere dignità. Significa credere nell'umanità. Significa lottare. E vincere". In linea con la citazione, dichiaro che non verrà mai meno la mia tenacia nel dire quello che penso, in modo libero e razionale, senza ambiguità o scorrettezze, perchè è l'onestà l'unico autentico valore che ci conferisce l'appellativo di uomini.
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FESTA D’ESTATE
L E V IC O T E R M E
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AUGURI GIUSEPPINA
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’è fatta grande festa presso l’APSP San Valentino di Levico Terme, per il compimento dei 102 anni di Giuseppina Tomasi. Nata a Baselga di Pinè, è ospite dell’Istituto levicense da circa 5 anni. A far festa con lei sono giunti diversi parenti e conoscenti che, assieme ai dirigenti dell’APSP hanno brindato all’invidiabile traguardo augurandole ancor lunga e feconda vita. Giuseppina infatti, rimasta nubile, gode ancora di ottima salute sia fisica che mentale e così, con giusto orgoglio, ha tagliato lei la grande torta che è stata distribuita anche a tanti colleghi ospiti, ed ha allegramente brindato alla propria salute. Nonna Giuseppina è stata premiata con un bel mazzo di fiori da parte dell’assessore del comune di Baselga di Pinè Giuliana Sighel, e dell’Istituto che la ospita per mano del suo direttore Fabrizio Uez. Prima di raggiungere l’APSP di Levico Terme, Giuseppina Tomasi fu ospite a periodi alterni, soprattutto nei mesi invernali, della Casa “Rododendro” di Baselga. Un piccolo ente umanitario di cui fu cofondatore e per 20 anni presidente, Bruno Svaldi che ha voluto presenziare a questa festa di compleanno. (M.P.)
NINO CI HA LASCIATI
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na folla commossa ha partecipato ai funerali di Nino Dallagiacoma. Tanta gente del posto ma anche da fuori, venuta per porgergli l’estremo saluto e per esprimere gratitudine ad un uomo di grande bontà e generosità d’animo. Nino, classe 1933, era giunto a Levico Terme da San Remo con la madre, quando aveva solo due anni. Raggiunta l’età lavorativa, fu assunto alle dipendenze della tipografia di Luigi Avancini dove imparò il mestiere di tipografo. Successivamente si trasferì in centro a Levico, in via Dante, dove fondò la sua “Tipografia Valsugana” che portò avanti per lunghi decenni con l’ausilio della moglie signora Fulvia. Grande appassionato di montagna, fu per lungo tempo presidente della locale sezione SAT, fondatore del “Pedale Levicense” e per diversi anni anche membro di direzione della stessa associazione. Entrò a far parte anche di altre istituzioni portando sempre il suo positivo contributo di idee. Anche in campo letterario Nino Dal-
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iù di 200 persone hanno partecipato alla recente “Festa d’estate” svoltasi a Canale di Pergine ed organizzata dall’Associazione Auser, il Circolo Comunale Pensionati e Anziani di Pergine, l’ACS di Canale e l’amministrazione comunale. Dopo la Messa nella parrocchiale, la festa è continuata all’interno della vicina palestra dove i partecipanti sono stati salutati dai rappresentanti delle singole associazioni organizzatrici, dal vicesindaco di Pergine Daniela Casagrande e dall’assessore della Comunità di Valle Alta Valsugana Alberto Frisanco. E’ seguito il pranzo collettivo preparato e servito dai volontari dei gruppi promotori della festa. L’intero pomeriggio è proseguito poi con tanta musica e ballo in compagnia del complesso di Paolo Fontanari, Sergio Froner e Giuseppe Fontanari. Le persone che avevano difficoltà a raggiungere la frazione, sono state trasportate gratuitamente con pullmino, a cura dell’Auser, dal bar Alba di Pergine ed accompagnate anche nel ritorno. (M.P.)
CAN AL E DI PERGIN E LEV ICO TE RME
lagiacoma seppe distinguersi con diverse pubblicazioni. Ricordiamone alcune: “Minestron”, una raccolta di poesie e racconti in italiano e in dialetto; “Migole de Levego”, “A Levego ‘na volta”. Rimasto vedovo e con il passare del tempo arrivarono anche per lui gli anni cupi che lo costrinsero a farsi accogliere dalla locale Casa di Riposo San Valentino. Qui, amorevolmente assistito dalle figlie Claudia e Romana, lo scorso 19 agosto ha concluso, all’età di 82 anni, la sua vita terrena. (m.p.)
P E RG IN E VA L S U G A N A
di Chiara Paoli
HA RIAPERTO ILCENTRO FAMIGLIE
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artedì 14 settembre ha riaperto, dopo la consueta pausa estiva, il Centro Famiglie di Pergine Valsugana, punto di incontro, di confronto e di sostegno per genitori o adulti di riferimento di bambini nella fascia d’età 0-6 anni. Lo spazio genitori-bambini dà ai genitori la possibilità scambiare esperienze, ricevere suggerimenti e informazioni per la crescita dei bambini. Qui i bambini trovano un ambiente accogliente, che li invita al gioco, senza costrizioni, con la possibilità di giocare in modo autonomo e di incontrare coetanei, uno spazio aperto alle novità e alla spontaneità. Nel corso dell’anno l’associazione
Gruppo Famiglie Valsugana che gestisce il Centro Famiglie propone un programma molto intenso e ricco di attività e incontri per genitori e bambini, su varie tematiche. Molte le collaborazione avviate anche quest’anno con diverse realtà del territorio. Tra le attività previste: laboratori di cucina con Vea de Il Mas del Saro, e di orticoltura per bambini con l’associazione H2o+, ma anche “Storie di Luce” con l’attrice Federica Chiusole, letture a cura della biblioteca di Pergine e corsi di lingua straniera con le insegnanti Marika Pincigher per l’inglese e Johanna Schoppa per il tedesco. Tra i corsi previsti per gli adulti: corso di danza africana per mamme e neonati da 0 a 18 mesi, ideato e realizzato da Silvia Avi, corsi di Yoga per mamme in dolce attesa e per adulti con Viviane Elizabete Martins, corsi di cucito livello base, avanzato e creativo con Moira Faitini della Scuola di Cucito. Un laboratorio per imparare l’arte del truccabimbo con la migliore nel settore, la richiestissima Cristiana Animacrì; si potrà inoltre imparare l’autoproduzione di prodotti detergenti naturali con Luigi Gadotti dell’Associazione Tra Sole e
Terra. Inoltre incontri con la nutrizionista Alessandra Capriani, e per imparare a leggere le etichette degli alimenti con Alice Ravati rappresentante locale di Altroconsumo. Viene riproposto l’incontro con la Croce Rossa per conoscere le manovre di disostruzione delle vie aeree in età pediatrica, sono previsti alcuni appuntamenti con Il Melograno per approfondire la conoscenza del Metodo Montessori e con la bibliotecaria Maria Lunelli per conoscere il progetto Nati per Leggere. L’associazione fornisce inoltre consulenza psicologica e legale, affitta lo spazio per feste di compleanno ed è attivo un servizio di custodia bambini. Per informazioni sulle aperture e sui corsi qui: www.famiglievalsugana.it
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LEVICO TERME
Inaugurata la sede della Croce Rossa U na nuova struttura che permetterà non solo di svolgere le attività istituzionali della C.R.I, compresa la distribuzione dei viveri da parte dell’Area 2 – Socio Assistenziale, ma anche l’organizzazione per il 2015 del corso di primo soccorso e di avvicinamento al mondo del volontariato. “In ottobre, dice la Responsabile e Referente di gruppo Cinzia Montibeller, verrà proposto un percorso dove tutti possono partecipare (età minima richiesta 14 anni): “ con la consapevolezza che in ognuno di noi sono nascoste qualità e capacità che messe in sinergia tra di noi possono migliorare la qualità di vita di molte altre persone, pensiamo non solo al primo soccorso che tutti noi dovremmo conoscere ma anche al servizio socio assistenziale con la distribuzione di viveri, all’accoglienza migranti (in questi giorni attività molto richiesta nel campo allestito a Marco di Rovereto), al gruppo giovani per creare tra i ragazzi il senso di appartenenza ad un’associazione di volontariato nata nel 1864 e tuttora presente e radicata in tutto il mondo, alla Protezione Civile e a moltissime altre at-
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tività specializzate con compiti di assistenza sanitaria (soccorso in ambulanza, sulle piste da sci e in acqua). L’obiettivo che il gruppo vuole raggiungere, continua Cinzia, è ampliare tra la popolazione la conoscenza del primo soccorso, le manovre salva vita al fine della salvaguardia della salute altrui. Questa è la meta a cui aspiriamo. E’ il nostro leitmotiv, il significato del nostro esistere come associazione, che pone particolare attenzione al benessere psico-fisico delle persone, alla loro partecipazione ed integrazione nel tessuto sociale”. In chiusura, conclude Cinzia Montibeller, mi permetta di porgere un sentito ringraziamento a chi ha reso possibile tutto ciò: all’Amministrazione comunale per la disponibilità dell’immobile, al Comitato Croce Rossa di Trento per il supporto che da sempre dimostra nei confronti del gruppo, e a tutti i Volontari che hanno sistemato e rinnovato i locali”. La serata di presentazione del corso si terrà il giorno 21 ottobre ad ore 20.30
E’ stata inaugurata, a Levico Terme, presso le ex scuole elementari la nuova sede della Croce Rossa Italiana. Un taglio del nastro con la partecipazione di un foltissimo pubblico e alla presenza del Sindaco Michele Sartori, della Vice Sindaco Laura Fraizingher, dell’assessore alla Protezione,Volontariato e Associazioni Werner Acler, di Artuto Benedetti, dei rappresentanti dei gruppi CRI di Pergine e Borgo Valsugana e i comandanti dei corpi dei Vigili del Fuoco di Levico Terme e Tenna. presso la nostra sede Sarà possibile iscriversi al corso anche tramite il sito https://gaia.cri.it. Per info: Cinzia Montibeller: 338 6843415 mail: levico@critrentino.it
Borgo in cronaca La SUPERZIOLINA
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nche quest'anno, come tradizione, nel mese di agosto si è svolta a Borgo la manifestazione "Palio dela Brenta", sfida goliardica delle due fazioni "FARINOTI SEMOLOTI". Nell’edizione 2015, però, c'è stata una novità, infatti la domenica mattina ha preso il via la prima edizione della gara denominata "SuperZiolina" gara di corsa in salita, che prevedeva la partenza da Borgo e l'arrivo in cima al monte Ciolino sopra l'abitato. Una manifestazione che mancava e che ha impreziosito certamente il Palio stesso. Organizzata dal gruppo "I FAVOLENZE", costola scialpinistica dello Sci Club Cima 12 di Olle e supportata dallo stesso sci club, la gara ha avuto il successo che tutti si auspicavano, infatti ai nastri di partenza si sono presentati oltre 100 concorrenti provenienti dalla provincia e anche dal vicino Veneto. La giornata di sole ha certamente aiutato gli organizzatori che nelle settimane precedenti si erano prodigati per preparare il percorso, tagliando erba e pulendo il sentiero che sale appunto alla cima, mentre la parte logistica, come il pranzo e la location, è stata affidata con successo ai ragazzi dello sci club che già gestivano con la solita bravura il capannone di piazzale Bludenz per il Palio. Come tutti gli anni il successo del Palio è stato grande, ma quest'anno è stato arricchito da questa nuova manifestazione che di certo ha lasciato il segno a Borgo. Per dovere di cronaca la gara è stata vinta al maschile dal mitico Don Franco Torresani e al femminile da Irene Frizzo. E da parte degli organizzatori un sentito ringraziamento a tutti coloro che si sono messi a disposizione e a quanti, con la loro sponsorizzazione hanno fattivamente contribuito alla riuscita della gara.
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Scrivere in Calligrafia
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a parola calligrafia proviene dal greco e significa bella grafia. Un tempo, diciamo pure qualche lustro fa, anche a scuola c’era l’ora di calligrafia. Una alla settimana, per tutte le elementari e anche dopo. Poi con le rivoluzioni (si fa per dire), dei primi anni Settanta si è ritenuto superfluo, anzi controindicato insegnare questa materia. I bambini dovevano sentirsi ‘liberi’ e si cominciava con lo stampato chiamato anche lapidario. Infatti, attualmente, pochi sanno scrivere in corsivo e lo fanno in modo poco leggibile dove si mescola sia stampatello che corsivo. I filetti che congiungono le lettere lasciati proprio perdere. Le conseguenze non si sono fatte attendere: molti bambini risultano disgrafici. Ma ragazzini considerati incapaci di scrivere, insegnato loro la calligrafia, hanno imparato. Non solo, ma hanno tratto giovamento anche in altri ambiti: disegno, manualità, spazialità, gnoseologia (movimento fine della mano) e altro. Quello che è veramente preoccupante, oltre a non esercitare in modo proficuo la mano, con tutte le conseguenze che
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si accennava, l’uso reiterato di una tastiera, pc, telefonino, tablet…ha un analfabetismo di ritorno. Prendere appunti a mano (insomma scrivere) aiuta a memorizzare, molto di più che scaricare files. Sperimentato nella scuola. Un’altra cosa che la calligrafia può aiutare è di ordine psicologico. La grafologia per dire, che come è noto identifica caratteristiche e anche le problematiche di chi scrive, lo aiuta là dove necessario invitando a cambiare modo di scrivere. Ad esempio scrittura troppo accostata, ad allargare, scrittura tutta proiettata all’indietro a raddrizzarla e così via… Ora nell’appiattimento generale della scrittura personale, spesso illeggibile diventa molto difficile e ci si orienta più verso l’apprendimento calligrafico. Tornando alla calligrafia, molti adulti e anche ragazzi richiedono di imparare ad usare questo mezzo di comunicazione. Anche senza arrivare a livelli
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artistici, il saper scrivere con eleganza, crea soddisfazione e rilassa come un hobby piacevole. Si trova l’occorrente in una buona cartoleria. Costa poco, ma restituisce molto. Certo poter frequentare un corso, almeno propedeutico, aiuta senz’altro, per prenderci la mano, imparare qualche trucco, poi basta esercitare. Ci sono anche eserciziari, o per meglio dire c’erano. Adesso è difficile trovarne qui in Italia. Un sistema è quello di cercarne di stranieri, oppure trovare qualcuno che colleziona di questi libretti e magari fotocopiarseli. A volte si trovano in biblioteche, ci vuole solo pazienza. Anche su internet ci si può imbattere in qualcosa di interessante ma, come ho detto, bisogna cercare e non scoraggiarsi subito. Su youtube si possono vedere bellissimi esempi, ma non spiegano quasi nulla o lo fanno in inglese. E quindi se una persona che intende provare si potrebbe trovare in difficoltà. Torniamo a riappropriarci della bella scrittura. La calligrafia è arte!
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Le scuole in Valsugana dal 1500 Le scuole di Novaledo agli inizi del 1900
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a prima scuola in Valsugana, di cui si ha notizia, risalirebbe al 1552 e si trovava a Borgo dove per la sua gestione la comunità spendeva ogni anno 90 lire. Nel 1580 anche Pergine ebbe la sua scuola, affidata al maestro Orazio Leporini originario di Thiene. Nel 1601 Borgo decise di chiamare da fuori un prete che provvedesse a “istruir i figliuoli nelle virtù e creanze et tener scuola pubblica”. Il 9 febbraio 1607 il comune concesse ad Antonio Terzi, definito “uomo di gran fama et dottrina”, il diritto esclusivo di insegnare a Borgo dietro il compenso di 300 lire all’anno, nonché quelli che oggi chiameremo benefit che all’epoca consistevano nella casa e nella legna per scaldarsi, ma anche in una retta mensile che i singoli scolari
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dovevano corrispondere al maestro con queste modalità: “gli abbecedari e quelli che cominciano daranno al maestro ogni mese Gazzette 10; quelli che leggono e principiano a scrivere, 12; quelli di concordanze e che latinano per le passive regole fino agli impersonali, 30; quelli delle Epistole e altro studio, 45; quelli degli impersonali fino alle figure e che ascoltano lezioni, 40; quelli di aritmetica, 20”. Si trattava ovviamente di scuole riservate ai figli dei benestanti, benché gli amministratori locali si fossero mostrati molto lungimiranti introducendo anche la clausola che ai fanciulli poveri il maestro Terzi avrebbe dovuto insegnare gratis. Non sappiamo quanti effettivamente usufruirono di questa opportunità, ma a quei tempi l’istruzione doveva essere
considerata davvero un optional se ancora nel 1803 il perginese don Francesco Tecini scriveva: “Molti col pretesto che l’uomo di campagna e l’artigiano non ha da essere un letterato, si tengono all’opposto estremo e lo lasciano giacere ne’ pregiudizi e nell’ignoranza. Taluno tra costoro giustifica la sua pigrizia o la sua ignoranza col mettere in derisione come inutili le eccellenti scuole normali che già da molti anni per nostra vergogna sono in pieno fiore nei vicini paesi già austriaci fra’ quali esemplarmente si distingue la coltissima città di Rovereto”. Le scuole normali cui si fa riferimento sono quelle introdotte dal “Regolamento Scolastico” emanato dall’imperatrice Maria Teresa il 6 dicembre 1774 con il quale si stabiliva l’obbligatorietà dell’istruzione.
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In Trentino solo Rovereto si adeguò fin da subito, mentre per gli altri paesi passarono degli anni. A Borgo Valsugana l’11 agosto 1776 il Consiglio comunale approvò un decreto che ordinava di istituire una Scuola Capitale “onde impari a leggere e a scrivere e far di conto, secondo il nuovo metodo di Roveredo”, chiedendo al Comune “di improntare due camere comode, larghe, lustre e fuori di strepito, fornite degli occorrenti sedili; e che esso Comune scelga per primo maestro un Sacerdote capace al quale verrà dato dall’Eccelsa Camera il salario”. Il primo maestro a Borgo fu don Giuseppe Fiorentini. Due anni dopo fu la volta di Pergine. Nelle “Memorie di Pergine”, infatti, l’archivista Pietro De Alessandrini racconta che nel 1788 “per ordine di Pietro Vigilio dei conti Thunn s’istituirono le scuole Normali in questa borgata. Dovevano servire pei soli fanciulli maschi, e per provvedere
in qualche modo alla mancanza dei fondi, si trovò conveniente di sottomettere anche le pie fondazioni e le confraternite in allora esistenti ad un’annua contribuzione, e di obbligare anche i capi di famiglia nonché i tutori, a concorrere mediante lo sborso di fiorini 1,36 per ogni scolare”. Con il passare degli anni nacquero in tanti paesi della Valsugana gli edifici scolastici e fra questi va ricordato anche Novaledo che costruì il primo stabile in quella che oggi è la via don Dallapè, ma che poi questo edificio, che i non più giovanissimi ricordano perché chiamato “scuole vecchie”, dopo essere stato trasformato ed usato per anni come mulino per la macina del granoturco, venne abbattuto più di quaranta anni fa perché dismesso ed abbandonato. Il nuovo edificio scolastico, quello attuale, fu costituito in centro paese ai primi del 1900, nell’attuale piazza Municipio.
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LA FESTA DEL PATRONO
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ono stati tre giorni di grande festa a Calceranica al Lago per la festa del Patrono, organizzati dalla locale Corale Polifonica in collaborazione con l’Amministrazione comunale, il gruppo Alpini e il gruppo Culturale Miniera. Tante le persone intervenute provenienti anche dai paesi vicini, che hanno potuto gustare la musica, il ballo e i vari intrattenimenti oltre ai piatti speciali per la sagra. Ed ancora marce non competitive per bambini ed incontri di lettura organizzati dalla biblioteca comunale. Ma il momento più atteso per i ragazzi è stata la ricerca dell’oro nel greto del torrente Mandola. Come ci ha testimoniato Carlo Martinelli, il presidente del Gruppo Culturale Miniera che ha guidato la ricerca, sono stati alcune centinaia i ragazzi venuti anche da altri paesi, che nei tre pomeriggi si sono cimentati nella ricerca dell’oro fra la sabbia del torrente Mandola, dove ancora sono presenti residui
NOVALEDO
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di materiali all’epoca estratti in miniera come la sugherina, la pirite ed altri ancora. E fra le altre iniziative della festa c’è stata anche la fusione e il conio della moneta con impresso da un lato lo stemma del Comune di Calceranica e dall’altro quello del Gruppo Culturale Miniera. Ecco qualche dato storico relativo a quel giacimento raccontatoci da Carlo Marchi, appassionato e pro-
CALCERANICA AL LAGO di
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fondo conoscitore della storia di quella cava dove tanti lavoratori di tutta la valle trovarono per lunghi anni sostentamento di vita. “La miniera esisteva ancora all’epoca romana. Successivamente, nell’800, essendo Calceranica giurisdizione dei Conti Trapp, lo sfruttamento venne affidato a diversi gestori fino a quando, nel 1904, tre signori, Tomasi di Trento, Graziadei di Caldonazzo e l’ingegnere Pasqualini di Bosentino, acquistarono il pacchetto azionario dei Trapp. La miniera è partita ufficialmente nel 1914 e nel 1927 certo ingegnere Baruco di Pergine progettava l’attuale gallerie denominata “Leila” lunga 750 metri che portava direttamente nel cuore del bacino minerario. All’interno lavoravano più di 700 operai che estraevano circa diecimila tonnellate annue di minerale. La miniera è stata chiusa nel 1964 per motivi economici in quanto la Spagna offre lo stesso prodotto in cava a cielo aperto”.
FESTA PAESANA
avorita anche dal bel tempo, ha avuto grande successo la festa organizzata da tutte le associazioni del paese in collaborazione con il Comune, per la ricorrenza della sagra patronale di S. Agostino. Le giornate di venerdì, sabato e la domenica dell’ultima settimana di agosto, sono state animate da tanta musica, allegria e buona cucina. Provetti cuochi e camerieri coordinati dal sindaco Diego Margon, hanno preparato e servito centinaia di piatti tipici trentini e a base di pesce. Particolarmente applaudita è stata l’esibizione di sabato sera con il gruppo Levico Imperiale presieduto da Efrem Filippi (maestre Cristina e Sonia ) che ha interpretato alcuni applauditi balli in costume asburgico. Uno spettacolo che questa associazione ha voluto offrire alla comunità di Novaledo come riconoscenza per
la disponibilità dell’amministrazione comunale nel mettere a loro disposizione la palestra. Lo spettacolo si è svolto sulla piattaforma sotto il grande tendone in piazza Municipio, ed il loro ingresso è stato preceduto dalla coppia formata dal vicesindaco signora Barbara Cestele (che ha dato pure il benvenuto ai numerosi presenti e illustrato le varie danze in programma) e dallo storico Ferruccio Galler. Nella giornata di domenica c’è stata grande partecipazione alla Messa delle 10,45 celebrata da padre Egidio Pedenzini. Nel primo banco, in chiesa, l’intera Giunta Comunale. Fra i vari altri momenti della sagra vogliamo ricordare poi il concerto della banda giovanile di Civezzano al termine della Messa del 30 ago-
sto. Ed ancora il ballo liscio e le musiche in compagnia de “I Fantasy”, le “miniolimpiadi dei Masi” sul nostro campo sportivo, le musiche di Fabio e la sua fisarmonica, la presenza di uno stand della Cooperativa Castanicoltori del Trentino con i propri prodotti. (M.P.)
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LEVICO E HAUSHAM
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iù di quaranta ragazzi levicensi, oltre a una quindicina fra accompagnatori ed assistenti, erano stati ospitati per una quindicina di giorni, a cura dell’am-
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sociazioni, ha dato accoglienza nel mese di agosto e per un eguale periodo, presso le ex scuole medie di Levico, a 46 ragazzi bavaresi oltre ad una dozzina fra assistenti e cuochi. Durante il loro soggiorno sono stati portati a visitare i luoghi più caratteristici della Valsugana e quelli che ricordano la grande guerra, come il forte delle Benne, accompagnati da Ferruccio Galler. Le autorità locali: sindaco Michele Sartori con l’intera Giunta, il consigliere provinciale Gianpiero Passamani, il delegato alle associazioni Arturo Benedetti, il presidente dell’Associazione “Amici di Hausham” Fabio Recchia, si I sindaci di Levico e di Hausham (al centro) con il presidente Recchia sono incontrate nel piazzale ministrazione comunale di Hausham, delle ex scuole di Levico con le autopresso le scuole di quella cittadina, rità di Hausham per un momento di gemellata con Levico Terme dal familiarità che si è concluso con una 1959. A sua volta il comune di Levico cena collettiva tra grandi caraffe di con la collaborazione delle varie as- birra portata al seguito dai germa-
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nici. Il sindaco di Hausham Zangenfeind Jenz, accompagnato dalla sua vice Ria Ropfl, ha usato parole di vivo apprezzamento per questa amicizia con la città termale che dura ormai da 56 anni. Sulla stessa linea d’onda anche il primo cittadino di Levico Sartori e il presidente dell’associazione Fabio Recchia. Vale la pena di ricordare che recentemente più di venti ciclisti di Levico avevano raggiunto, in bicicletta, la cittadina di Hausham percorrendo, in tre giorni e con alcune tappe intermedie, quei 380 chilometri che separano le due città. E’ il caso di ricordare anche che il gruppo era capeggiato dal “decano” Gino Weiss, con i suoi quasi 81 anni. Successivamente, e in omaggio a questa spedizione ciclistica levicense, anche un gruppo di bavaresi avevano raggiunto in bicicletta la città termale.
Quando il Formaggio Vezzena avrà la DOP ?
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ià il formaggio Vezzena, prodotto sull’altipiano di Levico, si potrebbe qualificare come prodotto Slow Food, ma ciò non dovrebbe essere sufficiente per una campagna promozionale che si prefigga lo scopo di comunicare ed identificare la qualità del prodotto agro alimentare territoriale, secondo criteri oggettivi e selettivi, come fissano le leggi. Si trovano riscontri del Vezzena sulle Guide turistiche, dell’altro secolo, del Brentari e Battisti. Finora tutti i malghesi hanno prodotto, egregiamente ma individualmente, il ”loro” formaggio Vezzena, a seconda della malga e dei campivoli, delle essenze prative. E’ mancato però un coordinamento che destinasse anche in Vezzena in quota ”un casello unico” per tutte le malghe, a conduzione magari con turni triennali, quinquen-
nali. Le proposte per le Dop, da parte della PAT con i propri esperti, sia per la “Spressa” delle Giudicarie, il” Puzzone” di Moena, il vero ”Vezzena” delle Vezzene di Levico, sono partite assieme.. Solo i primi due formaggi, tramite gli esperti e le consulenze della PAT, hanno tagliato il traguardo del giusto riconoscimento Dop:il Vezzena è ancora in corsa e per intoppi di “varia” natura (che si potrebbero sicura-
mente palesare) non si trova l’ unica, giusta, legale, specifica soluzione: Vezzena Dop, prodotto dalle 13 malghe delle Vezzene di Levico. Certo ci saranno protocolli da seguire ,un regolamento da introdurre, coordinamenti da far rispettare, turni di caseificazione da scambiare fra conduttori del “casello unico”, ma la legalità va ritrovata. Allora si tornerà nei vari ristoranti, alberghi, stube, a poter utilizzare come un tempo le ricette culinarie col formaggio Vezzena che hanno creato la notorietà del formaggio Vezzena di Levico, con tutte le specifiche indicazioni dei “maghi” della cucina come Carnacina, Mistretta, Veronelli,un tempo ospiti ragguardevoli di Levico. Quel Vezzena potrà essere motivo d’identità di cui fregiarsi come fanno nelle Giudicarie e a Fassa con i loro due prodotti. (Luciano De Carli)
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Una piccola azienda agricola della bassa padovana
STORIA DI GHISLA E PIERO D
di Laura Trevisan
a Anguillara Veneta, un paese adagiato ai piedi dell'Adige nel suo tratto finale, quello che va verso la foce e che delimita il confine con la provincia di Rovigo, una modesta azienda agricola a conduzione familiare è giunta col suo prodotto all'Expo 2015 di Milano. La famiglia di cui parliamo non è composta che di tre persone: Piero, Ghisla e Giordano, l'unico figlio. I nomi non sono precisamente quelli anagrafici ma quelli familiari con cui tutti li conoscono e li chiamano. Il loro prodotto? La patata americana, cioè la patata dolce di cui hanno ottenuto per l'eccellente qualità il marchio I.G.P.. La patata dolce è un eufemismo poetico per indicare il prodotto agricolo che richiede tempi di coltivazione, abilità, competenze e, soprattutto, ritmi di lavoro massacranti. In breve la nostra “patata dolce” è intrisa di fatiche, sudore e terra come nessun altro prodotto agricolo. Il ciclo inizia intorno al 19 marzo, periodo in cui si preparano le serre e vi si depone la semina. Ai primi di maggio si incominciano a tagliare le piante nate e cresciute nel frattempo ed è abilità di mano, di vista e, soprattutto, di schiena. Le piante, raccolte in mazzi numerati,
nella medesima giornata saranno piantate nel terreno precedentemente arato e di cui bisogna avere conoscenza adeguata: non tutti i terreni sono adatti a questa coltivazione ma solo quelli in prevalenza sabbiosi, in particolare quelli ai margini dell'altro fiume, o canale, che delimita il paese: il Gorzone. Ma non è finita qui. Dopo averle piantate (una a una) non è che si può riposare e attendere che le cose avvengano da sé. No. Occorre ripulirle dalle erbacce, ed è lavoro di zappa (i campi – padovani – sono 25 giusto per rendere l'idea) e l'operazione va ripetuta più volte. Nel periodo più caldo vanno innaffiate. Per finire: è lavoro senza tregua. Ad agosto la patata viene estratta dal terreno, ripulita a mano (non lavata s'intende) dalla terra e dalle “sgarbe”, “specolate”, riposte ad arte nelle cassette e portate al mercato: sempre le prime e sempre le più richieste. Superfluo dire che la manager della nostra azienda è lei: Ghisla, che non si avvale né di computer né di calcolatrici elettroniche: i conti, come appreso da mamma Pierina, li sa fare rapidamente e bene con la testa. E per Ghisla e Piero, che non è certo figura marginale, il loro onesto lavoro è la loro vita. Non la loro religione: Ghisla
non viaggia mai senza il suo piccolo crocifisso in tasca e i dettami del Vangelo li segue, si può dire, alla lettera. Il suo stile: sobrietà, cuore, schiettezza, umiltà, accoglienza. Ricordate “aggiungi un posto a tavola”?: ebbene eccovi il ritratto di Ghisla e Piero. Ed è tutto questo che li ha condotti a buon diritto all'Expo di Milano dove stanno mostrando tutto ciò di cui gli ignari visitatori e consumatori possono godere: torte deliziose, gnocchi, pasticci, risotti (questi ultimi con la varietà rossa loro esclusiva importata per via diretta dal North-Carolina) e gustose patate preparate nei modi più disparati della nostra tradizione.
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ILBorgo PARCO MINERARIO Valsugana DI CALCERANICA
Un luogo dalla storia millenaria, testimoniata dai ritrovamenti che risalgono alla preistoria: questo è il Parco Minerario di Calceranica. Uno spazio che da qualche anno è stato restituito alla comunità e che oggi è in parte visitabile, dando così l’opportunità di ripercorrere la storia di un’attività che per secoli ha avuto un ruolo centrale nell’economia e nella cultura della Valsugana.
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IL LAVORO E LA FATICA. Ieri ecine di chilometri di gallerie, circa 60, scavate nella roccia nel corso dei secoli, per estrarne ferro, rame e soprattutto pirite. Pur utilizzata fin dal medioevo, è nel ’900, in particolare dagli anni ’20, che inizia lo sfruttamento più intenso e di tipo industriale delle miniere di Calceranica. La Montecatini - storica azienda italiana per l'Industria Mineraria e Chimica - la rilevò nel '29 per l'estrazione di pirite di ferro utilizzata per ricavare il vetriolo acido solforico adoperato nella tessitura e metallurgia - e la sugarina, una polvere dorata usata per asciugare e nel contempo per rendere brillante la scrittura. La miniera negli anni si estese con gallerie e pozzi per un totale di circa 60 chilometri di gallerie sotterranee. I minatori che vi lavoravano risiedevano perlopiù nei soprastanti abitati di Vattaro e Bosentino, ma molti di loro provenivano dal Veneto, dall’Emilia-Romagna, dalle Marche e dalla Toscana attratti in Trentino dalla necessità di lavorare. Nel 1964 la Miniera venne chiusa per esaurimento del giacimento.
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Qualche anno fa sono cominciati i lavori di recupero della parte iniziale della Galleria Leyla che consentiva l'accesso alle gallerie di coltivazione. Oggi, a circa cinquant'anni dalla chiusura, sorge il Parco Minerario gestito dal Comune di Calceranica con la collaborazione del consorzio Con.Solida. per il recupero e la valorizzazione della memoria, delle attività, e le tecnologie che hanno avuto un ruolo centrale nell’economia e cultura dell'intera Valsugana. IL RICORDO E LA CONOSCENZA. Oggi La Miniera di Calceranica è visitabile nel periodo estivo (con grande successo) ma rimane aperta tutto l'anno per le scuole che, previa prenotazione, desiderano farla conoscere ai propri alunni, oltre che a gruppi diversi Le gallerie sotterranee non sono accessibili ma il percorso di visita - condotto da un esperto che illustra le caratteristiche del posto con testimonianze storiche, geologiche e naturalistiche - parte dalla Galleria Leyla per poi proseguire attraverso il Sentiero del Minatore, che era percorso due volte al giorno dai lavoratori. Lungo il tra-
gitto, immerso nella natura, si possono scoprire le tracce della vecchia ferrovia "decauville" utilizzata per trasportare il materiale estratto, la vecchia polveriera e i diversi imbocchi minerari. Entrando nella galleria, percorrendo il sentiero del minatore e visitando il piccolo museo e mostra multimediale si potrà ripercorrere la storia di questa attività.
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VISITE GUIDATE PER GRUPPI Le visite guidate al Parco Minerario di Calceranica sono possibili tutto l’anno per gruppi e scuole di ogni ordine e grado. Il percorso di visita parte dalla Galleria Leyla per poi proseguire al Sentiero del minatore e al museo dove si possono ripercorrere la storia passata attraverso la voce della guida, il bianco e nero delle vecchie foto, i reperti ed alcuni maccchinari conservati nel piccolo Museo e il materiale multimediale raccolto e strutturato per la presentazione. Per le scuole: Per i gruppi composti da due classi alla visita classica si aggiunge il Gioco della Miniera: un tuffo nel passato alla scoperta dell’avventurosa vita dei minatori, un percorso per conoscere, divertendosi, la storia legata all’estrazione dei minerali. Mentre il primo gruppo visita la Miniera, il secondo sarà occupato con il gioco e viceversa. Le visite guidate sono gestite da Con.Solida., in collaborazione con il comune di Calceranica. INFO – PRENOTAZIONI E COSTI Tel: 0461.1597612 / 235723- Email: educazione.ambientale@consolida.it |
ISTITUTO DI ESTETICA
Sono stati consegnati a fine mese scorso i lavori di prosecuzione della ricalibrazione dell’incile e del tratto iniziale del fiume Brenta in uscita dal lago di Caldonazzo, commissionati dal Servizio Bacini Montani della Pat e finalizzati a migliorare le capacità di scarico del Brenta in occasione di eventi estremi e quindi a ridurre i picchi d'innalzamento di livello del Lago. Il progetto esecutivo, redatto dal Servizio Bacini montani con l’ausilio di alcuni collaboratori esterni, prevedeva un importo dei lavori comprensivo degli oneri della sicurezza pari a circa 620000 Euro, i lavori sono stati aggiudicati tramite procedura negoziata all’impresa ITALBETON S.r.l. di Trento per un importo pari a circa 510000 Euro. Parte dei lavori verrà realizzata in subappalto dall’impresa Cooperativa Lagorai di Borgo Valsugana. La Direzione dei lavori verrà condotta dai tecnici del Servizio Bacini montani coadiuvati da alcuni collaboratori esterni per gli aspetti relativi alle paratoie e alla sicurezza. Sono previsti 330 giorni per l’esecuzione delle opere.
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“ OLTRE AL DIMAGRIMENTO TANTI GLI EFFETTI BENEFICI SULLA SALUTE” Abbiamo chiesto alla Dott.ssa Rosanna Avi, direttore sanitario dei Centri di Dietologia Metodo Zangirolami, quali sono i punti di forza di questo Metodo e cosa lo differenzia dagli altri. Quali sono i punti di forza del Metodo Zangirolami? Ci sono una serie di punti vincenti in questo metodo, innanzitutto l'azione su due ormoni: insulina e glucagone. Il percorso segue i ritmi fisiologici di questi ormoni, si sfrutta il momento nel quale l'insulina ha più capacità di bruciare quanto ingerito. In pratica si assumono determinati elementi in base ai nostri processi metabolici e ormonali. Un metodo personalizzato, quindi... Esattamente. Quello che dico alle persone è che non andiamo ad impostare un processo in relazione all'altezza o al peso e all'indice di massa corporea, ma andiamo a lavorare sui processi metabolici, che si attivano in modo individuale in ciascuno di noi. C'è chi inizia a dimagrire subito,chi impiega più tempo. Quindi il Metodo Zangirolami agisce sulla stimolazione dei nostri processi metabolici. E' un metodo molto naturale, non va a sfruttare o utilizzare cose che a lungo o breve tempo possono essere nocive per un organismo. La dieta una dieta libera, ci sono opzioni per colazione dolce o salata,apporto di tutti i cibi, tutti i vari componenti nutrizionali sono presenti. Quali miglioramenti ha riscontrato nei pazienti? I miglioramenti nei pazienti si registrano in diversi ambiti. Non ci sono aree predilette. In chi ha problemi di dislipidemia, una percentuale del 60/70% circa, abbiamo visto una diminuizione del colesterolo totale o cattivo e aumento del colesterolo buono. Questo giova per ridurre i rischi cardiovascolari, inoltre in persone affette da diabete tipo 2 ho riscontrato che i valori di glicemia basale ed emoglobina glicata diminuiscono. Da quando ho assunto la direzione sanitaria ho riscontrato una buona percentuale di pazienti che hanno potuto diminuire le cure diabetiche orali. Si è visto anche un miglioramento generale sui parametri di funzionalità epatica. Ciò significa che il fegato, che magari prima era appesantito a causa un'alimentazione un po' sregolata, ora è tornato a lavorare regolarmente. Quanto conta l'aspetto psicologico? Sicuramente ci sono pazienti che nella fase iniziale sono un po' depressi a causa del sovrappeso, ci dicono che l'umore non è al massimo. L'impatto psicologico ha un certo peso in questi casi. Ma quando iniziano il metodo e vedono che perdono chili e che i loro esami migliorano allora anche l'umore e la voglia di vivere migliorano. Com'è stato il percorso con il dr. Trotter? In quanto farmacista, quindi con competenza speci-
fica, si è reso conto che non poteva più proseguire saltando pasti o mangiando ad orari strani. La tensione può portare infatti a mangiare male per sedare la nostra fame. Gli accertamenti che ha eseguito gli hanno fatto capire che non era più il caso di trascurare questo aspetto. La valutazione degli esami che richiediamo ha evidenziato un quadro clinico di diabete latente. Situazione non nota prima degli accertamenti. Accerta-
Giorgio Trotter, farmacista di Fiera di Primiero, racconta la sua esperienza con il Metodo Zangirolami. “Ho provato di tutto, ma ora finalmente sto dimagrendo, sto meglio fisicamente e non ho mai sofferto la fame”, assicura. Da un “esperto del settore l’ennesima conferma della bontà di questo medtodo per dimagrire e contrastare il diabete di tipo 2.
Il dr. Giorgio Trotter prima e dopo aver perso 21 kg
«Dimagrire con i farmaci è pericoloso e non dà risultati. Occorre cambiare il proprio stile di vita»
menti che vengono richiesti a tutte le persone che vogliono intraprendere il nostro percorso. Ora i suoi esami sono pienamente nella norma. “Ho provato di tutto, ma senza successo. Non c'era verso di dimagrire. Ero arrivato a sentirmi sempre affaticato. Avevo la glicemia altissima e nemmeno non lo sapevo. Ero davvero abbattuto”. Queste le parole di Giorgio Trotter, farmacista 58enne di Fiera di Primiero. Ma potrebbero essere le parole di tantissime altre persone, uomini e donne che ogni giorno si trovano a combattere una guerra personale con l'ago della bilancia, con i pantaloni che non ne vogliono sapere di chiudersi, con un cuore sempre più affaticato. Sì, perchè l'obesità e i problemi di sovrappeso non sono solo una questione estetica, ma anche e soprattutto di salute.
“Ho conosciuto il Metodo Zangirolami per caso continua Giorgio Trotter-. Dopo aver visto alcuni clienti del Centro Metodo Zangirolami avere ot-
La Dr.ssa Rosanna Avi
tenuto grandi risultati e, soprattutto, averli mantenuti nel tempo, ho deciso di provarci anch'io. E i risultati non sono tardati ad arrivare. Dal 23 ottobre scorso a oggi Giorgio Trotter è passato da 105 kg a 84 kg. Ventun pesantissimi chili che hanno letteralmente cambiato la vita del farmacista di Fiera di Primiero. “Ero arrivato al limite del diabete tipo 2 – continua Trotter- le analisi prima dell'inizio del trattamento erano impietose. L'emoglobina glicata era arrivata a 80mmo/mol, quando il valore soglia è 38 mmol/mol.Oggi sono sui 35/36mmol/mol. Per non parlare dei miei problemi di pressione: dopo qualche tempo dall'inizio del trattamento, ho smesso di prendere la pillola ipertensiva. È stato difficile adattarsi a questo nuovo stile di vita? “È questa la cosa più sorprendente del Metodo Zangirolami – continua – dal primo giorno di dieta ad oggi non ho mai avuto fame una sola volta. Ho diversi appuntamenti con il cibo durante l'arco della giornata, ci sono pietanze che posso mangiare fino a scoppiare, ho un'abbondantissima colazione. Insomma non sento la fame e non sento la dieta.” Qual'è la formula magica della dieta del Metodo Zangirolami? “Prima di tutto un programma personalizzato costruito come un abito su misura sul paziente e aggiustato via via che i kg se ne vanno per ottenere il massimo risultato. E poi un'alimentazione equilibrata e dell'attività fisica. Ma attenzione, parliamo di mangiare sano e di fare alcuni semplici esercizi per svegliare il metabolismo, non di fare la fame e ammazzarsi di sport. La formula vincente di questo metodo è che ti fa vedere risultati che durano nel tempo, senza privarti del piacere di stare a tavola. Si tratta quindi di cambiare il proprio stile di vita alimentare, non di sottoporsi ad una dieta estenuante e dai risultati poco durevoli. E il tutto in modo più che naturale.” Consiglierebbe il Metodo Zangirolami ai clienti della sua farmacia? “Certamente, anzi lo sto già consigliando a tutti quelli che entrano nella mia farmacia convinti di trovare la soluzione ai loro problemi di peso negli integratori o, peggio ancora, nei medicinali. Non funzionano! - spiego loro – anzi, mettono a rischio il vostro stato di salute. Diffidate da un medico che per dimagrire vi prescrive anche dei medicinali, spesso si tratta di farmaci antidepressivi o anfetamine, che, se assunti da una persona che non ha problemi di depressione, danno una grande energia e tolgono l'appettito. Si avranno sicuramente dei risultati, ma non durevoli e soprattutto si mette a rischio la propria salute”. Parola di farmacista. (P.R.)
Nel sito si può visualizzare la relazione sugli effetti positivi del Metodo Zangirolami sul Diabete Mellito di tipo 2
A Roncegno ritorna la 36esima edizione
FESTA DELLA CASTAGNA L 'intero versante della Bassa Valsugana, quello esposto a sud, fin dall’epoca romana era intensamente coltivata. Nella parte più bassa dominava la vite, tra i 400 e gli 800 metri i castagni, i cosiddetti “alberi del pane” delle popolazioni di montagna che per secoli hanno una duplice importanza: costituire una riserva calorica per sfamare le popolazioni locali e usati come eccellente materiale da costruzione sia per l’industria mineraria che paleria per le colture agricole. Ma la storia delle coltivazioni di castagno si intreccia in Valsugana con quella dell’industria mineraria e nel periodo di massima espansione dell’attività estrattiva, fino al XVI secolo, la superficie coltivata a castagno subì una forte riduzione. Sotto l’impero Asburgico, però, la castagna conobbe una nuova valorizzazione quale fonte alimentare; si narra che le castagne della Valsugana venissero portate addirittura alla corte
O EGN C N RO ERME T
imperiale. La zona che va da Roncegno a Strigno costituiva, di fatto, l’area castanicola più estesa del Trentino. Oggi quest’area – caratterizzata da un mosaico di terrazzamenti, castagneti e piccole zone dedicate all’agricoltura famigliare – riveste un’importanza paesaggistica di rilievo, ma spesso è difficile riuscire ad arginare il fenomeno dell’abbandono e a fronteggiare le numerose emergenze di carattere sanitario che interessano queste piante. Salvaguardarle significa non solo salvaguardare una coltivazione tradizionale, ancora oggi molto apprezzata, ma un vero e proprio paesaggio culturale. Questo territorio particolarmente interessante può essere percorso attraverso la Strada del Castagno della Valsugana, piccole passeggiate ma è possibile seguirne l’intero tracciato percorrendolo nell’arco di più giornate. Circuiti di diversa durata e lunghezza, collegano numerosi territori della Bassa
Valsugana all’insegna della natura, l’ambiente e la scoperta dei prodotti locali. Sono ben 11 i circuiti percorribili a piedi, da quello più breve di quasi 2 chilometri che ricorda la disgrazia della Prima Guerra Mondiale a Carzano al più impegnativo, di oltre sette chilometri, tra Telve di Sopra e Torcegno. Anche quest’anno, sabato 24 e domenica 25 a Roncegno ritorna la Festa della Castagna per valorizzare la produzione di castagne in tutta la Valsugana. Una manifestazione non solo incentrata sulla gastronomia (degustazione di castagne, piatti tipici o visitare l’enoteca della Castagna, ma anche sull’organizzazione di numerose attività anche per i più piccoli con spettacoli di ogni genere per le vie del borgo. (A.D.)
36° FESTA DELLA CASTAGNA
2 OTT4O/25 BRE
SABATO DALLE 10 ALLE 22 TUTTO IL GIORNO:
DOMENICA DALLE 09 ALLE 20.00 TUTTO IL GIORNO:
Stand delle castagne e del vin brulè Stand dei produttori della Strada del Vino e dei Sapori di Trento Enoteca della Castagna Laboratori creativi per bambini (lana infeltrita, castagne e prodotti naturali, pittura, ecc.) Spettacoli di burattini, giocoleria, sputafuoco, ecc. Escursioni con i pony Il Recinto degli animali: magici incontri per i bambini con gli animali
Stand delle castagne e del vin brulè Stand dei produttori della Strada del Vino e dei Sapori di Trento Enoteca della Castagna Laboratori creativi per bambini (lana infeltrita, castagne e prodotti naturali, pittura, ecc.) Spettacoli di burattini, giocoleria, sputafuoco, ecc. Escursioni con i pony Il Recinto degli animali: magici incontri per i bambini con gli animali
Bus Navetta, dalle 13.00 alle 20.00, dai parcheggi organizzati in prossimità della stazione ferroviaria di Marter e della zona artigianale con accesso dalla SS47 (direzione Trento) alla Festa della Castagna (Parcheggio riservato per disabili in prossimità del centro) Durante la manifestazione alcuni ristoranti della zona presenteranno dei "menù gastronomici della castagna" Durante la manifestazione sarà disponibile un'area sosta camper nei pressi del Campo Sportivo di Roncegno Terme e presso Agricampeggio Montibeller
PER INFO DETTAGLIATE SUL PROGRAMMA VISITA I SITI: INFO: APT VALSUGANA LAGORAI TERME LAGHI - TEL. 0461 727700 - INFO@VISITVALSUGANA.IT - WWW.VISITVALSUGANA.IT COMUNE DI RONCEGNO TERME - TEL. 0461 764061 - SEGRETERIA@COMUNE.RONCEGNOTERME.TN.IT - WWW.COMUNE.RONCEGNOTERME.TN.IT
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ALSUGANA NEWS
ERME LEVICO T
È
100° anniversario della BATTAGLIA DEL BASSON
stato celebrato a Passo Vezzena, in forma particolarmente solenne, il 100° anniversario della Battaglia del Basson per ricordare quando a pochi mesi dall’apertura delle ostilità contro l’Impero Austroungarico, negli scontri nella notte fra il 24 e il 25 agosto 1915, persero la vita 1.048 fanti e 43 ufficiali di truppa italiani, nonchè molti soldati dell’Impero Austroungarico. Una battaglia questa, il cui fronte andava dal forte di Luserna a quelli di Verle e di Cima Vezzena, che ha un valore storico particolare anche perché fu il primo combattimento notturno in grande stile compiuto dall’inizio della guerra e l’azione fu condotta dalla 34^ Divisione di Fanteria che mirava a superare le linee Austriache per abbattere la linea Luserna - Passo Vezzena - Trento. E questa è una commemorazione che annualmente si ripete per iniziativa della sezione del Fante di Levico Terme guidata dal Cav. Enzo Libardi, (che ricopre pure la carica di presidente regionale dei Fanti), in collaborazione con il Comune e la comunità di valle dell’Alta
di Mario Pacher
Valsugana. L’appuntamento di ieri è stato particolarmente solenne sia per la ricorrenza del secolo dagli eventi e anche perché si è fatta coincidere con il 10^ Raduno Interregionale Montano dei Fanti. Dopo l’ammassamenti a Passo Vezzena, i convenuti hanno sfilato, capeggiati dalla Banda Sociale di Civezzano, fino al nuovo monumento dove si è proceduto all’alza bandiera dei tre vessilli: europeo, austriaco e italiano, preceduti dal suono dei rispettivi inni nazionali. Quindi la deposizione delle corone e gli interventi delle autorità. Presenti una ottantina di associazioni combattentistiche e d’arma del Trentino, del Veneto e austriache con i loro gagliardetti, nonché diverse centinaia semplici cittadini. Ha parlato per primo il presidente dei Fanti cav. Enzo Libardi auspicando che “queste rievocazioni siano un monito affinchè questi fatti non abbiano più a ripetersi ed ha
così concluso: viva la Fanteria, viva la pace”. Poi il senatore Carlo Giovanardi, il sindaco di Levico Terme Michele Sartori, il presidente nazionale dei Fanti cav. Antonio Beretta (presente con il medagliere ) il consigliere provinciale Gianpiero Passamani, la rappresentante della Croce Nera Austriaca Annemarie Wieser. Presenti numerosi sindaci ed altre autorità della Valsugana e dell’altopiano di Asiago. È seguita la celebrazione di una S. Messa da parte di don Marco Avancini, solennizzata dai canti del Coro Cima Vezzena. (M.P.)
GLI ALPINI E I CADUTI
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a qualche anno ormai la festa sul monte Zoparina per ricordare i Caduti della Prima Guerra Mondiale in valle di Sella, organizzata dagli alpini di Novaledo, viene fatta coincidere con quella progettata dal Gruppo Alpini di Olle. Infatti, prima di passare alla sommità del monte, una cerimonia si è svolta
nella parte ai piedi dell’altura, presso il piccolo cimitero realizzato nel 2009 dagli Alpini di Olle nello stesso luogo dove furono provvisoriamente sepolti i Caduti prima di essere portati all’Ossario di Redipuglia. Qui, anche quest’anno, è stata deposta una corona d’alloro a cura degli Alpini di Olle alla presenza di cittadini e rappresentanti di associazioni d’arma e combattentistiche della Bassa Valsugana, presenti con i loro gagliardetti. Parole di mesto ricordo sono venute nel corso della cerimonia dal Capogruppo di Olle Danilo Ferronato, che ha anche pubblicamente ringraziato l’assessore comunale Rinaldo Stroppa per la costante col-
NOVALEDO
laborazione in queste iniziative, e dal sindaco di Borgo Fabio Dalledonne che ha lodato gli Alpini per il loro costante impegno in questi progetti di umana pietà. Quindi tutti gli intervenuti hanno raggiunto la sommità del monte Zoparina, nel territorio del comune di Novaledo, per il proseguo della festa organizzata dalle Penne Nere del paese. Dopo la Messa celebrata da don Luigi Roat, il capogruppo Domenico Frare e il sindaco di Novaledo Diego Margon hanno rievocato i drammatici ultimi momenti di vita di quei circa 200 soldati che nel 1916 perirono su quell’altura tra le fiamme del bosco infuocato. A mezzogiorno gli Alpini hanno servito a tutti un piatto di pasta, vino, e tanti dolci caserecci. (M.P.)
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LEVICO TERME
LEVICO TERME
GLI ALUNNI ALL'EXPO
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ei paesi, tutti affacciati sul Mediterraneo, condividono i principi contenuti nella Dichiarazione per la Tutela e la Promozione della Dieta Mediterranea che hanno siglato insieme in occasione dell'evento di capitalizzazione "ENPI MedDiet - Dieta Mediterranea e valorizzazione dei prodotti tradizionali" tenutosi sabato 19 settembre scorso, nel Conference Centre Expo e nello Spazio Cluster Biomediterraneo a Expo 2015. Numerosi gli interventi coordinati dalla Confederation of Egyptian European Business Associations (CEEBA), ai quali hanno assistito anche alcuni amministratori di Levico, presenti alla presentazione del progetto di durata triennale, implementato nel quadro del programma ENPI CBC Bacino del Mediterraneo e finanziato, per un ammontare di 4,49 milioni di euro, dall’Unione Europea tramite lo Strumento Europeo di Vicinato e Partenariato. Il merito della rappresentanza levicense, va a due classi
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quarte (la C e la D) dell'Istituto Comprensivo diretto dalla Prof. Daniela Fruet, vincitrici del concorso “Le favole dell'olio”, indetto dall'Associazione Città dell'Olio, che le ha portate a partecipare a questo importante evento al quale è intervenuto in videoconferenza anche il Ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina. I ragazzi si erano recati, infatti, in quel di Arco in una uscita didattica alla scoperta dell'arboreto, dell'olivaia, dell'antico frantoio Bertamini e di quello dell'Agraria di Riva del Garda. «Questa di Expo è stata una formidabile occasione formativa a una maggiore sensibilità ambientale – spiegano le insegnanti - e al valore della biodiversità, che difficilmente dimenticheranno». Le fiabe elaborate l'anno scorso dagli alunni delle quarte hanno così reso all'Istituto Comprensivo una bella immagine di didattica attenta a promuovere la conoscenza dell'utilizzo dei prodotti locali. (f.z.)
in cronaca
Ha avuto ottimo successo anche quest’anno a Levico Terme la mostra micologica organizzata presso una sala dell’ex Cinema, dall'Associazione Micologica Bresadola “Bruno Cetto”, guidata dall'attivo presidente Marco Pasquini. Una esposizione, la 40° in ordine di tempo, ricca di ben 260 specie di miceti raccolti soprattutto sull'altopiano delle Vezzene e in val Campelle. Come ha detto il presidente Pasquini, “in un anno di grande caldo e siccità come questo, abbiamo dovuto camminare molto per reperire così tante qualità di funghi che abbiamo esposte etichettate con il loro nome scientifico e suddivise in commestibili, non commestibili, velenosi e mortali”. Questa mostra, per l'associazione micologica levicense, costituisce uno dei punti forti della propria attività. Hanno fatto da cornice all'esposizione le pareti con i grandi dipinti di Fabio Valentini e la lavorazione del legno con la presenza dell'artista Silvano Garollo di Barco.
a d o m a LAUTUNNO-INVERNO C
on l'arrivo di ottobre e dei successivi mesi invernali inevitabilmente la moda cambia e si trasforma. Cambiano i tessuti, gli abiti e i colori e assistiamo, nel modi di vestire ad una totale trasformazione. Non più tinte accese, variopinte caratterizzate da colori “violenti”, ma toni classici anche se diversi stilisti che hanno fatto la storia della moda nel nostro paese sono unanimi nell'affermare che anche nell'autunno inverno 2015/2016 i colori manterranno, in moltissimi abiti, la loro piacevole vivacità. Affermazioni, le loro, che trovano riscontro negli abiti autunno-inverno presentati nel corso delle sfilate. Per altri stilisti si concretizza il ritorno al floreale, ma con colori tenui, delicati
e non appariscenti. E moda diversa anche in quella riservata ai più piccoli che evidenza la voglia di casual caratterizzata, da una parte da colori in tinta e dall’altra da toni che spaziano dal nero al grigio con l’inserimento di punte rossastre e accese cromie tra di loro in netto contrasto. Una moda decisamente diversa da quella che, per i nostri piccoli cari, eravamo abituati a vedere. Su queste nuove tendenze “bimbi” fanno bella mostra giubbini e giubbotti che coprono magliettine non solo dai colori e tinte sgargianti, ma anche e soprattutto con quelle scritte particolari che tanto amano i ragazzi di qualsiasi età ed estrazione sociale. E cosa dire dei pantaloni e delle gonnelline. Anche in
questo caso tinte allegre sulle quali fanno spicco il rosso, il blu, il nero e il bianco in un abbinamento che non ha limiti e confini. La moda non è mai statica, disse un giorno un grande stilista, specialmente quella dei giovani che, con le loro mamme e i loro consigli sono sempre alla continua ricerca di ciò che attira l’occhio dei coetanei ed anche delle persone adulte.
ABBIGLIAMENTO E INTIMO DA 0 A 99 ANNI
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MEDICINA&SALUTE
I GIOVANI e le loro PROBLEMATICHE
In questi ultimi tempi il mondo dei giovani sta subendo continui cambiamenti non caratterizzati, purtroppo, da aspetti e momenti positivi. La non socializzazione ed alcuni comportamenti quali il bullismo, l’uso di droghe, a volte atti di pura violenza, ci indicano, in maniera incontrovertibile, che molti di essi attraversano periodi di vita quotidiana non sempre nel rispetto degli insegnamenti familiari. Quindi, per meglio comprendere l’universo “giovani” abbiamo intervistato, su questi temi, la dott.ssa Laura Fratini, psicologa, specializzata in psicologia clinica, che collabora, in qualità di esperta, con il nostro mensile. Dott.ssa Fratini, i tempi stanno cambiano e con essi anche il modo di vivere la nostra quotidianità. Quali a suo avviso le problematiche che interessano e coinvolgono i giovani di oggi? “I tempi stanno cambiando e sono sempre in divenire. Quello che non avevamo messo in conto era la velocità e la frenesia di questa evoluzione. Così, la società e la vita ci chiedono sempre di essere pronti e attenti alle mutazioni e sembra che il valore della persona sia misurato dalla capacità che essa ha nel conformarsi ai cambiamenti o di esserne addirittura superiore. I giovani di oggi sono sicuramente il nervo più sensibile di questo sistema, sono giovani adulti che imparano facilmente e vanno velocemente ma, allo stesso tempo, altrettanto rapidamente possono diventare l'anello debole e stare male. L'uso di stupefacenti è spesso una
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nano dalle grandi città. strategia disfunzionale Lo psicologo è ancora della quale i giovani si troppo spesso visto servono per stare al come un professionista passo con le richieste dal quale vergognarsi ad dell'esterno o per aneandare. Al contrario può stetizzare un malessere avere una funzione di interiore”. Sempre di più si parla cura e sostegno per le di contrasto tra giopersone che, semplicevani e meno giovani. mente, sono in un moE' veramente così? mento di impasse dal “Il contrasto generazioquale fanno fatica ad La Dott.ssa Laura Fratini nale è sempre stato preuscire. Stress, ansia, sente in qualsiasi società. I giovani e umore depresso: lo specialista può gli adulti hanno necessariamente due aiutare il soggetto a gestire e superare modi diversi di vedere la vita. Il com- questo disagio con poche sedute, per pito dell'adulto sano e responsabile è avere una migliore qualità della vita. quello di aprire una via, dare gli stru- È positivo condividere con i propri cari menti per poter far fronte alle diffi- un malessere, un disagio e trovare coltà ma anche insegnare a saper una soluzione insieme: lo psicologo godere delle gioie. aiuta a dare un ordine e insieme rieÈ inevitabile un dislivello tra le genera- quilibrare le cose”. zioni ma, se questo non diventa scon- A suo parere nei giovani di oggi si tro, è anzi funzionale alla crescita concretizzano insoddisfazioni? E quali? dell'individuo e dell'intera comunità”. Con maggiore fre- “Come le dicevo anche prima, i gioquenza le persone si ri- vani che vivono nella nostra società volgono ad un esperto hanno standard molto alti con i quali per la soluzione di pro- confrontarsi. Il “gruppo dei pari” ha blemi legati alla loro spesso delle regole e se non si aderiesistenza. Quale la fun- sce ad esse ci si sente esclusi e quindi tristi. Con l'avanzare della tecnologia, zione dello psicologo? “Attualmente la figura nell'era dei social, l'apparenza è didello psicologo è inserita ventata la sostanza e questo crea in tutti gli ambiti medici, molti problemi, soprattutto in quei rasociali, giuridici ma, no- gazzi più introversi e che fanno più fanostante ciò, fa molta fa- tica ad emergere. Una rete amicale tica ad essere accettata funzionale e una famiglia solida è ciò da realtà che si allonta- che aiuta i giovani a superare mo-
cambiato le nostre possibilità di comunicare, ma che allo stesso tempo sono diventati un'arma a doppio taglio. Se da una parte hanno aperto una finestra sul mondo, dall'altra hanno permesso a molti giovani adulti, ma anche primi adolescenti, di mostrare una parte di sé che prende forza dal fatto di non avere un contatto umano diretto con l'altro. Agire in gruppo è più semplice, o addirittura attraverso il mezzo digitale in cui non ci si mette davvero la faccia: con un ''clik'' si può ferire e affondare il più debole. Così, anche i comportamenti sessuali possono diventare più disinibiti, e un soggetto meno attrezzato può cadere nella rete di male intenzionati. Fondamentale è la famiglia e la comunicazione a scuola, insegnare a questi ragazzi ad utilizzare il computer come una risorsa e non come una trappola”. (A.M.)
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menti difficili tipici di questa età. Tuttavia, dove questa manca, le insoddisfazioni possono concretizzarsi in comportamenti asociali o, al contrario, in una omologazione al gruppo che depersonalizza e può portare, in casi estremi, alla frequentazione di quelle compagnie che illudono di farne parte, ma che sono invece solo “brutte compagnie”. In questi ultimi anni sempre più giovani si avvicinano alle droghe? Quale o quali le principali motivazioni? “Spesso le sostanze stupefacenti sono utilizzate dai ragazzi proprio per soffocare emozioni intollerabili, l'uso di eroina e oppiacei per anestetizzare un malessere interiore. L'uso di co-
caina ed ecstasy serve invece a darsi la carica per affrontare situazioni nelle quali il ragazzo si sente incapace, oppure per vincere una noia di cui non sa darsi il significato”. E la psicologia può avere una funzione di freno contro queste insane abitudini? “Il ruolo dello psicologo è fondamentale in queste situazioni, perché può aiutare sia il ragazzo, sia le persone che più gli sono vicine, per capire quali siano le cause di questi comportamenti e quindi venirne a capo. Lo psicologo da solo non può risolvere una situazione importante di tossicodipendenza, ma ci vuole una rete o una struttura specializzata come il SERD, il Servizio dipendenze”. Perchè tra i giovani sempre più spesso prende piede la violenza e il sesso online? “Comportamenti antisociali ci sono sempre stati, in ogni società che sia passata su questa terra: la nostra è la società dei selfie, di facebook, di youtube, strumenti incredibili che hanno
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BENESSERE&SALUTE
LA LUCE BLU
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conoscenza diffusa come la radiazione ultravioletta (UV) possa causare danni ai nostri tessuti organici, pelle e occhi in particolare. Meno noto è l’azione della luce blu che pur avendo effetti benefici sull’organismo può indurre effetti nocivi. La luce blu, che fa parte della parte visibile dello spettro, è normalmente presente nella radiazione solare ed è emessa artificialmente dai dispositivi digitali (tablet, monitor Lcd e Led…). Nello spettro del visibile è la componente più energetica e contrariamente all’UV che viene filtrata dalla parte anteriore dell’occhio, in particolare dal cristallino, raggiunge la retina e i suoi fotorecettori. La luce blu ha un’influenza sulla regolazione del ciclo sonno veglia (ritmo circadiano), contribuisce alla regolazione del nostro equilibrio ormonale, è responsabile dell’attivazione della produzione di melatonina. Un’eccessiva esposizione
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di Rolando Zambelli Rolando Zambelli è titolare dell’Ottica Valsugana con sede a Borgo Valsugana in Piazza Martiri della Resistenza. È Ottico, Optometrista e Contattologo.
tuttavia può avere effetti negativi sul benessere visivo. Sempre più persone infatti, lamentano affaticamento oculare, irritazione, arrossamento e secchezza agli occhi. Anche una riduzione del contrasto e maggiore fastidio all’abbagliamento possono essere ricondotti a una maggiore esposizione alla luce blu. La sempre maggiore diffusione di dispositivi multimediali, di lampade Led o allo Xeno ci porta facilmente ad assorbire una più alta quantità di questa radiazione. Come possiamo proteggere gli occhi? La protezione degli occhi si può ottenere aumentando la quantità di luce assorbita dalle lenti con colorazioni specifiche e aumentando la parte riflessa con un particolare trattamento antiriflesso. Si ottiene così una riduzione dell’abbagliamento, un miglioramento del contrasto e di conseguenza un minor affaticamento visivo.
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uando si parla di made in Italy o in tal modo si etichetta un qualsiasi articolo, ci si riferisce ad un prodotto interamente realizzato in Italia e con elementi italiani originali. In questi ultimi anni, però, moltissimi prodotti posti in vendita, specialmente se riguardano capi d'abbigliamento per grandi e piccini, seppur realizzati con materiale nazionale, riportano la scritta “made in China, In Twain, in Tailandia creando così non pochi dubbi sull'originalità e sulla provenienza degli stessi. Come tutti ben sanno il costo del lavoro nel nostro paese, rispetto a quello di altre nazioni, presenta una quantificazione che non ha eguali perché supera di moltissimo e a volte anche in maniera spropositata i costi degli operai, del personale addetto alla realizzazione e della gestione dei machinari con annessi e connessi. Si dice, è certamente è anche vero, che i prodotti realizzati in Italia non sono concorrenziali a quelli realizzati da aziende similari che operano in altre nazioni, anche al di fuori dell’Europa. Da qui la pratica commerciale che vede
E D A M IL Y L A T I IN tantissime aziende, che pur di risparmiare sui costi della realizzazione, inviare i prodotti originali italiani in altre nazioni dove il costo per l'assemblaggio, il montaggio e le rifiniture necessarie, ha un costo ed una quantificazione finale molto ma molto più conveniente rispetto a quelli italiani. Legge vuole, però, che in questi prodotti, seppure realizzati con materiale italiano garantito, vengano apposte le famose etichette “made in China, Twain ecc. Ciò però non vuol dire che la qualità dei componenti sia inferiore a quelli che hanno l’etichetta “Made in Italy”. Queste etichette, infatti, a differenza di quanto il consumatore crede, indicano solo che l’articolo è stata realizzato in quella determinate nazione ma non che il materiale usato sia stato anche prodotti in quella stessa nazione. E questa prassi operativa appartiene ad aziende importantissime le cui “griffe” sono conosciute in tutto il mondo e sono vanto della nostra italianità.
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LASPAGNA
di Tiziana Margoni
Barcellona: Sagrada Familia non ancora ultimata “Pais de luz, de sangre y de amor…”
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aese di luce, di sangue e di amor! Era vista così la Spagna cinquant’anni fa: luminosa di sole e caldo eccessivi, drammatica e intensa di passioni; rigidamente cattolica nelle credenze, folkloristica nelle sue feste sacre e profane. Terra di artisti potenti, di opere e creatività di carattere, dense di decori e motivi, di idee e ispirazioni. Oltre al mare e al sole, terra generosa di grano, ulivi e viti! E di corride a las cinco de la tarde, toreri, flamenco e gitani, chitarre e canti struggenti e storie d’amori travolgenti e violente. Uno stereotipo che ne avvalorava l'immagine colorata e inconfondibile. Mantiglie di pizzo, rossi vestiti con balze per le ballerine di flamenco; vestizione rituale dei toreri; coppie in costume su cavalli bardati in cortei; folle in festa por la caje: manifesti di una Spagna popolare. Sono prodotti della cultura, creata dal clima e dalla storia del Paese, come l’arcaico culto del toro che sopravvive per esempio a Pamplona per la fiesta di San Firmino. Le altre feste in Spagna sono patronali, o
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per la Settimana Santa o i re Magi…Le Fajas di Valencia sono dedicate a San Giuseppe. Varie anche le ipotesi circa la denominazione di Hispania! Per i Greci: la stella “esperia” era la prima veduta a occidente al crepuscolo. Per i Fenici: “isola dei conigli” e/o “l’isola delle forge, dei forgiatori”. Per i Baschi invece “ezpania” vuol dire labbro, confine, bordo. Facilmente divenuto “izpania”: mare, parola, linguaggio. La denominazione Hiberia, deriva dai Romani: “terra del fiume Ebro”. La preistoria spagnola è documentata nelle pitture rupestri della grotte di Altamira in Cantabria. Seguono poi intrecci di culture, con Greci e Fenici, dal Mediterraneo -baricentro del mondo che finiva proprio alle Colonne d’Ercole. E con i Romani, nei porti sono ormeggiate imbarcazioni cariche di grano, oro, olio e vino, lana. Nell’entroterra, costruzioni militari che nel tempo divenivano città forti-
ficate da mura e bastioni, con strade, acquedotti, arene e anfiteatri. Furono gli Arabi del Nord Africa, a portare ancora altri stili di vita e cultura. E la Reconquista della regina Isabella di Castiglia libera il suo regno dai califfati e si riprende il territorio e la cristianità e lo estende con le colonie nei continenti! Di nuovo, ricchezza, movimenti su rotte più aperte in mari più ampi; flotte con tesori inestimabili; emergere di nobili casati; grandi esploratori e marinai; conquistadores, persino pirati, nonché il sorgere di città e porti fortificati: colonie nel mondo. Spagna, tristemente nota anche per il periodo nero dell’Inquisizione.
La Corrida
Più vicino a noi, la storia della Guerra civile, 1936-39, vede vincitore il generale F. Franco aiutato da Italia e Germania. Poi, la sorprendente rinascita e la modernizzazione nella Comunità Europea dal 1986, che supera la media produttiva economica del momento dando esempio di stabilità amministrativa e progettuale. Intorno al 2000 sull’onda positiva la Spagna rifà l’urbanistica di intere città, ma il boom economico porta anche speculazioni edilizie. Le grandi città della Spagna hanno però mantenuto intatti i segni del passato di cui il Paese va fiero. Nei centri della ciudad vecchia: le case storiche ristrutturate nei vicoli e strade strette, chiese, piazze e piazzette, palazzi signorili e antichi o imponenti sedi del potere amministrativo, storici negozi rendono suggestivo ogni scorcio; enormi i mercati coperti, dove abbondano prodotti agricoli locali e pescato fresco. Dando un'occhiata sistematica alla Penisola, dai Pirenei sul confine a nord, e poi verso sud, le regioni in cui la Spagna si suddivide e le cittadine più significative sono: la Comunidad della Galizia con
Vigo, Asturia con Oviedo e Gijon, Cantabria, Paese Baschi con Bilbao, Navarra e Roja, Castilla y Leon con Valladolid, Aragona con Saragozza, Catalugna con Barcellona. Al Centro, la Comunidad di Madrid con la capitale, Estremadura, Castilla -La Mancha e la comunità Valenziana con Valencia e Alicante. A sud, l’Andalusia con Siviglia, Malaga e Granada, Cordoba, e in fondo la Mursia. Sono apprezzate turisticamente le Isole Baleari e le Isole Canarie. Terra di marinai, contadini, grandi proprietari terrieri, e di grandi artisti…Emergono fra questi il pittori classici Velasquez e Goya; i moderni Picasso,
Dalì, e Mirò; autori come Cervantes e Garcia Lorca; il chitarrista Segovia… La Spagna è vento che batte marine e pinete sotto grandi cieli azzurri, giovane mondo playero e infrastrutture che funzionano…sotto lo sguardo della Guardia Civil presente con mezzi moderni e autorevolezza. La Penisola Iberica è variegata e pronta ad offrire divertimento, arte, storia, cibo e bel tempo, anche d'inverno. Tanto che in tempi di crisi, per quel che riguarda il turismo nazionale è proprio la Spagna, con la Grecia, a far concorrenza maggiore all’Italia.
Il Palazzo reale di Madrid
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astronomia la costellazione
23 Settembr
La Bilancia (in latino Libra) è una costellazione piuttosto piccola e, al suo interno, non presenta stelle di prima magnitudine. E’ posizionata nel cielo tra la Vergine ad ovest e lo Scorpione ad est. La Bilancia è poco appariscente perché le stelle molto brillanti delle costellazioni della Vergine e dello Scorpione contribuiscono ad oscurarla. Nell’antichità le due stelle principali , Alfa e Beta Libra) rappresentavano le due chele dello Scorpione (infatti i nomi arabi di queste due stelle ovvero Zubenelgenubi e Zubeneschamali significano appunto chela nord e chela sud). Oggi sono invece i due piatti della Bilancia, e a queste due stelle sono stati aggiunti i nomi di Kiffa borealis e Kiffa australis, ossia il piatto nord e il piatto sud. Il periodo dell’anno più adatto per l’osservazione della Bilancia è compreso fra i mesi di aprile e luglio, dall'emisfero boreale, e per qualche mese in più da quello australe. La stella Alfa Librae, (detta anche Zubenelgenubi, "chela del sud"); è una celebre stella doppia cioè composta da due componenti e dista dalla Terra 77 anni luce. Beta Librae (detta Zubeneschamali, "chela del nord") è la stella più brillante ed è l’unica ad avere un colore che tende molto al verde. E’ lontana da noi 160 anni luce. σ Librae (Brachium) è una stella gigante rossa che a detta degli studiosi è nella fase terminale della sua vita. Dista da noi 292 anni luce. Altre stelle conosciute sono: υ Librae di colore arancione distante dal nostro pianeta 195 anni luce; γ Librae (Zubenelakrab), altra stella arancione posta nella parte centro-settentrionale della costellazione, che dista 152 anni luce. Infine Gliese 581, una nana rossa, molto famosa tra gli astronomi e particolarmente studiata ed osservata perché possiede un sistema planetario con sei pianeti confermati che orbitano intorno alla stella. La costellazione della Bilancia si trova molto lontano dalla Via Lattea, e gli oggetti non stellari di notevoli dimensioni sono davvero pochi. Unica eccezione per l’ammasso globulare NGC 5897.e per le galassie ellittiche, NGC 5898 e NGC 5903. Molte altre galassie sono individuabili solo con strumenti di grande potenza o professionali. Ultimamente è stato scoperto il sistema planetario con la stella HD 10180, attorno alla quale, è stato osservato, orbitano sette pianeti confermati e due in attesa di conferma. Altre sistemi noti nella costellazione della Bilancia contengono un solo pianeta.
curiosità Lo sapevate che esiste un gigantesco buco nero che ha una massa 12 miliardi di volte più grande del sole. A scoprirlo è stato uno scienziato cinese dell’università di Pechino. Il professor Xue Bing Wi, capo di un gruppo di ricerca internazionale ha anche accertato che la data di questo fenomeno è di circa 900 milioni di anni dopo il Big Bang, ovvero dopo la nascita dell’universo. È stato anche accertato che questo oggetto dista dal nostro pianeta circa 13 miliardi di anni luce.
LANCIA
astrologia lo zodiaco
re - 22 Ottobre
I nati sotto questo segno sono caratterizzati da un equilibrio interiore che li porta ad agire nel migliore dei modi sia nei rapporti familiari che sociali. E’ il segno dove i sentimenti e la logica costruttiva predominano nelle diverse sfaccettature e sfumature. Le donne Bilancia prediligono l’eleganza, la raffinatezza ed un certo charme e si rapportano facilmente con l’uomo sicuro di se. Il loro uomo ideale deve essere colto, intelligente capace di intrattenerle con la parola e con discorsi interessanti Inoltre chi appartiene a questo segno è portato alla continua ricerca di svago inclusi i viaggi sia per puro relax che per conoscenza dell’arte e di tutto ciò che lo circonda. Amano circondarsi di cose pregiate e di lusso quando se lo possono permettere, viceversa riescono bene ad adattarsi alle contrarietà economiche. In amore, prima di abbandonarsi ai sentimenti, sono molto razionali e devono essere sicuri del compagno con il quale decidono di vivere o di avere una frequentazione più o meno duratura. I Bilancia sono veri amici sinceri anche se a volte diffidenti, ma fino a quando non hanno una buona conoscenza della persona che decidono di frequentare. Sono molto disponibili e sanno essere presenti nel momento del bisogno. Molto tolleranti nei confronti degli errori altrui, e grazie ai loro giusti e pacati consigli gli fanno conquistare la stima degli amici e conoscenti. Gli appartenenti a questo segno sono compagni perfetti con cui è veramente difficile litigare perché hanno una ottima predisposizione al dialogo. Nei rapporti sociali sono buoni mediatori perché riescono a dare il giusto ed appropriato consiglio ai litiganti stabilendo con loro e tra di loro un ottimo punto di intesa. Sono sempre alla ricerca di una armonia che per loro è e deve essere una esigenza imprescindibile e quindi, pur di non litigare con il partner o con una amico o amica preferiscono rinunciare al loro bisogno. A casa loro sono ottimi padroni di casa, molto affidabili e sempre in grado di ricevere nel migliore dei modo i loro invitati. I nati sono questo segno zodiacale hanno un elevato senso del dovere e del fare quindi sono in grado di affrontare il lavoro e gli impegni lavorativi con grande interesse, con spirito di iniziativa riuscendo a stabilire dialoghi ed intese con i colleghi e con i loro dirigenti.
curiosità Il pianeta dominante è Venere, l'elemento è l'aria Colore da portare: il verde, colore della primavera e degli innamorati. Pietra portafortuna: Quarzo Rosa Metallo: l'argento e il rame sono due metalli che aiutano ad essere più sereni e salvano da quella solitudine Giorno favorevole: il Venerdì.
le brevi
ERME LEVICO T RO – O COPPA D’O ed arGRANFOND partenza
ottobre, con Domenica 11 co, si terrà la gantini a Levi Se rivo in viale gara riservata Coppa D’Oro, rcorso ri1° Granfondo Il oamatori. pe cl ci e ti is ur ot a cicl lla corsa dirte le strade de pa in rà he lc ca ani atleti con ese fa dai giov lla per ensputatasi un m lita di Val di Se sa lla de a nt l’aggiu r il più lungo orsi mentre pe rc pe i be am tr e la scalata o vi sarà anch ed impegnativ a. della Panarott
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AFIA I F O T OG R e CORSO D Scurelle, in collaborazionai rg d o , e n appello Comu
Il no C o rafo Giulia rafia press con il fotog se di fotog a b o si rs o co cors nizzerà un omune. Il nioni del C sa re p m co i la Sala Riu 10 incontr in tutti i rà o n re n u strutt tocchera e ch ca ti ra zare una fo un’uscita p li per realiz ta n e m a d punti fon rfetta. tografia pe
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ETTIVA D’A Fino all’11 ot RT E tobre sarà po ssibile visitare la “Mostra co llettiva d’arte ”, realizzata da “Giovani Artis i ti” in Valsugan a in collaborazione con il Comune di Bo rgo. Presso lo “Spazio Klien” del Municipio di Borgo sarà possibile vede re numerose opere realizzate da Marco Ferrari, Stefan ia Simeoni, Angel Esteba n, Elena Goa telli, Annalisa Nardelli, Stef ano Bellumat , Annalisa Le e Milica Bato nzi vac.
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SAPORI Sarà un w D’AUTUN eekend m NO ovimentato ottobre a Caldonazz quello del o 25 per la Fest d’Autunno ,m a dei Sap ori si terrà pe anifestazione gast ro r le vie de l paese pe nomica che nata di do r tutta la menica. O giorltre a num intrattenim erosi even ento sarà ti di possibile piatti tipic degu ie valle. Dura riscoprire le tradizio stare ni della nte la ma nif stito anch e un merc estazione verrà alle atino in c acquistare ui sarà po prodotti b ssibile iologici e locali.
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