AGRIPPINO RUSSO: IL REGISTA DELLA VITA
SILVELOX E VALSUGA A: UNA INDISSOLUBN UNIONE DA OLTRE 50 ILE ANNI
DOMENICO FERRARI: ARTISTA DI CASA NOSTRA
IL SOMMARIO EDIPO A HIROSHIMA
I giovani e la droga ................................... 11 Agrippino Russo ........................................ 13
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Curiosità estive ......................................... 17 Le interviste impossibili.............................. 31 Domenico Ferrari....................................... 35
L’INCHIESTA
La depressione post-partum ....................... 38 L’Avvocato risponde ................................... 40
LA BIOMASSA A NOVALEDO
Gli amizi dela zirmonica ............................. 42 Il burlesque .............................................. 46
PAG. 19
I giovani e la discoteca .............................. 48 Le cronache .............................................. 54 Melissa la calzolaia .................................... 60 I libri di Romana Szabados......................... 62 Le cronache .............................................. 63 Sandra Andreatta Pohl ............................... 64
ANNO I – N° 5 – SETTEMBRE 2015
s sori e t n o M o d o Il met in Trentino
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La casa della danza ................................... 65 Filippo Bassetti.......................................... 66 La scuola di cucito..................................... 68 Le cronache .............................................. 71 Piante e sostanze naturali .......................... 72 Scuola e grembiuli..................................... 73 U.S. Telve ................................................. 74 Benessere & Salute ................................... 77
SILVELOX E VALSUGANA: L'UNIONE INDISSOLUBILE DA OLTRE 50 ANNI
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Medicina & Salute ..................................... 78 Benessere e Salute.................................... 80 Salute, Benessere & Bellezza...................... 81 Girovagando – Il Kenia .............................. 82 ASTRONOMIA - ASTROLOGIA LA VERGINE.............................................. 84 L’Immobiliare ............................................ 86
ISTITUTO DI ESTETICA
LLA ST ORIA D E NTINA E R T A L O U SC
di Nadia Libardi
LEVICO TERME (TN) - Via XI Febbraio, 10 - tel. 0461 707432
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DIRETTORE Cristina Dellamaria DIRETTORE RESPONSABILE Armando Munao’ - 333 2815103 VICEDIRETTORE Roberto Paccher COORDINAMENTO EDITORIALE Enrico Coser COORDINAMENTO PUBBLICITARIO Cristina Dellamaria - 347 6475297 COLLABORATORI Luisa Bortolotti - Erica Zanghellini - Aldo Gravino Mario Pacher - Franco Zadra - Laura Fratini Francesca Schraffl - Alessandro Voltolini Chiara Paoli - Tiziana Margoni Patrizia Rapposelli - Zeno Perinelli - Adelina Valcanover CONSULENZA MEDICO - SCIENTIFICA Dott.ssa Cinzia Sollazzo - Dott. Alfonso Piazza Dott. Giovanni Donghia - Dott. Marco Rigo EDITORE Edizione Printed srl Viale Vicenza, 1 - Borgo Valsugana IMPAGINAZIONE, GRAFICA Grafiche Futura STAMPA Grafiche Futura www.valsugananews.com info@valsugananews.com Registrazione del Tribunale di Trento: nr. 4 del 16/04/2015 Tiratura n° 7.000 copie Distribuzione: tutti i Comuni della Alta e Bassa Valsugana, Tesino, Pinetano e Vigolana compresi COPYRIGHT - Tutti i diritti di stampa riservati Tutti i testi, articoli, interviste, fotografie, disegni e pubblicità, pubblicati nella pagine di VALSUGANA NEWS e sugli Speciali di VALSUGANA NEWS sono coperti da copyright EDIZIONI PRINTED e quindi, senza l’autorizzazione scritta del Direttore, del Direttore Responsabile o dell’Editore è vietata la riproduzione o la pubblicazione, sia parziale che totale, su qualsiasi supporto o forma. Gli inserzionisti che volessero usufruire delle loro inserzioni, per altri giornali o altre pubblicazioni, possono farlo richiedendo l’autorizzazione scritta all’Editore, Direttore Responsabile o Direttore. Quanto sopra specificato non riguarda gli inserzionisti che, utilizzando propri studi o agenzie grafiche, hanno prodotto in proprio e quindi fatta pervenire, a EDIZIONI PRINTED, le loro pubblicità, le loro immagini i loro testi o articoli. Per quanto sopra EDIZIONI PRINTED si riserva il diritto di adire le vie legali per di tutelare, nelle opportune sedi, i propri interessi e la propria immagine.
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EDIPO A HIROSHIMA Un urlo di pace a 70 anni dopo la strage
Il 6 agosto 1945, nel cielo di Hiroshima, un uomo premeva un pulsante e qualche istante dopo una città di 300.000 abitanti esplodeva in un bagliore solare esalando un mostruoso fungo di ceneri e morte.
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el settantesimo dal disastro di Hiroshima, il Comune di Levico Terme ha promosso una rappresentazione teatrale intitolata “Edipo a Hiroshima Un urlo di pace70 anni dopo la strage”. Una rielaborazione del testo di Luigi Candoni - scrittore di Teatro, scomparso a 53 anni il 13 agosto 1974 - a cura di Alfonso Masi che ne è anche regista, raccontato dalle voci di Ester D’Amato, Giovanna Laudadio, Mariaconcetta Lucchi, Beatrice Ricci, Chiara Turrini, Vito Basiliana, Mimmo Iannelli, Alfonso Masi, Luigino Mongera, Fiorenzo Pojer, Michele Tabarelli, Lino Tommasini. Gli elementi scenici, undici pannelli disposti a semicerchio nella sala del Consiglio comunale immaginata come quella di un tribunale, sono stati realizzati da Gianmaria Bertoldi. «Il 6 agosto 1945, - scrive Alfonso Masi presentando il progetto - nel cielo di Hiroshima, un uomo, Alan
Darnell, premeva un pulsante e qualche istante dopo una città di 300.000 abitanti esplodeva in un bagliore solare esalando un mostruoso fungo di ceneri e morte. Già dal mese di maggio nella base di Tinian nelle Isole Marianne gli equipaggi del 509° gruppo dell’aviazione americana si preparavano per la missione contro una città giapponese; nessuno di loro sapeva per quale motivo stessero affrontando quell'addestramento tanto impegnativo. Solo una persona ne era a conoscenza, il colon-
Gianmaria Bertoldi
di Franco Zadra
nello Paul Tibbets. Toccherà a l'attrice Ester D’Amato, d'interpretare la figura del pilota Alan Darnell che, nel dramma, esige di essere processato, ma sia l’accusa che la difesa tentano di convincerlo della bontà dell’impresa militare compiuta, senza capire i rimorsi e la voce della coscienza dell’imputato, che alla fine si toglie la vita; come Edipo aveva ucciso chi non conosceva, egli uccise degli uomini senza sapere che gli erano fratelli. Il primato della coscienza morale esaltata al di sopra di qualsiasi ordine umano, non può in alcun modo giustificare uccisioni e tanto meno stragi». Gianmaria Bertoldi è l'artista che ha curato i pannelli scenici della coreografia, tra i quali una sua opera presente su un catalogo della mostra d'arte contemporanea di Artisti Trentini tenutasi a Roma nella Galleria Comunale presso il Palazzo delle Esposizioni, nei primi due mesi del 1963, intitolata “Stati d'animo”, con la quale l'artista ha voluto appunto rappresentare il paesaggio di morte e distruzione del
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Bambino vittima della bomba atomica di Hiroshima dopo bomba atomica. Un pannello bianco con tratti neri che stilizzano in un ordinato disordine delle figure meno che umane in un paesaggio apocalittico difronte al quale si è portati a verificare il proprio approccio al pensiero della fine del mondo, valutando se dare precedenza alle emozioni, consentendo loro d'influenzare le nostre percezioni e il nostro modo di pensare, o darla alle percezioni, lasciando poi che siano le emozioni a determinare la nostra scelta tra continuare a tollerare la presenza di armi definitive o liberare il mondo per sempre dall'incubo della bomba nucleare. Nato nel 1932, al momento del lancio di Little Boy, Gianmaria ha 13 anni. «Non ricordo – dice – che si parlasse molto della bomba ai tempi. C'era come un pudore colpevole che bloccava il pensiero davanti al disastro che non aveva solo cancellato due città giapponesi, ma aveva lacerato la coscienza dell'umanità che si scopriva capace di autodistruggersi». Il suo dipinto, “Stati d'animo” racconta della sua personale ricerca, di una dolorosa riflessione nello sforzo di mettersi dal punto di vista dei vinti, dei sopravvissuti alla bomba, gli hibakusha che lo scorso marzo sono stati contati ancora in 183.519, circa 8.000 in meno rispetto al 2014, con l'età media che per la prima volta ha superato gli 80 anni. «I giapponesi non hanno permesso che questo crimine di guerra coltivasse in loro l'odio per gli ameri-
Effetti dell’esplosione atomica
cani. La gente si sarebbe annoiata di questo deserto senza vita dove la più alta sapienza dell'umanità aveva messo in scena la prova generale della fine del mondo». «Gli obiettivi di quell'arma segreta – continua – erano stati scelti in base alla densità di popolazione, per eliminare il maggior numero di persone. La bomba fu fatta esplodere in alto, per aumentare il suo raggio d'azione al suolo. La gente si buttava nel fiume, il Kyobashigawa, cercando sollievo dal vento incandescente che annullò in un microsecondo 80mila persone nel raggio di un chilometro, ma l'acqua aumentava l'effetto delle radiazioni e il fiume diventò in pochi minuti il veicolo di migliaia di cadaveri galleggianti». Bertoldi racconta poi della sua visita al Museo della Bomba Atomica nel Parco della Pace a Hiroshima, «Una visita che dovrebbe essere obbligatoria a completamento di una cultura umanistica che allontani per sempre la possibilità che questa immane tragedia possa ripetersi». Il Museo sorge nell'Heiwa Kinen Koen, il Parco della Pace. Là, ogni 6 agosto, migliaia di giapponesi si radunano per sostare in silenzio dinanzi al monumento in cemento armato dalla strana forma di tunnel,
Cupola di Hiroshima che racchiude sotto le sue volte un elenco di 60000 nomi: tutte le vittime di cui si conosce l'identità. Sul monumento, una scritta in ideogrammi, «Riposate in pace. L'errore non verrà ripetuto». Questo settantesimo anniversario porta però una novità, la fine del pacifismo obbligatorio dell'esercito giapponese, imposto dagli americani come condizione per la pace. Le Forze di autodifesa giapponesi (Jieitai), il decimo esercito più potente del mondo, dal secondo conflitto mondiale, non potevano prendere parte in conflitti armati esterni al Giappone, se non in operazioni internazionali di mantenimento della pace, come la guerra di Corea. Per la prima volta, alla cerimonia commemorativa del 6 agosto, ha preso parte un rappresentante dell'ammini-
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L’opera di Gianmaria Bertoldi
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strazione americana, Rose Gottemoeller, sottosegretario di Stato al Controllo delle armi e alla Sicurezza internazionale, che il 9 agosto si è recata anche a Nagasaki. L'ipotesi è che Washington stia cercando di gettare le basi per la visita di Obama a Hiroshima e Nagasaki prima della scadenza del suo mandato. Sembra che si stia alzando il velo della vergogna fatto di anni di cinematografia americana che, giocando di sponda con una vergogna “meno grave” come fu la guerra del Vietnam, ha dipinto i giapponesi come dei fanatici e spietati guerrafondai. Segni di questo svelamento si possono avere anche guardando alla recente visita di Matteo Renzi in Giappone che, approfittando della riforma della difesa a opera del premier giapponese Abe, accompagnato dall'amministratore delegato di Finmeccanica, Mauro Moretti, ha messo le mani avanti aprendo una breccia per investimenti dell'azienda italiana di armi. L'opinione pubblica
Bambina Hibacusha giapponese è però schierata per una eliminazione totale delle armi nucleari dal pianeta. «Sarebbe bello – conclude Gianmaria Bertoldi – che ci fosse una stele nel Giardino della Memoria a Levico Terme in ricordo di Hiroshima e Nagasaki. Vorrei invitare il sindaco almeno a pensarci». L'urbanista Narioki Ishimaru, che ha dedicato la vita a raccontare la storia della ricostruzione, sta ora curando un libro sui settant'anni che uscirà nel 2016. Sarebbe un sogno invitarlo a Levico Terme per l'occasione.
I nomi per Hiroshimae Nagasaki PROGETTO MANHATTAN: fu un programma di ricerca e sviluppo che produsse le prime bombe atomiche, condotto dagli USA con il sostegno di Regno Unito e Canada. Dal 1939 al 1946 il programma impiegò 130mila persone per un costo di due miliardi di dollari. KILOTONE: indica l'energia liberata dall'esplosione di ordigni nucleari. Un Kilotone sprigiona un'energia equivalente a quella liberata dall'esplosione di mille tonnellate di tritolo. Un Megatone ha la stessa potenza distruttiva di un milione di tonnellate di tritolo. LITTLE BOY: il nome scherzoso (ragazzino) con il quale era stata battezzata la bomba all'uranio 263 lanciata su Hiroshima 6 agosto 1945. Lunga 3 metri per 71 centimetri di diametro. Su Hiroshima sviluppò una potenza di circa 16 Kilotoni. ENOLA GAY: nome della madre del comandante Paul W. Tibbets con il quale questi battezzò il quadrimotore B-29 n. 82 che assieme a 11 componenti l'equipaggio, sganciò la bomba su Hiroshima.
Il colonnello Paul Tibbets dell'Enola Gay prima di decollare per il bombardamento di Hiroshima
B-SAN: “Gli onorevoli signori B”, come i giapponesi chiamavano ironicamente i B-29 conosciuti poiché bombardarono Tokyo, Osaka, Nagoya e altri centri nevralgici dell'Impero del Sol Levante con bombe convenzionali chiamate Grand Slam. PIKADON: lampo-tuono della Bomba Atomica HIBAKUSHA: coloro che non morirono, ma furono esposti alle conseguenze della bomba, non necessariamente fisiche. HIROSHIMA: nel 1945 era la settima città giapponese, sull'isola di Honshu, ex base militare e importante centro portuale e commerciale. Contava 255mila abitanti. Oggi, completamente ricostruita ne conta 1,2 milioni. NAGASAKI: situata sull'isola di Kyushu, ospitava fabbriche di armi e acciaierie: il 9 agosto 1945 fu colpita dalla seconda bomba atomica, detta “Fat Man” (Ciccione), che fece tra le 20mila e le 40mila vittime immediate.
La bomba di Nagasaki
DICHIARAZIONE DI POTSDAM: Proclamazione dei termini per la resa giapponese firmata il 26 luglio 1945 dal Presidente statunitense Harry Truman, dal Primo Ministro britannico Winston Churchill e dal Presidente del governo nazionale della Repubblica di Cina Chiang Kai-shek nel quale si esponevano le condizioni per la resa giapponese. Il testo della dichiarazione iniziava dicendo che se il Giappone non si fosse arreso sarebbe andato incontro a una "rapida e totale distruzione". VITTIME: si calcolano circa 150mila morti tra il 6 agosto e il dicembre 1945: quasi la metà delle vittime morì immediatamente, le altre in seguito ai danni causati dalle radiazioni. La lebbra atomica, però, ha continuato però a colpire e uccidere per anni.
Ora dell’esplosione
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I GIOVANI E LA DROGA di Alessandro Voltolini
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ono recenti le notizie riguardanti la morte di due ragazzi, rispettivamente uno a Riccione e uno a Messina, a seguito dell’assunzione di sostanze stupefacenti. Da eventi come questi nasce sempre un accesa discussione, in cui l’opinione pubblica spesso colpevolizza l’uno o l’altro soggetto, o manifesta la propria indignazione sull’assenza di controlli da parte delle famiglie e dei locali. Fatti che si concludono, come nel caso di Riccione, con l’assurda decisione di chiudere la discoteca in cui è collassato il ragazzo, ritenendo responsabile dell’accaduto il proprietario del locale. In momenti di agitazione mediatica, con il popolo che a gran voce invoca giustizia, è necessario trovare rapidamente un capro espiatorio. Come conseguenza, si ottengono soluzioni temporanee e approssimative, che non risolvono la questione. Sicuramente il responsabile non è il gestore, come non lo è, in ultima analisi, il pusher del ragazzo. Il problema è molto più grande. E di grave c’è che molti non sanno o fanno finta di non saperlo cogliere. La prima causa è culturale. Nelle scuole non vi è alcun approccio pragmatico e programmato al tema della droga, come a molti altri temi importanti, come la sessualità, la famiglia arcobaleno, il consumo di alcol o il fumo. Censurare non aiuta a crescere. Anzi. Quanto più un’oggetto è nascosto,
tanto più è desiderabile; specialmente in età adolescenziale, dove trasgredire le regole è la regola. Non dovrebbe far meraviglia dunque se le ultime vittime per overdose fossero poco più che sedicenni. Il secondo fattore è sociale. Per quanto il modello familiare ideale per antonomasia, sia ritagliato su quello di un famoso marchio di prodotti da forno, la realtà italiana, e non solo, è sicuramente diversa. La famiglia “tradizionale”, come l’hanno conosciuta i nostri nonni, sta degenerando. La frenesia lavorativa e sociale che oggi coinvolge entrambi i genitori, struttura una famiglia disomogenea e individualista, e disintegra il concetto di nucleo famigliare unito. L’educazione e la formazione dei figli passa in secondo piano e il contatto con la realtà appare più disinibito. Abbiamo necessariamente bisogno di relazionarci con gli altri e la solitudine ci spinge a riempire il nostro vuoto sociale, e le droghe sono un ottimo modo per colmarlo, ma di cui paghiamo tristemente le conseguenze. Il terzo e ultimo fattore è di natura istituzionale. La legge italiana, attualmente, propone una concreta penalizzazione per il
possesso di droghe leggere che, per assurdo, non disincentiva affatto l’utilizzo ma ne conferisce un’autorità morbosamente attrattiva. L’utilizzo di droghe leggere fra i giovani è spesso desiderio di trasgressione e sballo. La libertà di assumere cannabinoidi associata ad una campagna di sensibilizzazione e di consumo consapevole, allontanerebbe probabilmente i giovani dall’utilizzo di droghe sintetiche, molto più dannose. Sicuramente il problema del consumo di droga nei giovani è evidente, anche se si cerca di censurarlo, e non è sicuramente attribuibile a loro la colpa di tutto. La società stessa dovrebbe organizzare campagne informative, attività in cui i giovani possano interessarsi e rinforzare le relazioni sociali che vanno disintegrandosi. Perché l’unica battaglia che uno Stato può vincere è quella culturale.
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Agrippino Russo …LA MEMORIA PER ESSERE MIGLIORI
di Franco Zadra Ci riceve nel suo studio dall'arredamento essenziale, quasi “zen”, dove stanno in bella mostra un arco “preistorico” costruito da lui per motivi didattici, con legno di nosellaro, e un propulsore “atlatl”, un'arma antesignana di arco e frecce. Agrippino Russo, nato a Catania nel 1957 e arrivato a Trento all'età di sei mesi è insegnante presso l'Istituto Comprensivo di Levico, dove risiede dal 1982. Impegnato da anni in progetti di cine-laboratorio con i suoi studenti che avvicina alle comunicazioni visive. Filmaker indipendente, ha realizzato documentari e brevi film a soggetto.
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Voglio per prima cosa ricordare i miei maestri, - ci racconta vincendo una evidente ritrosia - come Giorgio Salomon, che per primo mi ha insegnato l'uso della videocamera, Diego Busacca, fondatore di Produzioni Video, direttore e regista presso varie emittenti televisive con numerose collaborazioni con le reti nazionali (Rai e Mediaset) per le quali ha svolto attività di regia e montaggio audio video e Renzo Maria Grosselli con il quale ho co-diretto “Il sogno breve di Campochiaro”. Mi sono orientato man mano verso il documentarismo e il mio impegno è diventato il recupero della memoria storica delle tradizioni e dei costumi. Trent'anni fa si parlava di urgent anthropology, la necessità di una Antropologia urgente, perché tutto va così veloce che viene dimenticato in fretta se non addirittura distrutto velocemente. Quando muoiono gli ultimi testimoni di una tradizione culturale, è finita, si rischia di non poterla più ricostruire. La memoria delle tradizioni, dei valori, viene persa se non si lavora per conservarla. Ne è un esempio un documentario su lo slittone da legna che ho realizzato l'anno scorso, “Come radici di un vecchio albero”, nel quale il protagonista, Rinaldo Avancini, realizza, secondo la tecnica antica che
aveva appreso da suo padre, uno slittone da legna come quelli che vengono ancora usati nella festa di san Bastiano a Selva di Levico. L'ho ripreso da quando tagliava gli alberi procurandosi i vari legni per la costruzione e in tutte le fasi di realizzazione. Un testimone prezioso che negli anni '60 era partito per l'India; mentre lavora allo slittone racconta la sua esperienza in Himalaya. Nel documentario vi è infatti un tratto intitolato “niente slitte in Himalaya”. Preservare la memoria storica è importante e l'unico modo in cui io so fare questo è stare dietro a una macchina da presa, cercando di fermare una storia, un attimo di vita, per lasciarlo ai posteri. Sento come un'urgenza di non far dimenticare, perché nel nostro mondo vogliono che si dimentichi per poterci ingannare ancora. Il ricordo ti dà la possibilità di essere migliore, mentre il non ricordare ti permette di rifare tutti gli imbrogli nuovamente, Con il Dalai -Lama lasciandoti in balia
del revisionismo. Il ricordare, il tenere viva una memoria, è un “sapere come eravamo” così da poterlo rapportare all'oggi e poter essere migliori. In questo la natura è oggi una grande maestra, ho un sentimento quasi religioso verso la natura. Sono spesso in giro per la montagna d'estate, perché è un libro dove impari sempre. In “Una storia zen”, il protagonista, arrivando in cima alla montagna, si accorge che deve salire, salire e ancora salire. Le mie esperienze di regista, invece, le ho fatte con il primo lavoro che avevo fatto con la scuola, “Le voci della montagna”, girato a Bieno con i ragazzi
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nel 1998, su una leggenda del Lagorai. Avevo trovato leggende himalaiane praticamente identiche alla leggenda del laghetto Pisorno che racconta della presenza di alcuni spiriti molto vendicativi nel laghetto che, se molestati gettando nell'acqua dei sassi, scatenano una furiosa tempesta. Questo film lo abbiamo regalato al Dalai Lama quando venne per la prima volta a Trento, ed è da lì che poi mi è nata la mia passione di Filmaker. Gli archetipi erano uguali: il bambino alla ricerca della capretta perduta si trova davanti a questo lago del quale si diceva che non poteva essere disturbato. Lui, buttando delle pietre disturba i guardiani del lago che escono fuori ma, vedendo che si trattava di un bambino, invece di fargli del male, mentre questi dorme gli danno un insegnamento. Poi, nel sceneggiare la storia assieme ai bambini abbiamo scritto questo insegnamento sul rispetto della natura. Leggenda molto simile in Himalaya dove anche lì gli elementi naturali, se disturbati si arrabbiano nei confronti dei pastori Himalaiani in cerca degli Yack perduti. Nella realizzazione ci hanno aiutato i bambini di una scuola di profughi tibetani di Shimla, il capoluogo di regione dell’Himachal Pradesh, stato nordoccidentale della confederazione indiana, autori dei disegni delle maschere utilizzate poi nelle riprese. Quel film ha vinto il primo premio de “Il Trentino incontra il mondo”. Ne è nata una relazione d'amicizia tra i miei alunni e i loro coetanei tibetani e nel 2004 con Giorgio Salomon abbiamo realizzato “Nel paese delle nuvole bianche”, acquisito dalla RAI, un documento di sen-
sibilizzazione sulla diaspora di un popolo che, a causa dell'occupazione cinese del Tibet, rischia di estinguersi insieme alle tradizioni culturali e religiose che l'hanno accompagnato per più di mille anni. Vi è stato in seguito un intervento di solidarietà della Provincia autonoma di Trento con il progetto Serkong School. Con Giorgio Salomon ho girato anche il documentario “Yak Zaàri” in Afghanistan nel 2005. Tornando al posto dove vivo, Levico, devo dire che mi piacciono molto le sue bellezze naturali, fin quando verranno preservate. Sono nato in riva al mare e sento molto il bisogno dell'acqua e qua c'è l'acqua, ma nello stesso tempo c'è anche la montagna. La montagna, là dove l'elemento naturale è preservato e dove è molto raro l'elemento “umano”, rappresenta una grande fonte d'ispirazione per me. Nei miei lavori mi accorgo che mi sto allontanando sempre di più dagli “umani” e dalle loro faccende che si ripetono e si ripetono, sempre le stesse. La natura t'insegna molto di più. Dall'uomo si impara come tutto cambia in peggio, quando mette nelle azioni la sua voracità, con una società che sta andando a bruciare se stessa, a mangiare se stessa, in nome dei soldi e del potere. In natura invece, non esiste il giusto e lo sbagliato, ma la conseguenza. Non ci
sono giochi di interesse, tutte le maschere che l'uomo si mette e che simulano il bene nascondendo quasi sempre un secondo fine. Per questo mi interessa molto di più la natura e da essa sola credo si possa trarre ancora un insegnamento. L'enciclica “Laudato sii” di papa Francesco rappresenta per me un grido che ci avvisa di dove stiamo andando e come ci sia bisogno di cambiare, altrimenti sarà la fine, perché il mondo non può ancora sopportare a lungo tutto ciò che sta sopportando. Sto preparando una mostra di fotografie in bianco e nero per quest'inverno, per raccontare il bosco attorno a Levico e la sua bellezza, raccordando le immagini con alcuni testi letterari scelti a proposito. Il mio ultimo lavoro che uscirà prossimamente, “The Benini Family, una storia americana”, è la storia di emigrazione in America di un trentino, figlio di una famiglia partita da Tenno nel 1924 per lavorare nelle miniere in Pennsylvania, Alcide “Bull” Benini, divenuto un eroe militare nel dopoguerra».
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e v i t s E ’ a t i s o i Cur
Vi siete mai chiesti qual è il compenso del maggiori leaders del mondo? Osservando l’elenco Vi accorgerete che c’è un grande divario tra i vari Capi di Stato e di Governo. Guadagni che se paragonati ad alcuni stipendi di casa nostra sembrane veri “bruscolini”. Se poi li confrontiamo con gli stipendi di acluni presidenti di Regione della nostra Italia, allora si capisce veramente il significato di “casta”. 1. Lee Hsien Loong Primo Ministro di Singapore 1,7 milioni di dollari
2. Barack Obama Presidente degli Stati Uniti 400mila dollari
8. Recep Tayyip Erdogan Primo Ministro della Turchia 198mila dollari
3. Stephen Harper Primo Ministro del Canada 260mila dollari
9. Francois Hollande Presidente della Francia 194mila dollari
4. Angela Merkel Cancelliera della Germania 234mila dollari
10. Vladimir Putin Presidente della Russia 136mila dollari
5. Jacob Zuma Presidente del Sudafrica 223mila dollari
11. Matteo Renzi Presidente del Consiglio italiano 124mila dollari
6. David Cameron Primo Ministro Gran Bretagna 214mila dollari
12. Dilma RousseFF Presidente del Brasile 120mila dollari
7. Shinzo Abe Primo Ministro del Giappone 202mila dollari
13. Narendra Modi Primo Ministro dell''India 31mila dollari
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Novaledo in controluce
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resentiamo di seguito le tre posizioni in campo sulla questione della Biomassa a Novaledo che tanto spazio ha trovato nei media locali e che qualche inquietudine ha sollevato tra la popolazione che ancora forse non è stata informata con chiarezza circa la dimensione reale del problema. Ci proviamo dalle pagine di Valsugana News avendo dato spazio di esprimersi al rappresentante di Consumer Italia, Cosimo Cordaro, in dialogo costante con i rappresentanti dei comitati di cittadini che nei mesi scorsi hanno manifestato contrarietà alla realizzazione dell'impianto della Menz & Gaser; un intervento della vicesindaca di Novaledo, Barbara Cestele, presenta la posizione dell'Amministrazione comunale, non solo leggendo regolamenti e norme, ma bene intenzionata a dialogare con i cittadini nella ricerca di una soluzione “politica” per il bene comune; ovviamente, anche l'azienda ha da dire la sua e presenta il cuore del progetto con le motivazioni che le hanno fatto intraprendere questa iniziativa scegliendo di bruciare biomassa per alimentare la propria produzione. Una quarta posizione, quella della Provincia Autonoma di Trento in capo alle autoriz-
zazioni per la realizzazione dell'impianto Menz&Gasser, è rappresentata da Mauro Gilmozzi che abbiamo incontrato in occasione dell'ultimo confronto pubblico del luglio scorso, con la sua proposta di abbattimento delle PM10 in modo puntuale ai camini domestici di Novaledo in collaborazione volontaria con la Menz&Gasser che si è offerta di finanziare un progetto simile a quello già funzionante a Bolentina di Malé. Come giornale non prendiamo parte nel merito al confronto, limitandoci a fornire i lettori di tutti gli elementi in campo, dei fatti da valutare e dei dati da conoscere per una maggiore consapevolezza critica
PARERI A CONFRONTO e ambientale di ciò che si vuole sia il “nostro” vivere urbano. Ma questo “non prendere posizione”, perché non venga letto come indifferenza – che toglierebbe anima alla comunicazione e senso all'informazione – va meglio specificato. È un non prendere parte che vuole però liberare il campo da ogni possibile stravolgimento fondamentalista della realtà. Crediamo che porre il problema come in alcuni momenti è stato posto, semplicemente tra chi è per la biomassa e chi è contrario, renda pilotabile l'opinione pubblica incanalandola verso azioni di forza che farebbero perdere il contatto con le ragioni comuni che motivano l'impresa industriale come la ricerca di benessere dei cittadini. Chi si è dissociato dai comitati ambientalisti dopo il rifiuto al confronto pubblico di luglio con relativa manifestazione esterna di protesta, si è potuto sentire giudicato come “anti-ambientalista”, mentre su chi ha partecipato all'incontro è caduto il pregiudizio di essere pro-biomassa e contro i cittadini che la contestano. Servizio di Armando Munaò e Franco Zadra
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LA PAROLA A GILMOZZI L
e valutazioni di Appa, confortate da uno studio indipendente commissionato dal Comune di Novaledo all'Ing. Francesco Chiosi della Provincia di Venezia, stimano un incremento dei valori di concentrazione media annuale di PM10 a Novaledo dovuto al nuovo impianto Menz&Gasser, dello 0,3%. L'Azienda provvederà ulteriormente a fornire l'impianto di doppi filtri che consentiranno di ridurre ancora le emissioni portandole a 40-55 stufe domestiche ‘equivalenti’. Forte di questi dati, l'Assessore Mauro Gilmozzi ha presentato nel corso della serata informativa del 23 luglio scorso la proposta di una Campagna/Progetto “Camini Puliti”, con l'obiettivo del controllo e risanamento dei camini al servizio di apparecchi a biomassa legnosa ed (eventuale) installazione di filtri antiparticolato e/o sostituzione dell’apparecchio/stufa al fine di ridurre le emissioni in atmosfera dei prodotti della combustione. «Non si tratta di monitorare impianti domestici. – ha precisato Gilmozzi – Vi è la volontà congiunta di Menz&Gasser e della Provincia di Trento, di sviluppare un progetto in base al quale dare contributi per la sostituzione di vecchie stufe domestiche con nuove stufe ad alta efficienza energetica, come
DI TOLLER DEBORAH E PACCHER ROBERTO
si è già fatto a Bolentina nel comune di Malè». La combustione di biomasse è (può essere), infatti, fonte rilevante di inquinamento ma, la qualità della combustione è determinante per la qualità e quantità delle emissioni. Tra i principali fattori condizionanti la qualità della combustione vi sono, il combustibile (ad es. legna o pellet), l'apparecchio (ad es. stufa o caldaia), l'impianto (ad es. canna fumaria), la manutenzione ordinaria e straordinaria e i sistemi di abbattimento fumi impiegati. Ognuno di questi fattori è vincolato dalla buona qualità di tutti gli altri, per esempio utilizzare legna "verde" rende vano avere un buon impianto e un buon apparecchio, cosi come un buon sistema di abbattimento è inutile se non viene eseguita la necessaria manutenzione. Una combustione meno inquinante è certamente possibile, ma dipende dalla qualità di tutti i fattori. II combustibile: qualità della legna quale presupposto fondamentale per assicurare una buona e corretta combustione;
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l’apparecchio di riscaldamento: è in atto un’importante evoluzione negli apparecchi di riscaldamento con sensibile miglioramento della qualità e rendimento; l’impianto fumario: il camino influenza in modo determinante la qualità della combustione; la manutenzione: ordinaria e periodica a opera di personale qualificato incide sensibilmente sul rendimento dell'apparecchio (3mm di fuliggine corrispondono a un -16% di tiraggio); sistemi abbattimento fumi: la presenza di filtri ‘elettrostatici’ è in grado di ridurre l’emissione di particolato. La proposta di Gilmozzi prevede un primo step di acquisizione dei dati attraverso un sopralluogo con rilievo degli impianti fumari esistenti nell’unità abitativa; un secondo step per computo e analisi dei dati tecnici rilevati e individuazione delle singole soluzioni da applicare in rapporto alla tipologia e stato dell’impianto, con valutazione dei costi e benefici; per finire con l'Intervento tecnico vero e proprio sui singoli impianti in accordo con i proprietari.
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IL SI DI BARBARA CESTELE «Personalmente sento che la salvaguardia dell'ambiente è una responsabilità amministrativa che va condivisa e portata a tutti i livelli, fino alle scelte personali di ciascun cittadino. Nella serata del 23 luglio la comunità era stata chiamata a valutare insieme alle parti in causa (provincia, Azienda e Amministrazione) proprio sulla responsabilità di ognuno nei confronti dell’ambiente. Non solo i luoghi all’interno dei quali abitiamo, lavoriamo e che costituiscono il paesaggio di cui godiamo, l'aria che respiriamo, l'acqua che beviamo, ma anche la qualità dei rapporti interpersonali che coltiviamo. Questo ambiente ha bisogno dell'attenzione di tutti e lo stimolo positivo dei comitati va colto per valutare bene ogni trasformazione che viene proposta, cercando di mantenere inalterate le risorse per le generazioni future. Una Comunità, se vuole, può riuscire a orientare il proprio comportamento verso il massimo rispetto dell’ambiente, come può decidere di sentirsi fuori da ogni responsabilità addossando interamente tutta la colpa dell’inquinamento a soggetti terzi. L’Amministrazione comunale assieme alla Provincia, sollecitati certo dalle preoccupazioni espresse dai cittadini, hanno percorso assieme a Menz&Gasser, un’azienda che non da ieri ha deciso di investire sul territorio, un cammino di responsabilità ambientale che prevede delle limitazioni e la trasparenza sulle operazioni; ma tutti dobbiamo munirci di responsabilità obbiettiva. L'Amministrazione ha la responsabilità di tutelare valori im-
portanti come salute e lavoro, cercando di portare equilibrio in una valle che ha già diversi problemi occupazionali d'inquinamento; e l’Azienda, quella di rispettare i limiti e la normativa in materia di emissioni tenendo fede alla sua vocazione alimentare più che al business a ogni costo; la Provincia quella di vigilare e accompagnare lo sviluppo del nostro territorio; e lo stesso cittadino deve responsabilizzarsi nel rispettare l’ambiente nel suo piccolo, contribuendo a mantenere inalterata la qualità dell’aria. Questo vuol dire fare Comunità e collaborare per il bene comune. La proposta che l’Assessorato all’Ambiente sta valutando con l’assessore Gilmozzi sarà la risposta più adatta in questo momento d'incertezza sull’impianto a biomassa di Novaledo Energia e sarà un esempio di come cittadini, azienda e ambiente possono convivere e collaborare insieme per un mondo più pulito. Dobbiamo bandire ogni possibile strumentalizza-
zione politica all'origine di molti malumori che a Novaledo hanno guastato il clima di fiducia tra le varie parti. Ho ascoltato mamme preoccupate per i loro figli a causa della situazione ambientale, ma allo stesso tempo sono stata inchiodata alle mie responsabilità da chi questi figli li deve mantenere. Nel nostro Paese ci sono tante persone che con senso di responsabilità hanno capito ciò che ci siamo detti nella serata del 23 luglio, rimango comunque a disposizione per ulteriori confronti in un'ottica di trasparenza, per costruire un discorso con tutti i cittadini che riesca a farci scegliere, come collettività, dei principi e delle linee per raggiungere dei comportamenti virtuosi».
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LA SCHEDA E LE CARATTERISTICHE TECNICHE P
remesso che qualsiasi attività antropica è causa di un impatto ambientale, tale impatto va quantificato e pesato tenendo conto di diversi aspetti, secondo i quali è importante analizzare la rilevanza dell’impatto, leggendo il contesto locale. A questo proposito la qualità dell’aria in Valsugana, secondo le serie storiche misurate nella centralina di Borgo Valsugana, vede per il particolato sottile (PM10) un massimo di 35 giorni di superamento del valore limite di 50 μg/m3 come numero di superamenti
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del valore limite medio giornaliero che presenta comunque, dal 2006 al 2014 una tendenza al ribasso. Per le PM 2,5 - valore limite medio annuo: 25 μg/m3 – non si è rilevato alcun superamento o rischio di superamento. Il limite viene rispettato sull’intero territorio provinciale sin dal primo anno di misurazione (2009). Nessun superamento o rischio di superamento sull’intero territorio provinciale, ormai da molti anni, con concentrazioni tipicamente inferiori al limite di sensibilità strumentale, per altri inquinanti come, Biossido di zolfo (SO2), Monossido di carbonio (CO), Metalli nel particolato, Benzene. Vi è dunque un rispetto dei valori limite in termini di concentrazioni in atmosfera per tutti gli inquinanti con una tendenza al miglioramento della qualità dell’aria, su tutto il territorio provinciale. Dall’inventario delle emissioni in atmosfera (dati 2010) si può valutare il contributo delle diverse fonti emissive sul totale delle emissioni, evidenziando come la tipologia di sorgente emis-
Il dirigente APPA, Gabriele Tonidandel, ancora nella serata informativa del 23 luglio scorso aveva illustrato le caratteristiche tecniche e l’entità dell’impatto ambientale dell’impianto a Biomasse autorizzato dalla Provincia. Di seguito i dati presentati con delle slide ai convenuti di allora. siva più rilevante sul totale del particolato PM10 emesso è la combustione residenziale, in gran parte associata a impianti funzionanti a legna (soprattutto impianti che utilizzano biomassa poco idonea, come legna in ciocchi con alti contenuti di umidità, o tecnologie obsolete, per esempio sistemi a caricamento manuale, cucine economiche). La tipologia di sorgente emissiva più rilevante sul totale degli ossidi di azoto emessi è il traffico. Il nuovo impianto Menz&Gasser di Novaledo presenta una potenza nominale di 8 MW di cui 7MW di calore prodotto servono per la produzione. L’Energia elettrica autoprodotta corrisponde a 1 MW. La combustione è controllata ed è previsto un sistema di abbattimento degli inquinanti con monitoraggio continuo delle emissioni. L’emissione massima potenziale in PM10 sarà di 0,225 kg/h (1.800 kg/anno). Emissione massima potenziale in NOx 5,03 kg/h. L’impianto rispetta con larghissimo margine i valori limite in emissione vigenti e anche quelli maggiormente stringenti proposti a tutela della qualità dell’aria, seppur non ancora vigenti. L’emissione del nuovo impianto confrontato con le emissioni delle stufe domestiche corrisponde a circa 120 stufe domestiche “equivalenti” che brucino circa 20 quintali/anno di tondini/spaccato di faggio.
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IL PARERE DELLA MENZ & GASSER Michele Bernardi Responsabile Marketing
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'impianto a biomasse che verrà realizzato a Novaledo sarà di trigenerazione: produrrà cioè calore (per vapore, acqua calda e acqua fredda) ed energia elettrica. Utilizzare per intero il calore prodotto dall’impianto, fa sì che il rendimento complessivo risulti molto elevato. Siamo a Novaledo dal 1974 e dal 2004 al 2016 l'investimento aziendale è di 85 milioni di euro per l’ampliamento dello stabilimento di produzione (che oggi impiega 250 addetti). Nel 2014 il fatturato si è attestato a 113 milioni di euro (52% di export, in oltre 40 paesi), con 1000 clienti attivi e più di 50000 tonnellate di prodotto. I primi mesi del 2015 sono andati bene e l’anno dovrebbe chiudersi con un fatturato di circa 120 milioni di Euro. Nonostante il rapido sviluppo, l'impegno di Menz&Gasser è quello di crescere in maniera sostenibile, non solo da un punto di vista economico, ma anche da quello ecologico. A conferma dell’attenzione all’ambiente, lo stabilimento di Novaledo ha ricevuto la certificazione ISO 14001:2004 per la gestione degli impatti ambientali e nel 2014 è stata premiata da COOP Italia, per
gli sforzi fatti nel miglioramento dell’efficienza energetica. È però necessario confrontarsi con una serie di fattori: per poter competere a livello mondiale occorre essere leader di costo; in Italia il prezzo dell’energia è sensibilmente più alto che all’estero; i nostri maggiori concorrenti stranieri pagano l’energia anche il 70% in meno di noi. Se quindi vogliamo crescere in fatturato e aumentare l’occupazione di qualità sul territorio, dobbiamo annullare questo svantaggio. L’energia pulita auto-prodotta è un investimento strategico indispensabile per poter competere nel mondo, producendo in Italia, salvaguardando l’ambiente che ci circonda. A chi dice che speculiamo sulla produzione di energia elettrica, facciamo presente che un impianto speculativo produce in genere il 26-27% di energia elettrica e genera calore (peraltro “povero”, a 60/70°C) come sottoprodotto. La nostra sarà, invece, una produzione di vapore “nobile” a 250 °C; il calore come prodotto principale (utilizzato per produrre); l'elettricità come sottopro-
dotto (13%); un rendimento maggiore del 80%. L’impianto sarà dimensionato sulle esigenze produttive dell’azienda. Nello specifico, l’acqua fredda verrà utilizzata per alimentare le celle frigorifere e raffreddare il prodotto; il vapore per scongelare la frutta e cuocere la confettura; l’acqua calda per lavare gli impianti di produzione e confezionamento; l’energia elettrica per alimentare lo stabilimento. Il cippato che alimenterà l’impianto verrà acquistato presso la vicina segheria; per la parte eventualmente non coperta da questa, vi sono contatti avviati con cooperative locali per la pulizia dei boschi e il conferimento del raccolto. La filiera risulta pertanto molto corta, rafforzando la sostenibilità del progetto. Ultimo, ma non ultimo, a differenza di ciò che accade nella combustione di carbone, petrolio e gas metano, l’utilizzo di cippato locale per la produzione di energia ha un bilancio della CO2 neutro ed è quindi assolutamente in linea con gli obiettivi dell’Unione Europea e del protocollo di Kyoto per la riduzione dei gas serra.
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NO ALLA BIOMASSA IN VALSUGANA Da parte di Cosimo Cordaro, Presidente regionale di Konsumer Italia e del Comitato Gruppo di Salute Pubblica di Novaledo riceviamo questo comunicato che integralmente pubblichiamo.
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cittadini raccolti dal comitato Gruppo di Salute Pubblica di Novaledo, con il supporto di Konsumer Italia - associazione nazionale a tutela dei consumatori e dell’ambiente - si oppongono con forza alla progettata centrale a biomassa, che dovrebbe essere costruita e sfruttata dal gruppo Menz & Gasser a Novaledo chiedendo l’annullamento della delibera con cui è stato autorizzato il bruciatore. Questi alcuni dei motivi: 1) La Valsugana è un territorio già “ammalato” sotto l’aspetto ambientale tant’è che la stessa Provincia di Trento la classifica “ZONA A” cioè territorio che ha necessità di risanamento della qualità dell’aria. 2) L’impianto immetterà nell’ambiente ulteriori inquinanti, in particolare: formaldeide, ammoniaca, diossina, azoto, zolfo, particolato, a minacciare i centri abitati e la salute. 3) La biomassa inquina 42 volte di più del metano: Federico Valerio, ricercatore di Chimica Ambientale: “a
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parità di energia prodotta (elettricità+calore), una centrale alimentata a biomasse legnose emette 42 volte più polveri sottili (PM10) di una centrale di pari potenza, alimentata con gas naturale”. Gli altri impianti del trentino si trovano in zone non metanizzate e forniscono il teleriscaldamento permettendo così la dismissione di migliaia di caldaie private a gasolio. 4) Omessa Valutazione Impatto Ambientale: una grave mancanza tenuto conto delle caratteristiche del territorio: scarsa ventilazione e inversione termica che trattengono gli inquinanti; vicino all’area ci sono abitazioni, un parco giochi e a poche centinaia di metri le scuole ed il centro abitato del paese. E’ stata ignorata per la dimensione del cogeneratore, che è di 999kW elettrici, 1 kW in meno del limite previsto perché sia necessaria. L’aver evitato per un solo kw questa
valutazione fa presumere che la stessa non sarebbe stata favorevole. 5) I Medici per l’Ambiente hanno spiegato e dimostrato la relazione tra gli agenti emessi da una combustione e i loro effetti cancerogeni. 6) La Provincia di Trento ed il Comune di Novaledo non hanno informato e coinvolto i cittadini, violando le normative europee che sanciscono l’obbligo di informazione e partecipazione nelle decisioni in materia ambientale. 7) Mancato rispetto dell’”Accordo di programma per l’adozione coordinata e congiunta di misure per il miglioramento della qualità dell’aria nel bacino padano” firmato dalla
BIOMASSA SI… BIOMASSA NO Provincia di Trento nel dicembre 2013 dove “le Parti si impegnano a realizzare interventi relativi ai seguenti settori emissivi, individuati tra quelli maggiormente responsabili delle combustioni inquinanti”. Al primo posto c’è la combustione di biomasse. 8) Nell’ottobre del 2014 la giunta provinciale decide di “evitare il finanziamento con fondi provinciali di impianti alimentati a cippato, ivi compresi gli impianti di teleriscaldamento, in Comuni già metanizzati o facilmente metanizzabili” per mancanza del cippato che sarebbe oggi appena sufficiente per le centrali esistenti. 9) Nessun controllo di terzi per verificare il corretto funzionamento del bruciatore e delle emissioni: nei titoli autorizzativi in pratica è previsto che l’azienda autocontrolli periodi-
camente l’impianto e successivamente comunichi tali dati agli enti provinciali. A nostro avviso, gli esperti ed i medici interpellati hanno ampiamente dimostrato che l'opera non porterà alcun vantaggio ai cittadini, all'ambiente e al territorio. È
destinata, al contrario, ad accrescere l'inquinamento aumentando il pericolo per la salute ad esclusivo vantaggio della Menz & Gasser che si vedrà ridurre i costi energetici ed incasserà annualmente ca € 1,6 mln dalla vendita di energia (valutazione e stima dell’Ing. Massimo Cerani).
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Il metodo Montessori approda in trentino
di Chiara Paoli
Il 2015 vede partire in Trentino i corsi di formazione dell’Opera Nazionale Montessori che, in collaborazione con “Il Melograno Centro Informazione Maternità e Nascita di Trento e con il sostegno della Provincia Autonoma di Trento ha dato avvio ad un corso di specializzazione Montessori per educatori della prima infanzia, un corso speciale di differenziazione didattica Montessori per la scuola materna ed un corso per insegnanti delle scuola primarie.
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nche in Valsugana alcuni insegnanti hanno scelto di frequentare questi corsi e si sono resi disponibili per avviare delle sezioni con metodo Montessori a partire dall’anno scolastico 2016-2017. Sono già molti i genitori del Perginese che si sono interessati a questo tipo di didattica e che vorrebbero far frequentare ai propri figli una sezione di questo tipo. Ma chi era Maria Montessori? Ricordate le vecchie mille lire? Quelle azzurrolilla, che forse qualcuno ha ancora in qualche cassetto a memoria della nostra precedente moneta, la testa di donna che vi si trova sul fronte è proprio lei, Maria Montessori! Pedagogista, filosofa,
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medico, scienziata ed educatrice, Maria Montessori nasce a Chiaravalle il 31 agosto 1870; i genitori erano persone istruite e sensibili alle nuove idee politiche che parlavano di unità italiana. Figlia di Alessandro Montessori, emiliano e di Renilde Stoppani, marchigiana Maria Montessori grazie all’intervento di Papa Leone XIII, riesce ad iscriversi alla Facoltà di Medicina dell'Università "La Sapienza" di Roma. Sarà la prima donna a laurearsi in medicina nel 1896, durante gli studi si dedica con passione e metodo alla ricerca in laboratorio, si occupa di patocui nasce nel 1898, un figlio, Mario, logia generale, studia pediatria all’Ospeche partorisce di nascosto per poi affidale dei bambini e si ocdarlo ad una famiglia di Vicovaro (Lazio). cupa dell’osservazione Partecipa al Congresso Femminile di dei pazienti nelle sale del Berlino nel 1896 in veste di rappresenmanicomio. Successivatante dell'Italia, sostenendo nel suo dimente ottiene la nomina scorso la parità salariale tra donne e di assistente presso la cliuomini. Nel 1898 presenta a Torino, al nica psichiatrica dell'Unicongresso pedagogico, i risultati delle versità di Roma, e si desue prime ricerche e si laurea in filosofia. dica al recupero dei bamDopo la morte di sua madre, Maria ribini da lei definiti anorprende con se il figlio, ormai quattordimali in collaborazione cenne, dicendo che si tratta di un con Giuseppe Ferruccio nipote. E’ il 1907 quando a San LoMontesano, con cui ha renzo, apre la prima Casa dei Bambini, una relazione (ma che in cui applica una nuova concezione di sposa un’altra donna) da
scuola d'infanzia: Il metodo della pedagogia scientifica, volume scritto e pubblicato durante il primo corso di specializzazione (1909). Il testo viene tradotto e riscuote successo in tutto il mondo. Mussolini interessato a risolvere il problema dell'analfabetismo e in parte a trarre vantaggio dal suo prestigio internazionale, sostiene inizialmente Maria Montessori. Nasce il movimento montessoriano, dal quale nel 1924 ha origine la Scuola magistrale Montessori e l'Opera Nazionale Montessori e si diffondono in Italia le Case dei bambini. Nel 1926 si svolge a Milano con il patrocinio del governo fascista, il primo corso di formazione nazionale che prepara gli insegnanti a seguire il suo metodo; Mussolini ricopre la carica di presidente onorario del corso. Dopo i corsi internazionali di Roma (1930 e 1931), e in seguito all’inasprirsi delle critiche, nel 1933 Maria e il figlio Mario decidono di dimettersi dall'Opera Nazionale, che verrà chiusa dal fascismo nel 1936. Nel 1934 arriva l'ordine di chiusura di tutte le scuole Montessori in Italia, Germania e Austria. La studiosa abbandona l'Italia, viaggia in vari paesi e soggiorna in India, dove continua a diffondere la sua opera pedagogica. Al suo rientro in Italia, nel 1947, si preoccupa di ricostruire l'Opera Nazionale. Maria Montessori muore il 6 maggio 1952 nella città di Noordwijk, nei Paesi Bassi, dove si era trasferita.
Il metodo in pochi punti: Ecco i principi dell'educazione di Maria Montessori, capostipite della pedagogia moderna che tutto il mondo ci invidia. 1) Educare il bambino all'indipendenza. Servire i bambini significa soffocare le loro capacità; bisogna aiutarli a fare da soli. 2) Mai impedire a un bambino di fare qualcosa perché è troppo piccolo. Non bisogna giudicare la capacità dei bambini in base all'età, bisogna dar loro fiducia. 3) Abituare un bambino a fare con precisione è un ottimo esercizio per sviluppare l'armonia del corpo. I bambini sono naturalmente attratti dai particolari e dal compiere con esattezza determinati atti. 4) L'educatore montessoriano deve essere un angelo custode che osserva e interviene raramente L'insegnante deve rispettare il bambino che fa un errore, e indirizzarlo a correggersi da solo; interviene solo quando il bambino fa qualcosa di pericoloso per sé e per gli altri. 5) Mai forzare un bambino a fare qualcosa, bisogna rispettare i tempi del bambino. 6) Educare al contatto con la natura, un bambino lasciato in mezzo alla natura sviluppa energie muscolari superiori. 7) Innaffiare le piante e prendersi cura degli animali abitua alla previdenza 8) Sviluppare i talenti e mai parlar male di un bambino. L'educatore deve concentrarsi e sviluppare ciò che c'è di positivo nel bambino, in modo che le sue capacità possano lasciare sempre meno spazio ai difetti. 9) L'ambiente scolastico deve essere a misura di bambino ed i materiali didattici devono essere studiati per favorire lo sviluppo intellettuale del bambino e permettere l'autocorrezione dell'errore. 10) I bambini sono i viaggiatori della vita e noi adulti i suoi ciceroni. Il compito dell’educatore è illustrare l'opera d'arte e condurre il viaggiatore a osservare le cose più belle affinché non perda tempo in cose inutili e trovi godimento e soddisfazione in tutto il suo viaggio!
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Il metodo Montessori
Nostra intervista a Daniela Scandurra Presidente dell’Associazione Il Melograno e direttrice dei corsi di differenziazione didattica Montessori
Un 2015 ricco di soddisfazioni per l’Associazione Il Melograno, di cui è presidente, che vede partire i corsi di formazione Montessori per insegnanti di asilo nido, della scuola materna e della primaria, quando è iniziato tutto? Come è nato questo progetto e quanto avete impiegato per vedere questo sogno realizzato? “L’attivazione dei corsi di specializzazione Montessori è il frutto di un grande lavoro che va avanti da un paio di anni, da quando l’Associazione “Il Melograno”, che ha al suo interno professioniste con una lunga esperienza di lavoro in ambito educativo e pedagogico formate al metodo Montessori, ha cominciato, attraverso una serie di iniziative specifiche, a diffondere e promuovere in Trentino il pensiero di Maria Montessori. Durante questo periodo abbiamo incontrato tantissime persone (famiglie, dirigenti scolastici, insegnanti, professionisti), abbiamo ospitato professionisti di elevata caratura, chiarito dubbi, risposto a domande, raccolto aspettative, formulato ipotesi. L’interesse generale all’approfondimento di un possibile approccio all’infanzia diverso dal modello prevalente e la domanda di realtà educative e scolastiche montessoriane a Trento sono parsi elevati. Perciò abbiamo chiesto all’Opera Nazionale Montessori di collaborare all’organizzazione e all’attivazione di corsi speciali di differenziazione didattica Montessori”. Quando e dove prenderanno avvio le prime classi con metodo Montessori in provincia di Trento? “Si può parlare di sezioni/classi o intere realtà educative e scolastiche Montessori nel momento in cui sussistono al-
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cuni criteri fondamentali: l’interesse di Dirigenti e famiglie, educatori e insegnanti formati al Metodo, l’assistenza tecnica e la supervisione come sostegno educativo-metodologico al personale insegnante, nei diversi momenti di vita dell’istituzione. Ritengo doverosa questa premessa perché il tema è molto delicato. Montessori è un nome che in questo momento storico rischia di fare moda. La Provincia di Trento e il Servizio Istruzione, insieme all’ONM sono interessati a creare le condizioni per la diffusione di classi Montessori. Per fine anno saremo in possesso di informazioni precise su dove prenderanno avvio le prime sezioni a metodo Montessori dell’anno scolastico 2016/2017”. Il Metodo Montessori è molto conosciuto ed apprezzato soprattutto all’estero, l’Alto Adige ha già all’attivo alcune scuole di questo tipo, come mai in provincia di Trento siamo rimasti indietro? “Di fatto non è solo in Trentino che la proposta pedagogica di Maria Montessori è poco diffusa, ma su tutto il territorio nazionale.
A fronte delle cifre da capogiro riportate di recente in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera (22mila circa sono le scuole attive, di ogni grado, sparse per il mondo di cui 5mila solo negli Stati Uniti), in Italia, patria di Maria Montessori, si contano solo 150 scuole, e nella maggior parte dei casi risultano ancora essere un fenomeno di nicchia. In generale, come sosteneva già circa settant’anni fa don Luigi Sturzo, esiste una diffidenza di base verso lo spirito di libertà e autonomia della persona umana, che sta alla base dell’approccio Montessori”. Perché secondo lei il metodo Montessori è più valido rispetto ad altri metodi? Mi dia le tre motivazioni che ritiene più importanti. Non sussiste il problema di rimanere indietro sul programma scolastico, come molti pensano? “Il metodo Montessori è un approccio pedagogico “rigorosamente scientifico”, basato sulla sperimentazione e sull’osservazione. E’ dalle prime osservazioni sistematiche, condotte sui bambini di un quartiere povero di Roma che M. Montessori si convinse della neces-
sità di sviluppare modalità educative che non ostacolassero i bambini nel loro percorso di crescita, ma che fossero in sintonia con i loro bisogni più profondi. Si tratta, inoltre, di un metodo validato dalla sua diffusione in tutto il mondo, che ancora oggi riceve strepitose conferme dalla ricerca psicopedagogica e dalle neuroscienze, che risponde ai reali e concreti bisogni dei bambini permettendo loro di sviluppare capacità di apprendimento e comportamentali a livelli molto alti. Riguardo alla preoccupazione che gli alunni di una classe Montessori possano rimanere indietro sul programma scolastico, vorrei precisare che i programmi della scuola tradizionale e della scuola Montessori sono più o meno gli stessi: diverso è il modo di offrire le esperienze e lo studio in generale”. In un periodo in cui mamme e genitori in generale sono sempre più restii a dare autonomia ai propri figli, può veramente attecchire il metodo Montessori, anche al di fuori del solo ambito scolastico?
“La risposta di Maria Montessori ai pro- denze. L’educazione tradizionale teme blemi educativi di oggi sarebbe, sicura- l’indipendenza del bambino perché mente, la stessa di allora: vede in essa un pericolo per l’autorità, “L’educazione dei bambini è il pro- mentre l’educazione è tale solo se aublema più importante dell’umanità”. toeducazione”. Quella di Maria Montessori è una voce fuori dal coro, una voce veraMaria Montessori e Samuel Sidney McClure - 1914 mente dalla parte dei bambini, che li riporta al centro della scena educativa. Non dovremmo mai impedire al bambino di fare qualcosa, i bambini sanno meglio di ogni altro di che cosa hanno bisogno per il proprio sviluppo e sta a noi adulti, osservare e capire anziché continuare a vietare e impedire. Nella visione montessoriana l’educazione diventa un “aiuto alla vita” affinché questa possa manifestarsi in tutta la sua bellezza e ricchezza. Dovremmo fare del nostro meglio per favorire il buon esito di ciò che il bambino fa, perché ogni successo lo renderà consapevole dei suoi limiti, sicuro di sé, più coraggioso e competente nell’affrontare nuove esperienze e indipen-
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t ei s i v ibil r e i n tp o s s im
ILDEGARDA DI BINGEN
di Adelina Valcanover
l’ultima di dieci fratelli di una famiglia E’ nia. Rena in 8 109 nel Evo io Med o pien Ildegarda di Bingen nacque in Rhein. Grande figura di donna e an gen Bin a 9 117 nel ne ten ottan ultra ì lissimi e nobile al tempo della I Crociata. Mor acità spirituali siano, a distanza di secoli, attua cap e i izion intu sue le e com rivela ci le, ’oggi, monaca medieva scienze della sua epoca, che insegnano tutt le e re sape il re ime espr to sapu ha che nel moderni. Una donna . Questa grande monaca è stata beatificata icata appl za ligen intel e forza di pio esem rendendo la sua vita un Benedetto XVI Dottore della Chiesa. da ta elet ente segu bre otto 12 il e 2 201 1325, canonizzata il 12 maggio
Guten Morgen, gnädige Frau. Come dice scusi? Ach! Ich bin Hildegard von Bingen. Ildegarda di Bingen? Quella Ildegarda? Certo! Proprio io. Sono qui per un’intervista impossibile. Ho detto e fatto tante cose, ma chi si ricorda? Comunque, entriamo in confidenza e facciamo una conversazione senza tante cerimonie. Siamo nel secolo del di tutto e di corsa. Sei d’accordo Adelina? Assolutamente, sì! Bene allora facciamoci conoscere. Cominciamo dall’infanzia. Ultima di dieci fratelli, sono nata all’epoca della I Crociata. Ero delicata di salute e a otto anni mi misero in un convento benedettino. Alla fine presi il velo e divenni una monaca di quell’Ordine. Fu una vocazione quasi ‘costretta’? Ma no, figurati! Non nel mio caso, almeno. Vorresti dire che avevi intenzioni di farti monaca da subito? Non dico questo, ma vedi, io ho cominciato ad avere visioni mistiche fin da bambina, ma non l’ho rivelato. Credo mi avrebbero presa per pazza o peggio. Poi che successe? Nel 1136 sono diventata Magistra cioè Priora e pochi anni dopo ne ho fondato altri due di cui uno a Rupertsberg e uno vicino a Bingen dove ho risieduto fino alla morte. Ma andiamo con ordine. A
42 anni ebbi una grande crisi fisica e psichica, e fu quando mi ripresi che cominciai le mie predicazioni e portai a conoscenza delle mie visioni. Cominciai a scrivere la mia prima grande opera Scivias (Conosci le vie). Generalmente si considerano le suore come delle persone a servizio e sostegno al clero maschile, anche perché, non possiedono lo stato sacerdotale. Il loro lavoro è utile, poiché gratuito e disinteressato, per amor di Dio. Sì, hai ragione. Ma il Medioevo, non fu un periodo di secoli bui. Ci fu spazio di libertà per le donne e anche potere. Le monache medievali potevano diventare donne di grande cultura e avere molto ascendente sui potenti.
Diventasti famosa e, su consiglio di s. Bernardo di Chiaravalle, il papa Eugenio III, oltre al permesso di divulgare ciò che lo Spirito ti ispirava, ti incoraggiò a scrivere. Così ho fatto, cominciando ad inviare e ricevere lettere da vari e potenti personaggi di tutta Europa, discutendo e dissertando di teologia, politica e filosofia… Caspita! Davvero interessante. Vuoi citarne uno per tutti? Federico Barbarossa, che mi stimava moltissimo e i nostri rapporti erano molto buoni, ma quando entrò in contrasto con il papa Alessandro III - che era legittimo – ed elesse due antipapa, lo bollai con parole di fuoco. Moltissime ragazze chiesero di essere accolte nei tuoi conventi. Vedi, mia cara, nei miei conventi vigeva la regola di vivere in armonia e serenità. La mia guida era ferma, ma amorevole. Veniva anche promossa la cultura oltre che ora et labora (lavora e prega), la regola di San Benedetto. E con la comunità monastica maschile come andava? Guarda che il mondo alla fin fine è sempre uguale a sé stesso. Mi avversavano pesantemente, ma mi contrapposi con decisione e forza, sempre. Senti questa: avevo oramai ottant’anni mi opposi ai prelati di Magonza che mi ordinarono di disseppellire un nobile scomunicato, sepolto nel monastero, pena la scomunica del monastero
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stesso. Io mi opposi e feci in modo di non rendere tracciabile la tomba. Testa ci vuole nelle cose, e cuore! Sei stata una donna straordinaria! Oltre che monaca, scrittrice… A dire il vero dettavo perché ero semianalfabeta. Cosmologa! Sì, ho descritto l’universo. Compositrice di musica sacra. Ho composto inni, antifone e canti raccolti sotto il titolo Harmoniæ Caelestium Revelationum (Sinfonia dell’armonia delle rivelazioni celesti) che venivano eseguiti nei miei monasteri, e sono giunti fino a voi. Guaritrice, conoscevi l’erboristeria e la medicina elaborando rimedi, cure e ricette (ad esempio per la nausea usavi il cumino che viene impiegato ancor oggi, per il mal di
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stomaco la mentuccia oggi si usa la menta ecc.) e cura particolare la davi all’alimentazione, aspetto fondamentale per la salute… Hai scritto anche un trattato sulla cristallo terapia De Lapidariu (del Gioielliere). Sì, mi sono occupata di tante cose… Artista, drammaturga, naturalista. Fosti anche una linguista: inventasti un alfabeto e una lingua che avrebbe nelle tue intenzioni dovuto diventare lingua comune a tutti e per questo sei patrona degli esperantisti. Ammetto, ero curiosa di tutto. Anche poetessa e filosofa! Parla un po’ della tua filosofia… Benedetta figliola! Diciamo che consideravo che il Microcosmo e il Macrocosmo, l’uomo e il mondo si corrispondono e sono animati dalla stessa forza vitale, la virididas, il verdeggiante spirito, il soffio che dà vita. In sostanza: l’uomo e l’universo sono composti allo stesso modo: aria, fuoco, terra e acqua ne sono gli elementi di base e la virididas ne anima ogni cosa. Nella mia epoca era imperante il disprezzo per il corpo, ma io vi lessi invece un aspetto essenziale del creato e riuscii a far coincidere aspetti spirituali e aspetti concreti, sia nei miei scritti che nel mio modo di dirigere il monastero. Anche l’Armonia celeste e l’armonia musicale corrispondono: Sinphonia è celeste e terrestre, insieme. Conoscevi in modo straordinario sia il mondo femminile che maschile: una psicologa ante litteram.
Sai, nei confronti della donna, all’epoca (non che sia poi cambiato molto), si riservava un trattamento tutt’altro che riguardoso, ho valorizzato il femminile negli aspetti principali e intendo proprio degli aspetti più intimi in cui la donna viene riconosciuta nell’integrità e nella completezza sia sul piano corporeo che spirituale. La sessualità e l’amore furono per me le manifestazioni della potenza divina creatrice e l’uomo e la donna sono i protagonisti. Mi sono occupata molto anche del ciclo mestruale che secondo la concezione che ti ho illustrato prima del microcosmo-macrocosmo l’ho ritenuto legato alle fasi lunari. Per essere una monaca conosci aspetti davvero profondi dell’animo umano sia maschile che femminile. Perché sorridi adesso?
Nel Liber causaæ et curæ ho scritto: “Quando nel maschio si fa sentire l’impulso sessuale (libido>lussuria), qualcosa comincia come a turbinare dentro di lui come un mulino, perché i suoi fianchi sono come la fucina in cui il midollo invia il fuoco affinché venga trasmesso ai genitali del maschio facendolo bruciare… Ma nella donna (delectatio>piacere) è paragonabile al sole, con la sua dolcezza, lievemente e con continuità imbeve la terra col suo calore, affinché produca i frutti, perché se la bruciasse in continuazione nuocerebbe ai frutti più che favorirne la nascita. Così nella donna il piacere con
dolcezza, lievemente ma con continuità produce calore affinché possa concepire e partorire, perché se bruciasse sempre per il piacere non sarebbe adatta a concepire e generare. Perciò, quando il piacere si manifesta nella donna, è più sottile che nell’uomo…” Meravigliosa! Bellissima anche la descrizione del parto sullo stesso testo… Grazie, mi fa piacere che apprezzi: “Quando è vicino il parto, il vaso in cui è chiuso il bambino si apre e la forza dell’eternità, che trasse Eva dalla costola di Adamo, è lì, giungendo all’improvviso, e rivolta tutti gli angoli di
quella casa che è il corpo femminile. La prima madre di tutta l’umanità fu fatta a somiglianza dell’etere, perché come l’etere contiene in sé tutte le stelle , così essa, integra e intatta, conteneva in sé tutto il genere umano, che avrebbe generato senza dolore, poiché fu detto: Crescete e moltiplicatevi.” Ti hanno beatificata nel 1325, ma fatta santa solo nel 2012! Cosa vuoi che ti dica, Roma ha bloccato spesso l’iter. Ma tanto, la gente che mi conosce mi apprezza indipendentemente dai titoli. E con questo auguro, a te e a tutti i lettori di Valsugana News, Armonia e Serenità.
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L’amico Bruno Passamani definisce la sua pittura espressionista, magica ed iperrealista, lontana dalle mode chiassose e che segue un percorso dove spiccano soprattutto la passione per la montagna ed i viaggi. Pittore e incisore, dal 2007 Domenico Ferrari abita a Tenna. Si è trasferito da Trento, città dove ha vissuto fino all’anno prima. Per molti anni ha insegnato nelle scuole, come professore di disegno alle medie prima, e, successivamente, all’Istituto d’Arte di Trento ma la sua preparazione tecnica affonda le radici nei primi anni ’70.
Domenico Ferrari, UN ARTISTA DI RARA ENERGIA!
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a sua è sempre stata una innata predisposizione alla ricerca del particolare, alla precisione ed alla cura di ogni dettaglio fin da quando ha frequentato l’Accademia di Brera, l’ambiente artistico milanese dove ha avuto come maestri Domenico Purificato e Domenico Cantatore. “Nel 1972, quando ero a Milano – ci racconta – ho dovuto fare una scelta di vita. Mi era stata data la possibilità di lavore, come assistente, con Purificato ma, dopo la prematura scomparsa del papà, ho preferito ritornare a Trento. Ho deciso di stare vicino alla famiglia ed ancora oggi, se penso a quella scelta, mi rendo conto di aver rinunciato ad una grossa opportunità”. Ma per la sua carriera artistica, quella scelta, non ha significato un momento di chiusura e Fer-
rari ha continuato sempre a lavorare. E l’ha fatto sia a Trento che a Milano: nel 1975 partecipa, nella sezione dedicata alla nuova generazione, alla Quadriennale di Roma portando a casa un riconoscimento di grande rilievo da parte dei una commissione di cui facevano parte Bruno Munari, Enrico Crispolti, Pericle Fazzini, Mario De Micheli e Renato Guttuso. Dal 1969 ad oggi Passamani ha partecipato a più di 230 mostre collettive e rassegne in tutto il mondo, più di una trentina le personali che lo hanno visto esporre non solo in Italia ma anche in Germania, Usa e Messico. “Negli anni è nata una bellissima amicizia ed una stima reciproca con Bruno Passamani tanto che, una volta andato in pensione – prosegue quando lo incontriamo nella sua casa-studio in via Campolongo 28 – mi sono trasferito in Valsugana, qui
Domenico Ferrari con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e le autorità al Senato
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Domenico Ferrari a Tenna in questo splendido paese. Ci siamo conosciuti a Bassano del Grappa, in occasione della mostra su Fortunato
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Depero. Io, in quel periodo, facevo il topo di biblioteca. E da allora non ci siamo più persi di vista!”. Oltre alla pittura ed all’incisione, Domenico Ferrari ama viaggiare. Con la moglie, zaino in spalla, ha girato tutto (o quasi) il mondo. “Da Santorini alle cime del Trentino, dalle montagne del Nepal – scrive Riccardo Turrina – alla Cina, l’India, il Sud America, c’è un mondo infinito di sogni realizzati nelle sue opere, Ma ciò che rimane è un sentimento ancestrale, quello che lascia emergere le impronte umane, perché l’artista continua a cercare l’uomo, il suo passaggio, il suo inquieto andare”. Ci sono pochissimi stati in cui Domenico Ferrari non è ancora andato: Giappone, Canada e Nuova Zelanda solo per citarne alcuni. Un talento naturale della grafica, così lo definisce Renzo Francescotti, che, dopo aver dedicato molti lavori a due particolari viaggiatori come Albrecht Dùrer e Wolfgang Goethe, decide di diventare anche incisore. Una passione, quest’ultima, che nasce con i primi lavori dedicati a Piediscastello, l’antico quartiere di Trento, per
passare poi a palazzo Galassi. “Poi, siamo nel 2012, in occasione della mostra personale allo Spazio Klien di Borgo parlando con Ettore Lombardi nasce il desiderio di dedicarmi a Dante. All’inizio ero spaventato, lo confesso: per me era davvero impegnativo confrontarmi con il personaggio. Ma disegno dopo disegno mi sono appassionato e, grazie allo stesso Lombardi, abbiamo iniziato a bussare a diverse case editrici di Bologna e di Roma”. Ed alla fine i suoi bozzetti sono finiti sul tavolo della Saturnia di Roma che ne è rimasta entusiasta. Tanto che, nello scorso mese di maggio, e dopo due anni e mezzo di lavoro, le sue 36 incisioni sono state esposte nella Sala Garibaldi di Palazzo Madama a Roma con una mostra che ha celebrato i 750 anni dalla nascita di Dante. Evento promosso dal Senato della Repubblica in collaborazione con il Centro Pio Rajna - Centro studi per la ricerca letteraria, linguistica e filologica e la Casa di Dante in Roma. Accanto a moderne edizioni di opere e preziose riproduzioni in facsimile di an-
tichi codici miniati c’erano anche le 36 incisioni dell’artista trentino Domenico Ferrari dedicate all’Inferno di Dante visitate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, da quello del Senato Piero Grasso, dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura, e dal ministro per i Beni e le attività culturali Dario Franceschini. “L’artista trentino – scrive ancora Riccarda Turrina - si è misurato con una delle vette più alte della letteratura attraverso un instancabile lavoro di lettura, di analisi e ricerca, per arrivare ad una personale rivisitazione dell’opera. Il suggestivo racconto, pur ripercorrendo fedelmente l’intento dantesco, si arricchisce di nuovi intarsi poetici nati dalla perizia tecnica, ma anche dalla tensione espressiva e creativa di un artista in grado di tradurre la parola in pura energia visiva. Con il suo ricco bagaglio di esperienze, Ferrari si è coraggiosamente avvicinato all’opera di Dante, ben consapevole di tutte le insidie che la tematica, già affrontata da illustri nomi, inevitabilmente avrebbe portato con sè. Per alcuni anni, senza sosta, ha studiato, lavorato, si è confrontato con gli studiosi di Dante e dell’iconografia dantesca. I peccatori – prosegue - per mano dell’artista prendono sembianze umane e assieme a loro realmente tangibile diviene la descrizione che Dante fa dei terribili castighi a cui sono condannati”. Davvero una bellissima esperienza, una mostra che gratifica il pittore trentino (oramai adottato da Tenna) di una lunga attività artistica. Le 36 incisioni non sono mai state, finora, esposte al pubblico. Lo saranno a settembre alla Casa di Dante a Roma, accompagnate da un’ importante pubblicazione per la Salerno Editrice, e successivamente alla facoltà di lettere di Torino. Nella speranza che possano essere ospitate anche in altre città italiane e, perché no, anche Trento, nell’anno delle celebrazioni dantesche. Speriamo che il Trentino sappia cogliere questa preziosa opportunità.
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LA DEPRESSIONE POST-PARTUM
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uesto stato affettivo negativo a livello generale si può descrivere come un sentirsi triste senza un vero e proprio motivo, sentirsi irritabile, esperire sentimenti di rabbia o di colpa, facilità al pianto e dentro di sé non sentirsi in grado di affrontare questa sfida della vita, mancanza d’interesse nelle cose, cambiamenti nell’appetito e nel ciclo sonno-veglia e difficoltà a concentrarsi e a pensare lucidamente. Molto importante per la cura è quello che ricorrentemente si riscontra nelle neo mamme, cioè il senso di vergogna misto senso di colpa per non riuscire a gestire e affrontare il nuovo status di essere genitori e prendersi cura del proprio figlio. Ricordiamo che un ruolo importante l’hanno le aspettative che abbiamo su di noi, sul bambino e sul contesto famigliare. Dobbiamo tener presente la realtà e cercare di non auto-criticarsi costantemente e pesantemente. La paura di essere considerate una madre degenera, inadeguata e il non riuscire a chiedere aiuto sembra essere il terreno fertile in cui s’insinua la depressione post partum. Sicuramente un ulteriore fattore di rischio è la bassa autostima. Ricordiamoci che una mamma felice, sempre, in ogni istante, è una fantasia e occorre del tempo per adattarsi alla maternità, genitori non si nasce si diventa. La depressione dopo la nascita del figlio
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di Erica Zanghellini
Questa particolare condizione, per molti è una vera patologia, è un problema attualissimo e tanto importante da tener presente perché nella nostra società è più frequente di quanto si pensi. Anche l’Organizzazione Mondiale della Salute, nell’ottica di migliorare la vita delle donne e dei bambini, ha posto l’obiettivo di riconoscere e intervenire tempestivamente su questo tipo di disagio. Secondo dati raccolti dal Ministero della Salute, si stima, infatti, che circa l’otto-dodici percento delle neo mamme ne soffra. Questo dato sicuramente però, è una sottostima poiché molte donne rifiutano un aiuto specialistico pensando che la deflessione dell’umore post partum sia una tappa di routine della gravidanza.
non è da sottovalutare, può avere una durata non trascurabile, anche parecchi mesi e quindi può alterare la relazione che si sta formando con il bambino. Questa relazione è fondamentale e quest’abbassamento di umore riduce la possibilità di sviluppare una sincronizzazione madre e bambino, fattore che può far aumentare il disagio della mamma e complicare quindi il quadro depressivo. Studi recenti hanno dimostrato che la depressione post partum
può avere delle ripercussioni negative non solo sulla donna in se stessa ma, su tutto il neo sistema famigliare, e soprattutto si è evidenziato che la mancata genesi del rapporto madre-bambino può avere strascichi anche a lungo temine. Per tutto questo è fondamentale affidarsi a qualche professionista del settore se si ha il sospetto di aver bisogno di aiuto, si possono migliorare le cose e godersi con più serenità la maternità recuperata. E’ importante ricordare che questo disturbo è una delle configurazioni che può assumere la sofferenza psicologica in questo momento della vita così delicato per le donne. Sovente si possono riscontrare inoltre il baby blues, il disturbo post traumatico da stress e la psicosi puerperale dopo il parto. Tutte queste difficoltà si differenziano l’una dall’altra per la gravità, la durata e l’intensità dei sintomi. Il baby blues rappresenta la difficoltà di minor intensità ed entità. Si caratterizza come crisi di pianto, paure o pre-
occupazioni eccessive, sentimenti di tristezza, disturbi del sonno, sbalzi d’umore, stanchezza e alterazione dell’appetito. Di solito si manifesta già nei primi giorni dalla nascita del figlio ma, in genere avviene una remissione completa e spontanea entro un paio di settimane dal parto e non lascia nessuna conseguenza psicologica alla donna. Il disturbo post traumatico da stress va preso in considerazione perché nonostante le migliorie assistenziali del nostro tempo, il parto è stato e rimarrà sempre uno degli eventi della vita più stressanti per una donna. Pur essendo fisiologico e naturale, è un momento di forte dolore che spesso può impaurire, far provare sensazioni di perdita di controllo, senso d’impotenza e paura per la propria vita e quella del proprio bambino. Questo complesso sistema di emozioni, sensazioni, e di conseguenza pensieri sono provate sia dalla futura mamma ma, spesso anche da chi assiste al parto, soprattutto se avvengono complicazioni, anche serie, durante il parto. E’ proprio l’intensità di questo momento e le possibili ripercussioni a livello psicologico che fanno rientrare il parto come un possibile fattore scatenante per il disturbo post traumatico da stress che si caratterizzerà con l’emergere di flashback, ricordi intrusivi, incubi ma, soprattutto condotte di evitamento che possono incidere nella vita della donna e quindi della coppia, ad esempio rifiutandosi di avere ulteriori gravidanze o incrinando più o meno consapevolmente l’ambito del-
l’intimità con il proprio partner. La psicosi puerperale invece è una psicopatologia importante che deve essere rilevata il prima possibile per offrire alla donna un intervento tempestivo. Questa condizione si riscontra raramente e tendenzialmente la manifestazione di questo disturbo avviene entro le prime due settimane massimo un mese dal parto. I sintomi che principalmente si rilevano sono congrui a stati depressivi o stati di mania, le oscillazioni dell’umore sono gravi, sono presenti angosce rispetto l’accudimento del figlio, è presente uno stato di confusione marcato, l’eloquio e il comportamento risultano disorganizzati e spesso egocentrici, si verificano alterazioni del ciclo sonno e veglia e nell’appetito, si riscontrano frequentemente
vissuti di persecuzioni, ma, soprattutto c’è un’alterazione della realtà che si concretizza in deliri specifici e/o allucinazioni riguardanti la maternità o il bambino. Questo tipo di difficoltà richiede un trattamento specifico e spesso se è trattato precocemente la risoluzione, può essere rapida e positiva. Infine ricordiamoci che il riconoscere i sintomi e parlare con personale preparato è il primo passo per la soluzione del problema nella maggioranza dei casi, non bisogna aver paura ma pensare al benessere proprio e del proprio figlio.
Dott.ssa Erica Zanghellini Psicologa-psicoterapeuta Riceve su appuntamento Tel. 3884828675
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Ipotesi nelle quali l’assemblea e l’autorità giudiziaria possono revocare l’amministratore.
Il Condominio I
l carattere fiduciario del mandato conferito all’amministratore di un condopermette all’assemblea minio condominiale la revoca dello stesso in qualunque momento e anche senza necessità di indicare i motivi a fondamento della decisione. Sul punto l’art. 1129 comma 11 c.c. non lascia dubbi sul fatto che non vi siano limiti al potere dell’assemblea di revocare l’amministratore, infatti, stabilisce che questi può essere revocato in ogni tempo dall’assemblea. Tale revoca, può essere deliberata in ogni tempo dall’assemblea e richiede la stessa maggioranza prevista per la nomina dell’amministratore, oppure con le diverse modalità previste dal regolamento di condominio. L’art. 1129 comma 11 c.c., nel nuovo testo e come modificato dalla legge 220/2012, prevede espressamente che, su ricorso di ciascun condomino, l’autorità giudiziaria possa disporre la revoca dell’amministratore condominiale nei seguenti casi: • 1. omessa convocazione dell’assemblea nell’ipotesi dell’ultimo comma dell’art. 1131 c.c., ossia qualora la citazione o il provvedimento abbia un contenuto che esorbiti le sue attribuzioni. Con tale previsione il legislatore ha voluto riconoscere un obbligo di comunicazione a carico dell’amministratore e rilevante solo all’interno della collettività dei condomini e l’amministratore. • 2. Mancata presentazione del rendiconto della gestione annuale, anche ai
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sensi dell’art. 1130 comma 10 c.c. Prima dell’entrata in vigore della legge 220/2012 la giurisprudenza aveva negato la revoca dell’amministratore nel caso in cui la gestione dell’amministratore era inferiore al biennio (Tribunale di Messina 11.2002), con la nuova previsione, si è ribaltato tale orientamento prevedendo la revocabilità dello stesso in caso di assoluta mancanza di resa del conto anche per il singolo anno. L’amministratore deve redigere il rendiconto annuale e convocare l’assemblea per la relativa approvazione entro 180 giorni. • 3. Gravi irregolarità dell’amministrazione. A seguito della novella legislativa del 2012 le ipotesi di gravi irregolarità sono state specificate in modo preciso dal legislatore ed indicate espressamente: a) l'omessa convocazione dell'assemblea per l'approvazione del rendiconto condominiale, il ripetuto rifiuto di convocare l'assemblea per la revoca e per la nomina del nuovo amministratore o negli altri casi previsti dalla legge; b) la mancata esecuzione di provvedimenti giudiziari e amministrativi, nonché di deliberazioni dell'assemblea; c) la mancata apertura ed utilizzazione del conto di cui al settimo comma; d) la gestione secondo modalità che possono generare possibilità di con-
L’AVVOCATO RISPONDE
di Zeno Perinelli
fusione tra il patrimonio del condominio e il patrimonio personale dell'amministratore o di altri condomini; e) l'aver acconsentito, per un credito insoddisfatto, alla cancellazione delle formalità eseguite nei registri immobiliari a tutela dei diritti del condominio; f) qualora sia stata promossa azione giudiziaria per la riscossione delle somme dovute al condominio, l'aver omesso di curare diligentemente l'azione e la conseguente esecuzione coattiva; g) l'inottemperanza agli obblighi di cui all'articolo 1130, numeri 6), 7) e 9); h) l'omessa, incompleta o inesatta comunicazione dei dati di cui al secondo comma del presente articolo. E’ bene inoltre puntualizzare che, qualora la contestazione all’amministratore abbia ad oggetto gravi irregolarità fiscali o l’inottemperanza a quanto disposto dall’art. 1129 comma 12 c.c. (apertura ed utilizzazione del conto corrente del condominio), il condomino interessato dovrà chiedere la convocazione dell’assemblea per far cessare la violazione e la contestuale revoca del mandato all’amministratore e solo, in seguito alla mancata revoca di quest’ultimo, ciascun condomino potrà adire le vie giudiziarie. Alla luce di quanto esposto il Giudice, in sede di decisione del ricorso presentato da uno o più condomini, potrà valutare tutti gli elementi portati alla sua attenzione, e quindi verificare, nel caso concreto, l’effettiva lesione del vincolo fiduciario tra amministratore e condominio. Importante precisare che, in caso di accoglimento e revoca dell’amministratore da parte dell’autorità giudiziaria, ai sensi dell’art. 1129 comma 13 c.c., l’assemblea non potrà nominare nuovamente l’amministratore revocato, tale norma preclude quindi la possibilità all’assemblea di rendere non operativa la revoca giudiziale, deliberando con la maggioranza di cui all’art. 1136 comma 2 c.c., la riconferma dell’amministratore rimosso dal tribunale. Il giudizio che si andrà a promuovere è improntato sulla rapidità, informalità ed ufficiosità, dovendo il provvedimento essere comunque adottato, previa audizione dell’amministratore in contraddittorio con il ricorrente (art. 64 comma 1 disp. Att. c.c.), è rilevante precisare che, unico legittimato passivo, sarà l’amministratore e non anche il condominio o gli altri condomini. Infine, a seguito dell’entrata in vigore del D.L. 69/2013 “decreto del fare”, che ha reintrodotto l’obbligo della mediazione, anche nel caso di ricorso per la revoca dell’amministratore, prima di accedere all’autorità giudiziaria, dovrà essere esperito il tentativo obbligatorio di conciliazione (In tal senso Trib. di Padova 3.12.2014).
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Gli Amizi dela Zirmonica Una particolare associazione che ha il precipuo compito di diffondere lo strumento in tutti gli ambienti e occasioni stimolando i soci ad esibirsi non solo nell’ambito dell’associazione, ma anche con iniziative proprie individuali inserite nella realtà e nei rapporti di ognuno. Per la cronaca, l’armonica a bocca è stato il primo strumento musicale ad essere utilizzato nello spazio. Per saperne di più abbiamo intervistato Santo Albertini che degli Amizi della Zirmonica è il Presidente.
Santo Albertini Quando, come e perchè nasce l'associazione “Amici dell’Armonica a bocca”? “Nasce nel 2006 da un'intuizione di Renzo Stenghel (Fondatore del Gruppo Folk di Caldonazzo) come sezione annessa allo stesso sodalizio e con la collaborazione di alcuni cultori e appassionati dello strumento tra cui gli Armonicisti Santo Albertini, Beppino Pamato, Bruno Lavarian, Giorgio Libardi,
Foto: Luisella Decarli
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Carlo Giacomozzi, Dario Granello e Dennis Pisetta. Nel febbraio 2011 la stessa prende forma come Associazione autonoma a Trento con sede in corso 3 novembre 27, sempre con la presidenza di Santo Albertini. Scopo della nostra Associazione è quello di recuperare una tradizione molto viva in passato e che è attualmente caduta nell’oblio. L’armonica a bocca non è un giocattolo come da molti oggi è considerata ma un vero strumento musicale a tutti gli effetti che è entrato recentissimamente e meritatamente in Conservatorio”. Nel vostro statuto sono previsti corsi di apprendimento per chi desidera avvicinarsi a questo strumento? “E’ basilare per noi l’aspetto pedagogico per poter avvicinare concretamente la gente allo strumento. Diversi sono i
corsi organizzati sia per l’armonica diatonica, la più semplice e popolare, lo strumento della ”tradizione alpina” per antonomasia, che per l’armonica cromatica, lo strumento da Conservatorio per i concerti di musica classica e jazz. I Corsi si tengono a cadenza annuale per la diatonica e in varie sedi quali Trento, Borgo Valsugana, Baselga di Pinè, durano tre mesi, dando le basi dello strumento. Non è necessario conoscere la musica perché questo strumento popolare si suona ad orecchio e tutti possono impararlo senza limite di età e livelli culturali. Diverso è per l’armonica cromatica dove lo studio richiede anni di applicazione, conoscenza della musica e disposizione artistica. Quindi il corso di cromatica è continuativo, ma volendo, ci si può inserire in qualsiasi momento. Per chi fosse interessato ai nostri corsi può rivolgersi al 3405026235 o via mail a: associazione@armonicaamica.it” Organizzate manifestazioni musicali di che tipo? “Le manifestazioni sono sempre finalizzate a far conoscere i vari aspetti della armonica a bocca che ricordiamolo è lo
strumento musicale più usato al mondo. Si organizzano e si partecipa a concerti e manifestazioni varie sia come associazione che come iniziative singole dei socie si tengono lezioni concerto con descrizione delle caratteristiche strumentali nelle scuole di vario ordine e grado. Lo scorso anno si è organizzato un Festival Internazionale con la partecipazione dei migliori armonicisti dall’Italia e dall’estero, svoltosi presso il “Salone delle Feste” del Palace Hotel Terme di Roncegno e presso la sala della Caritro di Trento”. E nel vostro repertorio quali sono le musiche che meglio si addicono all'armonica a bocca? “L’armonica spazia in tutti i campi e generi musicali. La diatonica tradizionale è adatta per il repertorio popolare a partire dai canti della montagna, fino alle canzoni di San Remo per non parlare di tutto il repertorio Country mondiale. La stessa diatonica usata poi con la tecnica “Bending” copre tutta la produzione nell’ambito “Blues”. Per finire la cromatica può accedere a qualsiasi genere: classico, dal barocco fino al moderno,
Jazz, Country, tradizionale”. Come si diventa socio e al momento quanti sono gli iscritti? “Semplicissimo, si compila un modulo prestampato e con 10 euro si è soci per tutto l’anno. Contattare il 3405026235 o via mail a: associazione@armonicaamica.it. A tutt’oggi i nostri Soci sono più di 150”. Infine, per voi, cosa rappresenta l’armonica? “Uno strumento di amicizia, socializzante, talmente amata da vivere in simbiosi con l'armonicista: la compagna ideale degli esploratori di ogni angolo del mondo, la compagna di trincea dei soldati della grande guerra”. ASSOCIAZIONE "AMICI DELL'ARMONICA A BOCCA" Corso Tre Novembre, 27 - 38122 Trento - www.armonicaamica.it Presidente: Santo Albertini - Vice Presidente: Gino Cantore - Segretaria: Carmen Maffei
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E VALSUGANA: L'UNION In questi ultimi tempi una delle più qualificate realtà industriali della nostra zona, La SILVELOX S.p.a., azienda leader nel settore delle porte per garage basculanti, sezionali senza guide a soffitto, porte blindate e porte per interni, è entrata nell’orbita del gruppo industriale bresciano SEIP. La nuova società costituita, SILVELOX Europe Spa, ha sottoscritto un accordo che prevede la riassunzione di tutti gli 88 dipendenti, che rischiavano di rimanere senza lavoro dopo la messa in liquidazione della società SILVELOX Spa. Per avere maggiore informazioni in merito, abbiamo intervistato il dr. Stefano Renzini che di SILVELOX Europe S.p.a. è l'Amministratore Delegato e socio.
Il dr. Renzini
Dr. Renzini, quali le motivazioni che hanno suggerito l'acquisizione di SILVELOX? “Conoscevamo già l’azienda SILVELOX e le sue fortissime potenzialità in grado di realizzare prodotti “unici” che si posizionano in una fascia “alta” del mercato delle porte da garage, in assenza di concorrenti tali da eguagliare il prodotto, e quindi acquisendo una posizione di leader sia in Italia che all’Estero. Ci siamo anche resi conto che SILVELOX, oltre a queste caratteristiche aziendali, sin da subito ha presentato fortissime sinergie industriali con la società controllante SEIP”. SILVELOX e la Valsugana. A suo avviso come e perchè nasce questo particolare sodalizio? “Nostra intenzione era ed è quella di creare un vero progetto industriale senza alcun tipo di speculazione finanziaria che
spesso diventa operativa nel nostro mondo, ma che non rientra affatto nella nostra logica”. Di poi eravamo certi e consapevoli di trovare in SILVELOX maestranze preparate e professionali caratterizzate da know-how altamente specializzato costruito in 50 anni di storia che costituisce il vero e grande patrimonio aziendale e da subito abbiamo anche ottenuto un grande supporto delle istituzioni locali che hanno dato un forte contributo per la ripresa lavorativa concretizzando una vera sinergia d’intenti”. Come si inserisce SILVELOX nel contesto socio-economico della Valsugana e come pensa di avvicinarsi maggiormente a quelle che sono le esigenze della nostra comunità? “Innanzitutto l’impegno di riassumere gli 88 dipendenti è già stato un ottimo modo per ripartire facendo percepire ai nostri clienti del territorio, fidelizzati e potenziali, che siamo un' azienda con obiettivi molto ambiziosi desiderando anche di mantenere quella semplicità che appartiene al DNA delle nostre maestranze che nel loro quotidiano impegno operano per riportare i valori e la qualità che contraddistin-
guevano i prodotti della SILVELOX del suo fondatore Silvio Taddei. Altro nostro grande obiettivo, è quello non solo di puntare a migliorare le vendite, per aiutare un territorio dove le grandi aziende sono poche e la crisi soffoca da anni il mercato, ma anche potenziare numericamente il nostro organico lavorativo per ritornare alle maestranze di 5 anni fa”. In un momento di particolare crisi economica, dove, purtroppo, le aziende licenziano, potrebbe dirci le motivazioni che hanno suggerito il mantenimento di tutto il personale operativo? “Da subito abbiamo notato un fortissimo spirito di squadra che nonostante le mille difficoltá iniziali ha portato ad oggi la produzione a pieno regime. E ci siamo riusciti, mi permetta di evidenzialo con una punta di orgoglio, con l'aiuto reciproco, il sacrificio dei dipendenti e la voglia di ritornare ad essere il punto di riferimento delle aziende manifatturiere della Valsugana e che ad oggi ha contraddistinto e caratterizzato il “modus pensandi e operandi” di SILVELOX Europe Spa. E come già sottolineato tutto il personale
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I - 38050 - CASTELNUOVO (TN) Viale Venezia, 37 Tel. 0461 755 755 - Fax 0461 752 466 www.silvelox.it - silveloxeurope@silvelox.it
NE INDISSOLUBILE DA OLTRE 50 ANNI
sarà reintegrato perché gli obiettivi a medio-lungo termine sono importanti e sostanziali. E per raggiungerli avremo bisogno di avere con noi tutta la “squadra” al completo” E in merito alle dinamiche produttive, quali le ambizioni di SILVELOX? “Noi puntiamo ad una flessibilità produttiva tra i vari reparti i cui componenti saranno destinatari anche di una qualificata formazione interna. E’ necessario comprendere che bisogna lavorare da artigiano, ma con una dinamica mentalità industriale per questo sarà utile e indispensabile anche un coinvolgimento maggiore dei dipendenti nelle decisioni aziendali produttive. Per ciò che nello specifico interessa la nostra produzione stiamo già concretizzando una scelta migliore delle materie prime, una continua attenzione e verifica a tutte le fasi che riguardano la realizzazione dei prodotti SILVELOX, compreso un più funzionale collaudo del prodotto ultimato. Nostro preciso compito sarà quello di un altissimo impegno nella ricerca e sviluppo. Abbiamo trovato un reparto di progettazione molto qualificato e preparato e
quindi punteremo a sviluppare al massimo le nuove tecnologie legate sia alla automazioni delle nostre porte che al miglioramento delle performance di sicurezza e coibentazione”. Nel vostro settore industriale la concorrenza assume contorni a volte indefiniti. Perchè un cliente dovrebbe scegliere i prodotti SILVELOX? “Già acquistando un prodotto marchiato SILVELOX, si acquista un prodotto garantito fino a 10 anni. E’ studiato, progettato e assemblato in Valsugana ed è’ fatto completamente a mano. Quindi tutto made in Italy. I nostri, sono prodotti che abbinano un altissima efficienza tecnologica ad un design unico e completamente personalizzabile da parte del cliente. La nostra professionalità ci permette di soddisfare qualsiasi richiesta, anche la più particolare. Cosa davvero importante e non da sottovalutare è il fatto che i nostri prodotti di base hanno altissime dotazioni di sicurezza. Secondo una
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delle ultime statistiche, in Italia c'è un furto ogni 60 secondi e le vie d'ingresso principali sono quasi sempre i garage. Le nostre porte che pesano almeno 3 quintali e certificate antieffrazione sono di certo essere un valido ed efficiente ostacolo”. SILVELOX Europe ha grande attenzione verso i mercati italiani ed esteri. E per la Valsugana? “Noi vogliamo essere attenti, in tutti i sensi, al territorio dove ha sede la nostra azienda. Ed è anche per questo e per dimostrare fattivamente la nostra presenza e la nostra attenzione verso tutta la Valsugana abbiamo deciso di proporre una particolare e quanto mai conveniente proposta di acquisto: per i mesi di settembre ed ottobre offriamo ai nostri clienti residenti in Valsugana la motorizzazione, completamente gratuita, su alcune tipologie di porte da garage”.
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Il Burlesque TRA DANZA, SATIRA, IRONIA, COMICITÀ ED EROTISMO
di A. Munaò
Il burlesque è un particolare spettacolo d’intrattenimento nato in Inghilterra agli inizi dell’Ottocento e che negli Stati Uniti si sviluppò a tal punto fino a diventare vero e proprio varietà subendo, con il trascorrere del tempo, numerose modifiche che lo hanno trasformato in un dinamico e piacevole show dove satira, danza, eros e pura allegria si sposano in uno spettacolo unico.
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l burlesque, nella sua interpretazione originaria, prevedeva canzoni con marcate caricature, danze e balletti eseguiti da ballerine, sempre più svestite o che si presentavano sul palcoscenico in particolari abiti succinti. Con il passare del tempo, sebbene sia rimasta inalterata l’essenza della recita e delle interpretazioni di allora, nel corso dello spettacolo le artiste si esibiscono in veri e propri spogliarelli che a differenza, però, dello strip-tease non prevedono e contemplano il nudo integrale o atteggiamenti eroticamente spinti, bensì atteggiamenti dove il vedo-non vedo è l’elemento portante. Inizialmente il burlesque diede origine a veri scandali, ma poi, grazie alla professionalità, alla grazia, all’ironia e al sex apple delle prime ed apprezzate ballerine, riesce a sfondare nei grandi teatri di Broadway, New York, Chicago Cincinnati, trasformando tutto ciò che può essere interpretato e definito “erotico” in vera ed autentica ironia, con balletti a volte sensuali, a volte ammiccanti, ma mai volgari. Il tutto integrato da una accattivante e piacevole comportamento che richiama e coinvolge gli spettatori. Oggi questo apprezzato spettacolo è frequentatissimo e le sue maggiori in-
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Immodesty Blaize terpreti, da Immodesty Blaze alla famosissima Dita Von Teese e all'italiana Eve la Plume, sono richiesti da tutti i maggiori teatri d’Europa perché in un piacevole erotismo sanno coniugare danza, teatro, ironia e vera espressività femminile. Il burlesque è oramai considerato una vera forma d’arte, un indiscutibile momento d’intrattenimento dove bellissime ragazze dalle forme sinuose alternano danza ed eros a momenti di comicità coinvolgendo il pubblico, sia esso maschile che femminile e dove elementi anche circensi, l’estetica delle pin-up, le capacità artistiche delle ballerine e l’arte dello spogliarsi, si spo-
Dita von teese sano in un unico quadro estetico dove la cornice è anche una decisa presa in giro dei moltissimi aspetti della vita quotidiana. Gli spettacoli di Burlesque che si sono enormemente sviluppati anche in Italia, grazie alle capacità artistiche delle nostre interpreti che presentano, in uno spettacolo ricco di sfumature, un perfetto abbinamento di espressività sensuale alla comicità dei doppi sensi, alla satira e al piacevole gioco delle parti. Le ballerine, il cui abbigliamento è fatto di corpetti, bustini, pizzi, merletti destinati poi ad essere tolti in uno spogliarello che non è mai volgare, alternano danze sinuosamente eccitanti a battute comi-
che ed esilaranti proponendo uno spettacolo di intrattenimento sensuale, malizioso e piacevole a vedersi, che attrae l’attenzione dello spettatore. Oggi si parla di neo-burlesque e non pochi lo intendono un vero e proprio fenomeno di massa, riservato anche alla crema della società, che ha trovato la sua evoluzione ed il suo gradimento da parte del pubblico grazie e soprattutto per il look e le performance delle grandi interpreti quali Immodesty Blaize, Dirty Martini, Catherine_D'Lish, Dita Von Teese, ritenute oggi le vere ed indiscusse icone. Ed è stata appunto quest’ultima, Dita Von Teese, che in una sua intervista ha sottolineato… “come lei non si sente affatto limitata come donna, tutt'altro, perché nel burlesque ha coniugato i suoi studi di danza classica con l'estro che la contraddistingue, non scadendo mai nella volgarità, anzi divenendo imprenditrice di se stessa”.
Catherine D'Lish
Rubberdoll
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“SCATOLA DELLO SBALLO” vs GIOVANI IMMATURI
I GIOVANI E LA DISCOTECA
di Patrizia Rapposelli
“Mi sento scopare nel cervello… questa non è una discoteca, ma una casa chiusa…val e solo l’ormone.”
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orrei iniziare la nostra riflessione sul mondo giovani e discoteche con le parole di un dj ad inizio serata. La tendenza di un ragazzo o di un frequentatore è quella di mettere in evidenza la distinzione tra una discoteca e l’altra; infatti ognuna si distingue per la musica, il tipo di scenografia progettata per la serata, la grandezza del locale, la quantità di droga che da sotto banco passa da una mano e all’altra, oltre al tipo di sballati cui è frequentata. Si concorda nell’idea che un locale può essere più o meno “marcio”, ma ciò che dovrebbe balzare all’occhio è la sua doppia faccia, ossia ciò che accomuna ogni discoteca indipendentemente dalla sua locazione: da contesto ludico a carnefice di personalità deboli. Trattare di questa realtà non è semplice in quanto spesso la critica di quest’ultima è vista come un’esage-
razione o il pensiero critico di persone dalla mentalità chiusa; questa riflessione non vuole discostarsi dall’idea comune che essa rappresenta un momento di svago e di divertimento, ma porta con sé un vasto panorama di problematiche e pericolosità; in particolare quando si considera l’ampia clientela minorenne di cui si vanta negli ultimi anni. Concentrando l’attenzione su questo ultimo punto pongo una domanda:”è giusto che adolescenti da quattordici a sedici anni ritengono le discoteche il modo più giusto per divertirsi e allo stesso tempo la considerano una possibilità di sentirsi adulti ed emancipati?” A mio avviso non c’è una risposta giusta o sbagliata, ma si deve semplicemente fare i conti con l’incontro di tutto ciò che è trasgressivo, dall’alcol alla droga, dal sesso facile nei bagni alla
tentazione di vivere qualcosa di diverso da ciò che è conosciuto. Un adolescente, in piena fase di crescita tra la sua età critica e la possibilità prevista dalla legge di iniziare a sperimentare la vita di un maggiorenne, non è pronto a tutto questo. Psicologicamente e sociologicamente il più delle volte non ha la maturità necessaria per far fronte agli stimoli devianti che contraddistinguono il mondo delle discoteche. Ne derivano un susseguirsi di notizie allarmanti di giovani ragazze in coma etilico o preda di più rapporti sessuali in una singola serata; dove risiede la colpa? Nelle “scatole da sballo” quali sono le discoteche o nell’incoscienza di ritenere un’adolescente dotato di personalità maturata e consolidata pronta a reagire all’incontro con la trasgressione? L’ adolescente pensa di poter affrontare ogni tipo di situazione e di po-
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terla gestire, non rendendosi conto che ciò accade solo all’apparenza o nella propria testa, nel mentre spesso sono i genitori stessi a dar loro agio di essere effettivamente adulti, senza rendersi conto che nella società attuale nulla deve essere preso sotto gamba. La discoteca non è un quieto, ludico spazio di buona musica e ballo scatenato, ma nasconde un lato oscuro che deride e preda gli inesperti, i frivoli e i giovani assetati di dimostrare che sono adulti, ma privi di armi di personalità e scaltrezza: è lei a gestire le loro menti. Parole forti, ma che rappresentano al meglio la realtà attuale; dall’informazione dei media alla vasta gamma di casi estremi nell’ambito delle discoteche il problema non sembra sensibilizzare il pubblico, l’indice di minorenni preda di serata tra la vita e la morte aumenta vertiginosamente. Rifletterei su questo. Sbagliato è pensare di privare un ragazzo dalla possibilità di avere un esperienza in discoteca, in quanto da sempre è un attrattiva tradizionale,
ma altrettanto errato è credere che basti avere fiducia e testa per frequentarlo. Un adulto è libero di poter scegliere la trasgressione della “scatola dello sballo” nell’arbitrio di una volontà di poter gestirsi al meglio o essere gestito da ciò che quell’ambiente può offrire, ma un minorenne dovrebbe essere tutelato, perché nell’effettivo non può aver raggiunto la maturità per autogestirsi. Tutelato da chi? Lascio ai lettori la riflessione. La funzione per cui è nata una discoteca non è di per sé deviante, ma tutto ciò che la caratterizza lo è e lo scopo è quello di far divertire oltre al limite di regole, etica e normalità, con valori e norme a sé, lontani da quelle proposte dal valore sociale; non c’è solo la musica e la possibilità di ballare, dimenticando per una sera chi si è, traspor-
tati dal ritmo e dai movimenti standardizzati, ma c’è un contorno pericoloso : adulti “carichi”, droga e alcol facile, rapporti sessuali nel retro dei bagni, tanto tutto è concesso. Allora noi adulti dovremmo pensare e loro sedicenni comprendere che l’inesperienza d’età non è in grado di gestire il degrado di una serata e i voleri di maggiorenni, chissà, pieni di droga o alcol, divertiti dai ragazzini più piccoli che tentano di emulare i più grandi e i loro voleri.
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Storia della scuola trentina Q
uesto è il mese in cui tutti gli studenti, dopo le lunghe vacanze, affrontano il rientro a scuola, io personalmente la scuola l’ho sempre amata, ma l’inizio di un nuovo ciclo d’istruzione o il rientro dopo mesi di vacanza, significa comunque ritrovare amici e ciò comporta in ogni caso e per tutti un momento di entusiasmo. Ma cosa sanno gli studenti e quelli che ormai non lo sono più della scuola come istituzione? Come è nata in Trentino e chi l’ha promossa? E come si è evoluta in Valsugana? L’associazione “Museo della scuola” è nata nel 1997 su iniziativa di alcuni insegnanti, proprio per rispondere a queste domande e per colmare un pezzo della nostra storia, mantenendone viva la memoria per i posteri. Nel primo periodo di attività il gruppo ha accumulato un consistente numero di documenti, oggetti e arredi e successivamente ha dato vita ad un allestimento nell’atrio dell’edificio delle scuole elementari “Don Milani”. Nel 2001 la mostra, che mira a docu-
di Chiara Paoli
mentare la storia della scuola del Perginese e del Trentino viene trasferita presso l’istituto di istruzione superiore “Marie Curie”. L’attuale sede, inaugurata nel 2013 è frutto dell’intervento dell’Amministrazione comunale, che ha concesso uno spazio definitivo che ha permesso di esporre in modo appropriato il materiale scolastico raccolto. LA SCUOLA TRENTINA… Le prime scuole prendono avvio in seguito al Concilio di Trento (1545-1563), che decreta l'obbligo per i parroci di istruire i fanciulli nella dottrina cristiana; quest’obbligo in molti casi porta alla fondazione di scuole popolari dove i parroci, oltre al catechismo, insegnano a leggere, scrivere e a far di conto. Le prime notizie sulla scuola popolare nel Trentino si trovano negli Atti visitali (relazioni redatte dai vescovi nelle visite pastorali). La scuola popolare non riceve finanziamenti dal Comune ed è sovvenzionata da donazioni, legati e offerte di persone private. Dalla metà del XIII secolo a Trento e dal XVI secolo in alcune località del Trentino sono attivate delle scuole private denominate "scuole di grammatica", della durata di 3, 4 o 5 anni; in esse si insegnano grammatica latina, composizione latina e letteratura classica. La prima scuola a Pergine è testimoniata nel 1540. Nel 1774 l'imperatrice
Maria Teresa d'Austria istituisce per legge le Scuole Normali; tale legge obbliga i Comuni a provvedere ai locali, all'assunzione dei maestri e al finanziamento delle scuole comunali. La scuola è obbligatoria per maschi e femmine dai 6 ai 12 anni. Il nome Scuola Normale deriva dal fatto che è della "norma", cioè della legge; sono poi chiamate scuole popolari, cioè di tutta la popolazione. In quell’anno anche nel Principato vescovile di Trento, per ordine del vescovo Pietro Virgilio Thun, vengono introdotte le scuole normali sul modello di quelle teresiane. Tale legge prevede anche l'apertura di scuole per formare i maestri e le maestre. L'11 agosto 1805 viene pubblicato il regolamento politico per le scuole elementari la scuola aveva carattere conservativo-religioso-morale-politico; era affidata alla chiesa la sorveglianza scolastica, l'approvazione dei programmi e dei libri di testo, la proposta dei maestri definitivi e la nomina degli assistenti e dei supplenti; erano addossate ai comuni le spese per gli edifici e gli stipendi dei maestri. In seguito, la legge del 25 maggio 1868, n. 48, recante le disposizioni di massima sui rapporti della scuola
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con la chiesa, demandava la suprema direzione e sorveglianza su tutto ciò che riguardava l'istruzione e l'educazione al Ministero dell'istruzione, al Consiglio scolastico provinciale, al Consiglio scolastico distrettuale e al Consiglio scolastico locale Nell’Impero Austroungarico e quindi anche in Trentino l'obbligo scolastico viene portato a 14 anni con la legge del 1869, che istituisce le "scuole civiche": alla classe quinta si aggiungono la sesta, la settima e l'ottava per gli alunni che non proseguono gli studi superiori. Sono previste facilitazioni alla frequentazione negli ultimi due anni dell'obbligo, considerato anche il malcontento dei contadini di tutto l'impero perché molti ragazzi servono per il lavoro nei campi. L'obbligo dei 14 anni diventa un fatto abbastanza rispettato, anche perché da più parti si sente l'esigenza di una maggiore istruzione. Segue il periodo “più fortunato” della scuola che viene regolata dalla Legge del 1892 (che prevede, per le maestre, il licenziamento in caso di matrimonio, tale norma rimane in vigore fino al 1918). Vengono istituite le scuole magistrali per la preparazione dei maestri; le migliori condizioni finanziarie di molti Comuni favoriscono gli interventi agli edifici e all'arredamento scolastico. Tra il 1914 ed il 1918, gli anni della prima guerra mondiale molte scuole vengono chiuse; numerosi paesi e località del Trentino sono evacuati; molti maestri sono richiamati alle armi e altri, ritenuti irredentisti e quindi pericolosi per lo stato austriaco, vengono internati o imprigionati. La frequenza è quindi irregolare; e nei territori occupati dall'esercito italiano, alla fine dell'anno scolastico 1916, viene esteso il Regola-
mento scolastico del Regno d'Italia del 1905. Le disposizione austriache sulla scuola rimangono formalmente in atto fino al 14 novembre 1918, quando giungono le prime indicazioni per la nuova organizzazione della scuola secondo la legislazione del Regno d'Italia. Segue il periodo fascista: nel 1929 viene imposto il libro unico di stato e nel 1932 nasce il “sabato fascista”, giorno di vacanza dedicato alle manifestazioni sportive e ai saggi ginnici e nel 1936 il ministro della Pubblica istruzione introduce come materia di studio la cultura fascista. IN ITALIA… Per la scuola il periodo compreso tra il 1848 ed il 1869 si rivela fondamentale; nel 1850-51 entrano in vigore le compilazioni obbligatorie da parte degli insegnanti dei Programmi o Annuari. Nel Regno di Sardegna, anno 1859 viene promulgata la legge Casati che sancisce la nascita della scuola nazionale. Essa prevede tre livelli di istruzione: - uno elementare, che dura 4 anni ed è diviso in due cicli - uno secondario, di 8 anni per il liceo e il ginnasio e di 6 per i tecnici - uno superiore, cioè l'università. Nel 1861 con l'unificazione e la nascita del Regno d'Italia, la legge Casati viene estesa a tutto il Regno. La Legge Coppino del 1877 rende obbligatoria la frequenza alla scuola elementare per tutti i bambini dai 6 ai 9 anni, prevedendo sanzioni pecuniarie per chi evade l’obbligo scolastico. Nonostante
questo, l'istruzione, e quindi le scuole, si diffondono in Italia molto lentamente: mancano edifici, banchi, arredamento vario; i maestri sono pochi e la loro preparazione inadeguata; molti non frequentano perché le famiglie hanno bisogno di loro per il lavoro dei campi e le bambine frequentano ancor meno dei maschi. Nel 1904 la Legge Orlando eleva l’obbligo scolastico fino all’età di 11 anni, con l’istituzione delle classi V e VI. Segue la Grande Guerra e dopo la sua conclusione viene emanata la legge Gentile (1923) che sopprime il Consiglio scolastico locale nei territori annessi al Regno d’Italia, compreso il Trentino Alto Adige. Giunge poi la seconda Guerra Mondiale e tra il 1943 ed il 1945 vengono bombardate le città di Trento e Bolzano; la scuola popolare trentina continua comunque “quasi normalmente”. E nel novembre del 1943 su proposta di Giovanni Gozzer nascono i Centri scolastici di vallata (Valsugana, Val di Fiemme, Val di Non, Giudicarie), che si affiancano alle scuole elementari, per assicurare una regolarità nell’istruzione medio-superiore. Nascono anche i Centri di assistenza scolastica per preparare gli studenti agli esami. IL MUSEO DELLA SCUOLA A PERGINE La collezione degli oggetti esposti in questa sede testimonia la peculiarità della storia della scuola trentina e del territorio dove è nata, presenta le diverse ideologie ed i vari tipi di governi che l’hanno caratterizzata. La visita inizia con i documenti più antichi, che risalgono alla nascita della scuola popolare obbli-
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gatoria, nel 1774, sotto il Regno di Maria Teresa d’Austria. Questa sezione è molto importante per comprendere le origini della nostra scuola che, per più di cento anni fu scuola austriaca (esclusi il periodo bavaro e quello napoleonico). L’ottima organizzazione, assieme alla presenza di menti illuminate, ne determinarono lo sviluppo sul territorio e l’impostazione metodologica; molti i documenti di questo periodo come l’Allgemeine Schulordnung, il Regolamento, i libri ed il materiale didattico, gli attestati di lode, le pagelle, il libro delle conferenze scolastiche. In seguito al primo conflitto mondiale, il cambio di nazionalità ed il fascismo con la riforma di Giovanni Gentile del 1923, portano ad un mutamento dei materiali scolastici, fortemente influenzati dalla nuova ideologia. L’esposizione mostra alcuni materiali del ventennio, tra i quali una radio (ancora funzionante) fornita dal regime fascista a tutte le scuole elementari. Nel secondo dopoguerra, terminata la ricostruzione, ha inizio la fase tecnologica con l’introduzione nelle segreterie delle scuole delle macchine da scrivere, di cui si possono ammirare diversi esemplari. Vi sono inoltre torchi per la stampa o per xilografia (come quello appartenuto al famoso pittore perginese Luigi Senesi) e proiettori per diapositive che ai nostri occhi sembrano ormai obsoleti. Tra la documentazione esposta: numerosi libri di lettura, sussidiari, materiale scolastico, quaderni, registri, pagelle e testimonianze raccolte dagli insegnanti
dell’epoca, sono presentati per raccontare una scuola che non c’è più, ma ancora vicina nel tempo. All’interno del Museo è ricostruita un’aula degli inizi del ‘900, mentre alcune sezioni dello spazio espositivo sono dedicate all’ insegnamento delle differenti materie di insegnamento come l’italiano, la matematica e le scienze di cui sono affissi i materiali didattici. Il museo ha organizzato nel corso degli anni alcune mostre temporanee ed il 14 novembre 2014 avviene l’intitolazione a Don Francesco Tecini, un parroco di Pergine vissuto a cavallo tra sette e ottocento il cui impegno fu determinante per le scuole del Perginese e della Valle del Fersina. Nel 1809, in occasione dell’omelia “Sui vantaggj e sulla necessità delle scuole elementari pei fanciulli, e fanciulle” recitata per promuovere la legislazione scolastica bavarese, Don Tecini parla di cultura come fonte di progresso e civilizzazione, ovvero fonte della “pubblica felicità”. A suo avviso l’istruzione doveva essere estesa tanto agli uomini quanto alle donne. Propone inoltre l’alfabetizzazione come occasione di riscatto sociale, che permette alle persone indigenti di
diventare soggetti moralmente corretti, potenziali lavoratori, quindi portatori di benessere per sé e la società. Un ecclesiastico illuminato che con tutto il suo impegno ha sostenuto l’importanza dello studio affermando: “Il più indispensabile dei benefici umani: la scuola” L’11 dicembre 1853, all’età di novant’anni, Don Tecini muore e nel 1860, il comune di Pergine finanzia l’erezione di una lapide nella chiesa parrocchiale che recita: “Alla memoria del nobile/ Francesco Tecini/ per anni cinquantasei/ parroco e decano del perginese/canonico onorario di Trento/ uomo evangelico/ promotore del giusto/ propugnatore del vero/ amico del contadino/cui tentò sollevare/ a dignità cristiana e civile/coll’opera e cogli scritti/ in tempi difficili/ fedele alla sua missione/ specchio d’ogni virtù desideratissimo./ Il comune di Pergine/ riconoscente/ Nacque l’anno MDCCLXIII/ morì l’anno MDCCCLIII”.
PE R G IN E VA LS U G AN A Nell'ambito delle celebrazioni del 150° anniversario di fondazione del Corpo dei vigili del fuoco volontari, dopo una messa presieduta dal parroco, don Antonio Brugnara, nella chiesa della Natività, si è proceduto con una celebrazione in costume storico al cambio del vessillo. Il vecchio vessillo ha preso posto nelle teche dei cimeli all'interno della caserma, mentre quello nuovo rappresenterà d'ora in avanti i volontari di Pergine nelle grandi occasioni. Porta ricamato su di un lato la scritta “Corpo pompieri Pergine 1865-2015” assieme al motto “Costanza e valor”, lo stemma di Pergine, l'ascia e la scala. Sull'altro lato le immagini dei protettori santa Barbara e san Floriano, riprodotti a ricamo su bozzetto del pittore perginese Ivo Fruet.
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Valsugana in cronaca
di Mario Pacher
Prestigioso successo del coro giovanile
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rano in molti, per la verità, ad aver intuito le vaste potenzialità che ormai da qualche tempo sta esprimendo il Coro Giovanile della Polifonica di Calceranica. Primo fra tutti il suo direttore, quel Gianni Martinelli che dal 1978 cura la preparazione del gruppo maggiore con il quale ha ottenuto negli anni numerosi riconoscimenti. Le sue sensazioni, l’infaticabile lavoro, la passione e una straordinaria sensibilità musicale hanno colto nel segno. Recentemente infatti un altro tassello è andato ad incastonarsi perfettamente nel mosaico, portando ulteriore prestigio ad un curriculum che è già di tutto rispetto, partecipando alla XXXIII^ edizione del Concorso Nazionale Corale “Franchino Gaffurio” che si tiene annualmente a Quartiano di Mulazzano, in quel di Lodi. Si è esibito insieme ad altre formazioni corali provenienti da varie regioni italiane, davanti ad una Giuria composta da nomi altrettanto importanti del panorama corale italiano, riuscendo a stupire tutti per la naturalezza e la brillantezza delle interpretazioni imprimendo alla propria performance una qualità
Il Memoriale Dino Montibeller
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rganizzata dall’US Marter, si è disputata la 21^ edizione della gara di prova su strada “Campionato Comunità di Valle, Valsugana e Tesino - memorial Dino Montibeller”. Ben 130 i partecipanti suddivisi in 16 categorie che hanno percorso le strade locali. Vincitore nei senior maschile, è stato Denis Decarli della Società Oltrefersina. Secondo,Gabriele Buffa dell’US Villagnedo, e terzo Matteo Sandri ancora dell’US Villagnedo. Categoria cucciole: 1^ Silvia Beqja di Spera, 2^ Serena Margon, 3^ Anna Martinelli della società organizzatrice. Per i cuccioli: 1^ Raffaele Sammarco della US 5 Stelle di Seregnano, 2^ Cristian Foradoni dell’US Marter. Questa la classifica delle 13 società partecipanti: 1^ US Spera, 2^ US Villagnedo, 3^ US 5 Stelle Seregnano, 4^ US Marter, 5^ Polisportiva Borgo.
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eccellente che l’ha portato a conquistare l’ambita “fascia d’oro”. Il fatto di per sé, pur rilevante, viene ad assumere una valenza maggiore se si considera che il Coro è alla seconda esperienza in competizioni nazionali, e che proprio lo scorso anno, al suo primo coraggioso tentativo, ha conquistato la “fascia d’argento”, risultato straordinario e assolutamente inaspettato. Due sole partecipazioni coronate da altrettante affermazioni non possono essere ritenute un caso o pura coincidenza: rappresentano bensì il completamento di un lungo e tenace percorso di studio, di paziente lavoro e di costante applicazione il cui gran parte del merito degli eccezionali risultati conseguiti dalla Corale Polifonica e dal Coro Giovanile è da attribuire a Gianni Martinelli. Merito riconosciuto dalla stessa Giuria del Concorso, che gli ha assegnato il proprio Premio Speciale…“Per l’approfondito lavoro di educazione e di preparazione vocale, condotto su un organico vocale molto eterogeneo nell’ambito della sezione giovanile della Corale polifonica di Calceranica al Lago.”
In ricordo di Primo Martinelli
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ubblico delle grandi occasioni al Teatro Parrocchiale di Roncegno in occasione della serata che il Coro S. Osvaldo ha voluto dedicare al suo fondatore, il medico dott. Primo Martinelli, nel ventennale della sua scomparsa. Ad esibirsi, oltre al coro padrone di casa ed organizzatore della serata diretto dal maestro Salvatore La Rosa, anche il coro Edelweiss ANA Monte Grappa di Bassano diretto da Massimo Squizzato. Hanno fatto da contorno all'esecuzione corale alcuni stralci del diario personale del dottor Martinelli nonché interessanti filmati d'epoca. Tanti i ricordi e le emozioni nel ripercorrere i passi significativi della sua vita, a tutti tanto caro per la sua professionalità ed umanità e che nel 1968, da vero musicista, ebbe la felice intuizione di dare a Roncegno un coro. Attualmente il complesso corale continua la propria attività non soltanto concertistica ma anche didattica. Alla serata c’erano, nei primi posti e spesso presi da grande emozione, i figli e nipoti del dottor Primo.
Levico Terme - Hausham
di Mario Pacher
FABIO RECCHIA pittore e poeta
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er la seconda volta Fabio Recchia,(Presidente dell'Associazione Amici di Hausham) è stato invitato ad allestire una mostra dei suoi quadri ad Hausham, la città bavarese gemellata con Levico Terme. Alla presenza del Sindaco di Hausham Jens Zangenfeind, del suo vice Ria Röpfl, dell'ex Sindaco Hugo Schreiber, della Presidente del Circolo artisti, della Presidente dell'associazione Amici di Levico Marianne Widmann e di numerosi amici, nella Sala del Consiglio Comunale di Hausham, Recchia ha esposto la sua ultima produzione: 22 quadri ispirati ai colori dell'Universo. Apprezzamenti sono venuti dai numerosi presenti che dopo i discorsi di rito del Sindaco e dell’artista, tutti hanno passato in rassegna le opere ed hanno poi assaggiato le specialità italiane portate da Levico Terme. Ma questa non è l'unica soddisfazione dell’artista levicense. Infatti, in questo ultimo periodo si è dimostrato anche poeta ed in occasione della Pasqua ha pubblicato un libro cimentandosi ad illustrare ed interpretare poeti-
Fabio Recchia (a sinistra) con il sindaco di Hausham camente la Via Crucis. La pubblicazione, stampata in 100 copie numerate e firmate, è stata inviata al Presidente della Repubblica, a Papa Francesco, al Papa emerito Benedetto XVI^, all'Arcivescovo di Trento e al Vescovo di Bolzano. “La grande soddisfazione è stata quella di ricevere risposta da tutti, ha detto il pittore-poeta, un telegramma del Presidente Mattarella e le lettere delle altre Autorità religiose con la loro lode e benedizione. E’ stato un lavoro che, grazie al loro apprezzamento, mi ha reso felice”.
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Cronache Levicensi
di Mario Pacher
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I ciclisti di Levico ad Hausham con le autorità
Hausham in bicicletta
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nche quest'anno, per la terza volta, un folto gruppo di ciclisti è partito da Levico Terme alla volta di Hausham in Baviera, città gemellata con Levico, in occasione della tradizionale Volksfest. Dopo una pedalata di quasi 380 chilometri, superando le salite austriache, il gruppo è arrivato ad Hausham accolto dal Sindaco Jens Zangenfeind , dalla Vice Sindaco Ria Röpfl, dalla Presidente dell'Associazione Amici di Levico Marianne Widmann e dal Presidente della Associazione Amici di Hausham Fabio Recchia. L'accoglienza è stata, come sempre, entusiasmante e dopo un doveroso ristoro, il gruppo con gli accompagnatori si è ritrovato nel tendone per la festa che quest'anno era molto più importante in quanto si festeggiavano anche i 25 anni di gemellaggio fra Hausham e Seiersberg, città austriaca . Non è mancato il momento ufficiale in cui il Sindaco Zangenfeind ha salutato e ringraziato i ciclisti per la visita annunciando che anche un loro gruppo capitanato dal sindaco stesso verrà a Levico nel corso dell’anno. Il Presidente Recchia ha poi portato il saluto dell'amministrazione comunale di Levico e nell'occasione il Sindaco di Hausham ha conferito a Recchia la medaglia di Cittadino d'Onore del Comune di Hausham, per il suo impegno nel portare avanti l'amicizia fra le due città.
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Interscambi Giovanili 2015
giovani nipoti e pronipoti dei nostri emigranti oltre Oceano, in particolar modo delle due Americhe, sono stati accolti e salutati presso il Bici Grill di S. Giuliana di Levico dall’Associazione Unione Famiglie Trentine all’Estero ONLUS di Trento, con un pranzo tipico trentino. Parole di saluto sono state espresse in un momento ufficiale oltre che dai dirigenti dell’Unione Famiglie Trentine attraverso la Presidente Giorgia Pezzi ed il Vice Filoso Giancarlo, dal consigliere provinciale Lorenzo Ossana e da Antonella Giordani dirigente dell’Ufficio Emigrazione della Provincia Autonoma di Trento, che ha coordinato la loro permanenza in Trentino. Hanno poi preso la parola i giovani delle famiglie Trentine Druetta Carla Eugenia Famiglia Trentina Las Varillas (Cordoba) Argentina – originaria di Cavedine; Sotelo Juan Pablo Famiglia Trentina di Reconquista – Argentina, originario di Levico Terme; Michelli Panini Cintia Mara Famiglia Trentina di Benedito Novo – Brasile, originaria di Cavedine; Slomp Alyssa Famiglia trentina Caxias do Sul – Brasile, originaria di Mattarello; Pamela Mussbaum Conci, nipote della Presidente Famiglia Trentina del Centro Ciaquen’ (Argentina) originaria di Barco di Levico Terme. I dirigenti dell’Unione Famiglie hanno rivolto poi un pubblico ringraziamento alla famiglia di Mauro Zancanella per l’ospitalità presso il proprio esercizio, al fisarmonicista Enver Rovere che ha gratuitamente rallegrato il pomeriggio e all’agenzia “Le Betulle” che ha gratuitamente portato a mezzo pullman, da Levico a S. Giuliana, tutti i giovani.
Valsugana in cronaca
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IN ARRIVO IL CALCIO
BUON COMPLEANNO
di Mario Pacher
omenica Trentin di Telve di Sopra, ha raggiunto i suoi 90 anni di vita. Nella sua ancora piena forma fisica e mentale, la signora Domenica è stata festeggiata prima di tutto presso la Casa di soggiorno Arcobaleno di Borgo Valsugana con il coinvolgimento di tutti gli ospiti e, successivamente, con una grande festa fra parenti alla quale hanno partecipato i figli con le rispettive famiglie, i tanti nipoti e pronipoti nonché numerosi amici. Eccola in questa foto, al centro, attorniata da tutti gli intervenuti alla sua festa.
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l “GS Roncegno” che dal 2009 gestisce l’attività agonistica sul campo di Roncegno, ha firmato recentemente una convenzione con il comune di Novaledo per ridare vita al calcio anche nel campo sportivo di Novaledo, situato in località Rontof a qualche decina di metri dalla ferrovia, e che era in totale stato di abbandono da oltre venti anni. Il GS Roncegno, come ci ha testimoniato il vicepresidente Michele Centellegher a nome del presidente Massimiliano Rosa, intende riprendere questa attività per dar modo ai ragazzi di Novaledo di dedicarsi in loco a questo sport. La società di Roncegno con i suoi 15 elementi del direttivo oltre a 38 atleti e 60 del settore giovanile scolastico provenienti oltre che da Roncegno anche da Marter, Ronchi e Novaledo, si è fatta carico di eseguire tutti i lavori di ripristino ad iniziare dal manto erboso fino all’arredamento, per renderlo immediatamente praticabile. Il campo infatti è stato riattivato e già utilizzato anche per il torneo federale dei bar con il confronto di 12 squadre provenienti da tutto il Trentino. Molto soddisfatto il nuovo sindaco Diego Margon che è stato il principale sostenitore di questo progetto al fine di venire incontro alle esigenze di carattere sportivo dei giovani del proprio paese.
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Festa dell’amicizia a Malga Baessa
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’è stata anche quest’anno grande partecipazione alla festa estiva organizzata dal Circolo Pensionati e Anziani di Telve. Gli oltre 150 intervenuti hanno iniziato la giornata con la partecipazione alla S. Messa concelebrata da don Antonio e don Livio e solennizzata dai canti del coro Fili d’argento. Dopo il saluto del sindaco Fabrizio Trentin e dell’assessore alle attività sociali, a tutti i presenti è stato servito un pranzo con piatti tipici trentini preparato dai volontari del Gruppo.
Levico in cronaca Anni 1915-1919
I Profughi in Cecoslovacchia
DI DALPRÀ GIANNI INSTALLAZIONE E ASSISTENZA
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nche un gran numero di levicensi partirono profughi ai primi di giugno del 1915, per sfuggire agli orrori della prima guerra mondiale. I fuggitivi erano partiti da Levico, a piedi, e dopo aver raggiunto la stazione ferroviaria di Pergine, erano saliti su di un treno merci che all’epoca serviva per il trasporto del bestiame e di altre cose materiali. Dopo una settimana di strada ferrata, sono arrivati in Cecoslovacchia nella provincia della Moravia e precisamente nel paese di Zanahsovice, e qui sono stati accolti dagli abitanti di quel centro ed alloggiati nelle loro case. Nel periodo scolastico i ragazzi frequentavano la scuola dove avevano imparato, fra l’altro, anche la loro lingua, il “gnasco”, mentre nel periodo estivo aiutavano, assieme ai genitori, i contadini del posto per sfamarsi e per avere anche un compenso minimo per la sopravvivenza. Finita la guerra, il 3 febbraio 1919 le famiglie di profughi sono ritornati a Levico, ancora in treno, e qui hanno trovato le loro case ancora in piedi ma tutte senza i serramenti in legno che i militari avevano tolto e utilizzato probabilmente per riscaldarsi e per intiepidire il rancio. Il grande conoscitore di eventi bellici Ferruccio Galler ci ha gentilmente offerto questa foto dove sono riportati diversi ragazzi profughi di Levico. Questi i loro nomi. Da sinistra: Pietro Galler, Carolina Pallaoro, Costante Libardi (Martin), Agnese Libardi, Carlo Bertoldi (Peluto), il catechista don Tullio che accompagnò e assistette i profughi per tutto il tempo della guerra, Faustina Galler, i tre fratelli Angelo (divenuto poi sacerdote), Ettore e Adolfo Valentini di Selva di Levico. La foto è stata scattata nel 1917 in occasione della festa della prima Comunione. (M.P.)
Caldaia
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MELISSA MARIOTI, professione calzolaia S
ì, avete capito bene, la nostra Melissa fa proprio la calzolaia. E lo fa con autentica passione e indiscussa competenza e professionalità anche se la sua non è stata una scelta voluta, al pari di tantissimi suoi coetanei quando decidono di intraprendere un percorso lavorativo. La sua, purtroppo, è stata una decisione motivata dal fatto che papà Pedro, anche lui calzolaio, dal 2004 a Borgo Valsugana, ha subìto in poco tempo quattro ictus e quindi si è trovato nella forzata impossibilità di continuare il suo lavoro per il quale era diventato un apprezzato artigiano non solo a Borgo ma anche nei paesi viciniori. Per fortuna i danni celebrali non sono stati molto gravi e menomanti, tali, però, da impedirgli di continuare, per lungo tempo e in attesa di una guarigione, il “mestiere” di ciabattino. Cosa fare allora? Chiudere la “bottega”? Prendere un aiuto? E come con-
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Melissa con papà Pedro tinuare con la menomazione fisica? Domande logiche e naturali che in altri momenti non avrebbero trovato risposta. E invece risposta c’è stata. Inattesa e inaspettata da parte di Melissa:” Papà, non ti preoccupare, ti aiuto io”. E la “nostra”, avendo in precedenza maturato una piccola, piccolissima esperienza, ha fatto seguire alle parole i fatti. Melissa abbandona gli studi, che la vedevano brava studentessa in ambito turistico, e diventa una brava “discepola” per apprendere da Pedro tutti i “trucchi del mestiere” per diventare quindi un provetto calzolaio, coniugato però al femminile. Certo non è una occupazione fissa e stabile, ma, alla bisogna, serve a mandare avanti l’attività e sostituire il padre nei momenti in cui è impossibi-
litato al lavoro. E Melissa diventa degna figlia di cotanto padre aggiungendo, a questo non facile mestiere per una donna, quella femminilità e quella specifica competenza che nel tempo hanno saputo soddisfare, e ancora soddisfano pienamente, le esigenze della clientela, sia essa maschile o femminile. Per molti borghesani vedere Melissa alle prese con punteruolo, lesina, trincetto, tirasuole, piede di ferro, tacchi e suole, è un qualcosa di decisamente unico e non per il fatto che questo mestiere, dalla notte dei tempi, sia stata prerogativa degli uomini, ma anche e principalmente perché la maestria di Melissa e le sue capacità artigianali lasciano veramente sbigottiti. E quanto sia brava e competente basta osservare papà Pedro quando, con tenerezza e certamente con una punta di orgoglio, la guarda intenta a riparare una scarpa o a rimettere a nuovo un tacco o una suola o, da dietro il banco, discutere con competenza di questo o quel consiglio per suggerire al cliente la migliore e più giusta soluzione al problema che interessa la scarpa. E papa Pedro? “Sono veramente orgoglioso di quanto mia figlia ha fatto e sta facendo per me e per la mia “bottega”. E’ a lei che devo la non chiusura del negozio. Se nel periodo di grande necessità, dovuto alle mie malattie, non ci fosse stata lei certamente avrei perso il lavoro e, forzatamente, avrei dovuto abbassare la saracinesca della mia attività”.
NORDEL TECH …dall’idea al ricamo Una nuova azienda di Borgo Valsugana che nello specifico opera su tutto il grande universo del ricamo su stoffa e su moltissimi materiali, compreso l’abbigliamento scolastico e casalingo. Una realtà la cui attività si rivolge non solo al pubblico ma anche a tutte le realtà commerciali, artigianali o industriali.
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l ricamo e la personalizzazione su ogni tipo e genere di stoffe ed articoli, in questi ultimi anni ha avuto una esplosione di interesse e di attenzione da parte sia di aziende che di privati. In questi mesi, a Borgo Valsugana, una nuova realtà, che opera in questa ampio universo ha aperto i battenti proponendosi come una struttura in grado di garantire e soddisfare le richieste di chi per le proprie esigenze o desideri, si serve dei ricami e tutto ciò che ad essi è strettamente connesso per promuovere la propria attività o per uso anche domestico: la NORDEL TECH. Una struttura, questa, che però non opera solo nel campo prettamente pubblicitario o d’immagine , ma anche e principalmente per soddisfare le particolari richieste della famiglia e della scuola quando si desidera avere un qualcosa di unico e di originale. Ne sono d’esempio le grandi possibilità di ricamo su asciugamani, magliette, felpe, T-shirt, polo, e tutto l’abbigliamento casalingo, anche per neonati e più piccini. E ancora abbigliamento scolastico per alunni e asilo e che nello specifico riguarda il ricamo e la personalizzazione dei grembiuli e delle casacche. Il tutto integrato anche dall’abbigliamento da lavoro personalizzato con loghi e scritte, sia per uso interno aziendale che pubblicitario. Oggi la NORDEL TECH è una azienda in grado di soddisfare, egregiamente le innumerevoli richieste, anche le più particolari. E lo fa non solo grazie alle macchine da ricamo della nuova generazione nate dalla moderna tecnologia del settore, ma anche per la grandissima possibilità di scelta che offre, alla clientela, nel suo negozio adiacente al laboratorio di lavorazione e ricamo dove, in bella mostra, si trova un variopinto e completo assortimento per ogni esigenza o richiesta, anche la più particolare. Inoltre la competenza e la professionalità della NORDEL TECH si rivolge anche a coloro i quali desiderano un particolare studio per l’elaborazione, progettazione e programmazione del logo o dell’immagine della sua azienda. (p.r.)
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I LIBRI di ROMANA SZABADOS di Luciano De Carli
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a Ass. CHIARENTANA, il CENACOLO VALSUGANA di POESIA e l’Ass. SCRITTORI TN/BZ hanno presentato recentemente, al forte del Colle delle Benne, gli ultimi volumi della scrittrice dalmato- istriana, Prof.ssa Romana Szabados, esperta della Famiglia Asburgo, che è stata invitata, dal Comune e Biblioteca, dalla Chiarentana, dal Cenacolo Valsugana, dall’Ass. Scrittori,dal Consorzio Levico in Centro. Romana Szabados non è nuova per Levico e l’APT locale , essendo stata presente diverse volte, come testimonial, per il Concorso Nazionale Fenacom “50 & PIÙ” e dei convegni sugli Asburgo. Laureata in lingue, è stata docente in vari Istituti superiori, fino ad essere designata come presidente IPRASE del Veneto. Ha sempre espresso la sua origine istriano-dalmata, padre ungherese, ammiraglio dell’Austria-Ungheria, sostenendo molte iniziative ed incontri culturali di approfondimento storico, culturale ed artistico nel Triveneto ed all’estero. Il volume “1914” Preludio di un suicidio mondiale”mette in evidenza le contraddizioni dei diversi regimi europei per cercare con ogni inghippo di NON evitare la guerra. Ognuno si considerava vincitore anche se in cuor loro sapevano di non essere pronti: i forti e le difese ottocentesche andavano bene
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per il secolo precedente non per la guerra di logoramento in trincea. A nulla servirono le proposte del nuovo imperatore Carlo”il santo”per eliminare,bloccare la guerra che da 4 anni logorava l’Europa. Nel volume “191617”guerra il tuo nome è morte”evidenzia le modalità con cui le catastrofiche decisioni sui vari fronti funestarono popolazioni ed eserciti ai vari livelli. Diversi ospiti della località termale hanno raggiunto per la tradizionale strada al forte Il manufatto da poco ripristinato Fra gli intervenuti anche i marescialli A. Marchiodi e F.Galler, conoscenti da molto tempo della scrittrice.Come testimonial era presente anche la signora Rosetta Magnago Grisenti,i cui nonni Girolamo “Nani”Giovanna Mosele erano lassù “ i custodi del forte”, perché residenti nel maso attiguo, come boscaioli, agricoltori ed allevatori. Gli intervenuti hanno assistito alla presentazione nonché alle letture fatte dai dirigenti della Chiarentana,Gianbeppe Moschen, Aurelio Micheloni, mentre Leonardo Vinciguerra e Paola Vettorazzi presidiavano l’edificio e a mostra d’arte. Quindi si è proceduto alla visita alla visita dei vari ambienti del forte, nonché potuto gustare la mostra di disegni, pitture, cartoline e caricature d’epoca, relativi sempre alla Grande Guerra.
Scurelle in cronaca
IL NUOVO NIDO PER L'INFANZIA
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arà la Cooperativa Bellesini di Trento, la stessa che da tempo si occupa anche la struttura di Carzano, a gestire il nuovo nido d’infanzia sovracomunale di Scurelle. Un servizio che aprirà i battenti il prossimo 1 ottobre, al secondo piano dell’edificio che ospita le materne di Scurelle in via Blandina Visintainer. Sono in tutti 21 i posti, di cui 14 a tempo pieno, che verranno messi a disposizione delle famiglie della Bassa Valsugana e Tesino. Il servizio è rivolto ai bambini fino ai 3 anni di età, con la priorità di accesso riservata soprattutto alle quattro amministrazioni comunali che hanno aderito alla convenzione con la Comunità Valsugana e Tesino: oltre a Scurelle anche Ospedaletto, Bieno e Spera. “In caso di posti ancora disponibili, al termine della data fissata per poter presentare le domande di ammissione – si legge nell’avviso – potranno accedere anche utenti residenti negli altri comunità del territorio. Per l’anno educativo 2015-2016 la verifica dei posti disponibili e l’eventuale accesso di utenti non convenzionati sarà effettuata solo a partire
dal 1 gennaio 2016”. Le domande di ammissione saranno decise in base ad una graduatoria con il punteggio assegnato in base alla situazione economica del nucleo familiare ed all’indicatore Icef. L’orario di apertura del nido sarà dalle 7.30 alle 15.30, con la possibilità di prorogare l’orario pomeridiano di una o, al massimo, due ore fino alle 17.30. La retta mensile di frequenza sarà formata da una quota fissa ed una giornaliera, quest’ultima in base alle sole giornate di effettiva presenza. Per il primo anno educativo la quota giornaliera è fissata in 3,15 euro (ridotta del 50% per i primi cinque giorni di inserimento del bambino), Quella fissa, invece, è stata fissata in 320 euro, ridotta fino ad un minimo di 90 euro in base alla condizione economica dei richiedenti. In caso di prolungamento dell’orario per un’ora al giorno la quota mensile è maggiorata di 21 euro che salgono a 33
di Alessandro Dalledonne
se il bambini rimano al nido fino alle 17.30. Infine, in caso di frequenza parttime, la quota fissa mensile viene ridotta del 75% con ulteriori detrazioni previste in caso la struttura sia utilizzata da più figli o gemelli appartenenti allo stesso nucleo familiare. Per saperne di più è possibile visionare il materiale disponibile sull’home page del sito internet della Comunità (www.comunitavalsuganaetesino.it) dove è possibile anche scaricare la domanda di ammissione e tutta la documentazione del caso.
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Sandra Andreatta Pohl, un impegno nel sociale di Luciano De Carli
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a signora Sandra Andreatta Pohl al termine della sua quasi quarantennale esperienza nel Gruppo Femminile della Croce Rossa Italiana del Distretto Borgo Levico Terme, com’è sua abitudine, ha voluto testimoniare in un volume la propria disponibilità anche nel campo della Croce Rossa locale, di valle e trentina. Questo per fornire un concreto esempio a chi seguirà, ai giovani, a chi volesse impegnarsi nel vasto campo della solidarietà. L’aveva fatto anche per ricordare il marito drammaturgo e regista Franco Pohl, per il gemellaggio con la cittadina bavarese di Hausham, inoltre per la sua attività di preparazione professionale ed operativa come infermiera in SvizSandra Pohl con il prof. universitario mons. Demarchi
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zera, quindi per tutta la sua successiva attività amministrativo- politica a Levico ed in Valsugana. L’elegante volume racchiude quindi una quarantina d’annate della preziosa attività femminile delle “Crocerossine” della Valsugana e del Trentino, con sede presso Villa Bessler. Non ha voluto che mancasse alcun nome e che fossero ricordate tutte le “tappe-le mete-i viaggi- le riunioni- le diverse sedi d’incontro- le molteplici attività, palesi o nascoste, che le “Crocerossine” hanno saputo inventare, promuovere,organizzare per essere testimonianza del fondatore, lo svizzero Henry Dunant. Le fotografie, che informano ogni pagina, ci danno la misura dell’impegno che le signore e signorine della CRI di Valle hanno profuso negli otto lustri, passati fra il 1970 ed il 2009. In pratica il volume è una documentata retrospettiva di quanto s’è fatto: dalla presenza attiva presso la Colonia permanente Alcide Degasperi alla Croce Rossa di Levico Terme fino all’accoglienza dei profughi polacchi nel 1987;l’incontro col prof. Franco Demarchi i suoi amici universitari cinesi, i concerti del Coro “Angeli Bianchi” di cui fu co-fondatrice e poi
presidente per lunghi anni; gli incontri in Cina e in Bielorussia;aiuti ai terremotati d’Abruzzo ed alla Croce Rossa di Bagdad; il grande raid in India ed il progetto realizzato della scuola-ostello ad Amera ; le “cene di solidarietà” presso gli hotel prestigiosi di Levico e Roncegno Terme, ma pure i “mercatini di beneficenza”, l’incontro con le famiglie bisognose di denaro ed alimenti, ma anche il servizio di volontariato prestato presso il centro Anziani R.A. Anziani “Pierina Negriolli”; attività con i Cori locali,del Trentino e con diverse Filodrammatiche. Tutto questo poteva essere dimenticato ed “il futuro rimanere orfano” di un’ originale attività del Gruppo Femminile di Borgo e Levico. Quindi niente vaghi ricordi, ma precisi fatti documentati anche con 25 pagine di articoli di giornale,fotocopie di fatture, lettera accompagnatorie di spese, rendiconti ma anche lettere di plauso, di gratificazione e riconoscimento per il servizio prestato.
LA CASA DELLA DANZA …ballare con il cuore Carla Fracci, una delle più grandi interpreti della danza classica, un giorno disse che l'essenza del ballo nasce dal cuore e al cuore ritorna, generando emozioni e sentimenti unici ed indescrivibili. Una affermazione, la sua, che ben identifica gli intenti e la logica operativa dell'Associazione culturale “La Casa della Danza”. Un insieme di insegnanti preparati e in possesso di qualificata esperienza in grado non solo di offrire nuove emozioni, stabilendo quella necessaria sinergia di pensiero tra maestro ed allievo, ma anche e soprattutto creando una vera e grande famiglia i cui membri sono accomunati da autentica passione per quella esplosione di movimenti, ritmo e armonia che nella varie danze e balli trovano la loro più completa e concreta dimen-
Hip-Hop: Luca Valle - Breakdance: Jonathan Rabanser - danza Orientale: Susanna Montagni - flamenco baby e flamenco adulti: Alexia Riccio Balli di gruppo, balli da sala e danze storiche: Sonia Gottardi e Danilo Canton - Tango argentino: Manuel Divina e Raffaella Ricciardi sione. E la loro qualità e professionalità è certificata e garantita da percorsi di studio e da continui aggiornamenti. Dai bimbi di 3-4 anni agli anziani, passando per i giovani e adulti, tutti, alla Casa della Danza, possono trovare il loro momento ideale sia per apprendere che per trascorLa casa della danza propone inoltre pacchetti Fitness! istruttori: Susanna Benedetti GAG, Pilates, Hatha Yoga Carol Destribats - Zumba
CASA DELLA DANZA BORGO VALSUGANA - C.so Ausugum, 123 info. lacasadelladanza@yahoo.it Cell. 347 0870404
rere nuovi, allegri e rilassanti momenti di vita giornaliera. Un progetto e un modo di operare che, come sottolinea Alexia Riccio, fondatrice e organizzatrice della Casa della Danza, è stato appositamente studiato per creare un gruppo di lavoro affiatato in un ambiente accogliente. Le nostre lezioni, continua Alexia, oltre a stimolare la creatività, aiutano l’allievo a sviluppare capacità ritmiche, motorie ed espressive permettendogli di sperimentare la relazione con gli altri e migliorare la propria autostima”. I corsi di danza classica e modern jazz sono tenuti da Elisa Canton, insegnante certificata della Royal Academy of Dance. Vanta numerose esperienze professionali e artistiche in diverse produzioni teatrali, operistiche e di balletto in tutto il mondo sia come ballerina che come responsabile del cast. Natasha Belsito, insegnante di danza contemporanea per adulti e bambini e di ContaKids. Si è specializzata all'Accademia Isola danza - Biennale di Venezia sotto la direzione artistica di Carolyn Carlson e nel corso degli anni ha lavorato con numerosi coreografi e compagnie tra cui Abbondanza/Bertoni, Adarte e Naturalis Labor. Chiara Pedron, insegnante di modern new age, si è formata alla Royal Academy conseguendo il livello advanced 1 maturando esperienze lavorative e di studio tra cui l’Opus Ballet di Firenze. La Casa della Danza, sita nel centro di Borgo Valsugana, ha sede nell'antico palazzo del '700 e ha aperto le sue porte, grazie anche alla sensibilità del proprietario, Riccardo Rigo il quale ha saputo cogliere con entusiasmo il progetto dell' associazione ed appoggiarlo senza riserve. (p.r.)
Dal 1 settembre la segreteria, per le iscrizioni, sarà aperta dalle ore 17.00 alle 20.00 DAL 7 A 12 SETTEMBRE, La Casa della Danza offre una SETTIMANA DI PROVE GRATUITE per tutte le discipline
INIZIO CORSI LUNEDI 14 SETTEMBRE
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FILIPPO BASSETTI… piccolo, grande campione
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bravo il nostro Tony Cairoli in miniatura. Bravo. Davvero bravo. Il riferimento e la citazione del “bravo” sono per il nostro campioncino in erba Filippo Bassetti che, a soli undici anni, ha conquistato, con pieno merito, il titolo di Campione Regionale Trentino Alto-Adige di Motocross 2015 nella categoria Junior classe 85. Un medaglia d'oro ottenuta non in una singola gara, bensì per somma di punti e piazzamenti al termine delle sette competizioni previste. Per la cronaca il “nostro” Filippo per ben 6 volte , mettendo tutti gli altri in fila, è salito sul gradino più alto del podio ed una volta “solamente secondo”. Un titolo strameritato che indiscutibilmente ha gratificato i suoi fans e tifosi, ma soprattutto Michela e Simone che del “ campioncino” sono gli orgogliosissimi genitori. E a proposito di piazzamenti e risultati crediamo sia doveroso elencare anche quelli che Filippo ha ottenuto nelle gare e competizioni extraregionali e che
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hanno valore agonistico assoluto: terzo e medaglia di bronzo nel Campionato del Triveneto al termine delle 4 gare previste che hanno visto ai nastri di partenza piloti del Trentino, Alto-Adige, Veneto e Friuli e 14° nel qualificato Campionato Junior 85 del Nord Italia a conclusione delle tre competizioni ufficiali. Risultati meritevoli di essere conservati nella bacheca già colma di targhe, coppe ed attestati vari che Filippo Bassetti ha saputo conquistare nel corso della sua attuale carriera. Una carriera sportiva, conviene ribadirlo, iniziata mentalmente all'età di 5 anni quando ha scoperto di avere una passione “sfegatata” per le due ruote. Passione che si è presto tramutata in realtà quando al compimento del suo ottavo compleanno ha partecipato alla prima gara con una KTM 65cc 6 marce a Crespano del Grappa vicino a Bassano. E da allora, la sua, è stata una fame di successo ed una voglia di vincere che lo hanno portato, grazie all’impegno, alla
forza di volontà e alla determinazione che è raro vedere in ragazzi di questa età, a continue ed eclatanti affermazioni: nel 2012, al suo esordio, vince il Campionato Regionale Minicross nella cat. Debuttanti. Stessa affermazione e replica nel 2013 conquistando anche il 2° posto nei campionati del Veneto e Triveneto. Nel 2014, causa un infortunio, il nostro Filippo, non partecipa alle competizioni. Nel 2015, però, dopo le necessaria riabilitazione fisica rimonta in sella e come se nulla fosse accaduto si rifà con i risultati e le vittorie che lo identificano come un vero e promettente campioncino di casa nostra. E se il buon giorno si vede dal mattino, crediamo che il futuro di Filippo- sulle due ruote- non potrà che essere foriero di vere autentiche soddisfazioni.
IL PAESE DELLE MERAVIGLIE
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arina, accogliente, ma soprattutto funzionale. Il “Paese delle Meraviglie” è la nuova struttura che Sara e Veronica, due professioniste del settore (Veronica ha conseguito il titolo di Educatrice prenatale e neonatale presso l'Università di Padova), hanno aperto e inaugurato a Castelnuovo Valsugana. Una particolare e simpatica realtà appositamente creata per aiutare le mamme a risolvere uno dei problemi della loro quotidianità, quando, per motivi familiari o di altro genere, devono assentarsi e non sanno a chi e dove lasciare, in custodia, il loro “piccolo” bambino. Il Paese delle Meraviglie risponde perfettamente alle esigenze di chi lavora part-time, full-time o ha impegni urgenti. Queste le caratteristiche salienti: non occorre iscrizione: vengono pagate solo le ore di servizio; si possono offrire pacchetti di abbonamenti; ha una co-
pertura oraria molto ampia che si può estendere alle fasce orarie serali per alcuni giorni settimanali; può supportare i genitori nel momento dei compiti di bimbi iscritti alle scuole primarie; offre anche un sostegno continuativo per genitori che hanno problemi lavorativi; nei periodi di vacanze può essere un valido supporto all’organizzazione della giornata familiare. Al Paese delle Meraviglie i piccoli sono in mani sicure. Possono anche nutrirsi, riposare, giocare, vivere con altri e con loro socializzare ed apprendere la vita in comune attraverso attività e labora-
tori didattici. L’insegna del Paese delle Meraviglie, però, non si rivolge solo e solamente ai bambini, ma offre anche ulteriori possibilità alle donne sia con corsi per neo e futuri genitori che con ginnastica specifica pre e post parto.(p.r)
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Fondazione Romani Sette Schmid
APPLAUSI per la SCUOLA di CUCITO
Borgo Valsugana - L’Asilo anni ‘30
Con una simpaticissima e quanto mai allegra riunione tenutasi nel Chiostro del Comune di Borgo Valsugana e alla presenza di un numerosissimo pubblico, si è conclusa la “ Scuola di cucito” organizzata dalla Fondazione Romani Sette Schmid. Un corso che ha visto la dinamica ed attiva partecipazione di una quarantina di bambine e ragazze, che sotto la guida e la collaborazione del gruppo di lavoro formato dalla Dott. Rosangela Peruzzo, dalla Prof. Maria Rosa Cadonna, membri del CDA della Fondazione, dall’educatrice dott. Linda Vinante e dalla maestra sarta Raffaella Ciacci, hanno egregiamente portato a termine questo qualificato progetto presentando lavori che hanno piacevolmente attirato l’attenzione di tutti i presenti.
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tutte le bambine e le ragazze sono state veramente brave. Anzi bravissime. Si sono infatti cimentate, con vera maestria, tra cucito, ricamo, filati, aghi, tessuti, patchwork, recupero e riciclaggio di materiali vari per la realizzazione di complementi d'arredo e di abbigliamento, dimostrando le loro capacità tecniche e manuali e la voglia di fare un qualcosa destinato ad essere conservato nel cassetto dei ricordi più belli. E tutti i loro lavori hanno ricevuto unanimi consensi e scroscianti applausi che hanno gratificato non solo le allieve, ma anche chi del corso si è assunto il compito dell’organizzazione, della conduzione e delle sue finalità. Per la cronaca la prima scuola di cucito e ricamo è stata aperta nel 1881: nel
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tempo vengono portate avanti, dalle suore di Maria Bambina, scuole di cucito invernali pomeridiane e serali per bambine ed adulti, ed anche scuole per sole bambine nel periodo delle vacanze estive. Nel 2000, per la partenza della suora che l’ha animata per più di 30 anni, è stata chiusa la scuola invernale di cucito per le giovani. E’ invece proseguita la scuola estiva, che accoglie in un ambiente formativo le ragazze dai 6 ai 14 anni nel mese di luglio. Il corso, come precisato nel depliant illustrativo “vuole essere non solo occasione per l’acquisizione di competenze pratiche, ma anche luogo di crescita e di maturazione umana e civile, con un’attenzione particolare ai valori della
solidarietà, del rispetto reciproco e della cura del Creato. Le allieve vengono stimolate a utilizzare la propria creatività, a riscoprire la bellezza del lavoro comunitario, del gioco di gruppo, della condivisione”. Viene gestito direttamente dalla Fondazione con l’aiuto dei propri Membri, di
Da sinistra il vicepresidente Schraffl e il sindaco Dalledonne
LA FONDAZIONE ROMANI SETTE SCHMID
altri volontari e di personale stipendiato (una insegnante di cucito ed una educatrice esperta nella formazione e conduzione di gruppi giovanili). Il corso si svolge nelle aule della Scuola Materna Romani e nelle giornate di bel tempo nel parco. Funziona per tutto il mese di luglio , cinque giorni alla settimana dalle 9,00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 17,30 con tre ore di intervallo per permettere alle bambine di tornare a casa per il pranzo. Nel 2015 hanno partecipato una quarantina di bambine e ragazze. Quest’anno per la prima volta è stata aperta anche ai maschi. Il progetto della Scuola di cucito, però, non si esaurisce con la Mostra dei lavori perché le allieve/i della Scuola di cucito si ritroveranno poi, in occasione del Natale, per lo scambio degli auguri con gli anziani della Residenza Rododendro situata al 3° piano della Fondazione Romani.
La Fondazione è nata nel 1839, a seguito di un lascito testamentario della vedova Sette, per accogliere bambine orfane di Borgo. Da allora ha sempre cercato di venire incontro a necessità, mutevoli con il passare degli anni, della parte più fragile della popolazione. Oltre all’ orfanotrofio femminile, ha organizzato nel tempo una scuola di cucito, un asilo infantile, una scuola materna, un orfanotrofio maschile, un doposcuola. A partire dal 1854 le attività sono state gestite con capacità e con dedizione dalle suore di Maria Bambina: tra la fine degli anni ‘60 e la fine del secolo scorso sono state progressivamente sostituite nella gestione da laici ed associazioni. Attualmente nello stabile e nel retrostante ampio parco, di sua proprietà posto nel centro del paese e donato nel 1955 dalla famiglia Romani, accoglie tre attività che gestisce direttamente: • La residenza Rododendro per anziani autosufficienti, cha ha undici mini alloggi; • La Foresteria Larici; • La scuola estiva di ricamo e cucito. Oltre a questi servizi, la Fondazione ospita gratuitamente: • Un Centro Socio Educativo dell’ANFFAS, frequentato, nelle ore diurne, da 20 persone disabili; • La Scuola Equiparata per l’Infanzia Romani, frequentata da oltre duecento bambini dai 3 ai 5 anni. Presidente della Fondazione dal mese di luglio 2015 è l’ing. Romano Romani che ha sostituito l’Ing. Lorenzin (attuale sindaco di Castelnuovo). Il vice presidente è Gianfranco Schraffl. La segreteria è affidata alla Sign. Milisa Galvan e alla Sign. Anna Ciobanu.
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Borgo Valsugana
30 DELL’ANFFAS DI BORGO °
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ono già 30 anni da quando il centro di Borgo dell’ANFFAS nasceva nel 1985 contando solamente 2 operatori e 6 ragazzi. Oggi l’ANFFAS conta in totale 17 ragazzi e 12 operatori, un numero in costante aumento. Inizialmente il centro nasceva come Centro Formazione Professionale e Centro Socio Educativo ma con il tempo e il desiderio di rendere questa realtà migliore si sono realizzati, in cooperazione con il Comprensorio, alloggi e centri diurni. Nel 1998 si è creata una Comunità Alloggio a Villa Agnedo che anche oggi ospita 7 ragazzi ed operatori. A Borgo il centro viene realizzato in via Bonomo ma per via di un continuo aumento dei ragazzi è stato necessario ampliare la struttura. Cosi, nel 1990, l’ANFFAS si amplia in via
Temanza soprattutto grazie a Rosso Alice e la Provincia. I numeri salgono ancora e nel 2004 viene inaugurato un nuovo centro in Piazza Romani. L’obiettivo del programma Socio-Educativo è molto vario ed offre moltissime opportunità, da attività sociali, cognitive a motorie anche fuori dai centri stessi. Infatti, le attività motorie si svolgono presso il Centro Mascalcia di Castelnuovo e la piscina. Mentre la mattina si trascorre concentrandosi in attività specifiche, il pomeriggio invece i ragazzi si dedicano completamente al divertimento con passeggiate, giochi o attività di gruppo.
I vari centri hanno compiti e obiettivi variegati secondo le necessità dei ragazzi ma sostanzialmente lo scopo principale non varia. L’associazione vuole migliorare la qualità di vita di ogni ragazzo incentivando le loro abilità e la loro integrazione all’interno del panorama sociale. Una realtà ormai consolidata all’interno della Valle che sicuramente continuerà con il suo operato anche nel corso dei prossimi anni.(a.d.)
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PIANTE E SOSTANZE NATURALI S
in dalla notte dei tempi la natura ha regalato all'uomo non solo prodotti alimentari, ma anche sostanze particolari da utilizzare nel corso della sua vita. Nell’antichità infatti gli elementi naturali facevano parte ed erano usati dalle famiglie nella loro quotidianità. E ancora oggi, quando si desidera indicare un qualcosa di veramente genuino e non contaminato da sostanze nocive si usa dire che è “naturale”. Nel corso degli anni anche la scienza della ricerca ha fatto riferimento ai prodotti della natura, non solo per la nutrizione, ma anche per realizzare e produrre articoli di uso domestico.
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Sempre di più si sente parlare di prodotti naturali usati come antistress, per combattere l’insonnia, rilassanti e per la pulizia. E non è da poco che molte aziende pongono l’attenzione sulle proprietà chimico-fisiche che hanno molte piante se utilizzate dopo opportune tecniche e metodologie. E sono non poche le aziende che reclamizzano le virtù del farro, della menta, della lavanda, della camomilla, della salvia, del miglio, del grano saraceno, dei semi d’uva, dell’amaranto e del cirmolo. Per non parlare del beneficio che hanno tutti i tessuti naturali quali lana, cotone, lino, canapa ecc.. Ed a proposito di tes-
suti o materiali simili, in questi ultimi periodi la nostra attenzione è stata attratta da alcune specifiche informazioni che sottolineano come alcuni cuscini e materassi realizzati con imbottiture di farro, di miglio, di grano saraceno ed altre piante, presentano particolari capacità che aiutano il dormire ed il buon riposo.
SCUOLA, GREMBIULI E GREMBIULINI S
ettembre, tempo di scuola e di studio. Con settembre, infatti, a tutti i livelli d'istruzione, si ritorna sui banchi di scuola e per le famiglie italiane si ripete il momento in cui si devono comperare non solo i libri, le cartelle, i quaderni, i diari ed altri articoli per l'apprendimento, ma, per gli alunni più piccoli (asilo e scuola elementare) anche e principalmente i famosi grembiulini e copri abito. E oggi di scelta i negozi specializzati ne offrono davvero tanta. E non solo nei colori o nelle varie taglie, ma anche nelle stoffe e nei modelli, per tutti i gusti e tutte le tasche. Il grem-
biulino scolastico è una soluzione necessaria e funzionale che protegge chi li indossa, soprattutto in tenera età e all’interno della scuola o asilo. Una volta, e parliamo di moltissimi anni e decenni fa, i grembiuli erano caratterizzati da un solo colore: quel nero, unica tinta, con il colletto bianco per tutti gli alunni e gli studenti. Oggi la moda non solo ha trasformato quell'usanza proponendo colori vivi, accesi, dalla cromie e tonalità luminose e stoffe particolarmente resistenti studiati e curati nei minimi particolari, ma modelli particolari con
colletti arrotondati, con maniche lunghe anche elasticizzate e con utilissime tasche, sia centrali che laterali. Insomma un assortimento che soddisfa tutte le esigenze delle mamme che per i loro “piccoli cari” desiderano sempre il meglio ed il più originale e dalla vestibilità unica. Senza considerare anche l’aspetto e la funzione sociale che il grembiulino ha poiché indossando questo capo d’abbigliamento tutti i bambini sono resi dall’aspetto uguale eliminando le differenze sociali ed economiche e li rende componenti di una stessa grande famiglia: la scuola.
ABBIGLIAMENTO E INTIMO DA 0 A 99 ANNI
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La Grande Famiglia dell’U.S. Telve È iniziata una stagione calcistica particolare per l’Unione Sportiva Telve, che nel 2016 festeggerà il suo cinquantesimo anniversario di fondazione. Nonostante le molte candeline da soffiare, la società è più sana e pimpante che mai. Stagione dopo stagione l’U.s. Telve è diventata il punto di riferimento, nel settore giovanile, per moltissimi atleti di tutta la Valsugana. Ciò è dovuto al gran lavoro di organizzazione e programmazione svolto negli ultimi anni, che ha portato ad avere allenatori di qualità in ogni squadra. Il direttivo dell’U.s. Telve punta molto alla formazione dei propri allenatori, senza lasciare nulla al caso e seguendo un progetto formativo ben chiaro, favorendo la partecipazione a momenti o corsi di aggiornamento qualificanti e certificati.
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I risultati del duro impegno organizzativo e formativo sono presto arrivati, sia dal punto di vista dei risultati (vittoria Campionato Provinciale Giovanissimi), sia dal punto di vista dei numeri: attualmente sono ben 162 i giocatori tesserati nell’Unione Sportiva Telve. Numeri importanti, strutture e campi da gioco all’avanguardia, ma soprattutto professionalità e competenza di allenatori ed accompagnatori, hanno ben presto attirato famiglie da tutta la Valsugana. I giovani, oltre che da Telve, arrivano dai paesi limitrofi come Telve di Sopra, Torcegno, Carzano, Castelnuovo e Borgo. Molti atleti residenti in paesi come Ospedaletto oppure nella conca del Tesino si sobbarcano svariati chilometri per prendere parte agli impegni della propria squadra. Tutti hanno fatto presto a inserirsi nella grande famiglia dell’U.s. Telve, divertendosi e trovandosi subito a proprio agio. Crediamo che questo sia dovuto anche al bel clima che si respira in ambiente gialloverde, grazie al calore umano del Presidente “Giampi” Pevarello, del vicepresidente David Micheletti e dei numerosissimi volontari che animano l’associazione. Vale la pena sottolineare, in quest’epoca segnata dall’egoismo e dall’individualismo, che le persone impegnate a
vario titolo nell’Unione Sportiva Telve - dal direttivo agli accompagnatori, dalla segreteria alla gestione del sito fino ai manutentori delle strutture e dei materiali – si mettono in gioco a titolo gratuito, per varie ore alla settimana, spinti solo dalla voglia di regalare ai ragazzi un ambiente sano, sicuro, in cui poter crescere con i coetanei appassionandosi allo sport. Da menzionare anche l’impegno sociale dell’Associazione, che ogni anno organizza eventi benefici come “Un calcio all’indifferenza – scende in campo la solidarietà”: ottima occasione non solo per raccogliere fondi a favore di situazioni disagiate in Italia e nel mondo, ma soprattutto per sensibilizzare i giovani atleti ad avere uno sguardo più aperto e solidale nei confronti degli altri, affinché la loro crescita nell’U.s. Telve non sia solo sportiva, ma anche umana. Sempre in quest’ottica di crescita umana l’Associazione ha proposto un corso di formazione per i propri atleti adolescenti, promosso dal Piano Giovani di Zona della Bassa Valsugana e Tesino. Il corso, dal titolo “Allenarsi ad allenare” ha fornito una formazione ai giovani aspiranti allenatori, sia a livello teorico che pratico ed è stata un’esperienza molto positiva che verrà riproposta anche in futuro. Per la stagione 2015/2016 la società gialloverde ha iscritto ai vari campionati tutte le categorie. La prima squadra disputerà il suo tredicesimo campionato consecutivo di Prima Categoria, guidata
in panchina dal mister Claudio Granello. Una rosa decisamente di qualità che si spera lotterà nei quartieri alti della classifica, con gli innesti di Oscar Nervo, Michele Zanol e Giulio Nicolini. Anche quest’anno la squadra di Calcio a 5 giocherà le partite casalinghe nella palestra di Borgo Valsugana. Tra le altre squadre da ricordare gli Juniores di Emilio Fedele; gli Allievi Elite con tutti i ragazzi del 2000 guidati da Max Gianesini; il duo “Boga” Dellamaria e “Lele” Furlan allenerà i Giovanissimi; Paolo Rigon seguirà gli Esordienti nati negli anni 2003 e 2004. Tutto sotto lo sguardo attento del responsabile del settore giovanile Giancarlo Orsingher. Ai nastri di partenza ci saranno anche tre squadre di pulcini, divise per anno di nascita: 2005, 2006 e 2007, che si alleneranno nel bel campo sintetico di Carzano, messo gentilmente a disposizione dal Comune.
E last but not least (ultimi ma non d’importanza), ricordiamo i “Piccoli amici”, i tesserati più giovani dell’Unione Sportiva Telve, che a partire da metà settembre verranno accompagnati alla scoperta del meraviglioso e divertente mondo del calcio nella palestra e nel campetto delle Scuole Elementari di Telve. Anche in questo caso i piccoli atleti saranno divisi per anno di nascita: 2008, 2009 e 2010 e seguiti da allenatori e allenatrici preparati e competenti sia a livello sportivo che pedagogico, affinché l’avvicinamento allo sport sia un’esperienza di crescita positiva per i piccoli. Per tutti i ragazzi nati dal 2001 al 2010 le iscrizioni sono ancora aperte: per info 3496178885. Vi invitiamo a visitare il sito dell’Unione Sportiva Telve, sempre aggiornatissimo e ricco di notizie interessanti anche sulla storia dell’Associazione:www.ustelve.eu
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BENESSERE&SALUTE
L’ALIMENTAZIONE DEL BAMBINO IN ETÀ SCOLARE
terminano eccessi di calorie che le bevande molto zuccherate e gassate. Non solo, ma attraverso una sana e corretta alimentazione associata ad una attività fisica regolare si possono prevenire i rischi di sovrappeso e quindi sviluppare in età adulta malattie cardiache, diabete e ipertensione.
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devono impegnarsi insieme a fare sviluppare negli adolescenti e nei ragazzi in età scolare la cosiddetta “coscienza dell'apprendimento alimentare”. Ecco perché è necessario imporre alcune abitudini che nel tempo daranno la loro positività evitando anche problemi di obesità. A tal proposito le ultime statistiche ci dicono che circa il 30% dei ragazzi dai 6 ai 16 anni è in eccesso di peso e che tale percentuale aumenta fino al 36% nella fascia di bambini dai 5 ai 10 anni. Altri dati sottolineano che un bambino su quattro (sotto i 5 anni) soffre di malnutrizione e non di rado ritardo nella crescita. Per i genitori è e deve essere importante sapere che bisogna educare i propri figli a consumare, nel giusto ed appropriato modo, una grande varietà di alimenti, eliminando dalla dieta sia i cibi che de-
FITOTERAPIA
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el mese di settembre, quando iniziano le scuole, tra le regole quotidiane che interessano e coinvolgono tutti gli alunni, specialmente i più piccoli, ci sono quelle cosiddette alimentari. Regole che indiscutibilmente, se bene applicate, permettono al bambino di iniziare, nel miglior dei modi, una buone giornata ed essere pronto per l’apprendimento scolastico. Fondamentale importanza, quindi, assume la colazione del mattino che rappresenta, sia qualitativamente che quantitativamente il pasto più importante della giornata. E’ stato dimostrato che saltarla o non farla correttamente può essere causa di veri disturbi, specialmente quelli dovuti al calo della glicemia detta “secondaria” che determina una diminuzione della concentrazione. Genitori ed insegnanti
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MEDICINA&SALUTE
SCUOLA: BELLE ESPERIENZA, BULLISMO E AVVERSITÀ
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er tutti i bambini il passaggio dalla scuola materna alla scuola elementare è un cambiamento sotto molteplici punti di vista, organizzativo ed emotivo. E' il momento dove si prepara ad abbandonare piano piano l'aspetto ludico lasciando sempre più spazio a quello cognitivo. Con l'ingresso a scuola, il bambino si avvicinerà ad un percorso scolastico che durerà molti anni e lo accompagnerà alla scoperta di sé, di nuove abilità e conoscenze. E' un passaggio delicato che non avviene quasi mai senza preoccupazioni o timori, chiamando in gioco emozioni forti: il bambino si trova a lasciare i compagni e le maestre della scuola dell'infanzia ai quali si era affezionato, scontrandosi spesso con le aspettative che i genitori avranno su di lui. L'ingresso a scuola è un momento saliente anche per chi lo accompagna, che si troverà a dover accettare che altri adulti passeranno molto tempo con il proprio figlio, incidendo significativamente sull'educazione e sugli stili di comportamento. Per il bambino, in primis, significa cambiare ambiente e ciò che lo preoccupa
di più è il contesto che si modifica radicalmente rispetto a quello della scuola materna: da una parte teme di non poter giocare più come prima, dall'altra è elettrizzato perchè, si sa, a scuola ci vanno i ''bambini grandi''. Molto importante è l'attenzione che il genitore dovrà dare alle emozioni del bambino, per far sì che lui sappia che potrà contare sui genitori per comunicare eventuali malesseri e incomprensioni. La paura della scuola potrà comparire dopo alcune settimane dall'inizio, o ancora più avanti, e per il bambino può
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essere molto difficile parlarne liberamente. Può così accadere che manifesti il suo disagio somatizzando alcuni malesseri quali mal di pancia, mal di testa, stanchezza, malessere generalizzato. I problemi legati alla scuola possono essere di varia natura, dovuti a qualche brutta esperienza come difficoltà con le nuove insegnanti o con i compagni, ma anche situazioni familiari particolarmente stressanti e tese possono indurre a non voler più frequentare la scuola per restare a casa a ''controllare'' ciò che può succedere in loro assenza. Un ruolo fondamentale a questa età è quello delle relazioni amicali, il cui culmine avviene in adolescenza. Negli amici ci si identifica, si impara da loro, diventano figure significative per la crescita e per la qualità futura dei rapporti sociali, incidendo massicciamente sulla fiducia in sé e sulla propria autostima. Spesso la somiglianza porta a scegliersi tra amici, così come è ugualmente vero che la differenza conduce ad escludersi. Già alla scuola dell'infanzia ma soprattutto a quella elementare è frequente iniziare ad assistere a derisioni, offese dirette a coetanei ritenuti ''diversi''. La diversità può spaventare i
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bambini di questa età, in quanto inizia il grande bisogno di assomigliarsi, identificarsi o appartenere a ciò che li circonda, piuttosto che prendere atto delle differenze. Prendere in giro un altro compagno spesso dà l'impressione di fortificare sempre più il rapporto elettivo con l'amico del cuore. Chi è oggetto di questi atteggiamenti di esclusione ne risulterà chiaramente ferito, potrebbe manifestare il desiderio di rispondere con aggressività, o con tristezza. Manifestazioni che vanno accolte anche a casa da parte dei genitori. Possono essere molte le cause che spingono i bambini, già a quest'età, ad escludere un coetaneo dalle proprie attività: possono considerarlo antipatico, aggressivo, troppo timido o introverso. I bambini considerati popolari, leader, tendono ad avere delle buone capacità relazionali e vengono spesso considerati dal gruppo come simpatici così che hanno spesso una forte autostima. Quando si parla di relazioni interperso-
nali difficili tra bambini, di relazioni amicali devianti e complicate, il pensiero immediato è a quel fenomeno che ormai ha dimensioni imponenti: il bullismo. Nell'immaginario comune il ''bullo' è un bambino piuttosto grande, invece già all'età di 6 anni i bambini sono capaci di veri e propri atti di bullismo che si dimostrano molto più crudeli, cruenti, e sottili di quanto possiamo aspettarci. Il bullismo si divide in bullismo diretto e indiretto. Il primo si esprime con palesi manifestazioni di aggressività verbale o fisica, il secondo è più sottile, più nascosto. Il bullismo diretto sembrerebbe più tipico nei gruppi composti da maschi, mentre le femmine manifesterebbero di più quello indiretto. Il bullismo, temuto dai bambini, dai genitori e dalle insegnanti, ha subìto oggi, nell'era digitale, un cambiamento nelle sue manifestazioni. Le possibilità offerte dalla tecnologia, hanno aumentato la diffusione del fenomeno e la
tragicità dei suoi effetti, attraverso quello che viene definito oggi Cyberbullismo, spesso presente in età successive. In ogni caso, la scuola come esperienza di vita è per il bambino un nuovo mondo da esplorare, resta fondamentale l'esempio della famiglia, un clima sereno, un attenta osservazione, e un costante ascolto dei propri figli così da poter prevenire o risolvere eventuali problematicità prima che sia troppo tardi. La dott.ssa Laura Fratini è specializzata in Psicologia clinica (laurafratini.psicologa@gmail.com) La dottoressa Fratini riceve su appuntamento: tel. 339 2365808
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BENESSERE&SALUTE
LUCE E LENTI POLARIZZATE La luce polarizzata, al contrario della luce normale che si propaga nello spazio attraverso onde elettromagnetiche che vibrano in tutte le direzioni, ha un'asse preferenziale di oscillazione. Un esempio di luce polarizzata è quella riflessa da superfici lucide quali l'acqua oppure la neve, la sabbia rovente, la strada assolata con il noto effetto miraggio. La riflessione da queste superfici rende la visione meno nitida, abbaglia, infastidisce e affatica la visione. LE LENTI POLARIZZATE Hanno la caratteristica di filtrare i riflessi escludendo la parte di luce che disturba la visione. Con l'utilizzo di lenti polarizzate si ottiene un aumento del contrasto delle immagini e si ha una percezione visiva che non è disturbata dai riflessi : le immagini, quindi, appaiono più definite e il contrasto migliora notevolmente. Una visione più definita e meno disturbata da abbagliamento e riverbero si traduce quindi in una maggiore sicurezza nella guida. Le statistiche ci indicano come l'abbagliamento del conducente sia all'origine di numerosi incidenti stra-
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di Rolando Zambelli Rolando Zambelli è titolare dell’Ottica Valsugana con sede a Borgo Valsugana in Piazza Martiri della Resistenza. È Ottico, Optometrista e Contattologo.
dali. Le lenti polarizzate sono particolarmente utili per la protezione dalla radiazione solare e grazie alle loro proprietà garantiscono un miglior comfort visivo in tutte le attività all'aria aperta. Sono perciò ideali per tutti gli sport per i quali la visione è disturbata dalla luce riflessa (vela, surf, pesca , moto, bici..) Sono, come detto, funzionali per la guida e in tutte le condizioni di luce estrema (spiaggia, mare e alta montagna). E' possibile avere occhiali sole/vista con lenti polarizzate così da soddisfare anche le esigenze di coloro che necessitano di
una correzione visiva. E' bene anche sapere che il trattamento antiriflesso interno, sia sulle lenti fotocromatiche che su quelle polarizzate, aumenta il comfort visivo e la percezione ai contrasti.
SALUTE, BENESSERE&BELLEZZA
L’INESTETISMO DEI PELI SUPERFLUI U
no degli inestetismi che per il gentil sesso rappresenta un vero ed annoso problema è quello dei peli superflui, già conosciuto nell’antichità ai tempi degli egizi e dei greci ma che, allora come oggi, coinvolgeva quasi sempre solo le donne. I tempi sono cambiati e con essi le abitudini anche degli uomini, di tutte le età e di tutti i ceti, sempre di più desiderosi di eliminare dal loro corpo i peli superflui. Secondo una delle ultime indagini la voglia di sbarazzarsi, anche in maniera definitiva, della fastidiosa peluria è sempre più presente nei pensieri degli italiani, donne o uomini che siano. E con sempre più frequenza si rivolgono ai centri specializzati dove le esperte delle settore applicano due particolari metodologie : la depilazione, ovvero la possibilità di eliminare la parte del pelo che emerge dalla cute, e l’epilazione, una tecnica che asporta tutto il pelo compresi la radice ed il bulbo e che rappresenta una soluzione definitiva. Ovviamente le applicazioni pratiche e gli strumenti specifici da usare cambiano a seconda dei risultati che si desiderano ottenere. E la ricerca in questo campo ha veramente fatto passi da gigante e ci aiuta moltissimo perché fornisce continuamente soluzioni efficaci in grado di soddisfare le esigenze e le richieste, anche le più particolari. Esigenze il cui soddisfacimento, però, non può prescindere anche dalla competenza, preparazione e consigli delle esperte in questo campo. A tal proposito e per saperne di più abbiamo chiesto il professionale parere della Sig. Nadia Lira, una delle più qualificate operatrici nel campo della cura del
corpo e della persona che da 36 anni ha saputo maturare, oltre ad una specifica preparazione nel grande universo dell’estetica, una indiscutibile esperienza anche nel combattere questo inestetismo. Per la cronaca la Sig.ra Lira è la dinamica titolare dell’Estetica Beauty Line e del Centro Estetico Sole e Hammam, entrambi con sede a Borgo Valsugana) “Ormai, il problema dei peli superflui, ci dice Nadia, fa parte della nostra quotidianità e non solo delle donna, ma anche degli uomini che sempre di più si rivolgono ai centri estetici per avere un aspetto fisico piacente, ma soprattutto liscio e glabro. Una richiesta, la loro e quella delle donne, che, grazie ai moderni strumenti, testati, certificati e supportati da attestati di qualità e alla qualità prodotti garantiti che la tecnica e tecnologia ci mette a disposizione, sempre di più riusciamo a soddisfare. E oggi, anche nel nostro Istituto, le possibilità applicative, nell’epilazione, sono tante e giocano un ruolo fondamentale anche e soprattutto perché la scienza ha saputo creare sia strumenti efficacissimi, quali i laser dell’ultima generazione che prodotti specifici.”.
Nadia Lira
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IL KENIA
di Tiziana Margoni
Dal nord dell’Italia, Kenia vuol dire: a sud, oltre il Mediterraneo, sotto l’Egitto, il Nilo e le piramidi, dopo l’Etiopia, verso l’Africa Orientale. Esattamente tra Somalia, Etiopia, Sudan, Uganda e Tanzania: Africa nera! Già, perché ci sono un’Africa nera e un’Africa bianca! La “bianca” è più vicina a noi, geograficamente e storicamente parlando, e si stende dal Mediterraneo al confine del deserto del Sahara. Quest’area è abitata da genti di pelle più chiara, con lineamenti più simili a quelli europei, di origini e religione arabe, che siano i Berberi del Magreb o i pastori nomadi Tuareg… La “nera”, l’area più povera del mondo, inizia a sud del Sahara. Qui le popolazioni hanno altre caratteristiche, lineamenti più marcati e pelle scura, seppure con varianti notevoli da etnia a etnia, come per esempio i Watussi e i Pigmei, agli antipodi per statura.
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uò sembrare un richiamo primordiale partire per l’Africa, alla scoperta del Kenia! Sarà perché l’area del lago Turkana è considerata la “culla dell’umanità”? Qui, infatti, sono state trovate tracce di tutti i gradini dell’evoluzione dell’umanità: reperti di età della pietra, del ferro, affreschi murali preistorici, resti di ossa di animali e umane. O per le tribù primitive e i loro usi, così simili alle origini? O per la presenza di parchi e aree speciali dove gli animali sono protetti nel loro ambiente naturale, similmente a un’Arca di Noè, dalla minaccia di estinzione? Oppure per la sorprendente varietà di paesaggi, che mostra quanto la Terra sia ricca di bellezze naturali? Probabilmente, per il fascino di tutto ciò, insieme. Il Kenya, infatti, territorio doppio dell’Italia, attraversato dall’equatore e di clima tropicale, con una costa di centinaia di chilometri sull’oceano Indiano, presenta aree desertiche a nord e altipiani a sud. Ha boschi e savane, oltre a lunghe catene di montagne che lo attraversano. E cime di monti di notevole altitudine. Chi non conosce il Kilimangiaro -condiviso
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con Tanzania-, vulcano non del tutto spento, che s’innalza solenne e isolato e ha in vetta neve e ghiacciai eterni? La “montagna splendente” dove la temperatura notturna scende sotto zero? E il monte Kenia, alto oltre 5000 metri? Il Kenia ha cascate, gettiti di geyser e soffioni boraciferi, laghi salati e laghi dolci, i fiumi Tana e Galana, dove si abbeverano branchi di elefanti e altri animali. Ed ecco i safari per osservare o fotografare; su zattera, in auto, a piedi, in jeep, in tenda; con senso d’avventura, per sognare ed emozionare, ai fuochi accesi del tramonto, quando nella notte i versi dei predatori si fanno sentire… Immagini di aironi rosa sul lago Nakuru, di piante di papiro nel lago di Amboseli, o di baobab, palme, foreste pluviali, arbusti, nel Parco Nazionale di Nairobi e dello Tsavo, con grandi aree di savana e bufali, zebre, giraffe, iene, rinoceronti, struzzi, antilopi d’acqua, babbuini…E ancora, la pianura del Serengeti e il Masai Mara, e gli gnu che emi-
grano dall’uno all’altro, secondo la stagione. Sono circa una cinquantina le riserve, oasi e parchi, compresi quelli marini, con rari coralli, tartarughe, uccelli d’acqua, prati di erbe marine, piccole isole dove nidificano gli uccelli migratori…e paludi di mangrovie. E su tutto questo: tramonti dai colori infuocati e spettacolari albe rosa intenso, da ammirare, mentre espandono l’orizzonte! E’ evidente: la sopravvivenza economica e la conservazione di questo patrimonio di bellezze animali e paesaggistiche del Kenia sono strettamente collegate, e con il turismo e l’esportazione del caffè
sono fonte di guadagno per il Paese. Simili ad altre metropoli sono invece la capitale Nairobi e la città di Mombasa. Noti e frequentati dai turisti sono i centri sulla costa, da nord a sud: Lamu, Malindi, Watamu, Kilifi, Schimo la Tewa… Particolare è l’antica città di Gedi, vicino a Watamu, le cui rovine sono state scoperte all’interno della foresta e che ha ancora molti enigmi da svelare. Dal passato alla modernità… Sono ancora “veri e sentiti” i riti tribali? O sono ridotti a spettacoli per turisti? Qual è il senso? Dacia Maraini afferma già negli anni ‘70: “…Tutto è vero e tutto è falso. Tutto è puro e tutto è cor-
rotto. Tutto è intelligente e tutto è stupido. Anche noi che cerchiamo di racimolare tracce di un mondo che è già morto e sepolto sebbene continui a vivere in forma di reperto arcaico chiuso in una teca da museo”. Si riferisce all’esperienza di documentazione televisiva, fatta con
Moravia, presso la piccola tribù degli Elmolo, sulle rive del lago Turkana. Premesso che la popolazione keniota è un mix, le etnie sono: i Kikuyu, i più numerosi, i Luo, i Mijikenda, i Turkana, i Masai, i Samburu, i Rendille e i Boran. Tutti orgogliosi delle proprie differenze, a iniziare dalla lingua-madre che non è lo swahili. Il Kenya ha una territorio e una storia che molti hanno amato. Lo scrittore Ruark lo racconta nel suo libro capolavoro “Qualcosa che vale”.
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LA VE
astronomia la costellazione
23 agosto al
La Vergine (in latina Virgo) è una costellazioni che si trova tra il Leone e la Bilancia ed è una delle più grandi del cielo e tra le più antiche. E’ visibile da febbraio (verso est, bassa all’orizzonte), fino a luglio(verso ovest). Il periodo di migliore visibilità nel cielo dell’emisfero boreale è, però, in giugno (alta nel cielo verso sud). Questa costellazione ha caratteristiche particolari perché non solo possiede molte sue stella vicino al nostro Sole, ma almeno una decine di altre stelle che hanno diametri superiori a 50-100 volte alla nostra stella che ci invia calore. La Vergine, secondo gli antichi veniva associata al tempo dei raccolti come la mietitura ed è forse per questo che la sua stella principale e più brillante è Spiga (alfa Virginis) che rappresenta appunto una spiga di frumento in mano alla Vergine. Spiga è la quindicesima stella più brillante del nostro cielo, di colore azzurro e quindi possiede una altissima temperatura superficiale. Dista dalla Terra circa 262 anni luce ed è visibile in estate verso ovest dopo il tramonto.Ricordiamo che un anno luce corrisponde a 9,461 miliardi di Km. Osservando questa stella si individua facilmente la costellazione. Altre stelle di questa costellazione sono: Porrima (Y Virginis), che è una doppia distante dal nostro pianeta solo 39 anni luce; Vindemiatrix , una stella di colore giallo lontana 102 anni luce. E ancora Heze, è una stella bianca posta a una distanza di 73 anni luce; Minelauva, una gigante di colore rosso vivo che si trova a 202 anni luce. Zavijava, una gialla distante appena 36 anni luce; infine 70 Virginis, che ha un sistema planetario che è stato uno dei primi ad essere scoperti. Nella costellazione della Vergine si trova uno dei più grandi ammassi di Galassie lontano da noi circa 55 milioni di anni luce e secondo gli studiosi contiene non meno di 2500 galassie dalla forma irregolare o a spirale. Tra queste si trova la M49, visibile, in condizioni ottimali, anche con un forte cannocchiale, la M58 e la M87 che è una delle galassie più grandi conosciute. Gli astronomi affermano che la M87 contiene altri 15mila ammassi stellari. Nella parte meridionale della Vergine si trova forse la Galassia più fotografate dagli studiosi e dagli appassionati: Sombrero M104. Secondo la mitologia la costellazione della Vergine (è l’unica costellazione ad avere una denominazione al femminile) viene attribuita alla Dea Demetra che era la dea del frumento.
curiosità Anche per la Vergine, la Repubblica di San Marino ha emesso, nel 1969, un francobollo con un valore facciale di 10 lire.
ERGINE
astrologia lo zodiaco ABBIGLIAMENTO GIOCATTOLI
l 22 settembre
LIBRI
Insieme al Toro e al Capricorno, la Vergine forma i segni di terra. Questo segno è uno dei più seri e concreti dello Zodiaco. Infatti la terra dona ai nati sotto la Vergine la possibilità di ottenere risultati concreti mentre Mercurio, che è il pianeta dominante, li rende persone di una particolare intelligenza e al di sopra della media. Il carattere della Vergine garantisce responsabilità nell’azione e nell’agire e tutto ciò che i nati concretizzano lo fanno solo dopo attenta e ponderata analisi. Questo segno, tranne qualche eccezione, è sinonimo di onestà, di correttezza professionale e di un marcato romanticismo. Difficilmente sono portati al tradimento del proprio partner e vivono il rapporto amoroso con vera dedizione, in maniera cerebrale e molto passionale. Se però vengono traditi, i nati sotto il segno della Vergine, diventano decisamente vendicativi. Altre caratteristiche di questo segno sono: l’altruismo, amanti del proprio lavoro che svolgono al meglio delle loro possibilità e in caso di errori sono in grado di eseguire autocritiche. Nell’amicizia sono piacevoli elementi della società portati ad una piacevole vita in comune anche se non di rado preferiscono selezionare chi potrebbe fare parte della loro vita. Però, quando diventano amici, sono affidabili al massimo e fino in fondo e si fanno anche carico dei problemi altrui cercando di aiutarli e risolverli con tutte le loro possibilità. Nella loro quotidianità preferiscono i fatti e la concretezza alle parole ed alle facili promesse e quasi sempre detestano agire istintivamente. I nati sotto il segno della Vergine non agiscono mai frettolosamente, ma cercano sempre di esaminare i vari problemi e i vari compiti che gli affidano, specialmente quelli che richiedono precisione ed esattezza. Nel lavoro e nella loro occupazione i nati della Vergine sono molto disponibili sia alla collaborazione che all’impegno comune. Non sono spendaccioni, amano gestire il loro denaro anche se non si privano mai delle necessità quotidiane. Nel loro vivere giornaliero, sono veri igienisti ed amano la pulizia sia personale che della loro abitazione, ma temono molto le malattie, specialmente perché le emozioni incontrollate possono essere, per questo segno, fonte di traumi e di particolari nervosismi.
curiosità Il pianeta dominante è Mercurio, l'elemento è la terra e la qualità è mutevole. Colore da portare: il grigio che tranquillizza. Metallo: il Mercurio, poichè anche la Vergine, come i Gemelli, è dominata dal Pietra Portafortuna: lo zaffiro. Il fiore: il giglio Giorno favorevole: il mercoledì
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