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Come nascono le banche del sangue
Storia della medicina di Chiara Paoli
Come nascono le banche del sangue
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Fondamentale per lo sviluppo della cardiochirurgia e per salvare milioni di pazienti è l’individuazione dei gruppi sanguigni, frutto degli studi di Karl Landsteiner, patologo nato a Vienna e Premio Nobel per la medicina del 1930. Si rivela l’importanza della compatibilità fra donatore e ricevente, che devono avere lo stesso gruppo sanguigno, affinché la trasfusione possa apportare i benefici sperati. Landsteiner scoprì anche il donatore universale, il gruppo 0 può infatti essere trasfuso a chiunque ne abbia bisogno, eppure in occasione degli esperimenti si osservarono ancora casi di complicazioni. Nel 1902 due suoi colleghi, Alfred von Decastello e Adriano Sturli, individuarono il quarto gruppo sanguigno AB, favorendo la comprensione del fattore compatibilità. Nel 1907 venne effettuata da Reuben Ottenberg con esito positivo la prima trasfusione, secondo le indicazioni di Landsteiner, all’interno del Mount Sinai Hospital di New York. Le trasfusioni venivano effettuate da due secoli e mezzo, eppure le reazioni all’immissione di nuovo sangue erano frequenti e spesso mortali. Forte impulso alla diffusione e al miglioramento delle trasfusioni, diede l’intuizione dei medici Albert Houstin, Peyton Rous e J.R. Turner, che riuscirono ad elaborare un’efficace metodo di conservazione a lungo termine del sangue. La soluzione di citrato di sodio e glucosio individuata, si rivela efficace non solo nella conservazione ma anche per le proprietà anticoagulanti che evitano la formazione di coaguli. Queste novità si rivelarono fondamentali per il medico statunitense, Robertson che nel corso del primo conflitto mondiale si servì di sangue del gruppo zero per intervenire sui feriti. Per il trasporto del liquido vitale, nell’ospedale da campo, realizzò un contenitore refrigerato riutilizzando alcune casse di munizioni, salvando così molte vite e guadagnandosi il titolo di “padre delle banche di sangue”. Anche in Unione Sovietica, grazie all’operato di Alexander Bogdanov, si procede nello studio dei gruppi sanguigni e nel 1925 viene istituita a Mosca la prima accademia consacrata allo studio delle trasfusioni di sangue. Lo stesso studioso sovietico nella sua esistenza si era praticato ben 11 trasfusioni sanguigne, fino alla morte sopraggiunta nel 1928. La prima banca del sangue apre i battenti a Chicago nel Cook County Hospital, il 15 marzo 1937 grazie a Bernard Fantus, qui il sangue dei donatori viene conservato per un tempo massimo di 10 giorni, grazie all’addizione dell’anticoagulante e ad una temperatura di 4 gradi centigradi. Le banche del sangue in breve tempo si diffondono in tutti gli Stati Uniti d’America, ma anche in Unione Sovietica e Gran Bretagna. Soltanto nel 1940 Landsteiner, assieme all’immunologo Alexander Wiener, individuò un antigene il fattore sanguigno Rh o Rhesus, presente anche nel sangue umano e modificato rispetto ai nostri progenitori, le scimmie. A dieci anni di distanza Carl Walter e Wp Murphy Jr. propongono l’uso del sacchetto plastico per rimpiazzare le bottiglie in vetro e nel 1963 il chirurgo americano Charles E. Huggins trova un espediente per surgelare il sangue a tempo indefinito, inserendo glicerolo che consente di non deteriorare i globuli rossi. Nel 1979 si diffonde l’uso del conservante e anticoagulante CPDA-1, che permette un periodo di conservazione ulteriormente prolungato all’interno delle banche del sangue che permette annualmente la raccolta di circa 15 milioni di unità di sangue trasfuse.