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Medicina & Salute: quando l’emozione diventa cibo
Medicina & Salute di Erica Zanghellini
Quando l’emozione diventa cibo
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Chi di noi non ha ceduto al cioccolatino o a un preciso cibo per noi confortante, in una giornata stressante? Questo è quello che succede quando mangiamo per via di una emozione, tutti noi lo facciamo, il problema si verifica quando questo meccanismo diventa la risposta per la maggior parte degli eventi stressanti o spiacevoli che dobbiamo affrontare. Purtroppo ogni giorno dobbiamo scontrarci con qualche grana o qualche evento spiacevole. Capite bene che se la risposta tendenzialmente sarà sempre questa, saremo schiavi e soprattutto avremmo delle conseguenze spiacevoli con cui fare i conti. Ma cerchiamo di capire meglio di cosa parlo. Proviamo ad immaginare di essere vittime delle emozioni che proviamo ed immaginare un possibile scenario casalingo. Ritorniamo a casa, e poi… di solito chi deve fare i conti con questa problematicità, arriva a casa e se non immediatamente poco dopo, appena si ha un momento libero si dirige verso o il frigo o la dispensa. Può anche succedere che per via di tenere segreta questa difficoltà, per evitare eventuali giudizi negativi e/o sensi di colpa, la persona si ritrovi a “svuotare il frigo” durante la notte mentre, gli altri dormono. La scena che può rappresentare al meglio questa difficoltà è una persona che magri cucina la cena, e mentre lo fa assaggia, spizzica i suoi cibi preferiti, tanto che alla fine il suo apporto calorico del pasto è stato già consumato mentre, preparava le pietanze. Un’altra particolarità sta nel fatto che non per forza tutte le volte che si instaura questo meccanismo e ci dirigiamo verso la dispensa si ricerchino gli stessi cibi. Gli studi in questo campo specifico infatti ci indicano, che è possibile che asseconda dell’emozione provata la persona ricerchi determinati alimenti. Per esempio può essere che ci si ritrovi in preda all’ansia e si cerchino cibi ipercalorici e salati, e altre volte che magari invece, ci si ritrova ad affrontare emozioni quali tristezza e/o dispiacere per cui gli alimenti ricercati sono sempre ipercalorici ma, molto zuccherini. Alla base comunque della ricerca di questi comfort food è l’anestetizzazione dell’emozione. Ebbene si, l’emozione diviene intollerabile, per cui la persona cerca un metodo di gestione veloce ed efficace. Il problema emerge se analizziamo le conseguenze a lungo termine, infatti se guardiamo al qui e ora sicuramente l’obiettivo è centrato in quanto l’emozione scende, se invece, guardiamo le conseguenze a lungo termine cominceremo ad intravedere le complicazioni. Questo stile di fronteggiamento emotivo causa diverse difficoltà, se guardiamo il piano emotivo troveremo sensi di colpa/di fallimento, frustrazione, tanto per citarne alcune, se invece ci rivolgiamo al lato pratico troveremo, molto frequentemente aumento di peso che graverà ancora di più sulla precaria situazione oltre a minare la propria autostima. La fame emotiva se domina la nostra vita col tempo bloccherà la percezione della reale fame fisiologica. Spesso infatti, non si riuscirà più a distinguerle e allora come fare per capire?
Innanzitutto ricollegandoci a quello che accennavo prima, una delle informazioni che può farci capire che siamo in preda a una fame emotiva, sta nel fatto di aver voglia di un determinato alimento. Se invece, la fame è fisiologica, che ci venga presentato un panino o una bistecca non fa grossa differenza, mentre nell’altro caso bramiamo qualcosa di specifico e solo quello la placcherà. Le alternative che magari una persona prova a mettere in pratica per gestirla infatti, spesso e volentieri sono inefficaci e non pienamente soddisfacenti. I cibi di solito ricadono in tre categorie, cibo gustoso, cibo calorico e cibo proibito se così si può dire. Queste sono i generi che si evincono dai racconti delle persone. Il cibo gustoso e calorico spesso infatti è collegato a piacevoli sensazioni, per cui diventa un modo per provare altro, per confortarci. Quanto più intenso sarà il sapore, tanto più ci scatenerà emozioni positive che stiamo ricercando. Ed infine i proibiti, si è visto che spesso e volentieri le persone stilano una specie di lista di cibi vietati che vengono deliberatamente elusi il più possibile. Questo evitamento in realtà non farà altro che aumentare l’attrattiva per quest’ultimi e soprattutto il divieto assoluto di mangiarlo ci spingerà a cercarlo ancora con più intensità. E per concludere, voglio parlarvi di un’ ultima caratteristica della fame emotiva ovvero il suo andamento. Spesso viene definita come un’onda, ovvero arriva, aumenta velocemente e diventa molto pregnante. Di solito a questo punto la persona cede al cibo, se invece l’individuo riuscisse a distrarsi, con un altro metodo di fronteggiamento più funzionale potrebbe riuscire a spezzare il circolo vizioso. Non è facile e spesso soprattutto nella prima fase ci vuole aiuto, ma se si riesce a interrompere l’automatismo o a ridurlo sensibilmente la persona riesce a giovarne. Di certo vanno capite le motivazioni per cui si è instaurata questa condotta. Niente avviene per caso e solo attraversando il dolore, la preoccupazione o la paura che c’è dietro si potranno avere dei risultati duraturi.
Dott.ssa Erica Zanghellini Psicologa-Psicoterapeuta Riceve su appuntamento Tel- 3884828675