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Italiani mai così poveri

L’Italia in controluce di Armando Munaò

Italiani mai così poveri dal 2005

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Non è ancora possibile ragionare sui dati con sicurezza (le stime definitive, spiega l’ISTAT, verranno rese disponibili solo nel prossimo giugno 2021), ma la povertà assoluta nel 2020 ha toccato livello che, nel nostro Paese, non si vedevano da un bel po’. Dal 2005 infatti non si registrava una crisi come quella derivante dalla pandemia Covid, che ha complicato non poco la vita a imprese e famiglie. Le stime preliminari, spiega infatti l’Istituto Nazionale di Statistica con una relazione aggiornata allo scorso 4 marzo 2021, “indicano valori dell’incidenza di povertà assoluta in crescita sia in termini familiari (da 6,4% del 2019 al 7,7%, +335mila), con oltre 2 milioni di famiglie, sia in termini di individui (dal 7,7% al 9,4%, oltre 1 milione in più) che si attestano a 5,6 milioni”. Parliamo dunque di un incremento che ha dell’incredibile. Sostanzialmente, poco meno del 10% della popolazione italiana ogni giorno non vive, ma sopravvive, cercando di organizzarsi al meglio per contenere le spese sempre più ingenti di questa nuova (ma si spera temporanea) quotidianità. Di fatto, dopo quattro anni consecutivi con il segno “più”, ovvero con la riduzione del numero di famiglie e persone in povertà assoluta, nell’anno del Coronavirus si sono azzerati tutti i miglioramenti registrati nell’ultimo lungo periodo. Prima di proseguire con l’analisi del contesto in cui attualmente ci troviamo, occorre fare una precisazione: cosa s’intende per povertà assoluta e relativa? Per povertà assoluta s’intende quella situazione nella quale non si hanno le possibilità e le capacità economiche per acquisire i beni e i servizi necessari a raggiungere uno standard di vita minimo accettabile nel contesto di appartenenza. È la concreta impossi-

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bilità di far fronte a una spesa mensile minima necessaria per acquisire un paniere di beni e servizi che, nel contesto italiano e per una famiglia con determinate caratteristiche, è considerato essenziale a uno standard di vita minimamente accettabile. Sono quindi considerate “povere assolute” quelle famiglie che hanno una spesa mensile inferiore alla soglia considerata “accettabile”, soglia che varia per dimensione e composizione, per età della famiglia, per ripartizione geografica e per tipo di Comune di residenza. La povertà relativa invece è un parametro che esprime le difficoltà economiche nella fruizione di beni e servizi, riferita a persone o ad aree geografiche, in rapporto al livello economico medio di vita dell’ambiente o della nazione. Questo livello è individuato attraverso il consumo pro-capite o il reddito medio, ovvero il valore medio del reddito per abitante, quindi, la quantità di denaro di cui ogni cittadino può disporre in media ogni anno. E per quantificare la povertà relativa si fa riferimento a una soglia convenzionale, adottata in campo internazionale, che considera povera una famiglia di due persone adulte con un consumo inferiore a quello medio pro-capite nazionale. Tornando a considerare i dati, l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta è prevalentemente nel Mezzogiorno (8,5%), al Sud e nelle isole (8,7%). Nel resto d’Italia, è invece inferiore ed esattamente, 5,8% nel Nord-Ovest, 6% nel Nord-Est e 4,5% al Centro. Per quanto riguarda la povertà individuale è del 10,5% nel Sud, 9,4% nelle Isole, ma è più bassa nel Centro (6,8%) e nel Nord (5,6%). Rispetto al 2018, invece, si riduce la quota di famiglie povere nei Comuni di area metropolitana, ed esattamente nel Centro (da 3,5% a 2,0%), nel Mezzogiorno (da 13,6% a 9,8%), e nelle Isole (da 11,3% a 6,4%). Tra gli individui in povertà assoluta si stima che le donne siano quasi 2milioni e 500mila, i giovani di 18-34 anni 1 milione e 100mila e gli anziani oltre 600mila. Nel 2019, la povertà assoluta in Italia ha interessato, purtroppo, 1 milione 130mila minori (11,4% rispetto al 7,7% degli individui a livello nazionale; 12,6% nel 2018). L’incidenza varia dal 7,2% del Centro a quasi il 15% del Mezzogiorno. A correre rischi maggiori sono le famiglie più numerose (i cosiddetti “single” infatti presentano un’incidenza di povertà stabile al 5,7%): se infatti fino a quattro membri l’incremento resta minore di due punti percentuali (le famiglie con due persone passano dal 4,3% al 5,7%, quelle con tre dal 6,1% all’8,6% ed infine quelle con quattro dal 9,6% all’11,3%), per quelle con almeno cinque persone la situazione peggiora di ben quattro punti percentuali, passando dal 16,2% al 20,7%. Situazione che diviene ancora più critica nelle famiglie con un solo genitore (l’incidenza passa dall’8,9% all’11,7%), nelle coppie con un figlio (da 5,3% a 7,2%) e quelle con due (dall’8,8% al 10,6%). La presenza di figli minori espone maggiormente le famiglie alle conseguenze della crisi. L’incidenza della povertà assoluta sale, infatti, di oltre due punti percentuali per i minorenni – da 11,4% a 13,6%, il valore più alto dal 2005 – per un totale di bambini e ragazzi poveri che raggiunge quota 1 milione e 346mila, 209mila in più rispetto all’anno precedente.

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