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Il presepe, tra storia e significato

Tra religione e tradizioni di Patrizia Rapposelli

IL PRESEPE TRA STORIA E SIGNIFICATO

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Natale è alle porte e con sé porta una rappresentazione scenica per eccellenza. Impregnata di storia invoca emozioni: il presepio. Un passato impolverato, vestito di speranze e luci, custode di vecchie memorie, nostalgico tramanda pensieri imprigionati, messaggi che fanno incontrare il lontano tempo con l’oggi. La pratica di preparare la tradizionale raffigurazione nelle case e nelle chiese tra il Natale e l’Epifania include significati profondi che hanno a che fare con la cristianità da un lato e dall’altra con aspetti socio-culturali: la Natività, che vede l’origine della sua figurazione nella leggenda con protagonista San Francesco d’Assisi, la cultura popolare che nel racconto antico guarda all’esortare dei valori famigliari. La parola stessa deriva dal latino praesaepe, ossia mangiatoia; nella semplicità si fa portatore di una lunga tradizione ed affonda le radici tra gli antichi etruschi e latini. Tali popoli usavano venerare le figure dei Lares familiares, spiriti dei familiari defunti che vegliavano sul buon andamento della famiglia; ogni antenato veniva rappresentato da una statuetta di cera o terracotta, sigillum, la quale veniva posta in delle nicchie apposite e onorate con l’accensione di fiammelle in particolari occasioni. Consuetudine che venne poi assimilata dal cristianesimo; infatti presso l’antica Roma si svolgeva una festa nel periodo del solstizio d’inverno detta “Sigillaria”, durante la quale i parenti si scambiavano le statuine dei lari defunti. In attesa della “Sigillaria”, attuale Natale, i bambini dovevano mettere queste figure in un recinto e la famiglia tutt’intorno al presepe, inteso come recinto, si riuniva per invocare la protezione degli avi. Ad oggi, nella storia moderna, nel periodo natalizio, alle spalle di una tradizione cristiana, all’albero di Natale è generalmente affiancata, come simbolo stesso della festività, la riproduzione in miniatura della nascita di Gesù bambino. Un momento di ritrovo del passato per soffermarsi ad una riflessione e un’intima condivisione con sé stessi o la famiglia stessa. L’usanza del “fare” il presepe trova origine nella notte di Natale del 1223, quando San Francesco d’Assisi, in seguito al suo viaggio dalla Palestina in Betlemme, iniziò una mistica rievocazione. Dall’aspetto di un castrum medievale, si apriva sulla vasta pianura di Rieti, tra i boscosi monti Sabini, alle pendici del monte Lacerone, il paesino di Greccio, luogo che invocava in lui il ricordo di Betlemme e ideale per celebrare in modo nuovo tale festività. Papa Innocenzo, accolse la proposta del frate e coinvolgendo l’intero territorio si cercarono i volti che avrebbero interpretato la Sacra rappresentazione: i pastori, Maria, Giuseppe, il bambino. In quella notte Santa tra i borghi e i sentieri risuonavano i cori di uomini venuti da lontano che con fiaccole e canti illuminarono quella notte. In quel di Greccio ebbe luogo la prima raffigurazione del Presepe vivente e moderno della storia del cristianesimo. La Natività dal 1223 ebbe poi diverse riproduzioni in campo artistico, in particolare con Giotto e il “Presepe di Greccio” nella Basilica superiore d’Assisi. Da quel lontano passato ad oggi, prima nelle chiese, poi nelle cappelle nobiliari, nelle case dei nobili a quelle della gente comune, la natività di Betlemme rivive tra le luci delle case addobbate, memorie di un tempo andato che permane nel pensiero di un popolo moderno che si incontra con quello passato.

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