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Cento anni fa la tregua di Natale

La guerra si ferma di Elisa Corni

Cento anni fa la Tregua di Natale

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Centosette anni fa, nel dicembre del 1915, da più di un anno il mondo intero era scosso dalla prima guerra moderna. Milioni di uomini si fronteggiavano armati dei più moderni strumenti di morte. Un conflitto che ben presto si trasformò in una guerra lenta e inumana, fatta di paura, di logoramento e di condizioni di vita disumane. Nelle trincee si aspettava di uccidere o di morire. Eppure fu proprio lungo le trincee del forte occidentale che, nel Natale del 1914 avvenne il miracolo: la Tregua di Natale. Con l’arrivo dell’inverno e la fine della prima battaglia di Ypres le truppe tedesche e quelle inglesi si trovavano ferme lungo il fronte delle Fiandre. La guerra di movimento si era inesorabilmente tramutata in guerra di posizione. Erano passati pochi mesi dall’inizio del conflitto, eppure i caduti avevano già superato il milione, giovani uomini le cui vite erano state spezzate con una violenza inaspettata. E i settecento chilometri di trincee che correvano dal Mare del Nord alle Alpi erano l’unico umido rifugio dall’odioso nemico, dipinto con colori truci dalla propaganda. Proprio per questo quanto accadde il 24 dicembre di quel nevoso 1914 lasciò tutti sbigottiti. Dal silenzio della terra di nessuno, una alla volta, si innalzarono le voci dei soldati che cantavano inni natalizi e si scambiavano auguri da un lato all’altro del fronte. Lungo i parapetti delle trincee comparvero candele e altre decorazioni. Poi un cartello venne alzato dalla trincea tedesca: “noi non spariamo, voi non sparate” riportava semplicemente. Un gesto che fece, come si dice, scoppiare la pace. Per un po’ tutte le Fiandre tacquero e non si udirono più colpi d’arma da fuoco ma solo canti e risa. Addirittura tra sassoni e scozzesi ebbe luogo la celeberrima partita di calcio, ben narrata dal tenente Johannes Niemann nel suo diario. “Un camerata entrò di corsa nel mio ricovero dicendomi che soldati tedeschi e scozzesi erano usciti dalle loro trincee fraternizzavano tra loro lungo la linea del fronte. Afferrai il mio binocolo e, guardando con cautela, vidi l’incredibile scena dei nostri soldati che si stavano scambiando sigarette, grappa e cioccolata con il nemico. Più tardi comparve un soldato scozzese con un pallone da calcio e pochi minuti dopo si disputò una vera partita di calcio”. Era il 25

La guerra si ferma

dicembre 1914, nella terra di nessuno tra Basseville e St. Yvon. Il soldato inglese e noto fumettista Bruce Bairnsfather, testimone degli avvenimenti, scrisse nelle sue memorie: "Non dimenticherò quello strano e unico giorno di Natale per niente al mondo... Notai un ufficiale tedesco, una specie di tenente credo, ed essendo io un po' collezionista gli dissi che avevo perso la testa per alcuni dei suoi bottoni della divisa... Presi la mia tronchesina e, con pochi abili colpi, tagliai un paio dei suoi bottoni e me li misi in tasca. Poi gli diedi due dei miei bottoni in cambio". Nei giorni successivi inglesi e tedeschi deposero le armi lungo tutto il fronte occidentale. Recuperarono i cadaveri dei loro compagni, improvvisarono momenti conviviali con il nemico, fecero pausa dalla guerra. Forse spinti dalla necessità di rinforzare le proprie difese in vista della ripresa del conflitto la primavera successiva, forse sperando che la guerra finisse lì, migliaia di uomini smisero di combattere. La stampa dell’epoca si trovava nell’imbarazzante situazione di dover riportare i fatti. Però la guerra era ancora in corso, e così i fronti interni vennero tenuti all’oscuro. Finché il 31 dicembre il New York Times pubblicò la notizia. Da quel momento in poi nessuna testata del Vecchio Continente poté esimersi dal dare la notizia. Primo tra tutti The Daily Mirror, che pubblicò le famose fotografie scattate dal fuciliere inglese Turner. Se l’opinione pubblica accolse anche con entusiasmo quanto accaduto, lo stesso non avvenne nei reparti. Nessun accordo ufficiale era stato siglato, eppure oltre 100 mila uomini disobbedirono agli ordini. Le ripercussioni non furono però così dure: per lo più ufficiali e sottufficiali vennero degradati. In quel momento, probabilmente, tutti speravano che di lì a qualche mese la guerra sarebbe finita. Ma non andò così. Il conflitto anzi si inasprì, e così, il Natale successivo, quello del 1915, fu tutt’altro che ricco di festeggiamenti. Ufficiali e soldati non deposero le armi. Gli ordini erano precisi, nessuna tregua con il nemico. Le minacce di punizioni molto severe fecero sì che, cento anni fa, il fronte non fu luogo di pace e di tregua, ma anche durante le feste rimase un luogo di guerra. Nell’immaginario collettivo la Tregua di Natale occupa un posto saldo. Grazie alle lettere, ai racconti, ai diari e alle fotografie. Come quelle del fuciliere Turner. Dalle pagine del suo diario sono scaturiti romanzi, video e spettacoli teatrali. Come “Quinto non uccidere”, uno spettacolo multimediale nel quale attraverso le musiche originali di Andrea Lorusso, i testi di Giliola Galvani e i suggestivi disegni di Marco Filippone la Tregua di Natale va in scena. Lo spettacolo, già proposto con successo la scorsa estate a Vigolo, andrà in scena la sera dell’11 dicembre presso il Forte delle Benne di Levico Terme. Per non dimenticare la “Piccola Pace nella Grande Guerra”.

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