Valsugana News n. 2/2016 Marzo

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IL SOMMARIO In ricordi di Claudio Valdagni.......................10 Per non dimenticare ...................................13 La scuola giusta .........................................17 Il Cyber bullismo ........................................18 Intervista impossibile – Luigi Pirandello ........21 Adolescenti e pornografia............................24 L’Associazione Chiarentana..........................26 Ivano Fracena, Samone, Castel Ivano..al voto......28 Associazione Levico Famiglia .......................30 GAIA e la disabilità .....................................60 L’Hotel Elite................................................64 Anche in Valsugana, la ROSSA.....................65 La fucina dei Zanghellini .............................66 La Staffetta del cuore .................................68 In ricordo di Paolo Meggio ..........................69 Licia Cappato .............................................70 Le cronache ...............................................71 La ragazza immagine - Katya Rosso .............72 Pergine: festival dell’ambiente .....................74 Giornata della memoria...............................75 Le cronache ...............................................76 Da Venezia a Pechino .................................78 Il Coro Cima Vezzena..................................80 Auguri dr. Roberti .......................................81 Le opere di Fasal ........................................82 Il Trofeo Parampampoli...............................84 Il personaggio: Renato Salani......................85 Benessere e salute: la vista.........................86 L’obesità: dati in aumento ...........................87 L’avvocato risponde ....................................88 Girovagando - La Sicilia ..............................90 ASTRONOMIA - ASTROLOGIA I Pesci ...................................................... 92 Giocherellando ...........................................94

Il Festival di Sanremo... pag. 5 EXPO VALSUGANA LAGORAI... PAG 63 LO SPECIALE CASA La casa nei tempi ..................33 Crescono i furti ....................37 I furti in casa - difendiamoci ..38 Gli incidenti in casa ........41/43

ANNO 2 – MARZO 2016 DIRETTORE Cristina Dellamaria DIRETTORE RESPONSABILE Armando Munao’ - 333 2815103 direttore@valsugananews.com VICEDIRETTORE Roberto Paccher COORDINAMENTO EDITORIALE Enrico Coser COORDINAMENTO PUBBLICITARIO Cristina Dellamaria - 347 6475297 COLLABORATORI Luisa Bortolotti - Elisa Corni - Erica Zanghellini Alessandro Dalledonne - Mario Pacher - Franco Zadra Laura Fratini - Francesca Schraffl Eleonora Oss Emer - Chiara Paoli - Tiziana Margoni Patrizia Rapposelli - Zeno Perinelli - Adelina Valcanover CONSULENZA MEDICO - SCIENTIFICA Dott.ssa Cinzia Sollazzo - Dott. Alfonso Piazza Dott. Giovanni Donghia - Dott. Marco Rigo EDITORE Edizione Printed srl Viale Vicenza, 1 - Borgo Valsugana IMPAGINAZIONE, GRAFICA Grafiche Futura STAMPA Grafiche Futura

Il dramma degli sfratti ..........47 La casa dei romani ................48 La casa degli etruschi............50 L’isolamento termico............52 Lo sapevate che ....................53 Edilizia Abitativa in Trentino ..55 Il patrimonio immobiliare ....57 Chi e quanto paga ................59

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Festival di Una edizione da record con ascolti alle stelle sia in termini reali che di share, i più alti nella media da quando è iniziata l’era televisiva digitale con una organizzazione quasi impeccabile, canzoni e interpreti che hanno unito le varie generazioni. Un prodotto sano rivolto a tutti, anche economicamente visto che chiude con più di 6 milioni di euro in attivo. A dispetto degli anni, il Festival continua imperterrito a raccogliere consensi nonostante le critiche che inesorabilmente piovono da più parti, lui resiste e persiste dopo aver attraversato nel corso della sua storia crisi gravissime che hanno messo a rischio la sua stessa sopravvivenza.

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Sanremo

INTER VIS TE, FO TOGR AFIE E TE

A volte in passato presentatori anche bravi che hanno replicato l’anno successivo non hanno avuto lo stesso riscontro positivo; questo invece non è accaduto per Carlo Conti che come conduttore e direttore artistico ha raccolto invece ancora più consensi dello scorso anno e si gusta con soddisfazione i frutti di un lavoro che parte da lontano perché Carlo rappresenta la qualità e l’efficienza ma allo stesso tempo la vicinanza alla gente, è abituato ed entrare quotidianamente con garbo nelle case degli italiani con programmi come “L’eredità”, “Tale e quale show”, “I migliori anni” e per la gente è ormai una persona di casa che fa bene il suo lavoro senza volgarità o pietismi e senza polemiche. Semmai il rischio è proprio quello di essere diventato negli anni più uno spettacolo televisivo ben confezionato che una gara di canzoni. Da sottolineare l’importanza di ospitare artisti di spessore ma

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 di Giuseppe Facchini

che non hanno mai trovato attenzione verso il grande pubblico come il pianista Ezio Bosso proprio per fare spazio e dare il giusto riconoscimento a chi fa della musica la sua vita in condizioni fisiche più difficili. E’ Carlo Conti che prosegue il percorso di Pippo Baudo perchè questo modo di fare il Festival nasce proprio da lì. Bravo Conti anche a sapersi circondare delle persone giuste al momento giusto tra i collaboratori ma anche in chi sale sul palco a cominciare da Virginia Raffaele dalle grandi qualità e che potrà trovare spazio televisivamente anche in futuro non solo come imitatrice. Sul fronte delle proposte musicali diverse sono state quelle valide, abbiamo potuto ascoltare i grandi nomi della canzone fuori concorso che hanno lasciato un segno importante nella musica come Renato Zero, i Pooh e Laura Pausini o anche Elton John, quelli che in concorso. La rassegna sanremese ci

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consegna alcuni pezzi validi: la genialità di “Semplicemente” (Bluvertigo), la sensibilità di “Blu” (Irene Fornaciari) nel parlare delle tragedie del mare, le emozioni di “Il diluvio universale” (Annalisa) , la bellezza della vita in “Guardando il cielo” (Arisa), il saper accettare i propri errori in “Via da qui” (Iurato-Caccamo), la nostalgia di “Quando sono lontano” (Clementino) , l’intensità di “Ora o mai più (Dolcenera) e di “Infinite volte” (Fragola), il mondo femminile raccontato in “La borsa di una donna “ (Noemi), la bellezza e l’apertura di “Cieli immensi” (Patty Pravo), le passioni di “Il primo amore” (Ruggeri). Capitolo a parte per Elio e le Storie Tese che hanno nuovamente stupito con “Vincere l’odio” una canzone fatta solo di ritornelli uno diverso dall’altro. In questi tempi dove c’è bisogno di un sorriso, di un dialogo, Sanremo senza voler enfatizzare l’evento, aiuta in questo, con un messaggio positivo che è si di business

ma anche di sostanza. Quest’anno esaminando i dati di ascolto vi è stata una crescita numerica in chi ha visto il Festival proprio tra gli utenti più giovani che usano i social network, tipo faceo twitter book riscontrando una maggiore attenzione. Qualche anno fa il televoto avrebbe premiato qualche giovane proveniente dai talent televisivi, questa volta no. Gli Stadio hanno vinto in tutto, sia nella giuria di qualità, che nel televoto. Il fatto che abbia vinto proprio la ballata “Un giorno mi dirai” di un gruppo che rappresenta la storia ma anche l’impegno e la coerenza del proprio percorso musicale che non bada alla apparenze ma alla proposta musicale, quasi un Oscar alla carriera,

Renato Zero che mai avrebbe pensato di vincerlo, con un testo intenso del dialogo di un padre con la figlia con parole che vanno diritte al cuore, è da vedere come un ponte tra le generazioni.

I Pooh

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Patty Pravo


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VINCONO GLI “STADIO”

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rionfo da stadio per gli Stadio al Festival di Sanremo. Dopo quattro partecipazioni alla rassegna dove hanno “conquistato” per due volte l’ultimo posto della classifica, il 2016 li incorona come meritati vincitori con la canzone “Un giorno mi dirai”. Il brano è molto intenso e descrive con grande sensibilità il dialogo di un padre con la figlia regalando emozioni importanti. L’attuale formazione degli Stadio vede Andrea Fornili, Roberto Drovandi, Giovanni Pezzoli e naturalmente Gaetano Curreri , voce e anima del gruppo nonché compositore dei brani. Abbiamo incontrato il gruppo durante la notte della proclamazione davanti ad un ottima torta per festeggiare la vittoria del gruppo bolognese. Gaetano, raccontaci le tue sensazioni. “Abbiamo vinto il 14 febbraio, la festa degli innamorati e noi siamo profondamente innamorati della musica e ci occupiamo di tutto quello che è la musica. Sono tanti anni che portiamo

avanti questa sonorità, a volte ci riusciamo bene, a volte meno bene, a volte non ci riusciamo affatto. La musica è una cosa primaria, è la nostra linfa, la musica è tutto. L’emozione e la gioia per questa vittoria sono enormi, è come avessimo preso la laurea, la laurea in canzoni”. La stessa canzone vincitrice l’anno scorso non è stata ammessa al Festival. Come mai? “E’ vero, però dal provino sembrava quasi un altra canzone, molto scarna, non da band. Non aveva questa forza, questo impatto fortissimo che aveva quest’anno. Ora l’abbiamo riproposta in modo diverso ed è stata accolta alla grande. A volte si chiude una porta e si apre un portone. Aver fatto conoscere questa canzone è stata una cosa molto importante. A Sanremo è difficile dire di no e abbiamo fatto bene a venirci”. Come ricordi il primo Festival? “Siamo partiti con il fatto che dovevamo giustificare la nostra presenza al Festival. Anche qualche giornalista scri-

veva “ ma perché gli Stadio sono a Sanremo tra i big e hanno fatto solo un disco, ci sono solo perché era il gruppo di Lucio Dalla che li ha aiutati”; invece non è mai stato così. Abbiamo sempre cercato di portare avanti la nostra carriera sempre pensando alla qualità della nostra musica, abbiamo fatto talmente tanta musica che molte cose sono riuscite bene”. Un episodio di questo Festival. “Nella serata delle cover che abbiamo vinto con “La notte dei miracoli” di Lucio Dalla è scattato qualcosa di importante, ci è arrivata un energia, è come se fosse arrivata una mano da lassù, e una voce che diceva “ti metti a cantare bene, fate le cose come devono essere fatte”. In questi giorni esce il nuovo album “Miss nostalgia”. “E’ un disco al quale crediamo molto con 12 canzoni decisamente delicate e intense allo stesso tempo. E vi aspettiamo ai nostri concerti, il tour parte subito a marzo”..

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ENRICO RUGGERI È

ritornato al Festival con la canzone “Il primo amore non si scorda mai” che anticipa il doppio album “Un viaggio incredibile” con nuove canzoni e una rilettura di alcuni brani del periodo dal 1986 al 1991, l’album è il numero 32 della sua bellissima carriera artistica. Ruggeri ha vinto il Festival due volte, nel 1987 con “Si può dare di più” insieme a Morandi e Tozzi e nel 1993 con “Mistero”. Enrico, parlaci della canzone sanremese. “Sembra una burla ai miei fan perché lascerebbe presagire una canzone di rimembranze, il primo bacio, la luna, il primo amore. Invece si parla del periodo tra i 15 e i 21 anni, il primo concerto, la prima volta allo stadio, gli amici, la prima uscita fuori casa, la prima chitarra, tutta una serie di cose che mi hanno modellato l’anima. Noi

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siamo quello che ci è capitato”. Hai esordito a Sanremo nel 1980 con i Decibel nel brano “Contessa”. “Era un periodo particolare, senza internet, sono arrivato qui con un modo e una musica che non si conosceva, eravamo quasi avvantaggiati, appena arrivato ero certo di avercela fatta per merito e per un insieme di circostanze fortuite. Vengo da un era in cui i discografici applicavano la regola che se non sfondavi era meglio cambiare mestiere al quarto album. Ora i giovani hanno meno tempo e fanno più fatica, è molto più complicato rischiare, ed è un peccato; personaggi come Battiato, Dalla o Vecchioni sono usciti proprio per la pazienza delle case discografiche di allora”. Come giudichi l’attuale Festival? “Sono il cantautore di un certo tipo che più ha frequentato questi posti, il festi-

val è un meraviglioso concentrato di promozione, in 15 giorni fai quello che faresti in 4 mesi. Questi giorni sono particolari, una settimana che non trovi normalmente nella vita, una enclave particolare di cantanti, di autoreferenzialità, divertente. Carlo Conti un grande conduttore. Per i cantanti giovani il destino è legato ad una canzone e non a un progetto, mi sono piaciuti e lasciano intuire un percorso interessante. Quello che auguro a loro è di avere il tempo per dimostrare le proprie potenzialità”.


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VALERIO SCANU V

alerio Scanu è tornato al Festival 6 anni dopo la vittoria ottenuta al suo debutto nel 2010 con la canzone “Per tutte le volte che…”. Il suo nuovo album autoprodotto porta il titolo della canzone presentata all’Ariston “Finalmente piove”. Valerio, ritorni a Sanremo dopo la vittoria a “Tale e quale show”. “Qualsiasi tipo di reality o di gara può essere rischioso ma penso di esserne uscito bene sfruttando le potenzialità di una vittoria in un programma di grande successo. Sono a Sanremo senza far uso di imitazioni o altro per presentare il mio nuovo progetto artistico”. Il brano “Finalmente piove” è stato scritto da Fabrizio Moro. “Il brano è forte, mi piace molto proprio per come è. Me lo sento cucito bene per me. Mi è stato regalato per

una scommessa, quando l’ho sentito la prima volta ho chiesto a Fabrizio di fare un nuovo arrangiamento e fare qualche modifica. Lui è rimasto colpito di quanto ho proposto e mi ha concesso il suo brano. E’ una collaborazione importante e spero di continuare a lavorare con altri grandi artisti che mi arricchiscono perché sono felice di confrontare con altri il mio percorso musicale”. E il tuo nuovo album? “Sono dodici nuovi brani oltre alla cover di Lucio Battisti “Io vivrò senza te” , la scrittura dei brani è durata due anni, alcuni erano nel cassetto ma col tempo sono maturati insieme a me e li ho incisi. Il disco è un ulteriore passo in avanti rispetto al passato e al contempo rimanendo coerente con quanto fatto finora”. Come ti definisci?

“Sono una persona umana, socievole e sensibile. Qualcuno mi aveva definito antipatico ma dopo “L’Isola dei famosi” la gente mi ha conosciuto di più dal lato umano. Sono comunque sempre molto critico con me stesso e mi metto in discussione”. Rispetto al Festival del 2010 come è andata? “Ero molto giovane, 19 anni, e mi sono trovato in un vortice. L’edizione di quest’anno me la sono sudata di più ma va benissimo così. Tra poco partirò per un tour, il disco è uno strumento per incuriosire e portare le persone al concerto, i dischi a volte sono fuorvianti, il live no. Sono felice del mio attuale periodo”.

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Grande lutto per l’oncologia e per la Valsugana

In ricordo di Claudio Valdagni  di Chiara Paoli

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l 26 gennaio scorso, alla veneranda età di 96 anni è venuta a mancare una delle personalità che nel secondo dopo guerra ha reso celebre la Valsugana in tutta Europa e non solo. Tutto il Trentino è in lutto per Claudio Valdagni, nato a Pergine Valsugana il 31 agosto del 1919 e medico oncologo pioniere della Telecobaltoterapia, un uomo che seppe dare speranza a migliaia di persone affette da tumore (dal latino, rigonfiamento), un grande male, noto sin dall’antichità, in greco definito karkinos, che significa granchio, tradotto in latino con cancer. Questa è una storia di grande impegno e di amore per i propri pazienti, un giovane radiologo e oncologo che sogna di portare in Valsugana le tecniche più all’avanguardia nella lotta contro i tumori.

DI TOLLER DEBORAH E PACCHER ROBERTO

Grazie alla determinazione di Claudio Valdagni e all’appoggio del presidente dell’Ente Comunale Guido Bertagnolli e di Serafino Segnana, sindaco di Borgo Valsugana, il 31 ottobre del 1953 prende avvio all’ospedale San Lorenzo, la seconda unità di radioterapia a livello mondiale. Quello che più colpisce di questa vicenda che interessa un piccolo centro della Valsugana, ancora in via di ripresa dopo le vicende belliche, è che per ottenere il "cobalto" si impegnarono alcuni cittadini di Borgo, che si fecero promotori dell’iniziativa, sottoscrivendo personalmente una cambiale per la cifra all’epoca esorbitante di 20 milioni di lire, dando come garanzia le loro proprietà. E’ così che per un decennio circa l’ospedale valsuganotto diviene un centro di primaria importanza per l’oncologia a livello internazionale; soltanto qui e in Canada vengono sperimentate le potenzialità pacifiche dell’energia

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atomica, che tanta distruzione e tanto terrore ha suscitato sul finire del secondo conflitto mondiale, con la distruzione di Hiroshima e Nagasaki. Claudio Valdagni con grande passione per il suo lavoro, attraversa l’oceano per dialogare e per apprendere dai colleghi dell’Ontario le tecnologie più all’avanguardia nel settore oncologico. E nei programmi dei congressi medici internazionali, al fianco dei centri di ricerca universitari di tutto il mondo, compariva assai spesso l’Ospedale San Lorenzo di Borgo. Nel 1960 Valdagni per primo in Italia, avvia una serie di studi volti a testare il trattamento del carcinoma gastrico per mezzo di radiazioni elettromagnetiche gamma del cobalto e sperimenta l'uso della telecobaltoterapia per il trattamento del cancro alla prostata, conseguendo ottimi esiti, che espone nel 1964 al convegno mondiale di radiologia e radioterapia di Madrid. Nello stesso anno Claudio Valdagni

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partecipa all’organizzazione del primo congresso italiano sui rapporti tra fisica e medicina nella pratica clinica, che si tiene a Roncegno Terme e che decreta la fondamentale importanza della figura del fisico nello staff di una struttura ospedaliera fornita di unità nucleari. Nel 1966 affronta un viaggio di studio che lo porta a Huston negli Stati Uniti, dove apprende dell’avviamento del progetto di screening di massa, volto a prevenire e a consentire una diagnosi precoce dei tumori mammari, ed è così che, nell’autunno dello stesso anno, l’iniziativa prende piede anche in Trentino, regione capofila del progetto di prevenzione a livello nazionale. Tra i meriti del dottore della “bomba al cobalto”, si ricordano gli sforzi per la realizzazione del Centro Oncologico di Trento, centro italiano d’eccellenza che prese avvio sotto la sua direzione e l’impegno per l’istituzione della Fondazione Trentina per la Ricerca sui Tumori, divenuta successivamente

Il prof. Valdagni e la ‘’ sua‘’ bomba al cobalto

Associazione Trentina per la Medicina Genomica. Innumerevoli i riconoscimenti accademici tributati allo studioso nel corso degli anni, tra questi la Commenda dell'Ordine al Merito della Repubblica per meriti scientifici, concessa nel 2012 per motu proprio dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Per i novant’anni dell’oncologo, Stefano Chelodi ha pubblicato un volume che ripercorre i passi della sua attività scientifica, il titolo è “Caccia al Killer – Claudio Valdagni ed il Trentino nella guerra contro i tumori”. Il professor Valdagni è riconosciuto a tutti gli effetti come uno dei pionieri della radioterapia a livello globale, e noi vogliamo ricordarlo come un grande uomo di scienza di origini valsuganotte, che ha saputo mettersi al servizio della comunità, dando prova di grande capacità e di valore nel suo saper “domare quel diavolo” che è l’energia nucleare, per sfruttarne le potenzialità a beneficio di molti.

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Boso Amerigo Tarcisio Ballerin Boso Ermanno Secondo

I civili valsuganotti deportati nel Terzo Reich 1939 - 1945

PER NON DIMENTICARE Queste pagine di Valsugana News sono dedicate ad alcuni Valsuganotti che nel corso della seconda guerra mondiali sono stati deportati e/o internati nei campi di concentramento e di sterminio subendo, insieme ai loro sfortunati compagni, le più atroci angherie e torture da parte dei nazisti. Nei numeri di aprile e maggio troverete i nomi degli altri valsuganotti coinvolti. La loro storia, e quella di tutti i trentini, è stata tratta dal libro ALMENO I NOMI - Civili trentini deportati nel Terzo Reich, 1939-1945, edito nel 2013 dal Laboratorio di Storia di Rovereto e dalla Presidenza del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento. Coordinatore della ricerca Giovanni Tomazzoni, a cura di Sergio Baldo, Claudia Boscarato, Gianni Canepel, Giancarla Deflorian Candelpergher, Caterina De Meio, Dolores Fait Rosa, Franco Filippini, Diego Leoni, Graziella Lestani Canepel, Armando Luzzi, Gianfranco Nicoletti, Rossano Recchia, Sandro Slaghenaufi, Elisa Trenti, Anita Vedovi e Guido Vettorazzo.

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egli ultimi venti mesi della Seconda Guerra Mondiale si calcola che siano stati 900 mila gli italiani e le italiane che si trovarono in territorio tedesco contro la loro volontà: internati militari, catturati dopo l’armistizio, civili precettati o rastrellati e inviati al lavoro coatto, deportati nei campi di concentramento, di sterminio, di transito, satellite o di rieducazione. Di questi 202 sono le schede di altrettanti trentini recuperate nel volume “Almeno i nomi” (*) edito dalla Provincia e dal Laboratorio di Storia di Rovereto: 109 sono morti. Gli altri liberati, sia pure stremati, e rimpatriati dopo qualche settimana, generalmente trascorsa in una infermeria o in un ospedale militare o della Croce Rossa. La maggioranza sono della Bassa Valsugana e del Tesino. In tutto 33, così suddivisi per paesi di origine: 12 di Castello Tesino, 4 di Borgo, 3 di Roncegno, altrettanti di Levico e di Pieve Tesino. Due (di cui una donna) sono originari di Villa Agnedo, altri sono nati a Ivano Fracena, Caldonazzo, Tenna, Torce-

gno, Telve e Strigno. Numerosi valsuganotti sono emigrati in Francia, altri attivi nella Resistenza nel Trentino Orientale, altri ancora risultano fra i deportati dal carcere di Peschiera. Quattro di loro, tutti di Castello Tesino (Tarcisio Ballerin, Amerigo Boso, Emanno Secondo Boso e Narciso Sordo) morirono nel mese di marzo del 1945. Esattamente 61 anni fa. Il 13 marzo, a Gusen spirava don Narciso Sordo. Nato a Castello Tesino il 15 gennaio del 1899, sacerdote, nell'autunno del 1943, dalla parrocchia di San Giovanni Bosco a Bolzano torna nella sua valle per organizzare un centro scolastico e appoggia il movimento di resistenza. Arrestato il 10 novembre del 1944, è condotto a Grigno, poi nel lager di Bolzano e infine deportato a Mauthausen. Non usufruisce dei benefici accordati ad altri detenuti sacerdoti per intervento della Santa Sede. Costretto a lavorare a Gusen, nelle fabbriche sotterranee, muore, vittima di continue crudeltà e brutali violenze, alle 6.30 del mattino del 13 marzo del 1945. Due giorni dopo, il 15 marzo, a Mauthausen

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cessa di vivere Tarcisio Ballerin. Era nato a Castello Tesino il 27 gennaio 1920. Studente di quinta ginnasio. Fa il postino a Strigno e nel marzo del 1940 viene chiamato alle armi nel 67 Reggimento Fanteria Como. Sbandatosi in seguito all'armistizio si avvicina al movimento partigiano, anche se non è certa la sua partecipazione attiva alla Resistenza. Arrestato a Castello Tesino il giorno di Capodanno del 1945, insieme al fratello Danilo, con il quale condivide la sorte. Il 18 marzo muore, a 41 anni, Amerigo Boso. Nato a Castello dal 1905 al 1919 risiede in Svizzera. Operaio, è chiamato alle armi il 2 maggio del 1924 nel Battaglione Alpini Verona. Il 26 aprile del 1925 è tradotto nelle carceri militari di Trieste per scontare una pena di 8 mesi inflittagli

Cesare Andreatta

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per furto dal Tribunale di Trento. Collocato in congedo, nel 1930 emigra in Francia dove è segnato come antifascista. Prende parte alla guerra civile spagnola e combatte a Huesca. Nell'agosto del 1940 viene arrestato alla frontiera italofrancese, tradotto a Trento, quindi inviato a Ventotene. Liberato nell'agosto del 1943, è catturato dai tedeschi, rinchiuso nel lager di Bolzano e deportato a Mauthausen, dove arriva il 21 novembre del 1944. Trasferito a Gusen, il 15 marzo arriva al Sanitatslager dove muore tre giorni dopo. E' il 19 marzo, invece, quando a Gusen spira il ventiduenne Ermanno Secondo Boso. Nato il 17 novembre del 1923 si aggrega al movimento partigiano del Tesino. Catturato dai tedeschi, è interrogato nel comando di Roncegno, quindi rinchiuso nel lager di Bolzano e da qui deportato in Germania. Giunge a Mauthausen l'11 gennaio del 1945 e muore a Gusen dopo due mesi. Il fratello Guido, nato nel 1921 e catturato a Cefalonia, risulta disperso durante la prigionia in Germania. Fin qui la storia dei civili, tutti tesini, morti esattamente 61 anni fa in Germania. Ma ci sono anche altre storie di altrettanti valsuganotti che, grazie al volume editato nel 2013 dal Laboratorio di Storia di Rovereto, meritano di essere raccontate. Come quelle dei tre giovani levicensi: Cesare Andreatta, Dal Lago Emilio e

Libardoni Lodovico Lodovico Libardoni. I primi due non tornarono più a casa, il terzo fu più fortunato. Cesare Andreatta era nato il 10 aprile del 1915. Emigra in Francia nell’aprile del 1939. Chiamato alle armi in Italia e “non giunto”, è dichiarato disertore. Con sentenza dell’11 ottobre 1940 il tribunale militare di Verona lo condanna in contumacia a 3 anni di reclusione. Arrestato nella sua abitazione di Senone, in Av. De Gouttes, nella notte tra il 5 e il 6 ottobre 1944, nel corso di una massiccia retata effettuata dai tedeschi nella Valle del Radobeau. Internato nel lager di polizia di Schmirmeck-Vorbruck in Alsazia e da lì deportato a Dachau dove giunge il 21 ottobre. Andreatta scompare ad Ausckwitz, a ridosso della liberazione in quel campo. Emilio Dal Lago era nato il 24 otto-


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PER NON DIMENTICARE bre 1902. Impiegato alla Cit di Bolzano, coniugato, residente a Bolzano. Arrestato una prima volta a Bolzano, poi rilasciato, si trasferisce

Dallago Emilio a Cesena dove il 3 marzo 1944 è nuovamente arrestato e tradotto nel carcere di San Giovanni in Monte a Bologna (matricola 9472). Il 16 maggio è trasferito nel campo di Fossoli e da lì deportato a Mauthausen dove giunge il 24 giugno. Assegnato al sottocampo di Grossraming e poi ricondotto a Mauthausen. Il 7 febbraio 1945 è trasferito nel sottocampo di Gusen 2 (Burgfkristallwerke) dove muore il 30 marzo del 1945. La storia di Lodovico Libardoni è ben diversa. Nato il 30 maggio del 1921, dopo la licenza elementare intraprese il lavoro di contadino. Arruolato per la ferma di 28 mesi e collocato in congedo in attesa dell’avviamento alle armi, viene richiamato il 15 giugno 1943, sbandatosi dopo l’8 settembre, è fatto prigioniero a Levico e portato in Germania. Entra nel carcere di Innsbruck il 5 maggio e ne esce il 12 dello stesso mese. Trasferito al lager di Rodgau-Die-

burg, rientra in Italia il 15 ottobre del 1945. Fin qui la storia dei tre giovani levicensi. Ce ne sono altrettanti, però, tutti originari da Roncegno Terme, che alla fine della Seconda Guerra riuscirono a tornare a casa. Sono Emilio Boccher, Enrico Boschele e Renato (Renè) Groff. Emilio Boccher era nato il 18 luglio del 1914. Contadino, dispensato dal servizio di leva, è richiamato nel marzo del 1940 ed assegnato al Reggimento Fanteria Merano. Congedato nel novembre 1940, è nuovamente richiamato nel marzo dell'anno seguente e inviato, con il Reggimento Fanteria nel “settore di copertura” di Monte Nevoso. Dal novembre 1942 prende parte a operazioni di guerra nella provincia di Trieste. Catturato a Gorizia dopo l'8 settembre, risulterebbe deportato a Dachau da Peschiera. Liberato, si presenta al Distretto Militare di Trento il 28 maggio 1945 ed è collocato in congedo illimitato. Muore il 21 aprile del 1982. Enrico Boschele era nato a Roncegno il 15 gennaio del 1921. Celibe, deportato da Peschiera a Dachau, mestiere dichia-

Boschele Enrico

Boccher Emilio rato: operaio agricolo. Trasferito da Dachau a Flossenbùrg, dove arriva l'11 ottobre 1943, è assegnato al sottocampo Schloss Neuhirschstein: pochi giorni dopo, il 22 novembre 1943, è trasferito all'Akdo “Elsabde”. Il 4 dicembre del 1944 è trasferito a Buchenwald e a Dora-Mittelbau dove arriva il 6 dicembre. Liberato a Dora Mittelbau. Muore a Roncegno il 3 settembre del 1956. Renato Groff viene alla luce a Roncegno il 21 gennaio del 1924. Dispensato dal servizio militare perché residente all'estero. Minatore, emigrato in Francia, residente a Merlin/Isère. Arrestato il 15 maggio 1944, è trasferito nel lager di Compiègne. Da lì il 2 luglio, con il cosiddetto “train de la mort”, arriva a Dachau, dove è immatricolato con la qualifica di “politico”. Il 22 luglio è trasferito a Natzweiler. Ritorna a Dachau il 2 aprile del 1945. Il 5 aprile figura in una lista di prigionieri di diverse nazionalità destinati al lavoro nell'Aussenkommando Mùnchen-Riem. Liberato il 2 maggio 1945, secondo alcune fonti nel sottocampo di Bad Tolz. (A.D. - M.D.)

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è la scuola

“giusta” L

’ “insuccesso scolastico” è un fenomeno complesso, del quale le istituzioni scolastiche tendono però a vedere solo uno degli ultimi atti, quello della decisione finale di un giovane di “mollare” la scuola. Per cercare di risolvere tale problema bisogna considerare l’insuccesso scolastico (inteso come difficoltà di stare al passo, presenza di insufficienze “diffuse e gravi”, forme notevoli di disaffezione allo studio) come punto di partenza e l’effettivo abbandono della scuola come punto di arrivo. Non si sbaglia a collegare i due fatti e a considerarne uno causa dell’altro, ma bisogna esplorare meglio questa relazione, perché è senza dubbio vero che “andare male a scuola” è condizione necessaria dell’abbandono, ma non è sempre sufficiente. Come fa, un giovane, a rendere più debole il suo legame con la scuola, in modo tale che la sua decisione di abbandonare non sia vissuta da lui in modo troppo doloroso? Ovviamente non esiste un comportamento unico, ma possiamo comunque individuare le modalità più frequenti: svalutazione della scuola (non fa per me, cosa me ne faccio del titolo di studio, gli inse-

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gnanti non spiegano bene, …); percezione di essere rifiutati dai pari (in classe nessuno mi aiuta, ce l’hanno tutti con me, sono tutti dei lecchini dei prof, …); associazione con pari devianti. E’ ovvio che chi affronta un insuccesso cerca di difendersi, di trovare al di fuori di sé le cause dei problemi che sta vivendo, in modo da salvaguardare il più possibile la propria identità positiva. Se il giovane vive un’esperienza problematica nei passaggi tra un ciclo di studi e un altro nella sua personalità qualcosa si spezza e tendono a emergere quelle difficoltà che erano nascoste e la disaffezione alla scuola, ai suoi ritmi, ai suoi riti. Un basso concetto di sé scolastico può portare nello studente la sensazione di non essere capace di modificare con i propri sforzi il corso degli eventi scolastici. Per l’adolescente la scuola è “un’esperienza forte”: molta parte della sua vita gira intorno alla scuola che riveste un ruolo molto importante nella sua crescita, rappresenta sia un rilevante investi-

 di Luisa Bortolotti

mento emotivo che un forte dispendio di energie. Infatti l’acquisizione delle competenze scolastiche rappresenta la sfida cognitiva e motivazionale più impegnativa fra quelle che una persona si trova a vivere nel proprio processo di crescita. In ogni caso l’impegno scolastico si traduce per il soggetto in un’impresa pubblica e competitiva che gli consente di definire l’immagine di sé, nel senso che i risultati scolastici determinano l’atteggiamento e le reazioni degli altri nei suoi confronti e, almeno in parte, hanno conseguenze anche sui suoi percorsi professionali futuri. Per fortuna in molti casi “l’abbandono” si risolve bene. Infatti, in alcune regioni la progressiva caduta del tasso di scolarità nel corso delle scuole superiori e la più bassa propensione a proseguire gli studi all’università è giustificata dalla facilità di trovare un impiego anche per chi non ha alle spalle molti anni di studio, o direttamente (nell’azienda familiare o in ambito non troppo distante) o attraverso la frequenza di un corso di formazione professionale.

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Il Cyber bullismo

 di Erica Zanghellini

Questo termine, fu coniato da un educatore canadese Belsey nel 2002. E’ infatti, dopo l’emergere delle nuove forme di comunicazione che usano i “nativi digitali”, che prende vita questo fenomeno e consiste in comportamenti che hanno lo scopo di denigrare, offendere, spaventare l’altro, usando la tecnologia.

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ome molti di voi avranno notato dalla pubblicità dei mass-media, il 9 febbraio è stato celebrato l’Internet Safety Day, giornata Europea rivolta alla sicurezza in rete dei ragazzi. Questa ricorrenza è stata istituita in quanto rappresenta una necessità che appartiene alla nostra società. Quanti dei nostri ragazzi usano internet e i social network? Basti pensare a quanto tempo sono connessi a Facebook e/o Twitter, senza però trascurare WhatsApp, un’applicazione del telefono che permette di scambiarsi, messaggi, video, foto ecc.. anche in gruppo. Capiamo così, che anche se da un lato questo comportamento è diffuso e “normale” possono nascondersi all’interno dei problemi. Dalla dipendenza da tecnologia al Cyber bullismo (bullismo elettronico) solo per dire i più rilevanti. Prensky (2001) ha coniato il termine “nativi digitali”, per indicare tutte le nuove generazioni che sono cresciute negli ultimi 15 anni. Il nome deriva dal fatto che questi ragazzi hanno a disposizione costantemente, da quando sono nati, sia gli apparecchi informatici sia la possibilità di connettersi al web illimitatamente. A livello esperienziale posso affermare che già i bambini alla scuola materna hanno i primi contatti con la tecnologia; immaginiamo quindi quanto sono efficienti in questo tipo di attività. Spesso e volentieri i giovani d’oggi acquisiscono le notizie e cercano le soluzioni a qualsiasi loro problema

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dal web, grandi comunità virtuali li attendono e ne fanno parte costantemente. Il virtuale e il reale perdono il loro confine di spazio diventando un tutt’uno. Un uso di internet non consapevole, distorto e disfunzionale può causare dolore, umiliazione e ripercussioni importanti nella vita di qualcuno. Ci si addentra in “luoghi pericolosi” dove si può ritrovare in alcuni casi una vittima, un carnefice e degli spettatori silenziosi: è la piaga sociale del bullismo che s’è trasformata nel tempo, sviluppandosi in quello che viene definito il Cyber bullismo. Questo termine, fu coniato da un educatore canadese Belsey nel 2002. E’ infatti dopo l’emergere delle nuove forme di comunicazione che usano i “nativi digitali” che prende vita questo fenomeno e consiste in comportamenti che hanno lo scopo di denigrare, offendere, spaventare l’altro, usando la tecnologia. Si ritrovano a esempio: l’invio ripetuto di messaggi offensivi, o contenenti minacce anche di tipo fisico, molestando così costantemente la persona. Il numero di messaggi può rilevarsi in alcuni casi massivo, insultare o diffamare qualcuno mettendo online racconti non veri della vit-

tima designata o pettegolezzi offensivi e crudeli. L ’intento potrebbe essere quello di danneggiare la sua reputazione e/o rovinare i suoi rapporti sociali, facendo in modo quindi che la persona si ritrovi esclusa dal gruppo di riferimento, oppure, il cyber bullo riesce a manipolare la vittima e ottiene informazioni intime e private. Arriva a convincerla nel farsi inviare delle immagini di vita personali e in un secondo momento le sfrutta diffondendole in rete, e infine può avvenire il caso in cui il “carnefice”reperisce dei dati personali quali le password di accesso ai siti, all’account e-mail ecc... e a quel punto può sostituirsi alla persona e pubblicare o diffondere qualsiasi tipo di informazioni ai suoi contatti. Le differenze rispetto al bullismo nella vita reale sono principalmente tre: la prima riguarda l’anonimato del bullo: per chi subisce spesso è difficile risalire a chi abbia lanciato in rete un file, un


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messaggio o qualsiasi altra cosa per screditarlo, è utile però sapere che c’è chi può farlo. Agenti esperti della Polizia o dei Carabinieri possono individuarlo, ricordiamoci che qualsiasi comunicazione elettronica lascia delle tracce. La seconda riguarda l’indebolimento delle remore morali: il fatto che in rete una persona possa registrarsi con dei nomi di fantasia o pseudonimi può psicologicamente favorirla a minimizzare o a creare delle giustificazioni indebolendo così le proprie regole morali. Nel mondo della rete spesso e volentieri si è più audaci, e si dicono e si fanno cose che nella vita di tutti i giorni magari non si attuerebbero. Infine si registra un’assenza dei limiti spazio-temporali, nel senso che se i comportamenti di bullismo si attuano in specifici luoghi e spesso in momenti precisi della giornata, a esempio a scuola durante la ricreazione, il Cyber-bullismo può essere attuato sempre e ovunque. “Investe” la vittima ogni volta che si collega a internet. Questa non è una caratteristica da sottovalutare in quanto significa un continuo perpetuarsi di tale azione denigratoria per la persona che viene presa di mira. Molti Cyber-bulli presentano atteggiamenti aggressivi e violenti con l’obiettivo di ottenere visibilità tra i coetanei; è per questo motivo che pubblicizzano in rete i loro gesti. Gli “spettatori” che spesso e volentieri se ne stanno in silenzio, sono un aspetto di fondamentale importanza, anche loro fanno parte di questo sistema. Spesso chi è stato vittima di questo fenomeno riporta che può far più male delle stesse umiliazioni del bullo l’omertà che lo ha circondato degli altri ragazzi. Rompere il circolo vizioso è la prima cosa da fare. Parlatene con qualcuno di fiducia non solo se siete la vittima ma anche se, avete assistito a episodi che hanno coinvolto altri ragazzi. Ricordiamoci che in modo diverso e per motivi diversi hanno bisogno di un supporto tutte le figure implicate, quindi che tu sia coinvolto o che tu sia spettatore puoi fare la tua parte, il bullismo o il Cyber-bullismo non fa star bene nessuno.

Dott.ssa Erica Zanghellini - Psicologa-Psicoterapeuta Riceve su appuntamento Tel. 3884828675

IL BULLISMO IN ITALIA

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econdo un'indagine Istat, pubblicata alla fine del 2015, più della meta, in età scolare e non, è vittima di bullismo. Questo dato emerge da una continua analisi dei comportamenti violenti tra i giovani maschi di età compresa tra gli 8 e i 17 anni Per quanto riguarda invece il Cyber bullismo le vittime più soggette a vessazioni sono per lo più ragazze. Un fenomeno che purtroppo non accenna a diminuire, anzi è in continua ed inarrestabile crescita. E i numeri parlano chiaro: il 20% circa è stato vittima assidua di azioni di bullismo, subendoli più volte al mese, mentre per circa il 10% gli atti di prepotenza si sono ripetuti con cadenza settimanale. Tra le regioni italiane ad essere coinvolte nel fenomeno del bullismo il primato spetta al Nord che registra oltre il 58% di questo fenomeno. Le prepotenze più comuni consistono in offese con soprannomi, parolacce o insulti, anche volgari (12,1%), derisione per l'aspetto fisico e/o il modo di parlare e comportarsi (6,3%), diffamazione (5,1%), e aggressioni con spintoni, botte, calci e pugni (3,8%). E non di rado il bullismo vede partecipare sia attivamente altri soggetti nei confronti di un singolo individuo oppure come semplici passivi spettatori. Il Cyber bullismo a differenza del bullismo è un fenomeno che, per effetto della moderna tecnologia a disposizione, internet e telefoni cellulari, e di fatto diventato un qualcosa che, seppur non coinvolga fisicamente le vittime, è in grado di arrecare considerevoli danni perchè il soggetto viene messo alla berlina nel web e non tra pochissimi spettatori. E come detto gli elementi più colpiti sono le ragazze. Le statistiche ci informano che tra le 11-17enni si registra, infatti, una quota più elevata di vittime: il 7,1% delle ragazze che si collegano a internet o dispongono di un telefono cellulare sono state oggetto di vessazioni, contro il 4,6% dei ragazzi. E il cyber bullismo sta trovando una nuova forma che è quella delle riprese tramite telefonino che poi, messe in rete, creano considerevoli danni d’immagine a discapito della vittima che quasi sempre non è a conoscenza di essere stata registrata. E a propositi di ragazzi circa il 7% di età compresa tra gli 11-13enni dichiara di essere stata vittima una o più volte al mese di prepotenze tramite cellulare o internet nell'ultimo anno.

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LUIGI PIRANDELLO

t ei s i v ibil r e i n tp o s s im

 di Adelina Valcanover

e e 1936, Roma) fu un drammaturgo, scrittore mbr dice 10 o gent Agri , 1867 no giug Luigi Pirandello (28 per la letteratura nel 1934. poeta italiano, insignito del Premio Nobel affrontate e il teatro del Novecento e per le tematiche ò uzion rivol dello Piran , tore narra ato Apprezz i. Pur dei più grandi drammaturghi di tutti i temp uno ato sider con è rale teat onto racc del l'innovazione sua opera si delineano una visione nella iana, sicil la scuo di mo veris dal e moss prendendo le orre temi definitivamente moderni. Fu il prec che do, mon del e vita della ca ivisti angosciosamente relat spiccano diver se novelle e racconti brevi ri i lavo i suo Tra a. fam sua la que ovun e teatro, però, a diffonder mi, l'ultimo dei quali incompleto. dram anta quar a circ e ua) ling in e tto (in diale

Luigi Pirandello “Salutamu ronna Adelina. Vulissi ca mi dedicassi taiccia* ri tiempu pi na intervista impossibbili ca sacciu ca è solita fari”. Sì, va bene. Mi sembra di capire che Lei è il celebre Luigi Pirandello. “Anzirtau!* Mavissi piaciutu purtarici na gistra* ri lumìe* ra Sicilia, ma chistu nun è propria possibbili”. Va bene ugualmente e per i limoni dalla Sicilia, non si preoc-

cupi. Mi sento onorata della sua richiesta, ma è meglio conversare in italiano. “Sì, vedo che ha compreso quello che ho detto. Ah, passiamo pure al meno formale ‘tu’, come sei usa fare con i tuoi intervistati”. Cominciamo con qualche cenno biografico. Tu sei siciliano. “Infatti sono nato in Contrada del Caos presso Girgenti, [Agrigento] il 28 giugno 1867. Mio padre faceva parte di una ricca famiglia di commercianti di zolfo”. Sei stato narratore, drammaturgo, poeta e saggista. Come iniziasti? “Ho studiato dapprima a Palermo, leggevo tantissimo e mi sono anche innamorato di mia cugina Lina e avrei voluto sposarla. Prima mi hanno contrastato, poi approvato, ma a patto che lasciassi gli studi e mi dedicassi al commercio dello zolfo. Ma tu mi ci vedi? Però ho provato. Con mio padre non andavo d’accordo, ho anche scoperto che aveva un intrallazzo con un’altra donna. Cose che capitano, lo so, ma io non mi sono mai concesso scappatelle, memore della sofferenza di mia madre. Comunque l’esperienza mi servì per i miei scritti. Il matrimonio con Lina viene rimandato e io andai all’Università alla facoltà di Lettere”. E poi ti trasferisti a Roma. Come ti

trovasti lì? “Male. Ho scritto una raccolta di poesie. Unica cosa buona: i teatri! All’Università mi sono scontrato aspramente con un professore di latino e me ne sono andato a Bonn, in Germania dove mi sono laureato due anni dopo, nel 1891 in glottologia, con una tesi sulla fonetica del dialetto girgentino”. A Bonn, ti dimenticasti di Lina, mi pare. “Cosa vuoi che ti dica? Tutte quelle storie: prima no, poi sì, poi forse… e io intrecciai una relazione con una ragazza tedesca, Jenni Schultz-Lander. Al mio rientro in Italia pubblicai un poemetto Pasqua di Gea, dedicato a lei. Infine ruppi definitivamente il fidanzamento con mia cugina. A Roma, Luigi Capuana, mi introdusse negli ambienti letterari e giornalistici della capitale e, pensa, fu proprio lui a spingermi a scrivere sul serio. Poi, nel 1894 mi sono sposato con Maria Antonietta Portulano, una ragazza di buona famiglia agrigentina”. Un matrimonio che si rivelò difficile e complicato. “Purtroppo sì. I primi anni furono relativamente buoni. Io mi dedicavo allo studio e al lavoro. Già nell’anno che mi sono sposato ho pubblicato il mio primo libro di novelle e il titolo la dice lunga: Amori senza amore. In breve nacquero

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tre figli. Il minore Fausto, durante la Grande Guerra partirà volontario e cadrà prigioniero. Povero ragazzo!” Il 1903 però fu un anno difficile per la tua famiglia. Vi trovaste di colpo poveri. Che successe allora? “Mia moglie ne ebbe un trauma terribile e non si riprese mai più fino alla morte e fui io a sostenere tutto il peso della famiglia e i figli. Immagina le difficoltà con la loro madre incapace di intendere e di volere”. Cambiamo discorso. Letterariamente eri verista anche tu? “Mi sono distanziato praticamente subito dai veristi e ho stravolto completamente i vecchi schemi. Semplificando al massimo, ti dirò che i temi principali della mia opera letteraria sono la crisi dell’uomo e la sua irrimediabile solitudine e l’insanabile contrasto fra apparenza e realtà, l’illusorietà degli ideali politici e religiosi che ho ‘riletto’ con scetticismo e sfiducia”. Tu scrivesti moltissime novelle. Oltre duecentocinquanta, nella sistemazione della raccolta Novelle per un anno, come mai questa scelta? “Alle novelle sono rimasto fedele cinquant’anni. In fondo erano una fucina di situazioni, temi e personaggi destinati spesso a rivivere nei romanzi e commedie. Leggendo le mie novelle ti accorgerai dei miei passaggi di stile. Realistiche e amare le prime, per passare via via all’umorismo disincantato e alla presenza del “mito” e dell’inconscio, per arrivare al surrealismo”.

A proposito di inconscio, hai conosciuto Sigmund Freud a Bonn? “Come hai intuito ho conosciuto la psicologia e l’ho versata a piene mani nei miei scritti. E mi sono anche divertito a ribaltare le situazioni, e ho tratteggiato molte figure femminili che ai miei tempi non avevano grande considerazione. Secondo te conta che lo abbia incontrato personalmente Freud? Non ho avuto una frequentazione, ma mi sono interessato molto ai suoi studi. In Germania ho avuto modo di imparare cose che poi mi sono tornate utili, questo sì”. Hai scritto un saggio sull’umorismo, e lo hai applicato. Prendiamo ad esempio Il turno, o Suo marito… “Quest’ultimo era una satira antidannunziana, ma anche in altri che non ti sto a elencare per non annoiare. I miei scritti erano anche di denuncia, a esempio alla società delle macchine. Guardando adesso, mi vengono i brividi”. La tua attività teatrale fu precoce? “No, fu piuttosto tardiva, ma molto prolifica e diversificata. Come ho già detto, ho trasformato in teatro molte mie novelle. Comunque si può dire che cominciai nel 1916”. Materiale ne avevi tantissimo. Perché così tardi? “Diffidenza, mia cara! Verso il mondo degli attori e francamente dubitavo che il teatro fosse una forma d’arte a pieno titolo. A torto, ma fu questo il motivo. Diciamo che cominciai più che altro per necessità economiche e ribadii il concetto nel celebre Sei personaggi in cerca d’autore del 1921, che fa parte della trilogia del ‘teatro nel teatro’ con anche Ciascuno a suo modo e Questa sera si recita a soggetto. Comunque, poi ho capito e mi ci sono davvero divertito a scrivere testi dialettali, umoristici, drammatici, sul mito e anche la pazzia. Posso dire oltretutto che il

Luigi Pirandello e Massimo Bontempelli - 1933

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Marie, Pierre e Irene Curie

teatro mi dette grande fama internazionale”. Sei stato anche un autore che ha preso un premio Nobel per la letteratura. “Sì. Venni anche eletto Accademico d’Italia nel 1929 e nel 1934 ho ricevuto il Nobel. Mi sono anche messo di nuovo a scrivere novelle. E non chiedermi di Marta Abba che è stata una grande attrice e mi ha ispirato molto. Ne sono nati infiniti pettegolezzi che non intendo avvalorare. Ci mancherebbe altro! Sono morto di polmonite a Roma il 10 dicembre 1936. E’ stato un piacere conversare con te e a tutti i lettori dico che se mi volete conoscere veramente leggetemi e, tanto per citarmi, aggiungo: “così è (se vi pare)”. *Taiccia = un po’; Anzirtau! = Ha indovinato!; gistra = cesta; lumìa = specie di limone la cui buccia è polposa, tenera e dolce. Da: Sebastiano Macaluso Storaci Nuovo Vocabolario SICILIANO-ITALIANO E ITALIANO-SICILIANO Brancato editore


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Adolescenti e Pornografia:

S E V I E N S O T A T O

 di Patrizia Rapposelli

un merchandising a effetto collaterale “Se si postula un arbitrario paragone tra la fame di notizie e l’appetito per il sesso degli internauti, si scopre che il sito porno più cliccato, Xvideos, sbaraglia le versioni on-line di colossi dell’informazione come Cnn e il canale sportivo Espn, sviluppando un traffico tre volte superiore ai due siti citati, due volte a quello del sito di social news Reddit e oltre trenta volte a quello del New York Times, per non parlare dei siti di news nostrani (oltre 50 volte il sito di Repubblica). Gli unici che reggono il paragone con il numero di accessi sono il motore di ricerca Google e il social network Facebook. Ogni secondo il circuito del porno incassa tremila dollari.”

(giornalista Luca Galassi)

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a citazione tratta dal saggio del Dr. Victor Cline, riferita a un caso patologico, serve a me e a voi a introdurci in un mondo astioso celato dal tabù; chi ne parla nella banalità, chi non la nomina, chi ne è abitualmente coinvolto, ma di fondo riflessioni se ne fanno ben poche: la pornografia. Perché soffermarci su un tema tanto delicato quanto normalizzato dalla società? Ricerche statistiche rilevano nel 2015 dati preoccupanti, il 78% dei giovani italiani è “navigatore” abituale di siti porno, più della media europea. Da sempre la pornografia ha fatto parlare di sé, dall’avvio di ricerche di settore psicologico-medico a vere e proprie divergenze di pensiero tra la gente comune, ma l’ovvietà sta nel fatto che ne risulta un problema sociale; notiamo come tra gli anni 2011-2015 ha preso sempre più campo con conseguenze allarmanti. La tematica si presenta in tutta la sua complessità perché se da un lato è spesso banalizzata e derisa, dall’altra il silenzio di cui è circondata

finge che il problema non esiste. Proviamo a riflettere insieme non considerando l’uso negli adulti, ma negli adolescenti. Sesso, navigazione e adolescenti, non tratterò di ricerche e teorie psicologiche approfondite, ma partendo dalla visione di un mondo di cui adulti e giovani hanno perso il controllo. Durante la fase adolescenziale la curiosità per la pornografia è naturale, basta fissare i molteplici input sessuali cui i ragazzi sono sottoposti : internet, accesso a siti pornografici gratuito e illimitato, i media rivolti ai giovani carichi di messaggi connotati sessualmente, spot pubblicitari o fenomeni di sexting, che sia esperienza diretta o meno, a qualsiasi età, i messaggi allusivi o espliciti riferiti alla sessualità sono un merchandising innegabile. Genitori e ragazzi rispondono la maggior parte delle volte con la frase: “un porno non avrà mai fatto male a nessuno, che sarà mai.” Si deve però, come per ogni questione sociologicamente e psicologicamente rilevante, tener presente delle aree ca-


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izzato. Molti di loro sviluppano “un ego “… Il loro lato sessuale diventa in un certo senso disuman maggior parte dei valori.” straniero”, il cui nucleo è una lussuria antisociale priva della Cline) (Pornography’s Effects on Adult and Child del Dr.Victor ratterizzanti ogni individuo, la famiglia, il contesto, il ruolo dei coetanei, all’interno dei quali giocano un ruolo fondamentale il carattere, la personalità e l’esperienza di ognuno. Il tutto sintetizzabile nell’affermazione che gli input esterni, siano essi di qualsiasi natura, producono effetti e reazioni diverse da soggetto a soggetto. Nell’adolescenza? Le pulsioni sessuali e le trasformazioni corporee tipiche, prede di una mente fragile e labile, attivano in questa età il desiderio di conoscere tutto ciò che è legato alla sessualità, al corpo proprio e altrui, ne deriva una sorta di normalità la consultazione di materiale pornografico. Inutile nasconderci dietro il silenzio o l’imbarazzo di tali dichiarazioni, in quanto la pornografia esiste da sempre, e oggi è a disposizione del potente e illimitato strumento di internet per soddisfare nell’immediato ogni fantasia erotica. Impensabile è credere che un fenomeno di tale portata possa scom-

parire o possa non colpirci, il punto è esserne consapevoli. Il materiale pornografico in età adolescenziale in uso scorretto, nella sua continuità, nell’assenza di un’adeguata educazione alla sessualità e all’affettività, può sviluppare forme di dipendenza, problematiche relazioni affettive reali e violenze; non

voglio seguire con un elenco specifico e dettagliato degli effetti collaterali. Il porno incassa e i fragili? È ora che gli adulti scendano in campo e diano le armi ai giovani per affrontare un problema sociale normalizzato. Sesso e amore non devono essere una lussuria anti-sociale.

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Tra futuro e passato:

l’Associazione

Chiarentana

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n’associazione con più di trent’anni di storia, ma con lo sguardo verso il futuro. Questo è la Chiarentana di Levico. Incontrando il direttivo non si può non percepire questa duplice identità: assieme ad alcuni membri storici dell’associazione, un gruppo di giovani offre nuove prospettive. Innovazione e tradizione, quindi, come l’ormai pluridecennale concorso ‘l presepi vizin a Ca’ giunto quest’anno alla sua XXI edizione. “Hanno partecipato in moltissimi” racconta Aurelio Miche-

PER LUI Alice 52 anni impiegata. Divorziata con 2 figli. Ama disegnare e la poesia. Romantica e sensibile. Cell 346 8885913 Molto credente, vegetariana, curata e colta. Ha la macchina, indipendente e decisa. Dimostra molti anni in meno. cell 342 6332958 Lucia 45 anni divorziata. Laureata in giurisprudenza. Curata e determinata. Odia i social network e ama i rapporti dove ci si guarda negli occhi. Cell 346 888 5913 Rita 55 anni impiegata separata da poco. Ama andare ai concerti. Sportiva. Vorrebbe trovare un lui curato galante e intelligente. cell 342 6332958

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loni, membro storico dell’associazione che quest’anno si è occupato in prima persona della manifestazione. “Anche in questo appuntamento ormai ventennale” ha continuato Micheloni “abbiamo inserito una nota di novità: i premi per i presepi in gara sono stati realizzati per la prima volta in collaborazione con ristoranti e negozianti di Levico”. Grandi, piccoli, originali, tradizionali: molti i presepi in gara. Come il suggestivo e accurato “La tregua di Natale 1914” di Michael Gonzo Tosi, che unisce il presepe classico alla narrazione della storica tregua sul Fronte Occidentale durante la Grande Guerra. La storia è un altro dei punti di forza dell’associazione, che in occasione PER LEI del centenario ha Silvano 72 anni ex commerciante ama viaggiare concentrato molte e ha un camper oltre la moto. Vedovo. Vorrebbe delle sue forze nel una donna seria con cui condividere la sua ricordo del primo quotidianità. cell 346 8885913 conflitto mondiale Mirco 50 operatore sanitari celibe con una in Valsugana. figlia. Solare e molto carismatico. Ora vuole una compagna seria e affidabile. cell 342 6332958 Tutto ciò grazie alla collaborazione Enrico 55 anni dirigente divorziato con figli. Ama la natura, camminare e lo sport. Cerca una con il Comune di lei più giovane carina e almeno diplomata. Levico e il Consorcell 342 6332958 zio dei CommerCesare 72 anni vedovo ex libero professionista. cianti, che ha reso Magro, abita in valle e cerca una compagna che possibile a Chiasi trasferisca da lui seria e affidabile. cell 346 8885913 rentana una innovativa e originale gestione culturale del Forte Colle delle Benne. “Ab-

 di Elisa Corni

biamo cominciato come volontari nell’estate del 2014, quando sono finiti i lavori” spiega Carolina Cattoni del direttivo “e ora quest’impegno è quasi costante”. “Migliaia di persone hanno visitato il forte e hanno potuto usufruire delle guide in lingua italiana, inglese, tedesca e spagnola” racconta entusiasta Leonardo Vinciguerra, storico e membro del direttivo “ma soprattutto hanno partecipato ai molti eventi da noi organizzati, e visitato le mostre dedicate al nostro territorio e a quanto accaduto ai nostri nonni”. La Levico antebellica e il profugato sono infatti i protagonisti delle due mostre semi-permanenti che animano le ampie sale del forte, alle quali si sono aggiunte mostre temporanee di cartoline, di vignette e di opere d’arte. Sì, perché Chiarentana si occupa anche di arte e di didattica. Lo scorso anno, infatti, l’associazione ha organizzato un ciclo di lezioni dedicate alla storia dell’arte. Ma non è tutto: cineforum, corsi di lingue, serate

Una delle scene dello spettacolo itinerante ‘Silenzio’


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Lo spettacolo musicale ‘S enti cara Pineta‘ al Forte delle Benne

introduttive alla scienza, giornate dedicate alla geologia, incontri con autori ed esperti, concerti e spettacoli teatrali; poi il pellegrinaggio a Santiago de Compostela, percorso nel 2015 da alcuni membri dell’associazione. Tra questi il presidente Giovanni Moschen: “È stata un’esperienza unica; prepararla e realizzarla in compagnia di amici e appassionati, non ha prezzo”, racconta con la nostalgia negli occhi. Prima del viaggio sono stati organizzati degli in-

contri preparatori: dalla visione di documentari a un corso base di spagnolo. Un’associazione attiva, dunque, con eventi mensili a Levico e nei comuni limitrofi. “Da un paio d’anni abbiamo cominciato a realizzare attività a Caldonazzo e Calceranica” racconta il presidente “e quest’anno partecipiamo a una serie di manifestazioni anche a Tenna”. E per il futuro? Nel 2016 continuerà l’attività a Levico, sia in città, con serate ed eventi di vario genere, sia al forte. Sono in previsione, racconta il direttivo, due nuove mostre legate al territorio. Una racconterà attraverso fotografie inedite e brani di diari la Levico sfollata e militarizzata nel 1916-1918. L’altra invece presenterà la figura di Cesare Battisti sotto una prospettiva inusuale: quella dello scienziato e del geografo estimatore della sua terra. In contemporanea, con la partecipazione di al-

cuni enti, verrà ristampata la guida che Battisti scrisse nel 1907 su Levico e dintorni. Ai testi di Battisti, raccontano i membri del direttivo, si affiancheranno fotografie della Levico di oggi: uno spaccato del territorio a cento anni di distanza. In previsione ci sono altre mostre, eventi per grandi e piccini, la riapertura del forte a Pasqua e la pubblicazione del catalogo della mostra “Cartoline Satiriche dalla collezione di Rolando Pasqualini” che sarà allestita in tutti i comuni dei laghi. Insomma, un 2016 carico di impegni per quest’associazione attenta alla cultura della Valsugana.

Per info e per la newsletter: chiarentanalevico@gmail.com e Facebook “Forte colle delle Benne”.

Per associarsi alla Chiarentana rivolgersi a La Piccola Libreria, Tabaccheria Passerini.

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IVANO FRACENA, SAMONE E CASTEL IVANO...

AL VOTO Q

uesto il quesito per gli elettori del Comune di Ivano Fracena “È d’accordo l’elettore/l’elettrice che il Comune di Ivano Fracena sia aggregato al Comune di Castel Ivano?”. Gli elettori di Samone diranno la loro sul seguente quesito: “E' d'accordo l’elettore/l’elettrice che il Comune di Samone sia aggregato al Comune di Castel Ivano?”. Saranno invece due le schede su cui dovranno esprimersi i cittadini di Castel Ivano: una riguardante l'incorporazione di Ivano Fracena?”, l'altra per il comune di Samone. In caso di vittoria del SI, Castel Ivano, che oggi conta 2.995 abitanti, diventerà un comune con 3.880 residenti: 554 sono quelli di Samone,

Domenica 20 marzo si vota in tre comuni della Bassa Valsugana. I cittadini di Ivano Fracena, Samone e del Comune di Castel Ivano saranno chiamati a dire la loro sul referendum di incorporazione dei primi due municipi nel neocostituito comune, nato il 1 gennaio dalla fusione di Strigno,Villa Agnedo e Spera. Si tratta di due referendum distinti: il primo riguarderà i cittadini di Ivano Fracena, il secondo quelli di Samone.

331 quelli di Ivano Fracena. Sarà il secondo comune più popoloso della Comunità Valsugana e Tesino ed il 26esimo, in ordine di abitanti, in tutto il Trentino. Altri dati. Per quanto riguarda l'estensione territoriale dagli attuali 28,74 chilometri quadrati (il decimo municipio più esteso della Comunità) Castel Ivano salirà a 39,72 kmq scalando al sesto posto dopo Castello Tesino (112,84 kmq), Pieve Tesino (69,23), Telve (64,75), Borgo (52,37 kmq) e Grigno. Nei prossimi tre anni, secondo il piano di miglioramento predisposto dal Consorzio dei Comuni, tutti i 175 comuni trentini saranno chiamati ad una drastica riduzione della spesa corrente. Per quanto

Ivano Fracena riguarda Ivano Fracena dagli attuali 316.876 euro ne verranno a mancare 114.200 con un calo di risorse del 36,04%, quanto a Samone il calo, rispetto all'attuale dato di bilancio di 389.993 euro, sarà di 100.900 euro pari al 25,87%. Se vincessero i NO, stop al processo di fusione con Ivano Fracena e Samone che parteciperanno al percorso, obbligatorie, delle gestioni associate. Il comune guidato dal sindaco Enrico Lenzi (Samone) farà parte dell'ambito 2 (con Scurelle, Telve, Telve di Sopra e Castelnuovo) per complessivi 6.151 abitanti. Il destino di Ivano Fracena, invece, si svolgerà all'interno dell'ambito

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Samone dall'alto

altre competenze dovranno essere gestite dai comuni in forma associata. (A.D.)

Vista dall'alto di Samone, Spera e Strigno

3 (con Grigno, Ospedaletto, Castello Tesino, Pieve Tesino, Cinte Tesino e Bieno) che interessa 6.097 cittadini. Entro il 30 giugno tutti comuni interessati dalle gestioni associate (in Bassa Valsugana sono esclusi, per ora, solo Borgo e Castel Ivano) dovranno presentare alla Provincia il progetto riorganizzazione ed entro il 31 luglio sottoscrivere almeno due convenzioni scegliendo tra le seguenti competenze: segreteria generale, persone e organizzazione; gestione economica, finanziaria, programmazione, provveditorato e controllo di gestione; entrate tributarie e servizi fiscali; ufficio tecnico, urbanistica, gestione del territorio, gestione dei beni demaniali e patrimoniali; anagrafe, stato civile, elettorale, leva e servizio statistico; commercio: altri servizi generali. Le prime due gestioni associate dovranno partire il 1 agosto ed entro la fine dell'anno, in caso di vittoria dei NO domenica 20 marzo, anche tutte le

GLI APPUNTAMENTI BORGO – La Compagnia Teatrale “El Tanbarelo” di Bellombra porta in scena, sabato 12, al teatro parrocchiale di Olle, per la stagione teatrale della Filodrammatica di Olle, la commedia “Violassion de domicilio”. Il sipario si apre alle 20.45. CALDONAZZO – L’Associazione Culturale Compagnia Marco Gobetti è la protagonista della serata in programma sabato 12 al Teatro San Sisto. Dalle 20.30 presenta lo spettacolo “Carlo, Ettore, Maria e la Repubblica – storia d’Italia dal 1945 ad oggi”.

GRIGNO – Corrado d’Elia è il protagonista della serata in calendario sabato 12 al teatro comunale di Tezze. Alle 20.45 il Teatro Libero propone lo spettacolo “Io, Ludwig van Beethoven . La musica, la fanciulla, la bellezza e l’istante solenne della morte”. LEVICO – Una commedia, come si faceva “sti ani”. La Filolevico Senior porta in scena, sabato 12, al Teatro Caproni la commedia “Ariva el Franzele”. Il sipario si alza alle 20.45, costo del biglietto 7 euro (quello intero), 5 euro il ridotto. OSPEDALETTO – Lo spettacolo affronta

il tema di Dio e delle sua esistenza, in modo divertente e arguto. La Compagnia “AriaTeatro” propone sabato 12, al teatro comunale di Ospedaletto, lo spettacolo “Siamo tutti sulla stessa arca”. Dalle 17.30, consigliato per i bambini con più di 6 anni. BORGO – Spettacolo per gli studenti delle scuole materne ed elementari martedì 15 al teatro del centro scolastico. La Nuova produzione del Centro Servizi Culturali S. Chiara propone, alle 10.30, l’operina musicale “La luna del lupo”.

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Associazione

Levico in famiglia

 di Tiziana Margoni

Moltissime sono le associazioni di solidarietà e culturali che operano in Valsugana. Un impegno, il loro, destinatario di unanimi riconoscimenti sia da parte di privati sia di Istituzioni. E tra di queste opera “Levico in famiglia”, che seppur giovane, come nascita, sta già dimostrando quel dinamismo che appartiene a coloro i quali agiscono per il bene della comunità all’interno della quale sono inseriti. Per saperne di più e per meglio conoscere questa nostra realtà abbiamo aperto un dialogo con la Presidente Grazia Campregher e la sua Vice Cristina Vallero. Quando e come nasce “Levico in famiglia”? “Nasce nel 2013 da un gruppo di genitori di Levico accumunati dall’esigenza di incontrarsi in un luogo non istituzionale. In seguito a vari sviluppi, nel 2015 “Levico in famiglia” aderisce al neonato “Distretto famiglia” Alta Valsugana e Bernstol. Gli orientamenti dell’organizzazione “amica della famiglia” si ispirano agli standard di qualità familiari approvati dalla Provincia. E nasce per promuovere solidarietà e aggregazione sociale fra famiglie tramite attività culturali e volontariato, come da statuto”. Presidente, potrebbe descriverci quali le attività che si svolgono? “L’associazione propone regolarmente incontri tematici per i genitori e labora-

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tori creativi per i figli e in particolare, svolge attività di laboratorio che permette, attraverso la creatività, di realizzare e produrre: biscotti, musica, lana cotta, carta riciclata, maschere, teatrino, decori stagionali con materiali naturali o riciclati, e feste. A tal proposito mi permetta di evidenziare i due incontri di primavera con la cucina d'autore: 12/2 "la cucina per bambini " e 16/4 la "cucina senza glutine". Altre attività sono quelle prettamente artistiche quali il decoupage e le creative come la produzione della carta con le foglie secche, per bambini 4 - 11 anni. E Continua il corso di “giocoleria” della Scuola di Circo di Trento con attività di tipo multidisciplinare. Per quanto riguarda invece i genitori sono in programma: corsi di Aerobica, Thai Chi, Yoga in gravidanza, Yoga post partum, Pilates, Hata Yoga, ginnastica con il metodo Reme, e Yoga della risata. Stiamo organizzando due incontri con la psicologa per genitori fascia 0-5 anni e preadolescenza”. All’interno della vostra attività, c’è qualche progetto che merita particolare attenzione e descrizione? “Si, c’è, ed è il “ progetto “Pesamiamoci”, a cui teniamo particolarmente che è stato sviluppato

alla fine dello scorso anno. Il servizio è stato condotto e coordinato da un’ostetrica professionale di Trento, e ha avuto il compito di sostenere le neo mamme nel delicato periodo post partum. Il progetto si articola in due momenti: la pesata del neonato e gli incontri aperti alle mamme e ai loro bambini. Durante la pesata del neonato, si valuta l'accrescimento e l’accudimento neonatale, l'andamento dei primi mesi di maternità, la ripresa fisica e psicologica dopo il parto, l’allattamento al seno. Nel secondo tempo l’ostetrica fa anche da facilitatrice del gruppo di mamme, perché si supportino a vicenda, nella sfera familiare e privata, favorendo lo scambio d’informazioni e il confronto sulle stesse esperienze. Gli obiettivi dell’intero progetto


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sono: promuovere l'allattamento materno; offrire consulenza ostetrica gratuita; valutare crescita e benessere neonatale; evitare isolamento o depressione materne; scoprire gli aspetti positivi e di crescita offerti dalla maternità; formare sul territorio un gruppo di sostegno di mamme; valorizzare le risorse che ogni madre ha in sé per rinforzare una sana relazione col proprio figlio/a. L’Associazione ha valutato positivamente la riuscita del progetto, e intende riproporre “Pesamiamoci”, con l’attività “Prendiamoci per mano” - conforme di rilassamento e esperienze di contatto fra mamma e figlio e letture ad alta voce, nonché vari incontri/dibattito aperti a tutti con temi scelti dai partecipanti e trattati secondo la particolare modalità di conduzione detta Non Direttiva Interveniente, che favorisce il dialogo, il confronto, la riflessione e l’ascolto fra i partecipanti”. Abbiamo sentito parlare della “famiglia “socia”. Cos’è? “E’ una famiglia che proviene da un’altra regione d’Italia; risiede a Levico e nei Comuni limitrofi e non ha l’appoggio della famiglia d’origine vicino. L’Associazione l’aiuta a fare nuove conoscenze e amicizie, a creare attorno una preziosa rete sociale nei vari momenti della vita, magari di sostegno in caso di difficoltà. Attualmente i soci di “Levico in famiglia” sono 90”. Essendo l’Associazione no profit, a chi si rivolge per finanziare i progetti?

da sinistra Vicky Spoladore (capelli lunghi chiari), Nicoletta Garofalo, Alessandra Potrich, Grazia Campregher, Cristina Vallero e Cristina Violi. Socie fondatrici dell'Associazione “Il finanziamento viene dalla quota associativa, da contributi ordinari o straordinari del Comune di Levico Terme, dalla Comunità dell’Alta Valsugana e Bernstol; dalla cassa Rurale di Levico e di Caldonazzo, in base allo specifico progetto. Inoltre, le entrate derivanti dalle attività coprono il costo dei materiali necessari ai laboratori. Tutto nell’Associazione, che ha sede a Levico Terme, in Via S. Lucca de Matteoni, 8, si basa sul volonta-

riato: ciascuno fa la propria parte, piccola o grande che sia. E il tutto, mi creda funziona secondo i nostri intendimenti”.

Per contatti e info: Levicoinfamiglia.blogspot.it e in facebook levicoinfamiglia@gmail.com

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LA CASA nei tempi

lo

speciale

Le grotte abitate dagli uomini antichi

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uando si parla di casa, e per poterne comprendere il suo vero significato e valore, è necessario ritornare indietro nel tempo svegliandoci circa 2/3 milioni di anni fa quando i primi ominidi utilizzarono le caverne come la loro prima abitazione. E lo fecero non solo per ripararsi dalle intemperie naturali, ma anche e principalmente per difendersi dalle belve che allora popolavano la nostra terra. E in queste caverne vivevano all'interno di una comunità secondo un preciso ordine e grado. Prima di allora gli unici loro ripari erano formati da folti cespugli, alberi cavi, buche nel terreno e anche cavità che trovavano sul loro cammino. Più tardi, ovvero dopo qualche milione di anni, e grazie alla capacità di utilizzare prodotto della natura, si passò dalla caverna alla costruzione elementare e molto semplice di particolari capanne fatte da arbusti miste a foglie. Dopo qualche altri centinaia di migliaia di anni comparse sul nostro pianete “l'Homo Erectus” (così chiamato perchè iniziò a camminare sulle proprie gambe in posizione eretta). Secondo gli esperti e studiosi di questo periodo fu proprio l'Homo Erectus che costruì, oltre alla capanne, anche rifugi più riparati er-

gendo particolari ripari e muri fatti di pietre misti a fango. E questi ostacoli artificiali furono anche costruiti per chiudere le grotte che sporadicamente gli abitanti di allora utilizzavano. Circa 200 mila anni fa fece la sua comparsa “l'Homo Sapiens”, colui il quale avrebbe originato la nostra stirpe di “uomini” pensanti. E si deve a lui il perfezionamento della tecnica atta a costruire case, che seppur nella loro semplicità, facevano parte di agglomerati urbani, all'interno dei quali, vivevano vere e proprie tribu'. Con il passare del tempo (migliaia di anni dopo) la tecnica e la metodologia si arricchirono, grazie La prima capanna a nuovi materiali più idonei e più utili alla stabilità della costruzione. Fu così che dalle strutture abitative semplici ci fu il passaggio a quelle più elaborate. E passaggio ci fu anche nell’organizzazione societaria con la nascita dei primi e veri villaggi composti da più individui appartenenti ai diversi ceti sociali e pro-

venienti da diverse tribu’. E fu in questo periodo che secondo gli studiosi le capanne furono anche costruite sulle acque dei fiumi o dei laghi staccando la stessa dal terreno con pali a sostegno. Nacquero le palafitte. E siamo all’età del Bronzo quando comparvero le prime case realizzate con mattoni pietre e un materiale argilloso come legante. E il tempo passava veloce e la concezione della casa come riparo iniziò a prendere un altro significato, ovvero luogo per viversi e per trascorrere il proprio tempo insieme alla famiglia e per fare crescere i propri figli in un ambiente sano, al riparo dalle intemperie,

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Villaggio con capanne

Palafitte, Lago di Ledro ma soprattutto come luogo di riunione con gli altri abitanti. Iniziarono quindi a diffondersi tipi di case che rispecchiavano la formazione e il “modus vivendi” della famiglia. Nei vari popoli antichi iniziarono le diverse soluzioni abitative che lentamente si diffusero: si ebbero esempi delle costruzioni della Mesopotamia, dell’Egitto, di Roma, della Grecia e dei popoli asiatici. In Mesopotamia l’abitazione si sviluppava intorno a un cortile interno scoperto, dal quale si accedeva ai vari ambienti. Le zone erano ben distinte: al piano terreno si svolgeva la vita degli uomini, al piano superiore risiedevano le donne e i servi. Nell’antico Egitto le case furono costruite utilizzando mattoni derivanti da paglia e fango impastati insieme. E tutte le case avevano le terrazze o i cortili interni, e insieme si univano per formare veri e autentici quartieri. La casa romana, invece, che secondo gli studiosi, derivava da quella greca e da quella etrusca era distribuita intorno ad uno o due cortili (atrium e peristilium) e si divideva in una parte adibita alla vita privata e una per la quotidianetà. Nel Rinascimento seguendo le tendenze culturali dell'epoca, la casa si configurò su modello di quella romana, con cortili di forma rettangolare o quadrata; la residenza comune si mantenne di tipo unifamiliare e mista a

funzioni commerciali. A partire del XVIII secolo cominciarono a sorgere case plurifamiliari su più piani, in risposta alle richieste di una popolazione urbana in continuo aumento. Con la rivoluzione industriale, poi, si pose il problema dell'abitabilità per le grandi masse affluite nella città. Per la cronaca la prima città dove nascono le prime case “proletarie” fu Londra con i cosiddetti “slums”: tristemente famosi per le scarse condizioni igieniche. Altro non erano che modesti monolocali su un unico piano che servivano in pratica da dormitori. E con il tempo dalle case mono o bilocali si passo, quasi automaticamente a

quelle che al loro interno utilizzavano le diverse e varie stanze o luoghi particolari aventi ognuno una propria funzione. Ovviamente con il passare del tempo ogni individuo appartenente ai diversi popoli ha realizzato modelli di abitazione a seconda delle proprie esigenze, del ceto sociale di appartenenza, delle caratteristiche familiari e abitudini. La casa del nostro tempo è oggi piena di comodità e tecnologie per il superamento delle difficoltà quotidiane. Oggi è la vera espressione della società moderna e rappresenta non solo il luogo di vita familiare ma è di fatto il posto che ci caratterizza.

Case a palizzata

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CRESCONO I FURTI NELLE ABITAZIONI Negli ultimi dieci anni sono più che raddoppiati (+127%)

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umento record dei furti in abitazione che sono più che raddoppiati negli ultimi dieci anni (+127%). Secondo il Censis in Italia viene svaligiata una casa ogni due minuti. Asti, Pavia e Torino le province più colpite. Il fenomeno risulta in forte crescita a Milano (+229% tra il 2004 e il 2013), Firenze (+177%), Roma (+120%) e Bologna (+104%). I furti in abitazione nell’ultimo anno, sono stati 689 al giorno, cioè 29 ogni ora. Negli ultimi dieci anni i furti in casa sono passati dai 110.887 denunciati nel 2004 ai 251.422 del 2014, con una crescita del 126,7%. Un aumento molto più accentuato rispetto all’andamento del numero totale dei reati (+19,6% nel periodo 2004-2014) e dei furti nel complesso (+6%), e in controtendenza rispetto all’andamento dei furti di autoveicoli (-32,2%) e degli omicidi (-29,7%). La zona d’Italia più colpita è il Nord-Ovest, dove nell’ultimo anno i furti in abitazione sono stati 92.100, aumentati del 151% nel decennio. Oltre il 20% dei furti denunciati è avvenuto in tre province: Milano (19.214 reati), Torino (16.207) e Roma (15.779). Considerando il numero di reati rispetto alla popolazione residente, in

cima alla graduatoria delle province italiane più bersagliate si trovano Asti (9,2 furti in abitazione ogni mille abitanti), Pavia (7,1 ogni mille), Torino (7,1 ogni mille) e Ravenna (7,0 ogni mille). E le province in cui i furti in casa sono aumentati di più nell’ultimo decennio sono Forlì-Cesena (al primo posto, +312,9%), Mantova (+251,3%), Udine

(+250,0%), Terni (+243,7%) e Bergamo (+234,3%). Tra le grandi città, gli aumenti maggiori si registrano a Milano (+229,2% nel periodo 20042013), Firenze (+177,3%), Torino (+172,6%), Padova (+143,3%), Palermo (+128,4%), Venezia (+120,9%), Roma (+120,6%), Bologna (+104,5%)

e Verona (+103,4%). Cresce anche l’attenzione delle forze dell’ordine nei confronti di questo reato. Nel 2014 sono state denunciate a piede libero per furti in abitazione 15.263 persone (+139,6% rispetto al 2004), di cui 1.366 minori (il 9% del totale). E sono state arrestate 6.628 persone, di cui 486 minori (il 7,3% del totale). I detenuti per furto in abitazione e furto con strappo sono 3.530 nel 2014, con una crescita del 131,9% rispetto al 2007. Consistente la presenza di stranieri sulla scena del crimine. Nell'ultimo anno tra i denunciati a piede libero gli stranieri sono il 54,2% (8.627 persone), tra gli arrestati il 62% (4.112: +31,4%), tra i detenuti il 42,3% (1.493). I ladri scelgono sempre di più le abitazioni private perché oggi negozi, banche, uffici postali e strade commerciali sono maggiormente dotati di sistemi di sicurezza, come le telecamere, in grado di scoraggiare chi vuole commettere il reato o di individuarne il responsabile. E anche perché si è certi di trovare nelle case un bottino da portare via, soprattutto in una stagione di crisi e di forte incertezza riguardo al futuro, in cui gli italiani hanno ridotto i consumi e hanno preferito tenere i propri risparmi «sotto il materasso».

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I suggerimenti e consigli da parte dei Carabinieri e della Polizia di Stato

Furti in casa Come proteggersi meglio

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econdo i dati presentati dall’ Istat, la maggior parte dei ladri entrano in casa con applicando diverse metodologie: il 10,6% lo fa non scassinando o forzando porte e finestre; il 42,6% con raggiri o approfittando della distrazione dei padroni di casa; il 5,1%) approfittando del fatto che sia particolarmente semplice aprire la porta di ingresso. Le statistiche ci dicono che nel 66% degli episodi, in casa non vi è nessuno al momento del furto. Normalmente i ladri agi-

scono in genere ove ritengono vi siano meno rischi di essere scoperti o nella case dove risiedono anziani o persona sole. Purtroppo in questi ultimi tempi i delinquenti non osservano questo principio e quindi entrano anche quando all’interno della abitazione ci sono gli inquilini. Quindi per non trovare spiacevoli sorprese è utile applicare alcuni importanti consigli per difendersi dai ladri suggeriti dall’Arma dei Carabinieri e dal Comando Generale della Polizia di Stato.

• Durante le assenze brevi lasciate accesa una luce o la radio o la televisione in modo da mostrare all’esterno che la casa è abitata. I rumori scoraggiano il ladro. • Se l’assenza è lunga, ditelo solo alle persone fidate e chiedete loro di fare dei sopralluoghi ogni tanto. • Sulla segreteria registrate il messaggio sempre al plurale. Mai «siamo assenti», ma «in questo momento non possiamo rispondere».

• Una porta blindata con spioncino e serratura di sicurezza può servire a fermare i ladri. Sono utili anche videocitofoni e/o telecamere a circuito chiuso, una chiave non facilmente riproducibile da non lasciare mai sotto lo zerbino. • Chi abita ai piani bassi monti delle grate alle finestre o utilizzi dei vetri antisfondamento per evitare intrusioni indesiderate. • Gli antifurti vanno collegati possibilmente con i numeri di emer-


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genza. Nella sezione modulistica del sito www.carabinieri.it trovate le indicazioni per collegare il vostro antifurto al 112. • Sul citofono mettete solo il cognome e così anche sulla cassetta della posta per evitare di indicare il numero degli inquilini che vi abitano. • Se vivete in una casa isolata, adottate un cane. Per i ladri è un grande deterrente. • Conservate in un luogo sicuro fotocopie dei documenti di identità e gli originali di tutti gli atti importanti (rogiti, contratti, ricevute

fiscali, etc.). • Se avete degli oggetti di valore, fotografateli e riempite una scheda con i dati considerati utili in caso di furto. • Cercate di conoscere i vostri vicini e scambiatevi i numeri di telefono, per poterli contattare in caso di prima necessità. • Tenete conto che i primi posti esaminati dai ladri sono gli armadi, i cassetti, i vestiti, l'interno dei vasi, i quadri, i letti e i tappeti. • Illuminate bene l'ingresso e le zone buie. Se all'esterno c'è un interrut-

tore della luce, proteggetelo con una grata o con una cassetta metallica. • Di notte è preferibile chiudere tutte le serrande e anche qualche porta interna. • Può essere utile non seguire una routine con orari ben definiti, in modo da non agevolare i furti. • Una regola da non dimenticare e che ci viene insegnata sin da bambini è quella di non aprire la porta a persone sconosciute; se un’abitazione è stata presa di mira, infatti, nella maggior parte dei casi verrà tenuta sotto controllo visivamente e, qualche volta, addirittura acusticamente tramite semplici microspie piazzate all’interno della casa. Per non correre questo rischio, è consigliabile non far introdurre in casa sconosciuti inattesi e diffidare di persone che si spacciano per qualcuno senza poterlo provare.

Un ringraziamento particolare a tutte le forze dell’ordine che con il loro indefesso impegno proteggono la nostra quotidianità.

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gli incidenti domestici I U ME R N I I E T A D I

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’infortunio di tipo domestico, secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, comporta la compromissione temporanea o definitiva delle condizioni di salute di una persona, a causa di lesioni di vario tipo; si verifica indipendentemente dalla volontà; si verifica in un’abitazione, intesa come l’insieme dell’appartamento vero e proprio e di eventuali estensioni esterne (balconi, giardino, garage, cantina, scala eccetera). Gli incidenti domestici sono rilevanti per la sanità pubblica dei paesi sviluppati perché sono causa di morbosità e a volte sono mortali. Circa sette milioni e 378mila persone ogni anno accedono al Pronto Soccorso in quanto vittime di incidenti o di violenza, di cui oltre 1.825.000 avvenuti entro le mura domestiche. Circa 135 mila sono i ricoveri ospedalieri per infortunio domestico, il 23% circa di tutti i ricoveri per trauma. In Italia il trauma da incidente è la seconda causa di mortalità di bambini e adolescenti tra 1 e 14 anni (20,3%), dopo il tumore (30,9%). Alcuni gruppi sono più a ri-

schio di incidente domestico. 8.137 casi 100 ogni mila/anno sono bambini/e sotto i 5 anni d’età (più i maschi che le femmine). 5.582 gli anziani a partire dai 65 anni (più le donne che gli uomini), con tassi p ro g re s s i v a m e n t e maggiori al crescere dell’età. 2.114 le donne in età lavorativa (18-64 anni) impegnate in attività di lavoro domestico. 2.043 gli adulti (più uomini che donne) tra i 15 e i 49 anni. Le statistiche dicono che gli incidenti domestici più frequenti sono le cadute (40% degli incidenti domestici), le ferite da taglio o punta (15%), gli urti o schiacciamenti (12%) e si può stimare che le cadute degli anziani con più di 65 anni siano responsabili dei due terzi di tutte le morti per incidente domestico. Son quattro le cause principale degli incidenti domestici. Le caratteristiche dell’abitazione (per esempio la presenza di scale, pavimento scivoloso, presenza di fili elettrici sul pavimento); cause comportamentali legate a un cattivo utilizzo delle apparecchiature (per esempio scarsa attenzione all’uso degli elettrodomestici, scarsa percezione dei rischi); fattori associati alle condizioni di sa-

lute (per esempio scarsa mobilità); fattori non facilmente individuabili legati ad alcuni stili di vita o abitudini (per esempio uso di alcol, presenza di amianto, presenza in appartamento di piante tossiche o velenose, uso di farmaci). Un approccio diversificato che associa campagne d’informazione e d’educazione (verso anziani, bambini, genitori), formazione di operatori sanitari volta all’acquisizione di competenze per la rilevazione della sicurezza degli ambienti domestici, fornitura a basso costo di dispositivi di sicurezza (maniglie antiscivolo, spie antincendio ecc), è certamente alla base di una buona prevenzione degli incidenti domestici. Con particolare riferimento al rischio elettrico, oltre a seguire alcune accortezze nel comportamento personale, bisognerebbe intervenire in fase di progettazione per rendere gli ambienti più sicuri. (F.Z.)

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gli incidenti domestici L

'età più a rischio per gli incidenti domestici dei minori è quella tra i 2 e i 3 anni. Una maggiore informazione sulle fonti di pericolo, rivolta a genitori e persone di sorveglianza, serve a ridurre i numerosi incidenti che li vedono coinvolti assumendo comportamenti improntati alla sicurezza. Tra gli incidenti più frequenti vi sono cadute, tagli, schiacciamenti, ustioni, scottature, soffocamento, annegamento, avvelenamenti e folgorazioni. Occorre dunque organizzare l'ambiente destinato ai più piccoli nel modo più sicuro possibile. La stanza più “rischiosa” è il bagno, dove si dovrebbero predisporre tappetini antisdrucciolo e protezioni antiurto sulle rubinetterie. • Tenere in bagno pochi elettrodomestici, posizionandoli su ripiani o

dentro armadietti inaccessibili ai più piccoli. • Tenere fuori della portata dei bambini oggetti spigolosi o taglienti come forbici, lime, lamette da barba, ecc. Non lasciare mai i bambini piccoli da soli nella vasca; per annegare bastano 5 cm d'acqua. Anche in cucina occorre evitare l'impiego di piccoli elettrodomestici in prossimità del lavandino. In linea generale non lasciare mai in giro apparecchi o attrezzi di cucina; dopo l'uso riporli sempre in luoghi sicuri, così come per i prodotti per la pulizia della casa. Forno e fornelli sono tra gli oggetti di casa più utilizzati e durante la cottura dei cibi è facile spandere inavvertitamente del liquido o dell'olio bollente; i fornelli, ma ancor più le piastre elettriche rimangono calde a lungo

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anche dopo essere state spente e liberate dalla pentola. Utilizzare preferibilmente i fornelli più interni; impiegare pentole pesanti provvedendo a girare il manico verso il muro. Installare protezioni antiscottatura per bambini. Allontanare dalla portata dei bambini gli oggetti facilmente ribaltabili; evitare tovaglie che pendono abbondantemente dal tavolo. In camera da letto non addossare sedie o tavolini alla finestra, evitare scaffalature e cavi di prolunga non fissati al muro. Buste e fogli di plastica non devono entrare nella camera dei bambini. Infilare la testa nella busta per gioco può farlo soffocare. Anche i letti a castello sono controindicati, ma nel caso è assolutamente necessario dotarli di barre laterali contro la caduta. I bambini sotto i 6 anni non dovrebbero mai dormire nella parte alta di un letto a castello. Ganci a molla applicati dietro le porte impediscono che i bimbi si schiaccino le mani tra la porta e lo stipite. Nella camera dei bambini non installare plafoniere o altre lampade che possono ribaltarsi o surriscaldarsi. Un bambino agile si fa male con minore frequenza e spesso in maniera meno grave; è dunque importante stimolare lo sviluppo della motricità e favorire la sicurezza motoria garantendo ai bambini spazi, tempi e strumenti adeguati a soddisfare il loro naturale bisogno di movimento, in modo che non trascurino i giochi creativi in casa e all'aperto e che trascorrano solo una minima parte della giornata davanti allo schermo di computer e tivù.


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Il dramma degli sfratti in Italia Nel 2015 oltre 100 famiglie al giorno hanno subito un decreto di sfratto, quasi sempre per morosità economica, indubbiamente causata dalla crisi economica che ha colpito il nostro paese. Un'altro dato però dovrebbe fare riflettere: in Italia si continuano a costruire case, che restano invendute, crescono notevolmente gli immobili sfitti. Secondo le ultime stime Istat infatti ammontano a oltre 7 milioni immobili inutilizzati, sfitti o abitati da non residenti, sia pubblici che privati mentre solo nel 2013 sono stati ultimati più di 160 mila abitazioni.

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econdo una delle ultime indagini sono più di 37mila le famiglie che hanno subito uno sfratto (più di 100 al giorno). Altro dato diffuso dal Ministero dell'Interno sottolinea che, sempre in questo periodo, sono state più di 150mila richieste di esecuzione e oltre 78mila provvedimenti di sfratto tramite l'Ufficiale giudiziario (in media uno ogni 345 famiglie). Nel periodo compreso tra 2005-2014 i provvedimenti di sfratto in Italia sono aumentati di quasi il 70% mentre quello effettivamente eseguiti dalle forze dell'ordine sono aumentati del 41%. Una situazione, questa, che conferma quanto drammatica sia il problema abitativo e quanto preoccupante sia la possibilità che le famiglie meno abbienti ricevano nel breve e medio termine un provvedimento che di fatto toglie loro la casa. Cosa significativa, però, è che le ingiunzioni spesso non riguardano gli sgomberi di occupazioni illegali – pur-

troppo questa prassi sovente rappresenta l'unica soluzione alla vita in strada, ma veri e regolari contratti di affitto che per le cause prima citate non vengono rispettati. Tornando agli sfratti la prima causa che li determina è la morosità (89,3%) determinata da persone che hanno reali difficoltà economiche, ovvero morosità cosiddetta “incolpevole” ( licenziamento, perdita del lavoro, fallimento della loro azienda, separazione del coniuge ecc.) In termini assoluti la provincia che quantifica il maggiore numero di sfratti è Roma (solo nel 2014 sono stati emessi quasi 8.500 decreti con circa 2.800 sfratti eseguiti. A Roma se-

guono le principali città italiane. Tra il Sud e le isole, invece, si registrano i valori più bassi, con le province di Potenza, Reggio Calabria e Vibo Valentia quasi a quota zero. E sul gravissimo problema degli sfratti e della abitazione si è anche espresso Papa Francesco, che per la prima volta alla vigilia del Natale 2013 creò, in un suo intervento in piazza Sam Pietro, il famoso slogan "Una casa per ogni famiglia".

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 di Elisa Corni

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el corso dei secoli il modo di costruire le case è profondamente cambiato soprattutto in funzione della densità della popolazione, e dell’uso di nuovi materiali. Non dobbiamo però pensare che nei tempi antichi l’abilità nel costruire e il gusto fossero meno raffinati o complessi rispetto a oggi. Un esempio è la domus romana. Nell’antica Roma molti erano i modelli di edifici che variavano a seconda delle epoche, della posizione, della famiglia che vi abitava. Ad esempio le insule assomigliavano agli odierni condomini:

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dei palazzi che si sviluppavano verso l’alto e che contenevano una serie di abitazioni per le classi sociali meno abbienti. Dotati di un cavedio interno -un cortile talvolta munito di portici-, questi edifici svolgevano diverse funzioni: al piano terra c’erano solitamente le tabernae, le botteghe artigiane, mentre ai piani superiori si sviluppavano le unità abitative -con al primo piano quelle migliori. Particolarità delle insule era la mancanza dei servizi igienici; i loro abitanti utilizzavano le latrine pubbliche e le terme. Erano edifici imponenti, come testimoniano gli ampi tratti del caseggiato di Diana ancora visibili a Ostia antica. Mano a mano che la popolazione delle città aumentava, le insule crescevano in altezza. Vi erano palazzi alti dieci piani. Augusto, per ragioni di sicurezza, promulgò una legge che vietava di superare i 70 piedi d’altezza -circa 21 metri. Ancora più rigido fu Nerone, che impose di non superare i cinque piani. L’altra soluzione abitativa diffusa nelle città era la domus -letteralmente casala residenza per lo più a un piano delle genti patrizie, cioè dei più abbienti.

dei

Ro

Solo loro ,infatti, potevano costruire grandi case in una città che con il suo milione-milione e mezzo di abitanti offriva ben poco spazio. Si accedeva alla casa attraverso l’atrium, al quale seguiva un ambiente spesso affrescato e privo di copertura, l’impluvium, dove si raccoglieva l’acqua piovana per l’uso domestico. Da qui si aprivano numerose di stanze che potevano ospitare i diversi ambienti: dalle camere da letto (cubicula) alla cappel-


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Romani letta (lararium). Vi era poi lo studio del padrone (tablinum) che dava accesso alla seconda parte della domus. Le famiglie più ricche avevano all’interno di questo struttura un peristilio decorato e spesso dotato di piscine e giochi d’acqua; una sorta di terme private. Gli altri invece si accontentavano di un hortus, giardino e orto domestico. Attorno al peristilio si sviluppavano una serie di stanze private: la cucina, le sale per i pasti e le stanze

della servitù, dotate di un ingresso secondario. Alcune abitazioni avevano biblioteche, pinacoteche, stanze per accogliere gli ospiti -diaete, dove appunto si offrivano solo piccoli spuntini,un solarium e ,in rari casi, piani rialzati per gli ospiti. Questa era quindi la soluzione urbana per le famiglie ricche, che spesso avevano anche delle ville fuori città. Qui in trentino un bell’esempio di villa raffinata è quella di Via Rosmini a Trento, con il pavimento a mosaico dedicato a Orfeo. La copertura degli scavi è in fase di restauro. L’abilità ingegneristica andava oltre alla mera progettazione degli edifici: oltre a utilizzare materiali diversi -dalla pietra al legno, passando per i mattoni e l’argilla-, facevano attenti sopralluoghi prima di incominciare una costruzione, e cercavano di dotarla degli ultimi ritrovati della tecnica. Ad esempio, i piani terra delle domus, delle ville e delle insule più lussuose erano muniti di un ingegnoso sistema di riscaldamento ad acqua calda simile all’odierno riscaldamento a pavimento.

Inoltre l’idraulica non aveva segreti per loro, come testimoniano gli imponenti acquedotti che attraversavano l’Italia. Molte delle abitazioni avevano l’acqua corrente, e anche l’allacciamento alle fognature: gettare il contenuto del vaso da notte dalla finestra era severamente punito. In alcuni casi i segni dell’attenzione e della cura per i dettagli -dai pavimenti a mosaico alle mattonelle finemente lavorate- sono arrivati fino a noi; ne è un esempio la stupenda Domus Aurea, fatta costruire da Nerone dopo l’incendio di Roma nel 64 d.C, oggi patrimonio dell’UNESCO.

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case degli

Le

Etruschi

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li Etruschi furono un popolo dell'Italia antica, di lingua non indoeuropea e di origine incerta, affermatosi in un'area denominata Etruria, corrispondente all'incirca alla Toscana, all'Umbria fino al fiume Tevere e al Lazio settentrionale. Successivamente si espansero a nord nella zona padana (attuale EmiliaRomagna, Lombardiasud-orientale e parte del Veneto meridionale) e a sud fino in Campania. Le prime case degli Etruschi erano fatte in legno e fango; non ci sono quindi molti resti delle loro città per cui la maggior parte delle informazioni su questo popolo deriva dalle tombe, costruite in pietra: esse contenevano

molti oggetti e spesso sulle loro pareti erano dipinte scene di vita quotidiana. Questi reperti ci dicono che la civiltà etrusca era ricca e raffinata. Le abitazioni erano generalmente a pianta rettangolare, ripartite in più vani da muri portanti che poggiavano su fondazioni a secco in tufo, alberese o galestro a seconda delle disponibilità locali. I pavimenti erano generalmente in terra battuta e le murature a graticcio o in mattoni, con travi e pilastri portanti in legno. I tetti, a loro volta sostenuti da travi lignee, erano ricoperti da tegole in terracotta; in alternativa era praticata la tecnica del pisè ( si basa sulla realizzazione di mura con argilla umida per evitare fessurazioni in fase di essiccazione) pressando

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argilla all'interno di casseri; tali muri erano più robusti e potevano essere portanti senza bisogno di aggiungere travi e pilastri. Le capanne avevano pianta ellittica, circolare, rettangolare, o quadrata di dimensioni molto varie a prescindere dalla forma. Vi erano però anche abitazioni molto incassate nel terreno e il cui tetto poggiava su un argine di terra e sassi. Alcune capanne mostrano anche una ripartizione interna. Il focolare di solito era collocato al centro. Il tetto poteva essere a quattro falde o a doppio spiovente. Le abitazioni, inoltre, avevano

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una porta sul lato più corto, abbaini sul tetto per l'uscita del fumo e talvolta anche finestre. Per quanto riguarda l'organizzazione interna dei villaggi, si è osservato che le capanne sono distanziate le une dalle altre da spazi vuoti in misura variabile, probabilmente utilizzati per le attività agricole. Si è poi ipotizzato che le capanne quadrangolari avessero funzione abitativa, mentre quelle di forma rettangolare od ovale venissero utilizzate come stalle e magazzini Nel corso del periodo arcaico si assiste alla nascita di fondazioni abitative più stabili, che hanno lasciato evidente traccia di sé nelle città di Kainua a Marzabotto e a Gonfienti a Prato. Si tratta di edifici a pianta centrale, strutturati attorno ad un portico aperto con impluvium ed ambienti che spesso sul lato della strada principale venivano destinati a fondaci o attività commerciali. Il modello su cui esse si strutturavano era quello ad oggi definito come "domus pompeiana", non solo nella sua dislocazione ma anche nel suo effettivo funzionamento: le acque piovane venivano convogliate verso un pozzo nel cortile centrale o attraverso canalette alle zone esterne all'edificio. I tetti erano realizzati con tegole e coppi, in maniera molto simile a come si può trovare attualmente in Toscana, ed erano dipinti e decorati da maschere con motivi "a palmetta" ed antefisse. Sulla sommità venivano anche poste statue. Un gruppo di edifici arcaici che ha restituito simile decorazione architettonica è visibile in località Poggio Civitate (Murlo) e risale alla metà del VII secolo a.C.: in esso possiamo notare un lunghissimo fregio in terracotta e sculture acroteriali di alto pregio.

(Tratto da Wikipedia)

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ISOLAMENTO TERMICO CASA Q

uando si parla di bellezza esterna di una qualsiasi costruzione, sia essa di civile abitazione o a carattere commerciale industriale, all'armonia che ha con l'ambiente esterno, al colore ed ai materiali usati per la tinteggiatura e per la varie rifiniture. Elementi, questi, importantissimi che fanno parte della progettazione prima e della costruzione dopo. Vi è però un'altra componente che in questo contesto assume un’importanza fondamentale: l'isolamento esterno, comunemente chiamato “cappotto”. E da questa voce, che in passato era considerata poco significativa, dipende non solo il desiderato risparmio energetico, ma anche la salvaguardia di quel “calore” domestico che è parte integrante della nostra quotidianità. Isolare termicamente la nostra casa significa mantenere una giusta temperatura al suo interno. D’in-

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verno si evita la dispersione del calore domestico e d’estate l’ingresso della temperatura calda dell’atmosfera prodotta dai raggi del sole. La necessità di limitare le dispersioni termiche, salvaguardando nel contempo la bellezza della costruzione, è, al giorno d'oggi, una indispensabile esigenza. E non solo per garantirsi uno corretto e funzionale ambiente di vita o comfort casalingo o l'aria che circola all'interno della casa, ma anche per una giusta temperatura dei muri, dei pavimenti e dei soffitti. E’ necessario sapere che per avere la giusta sensazione di comfort è indispensabile che i muri di casa siano ben caldi, ma per evitare che si raffreddino si devono ben coibentare. Un buon isolamento termico, quindi, non solo è la perfetta prevenzione ai problemi e difetti dovuti alla presenza di umidità di condensa

(cioè il formarsi di muffe e macchie scure), ma riesce a garantire un risparmio economico sui costi del riscaldamento. E se è vero come è vero che nelle regioni calde e mediterranee questi elementi hanno una minima importanza nelle nostre zone, ovvero nelle regioni ”fredde”, assumono un significato considerevole e da tenere sempre presente. Da qui la necessità di rivolgersi sempre a ditte che di questo importantissimo settore dell'edilizia sono veri esperti, competenti e profondi conoscitori di quanto la moderna tecnologia ha scoperto e ideato e che, a secondo di dove è posizionata l’abitazione, sapranno dare i giusti e appropriati consigli.


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sapevate che

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l mondo ci sono case e ville il cui valore di mercato supera i 300 miliardi delle vecchie lire e secondo una particolare indagine ci sono oltre 2650 ville il cui valore supera i 100 milioni di dollari. Di seguito la classifica delle più costose al mondo: Al primo posto c’è Antilla un palazzo di 27 piani nel cuore di Mumbai in Altamount Road di proprietà del miliardario indiano Mukesh Ambani che vale quasi 1 miliardo di dollari. Ha una superfice di oltre 400mila mq.

Al secondo posto si trova Villa Leopolda appartenuta in passato, sia a Gianni Agnelli che a Bill Gates. E’ una lussuosa residenza che si trova a Villefranche sur Mer in Costa Azzurra. Ha un’estensione di 20 acri e nel 2008 è stata valutata 500 milioni di euro. Medaglia di bronzo la Knightsbridge Mansion di Londra in Gran Bretagna. Il suo valore supera i 320 milioni di dollari ed è stata costruita su sette piani per un totale di 45 camere. Secondo una indagine eseguita da un istituto immobiliare è probabilmente la più grande casa unifamiliare di Londra. In questa “casetta, quale proprietario, vi ha abitato Rafiq Hariri, l’ex primo ministro del Libano assassinato da una bomba a Beirut nel 2005 Quarta in classifica la Nassim Road Mansion che si trova nel cuore commerciale di Singapore. E’ stata acquistata per circa 250 milioni di dollari. Tutta la proprietà quantifica quasi 8mila mq Quinta di questa speciale classifica è il Park Place – Remenham, Berkshire in Gran Bretagna. Sembra essere la casa più costosa venduta in Gran Bretagna con una richiesta di 140 milioni di dollari. E’ stata costruita nel Risalente al 18° secolo e al suo interno vi è una grotta e una grandissima rimessa per le barche..

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L'EDILIZIA ABITATIVA TRENTINO

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er conoscere le politiche che la Provincia attua nell'edilizia abitativa miranti all'abitare o disporre di un alloggio adeguato e sicuro si potrà consultare il sito a cura della Provincia di Trento, www.trentinosociale.it, che mostra come la casa sia l’ambito nel quale trova risposta un’ampia gamma di bisogni primari di tipo sociale ed economico». Di seguito i punti attorno ai quali si articolano gli interventi di edilizia abitativa. LOCAZIONE ALLOGGIO PUBBLICO A CANONE SOCIALE Per favorire il diritto all’abitazione, la normativa provinciale prevede la locazione di alloggi di proprietà o in disponibilità di ITEA Spa o di imprese convenzionate, applicando un canone d'affitto sostenibile, ovvero commisurato all'effettiva possibilità del nucleo familiare di far fronte alle spese per l'alloggio. Nel comprensorio della Comunità Valsugana e Tesino, per esempio per il Comune di Borgo Valsugana, per attivare il servizio di locazione di alloggio pubblico a canone sociale, occorre rivolgersi al Settore Tecnico - Sezione Edilizia Comunità Valsugana e Tesino (0461755555; e-mail: tecnico@c3tn.it) a Borgo Valsugana - Piazzetta Ceschi, 1 (presso Sede Comunità

Valsugana e Tesino). CONTRIBUTO SUL CANONE DI AFFITTO La normativa prevede, per i cittadini residenti sul territorio provinciale, la possibilità di ottenere la concessione di un contributo per l'abbattimento del canone di locazione degli alloggi locati sul libero mercato. Tale agevolazione è denominata contributo integrativo ed è concesso dagli Enti locali, cioè le Comunità di valle e il Comune di Trento.

Carlo Daldoss, Assessore alla coesione territoriale, urbanistica, enti locali ed edilizia abitativa della Provincia di Trento

INTERVENTI DI EDILIZIA ABITATIVA PER CALAMITÀ PUBBLICHE Nei casi di pubblica calamità, la Provincia interviene al fine di coordinare e attuare le operazioni di assistenza e soccorso alle popolazioni colpite, nonché l'esecuzione dei lavori di carattere urgente e inderogabile diretti a garantire il ripristino dei servizi essenziali; favorire la ricostruzione dei beni pubblici e privati danneggiati o distrutti. ALLOGGI PROTETTI Generalmente gli alloggi sono collocati all'interno di strutture che ospitano anche centri diurni e di servizi. Possono accedervi persone anziane e adulte con difficoltà organizzativo-relazionali ed eventuali lievi impedimenti psicofisici, in condizione di parziale autosufficienza o a rischio di marginalità sociale e che non sono più in grado di rimanere da sole al proprio domicilio. (F.Z.)

LOCAZIONE ALLOGGIO PUBBLICO A CANONE MODERATO Il canone moderato risponde alle esigenze abitative di quei nuclei familiari che hanno un ICEF superiore allo 0,18 e inferiore o uguale allo 0,39. I requisiti che il nucleo deve avere per presentare la domanda sono specificati dal bando che viene pubblicato dall’Ente locale nel cui territorio sono ubicate le unità da locare. EDILIZIA ABITATIVA AGEVOLATA E "CONTRIBUTI CASA" “Piano casa” per la concessione di contributi a giovani coppie e nubendi per acquisto, acquisto-risanamento e risanamento per la prima casa di abitazione e contributi per cooperative edilizie.

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Il patrimonio immobiliare

in Italia

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'Agenzia delle Entrate mantiene aggiornato sul suo sito istituzionale un Osservatorio del Mercato Immobiliare che cura la rilevazione e l'elaborazione delle informazioni di carattere tecnico-economico relative ai valori immobiliari, al mercato degli affitti e ai tassi di rendita e la pubblicazione di studi ed elaborazioni e la valorizzazione statistica degli archivi dell'Agenzia. Attingendo a questi dati, disponibili gratuitamente in forma digitale sul sito www.agenziaentrate.it, nella sezione l’Agenzia comunica> prodotti editoriali> Pubblicazioni su catasto, cartografia e mercato immobiliare, di seguito cerchiamo di dare un’idea della distribuzione della proprietà e del patrimonio immobiliare sul territorio nazionale, in relazione alle caratteristiche socio-demografiche ed economiche dei proprietari. Il 76,6% delle famiglie vive in una casa di proprietà, per comprare un’abitazione servono in media circa 181mila euro (1.560 €/mq). La casa in Italia è di proprietà. Se si considera che a ogni abitazione principale corrisponda una famiglia, il 76,6% delle famiglie risulta risiedere in abitazioni di loro proprietà. Questo dato risulta sensibilmente più elevato al Sud (82,1%) e prossimo al dato nazionale al Nord (74,5%), mentre è più basso nelle regioni del Centro (72,8%).

Cresce lo stock immobiliare. Rispetto al 2011, nel 2012 il numero degli immobili censiti al Catasto cresce di circa 1,1 milioni, superando quota 62 milioni e 877mila. Oltre che dai consueti fenomeni di frazionamento o unificazione delle unità immobiliari esistenti e dagli accatastamenti delle nuove costruzioni, questo incremento è influenzato soprattutto dalla regolarizzazione degli immobili mai dichiarati in Catasto, i cosiddetti “immobili fantasma”. La superficie media di un’abitazione in Italia è pari a 116 metri quadri e le regioni con abitazioni mediamente più grandi sono l’Umbria (133 mq), il Friuli Venezia Giulia e il Veneto (132 mq). Dimensioni mediamente più ridotte sono quelle riscontrabili in Valle d’Aosta (93 mq), Liguria (96 mq) e Basilicata (105 mq). Nel 2012 il valore del patrimonio immobiliare residenziale italiano è stato stimato in 6.574,9 miliardi di euro, in leggero calo rispetto al 2011 (-0,6%). Circa il 91% del va-

lore riguarda le abitazioni e le relative pertinenze di proprietà delle persone fisiche. Una cantina o una soffitta di pertinenza valgono in media 5.400 euro, un box invece poco più di 20mila euro. Il valore complessivo delle abitazioni di Roma nel 2012 ammonta a circa 534 miliardi di euro, con un’abitazione che in media vale poco più di 380mila euro, superando gli 800mila euro nelle zone più pregiate. A Milano, dove il valore complessivo delle abitazioni è pari a circa 195 miliardi di euro, un’abitazione vale in media quasi 250mila euro e supera i 700mila euro nel Centro storico. Infine, nella città di Napoli si è stimato in quasi 131 miliardi di euro il valore dello stock abitativo, con un’abitazione che vale in media circa 300mila euro. (F.Z.)

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Beni immobili.

Chi (e quanto) paga? S

embra che la tassazione dei beni immobili favorisca la mobilità di capitale e lavoro. Sono più di 4,5 milioni le persone che nel 2012 hanno immobili locati, sono cioè affittuari, in crescita di circa l’11,2% rispetto ai 4,1 milioni del 2010. Il 34,2% dei locatori ha un’età compresa tra 51 e 70 anni, seguono quelli con età compresa tra 31 e 50 anni (il 24,1%) e gli ultrasettantenni (21,5%). Il numero di contratti di locazione stipulati nel 2012 (5,4 milioni) è aumentato del 15,9% rispetto al 2010, con un incremento del 6,7% per il canone annuo medio percepito. La rendita da locazione annua più elevata si registra al Centro (11.500 euro); segue il Nord, con 10mila euro e il Sud e le Isole dove la locazione frutta in media 7.500 euro l’anno. In Italia, una quota significativa del prelievo immobiliare è costituita dalle imposte ricorrenti sul patrimonio e dalle imposte sulle transazioni e sui capitali; mentre risulta contenuto il prelievo sulle successioni e donazioni e sulla ricchezza netta. Le imposte «ricorrenti», in Italia, rappresentano, nel 2012, l’1,5% del PIL; fanno registrare valori superiori l’Islanda (1,7%), il Giappone (2,1%), la Francia (2,6%), gli Stati Uniti (2,8%), il Canada (2,9%) e il Regno Unito (3,4%). Il gettito complessivo Imu-Tasi 2014 (23,9 miliardi di euro) rimane pressoché invariato se confrontato con quello dell’Imu 2012 (23,8 miliardi di euro). Nel 2014 è calato del 12,6% il gettito Tasi-Imu relativo all’abitazione principale (3,5 miliardi di euro), a fronte del gettito Imu 2012 che era risultato di circa 4 miliardi di euro. Rispetto alla differenza fra quanto i contribuenti dovrebbero versare e quanto viene effettivamente versato, il così detto “tax gap”, calcolato anche tenendo conto delle imposte locali e confrontando il gettito teorico Imu standard ricostruito a partire dai dati catastali con il gettito effettivo standard, basato sui versamenti Imu e Tasi, nel 2014, con riferimento sia all’Imu che alla Tasi, risulta pari a 4,3 miliardi di euro, sostanzialmente in linea con il valore del 2012.

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Gaia

Dare se stessi e crescere assieme a loro.

e la disabilità

 di Patrizia Rapposelli

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enticinque anni fa nasceva sul nostro territorio un’associazione dedita agli altri: un gruppo di volontari sensibilizzati alla disabilità e a quelle famiglie con cari diversamente abili; stiamo parlando di Gaia, Gruppo Aiuto Handicap, tutt’ora attiva e in via di sviluppo con sede a Borgo Valsugana. Un’insieme di persone che hanno fatto della disponibilità, dell’amicizia e di un sorriso i valori portanti del loro progetto. Gaia nasce come supporto, ulteriore a quello offerto dalle istituzioni specializzate, ai ragazzi disabili e alle loro famiglie; mettono a disposizione momenti d’intrattenimento, condivisione e svago mirate a un’azione collettiva come aiuto e come momento di crescita comunitaria. Gruppo Aiuto Handicap, impegnato sul territorio della Valsugana, è una risorsa associativa composta da volontari, collaboratori e famigliari coinvolti nel progetto, i quali impegnano tempo e risorse per migliorare situazioni delicate, allargare la sensibilità del luogo riguardo certe tematiche, oltre a puntare

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a una integrazione sociale effettiva tra abili e diversamente abili: una sinergia necessaria per “fare un qualcosa per davvero”. I volontari si riuniscono il secondo e il quarto martedì del mese presso la sede, organizzando e pianificando attività future da svolgere: ludiche-ricreative e incontri di sensibilizzazione aperti al territorio; le discussioni, le aperture alle diverse proposte da parte dei collaboratori e la possibilità di raccontare le esperienze vissute nell’ambito della disabilità, rendono questi attimi un modo con cui condividere la responsabilità di fare parte attiva del mondo relazionale del disabile. Quando si parla di disabilità si

deve essere consapevoli che per una reale azione è necessario considerare l’importanza non solo della famiglia, ma anche della scuola, i Servizi, le risorse relazionali informali della rete familiare, le risorse associative ricreative e culturali del territorio e di una comunità sensibilizzata. Gaia, accorgendosi in modo attivo della loro presenza, opera una paziente mediazione nella gestione del tempo libero e di altre si-


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tuazioni comunitarie, sia per i soggetti disabili che per le loro famiglie. Come lo fa? Organizza feste con musica, balli e giochi, serate in pizzeria, gite e incontri di sensibilizzazione; si impegna nell’assistenza a domicilio o in ospedale o semplicemente aiutando i ragazzi nello svolgimento di compiti e attività fisica, senza tralasciare l’importanza del solo fare compagnia Il progetto, su iniziativa dei genitori, con creatività ha dato il via a “Estate in Fattoria 2015” che

verrà riproposto anche nel 2016, un percorso di orticoltura, dove viene allestito, con l’aiuto di educatori e volontari, un piccolo orto. Entra così in gioco una linea di azioni che creano collegamenti, sinergie, accordi e mediazioni per una visione il più possibile comune e collettiva. Gaia è come una paziente tessitura di una rete in cui si collega un nodo a un altro nodo, a un altro ancora, cercando di fare in modo che i fili siano il più possibile robusti: comunicazione, impegno e un sorriso in un’impresa collettiva che porti davvero “a fare qualcosa”. Dare se stessi al mondo della disabilità è prendersi un qualcosa di più prezioso da essa.

Per contatti: Telefono: 3426752552 E-mail: gaiagruppo@gmail.com Sede: Borgo Valsugana Piazza Degasperi n. 3

ABBIGLIAMENTO E INTIMO DA 0 A 99 ANNI

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EXPO VALSUGANA LAGORAI N

ella splendida cornice del lago di Levico Terme si svolgerà, con rinnovato entusiasmo, la tradizionale mostra mercato della Valsugana e del Trentino Orientale, ricca di nuove proposte per gli operatori e per chi vorrà conoscere questo territorio. Cuore pulsante della fiera sarà il Palalevico, la struttura fieristico-congressuale a ridosso del lago, circondata da spazi espositivi esterni, alcuni dei quali coperti. La rassegna, visitabile dalle 10,00 alle 19,00, rappresenta, da molti anni, un appuntamento importante per l’economia del Trentino Orientale ed in particolare per tutta la Valsugana. Oltre ai settori fieristici tradizionali , artigianato, industria, commercio, servizi, nuove tecnologie, all’interno della rassegna troveranno spazio espositori che si occupano di “BIO-EDILIZIA E DEL RISPARMIO ENERGETICO dal fotovoltaico, ai serramenti alle isolazioni e alle energie alternative. Senza dimenticare un tema di grande attualità quale quello della sicurezza in casa, sul quale, oltre alla presenza di varie ditte del set-

tore, si terrà un seminario specifico. Uno dei temi principali della fiera sarà il “VIVERE BENE“ nelle varie dimensioni: ambientale, residenziale, alimentare, cura del corpo, e sicurezza. In questa edizione le varie sale all’interno del Palalevico saranno dedicate ai prodotti della terra e al benessere generale, e, una in particolare, al settore biologico Trentino con riferimento all'alimentazione e alle produzioni naturali. Molta attenzione, infatti, sarà riservata a quest'ultime due tematiche e alle varie sensibilità sempre più presenti nella vita quotidiana: il mangiare sano e consapevole, il vegetariano, il vegano, il biologico. E ampio spazio avranno i rimedi naturali, le erbe officinali, ai prodotti naturali e quelli per la cura della persona. Tra gli eventi collaterali significativa la presenza di Andrea Torelli, giovane di Borgo Valsugana e recente protagonista del talkshow “MASTERCHEF” che si esibirà insieme agli chef della scuola alberghiera di Levico. All'interno del Palalevico, gli artigiani del territorio allestiranno

Andrea Torelli a Masterchef

insieme un grande spazio espositivo per presentare le proprie aziende, le produzioni locali nonchè vere opere interamente realizzate artigianalmente. Il Trentino è ricco di prodotti tipici e quindi non mancherà un settore dedicato, con l’allestimento, all'esterno, di opportuni spazi dove, piccoli e grandi produttori della Valsugana e del Trentino offriranno la possibilità di degustazioni e assaggi delle produzioni locali. Per tutta la durata della esposizione, che presenterà anche le ultime novità su: serramenti, mobili e complementi d’arredo per interni ed esterni, scale per interni ed esterni, pavimenti, rivestimenti, elettronica, macchine operatrici, autovetture, artigianato, servizi, impiantistica, saranno proposti, anche in collaborazione con l'Associazione Artigiani, seminari di approfondimento su temi di natura economica e sociale. Particolare interessante è che, in collaborazione con agenzie locali, saranno proposti pacchetti di soggiorno negli hotel della zona.

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Hotel Elite

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ccoglienza, cortesia, ospitalità, competenza. Sono questo gli elementi che insieme alla buona cucina caratterizzano il fare dell'Hotel Elite. Un qualificato albergo in grado di soddisfare, e nel migliore dei modi, le esigenze di chi lo sceglie per un soggiorno, per le lunghe vacanze o più semplicemente per un pranzo, una cena o una riunione di lavoro. Una ospitalità sopra media che appartiene a quelle aziende che per la loro esperienza e preparazione riescono sempre ad illuminare, di luce propria, l’insegna della loro struttura ricettiva. Su tutto però spicca la vera e completa capacità organizzativa nelle proposte di e nel pranzo nuziale che l'Hotel Elite e il suo staff riesce a concretizzare. E’ infatti nel ricevimento del matrimonio che l’Elite evidenzia una provata e indiscutibile professionalità che lo fa diventare il luogo ideale per festeggiare il “giorno più bello”.

E gli elementi del pranzo di matrimonio, con annessi e connessi, bene si sposano con la dinamica mentalità di chi dell'Albergo è titolare e gestore. Il tutto organizzato, con vera maestria, nella grande sala con oltre 100 posti per un romantica atmosfera per la felicità degli sposi e dei loro invitati che potranno gustare il completo menu ideato e preparato secondo le indicazione e le personali esigenze degli sposi, per una unione di sapori e prelibatezze preparate dall'estro creativo degli chef e la disponibilità degli ingredienti di stagione. E a proposito di particolari proposte, conviene sottolineare un qualcosa di veramente originale che Elite inserisce nel ricevimento nuziale e che vanta pochi concorrenti. Una grande novità che fa

parte del pacchetto “nozze” e che offre una gioiosa animazione per piccoli e bambini che nella apposita saletta interna (in inverno e nell’ampio parco esterno) possono divertirsi e giocare, dando sfogo a tutta a loro vivacità, mentre i loro genitori assaporano tutto ciò che le mani esperte dei cuochi hanno saputo realizzare. E a questo particolare biglietto da visita l’Hotel Elite aggiunge anche la possibilità di prenotare gli spazi interne e le varie per festeggiare un qualsiasi avvenimento, quale il battesimo, la prima comunione, la cresima o la festa di laurea.

LEVICO TERME (T ) Viale Roma, 19 Tel. 0461.706283 Fax 0461.702062 www.biohotelelite.it info@biohotelelite.it

Come dire…un hotel per tutte le occasioni.

Pasqua 2016 Il Menu Aperitivo Elite

Gli Antipasti Il trionfo di Crudità con Pinzimonio Il Tortino Rustico con Cipolla Brasata e Pancetta su Crema di Formaggi di Malga La Lonzetta Affumicata con Cavolo Cap uccio al Cumino e Pera Williams I Primi Il Cofanetto Delicato agli Asparagi Verd i Il Risotto Carnaroli Mantecato alle Mele Renetta e Speck del Tirolo Il Secondo Il Capretto della Tradizione Verdure Grigliate & Patate al Forno

Il Dessert Il Semifreddo Artigianale al Torroncino e Rum Caffè e Colomba euro 35 a persona ( Bevande comprese) Menù Baby euro 15 (lasagna, cotoletta, patatine, dolce)


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VICO E L I O D L L IE CAMP

GLI APPUNTAMENTI

Anche in Valsugana...

la ROSSA

 di Mario Pacher

È

nata ufficialmente anche in Valsugana la “Scuderia Ferrari Club Valsugana “. Si è costituita per volontà di alcuni tifosi locali con lo scopo principale di unire sotto una sola bandiera i moltissimi appassionati della “Rossa di Maranello” e formare, nel contempo, un gruppo di aggregazione sociale. Il club era nato tre anni fa con sede presso il “Bar biliardi” di Levico Terme. Poi, per motivi organizzativi, dai primi di febbraio di quest’anno la sede è stata spostata al bar Campiello, a Campiello di Levico dove prima dell’estate si farà l’inaugurazione ufficiale. Il gruppo è formato attualmente da 53 tesserati ordinari, di cui 6 sono possessori di macchina Ferrari. E’ presieduto da Pietro Libardi (Pier) affiancato da sei collaboratori: Enzo Tomio vice e segretario; Consiglieri: Claudio Palaoro, Gianpiero Passamani, Giancarlo Campestrin, Lorenzo Ghirardelli e Ivano Lucchi. Il club è legato strettamente alle corse automobilistiche, ma si interesserà anche di eventi di altro tipo. I principali appuntamenti per l’anno in corso sono: la tra-

sferta alla pista di Kart ad Affi in collaborazione con i club Regionali di Vallarsa e Vipiteno, aperta agli adulti e anche ai Bambini. La trasferta al motomondiale del Mugello e Misano, al gran premio di F1 a Monza. Sarà poi organizzata una gita aperta a tutti, mentre altri eventi sono ancora da definire. A dicembre si incontreranno tutti per gli auguri natalizi. Già in primavera ci sarà un pranzo collettivo con tesseramento al quale sono abbinati degli sconti speciali da parte della Ferrari, come abbuoni del 20% sugli acquisti al Ferrari Store e altro ancora. Chi volesse far parte di questo gruppo può recarsi direttamente in sede, al Bar Campiello appunto, situato in via Maso San Desiderio. Per informazioni può telefonare ai numeri: 0461-721035, cell. 3403130495, oppure al presidente Pier al cellulare 373.7566457. E’ possibile seguire tutti gli eventi su Facebook (Scuderia Ferrari Club Valsugana) e ogni Gran Premio potrà essere seguito dalla sede, dove qualche componente sarà sempre presente per assistere in diretta le corse.

CALDONAZZO – Presentazione del libro “L’ultimo lenzuolo bianco” di Farhad Bitani martedì 15 presso la Casa della Cultura. Inizio alle 20.30. GRIGNO – Il teatro comunale di Tezze propone giovedì 17 uno spettacolo per gli studenti delle scuole materne ed elementari. La Nuova produzione del Centro Servizi Culturali S. Chiara propone, alle 10.30, l’operina musicale “La luna del lupo”. BORGO – Si parla di educazione, rispetto e parità in famiglia. Ma anche della vita quotidiana venerdì 18 all’auditorium del polo scolastico. Appuntamento dalle 20 con la Scuola per Genitori ed Eleonora Stenico, avvocato e consigliera di parità della Provincia di Trento. TENNA – Il teatro comunale ospita venerdì 18, per la rassegna culturale “Il Viaggio”, lo spettacolo teatrale “Cattedrale”. Il sipario si alza alle 20.45. LEVICO – Ultima data, sabato 19, per la rassegna teatrale “Franco & Daniela”. Alle 20.45, al Teatro Caproni, Mario Cagol porta in scena lo spettacolo “Nonna Nunzia Show”. Costo del biglietto 10 euro. RONCEGNO – Ultima serata, sabato 19, al teatro parrocchiale della 6° rassegna “Roncegno apre il sipario”. Alle 20.45 la Compagnia dei Giovani di Trento presenta la commedia brillante di Carlo Goldoni “La Locandiera”.

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LaFucina

Zanghellini

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on la ricostruzione della casa avvenuta una trentina di anni fa ad Agnedo, al civico 37 di via dei Molini, Paolo Zanghellini pensò di ridare vita anche a quella che fu un tempo la fucina di famiglia iniziata dal nonno Gervasio Zanghellini e portata avanti poi dal figlio Domenico, detto Minico. Gervasio aveva appreso questo mestiere dai fabbri Rigotti di Scurelle negli anni fra il 1878 e il 1882, dietro pagamento, e morì in modo drammatico nel 1931 proprio all’interno di quel suo stesso laboratorio. Sui monti circostanti era stato trovato un reperto di guerra contenente gelatina che, portato in officina, a contatto con il fuoco scoppiò. Gervasio rimase gravemente ferito e spirò due ore dopo l’incidente

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per le gravi lesioni riportate. Raimondo Valandro, un ragazzo di 18 anni che era con lui, morì invece sul colpo. Dopo la morte di Gervasio, l’attività continuò con il figlio “Minico”, che nel 1933 si sposò con Teresa Sandri, deceduta nel 2009 a 97anni, e che fu l’usufruttuaria di tutto il caseggiato. Dal suo matrimonio nacquero 4 figli: Silvana, Dino, Paolo e Bruna. Il figlio Dino, scomparso nel 1993, iniziò a lavorare giovanissimo come fabbro nell’attività del padre fino al compimento dei 20 anni. Poi, dopo la metà degli anni ’50, sia Dino che Paolo dovettero cambiare mestiere perché l’attività di

 di Mario Pacher

Paolo Zanghellini fabbro, con l’arrivo della motorizzazione, si ridusse notevolmente. Oggi, al piano terra su un’area di una sessantina di metri quadrati, sono state riabilitate le apparecchiature di un tempo ormai lontano come la forgia originale per riscaldare il ferro, il maglio che funzionava


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in modo originale ma ancora efficiente con l’utilizzo dell’acqua del rio “Rivetta” che passava vicino, altri strumenti di lavoro azionati a cinghia. Ora tutto è stato rimesso in azione, così come tanti attrezzi e manufatti creati dal fondatore Gervasio sono stati recuperati e ora fanno bella mostra ai lati del locale e sulle sue pareti. Quel laboratorio artigianale era chiamato “la fucina del Castel Ivano” perché serviva soprattutto per la produzione e la lavorazione del ferro per quel maniero, ma anche per tutte le esigenze della popolazione di Villa Agnedo e dei centri vicini. Nel 2006 si tenne la cerimonia d’inaugurazione della “vecchia officina”, con i suoi oltre mille attrezzi utilizzati nei trascorsi decenni, ma ancora in piena efficienza, alla presenza del titolare Paolo Zanghellini e del figlio Stefano, perito meccanico, dell’allora sindaco Armando Floriani, di Franco Panizza, all’epoca assessore provinciale all’artigianato e tanta gente del posto. Nel corso dei vari interventi era stato sottolineato il difficile lavoro dei nostri antenati che si basava esclusivamente sul-

l’uso delle proprie forze, delle proprie braccia. Poi il primo cittadino aveva premiato Paolo Zanghellini donandogli un artistico piatto raffigurante uno scorcio di Villa Agnedo. Nell’agosto 2013 è stato presentato anche il libro “L’antica fusina Zanghellini nella Villa d’Agnedo”. Una pubblicazione di oltre 150 pagine corredata di tante foto a testimonianza di quella che fu la lunga attività di quell’antica officina che ora fa parte dell’Ecomuseo della Bassa Valsugana “Da Rava al Brenta”. Quell’officina-museo viene spesso visitata dalle scolaresche, da gruppi di pensionati e da turisti. Chi desidera visitarla può telefonare al numero 0461754032 oppure al cellulare 340-7759431. A illustrarne il contenuto e il funzionamento di quei macchinari d’un tempo, saranno Paolo o Stefano con la loro competenza e squisita disponibilità.

I Capannisti del Trentino Roberto Paccher è il nuovo presidente provinciale

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i è svolta nei giorni scorsi, presso il centro Casteller di Mattarello, una partecipata assemblea dell’Associazione Ornitologica Capannisti Trentini, alla quale era presente, tra gli altri, il presidente dei Cacciatori Trentini dr. Carlo Pezzato. Ha aperto i lavori Graziano Foradori, presidente uscente dei Capannisti Trentini che ha relazionato sull’attività svolta dall’associazione durante la sua reggenza, e ha ringraziato gli iscritti e il consiglio direttivo per l’impegno profuso a favore dell’associazione. E’ poi seguito l’intervento del dr. Pezzato, che ha informato i numerosi presenti, della disponibilità anche per quest’anno di uno spazio riservato ai Capannisti Trentini presso la fiera Exporiva Caccia Pesca e Ambiente che si terrà a Riva del Garda nei giorni 1-2-3 aprile, e si è impegnato, anche su sol-

lecitazione dei capannisti, a sostenere nel comitato faunistico, alcune loro richieste. Successivamente è seguita l’elezione del nuovo direttivo che guiderà l’associazione per i prossimi 4 anni. Sono stati eletti Christian Beber, Mario Perini, Paolo Bolognani, Giuliano Tonezzer, Mauro Crestani, Sergio Bertolini, Gianluca Faes, Roberto Paccher e Walter Cellana. Il direttivo ha poi eletto, all’unanimità, Roberto Paccher Presidente, Christian Beber Vice-Presidente e Graziano Foradori segretario. L’Associazione Ornitologa Capannisti Trentini, rappresenta le doppiette trentine che svolgono la caccia da appostamento fisso con l’ausilio di richiami vivi. Nella nostra provincia sono più di 1500 i cacciatori che esercitano la caccia a capanno, e si riscontrano sem-

pre più giovani che si avvicinano a questa forma di caccia che vanta una grande tradizione. Il direttivo intende proporre alcuni incontri sul territorio provinciale, per raccogliere le istanze dei propri iscritti e poi elaborare un documento da consegnare agli organi competenti per rilanciare e tutelare la caccia al capanno, disciplina che ha subìto negli ultimi decenni numerose limitazioni sia per quanto riguarda i periodi che per le specie cacciabili. Infine sarà organizzata anche quest’anno la tradizionale gara primaverile di canto degli uccelli riservata ai soci. Da parte di Valsugana News i nostri complimenti a Roberto Paccher, Vicedirettore del nostro periodico.

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STAFFETTA del

Una iniziativa di vero altruismo e solidarietà

cuore

La Fondazione Marco Simoncelli (www.marcosimoncellifondazione.it) Costituita in seguito a un’idea di Carlo Pernat, nasceva il 5 Dicembre 2011 la “Fondazione Marco Simoncelli“, una Onlus che conta già migliaia di tesserati in tutta Europa, con Inghilterra e Spagna tra i paesi più attivi. Moltissime le iniziative messe in campo, sia grazie alle donazioni dei privati che dei Charity Partners, che hanno permesso alla famiglia Simoncelli di finanziare molti progetti a favore dei soggetti più deboli e svantaggiati, nel mondo ma anche sul territorio Italiano e dove Marco Simoncelli era di casa. Il grande pilota italiano è deceduto il 23 ottobre 2011, per un gravissimo incidente mentre partecipava alla gara sul circuito di Sepang in Malesia.

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uando essere centauri vuol dire impegno civico e solidarietà, allora parliamo de “La staffetta del cuore”, ideata da Antonello Montes, molto noto nel mondo motociclistico Trentino per aver realizzato il giro d'Italia in 70 ore e la 24h On the Road. Già molti Moto Club hanno aderito all’iniziativa attraverso la pagina Facebook dedicata. Non si tratta di gare motociclistiche, ma di una vera e propria festa sulle due ruote, nel rispetto del Codice della strada e della prudenza, per dare una mano a progetti di solidarietà. L’intenzione è di aiutare la Fondazione Simoncelli con la quale l’iniziativa è in Chariry Partnership, a raccogliere fondi per costruire un centro di rianimazione per disabili nel comune di Rimini. Situato a 2km da Coriano e a 4 km da Riccione, il nuovo centro riabilitativo verrà realizzato

Massimiliano Pasini

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dove sorgeva “La casa vacanze Santa Marta” con l’intento di divenire punto di riferimento delle diverse comunità assistenziali e punto di raccolta e riferimento per i giovani portatori di handicap fisici e mentali di quella terra di Romagna che ha visto Marco nascere e crescere. Il centro d’accoglienza diurno offrirà soluzioni e servizi dedicati d’altissimo standard. La staffetta motociclistica partirà verso fine marzo portando “il testimone”, un classico gilet da auto, in un giro d'Italia di regione in regione. Una staffetta eseguita dai vari incaricati sia da soli che in gruppo e ogni passaggio di testimone avrà una adeguata copertura mediatica e sui social. Il testimone arriverà in Trentino sabato 2 aprile sarà consegnata i Lombardia domenica 3 aprile. I piloti ufficiali e i sostenitori del progetto (per la maggior parte Ducatisti) si riuniranno a Misano in occasione del WDW che si terrà dal 1 al 3 luglio 2016 sul circuito Santa Monica intitolato a Marco Simoncelli, per consegnare simbolicamente un assegno gigante con la cifra raccolta da “La staffetta del cuore”. L'incontro si terrà probabilmente davanti alla sede

della Fondazione, oppure davanti al Museo dedicato a Simoncelli a Coriano. E' stata anche realizzata una pagina Facebook dedicata a "la staffetta del cuore" , e già molti Moto Club hanno aderito all'iniziativa. E’ bene ricordare che nessuno è autorizzato a prendere personalmente soldi o offerte. Quindi chi desiderasse contribuire o partecipare economicamente all’iniziativa può farlo tramite versamento bancario ai codici IBAN della locandina. Il pilota ufficiale del Trentino A.A. è Massimiliano Pasini detto Paso, che sarà accompagnato durante il tragitto dal Ducati Club dell'Alto Adige e da chiunque altro motociclista vuole seguirlo. Per informazioni sull'iniziativa con tattare Antonello Montes, 338 247 3049 oppure Massimiliano Pasini (pilota Trentin o A.A.) 349 173 6783.


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Poeta della Valsugana: competenza , bravura , ironia.

In ricordo di

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Paolo Meggio

i sono momenti nella vita delle coppie che stravolgono il normale corso del vivere insieme fino a cambiare segno ai valori più cari come può essere quello della casa. Il nido cercato, voluto e desiderato assieme, alle volte anche appena conquistato, può divenire un inferno. Occorre, in quei momenti, imparare nuove pratiche di vita e conoscere bene tutte le implicazioni che conseguono a una scelta che riguarda sempre più coppie: vivere da separati in casa. Che questa scelta nasca di comune accordo o sia in parte o in tutto subìto da uno dei due partner, può influire non solo sulla durata di questa convivenza ma, la presenza di figli e la loro età e altro ancora concorre al vissuto soggettivo e individuale di tale separazione. Risolta la questione della ripartizione delle comuni spese domestiche come luce, gas, alimentari, ecc., se si è disposti a imparare, anche una situazione come questa può trasformarsi in una risorsa, una occasione per riflettere su se stessi, sull’altro e sulla relazione. Facile vivere come “due cuori e una capanna”, ma quando l’idillio si rompe occorre impegnarsi di più per farlo diventare un momento di crescita per la coppia e per se stessi. Se l’amore è finito, se non ci si sente più una famiglia, condividere lo stesso tetto conserva però un valore che non va buttato via e non è detto che sia solo il preludio, penoso, a una definitiva separazione. Soprattutto se ci sono figli minori, occorre imparare a gestire l’ansia correlata al desiderio di lasciarsi alle spalle un fallimento relazionale, magari ritro-

vando interessi e passioni individuali che spesso nella dimensione della coppia erano perse. Lo spazio della casa, come il tempo vissuto tra le mura domestiche, acquistano nuovi sapori, a volte insopportabili. In questo caso sarebbe meglio chiedere un supporto psicologico, soprattutto se ci si trova a subire il periodo di separazione. Ci sono poi dei rischi legali connessi a questa situazione abitativa che è bene conoscere. Occorre capire che coabitazione e convivenza sono due situazioni del tutto diverse. La prima va intesa come semplice condivisione fisica della medesima abitazione, mentre la convivenza presuppone una comunanza affettiva e sentimentale della quotidianità. Quindi, con la separazione in casa, si assiste al

permanere della coabitazione con l’interruzione della convivenza. Se marito e moglie, pur continuando a vivere nella medesima abitazione, si comportano tra loro come estranei, disinteressandosi delle rispettive necessità, consumando pasti separatamente e dormendo in camere diverse, essendo venuta meno quella comunione legale e spirituale che contraddistingue l’unione matrimoniale, la separazione in casa non potrà essere di ostacolo all’ottenimento di una sentenza di divorzio, ma occorrerà dimostrare che la scelta di coabitare non rappresenta una ripresa della convivenza dettata da motivi di affetto, ma costituisce una condizione dovuta a ragioni di opportunità, eventualmente frutto di un accordo tra le parti.

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Il cibo che ami, la forma che vuoi

per una giusta alimentazione OLIS è l’abbreviazione di OLISTICO, ovvero il considerare l'essere umano nella sua totalità di “Mente, Corpo ed Energia” e come elemento integrante della Natura con le proprie caratteristiche. E quindi in questa particolare visione anche la nostra alimentazione deve essere considerata come elemento soggettivo che varia da individuo a individuo. Titolare di OLIS è Licia Cappato, una competente e qualificata esperta che si è formata non solo con continui studi in Italia e all'estero, ma anche maturando un’esperienza più che decennale nell'ambito dell'alimentazione, del fitness e dell’ attività varia di stampo olistico. E nella sua continua applicazione sempre di più si è rafforzata l’idea che ogni persona rappresenta un universo che non ha eguali e quindi, per ottenere i desiderati risultati, è necessaria un’azione diversificata e personalizzata. Per questo motivo, OLIS, che applica il funzionale e innovativo metodo Keyum, studia ed analizza piani alimentari personalizzati, vari e flessibili rispettosi della salute, dei gusti, delle esigenze personali e di quelle familiari. E a proposito di Esperti è utile sottolineare che la “nostra” Licia, vista da quest'anno anche l'apertura di un nuovo studio a Rovereto presso il centro di Fitoterapia Zannellato si avvale della collaborazione della dott.sa Sara Trovò, biologa nutrizio-

Licia Cappato e Sara Trovò con i professionisti permettono di instaurare un rapporto di fiducia, dal quale si ricevono consigli, supporto e motivazione”.

nista, che con la sue conoscenze e specifice competenze ha portato un ulteriore arricchimento ad OLIS, sempre in evoluzione. Parlando di collaborazioni ricordiamo anche quella che Licia ha con l’Università di Bologna per la formazione e per l'avvalersi di una banca dati con alimenti, ricette, valori nutrizionali sempre aggiornati e monitorati al meglio. Altra caratteristica distintiva è il profilo personale on-line di ogni cliente per la massima accessibilità al piano alimentare anche in viaggio o fuori casa su smartphon, tablet o pc. “Chi si rivolge al nostro centro, sottolinea Licia, è certo di essere seguito e guidato ad acquisire una propria consapevolezza in ambito alimentare, che lo porta verso il mantenimento autonomo dei risultati raggiunti anche perchè il numero e la frequenza degli incontri

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PENSIONATI IN CRONACA ERME T O IC V E L

 di Mario Pacher

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i è svolta presso l’Oratorio Parrocchiale di Levico Terme, l’annuale assemblea generale ordinaria degli iscritti al locale Gruppo Pensionati. Dopo il saluto alle autorità e agli oltre 170 soci intervenuti dei 390 iscritti, il presidente Marco Francescatti ha fatto osservare un minuto di silenzio in memoria di quei soci che durante il 2015 hanno lasciato questo mondo, quindi ha dato lettura dell’attività svolta nel 2015, dai diversi momenti culturali e ricreativi alle gite e tante altre iniziative. Ha ricordato poi l’importante servizio di apertura ogni martedì pomeriggio nel periodo estivo della chiesetta di San Biagio, l’università della terza età e del tempo disponibile in collaborazione con l’Assessorato Comunale alla Cultura. Di notevole importanza si è rivelata, ha poi aggiunto, l’iniziativa della distribuzione al sabato mattina, dei generi alimentari in scadenza in collaborazione con Trentino Solidale e il servizio di vigilanza scolastica da parte di una quindicina di iscritti a favore degli alunni delle elementari e medie di Levico. E ancora, nell’ultima domenica di novembre, il “benvenuto” a quei cittadini che hanno raggiunti i 90 anni di vita. Tutte iniziative che, sostanzialmente, sono in cantiere anche per l’anno in corso. In campo economico, il bilancio del gruppo si è chiuso al 31 dicembre 2015 con un avanzo di 20 euro. Sono intervenuti per esprimere lode a questo attivo gruppo il sindaco di Levico Michele Sartori, il consigliere provinciale Gianpiero Passamani e l’arciprete don Ernesto Ferretti. Presenti fra le autorità anche il consigliere Guido Orsingher con delega alle attività culturali e il vicesindaco Signora Laura Fraizingher.

Il presidente Marco Francescatti alla sua relazione

CALDO N

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AZZO

pensionati di Caldonazzo hanno festeggiato i loro santi protettori Simeone e Anna. Dopo aver assistito a una Messa concelebraUn momento al pranzo ta nella parrocchiacon il presidente e il sindaco le da don Luigi Roat e don Franco Pedrini, solennizzata dai canti del coro parrocchiale, i partecipanti, una ottantina, hanno raggiunto l’albergo Due Spade per un momento conviviale d’assieme. Qui sono stati salutati dal presidente Gabriele Ciola che ha elogiato l’attaccamento degli iscritti a questo piccolo ma importante ente locale. Parole di apprezzamento per l’attività del Gruppo sono venute poi dal primo cittadino di Caldonazzo Giorgio Schmidt, accompagnato dall’assessore alle attività sociali Marina Eccher. Poi il presidente della locale Cassa Rurale Severino Marchesoni, ha assicurato il costante sostegno a ogni loro iniziativa.

CALCERANICA

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resso il ristorante Bibas di Calceranica al Lago si è svolta recentemente l’annuale assemblea ordinaria del locale Gruppo pensionati e anziani. La presidente Gilia Fontana, dopo il saluto di benvenuto alla quarantina di soci intervenuti dei 104 iscritti, ha presentato un resoconto dell’attività svolta nel 2015, sottolineando le maggiori iniziative. In particolare ha ricordato le feste danzanti, le gite, il soggiorno marino, i momenti conviviali, le visite alle case di riposo, alla La relazione della presidente scuola e altro ancora. Tante le iniziative anche per l’anno in corso che ricalcano essenzialmente quelle dell’anno 2015. Quindi il primo cittadino Cristian Uez ha elogiato l’attività del Gruppo in favore di tanti cittadini non più giovani della comunità e dei paesi vicini.

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La ragazza immagine

Katia

Chi volesse utilizzare Katia come hostess in convegni, dibattiti, mostre o come modella/fotomodella è pregato di contattare la redazione del giornale

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La ragazza immagine

KATYA ROSSO… bellezza trentina Katya Rosso è una di quelle ragazze che quando la incontri per strada ti giri a guardarla. E non tanto per la sua fisicità quanto e soprattutto per lo sguardo ammaliante sotto il quale vi è un sorriso che esprime la sua gioia di vivere.

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na bellezza, la sua, di pura “italianità” con lineamenti particolari che attirano e incantano. La sua capacità di comunicare e trasmettere allegria le ha permesso, però, di uscire dai nostri confini e di sperimentare qualificate avventure e presenze anche con personaggi famosissimi dello spettacolo italiano. Ne è d’esempio l’aver lavorato, come assistente di produzione, con Jocelyn Hattab, conduttore televisivo della RAI nella trasmissione “Il Duello”, diretto e condotto dallo stesso su Rai2, un quiz innovativo basato sulla ”Battaglia Navale”. E sempre con Jocelyn ha girato video promozionali tra i quali il circuito di Adria. Ed è con vera emozione che ci sottolinea come “il lavorare con lui è stata una bellissima esperienza che ti matura, che lascia il segno, specialmente quello di una grande amicizia”. Nel 2012 è stata chiamata da Lucio Gardin, noto comico televisivo in una parte nel film “Una nuova vita”.

L’esperienza di Katya, nel mondo delle modelle e fotomodelle, inizia da giovanissima all’età di 15/16 anni. Dapprima con concorsi di bellezza, poi con sfilate di moda per diversi negozi, del Trentino e del Veneto, poi come fotomodella e valletta e infine sia come ragazza immagine, in manifestazioni di vero e assoluto richiamo, e poi come membro di giuria. Vale la pena ricordare che ultimamente è stata ospite del Barber Day, un grandissimo evento, un raduno di auto e moto storiche, americane e Supercars, dove tutti sono invitati che a oggi sembra essere il piu grande del Nord Italia. Katya, in merito alla bellezza femminile ha le idee ben chiare. E le afferma con puntigliosa fermezza: “la bellezza, ci

dice, è relativa, perché sono del parere che non è l’aspetto esteriore ciò che conta, ma quello che hai dentro perché in ognuno di noi è racchiuso un mondo fantastico, un qualcosa di prezioso e di positivo. L’importante è trovarlo e riuscire a trasmetterlo agli altri e con gli altri condividerlo”. Oggi, la “nostra” Katya, non solo è una ragazza immagine affermata, ma ha avuto, e continuamente ha, riconoscimenti come “esperta” nei concorsi e nelle manifestazioni dove la bellezza è l’elemento portante. Ne sono testimonianza le numerose volte che è stata chiamata come membro di giuria compresa quella, di questi ultimi giorni, che la gratifica immensamente e grazie alla quale, su richiesta del Presidente Pier Angelo Bertolotti, è stata componente della prestigiosa giuria, a Capriano del Colle (Brescia), per la scelta e quindi premiazione delle “Quattro modelle dell’anno” insieme a Chiara Giacomelli, conduttrice Rai Uno e all’attore di “Carabinieri” e “Incantesini”, Matteo Tosi. Per la cronaca Katya è stata anche nominata ”madrina” per la provincia di Trento. E scusate se è poco.

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Ambiente-riuso-eco-design ed artigianato sostenibile

PERGINE:

Festival dell’ambiente 2016

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he Pergine fosse un comune riciclone lo sapevamo, ma ora, grazie all’impegno delle associazioni prende piede anche in questo comune, Il Festival dell’ambiente. Con una formula già sperimentata in molte città italiane e che in questi anni è apparsa vincente, sono state programmate esposizioni, conferenze, eventi di scambio (i cosiddetti Swap party), spettacoli, laboratori e bio-degustazioni. La manifestazione è stata ideata dall’Associazione Gruppo Famiglie Valsugana in collaborazione con Aria Teatro nell’intento di sensibilizzare la cittadinanza verso quelli che vengono considerati comportamenti responsabili in un’ottica volta alla salvaguardia dell’ambiente. Il tema scelto per questa prima edizione, che nelle giornate di venerdì 15 e sabato 16 aprile si alternerà tra il centro e il Teatro Comunale di Pergine Valsugana vuole presentarsi come un intreccio di riuso, eco-design e artigianato sostenibile. La tematica ecologica la farà da padrone, anche all’interno del cartellone teatrale, con una proposta di grande interesse, che vedrà sul palco Andrea Brunello nella serata del 16 aprile con il brano Sloi Machine, mentre il 19 aprile sarà in scena lo spettacolo di educazione ambientale Dove lo butto? In queste giornate sarà possibile partecipare ai laboratori gratuiti a tema proposti per adulti e bambini, ma anche ad alcuni swap party a tema, l’occasione giusta per liberarci di ciò che non ci piace più o ci è stato regalato, ma non abbiamo mai indossato. Si tratta di tre diversi ambiti di scambio: scambio d’autore per lo scambio di libri, una zona dedicata al baby swap party con

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baratto di giocattoli e lo swap time che si propone come uno swap party a 360°, comprendendo vestiario adulto e bambino, oggetti casa, bigiotteria e molto altro, il tutto arricchito da buffet a km 0. La veste si adatta per omaggiare la tematica, attraverso installazioni di ecodesign e grazie all’allestimento presso il Teatro Comunale di Pergine di un mercatino denominato Hand made and green market, dove dieci artigiani del territorio potranno proporre ed esporre i propri prodotti. La selezione dei partecipanti sarà fatta attraverso una call aperta da fine febbraio. Le due associazioni che si sono impegnate per la realizzazione di questo evento, credono sia di fondamentale importanza la rete tra le varie realtà coinvolte, che sapranno portare la propria sensibilità e competenza, per mettere in moto una rete virtuosa che vada a comprendere più Comuni, nell’intento di favorire il riuso e il risparmio, a favore dell’ambiente e del territorio che ci circonda. Il Festival dell’Am-

biente è stato ideato e organizzato da Gruppo Famiglie Valsugana con la collaborazione di AriaTeatro, con il contributo della Comunità Alta Valsugana e Bersntol, Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, Cassa Rurale di Pergine, C.S.4 Onlus, B.I.M. Brenta, AMNU e STET, con il sostegno del Comune di Pergine Valsugana. Per info: www.festivaldellambiente.blogspot.it


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Giornata dellaMemoria

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fine gennaio il Cenacolo Valsugana di Poesia ha presentato il reading letterario “Destinatario sconosciuto”, tratto dal libro di Katherine Kressman Taylor. Il poeta di Sant’Orsola Prof. Sergio Balestra aveva trovato nelle sue letture indirizzate, per la Giornata della Memoria, l’interessante volume, scritto in tempi non sospetti a meta degli anni ’30, quindi

diverso tempo prima dell’avvento di Hitler al potere. Due amici, ambedue galleristi a San Francisco in California, uno ebreo, l’americano Esienstein, l’altro un tedesco che rientra in patria dall’America per formarsi una famiglia, per assaporare il clima del regime che si va formando in Germania. Si tengono inizialmente in contatto economico e fraterno, con lettere che tradiscono la loro amicizia. Poi tutto cambia. Il cittadino tedesco Martin Schultze, rientrato in patria, cavalca a spron battuto la montante marea del

nazismo. La sorella dell’ebreo americano, Cristine, va a Berlino a recitare. Viene scoperta. Sprezzante e coraggiosa, professa vivacemente l’appartenenza alla sua schiatta. Fugge, inseguita dalla polizia nazista. Si rifugia, illusa, dall’amico tedesco che le rifiuta, per timore delle SS, ogni aiuto. Cristine, catturata, viene uccisa. La morte, così procurata, per salvaguardare la sua famiglia, diventa elemento di contrasto insanabile e di lotta dell’amico ebreo americano verso il suo “gemello” tedesco. Dall’America scrive apposta, con uno scoperto linguaggio cifrato, diverse lettere che insospettiscono gli uffici della censura. Il ” passato amico” tedesco Schultze perde subito credibilità, perde il posto di lavoro, precipita nella scala delle relazioni sociali, fino alla sua cattura e fine, drammaticamente ingloriosa. Il libro si dipana in una fitta serie di lettere che il regista e direttore tecnico del Cenacolo Stefano Borile ha dovuto teatralizzare per un primo fortunato incontro a Levico Terme: sala consigliare piena con la presenza delle autorità amministrative e culturali del Comune. Non potevano mancare gli intermezzi musicali, al pianoforte, del Maestro Alessio Di Caro che

creavano precisi distacchi fra le letture degli scritti dei due interpreti Balestra e Borile, ma anche da parte di altri 6 poeti del Gruppo: Rosa Maria Campregher e Rosanna Gasperi, Luciano De Carli e Diego Orecchio, Giovanna Corradi e Flavio Conci. Venerdì 26 febbraio, il reading, dopo l’incontro avvenuto a Levico Terme, è stato riproposto con tutta la drammatica carica di contraddizioni, di emozioni, di cocenti riflessioni e di interrogativi storici.

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Il CASTELLO DI SELVA

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l comune di Levico Terme ha recentemente acquisito alcune particelle fondiarie adiacenti i ruderi del Castello di Selva, onde permettere uno spazio maggiore ai visitatori. Dieci anni fa con provvedimento adottato dall’allora Giunta comunale, vennero sistemate urgentemente le mura pericolanti con una spesa di oltre 150 mila euro. Poi nel 2010 vennero eseguiti altri lavori di restauro, mentre in primavera riprenderanno altre opere che dovrebbero concludersi entro l’autunno e che renderanno il castello visitabile, soprattutto per gli amanti della sua storia. Il castello di Selva infatti, ha origini molto antiche e si ipotizza avesse lo scopo difensivo dalle invasioni dei Franchi e degli Ungari verso l'Italia. Sarebbe stato Bernardo Clesio a farlo ricostruire e decorare dagli artisti che lavoravano al Buonconsiglio e fatto arredare in maniera principesca con mobili intagliati, tappezzerie in cuoio dorato e ceramiche preziose. Fu completato nel 1537. In quella residenza furono ospitati, nel 1545, i legati pontifici al Concilio di Trento. Il castello fu acquistato dal comune di Levico il 10 luglio 1779 e utilizzato come cava di materiale per l'edilizia. Di quella fortezza oggi rimangono solo alcuni ruderi ben visibili dalla zona est della cittadina termale e dalla statale della Valsugana. Di quel maniero se ne parla soprattutto in occasione della festa patronale di Selva quando, nella ricorrenza di san Sebastiano, viene organizzata la originale gara delle slitte che inizia ai piedi di quella fortezza e, attraverso la via dei Boscaroi, raggiunge la piazza principale di Selva. (M.P.)

LEVICO

IN RICORDO... DI

TERME

Qua e là, lungo le strade e in altri luoghi fuori dai cimiteri, si vedono dei cippi e lapidi fissate ai muri per ricordare, di solito, il luogo dove una persona è morta tragicamente. Anche a Levico Terme, in viale Rovigo, c’è una lapide che però ha qualcosa di “particolare”. Su quella lastra infatti, fissata al muro che delimita il grande Parco Asburgico con il marciapiede, si riesce a leggere la scritta solo nella parte più in alto: “Pregate per l’anima di Andermarck Alessandro di Selva rimasto vittima qui nell’età di 29 anni. Le altre parole, di cui si nota solo la prima riga tagliata orizzontalmente a metà, non si possono comprendere perchè coperte dal fondo stradale e dai cubetti del marciapiede realizzato diversi anni fa. Possibile, vien da dire, che nessuno degli operai esecutori materiali dei lavori, non abbia avuto il buon senso di alzare di qualche centimetro quella targa o di dare in un altro modo lo spazio sufficiente per poter leggere tutta la scritta che i parenti avevano fatto scolpire in ricordo del loro congiunto?

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BORGO

VALSUG ANA

MIRELLA, TANTI CARI AUGURI A Borgo Valsugana tutti conoscono la signora Mirella Battisti. La conoscono per il suo carattere sempre affabile, il suo sorriso spontaneo che infonde a prima vista tanta serenità e amicizia, ma soprattutto per la costante presenza nel suo negozio di calzature “Il Vulcano” in via Alessandro Spagolla, in pieno centro a Borgo Valsugana. Nata a Torcegno nel 1915, nel 1953 sposò Roberto Lenzi, già titolare di quel negozio di calzature e dove, ancora il giorno dopo le nozze, iniziò a lavorare accanto al giovane sposo. Dalla loro unione nacquero tre figli, un maschio e due femmine, quest’ultime sposate e ora hanno una loro famiglia. Il figlio maschio invece, Giuseppe, porta avanti l’azienda assieme alla madre Mirella dopo che il marito Roberto ha lasciato questa vita ancora nel 1999. Mirella la vediamo sempre là, alla cassa ubicata quasi all’uscita della bottega, a riscuotere il corrispettivo della merce acquistata dai clienti. E sono davvero tanti anche perché le calzature del suo negozio sono di ottima qualità e al giusto e conveniente prezzo. Recentemente la signora Mirella è stata festeggiata dai famigliari per i suoi 90 anni di vita. Accanto a lei c’erano i figli Milena, Cristina e Giuseppe con altri parenti che hanno brindato al bel traguardo, augurandole ancora tanta vita in piena salute. Passata la festa, il giorno dopo, alle 8.30 in punto, lei era già in negozio per il consueto lavoro che intende continuare finchè, ha detto, “avrò la grazia della salute”. Finora, ci dice, “sono già 62 anni che lavoro costantemente, senza mai un giorno di ferie. Fortunatamente sono sempre stata sana e poche volte ho avuto bisogno dei medici. Pure adesso, nonostante i miei anni, non prendo alcuna medicina e spero di poter continuare così anche per il futuro, ma per quanti anni ancora non si sa”. Complimenti signora Mirella e tanti auguri! (M.P.)

LEVICO

APICOLTORI A SCUOLA

TERME

Per la prima volta nella storia, anche a Levico Terme è stato organizzato un corso per apicoltori. L’idea di indire questa serie di lezioni era venuta dall’Apival di Borgo Valsugana, l’associazione che raggruppa gli apicoltori di tutta la Valsugana, del Pinetano, del Primiero e anche della conca del Tesino nonchè altre zone. Un piccolo ente questo che, come ci ha testimoniato Claudio Valentini membro del direttivo, è nato allo scopo di aiutare gli apicoltori a crescere e a

valorizzare questa attività, che in taluni casi può anche essere di aiuto per l’economia delle famiglie. Di solito, continua Valentini, i corsi in Valsugana venivano fatti a Pergine e a Borgo ma recentemente, durante una riunione del direttivo, si pensò di proporlo anche per Levico. Vista poi la disponibilità del Comune, del Consorzio “Levico In Centro” e della Cassa Rurale che avrebbe messo a disposizione la sala in via Dante, si aprirono le iscrizioni. Si pensava che la cosa potesse interessare al massimo una dozzina di persone fra Levico e Frazioni. Invece, con grande sorpresa, al corso si iscrissero, in pochi giorni, più di 70. E così, per accontentare almeno i primi 60, si pensò di programmare due lezioni alla settimana con 30 partecipanti alla volta. Il corso che durerà tutto marzo, comprende una serie di lezioni teoriche e si concluderà con due uscite in apiario per una dimostrazione pratica di quanto spiegato dagli esperti. La prima lezione è stata tenuta dal naturalista Romano Nesler che ha parlato della biologia dell’ape, dei suoi prodotti e dell’importante presenza per l’impollinazione. (M.P.)

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VENEZIA PECHINO

DA A

“In tutti questi anni non c’era mai stata l’occasione per portare la mostra nel mio paese natale – ci racconta – poi, nei mesi scorsi, sono venuto a visitare una esposizione nella vecchia pieve e da lì è nata l’idea, subito sostenuta dall’assessore alla cultura Barbara Bellin e dalla biblioteca comunale”.

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na storia tutta da raccontare, sicuramente poco conosciuta in Valsugana e che ha visto, come protagonista, questo pensionato di 75 anni. Ottanta foto, una grande carta geografica che ripercorre il tragitto: c’è anche un video che propone i momenti più importanti di quella splendida avventura. Protagonisti nove ciclisti, oltre al fotografo Enzo Dalla Pellegrina. Con Antonio Gonzo anche Aldo Maroso, Alberto Fiorin, Giovanni Vidale, Gian Maria Ferraro, Alberto La Greca, Antonio Toniolo, Nilo Simioni e Genesio Ballan. Cento giorni in bicicletta lungo la via della Seta, lo stesso tragitto percorso nel 1271, a soli 17 anni, da Marco Polo. Lui, assieme al padre Nicolò e lo zio Matteo, ci impiego 3 anni e mezzo: 730 anni dopo, quel viaggio,

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è durato poco più di tre mesi. La mostra è stata visitata anche dagli alunni delle scuole elementari e medie di Grigno e Tezze con Antonio Gonzo che ha risposto a tutte le domande dei giovani visitatori, davvero incuriositi, affamati di notizie su una avventura che li ha davvero impressionati. Un diario di viaggio che racconta la partenza da Venezia e tutte le varie tappe, giorno per giorno. I paesi attraversati sono stati davvero tanti: Slovenia, Croazia, Bulgaria, Turchia, Georgia, Azerbaijan, Turkmenistan, Uzbekistan, Kazakhistan fino ad arrivare in Cina. “Siamo partiti il 25 aprile dalla piazza San Marco, il giorno dedicato al Santo Evangelista. Dopo due giorni – ci racconta Gonzo – arriviamo in Croazia dove le croci di Vukovar precedevano

Le immagini sono state scattate dal compianto fotografo Enzo Pellegrina ed esposte, per la prima volta in Valsugana, dalla curatrice Gaia Caregnato di Romano d’Ezzelino. Raccontano della spedizione Marco Polo 2001, una avventura in bicicletta (in tutto 12 mila chilometri) con partenza da Venezia e arrivo a Pechino. La mostra fotografica è stata ospitata presso l’antica Pieve SS. Giacomo e SS. Cristoforo e tra i protagonisti, 14 anni fa, c’era anche Antonio Gonzo, originario di Grigno, residente a San Giacomo d’Ezzelino. Una domanda, però, viene spontanea: perché, di fronte a una impresa del genere e un evento così importante, sono passati addirittura 14 anni prima di presentarla ai suoi compaesani?

di pochi chilometri i ponti distrutti di Novi San in Yugoslavia. Il 5 maggio, dopo aver attraversato la Bulgaria, siamo in Turchia ed il 20 arriviamo in Georgia”. E qui, con i suoi compagni di viaggio, Antonio visita Tbilisi, ma anche la casa natale di Giuseppe Stalin a Gori. Poi, dal ventoso Azerbaijan arrivano, in traghetto, dall’altra parte del Mar Ca-


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spio. “Il Turkmenistan è bellissimo, con una grande storia che dall’antichità arriva fino a noi. E a Merv si dice che Sheherazhade scrisse il libro Le Mille e una Notte”. Il viaggio in Cina è stato organizzato dall’Associazione Ponte di Pace, protagonista anche di altre due imprese: sempre in bicicletta e partendo da Venezia è stata raggiunta prima Mosca (nel 1989) e nel 2004 Gerusalemme. Il 7 giugno i ciclisti attraversano il fiume Amu-darya, il famoso e mitico Oxus degli antichi storici. Segnava la fine di un mondo e l’inizio delle terre sconosciute poste ad est, la parte da cui nasce il Sole. “In Uzbekistan visitiamo Bukhara, conosciuta anche come Samarcanda. Sono le terre del terribile Tamerlano – prosegue Antonio Gonzo – e dopo 53 giorni entriamo in Kazakistan, un paese che si estende dal Mar Caspio fino alla Cina e nove volte più grande dell’Italia”. Qui vanno tutti a cavallo, dai bambini agli anziani. E con il cavallo Gengis

Khan si impose su un territorio che andò dai Balcani al Mar Cinese. Poi, dopo 62 giorni e 1488 ore dalla partenza, la comitiva entra in Cina e conclude il suo viaggio a Pechino, nella centralissima piazza Tienanmen, il 29 luglio. Ancora oggi, Antonio Gonzo, 75 anni, va in bici, le due ruote sono la sua passione. Così come camminare,

passeggiare anche tra i monti della sua gioventù. E lo scorso anno, per ricordare il centenario dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, per 100 volte è salito a piedi, partendo da casa sua, a San Giacomo d’Ezzelino, fino alla Cima del Monte Grappa. (a.d.)

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IL CORO

CIMA VEZZENA

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a foto che ritrae il Coro Cima Vezzena in una manifestazione alle Terme di Levico nel 1990 assieme ad Antonella Clerici, allora soubrette in ascesa, poteva ben far presagire un futuro importante per la compagine canora che nei suoi 33 anni ne ha macinate di note, in una staffetta di coristi che non ha ancora variato un nucleo storico originario di fedelissimi cantori. Una realtà importante che andrebbe celebrata e riconosciuta per ciò che rappresenta per la comunità in cui vive, per la cultura e per quel tessuto di relazioni sociali tenute insieme non tanto da aspetti economici, ma semplicemente da relazioni di amicizia e solidarietà. Il recente obito di un corista, papà dei direttori Mauro e Alberto, Marco Martinelli, salutato dal suo Coro con una dolcissima ninna nanna degli alpini, perché la terra lo accolga nel suo riposo come una culla dentro la quale la vita si rinnova, pone ancor più la questione di quale valore sia un coro di montagna per il proprio territorio, per la vita sociale del proprio paese. Era il lontano 1978 quando il coro Cima Vezzena cominciava a formarsi nell’accogliente grembo della Casa delle Associazioni di Barco di Levico. Poi nel 1983, l’iscrizione ufficiale alla Federazione Cori del Trentino. Da allora

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Osvaldo Gabrielli sono innumerevoli le partecipazioni a rassegne, concorsi, manifestazioni e frequentissimi gli scambi con altre compagini corali in Trentino e in giro per l’Europa. In preparazione di questa intensa attività che anno dopo anno si dispiega in un crescendo di professionalità vi sono due incontri settimanali, il martedì e il giovedì, di una trentina di componenti, diretti, da ormai 31 anni, dal Maestro Mauro Martinelli, affiancato dal direttore in seconda, fratello del Maestro, Alberto. Ore d’impegno, concentrazione, dedizione, che vengono ripagate da un amalgama di voci e da studiate e godibilissime dissonanze che fanno del Coro cima Vezzena una “voce” riconoscibile e apprezzata dai molti che accorrono ad ascoltarlo.

Un valore, dicevamo, che si distribuisce su tutto il territorio, coinvolgendo un grande numero di persone, molte di più dei singoli componenti il coro, le loro famiglie, gli amici, i valligiani, le centinaia di turisti che approfittano delle rassegne estive e invernali, tutte persone che possono condividere idealmente una considerazione che fu della indimenticabile presentatrice del Coro, Cristina Vettorazzi, venuta a mancare il 22 aprile 2014, che amava ripetere, «Un coro che canta, lascia il mondo migliore di quello che trova». Un Coro che canta è la voce di una comunità che cammina, che cresce, che stringe legami di solidarietà, che più facilmente che in altri contesti costruisce amicizia. Perché cantare è un po’ come amare e i benefici del canto sono per tutti. Sembrerà forse un tantino enfatica quest’ultima considerazione, almeno quanto potrebbe spaventare il grande impegno richiesto a chi volesse partecipare, in un tempo tanto frenetico e ingolfato di responsabilità, dove persino il tempo libero viene contingentato e si vive (si crede di vivere) insidiati da una sorta di ansia da prestazione. No! Non ci sono parole adatte a convincere qualcuno a “venire a cantare”, ma se capita per caso di incappare in questa formidabile compagnia di amici,


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AUGURI DR. ROBERTI La Farmacia Comunale di Castelnuovo festeggia il sesto anno di vita Mauro Martinelli magari solo in un video caricato su Youtube, e di “invidiare” quell’armonia che come per magia si crea in quel gruppo che canta, allora cadono uno dopo l’altro tutti i “ma” e i “se” che si frapponevano tra una razionale valutazione della possibile gestione del proprio tempo e il desiderio di accedere a una dimensione unica del vivere in gruppo, la coralità, l’essere insieme in armonia, dove il titolo di “direttore” non incute alcun timore, non riguarda alcuna gerarchia sociale, ma esprime al massimo la possibilità di raccordare i diversi, unire i distanti, produrre il risultato auspicato. A proposito di distanza e a riprova di questa attrattiva unica che ha il canto corale, sono proprio i componenti del coro che abitano più distanti dalla sede di Barco, chi deve fare anche più di un’ora di macchina per arrivare, a essere tra i più fedeli alle prove. Gli ultimi due arrivi, allievi del Coro cima Vezzena, Ennio e Fabrizio, ai quali speriamo se ne aggiungano presto altri, e la ricerca di una presentatrice o presentatore per accompagnare gli eventi canori che il Coro Cima Vezzena ha deliberato nella sua ultima assemblea, rinnovano in tutti coloro che guardano a questo Coro con gratitudine e riconoscenza, la speranza che la coralità Trentina sarà sempre in prima linea a motivare la socialità, indubitabile attrattiva per chi viene nelle nostre valli per un periodo di vacanza, ma anche forte stimolo a vivere le relazioni con trasporto e apertura di cuore, poiché «la motivazione vien cantando!».

Ventisette febbraio 2010. In quel giorno, con una simpatica cerimonia, giorno fu inaugurata, a Castelnuovo, la Farmacia Comunale affidata al dr. Gabriele Roberti, romano di nascita e oggi valsuganotto di adozione. Una struttura farmaceutica che ha permesso agli abitanti di usufruire di un indispensabile e necessario servizio evitando loro gli spostamenti dovuti alla lontananza di altre farmacie. E la scelta dell’amministrazione comunale si è dimostrata positiva e “azzeccata” sotto tutti i punti di vista. Una affermazione, la nostra, testimoniata dal fatto che questi sei anni di attività i residenti di Castelnuovo e quelli dei paesi viciniori hanno saputo apprezzare, e ancora apprezzano, non solo le indiscutibili qualità del direttore, dr. Roberti, ma anche la sua cortesia, gentilezza, “savoir faire” e preparazione professionale che sempre mette nel suo lavoro e nel rapporto con i suoi clienti. Elementi, questi che uniscono e caratterizzano anche e soprattutto il “modus operandi” dello staff che, in maniera competente e “preziosa”, collabora con lui: le dott.sse, Lucilla

Masucci, che di Roberti è moglie e compagna nella vita, Veronica Verna, Mara Reginato, Silvia Motter, in congedo per maternità, e il dott. Pasquale Maiorano. A loro si uniscono Miriana Coradello e Martina Pasqualinato che si occupano del magazzino. Per la cronaca il dott. Roberti, prima di questa sua esperienza in Valsugana, è stato per oltre 20 anni dirigente di una importantissima industria farmaceutica mentre la Sig.ra Lucilla, ha occupato il ruolo di direttore tecnico di una multinazionale della distribuzione di farmaci e affini. Un team dinamico e preparato che pienamente soddisfa il “nostro” direttore il quale, attraverso le pagine di Valsugana News, desidera esprimere il suo pieno riconoscimento e ringraziamento alla comunità che, come lui stesso sottolinea “ci ha ci ha accolti con benevolenze, molta simpatia e crescente stima aiutandosi a svolgere, nel migliore dei modi, questo nostro compito. E da parte nostra, conclude il dr. Roberti, c’è il continuo impegno affinché le loro aspettative non siano mai deluse”.

da sinistra: la dott.ssa Reginato, la dott.ssa Verna, il dr. Roberti, la dott.ssa Masucci e il dott. Pasqualinato

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Le opere di Fasal in Valsugana I

n realtà è Oddone Tomasi che si era aggiudicato il lavoro di decorazione della chiesa di Samone in Valsugana, ma a causa della tubercolosi contratta durante la Grande guerra, non può realizzare l’opera, che affida all’amico e più giovane collega Anton Sebastian Fasal. L’artista è nato nel 1899 a Przemysl, in territorio polacco, che però fino al primo conflitto mondiale era parte dell’impero Austroungarico, frequenta l’Accademia di Vienna, dove conosce il pittore trentino che nella città si trattiene tra il 1904 ed il 1922. Questo può essere interpretato come un segno del destino che porta Fasal ad avviare quella che si rivelerà una prolifica stagione di pittura trentina, che lo vedrà impegnato nella decorazione di numerose chiese in Valsugana e in altre valli del Trentino, dell’Alto Adige e del Veneto. La chiesa di San Giuseppe a Samone, la cui costruzione viene interrotta allo scoppio del primo conflitto mondiale, è il primo edificio sacro ad essere ornato internamente e in parte esternamente, dagli affreschi di Anton Sebastian Fasal tra il 1926 ed

Castelnuovo, Parr. di S. Leonardo il 1929. Il ciclo pittorico ripercorre e mette in luce la figura di San Giuseppe, tra i molti riquadri vogliamo parlare della Fuga in Egitto, scena che viene reinterpretata ed ambientata nei boschi del Trentino, dove il falegname diviene boscaiolo, munito di ascia. Questa pieve è considerata il capolavoro dell’artista, anche grazie alla Via Crucis che come un film emerge dalle pareti

Spera, Chiesa Parrocchiale

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 di Chiara Paoli

senza interruzioni, le prime quattro stazioni costituiscono un unico riquadro in cui le scene si susseguono e così avviene per le stazioni dalla quinta all’ottava e per le ultime sei stazioni a cui si combina la Resurrezione di Cristo, proposta come quindicesima stazione. Curioso appare il fatto che per le sue composizioni l’artista si servisse di modelli del luogo e rappresenta anche se stesso intento a disegnare a lato della decima stazione. Il primo gennaio del 1929 muore l’amico Oddone Tomasi, mentre Anton Sebastian Fasal in questo anno sembra avere il dono dell’ubiquità; lo ritroviamo infatti attivo anche nelle chiese di Spera, Strigno e Ospedaletto. Per quanto concerne la chiesa intitolata alla Madonna Assunta di Spera, l’operato di Fasal, ritenuto più moderno, va a sostituire nel 1929 le pitture a tempera su intonaco realizzate solo pochi anni prima (nel 1921), dal padre francescano ed artista, Angelo Molinari da Cavalese. L’artista polacco nel giro di poche settimane, riesce ad elaborare un ricchissimo programma iconografico volto a magnificare la Beata Vergine; un ciclo che sorprende l’osservatore con un connubio di tecniche che passano dall’affresco, al graffito, alla pittura a tempera, alla tecnica dei colori a freddo utilizzata per le vetrate e ancora all’uso di iscrizioni tratte dai testi sacri. Nel 1929 Anton Sebastian Fasal completa anche la decorazione interna della chiesa di Sant’Egidio a Ospedaletto, con la medesima tecnica mista, che combina affresco e graffito, mentre il catino absidale è opera a tempera del 1921 dei pittori Francesco Giustiniani e Umberto Rossi. Nello stesso anno Fasal interviene


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Ester e Assuero, Strigno, Pieve

Santa Cecilia, Ospedaletto - Chiesa Parrocchiale

anche all’interno della pieve della Beata Vergine Immacolata di Strigno, che vede la luce grazie alla collaborazione con Felice Fesler, che prepara i ponteggi, il materiale e collabora alla stesura degli intonaci e per la preparazione dei cartoni. Il ciclo, completato nel 1932, pone al suo centro il disegno divino della Redenzione, possibile grazie alla figura della Vergine Maria. Nel 1970, a seguito del Concilio Vati-

cano II, l’opera di Fasal corre il rischio di essere completamente scialbata, ma fortunatamente venne solo in parte cancellata, eliminando le parti ritenute meno importanti. Sempre a Strigno, nella cappella della Casa di Riposo Redenta Floriani è conservato un affresco su legno di dimensioni ridotte, che raffigura una Madonna con bambino, datato al 1938; l’opera si configura come un dono per l’amico e collaboratore Felice Fesler e le sembianze del piccolo, si rifanno al volto del figlio di quest’ul-

timo. La modernità e la freschezza di stile di Anton Sebastian Fasal, è ancor oggi sottovalutato ma duole che le sue pitture negli anni ’70 venissero in parte cancellate e considerate da Nicolò Rasmo, soprintendente ai monumenti e alle gallerie per la provincia di Trento e Bolzano “brutte decorazioni figurate moderne che attualmente la deturpano…” 1, facendo riferimento alla parrocchiale di Strigno.

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SCI CLUB CIMA XII – OLLE

Il Trofeo

Parampampoli I

l trofeo Parampampoli, gara F.I.S.I. di slalom giogante per Baby e Cuccioli” della Circoscrizione C, tenutosi sulla pista Pilon (Passo Broccon) e perfettamente organizzata dallo Sci Club Cima XII, nonostante la fitta nevicata, ha visto ai nastri di partenza ben 252 atleti. Alla fine della qualificata competizione ha trionfato la squadra del Tezenis Sky Club di Avio che, grazie alla presenza di ben 72 suoi atleti, si è meritatamente aggiudicata la classifica per società, precedendo nell'ordine il Brentonico Sky Team e lo Sci Ckub Panarotta. Una manifestazione agonistica che ha gratificato gli organizzatori e quanti hanno collaborato per l'ottima riuscita della manifestazione sciistica. A tal proposito riteniamo di rivolgere un meritato plauso e riconoscimento alla Società di Olle per il grande impegno che mette non solo nell’organizzazione di manifestazioni di assoluto valore, ma

anche e principalmente per lo spirito agonistico e socializzante che infonde ai suoi atleti e a quanti si avvicinano a questo sport. E sempre sotto la fitta nevicata, che non ha ostacolato e fermato lo spirito agonistico dei concorrenti, si è tenuto la cerimonia di premiazione che ha assegnato coppe e medaglie ai primi cinque classificati per ogni categoria e, agli accompagnatori e allenatori, le apprezzate bottiglie di Parampampoli.

Da segnalare la vittoria nella Cat. Baby 2M dell'atleta di casa Filippo Tessaro che insieme a tutti gli altri atleti ed atlete dello Sci Club Cima 12 e grazie alle loro ottime prestazioni hanno tenuto alto il nome del sodalizio organizzatore.

I VINCITORI: Baby 1F Marta Giarella (Tezenis) Baby 2F Ludovica Righi (Tezenis) Cuccioli 2F Virginia Righi (Tezenis) Cuccioli 1M Tommaso Scagnol (Panarotta) Cuccioli 1 F Annalisa Moser Zotta (Panarotta) Cuccioli 2M Jacopo Coin (Panarotta)

Associazione Aretusa lavora nel settore dell'infanzia e dell'adolescenza, in vari progetti, in collaborazione con istituzioni pubbliche e private.Tra le nostre attività proponiamo laboratori creativi presso scuole, ludoteche, biblioteche, malghe, rifugi, ristoranti, feste di animazione, babysitting, doposcuola e aiuto compiti, gite alla scoperta della natura, letture animate, centri estivi e feste a tema. www.associazionearetusa.it - pagina fb: Associazione Aretusa contatti: associazionearetusa@gmail.com Cell:3280391886

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IL PERSONAGGIO:

Una vita di vero altruismo

Renato Salani U

n giorno Sandro Pertini, a mio modesto parere il migliore Presidente della Repubblica che l’Italia abbia mai avuto, disse che senza i volontari e senza le persone di “buona volontà’”, di vero spirito altruistico e di solidarietà, la società perderebbe una parte del suo essere. Ed io, permettetemi, aggiungo che senza i volontari lo Stato perderebbe anche una grandissima parte della sua funzionalità. Sono infatti queste persone, encomiabili sotto tutti i punti di vista, che con abnegazione, indefesso impegno e senza riconoscimenti economici (a volte neanche morali) sostituiscono e coprono le carenze e le mancanze delle pubbliche Istituzioni. In questi giorni ho avuto modo di conoscere, in quel di Levico Terme, Renato Salani, uno di questi volontari che nell’anonimato e senza la luce dei riflettori operano ed agiscono per il bene della nostra comunità. Renato, veneziano di nascita, si è trasferito nella nostra cittadina termale ove risiede stabilmente. Una storia, la sua, fatta di date e notizie significative che ai più sono sconosciuti, ma che meritano di essere ricordate. La sua “carriera” di volontario inizia nel 1966 in occasione, purtroppo, dell’alluvione di Venezia quando entra a fare parte del grande universo “ Protezione

Civile” e dove effettua il primo soccorso che salva una persona. Renato è un “dinamico” e quindi opera anche al di fuori della città lagunare, e lo fa in maniera encomiabile tant’è che l’allora responsabile nazionale, Bertolaso, lo ha ufficialmente e pubblicamente premiato per il suo continuo e costante impegno. E particolare riconoscimento lo ha avuto quando, con un solenne cerimonia, è stato nominato Cavaliere di San Marco in quel di Venezia. E altro pubblico attestato gli è stata conferito dall’U.N.C.I. (Unione Nazionale Cavalieri D’Italia) con il diploma di Cavaliere “ Onore e merito”. Nel 1964, due anni prima, inizia la sua attività come radioamatore (è conosciuto come “ Santiago Quatemala” che lo aiuta molto in caso di reale necessità. Nel 1995 fonda sia il gruppo Volontario della Protezione Civile a Martellago e anche il Gruppo Radio CLUB C.B. Triangolo. Una attività questa che gli permette di comunicare con nazioni e personaggi conosciutissimi. E la sua è tutta una famiglia di radioamatori: il fratello (S.G.), il padre ( Italia 1) e la sorella (Farfalla). Una famiglia che per via etere comunica con il resto del mondo (Renato parla spesso con la Francia, l’Inghilterra e l’Australia) mentre il fratello ha

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BENESSERE&SALUTE

I DIFETTI DELLA VISTA

Rolando Zambelli è titolare dell’Ottica Valsugana con sede a Borgo Valsugana in Piazza Martiri della Resistenza. È Ottico, Optometrista e Contattologo.

 di Rolando Zambelli

L’ipermetropia è il difetto visivo per cui gli oggetti lontani possono essere visti nitidi, mentre per quelli a distanza intermedia o vicina la visione può risultare offuscata. Nell’occhio ipermetrope i raggi luminosi vanno a fuoco oltre il piano retinico, questo perché il bulbo oculare ha una dimensione assiale ridotta rispetto alla norma o perché ha una curvatura/potenza ridotta della cornea. L’occhio può correggere il difetto ipermetropico naturalmente, entro certi limiti e fino ad una certa età. Può fare ciò aumentando la potenza tramite la funzione accomodativa, sfruttando però le proprie riserve . In questo modo compensa il difetto visivo riportando il fuoco sul piano della retina. Questa capacità, che come accennato è legata all’età non è priva di consumo energetico, motivo per il quale pur in presenza di una visione nitida possono presentarsi sintomi più o meno importanti di affaticamento. Mal di testa frequenti, arrossamenti , difficoltà di concentrazione, momentanei appannamenti, specie in attività

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prolungate da vicino possono essere indicatori di una ipermetropia non corretta o solo parzialmente corretta. Nella condizione di ipermetropia lieve spesso non si rende necessaria la correzione che invece si rende indispensabile in caso di visione sfocato e in presenza di disturbi da affaticamento visivo. Le indicazioni di correzione vanno valutate soggettivamente in ragione dei disturbi e sono correlate anche al tipo di attività . La correzione con occhiali e/o lenti a contatto può essere utilizzata anche a tempo parziale in funzione dell’impegno visivo.


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non trasmissibili, nonché diminuire gli effetti psicosociali negativi dell’obesità sia in infanzia che in età adulta. (Dati del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute. Da una delle ultime statistiche l’Italia è ai primi posti in Europa per il numero di bambini in sovrappeso. E purtroppo i dati sono destinati a peggiorare. E i dati ci dicono anche che nel nostro paese il 34% degli adulti è in sovvrappeso e circa il 12% è obeso. Il progetto Hbsc-Italia (Health Behaviour in School-aged Children-Comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare), uno studio multicentrico internazionale a cui aderisce anche l’Italia, con l’obiettivo di approfondire le conoscenze sulla salute dei ragazzi di 11, 13 e 15 anni, nel 2010 ha evidenziato che la frequenza dei ragazzi in sovrappeso e

obesi è più elevata negli 11enni (29,3% nei maschi e 19,5% nelle femmine), che nei 15enni (25,6% nei maschi e 12,3% nelle femmine).

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OMEOPATIA

A

livello globale, il numero di bambini obesi o in sovrappeso, con meno di 5 anni di età, è passato da 31 milioni nel 1990 a 41 milioni nel 2014, con un aumento della prevalenza dal 4,8% al 6,1%. Una crescita che trova in prima linea principalmente i bambini che vivono nei Paesi a basso-medio reddito e che mette sempre più in evidenza la necessità di azioni dedicate. Si inserisce in questo contesto il lavoro della Commission on Ending Childhood Obesity (Echo) che, il 25 gennaio scorso, ha pubblicato il proprio report conclusivo. Istituita nel 2014 dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), la Commissione ha coinvolto oltre 100 Paesi membri con l’obiettivo di fornire raccomandazioni ai governi per prevenire lo sviluppo di obesità nelle giovani generazioni, ridurre il rischio di morbosità e mortalità a causa di malattie

FITOTERAPIA

L’OBESITà i dati in aumento

L'obesità, uno dei principali problemi di salute pubblica, è causata nella maggior parte dei casi da stili di vita scorretti; è quindi una condizione ampiamente prevenibile che può e deve essere necessariamente controllata, anche con una buona e concreta prevenzione. Un fenomeno in espansione che colpisce più frequentemente le generazioni più giovani.

ANALISI PER L’EMOGLOBINA GLICATA

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L’istituto dell’usucapione e le servitù di passo sui terreni I

l codice civile del 1942, in virtù del grave peso che comporta il riconoscimento su un terreno di una servitù di passo, ha previsto, all’art. 1061 c.c., una norma di chiusura: “Le servitù non apparenti non possono acquistarsi per usucapione o per destinazione del padre di famiglia. Non apparenti sono le servitù quando non si hanno opere visibili e permanenti destinate al loro esercizio.” L’articolo in esame è stato interpretato rigorosamente dalla giurisprudenza di legittimità la quale, anche di recente (In tal senso vedasi Cass. Civ. n. 1675 dd. 29.01.2015), ha ribadito il principio secondo cui: “Il requisito dell'apparenza della servitù, necessario ai fini del relativo acquisto per usucapione o per destinazione del padre di famiglia, si configura come presenza di segni visibili di opere permanenti obiettivamente destinate al suo esercizio e rivelanti in modo non equivoco l'esistenza del peso gravante sul fondo servente, in modo da rendere manifesto che non si tratta di attività compiuta in via precaria, bensì di preciso onere a carattere stabile.”Con il prin-

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cipio appena enunciato la Cassazione ha voluto ribadire il concetto, già espresso in precedenti decisioni (sul punto anche Cass. Civ. n. 13238 dd. 31.05.2010), secondo il quale non è sufficiente, per integrare il possesso ai fini dell’usucapione, l’esistenza di una strada o di un percorso idonei allo scopo, per contro è essenziale che essi mostrino di essere stati posti in essere al preciso fine di dare accesso attraverso il fondo preteso servente a quello preteso dominante, e, pertanto, un "quid pluris"

L’AVVOCATO RISPONDE

 di Zeno Perinelli

che dimostri la loro specifica destinazione all'esercizio della servitù. Nella pratica non è stato riconosciuto sufficiente, per integrare il requisito dell’apparenza, la presenza di qualche tubo, con copertura di terra, posto nell'alveo di un fosso divisorio di due fondi contigui, tale da consentire il passaggio tra di essi, mentre è stato riconosciuto nel caso mancato pagamento del pedaggio necessario per percorrere una strada accessibile al


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pubblico solo previa corresponsione del pedaggio medesimo e di un ulteriore prezzo per l'eventuale sosta (In tal senso Cass. Civ. n. 2994 dd. 17.02.2004). Alla luce di quanto appena evidenziato, non è sufficiente l’utilizzazione parziale di un fondo, da parte del vicino, per integrare un possesso utile all'usucapione di una servitù, infatti, di frequente è concesso il passaggio in base a normali rapporti di vicinato e per mera tolleranza (art. 1144 c.c.). Per poter acquisire, tramite usucapione, un diritto di servitù di passo è necessario il possesso ininterrotto della stessa per oltre 20 anni, per raggiungere il periodo necessario è possibile unire al proprio periodo di possesso anche quello dei propri danti causa, sul punto l’orientamento più recente della Suprema Corte, ha riconosciuto la possibilità di usufruire del possesso del dante causa, anche nell’ipotesi in cui la servitù stessa non sia indicata nel titolo di acquisto (Sul punto vedasi Cass. Civ. n. 18909 dd. 31.10.2012). Nelle provincie dove vige

il sistema tavolare, tra le quali il Trentino, la Suprema Corte (Cass. Civ. n. 20287 dd. 23.07.2008) ha affermato che, il principio dell'accessione del possesso, disciplinato dall'art. 1146 c.c., non opera in caso di omissione dell'intavolazione del diritto acquistato, per atto tra vivi, dal successore a titolo particolare, mentre, nel caso in cui l'accessione del possesso riguardi un diritto di servitù, non solo non occorre l'espressa menzione, nel titolo di trasferimento dell'avente causa, dell'esistenza della servitù, ma

non è neanche necessaria l'intavolazione del diritto del dante causa, essendo un elemento tipico dell'accessione l'inefficacia o l'inidoneità dell'atto formale di cessione. Per completezza di informazioni si rileva l’esistenza di un orientamento giurisprudenziale (Cass. Civ. n. 3177 dd. 14.02.2006) più datato che si pone in contrasto con le sentenze summenzionate del 2008 e 2012, ed esclude la possibilità di unire il possesso del proprio dante causa, qualora non sia espressamente indicata la servitù di passo nel titolo di acquisto.

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LA

SICILIA

 di Tiziana Margoni

Taormina - Il Teatro Greco

È

incanto l’isola più estesa del Mediterraneo e la regione italiana più vasta! Quasi sospeso sull’acqua, quando si arriva in traghetto dal porto calabrese di S. Giovanni, quel lembo di terra che è staccato di soli 3 km dall’Italia. Nessun mostro di Scilla e Cariddi, temuti dai marinai antichi, solo lo stretto sul mare, con correnti veloci e spostamento di grandi masse d’acqua su una morfologia marina particolare. A un passo in terraferma: Messina; lungo la costa a sud la turistica Taormina, Catania, Siracusa, fino alle zone del vino di Avola e dei pomodori di Pachino. Nei giorni più limpidi, dal mare s’intravede il vulcano Etna, terribile e potente da attivo, in rosse colate di lava, magma arroventato, esplosioni di lapilli e ceneri; in tempi normali ha suolo di polvere vulcanica nera e ossidiana, fertile per coltivazioni di viti, agrumi e ciliegi. Sicilia bedda, detta Trinacria, Triquetra, Sikanìa e infine Sikelìa dai Greci, per le tre punte della sua forma a triangolo. Ha il lato est più largo: da punta di capo

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del Faro al capo delle Correnti, ma si va assottigliando verso ovest fino all’ estremo capo Lilibeo. Il simbolo trinacria che la caratterizza è la testa di donna al centro che muove tre gambe piegate, le triscele; ha lontane origini elleniche e si rifà alle Gorgoni, tre mostri mitologici. E’ ancora più antico, viene dall’Oriente: rappresenta il sole nella triplice forma stagionale. Coniato su monete dell'Asia Minore in epoca a. C. e poi in epoca romana con la variante dei capelli -spighe al posto dei serpenti- a confermare che la Sicilia “granaio di Roma” era simbolo di fertilità e prosperità. Sicilia, fulcro nel Mediterraneo dall’Era Classica all’Araba e Normanna; perde d’interesse politico ed economico quando l’Occidente opta per nuove rotte atlantiche e il Mondo Nuovo. Sicilia, così vicina anche all’Africa, per le isole e gli arcipelaghi che la circondano: Eolie, Egadi, Pelagie con Lampedusa, Pantelleria e Ustica! Sicilia ancora, così distante a volte dall’Europa e

dall’Italia: isolata, risentita di vecchie mancanze e abbandoni, in contrapposizione al Nord; amara, ma generosa ed ospitale con chiunque arrivi dal mare, da sempre. In tempi moderni la regione sicula si è poco allineata alle restanti aree italiane per progressi industriali, commerciali e comunicazione varie, seppure abbia aeroporti a Palermo, Trapani, Comiso e Catania. Le coste marine, i golfi coi nu-

Catania - Piazza Duomo


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Il Duomo di Siracusa

Segesta - Teatro greco merosi porti, le acque sono vivaci dei movimenti di pescherecci, mezzi nautici di crociera e turismo, guardie costiere, così come di piattaforme per trivellare il fondo marino. In quelle stesse acque affondarono navi da carico in epoca classica e ancora oggi l’archeologia subacquea marina documenta i reperti

nei musei delle provincie. Similmente e nello specifico espongono musei: dei pupi, dei carretti siciliani, terrecotte, ceramiche e siti minerari di zolfatare e gesso, o saline e mulini a vento. Da visitare, oltre che a comporre un paesaggio urbano di volta in volta dal profilo unico, le città di Palermo, Trapani, Agrigento, Ragusa, Caltanissetta, Enna, Catania, Siracusa, Messina. Diverse, ricche e preziose di storia, arte, cultura, giardini monumentali, feste patronali sacre e folcloristiche, e su tutto il territorio, ricette culinarie con prodotti e dolci da accompagnare al Passito di Pantelleria e Zibibbo: riassumono il calore del sole e del clima, la bellezza del mare, le varietà naturalistiche, la tradizione mediterranea, l’incontro festoso della gente. Tutto questo fa della Sicilia un’isola-continente, completo mondo a sé stante. Solo come Patrimonio Unesco detiene sette siti. L’area archeologica di Agrigento: i solenni templi dorici, maestosi nella valle, testimoniano la civiltà greca in Sicilia, il potere e la grandezza della città. Segue la Villa Romana del Casale, del III e IV secolo a. Cristo: di eccezionale splendore, dai mosaici di grande qualità artistica. Le

Agrigento

Taormina isole Eolie di origine vulcanica: Panarea, Stromboli, Vulcano, Alicudi, Filicudi, Lipari e Salina. E la città di Noto tardo-barocca, ricostruita dopo il terremoto del 1693.Interessanti l’urbanistica, l’architettura, l’arte che comprendono Caltagirone, Militello, Val di Catania e Catania, Modica, Palazzolo, Ragusa e Scicli. Siracusa ha ben due siti patrimonio dell’Unesco: la necropoli rupestre di Pantalica e la città antica, che comprende anche l’Isola di Ortigia con i tesori storici: i resti del Tempio dorico di Apollo, del Teatro Greco, Anfiteatro Romano. La necropoli è dotata di ben cinquemila tombe datate dal XIII al VII secolo a.C. E il Monte Etna! Col valore geologico, scientifico, culturale, grazie alla sua attività millenaria ha determinato non solo la geografia ma anche la mitologica mediterranea. Il settimo sito è il circuito arabo-normanno che segue un itinerario fra Palermo, Cefalù e Monreale. Comprende nove monumenti fra palazzi, chiese, cattedrali, un ponte, oltre alla Cattedrale di Cefalù e il Duomo di Monreale.

Selinunte

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PES

astronomia la costellazione

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I Pesci (in latino Pisces) sono una costellazione dello Zodiaco, piuttosto debole come luminosità che si trova tra l'Acquario e l'Ariete. E’ infatti la meno appariscente fra le costellazioni zodiacali. E’ osservabile per quasi tutta la stagione invernale, passando sul nostro meridiano intorno a mezzanotte fino quasi alla fine di ottobre. La stella più luminosa è Alpherg di colore giallo-arancione che si trova nella parte orientale della costellazione: la sua distanza dalla Terra è di circa 300 anni luce. Altra stella di colore giallo è Simmah distante da noi 132 anni luce. Alrisha invece è una stella bianca a circa 140 anni luce dal nostro pianeta. Infine Vernalis di colore perlaceo a 107 anni luce lontana da noi. La costellazione contiene un gran numero di stelle doppie ben osservabili anche con piccoli strumenti. La coppia formata dalle stelle 54 Piscium, di colore arancione e 55 Piscium di colore giallo è la più larga ben visibile anche con un binocolo. La 55 Piscium è a sua volta una stella doppia con componenti di quinta e ottava grandezza. Nei Pesci si trova una stella rarissima chiamata Flamsteed 19 che nel suo spettro ha evidentissime emissioni di righe di carbonio, ad indicare una temperatura superficiale molto fredda. E' anche nota come TX. Tra gli altri oggetti celesti che appartengono a questa costellazione vi sono alcune galassie. La più importante è la M74, galassia a spirale non molto luminosa, molto simile, sebbene più piccola, alla nostra scoperta da Charles Messier. Per la sua particolare forma è stata definita e battezzata la “galassia a spirale perfetta”. Anche questa può essere osservata con un piccolo telescopio e la vediamo come una macchia circolare chiara. Un'altra galassia visibile con piccoli strumenti è NGC 488, nel sud della costellazione, che possiede dei bracci di spirale avvolti molto strettamente attorno al suo nucleo. Infine vi sono NGC 3 e NGC 4, galassie molto deboli e di piccola luminosità. Molte sono le leggende che riguardano i Pesci. Una di esse racconta la storia di Derseti, una bella ragazza di umili origini che apprendendo di diventare madre viene assalita da paura e di vergogna e di non essere assolutamente capace di vivere questa nuova situazione come i comuni mortali. Decide di buttarsi in mare. Ma il dio Nettuno la vide e commosso e per non farla morire trasformo in pesce la metà del suo corpo. Altra leggenda è legata alla guerra tra gli dei ed il mostro Tifone.

curiosità La galassia più grande dell'universo è chiamata “Galassia a spirale NGC” e si trova a circa 220 anni luce nella costellazione australe del Pavone. La distanza tra gli estremi dei suoi bracci e più di cinque volte il diametro della nostra Via Lattea. In misurazione spaziale è grande più di 530 mila anni luce.


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ESCI

astrologia lo zodiaco

Il Palazzo Presidenziale Helsinki

RAIO - 19 MARZO

I Pesci insieme al Cancro e allo Scorpione sono segni d’acqua e tra di loro costituiscono il cosiddetto "trigono d'acqua". I Pesci sono il dodicesimo segno dello zodiaco, ed è anche l’ultimo segno del ciclo zodiacale, quindi, secondo gli esperti, porta con sé molte delle caratteristiche degli undici segni che lo hanno preceduto. Il suo simbolo è formato da due pesci che ruotano in direzione opposta il che significa che i nati sotto questo segno non sono in grado di stabilire una fissa dimora, anche se nei loro desideri vi è questa motivazione. Cio’ che caratterizza questo segno è la grande considerazione che essi hanno dei sentimenti. Non è infatti raro la loro comprensione per le vicissitudini degli altri, specialmente di quelli che fanno parte della loro vita. Sono proprio i sentimenti altrui che caratterizzano i Pesci, e non è raro per loro sentire e fare propri i dolori e le gioie degli altri. L’intuito dei nati Pesci è altamente sviluppato. Nella vita di tutti i giorni sono realisti e pratici e caratterialmente sono molto comprensivi. Nel loro “IO” sono a volte molto introversi, mancano di autodifesa e quindi vulnerabili. Il carattere dei Pesci non di rado è contraddittorio e spesso è anche mutevole nelle scelte e nei ragionamenti. Sono individui riservati anche se cercano di stabilire contatti umani e di amicizia. In questo caso sono elementi sinceri e molto affidabili, sempre disponibili, comprensivi e veramente generosi nel momento del bisogno. I Pesci sono sempre pronti ad aiutare il prossimo e quindi considerano l’altruismo come una parte essenziale della loro vita. Sono individui portati ai viaggi, amanti dell’arte della cultura. Nei rapporti di vita quotidiana cercano sempre di non essere sottomessi e quindi, non di rado, sono abili a volgere le cose ed i discorsi a loro favore. All’occorrenza, i nati sotto il segno dei Pesci, sanno essere molto romantici e facili ai rapporti con l’altro sesso dimostrando di essere la persona ideale per stabilire un buon e duratura rapporto. Per l’uomo Pesci, la donna ideale, con la quale trascorrere la vita insieme, deve essere fantasiosa, allegra, capace di prendere una qualsiasi iniziativa, ma soprattutto femminile. Nell’intimità deve essere anche in grado di condurre il gioco. Per la donna Pesci, invece, l’uomo ideale della vita deve essere maestro nell’amore, in possesso di moltissima fantasia e capace di conquistarla in tutti i sensi.

curiosità Colore da portare: verde mare o turchese. Pietra portafortuna: L' Acquamarina Metallo: lo stagno.

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o d n a l l e r e h c o i G

i io Cristin iz r u a M i a cura d

Cercate e cancellate nello schema tutte le parole elencate qui di seguito, scritte anche in diagonale, da destra a sinistra (o viceversa) o dal basso verso l'alto (o viceversa). Le lettere possono essere in comune a più parole. Quelle restanti, lette nell'ordine, daranno il nome di un ampio spazio verde in Levico Terme. ADIGE ARTI ATEE AUREA CAMBRONCOI CANE CHARDONNAY CINTE CIOE' GARDA LATTE LEALTA' LEVICO LIDO MALENE MANET NOMADI OSPITALETTO OTRI OSSEO PALMO PERGINE PIEDICASTELLO POETA POMI SEMOLOTI SPQR TESINO TEZZE TORCEGNO TOSA TRONI TROTTOLE YOGHI ZELTEN

Leggendo di seguito le lettere nelle caselle colorate, otterrete il nome di una manifestazione folkloristica valsuganotta . ORIZZONTALI: 1. La corrente pittorica del trentino Fortunato Depero - 10. Vincolati, collegati - 11. Paese altoatesino fra Merano e Bolzano - 14. Il fiume della capitale russa - 15. Provvede alla manutenzione dei sentieri alpini nel territorio trentino (sigla) - 16. Titolo di baronetto inglese - 17. In fondo ai becchi - 20. L'inizio e la fine dell'esodo - 21. Da esse si riproducono i funghi - 23. Un antico abitante del Perù - 25. Roditore dal sonno proverbiale, molto diffuso in Trentino - 26. Cittadina e lago sulla Strada del Vino - 28. Vitigno trentino creato dall'enotecnico Rigotti incrociando Merlot e Teroldego - 29. Una tribù africana - 30. Fiabesco paese dove regna l'abbondanza - 32. Edward... per gli amici - 33. Con esse si condiscono gli spaghetti - 35. Tracciare una linea nera su un biglietto in segno di lutto - 37. Uno dei piccoli frutti prodotti in Val dei Mócheni - 39. La città col Santuario delle Laste (sigla) - 40. Il nome della poetessa Negri - 41. Si ripetono nei segregati - 42. Il primo numero - 43. Escursionisti Esteri 44. Il wagon dove si dorme - 45. La più comune lega ferro-carbonio - 47. Cittadina friulana presso la diga del Vajont - 48. La targa di Lodi.

Cercate e cancellate nello schema tutte le parole elencate qui di seguito, scritte anche in diagonale, da destra a sinistra (o viceversa) o dal basso verso l'alto (o viceversa). Le lettere possono essere in comune a più parole. Quelle restanti, lette nell'ordine, daranno il nome di una località in Alta Val dei Mócheni. ADORNATI AERATE ALFIERE ASINERIE BETONIERA CAVALLETTA CINESE DE CHIRICO FARINOTI FILZERHOF GELATO GIULIVE GIURIA LARICE LICAONI LUSERNA MAGRI MARANZA RENNE SALARIARE SALNITRO SEGONZANO SIENA SMANIOSA SOFFICE TERRORE TORTEL URBANA VIGGIU' VIGOLANA

VERTICALI: 1. Lo sono brise, finferli e moreleti - 2. Uno... in breve - 3. Quello serpillo si trova in erboristeria - 4. Il nome del violinista Ughi - 5. Un cereale come l'Arborio - 6. Località trentina famosa per la produzione di farina da polenta - 7. Una sigla per milioni di elettronvolt - 8. Il vento del Garda - 9. Valico alpino fra la Val dei Mócheni e l'Altopiano di Pinè - 12. La capitale del Kenia - 13. Il sacco della piva - 18. Uno dei tre ossicini dell'orecchio medio - 19. Il paese più vicino al lago Erdemolo - 20. Complesso, macchinoso - 21. La diciassettesima e la ottava lettera dell'alfabeto - 22. Chiavette per tendere le corde della chitarra - 24. Burro e olio ne forniscono tante (abbrev.) - 25. Suona sul ring - 27. Un depuratore... umano - 29. Tradizionale dolce natalizio trentino - 31. Pericolosi mulinelli d'acqua - 33. Il Roger che fu marito di Brigitte Bardot - 34. Utilizzo - 36. Persone non definite - 38. Ente Nazionale per l'Assistenza ai Lavoratori - 41. La valle che dal Passo di Costalunga scende a Bolzano - 46. Isernia sulle targhe.

STORIA DEI PIU' DIFFUSI GIOCHI ENIGMISTICI ANAGRAMMA (dal greco anà = a rovescio/al contrario, gràmma = lettera) E' la scomposizione delle lettere di una parola che, ricomposte diversamente, ne originano un’altra di significato diverso (emicrania = americani). Ha origini antichissime, addirittura bibliche. Molti nomi sono anagrammi fra loro (Arnoldo = Orlando = Rolando; Clara = Carla; Nadia = Diana; Adelina = Daniela; ecc.). Si possono anagrammare intere frasi: ad esempio la parola “ANAGRAMMA” è stata definita con la frase anagrammata Lo determini mercé l'esatto=rimescolamento di lettere. Vale sempre la regola che prevede che nessuna parola venga ripetuta tale e quale nelle due chiavi risolutive. Sono famosi anagrammi: Arrigo Boito = Tobia Ogorri; Salustri = Trilussa; Renato Fucini = Neri Tanfucio; ecc.

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