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Attualità: il Green Pass

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Sommario

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Attualità

di Patrizia Rapposelli

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GREEN PASS, elettricità di un ingranaggio politico e popolare

Green pass, la nuova crociata è decisa: una campagna politica e mediatica, per vaccinare tutti. Alcuni pensano sia necessario, altri inutile. È evidente che lo Stato ha introdotto, indirettamente, l’obbligo surrettizio di vaccinarsi senza assumersi responsabilità e lo ha fatto spingendo il lavoratore a pagare per lavorare. Ora il Governo medita di non rilasciare più la certificazione ai non vaccinati. L’efficacia dei vaccini conta, ma la strada percorsa è poco trasparente e selettiva. Il cittadino, nel rispetto della libertà dell’altro, è legittimato a scegliere. Il pass non esclude dalla vita sociale e dà per certi versi protezione, ma se sopravvalutato, fa il gioco del virus. La responsabilità ricade nelle persone non vaccinate e in quelle vaccinate. È pragmatico dire che il green pass è una patente di libera circolazione per la persona e il virus. Il Paese è in cortocircuito, le parti raccontate si scontrano. La Costituzione è calpestata un po’, ma questo modello protegge dal virus, tanto che gli altri Paesi si preparano ad imitarci. Poi però è prolungamento dello stato di emergenza e narrazione allarmista. Qualcosa non torna. In Italia l’85 % della popolazione è vaccinata e l’attuale aumento dei contagi, parlano gli esperti, è dovuto alla stagionalità e all’efficacia calante del vaccino dopo sei-otto mesi dalla somministrazione. Aggiungerei la mancanza di responsabilità. Purtroppo, la ragione si perde tra due estremismi, si vax, no vax. Un dibattito utile, dovrebbe basarsi sul confronto di opzioni diverse, per affrontare una realtà più o meno condivisa. Oggi le caratteristiche della discussione sono perse. Non è tanto prendere una posizione in favore o contro il green pass. Ci sono pro e contro, è un mezzo che permette di non chiudere, ma che dovrebbe essere maneggiato con cura. È poter esercitare quel senso critico necessario affinché una società possa continuare a dirsi democratica e aprire la possibilità ad ulteriori strade per gestire il virus (cure, trasporti, impianti di aereazione, etc.). Siamo al punto in cui domande o dubbi dei non allineati sono mandate in pensione. La discussione green pass si sta concretizzando in vaccinati e non vaccinati. L’Oms ricorda che l’Europa, il continente con il maggior numero di immunizzati, è dentro la quarta ondata. Il siero protegge e nonostante si spinge verso la terza dose, forse, non basta. Così come il green pass. E l’informazione è parziale. Poi, nessuno dice ad alta voce, che il vaccino, magari, non va bene a tutti: ogni farmaco si può adattare meglio a una o un’altra persona. Questa categoria viene comunque inserita nel minestrone dei no green pass, nei quali fanno rientrare negazionisti e no vax. Si sa, i no vax a prescindere ci sono da sempre, considerando che ci sono ancora i terrapiattisti. Francesco Vaia, direttore generale Spallanzani, ad un’intervista per Repubblica dice che il vaccino è indispensabile, ma la comunicazione è stata pessima, balletti e tentennamenti, hanno generato dubbi di molti che oggi esistono, legittimamente preoccupati e disorientati. Gli italiani sono mine vaganti. Da una parte vaccinati con manie onnipotenti (la probabilità di rischio malattia è minore, ma esiste) e dall’altra gli opposti che protestano, esasperando commercianti e non solo. Nell’insieme vandalismi e violenze. Gravi e inammissibili. Palese, anche, l’ostentata rinuncia a dispositivi di protezione di questi assembramenti. Penso si debba essere nel giusto per provare ad essere ascoltati. Allo stesso modo altrettanti vaccinati mancano di questa attenzione. Green pass o meno, esiste un’irresponsabilità generale. È necessario un cambio di rotta, che forse non è un ricatto, ma azioni accompagnate ad altre che fanno riconquistare la fiducia del cittadino nel vaccino e nello Stato. Il green pass è l’elettricità che ha messo in moto un treno, ingranaggio politico e popolare, che va ad una velocità tale che rischia di deragliare. E su quel treno ci siamo tutti. La crociata dovrebbe orientarsi alla responsabilità di ognuno.

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