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Umana-mente: l’isteria ai tempi del Covid-19
L’isteria ai tempi del Covid-19
di tutte le direttive é: “che fastidio ti do se vado a fare due passi mantenendo le distanze di sicurezza?”. Ma forse questa gente non ha capito che se
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La clausura ai tempi del Corona virus è dura da sopportare, non è semplice per nessuno rimanere chiusi in casa per il bene comune eppure ancora in molti, troppi non hanno capito le regole imposte.
Ciò appare chiaro ed evidente vedendo il numero di sanzioni fatte a persone che non sapevano giustificare i loro spostamenti. Gli appelli fatti da più parti non sempre hanno avuto effetto e si sono visti in giro ragazzini incontrarsi al parco per chiacchierare e anziani a passeggio e in coppia a fare la spesa. Per queste persone assai dure di comprendonio si è reso necessario mobilitare i Vigili del Fuoco che hanno iniziato a girare per i paesi e per le strade ribadendo le regole al megafono, così che potessero essere sentite anche nel profondo girone infernale dei sordi e degli ignavi. Stare chiusi in casa non è piacevole per nessuno e soprattutto non lo è per chi ha bambini o ragazzi e non ha uno spazio esterno per farli giocare come un balcone o un giardino. Le limitazioni alla nostra libertà di movimento fanno inacidire e incattivire i “leoni da tastiera”, che divengono quotidianamente denunciatori offensivi di chiunque vedano passare fuori dalla propria finestra. E i commenti di risposta più ricorrenti nella beata ignoranza
CDC-coronavirus
di Chiara Paoli
tutti andassero a fare due passi nel proprio comune di residenza, a spasso ci sarebbero migliaia di persone che sicuramente non riuscirebbero a mantenere le distanze necessarie per evitare il contagio. E allora qui scatta una domanda spontanea. “Perché dovrebbero esserci cittadini di serie A che se ne infischiano delle regole andando a correre, passeggiare in montagna e farsi i giri in bici, mentre altri cittadini si dimostrano ligi nel rispetto delle regole chiudendosi in casa con i propri bambini?” Dallo scorso anno è stato reintrodotto nelle scuole l’insegnamento dell’educazione civica e in casi come questo, è evidente il bisogno di ritornare a mettere al centro il bene di tutti e non del singolo.
Dobbiamo pensare che a volte un piccolo sacrificio è necessario per il nostro bene e per quello di chi ci circonda. Se non si può andare a trovare i nonni, li si può vedere e sa lutare in video chiamata, non si può festeggiare il compleanno in com pagnia, ma possiamo comunque ricevere gli auguri di tutti e mangiare una bella fetta di torta, magari fatta in casa. È brutto non poter uscire e non aver contatti con parenti e amici, ma non lamentiamoci troppo della nostra gabbia dorata, fatta di divano e televisione, computer e smartphone, libri e possibilità di cucinare manicaretti. Questo XXI secolo ha visto avanzare sempre più il singolo, a discapito della comunità e forse questa emergenza sanitaria servirà a farci riscoprire il senso del bene comune, oltre ad un tempo lento cui non siamo più abituati. E quindi finalmente si conoscono i vicini di casa e dirimpettai, gli unici che vediamo dal balcone e con cui possiamo a debita distanza parlare per conoscersi finalmente dopo tanti saluti scambiati al volo nella fretta della quotidianità. In questo momento di emergenza sanitaria, vi sono anche grandi eroi che meritano un plauso, sono coloro che
stanno lavorando per curare ammalati e anziani, chi lavora nelle farmacie e nei supermercati per garantirci gli approvvigionamenti, trasportatori e operai che portano avanti la produzione, oltre alle forze dell’ordine che vigilano sul rispetto delle normative. A tutti loro va un grosso e sentito ringraziamento e a noi non resta altro da fare che #RESTIAMO A CASA