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La Storia in cronaca: Jurij Gagarin

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Le cronache locali

Le cronache locali

di Elisa Corni

Jurij Gagarin il primo uomo nello spazio

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Era il 12 aprile del 1961, una data indelebile nella storia dell’umanità: il sovietico Jurij Gagarin saliva a bordo della Vostok 1 per compiere il primo viaggio nello spazio! Prima dell’allunaggio, prima delle missioni apollo, prima degli esperimenti per portarci su Marte, prima di tutto questo un uomo solo che compie un passo incredibile nella corsa allo spazio facendo segnare all’Unione Sovietica un punto importante. Nato nel 1934 in una famiglia che lavorava in una fattoria collettiva in un paesino della Russia che venne occupata dall’esercito nazista durante la seconda guerra mondiale in seguito all’avanzata verso Mosca del 1941; gli anni della guerra sono stati duri e difficili per la famiglia Gagarin, dispersa tra i campi di prigionia e la loro terra occupata. Finita la guerra il giovane Gagarin riprese la sua vita, conseguendo il diploma e, grazie agli ottimi voti poté iscriversi al prestigioso istituto tecnico di Saratov. È qui che si avvicinò al volo, iscrivendosi all’ aeroclub e iniziando a pilotare un piccolo biplano. Tutto ciò gli aprì la strada per la scuola di volo militare du Orenburg sul Volga, che terminò con successo nel 1957 divenendo pilota a tutti gli effetti. Il 6 ottobre 1959, mentre Jurij era operativo nel Nord della Russia, il lancio della sonda lunare del programma Luna 3, uno dei primi successi nella corsa allo spazio, lo affascinò al punto da fargli presentare richiesta per il programma spaziale russo, il famoso Vostok. Fu sottoposto a impegnativi test fisici e psichici; Gagarin non solo era nella fascia d’età perfetta, tra i 25 e i 30 anni, ma con il suo 1,57 metro d’altezza rientrava perfettamente nei limiti imposti dai fisici del programma. Dei 154 piloti che si presentarono, Jurij rientrò in quei 20 selezionati dalla commissione ed approvati dal governo. Era entrato nel gruppo dei cosmonauti e poteva finalmente mettere piede nella famosa Città delle Stelle! Il percorso di addestramento prevedeva allenamenti estenuanti, prove fisiche impegnative, lanci con il paracadute, test attitudinali, prove psicologiche, esami e corsi di fisica. Ma a far sì che Gagarin fosse il primo uomo nello spazio fu l’opinione dei suoi stessi colleghi: ai candidati cosmonauti fu infatti chiesto quale di loro fosse il candidato ideale e, ad eccezione di tre, tutti fecero il nome

Jurij Gagarin (da Borderline24)

di Jurij. E così la mattina del 12 aprile alle 9:07 il maggiore Gagarin entrò nella navicella Vostok 1 (Oriente 1) per lasciare il suolo terrestre; mentre lasciava la Terra, non sapendo se avrebbe fatto ritorno, pronunciò quel famoso “Poyekahali!” (trad. “Andiamo!”) che nel blocco orientale da quel momento indicò l’inizio della nuova era. Volando a 27 mila chilometri all’ora, la navicella di Gagarin fluttuò attorno alla terra per 108 minuti, completando così un intero giro dell’orbita terrestre; l’altitudine massima raggiunta in quel primo volo nello spazio fu di 320 chilometri sopra il nostro pianeta. Tutto questo in una navicella che sembrava più una claustrofobica scatoletta per sardine che una vera e propria astronave. Il significato politico di questo evento fu immenso: la Russia comunista mostrava i muscoli

al nemico al di là della Cortina di ferro, mostrando di padroneggiare la tecnologia e la scienza necessarie a portare l’uomo nello spazio (oltre che a farlo ritornare). Gagarin divenne eroe nazionale e fu insignito di titoli e onorificenze. Il suo volto sorridente capeggiava i giornali e le riviste di tutto il globo. Da quel momento in poi divenne l’uomo immagine del successo del modello comunista in campo tecnologico. Una volta atterrato incominciò a viaggiare senza potersi mai fermare: Regno Unito, Cuba, Canada, Islanda e molte altre furono le sue mete; non poté mettere piede sul suolo statunitense perché il presidente Kennedy ne temeva la fama in costante ascesa. Parimenti decollarono la sua carriera militare -in meno di un anno divenne colonnello- e quella politica, venendo eletto per ben due volte. Ma non lasciò più l’atmosfera terrestre. Vuoi perché la sua figura era politicamente troppo importante per il blocco sovietico, per la sua tendenza ad alzare il gomito e, più avanti, a causa della lunga distanza dai veicoli di volo, non gli fu più possibile partecipare alle missioni spaziali. Era il suo grande desiderio, ma a maggior ragione dopo

Titov, Khruschev e Gagarin (1961)

l’incidente del Sojuz 1, la prima missione con equipaggio nel 1966, che ebbe una tragica fine con la morte dell’astronauta Vladimir Komarov. Ma Gagarin non fu solo un grande astronauta e pilota. Era un uomo appassionato di sport: ne aveva praticati di diversi, dall’hockey al basket, nonostante la sua bassa statura. Fu anche e soprattutto marito e padre. Sua moglie, Valentina, la conobbe durante la festa del primo maggio del 1957 a Mosca. La coppia ebbe due figlie, le gemelle Yelena e Galina; entrambe ebbero

grande successo nella vita. Il loro padre però non lo potè sapere. Il 27 marzo del 1968, a soli 34 anni di età, dopo aver raggiunto distanze incredibili, aver volato nello spazio, aver visto per la prima volta il nostro pianeta immerso nel nero profondo dell’universo, Jurij Gagarin morì in un incidente aereo. Per decenni sono state fatte ipotesi di ogni tipo, fino al 2003, quando il rapporto del KGB su quanto accaduto a Kirzac dove si trovava la base aerea dalla quale Gagarin decollò per l’ultima volta è stato desecretato. Nulla più che un banale incidente dovuto alla sfortunata coincidenza di fattori diversi è alla base della morte di uno dei più coraggiosi uomini del suo tempo. Un eroe del quale ci rimangono il sorriso, la storia, la passione.

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