Valsugana News n. 6/2018 Luglio

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MI RICONOSCI? SONO UN PROFESSIONISTA DEI BENI CULTURALI

 di Chiara Paoli

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’Italia detiene da sola il 50% del Patrimonio possibile pensare di andare avanti a oltranza con Artistico Mondiale, e ovviamente questa do- occupazioni sottopagate come il Servizio Civile, vrebbe essere la sua più grande ricchezza, ma neppure se camuffato da formazione superiore e sembra non sia così. indetto direttamente dal Ministero dei beni e delle Troppo spesso il nostro patrimonio artistico viene attività culturali e del turismo. lasciato a se stesso, i fondi per gli interventi di ma- Si tratta di una categoria che vuole dire basta allo nutenzione e restauro sono sempre più esigui, e i sfruttamento e al lavoro gratuito; c’è bisogno di contributi in ambito culturale vanno assottigliandosi. essere riconosciuti quali professionisti, vi è l’esigenza Quella che si contraddistingue come la nostra più di recuperare quella dignità che il lavoro dell’umagrande ricchezza risulta in definitiva e a tutti gli nista ha perso per strada in questi ultimi due effetti l’ambito più bistrattato. secoli di innovazioni tecnologiche. Se gli scavi di Pompei crollano, non mancano in Ai tempi dei Greci e dei Romani, i letterati erano realtà gli esempi positivi, come l’impegno portato portati in palmo di mano, riconosciuti come studiosi avanti dal direttore della Reggia di Caserta, Mauro e formatori di giovani menti. Oggi troppo spesso Felicori, che ha saputo ridare gli studi classici sono consiluce alla residenza borboniderati una scelta di ripiego, ca... venendo tacciato di ladestinata all’insuccesso, o covorare troppo. munque al precariato lavoGià qui vengono da porsi rativo. delle domande: perché chi In un’Italia ricchissima dal lavora nell’ambito della culpunto di vista culturale, quetura non può essere uno sta visione appare aberrante, stacanovista? È quasi come il rischio è quello di un forte se l’opinione diffusa ritenesse impoverimento delle menti, che lavorare nell’ambito della di un prevalere della pura e cultura volesse dire prendermera scientificità, a discapito sela comoda e non faticare. di un ambito che arricchisce Troppo spesso in quel settore Cappella Palatina - (Reggia di Caserta) maggiormente la persona, appaiono tutti competenti come lo stesso nome indica. o quanto meno si crede sia un lavoro che tutti È forse proprio questo recedere degli studi legati possono fare. Perché dunque non approfittare all’umanità e a tutte le sue bellezze che la stessa (sfruttare) pensionati e giovani? In realtà pare si nostra specie si va inaridendo? È forse questa faccia leva sulla passione di queste persone per strada che si va calcando che ci fa perdere di vista l’arte. Di recente anche in Trentino si è costituito quelli che sono i nostri elementi più umani? Nel un gruppo, legato all’iniziativa nazionale intitolata mondo della razionalità c’è ancora spazio per lo “Mi riconosci? Sono un professionista dei Beni stupore che un’opera d’arte con il suo colore sa Culturali”. trasmettere? Penso che la nostra umanità vada Il movimento è nato a fine 2015 grazie a un curata, e che il modo migliore di farlo sia proprio gruppo di professionisti del settore, con l’intento attraverso l’arte e la conoscenza di tutte quelle di tutelare mestieri spesso non riconosciuti come bellezze, anche naturalistiche, che ci circondano. quello degli archeologi, degli educatori museali, o Solo così potremo riguadagnare positività e mandei restauratori. tenere quello stupore e meraviglia che possano alSono tanti, troppi, i ragazzi che studiano, si impe- meno colorare le nostre giornate e non farci argnano e operano in questo campo, e non è rendere al grigiore della quotidianità.

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ALSUGANA NEWS

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ABBIGLIAMENTO E INTIMO DA 0 A 99 ANNI

TUTTA LA MODA PER... LA TUA ESTATE


IL SOMMARIO Professionista dei beni culturali ...................... 3 Sommario..................................................... 5 Punto e a capo ............................................. 7 Valsugana: tra mari e monti........................... 9 Denis Pasqualini, presidente APT .................. 14 Lagorai d’Incanto ........................................ 16 Agire per il Trentino..................................... 19 Claudia Cardinale ........................................ 20 La peste a Levico Terme 1636 ...................... 22 Medicina & Salute: equilibrio di coppia.......... 25 I social fanno la felicità ................................ 27 Accadde oggi: fotografie del passato ............ 28 Il vertice USA-Corea del Nord....................... 30 A parere mio............................................... 31 Il Viaggio nel tempo .................................... 31 Le Dolomiti ................................................. 50 Le cronache................................................ 51 Fuochi d’artificio: le mostre .......................... 52 Market della frutta Dalle Fratte..................... 54 Sharp Families ............................................ 56 Le cronache................................................ 56 Il Gruppo Gaia a scuola ............................... 58 Gruppo Poli: coltiviamo i vostri progetti......... 60 Associazione “I Figli delle Stelle” .................. 62 Altroconsumo risponde ................................ 64 Il ristorante pizzeria New Vintage ................. 66 Il libro di Mattera ........................................ 67 Rari Nantes: l’acqua incontra la musica ......... 69 Gli affreschi di Santa Apollonia ..................... 70 Le cronache................................................ 71 Tesino Lagorai Bike ..................................... 72 Il Coro Valsugana ........................................ 73 La festa al Maso San desiderio ..................... 74 Da "una tantum" a "una semper" ................. 75 Casa SI, Casa NO ........................................ 76 Il libro di Luciana Tognolli ............................ 79 Le cronache................................................ 80 Guardando l’universo e le stelle.................... 82 Che tempo che fa........................................ 84 Le cronache................................................ 85 Giocherellando ............................................ 86

ANNO 4 - LUGLIO/AGOSTO 2018

Speciale

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VALSUGANA

• I siti della Grande Guerra.....................32 • Gli stemmi di Levico Terme, Pergine e Borgo ..................................35 • Luglio 1866: la Valsugana conquistata ..36 • La Val di Centa ...................................38 • Parco torrente Centa ...........................39 • La funivia di Santa Giuliana..................40 • San Lorenza all’Armentera ...................42 • La grotta della Bigonda .......................46 • Il Museo del legno ..............................49

I testi dello Speciale “La Valsugana” sono di Chiara Paoli, Elisa Corni, Sabrina Mottes.

PER LA PUBBLICITÀ SU VALSUGANA NEWS info@valsugananews.com www.valsugananews.com info@valsugananews.com Registrazione del Tribunale di Trento: nr. 4 del 16/04/2015 - Tiratura n° 5.000 copie Distribuzione: tutti i Comuni della Alta e Bassa Valsugana, Tesino, Pinetano e Vigolana compresi COPYRIGHT - Tutti i diritti di stampa riservati Tutti i testi, articoli, interviste, fotografie, disegni e pubblicità, pubblicati nella pagine di VALSUGANA NEWS e sugli Speciali di VALSUGANA NEWS sono coperti da copyright GRAFICHE FUTURA srl e quindi, senza l’autorizzazione scritta del Direttore, del Direttore Responsabile o dell’Editore è vietata la riproduzione o la pubblicazione, sia parziale che totale, su qualsiasi supporto o forma. Gli inserzionisti che volessero usufruire delle loro inserzioni, per altri giornali o altre pubblicazioni, possono farlo richiedendo l’autorizzazione scritta all’Editore, Direttore Responsabile o Direttore. Quanto sopra specificato non riguarda gli inserzionisti che, utilizzando propri studi o agenzie grafiche, hanno prodotto in proprio e quindi fatta pervenire, a GRAFICHE FUTURA srl, le loro pubblicità, le loro immagini i loro testi o articoli. Per quanto sopra GRAFICHE FUTURA srl, si riserva il diritto di adire le vie legali per di tutelare, nelle opportune sedi, i propri interessi e la propria immagine. Foto Archivio APT Valsugana • Riproduzione vietata

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DIRETTORE RESPONSABILE Armando Munaò - 333 2815103 direttore@valsugananews.com CONDIRETTORE Franco Zadra - franco.zadra@gmail.com VICEDIRETTORE Chiara Paoli - Elisa Corni COORDINAMENTO EDITORIALE Enrico Coser COLLABORATORI Waimer Perinelli - Roberto Paccher - Erica Zanghellini Francesco Cantarella - Francesca Gottardi Maurizio Cristini - Alice Rovati - Mario Pacher Laura Fratini - Sabrina Mottes - Patrizia Rapposelli Zeno Perinelli - Adelina Valcanover Giampaolo Rizzonelli - Laura Fedel Silvia Tarter - Andrea Casna CONSULENZA MEDICO - SCIENTIFICA Dott.ssa Cinzia Sollazzo - Dott. Alfonso Piazza Dott. Giovanni Donghia - Dott. Marco Rigo EDITORE Grafiche Futura srl IMPAGINAZIONE, GRAFICA Grafiche Futura srl STAMPA Grafiche Futura srl Via della Cooperazione, 33 - Mattarello (TN)

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Punto

68 LA RIVOLUZIONE 2018 STAGNAZIONE

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i celebra ovunque il 1968, l'anno della contestazione. Anziani reduci raccontano come lo vissero da protagonisti, gregari o panchinari. E' stato scritto “nulla fu più come prima” ed è vero, ma la rivoluzione incompiuta ha esaurito la propria spinta e la vera rivoluzione, quella tecnologica, arriva 50 anni dopo allo stesso punto morto. Allora alla piccola borghesia ed al proletariato emergente andava stretta la società classista, oggi in una società senza classi, priva di ideologie ma anche di idee, l'insofferenza attanaglia il popolo, giovani disoccupati, altri destinati a diventarlo, la fuga dei cervelli migliori all’estero. Ci fu nel 68 l'apertura, più limitata di quanto si creda, di un ascensore sociale e i più avveduti riuscirono a prenderlo infiltrandosi nei piani alti dominati dalla borghesia. Uomini del 68 da contestatori si trasformarono in manager pubblici, altri, abbandonata la veste rivoluzionaria, si mutarono in cinici reazionari nelle fabbriche. Uno di essi si vantava di avere espulso dal lavoro circa seimila dipendenti di un grande istituto bancario. Risanandolo. Guadagnava, quindici anni fa, 4

milioni di euro l'anno. Nel 68 si riconobbe ai proletari, operai e impiegati, la piena rappresentanza sindacale, il contratto, il lavoro a tempo indeterminato. Oggi, al popolo del gratta e vinci, si propongono redditi di cittadinanza o in alternativa, lavori sottratti agli immigrati clandestini, dal city rider alla raccolta di pomodoro a 3 euro l'ora. Allora era una società in crescita economica, oggi gli investimenti privati scarseggiano o vanno nei paradisi fiscali, quelli pubblici per le grandi opere sono bloccati dalla difesa ideologica dell'esistente. La pazienza sembra finita, la rabbia ha travolto partiti ed istituzioni, ma si è incanalata nell'utopia del tutti possiamo tutto. La rivoluzione verrà dallo studio. Oggi un dodicenne su due studia per un lavoro altamente tecnologico ancora da inventare. La panchina scotta. Il cambiamento ha bisogno di protagonisti preparati. Infatti, non è cacciando dei poveri migranti che si potrà risolvere il problema, ma dando i mezzi ai giovani. A tutti i giovani volonterosi di studiare e prepararsi ai nuovi straordinari lavori che la tecnica attuale potrà creare.

 di Waimer Perinelli

LA PESCA DEI POVERI

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embrava uno scherzo d'aprile. Dal primo giorno del mese, la Caritas veniva spogliata dal Comune di Roma del diritto di pescare monetine nella Fontana di Trevi e l'amministrazione comunale avrebbe fatto da pescatore provvedendo al loro impiego. I pesciolini sono tutt'altro che spiccioli. Euro, yen, penny, dollari, rubli, gettati dai turisti nella fontana con la speranza di tornare fra i fori e le buche della Capitale, ammontano infatti a 1,4 milioni di euro l'anno. La sindaco Raggi non scherzava e già si pensava a nuove destinazioni per i 3800 euro giornalieri pescati quando la Cei, Conferenza episcopale italiana, ha chiesto chiarimenti e al Campidoglio si è deciso di prendere tempo. Almeno fino alla fine dell'anno. La Caritas, che Papa Bergoglio ha definito:” la Carezza della Chiesa al suo popolo” può respirare e continuare a gestire con l’ente fondato da don Luigi Di Liegro un grande network di ostelli, mense, centri di ascolto per senzatetto e famiglie in crisi. Sono clienti che a Roma aumentano ogni giorno. E spesso ritornano. Le monetine sono la medicina, non la cura.

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Ampie sale per Matrimoni, pranzi e cene di famiglia, banchetti e ricevimenti, feste di compleanno, di laurea e per ricorrenze come prime comunione, cresime e compleanni. Sale da 30 a 400 persone. Cucina tipica e tradizionale. Possibilità di piatti vegetariani. Forno a legna per meravigliose pizze. L'hotel inoltre dispone di 28 camere dotate di televisione sat, telefono, bagno, cassaforte e collegamento wifi. L'hotel come il ristorante è accessibile a portatori di handicaps. Centro ippico aperto tutto l'anno. Lezioni di monta inglese e americana. Passeggiate di una o più ore, giro del lago e trekking in montagna. Palestra all'interno dell'hotel aperta tutti i giorni.

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VALSUGANA: TRA MONTI E...MARE

Bilancio turistico 2017 e nuove idee per il turismo, l’industria del futuro. Il Trentino ha la materia prima, imprenditori e personale.

 di Waimer Perinelli

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l mare in montagna è lo slogan co- berghi a tre stelle e anche due, si sono niato dall'Apt Valsugana Lagorai dotati di confort. Gli albergatori, ma per affascinare i turisti. Vette, boschi chiamiamoli imprenditori, hanno invee prati sono quelle del Lagorai, della stito grosse cifre, indebitandosi per doVigolana, Marzola ,Monterovere e din- tare le strutture di centri benessere, torni. Il mare sono i laghi di Caldonazzo saune, piscine, camere confortevoli, e Levico dove l'acqua non sa di sale ma aria condizionata, wifi e investendo è limpida, certificata bandiera blu. La sulla propria formazione e di quella dei proposta ha avuto fortuna se nel 2017 propri collaboratori...”. ci sono stati 2milionitrecentomilatrecento La stagione 2018 è partita bene, è presenze, l'80 per cento delle quali in presto per un bilancio ma la base coestate. Con tale afflusso turistico la Val- struita lo scorso anno è forte. Per consugana si colloca al secondo posto nella teggiare obiettivamente e statisticaclassifica del Trentino per il periodo mente i flussi turistici l'Apt Valsuganaestivo ed al quarto/quinto posto com- Lagorai è stata suddivisa in quattro blocchi o grandi aree. Ciò per dare a plessivamente. Stefano Ravelli amministratore delegato dell'Azienda attribuisce questi risultati alla qualità dell'offerta e al valore della promozione. Quando si parla di qualità non bisogna pensare al numero di stelle degli esercizi alberghieri, qualche stella in più vuol dire più tasse e spese. In Valsugana ci si “accontenta” di tre alberghi a quattro stelle, magari con l’aggiunta dell’aggettivo superiore di qualità eccellente. “Ad avere eccellenze e consenso sono ora anche strutda sinistra Stefano Ravelli (Amministratore delegato APT) ture minori, dice Ravelli, ale Denis Pasqualini (Neopresidente APT

ciascuno il suo conteggiando con dati disaggregati quanto sia l'apporto di ogni blocco al benessere complessivo. A fare l' unità di misura anche la tassa di soggiorno il cui introito viene calcolato per blocco e redistribuito sul territorio in proporzione al contributo fornito. Poco importa qui confrontare i quattro blocchi, basti sapere che non sempre esiste un rapporto diretto fra costo dell'ospitalità, camere e quant'altro, e fatturato: a volte strutture minori ma ben distribuite sul territorio contribuiscono maggiormente rispetto a grandi complessi. La Valsugana, da Pergine al Tesino, passando dai laghi a Borgo, al Tesino, offre attualmente 21.513 posti letto, fra seconde case e alloggi privati; altri 19.507 fra alberghi, campeggi e strutture extra alberghiere, certificati. Di questi solo 5.568 sono letti d'albergo gli altri sono di b&b, ostelli, rifugi escursionistici o alpini, ma e soprattutto campeggi, 11.203 posti. Parliamoci chiaro, sono diventati imprenditori anche i gestori di queste strutture che spesso pensiamo come ampi spazi,

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più o meno verdi, dove piantare la tenda. A Levico, Caldonazzo, Forte Benna - foto Daniele Mosna Calceranica e in Tesino, ci sono campeggi con casette attrezzate, centri benessere, parco giochi, spiagge sicure, grazie al servizio di sorveglianza. A proposito di spiagge anche i cani hanno trovato il loro paradiso estivo. A San Cristoforo nel comune di Pergine, ce n'è una chiamata Bau Beach, dove i cani hanno libero accesso e possono fare il bagno. Una cultura già conosciuta in altri luoghi, del Veneto o dell'Emilia Romagna. Ricordo l'accoglienza da principino riservata vent'anni fa a Merano al mio pastore tedesco in un grande albergo. Una sensibilità finalmente arrivata anche in Valsugana. “D'altra parte, dice Ravelli, ci sono persone pronte a spendere più per il cane che non per se stessi o un figlio.” Esigenze a parte degli amici pelosi, gli imprenditori turistici hanno capito che la natura incontaminata, l'aria leggera, le acque pulite, comprese quelle termali, da sole non bastano. In particolare ai turisti stranieri,ovvero oltre il 50 per cento della domanda e fra loro l'80 per cento fra tedeschi ed olandesi, le preferenze vanno alle ciclabili, ai sentieri di montagna, alla gita fuori porta a Venezia, magari con il lento treno o con l'autobus che nei giri locali si porta spesso appresso il container delle biciclette. Ma di quest'offerta godono in modo sempre maggiore anche i residenti. A loro ed ai turisti vengono destinati 80 chilometri di piste ANALISI DELLA STAGIA2:P31ONE 2017 ciclabili e 300 di altre adatte alle MTB. Gennaio -Dicembre MERCATI Anche i turisti italiani non si fanno mancare niente. Veneti, Lombardi e Romagnoli che coprono il 65 per cento dell'afflusso turistico nazionale, contendono agli Alberghiero certificato ambito stranieri visite ed accessi ai musei, ai siti culturali come ANNO 2017 Arte Sella e la Torre dei Sicconi, ai forti. Al Forte delle Var Peso Perc Peso Perc Var arrivi presenze Benne ci sono stati lo scorso anno 14mila visitatori paArrivi Presenze 2016 2016 Arrivi Presenze ganti. Italiani 107.405 326.647 65,89% 61,93% 10,80% 3,03% 0,90% 3,12% Germania 31.616 117.305 19,39% 22,24% Che la valle abbia trovato la chiave di volta del mercato -1,80% -0,67% Paesi Bassi 4.868 21.744 2,99% 4,12% lo dicono le statistiche che vedono, fra il 2016 e 2017, Altri 19.124 61.725 11,73% 11,70% 4,05% 4,36% totale 163.013 527.421 100,00% 100,00% 8,40% 3,53% l'unico dato negativo dello 0,78 per cento nelle presenze settore alberghiero della zona lago (dove Campeggi però si registra la crescita del 7,6 per cento negli

ANALISI DELLA STAGIONE 2017 Gennaio - Dicembre MERCATI

ANNO 2017

Panorama Caldenave, ruscello, cima, turisti Italiani Paesi Bassi Germania Altri totale

Arrivi 23.142 26.316 28.287 9.995 87.740

Presenze 120.573 255.828 162.168 53.602 592.171

Peso Perc Peso Perc Var arrivi Arrivi Presenze 2016 26,38% 20,36% 6,67% 29,99% 43,20% 2,36% 32,24% 27,39% 17,67% 11,39% 9,05% 8,84% 100,00% 100,00% 7,71%

Presenze 564.560 291.519 280.304 138.670 1.275.053

Peso Perc Peso Perc Var arrivi Arrivi Presenze 2016 55,51% 44,28% 8,90% 21,92% 22,86% 8,29% 2,34% 11,18% 21,98% 11,39% 10,88% 6,36% 100,00% 100,00% 7,76%

Var presenze 2016 5,43% 4,39% 19,86% 8,85% 8,13%

Complessivo BREVE RIEPILOGO MERCATI

ANNO 2017

Italiani Germania Paesi Bassi Altri totale

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Arrivi 158.210 62.477 31.851 32.458 284.996

Var presenze 2016 4,69% 12,64% 4,20% 6,73% 5,82%


Alberghiero Paesi Bassi 4,12%

Altri 11,70%

Germania 22,24% Italiani 61,93%

campeggi Altri 9,05%

Italiani 20,36%

Paesi Bassi 27,39%

arrivi), tutti gli altri dati sono positivi: in crescita del 7,76 per cento gli arrivi complessivi e del 5,82 per cento le presenze, con punte maggiori per gli alberghi dove però la permanenza è più breve. Ottimi risultati ma si può migliorare. “Il segreto sta nella professionalità, dice Ravelli. Albergatori diventati imprenditori necessitano di personale qualificato. La clientela straniera è più soddisfatta se trova operatori che parlano la sua lingua. La stessa Apt ha collaboratori di madre lingua olandese o tedesca e alcuni le parlano entrambe con l'aggiunta dell'inglese”. Professionalità significa formazione, sia per gli imprenditori che per il personale. L’Apt ha avviato delle importanti collaborazioni in questi anni tra cui tre percorsi formativi. L’Istituto turistico sportivo De Carneri di Civezzano, il Marie Curie di Pergine e Levico specializzati nel front office e l’Istituto alberghiero di Levico dedicato alla ristorazione. “In questi settori la formazione è alta, dice Ravelli, e i risultati si vedono. Presso la scuola di direzione alberghiera di Roncegno, il 90 per

Germania 43,20%

complessivo Altri 10,88% Italiani 44,28%

Paesi Bassi 21,98%

Germania 22,86%

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cento degli attuali 20 allievi ha già trovato lavoro prima della conclusione dei corsi.” Formazione ed investimenti non bastano. Servono anche nuove idee. Recentemente l’associazione Avianova ha ripreso il progetto austriaco di fine Ottocento che prevedeva una grande stazione ferroviaria fra Levico e Caldonazzo e la partenza di cabinovie dirette a Vezzena e Panarotta. Da Monte Rovere e Luserna poi con biciclette, autobus, magari una tranvia , si potrebbero girare gli altipiani fino ad Asiago e i sette comuni. L’idea piace a molti ma la Provincia nicchia. Servono dunque imprenditori che ci credono e non lo farebbero gratis. La cabinovia del Monte Baldo, Malcesi-

ne-Telegrafo, è costata una montagna di soldi, che si prevedeva di recuperare in 15 anni. Ne sono stati sufficienti tre. Certo ha un milione di passaggi l’anno e dunque il bacino di utenza è vasto e continuo. Lago di Caldonazzo - CasparDiederik

“Il turismo è l’industria del futuro. Ben vengano gli investimenti privati, dice Ravelli, le iniziative private vanno sostenute, capite e dove possibile agevolate dagli amministratori”. Ad Asolo per esempio, il Comune voleva bonificare un vasto terreno e mancavano i soldi. E’ stata interessata l’azienda Benetton che ha bonificato il terreno paludoso ed ha costruito un campo da golf a 18 buche e alcune strutture abitative. Il Comune ha trovato propri spazi. La parola d’ordine è dunque collaborazione nel rispetto dell’ambiente che rimane la ricchezza primaria dell’industria turistica. E’ cattiva impresa quella che si mangia il prodotto che deve vendere. Foto Archivio APT Valsugana • Riproduzione vietata

CONSISTENZA DEGLI ESERCIZI RICETTIVI NEI COMUNI DELL'AMBITO VALSUGANA E TESINO nov-17 ALBERGHIERO TOTALI LAGO Numero

**** ***S *** ** * nn TOTALI

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2 10 12 8 1 33

EXTRALBERGHIERO

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TOTALI LEVICO Numero

116 512 385 197 18 1.228

TOTALI LAGO N

Affittacamere Agritur B&B Campeggi Casa Per Ferie CAV Esercizio rurale Ostello Rifugio Escursionistico Rifugio Alpini Foresteria TOTALE

L e tti

L e tti

2 8 15 10 3 -

16 101 77 5.619 629 -

38

6.442

2 7 27 4 3 43

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345 791 2.019 125 80 3.360

TOTALI LEVICO N

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1 2 13 2 6 1 1 26

TOTALI LAGO BASSA Numero

19 21 87 3.988 334 30 67 4.546

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1

6 8 3 1 19

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141 339 219 57 22 778

TOT. CENTRO V N

TOTALI TESINO Numero

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7 15 13 1 10 9 1 1 5 2

119 190 81 250 440 112 12 52 118 42

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1.416

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106 72 24 202

3 3 1 7

TOT. TESINO N

1 1 1

49 19 13 1.346 16 24 12 56

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1.535

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1

L e tti

3 9 46 27 15 2 102

486 907 2.976 801 358 40 5.568

TOTALI

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4 2 2 4

TOTALI Numero

Numero

14 27 43 17 19 11 1 2 6 3 1 144

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203 331 258 11.203 1.403 158 12 76 130 98 67 13.939

TOTALE CERTIFICATO ALBERI + EXTRA

TOTALI LAGO Numero Letti 71 7.670

TOTALI LEVICO Numero Letti 69 7.906

TOTALI LAGO BASSA Numero Letti 83 2.194

TOTALI TESINO Numero Letti 23 1.737

TOTALI Numero Letti 246 19.507

ALLOGGI PRIVATI SECONDE CASE NON CERTIFICATO

TOTALI LAGO Numero Letti 1.133 2.014 1.427 2.227 2.560 4.241

TOTALI LEVICO Numero Letti 865 1.937 1.010 1.969 1.875 3.906

TOTALI LAGO BASSA Numero Letti 751 1.484 2.845 5.560 3.596 7.044

TOTALI TESINO Numero Letti 831 1.963 1.796 4.359 2.627 6.322

TOTALI Numero Letti 3.580 7.398 7.078 14.115 10.658 21.513

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DENIS PASQUALINI, nuovo presidente Apt  di Franco Zadra

Laureato in Economia e Commercio indirizzo Marketing, Master in marketing management per le imprese di servizio a livello internazionale, 20 anni nel marketing in aziende come Infostrada, Henkel, Ecolab, Silvelox, consulente aziendale in marketing e gestione della Locanda in Borgo, presidente di Valsuganatur e vicepresidente della Proloco di Borgo Valsugana, Denis Pasqualini, neo eletto al vertice di Apt Valsugana Lagorai, si presenta ai nostri lettori in questa dialogo aperto rilasciato in esclusiva al nostro giornale ,sottolineando che come presidente il suo desiderio più grande è di poter coordinare un Cda compatto e coeso con il quale condividere delle linee guida di orientamento.

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“Il miglior modo per interpretare il mercato turistico – attacca deciso Pasqualini – è quello di coinvolgere tutti i soggetti implicati, in maniera sinergica e collaborativa per un disegno unico di turismo anche nelle diverse peculiarità che rappresentano il nostro territorio. Noi Veniamo da un triennio contraddistinto da grandi cambiamenti interni ed esterni all’azienda, la quale ha dovuto fare i conti con un comparto turistico in continua mutazione. Il turismo è sempre più fluido, con un mondo che non vive più di esperienze stagionali, ma di precise offerte annuali. Da qui la necessità di una un’Apt reattiva e flessibile dove i vertici dell’azienda sappiano ascoltare l’opinione degli operatori del territorio, con la priorità di sentire le esigenze di chi viene in Valsugana, ovvero il turista. Tutti i portatori di interesse

CdA APT Valsugana

giocano un ruolo importante e l’Apt deve fare da regia valorizzando associazioni strategiche come Valsuganatur”. “Mi preme anche sottolineare, precisa Pasqualini, il bisogno di stare al passo con i tempi, lavorare in rete, dove pubblico e privato operino fianco a fianco, per fare della Valsugana una realtà che giochi le sue carte di ambiente naturale unico, di attività outdoor tra laghi e montagna, dalle Terme al cicloturismo, di un modo speciale di fare accoglienza, sommate ai caratteri dello stile di vita italiano che tanto sono di richiamo per il turismo straniero. Il tutto facendoci ascoltare anche dai giovani delle grandi città europee, mettendo internet al centro della nostra strategia, definendo un piano di investimenti nella comunicazione on line in sinergia


con Trentino Marketing che trasferisca i nostri valori e le nostre potenzialità di vacanza al turista che sceglie le nostra zone per le sue vacanze”. Ed è anche su altri punti e altri aspetti del suo fare che si concretizza il pensiero del nuovo Presidente APT. “Importante per noi, continua Denis, è la possibilità di sfruttare le nostre diversità di zona da alberghi a capeggi, ma anche a case vacanza e B&B che permettono di soddisfare esigenze di turisti diversi e non solo per le stagionalità classiche, estate e inverno, ma destagionalizzando le nostre proposte. Tra in nostri punti di forza, è bene ricordarlo, sottolinea Pasqualini, vi è la presenza di imprese e professioni che da più generazioni sono totalmente dedicate all’ospitalità turistica, ma anche di nuove forze che crescono nelle scuole professionali di alto livello che abbiamo e che devono vedere in zona la concretizzazione dei loro obiettivi lavorativi. Ma dobbiamo anche considerare i punti di debolezza come le stagionalità contenute e con periodi di piena occupazione concentrati su brevi periodi. La

Trekking Punto Levico

Baita - Val Campelle

domanda estera non sufficientemente sviluppata, comunque concentrata in limitate destinazioni, stagioni, e quote di operatori, e un basso tasso di internazionalizzazione. Scarsa volontà programmatica di medio periodo, attitudine a ragionare con l’ottica locale e del breve periodo e una debole innovazione di prodotto e coordinamento nello sviluppo di strategie di medio. Una certa difficoltà a raggiungere le destinazioni

della Valsugana partendo dai vicini nodi aeroportuali e ferroviari”. Ed è anche sul comune impegno e su un “idem sentire” che Pasqualini si sofferma. “A mio avviso è molto importante che vi sia integrazione di tutte le iniziative di marketing territoriale dei diversi soggetti rappresentativi del territorio come associazioni, proloco, e club di prodotto in modo che le azioni risultino trasparenti e coerenti con una strategia complessiva di sviluppo e promozione turistica della Valsugana, puntando sulla soddisfazione del cliente, l’aumento della spesa media del turista, e alla sua fidelizzazione. Occorre implementare un sistema di Uffici di Informazione in grado di garantire al turista un’informazione di qualità, tecnologicamente innovativa, interattiva, capace di rappresentare tutto il territorio, più orientati e strutturati al marketing turistico territoriale dinamico e alla vendita: delle offerte turistiche, dei servizi al cliente, dei prodotti culturali, agroalimentari, sportivi, ambientali del territorio, per far vivere al turista una esperienza della Valsugana nel suo insieme e funzionare quindi come una "piattaforma di servizi" a favore non solo della clientela turistica, ma anche degli operatori che non sempre sono organizzati per rispondere con efficacia e immediatezza alle richieste degli ospiti”. Così Denis Pasqualini, nuovo Presidente APT. Foto Archivio APT Valsugana • Riproduzione vietata

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Lagorai d’Incanto

Rassegna musicale in acustico  di Armando Munaò

Tra le numerose iniziative, che coinvolgono la nostra Valsugana e indiscutibilmente attirano l’attenzione dei residenti e dei turisti, una particolare citazione e rilievo merita “Lagorai Incanto” una rassegna musicale in acustico messa in essere con il fattivo supporto dell’ APT Valsugana e che festeggia quest’anno la seconda edizione. Una rassegna che nell’idea degli organizzatori ha il compito di far riscoprire la bellezza della Catena del Lagorai e il Gruppo di Cima d'Asta, vivendo e ammirando un particolare palcoscenico naturale dove le note musicali si intrecciano con i suoni della natura incontaminata. Per saperne di più e per meglio presentarla ai nostri lettori, abbiamo intervista Gabriele Tisi, Assessore al Turismo del Comune di Castel Ivano, che dell’iniziativa è il dinamico ideatore. Gabriele, come e perché nasce Lagorai d’Incanto? “Lagorai d'incanto nasce da una piccola idea di una sera d’inverno, mentre si pensava a cosa realizzare di originale per promuovere e far conoscere il territorio. Nasce così, in un dibattito, in un confronto. Sia come idea sia come nome. Nasce come sfida, quella di essere in grado di coniugare musica e territorio: l'obiettivo è quello di portare

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in quota, nella splendida catena del Lagorai, le emozioni della musica. Due perle straordinarie: Lagorai e musica”. Perchè il nome “ Lagorai d’Incanto”. C’è un particolare riferimento o legame con la nostra zona e quali obiettivi si prefigge? “Come dicevo, l'obiettivo è quello di invitare le persone a scoprire il territorio e ad apprezzare le melodie del suono. Il coinvolgimento è il punto di partenza fondamentale e imprescindibile per un progetto come questo. Lagorai d'incanto vuole essere l'espressione del territorio all'ennesima potenza: sono coinvolti gli Enti pubblici territoriali, le associazioni, molti partner privati che hanno a cuore lo sviluppo del Lagorai.” E quali le caratteristiche salienti di questa particolare rassegna musicale che sappiamo prevede diversi appuntamenti? “Porteremo in scenari mozzafiato nomi del panorama musicale italiano,

lì dove cent'anni fa rombavano le armi, ora possiamo apprezzare le note di giovani artisti o di personalità affermate o di cori di montagna”. Ci sono altre motivazioni o altri elementi che concorrono a rendere “originale e unica” questa iniziativa? “Lo spettacolo del Lagorai. Ogni luogo scelto per ospitare i concerti ha un paesaggio unico e assolutamente originale; è irripetibile. Come ogni artista ha il proprio repertorio, così il Lagorai offre scorci unici”. L’edizione 2017 ha avuto un grande riscontro per la presenza di artisti di assoluto valore, soprattutto cantautori. E quest’anno? Vuole farci qualche nome? “Apriranno la Rassegna Cristina Donà e Caterina Cropelli, seguirà Damien McFly e Daniele Groff, poi sarà il turno di Diodato, e ancora Eugenio Finardi, il Coro Nosc assieme al Coro Lagorai, chiuderà la rassegna Mirkoeilcane.”


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Agire per il Trentino il primo a presentare la sua squadra Claudio Cia

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dispetto della bellissima giornata di sole, sabato 16 giugno pomeriggio il teatro San Marco a Trento s’era riempito di persone, accorse per la seconda assemblea provinciale del Movimento Agire per il Trentino che per primo tra le forze politiche ha presentato il suo programma in vista delle elezioni provinciali dell’ottobre prossimo, annunciando la candidatura a Presidente della provincia del deputato leghista Maurizio Fugatti appena nominato sottosegretario al ministero della Salute, e presentando una squadra di 34 candidati più 4 riserve e altri due canditati rimasti per il momento anonimi a motivo della loro professione. «Una delle cose che ci distingue – ha detto Claudio Cia, infermiere, Coordinatore Politico e fondatore di Agire nonché consigliere provinciale uscente – è una politica trasparente e onesta che si radica in una fedeltà verso coloro che hanno partecipato con noi in questi anni allo sforzo della coerenza e del rispetto, nell’impegno di passare dalle promesse (elettorali) ai fatti. In questo senso la nostra vicinanza alla Lega non ha alcuna tonalità strategica, nessun calcolo elettorale, ma piuttosto continua un cammino fatto assieme a quello che sta divenendo un popolo sempre più vasto, iniziato ancora quando erano in pochi a crederci e disposti a dichiararsi apertamente di centro destra». «Claudio Cia è sempre stato coerente - ha detto Maurizio Fugatti salutando l’assemblea – ci ha creduto più di tutti e al Centro Destra ha aderito fin dai tempi in cui Ugo Rossi, in Consiglio provinciale, ci additava come dei poveri illusi, e in politica questa dirittura morale non è mai scontata». «Mi dispiace per te Maurizio – ha scherzato Cia all’indirizzo di Fugatti , ma dal momento che verrai eletto dovrai tornartene in Trentino per governare questa Provincia». Molto apprezzato dall’assemblea è stato anche l’inedito “defilarsi” di Cia dall’ambire allo scranno provinciale più alto. «Bisogna saper riconoscere i propri limiti – ha detto Cia -, io sono un montanaro e so di certo che quello non è il mio posto. Preferisco supportare in tutti i modi questi coraggiosi candidati che stanno dando il massimo per far vincere la nostra “squadra”». Tra questi, detto che ciascun componente della lista potrà ricevere il voto da ogni elettore in tutta la Provincia di Trento, a prescindere dalla zona di residenza, quelli della Valsugana e Tesino sono cinque.

LORETTA CAPRI, infermiera, vice coordinatrice della Bassa Valsugana e Tesino;

FRANCESCA FRANCESCHI, insegnante, Assessora comunale di Primiero San Martino di Castrozza;

CRISTINA RIZZOTTI, geometra, membro del Coordinamento territoriale di Levico Terme;

GIUSEPPE RESTA, ricercatore, membro del Coordinamento territoriale di Levico Terme;

RINALDO STROPPA, ex assessore comunale, consigliere comunale di Borgo Valsugana;

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CLAUDIA CARDINALE

 di Sabrina Mottes

perfeziona l’italiano solo nei primi anni della sua carriera. Entra in contatto per la prima laude Joséphine Rose Cardinale volta con il cinema parteciè nata a Tunisi il 15 aprile 1938 pando ad un cortometraggio ed ha appena compiuto 80 anni. che viene presentato al Festival E’ stata definita più volte la donna più di Berlino. La sua bellezza bella del mondo e, nonostante questo, conturbante viene immedianon si è fatta sedurre dalla necessità di tamente notata e il regista perpetuare nel tempo la propria bellezza. Jacques Baratier la vuole per Ad oggi è una splendida anti-diva che girare con Omar Sharif I gioresibisce un sorriso contagioso e uno ni dell’amore. Nel 1957 vince splendido volto senza ritocchi. Solo a il concorso per la più bella guardarla, si intuisce la prorompente italiana di Tunisi e il premio energia, la libertà di pensiero e l’indi- è un viaggio a Venezia alla pendenza che le sono però costati non Mostra del Cinema, dove pochi sforzi e dolore. spopola indossando il bikini, che I genitori, siciliani di origine, anche a in Italia non è ancora di moda. Alla Tunisi conservano la nazionalità italiana fine degli anni ’50, la sua famiglia si anziché quella francese. Claudia ha ca- trasferisce in Italia e là frequenta il rattere introverso ma selvaggio e cresce Centro Sperimentale di cinematografia educata prima dalle suore e poi con la di Roma, lasciando però presto gli studi. prospettiva di diventare maestra. Parla Questa scelta, paradossalmente, la fa arabo tunisino, francese e siciliano e notare per aver rifiutato il mondo del cinema. In quel periodo si ritrova incinta a causa di uno stupro subito da un uomo più vecchio di lei. Claudia non vuole abortire e, in quella difficile situazione, il produttore Franco Cristaldi le offre un contratto in esclusiva con la Vides che la protegge e ne cura la carriera lanciandola nel cinema ma imponendole però, per questioni di immagine, di non rivelare la propria condizione di madre e privandola di ogni possibilità decisionale. Nel film La ragazza con la valigia

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Claudia Cardinale - Women's World Awards 2009

Così, nel 1958, diventa una celebrità girando con Monicelli I soliti ignoti e lavora fino al settimo mese di gravidanza, quando Cristaldi la manda a Londra a partorire con la scusa di imparare l’inglese. Per bene sette anni, deve mantenere il segreto persino con il figlio Patrick, conducendo una vita appartata e dedicandosi esclusivamente al lavoro finché un giornale scopre la verità e l’attrice decide di raccontare la propria storia al giornalista Enzo Biagi, liberandosi finalmente. La sua carriera prende il volo e Claudia Cardinale diventa CC, antagonista della bella BB, Brigitte Bardot. Il 1963 è un anno decisivo. Gira La ragazza di Bube, Rocco e i suoi fratelli e collabora con Visconti ne Il gattopardo (Palma d’oro a Cannes) e con Fellini in 8 e ½ (fuori concorso sempre a Cannes). La pantera rosa è il suo primo lavoro americano e le spalanca le porte di Hollywood, da cui però si allontana ben presto. Nella sua


Claudia Cardinale - Cannes 2010

leggerezza e quella parte scanzonata che per anni ha negato. Lavora ininterrottamente tra Italia e Francia, dove vive. Per i suoi sessant’anni debutta in teatro, superando la paura di recitare dal vivo e l’imbarazzo per la propria voce, roca e particolarissima. Moltissimi gli impegni che ancora oggi la coinvolgono, dalla TV al teatro, dove ha festeggiato gli 80 anni recitando a Napoli ne La strana coppia, in

lunghissima carriera, costellata da premi e riconoscimenti, ha recitato in più di 160 film tra cui Il bell'Antonio, Senilità, La ragazza con la valigia, C'era una volta il West, Nell'anno del Signore, e tanti altri. Nel 1975 lascerà la Vides, e divorzierà da Cristaldi, che l’aveva sposata in America nel 1967. Nel 1974, lavorando ne I guappi, conosce Pasquale Squitieri che diverrà il compagno della sua vita per ben 27 anni dandole una figlia, Claudia junior. Con Squitieri girerà, tra gli altri, Il prefetto di ferro. Inizia una nuova vita, recuperando stima,

ISTITUTO DI ESTETICA

omaggio proprio a Squitieri recentemente scomparso. Cannes 2017 le ha dedicato un poster con una splendida foto del 1959. Ma il ritocco nei fianchi e nelle gambe ha suscitato non poche polemiche. La bellezza non ha taglie e non ha età, e questo indelicato scivolone ha cercato di adattare i canoni estetici di una delle donne più affascinanti del mondo alle esigenze estetiche dell’oggi. Lei lo commenta a modo suo, sorridendo.

Pasquale Squitieri e Claudia Cardinale - da TV News 24

di Nadia Libardi

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Adì 12 luglio 1636 in Levego, a ore 8, la matina un dì de Sabato. Fu scoperto il mal contagio…

L’EPIDEMIA DI PESTE A LEVICO NEL 1636

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ante sono le epidemie di peste che nei secoli hanno colpito l’Europa, l’Italia e il nostro Trentino. Guerre e carestie, con conseguente aumento della povertà e peggioramento delle condizioni igieniche, portavano all’aumento dei topi. Le pulci dei ratti sono il veicolo del morbo, che facilmente si trasmette all’uomo dando così l’avvio al contagio. La Valsugana, valle di commercio e transito tra il Veneto e il nord Italia, spesso venne contagiata in modo importante. Già nel 1575 la peste flagellò, oltre che la Valle dell’Adige, anche la Valsugana. Questa rimase bloccata, verso il Veneto, fin quasi a Natale mentre altre zone del Trentino, proprio grazie ai posti di blocco, si salvarono dall’epidemia. Gli ammalati, in quell’occasione, vennero curati nel lazzaretto di S. Valentino dal medico milanese Lauro Visconti.

Notizie della peste di Levico nel 1636

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Successivamente, la Valsugana e Levico rimasero indenni dall’epidemia del 1630, che decimò invece Trento e altre valli. Come ringraziamento, la comunità levicense inviò a Loreto una statua d’argento tramite fra’ Tommaso, che viveva eremita a San Biagio. E al Santuario di Loreto fece visita anche Orlando Tonelli insieme ad altri 16 compaesani nell’anno 1638, cioè due anni dopo la terribile pestilenza che sterminò quasi metà della popolazione di Levico. Nel racconto dello stesso Tonelli, si legge che il 12 luglio 1636 alcune persone che si trovavano in montagna a dividere il burro e il formaggio, rientrarono denunciando la morte di un tal Giacomelli. Il medico del paese, don Antonio Avancini, si recò subito a verificare di cosa si trattasse. Quel giorno morirono quattro persone, i provveditori alla sanità decretarono che si trattava di peste e furono isolate le case dei presunti contagiati. Passarono otto giorni senza decessi e in quel lasso di tempo furono allestiti un lazzaretto per i malati nella Valle e per i sani in quarantena ai Parestelli. Secondo il medico Avancini non c’era di che preoccuparsi e così, la domenica seguente, tutti parteciparono alla Messa mescolandosi e dando l’avvio all’epidemia. Dopo una riunione della Regola, venne predisposto un altro lazzaretto a Santa Giuliana. Là furono create fosse comuni per i cadaveri, oltre che alla chiesa di Santa Maria della Crocetta (attuale Madonna del Pezzo), all’ospedale, nel “brolo” della famiglia Antoniolli e perfino a S. Biagio. Circa alla fine di lu-

 di Sabrina Mottes

glio, a peggiorare la situazione già grave di quell’estate, una tremenda tempesta distrusse tutto il grano e divamparono alcuni incendi in camini e case. Ogni giorno, il morbo uccideva in media 7 persone. Ma in alcuni giorni si arrivò fino ad 11 e un giorno perfino a 20. Due erano, a quei tempi, i modi per accertare che la morte non fosse apparente: la prima era toccare il cadavere con un’asta arroventata; la seconda, rimasta in voga fino agli inizi del Novecento, prevedeva che il presunto morto venisse pizzicato in tempi diversi e zone particolari del corpo per testarne eventuali reazioni. La persona che eseguiva questa sequenza e dichiarava dunque il decesso, prendeva il nome di picigamorto o pizigamorto, da cui il termine beccamorto per definire i becchini. Alla fine dell’epidemia di Levico, si contarono più di 600 morti, cioè poco meno della metà della popolazione del paese. Secondo il Tonelli, perirono 307 donne e bambine e 355 uomini e bambini, tra i quali sua madre, suo padre e due sorelle. I moribondi in tempo di peste, non sapendo come trasmettere le loro ultime volontà, spesso gridavano i testamenti da finestre e balconi verso la strada, dove venivano raccolti e trascritti dal notaio e dai testimoni. Frequentemente, una parte dei lasciti era destinata alle parrocchie o a Messe in suffragio dell’anima dei donatori. Così fece Battista Toson figlio del signor Tosoni, che gridò le sue volontà dalla finestra di casa in contrada delli Tosoni, disponendo lasciti destinati alle chiese della zona e a riti di suffragio nell’anniversario


della sua morte. Antonia, figlia di Giovanni Tonelli e moglie di Domenico Cetto della Selva, destinò numerosi lasciti alle chiese della Pag notizie della peste - Levico1636 zona. E Giacomo Cetto dispose tra l’altro che sulla sua casa fosse dipinta l’immagine della Beatissima Vergine Maria con i Santi Rocco e Sebastiano. Dopo la morte, le sue volontà vennero rispettate e l’affresco fu rinnovato l’anno 1862 grazie ad Arcangelo e Giovanni Cetto. Dalla metà di luglio del 1636, non appena il dottor Avancini diede notizia del contagio, Levico venne immediatamente isolata dal resto della valle. Questo permise all’abitato di Borgo di rimanere indenne, grazie all’attenta vigilanza messa in atto da Girolamo Bertondelli che aveva posto gruppi di soldati a controllare tutte le vie di collegamento tra Levico e Borgo. Chi fuggiva dal lazzaretto o tentava di forzare i posti di blocco veniva punito con la pena di morte. L’epidemia vera e propria durò circa sei mesi ma l’isolamento si prolungò fino all’8 maggio 1637, quando arrivarono i Deputati alla sanità di Trento, Pergine, Caldonazzo e Borgo per poter dichiarare la fine della pestilenza e la liberazione del paese di Levico, che venne proclamata col canto del “Te deum”. Passaporto di sanita - Levico 1669

Bibliografia: Trento, Archivio Storico presso la Biblioteca “Levico I segni della storia” a cura di Nino Forenza e Massimo Libardi – volume I – 1900-2000. Edito dalla Cassa Rurale di Levico Terme in occasione del 100° della fondazione. 1° edizione: maggio 2000 “Notizie della peste di Levico nel 1636” – Borgo Tipografia Giov. Marchetto 1889 “Della peste e del colera a Levico” – Alberto Folgheraiter

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MEDICINA&SALUTE

EQUILIBRIO DI COPPIA E FIGLI U no degli ambiti di cui mi interesso è il ramo della psicologia perinatale. Questo settore è molto delicato perché accompagna la persona o la coppia durante tutto il percorso della gravidanza e nella fase successiva alla nascita. Spesso e volentieri questa fase è accompagnata da molte aspettative, ma dovrebbe portare con sé, anche la consapevolezza che le cose dovranno cambiare. Non è facile, soprattutto al primo figlio, riuscire a modificare il proprio ruolo: da donna a madre, da uomo a padre, da coppia a coppia genitoriale. Frequentemente non si è preparati, ma i cambiamenti sono tanti e i tempi sono scanditi dall’evolversi della gravidanza e poi dalle necessità del piccolo. Il primo figlio, è il bambino rivoluzionario, porta con lui nuove identità. Il periodo è pieno di gioie ma, anche molte paure, molti dubbi e tante incertezze. L’arrivo di un figlio fa entrare in gioco la capacità genitoriale, che segna un passaggio nella vita delle persone. In poche parole è la capacità psichica dentro di noi, che ci permette di imparare a essere genitori. E’ in continua evoluzione e si modifica asseconda della fase

evolutiva del figlio. Il diventare genitori è un momento delicato anche a livello di coppia. E’ un periodo pieno di prove, dove anche i rapporti più affiatati possono essere messi in difficoltà. L’arrivo di un bambino è un avventura, impegnativa, fatta di tanto amore, ma anche di stanchezze, dubbi, paure e bisogno di aiuto. Cambia tutto, tanto per iniziare, le abitudini, le regole e i ruoli. Dalla massima autonomia e liberta di sé stessi si è catapultati in un mondo dove si diventa completamente dipendenti alle esigenze di quel esserino grande appena 50 centimetri. Uno degli “errori” che una coppia più fare è proprio quello di diventare genitori per cercare di risolvere i loro problemi. Proprio perché in realtà, l’arrivo di un figlio, li metterà ancora più alla prova e quindi se già il rapporto scricchiolava il rischio di rottura aumenterà. Ci sono coppie infatti, che non resistono a questo cambiamento, soprattutto con il primo figlio. La rinegoziazione dei ruoli è uno dei passaggi chiave, che spesso però viene sottovalutata e quindi la coppia arriva impreparata e magari sommersa dalle incombenze. Bisogna togliere un po’ di idealizzazioni su quello che sarà avere un bambino e diventare un po’ più pratici per essere pronti. Gli studi dimostrano che spesso c’è un calo nella qualità della relazione e

 di Erica Zanghellini

nell’intimità dopo la nascita di un figlio. Spesso e volentieri la comunicazione tra i due componenti diventa praticamente inesistente e i ruoli non ben chiariti, sommati a tutto quello che dicevo prima possono portare a dei gravi disagi nella nuova famiglia. Ma quindi, cosa possiamo fare? Innanzitutto è importante che l’uomo sostenga la donna durante tutta la gravidanza e anche dopo, dobbiamo cercare di non smettere di parlare e di cercare assieme la soluzione ai problemi quotidiani. E’ importantissimo, anche se con quelle poche energie rimaste, ricominciare a investire nella coppia. Papà mostratevi gentili e cercate di far sentire la vostra compagna, amata, sostenuta e desiderata. Invece le mamme potrebbero cercare di includere il più possibile i papà nel prendersi cura del figlio. Magari le modalità saranno diverse dalle nostre, ma cerchiamo di focalizzarci sul risultato non sul procedimento. Ed infine cercate di non farvi travolgere, da consigli (spesso non richiesti), ogni bambino è a sé e ogni famiglia deve trovare i propri metodi. Ricordate sembra stano ma quando si diventa genitori bisogna proprio re-imparare a parlarsi, trovare nuovi equilibri, e nel caso ci fossero difficoltà avere il coraggio di rivolgersi a un esperto.. i consigli che ho dato possono sembrare banali, ma vi dico che nella mia esperienza non è proprio così. Dott.ssa Erica Zanghellini Psicologa-Psicoterapeuta Riceve su appuntamento - Tel. 3884828675

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I social fanno la felicità?  di Silvia Tarter

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iciamoci la verità. A tutti noi, smanettoni stacanovisti dell’era digitale, avventurosi e assidui esploratori di innumerevoli pagine social è capitato di interrogarci qualche volta su quanto, e se, effettivamente, questi mezzi di comunicazione abbiano cambiato in meglio la nostra quotidianità. Ci è anche capitato di scervellarci chiedendoci cosa diamine ci inventavamo per riempire tutte le interminabili 24 ore di una giornata, prima dell’avvento, salvatore antidoto di ogni ozio, dei vari canali social. Sembra proprio che ormai, infatti, non riusciamo a fare a meno di loro, anche se forse la nostra fedele frequentazione di questi mezzi non sembra essere corrisposta da una maggiore soddisfazione e un più alto livello di felicità, anzi. Nel 2015, l’Happiness Research Institute di Copenhagen (sì, i danesi hanno un istituto di ricerca della felicità) ha condotto a tal proposito un piccolo esperimento intitolato Does

social media affect the quality of our lives? per capire quanto e se i social media, in particolare uno, contribuiscano davvero ad aumentare il nostro livello di qualità della vita. I 1095 partecipanti all’esperimento, tutti abituali utilizzatori di social media, sono stati divisi in due gruppi: a metà di loro è stato chiesto di smettere di usare Facebook per una settimana; l’altra metà invece poteva continuare ad utilizzarlo tranquillamente come prima. Nel corso della settimana, tutti e due i gruppi hanno dovuto poi analizzare e valutare il proprio benessere emotivo e sociale. Al termine dell’esperimento sono emerse delle interessanti conclusioni, forse nemmeno troppo inaspettate. I partecipanti della metà in astinenza da social da 7 giorni hanno infatti dichiarato di essersi sentiti molto più felici e soddisfatti (88%), oltre che meno soli. Rispetto al consueto, inoltre, hanno provato in misura minore la sensazione di “stare perdendo il proprio tempo”; si sono sentiti più entusiasti (61% contro il 49% degli altri) e appagati dalla propria vita (84% contro 75%); inoltre hanno sperimentato, confrontandolo con la propria situazione precedente alla ricerca in questione, una maggiore propensione alla vita sociale e dunque una maggiore soddisfazione riferita ad essa. Infine, anche il loro livello di concentrazione ha tratto nettamente beneficio da questa “pausa da so-

cial”. Di contro, l’esame ha mostrato come il 55% delle persone che utilizzano Facebook sia più incline a sentirsi stressato, e il 39% di loro meno felice dei propri pari, dunque più frequentemente tendente a provare emozioni negative, come la tristezza, la rabbia, il senso di solitudine e la preoccupazione. Oltretutto, la frequente presenza sui social sembra contribuire a sviluppare nelle persone anche un sentimento piuttosto deplorevole come l’invidia. Dalla ricerca è infatti emerso come a molte persone capitasse di provare invidia rispetto alla felicità (1 su 3), ai traguardi di successo raggiunti (4 su 10) e alle esperienze entusiasmanti (5 su 10) pubblicati sulle bacheche altrui, focalizzando dunque la propria attenzione su quanto abbiano gli altri, piuttosto che su di sè e i propri successi. Certo, questo è stato solo un piccolo esperimento, condotto su un piccolo campione di persone in un paese, la Danimarca, noto per un diffuso benessere economico e sociale. Ad ogni modo è significativo, e paradossalmente quasi sorprendente, a pensarci, che per sentirci un po’ più felici e soddisfatti ogni giorno una soluzione potrebbe essere così semplicemente alla portata di tutti: spegnere un po’ più spesso il nostro smartphone e provare a relazionarci di più agli altri, alle persone in carne ed ossa. Quasi banale in fondo, e certo più semplice di qualsiasi antidepressivo.

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Accadde oggi

Fotografie raccontano il passato

che ci

 di Elisa Corni

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sorprendente, alle volte, come il destino possa far intrecciare storie che sembrano distanti e riportare tutto al luogo dove tutto è avvenuto. Lettere sbucano dai libri e ci raccontano di un passato non troppo lontano; vicende individuali s’intrecciano, riportandoci episodi di meravigliosa umanità; macchine fotografiche dimenticate da decenni svelano un patrimonio d’immagini incredibile e inestimabile. È quanto è accaduto a Caldonazzo, dove passato e presente si sovrappongono quasi perfettamente e ricongiungono Trentino e Repubblica Ceca. Due terre che fino a cento anni fa appartenevano allo stesso Paese: l’Impero Austro-Ungarico. Due regioni lontane, geograficamente ma anche cultural-

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mente, che però posseggono un patrimonio storico comune indimenticabile. Siamo a Caldonazzo, e la storia sembra quasi incredibile! Eppure è vera, verissima, autentica. Un bel giorno il Sindaco Giorgio Schmidt apre la posta istituzionale e vi trova una mail proveniente, per l’appunto, dalla Repubblica Ceca. Tal Jiri Ponca chiedeva conferma di quanto scoperto: una serie di fotografie che ritraevano Caldonazzo dopo il bombardamento del 1917, scattate quindi probabilmente nell’estate di quell’anno dopo l’Offensiva di Primavera. Il signor Ponca aveva trovato queste fotografie e aveva cercato il luogo dove erano state scattate, individuando la Piazza del Municipio di Caldonazzo su

Google Maps. Aprendo l’allegato, il Sindaco, si è trovato di fronte a delle immagini incredibili, mai viste prima: la piazza di Caldonazzo con le finestre sbarrate e dei militari austriaci fermi all’imbocco dell’odierna via Roma, dove capeggiavano le scritte “nach Levico” (nach = direzione), “nach Borgo”, “nach Primolano”. Iniziò dunque un fitto scambio di mail che aiutarono ad arricchire la storia di aspetti curiosi e interessanti. Le foto erano state ritrovate da Jiri Ponca e da sua moglie in un baule in un mercatino delle pulci. Appassionati di fotografia, avevano acquistato un baule contenente una vecchia macchina fotografica del periodo della guerra, con i suoi vetrini. Alcune decine di fotografie mai sviluppate, ancora impresse sul vetro. Immagini che probabilmente mai nessuno aveva visto, o per lo meno guardato. I signori Ponca, invece, si sono adoperati per sviluppare le immagini e sono stati incuriositi da una serie di fotografie con le indicazioni stradali disegnate sulle pareti delle case, cosa che rendeva i luoghi riconoscibili. Oltre all’immagine dell’odierna piazza del Municipio (sul lato settentrionale profondamente cambiata dopo l’abbattimento delle case distrutte dai bombardamenti della guerra), altre immagini ci restituiscono una Caldonazzo devastata e deserta, dove l’unico elemento vivo sono i soldati che si abbeverano alla fontana della Piazza Vecchia, o che posano difronte alle macerie. Impressionanti i panorami ripresi dal Mon-


te Rive, con i tetti delle case scoperchiati e gli edifici sventrati. Alcune case sono state salvate, di altre, invece, rimane solo qualche brandello di muro. Ma stupisce anche la vita dei soldati ritratti in queste inedite immagini. Volti scavati dal sole e dalla fatica, ma sereni lontani dal campo di battaglia mentre riposano al sole sulle sponde del lago; impegnati e concentrati nel preparare i pasti presso

l’accampamento lungo il Fiume Centa, l’unico posto veramente al sicuro dai bombardamenti italiani. Bisognava rendere giustizia a tale patrimonio e, grazie alla collaborazione con gli storici dell’Associazione Culturale Chiarentana, è stata realizzata una mostra che ha portato alla stampa delle fotografie esposte alla Casa della Cultura nel corso della primavera 2016, in oc-

casione del centenario dell’Offensiva di primavera - nota anche come battaglia degli altipiani. A quel tempo, tra il 15 maggio e il 27 giugno, 230 mila soldati italiani e asutro-ungarici trovarono la morte sugli altipiani che sormontano la nostra vallata. Questa offensiva che coinvolse circa 70 chilometri di fronte, respinse le truppe italiane avanzate nei primi mesi del conflitto e, sostanzialmente, congelò il fronte fino alla fine della guerra. Ma nei lunghi mesi che trascorsero tra l’inizio della guerra e l’offensiva del 1916, Caldonazzo, svuotata dai civili e trasformata in una grande caserma a cielo aperto, fu bombardata più e più volte dalle truppe italiane penetrate in Valsugana nei mesi di maggio e giugno di quel primo anno di apertura del fronte alpino. Oggi non ci sono tracce dei trascorsi del paese: tutto è stato ricostruito, ristrutturato e ripensato, ma rimangono fotografie come quelle provenienti dalla Repubblica Ceca che ci ricordano la storia del nostro paese e della nostra valle.

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Lo storico vertice

Stati Uniti Corea del Nord

 di Francesca Gottardi

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l 12 giugno scorso è avvenuto lo storico incontro tra il Presidente Trump ed il leader nordcoreano Kim Jongun. Nei giorni precedenti al summit il clima era di grande anticipazione. “Raramente nella storia moderna c’è stato un vertice con una posta più alta e un’incertezza maggiore sui risultati di quello tra Kim Jong-un e Donald Trump” scriveva il corrispondente del Guardian Julian Borger ore prima del vertice. Solo pochi mesi fa, uno scambio di minacce tra il leader statunitense e quello coreano aveva fatto temere il peggio. Sembrava una guerra nucleare fosse alle porte. Tante e contrapposte le considerazioni della stampa internazionale sull’esito del summit.

L’INCONTRO Il summit si è tenuto sull’isola di Sentosa, a Singapore. Era la prima volta che un presidente USA in carica incontrava un leader Nordcoreano. Da più di settant’anni Stati Uniti e Nord Corea sono coinvolti in un determinato braccio di ferro. Uno degli obiettivi principali dell’incontro, quello di ridurre le tensioni tra le due potenze. Questo favorendo la via diplomatica, per contrastare così la possibilità di uno scontro nucleare tra le due nazioni. “Se sedermi ad un tavolo con il Presidente Kim ci porterà a salvare milioni di vite umane (…) sono disposto a sedermi a quel tavolo”, ha dichiarato Trump. Trump e Kim Jongun sono sembrati a loro agio insieme. Trump ha elogiato il leader nordcoreano, definendolo “molto intelligente” e con una “gran personalità”. Kim Jong-un ha affermato di esser pronto a lasciarsi il passato alle spalle.

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L’ESITO Il documento finale firmato dai due leader fissa obiettivi piuttosto vaghi: i due Paesi si sono impegnati a “lavorare in direzione” della denuclearizzazione della penisola coreana ed a costruire un clima di pace per favorire l’apertura verso nuove relazioni diplomatiche. Non è chiaro quando i nordcoreani rinunceranno al loro arsenale nucleare ed in che misura. Quanto alle sanzioni economiche USA contro il Nord Corea, per ora resteranno in vigore. Rimane anche un punto interrogativo su come gli Stati Uniti possano verificare l’avvenuta denuclearizzazione e l’irreversibilità della stessa. Riguardo i diritti umani, tallone d’Achille del Nord Corea, il Presidente USA ha commentato: “la situazione è difficile, ma anche in molti altri posti ci sono situazioni difficili”. Pare quindi che i diritti umani non abbiano svolto un ruolo prioritario nella discussione tra i due leader. Nel corso della lunga conferenza stampa rilasciata al termine del summit, Trump ha inoltre promesso di mettere fine

alle esercitazioni militari in Sud Corea e di ritirare l’esercito USA dal territorio sudcoreano. Questo pare abbia colto di sorpresa sia il Pentagono, sia Seoul.

LE REAZIONI La comunità internazionale è divisa. C’è chi sostiene l’incontro sia stato una vittoria per la Corea del Nord, la cui dittatura sarebbe per la prima volta stata legittimata a livello internazionale. C’è invece chi ritiene sia stata invece una vittoria per Trump, primo presidente USA ad essere riuscito a far sedere al tavolo dei negoziati un leader nordcoreano. Federica Mogherini, per conto dell'Unione europea, ed il segretario delle Nazioni Unite António Guterres hanno espresso posizioni a favore del vertice, affermando che si tratta di un passo positivo e necessario verso la pace. Gli sviluppi nei prossimi mesi aiuteranno a far luce sul significato di questo incontro. Quel che è certo è che questo summit entrerà nella storia.

Francesca Gottardi è nostra corrispondente dagli USA


re e r a p a

LAVORANO I ROBOT, A NOI BASTI IL PANE

Era fantascienza, oggi è realtà. L'automobile è un robot, si guida da sola. Un robottino pulisce la casa, un altro rasa il prato e già maggiordomi in sembianze umane servono aperitivi e cibo. Nell'agricoltura il lavoro di cento uomini nel vigneto è svolto da tre persone con macchine specializzate. Il futuro è questo: il lavoro alle macchine. E noi? Che ne sarà di noi? A fine Ottocento e per tutto il Novecento nelle piazze la folla urlava Pane e Lavoro. Se il lavoro verrà a mancare cosa urleranno, solo pane? La cosa non dovrebbe preoccupare visto che fin dal primo giorno di impiego si comincia già pensare alla pensione cioè allo stipendio senza lavorare. Ci sono però solo due cose a cui pensare. La prima è come impiegare il tanto tempo libero e qui, come scriviamo in altra parte del giornale, il turismo può dare una mano. Non dovranno mancare attività culturali, sportive, istruttive. Sarà magari occasione per dialogare di più. Oggi avere un milione di amici su facebook non ci rende meno soli, servono più incontri personali, dialogo e confronto. Il vero problema però è, chi paga? Il lavoro ci ha sempre dato i soldi da spendere, ma se non abbiamo il lavoro quali soldi avremo? Il problema è la redistribuzione della ricchezza. C'è un signore di nome Jeff Bezos, patron di Amazon, vanta un capitale personale di 141,9 miliardi di dollari, ovvero 49 miliardi in più di Bill Gates e 60 miliardi più di Warren Buffet. I super ricchi di tutto il mondo sono 18,1 milioni, una goccia nell'oceano di 7,6 miliardi di popolazione terrestre. Da soli accumulano oggi 70.000 miliardi di dollari e la loro ricchezza è cresciuta lo scorso anno del 10,6 per cento. E la nostra? cosa sarà di noi senza lavoro, senza soldi e senza pane? L'avvento dei robot sarà forse l'occasione per realizzare giustizia sociale offrendo ai ricchissimi la possibilità di spendere i soldi nella loro breve per quanto confortevole vita. Servirà un nuovo modello di società, non fatta di assistenza, elemosine, palliativi. Panem et circenses non ha funzionato a lungo nemmeno nella Roma antica. Sessantotto milioni di migranti super poveri premono alle frontiere per entrare nei paesi considerati ricchi ma dove in realtà si rischia di diventare sempre più poveri. Salvo non trasformarsi in robot. (W.P.)

Ilviaggio nel tempo

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’estate sta giungendo al suo culmine e tutti si concedono una vacanza più o meno lunga, chi è più avventuriero con lo zaino in spalla e chi pensa solo al relax decide di affidarsi ad un viaggio organizzato. Gli storici sostengono che il primo pacchetto-viaggio organizzato nel corso della storia risalga alla prima metà del 1800, ideato dall’inglese Thomas Cook. Thomas Cook, nato nel 1808 nella piccola città di Melbourne, è costretto ad abbandonare gli studi all’età di dieci anni per lavorare con lo scopo di aiutare finanziariamente la propria famiglia. Cresciuto nel pieno dell’industrializzazione nei quartieri degradati occupati dai lavoratori, che svolgevano turni lavorativi di quattordici ore die, Thomas vedeva ogni giorno operai sfruttati uscire dal lavoro e rifugiarsi nell’alcool,

non trovando alternativa di svago. Durante l’età vittoriana l’alcolismo era uno dei più grandi problemi sociali, che portò sul lastrico innumerevoli famiglie. Thomas Cook si batté per risolvere questa grande piaga sociale organizzando i primi pacchetti viaggio a prezzi bassissimi abbordabili per chiunque al tempo, offrendo un’alternativa di evasione a quella dell’alcool. Egli sfruttò anche la linea ferroviaria da poco nata in Inghilterra per mostrare ai suoi clienti città e luoghi considerati lontani, perché le persone al tempo non avevano i mezzi per potersi allontanare di molto dal paese natale. Thomas Cook Grazie a questo perso-

 di Irene Chin

naggio che rivoluzionò il mondo del viaggio, gettando le basi del turismo moderno, anche le donne non accompagnate, per la prima volta nella storia, ebbero l’opportunità di viaggiare in maniera autonoma; questo avvenimento fu un importantissimo passo avanti per l’indipendenza delle donne, fino ad allora costrette ad uscire sempre accompagnate dal padre o dal marito. Per Thomas Cook era importante dare a tutti, anche ai più poveri, l’opportunità di poter viaggiare, perché sosteneva fortemente che viaggiare è nutrire la mente, umanizzare l’anima, cancellare i pregiudizi e la “ruggine” delle circostanze.

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I siti della

Grande Guerra

in Valsugana - estate 2018

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state 2018, cento anni fa la Grande Guerra stava per concludersi. Tra pochi mesi celebreremo il centenario di quel terribile conflitto che costò all’Europa e al mondo intero milioni di vite umane. Un costo che coinvolse anche la nostra valle, con i soldati che partirono per il fronte, molti dei quali non fecero più ritorno; i civili che furono costretti in larga parte a lasciare le loro case per essere trasferiti nei campi profughi in Austria, ma anche in Italia. Non furono solo le vite umane a subire cambiamenti drastici prima e durante la guerra: anche il territorio fu profondamente modificato dall’operato umano in vista del conflitto. Si costruirono trincee, fortificazioni, e strade, molte delle quali sono ancora oggi un baluardo imperituro della storia della Valsugana in quei terribili anni, e che ci offrono uno sguardo sul passato e sulla storia. Siti storici, dunque, ma anche siti turistici, aperti al pubblico e visitabili anche in modi originali e creativi. Il più vecchio di questi siti valsuganotti e il Forte di Civezzano. Costruito alla fine degli anni Cinquanta dell’Ottocento, oggi è visitabile grazie alla presenza in loco di personale addetto alle aperture dal martedì al venerdì dalle 15 alle 19, sabato e domenica anche dalle 10 alle 13. Mostre, eventi e spettacoli teatrali lo animeranno nel corso dell’estate. Su questa rivista, qualche numero fa, Andrea Casna ci ha fatto scoprire la storia del Forte delle Benne di Levico. Qui, invece, vi racconteremo di cosa accade oggi al Forte delle Benne. Riaperto al pubblico dopo la ristrutturazione nell’estate del 2014, oggi il Forte delle Benne vede migliaia di persone varcare la soglia per esplorare la struttura, scoprirne la storia e i segreti assieme alle guide, avventurarsi nel mondo dell’arte e della fotografia. Questo perché il forte è oggi una specie di sede museale,

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dove mostre storiche e artistiche vanno a riempire i grandi spazi lasciati fortunatamente vuoti dopo il disarmo del forte nella primavera del 1915 - prima ancora che cominciasse la guerra. Dallo scorso novembre e fino alla fine del centenario una parte del forte è dedicata alla mostra di sculture “parole Scavate”, nella quale l’artista locale Bruno Lucchi si confronta con alcuni famosissimi autori - poeti e scrittori - che scrissero della Grande Guerra. L’altra ala del forte, invece, ospiterà per i mesi di luglio e agosto una manifestazione ludico-storica: Escape Room al Forte. I partecipanti, a gruppi, dovranno risolvere enigmi logici e pratici per liberarsi dalla prigionia e lanciare un messaggio che potrebbe porre fine alla guerra. Il 4 agosto, invece, il forte sarà un luogo per lasciarsi cullare verso lo spazio infinito, con la quinta edizione de “Il forte e le stelle”, una serata di osservazione astronomica assieme all’Associazione Eye in The Sky di Caldonazzo.

 di Elisa Corni

Quest’anno, a fare da contraltare alla magnificenza dello spazio infinito, la musica del Gruppo veneto “Connessioni sonore”. Un concerto al buio per esplorare i suoni dello spazio e del tempo, dal Big Bang ai tempi moderni. «Una manifestazione che ha sempre attirato moltissimo pubblico - racconta una delle associate, Carolina Cattoni - ma che ogni anno cerchiamo di proporre in forme nuove e differenti». Spostandoci mille metri più su lungo la Panarotta incontriamo Forte Busa Granda, al quale abbiamo dedicato spazio qualche tempo fa. Dalla scorsa estate il forte, costruito nel 1915 poco prima dell’ingresso in guerra dell’Italia, è aperto al pubblico dai volontari del Gruppo Monte Orno. Il forte è aperto venerdì e sabato dalle 13.30 alle 16.30, e la domenica dalle 13. 30 alle 17. Su richiesta e per maggiori informazioni si può contattare il Gruppo Monte Orno su Facebook. In più, a lunedì alterni, l’Apt Valsugana Lagorai organizza visite guidate con guide storiche del territorio. Chiara Paoli nello scorso numero ci ha raccontato della storia del Trincerone di Grigno, costruito dall’esercito italiano durante l’avanzata dei primi mesi di guerra. Riconquistato dagli Austriaci, a causa dell’orientamento avverso, non fu più utilizzato. Oggi, su iniziativa del Comune di Grigno, è visitabile grazie alla presenza di guide storiche e volontari per tutte le domeniche di luglio e agosto. Dalle 10 alle 12.30 e dalle 14 alle 18, curiosi e appassionati potranno raggiungere l’ingresso del trincerone dalla Pista Ciclabile sul Brenta (perché non approfittare di un bel giro in bicicletta?) e scoprire la storia dei nostri territori. Queste sono solo alcune suggestioni, ma esistono molti altri siti che ci ricordano la triste storia della Grande Guerra sul nostro territorio. Basta volgere lo sguardo sulla nostra splendida valle.


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SIMBOLOGIA NEGLI STEMMI DI LEVICO TERME, PERGINE E BORGO VALSUGANA  di Sabrina Mottes

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a parola stemma proviene dal greco e significa corona. La sua origine è militare e deriva dalla necessità di distinguere una fazione dall’altra in battaglia oppure, durante i duelli con armatura, cavalieri appartenenti a diversi casati. Al giorno d’oggi, lo stemma è l’immagine che contraddistingue una provincia, comune, ente, corpo civile o militare. Esso, per essere approvato dall’Ufficio Onorificenze e Araldica statale, deve rispettare precise caratteristiche tecniche stabilite per legge, e cioè essere costituito da uno scudo rettangolare con gli angoli inferiori arrotondati e completato da una corona. Per le Province, la corona è a cerchio di oro gemmato e racchiude due rami di alloro e quercia al naturale che ricadono verso l’esterno. Per le città e i comuni la corona è invece turrita, cioè composta da torri. Gli enti diversi da quelli territoriali possono ornare il proprio stemma con corone speciali. Il tutto è completato, lateralmente, da rami di quercia e alloro fruttati. Se gli elementi ornamentali non sono racchiusi in uno scudo rettangolare ma in altre forme, la figura si chiama emblema e non stemma (come l’emblema dello stato italiano). Secondo l’Araldica Civica, lo stemma del Comune di Pergine Valsugana, è “ troncato; di rosso alla lettera “P” oro

Levico Terme

in caratteri gotico; di verde alla fascia azzurra increspata di onde d'argento”. Ovvero è composto dall’iniziale P in maiuscolo e oro a caratteri gotici inserita in campo rosso. Sotto alla grande P, la striscia blu increspata rappresenta simbolicamente il torrente Fersina, che attraversa la cittadina, circondato dalle

L’Araldica lo descrive così: “D’azzurro, a tre colonne d’ordine dorico di marmo bianco al naturale, poste una accanto all’altra, cimate da un crescente montante figurato d’argento, accollate a due rami decussati di alloro e di olivo, fruttati al naturale, e caricate di una lista bifida e svolazzante con la scritta PAX in nero”. Ovvero è formato da tre colonne unite tra loro da una fascia svolazzante d’argento con la scritta PAX. Sopra alle colonne, una mezza luna argentea. Lo stemma è completato dalla corona turrita. Sul nastro argenteo e azzurro che lega i ramoscelli laterali, è scritto il motto latino “donec auferatur luna”. Secondo il Montebello, lo stemma poteva indicare nelle tre colonne unite dalla scritta pax la garanzia di pace che derivava dall’unione tra la Comunità di

Pergine Valsugana

due strisce verdi delle sue sponde. Lo stemma è completato dalla corona turrita cittadina e, ai lati, dai ramoscelli fruttati. Lo stemma comunale di Borgo Valsugana è “di rosso alla croce patente d’oro”, abitualmente rappresentato dentro uno scudo ellittico. E’ cioè costituito da una croce dorata su scudo rosso, sovrastato da corona e racchiuso tra due rami intrecciati di quercia legati da due fiocchi, rosso e dorato. Lo scudo è sovrastato dalla corona turrita e, ai lati, completato dalla scritta “UNIVERSITAS BURGI AUSUGI”, ovvero “l’intera comunità del borgo Ausugi”. Borgo venne chiamata dai romani Ausugum, forse dal nome dell’antica popolazione che abitava la valle. Da qui derivò probabilmente il nome Valsugana - Vallis Ausugi - Vallis Ausugana. Il nome dell’abitato fu poi modificato in Borgum Ausugi, da cui Borgo Valsugana. Lo stemma del Comune di Levico Terme è assai complesso e denso di simbologie.

Borgo Valsugana

Levico, il Conte del Tirolo e il Principe Vescovo Bernardo Clesio. Quest’ultimo, particolarmente affezionato a Levico, villeggiò a Castello di Selva più di una volta. Nella pace, tutto avrebbe potuto fiorire, trionfare e conservarsi “donec auferatur luna”, cioè “fino a quando non vi sarà più luna”. Bibliografia: Trento, Archivio Storico presso la Biblioteca Giuseppe Andrea Montebello – Notizie storiche topografiche e religiose della Valsugana e di Primiero – Arnaldo Forni Editore 2008 - Ristampa anastatica

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Luglio 1866 la Valsugana conquistata dagli italiani L

a terza guerra di Indipendenza italiana prende avvio il 23 giugno 1866, ma non nasce sotto i migliori auspici. Il giorno successivo dall’inizio delle operazioni militari, il generale La Marmora che si era mosso con le sue truppe, fra Mantova e Peschiera, viene bloccato e arrestato dalle truppe austriache dell'arciduca Alberto d'Asburgo, duca di Teschen, nella battaglia di Custoza. Le operazioni subiscono una battuta d’arresto per riprendere solo in conseguenza delle vittorie sul fronte prussiano (battaglia di Sadowa del 3 luglio 1866). Gli austriaci decidono di dislocare a difesa di Vienna parte delle truppe stanziate in Italia, il fronte si alleggerisce e si ricomincia a pensare all’offensiva. Il 14 luglio si tiene a Ferrara un Consiglio di Guerra, Vittorio Emanuele II di Savoia e lo Stato Maggiore decidono di penetrare in Trentino. Alla guida di un contingente di 150000 uomini è il generale Enrico Cialdini, mandato attraverso il Veneto, mentre Garibaldi avrebbe dovuto raggiungere la città di Trento. La marcia attraverso il Veneto procede velocemente, occupando nel giro di pochi giorni Rovigo, Padova, Treviso, San Donà di Piave, Valdobbiadene,

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Oderzo, Vicenza, e infine il 22 luglio Udine. Nel frattempo, il 19 luglio il generale Cialdini pone il generale Giacomo Medici a capo di una divisione con l’incarico di procedere da Padova lungo il fiume Brenta e la Valsugana, in direzione del capoluogo Trentino. In totale lungo la vallata si mossero circa 9000 uomini, muniti di 180 cavalli e 18 pezzi d'artiglieria. Il giorno successivo l’armata occupa Cittadella e il 21 è a Bassano, a poca distanza uno scontro con le truppe austriache induce il generale “stratega” a far marciare i propri uomini su quattro colonne per accerchiare il nemico a Cismon. Il comandante austriaco Franz Pichler Edler von Deeben però da fuoco al locale ponte e fa approntare una trincea in prossimità di una restringimento della valle. Il giorno successivo gli austriaci dell’avanguardia decidono per la ritirata verso Primolano, ma il generale von Deeben non intende cedere e, radunate le truppe, avanza nuovamente verso Cismon. Lo rag-

 di Chiara Paoli

giunge quindi la notizia di ulteriori truppe italiane che stanno sopraggiungendo da Enego e di quelle dirette a Tezze; ripiegano quindi su Tezze e su Grigno, dove demolirono in parte il ponte per frenare l’avanzata italiana, giungendo infine a Borgo Valsugana. Gli italiani però riparano il ponte e si accamparono nei suoi pressi. Al mattino la colonna di soldati riparte verso Borgo Valsugana, disposta su tre schieramenti che avanzavano rispettivamente uno a fondo valle e gli altri due sui pendii ai lati destro e sinistro. Pur con alcuni rinforzi giunti da Trento, gli austriaci sono solamente 857, muniti di 8 pezzi di artiglieria, troppo pochi per reggere il confronto, e nuovamente in fuga verso Roncegno e successivamente Levico.

I bersaglieri a Primolano (Gerolamo Induno)

Ma questa volta il generale, amico e compagno di Garibaldi in tante battaglie, non concede tregua all’avversario, e intorno alle 21.30 l’avanguardia italiana è a Selva di Levico dove gli scontri si succedono nuovamente costringendo gli austriaci alla ritirata su Pergine. Qui giunge il generale Carl Kaim von Kaimthal che rileva il comando; il 24 suddivide le truppe sui due unici punti di


passaggio verso Trento: Civezzano e Vigolo Vattaro. Il giorno successivo viene coperta anche la selletta di Roncogno, mentre i soldati guidati dal generale Medici giungono a Pergine, assestandosi su tutte quelle postazioni che potevano garantire l’accesso alla città, trovando resistenza. A una manciata di chilometri dalle mura di Trento, tutto si ferma con il sopraggiungere della notizia da parte

del generale La Marmora di una tregua d'armi di 8 giorni. Il 9 agosto perveniva l’annuncio di un prossimo armistizio tra Italia e Austria; un nuovo ordine giunge da La Marmora, entro 24 ore il Trentino deve essere sgomberato. Celebre è la risposta di Garibaldi dal centro di Bezzecca, con il conosciutissimo: «Obbedisco», mentre della celebre avanzata di Giacomo Medici rimane un offuscato ricordo. Una targa apposta su Palazzo Tomelin, oggi sede della Cassa Rurale di Pergine, all’imbocco di via Pennella, ricorda

Generale Medici (1887)

ISTITUTO DI ESTETICA

l’evento con queste parole: «Da questa casa che fu suo quartier generale, Giacomo Medici addì X agosto MDXXXLXVI ordinava angosciato la ritirata delle sue truppe destando Pergine da un primo sogno di redenzione». Il capitolo si chiude definitivamente, il 12 agosto 1866, con l'Armistizio di Cormons, cui segue il 3 ottobre il Trattato di Vienna. Si chiude la Terza Guerra di Indipendenza italiana, e il Trentino rimane ancora per mezzo secolo sotto l’egida dell’Impero.

di Nadia Libardi

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LA VAL DI CENTA:

un tesoro nascosto Q

uando si lascia l’abitato di Caldonazzo in direzione Sud, si viene naturalmente condotti verso una valle laterale che, da languido letto di un fiume spesso invisibile, si tramuta in un stretto solco tra due pareti scoscese ma incredibilmente ricche. È la Valle del Centa, un piccolo gioiello geologico e naturalistico. Sembra una semplice valle, ma non è così, anzi, tutt’altro. «È un geosito di rilevanza provinciale», ha spiegato Maurizio Fernetti, accompagnatore di media montagna della Valsugana nonchè esperto di geologia e grande amante della Valle del Centa. «È una finestra che ci permette di scoprire - racconta la guida con il brillio negli occhi - la storia stratigrafica e geologia della zona in cui viviamo. Una storia tutt’altro che banale! Io la definirei affascinante». Risalendo il fiume, infatti, ci si presentano ai lati due scoscese e impervie pareti convergenti; in certi punti distano poche decine di metri e sembrano simili, eppure sono profondamente diverse. Il versante meridionale, quello che accompagna lo sguardo fino al limitare dell’Altipiano di Lavarone e Folgaria, è composto di dolomia e, nella parte alta, di calcari di tipo carsico; dall’altro lato, verso Centa e la Vigolana, invece, le rocce sono scisti come la fillade, in dialetto “lasta morta”. Rocce estremamente antiche: hanno oltre 430 milioni di anni. Le loro dirimpettaie, al contrario, sono estremamente più giovani: portano bene i loro 230 milioni di anni circa. «Queste grandi differenze - spiega Fernetti - nella composizione delle rocce sono dovute al fatto che proprio dalla Valle del Centa parte un’importante linea tettonica, quella della Valsugana. Sollevamenti e abbassamenti importanti nei diversi periodi geologici hanno portato alla nascita dei grandi massicci

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che ci circondano, e questa faglia continua fino a Borgo, fino al Primiero e all’agordino. Una cicatrice che, per chi la sa osservare, mostra la storia della nostra terra!». Lungo questa particolarità se ne sono sviluppate altre. I terreni scoscesi e il microclima più freddo rispetto ai dintorni hanno portato allo svilupparsi di forme di vita anomale. «Flora e fauna della valle - ha spiegato l’esperto - sono anomale. Troviamo per esempio i camosci, che di solito stanno ad altitudini superiori. Ma anche il pino

La fillade è una roccia metamorfica a grana fine

mugo, i rododendri e il raperonzolo di montagna. È quasi incredibile». Ma non è tutto, perché lungo il greto del fiume con i suoi sassi e il letto che disegna sinuose curve, lungo il percorso si alternano micro-ambienti naturali estremamente interessanti dal punto di vista naturalistico, ma anche geologico. Insomma, un patrimonio sterminato ed estremamente interessante che nei secoli ha portato illustri studiosi e scienziati lungo il fiume alla scoperta delle sue particolarità. Ma cosa si è fatto fino a ora per promuovere la ricchezza di questa piccola valle laterale? In realtà molto. A raccontarlo è Stefano Pradi,

ex sindaco di Centa San Nicolò che in passato ha seguito la progettazione di una grande area turistico-naturalistica proprio lungo il corso del fiume. Il progetto, messo su carta alla fine degli anni Novanta, è riassunto in un corposo volume che troneggia sulla scrivania dell’ex primo cittadino. Centinaia di pagine per un’idea che purtroppo ha trovato realizzazione solo parziale. «Il progetto che presentammo – dice Pradi – a suo tempo era incentrato attorno a prospettive turistico-rurali che permettessero di mettere in luce sia gli aspetti naturalistici che quelli umani grazie a un percorso di visita del territorio per esplorarne tutte le prospettive». Una parte di questo big dream è stata realizzata tra il 2000 e il 2006, con un parco fluviale che ci fa esplorare il Centa e la storia della Valle. Sono stati recuperati anche alcuni ruderi, ma il progetto prevedeva, ad esempio, la ricostruzione di uno dei mulini che si trovavano lungo il fiume per dare spazio anche alla musealizzazione delle arti e dei mestieri che nel corso dei secoli si sono avvicendate in questa località. «Gli aspetti naturalistici - spiega Pradi , come quelli fluviali e della fauna alpina, sono straordinari. Ma c’è molto altro da raccontare, come l’aspetto di importante snodo di comunicazione, con le numerose strade costruite lungo questa valle nel corso dei secoli: dal Lanzin alla Val Caretta, per arrivare alla Fricca». E per il futuro? «Il Comune di Caldonazzo – ha anticipato l’ex sindaco - sta lavorando alla costruzione di una ciclopedonale che colleghi la zona dei campi da calcio, e quindi il paese e il lago, con il parco fluviale e l’Acropark». Un progetto che, speriamo, veda presto la luce per poter esplorare e scoprire assieme i tesori della Val di Centa. (E.C.)


PARCO TORRENTE

CENTA

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a nostra Valsugana ha delle vallate laterali tutte da scoprire e vivere, come per esempio il parco fluviale del torrente Centa, sul versante orientale della Vigolana. Il percorso parte dalla località "Wolfi" di Centa San Nicolò, nei pressi dell’Acropark che può essere anche un buon diversivo per i bambini. Lungo il torrente è possibile percorrere un sentiero lungo il quale sono stati predisposti pannelli didattici che narrano della storia, della flora, e della fauna locale. In questo luogo è possibile cogliere parte dell’evoluzione geologica dell’Alta Valsugana, con sedimentazione di rocce antichissime, come i depositi di sassi nel letto del fiume e anche alcuni reperti fossili, fino alle più recenti rocce sedimentarie sulle cime della Vigolana. Non passeranno poi inosservati i resti di antiche costruzioni che un tempo fiorivano lungo il corso d’acqua che forniva forza motrice per azionare le ruote idrauliche, utili ai mulini per macinare il grano e alle segherie per realizzare assi.

Testimonianze di un tempo lontano, di attività che animavano il luogo, dando lavoro e consentendo alla popolazione locale di vivere. Il recupero e la valorizzazione di questo sito di interesse naturalistico, gli è valso la Bandiera Verde dell’Associazione Lega Ambiente che premia le buone pratiche e soprattutto il rispetto per l'ambiente. Ad arricchire la bellezza del luogo ci pensano le cascate del "Valampach" e quella artificiale del “Po Alt”. Il torrente, mai in secca, assicura a chi vuole visitare questo luogo un sottofondo sonoro rilassante, ma concede anche la possibilità di immergere i piedi nelle fresche acque. Anche i più piccolini potranno divertirsi a giocare con l’acqua e con i sassi lungo il rio, e in località "Conci" hanno la possibilità di divertirsi anche grazie a un parco giochi. Questo progetto di recupero e valorizzazione è stato voluto e portato avanti dal Comune di Centa, grazie al Fondo Europeo di Sviluppo Rurale e al contributo della Provincia Autonoma di Trento. A occuparsi della progettazione lo Studio ass. Gobber e Pezzato, mentre a curare i contenuti dei prospetti didattici Pratolina aRtelier progettuale, con Annalisa Bonomi e Sara Martinelli. Il percorso didattico "A spasso ascoltando l'acqua" si apre con questo auspicio: «Lasciati guidare dal rumore dell'acqua e passeggia lungo questo sentiero dove pietre an-

un’oasi verde e azzurra

tiche raccontano un brano di storia, dove vegetazione e rocce secolari sussurrano la vita delle genti che un tempo percorrevano il tuo stesso cammino. Qui, per lungo tempo, l'acqua del Centa con la sua forza ha messo in movimento le ruote di mulini e segherie, fonti di sostentamento. Uno spaccato di tradizione popolare che ti aiuterà a conoscere e ricordare». I contenuti che si possono ricavare percorrendo questo sentiero derivano da fonti orali, ma sono anche frutto di documenti d’archivio della Sat Centa del 1960. Un luogo e un percorso adatto a tutti, anche e soprattutto alle famiglie e alle scolaresche che possono godere di un uscita a stretto contatto con la natura che si arricchisce di contenuti storici e culturali. Un “museo all’aperto” che fornisce al visitatore un bagaglio di informazioni che contestualizzano il luogo e consentono di conoscere quella che era la sua vocazione, quello che è stato il suo passato, vivendolo nella bellezza del presente. (C.P.)

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C’era una volta...

LA FUNIVIA DI SANTA GIULIANA S

e parliamo di infrastrutture della Prima Guerra Mondiale, tutti in Valsugana sanno che una volta c’era un’imponete funivia usata dal Genio Militare asburgico. Tre rami, costruiti in tre fasi diverse, che trasportavano armi, uomini, munizioni, vettovaglie, e quant’altro fin sul crinale dell’Altipiano. La funivia di Monte Rovere che partiva da Caldonazzo e arrivava su, in cima alla montagna. Be’, sappiate che quella non era l’unica funivia della Valsugana. Pochi chilometri più a Est, meno protetta dal versante dell’altipiano, fu costruita una seconda funivia, altrettanto importante ma meno fortunata, quella Santa Giuliana-Vezzena. Nel corso dell’estate 1911 l’Amministrazione comunale di Levico avviò le procedure per la realizzazione di una funivia che partendo dal borgo di Santa Giuliana raggiungesse l’altopiano di Vezzena. Un’apposita commissione fu nominata al fine di verificare il grado di utilizzo dell’impianto per un suo ammortamento in 10 anni; questa individuò quale fonte di maggiori entrate il trasporto a fondovalle dei prodotti boschivi di Vezzena, per allargare a Padova e Verona un mercato che allora si limitava

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alla piazza di Schio. Nonostante le obiezioni sollevate da più parti sull’insufficienza dei dati riguardanti la produzione di legname e le spese di trasporto ferroviario, fu deliberato per la costruzione dell’impianto. La ditta a cui si rivolse il Comune di Levico fu la “Ceretti e Tanfani” di Milano-Bovisa. Come anche la Funivia di Caldonazzo, realizzata nel 1909, anche questa fu decisa e realizzata a fini civili, e solo in un secondo momento, quando si aprì il fronte alpino e si rese necessaria l’attivazione di quei sistemi di trasporto, la funivia assunse un ruolo bellico. Ma andiamo con ordine. Era il maggio del 1912, ed erano stati fatti gli scavi per la fondazione dei cavalletti, predisposti i piazzali delle due stazioni, avviati i lavori di carpenteria: la ditta prevedeva di consegnare l’opera entro due mesi. Ma così non fu. Purtroppo, tra cambi alla direzione dei lavori, adeguamenti per gli standard di sicurezza, ritardi nella consegna delle funi trainanti, e gli aumenti dei costi che costrinsero gli amministratori ad accendere un mutuo, la funivia fu collaudata solo nel settembre del 1913. L’impianto era un gioiellino: con i suoi 2500 metri di lunghezza superava un dislivello di 915 metri; la linea aerea era del tipo a 3 funi con movimento “va e vieni” - mentre un carrello saliva, un altro scendeva nella direzione opposta -, aveva 18 appoggi e 2 vagoncini; poteva trasportare 3000 kg all’ora e la forza motrice necessaria per la messa in marcia del carico

in salita era di 10HP (cavalli vapore). Temendo una gestione in deficit, che poi puntualmente si verificò, il Comune di Levico cercò fin dall’inizio di assicurarsi l’uso della funivia da parte di vari enti, soprattutto dell’Amministrazione militare allora impegnata nelle opere di fortificazione degli Altipiani; con i militari riuscì a stipulare un contratto a particolari condizioni solo per l’anno 1914, ma i trasporti furono pochi, qualche collo di ufficiali e delle casse di birra, anche perché assorbiti dalla vicina e ben più funzionale teleferica pesante Caldonazzo-Monterovere. Questa seconda era in grado di trasportare 5 tonnellate l’ora, 500 tonnellate giornaliere. Numeri da capogiro che portarono la teleferica pesante di Monte Rovere a essere una delle più importanti di tutto l’arco alpino, con il 20% del trasporto giornaliero complessivo dell’intero sistema di teleferiche imperiali. A causa della sua esposizione, la funivia Santa Giuliana-Vezzena fu facilmente bombardata e resa inutilizzabile dalle artiglierie italiane già dalla primavera del 1916. Forse riadattata negli ultimi anni del conflitto, nell’immediato dopoguerra fu smontata e i pezzi venduti. (E.C.)


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Esterno restaurato, 2017 - Foto Vittorio Fabris

San Lorenzo all’Armentera Un piccolo scrigno da scoprire

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i sono luoghi dove la natura in- mile nello stile al riquadro dei Quattro contra la fede, piccole chiesette santi della decorazione di San Biagio a e romitaggi tanto preziosi per le Levico. Sulle pareti a Nord e a Sud, nei decorazioni che custodiscono al proprio primi decenni del XIV secolo è interveinterno, quanto splendidi in considera- nuto un pittore di stampo popolare la zione del contesto in cui si pongono. È questo il caso dell’incantevole chiesetta di San Lorenzo all’Armentera, con annesso romitaggio, in Valle di Sella, a 1185 m di altitudine. Il luogo di culto ha pianta rettangolare ed è ricca di preziosi affreschi appartenenti a diverse epoche. I più antichi, in stile romanico, sono riconducibili alla seconda metà del XIII secolo, tra questi un probabile San Cristoforo, scoperto fortuitamente nel 1977 per i danni Abside (1523) - Foto Enrica Vinante provocati da un fulmine a un’Ultima cena dipinta sulla parete Nord. A questo stesso periodo è riconducibile la decorazione con scena cortese che si trova sulla parete antistante. Agli inizi del XIV secolo è datato l’affresco che rappresenta San Lorenzo, Ultima cena (1330 ca) - Foto Enrica Vinante per molti aspetti si-

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cui tecnica si ispira a composizioni venete e trentine, realizzate però con i pochi mezzi a disposizione. Secondo lo storico dell’arte, Vittorio Fabris, che nel 2014 ha dato alle stampe la piccola guida L’eremo di San Lorenzo in Armentera, ciò è dovuto anche alla posizione isolata dell’eremo che spinse il pittore ad adattarsi a utilizzare materiale reperibile in loco. Importante il riquadro opera del Maestro della Valsugana che raffigura l’Ultima Cena con Cristo al centro e gli apostoli ai lati, tutti, tranne il traditore, Giuda, ritratto in dimensione ridotta dall’altra parte del tavolo. Il prediletto, Giovanni, alla notizia dell’imminente tradimento e della morte del Messia, si stringe a Gesù in una sorta di abbraccio. Sulla parete Sud due riquadri, dei quali il primo staccato, rappresentano rispettivamente San Lorenzo risana e battezza due personaggi inginocchiati, e San Lorenzo subisce il martirio della graticola per opera di Decio; entrambe le opere sono frammentarie e difficilmente leggibili.


A completare la decorazione, sette riquadri rappresentanti le Storie di San Lorenzo. Questo intervento è successivo all’ampliamento della navata e viene fatto risalire al quinto sesto decennio del Trecento. I dipinti seguono quanto narrato da Jacopo da Varagine nella sua Legenda Aurea, e probabilmente sono il frutto di una piccola bottega a capo della quale vi era quello che viene riconosciuto come il Maestro dell’Armentera. La prima scena che rappresenta San Lorenzo che presenta i suoi “tesori” all’imperatore Decio, pare in realtà non essere riconducibile alla stessa mano degli altri episodi; ma piuttosto confrontabile e forse

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ascrivibile al Maestro di Santa Giustina di Telve. Ma quali sono i tesori che egli presenta all’Imperatore Decio? Non ori e pietre preziose, bensì poveri, zoppi, e ciechi. Gli altri riquadri raccontano la vita e i prodigi del Santo, originario della Spagna, arrestato e martirizzato sulla graticola il 10 agosto 258. A sinistra della porta laterale si staglia la figura di San Giacomo Maggiore, riscoperta dopo la campagna di restauri del 1977-78. Quello che Vittorio Fabris definisce come il Secondo Maestro della Valsugana, per distinguerlo dal precedente, autore dell’Ultima Cena e di altri affreschi, a San Lorenzo e San Biagio di Levico, ha dipinto nel 1523 la zona presbiteriale con l’Annunciazione, ai lati dell’arco santo, e il Trono di Grazia con i Simboli degli Evangelisti nel catino absidale. Anche la facciata è decorata con una meridiana e un affresco frammentario rappresentante la Crocifissione con San Lorenzo, la Madonna e San Giovanni. (C.P.)

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La grotta della Bigonda L

e bellezze del Trentino e della Valsugana sono tutti i giorni sotto i nostri occhi: vallate verdi percorse da fiumi, boschi lussureggianti, vette impervie, aree protette. Ma c’è dell’altro. Esiste un mondo nascosto, sottoterra, nelle viscere delle montagne, dove paesaggi e colori unici si uniscono in luoghi impervi e spesso sconosciuti. È il caso per esempio della bella Grotta della Bigonda (o Vigonda), una delle più profonde della nostra penisola. E si trova proprio dietro l’angolo: a Selva di Grigno. Questa gargantuelica cavità naturale è rimasta per quasi tutta la sua vita nascosta all’occhio umano fino a quando, Bigonda - Principale

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nel 1952, mentre nel paesino della Bassa Valsugana si svolgevano delle ricerche idro-geologiche, la squadra guidata da Eraldo Marighetti non ne scoprì l’entrata. Fu un’occasione assolutamente fortuita, dato che non si stavano cercando grotte bensì i tecnici erano al lavoro attorno all’acquedotto. Situata sulla sponda destra del fiume Brenta che accompagna la Valsugana, la grotta della Bigonda è una struttura geologica particolare che è sfuggita alla conoscenza umana per la sua caratteristica di essere per la maggior parte dell’anno in prevalenza sommersa. Un complesso carsico attivo che non è ancora stato esplorato nella sua interezza. Dopo la sua scoperta, infatti, ha attirato l’attenzione di moltissimi speleologi che hanno cominciato a percorrerne i cunicoli, le gallerie, e a scoprirne parte dei segreti. Solo una parte però, perché, tra sifoni e condotti allagati, le esplorazioni di questo complesso cavernoso non ne hanno ancora portato alla luce l’intera complessità. Eppure ciò che i visitatori possono scoprire, sempre accompagnati dal Gruppo Grotte di Selva di Grigno (è infatti assolutamente proibito accedervi senza la guida di personale

Bigonda - interno

esperto!), è uno spettacolo incredibile: laghetti, concrezioni, sifoni che si riempiono dell’acqua proveniente dal sovrastante Altipiano della Marcesina. Finora sono stati esplorati 27 chilometri di grotta, caratteristica che fa della Bigonda la più grande grotta trentina e la più grande grotta dell’intero territorio nazionale dotata di una sola via d’accesso. All’interno le varie esplorazioni speleologiche guidate da professionisti della Sat e geologi da tutta Italia, hanno individuato più di cinquanta laghi interni nei quali l’acqua si accumula creando giochi di riflessi e concrezioni a dir poco strabilianti. Dalla scoperta della grotta negli anni Cinquanta è nato un gruppo di appassionati di speleologia che da decenni


esplora la grotta, cercando di scoprirne i segreti. Il gruppo, oltre a procedere nell’esplorazione, si occupa di organizzare le visite e accompagnare i turisti e i visitatori all’interno della grotta. Quella della Bigonda, però, è una grotta che può essere esplorata solo durante i periodi di siccità, quindi in inverno: il resto dell’anno è infatti allagata e quindi inaccessibile. Ma forse ancora più affascinante - e

Bissa B. - Fontanella

facile da visitare - è la Grotta del Calgeron, anch’essa a Grigno. A differenza della sua più imponente sorella, questa grotta è visitabile per più lunghi periodi dell’anno. E infatti la sua scoperta è di molto precedente, e ha un secondo nome: G. B. Trener, in onore di Giovan Battista Trener, grande geologo trentino che a cavallo tra Otto e Novecento partecipò allo studio del territorio della sua terra. Questa seconda cavità si sviluppa per circa 3600 metri con una serie di cavità e ambienti interni affascinanti e suggestivi. Alcuni laghetti interni, 11 per la precisione, rendono la grotta un luogo unico e incredibile. I primi due chilometri della Grotta del Calgeron sono visitabili tutto l’anno. Per esplorare le due grotte di Grigno potete contattare il Gruppo Grotte di Selva di Grigno ai nr. 3477879221 / 3393350430 e gruppogrotteselva@virgilio.it. (E.C.) Foto: Archivio Gruppo Grotte Selva

entino Attività estive al Museo del Turismo Tr  di Chiara Paoli Ricchissima di appuntamenti l’estate sull’altipiano di Piné, ma per chi ancora non lo avesse visitato, è possibile approfittare delle visite guidate e delle attività gratuite al Museo del Turismo Trentino, presso l’Albergo alla Corona di Montagnaga di Piné. • VISITE GUIDATE GRATUITEcon la dott.ssa Silvia Tessadri (dal 30 giugno al 8 settembre), sabato mattina: 1° turno ore 10, 2° turno ore 11 (prenotazione richiesta). • “UNA VALIGIA DI RICORDI”(attività per bambini delle scuole dell’infanzia ed elementari) laboratorio manuale e visita guidata in compagnia di Chiara Paoli 19 e 26 luglio, 2 e 9 agosto ore 10 (prenotazione richiesta). Si richiede la prenotazione presso la Biblioteca Comunale di Baselga di Piné entro le 18 del giorno precedente (tel. 0461/557951). METTI... UNA SERA AL MUSEO DEL TURISMO DI MONTAGNAGA: • Martedì 10 luglio, ore 21 - Da Monte Berico a Montagnaga di Piné. Presentazione dell’itinerario storico culturale e religioso del Cammino delle Apparizioni e dell’Itinerario delle Unioni con Claudio Guglielmi, presidente dell’Ass. “Cammino Passo dopo Passo” e Francisco Sancho Fernandez, pellegrino che ha percorso 13000 km unendo i più famosi santuari Mariani d'Europa. • Venerdì 20 luglio e 17 agosto ore 21 - Kamishibai di Valentina. Letture e animazioni per famiglie con il tradizionale teatrino itinerante giapponese. • Venerdì 27 luglio, ore 21 - Fiabe e leggende delle Dolomiti. Spettacolo di burattini con Luciano Gottardi. • Sabato 4 agosto, ore 21 - Concerto di musica popolare con la Vecchia mitraglia e visite guidate serali in occasione della manifestazione “Antichi mestieri ai Fregoloti”. • Venerdì 10 agosto, ore 21 - Il bandito Polenta. Spettacolo di burattini con Luciano Gottardi.

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IL MUSEO del legno I

l nuovo museo resterà aperto per tutta l’estate. Si trova in località Prà de l'Ovo, in Calamento, nel comune di Carzano che ha messo a disposizione dell'Associazione Ecomuseo del Lagorai una baita di mezza montagna di sua proprietà. Come ci racconta il presidente dell'Associazione Alberto Buffa “la struttura è stata allestita negli ultimi due mesi ma l’idea sono dieci anni che stiamo lavorando a questo progetto. I lavori per recuperare lo stabile – prosegue Alberto Buffa - sono stati ultimati nel 2013 ma in questi ultimi due anni c’è stata una decisa accelerazione del progetto. Diverse ricerche sul territorio e, negli ultimi due mesi, il definitivo allestimento del museo”. Una struttura che ora ospita uno spazio espositivo etnografico dedicato al legno. Per ristrutturare e, nel contempo, realizzare il sentiero che da Pontarso porta in zona e fino alla baita degli alpini a Masolo, sono stati investiti circa 200 mila euro. Nelle scorse settimana l'inaugurazione ufficiale ed il taglio del nastro. A fare gli onori di casa il sindaco Cesare Castelpietra ed il presidente

dell’Associazione Alberto Buffa con i sindaci di Telve Fabrizio Trentin, di Torcegno Ornella Campestrin, di Castelnuovo Ivano Lorenzin ed il vicesindaco di Telve di Sopra Sara Trentin. “Questo è solo il primo passo – ha ricordato Castelpietra – di un progetto che ci vede impegnati, con i comuni limitrofi, nella valorizzazione del patrimonio montano di Calamento e di tutta l’asta del Manghen. Oltre al museo di malga Baessa, ora arriva anche quello di Prà de l’Ovo ma siamo impegnati nel portare la corrente elettrica fino a Cagnon con il desiderio di mettere mano, quanto prima, alla malga Valtrighetta”. Per l'occasione è arrivato in Calamento anche l’assessore provinciale all’agricoltura Michele Dallapiccola. I locali sono stati benedetti da don Renzo Scaramella e resteranno aperti al pubblico fino a settembre. Il presidente dell'Associazione Alberto Buffa e la

referente dell'Ecomuseo del Lagorai Valentina Campestrin hanno consegnato a Romano e Silvano Capra il titolo onorifico di maestri dell’Ecomuseo del Lagorai “per il grande lavoro svolto nella realizzazione del nuovo museo”. Nei nuovi spazi espositivi trovano posto antichi oggetti, fotografie e bacheche, materiale messo a disposizione da diverse persone: Franco Gioppi, Flavio Trentinaglia, Alba Spagolla, Mauro Capra, Giuliana Borgogno, Matteo D’Aquilio, Lino Scroffeneneccher, Giovanni Carlo Venzo, Giusto Capra, Silvano Capra e Sergio Trentin. Hanno collaborato anche l’Università degli Studi di Firenze ed il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto con la visione scientifica affidata al Museo Tarcisio Trentin di Telve di Sopra, il Gruppo di Lavoro dell’Ecomuseo del Lagorai, Thomas Fattore, Ruggero Arena, Francesca Girardelli, Gilda Agostini, Elena Trentin e la Publistampa di Pergine. Per prenotare una visita al Museo Etnografico del Legno in basta rivolgersi all’Associazione Ecomuseo del Lagorai (340/3950039), visitare il sito www.ecomuseolagorai.eu o scrivere a info@ecomuseolagorai.eu. (A.D.)

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Curiosità in cronaca

Dolomiti o Monti Pallidi? Alle origini del patrimonio montuoso Unesco

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e Dolomiti furono scoperte o, per meglio dire, studiate per la prima volta da un geologo francese di nome Déodat de Dolomieu (Dolomieu, 1750 – Châteauneuf 1801). Alcuni campioni di roccia vengono inviati a Ginevra per essere analizzati da Théodore-Nicolas De Saussure, sarà lui a denominare questo minerale Dolomia in onore del suo scopritore. In realtà la definizione "Dolomiti" appare per la prima volta nel 1837, all’interno della guida intitolata “A Handbook for Travellers in Southern Germany”, edita da Murray a Londra. L’incredibile e curiosa descrizione riportata in merito alle montagne di dolomite, delineate quali «cime che s’ergono come pinnacoli ed obelischi arditi; mentre altre si estendono in creste seghettate e dentellate, simili alla mandibola irta di zanne di un alligatore», incuriosiscono altri studiosi. Rifugio Pedrotti - Dolomiti di Brenta all’alba

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Vede così la luce nel 1864 l’opera: “The Dolomite Mountains: excursions through Tyrol,Carinthia, Carniola and Friuli in 1861, 1862 and 1863”, frutto delle escursioni di Josiah Gilbert e G.C. Churcill. Il volume farà sì che in tutta Europa queste montagne vengano riconosciute come Dolomiti, nome che ancor oggi le connota. Ma quelli che ci circondano vengono anche definiti Monti Pallidi, e qui entrano in gioco le leggende che fioriscono in ogni valle. Pare che ai tempi dell’antico Regno delle Dolomiti regnassero felicità e armonia, manchevoli però nel castello del re. Il principe aveva preso in sposa la principessa della luna, ma i due giovani innamorati erano costretti a vivere separati. Lui non riusciva a tollerare la luce della luna che lo avrebbe accecato, mentre lei non poteva stare tra le montagne e i boschi che la rendevano così triste da farla ammalare. A risolvere la situazione giunge uno gnomo, il re dei Salvani, che in cambio di un luogo dove poter vivere con

 di Chiara Paoli

Alte cime di Lavaredo – Dolomiti

la propria gente rende le montagne del regno lucenti, così che la giovane sposa possa ricongiungersi con il suo principe. È proprio il biancore e la lucentezza conferita dai nani a questi monti che li rendono pallidi. La composizione della Dolomia, o carbonato doppio di calcio e magnesio, dà origine al fenomeno dell'enrosadira, che significa propriamente "diventare di color rosa". Anche qui entra in gioco il mito di Re Laurino, re dei nani che possedeva uno splendido giardino di rose sul Catinaccio, da cui il nome tedesco Rosengarten, giardino di rose. La vista di tale giardino richiamò l’attenzione del principe del Latemar che si innamorò perdutamente di Ladina, figlia del Re Laurino che se la vide portare via. La disperazione induce il Re a scagliare una maledizione sul proprio giardino, così che non fosse più visibile né di giorno né di notte. Ma all’alba e al tramonto il colore rosa


ancor oggi tradisce la posizione del suo Regno. Se la Marmolada, con i suoi 3348 metri, viene generalmente indicata come la cima più alta delle Dolomiti, in realtà essa non farebbe parte del gruppo, poiché non risulta costituita da dolomia; si tratta piuttosto di candidi e compatti calcari provenienti da scogliere coralline e amalgama vulcanico. Può sembrare strano, ma le Dolomiti hanno origine dal mare; queste montagne sono il frutto dell’accumulo di conchiglie, coralli, e alghe calcaree, insomma una sorta di barriera corallina ante litteram che si è formata circa 250 milioni di anni fa. E come sono arrivate sino qui queste strane conformazioni rocciose? È opera dell’orogenesi alpina, avvenuta 20 milioni di anni fa, lo scontro tra le placche africana ed euroasiatica ha fatto affiorare le rocce che

oggi in alcuni punti superano i 3000 metri. Ma i primi a scalare queste cime non furono oriundi del luogo, come si suol dire troppo spesso e volentieri non ci si accorge delle bellezze di casa nostra, e se per studiare queste rocce ci è voluto un francese, per iniziare a scalarle è stato necessario un irlandese: Sir John Ball, per primo raggiunge i 3168 metri del Pelmo il 19 settembre 1857.

A distanza di sei anni, il 29 agosto 1863, a salire sui 3243 m della Tofana di Mezzo sono il viennese Paul Grohmann, insieme a Francesco Lacedelli, nativo di Cortina d’Ampezzo. Un sodalizio quello dei due alpinisti che li porterà a scalare numerose vette dolomitiche. Si devono a Grohmann una prima dettagliata cartina delle Dolomiti, datata 1875 e, a 2 anni di distanza, la guida “Passeggiate nelle Dolomiti” che servì a promuovere e sviluppare l’alpinismo. Lo sviluppo turistico in epoca romantica ha contribuito alla diffusione di soprannomi per le cime, tra loro la Regina e il Re delle Dolomiti, rispettivamente Marmolada e Antelao, Moena è la Fata e Cortina la Signora delle Dolomiti. I nomignoli non finiscono qui, ma questo è solo uno “sguardo curioso” su quelle Dolomiti che dal giugno 2009 sono entrate a far parte Dolomiti di Sesto - Cima Dodici del Patrimonio dell'umanità.

Giovani leader dell’energia

LE CRONACHE

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o scorso 5 giugno a Bruxelles, in occasione della Settimana europea dell’energia sostenibile (Eusew), sono stati annunciati dalla Direzione generale per l’Energia della Commissione europea, i vincitori del Premio europeo per l’energia sostenibile. Tra i 160 progetti provenienti da tutta l’Europa, quest’anno anche "L'Ecovigilessa Vanessa", iniziativa promossa dall’associazione H2o+ di cui abbiamo già trattato sulle pagine del nostro mensile. Sono state 12 le realtà convocate nella sala dedicata allo statista trentino e Padre fondatore dell’Europa, Alcide Degasperi, per essere premiati in 4 differenti categorie. Due di questi finalisti erano italiani e uno di loro era proprio quello Trentino. Le “multe al contrario” che mirano a educare e responsabilizzare in un’ottica di tutela ambientale quelli che saranno gli adulti di domani, sono state premiate assieme ad altre due realtà, nella neonata sezione “Giovani leader dell’energia”. Operare sui bambini aiuta a plasmare la loro coscienza ecologica e si rivelano ottimi collaboratori anche nella “vigilanza” di chi li circonda, come genitori, nonni, e più in generale la comunità che li circonda. Partire dai giovani per generare quello che viene definito un positivo effetto a cascata, volto a favorire e tutelare l’ambiente. Un grande riconoscimento che giunge dopo anni di lavoro, l’Ecovigilessa Vanessa vede infatti la luce nel 2103 e da allora ha coinvolto più di 5000 studenti della scuola primaria, 500 docenti, e due realtà che hanno creduto in questo progetto di educazione ambientale: la Comunità di valle Vallagarina e il Bim Brenta. (C.P.)

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Fuochi d'artificio  di Waimer Perinelli

poi accelerare sulla fine degli anni 80, quando ha appreso di avere un male incurabile. Informale, astratta, densa di colore spalmato con la spatola la sua pittura BRUNO CAPPELLETTI è premessa e compendio della scul(14-24 LUGLIO) C'è pinocchio appeso sulla facciata tura la sua vera passione. “Fu durante ovest della scuola elementare di Cal- una passeggiata sulle rive del fiume donazzo. E' colorato come un arlec- Brenta che Bruno fu affascinato da un tronco, racconta la moglie Maria Teresa, lo raccolse e trasformò in scultura”. Come il legno che mastro Ciliegia ha regalato a Geppetto che lo trasformò nel celebre burattino. Così da quel pezzo di legno Bruno capì qual'era il suo destino e si gettò senza esitazioni nell'avventura. A Caldonazzo, nella Casa della Cultura dal 14 al 24 luglio, viene proposta una mostra retrospettiva allestita dalla moglie per ricordare l'uomo e l'artista a quattro anni dalla morte. In mostra pitture e sculture con le quali Bruno Cappelletti ha affascinato pubblico e critici di Pinocchio di Cappelletti scultura affissa sulla parete della scuola elementare di Caldonazzo molte città italiane ed europee. chino ed ha della maschera bergamasco-veneziana il passo deciso ENRICO TOMASI-PAOLO OBER di chi sa dove andare. E' stata così la (02-12 AGOSTO) vita di Bruno Cappelletti l'ideatore Due artisti uniti dalla passione per della scultura selezionata negli anni la sperimentazione quanto divisi su 90 dal Comune per abbellire la strut- tecniche e comunicazione, si protura. Cappelletti, nato nel 1945 a So- pongono nella casa della cultura pramonte di Trento, ha scelto dal 2 al 12 agosto. Castelnuovo Valsugana come resi- Polo Ober è attivo fin dai primi denza e la cittadina di Borgo quale anni 80. Il suo primo interesse è la centro della sua produzione artistica. fotografia con la quale propone Autodidatta, esperto però di tinte e spettacoli multimediali utilizcolori, ha iniziato con prudenza salvo zando le diapositive, la dissolTre appuntamenti d'arte: Cappelletti, Tomasi-Ober e Bernardi alla Fonte di Caldonazzo.

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venza e il sonoro sincronizzato. Fra gli spettacoli da ricordare “immagini libere” del 1996 proposto più volte in esposizioni di arte contemporanea. Felice la collaborazione con il gruppo musicale Trotanix. Dal 2012 collabora con la “Quarta Parete” compagnia internazionale di teatro contemporaneo, realizzando e montando i video dello sfondo multimediale. Nell'arte pittorica Ober affida le emozioni a immagini stilizzate e sinuose. Lo accomuna in questa mostra Enrico Tomasi, 61 anni, artista di Pergine, che ha fatto dei colori dei veri e propri fuochi d'artificio. Pittore autodidatta è cresciuto al punto da diventare egli stesso mentore di aspiranti artisti. Le sue opere scaturiscono dai giochi di luce, dalle geometrie della natura modificate come giochi della mente, rappresentate come momenti di vita, a volte astratti altre volte concreti, reali, materici. “ Mi capita, scrive To-

Ober 2017 - Tripudio


masi, di riflettere sulla quantità di cose che getto sulla tela. Temo di concentrarne troppe e nello stesso tempo mi sembra di essere stato eccessivamente scarno, sintetico”. Sono sensazioni, rumori della mente.

GIOS BERNARDI (14-23 AGOSTO) S'intitola Frammenti di vita la mostra per immagini proposta da Gios (Giuseppe) Bernardi dal 14 al 23 agosto nella Casa della Cultura. In mostra ci sono una sessantina di scatti realizzati da Gios dal 1940, cioè da quando aveva 16 anni, ad oggi. Con la fedele macchina fotografica, con la passione per il bianco e nero senza trascurare l'infinita gamma dei grigi, Bernardi raffigura l'umanità. Diciamo, con un gioco di parole, che l'artista, avendo praticato nella vita la professione di medico radiologo, esegue delle radiografie di persone e situazioni in cui esse vivono. La sua preferenza va alla gente semplice, contadini, operai, viventi in realtà complesse e nello stesso tempo tanto scarne da sembrare immobili e immutabili come i muri scrostati delle case e i viottoli di campagna, i

carretti, le rive del fiume, le reti dei pescatori. Umanità varia còlta e fermata nei momenti di contemplazione, a volte sembra attonita, del mondo circostante. Il destino ha le sue regole, la fortuna e la sfortuna si alternano nelle vicende umane. Le fotografie di Gios raccontano il giro della Ruota della vita, come quella del mulino dove l'acqua è della stessa sorgente ma sempre diversa e il tempo macina sempre più esile e fine. Tutte le mostre sono aperte con orario 17-20. Foto di Gios Bernardi - da L’Adigetto

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Quasi un secolo di storia tra frutta e verdura

MARKET DALLE FRATTE garanzia di qualità

Era il 23 luglio del 1927 quando il Podestà del Comune di Borgoricco (Padova), «sentito il parere dell'apposita Commissione e visto il deposito cauzionale di £ 500, autorizza Dalle Fratte Florindo fu Vittorio a esercitare – a carattere fisso e ambulante – la vendita al pubblico di frutta e verdura».

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lorindo divenne poi papà di Sergio e nonno degli attuali titolari dell’Azienda di commercio al dettaglio di frutta e verdura di Borgo Valsugana, capostipite di una tradizione famigliare sempre più viva e rigogliosa che ha portato in alto il nome Dalle Fratte. Un cognome divenuto sinonimo di garanzia di qualità e di professionalità arricchendosi, in quasi un secolo di vita, di competenza ed esperienza, per rispondere, nel migliore dei modi, a una clientela sempre più esigente e sensibile nella ricerca di prodotti della terra sapidi di genuinità e in rapporto con una agricoltura fatta di valori contadini che è sempre un piacere ritrovare sulle nostre tavole. A Borgo Valsugana i Dalle Fratte arrivano nel 1927. Sergio, dopo essersi fatto le ossa affiancando il padre Florindo che proprio a Borgo aveva installato

un chiosco di frutta e verdura, facendosi apprezzare e conoscere dalla clientela nella sua attività di ambulante, raccogliendo ottimi risultati con un mercato in crescita, decide di mettersi in proprio assumendo la titolarità della licenza di ambulante e del negozio aperto da qualche anno in via Cesare Battisti. La magia del commercio del saper servire i clienti con il sorriso e un accogliente “buongiorno”, Sergio ce l’ha nel DNA ed esplica con scioltezza quel mestiere nel quale spende una sicura competenza e professionalità, fortemente supportato dalla cortesia, la gentilezza e i modi garbati della moglie Rita. L’insegna del negozio diviene un punto di riferimento sicuro per una clientela sempre più numerosa e affezionata. Col tempo, nell’azienda di famiglia,

Il banco al mercato di Borgo Valsugana - 1930

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educati nel rispetto della tradizione, entrano Giancarlo e Giorgio, figli di Sergio. Quest’ultimo, sin da subito, dimostra di possedere particolari e notevoli capacità commerciali e imprenditoriali, dando ancor più lustro a quella loro attività. Poi, alla squadra si aggiunge anche Bruno, il terzogenito, ottimo rimpiazzo di Giorgio, assente poiché precettato per il servizio di leva allora obbligatorio. Bruno evidenzia doti particolari per il commercio, o meglio, per quello che si può ormai dire un modo di vivere della famiglia Dalle Fratte. Si arriva così al 2003, l’anno della svolta, quando la piccola azienda di famiglia, trasferendosi in Via per Sacco, sempre a Borgo Valsugana, fa un grande balzo in avanti, potenziandosi come era riuscito a poche altre aziende. Attualmente l’Azienda Dalle Fratte Sergio & C. è gestita ancora da Bruno, da Giorgio, da Amelia moglie di quest’ultimo, e dal loro figlio Manuel, avvalendosi della collaborazione di due dipendenti che sanno interpretare ottimamente lo spirito imprenditoriale della famiglia. Quando si entra nel Market di Frutta e Verdura ci si accorge della reale diffe-


I Dalle Fratte - da sinistra: Bruno, Giarcarlo, Giorgio, mamma Rita e Sergio

renza con altre realtà commerciali. Incarnare una tradizione di famiglia tanto solida e attenta al consumatore, ha fatto dei discendenti di Flo-

rindo, non solo i depositari di tutti i segreti di questo particolare mestiere, ma anche coloro che ne hanno raccolto e consegneranno alle future ge-

nerazioni quel testimone importante di qualità che li ha portati a ingrandirsi e a potenziarsi. Oggi l’attuale sede, con una planimetria utile di oltre 1000mq dei quali più di 200 destinati alla vendita, con funzionali e visibilissimi scaffali ed espositori sui quali si trovano in bella mostra le prelibatezze dell’orto con tutte le specialità di frutta e verdura, fresca o essiccata ha una insegna che decisamente brilla di vera e luce propria. Senza tema di smentita possiamo affermare che quella dei Dalle Fratte è certamente una delle più grosse realtà commerciali di tutta Valsugana e dintorni. I consensi unanimi che riceve giornalmente da parte della popolazione, ne fanno un richiamo irresistibile per i consumatori valsuganotti e i turisti in transito per la nostra verde valle. (P.R.)

da sinistra: Giorgio, Amelia, Giancarlo, Bruno, Manuel e le due collaboratrici Rosanna e Annamaria

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Sharp Families

intervista al documentarista Patrik Grassi  di Elisa Corni

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hi vi ha potuto assistere, dentro il Forte delle Benne di Levico, ha approfittato forse di una delle ultime occasioni per godere della proiezione in territorio trentino del documentario “Sharp Families” realizzato dal giovane autore e regista trentino Patrick Grassi, un documentario che tratta un tema davvero particolare: in sessanta minuti porta alla scoperta della vita di un gruppo di emigrati Trentini che lasciarono le Dolomiti nel corso dell’ultimo secolo per approdare in una delle più grandi e complesse città dell’Occidente: Londra. Emigrati sì, ma, come emerge proprio dal documentario, con una grande voglia di innovare. Queste famiglie provenienti da una regione allora povera sono riuscite, in un paio di generazioni, a costruire un business senza eguali, un piccolo spazio nel quale solo loro operano. Sono infatti affilatori di coltelli: forniscono coltelli in numero esorbitante alla ristorazione e a chi utilizza i coltelli per lavoro. Un servizio che prima non esisteva, ma che fa sì che quando andate a cena in un ristorante londinese, con ogni probabilità le lame che hanno affettato la carne e la verdura nel vostro piatto, e

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anche il coltello che state usando per spalmare il burro sul pane, siano passati per le mani di un trentino che li ha affilati per voi. Magari la storia non vi suona così appassionante, ma il pubblico valsuganotto che ha assistito si è potuto ricredere. Il documentario racconta la storia di quattro famiglie, e lo fa con il taglio giusto, a quanto pare, visto il successo internazionale raccolto da questo lavoro. «Il pubblico alla fine delle proiezioni è sempre entusiasta», racconta Patrick che alla realizzazione di questo documentario ha dedicato gli ultimi tre anni della sua vita. Tre anni per sessanta ore di girato e una quarantina di persone intervistate. Non tutti hanno trovato spazio nel documentario: «Ogni tanto è stata dura – dice ancora Grassi – dover eliminare delle parti, delle interviste. Ma una delle due montatrici che mi ha aiutato in questo lavoro corale è stata bravissima: con lei sono riuscito a tenere l’essenziale». Un essenziale che racconta una storia in grado di unire il locale (i trentini emigrati) con il globale (Londra e più in generale la tendenza a spostarsi tipica del genere umano). Il documentario di Grassi è frutto di

lunghe ore di lavoro: l’autore non è certo uno che lasci nulla al caso. «Prima di presentarmi con la telecamera per l’intervista vera e proprio - ha raccontato - ho sempre cercato di entrare in sintonia con loro, di conoscerli. E quindi con ognuno degli intervistati ho fatto una serie di incontri senza telecamere, mi sono fatto raccontare le loro storie. In questo modo al momento di eseguire le riprese eravamo tutti pronti!». Una meticolosa raccolta che ha portato Patrick e i suoi collaboratori di ZaLab Padova alla realizzazione di un documentario che ha sbancato al botteghino. Sì, perché alla prima proiezione nella città del Big Bang il cinema era sold out: «Non c’erano più biglietti ed è stato un successo», ha ricordato emozionato il regista. Non solo a Londra, però, questa storia di emigrazione e di inventiva ha attirato l’attenzione di curiosi e appassionati. Ormai sono state fatte più di 30 repliche, molte delle quali grazie a quella che l’autore definisce una «piccola e dignitosa distribuzione civile». Associazioni, teatri, gruppi hanno aperto le porte a questa vicenda incredibile e allo stesso tempo così umana. «La televisione Svizzera ha comprato il film e lo farà vedere nel prossimo futuro, ma siamo anche in trattative per il mercato inglese e statunitense». Patrick e il suo lavoro, infatti, hanno un gran numero di fan e seguaci anche al di là dell’oceano. «Grazie al lavoro della pagina Chiuldren of Pinzolo che riunisce un gran numero di emi-


grati trentini nell’America del Nord, siamo riusciti a vendere 180 copie del libro tratto dal documentario; presto proveremo a distribuire anche il Dvd». Sembrano numeri piccoli, ma vista la distanza chilometrica e culturale, sono risultati davvero strabilianti. Ma come è possibile che il lavoro di un regista trentino - che parla di una piccolissima realtà - abbia riscosso così tanto successo? «Forse perché abbiamo raccolto e vinto la sfida

dell’interessare le persone. Ci siamo domandati: perché questa storia dovrebbe suscitare interesse? È bastato trovare il taglio giusto. E a confermarci che avrebbe funzionato è stato il fatto che siamo riusciti a trovare i fondi per realizzarlo». Inoltre, ha spiegato Patrick Grassi, il suo documentario è in parte in lingua inglese e, fin da subito, sono stati inseriti i sottotitoli in lingua inglese, ampliando così il pubblico potenziale.

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PERGINE VALSUGANA LE CRONACHE

CON L’ AUSER LE “DOMENICHE AL PARCO”

È

sempre particolarmente attiva l’Associazione Auser di Pergine Valsugana con i suoi 408 soci provenienti da tutta la Valle e anche da Trento. L’intensa attività svolta nel 2017 in favore delle persone in difficoltà che hanno avuto bisogno di aiuto, è stata illustrata nella recente assemblea degli iscritti dal presidente Elia Bernardi che guidava questo piccolo ente dal 2012. Qualche settimana più tardi però Bernardi ha deciso di lasciare la carica per motivi familiari e così al suo posto è stato nominato Armando Pergher, che già faceva parte del direttivo e che resterà alla guida fino alla scadenza del quadriennio, cioè fino a tutto il 2019. Fra le varie attività organizzate dall’AUSER e in programma per i prossimi mesi, vogliamo ricordare le “domeniche al Parco” che si svolgeranno nel pomeriggio di tutte le domeniche di luglio e di agosto, sulla terrazza al Parco tre castagni “Maso san Pietro”, dove si danzerà con musiche dal vivo in compagnia di Mirta e Umberto e dove verranno proposti anche giochi ed altri divertimenti. E per trasportare i partecipanti sarà attivato anche quest’anno il servizio di pulmino gratuito con partenza dal bar Alba di Pergine e rispettivo ritorno. Altro recente evento coronato di successo è stato il pro-

DI TOLLER DEBORAH E PACCHER ROBERTO

PROFESSIONALITÀ E gramma COMPETENZA di concerti settimanali denominati “Matinèe musicali” che si sono conclusi a fine maggio presso ALPalazzo VOSTRO Hippoliti e che sono stati organizzati dall’Auser SERVIZIO in collaborazione con la scuola musicale Camillo Moser. Un nuovo ciclo di altri quattro matinèe musicali, come ci ha confermato il neo eletto presidente Armando Pergher, si terrà nelle domeniche del prossimo mese di ottobre. “Si tratta di una iniziativa che si ripete ormai da otto anni e che è stata progettata dalla vicepresidente dell’Associazione signora Maria Sartori. Il progetto ha sempre ottenuto grande successo ed entusiasmo sia fra la cinquantina di ragazzi che frequentano la scuola che fra i genitori e i soci che partecipano sempre numerosi ai loro concerti. Gli allievi si stanno esibendo con diversi strumenti: Corsoclarinetto, Centrale, 74 - Levico Terme (Tn) Molto chitarra, violino, violoncello e pianoforte. Tel. 0461 - uniservicesnc@yahoo.it seguiti sono700334 poi anche i cori dei bambini e il coro misto di ragazzi e ragazze”. (M.P.)

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Valsugana i volontari del Gruppo Gaia Scuola - attività alle medie di Roncegno Attività alla scuola di Tezze

IL GRUPPO GAIA A SCUOLA n classe ci vanno da alcuni per esperienza stimolante. Il gruppo scuola parlare con i ragazzi e le ragazze – prosegue Gigliola Trentin – porta i radi disabilità. Diversi gli incontri gazzi a confrontarsi su tematiche e propromossi in varie scuole della Valsu- blemi che non sempre, le nuove gana. Dapprima al Degasperi di Borgo, generazioni, tengono in considerapoi con le elementari di Levico e Ron- zione. Negli incontri che abbiamo fatto cegno e le medie di Roncegno. Da que- nelle scuole ho notato come i bambini st’anno ha aderito anche la scuola partecipano attivamente alle attività elementare di Samone. Per far capire che puntano, soprattutto, a favorire la agli studenti ed agli alunni come non si cultura della società. Siamo tutti diversi deve aver paura di affrontare questo ma ognuno di noi può donare qualcosa argomento che può e diventare una agli altri”. Le ragazze sono entusiaste opportunità per chi lo tratta. Protago- della loro esperienza. “Dopo ogni inniste alcune ex studentesse della 4B contro siamo soddisfatte – prosegue Scienze Umane dell’anno scolastico Veronica Pelissero – perché sappiano di 2015/2016 del Degasperi di Borgo. aver fatto qualcosa di buono e preTutto nasce da un incontro con i volon- zioso, anche se non immediatamente tari del gruppo Gaia (Gruppo Aiuto visibile. Il Gaia, per noi, rappresenta un Handicap). Poche ore, quanto basta a Ylenia I volontari del Gruppo Gaia Scuola Costa, Veronica Pelissero, Giulia Minati, Giada Baldo, Gigliola Trentin e Monica Selva per far nascere in Valsugana il Gaia Scuola. Un gruppo che, dopo aver partecipato al corso di sensibilizzazione per volontari del Gaia, si è via via allargato (hanno aderito anche Cristina Giosele e Jasmine Rizzi). “Quello che mi ha colpito – ricorda Giada Baldi – è l’unione che c’è tra tutti i volontari del Gaia, genitori compresi. Quello che stiamo facendo è davvero una

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vero luogo di crescita, condivisione di lavori e amicizia”. Volontarie ma soprattutto amiche che condividono la stessa passione. “Quando parliamo di disabilità ai ragazzi ho notato come diventano più dolci, sensibili e comprensivi. Da quando ho iniziato questo percorso – ci racconta Ylenia Costa – ci sono due esperienze che mi porto nel cuore. Dopo una lezione al Degasperi, una studentessa mi ha detto che gli avevamo fatto aprire gli occhi sul mondo della disabilità e che d’ora in avanti avrebbe saputo come rapportarsi con una persona disabile. Questo è proprio l’obiettivo del nostro Gaia Scuola”. Ma Ylenia non dimentica quanto successo alle elementari di Tezze. “A lezione finita un bambino ci ha raccontato la sua esperienza con la disabilità. Lo ha fatto in modo così profondo e naturale che mi ha colpito nel profondo”. Quello che le ragazze stanno portando avanti è un bellissimo percorso di arricchimento personale. “Una cosa che ci rende tutti uguali è il tempo. Se noi lo investiamo nella giusta maniera, dedicandoci, anche ogni tanto, un po' agli altri, allora, solo allora – conclude Ylenia - possiamo dire di aver vissuto la nostra vita in maniera completa”. (A.D.)



 di Armando Munaò

Il Gruppo POLI e la solidarietà trentina

È PARTITA LA QUINTA EDIZIONE DI

“COLTIVIAMO I VOSTRI PROGETTI” È l’iniziativa ideata dal Gruppo Poli che da metà giugno 2018 ha avviato la sua 5^ edizione, e che porterà a quasi 2 milioni di euro la quota complessiva devoluta negli ultimi 5 anni a supporto di circa 85 associazioni di volontariato locali. Un modo concreto, attuato dal Gruppo Poli, per essere sempre più vicino a tutte le persone che hanno fatto dell’altruismo e della solidarietà la loro essenza di vita. Per saperne di più abbiamo aperto un dialogo con Mauro Poli, Direttore Affari Generali della grande azienda trentina. Mauro Poli

Come e perchè nasce l'iniziativa di solidarietà “Coltiviamo i vostri progetti”? “Sappiamo che il nostro territorio è popolato di gruppi e associazioni che operano per offrire supporto alle famiglie e prodigarsi in diversi ambiti socialmente utili. Sappiamo anche che queste realtà si trovano sempre più spesso a operare in un contesto in cui aumentano le richieste di fondi e dove crescono anche le difficoltà nel reperire i finanziamenti necessari. Da questa presa di coscienza, è nata per noi la voglia di fare qualcosa di concreto, e di farlo assieme alle associazioni di volontariato legate al territorio. Il filo conduttore della nostra riflessione è stato l’impatto evidente della crisi e le rispo-

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ste che la solidarietà locale può dare all’impoverimento economico, proprio grazie al valore sociale che è in grado di produrre. Le associazioni dialogano con il territorio, lo ascoltano, lo vivono. E, specialmente oggi, sono diventati luoghi in cui si valorizza l’economia del dono e dello scambio, in cui è possibile ricostruire l’impegno civile”. Come funziona “Coltiviamo i vostri progetti”? “400mila euro verranno messi a disposizione di 20 associazioni, cooperative sociali, o enti che operano nel sociale, che hanno sede legale in Trentino Alto Adige e nel comune di Affi. Le realtà a cui ci rivolgiamo dovranno operare nel campo dell’assistenza sociale, sanitaria, dell’educazione e formazione, e la loro

azione dovrà essere rivolta ad aiutare e supportare individui e categorie svantaggiate in ragione di condizioni fisiche, psichiche, economiche, sociali o familiari”. Al progetto di solidarietà possono partecipare tutti? “Certo, nella prima fase, fino a circa a metà ottobre 2018, tutte le associazioni interessate potranno inviare la propria candidatura e raccontarci i loro progetti. Ci prenderemo poi qualche mese per leggere e valutare tutte le candidature, sperando siano veramente tante. Più precisamente, quali sono le tempistiche previste per questa edizione? “Chi rappresenta una realtà di solidarietà sociale con sede nelle province di Trento, Bolzano, o nel comune di Affi, fin da subito può inviare la propria candidatura. C'è tempo fino a domenica 14 ottobre 2018. Dal 15 ottobre al 31 dicembre 2018 provvederemo a selezionare i 20 partecipanti all'iniziativa. L’esito della selezione verrà comunicato sul sito www.gruppopoli.it entro il 15 gennaio 2019”. Per tutto il 2019 lavoreremo fianco a fianco delle associazioni per presentare i loro progetti ai nostri clienti che nel frattempo potranno raccogliere i punti cuore facendo la spesa in tutti i nostri negozi a insegna Poli Regina e Orvea”.


Come hanno riposto i trentini nelle scorse edizioni? “Abbiamo sempre trovato piena corrispondenza, e in tutte le scorse quattro edizioni di “Coltiviamo i vostri progetti”, insieme ai nostri clienti, abbiamo potuto aiutare tanti enti e associazioni del nostro territorio nel loro quotidiano impegno nel sociale. Infatti, fino a oggi abbiamo donato 1,5 milioni di euro che sono serviti a sostenere 80 diversi progetti, 20 per ogni edizione, che hanno portato aiuto dove ce n’era più bisogno”. L'iniziativa prevede quindi la raccolta di “punti cuore”. Ci vuole sintetizzare il funzionamento? “Sì. Saranno proprio i clienti che con i loro acquisti stabiliranno la graduatoria secondo la quale verrà ripartita la cifra messa a disposizione dei volontari: 10 punti cuore corrispondono a una preferenza. I punti cuore si possono donare online (dal sito e dalla App My DupliCard) o direttamente in negozio. Al termine dell’iniziativa le associazioni partecipanti riceveranno una quota dei

400mila euro, proporzionale alle preferenze ricevute. Il regolamento completo del progetto e il modulo di partecipazione sono disponibili sul sito www.gruppopoli.it o possono essere richiesti in negozio. Il nostro numero verde 800 085105 è sempre a disposizione per ulteriori chiarimenti”. Un ultimo pensiero? “Questa iniziativa è ormai collaudata e pensiamo di arrivare anche stavolta, e ce lo auguriamo di cuore, a far si che

possa garantire una maggiore visibilità alle associazioni. Poli vuole rappresentare per loro un nuovo canale di comunicazione attraverso il quale presentarsi e farsi conoscere nella comunità. Dall’altro auspichiamo di riuscire a coinvolgere il maggior numero possibile di persone, in primis i nostri clienti. È un progetto in cui crediamo fortemente e che vorremmo costruire insieme, grazie al contributo e al dono di tutti”.

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ASSOCIAZIONE TEATRALE

FIGLI DELLE STELLE

 di Patrizia Rapposelli

Corre l’anno 2009 quando sul nostro territorio nasce l’Associazione teatrale “Figli delle Stelle”che da un piccolo numero d’iscritti ad oggi riesce a contare 90 attori tra piccini, giovani e adulti. In scena dal Trentino al Veneto e iscritti a rassegne su territorio nazionale hanno realizzato più di trenta spettacoli dallo sfondo sociale e portatori di messaggi importanti regalano alla comunità riflessione e gioia ogni volta che il palcoscenico si apre. La direttrice artistica Lorena Guerzoni ci racconta.

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orena apre il suo racconto con una famosa frase dell’attore Gigi Proietti; il teatro non è il Paese della realtà, alberi di cartone, guance rosse e un sole che esce da sottoterra, ma è il Paese del vero dove sia crea un legame sincero tra l’anima dell’attore e il cuore del pubblico. La direttrice artistica spiega sempre ai suoi ragazzi che la gioia dello stare sul palco è data dal saper trasmettere emozioni agli spettatori, in modo da creare distanza con la realtà e far vivere per un paio d’ore un’altra dimensione. “Più si è naturali e più la gente vive il palcoscenico”. Lorena, ampiamente competente tra corsi di regia, stage formativi, laboratori teatrali e recitazione racconta che nel 2003 nasce a Borgo Valsugana il primo gruppo teatrale formato da una decina di giovani e da lì nel 2007 a Ospedaletto, sotto la sua guida, nasce inoltre un nuovo gruppo con i ragazzi del paese. Nel 2009 viene fondata l’Associazione teatrale “Figli delle Stelle” che con sede a Ospedaletto ha fatto in modo di unire le due realtà in un'unica compagnia.” È importante sottolineare che alcuni ragazzi mi hanno seguita dal 2003 ad oggi, questo è indice di passione, im-

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pegno e convinzione di quello che facciamo”. In particolare, nomina Deborah Rosso, nonché presidente e stretta collaboratrice nella stesura delle opere elaborate e create dalla Guerzoni. Teatro per Lorena vuol dire vivere:” esprimere emozioni attraverso i testi che scrivo, lasciando qualcosa di me ad ogni ragazzo”. Lo stesso nome deriva dal rapporto quasi materno che ha con loro e dalla sera stellata in cui nasce

l’idea di fondare tale associazione. “Figli delle Stelle”, scuola di emozioni, svolge la sua attività organizzando corsi e laboratori, proponendosi nelle scuole e promuovendo lo spazio dedicato alla beneficienza. Lorena Guerzoni scrive i testi direttamente in teatro, mentre i ragazzi sono sul palcoscenico crea le scene.” Vedo i ragazzi sul palco e creo le scene, poi le assemblo e do un filo logico, sistemando il lessico redigo un

copione.” I temi portati in scena girano attorno al sociale, dalla violenza all’amore, dall’amicizia all’importanza della verità, dal rapporto genitori-figli all’onestà; talvolta dalle sfumature ironiche altre volte meno arricchiscono i ragazzi e gli spettatori con spunti riflessivi e conoscenza di realtà diverse. Un’associazione che crede nell’idea che fare teatro significa prendere coscienza del proprio mondo interiore e del rapporto con il proprio corpo, imparando ad esercitare un controllo sulle emozioni, superando insicurezze e timidezze per essere spronati a potenziare le capacità creative.” L’interpretazione e la drammatizzazione di personaggi teatrali permette di entrare nel corpo di un personaggio che non ti rappresenta, ma tramite il quale puoi esprimerti totalmente”. Grazie al comune di Ospedaletto, Borgo Valsugana, Telve, Castelnuovo e non solo, che li sostiene, si è resa possibile la presenza sul nostro territorio dell’Associazione Figli delle Stelle, che raccoglie ogni anno un numero significativo di ragazzi, accompagnandoli nella crescita creativa e non solo, oltre ad arricchire il nostro suolo con spettacoli ricchi di spunti riflessivi, emozioni e giocondità.



Altroconsumo risponde

L’olio di palma fa davvero così male alla salute?

 di Marino Melissano

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'olio di palma è ormai considerato la bestia nera tra gli oli vegetali: sempre più sono quelli che gridano “Senza olio di palma”, sugli scaffali, sulle etichette, in pubblicità, negli spot. Alla domanda: perché? La risposta non è ambiente, salubrità, sostenibilità, bensì: “il mercato è più sensibile ai prodotti senza”; “per venire incontro alle richieste dei consumatori”; in terzo luogo “è coerente con un percorso di miglioramento del profilo nutrizionale”. Quindi, è vero che “senza olio di palma” è anche un problema di marketing. Però la questione non può essere sminuita e liquidata in questi termini, sic et simpliciter. Durante la lavorazione delle margarine e degli oli vegetali, in particolare quando sono raffinati ad alte temperature (circa 200°C), si formano derivati del glicerolo, composti genotossici e cancerogeni, quali i glicidil-esteri degli acidi grassi (GE), il 3-monocloropropandiolo (3-MCPD) e il 2-monocloropropandiolo (2-MCPD). I più elevati livelli di GE, 3- e 2-MCPD, sono stati riscontrati in oli e grassi di palma: analisi condotte dall'università Federico II di Napoli su 38 oli di semi hanno mostrato concentrazioni di 3-MCPD di 24 mcg/Kg nell'olio di girasole, 25 mcg/Kg nell'olio di mais, 37 mcg/Kg nell'olio d'oliva vergine, 64 mcg/Kg in quello di arachide e oltre 4000 mcg/Kg nell'olio di palma. L'EFSA, a maggio 2017 ha pubblicato un rapporto di 159 pagine, squisita-

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Semi per la produzione dell'olio di palma

mente tecnico, indirizzato agli esperti della CE, contenente studi e analisi sui “contaminanti da processo” (formati per effetto collaterale della raffinazione), quindi non si è occupata solo dell'olio di palma, ma di un'ampia gamma di oli vegetali che sono raffinati, cioè oli di cocco, arachidi, girasole e mais. Il gruppo di esperti scientifici dell'EFSA sui contaminanti nella catena alimentare (CONTAM) ha esaminato tutte le informazioni scientifiche che permettano di valutare il rischio dell'ingestione di GE, che vengono convertiti dal nostro organismo in glicidolo, che è appunto il composto nell'occhio del ciclone, e ha concluso che i GE costituiscono un potenziale problema di salute per tutte le fasce d'età, in special modo per neonati che consumino esclusivamente latte in polvere (contenente olio di palma, in quanto buona fonte di

acido palmitico, naturalmente presente nel latte materno), che ingerirebbero un livello maggiore di dieci volte rispetto a quello considerato a basso rischio per la salute. Detto gruppo di esperti ha stabilito un dose giornaliera tollerabile (DGT) di 0,8 mcg/Kg di peso corporeo/die per il 3-MCPD, mentre non hanno potuto stabilire un livello sicuro per il 2-MCPD a causa di informazioni tossicologiche limitate. Questa soglia di sicurezza per il 3-MCPD è sempre superata dai lattanti nutriti esclusivamente con latti formulati e facilmente superabile da bambini ed adolescenti che consumano giornalmente più merendine o una merendina e biscotti o patatine. L'EFSA nel suo rapporto non afferma, però, anche che l'olio di palma causa i tumori, né che chi consuma alimenti contenenti olio di palma ha più probabilità di ammalarsi di cancro, ma elenca


Palma e frutto

alcune ricerche scientifiche condotte su animali da laboratorio sui potenziali effetti della formazione, durante la digestione, di glicidolo, noto per i suoi effetti cancerogeni e genotossici. Il rapporto EFSA sarà ora esaminato dalla CE, che potrebbe produrre nuove raccomandazioni rivolte agli Stati membri e alle industrie del settore. Comunque la Commissione europea sta ultimando i lavori per la promulgazione della nuova legislazione volta a ridurre

il livello degli acidi grassi in tutti gli alimenti, compresi gli oli vegetali. Oltretutto, l'olio di palma contiene una quantità di grassi saturi (47%) simile a quella del burro (49%), che hanno effetti negativi sulla salute, in particolare rispetto al rischio di patologie cardiovascolari. Allora, è vero che è la quantità che produce il danno, lo affermava già Paracelso (tutto è ve-

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leno, solo la dose fa in modo che il veleno non produca effetto), ma, in conclusione, per il principio di precauzione, dovremmo astenerci dal dare ai neonati e ai bambini prodotti contenenti olio di palma, preferendo quelli all'olio extravergine d'oliva o di girasole. Gli adulti, per i quali è più difficile superare la dose di sicurezza, dovrebbero almeno cercare sulle confezioni il bollino con la palma, che identifica l'uso di olio certificato, garanzia di produzioni più etiche. Ricordiamoci, infine, di prestare attenzione anche agli altri grassi: concentrarsi unicamente sull'olio di palma rischia di farci dimenticare di altri prodotti dannosi. PROF. MARINO MELISSANO (Chimico nutrizionista e coordinatore rappresentanti regionali di Altroconsumo) Rubrica a cura di Altroconsumo. Rappresentante per la Provincia di Trento: ALICE ROVATI (rappresentantetrento@altroconsumo.it)

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LA buona

CUCINA

IL RISTORANTE PIZZERIA

NEW VINTAGE

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a BORGO VALSUGANA

uando si parla di buona cucina “casalinga” e di particolari specialità gastronomiche, non si può fare a meno di richiamare alla nostra mente uno dei locali che attualmente operano nella nostra zona: il RISTORANTE PIZZERIA VINTAGE di Borgo Valsugana, gestito con dinamica professionalità dai fratelli Chiara e Simone. Inaugurato nel 2011, a Castelnuovo, come pizzeria da asporto, il VINTAGE, di strada ne ha fatta e i riscontri sulla bontà delle loro pizze sono stati numerosi, tant’è nel 2014 vista la crescente clientela, Chiara, Simone e Alessandro hanno deciso di trasferirsi a Borgo Valsugana e dare vita all’odierno NEW VINTAGE. Da allora tanta acqua è passata sotto i tradizionali ponti e i “nostri” fratelli di strada ne hanno fatta veramente tanta e non solo nel progredire qualitativo nelle loro capacità culinarie o della specifica competenza della ricezione e del buon servizio, ma anche e soprattutto perché, nel tempo e con il tempo, i due fratelli, Chiara e Simone (Alessandro ha Chiara e Simone scelto altre vie lavorative, seppur la sua è una presenza che si sente e si vede) hanno saputo potenziare e migliorare i loro piatti in maniera davvero unica. Oggi il NEW VINTAGE che mantiene sempre l’iniziale insegna di pizzeria ai tavoli e da asporto, è diventato un locale decisamente originale dalle proposte “mangerecce” uniche che sempre soddisfano il palato, anche quello più prelibato ed esigente. E solo le voci del completo menu’ che ne testimoniano la vastissima possibilità di scelta. Dalle pizze, per ogni gusto e fantasia, si passa ai fantastici e succulenti panini proposti in una scelta che nella nostra zona non ha equali. Una paninoteca con oltre 20 possibilità di scelta che nell’essenza ripete l’idea della “Piccola America con tutte le ricercate proposte. E cosa dire delle sfiziose specialità che fanno da degno contorno ai primi piatti che le competenti mani di Simone, vero maestro, sanno preparare. Entrando al NEW VINTAGE sì anche colpiti dall’originalissimo arredamento che lo caratterizza e che sembra fatto apposta per dare concretezza ai tempi passati mantenendo però una visione d’insieme moderna e al passo con i tempi e dove le capacità ricettive, di gentilezza e cortesia di Chiara e dei collaboratori, diventano elemento portante e significativo. E per concludere e parafrasando il detto di un famoso imbonitore…”provare per credere”. (P.R.)

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Incontri ordinari di una professione straordinaria

Brutte storie, bella gente Il libro, in quindici racconti, appassionante e coinvolgente che tratta e mette in evidenza il nostro quotidiano

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uando gli incontri che un altro fa, magari nell’ambito di una professione tanto esposta e delicata com’è quella dell’assistente sociale, diventano racconto, allora il vissuto degli “invisibili”, coloro che noialtri che di tutt’altro ci occupiamo, scorgiamo di sfuggita, qualche volta tra le pieghe di notizie concitate e urgenti, subito preda dell’oblio e dimenticate per via di faccende più pregnanti come quella di farsi passare il sale, allora dicevamo, quelle esistenze divengono parte del nostro vissuto allargandoci all’infinito la prospettiva del cuore. Così è “Brutte storie, bella gente”, una raccolta di storie vere raccontate con piglio letterario, sorprendenti, commoventi, ironiche, e appassionate, che presenta le sfide quotidiane di un assistente sociale: un uomo impegnato a fronteggiare le problematiche delle persone comuni che si rivolgono ai servizi di assistenza. La povertà, l'immigrazione, la malattia psichiatrica, la solitudine, l'handicap, la separazione, l'affidamento familiare. Questi, tra gli altri, i temi di scottante attualità

trattati dal punto di vista di chi nei servizi sociali ci lavora. A ciascuno di essi corrisponde un volto, una persona: un'avventura di sofferenza e di coraggio. Ismail, la signora Abel, Mariuccia, Mansurah, Adele, sono fotografie, tasselli di un puzzle che ogni giorno viene composto dall'assistente sociale Gatti, una mano che aiuta altre mani a muovere i fili delle loro vite e a cercare un senso in momenti difficili, di passaggio, dolorosi. Con una scrittura asciutta e incisiva, rinunciando a ogni tentazione di autocelebrazione della professione, Gianfranco Mattera ci apre alla conoscenza di un mondo sconosciuto andando oltre gli stereotipi e i luoghi comuni. Storie di servizio sociale, patrimonio di ogni singolo assistente sociale che giorno dopo giorno, mese dopo mese, spende la propria professionalità al servizio degli altri per capire, aiutare, lavorare con le persone per creare assieme a loro futuri diversi e migliori, e per far sì che la nostra società possa essere migliore, non alienante ed escludente, ma un qualche cosa di nutriente e inclusivo.

Gianfranco Mattera (Ischia 1975), trentino d'adozione, ha vinto il primo premio del concorso di racconti inediti Grenzen Frontiere (2013), ha pubblicato la raccolta di racconti Anna e i Burattini (Curcu e Genovese, 2014) e il romanzo di formazione I Fiori di Parigi (Alpha Beta Verlag, 2016). Nel settore sociale vanta una ventennale esperienza professionale. Prima in qualità di educatore presso dormitori, comunità di recupero, e strutture psichiatriche; successivamente, come assistente sociale, ha lavorato in vari enti pubblici del Trentino ed è attualmente dipendente del Comune di Trento.

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Quando

l'acqua incontra la

CASTEL IVANO (Strigno) - I Martedì ore 18.00

Musica

GLI APPUNTAMEN TI

DI LUGLIO AGOSTO

Piscina Comunale di Castel Ivano (TN), Fraz.Strigno, V.Pretorio 55 In caso di pioggia l'evento potrà essere annullato - Per informazioni 320-8490893 10.7.18: PUNTO GEZZ Trentino, quintetto Jazz 17.7.18: REZZO Bologna, Cantautorato rock 24.7.18: SAMSA DILEMMA Trentino, Indie/AltRock 31.7.18: CHEROKEE THE BLUESMAN Trentino, Blues band 07.8.18: CINNAMON ROLLS Bolzano, duo Swing 14.8.18: HORRIBLE SNACK Trentino, Artpunk 21.8.18: MAX TURCHI & TRAVEL BLUES BAND FAMILY Bolzano, Blues

BORGO VALSUGANA - I Mercoledì ore 19.30 Piscina Comunità di Valle, V. Gozzer 52, Borgo Valsugana (Tn). I concerti avranno luogo anche in caso di condizioni atmosferiche avverse: Per informazioni 0461-751227 11.7.18: 18.7.18: 25.7.18: 01.8.18: 08.8.18: 15.8.18: 22.8.18: 29.8.18:

TRISTAN DA CUNHA Pavia, chitarra-batteria, Postrock/Slowcore SOLARIS Romagna, quartetto Post-rock MODENA-SALVETTI Trentino, duo flauto-voce e pianoforte, Classica e Popolare KAROSHI Vicenza, quartetto Alt-rock PERSEFONE Trentino, piano e voce, Cantautrice THE JAZZ QUINTET FACTOR Trentino, Standard jazz RED MISHIMA Bologna, Dreamwave/Post-punk MARCO DALPANE Bologna, piano solo, Monografia su Satie

RONCEGNO TERME - I Giovedì ore 18.00 Piscina Comunale di Roncegno Terme (TN), V. del Parco - In caso di pioggia l'evento potrà essere annullato o spostato in altra sede - Per informazioni 320-8490893 12.7.18: 19.7.18: 26.7.18: 02.8.18: 09.8.18: 16.8.18: 23.8.18: 30.8.18:

BARBARA BERTOLDI Trentino, violoncello, Classica ALBERTO NEMO Rovigo, chitarra e voce lirica, Post-pop/Ethereal/Goth MARCO SALVETTI DUO Trentino, fisarmonica e chitarra, Classica e Popolare M.I.R. MUSIC Trentino, fiati e basso elettrico, Nu-jazz MANCA-COLPI Trentino, chitarra e contrabbasso, Standard jazz LADYBUG Trentino, duo sax, Avanguardia/Contemporanea ONDEROAD Trentino, trio fisarmonica, chitarra e percussioni, Autori vari DUO ALAMBIC + Dorota Jasinska e Anna Sowa Trentino e Ungheria, fisarmonica- violoncello-violino-elettronica, Musica contemporanea

LEVICO TERME - I Venerdì ore 20.30 Piscina Comunale di Levico Terme (TN), P.zza Gen. Dalla Chiesa 1 - In caso di pioggia l'evento potrà essere spostato in altra sede - Per informazioni 0461-700373 13.7.18: 20.7.18: 27.7.18: 03.8.18: 10.8.18: 17.8.18: 24.8.18:

MARCO IELPO Bologna, chitarra acustica, Fingerstyle GUERRRA Terni, chitarra e batteria, JazzCore/MathRock in versione unplugged THE STAR PILLOW Massa Carrara, Ambient-drone DECKARD Trani, Duo di elettronica PAOLO DOESN'T PLAY WITH US Bologna, duo di chitarre e voce, Folk-rock ICE PICK EXPERIMENTAL TRIO Venezia, Elettroacustica in quadrifonia COWBOY BITPOP Mantova, Chiptune

PERGINE VALSUGANA - I Sabato ore 19.00 Piscina Comunale, V. Marconi 51, Pergine Valsugana (Tn) -I concerti avranno luogo anche in caso di condizioni atmosferiche avverse - Per informazioni 320-8490893 14.7.18: 21.7.18: 28.7.18: 04.8.18: 11.8.18: 18.8.18:

VALERY LARBAUD Cremona, quartetto di Cantautorato rock MYSTIC VIBES Trentino, duo tastiere analogiche e campionatori, Downtempo CHARACTER Innsbruck, band di 7 elementi al femminile, Folk-rock ANOTHER VISION Vienna, Duo Synth-pop MARIA DEVIGILI Bologna, chitarra e voce, Cantautorato rock ALVISE OSTI Trentino, chitarra e voce, Cantautorato

CEO RNV: Dott. Daniele Armelao ART DIRECTOR S: Nicola Sarto ri e Giuseppina Lo catelli CONTATTI: Nico la Sartori 3470809563 UFFICIO STAMPA : giusyl@teletu. it PISCINA DI BO RGO VALS.: 04 61-751227 PISCINA DI LEVI CO TERME: 0461 -700373 SITO UFFICIALE RNV: www.rarinante svalsugana.com FACEBOOK: www.facebook .com/livemusicv alsugana

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Gli affreschi di Santa Apollonia

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’affresco, riportato alla luce durante i lavori di restauro e riqualificazione della chiesetta di S. Apollonia, raffigura l'Ultima Cena e la Crocifissione. Si trova nella parte nord dell'edificio ed è databile tra il 1300 e 1400. Del manufatto, presente all’interno del cimitero della frazione di Spera, se ne è recentemente parlato in occasione di una serata organizzata dalla parrocchia nella sala polivalente dell'abitato di Castel Ivano. Da un decennio, infatti, la piccola chiesetta è interessata da un intenso intervento finalizzato al recupero del patrimonio artistico esistente. La scoperta è stata presentata dall’architetto Cristina Mayr e dalla restauratrice Enrica Vinante che si sono soffermate nell'illustrazione dei lavori con la parte storico artistica affidata al professore Vittorio Fabris. I lavori di restauro sono stati iniziati molti anni fa grazie alla precisa volontà dei parroci che si sono succeduti in paese: don Mario Tomaselli, don Armando AlesPresentazione dei lavori di scoprimento e di restauro di affreschi della chiesetta di Santa Apollonia

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sandrini e don Venanzio Loss. Non ultimo l’attuale parroco, don Claudio Leoni che ha portato a termine l’intervento. È stato eseguito un articolato intervento che ha interessato sia il complesso architettonico che gli affreschi e gli altari. Originaria detta di Santa Croce, la più antica chiesa della frazione di Castel Ivano sorge nella zona est di Spera, in località Paterni. Precedentemente cappellania, la chiesa fu elevata a curazia della pieve di Strigno nel 1660. Ricordata negli atti visitali del 1531, risale almeno al XIV secolo. Ampliata nel 1603-1606 e restaurata nel 1767, ha un esterno assolutamente semplice, con una struttura a pianta rettangolare sulla quale si innesta il presbiterio. L’interno è costituito da un’unica aula, lastricata in pietra, coperta da un soffitto piano. Sul fianco settentrionale si trova la piccola sacrestia. Sulla parete meridionale e sulla controfacciata si conserva un significativo ciclo di affreschi di un pittore provinciale del Trecento. Sono affiancabili a quelli delle chiese di san Valentino a Scurelle e di sant’Ippolito a Castel Tesino. Rimessi in luce e ripuliti nel 1966, sono ben leggibili in specifico Cristo nel sepolcro “Passo”, santa Caterina da Alessandria, la Madonna in trono col Bambino, un santo vescovo, san Giobbe, un’altra Madonna col Bambino, questa volta benedicente. E’ dotata di tre esclusivi altari lignei. Il maggiore, entro il presbiterio, è un pregevole esempio di altare

Ultima Cena - particolare S. Apollonia

tardo rinascimentale realizzato entro la metà del XVII secolo. I due altari minori sono collocati ai lati dell’arco santo. La pala, come attesta il cartiglio in basso al centro, è stata dipinta nel 1679 dal noto pittore barocco di Borgo Valsugana Lorenzo Fiorentini junior (1638-1696). Raffigura in alto, fra un tripudio di angeli, la Madonna col Bambino e santi: ai lati Rocco e Antonio da Padova e in basso Giovanni Evangelista fra Vittore e Corona. Anche quando, conseguentemente alla costruzione della nuova chiesa in centro paese, divenne una semplice cappella cimiteriale, mantenne intatto il favore degli abitanti. Una scoperta preziosa per la piccola comunità di Spera che attraverso questo ritrovamento ha potuto assaporare un po’ della propria storia, sia sotto il profilo artistico sia sotto il profilo della fede dei propri antenati. (A.D.)


LE CRONACHE

CALCERANICA AL LAGO

TANTI AUGURI

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anno festeggiato allegramente i loro 50 anni di matrimonio Renato Martinelli e Doriana Andreatta di Calceranica al Lago. Li hanno festeggiati attorniati dai familiari più stretti, presso un noto ristorante di Caldonazzo. Renato e Doriana, che godono ancora di buona salute sia fisica che mentale, si erano sposati nel giugno del 1968 nella chiesa di Bosentino. Nella sua vita Renato lavorò prima come metal-

meccanico e successivamente, fino alla meritata pensione, alle dipendenze del comune di Calceranica. La moglie invece, come lei stessa ci tiene a rimarcare, fece sempre la “casalinga tutto fare”. Renato si dedicò anche, per ben 20 anni, al servizio di “nonno vigile” a Calceranica e, come collaboratore aggregato, affiancò sempre gli Alpini del luogo.

DA LEVICO TERME ad HAUSHAM

LEVICO TERME

LE POESIE DI FABIO RECCHIA

IL FESTIVAL DEI FIORI

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a avuto grande successo la terza edizione del “Festival dei Fiori” svoltosi a giugno nel centro storico di Levico Terme ed organizzato dal “Consorzio Levico Terme in Centro” in collaborazione con il Comune, l’Azienda per il Turismo Valsugana Lagorai, la Provincia Autonoma di Trento e la Cassa Rurale Alta Valsugana. In tanti angoli della cittadina sono stati allestiti spazi di fiori d’ogni genere, bellissime aiole che sono state di grande osservazione non solo da parte dei locali ma anche e soprattutto da parte dei turisti. Grande interesse hanno destato poi le “macchie di colore” nel Rio Maggiore installate dagli ospiti del Centro don Ziglio e che si potranno osservare fino a tutto settembre e, fra le opere di maggior rilievo, va ricordata anche la grande “barca fiorita” in via Dante. Gianni Beretta, presidente del Consorzio da ben 17 anni e principale ideatore di tanti progetti, quale è stato il segreto di questo grande risultato? “E’ stato veramente un successo perché i visitatori sono stati circa 30 mila nei quattro giorni venuti da tutto il Trentino e anche da fuori regione. E questa è una manifestazione che lancia la stagione estiva che ci seguirà per tutta l’estate perché queste creazioni rimarranno fino a tutto settembre. Il “festival dei fiori” è sempre un tocco di bellezza e di eleganza per Levico”. Abbiamo altri eventi della stessa portata? “Prossimamente ci sarà il “festival del benessere” dal 20 al 22 luglio, si proseguirà poi con le giornate musicali, e poi tutta la carrellata dei fine settimana del gusto, del miele, mais e cereali, uva e zucca che chiuderanno il settembre ancora una volta ricco di avvenimenti. Significativa è stata la partecipazione di una ventina di privati, del Centro don Ziglio, la Casa di Riposo, le scuole che hanno partecipato di loro iniziativa”. (M.P.)

l levicense dottor Fabio Recchia ha aggiunto un'altro successo ai suoi già numerosi traguardi raggiunti. Lo scorso 17 giugno infatti, su invito del Comune di Hausham, città germanica gemellata con Levico Terme, ha presentato il suo ultimo libro con poesie in italiano e tradotte in tedesco, dal titolo “Weiss und Blau”, bianco e blu in omaggio ai colori della Baviera. La serata è stata introdotta da Ria Röpfl, Vicesindaco della Città, alla presenza del secondo Vicesindaco, della Presidente dell'Associazione “Amici di Levico” Marianne Widmann, di alcuni consiglieri comunali, rappresentanti di Associazioni e tante persone che hanno ascoltato la recita delle poesie. Lettore è stato Arnfried Färber, ex Sindaco e molto amico di Levico e di Recchia; ha presentato l'autore nelle sue molteplici attività, “motore“ a Levico dei rapporti fra le due Città, già conosciuto come pittore in quanto alcuni anni fa erano state organizzate sue mostre, ed ora, come ha specificato, si presenta come poeta con una raccolta di circa 80 poesie che sono state lette nelle due lingue. Apprezzamento è stato espresso da parte del pubblico per la sensibilità e la profondità del significato delle sue rime. Il libro era stato omaggiato anche alla Cancelliera Merkel, al Console generale d'Italia a Monaco dr. Cianfrani, al Papa Emerito Ratzinger e all'Arcivescovo di Bolzano Mons. Muser, e tutti hanno cortesemente risposto complimentandosi e augurando un meritato successo.La serata si è conclusa con musica e tradizionale rinfresco con prodotti tipici italiani. (M.P.)

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Tesino Lagorai Bike Cross Country

Ciclisti a Cinte Tesino durante riprese Trentino TV Biciclissima

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a Tesino Lagorai Bike Cross Country nasce dall’idea di due noti sportivi della Valsugana Orientale, Mirco Mezzanotte vincitore della Coppa del Mondo di sci alpinismo e scalatore degli 8000 metri in Himalaya oltre che vincitore della G.F. SportFul. e Sunil Pellanda ex ciclista dilettante che negli anni ha ricoperto diversi incarichi nel mondo del ciclismo nel ruolo di Direttore Sportivo in diverse associazioni locali e fuori Provincia oltre alla presidenza dell’associazione Dragon Bike Strigno nel 2013/14. Nell’estate di Luglio 2017 a seguito di una registrazione di una puntata televisiva di promozione del territorio per l’emittente Trentino Tv per la rubrica “Biciclissima” promossa in sinergia tra i due amici e scaturita la voglia di riportare un Mirko Mezzanotte intrevistato da Gabriele Buselli

grande evento sportivo legato alle due ruote della Conca del Tesino che in passato ha ospitato la prestigiosissima Tesino Bike Trophy. Ben presto l’idea buttata li tra una birra e l’altra e diventata realtà concreta. Così nasce la prima edizione della Tesino Lagorai Bike Cross Country in collaborazione con il Comune di Cinte Tesino ed il Team Sella Bike che si disputerà nella affascinante borgata di Cinte Tesino Venerdì 10 Agosto 2018 all’interno della festa patronale di San Lorenzo. La formula prevede un giro di lancio di circa 1,5 km per poi immettersi in un circuito di 850 metri ricavato all’interno della borgata con passaggi suggestivi e tecnici fra viottoli e portili da ripetere per un totale di 40 minuti al termine dei quali si attenderà il passaggio sul traguardo dell’atleta in testa alla gara che effettuerà un ulteriore giro. Solo quando sarà concluso quest’ultimo giro la gara si riterrà conclusa per il vincitore ed a seguire gli altri. Tutti gli atleti in gara riceveranno un pacco gara con svariati prodotti locali ed un buono pasto presso l’adiacente festa paesana dove si svolgeranno le premiazioni per i primi tre assoluti maschi e femmine oltre che ai primi tre di categoria.

Premi speciali per il giro più veloce, atleta più anziano e giovane e per le prime tre società classificate. L’intento degli organizzatori e dell’amministrazione Comunale insieme alle svariate associazioni locali è quello di far conoscere il territorio un tempo negli anni 80/90 meta gettonata di villeggianti da parte di tutta Italia.

Sunil Pellanda intervistato da Graziano Calovi

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IL CORO VALSUGANA è una realtà!  di Franco Zadra

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on ancora iscritto alla Federazione, ma nuovo di zecca! Formato da 35 elementi, tra coristi ed ex coristi, appartenenti a vari cori della Valsugana, è nato in occasione dell’incontro di amicizia tra la comunità di Hard e il Trentino, voluto dal Comune di Hard, in Voralrberg (Austria) in collaborazione con l’imprenditore austriaco Josef Armellini che si è avvalso del rapporto d’amicizia con il Maestro di Coro Riccardo Baldi, classe ‘34, uno dei direttori corali tra i più amati e conosciuti in Valsugana. L’incontro comprendeva l’apertura di una mostra sull’immigrazione dal Trentino negli anni 1875-1910 nel centro polifunzionale Spannrahmen di Hard, «un’ottima occasione – ha detto Baldi - per rinsaldare quei legami di amicizia e approfondire la reciproca conoscenza, assieme ai valori della nostra terra che i Cori di montagna contribuiscono da sempre a rinnovare e tramandare alle nuove generazioni».

«Per quattro mesi – ha detto ancora Baldi – ci siamo ritrovati settimanalmente con i coristi del Coro Valsugana per preparare quel concerto, ma immagino avremo tante altre opportunità per continuare nel futuro, soprattutto per questi eventi richiesti dai trentini all’estero». Josef Armellini, detto Joe, 80 anni quasi suonati, è austriaco di Hard, «ma ho una zia, - dice Armellini – Lucia, nel Primiero, a Siror». Già nel 2014 aveva organizzato un incontro con i trentini per commemorare il 130° del tunnel ferroviario nel Arlberg, inaugurato dall'imperatore Francesco Giuseppe I il 20 settembre 1884. Un incontro dal forte contenuto culturale, con una conferenza di Meinrad Pichler sull'immigrazione dal Trentino, dal titolo suggestivo, "Like a river. Viaggiatori nell'Impero", e un concerto dei cori trentini Valsella, Val Bronzale, e Lagorai. La mostra di quest’anno consisteva in una decina di pannelli verticali pieni di nomi e date, soprattutto di valsuganotti emigrati in quegli anni, dal forte impatto emotivo per gli oltre cinquecento invitati presenti all’inaugurazione. Alcune storie di famiglia, degli Armellini, ma anche Tomio, Vettorazzi, Tommaselli, ecc…, che hanno fatto la

storia di Hard innervandone il tessuto sociale, economico, e politico, e che ora raccontano una storia di integrazione del tutto riuscita. Anche se non facile. «Siamo fratelli poretti...» ha cantato sul palco del Spannrahmen il terzetto comico di Rolando, Rodolfo, e Giuseppe (proprio lui, Joe Armellini), ora designer specializzato nella costruzione e progettazione di aree commerciali, ricordando quegli inizi simboleggiati da una carriola e un badile, quando la bisnonna di Joe, vedova con tre bambini piccoli, venne a Hard nel 1884. Il Coro Valsugana, invitato d’onore, ha dato il meglio di se. «Ho visto gente piangere di commozione – ha detto una partecipante – quando hanno cantato “Quel mazzolin di fiori”». Uno dei cuochi che ha cucinato la polenta Valsugana per i 560 ospiti è stato il levicense Renzo Libardi. Prima del commiato, i 100 trentini partecipanti hanno goduto di un giro del lago di Costanza, con pranzo, su una nave a vapore del 1900, la Hohentwiel, tutti ospiti di Joe, al termine del quale hanno ricevuto i saluti commossi del sindaco di Hard, Harald Köhlmeier, di Josef Armellini, Antonella Giordani dell’ufficio emigrazione, e del dott. Sergio Bettotti del Dipartimento Cultura, Turismo, Promozione, e Sport della Provincia Autonoma di Trento.

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Le accise sulla benzina e sui carburanti

Da “una tantum” A “una semper”

 di Armando Munaò

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i ricordate quando i nostri “cari” politici ci imposero le famose tasse “una tantum” ovvero quei particolari pagamenti che, nel linguaggio giuridico e amministrativo indicavano un qualcosa di dovuto solo per gli eventi straordinari, escludendo perciò ogni carattere periodico e continuativo. Certo che ne abbiamo viste e subite tantissime, ma, poveri noi, con una piccola variazione: con il tempo e nel corso del tempo da “una tantum” si sono trasformate in “una semper”. E di esempi ne possiamo fare tanti. Quelle però che, di fatto, sono diventate illogiche, inspiegabili e indiscutibilmente odiose, sono le famose accise sul prezzo della benzina e degli altri carburanti. Molti ricorderanno bene le parole dell’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi, quando in una trasmissione televisiva affermo’ (per la verità lo fecero anche altri) che avrebbe abolito tutte le accise sulla benzina perché, sottolineò, non solo sono ridicole e assurde, ma, disse, offendono l’intelligenza degli italiani. Eppure a oggi, le accise sono an-

cora lì e incidono per oltre il 50% sul prezzo della benzina. Un'altra presa per i fondelli nei confronti degli italiani. Ma cosa sono e come si applicano le accise? Sono delle imposte su fabbricazione e vendita sulla benzina e sui carburanti e l’applicazione di queste imposte è stata sempre giustificata da emergenze di cassa da parte dello Stato, quali per esempio conflitti bellici, terremoti, calamità naturale o per sostenere alcune iniziative d’interesse nazionale. E’ bene però ricordare che, in Italia, una volta applicata, l’accisa, guarda caso, resta e non viene poi tolta, anche se l’emergenza è stata superata. Quindi, ogni volta che facciamo il pieno alla nostra auto, paghiamo per tutte le emergenze che ne hanno determinato l’aumento. Ecco l’elenco completo delle diciassette accise sui carburanti, cui va aggiunta l’Iva al 22%. Alcune di esse sono veramente assurde e inspiegabili e non si

capisce con quale faccia i vari governi di Destra, di Sinistra e di Centro, ne pretendono ancora il pagamento. 1. 0,000981 euro: finanziamento per la guerra d’Etiopia (1935-1936) 2. 0,00723 euro: finanziamento della crisi di Suez (1956) 3. 0,00516 euro: ricostruzione dopo il disastro del Vajont (1963) 4. 0,00516 euro: ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze (1966) 5. 0,00516 euro: ricostruzione dopo il terremoto del Belice (1968) 6. 0,0511 euro: ricostruzione dopo il terremoto del Friuli (1976) 7. 0,0387 euro: ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia (1980) 8. 0,106 euro: finanziamento per la guerra del Libano (1983) 9. 0,0114 euro: finanziamento per la missione in Bosnia (1996) 10. 0,02 euro: rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri (2004) 11. 0,005 euro: acquisto di autobus ecologici (2005) 12. 0,0051 euro: terremoto dell’Aquila (2009) 13. da 0,0071 a 0,0055 euro: finanziamento alla cultura (2011) 14. 0,04 euro: emergenza immigrati dopo la crisi libica (2011) 15. 0,0089 euro: alluvione in Liguria e Toscana (2011) 16. 0,082 euro (0,113 sul diesel): decreto “Salva Italia” (2011) 17. 0,02 euro: terremoto in Emilia (2012). Cosa altro dire e scrivere se non sperare che il nuovo governo, mantenendo fede a quanto promesso, elimini davvero e una volta per tutte, queste odiose e “illogiche” accise che ci rendono ridicoli agli occhi del mondo intero.

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CASA SI, CASA NO! Da molti anni stiamo assistendo a un continuo movimento che direttamente ha coinvolto e interessato il mercato della casa. Per saperne di più e per avere un’idea di quello che è l’attuale panorama sul “mattone” abbiamo voluto sentire il parere di due esperti del settore: Lorenzo e Lucia, titolare dell’agenzia Trentin Immobiliare, rivolgendo loro alcune specifiche domande. Secondo i parere delle più grosse agenzie immobiliari, sembra che il mercato “casa” stia attraversando un momento favorevole e di crescita. A Vostro avviso è così anche nella nostra realtà? Il mercato immobiliare ci sta dando degli importanti segnali di ripresa, con un generale aumento del numero di compravendite; in generale però quest’in-

cremento non va di pari passo con l’aumento del valore degli immobili, che, dopo la grave svalutazione dell’ultimo periodo, restano pressochè immutati. Molti affermano che l'acquisto del mattone sia sempre la migliore opportunità d'investimento? Il Vostro parere?

Investire sul mattone resta, a mio avviso, uno dei migliori investimenti. Rispetto al periodo pre-crisi però questa forma di investimento va fatta con un ottica diversa, più attenta e consapevole, con una visione più ampia ed a lungo termine, tenendo in considerazione non solo la resa immediata ma, soprattutto, costi, manutenzione ed eventuale rivendita futura. I giovani sono più propensi ad acquistare oppure vivere in affitto? L’idea di acquistare la propria casa di abitazione è, soprattutto nelle nostre zone, uno degli obiettivi principali, anche per i giovani. Purtroppo, il periodo di instabilità del mercato del lavoro che stiamo vivendo, rende difficoltoso il realizzarsi di quest’ambizione. E in merito ai mutui quale consiglio si sente di dare a chi vuole acquistare un appartamento? In questo periodo i mutui casa sono molto convenienti: in generale i tassi sono a livelli minimi. Il mio consiglio è quello di valutare non solo la proposta della propria banca di fiducia, ma di valutare e studiare anche offerte di altri istituti per cercare di trovare l’offerta migliore.

Ritenete che nel breve si possa ritornare ad un mercato dinamico e attivo? Il mercato immobiliare si sta evolvendo, e come già anticipato, sta dando segnali di ripresa; ritengo che assisteremo ad un graduale aumento delle compravendite immobiliari che seguiranno di pari passo la leggera ripresa economica che stiamo vivendo; sinceramente non ritengo che questa generale ripresa avverrà a breve, ma in un periodo più lungo. Perchè, secondo Voi, una persona intenzionata ad acquistare un immobile, dovrebbe rivolgersi ad un agenzia immobiliare? L’acquisto di un immobile è un passo importante nella vita di una persona, soprattutto dal punto di vista economico; un agente immobiliare è un professionista con una profonda conoscenza del mercato in cui opera, con molteplici capacità e conoscenze il cui scopo è quello di vendere al più alto prezzo possibile, nel più breve tempo possibile e totalmente in sicurezza, cosa non scontata nella vendita tra privati, vista l’enorme mole di incartamenti che occorrono affinché una compravendita risulti sicura.

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Due chiacchiere con

Luciana Tognolli U

Qualcuno un giorno disse che l’arte e la capacità dello scrivere fanno parte della propria essenza. A volte sono nascosti altre, invece, vengono fuori e si manifestano in tutta la loro dinamica vivacità Leggendo il libro di Luciana Tognolli ci si accorge della veridicità di queste affermazioni.

n libro è un libro! Raramente capita che dopo averlo letto ci si interessi dell’autore. Quello che interessa di più è come ci siamo sentiti nel leggerlo, l’esperienza di noi stessi che forse si è rispecchiata in quelle pagine, ma “Il tuo tempo nelle mie mani” di Luciana Tognolli una certa curiosità verso l’autrice la insinua in chi ha avuto la sorte di stare qualche ora con lei, ops!, con il suo romanzo. Questa storia originale quasi permette al lettore di “vedere” luoghi, di “sentire” profumi, “ascoltare” voci e silenzi che sono passati un tempo attraverso i sensi di quella che fu una bambina, figlia di emigranti, nata il 2 dicembre 1961 in un piccolo paese della Svizzera divenuto nel 2003 Città alpina dell'anno. In questo suo primo romanzo sbocciato forse tardi (ma quali sarebbero i vincoli temporali alla creatività?) è narrata la giovane vita di Giosuè, segnata da una lunga ombra che lo perseguita, e alla quale cerca disperatamente di sfuggire andando a vivere sulla montagna. «Le montagne – dice l’autrice - occupano tanta parte in queste pagine, così come il mare… sono descrizioni reali di panorami che ho visto con i miei occhi ma che ho cercato di mescolare insieme per farli diventare i paesaggi descritti nel libro». Sarà l'amicizia ritrovata con Gerardo, rude montanaro ma di rara nobiltà d'animo, a dare sollievo ai tormenti di Giosuè, di fatto il messaggio più importante della storia è proprio l’ami-

cizia che aiuta a sopportare un grande dolore. Vi è poi un terzo personaggio che volutamente non riveliamo, al centro di questo romanzo, molto attraente per la sua semplicità. L’intreccio narrativo fa risaltare le diverse personalità in gioco, e i personaggi che fanno da cornice e che si avvicendano durante lo svolgimento della trama, aiutano a definire caratterialmente quelli principali. Caratteri tratteggiati dalla penna di chi soprattutto ama camminare da sola nella natura. «Questa storia – dice ancora Luciana - è nata camminando. Quando uno scorcio improvviso, un incontro, un volto, o un tramonto mi regalavano spunti o riflessioni, subito li annotavo, o registravo, per poi trasformarli in parole quando rientravo in casa. Mi è capitato spesso di ridere o commuovermi mentre scrivevo». Basta leggere per farsi coinvolgere in quegli stati emotivi, ed è questa la magia della scrittura di Luciana. «La scrittura ha fatto sempre parte della mia vita – spiega Tognolli -, e trasformare le parole in emozioni mi affascina da sempre, perché penso che le parole siano l’arma più potente che l’umanità possieda. Scrivere questo libro è stato davvero divertente, dare forma a volti e paesaggi metteva in moto ricordi ed emozioni, ma anche quasi il desiderio di essere lì con i protagonisti della storia. Quando ho terminato l’ultimo capitolo avrei voluto chiamarli per farci due chiacchiere».

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IL “CANTICO ESPIRITUAL” DI CECILIA VETTORAZZI

IL MUSEO DELLA LIRICA ITALIANA AMEDEO FUMANA

È

opo il grande successo ottenuto dal cantante lirico trentino Amedeo Fumana nelle sue diverse esposizioni di cimeli e costumi della lirica italiana tenutesi in passato a Levico Terme presso Villa Sissi, presso Villa Paradiso e anche a Centa San Nicolò e che furono visitate pure da importanti

stato il trionfo della Musica Sacra quel venerdì 1° giugno nella Chiesa Arcipretale di Levico Terme. Nell’ambito del Festival di Musica Sacra, la Parrocchia della città termale e l’Associazione Culturale Chiarentana con il determinante contributo del Comune e della Cassa Rurale Alta Valsugana, hanno organizzato un concerto che prevedeva l’esecuzione integrale del concerto “Cantico Espiritual” della compositrice levicense Cecilia Vettorazzi. Insegnante presso il Conservatorio di Trento, Cecilia Vettorazzi si può definire nell’ambito della musica sacra uno dei compositori che gode di maggior prestigio sia da parte del pubblico che della critica. La composizione, di ampio respiro e diretta dalla stessa autrice, consiste nella messa in musica di un testo originale spagnolo di san Giovanni della Croce, mistico visionario del XVI secolo. L’organico dell’esecuzione prevede un coro a 4 voci, un gruppo strumentale (2 violini, violoncello, e organo), un soprano, e nel finale una voce recitante. L’intera composizione è strutturata in un prologo e dodici quadri. L’autrice evidenziava una verve poetico-musicale straordinaria e una sensibilità fuori dal comune, ispirata questa da una genuina e profonda fede religiosa. San Giovanni della Croce con questo testo espone un immaginario e amorevole dialogo fra Dio e il mondo, fra il Creatore e la sua Creatura, quasi fossero due sposi, attraverso immaginifiche visioni dove il cielo e la terra si capovolgono e il cielo diventa un verde prato pulsante della vita delle anime. La musica si dipana attraverso concertati, parti corali, assoli del soprano, momenti strumentali, conferendo al testo poetico immagini sonore suggestive, emozionanti e di grande bellezza. Il numeroso pubblico attentissimo ha applaudito lungamente gli esecutori e l’autrice direttore, dimostrando stima calore e grande considerazione nei confronti dell’illustre concittadina.

Lodovico Lazzeri

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personaggi della cultura da tutta Italia, il noto lirico ha avuto una grande sorpresa: la richiesta di far conoscere la sua preziosa raccolta nella zona del Crotonese, in Calabria, con una esposizione per far nascere un museo all’interno del castello CARAFA di Santa Severina. E così ora le stupende sale nobiliari di quel maniero ospitano costumi, cimeli, discografie e documenti giornalistici con protagonisti i cantanti lirici del periodo d'oro della lirica, donati dal famoso cantante trentino. Una esposizione che è stata curata da Giada Sassolino, nipote del maestro Amedeo. E in quell’occasione il noto baritono, che era accompagnato pure dalla figlia soprano Paola Fumana, ha ricevuto, nel corso di una significativa cerimonia svoltasi alla presenza delle massime autorità locali, la cittadinanza onoraria da parte dell'amministrazione comunale di Santa Severina. Alle tante felicitazioni giunte in questi giorni al famoso cantante trentino nonché assiduo lettore della nostra rivista, giungano anche quelle della redazione di Valsugana news. (M.P.)


NOVALEDO

LA GRANDE FESTA AL

Maso San Desiderio rande partecipazione anche in questa edizione della festa al Maso san Desiderio svoltasi nel piazzale della grande costruzione situata sul confine fra i territori comunali di Novaledo e di Levico Terme. Una celebrazione che annualmente si ripete quando la Chiesa ricorda il grande Santo Desiderio e che è stata reintrodotta, dopo che era stata dimenticata per decenni, nel 1978 dall’allora parroco di Novaledo don Vincenzo Osti. A renderla particolarmente solenne, anche sotto l’aspetto religioso, è stato lo storico Luigino Giongo nato in quel Maso e dove ancora, pur residente altrove, volentieri ritorna per trascorrere qualche giorno nella parte di casa paterna. Luigino, affascinato dalla vita e dalle opere di questo santo protettore del “suo” Maso, Desiderio appunto, volle recarsi di persona in provincia di Genova in quei luoghi dove il beato era vissuto e dove ancora oggi è conservata l’urna che raccoglie le sue spoglie mortali. Volle documentarsi con nuove notizie per poterle illustrare poi a tutte le persone che annualmente vi prendono parte alla festa. La sua ampia documentazione è stata particolarmente apprezzata e a lungo applaudita dagli oltre 150 partecipanti venuti oltre che da Novaledo e Levico anche da altri paesi della valle. Presenti pure alcune autorità: il primo cittadino di Novaledo Diego Margon con la sua vice Barbara Cestele, il consigliere provinciale Gianpiero Passamani, il vicesindaco di Levico Laura Fraizingher. Parole in ricordo del Santo sono venute durante la celebrazione eucaristica anche dal parroco don Paolo Ferrari che

G

per l’occasione aveva sull’altare la scultura del Santo Desiderio donata diversi anni fa dall’artista Maria Gabrielli. Cento anni fa circa, in quel grande Maso vivevano tante persone, tutte parenti fra loro dal momento che cinque fratelli Giongo che abitavano nella parte ovest dello stabile, sposarono le cinque sorelle Bertoldi che vivevano nella parte est dello stesso edificio. In pochi anni le famiglie diedero i loro frutti e, tutte numerose, popolarono il Maso fino a raggiungere una ottantina di anime. Ma con il passare del tempo la

grande struttura si spopolò a causa soprattutto dello spegnersi naturale delle vite e anche per alcuni trasferimenti. Attualmente è abitato da sole due piccole famiglie venute da fuori ma nessun discendente dei Giongo-Bertoldi. All’epoca vigeva una vera armonia fra di loro che si consideravano una grande famiglia. Tutti si amavano e la sera, grandi e piccini, si radunavano nel grande piazzale all’interno per le preghiere e per cantare allegramente le canzoni del tempo. Non a caso quindi quella piazza veniva chiamata da tutti la “Corte Celeste”. Altra particolarità è dovuta al fatto che il Maso è situato metà sul comune di Novaledo e l’altra metà su quello di Levico Terme. Si dà il caso che

 di Mario Pacher

uno dei suoi abitanti, Eugenia Bertoldi passata a nuova vita nel marzo 2011 alla soglia dei suoi 108 anni, aveva la cucina sul comune di Novaledo e la stanza da letto su quello di Levico. Qualche dato storico sul Maso. Le prime notizie su questa località risalgono a quasi mille anni fa, esattamente al 31 maggio dell'anno 1027, quando a Bressanone venne redatto l’atto di fondazione del Principato Vescovile di Trento. Il Maso San Desiderio sarebbe stato costruito ancora prima dell’anno Mille, al tempo dell'Imperatore Enrico II^, il salico, quando fu costituita la Contea di Trento quale feudo del Romano Impero. In quei tempi remoti già esisteva ed era usato come "rifugio" ai passanti carrettieri trasportatori di merci che transitavano lungo la Valsugana. Qui sostavano nell'ampio cortile dove facevano riposare i cavalli mentre loro prendevano cibo nella modesta locanda gestita dai "Padri Ospedalieri" sotto il Vescovado di Feltre. Passavano la notte e al mattino seguente proseguivano per la loro strada. Non è certo, ma si crede, che durante la gestione della locanda fossero stati proprio loro, i Padri, a riservare una parte della casa per poter esercitare il culto delle Fede Cristiana. Cosìnacque la piccola chiesetta che i Padri misero sotto la protezione di San Desiderio e che ancora oggi, in alcuni locali abbandonati, si possono osservare sculture di chiara ispirazione religiosa. A quella chiesetta venivano anche gli abitanti della vicina Campiello e fino al 1737 anche quelli di Novaledo, allorquando fu costruita la parrocchiale del paese.

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GUARDANDO L’UNIVERSO E LE STELLE L

’Osservatorio del Celado si trova su un cucuzzolo dell’altopiano del Tesino, a poco meno di 8 chilometri dal paese di Castello, sulla strada provinciale 212 che porta ad Arsié. Ha aperto i battenti 8 anni fa, esattamente il 20 marzo del 2010. Ma quando si parla dell'Osservatorio del Celado non si può fare a meno di accostarlo all’Unione Astrofili Tesino e Valsugana, una realtà nata nel 2000 a Castello Tesino. In tutto 16 i soci fondatori con in testa un obiettivo chiaro e preciso: costruire in Valsugana una struttura astronomica. Con Giancarlo Favero anche gli astrofili trentini Paolo Marchelli, Italo Dalmeri, Mirko Elena, Christian Lavarian e Claudio Pernechele ed il geologo Giorgio Jobstraibizer. Oggi in Celado ci sono diversi telescopi. Quello principale è un riflettore in configurazione Newton, dotato di uno specchio principale da 800 mm di diametro e 3200 mm di focale (N800). Ha sei posizioni focali dove trovano posto una camera CCD per immagini del cielo profondo al fuoco di 3200 mm,

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una Canon 350D per fotografare galassie e nebulose, uno spettrografo Lhires III con due reticoli, oculari per l'osservazione visuale ed una camera planetaria Imaging Source DKF 31AU03 a colori. In parallelo al telescopio principale sono presenti in Celado anche un rifrattore di diametro 150 mm e 1200 mm di focale (R150) dedicato all’osservazione diurna del Sole ma anche della Luna, Mercurio e Venere; c’è anche un Coronado (R40) per osservare il Sole in luce dell’idrogeno (H-alfa) ed uno da 66 mm di diametro (R66) per fotografare ampie regioni del cielo. Il telescopio principale è entrato in funzione tra il 16 e il 18 febbraio del 2010. Una delle prime persone a visitare l’Osservatorio è stata la professoressa Margherita Hack. L'osservatorio può ospitare contemporaneamente fino a 60 persone. Al pianterreno l'edificio contiene un'aula con 30 posti a sedere, nella cupola, all’ultimo piano, il telescopio dal diametro di 7 metri. Ciascuna visita dura 2 ore, una dedicata all’osservazione telescopica, una alle lezioni. Di giorno si possono osservare il Sole, la Luna e i pianeti Mercurio e Venere. Di notte i corpi celesti più spettacolari della stagione (Luna e Castello Tesino: parte del consiglio direttivo dell'UATV da sinistra pianeti, se presenti, Giancarlo favero, M.Rita Baldi, Michele Miconi e Roberto Broccato

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ammassi stellari aperti e globulari, nebulose, galassie). Le lezioni riguardano i moti apparenti e reali del Sole, della Terra e dei pianeti, il tempo e le stagioni, il Sistema Solare, le stelle, la Via Lattea, le altre galassie e l’Universo. Agli studenti delle superiori viene presentata la moderna

astrofisica, i corpi del Sistema Solare studiati dalle sonde automatiche, le stelle (massa, raggio, luminosità, distanza) e la loro evoluzione. Giancarlo Favero oggi è il responsabile scientifico dell’Osservatorio. Ma in passato ne è stato il direttore, ruolo ricoperto oggi da Roberto Broccato. Ha ricoperto anche la carica di presidente dell’Unione Astrofili Tesino e Valsugana, incarico, quest’ultimo, dal 2016 affidato a Michele Miconi. Veronese di nascita ma residente a Padova per 30 anni ha lavorato all’Università patavina ed è stato presidente dell’Unione Astrofili Italiani. Ogni estate, al 1948 al 1963, veniva per tre mesi a Castello Tesino. Nei primi anni 70 ha conosciuto Italo Dalmeri, un astrofilo


Margherita Hack all'osservatorio del Celado

di San Cristoforo, con cui ha iniziato a pensare all’idea di realizzare un osservatorio astronomico in Valsugana. Si doveva fare sulla Panarotta, poi quel progetto venne accantonato. Passano gli anni. Nel 1997 Favero incontra Claudio Pernechele. Tra i due nasce un’amicizia e, parlando con il sindaco di Castello Giorgio Dorigato, decidono di organizzare un ciclo di conferenze sull’astronomia. “Incontri che ebbero grande successo –ci racconta - tanto da far tornare a galla l’idea di un osservatorio in Tesino”. Detto e fatto. Quando nel 2000 diventa sindaco Ivan Boso, dalle parole si passa ai fatti, grazie ai fondi messi a disposizione dai Patti Territoriale. Da diversi anni è in pensione ed ancora oggi si occupa in prima persona dell’attività di ricerca. “Ci concentriamo, soprattutto,

di studiare gli asteroidi (NEO – Near Earth Objects) e, analizzando le loro orbite, verificare l’eventualità che in futuro possano colpire o sfiorare la Terra. Osserviamo le stelle variabili – prosegue Favero – e con lo spettrografo studiamo le stelle variabili e le comete”. Ricerche condotte insieme a Marina Campestrin e Riccardo Furgoni, per quanto riguarda gli asteroidi, e Mauro Facchin per le comete. Marina Campestrin si cura, in prima persona, anche dello spettografo. In Celado, in media, arriva oltre un migliaio di persone, di cui 200 studenti. Una attività che si intensifica soprattutto nel fine settimana estivi, da metà giugno a metà settembre, nelle giornate di venerdì e sabato. Visite concordate con l’Apt, serate di osservazioni con concerti musicali o precedute da escursioni organizzate in collaborazione con l’assessorato alla cultura e la biblioteca comunale di Castello Tesino. In programma diverse conferenze, di solito il lunedì sera. In occasione della Settimana

del Benessere, mercoledì 29 agosto è prevista anche una serata di meditazione sotto le stelle. L’Osservatorio, di proprietà del comune di Castello Tesino, è gestito in convenzione dall‘Unione Astrofili Tesino e Valsugana. Dal 2010 al 2013 ne è stato presidente lo stesso Favero a cui è succeduto nel 2013 Claudio Costa. Dal 2016 l’associazione, che oggi conta oltre 60 soci, è guidata da Michele Miconi. Fanno parte del consiglio direttivo Marina Campestrin (vice presidente), Maria Rita Baldi (segretaria), Arturo Franceschini (tesoriere) con Claudio Costa, Gastone Pacchetto e Roberto Broccato consiglieri. (M.D.) Tra la terra e le stelle

LE CRONACHE RONCEGNO

LA GUERRA DI PIERO

È

stato presentato presso la sala riunioni del comune di Roncegno, davanti a tanto pubblico, l’unico film girato in Valsugana inerente la Prima Guerra mondiale voluto dal Comune di Roncegno in collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento. Un lavoro realizzato ancora alcuni anni fa in località Cinque Valli nei pressi della chiesetta di Sant’Osvaldo a 1450 metri di altitudine, luogo di furiose battaglie dove persero la vita migliaia di soldati sia italiani che austroungarici e conosciuta proprio come “la battaglia di Sant’Osvaldo”. Il film, dal titolo la “Guerra di Piero” della durata di circa un’ora, è stato girato fra i trinceramenti e avamposti dove realmente si svolse la furiosa battaglia. E’ stato interpretato da una trentina di “attori” da tutta la Valsugana sotto la regia di Agrippino Russo, che hanno impersonato le figure militari dell’epoca ed il film è stato presentato dal bibliotecario Massimo Libardi. (M.P.)

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Che tempo che fa  a cura di Giampaolo Rizzonelli

MAGGIO 2018: UN MESE TRA I PIÙ PIOVOSI DI SEMPRE (QUANTO A GIORNATE DI PIOGGIA) E ANCORA CALDO

I

l 31 maggio è terminata la primavera meteorologica (Le stagioni dal punto di vista meteorologico iniziano il 1° del mese in cui iniziano quelle astronomiche, quindi la primavera va dal 1° marzo al 31 maggio). In questo articolo andremo ad analizzare il mese di maggio, che è stato molto piovoso, non tanto per la quantità di pioggia caduta, ma per il numero di giorni di pioggia (per giorno piovoso si intende giorno in cui cade almeno 1 mm di pioggia, 1 mm di pioggia per metro quadrato equivale ad un litro), a Levico Terme sono stati ben 20, valore che eguaglia quello del maggio 1939, ma non supera i 21 giorni di pioggia del giugno 2011.A pari merito col maggio 2018 si pone l’ottobre 1960, mentre al secondo posto abbiamo con 19 giorni piovosi il febbraio 2014, il giugno 1999, l’ottobre 1993 e il maggio 1971.Tuttavia a maggio non sono mancate anche le giornate in cui è caduta un po’ di pioggia ma non da arrivare a 1 mm di

Fig. 1

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precipitazione, sommando queste ultime alle 20 giornate sopra menzionate raggiungiamo i 24 giorni. Ma quanta pioggia è caduta a maggio? Sono caduti 179,4 mm, la media per il mese è di 112,0 mm e di 10 giorni piovosi. Da inizio anno sono caduti 458,8 mm a fronte di una media storica di 358,8, quindi siamo quasi del 28% sopra la media. Analizzando i dati storici il maggio più piovoso fu quello del 1926 con 372,5 mm seguito dal 2013 con 324 mm, il meno piovoso quello del 1990 con soli 18,8 mm. In fig. 1 grafico con i giorni piovosi a Levico Terme degli ultimi 30 anni, dove spicca il maggio 2018 sopra tutti. Per quanto riguarda l’Italia, in fig. 2 (fonte CNR/ISAC) sono riportate le differenze di precipitazioni del mese di maggio rispetto al trentennio 1971/1990. In particolare prendendo in considerazione il periodo 1800-2018, il maggio 2018 è stato il 20° più piovoso,

con precipitazioni superiori del 63% alla media 1971/1990. Anche se, come si evince dalla cartina, le precipitazioni sono state particolarmente abbondanti su Sardegna e Centro Italia, mentre il Nord Italia risulta un po’ a “macchia di leopardo”. Il maggio con maggiori precipitazioni fu quello del 1879 (+124% rispetto alla media), mentre quello più siccitoso il maggio 1979 (-63% rispetto alla media). Per quanto riguarda le temperature nella tabella a lato sono riportati i valori medi e assoluti rilevati a Levico Terme Quindi un mese di maggio più caldo della media di 0,8°C e con una media delle massime superiore di 0,4°C a quella del caldissimo mese di aprile 2018 (questo per ribadire quanto caldo è stato l’aprile di quest’anno). Sempre secondo i dati forniti dal CNR/ISAC, anche per quanto riguarda

Fig. 2 Precipitazioni Italia maggio 2018 (differenze rispetto a media 1971/2000)

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l’Italia nel suo complesso, il maggio 2018 è stato particolarmente caldo, come illustrato in figura 3, dove è evidente che, fatta eccezione una piccola porzione della Sicilia, tutte le regioni hanno fatto registrare valori medi di temperatura superiori ai valori normali del trentennio 1979/2000. La differenza di temperatura media mensile di maggio 2018 è stata addirittura di +1,76°C rispetto ai valori 1979/2000. Analizzando i dati dal 1800, il maggio 2018 è stato il 13° più caldo. Il maggio 2003 fu più caldo di 1°C rispetto al maggio 2018, ma il maggio 1836 fu più freddo di ben 5,88°C.

Fig. 3 Temperatura media Italia maggio 2018 (differenze rispetto a media 1971/2000)

Ulteriori informazioni e statistiche sul sito: www.meteolevicoterme.it Elaborazioni di Giampaolo Rizzonelli anche su dati forniti da Meteotrentino Provincia Autonoma di Trento e Fondazione Edmund Mach.

PERIODO

MEDIA DELLE MASSIME

MEDIA DELLE MINIME

MEDIA MENSILE

MINIMA ASSOLUTA

MASSIMA ASSOLUTA

MAGGIO 2018

+21,7°C

+10,5°C

+16,1°C

+4,1°C

+29,1°C

VALORI NORMALI ED ESTREMI

+21,3°C

+9,3°C

+15,3°C

-0,1°C (1997)

+34,5°C (2009)

LE CRONACHE VIGOLO VATTARO

IL CORO SAN ROCCO

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ra i vari gruppi che animano gli ospiti di Casa Santa Maria a Vigolo Vattaro, vogliamo ricordare anche il Coro San Rocco che stagionalmente, per quattro volte all’anno, si reca per far trascorrere agli oltre 50 ospiti un allegro pomeriggio all’insegna della musica. Si tratta, come ci ha testimoniato l’animatore e componente del coro Umberto Failo, di un gruppo di circa 18 elementi, al femminile in particolare, che con il suo nutrito repertorio di oltre un centinaio di canzoni, soprattutto romantiche e sentimentali, si presta a rallegrare gli ospiti non solo di Casa Santa Maria ma anche di altri Istituti per anziani di tutto il Trentino. “Siamo un’appendice del Coro Vigolana, ci dice ancora l’animatore Umberto, e la nostra sede è presso il gruppo Anziani di Vigolo Vattaro guidato da Maria Rosa Tamanini. Una delle fondatrici del coro sarebbe stata, più di dodici anni fa, la signora Irma Demattè”. Direttrice ed istruttrice è ora la signora Savina Oberosler che suona pure la fisarmonica. Una canzone dal titolo “Voci Sottili”, sarebbe stata composta dalla figlia Irene Oberosler che prima della mamma aveva diretto questo complesso di voci per circa quattro anni. L’ultimo recente concerto è stato quello di domenica 17 giugno scorso al quale abbiamo partecipato e riscontrato l’ottima preparazione sempre per merito, come afferma anche l’animatrice di Casa Santa Maria Luisa Tamanini, dell’impegno e professionalità della signora Savina. (M.P.)

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o d n a l l e r e h c o i G

Cristini io iz r u a M a cura di

HO FATTO 13 ! Il testo qui sotto include 13 errori grossolani: sfidiamo i nostri Lettori a riconoscerli e... "Bravo!" a chi li trova subito.

LA VALSUGANA La Valsugana è una valle trentina che confina con le province venete di Verona e Vicenza. La sua estremità occidentale è nei dintorni di Trento e, seguendo il corso del fiume Brenta, termina nei pressi di Bassano del Grappa. Lo stesso fiume Brenta incide la valle scorrendo dalla sorgente (Laghi di Levico e Caldonazzo) verso il Mar Tirreno, dopo un percorso costeggiato da antiche ville patrizie. Il nome della valle è di origine latina (Valle di Ausugum, antico nome del paese di Borgo Valsugana). Altre valli nella zona sono la Valle dei Mocheni, la Val Gardena e l'Altopiano del Tesino. Roncegno e Levico Terme sono note località che sfruttano le locali acque salso-bromo iodiche per curare le anemie. Dal punto di vista storico la valle è stata contesa dai conti del Tirolo, dal Principato Vescovile di Trento e dalla Repubblica di Venezia. Il suo ruolo strategico è testimoniato dalla presenza di numerosi castelli: fra i meglio conservati spiccano Castel Vigolo, Castel Telvana, Castel Thun e Castel Ivano. Dopo il dominio dell'Impero Asburgico, al termine della prima guerra mondiale, tutta la zona passò all'Italia. L'impatto della Grande Guerra sulla valle è evidenziato dai resti di numerose opere fortilizie militari: Forte Alamo (o di Col de le Bene), Forte Vezzena, il Tincerone di Grigno, Forte Tenna, Forte Verle. Tutta la vallata è percorsa dalla Strada Statale n.67 e dalla linea ferroviaria elettrificata che collegano entrambe Trento a Bassano del Grappa. Fra i frutteti e i campi di mais della valle si snoda una pista ciclabile che partendo da Pergine, consente di pedalare comodamente sino a oltre Lavis. L'economia valligiana è basata sul turismo lacustre-termale e sulla coltivazione di meloni, di mais pregiato della varietà locale Spin e di piccoli frutti di sottobosco. Le risorse minerarie (Calceranica per l'estrazione della pirite e Roncegno, località Cinque Valli, per i minerali argentiferi) da tempo non sono più sfruttate. Particolari attrazioni turistiche sono il percorso Arte Selva presso Borgo Valsugana, il Museo del paracarro a Canezza, la Casa degli Spaventapasseri a Pieve Tesino, il Museo della Grande Guerra a Borgo Valsugana. La valle ha dato le origini a illustri personaggi, il più noto dei quali è Antonio De Gasperi.

SOLUZIONI NR. DI GIUGNO 2018

Leggendo di seguito le lettere nelle caselle color verde, otterrete il nome del Palazzo di Trento sede dell'Enoteca Provinciale. ORIZZONTALI: 1. Frazione di Levico Terme... via là! - 7. Dermatiti alle quali giovano le cure termali di Levico e Roncegno - 11. Scottati - 13. Così puo terminare un participio passato - 14. Se è preceduto da pata è un grosso guaio! - 15. Un comune esame cardiaco (sigla) - 17. Il tuonare dei cannoni - 20. Il cantante-menestrello di “Alla fiera dell'est” (iniz.) - 22. Sono uguali negli Zulù 23. Spazioso, luminoso - 24. Un... alloggio per Brune Alpine e Frisone - 26. Vi nacque Garibaldi 27. Infestati come i vecchi mobili - 28. Nel cuore della pazzia - 30. Molti alberghi esteri la fanno trovare sul comodino - 31. Lo è il batterio del botulino - 35. La città di Giulietta (sigla) - 36. Evidenziata con la matita colorata - 38. Vende vini pregiati - 39. Cantava “E' arrivata la bufera, è arrivato il temporale,...” (iniz.) - 40. Dante li trova immersi nello Stige - 44. Ne' mie ne' sue - 47. E' il più grosso predatore marino - 48. Comune del Garda trentino - 50. Pronome personale maschile - 51. Nota fotocamera della Canon - 52. Il capostipite dei Moser ciclisti.

VERTICALI: 1. Il numero della S.S. della Valsugana - 2. I leggendari specchi di Archimede - 3. Ridotto in minutissime goccioline - 4. Parola che apre il “Cinque maggio” - 5. Capoluogo del Polesine (sigla) - 6. All'interno, non oltre - 7. C'è chi non la dimostra - 8. Il ricordo di una ferita - 9. La seconda desinenza verbale - 10. Metter in seri pasticci - 12. Superfici terriere - 16. Nome con cui vengono indicate le varietà agrarie di piante coltivate - 18. Modelli non rifiniti di un'opera, eseguiti in scala più piccola - 19. E' un indice di sensibilità alla luce delle pellicole fotografiche - 21. Il cognome di Rocky - 24. Il suo vaccino ha eliminato la poliomielite dal Mondo - 25. Lo Space utilizzato in varie missioni nel Cosmo - 29. Fendere il mare con la prua della nave - 32. La Valle di Tassullo - 33. Zona del cuneese a vocazione enoica a sinistra del Tanaro - 34. Serpe innocua, lunga e aggressiva, comune sulle Alpi - 37. Disciplina del motociclismo che... non conosce ostacoli! - 41. Organizzazione paramilitare che combattè in Algeria negli anni '50 - '60 (sigla) - 42. Ha la struttura a doppia elica (sigla) - 43. E' proprio pieno di animali! - 45. Iniziali di Gregoretti, il regista - 46. Precede Alamein - 49. Sigla del gadolinio.

QUESITO A SCHEMA Soluz.: il caffè

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Il numero di luglio/agosto di Valsugana News è stato chiuso in redazione il 2 luglio 2018


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