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Punti di Vista
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Matteo Simone
Maratoneti e ultrarunner Aspetti psicologici di una sfida
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Prima Edizione: 2019 ISBN 9788899566166 © 2019 Edizioni Psiconline - Francavilla al Mare Psiconline® Srl 66023 Francavilla al Mare (CH) - Via Nazionale Adriatica 7/A Tel. 085 817699 Sito web: www.edizioni-psiconline.it e-mail: redazione@edizioni-psiconline.it Psiconline - psicologia e psicologi in rete sito web: www.psiconline.it email: redazione@psiconline.it I diritti di riproduzione, memorizzazione elettronica e pubblicazione con qualsiasi mezzo analogico o digitale (comprese le copie fotostatiche e l’inserimento in banche dati) e i diritti di traduzione e di adattamento totale o parziale sono riservati per tutti i paesi. Finito di stampare nel mese di maggio 2019 in Italia da Services4media srl Bari (BA) per conto di Edizioni Psiconline® (Settore Editoriale di Psiconline® Srl)
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INDICE
Prefazione
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Presentazione
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1. Esperienze di Maratoneti 1.1 Gestire un obiettivo agonistico come la maratona, nella vita di tutti i giorni 1.2 Dario Santoro, Campione Italiano Maratona 2015: purtroppo lo sport non mi dà da vivere 1.3 Orlando Pizzolato, la gara della vita: vittoria alla Maratona di New York 1985 1.4 Silvio Trivelloni, maratoneta: la testa è il vero motore del nostro corpo 1.5 Francesco Fagnani: Maratona di Valencia, mi sono nutrito di amore, 2h34’41” 1.6 Francesco Bona: essendo l’atletica il mio “lavoro” ho dovuto rinunciare allo sci 1.7 Mimmo Ricatti: ho avuto molte fortune. Una di quelle è stata fare del mio sport un lavoro 1.8 Maratona di Berlino PB 2h14’28”, esperienza fantastica, mi emoziono tuttora 1.9 Patrick Kahoro, runner: ogni paio di scarpe è utilizzato da due atleti
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1.10 René Cuneaz, Maratona 2h15’32”: mi sento un dilettante abbastanza forte 2. Il mondo delle ultramaratone 2.1 Faticare senza esagerare 2.2 Giuseppe Mangione, come il vino buono, nel 2016 chiude 100 km del Passatore in 10h30’ 2.3 Ernesto Venditti, la gara della vita: la Marathon des Sables e il Passatore 2.4 Felice Russo: alla veneranda età di oltre 60 anni ho iniziato a correre 2.5 Luca Giglioni, ultrarunner e organizzatore di gare 2.6 A seguito di infortuni ritornare all’ultramaratona ancora più forte 2.7 Manifestazione di 24 ore di corsa chiamata Popof Day and Night 2.8 Ultramaratona non è solo muovere le gambe, ma usare la testa 2.9 Affrontare un’ultramaratona: imparare a gestirsi ritmo, cibo e idratazione 2.10 Carlo Ascoli, ultrarunner: ho iniziato a correre a 18 anni perché pesavo 100 kg 2.11 Omar Atzori: maratone e ultra, un viaggio introspettivo meraviglioso 2.12 Pisano Romualdo, ultrarunner: è solo la testa che può portarti al traguardo 2.13 Massimo Pisetta, Passatore: questa gara è un po’ come fare una seduta in analisi
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3. Il fantastico mondo dell’Ultratrail 3.1 La consapevolezza di dover armonizzare mente e corpo 3.2 Il mondo dell’ultratrail è sorprendente 3.3 Mauro Vicini: lo sport che mi rappresenta al 100% è l’alpinismo 3.4 Clement Molliet, medaglia di bronzo nel 2015 al Campionato Europeo Sky Trail 3.5 Massimo Guidobaldi: la mia autostima cresce dopo ogni gara portata a termine 3.6 Gabriele Lilli: importante scollegare la testa dal corpo negli sport di endurance 3.7 In gare di 30 ore o 6 giorni succedono tante cose che non saprei da dove iniziare 3.8 Enrico Mandile, gara della vita: la più dura, la 100 miglia del Magredi 3.9 Gianni Girod: se ci sono con la testa, il fisico ha delle risorse incredibili! 3.10 Paolo Barnes, runner: la gara più bella? La prima volta che vinsi il Cromagnon 3.11 Juan Pablo Savonitti: la mia prima 100 km, da quel momento è diventata una droga
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4. Sfide 4.1 Cosa spinge un atleta a realizzare dei record 4.2 Tirelli: raggiungere 100 maratone potrebbe essere la mia prossima tappa 4.3 Gianluca Di Meo: vorrei attraversare l’Alaska con la slitta in autosufficienza 4.4 Bogdan Chiorean: il limite non ce l’ho, detengo tre record mondiali
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4.5 Roldano Marzorati, 58 anni: Campione Italiano corsa a piedi 48 ore 4.6 Il sogno di un atleta non vedente: Maratona nel Deserto, Ironman e Passatore 4.7 Aurelia Rocchi e Michele De Benedictis vincono la 24 ore di Lavello 4.8 Fausto Parigi, ultrarunner: vincere quando non te lo aspetti, ultimo chilometro a 4’15” 4.9 Gustavo Jannini: la mia più grande conquista è la cima del Monte Aconcagua 4.10 Matteo Nocera: il sogno è conquistarmi un posto nella nazionale ultramaratona
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Bibliografia
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Ringraziamenti
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Si può assaporare completamente una situazione piacevole, senza dispiacersi quando finisce perché si comprende che ogni cosa è destinata a passare William Hart
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PREFAZIONE
Lo scopo primario di una prefazione è di metterne in risalto gli aspetti più significativi dell’opera in questione, al fine di stimolare la curiosità del lettore. In parole povere, è un buon aperitivo prima di un lauto pranzo! “Maratoneti e Ultrarunner” di Matteo Simone, è un pranzo non solo pantagruelico ma soprattutto da Gourmet e sono certo soddisferà appieno il sano appetito degli appassionati della corsa ma non escludo possa saziare anche la curiosità dei non praticanti di questo sport che per gli “addetti ai lavori” è reputato vitale. Il mondo dei maratoneti e degli ultramaratoneti, del quale con infinita modestia ed altrettanto orgoglio fa parte anche il sottoscritto, in questo bel volume, viene messo al setaccio, attraverso un corposo “dossier” di interviste concesse all’autore da un variegato e nutrito gruppo di atleti. Atleti, professionisti e amatori, che sono protagonisti di una policroma narrazione fatta di eventi, pensieri, sensazioni, confessioni, traguardi e ambizioni, sogni, insomma un “puzzle” stimolante e “verace” al tempo stesso nel quale penso ci ritroviamo un po’ tutti, campioni e non, anche perché c’è chi sostiene in un’intervista che “Nella maratona siamo tutti campioni, dal primo all’ultimo che arriva!”. Bello questo libro, dove l’ego dell’atleta diviene epicentro assoluto, intrigante ed esplicativo per un attento lettore, non oso immaginare cosa possa aver suscitato nell’autore, affermato e stimato psicologo. Massimo Pisetta (Scrittore, ultrarunner) 11 Edizioni Psiconline © 2019 - Riproduzione vietata
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PRESENTAZIONE
Da un po’ di tempo mi occupo di psicologia dello sport e già in passato ho scritto dei libri in merito, inoltre ho avuto la possibilità di trascorrere un periodo di circa 4 mesi nell’anno 2010 presso un centro sportivo, avendo l’opportunità di conoscere alcuni atleti e tecnici per improntare un lavoro di allenamento mentale, come richiesto dal tirocinio del master di 2° livello di Psicologia dello sport presso l’Università del Foro Italico. L’attività è stata interessante e molto richiesta da atleti e tecnici; ho avuto modo di conoscere diversi di loro e restare in contatto, per cui mi è capitato di chiedergli di rispondere a un questionario, volto ad approfondire gli aspetti che fanno sperimentare benessere nella pratica sportiva e valutare le loro modalità di affrontare lo sport e gestire le situazioni. Questo mi permette di approfondire personalmente il mondo della psicologia dello sport e di scrivere alcuni testi. Il questionario risulta utile anzitutto agli stessi atleti, per coloro che sono intenzionati a rispondere è un esercizio di autoconsapevolezza, è una modalità di esprimersi e mettere per iscritto le loro sensazioni, obiettivi, passioni. Per me è un’occasione per approfondire l’argomento. Per alcuni dei quali ci sono stati i presupposti di scrivere un articolo, è stata una modalità di renderli visibili e un ritorno di immagine per gli stessi. Già nel 2008 mi sono appassionato al mondo delle ultramaratone e intervistai alcuni partecipanti ad un Campionato Mondia13 Edizioni Psiconline © 2019 - Riproduzione vietata
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le di Ultramaratona svoltosi in Italia, la 100 km degli Etruschi, dove l’italiano Giorgio Calcaterra vinse il titolo mondiale individuale e la squadra maschile italiana salì anche sul podio. Le video-interviste riportate nel mio primo libro del 2011 dal titolo Psicologia dello sport e non solo illustrano il mondo dei partecipanti a gare lunghissime di corsa a piedi. Importante è un’elevata autoconsapevolezza delle proprie risorse personali e dei propri limiti nella pratica degli sport di resistenza, che diventano un ottimo insegnamento di vita per affrontare le fatiche di tutti i giorni. Sarebbe indicato un approccio meditativo soprattutto per la gestione delle crisi e degli infortuni che come arrivano così se ne vanno, quindi bisogna essere cauti e sereni. Le persone mettono in atto un’ampia variabilità delle risposte individuali di fronte a crisi, infortuni, sconfitte: alcuni soccombono, alcuni appaiono resilienti, altri (pochi) si mostrano addirittura rafforzati dall’aver affrontato con successo stress e avversità. La Resilienza e l’Autoefficacia sono concetti importanti nella psicologia dello sport, ma anche nella vita in generale, per raggiungere i propri obiettivi in qualsiasi campo. Il termine Resilienza deriva dalla metallurgia; indica la proprietà di un materiale di resistere a stress, ossia a sollecitazioni e urti, riprendendo la sua forma o posizione iniziale (immaginate di schiacciare una pallina da tennis), le persone resilienti possono affrontare efficacemente momenti o periodi di stress o disagio. Walsh (2003) la definisce come «l’abilità di resistere e far fronte alle sfide distruttive che a volte la vita impone, l’abilità di lottare, superare gli ostacoli e andare avanti del soggetto al fine di poter vivere e amare pienamente». 14 Edizioni Psiconline © 2019 - Riproduzione vietata
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È quello che avviene negli sport di endurance, resistere e andare avanti, lottare con il tempo cronologico e atmosferico, con se stessi, con i conflitti interni; a volte sei combattuto e indeciso, tentato a fermarti, riposare, rinunciare. Importante è amare sempre se stessi, la vita, e avere un’elevata passione e forte motivazione in quello che si fa. Gli atleti sperimentano sicurezza nel riuscire a portare a termine tali competizioni estenuanti, sentono di valere, di avere forza mentale, di saper prendere decisioni, di percepirsi leader, in sostanza aumenta l’autoefficacia personale nell’ambito sportivo, si sentono riconosciuti dagli altri, si scoprono di possedere capacità insospettate: l’ultracorsa diventa una palestra di vita. Gordon (1995) pone l’enfasi «sull’abilità di crescere bene, maturare e aumentare le proprie competenze di fronte alle circostanze avverse». Quindi è importante sperimentare, provare, trovare soluzioni. Si impara a superare qualsiasi ostacolo, a valutare che per ogni problema c’è almeno una soluzione; tale soluzione ti porterà al traguardo finale, ti permetterà di superare gli imprevisti e tollerare le sofferenze, che comunque diventano passeggere. La persona resiliente tende a “leggere” gli eventi negativi come momentanei e circoscritti, e ritiene di possedere un ampio margine di controllo sulla propria vita e sull’ambiente che lo circonda (locus of control interno: dipende da me). Di fronte a sconfitte e frustrazioni questi individui sono capaci di non perdere la speranza (traggono insegnamenti). L’essenza della vita è sperimentare le proprie capacità personali, misurarsi con l’impossibile, l’incerto; sfide continue per entrare dentro se stessi e fare un viaggio interiore alla ricerca di se stessi, per conoscere se stessi e le proprie possibilità; la capacità di rialzarsi sempre quando si casca, quando ci si infortuna. È importante, per il benessere e per sviluppare la resilienza, 15 Edizioni Psiconline © 2019 - Riproduzione vietata
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moltiplicare le esperienze positive. Le esperienze positive e piacevoli forniscono energie per mantenersi forti nelle circostanze avverse. La passione è un motore potente che riesce a mobilitare le energie occorrenti per portare a termine qualsiasi impresa con qualsiasi condizione. Con la forte passione e la giusta motivazione si può avere la capacità di gestire momento per momento eventuali imprevisti o crisi nonché andare avanti nello sport e nella vita. Essere resilienti implica il percepire al tempo stesso il dolore e il coraggio, affrontando le difficoltà, grazie alle proprie risorse personali, relazionali e contestuali. La pratica dell’ultramaratona permette di conoscere e scoprire delle risorse interne, che in situazioni ordinarie sono insospettabili. Le persone dotate di alta resilienza sono flessibili, sanno adattarsi con prontezza a nuove situazioni. L’adattamento graduale a situazioni di estremo stress psicofisico permettono di esprimere delle caratteristiche che hanno a che fare con la tenacia, la determinazione, la resilienza, che accrescono la forza mentale per andare avanti, per raggiungere un obiettivo prefissato, per superare eventuali crisi lungo il duro percorso. Il non fermarsi davanti a imprevisti, il non mollare, il “piegarsi ma non spezzarsi”, l’essere resilienti, permette di rialzarsi più forti e determinati di prima, consente di ricominciare con più entusiasmo, con più coraggio, con più esperienza, con più sicurezza. È importante essere consapevoli nel “qui e ora” di quello che si fa, momento per momento, facendo ogni cosa con la massima attenzione e concentrazione, non lasciando niente al caso, curando i minimi particolari, senza distrazioni. Attraverso l’ultracorsa scendi nel profondo di te stesso, fai un 16 Edizioni Psiconline © 2019 - Riproduzione vietata
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viaggio interno, che ti permette poi, quando rimetti i piedi sulla terra, di sperimentare una sicurezza personale rispetto a quello che sei e quello che fai, senza badare a eventuali giudizi altrui. Alcune testimonianze degli ultramaratoneti: Marco Zanchi: «La capacità di affrontare i problemi e le difficoltà in gara ti possono essere d’aiuto anche nella vita quotidiana!». Silvio Cabras: «Avendo un carattere molto timido e introverso, socializzare mi ha dato la possibilità di aprirmi! ». Mario: «Beh, che dire, mi sono rinforzato nella vita quotidiana». Giuliano Cavallo: «Diventare più forte caratterialmente ed essere sempre ottimista». Efisio Contu: «La calma che non sapevo di avere; sino a prima di iniziare questo sport ero sempre in tensione, tutto e subito, ora invece con calma e serenità tutto è possibile». Iolanda Cremisi: «Ho trovato in me stessa una forza incredibile, e anche nella vita di tutti i giorni ho imparato ad avere pazienza e a riuscire a sopportare situazioni difficili». Matteo Colombo: «Ho imparato a gestire e a controllare le mie emozioni e miei stati d’animo soprattutto nei momenti di difficoltà e debolezza... Per me correre significa anche migliorarmi in qualità di persona nel mio quotidiano e nella mia vita privata, lavorativa, sociale, famigliare, ecc.». Cristian Zambon: «Molto più paziente e il superare con più facilità qualsiasi problema della vita, eliminando il superfluo». Insomma, correre per lunghe distanze con se stessi e con gli altri, affrontando diverse situazioni e superandole se non alla prima volta, nelle volte successive, fortificandosi sempre di più, diventa un’autoterapia. Nico Leonelli: «Ho scoperto che se qualcosa nella mia vita 17 Edizioni Psiconline © 2019 - Riproduzione vietata
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non va come vorrei, è solo perché non ci ho messo la giusta forza e determinazione». Maria Moramarco: «Ho scoperto di avere tanta pazienza e determinazione. CORRERE è un po’ come fare terapia, scopri te stesso e riconosci debolezze, pregi e difetti; hai una visione di vita diversa da quella che hai vissuto prima». L’ultracorsa aiuta a essere più produttivi al lavoro, più collaborativi, più altruisti. Filippo Poponesi: «Che sono uno tenace, uno che non molla. Che se mi pongo un obiettivo, riesco a trovare la motivazione per raggiungerlo, anche sopra le mie stesse forze. E quando organizzo incontri di lavoro con i miei collaboratori cerco di trasmettere loro questo messaggio, usando anche metafore podistiche. L’ultramaratona mi ha aiutato tantissimo ad accrescere l’autostima. Inoltre ha amplificato in me la voglia di aiutare gli altri». Gli atleti percepiscono maggior fiducia nel riuscire a portare a termine tali competizioni estenuanti; inoltre ritengono di valere, di avere forza mentale, di saper prendere decisioni, di sentirsi leader. In sostanza, aumenta l’autoefficacia personale nell’ambito sportivo, si sentono riconosciuti dagli altri, ma prima di tutto da se stessi. Si scopre di possedere abilità inaspettate e questo serve da insegnamento anche nella vita oltre che nello sport, s’impara a superare qualsiasi ostacolo. L’ultracorsa diventa l’attività che ti permette di andare avanti anche nella vita, più vai avanti nelle distanze e nelle difficoltà delle ultracorse, e più sei in grado di andare avanti nelle difficoltà della vita quotidiana, lavorative, famigliari.
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1. ESPERIENZE DI MARATONETI
1.1 Gestire un obiettivo agonistico come la maratona, nella vita di tutti i giorni «L’importante in una corsa non è il risultato finale, ma quello che senti mentre corri» Forrest Gump
La maratona, oltre a essere una prestazione sportiva agonistica, è un’esperienza. Percorrere una maratona non significa solamente cercare di vincere, cercare di fare la performance della vita, cercare di fare il record personale. Percorrere una maratona significa anche fare un’esperienza e cioè organizzarsi per partire, per andare in un posto, mettersi d’accordo con i compagni di viaggio, con gli eventuali amici da incontrare nel luogo della maratona. L’esperienza maratona significa sperimentare l’alimentazione pregara, preoccuparsi del tempo atmosferico, pensare all’abbigliamento adatto. L’esperienza maratona comprende la possibile partecipazione agli eventi collaterali, il presentarsi alla partenza, osservare e prestare attenzione al territorio che si attraversa, ai colori, alle abitazioni, ai corsi d’acqua, alla gente lungo il percorso, soprattutto ai bambini che applaudono e che aspettano che gli batti il “cinque” con il palmo della mano. 19 Edizioni Psiconline © 2019 - Riproduzione vietata
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Percorrere la maratona significa anche vivere l’esperienza di una giornata di eccessivo caldo oppure una giornata di pioggia, sentire l’acqua addosso, inzupparsi le scarpe nelle pozzanghere, insomma, osservare, sentire, percepire, giocare, tutto questo è anche maratona. La maratona, un obiettivo che va maturando nel corso degli anni. Ci si arriva per step, è importante la gradualità, l’impegno, l’adattamento progressivo. Bisogna sapersi monitorare nel corso del tempo, sapersi testare o farsi testare. È importante considerare la preparazione fisica, la preparazione nutrizionale, la preparazione mentale. L’allenamento per la maratona richiede un notevole impegno di tempo e di fatica fisica. Preparare una maratona diventa un investimento, di tempo e di energie fisiche, finalizzato alla miglior resa nel giorno della competizione. La preparazione va programmata con la massima accuratezza, considerando il proprio potenziale atletico relativo alle precedenti gare e ai precedenti programmi di allenamento. Va valutato il periodo di preparazione, estivo, invernale, per poter pianificare le uscite di allenamento più lunghe o più faticose. È auspicabile stilare un programma di massima di allenamento, che comprenda alcuni test importanti di allenamento o di gara, per valutare il grado di preparazione e in modo tale da capire i ritmi da poter sostenere nella competizione-obiettivo. La preparazione mentale può curare diversi aspetti, che contribuiscono alla migliore riuscita della prestazione. È importante partire dalla consapevolezza dell’atleta nell’impegno che si appresta a prendere. Si può invitare quest’ultimo a considerare le precedenti preparazioni a competizioni simili, tenendo conto di 20 Edizioni Psiconline © 2019 - Riproduzione vietata
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momenti di difficoltà, eventuali crisi, possibili infortuni, eventuali rinunce, e pensare a come sono stati affrontati e superati. Si può invitare l’atleta a confrontarsi con altri atleti che hanno sperimentato una preparazione simile, con persone più esperte. Si può invitare l’atleta a immaginare di visualizzare gli allenamenti più impegnativi, quando si svolgeranno, in quali condizioni atmosferiche, in quali percorsi, con eventuali amici di allenamento, in quali orari. Una volta fissato l’obiettivo-maratona, è importante per l’atleta prestare attenzione ai suoi allenamenti, alle sue sensazioni, è fondamentale sapersi ascoltare, capire quando e quanto si fatica, come si fatica, com’è la sua respirazione, come sente le sue gambe; è necessario accorgersi di ogni minimo fastidio e comprendere a cosa possa essere dovuto, in modo da poter intervenire in tempo e, rimediare per evitare di perdere importanti sedute di allenamento e compromettere la prestazione-obiettivo. L’atleta, durante l’allenamento per la maratona, dev’essere concentrato sui suoi bisogni e cercare di farli coincidere con l’obiettivo prefissato; può avere bisogno di partecipare a una gara durante il periodo di preparazione, ma dev’essere attento a non distrarsi dall’obiettivo programmato, quindi avere un occhio orientato al presente e uno al futuro prossimo. Una maratona, oltre a essere una competizione atletica è un esercizio fisico prolungato nel tempo che supera le 2 ore e che può protrarsi anche per 6-8 ore. Pertanto affrontare/sostenere questo sforzo protratto nel tempo comporta un allenamento fisico e mentale, direi una preparazione totale dell’essere umano, che include l’alimentazione, il corretto gesto atletico, una progettazione oculata degli allenamenti per un congruo periodo di tempo, che può variare dai 2 ai 6 mesi a seconda della preparazione di base, delle caratteristiche e delle ambizioni dell’atleta. 21 Edizioni Psiconline © 2019 - Riproduzione vietata
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Altro suggerimento è il credere in quello che si fa, essere convinti di ciò che si fa, visualizzare, soprattutto a inizio gara, di partire con il freno a mano tirato e rilasciarlo un po’ per volta, cercare di avere la sensazione di correre con il freno a mano leggermente sollevato in modo da non bruciare eccessivamente benzina già dai primi chilometri. Questi suggerimenti sono semplicemente delle proposte di piccoli cambiamenti che a qualcuno potrebbero essere utili, potrebbero fruttare una migliore prestazione.
1.2 Dario Santoro, Campione Italiano Maratona 2015: purtroppo lo sport non mi dà da vivere Il Campione Nazionale di Maratona, Dario Santoro, 25enne atleta di Manfredonia, contentissimo per il suo titolo, ma dispiaciuto per il crono alto rispetto alla sua migliore prestazione a causa di crampi che quasi lo invogliavano a fermarsi, risponde a un mio questionario, raccontando la sua passione e le sue motivazioni sportive. Ti sei sentito campione nello sport almeno un giorno della tua vita o sempre un comune sportivo? «Secondo il mio punto di vista ogni persona che pratica sport è un campione, perché si mette in gioco con se stesso! Io personalmente non mi sono mai sentito un campione, ma sempre un comune sportivo, certo con qualche abilità un po’ più spiccata rispetto ad altri miei coetanei, però sicuramente mi sento sempre un ragazzo a cui piace praticare lo sport per il proprio benessere e per sfidare le mie capacità fisiche!». Molto umile, Dario, si definisce un atleta comune, ma è ancora un talento non espresso al massimo. Come ha contribuito lo sport al tuo benessere? «Lo sport 22 Edizioni Psiconline © 2019 - Riproduzione vietata
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è un toccasana naturale, che non ha medicinale e cure imitabili, per raggiungere il proprio benessere fisico e mentale! Lo sport ha contribuito tanto al mio benessere mentale e fisico, soprattutto perché ti trasmette una forte autostima, e ti dà quella marcia in più per guardare tutte le cose della vita con gli occhi diversi e in modi diversi, cioè ti trasmette tanto ottimismo e tante motivazioni!». Dario dà tanto allo sport in termini di allenamenti, fatica, ma riceve tantissimo in termini di scuola di vita, di benessere. Come hai scelto il tuo sport? «Premetto che ho iniziato a praticare sport a 5 anni, anche perché mio padre è un grande amante di sport. La corsa l’ho iniziata a praticare all’età di 16 anni, però facevo solo gare a livello scolastico, perché il mio chiodo fisso – come per la maggior parte di ragazzi – era il calcio; infatti, l’ho praticato da 6 fino a 18 anni! La mia scelta verso questo mondo della corsa è stata una scelta dettata da forti motivazioni, che ti riesce a dare ogni volta che ti alleni oppure ogni volta che affronti una gara! L’ho scelto anche perché, grazie al mio professore di educazione fisica della scuola superiore che frequentavo, abbiamo iniziato a fare degli allenamenti extra scolastici due volte alla settimana sotto la sua guida, con i miei amici di squadra, vincendo anche il titolo regionale scolastico, approdando alle nazionali. Da lì ho capito che forse dovevo dare un po’ più importanza a questo sport, che mi regala emozioni e sensazioni fisiche che il calcio o qualsiasi sport di squadra non ti riesce a regalare!». All’inizio c’è bisogno di qualcuno che ti indirizza, che può essere un genitore, un professore, insomma qualcuno che si prenda cura di te, che ti prenda a cuore, che intravede delle 23 Edizioni Psiconline © 2019 - Riproduzione vietata
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qualità da coltivare; poi il resto viene da solo, con la passione e le emozioni che si sperimentano. Nella tua disciplina quali difficoltà si incontrano? «Nella mia disciplina si incontrano diverse difficoltà come in ogni sport, che sono infortuni, momenti in cui le motivazioni vengono meno a causa di periodi dove i risultati non arrivano. Allora è lì che entra in azione la forza mentale dell’atleta e la caparbietà, che non ti fa mollare! Per esempio, in una maratona – distanza dove mi cimento da pochi anni – si incontrano criticità a livello fisico, che possono essere crampi muscolari, oppure crisi di fame o carenza di zuccheri; queste difficoltà non le ho ancora conosciute e spero di non conoscerle mai, tranne i crampi muscolari che ho avuto nella mia ultima maratona, con i quali ho dovuto convivere per ben 11 chilometri, che sono i chilometri più fondamentali della gara, cioè gli ultimi. Lì è scattata in me la forza mentale di non mollare, e cercare nello stesso tempo di rilassarmi e portare a termine le fatiche! Per questo dico che nella corsa il 70% della performance è frutto della forza mentale dell’atleta, della giusta e corretta alimentazione, e del proprio benessere fisico!». Campione Italiano nonostante 11 chilometri con i crampi, ma Dario sa che sono tanti gli elementi del benessere e della performance, non solo talento e allenamenti fisici, ma anche affidarsi a un appropriato allenamento mentale e a un corretto stile di vita che comprenda un’alimentazione sana e idonea ad affrontare uno sport come la maratona. Quale alimentazione segui prima, durante e dopo una gara? «Di solito io seguo un’alimentazione abbastanza corretta, grazie anche al lavoro del mio amico nutrizionista Atanasio De Meo, che da anni mette a disposizione la sua professionalità e competenza per far sì che arrivi in gara nelle migliori condizioni 24 Edizioni Psiconline © 2019 - Riproduzione vietata
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fisiche a livello alimentare! Certo l’alimentazione varia a seconda della gara che affronto e della distanza che c’è da fare, ad esempio prima di una gara di 10 km mangio a colazione un thè con un caffè e quattro fette biscottate accompagnate dal miele o marmellata; poi a pranzo mangio un primo costituito da carboidrati, 100-120 grammi di pasta o in bianco o con il sugo, con un po’ di proteine; e anche a cena mangio carboidrati con proteine! La mattina prima della gara faccio una colazione un po’ più abbondante se la gara è verso l’ora di pranzo! Nel postgara mangio sempre o un po’ di carboidrati o proteine accompagnati a volte anche da un dessert! Se devo affrontare una maratona, eseguo durante la settimana che precede la gara un’alimentazione fatta dai primi tre giorni di scarico di carboidrati, mentre a metà settimana faccio il carico di carboidrati, mangiandoli sia a pranzo che a cena, accompagnati sempre da un po’ di proteine oltre a frutta e verdura!». Dario ha le idee chiare, non improvvisa, sa che per eccellere deve andare tutto alla perfezione, non deve trascurare il minimo dettaglio e non deve sottovalutare nessuna componente che incide nella performance sportiva. Quali sono le condizioni fisiche o ambientali che più spesso ti hanno indotto a non concludere la gara o a fare una prestazione non ottimale? «Per fortuna fino ad ora non è capitato numerose volte che mi sia fermato durante la gara o che non sia riuscito a portarla a termine, ma quelle poche volte che è successo sono state dovute a cadute oppure infortuni rimediati durante la prestazione, come slogature oppure forti crampi muscolari!». Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare sport? «In un’occasione mi sono trovato avanti a un bivio: continuare 25 Edizioni Psiconline © 2019 - Riproduzione vietata
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a fare questo sport o meno; scelta dettata dai numerosi infortuni e soprattutto da un infortunio serio, che non riuscivo a risolvere nonostante tutte le terapie del caso. Nell’anno 2011 avevo deciso di mollare tutto, poiché non riuscivo più ad allenarmi per via di una forte infiammazione tendinea che non riusciva a passare. Ogni volta che iniziavo a correre mi faceva fermare per il forte dolore, e fu così che un giorno telefonai a un mio amico fraterno ‒ di amici nella vita ce ne sono tanti ‒ ma di veri amici ce ne sono pochi, che riescono a capirti e a starti a fianco nel momento di difficoltà. Tra questi, “Michele Quitadamo’’ e la moglie; in particolare, il primo, ex atleta di Manfredonia, ha fatto sì che io non lasciassi questo sport, spronandomi tantissimo e accompagnandomi per un periodo durante tutti i miei allenamenti, nonostante le sue condizioni fisiche di peso non glielo permettessero! Sicuramente un importante ruolo nel continuare a praticare sport l’ha avuto la mia grande forza mentale di rimettermi in gioco e le enormi motivazioni che riesce a darmi questo sport!». Per essere campioni c’è bisogno di essere supportati da amici, famigliari, istituzioni, continuare a credere in quel che si fa e andare avanti con impegno e determinazione. Chi ha contribuito al tuo benessere nello sport? «Al mio benessere nello sport sicuramente ha contribuito la mia voglia di mettermi quotidianamente in gioco con me stesso allenando le mie capacità fisiche e mentali, dando un equilibrio costante a entrambe le cose!». Dario, nonostante la sua giovane età, non trascura l’aspetto mentale che gli permette di attraversare momenti bui. Qual è stata la gara della tua vita, dove hai dato il meglio 26 Edizioni Psiconline © 2019 - Riproduzione vietata
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di te o dove hai sperimentato le emozioni più belle? «Per me ogni gara fa parte di un pezzo di storia della mia vita e regala sempre emozioni belle, ma diverse l’una dall’altra; sicuramente ci sono gare dove si gioisce o dove si è più rammaricati per la performance. Per me tutte le gare che ho vinto sono le più belle, ma le più belle sono anche tutte le gare dove, pur non avendo vinto, so di aver dato il 100% di me stesso!». Qual è una tua esperienza che ti possa dare la convinzione che ce la puoi fare nello sport o nella vita? «Non ci sono esperienze che ti possano dare la convinzione di riuscire in qualcosa, la fiducia di potercela fare sia nello sport che nella vita bisogna averla dentro se stessi, cioè avere la determinazione; se va male pazienza, l’importante è che fino a quel momento una persona ci abbia creduto, abbia dato il meglio di sé e abbia avuto la convinzione di poterci riuscire!». Crederci sempre e andare avanti, la forza di volontà, l’impegno, la passione, la costanza sono le chiavi del successo. Quali caratteristiche hai? «Sinceramente le mie caratteristiche sono quelle caratteristiche di un ragazzo della mia età, che ha voglia di mettersi in evidenza in quello che fa, sia nello sport che nel lavoro, cioè la determinazione e la voglia di migliorarsi giornalmente!». Quali meccanismi psicologici ritieni ti abbiano aiutato nello sport? «A livello personale, la nascita di mio figlio mi ha fatto scattare quel meccanismo psicologico che si chiama Responsabilità. Da quel momento dentro di me è scattata una forza che non credevo di possedere, e quindi affronto tutto con più determinazione e impegno!». Praticando sport si possono fare delle scoperte e questo di27 Edizioni Psiconline © 2019 - Riproduzione vietata
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venta il valore aggiunto dello sport, l’apprendere insegnamenti essenziali anche nella vita, il formarsi e crescere come persona. Cosa pensano i tuoi famigliari e amici della tua attività sportiva tesa al benessere o alla performance? «Molti miei coetanei del paese dove vivo, ammirando il mio impegno costante e il mio benessere fisico sono stati trascinati anche loro nel fare una sana attività fisica, i miei famigliari sono i miei primi tifosi e quindi ho la loro piena ammirazione in quello che faccio!». Dario diventa anche un esempio per gli altri amici coetanei, riesce a coinvolgere giovani a fare questo sport, a non restare immobili. Cosa hai scoperto del tuo carattere nel praticare attività fisica? «Del mio carattere ho scoperto lati che non credevo di avere, certo sono cresciuto anche grazie alla mia esperienza in questo sport, cioè ora un infortunio rispetto a prima l’affronto con più ottimismo senza abbattermi e ritornando sempre più forte di prima! E sono aumentate anche l’autostima e la determinazione ad affrontare la vita!». Sport una scuola di vita per Dario, incrementa autoefficacia e resilienza per il benessere nella vita e la performance nello sport. Come è cambiata la tua vita famigliare e lavorativa nell’aver intrapreso un’attività sportiva costante e impegnativa? «Ho sempre fatto sport dalla mia tenera età e quindi a casa non ci stavo mai 24 ore su 24. Se durante l’arco della giornata riesci a organizzarti sicuramente riesci a dare spazio a tutto e a tutti». Quali sono le tue sensazioni pregara, in gara, postgara? «Le sensazioni pregara sono quelle sensazioni solite che sente uno sportivo prima della prestazione, cioè ansia, tensione, 28 Edizioni Psiconline © 2019 - Riproduzione vietata
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pensieri positivi, cercare di rilassarmi, oppure di distrarmi dalle cose negative, però c’è anche la convinzione che se ho lavorato bene sicuramente farò una buona gara! Postgara le sensazioni sono di essersi tolti un peso, di aver svolto il proprio dovere/ piacere e di colpo si ha la mente più libera e io stesso sono più rilassato con me stesso!». Dario ha acquisito tanta esperienza e sa riconoscere, senza preoccuparsi, le sue sensazioni ed emozioni pre, durante e postgara. Hai dovuto scegliere nella tua vita di prendere o lasciare uno sport a causa di una carriera scolastica o lavorativa? Per ora non mi sono ancora trovato avanti a questa scelta, perché purtroppo sono disoccupato, ma se mi troverò un giorno, avanti ad una scelta simile, “spero il prima possibile’’, sicuramente darei più importanza al lavoro rispetto allo sport; perché purtroppo lo sport non mi dà da vivere e io ho la necessità di portare avanti la mia famiglia avendo un figlio ed una moglie. Però questo non significa che lascerei lo sport, perché lo sport è vita e fa parte di me!». Dario ha le sue priorità, nonostante la sua giovane età ha già una famiglia da sostenere e quindi l’esigenza primaria è un lavoro redditizio che comunque non gli precluderebbe la possibilità di continuare a praticare sport ad altissimi livelli. C’è stato il rischio di incorrere nel doping nella tua carriera sportiva? «Il doping fa parte di quella società VIGLIACCA E SPORCA a cui piace avere risultati oppure raggiungere i loro scopi tramite scorciatoie, prendendo in giro prima se stessi!». Qual è un messaggio che vorresti dare per sconsigliare l’uso del doping? «Sicuramente il doping non fa bene; inoltre 29 Edizioni Psiconline © 2019 - Riproduzione vietata
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penso che chi si mette in gioco nello sport lo dovrebbe fare con le proprie forze!». Riesci ad immaginare una vita senza lo sport? «Personalmente no, lo sport è il miglior toccasana per combattere tutte le cattive abitudini alimentari, ed è un’ottima valvola di sfogo, è come fuggire quel paio d’ore dalla solita routine!». Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? «Gli infortuni si superano con una forte determinazione e con l’ottimismo nel guardare avanti, ed io penso che queste situazioni negative, in uno sportivo servono anche a fortificarlo a livello caratteriale!». Ritieni utile la figura dello psicologo dello sport? Per quali aspetti ed in quali fasi dell’attività sportiva? «Io penso che la figura dello psicologo nello sport abbia una grande importanza, su aspetti non indifferenti come la capacità di avere una forte autostima e di guardare le cose che ci accadono con ottimismo e durante le fasi negative che uno sportivo di solito attraversa, come infortuni oppure periodi dove le motivazioni vengono a mancare!». Quale può essere un tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi a questo sport fatto di fatica e impegno? «Il messaggio per i ragazzi che si vogliono avvicinare a questo sport fatto di fatica, impegno e sacrifici è che sicuramente la corsa è uno sport che regala emozioni uniche e ci fa avere anche più rispetto per il nostro fisico rispettando buone abitudini alimentari, e fa vedere e affrontare la vita con ottimismo e con positività». Quindi sport quale toccasana per il corpo e per la mente. Quali sono i sogni che hai realizzato e quali quelli da realizzare? «I sogni che ho realizzato nello sport sicuramente sono 30 Edizioni Psiconline © 2019 - Riproduzione vietata
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quelli di aver raggiunto i miei discreti risultati fatti, e i sogni da realizzare come in ogni sportivo sono tanti, ma il mio sicuramente è quello di essere sempre integro fisicamente per permettermi di continuare ad affrontare questo sport con il sorriso e crearmi un futuro con la mia famiglia!».
1.2 Orlando Pizzolato, la gara della vita: vittoria alla Maratona di New York 1985 Orlando Pizzolato, due volte vincitore della Maratona di New York (1984 e 1985) e 4° nell’edizione del 1986, ma ufficialmente 3°, perché il polacco arrivato secondo fu squalificato per positività doping. Un passato da campione, ora continua a lavorare nel campo dello sport, corsa e maratona in qualità di commentatore sportivo. Inoltre ha un suo sito dove cura i vari aspetti che incidono sulla performance e sul benessere della corsa. Orlando è stato gentilissimo a voler rispondere ad alcune mie domande e riporto di seguito alcune sue interessanti risposte. Come ha contribuito lo sport al tuo benessere? «La pratica costante dell’esercizio aerobico ha migliorato la mia efficienza fisica generale ed ha contribuito a farmi vivere piacevoli sensazioni ed emozioni. La corsa, pur diventata una professione, è sempre una passione sportiva». In effetti solo con la motivazione estrinseca non vai avanti, per il benessere personale, oltre al talento ed alle vittorie, ci vuole tanta passione in quello che fai. Come hai scelto il tuo sport? «Negli anni 70 non c’erano particolari scelte che non fosse il calcio, ma ero predisposto alle prestazioni aerobiche». Nella tua disciplina quali difficoltà si incontrano? «Fatica fisica e disagi vari, sia fisici sia mentali». 31 Edizioni Psiconline © 2019 - Riproduzione vietata
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Si mettono in conto le difficoltà, ma se davvero sei motivato, se hai passione, se ci credi, fai di tutto per superare qualsiasi difficoltà, c’è sempre almeno una soluzione per qualsiasi difficoltà. Quale alimentazione segui prima, durante e dopo una gara? «Quando la praticavo da professionista, seguivo l’alimentazione iperglucidica. Ora, da amatore è varia e non correlata all’attività sportiva». Quali sono le condizioni fisiche o ambientali che più spesso ti hanno indotto a fare una prestazione non ottimale? «Mi sono sempre adattato bene alle condizioni ambientali sfavorevoli, ed ho vinto numerose gare proprio in contesti ambientali alterati». Chi ha contribuito al tuo benessere nello sport o alla tua performance? «Sia il mio allenatore, sia i miei compagni di allenamento e anche una psicologa». Anche se si tratta di uno sport individuale e si è da soli in gara, dietro l’atleta c’è tutta una preparazione e dei professionisti che lavorano per te. È importante considerare i diversi aspetti che incidono sulla performance: i recuperi sono importantissimi come gli allenamenti duri e faticosi, così come fondamentali sono anche le indicazioni di un allenatore. A volte è importante anche affidarsi, per una consulenza o un ciclo di incontri, ad uno psicologo che utilizza una cassetta degli attrezzi cioè metodi e tecniche utili a seconda della fase della preparazione o l’aspetto da migliorare; inoltre sono importanti il nutrizionista o le persone care di riferimento, tutti lavorano per il benessere e la performance dell’atleta. Qual è stata la gara della tua vita? «Vittoria a NY 1985 e qualche altra». Qual è una tua esperienza che ti possa dare la sicurezza 32 Edizioni Psiconline © 2019 - Riproduzione vietata
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che ce la puoi fare nello sport o nella vita? «Essere in controllo delle mie sensazioni fisiche». Nelle esperienze di allenamento o di gara l’atleta sperimenta diverse sensazioni ed emozioni, non esistono buone o cattive sensazioni, l’importante è notarle, riconoscerle ed andare avanti, ognuno ha un suo stato di attivazione ottimale, ognuno ha il suo IZOF, il suo miglior stato di benessere attraverso il quale si può sperimentare il flow, una sorta di stato alterato di coscienza che ti permette di ottenere la peak performance. Quali capacità, caratteristiche, qualità hai dimostrato di possedere? «Concentrazione in generale». Per raggiungere l’eccellenza è importante un lavoro di Goal setting cioè di definizione di obiettivi e poi focalizzarsi e concentrarsi per quell’obiettivo, quindi una cosa per volta: ora c’è questa gara di importante. Quali meccanismi psicologici ritieni ti abbiano aiutano nello sport? «Autocontrollo». L’autocontrollo aiuta a gestire sia le vittorie che le sconfitte; è importante una sorta di approccio meditativo; importante valutare che tutto passa, sia la vittoria che la sconfitta; quindi focalizzarsi sul “qui e ora” è fondamentale. Cosa pensano i tuoi famigliari ed amici della tua attività sportiva? «Erano e sono favorevoli. In famiglia tutti praticano sport». Cosa hai scoperto del tuo carattere nel praticare attività fisica? «La possibilità di aumentare il potenziale, sia fisico sia psicologico». 33 Edizioni Psiconline © 2019 - Riproduzione vietata
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Come è cambiata la tua vita famigliare e lavorativa nell’aver intrapreso un’attività sportiva costante ed impegnativa? «Molto, visto che è stata la mia professione». Quali sono le tue sensazioni pregara, in gara, postgara? «Come puoi immaginare, sono varie e correlate al contesto: tensione nel pregara; concentrazione in gara; rilassamento nel postgara». Che consiglio ti andrebbe di dare a coloro che si trovano a dover fare scelte importanti nello sport? «Affidarsi a persone esperte nel caso di atleti potenzialmente forti. Agli amatori, di affrontare lo sport in maniera rilassata e mantenendo sempre il piacere e il divertimento, evitando le costrizioni delle prestazioni a tutti i costi e di essere a servizio del cronometro». Qual è un messaggio che vorresti dare per sconsigliare l’uso del doping? «Di considerare che i propri limiti sono ottimi stimoli per migliorare le capacità di reazione e di adattamento e che una volta messi gli abiti normali la vita non deve essere condizionata dalla parentesi dello sport». Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? «Pensando alle soluzioni che avrei dovuto e potuto adottare per far fronte e gestire gli aspetti che mi hanno condizionato». Ritieni utile la figura dello psicologo dello sport? Per quali aspetti ed in quali fasi dell’attività sportiva? «Sì, per favorire un approccio sereno all’attività sportiva e favorire l’espressione del proprio potenziale». Quale può essere un tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi allo sport? «Di appassionarsi a ciò che si fa e di trovare nei compagni lo stimolo per condividere gli impegni dello sport». Quali sono i sogni che hai realizzato e quali quelli da realizzare? «Dare il meglio di me, e ora anche nel lavoro e nella 34 Edizioni Psiconline © 2019 - Riproduzione vietata
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