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La sindrome metabolica: un mix micidiale di fattori


UN INSIEME DI SINTOMI CHE COMPRENDONO COLESTEROLO, GLICEMIA ALTA, GRASSO ADDOMINALE E IPERTENSIONE E SONO FATALI PER IL CUORE
Obesità addominale, ipertensione, insulino-resistenza e colesterolo alto. Sono questi i quattro problemi che, insieme, vengono defi niti sindrome metabolica (SM), una condizione che sta destando un sempre maggiore interesse da parte della comunità scientifi ca. Le ragioni principali sono due. La prima è la frequenza con cui si sta riscontrando la presenza di questa sindrome in particolare nelle popolazioni più evolute del mondo occidentale a causa soprattutto dello stile di vita (eccessi a tavola e sedentarietà). Cosa che ha portato gli esperti a prevedere un aumento esponenziale della malattia negli anni a venire. L’altra ragione è il fatto che la sindrome metabolica predispone nel tempo a gravi disturbi cardiocircolatori come ictus e infarto ma anche al diabete di tipo 2.
SI PUÒ CURARE E PREVENIRE La sindrome metabolica si può curare, riducendo i fattori di rischio. Tutti e quattro gli “indici” fi siologici che la caratterizzano sono infatti modifi cabili, anche senza fare ricorso a farmaci. Con interventi naturali si può abbassare la pressione, ridurre il colesterolo LDL e aumentare quello HDL, diminuire i trigliceridi, la glicemia e la circonferenza addominale. Il modo più semplice per ottenere molti di questi risultati positivi è aumentare l’attività fi sica e ridurre il peso corporeo. Importante è inoltre seguire un’alimentazione equilibrata (come vedremo più avanti), non fumare e non eccedere con l’alcol.
LA SINDROME X O DI REAVEN Il termine sindrome metabolica o più esattamente sindrome plurimetabolica, fu usato per
la prima volta negli anni ’60 da due medici italiani, il professor Avogaro e il professor Crepaldi proprio per descrivere in alcuni pazienti la compresenza di più disturbi: un aumento dei grassi nel sangue, un eccesso di adipe viscerale sulla pancia e una condizione di iperglicemia. A questi fattori si associava anche un incremento della pressione arteriosa. Oggi i criteri classifi cativi della sindrome metabolica sono ancora oggetto di discussione nella comunità scientifi ca tanto che diverse organizzazioni scientifi che nazionali e internazionali hanno ribattezzato la sindrome anche con nomi diversi: sindrome X, sindrome da insulino-resistenza, sindrome di Reaven (dal suo scopritore), sindrome dismetabolica, ecc. Nonostante i diversi organismi abbiano stabilito criteri leggermente diversi per individuare le alterazioni che rientrano nella sindrome metabolica, oggi si fa fede a quanto deciso dall’American Heart Association che defi nisce le quattro caratteristiche fondamentali di questa malattia che abbiamo menzionato prima.








IL NOSTRO STILE DI VITA È IL PRIMO IMPUTATO All’origine della sindrome metabolica c’è soprattutto lo stile di vita. Un’alimentazione a elevato indice glicemico, con troppi zuccheri e poche fi bre, un eccesso di grassi saturi, derivanti da affettati e carni rosse, e ancora un abuso di sale, insieme alla tendenza a fare poco movimento sono il mix letale di elementi responsabili di questa condizione, che è tanto più insidiosa dal momento che potrebbe passare inosservata. Chi soffre di sindrome metabolica, infatti, spesso afferma di stare benissimo, a parte qualche chilo in più concentrato sul girovita. Ma è proprio l’assenza di sintomi eclatanti che ha portato la comunità scientifi ca ad alzaMa è proprio l’assenza di sintomi eclatanti che ha portato la comunità scientifi ca ad alza
Nonostante l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia ormai lanciato l’allarme da diversi anni evidenziando come l’obesità rappresenti uno dei principali problemi di salute pubblica nel mondo e nel nostro Paese in particolare si registrano sempre più persone in sovrappeso. Si stima (dati Istat) che nella popolazione adulta la percentuale di italiani in sovrappeso sia vicina al 40% (con una netta prevalenza maschile), mentre le persone obese superano il 10% (più di 6 milioni). Per quanto riguarda il diabete di tipo 2 i dati evidenziano una progressiva crescita dell’incidenza in Italia negli ultimi decenni superando ormai il 5% della popolazione (più di 3,2 milioni di italiani). L’ipertensione colpisce più di un italiano su 3, con picchi nel Sud Italia anche del 45%. I dati in Italia


re l’allerta. Oggi la sindrome metabolica in Italia riguarda circa il 19% delle donne e il 23% degli uomini sopra i 35 anni e l’incidenza aumenta con l’avanzare dell’età. Il disturbo riguarda quasi la metà degli adulti sopra i 50-60 anni di età, ma anche i più giovani non ne sono immuni. Si registrano infatti sempre più casi anche fra i bambini e gli adolescenti. Uno studio condotto da Melinda Sothern, docente di salute pubblica all’università di New Orleans, ha verifi cato che il disturbo è molto più probabile nei fi gli di donne che hanno preso molto peso in gravidanza, nei bimbi che alla nascita pesavano troppo o troppo poco e nei piccoli che non fanno movimento. alla nascita pesavano troppo o troppo poco e nei piccoli che non fanno movimento.
I quattro imputati principali
L’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS; World Health Organization - WHO) fu la prima, nel 1998, a pubblicare dei criteri che defi nivano la sindrome metabolica, accettati in campo internazionale. Secondo questa iniziale classifi cazione il primo criterio per la diagnosi era l’alterata glicemia a digiuno e la ridotta tolleranza al glucosio (insulino-resistenza) cui si abbinavano un rapporto vita-fi anchi superiore allo 0,9 per gli uomini e a 0,8 per le donne; trigliceridi oltre 150 mg/dl o HDL inferiore a 35 mg/dl per donne e 40 mg/dl per gli uomini e pressione arteriosa oltre i valori di
I valori da considerare oggi per la diagnosi


La sindrome metabolica viene diagnosticata quando risultano sopra la norma almeno tre di questi indicatori di salute. Va sottolineato che la sindrome metabolica aumenta il rischio cardiovascolare in maniera proporzionale al numero di fattori di rischio (più ce ne sono, più il rischio si alza) e con modalità più gravi rispetto all’impatto dei singoli fattori.

> Circonferenza della vita superiore a 94 cm per gli uomini e 80 per le donne (il precedente criterio indicava 102 cm per l’uomo e 88 per la donna). Altre due caratteristiche tra: > livello di trigliceridi oltre i 150 mg/dl. > HDL inferiore a 40 mg/dl per gli uomini e 50 mg/dl per le donne.
Oppure trattamento farmacologico in atto per regolare i grassi nel sangue. > Pressione arteriosa oltre 130 mmHg per la massima e 85 per la minima, o trattamento farmacologico per abbassare la pressione. > Glicemia a digiuno oltre i 100 mg/dl.
140/90. Successivamente questi criteri sono stati rivisti e aggiornati da altre organizzazioni come l’International Diabetes Federation che ha abbassato i valori di riferimento defi nendo nuovi criteri diagnostici che illustriamo nella tabella qui sotto a sinistra.






RELAZIONI PERICOLOSE: SI ASSOCIA AL FEGATO GRASSO La sindrome metabolica si associa anche al cosiddetto fegato grasso, che causa a sua volta, in un circolo vizioso, l’aumento della resistenza all’insulina e il rischio di diabete. Il fegato è infatti un organo centrale per il metabolismo, tra i suoi compiti vi è quello di smaltire i grassi e produrre sostanze anticolesterolo buone per l’organismo. Se sovraccaricato di lavoro per una alimentazione scorretta, non riesce più a “riciclare” il grasso e comincia ad accumu
larlo. È questa condizione che produce molecole “cattive”, causando un costante e pericoloso livello di infiammazione. Insomma, è come se a un certo punto tutta una serie di equilibri si spezzassero e si creasse un circolo vizioso, una sequenza di condizioni dannose in grado di auto-alimentarsi a vicenda.


SPESSO È PRESENTE ANCHE UN MICROBIOTA ALTERATO Una fl ora batterica intestinale “sbagliata” o, per l’esattezza, non equilibrata, in cui le popolazioni di batteri non sono le stesse che troviamo negli individui sani. Questa condizione, nota come disbiosi, è un argomento che sta riempiendo le pagine delle riviste scientifi che più importanti, perché dai nostri piccoli coinquilini dipendono moltissime funzioni. Si è

visto, per esempio, che nelle persone obese sono presenti alcuni batteri che facilitano l’assorbimento dei nutrienti, ostacolando il dimagrimento. È ormai assodato, poi, che intestino e cervello sono legati a doppio fi lo e i batteri del tratto digerente sembrano persino in grado di infl uenzare i nostri stati psichici. Non ultimo, dalla fl ora batterica dipende il funzionamento del sistema immunitario. La conclusione a cui la scienza è giunta in questi ultimi anni (e di cui parleremo approfonditamente nel secondo capitolo) è che quando la fl ora intestinale sta male, tutto il nostro organismo ne risente.
Controlla sempre la vitamina D



Una carenza di vitamina D è comune in individui (soprattutto nelle donne in menopausa) con la sindrome metabolica. La ricerca ha riguardato 463 donne, con età compresa tra 45 e 75 anni, ormai in menopausa, mettendo in evidenza che le donne con carenza di vitamina D avevano quasi il doppio delle probabilità di soffrire di sindrome metabolica di quelle con livelli suffi cienti, e anche il 55% di probabilità in più di avere trigliceridi alti e il 60% in più di probabilità di avere un HDL basso. carenza di vitamina D avevano quasi il doppio delle probabilità di soffrire di sindrome metabolica di quelle con livelli