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ANTONELLO VANNI
FIGLI NELLA TEMPESTA La loro sofferenza nella separazione e nel divorzio
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Š EDIZIONI SAN PAOLO s.r.l., 2015 Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (Milano) www.edizionisanpaolo.it Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l. Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (Milano) ISBN 978-88-215-9512-7
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I bambini costruiscono il futuro dei popoli perché porteranno avanti la storia. (papa Francesco) I bambini sono il futuro dell’umanità. (papa Benedetto XVI) Una fanciullezza serena consentirà ai bambini di guardare con fiducia verso la vita e il domani. Guai a chi soffoca in loro lo slancio gioioso della speranza! (papa Giovanni Paolo II)
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Prefazione
Ottobre 2012, la trasmissione Chi l’ha visto? di Rai3 manda in onda un video-shock che turba profondamente l’opinione pubblica italiana: un bambino di dieci anni viene prelevato a forza da alcuni agenti di polizia davanti alla scuola elementare di Cittadella (Padova), tra lo sgomento dei presenti increduli di fronte a tanta violenza. Le forze dell’ordine, spiegherà poi la questura, hanno semplicemente eseguito un’ordinanza della Sezione Minori della Corte d’Appello di Venezia, al fine di risolvere la dura contesa per l’affidamento del figlio tra i genitori separati. Molteplici le esternazioni dei politici, le spiegazioni degli psicologi, i commenti dei giornalisti… che però non sono bastati a distrarre le coscienze più sensibili dalla gravità di un dramma: quello di un bambino, catturato in un’imboscata, trascinato mani e piedi sul cemento, e imprigionato in un’automobile da degli sconosciuti mentre grida: «Non respiro!». Non importa qui indagare i motivi di questo specifico fatto di cronaca, prendere posizione in favore dell’uno o dell’altro genitore, o valutare la necessità di 7
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un simile intervento della polizia. Questo caso è infatti, nella sua drammaticità, solo un esempio tra i tanti della sofferenza che migliaia di bambini, di adolescenti, ma anche di adulti come vedremo, vivono per la disintegrazione della loro famiglia. Soprattutto laddove siano, o siano stati, muti testimoni dei duri conflitti che spesso accompagnano la separazione e il divorzio. Statistiche alla mano, è evidente che l’instabilità familiare è in crescita in Occidente e quindi anche in Italia. Il fenomeno storico della crisi della famiglia non è però senza effetti, e sta causando drammatiche conseguenze personali, sociali ed economiche: se «il radicamento è il bisogno più importante e più misconosciuto dell’anima umana», e se l’essere umano «ha bisogno di ricevere quasi tutta la sua vita morale, intellettuale, spirituale dagli ambienti cui appartiene naturalmente» (S. Weil), si intuisce subito la deprivazione psicofisica, affettiva ed emotiva che può colpire i figli nel momento in cui la famiglia, “prima radice” che nutre la persona umana, si incrina o cessa di esistere. Che cosa fare di fronte a questa situazione? Da un lato sono necessari sforzi individuali e collettivi per valorizzare il matrimonio e rendere più solida la famiglia, dall’altro però è urgente prendere consapevolezza oggettiva dei danni prodotti dalla crisi di questi istituti. E bisogna farlo perché solo da questa consapevolezza possono nascere la sensibilità, la responsabilità e la cura amorosa nei confronti della sofferenza provata dalle vittime della dissoluzione della famiglia, e in particolare dai bambini, innocenti protagonisti di vicende come quella raccontata. Occorre cioè che gli adulti, nei diversi ruoli, si diano strumenti adatti per riconoscere, prevenire per 8
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quanto possibile, accogliere e alleviare questa sofferenza prodotta da realtà come la separazione e il divorzio, che al momento non trovano arresto, minando il presente e il futuro di migliaia di bambini e della nostra comunità. Il presente volume è stato scritto proprio per gli adulti interessati a questo problema, per tutti quelli che incontrano questo dolore nello sguardo dei bambini, anche se fanno fatica a riconoscerlo. È un libro rivolto ai genitori che si trovano in una situazione di fragilità coniugale irrisolta, ma che desiderano evitare che i loro figli ne soffrano. È un modo per sensibilizzare i genitori che si stanno separando ma che, accecati da risentimenti e rivalità, non riescono a sollevare lo sguardo dai loro problemi per cogliere quelli dei più piccoli. È una riflessione grazie a cui i genitori già separati o divorziati possono ripensare il loro percorso, valutandone e correggendone le ricadute sui figli. È però anche un’occasione utile, benché dolorosa, per le persone ormai adulte che hanno vissuto personalmente, in passato, la separazione dei loro genitori: leggendo queste pagine potranno forse capire le proprie ferite e in qualche modo lenirle. Infine è uno strumento di conoscenza per gli avvocati, i giudici, gli assistenti sociali, gli insegnanti, gli educatori, i curatori di anime, le guide spirituali e tutti coloro che, nonostante i mille impegni e le difficoltà quotidiane, sanno accorgersi del disagio di questi bambini, si fermano ad ascoltarli e cercano di dare una risposta alle loro angosciate domande.
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La famiglia nella tempesta
Famiglie forti e stabili sono alla base di una società forte e stabile. Tutte le scienze umane riconoscono infatti che solo all’interno di un ambiente familiare solido si realizza il pieno sviluppo affettivo, emotivo e psicofisico della persona umana. È in una famiglia unita e serena che si imparano l’amore, le relazioni, i valori e la capacità di costruire il proprio progetto di vita. Queste qualità permettono all’individuo di crescere con sicurezza, attraversando positivamente il percorso scolastico, affrontando con maggiori possibilità di successo il mondo del lavoro, esprimendo infine una presenza realizzata e feconda nel mondo. Nonostante questa consapevolezza scientifica, l’intero Occidente è stato attraversato negli ultimi decenni da fenomeni che hanno portato alla liquidazione dei naturali sistemi di relazione che nutrono, arricchendola, la vita umana e la società stessa. Vittima di questi processi erosivi è stata soprattutto la famiglia, di cui è stato indebolito il tradizionale istituto che ne garantiva la stabilità: il matrimonio. Questo indebolimento è evidente nella diminuzione dei matrimoni stessi, nell’aumento di separazioni e divorzi, nell’incremento di forme 11
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familiari in difficoltà, instabili o poco definite, come le coppie di fatto, le convivenze e le famiglie con un solo genitore, in cui è più probabile trovare un televisore che una figura paterna. I risultati della crisi della famiglia sono tuttavia sempre più chiari, anche grazie alla diffusione di ricerche e studi1 che sottolineano la negatività di questo scenario instabile, evidenziandone le conseguenze nella vita dei bambini, degli adulti e dell’intera società: nuove condizioni di povertà e svantaggio, diffuse situazioni di disagio psicologico ed escalation dei costi assistenziali sono solo alcuni dei tanti motivi di preoccupazione, che però non trovano spazio nell’agenda dei governi se non di riflesso o sotto la spinta discutibile di pressioni ideologiche ed economiche. Family breakdown: perché la famiglia è in crisi?
La crisi del matrimonio e l’instabilità familiare sono dovute a complesse ragioni economiche, sociali e culturali. La stagnazione economica degli ultimi anni non favorisce certamente nelle coppie un atteggiamento sereno verso il futuro: è sempre più difficile infatti trovare lavoro, pensare di mettere su famiglia, accendere un mutuo per la casa, o mantenere almeno un figlio. La pres1 Si vedano le ricerche dell’Osservatorio Nazionale sulla Famiglia http:// www.osservatorionazionalefamiglie.it/ o del Forum delle Associazioni Familiari http://www.forumfamiglie.org/. Di particolare interesse è anche lo studio Fractured Families: Why stability matters 2013 a cura del Centre for Social Justice, UK, http://www.centreforsocialjustice.org.uk/publications/fractured-familieswhy-stability-matters. Pur riguardando la situazione britannica, quest’ultimo documento ci offre uno spaccato trasversale completo della situazione della famiglia in tutti i paesi occidentali.
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sione fiscale poi infierisce ulteriormente sulle fasce più deboli, contribuendo a mettere in difficoltà il progetto di una famiglia: «Nel sistema fiscale italiano il variare dell’aliquota è determinato esclusivamente dal reddito percepito e non anche dal numero dei familiari a carico. Un sistema fiscale equo deve invece tenere in conto che chi ha figli da mantenere non può pagare la stessa entità di tasse, a parità di reddito, di chi non ne ha. Di riforma fiscale tutti parlano, ma la situazione non evolve»2. Alle cause economiche va però aggiunto l’effetto disastroso di un fenomeno tipico della nostra epoca: l’azione politica e legislativa, anziché limitarsi a recepire e regolare i cambiamenti sociali e culturali in atto, ha iniziato con prepotenza a precederli, promuoverli, orientarli, talvolta imponendoli. Come ha spiegato infatti lo psicanalista Claudio Risé «il potere politico […] interviene pervicacemente con il diritto per modificare i costumi e, attraverso le abitudini autorizzate e sollecitate, anche il sentire e la condizione esistenziale delle persone […] con il risultato di diminuire fortemente la libertà individuale. Il pensiero unico promuove attraverso il diritto i comportamenti e le dipendenze atti a formare i suoi nuovi schiavi»3. Questo atteggiamento invasivo della politica e del legislatore ha attraversato nell’ultimo mezzo secolo tutti gli ambiti della vita umana, con significative conseguenze. Si pensi alla legge 194/1978 che, con la pretesa di 2 Come ha affermato il Forum delle Associazioni Familiari, presentando la proposta di fisco family friendly “FattoreFamiglia” consultabile in http://www. forumfamiglie.org/tema/Fisco/tema/Fattorefamiglia/116. 3 Ha ben spiegato questi meccanismi Claudio Risé in Il padre. Libertà dono, Ares, 2013, www.claudio-rise.it.
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normare l’aborto, un problema numericamente minimo, è intervenuta in materia di riproduzione gettando le basi per la morte di oltre 5 milioni di bambini4, molti dei quali non sarebbero stati abortiti se non ci fosse stata quella stessa regolamentazione. Si ricordino poi gli attuali disegni di legge contro l’omofobia e la transfobia, finalizzati implicitamente a perquisire e normalizzare una questione privata, l’orientamento sessuale, che riguarda la libertà della singola persona. Si tengano infine presenti le attuali battaglie politiche che si giocano in favore delle unioni civili, delle coppie di fatto, o delle adozioni possibili a tutti. Come a dire che del matrimonio si può benissimo fare a meno, così come di un padre e di una madre ridotti a due semplici funzioni, genitore 1 e genitore 2, senza volto e senza pregnanza antropologica. Perno legislativo fondamentale del family breakdown è stata però la legge 898/1970 sul divorzio, la cui istituzione ha portato al tracollo definitivo del matrimonio e quindi della famiglia. Molto rapidamente, e sulla spinta dei processi di secolarizzazione, il matrimonio ha cessato di essere il patto sacramentale «con cui l’uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione ed educazione della prole»5. E si è trasformato in contratto da società dei consumi: il matrimonio me lo tengo finché mi va bene, altrimenti lo depenno come l’abbonamento al servizio di telefonia che non soddisfa più le mie esigenze. 4
Cfr. A. Vanni, Lui e l’aborto. Viaggio nel cuore maschile, San Paolo, 2013. Cfr. il Catechismo della Chiesa Cattolica, Articolo 7: il Sacramento del matrimonio. 5
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Che la legge sul divorzio sia stata il motore di un esponenziale sgretolamento della famiglia lo dimostrano molti studi, tra cui quello dell’avvocato civilista Massimiliano Fiorin secondo cui «il sistema giuridico favorisce il divorzio in tutti i modi, adeguandosi ai condizionamenti della mentalità imperante e lo tutela e incoraggia molto più di tutti gli altri diritti o doveri concernenti la famiglia»6. E lo confermano tutte le statistiche, come quelle dell’Istat sulla situazione del matrimonio in Italia. Qui Italia/parte I: meno matrimoni
Secondo l’Istat7 il matrimonio in Italia è in continua diminuzione proprio a partire dall’epoca in cui è stato istituito il divorzio: la tendenza alla contrazione infatti è in atto dal 1972 e si è molto accentuata negli ultimi quattro anni. La situazione attuale è questa: nel 2011 sono stati celebrati 204.830 matrimoni, 12.870 in meno rispetto al 2010. Contribuiscono a questo calo la riduzione delle prime nozze tra sposi entrambi di cittadinanza italiana, quella tra gli sposi in cui almeno uno dei due è di cittadinanza straniera, e quella dei secondi matrimoni. Le nozze sono sempre più tardive: l’età media al primo matrimonio degli uomini è pari a 34 anni e quella delle donne a 31. Questo ritardo è dovuto all’allungamento 6
Cfr. Massimiliano Fiorin, Finché la legge non vi separi. Perché la fabbrica dei divorzi sta distruggendo la nostra civiltà, San Paolo, 2012. 7 Cfr. Istat, Statistiche Report, anno 2011, Il matrimonio in Italia, http://www. istat.it/it/archivio/75517.
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dei tempi di scolarizzazione e formazione, alle difficoltà di accesso al mondo del lavoro, del resto sempre più precario, ma anche alla più prolungata permanenza dei giovani (soprattutto maschi) nella famiglia di origine. Si fa sempre più raro anche il matrimonio con rito religioso: nel 2011 sono state solo 124.443 le nozze celebrate, 39 mila in meno rispetto al 2008. Questa sarebbe – sottolinea l’Istat – un’indicazione chiara della diffusione in tutti gli strati della popolazione di comportamenti via via più secolarizzati. Parallelamente si conferma la prevalenza dei matrimoni in regime di separazione dei beni (due su tre), in particolare tra le coppie di sposi con maggiore livello di istruzione. Aumentano invece le unioni di fatto, passate dal mezzo milione del 2007 a quota 972 mila nel 2011, spesso con presenza di figli: nel 2011 un nato su 4 ha genitori non coniugati. La presente situazione storica, dominata forse da sfiducia e diffidenza nei confronti delle relazioni impegnative, appare ancora più grave se si esaminano le statistiche italiane riguardanti le separazioni e i divorzi. Qui Italia/parte II: più separazioni e divorzi
Il report dell’Istat Anno 2011. Separazioni e divorzi 8 conferma l’incremento costante delle separazioni e dei divorzi in Italia a partire dagli anni ’90, espressione della crescente «propensione alla rottura dell’unione coniugale»: nel 2011 le separazioni sono state 88.797 e i divorzi 53.806, un numero doppio rispetto ai dati del 1995. 8
Consultabile in http://www.istat.it/it/archivio/91133.
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Per quanto riguarda la ripartizione del fenomeno sul territorio, le separazioni sono più numerose al Nord, ma l’aumento è più sensibile al Sud. Sono i quarantenni, di solito con titoli di studio più elevati, i principali protagonisti della crisi coniugale, anche se la dissoluzione del nucleo familiare inizia a riguardare anche le unioni di più lunga data e i coniugi over 60. In media ci si separa dopo 15 anni di matrimonio, ma da qualche tempo anche le unioni più recenti sono coinvolte nel processo di sgretolamento della famiglia, sia in termini di numero (il triplo rispetto al 1975) che di crescente anticipazione della separazione rispetto alla durata del matrimonio stesso. Ormai il procedimento più scelto per la separazione è quello di tipo consensuale: nel 2011 si sono concluse con questa procedura l’84,9% delle separazioni e il 69,4% dei divorzi. Il ricorso al procedimento consensuale è ovviamente dettato da motivazioni pratiche: è più rapido, semplice e meno costoso. Separazioni e divorzi in via giudiziale continuano tuttavia a verificarsi nel Mezzogiorno e nelle coppie con titolo di studio più basso. Questo panorama già fragile non sembra comunque migliorare, mentre aumentano di continuo i nemici della famiglia, tra cui vanno ricordate le varie proposte politiche sul divorzio breve, strumento con cui sarà dato un taglio ancora più rapido e netto al matrimonio. Qui Italia/parte III: i figli della separazione
La situazione descritta, tra diminuzione dei matrimoni e aumento delle separazioni, ci mostra che anche il 17
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nostro paese è ormai vittima della cultura della scissione, dell’isolamento individuale e del disimpegno, che ha sostituito la maturità delle proprie scelte e la responsabilità nel coltivarle e mantenerle. A fare le spese di questa tendenza, che spinge alla liquidazione delle relazioni familiari, sono soprattutto i figli: l’Istat riporta che, solo nel 2011, il 72% delle separazioni e il 62,7% dei divorzi ha riguardato coppie con figli avuti durante il matrimonio per un totale di 162.971 figli. Per quanto riguarda la loro età, si osserva che nella metà delle separazioni e in un terzo dei divorzi si tratta di minori di 18 anni. Fino al 2005 l’affidamento esclusivo dei figli minori alla madre era la procedura ordinaria, ma con l’istituzione della Legge 54/20069 la modalità più diffusa è diventata l’affido condiviso in cui entrambi i genitori esercitano la potestà genitoriale e concorrono al sostentamento economico della prole sulla base del reddito. Le statistiche comparative mostrano infatti che se nel 2005 l’affido esclusivo dei minori alla madre riguardava l’80% dei casi, nel 2011 l’affido condiviso è risultato pari al 90,3% delle separazioni. Va notato che è comunque rimasto esiguo, nel corso degli anni, il numero di affidamenti al padre. Nell’impatto economico per la separazione vanno registrati, tra altri effetti, gli oneri a volte eccessivi del contributo per il coniuge ritenuto più debole dal giudice: per quanto concerne gli assegni di mantenimento 9 Cfr. Legge 8 febbraio 2006, n. 54, Disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli. Nell’art. 1 si dice: «Anche in caso di separazione personale dei genitori il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, di ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale».
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per i figli è il padre a versarli nel 96% dei casi. L’assegnazione della casa in genere favorisce la moglie, soprattutto al Sud, ma al Nord si registrano assegnazioni al marito anche nel 25% delle separazioni. Le conseguenze del family breakdown
La crisi della famiglia è un problema con conseguenze notevoli sugli individui, sulle famiglie e sull’intera società: non colpisce solo i bambini e gli adulti coinvolti in prima persona, ma anche la comunità, il suo sistema economico e i suoi servizi. Gli effetti negativi di questo collasso si fanno sentire innanzitutto in modo diretto. Ad esempio con l’aumento della povertà, del debito e dell’improduttività professionale che spesso diventa disoccupazione: «Sono i nuovi invisibili. Sono i genitori separati che, travolti dalla crisi, si ritrovano a rifugiarsi alla mensa della Caritas per poter mangiare un pasto caldo e avere un tetto sotto cui dormire»10, dice un articolo tra i tanti che compaiono sempre più frequentemente sui quotidiani. Oppure si manifestano col dilagare di disturbi psichici e fisici, talvolta accompagnati dal ricorso a psicofarmaci, alcol e droghe, ultimi appigli per sottrarsi all’infelicità e alle preoccupazioni causate da separazioni e divorzi: «Gli eventi stressanti della vita, come il divorzio, sono associati a rischi importanti per la salute psichica, 10 Cfr. Ilenia Dalmasso, Padri separati, soffocati dalle spese, costretti a mangiare e dormire alla Caritas di Cuneo, in “Targato CN. Quotidiano on line della provincia di Cuneo”, 17 marzo 2013.
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quali la depressione clinicamente significativa, dovuti allo stress emotivo prolungato» ha detto una ricerca recente dell’Association for Psychological Science11. Le conseguenze del family breakdown sono però anche indirette e riguardano l’intera collettività, già in difficoltà per la stagnazione economica attuale. Basti pensare all’incremento delle spese per il sostegno alle famiglie disgregate, cui devono far fronte in maniera crescente i servizi sanitari, sociali o scolastici, in un sistema di welfare come quello italiano, impreparato ad affrontare fenomeni di simili proporzioni: ne è un esempio, tra gli altri, il milione di euro stanziato dalla sola Regione Lombardia nel 2013 come misura di contenimento del disagio economico e sociale delle famiglie in fase di separazione, separate o divorziate «per garantire un sostegno concreto nell’affrontare le difficoltà e contenere il disagio conseguente alla ridefinizione dei rapporti familiari e sostenere i genitori nel mantenere il diritto ad esercitare la propria funzione genitoriale e il loro ruolo educativo nei confronti dei figli, garantendo al minore una crescita serena»12. Milione di euro che non è affatto bastato, dato il boom di domande pervenute, e ha richiesto lo stanziamento di un’ulteriore e pari cifra di denaro nel giro di pochi mesi: «Con questo ulteriore sforzo si andranno così a soddisfare più di 400 nuove richieste», ha precisato l’assessore alla Famiglia, Solidarietà sociale e Volontariato, Maria Cristina Cantù. 11 Cfr. D. Sbarra et al., Marital Dissolution and Major Depression in Midlife, in “Clinical Psychological Science”, agosto 2013, disponibile in http://cpx. sagepub.com/content/early/2013/08/13/2167702613498727.abstract. 12 Il bando si trova nel sito della Regione Lombardia http://www.regione. lombardia.it sezione “Famiglia, Solidarietà sociale e Volontariato”.
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Indice
Prefazione 1. La famiglia nella tempesta Family breakdown: perché la famiglia è in crisi? Qui Italia/parte I: meno matrimoni Qui Italia/parte II: più separazioni e divorzi Qui Italia/parte III: i figli della separazione Le conseguenze del family breakdown E quando manca il padre? L’instabilità familiare: un circolo vizioso 2. Separazione e divorzio: come reagiscono i figli Un olocausto emozionale: la storia di Kurt Cobain Vittime di guerra Cambiamenti complessi, anche per i figli Generazioni traumatizzate Quando il trauma si ripete Il neonato nella coppia che si divide Da uno a tre anni: lo sviluppo interrotto
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Dai tre ai sei anni: innocenti ma colpevoli pag. » Dai sei ai nove anni: la fatica del capire Dai dieci ai dodici anni: » dover crescere in fretta Cronache: bambini che si tolgono la vita » Dai tredici ai sedici anni: » adolescenti in cerca di identità Gli adolescenti, la separazione e il bullismo » Le adolescenti, tra sessualità precoce e depressione » I fattori di rischio che aumentano » la sofferenza 3. Figli del divorzio: una sofferenza per tutta la vita La “Sindrome dei figli del divorzio” 2020: l’allarme dell’OMS sulla sofferenza psicologica in Occidente… e i figli del divorzio Uomini senza padre: vivere con la rabbia dentro… …e nella depressione Donne senza padre: «Tutto quello che volevo era solo il suo amore» Fame di padre Nella morsa delle dipendenze Una vita intera sotto stress Soli, per proteggersi Relazioni fallimentari… …e desiderio di felicità Genitori insicuri Caught in the middle: la Sindrome di alienazione parentale
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Alle radici della sofferenza: la lezione del divorzio 4. Per aiutare i figli durante la separazione: genitori che cominciano da se stessi Non tutto è perduto se… I diritti di ogni figlio: una bussola per i genitori I genitori e le loro ferite: una questione trascurata ma decisiva La separazione e le emozioni? Questione di punti di vista Un lutto difficilmente superabile e… un segno di umanità Prigionieri della rabbia I diversi volti della rabbia I figli, nel mezzo della rabbia A tu per tu con le emozioni, con realismo e responsabilità Il tuo divorzio: di che tipo è? Cambiare in meglio… il proprio divorzio Per comunicare con il tuo o la tua ex: controlla la tua rabbia Per comunicare con il tuo o la tua ex: fissa limiti precisi Superare il risentimento… …e perdonare Così, finalmente, ci si può occupare dei figli 5. Riconoscere il disagio e la sofferenza dei figli Perché non li ascoltiamo? Quando occorre il coraggio
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Le principali forme di disagio pag. da riconoscere La separazione, fonte di ansia nei figli » » Riconoscere l’ansia: uno stato di tensione Mitigare l’ansia nei figli » » Figli arrabbiati » I perché della loro rabbia I volti della rabbia » » Fare e farsi del male Come si fa con i figli arrabbiati? » » La migliore cura per la rabbia: il padre Oggetti o persone? Separazione e autostima nei figli » Divorzio, bassa autostima e depressione: una relazione evitabile » » I sintomi della bassa autostima Perché separazione e divorzio riducono l’autostima nei figli? » Per rinforzare l’autostima nei figli del divorzio » Figli depressi… come riconoscerli » » Quando la depressione serve Come accompagnarli nella depressione per farli guarire… » » …o come farli rimanere nella depressione 6. La scuola e i figli che soffrono per la separazione dei genitori: è possibile aiutarli? La storia di Paolo, una come molte altre Perché la scuola può aiutare i figli della separazione: un luogo sicuro nel caos A scuola: i segnali del disagio Neuroscienze: la separazione e i suoi effetti sul cervello di bambini e adolescenti
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Gli adolescenti sui banchi e il pericolo alcol pag. 153 Insegnanti, state attenti: a volte le aspettative ingannano » 155 Un problema da gestire per gli insegnanti: i genitori » 157 Bambini che soffrono: che cosa può fare un insegnante? » 160 I figli della separazione e la scuola “inclusiva”: i BES » 163 7. Dentro i problemi quotidiani: Le domande dei genitori Mi sento tanto in colpa! Da quando mi sono separato non riesco più a educare mio figlio Padri separati: non è facile essere autorevoli Educazione e regole: perché servono ai figli del divorzio? Guardo mia figlia e mi chiedo: «Che cosa la preoccupa?» Stiamo per separarci: dovremmo preparare nostro figlio? In che modo parlare della separazione ai figli Una madre rimasta sola: come crescere un figlio maschio? I cambiamenti dopo la separazione e il bambino stressato Vacanze e feste: troppo difficile organizzarle per due separati? Separazione e problemi scolastici: «Mio figlio è un BES?» Sto per risposarmi, ma ci sono di mezzo dei figli: è un problema?
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Scusi, ma se il mio ex marito non si interessa dei figli? Non andiamo d’accordo: dovremmo separarci anche noi?
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A chi chiedere aiuto: risorse per genitori in difficoltà
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