Marco. Il Vangelo del segreto svelato - Papa Francesco (estratto)

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Gianfranco Venturi

Il commento di papa Francesco al Vangelo di Marco può considerarsi come una guida per iniziare un cammino che porta progressivamente non solo a conoscere e ri-conoscere «Gesù Cristo Figlio di Dio», ma anche a incontrarsi con lui, non semplicemente come personaggio storico, ma come persona viva che ci viene incontro nel nostro oggi.

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MARCO

a cura di

PAPA FR ANCESCO

Gianfranco Venturi, sacerdote salesiano, ha conseguito la licenza in teologia pastorale alla Pontificia Università Lateranense e la laurea in liturgia presso il Pontificio Istituto Liturgico di Roma. Ha collaborato alla traduzione interconfessionale della Bibbia e scrive per le maggiori riviste liturgiche italiane. Come membro del gruppo nazionale del Servizio Nazionale per il Catecumenato ha partecipato alla redazione delle Note per l’Iniziazione Cristiana e ai diversi convegni nazionali e diocesani per la messa in atto di tali Note. Ha fatto parte di alcune commissioni della Congregazione del Culto Divino. È autore di numerosi sussidi per l’animazione liturgica. Ha curato alcuni volumi con testi di papa Francesco tra i quali: Matteo. Il Vangelo del compimento (2016) e Voi siete artigiani di futuro (2017).

JORGE MARIO BERGOGLIO

PAPA FR ANCESCO

MARCO Il Vangelo del segreto svelato

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«Gesù desidera, fin dall’inizio, che la Chiesa sia “in uscita”, vada nel mondo. E vuole che lo faccia così come lui stesso ha fatto, come lui è stato mandato nel mondo dal Padre: non da potente, ma nella condizione di servo (cfr. Fil 2,7), non “per farsi servire, ma per servire” (Mc 10,45) e per portare il lieto annuncio (cfr. Lc 4,18); così anche i suoi sono inviati, in ogni tempo. Colpisce il contrasto: mentre i discepoli chiudevano le porte per timore, Gesù li invia in missione; vuole che aprano le porte ed escano a diffondere il perdono e la pace di Dio, con la forza dello Spirito Santo» (papa Francesco).

Lettura spirituale e pastorale

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Jorge Mario Bergoglio

Papa Francesco

MARCO Il Vangelo del segreto svelato Lettura spirituale e pastorale a cura di Gianfranco Venturi, SDB


Nel cuore di ogni padre Proprietà letteraria riservata © 2014-2017 Rizzoli Libri S.p.A. / Rizzoli, Milano Nei tuoi occhi è la mia parola Proprietà letteraria riservata © 2016-2017 Rizzoli Libri S.p.A. / Rizzoli, Milano È l’amore che apre gli occhi Proprietà letteraria riservata © 2013-2017 Rizzoli Libri S.p.A. / Rizzoli, Milano Aprite la mente al vostro cuore Proprietà letteraria riservata © 2013-2017 Rizzoli Libri S.p.A. / Rizzoli, Milano Per i testi di papa Francesco: © Libreria Editrice Vaticana, 2017 00120 Città del Vaticano © EDIZIONI SAN PAOLO s.r.l., 2017 Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (Milano) www.edizionisanpaolo.it Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l. Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (Milano) ISBN 978-88-922-1307-4


ABBREVIAZIONI

AL = Francesco, Esortazione apostolica postsinodale Amoris laetitia (19 marzo 2016). CCC = Catechismo della Chiesa Cattolica, LEV, Città del Vaticano 1997. EG = Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium (24 novembre 2013). ES = IgnazIo dI LoyoLa, Esercizi spirituali, commento di L. Lallemant S.J., a cura di G. Mucci S.J., La Civiltà Cattolica - Jaca Book, Roma - Milano 2006. LF = Francesco, Lettera enciclica Lumen fidei (29 giugno 2013). LS = Francesco, Lettera enciclica Laudato si’ (24 maggio 2015). IS = Francesco, Insegnamenti di Francesco, voll. I/1 2013ss., LEV, Città del Vaticano 2015ss.

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INTRODUZIONE*

Questo volume dedicato al Vangelo di Marco, segue il metodo già adottato in Matteo, il vangelo del compimento (LEV, Città del Vaticano 2016). Il volume che il lettore si trova davanti raccoglie di seguito gli interventi di papa Francesco sul Vangelo di Marco non solo limitatamente al periodo del suo pontificato, ma cerca di arricchirsi anche del periodo antecedente. Come per il volume sopra citato dedicato al Vangelo di Matteo, le pagine di questo libro non rappresentano una lettura esegetico-sistematica del Vangelo di Marco, né una progressiva lectio divina di brani del Vangelo stesso; si tratta, piuttosto, dell’espressione variegata di un’ampia riflessione-meditazione di papa Francesco – gesuita, superiore, pastore, vescovo e, oggi, papa – a partire dalla sacra Scrittura; riflessione-meditazione non sviluppata organicamente, ma a frammenti, tratti da vari suoi interventi (scritti o orali), nati in varie occasioni; qui disposti seguendo il succedersi dei capitoli del Vangelo di Marco; nel loro insieme finiscono per essere come una specie di * Nell’Introduzione vengono indicati alcuni rimandi a brani o a versetti del Vangelo di Marco, per dare la possibilità al lettore di accostarsi agli approfondimenti o riflessioni che papa Francesco propone relativamente a questi testi e alle relative fonti.

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commentario dai toni diversi, in cui risuona la Parola ora come luce che illumina le situazioni della vita personale, ecclesiale e sociale, ora come invito a uscire e a «percorrere cortili scorgendo praterie, guardare frammenti ma contemplare forme»1, sempre come eco della voce del Maestro divino che oggi parla al suo popolo e a ciascuna persona, nessuna esclusa, credente o non credente, buona o cattiva, per annunciare il compiersi della Parola nella sua persona e nel contesto in cui vive. Vari autori hanno scritto che il Vangelo di Marco può essere considerato il “Vangelo del catecumeno”, cioè di chi inizia il cammino della fede che lo porterà all’incontro con Gesù. Leggendo via via ciò che ha detto o scritto papa Francesco e mettendo insieme i vari frammenti, mi è parso che si potrebbe cogliere una conferma di quanto proposto da questi autori, in quanto un filo conduttore di questo Vangelo può essere quello dell’identità di Gesù che trova la sua sintesi nelle parole iniziali: «Inizio del Vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio». Pertanto questo Vangelo può considerarsi come una guida per iniziare un cammino che porta progressivamente non solo a conoscere e ri-conoscere «Gesù Cristo Figlio di Dio», ma anche a incontrarsi con lui, non semplicemente come personaggio storico, ma come persona viva che ci viene incontro nel nostro oggi. Lo scopo pertanto di questo lavoro è di essere di aiuto a quanti, sia per un arricchimento personale sia in vista di un annuncio del Vangelo, leggono e meditano il Vangelo di Marco per incontrare Gesù e scoprire quel tesoro naPercorrere cortili scorgendo praterie, in J.M. BergogLIo – PaPa FranceNel cuore di ogni Padre. Alle radici della mia spiritualità, introduzione di Antonio Spadaro S.J., Rizzoli, Milano 2014, 7. 1

sco,

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scosto nelle singole righe o parole del Vangelo, capace di far ardere anche oggi il cuore. Queste pagine perciò non sono destinate allo studio, e nemmeno a un immediato utilizzo per la predicazione, ma a chi vuole lasciarsi guidare da papa Francesco, un maestro del silenzio orante, per entrare in un’intimità semplice e viva con colui che è la Parola «piena di grazia e di verità» (Gv 1,14), la Parola fatta carne, il Vangelo, la “buona notizia”. Può risultare utile anche per coloro che accompagnano i catecumeni nell’iniziazione cristiana, per apprendere da papa Francesco come leggere il Vangelo di Marco, in modo che non risulti qualcosa di lontano, ma una Parola di oggi indirizzata a coloro che vogliono incontrarsi con Gesù e rivivere in se stessi il suo mistero.

1. L’identità di Gesù La domanda di ieri e di oggi: «Chi è Gesù?» Nella sua lettera A chi non crede, indirizzata a Eugenio Scalfari in risposta a una sua precisa domanda, papa Francesco scrive: «La domanda che più volte ritorna nel Vangelo di Marco: “Chi è costui che…?”, e che riguarda l’identità di Gesù, nasce dalla constatazione di un’autorità diversa da quella del mondo, un’autorità che non è finalizzata a esercitare un potere sugli altri, ma a servirli, a dare loro libertà e pienezza di vita. E questo sino al punto di mettere in gioco la propria stessa vita, sino a sperimentare l’incomprensione, il tradimento, il rifiuto, sino ad essere condannato a morte, sino a piombare nello stato di abbandono sulla croce (15,39)». Questa sintetica risposta di Francesco può essere presa come filo conduttore del Vangelo di Marco per delineare l’identità di Gesù, che racchiude come culmine della manifestazio9


ne quello che all’apparenza è il totale fallimento di tutta la sua missione. Il Vangelo di Marco si apre con queste semplici e sintetiche parole: «Inizio del Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio» (1,1). Nella loro brevità esse delineano due fasi della narrazione evangelica, ciascuna con un punto di arrivo; insieme tracciano il cammino per arrivare progressivamente a conoscere la vera identità di Gesù, senza riduzionismi, nella sua completezza. Tali fasi possono essere così sintetizzate: 1. L’identità nascosta (1,1–8,30): ha il suo culmine nella professione di fede di Pietro: «Tu sei il Cristo» (8,29). 2. L’identità svelata: trova il suo apice nell’esclamazione meravigliata (è professione di fede?) di un pagano, il centurione romano, che ha diretto tutta la crocifissione ed era presente all’evento della morte di Gesù: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!» (15,39). Come passaggio dalla prima alla seconda fase possono essere considerate la guarigione del cieco di Betsaida (che non ha paralleli negli altri evangelisti) e la trasfigurazione di Gesù sul Monte Tabor. In tutto questo cammino è all’opera Satana che cerca fino all’ultimo di carpire l’identità di Gesù: è quello che papa Francesco definisce «curiosità satanica». L’identità nascosta (1,1–8,30) Fin dall’inizio della sua predicazione Gesù conservò il silenzio più assoluto sulla sua identità messianica, né si è mai attribuito questo titolo; impose tale silenzio anche ai tre discepoli che furono testimoni della sua trasfigurazione. Solo alla fine, quando stava per avere inizio la sua passione, in risposta al sommo sacerdote che, durante il processo, gli chiedeva: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?», Gesù rispose: «Sì, lo sono» (14,61-62). 10


Gli studiosi si domandano perché Gesù ponesse continuamente sotto silenzio la sua identità messianica; parlano al riguardo di “segreto messianico” e ne danno una ragione: poiché il termine “messia” evocava, per molti dei contemporanei (compresi i discepoli), l’idea di un messia mondano, Gesù evitava accuratamente di definirsi in questo modo; certo i gesti, i miracoli e quel “parlare con autorità”, tutto questo indirizzava a considerarlo come il messia atteso, ma Gesù domandò sempre il silenzio per evitare qualsiasi fraintendimento e preparare invece ad accogliere la sua vera identità di Messia, che sarebbe risultata diversa da tutte le aspettative, una vera sorpresa, però in linea con le Scritture, nelle quali “era scritto” che egli doveva patire, morire e poi risorgere. La prima parte del Vangelo si conclude quando Gesù pone direttamente ai discepoli la domanda: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Tu sei il Cristo». Da quel momento, ripetutamente, Gesù incomincia a insegnare a più riprese che doveva soffrire molto, essere rifiutato, ucciso e risorgere dopo tre giorni: inizia la rivelazione della sua identità e il senso della sua missione. La “curiosità satanica” Erano molti coloro che allora (come anche oggi!) si interrogavano sull’identità di Gesù e le risposte erano le più disparate, come risulta dal resoconto che ne fecero i discepoli. Anche il demonio si poneva insistentemente e a più riprese questa domanda. «Il demonio – scrive papa Francesco – era intrigato da quella personalità, temeva fosse Dio» (Mt 8,31; Mc 1,34; 3,11-12). In molti modi cerca di scoprire e di avere conferma dell’identità di Gesù, del suo essere o meno figlio di Dio. «Cerca di scoprirlo nel deserto – scrive sempre papa Francesco – e lì resta disorientato dalla risposta di Gesù, e allora “si allontanò 11


da lui fino al momento fissato” (Lc 4,13). […] Servendosi dei farisei e dei sadducei, cerca di porgli domande trabocchetto per vedere se, rispondendo con particolare saggezza, si rivelasse come Messia». Infine quando Gesù è in croce il demonio ritorna con quel «Se tu sei il figlio di Dio…» e, nel caso non lo fosse stato veramente, poter cantare vittoria (cfr. 1,32-34; 15,29-32). Tutto questo interessamento del demonio viene chiamato da papa Francesco «curiosità satanica», la curiosità propria di quella «generazione perversa», quella di Erode ed Erodiade (6,17) che, ieri come oggi, va in cerca di segni e cerca di mettere alla prova Dio. Ad essa Gesù risponde con il silenzio (15,5.33.34) e prospettando solo l’unico vero segno, quello di Giona. Verso la rivelazione dell’identità di Gesù (8,31–15,39) Dopo quella che in Marco è la seconda moltiplicazione dei pani (8,1-10), Gesù deve domandare: «Non capite e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non sentite?» (8,18). A questo punto il Vangelo riferisce della guarigione del cieco di Betsaida (8,8-26), la patria di Pietro e Andrea, un episodio che si trova solo in Marco: il luogo, il fatto e come avviene non sono un puro caso. Infatti, contrariamente a tutte le altre guarigioni che avvengono in modo istantaneo, il cieco viene condotto fuori dal villaggio e attraverso dei gesti successivi comincia progressivamente a vedere: il cieco di Betsaida simboleggia Pietro, ogni discepolo. Tutto questo ci porta a comprendere che, per arrivare a cogliere la verità sull’identità di Gesù, il discepolo deve mettersi in cammino; la coglie solo se si lascia condurre in disparte e accetta di fare un cammino. «Per rispondere a quella domanda che noi tutti sentiamo nel cuore – chi è Gesù per noi – non è sufficiente quello che abbiamo im12


parato, studiato nel catechismo, scrive Francesco; è certo importante studiarlo e conoscerlo, ma non è sufficiente. Perché per conoscerlo veramente è necessario fare il cammino che ha fatto Pietro» (8,27-33). L’identità svelata e riconosciuta: Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio Dopo il riconoscimento da parte di Pietro di Gesù come Messia, Gesù inizia i discepoli a capirne il significato, ma «gli apostoli – scrive Francesco – ancora non capiscono le parole con cui Gesù annuncia l’esito della sua missione nella passione gloriosa, non capiscono! Gesù allora prende la decisione di mostrare a Pietro, Giacomo e Giovanni un anticipo della sua gloria, quella che avrà dopo la risurrezione, per confermarli nella fede e incoraggiarli a seguirlo sulla via della prova, sulla via della croce» (9,11). Incomincia da quel momento il tempo – secondo l’invito della voce dalla nube – di ascoltare per comprendere e assumere la logica del suo mistero pasquale. Però nonostante i ripetuti annunci, i discepoli non riescono ad entrare in questa logica. Bisognerà arrivare al momento della croce dove «nel fallimento si rivela il segreto dell’identità e della missione di Gesù» (8,35). Scrive papa Francesco: «Via via che Cristo in croce si va indebolendo (i discepoli fuggono, Pietro lo rinnega, la gente lo lascia solo, si constata che non ha alcun potere di scendere dalla croce), il demonio si fa più baldanzoso e diventa potente: “È l’ora vostra e il potere delle tenebre” (Lc 22,53). Il demonio si mostra sfacciatamente, si sente vincitore. Però la “carne” di Gesù è un amo con l’esca, una trappola – dice un santo Padre – e il demonio, accanendosi, viene travolto dalla sua stessa vittoria e finisce per abboccare: è allora che ingoia l’amo e il veleno che lo uccide» (9,29-32). 13


Davanti al fallimento totale di Gesù, a questa morte così ignominiosa, ci si sente spiazzati, perché tutto è avvenuto per amore, un amore tanto grande di cui può essere capace solo un Dio. Gesù rivela così la sua divinità in questo dare la vita per amore. Scrive papa Francesco: «Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!”. Da allora, come quel simbolo pagano di ogni incredulità, quel centurione pagano che stava ai piedi della croce assicurando l’ordine, ognuno di noi deve proclamare: “Questo è il Figlio di Dio che mi ha salvato”. Che la nostra parte peccatrice, pagana, che la nostra parte separata da Gesù proclami: Questo è il Figlio di Dio!» (15,39). Satana è sconfitto dalla croce, mentre Gesù inalbera proprio sulla croce la vittoria: innalzato sulla croce nel dono totale della vita attrae tutti a sé. Le donne – primizia di tutti noi –, che al mattino presto del «giorno dopo il sabato» vanno al sepolcro, portano aromi per l’unzione, ma non sono aromi indicatori di morte, sono aromi «per partecipare alla gloria nella croce» (16,1).

2. Il Vangelo è Gesù Cristo Figlio di Dio Gesù è “la buona notizia”, il Vangelo «Inizio del Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio» (Mc 1,1). «Con queste parole – sottolinea papa Francesco – l’evangelista Marco inizia il suo racconto, con l’annuncio della “buona notizia” che ha a che fare con Gesù, ma più che essere un’informazione su Gesù, è piuttosto “la” buona notizia che è Gesù stesso. Leggendo le pagine del Vangelo si scopre, infatti, che il titolo dell’opera corrisponde al suo contenuto e, soprattutto, che questo contenuto è la persona stessa di Gesù». Gesù, la sua persona, è il Van14


gelo, è “la” buona notizia; leggendo in modo inverso, la “buona notizia” è “Cristo-Messia, Figlio di Dio”. Il Vangelo, memoria delle meraviglie di Dio Nel suo messaggio per la XXXII GMG papa Francesco ricorda come Maria nel Vangelo dica: «Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente». Quelle grandi cose non sono finite, bensì continuano a realizzarsi nel presente. Non si tratta di un passato remoto. Saper fare memoria del passato non significa essere nostalgici o rimanere attaccati a un determinato periodo della storia, ma saper riconoscere le proprie origini, per ritornare sempre all’essenziale e lanciarsi con fedeltà creativa alla costruzione di tempi nuovi. Sarebbe un guaio e non gioverebbe a nessuno coltivare una memoria paralizzante, che sa fare sempre le stesse cose nello stesso modo. Il Vangelo custodisce la memoria di quanto Gesù ha fatto e detto; non è un residuato inerme, ma è una fonte sorgiva di nuove meraviglie di cui Dio è l’autore. Il Vangelo, chiave interpretativa di tutto Il Vangelo è «Gesù Cristo Figlio di Dio»; per questo è la chiave interpretativa della vita e della storia; è una “buona notizia”, che però racchiude sempre in sé come fatto caratterizzante – lo sottolinea papa Francesco – «l’amarezza del fallimento» (il mistero pasquale; 1,1; 1,1-2). A più riprese il Papa rimarca questo elemento fondamentale che trova il suo culmine sulla croce. Non esiste “buona notizia” che non comprenda come costitutivo e qualificante il mistero della croce (8,31-33). Il Vangelo, evento e parola di oggi Il Vangelo, fino a quando sta in uno scaffale della biblioteca, è un libro come tanti altri. Però quando un credente o una comunità lo prende in mano, lo apre e lo legge, smet15


te di essere qualcosa di morto, una storia di altri tempi, e diventa evento e Parola, prima evento-storia che diviene Parola. I personaggi di ieri diventano personaggi di oggi: i discepoli, gli scribi e i farisei, i sacerdoti, Erode…, ma soprattutto i poveri, gli ammalati, gli affamati, la folla, i peccatori. Tra questi personaggi ci siamo anche noi: anche noi ciechi (10,46-52), paralitici (2,1-12), incapaci di comprendere, smaniosi di potere (10,38-45); anche noi diventiamo partecipi di quegli eventi. Anche quegli eventi che sembrerebbero riguardare solo Gesù, come per esempio il suo battesimo (1,12-13) o il suo andare nel deserto sospinto dallo Spirito (1,12-13), in realtà coinvolgono anche noi, ne siamo partecipi: noi battezzati nel suo battesimo, noi tentati nel deserto. Secondo quest’ottica, o meglio, secondo questa fede, Francesco medita e legge tutto il Vangelo, che egli porta sempre con sé. Per questo la gente di oggi cerca e ama ascoltare il Papa come la folla di allora cercava e si accalcava attorno a Gesù per ascoltarlo. Alla scuola di Gesù, papa Francesco non parla come gli scribi (3,1-12) – si potrebbe dire come certi studiosi o esperti di oggi –, ma semplicemente come uno che ha fatto sua la parola di Gesù, si è lasciato coinvolgere da quegli eventi fino al pianto (5,2143) – e fa risuonare nel nostro oggi quella voce di Gesù che oggi si avvicina a tutti, suscita speranza, mai condanna, trasforma le pareti in orizzonti… Non è da negare la necessità dello studio – lo si vede in molti interventi di papa Francesco, dove si riscontra che alla base c’è la familiarità con lo studio e la meditazione del testo biblico per arrivare a una corretta comprensione e intravedere “la Parola di oggi e per oggi”. Tutto questo, però, non si chiude in un godimento personale o in un’analisi della situazione, ma si apre alle folle che hanno fame (6,30-44). 16


Il Vangelo, vino nuovo Su uno stesso brano o versetto sono riportati talora più commenti e non senza ragione. Un brano evangelico ogni volta che lo si legge, a seconda delle situazioni, assume nuovi significati; dà origine a nuove riflessioni, apre per gli ascoltatori nuove vie da percorrere: il Vangelo è sempre nuovo, e fa nuovi quanti lo ricevono con cuore aperto. Basta leggere le diverse riflessioni e attualizzazioni della moltiplicazione dei pani (8,1-10) o della guarigione del cieco di Gerico (10,46-52). «Il nostro Dio – dice papa Francesco – è un Dio che sempre fa le cose nuove. E chiede da noi questa docilità alla sua novità. Gesù è chiaro in questo, è molto chiaro: vino nuovo in otri nuovi. Dio deve essere ricevuto con questa apertura alla novità. E questo atteggiamento si chiama docilità» (2,18-22). Il Vangelo in uscita Il Vangelo non ama il recinto, il chiudersi dentro a scaldarsi per paura del freddo o del contatto con la gente, ma è sempre in uscita, in cammino, dalla Galilea a Gerusalemme, da Gerusalemme alla «prima Galilea» (6,14-29), e poi dalla Galilea al mondo intero. Gesù fin dall’inizio passa e chiama a “stare” con lui, non per diventare sedentari, ma per essere come lui camminatori (6,7-13); invita ad attraversare il mare senza paura della tempesta (4,35-41); ad essere persone coraggiose e scoperchiare tetti per far camminare i paralitici (2,1-12). Il Vangelo non è staticità, è salire sul Tabor, preannuncio della salita sul Calvario; vive e lo si trova sempre nell’andare. Il Vangelo è «un filo divino che passa per la storia umana e tesse la storia della salvezza» (1,15). Quando sembra che tutto sia finito e si sia giunti al capolinea, «il Maestro ci precede sempre, cammina davanti e, ci mette in cammino, ci insegna a non starcene fermi» 17


(16,7) mettendo «sulla “griglia” della vita la “carne” della sua memoria, la “carne” della nostra propria vita, con i suoi successi e insuccessi, le sue grazie e i peccati insieme», sempre unitamente al ricordo del primo incontro con Gesù Cristo (16,15ss.). Il Vangelo, piccolo seme «Per iniziare i suoi discepoli e le folle a questa mentalità evangelica e consegnare loro i giusti “occhiali” con cui accostarsi alla logica dell’amore che muore e risorge, Gesù faceva ricorso alle parabole, nelle quali il regno di Dio è spesso paragonato al seme, che sprigiona la sua forza vitale proprio quando muore nella terra. Ricorrere a immagini e metafore per comunicare la potenza umile del Regno non è un modo per ridurne l’importanza e l’urgenza, ma la forma misericordiosa che lascia all’ascoltatore lo “spazio” di libertà per accoglierla e riferirla anche a se stesso» (Mc 4,1-34). Il seme del Vangelo viene gettato su ogni terreno, nessuno escluso; il rischio della sterilità è vinto dalla forza dello Spirito. Il Vangelo, da piccolo seme diventa grande; la sua crescita non è mai frutto di programmazione, ma di un processo di continuità e discontinuità, sempre aperto alle sorprese. Vangelo rifiutato e accolto Il rifiuto del Vangelo porta ad essere un popolo senza memoria, senza profezia, senza speranza; crea un sistema chiuso, ingabbia lo spirito, rende schiavi della legge (12,112). Ciò che viene rifiutato, scartato, diviene forza, pietra d’angolo: la storia «che incomincia con un sogno d’amore e sembra essere una storia d’amore, ma poi sembra finire in una storia di fallimenti, finisce con il grande amore di Dio, che dallo scarto tira fuori la salvezza; dal suo Figlio scartato, ci salva tutti». 18


Conclusione Il percorso fatto ci ha permesso di individuare che il Vangelo ha il suo culmine nel fallimento di Gesù sulla croce, fallimento però che è la più alta dimostrazione di un amore unico, di cui solo un Dio può essere capace. Proprio in quel fallimento si annida la risurrezione, la glorificazione, come nel seme posto nel terreno e che muore, si nasconde la vita nascente. Il racconto evangelico non è una bella storia che viene raccontata per edificare; attraverso la lettura nella fede, ogni evento e ogni parola sono di oggi; tutti ne siamo coinvolti e partecipi. Il catecumeno, che passo passo si pone in ascolto del Vangelo, sente che quelle parole sono rivolte a lui stesso, scopre di prendere parte a quegli eventi, e che tutta la sua vita ha un senso nell’incontro con Gesù; il seme posto nel suo campo, nel suo otre vecchio, può divenire nuovo evento, nuova Parola, nuova vita, vita eterna. Gianfranco Venturi, SDB

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CAPITOLO I

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

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INIZI DELLA VITA PUBBLICA Predicazione di Giovanni il Battista Come sta scritto nel profeta Isaia: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. 3 Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, 4 vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesi­ mo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si face­ vano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro pecca­ ti. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E procla­ mava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battez­ zato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». 2

Battesimo e tentazione di Gesù 9 Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battez­ zato nel Giordano da Giovanni. 10E subito, uscendo dall’acqua, vide

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squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colom­ ba. 11E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». 12 E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto 13e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Credete nel Vangelo 14 Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, procla­ mando il vangelo di Dio, 15e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». GESÙ IN GALILEA I primi quattro discepoli Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 17 Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». 18E subito lasciarono le reti e lo seguirono. 19Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. 20E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui. 16

Un insegnamento nuovo Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. 22Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegna­ va loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. 23Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e comin­ ciò a gridare, 24dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». 25E Gesù gli ordinò severa­ mente: «Taci! Esci da lui!». 26E lo spirito impuro, straziandolo e gridan­ do forte, uscì da lui. 27Tutti furono presi da timore, tanto che si chiede­ vano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». 28La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea. 21

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Gesù guarisce e predica 29 E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e An­ drea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. 30La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31Egli si avvici­ nò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. 32 Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33Tutta la città era riunita davanti alla porta. 34Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. 35 Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si riti­ rò in un luogo deserto, e là pregava. 36Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. 37Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». 38Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vi­ cini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». 39 E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scac­ ciando i demòni. 40 Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli di­ ceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». 41Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». 42E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. 43E, ammonendolo se­ veramente, lo cacciò via subito 44e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». 45Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divul­ gare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

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1,1: La “buona notizia”1 La chiave interpretativa della vita e della storia… La vita dell’uomo non è solo una cronaca asettica di avvenimenti, ma è storia, una storia che attende di essere raccontata attraverso la scelta di una chiave interpretativa in grado di selezionare e raccogliere i dati più importanti. La realtà, in se stessa, non ha un significato univoco. Tutto dipende dallo sguardo con cui viene colta, dagli “occhiali” con cui scegliamo di guardarla: cambiando le lenti, anche la realtà appare diversa. Da dove dunque possiamo partire per leggere la realtà con “occhiali” giusti? … è il Vangelo di Gesù, Figlio di Dio Per noi cristiani, l’occhiale adeguato per decifrare la realtà non può che essere quello della buona notizia, a partire da la buona notizia per eccellenza: il «Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio» (Mc 1,1). Con queste parole l’evangelista Marco inizia il suo racconto, con l’annuncio della “buona notizia” che ha a che fare con Gesù, ma più che essere un’informazione su Gesù, è piuttosto la buona notizia che è Gesù stesso. Leggendo le pagine del Vangelo si scopre, infatti, che il titolo dell’opera corrisponde al suo contenuto e, soprattutto, che questo contenuto è la persona stessa di Gesù. … una “buona notizia” che conosce l’amarezza del fallimento (mistero pasquale) Questa buona notizia che è Gesù stesso non è buona perché priva di sofferenza, ma perché anche la sofferenza è vissuta in un quadro più ampio, parte integrante del «Non temere, perché io sono con te» (Is 43,5). Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo, Messaggio per la 51a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 24 gennaio 2017. 1

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suo amore per il Padre e per l’umanità. In Cristo, Dio si è reso solidale con ogni situazione umana, rivelandoci che non siamo soli perché abbiamo un Padre che mai può dimenticare i suoi figli. «Non temere, perché io sono con te» (Is 43,5): è la parola consolante di un Dio che da sempre si coinvolge nella storia del suo popolo. Nel suo Figlio amato, questa promessa di Dio – «sono con te» – arriva ad assumere tutta la nostra debolezza fino a morire della nostra morte. In lui anche le tenebre e la morte diventano luogo di comunione con la Luce e la Vita. Nasce così una speranza, accessibile a chiunque, proprio nel luogo in cui la vita conosce l’amarezza del fallimento. Si tratta di una speranza che non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori (cfr. Rm 5,5) e fa germogliare la vita nuova come la pianta cresce dal seme caduto. In questa luce ogni nuovo dramma che accade nella storia del mondo diventa anche scenario di una possibile buona notizia, dal momento che l’amore riesce sempre a trovare la strada della prossimità e a suscitare cuori capaci di commuoversi, volti capaci di non abbattersi, mani pronte a costruire. 1,2-4: Gesù punto centrale e fine ultimo della storia2 È curioso che quando gli apostoli annunciano Gesù Cristo, mai incominciano da lui, dalla sua persona, dicendo: «Gesù Cristo è il salvatore!». No, gli apostoli iniziano invece la loro testimonianza partendo sempre dalla storia del popolo (At 13,13-25) […]. Non si può capire Gesù Cristo senza questa storia di preparazione verso lui. E, di conseguenza, non si può capire un cristiano fuori dal popolo di 2

Tra memoria e speranza, meditazione, 15 maggio 2014.

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Dio. Perché il cristiano non è una monade, lì da solo. No, lui appartiene al popolo, alla Chiesa. A tal punto che un cristiano senza Chiesa è una cosa puramente ideale, non è reale! 1,9-11: Nel battesimo Gesù si è fatto carico della condizione umana3 … per portare a tutti l’amore di Dio che salva… Tutti e quattro i Vangeli attestano che Gesù, prima di intraprendere il suo ministero, volle ricevere il battesimo da Giovanni Battista (Mt 3,13-17; Mc 1,9-11; Lc 3,21-22; Gv 1,29-34). Questo avvenimento imprime un orientamento decisivo a tutta la missione di Cristo. Infatti, egli non si è presentato al mondo nello splendore del tempio: poteva farlo. Non si è fatto annunciare da squilli di trombe: poteva farlo. E neppure è venuto nelle vesti di un giudice: poteva farlo. Invece, dopo trent’anni di vita nascosta a Nazaret, Gesù si è recato al fiume Giordano, insieme a tanta gente del suo popolo, e si è messo in fila con i peccatori. Non ha avuto vergogna: era lì con tutti, con i peccatori, per farsi battezzare. Dunque, fin dall’inizio del suo ministero, egli si è manifestato come Messia che si fa carico della condizione umana, mosso dalla solidarietà e dalla compassione. Come lui stesso afferma nella sinagoga di Nazaret identificandosi con la profezia di Isaia: «Lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore» (Lc 4,18-19). Tutto quanto Gesù ha compiuto dopo il battesimo è stato la rea3

Udienza, 6 aprile 2016.

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