Estratto Journal of Plastic Dermatology 3_2017

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Manifestazioni cutanee della Chikungunya Pietro Cazzola

La chikungunya (CHK), termine che in lingua makonde (Tanzania e Mozambico) significa “ciò che piega” o “contorce”, è una malattia virale ad insorgenza acuta caratterizzata da febbre alta, sintomi muscolo-scheletrici e rash cutaneo. L’agente eziologico è un virus RNA appartenente al genere della famiglia Togaviridae. La malattia viene trasmessa all’uomo tramite la puntura di una zanzara femmina infetta del genere Aedes: come Aedes aegypti (Figura 1) ed Aedes albopictus (zanzara tigre).

Figura 1.

Specialista in Anatomia e Istologia Patologica e Tecniche di Laboratorio, Milano

Queste zanzare in genere pungono nelle ore del giorno con picco di attività al mattino presto e nel tardo pomeriggio. Il primo focolaio della malattia è stato documentato in Tanzania nel 1952; da allora la CHK è stata rilevata in 60 paesi in Asia, Africa, Europa ed America, anche se il continente prevalente rimane l’Africa. Dopo circa 4-7 giorni dal morso di zanzara, i pazienti lamentano poliartralgia, febbre elevata, mialgie e cefalea. L’interessamento muco-cutaneo tende ad essere prominente nella fase acuta della malattia. Gli episodi febbrili e il rash maculopapulare possono essere ricorrenti, in coincidenza con gli attacchi di viremia. Nella fase cronica le artralgie molto debilitanti tendono a persistere per mesi. È stato anche descritto un interessamento sistemico sottoforma di sindrome neurologica, manifestazioni renali, epatiche, respiratorie, cardiache ed ematiche. Le manifestazioni mucocutanee compaiono nel 30-50% dei casi di CHK; alcune di queste sono

caratteristiche e specifiche ed aiutano nella diagnosi differenziale con altre malattie virali febbrili. Infatti il rash cutaneo è di tipo maculopapulare morbilliforme diffuso intervallato da aree di cute sana (Figura 2). e risparmia il volto. Il rash si sviluppa dopo 3-4 giorni dall’insorgenza della febbre e tende ad attenuarsi in circa una settimana senza lasciare sequele. L’iperpigmentazione cutanea è il secondo segno più frequentemente osservato. Compare sotto fotrma di pigmentazione centrofacciale che interessa principalmente il naso (Chick sign).

Figura 2.

È stata documentata anche la trasmissione verticale del virus dalla madre al bambino e se l’infezione avviene nel terzo trimestre della gravidanza il neonato può presentare la classica pigmentazione centrofacciale. Le altre lesioni cutanee comprendono: acrocianosi e lesioni vescicobollose superficiali a distribuzione simmetrica, ecchimosi sormontate da bolle e, inoltre possono comparire ulcere (non tendenti alla guarigione) allo scroto, sulla vulva, all’inguine, nelle regioni ascellari, sulla lingua e nella mucosa orale. È presente anche un consistente interessamento ungueale con melanonichia, strie pigmentate longitudinali, leuconichia, onicomadesi ed emorragie subungueali. La diagnosi di CHK è principalmente clinica e non esistono rilievi ematologici patognomonici. Tuttavia la diagnosi definitiva può essere raggiunta dalla dimostrazione di anticorpi IgM specifici nel siero. Per prevenire la CHK non esiste vaccino e non

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esiste neppure un trattamento consolidato per curare l’infezione. Dal momento che è una malattia autolimitantesi il trattamento è focalizzato ad alleviare i sintomi con paracetamolo e farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). Le lesioni ulcerose possono essere trattate con antibiotici topici o sistemici. La maggior parte

delle lesioni cutanee si risolve entro 2 settimane. La prevenzione della CHK si basa sul minimizzare sia la popolazione del vettore (disinfestazione) e sia i contatti tra quest’ultimo e l’uomo (insetticidi, abiti coprenti, zanzariere alle finestre).

Letture consigliate

Humphrey JM, Cleton NB, Reusken CBEM, Glesby MJ, Koopmans MPG, Abu-Raddad LJ. Urban Chikungunya in the Middle East and North Africa: A systematic review. PLoS Negl Trop Dis. 2017; 11(6):e0005707.

Silva LA, Dermody TS. Chikungunya virus: epidemiology, replication, disease mechanisms, and prospective intervention strategies. J Clin Invest. 2017; 127(3):737-749. Cunha RVD, Trinta KS. Chikungunya virus: clinical aspects and treatment - A Review. Mem Inst Oswaldo Cruz. 2017; 2:523-531. Singal A. Chikungunya and skin: current perspective. Indian Dermatol Online J. 2017; 8:307-9.

Focolaio di Chikungunya in Italia - 2017 Revisione a cura di Giovanni Rezza e Caterina Rizzo Dipartimento Malattie infettive, ISS 28 settembre 2017 - Isolato il virus responsabile del focolaio di chikungunya nel Lazio. L’isolamento è stato ottenuto indipendentemente sia dal Laboratorio di Riferimento Nazionale per le Arbovirosi del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto superiore di sanità (sia nell’uomo che nelle zanzare), sia dal laboratorio di virologia dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani, laboratorio di riferimento regionale per gli agenti patogeni umani. L’isolamento del virus sarà utile per capire meglio di quale ceppo si tratta e per poter valutare la competenza delle zanzare autoctone nella trasmissione della malattia. Nel frattempo, continua l’indagine, condotta dalla Regione Lazio con il supporto di ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) – dell’epidemia di chikungunya in Italia, attraverso la sorveglianza epidemiologica dei casi, il monitoraggio delle zanzare vettore e le relative attività di prevenzione della malattia (disinfestazione e blocco delle donazioni di sangue ed emocomponenti). Si sta, infatti, delineando meglio il numero di casi verificatisi da agosto 2017 a oggi poiché le indagini epidemiologiche oltre a evidenziare eventuali nuovi casi permettono anche di ricostruire retrospettivamente casi non indentificati al momento dei sintomi. Al 22 settembre 2017, il Servizio regionale di sorveglianza malattie infettive (Seresmi) della Regione Lazio, riferisce in totale 102 notifiche di casi di chikungunya. In aggiunta a quanto riportato dalla Regione Lazio, sono stati segnalati anche altri due casi – 1 dalla Regione Marche e 1 dalla Regione Emilia-Romagna – entrambi collegati al focolaio di Anzio. Per approfondire consulta: il sito della Regione Lazio (relativamente al numero dei casi e all’isolamento del virus), il sito Saluter dell’Emila-Romagna e il sito della Regione Marche. Sul focolaio in corso in Italia, anche Oms ed Ecdc tengono alta l’attenzione, pubblicando rispettivamente un “Disease outbreak news” il 15 settembre 2017 e un Rapid Risk Assessment “Clusters of autochthonous chikungunya cases in Italy (14 settembre 2017)”.

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