Guida alla Dieta DASH

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Guida alla dieta DASH

DIETARY APPROACHES TO STOP HYPERTENSION

GUIDA ALLA DIETA DASH

A cura di Raffaella Cancello

Nutrizionista e ricercatrice presso l'Istituto Auxologico Italiano-IRCCS dal 2008, affiliata al Laboratorio di Ricerca sulla Nutrizione e Obesità nel Dipartimento di Malattie Endocrine e Metaboliche con sede a Milano. Autrice di 64 articoli internazionali peer-reviewed e dal 2008 si occupa di prevenzione, educazione alimentare e counselling nutrizionale per sovrappeso e obesità e prevenzione delle problematiche metaboliche (sindrome metabolica, dislipidemie, ipercolesterolemia, etc.) legate al rischio cardiovascolare.

PREFAZIONE

La dieta Dietary Approach to Stop Hypertension (DASH), originariamente formulata dal National Institutes of Health (NIH), è un approccio dietetico in linea con le linee guida per la prevenzione cardiovascolare. Un principio fondamentale di questa dieta prevede l'aumento di assunzione di alimenti ricchi di nutrienti riconosciuti per la loro influenza sulla riduzione della pressione arteriosa. Questi alimenti sono in genere ricchi di minerali come potassio, calcio e magnesio, nonché di proteine e fibre alimentari. La dieta DASH promuove l'assunzione di frutta, verdura, cereali integrali e latticini a basso contenuto di grassi, riducendo al contempo sodio, grassi saturi e colesterolo, bevande zuccherate e cibi processati. Questa strategia dietetica ha mostrato una notevole efficacia nella gestione dell'ipertensione (problema di salute prevalente), ma anche in varie condizioni come l’insufficienza cardiaca, la dislipidemia, la salute delle ossa e l'omeostasi dell'acido urico. Inoltre la dieta DASH aiuta ad abbassare i livelli di glucosio nel sangue, i trigliceridi, il colesterolo LDL e la resistenza all'insulina, e ha anche evidenziato una riduzione dell'incidenza del cancro del colon-retto, principalmente nella popolazione bianca. È stato anche dimostrato in molteplici studi che la dieta DASH ha abbassato la mortalità per tutte le cause negli adulti.

Questa ottima “Guida alla dieta DASH” sottolinea in modo esaustivo la sua importanza nei paradigmi sanitari dietetici moderni e fornisce al lettore l’informazione necessaria per dover implementare l’adozione della dieta DASH e diffonderla a tutti i livelli.

Presidente Fondazione dell’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica ADI. Responsabile Endocrinologia, Diabetologia e Nutrizione clinica GVM Città di Lecce Hospital. già Direttore UO Endocrinologia, Malattie metaboliche, Dietetica e Nutrizione clinica Ospedale Brindisi.

Ipertensione e sua Prevalenza in Italia

Calo di peso e Ipertensione

STUDI CLINICI DI SUPPORTO

07 14 12 18 16 27 24

Sale e sodio

Caratteristiche della Dieta DASH

Modello Dietetico DASH

Attività fisica e Tabagismo

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Dieta DASH o dieta Mediterranea: schemi alimentari a confronto

INTRODUZIONE

La prevalenza delle malattie cardiovascolari continua ad aumentare a livello globale, alimentato in gran parte da un drammatico aumento dei fattori di rischio, come l’obesità, il diabete mellito, l’ipertensione e la dislipidemia, fattori che sono tutti influenzati dalle scelte alimentari e dai livelli di attività fisica. Sono certamente disponibili opzioni farmacologiche per aiutare a gestire questi fattori di rischio, ma uno stile di vita sano dovrebbe rimanere la pietra angolare della prevenzione e gestione delle malattie cardiovascolari.

Le malattie cardiovascolari (CVD) rimangono una delle principali cause di mortalità in tutto il mondo; in Italia si stima che siano circa il 18% gli italiani a soffrire di ipertensione, con prevalenza che aumenta progressivamente all’aumentare dell’età fino a superare il 50% oltre i 74 anni di vita. A questi si devono aggiungere le persone che non sono consapevoli di essere ipertesi. Controllare regolarmente la pressione arteriosa e mantenerla entro i livelli raccomandati attraverso l’adozione di stili di vita sani e assumendo specifiche terapie laddove necessario, è fondamentale per la salute, poiché questa condizione rappresenta il fattore di rischio più importante per ictus, infarto del miocardio, aneurismi, arteriopatie periferiche, insufficienza renale cronica, retinopatie e malattie legate all’invecchiamento (disturbi della memoria, disabilità).

La ricerca ha dimostrato che l’ottimizzazione dei comportamenti e dei fattori legati alla salute, tra cui la dieta e l’alimentazione, può migliorare la salute cardiovascolare e ridurre il rischio di malattie cardiovascolari. La maggior parte delle società scientifiche, inclusa l’American Heart Association, American College of Cardiology e European Society of Cardiology, concordano sul fatto che un modello dietetico sano deve includere il consumo di frutta e verdura fresche, cereali integrali, noci, legumi e pesce. Si stima che ogni anno potrebbe essere prevenuto circa il 42,4% degli eventi cardiovascolari semplicemente adottando delle sane abitudini alimentari.

Lo scopo di questa guida, destinata a operatori sanitari, è quello di sottolineare i punti cardine dell'alimentazione sana per prevenire e ridurre il rischio di ipertensione e malattia cardiovascolare. Certamente il modello alimentare di tipo Mediterraneo è adeguato a proteggere il cuore; tuttavia, è emerso un nuovo modello alimentare che garantisce benefici ancora maggiori: la dieta DASH.

• DASH è l’acronimo di “Dietary Approaches to Stop Hypertension” ed è un approccio alimentare equilibrato e scientificamente supportato per migliorare la salute cardiovascolare e gestire la pressione sanguigna.

• La dieta DASH è stata oggetto di numerose ricerche scientifiche che ne hanno comprovato l’efficacia.

La dieta DASH, nella sua forma originale, non è concepita per dimagrire ma per controllare l’ipertensione, infatti si focalizza sulla qualità degli alimenti piuttosto che sulle quantità. È infatti un regime alimentare che privilegia frutta, verdura, cereali integrali, latticini a basso contenuto di grassi, pesce, carne bianca e oli vegetali, riducendo o eliminando del tutto carne rossa e carni lavorate, grassi animali, zucchero e alcol. Alimenti a parte, il cuore della dieta DASH è un uso molto controllato del sale da cucina.

Sebbene la dieta DASH sia specificamente formulata per chi ha o è a rischio di pressione alta, molti dei suoi principi generali rappresentano criteri di buon senso che apportano benefici alla salute a qualsiasi età come il controllo di colesterolo LDL e trigliceridi.

Key points

• Si stima che nel 2019 siano morte a causa di malattie cardiovascolari 17,9 milioni di persone, pari al 32% di tutti i decessi globali. Di questi decessi, l’85% è dovuto ad infarto e ictus.

• Oltre tre quarti dei decessi per malattie cardiovascolari si verificano nei paesi a basso e medio reddito.

• Dei 17 milioni di morti premature (sotto i 70 anni) dovute a malattie non trasmissibili nel 2019, il 38% è stato causato da malattie cardiovascolari.

• La maggior parte delle malattie cardiovascolari può essere prevenuta gestendo tempestivamente i fattori di rischio comportamentali e ambientali come il consumo di tabacco, la dieta non sana, l’inattività fisica, il consumo dannoso di alcol.

DIETA DASH È UN ACRONIMO

CHE DERIVA DA:

Dietary:

Riferito all'approccio alimentare e nutrizionale

Approaches:

Si riferisce ai metodi e alle strategie alimentari adottate

Stop:

Indica l'obiettivo di fermare o ridurre l'ipertensione

Hypertension:

Riferito alla condizione di alta pressione sanguigna

• È importante individuare la malattia cardiovascolare il più presto possibile in modo da poter iniziare la gestione con farmaci e modifiche dello stile di vita.

IPERTENSIONE E SUA PREVALENZA IN ITALIA

L’ipertensione è una condizione caratterizzata da una pressione arteriosa elevata in modo persistente nelle arterie, ed è considerata il principale fattore di rischio modificabile per morbilità e mortalità, sia per tutte le cause sia per le malattie cardiovascolari a livello globale. La fisiopatologia dell’ipertensione coinvolge complesse interazioni tra fattori ambientali e comportamentali, predisposizione genetica, sistemi ormonali e vari organi (come rene, apparato cardiocircolatorio e sistema nervoso centrale), nonché numerosi meccanismi vascolari e immunitari. Qualsiasi alterazione di questi processi può portare allo sviluppo dell’ipertensione, che, se non adeguatamente gestita, può provocare danni agli organi e portare a esiti clinici negativi.

Circa il 18% degli italiani soffre di ipertensione, con una prevalenza che supera il 50% oltre i 74 anni. L’ereditarietà, o famigliarità della patologia, influisce per circa il 30% sulla possibilità d’insorgenza dell’ipertensione. Per questo motivo un soggetto che ha dei famigliari ipertesi, avrà un maggior rischio di sviluppare la malattia. In accordo con i dati riportati in letteratura, i valori aumentano con l’avanzare dell’età e nelle donne l’aumento legato all’età è particolarmente evidente dopo la menopausa.

L’uomo infatti ha un rischio elevato di sviluppare la malattia intorno ai 30-40 anni. Nelle donne tale rischio, inferiore fino alla menopausa, arriva dopo i 45-50 anni fino al 50% per poi aumentare ulteriormente dopo i 65 anni. In molti casi lo stress psichico influisce a tal punto sulla comparsa dell’ipertensione da essere considerato il principale fattore causale.

• In Italia, negli uomini i valori sono più elevati nel Nord-Est (37%) e nel Nord-Ovest (32%), nelle donne al Sud (34%). Una proporzione elevata di ipertesi (27%) non sa di esserlo: tale proporzione varia: 32% nel Nord-Est, 30% nel Nord-Ovest, 19% nel Centro e 24% nel Sud e la maggior parte di questi non ha mai misurato la pressione nell’ultimo anno.

Controllare regolarmente la pressione e mantenerla nei limiti raccomandati attraverso stili di vita sani e terapie specifiche è fondamentale, poiché l’ipertensione è il principale fattore di rischio per ictus, infarto, aneurismi, arteriopatie periferiche, insufficienza renale cronica, retinopatie e malattie legate all’invecchiamento come disturbi della memoria e disabilità.

L’ipertensione non provoca sintomi specifici (è spesso asintomatica) non a caso infatti tale condizione è nota come il ‘killer silenzioso’. Molti pazienti convivono con la pressione alta senza sapere di essere ipertesi.

Può manifestarsi con:

• palpitazioni, vertigini, mal di testa, nervosismo, stanchezza e affanno anche a riposo, ronzii, fosfeni (lampi di luce) e altri disturbi visivi, tendenza a urinare spesso.

Altri segni possono essere:

mal di testa dietro la nuca, soprattutto al mattino al risveglio, che scompare spontaneamente dopo alcune ore; la perdita di sangue dal naso (epistassi); l'impotenza.

CAMPANELLI D’ALLARME PIÙ DRAMMATICI DELL’IPERTENSIONE

• Le aritmie cardiache

• Gli attacchi transitori di ischemia cerebrale (TIA)

• Emorragia sottocongiuntivale

• Epistassi

Secondo la recente revisione delle Linee guida 2024 dell’European Society of Cardiology (ESC) viene considera ottimale una pressione sistolica inferiore a 120 mmHg e una pressione diastolica inferiore a 70 mmHg. Lo screening per l’ipertensione, dovrebbe essere ripetuto periodicamente. Si considera ragionevole misurare la PA almeno ogni 3 anni in caso di PA non elevata e di rischio di malattia cardiovascolare basso o moderato (in soggetti di età <40 anni), mentre controlli più frequenti (ad es. una volta l’anno) dovrebbero essere presi in considerazione nei soggetti di età ≥40 anni o con valori pressori elevati ma che non rientrano ancora nelle soglie di rischio per l’indicazione al trattamento. Nelle nuove linee guida è stata introdotta una nuova categoria denominata "pressione alta" (distinta da Ipertensione) per valori di pressione arteriosa sistolica compresi tra 130 e 139 mmHg e/o diastolica tra 80 e 89 mmHg. Questa nuova classificazione riconosce che l'aumento della pressione arteriosa è un processo graduale e che interventi precoci possono prevenire l'evoluzione verso l'ipertensione conclamata.

Pressione Arteriosa (PA) NON

PA clinica (mmHg sistolica/diastolica)

PA domiciliare (mmHg sistolica/diastolica)

PA Ambulatoriale diurna (mmHg sistolica/diastolica)

PA Ambulatoriale delle 24h (mmHg sistolica/diastolica)

PA Ambulatoriale notturna (mmHg sistolica/diastolica)

<120/70

<120/70

<120/70

<115/65

<110/60

120/70- <140/90 ≥140/≥90

120/70 - <135/85 ≥135/≥85

120/70 - <135/85 ≥135/≥85

115/65 - <130/80 ≥130/≥80

110/60 - <120/70 ≥120/≥70

Risulta quindi ovvio che la corretta misurazione della pressione sanguigna è di fondamentale importanza per la diagnosi e la gestione dell’ipertensione. La misurazione della pressione arteriosa (PA) dovrebbe essere eseguita utilizzando un dispositivo clinicamente validato e di comprovata accuratezza. Tuttavia, tra gli apparecchi per la misurazione attualmente disponibili sul mercato, solo il 6% è stato sottoposto a test adeguati. Dopo la pubblicazione delle linee guida ESC/ ESH 2018, tre importanti organizzazioni – l'Association for the Advancement of Medical Instrumentation, la Società Europea dell'Ipertensione (ESH) e l'International Organization for Standardization – hanno sviluppato uno standard universale per la validazione dei dispositivi di misurazione della PA. La precisione della misurazione della PA dipende da molteplici fattori, tra cui la posizione del paziente, la temperatura ambientale, la tecnica utilizzata, l'accuratezza del dispositivo e le condizioni fisiche del paziente stesso. Pertanto, per ottenere risultati affidabili, è fondamentale adottare un metodo di misurazione standardizzato per le rilevazioni cliniche.

Le Linee Guida ESC 2024 per la gestione della pressione arteriosa elevata e dell'ipertensione presentano aggiornamenti significativi rispetto alle versioni precedenti sottolineando l’importanza della prevenzione e che prima dell'inizio di una eventuale terapia farmacologica, è fondamentale adottare cambiamenti nello stile di vita. L'obiettivo principale della prevenzione e del trattamento della pressione arteriosa elevata e dell'ipertensione è ridurre il rischio di malattie cardiovascolari migliorare la qualità della vita e prevenire la morte prematura. È essenziale affrontare in modo globale non solo la pressione arteriosa, ma anche tutti gli altri fattori di rischio, come il fumo, l'iperglicemia e la dislipidemia, e la sedentarietà. Importante evidenziare che la combinazione di questi fattori di rischio esercita un effetto moltiplicativo – e non semplicemente additivo – sul rischio complessivo di sviluppare malattia cardiovascolare.

La principale modifica dello stile di vita alimentare è la riduzione del consumo di sale sodico (< 2300 mg/giorno, idealmente < 1500 mg/giorno), aumentare l'assunzione di frutta, verdura, cereali integrali e latticini a basso contenuto di grassi. Nel caso di sovrappeso o obesità è fondamentale raggiungere e mantenere un peso corporeo adeguato (BMI tra 18.5 e 24.9 Kg/mq e circonferenza vita < 88 cm per la donna, con rischio nullo <80 cm, e <102 cm per l’uomo, <95 cm per rischio nullo). La dieta deve associarsi ad almeno 150 minuti di attività aerobica moderata o 75 minuti di attività vigorosa a settimana. Va scoraggiato il consumo quotidiano di bevande alcoliche, soprattutto a stomaco vuoto, ed è importante eliminare il fumo di sigaretta ed anche l'esposizione al fumo passivo.

La terapia farmacologica è raccomandata per pazienti con ipertensione di Stadio

1 con malattie cardiovascolari (CVD) o rischio di CVD ≥ 10%, e per tutti i pazienti con ipertensione di Stadio 2. Nel caso di Ipertensione Resistente, definita come pressione arteriosa non controllata nonostante l'uso di tre farmaci antipertensivi di classi diverse, uno dei quali dovrebbe essere un diuretico è necessario valutare l'aderenza alla terapia, e cercare eventuali cause secondarie di ipertensione. Il trattamento dell'ipertensione richiede un approccio multidisciplinare che combina modifiche dello stile di vita e terapie farmacologiche. La personalizzazione del trattamento e il monitoraggio continuo sono essenziali per il successo a lungo termine nella gestione della pressione arteriosa e nella riduzione del rischio cardiovascolare.

Occhi

• Rimodellamento microvascolare

• Retinopatia ipertensiva

Cuore

• IVS

• Dilatazione AS e VS

• FA

• CAD ostruttiva e non ostruttiva

• Infarto miocardico

• Scompenso cardiaco sistolico e/o diastolico

Rene

• Nefrosclerosi arteriolare ipertensiva

• Glomerulosclerosi

• Albuminuria/proteinuria

• ↓ GFR

Cervello

• Lesioni della materia bianca

• Microinfarti silenti

• Microsanguinamenti

• Atrofia cerebrale

• Decadimento cognitivo

• Demenza vascolare

• Ictus ischemico

• Emorragia cerebrale

Arterie di medio-grosso calibro

• Aterosclerosi

• Rigidità arteriosa

• Calcificazione vascolare

Microcircolo

• Disfunzione endoteliale

• ↑ Vasoreattivita

• Rimodellamento vascolare

• Fibrosi e inflammazione

• ↑ Resistenze vascolari periferiche

Una pressione arteriosa persistentemente elevata e l'ipertensione portano allo sviluppo di danno d'organo mediato dall'ipertensione e di malattie cardiovascolari. AS, atriale sinistra; CAD, malattia coronarica; FA, fibrillazione atriale; GFR, velocità di filtrazione glomerulare; IVS, ipertrofia ventricolare sinistra; PA, pressione arteriosa; VS, ventricolare sinistra.

Perché il controllo della pressione arteriosa è importante

L’ipertensione, se non trattata adeguatamente, può portare a una serie di gravi rischi per la salute. I principali rischi associati all’ipertensione includono:

Malattie Cardiovascolari

• Infarto del Miocardio (Attacco di Cuore): L’ipertensione può causare l’indurimento e l’ispessimento delle arterie (aterosclerosi), che può portare a un infarto.

• Insufficienza Cardiaca: Il cuore deve lavorare di più per pompare il sangue contro una pressione elevata, che può portare a un ispessimento del muscolo cardiaco e, nel tempo, a insufficienza cardiaca.

• Ictus: L’ipertensione può causare il danneggiamento dei vasi sanguigni nel cervello, aumentando il rischio di ictus ischemico o emorragico.

Malattie Renali

• Insufficienza Renale Cronica: L’ipertensione può danneggiare i vasi sanguigni nei reni, riducendo la loro capacità di filtrare il sangue in modo efficace.

Arteriopatie Periferiche

• L’ipertensione può causare l’ispessimento e il restringimento delle arterie nelle gambe e nei piedi, riducendo il flusso sanguigno e causando dolore durante la deambulazione o attività fisiche.

Riduzione Acuità Visiva

• Retinopatia Ipertensiva: L’ipertensione può danneggiare i vasi sanguigni della retina, causando problemi di vista e, nei casi gravi, anche cecità.

Aneurismi

• L’ipertensione può causare l’indebolimento delle pareti delle arterie, portando alla formazione di aneurismi (= dilatazioni anormali di un’arteria). Se un aneurisma si rompe, può causare emorragie interne potenzialmente letali.

Disturbi Cognitivi e Demenza

• L’ipertensione non controllata può influire sul flusso sanguigno al cervello, aumentando il rischio di disturbi cognitivi e demenza, inclusa la malattia di Alzheimer.

Complicazioni Durante la Gravidanza

• Preeclampsia o Gestosi: Una condizione caratterizzata da ipertensione e danni agli organi, che può essere pericolosa sia per la madre sia per il bambino.

Malattie Metaboliche

• L’ipertensione è spesso associata a altri fattori di rischio metabolici, come l’obesità, il diabete e la dislipidemia, che insieme aumentano il rischio di malattie cardiovascolari.

Per ridurre questi rischi, è fondamentale monitorare regolarmente la pressione arteriosa al fine di rilevare tempestivamente eventuali aumenti. Far comprendere al paziente l’importanza della gestione dell’ipertensione e dei rischi associati è la base per il trattamento.

CALO DI PESO E IPERTENSIONE

Numerosi studi epidemiologici hanno evidenziato una significativa associazione tra ipertensione arteriosa e obesità. In particolare, la prevalenza di ipertensione arteriosa aumenta in modo lineare con l’aumento dell’indice di massa corporea (IMC) a partire dalla condizione di normopeso, in maniera simile per entrambi i sessi. Questa relazione è indipendente da età, sesso ed etnia.

• È stato osservato che l'obesità può precedere e predire l'ipertensione arteriosa. Anche in soggetti con pressione arteriosa normale o ottimale, l’obesità è associata a un maggiore rischio di sviluppare ipertensione arteriosa in futuro. L’obesità viscerale (di tipo androide) sembra avere un impatto maggiore rispetto a quella gluteo femorale (o ginoide) nell’induzione dell’ipertensione arteriosa, motivo per cui gli uomini sono maggiormente affetti. Oltre all’influenza del peso corporeo sulla futura comparsa di ipertensione arteriosa, incrementi successivi del peso corporeo e degli altri indici di obesità in qualsiasi momento della vita possono aumentare la pressione arteriosa. L’obesità può causare ipertensione attraverso l’aumento del tono simpatico, l’insulino-resistenza e l’espansione del volume plasmatico. Dal punto di vista terapeutico, è noto che la riduzione del peso corporeo ha un significativo effetto antipertensivo nei soggetti con obesità e ipertensione.

• È stato stimato che una riduzione media di peso corporeo di 5 kg è risultata associata ad una riduzione media della PA sistolica e diastolica rispettivamente di 4.4 e 3.6 mmHg. Altri dati dimostrano che, a partire da un indice di massa corporea (BMI) di 40 kg/m2, un calo ponderale mediano del 13% si associa significativamente ad una riduzione del rischio di ipertensione del 22%.

Studi recenti indicano tuttavia che il calo ponderale deve essere mantenuto nel tempo per garantire un effetto antipertensivo duraturo, anche se di fatto molti soggetti non riescono a mantenere la perdita di peso a lungo termine, riguadagnando peso e livelli pressori elevati. In caso di calo ponderale è fondamentale quindi evitare il Weight Cycling (o effetto yo-yo del peso): quando peso, pressione sanguigna e glicemia oscillano molto la persona è a maggior rischio di infarto e ictus. Il riguadagno del peso porta infatti con sé una serie di alterazioni metaboliche deleterie per la salute del sistema cardiovascolare. Un recente studio che prevedeva il monitoraggio di peso, pressione e glicemia in individui sani seguiti per un periodo di 5 anni ha dimostrato che rispetto a chi è rimasto a peso stabile nel tempo, gli individui con la più ampia variabilità dei parametri sopra citati hanno registrato una mortalità del 27% più elevata, un rischio di infarto del 43% più alto

e un aumento del 41% di andare incontro ad un ictus. Il weight cycling è dunque da evitare sicuramente nelle persone in sovrappeso o con obesità, ma da scoraggiare anche negli individui normopeso che si sottopongono spesso a pericolose diete stagionali. Le diete basate sull’evidenza, come la dieta mediterranea e la dieta DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension), sono interventi dietoterapici consolidati per ridurre i valori pressori e il rischio di malattia cardiovascolare nei pazienti ipertesi.

COS’È IMPORTANTE FARE PER RIDURRE LA PRESSIONE ARTERIOSA

Preferire:

• Dieta DASH o di tipo mediterraneo.

• Un regime alimentare sano che includa più cibo vegetale e meno di origine animale.

• Verdure, frutta, fagioli, noci, semi e oli vegetali.

• Proteine magre, es. legumi, pollame.

Limitare:

• Carni grasse, latticini ricchi di grassi.

• Zucchero, dolci e bevande zuccherate.

• Combinare una dieta ipocalorica con attività fisica quotidiana nei pazienti con sovrappeso o obesità.

• Monitorare la circonferenza della vita e il peso anche in soggetti normopeso.

Limitazione nell'assunzione di sodio Attività fisica quotidiana ed esercizio fisico regolare

• Il sodio viene consumato principalmente sotto forma di sale, che deriva da alimenti trasformati o viene aggiunto al cibo durante la cottura o in tavola.

• Si raccomanda una limitazione del sale (NaCl) a < 5 g (~2 g di sodio) o 1 cucchiaino al giorno (=3gr/die).

• Favorire la disassuefazione dal fumo di sigaretta, fornire assistenza di supporto e indirizzamento a programmi per smettere di fumare a tutti i fumatori.

Aumento dell'assunzione di potassio

• Aumentare l'assunzione di potassio, preferibilmente tramite modifica della dieta, eccetto per i pazienti ipertesi con Insufficienza Renale Cronica avanzata.

• Gli alimenti ricchi di potassio sono ad esempio fagioli cannellini bianchi (1200 mg/tazza), spinaci bolliti non salati (840 mg/tazza), avocado (708 mg/tazza) e banane (450 mg per frutto medio.)

• Utilizzare sostituti del sale sostituendo NaCI con KCI nei pazienti che seguono una dieta ricca di sodio.

Limitare l'assunzione di alcol

• Limitare fortemente l'assunzione di alcolici, in particolare, se l'assunzione è di 2-3 drink/giorno.

• Evitare di bere eccessivamente (binge drinking).

• Incorporare l'attività fisica nella vita di tutti i giorni ad es.: camminare, andare in bicicletta e ridurre il comportamento sedentario ad es.: stare meno seduti.

• Mirare a: 150minuti di attività aerobica a settimana eseguito a intensità moderata, ottimali 300, oppure 75-150 minuti di esercizio aerobico a settimana a intensità vigorosa, oppure una combinazione equivalente di attività fisiche moderate e vigorose.

• Esercizi di resistenza dinamica (rafforzamento muscolare) 2-3 volte a settimana.

• Iniziare lentamente e gradualmente per aumentare la quantità/intensità.

Ridurre lo stress con le seguenti attività:

• Attività fisica regolare.

• Esercizi basati sulla consapevolezza (mindfulness).

• Tecniche di rilassamento, ad esempio: respirazione profonda, meditazione, yoga o Tai Chi.

• Dormire a sufficienza (7-9 ore).

• Trovare modi individuali per affrontare lo stress, ad esempio: dedicarsi ad hobby o parlare con un terapeuta.

• Moderare l'assunzione di caffeina, evitare droghe di qualsiasi tipo.

Diminuire l’esposizione all’inquinamento atmosferico e rumore

• Ridurre l'esposizione al rumore e all'inquinamento atmosferico negli ambienti chiusi.

• Valutare di ridurre l'esposizione all'inquinamento atmosferico modificando la posizione, i tempi e il tipo di attività all'aperto.

DIETA SANA CALO PONDERALE
STILE DI VITA
Migliorare la gestione dello stress

DIETETICO DASH

La dieta DASH è uno schema alimentare promosso nel 1997 dall’Istituto per il Cuore, i Polmoni e il Sangue (National Heart, Lung, and Blood Institute) dell’Istituto Nazionale per la Salute degli Stati Uniti (National Institute of Health, NIH), al fine di aiutare a prevenire, o migliorare, l’ipertensione. La sigla DASH, è l’acronimo di Dietary Approaches to Stop Hypertension, ossia Approcci dietetici per bloccare l’ipertensione. Fin dalla sua introduzione, si è mostrato promettente in molteplici studi. Infatti, varie organizzazioni lo hanno classificato come uno dei migliori modelli alimentari insieme alla dieta mediterranea. Le riduzioni dei valori di pressione arteriosa si verificano già dopo una settimana dall’inizio della dieta e continuano a diminuire se il sale (o meglio il sodio) resta ben controllato (<2400 mg/die). È stato dimostrato che la dieta DASH riduce del 13% il rischio di morte cardiaca improvvisa grazie al miglioramento dei seguenti parametri:

• Colesterolo Totale, HDL, LDL e trigliceridi

• Malattia cerebrovascolare

• Insufficienza cardiaca

• Resistenza all’insulina e diabete

• Urolitiasi (calcoli renali)

• Gotta

• Malattia renale

Dal momento che il sovrappeso è a sua volta un fattore di rischio, esistono anche versioni della dieta DASH che mantengono la stessa ripartizione per quanto riguarda le categorie di alimenti e sodio, ma con un ridotto apporto di calorie totali, così da favorire anche il calo ponderale e inducendo un doppio vantaggio.

Il punto chiave della dieta DASH è la restrizione sul sodio (tra i 1500 e i 2400 mg/die corrispondenti a circa 3-5 gr di sale sodico). Questa quota non si riferisce al sale discrezionale ma a tutto il quantitativo di sodio derivante dai cibi assunti più l’eventuale sale discrezionale. La dieta DASH sembra interagire con il sistema renina angiotensina migliorando alcuni degli effetti fisiologici di inibizione dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE) e conseguente in un effetto natriuretico e diuretico. Per quanto riguarda l’effetto della dieta DASH sulla curva pressione-natriuresi (rapporto pressione arteriosa-produzione urinaria di sodio), la pendenza della curva pressione-natriuresi aumenta senza spostarsi lungo l’asse della pressione. Di conseguenza, la dieta DASH agisce come un diuretico, aumentando l’escrezione di sale per ogni valore di pressione arteriosa.

Per questo motivo la dieta DASH prevede un abbassamento maggiore della pressione arteriosa in individui sensibili all’azione del sale sodico.

L’azione natriuretica della dieta DASH è attribuibile anche al suo alto contenuto di potassio e calcio, derivante dal consumo di frutta, verdura, latticini a basso contenuto di grassi. Il potassio è noto per il suo ruolo nella regolazione della pressione arteriosa e la sua azione natriuretica mentre è stato dimostrato che anche il calcio riduce la pressione.

Il punto chiave della dieta DASH è la restrizione sul sodio (tra i 1500 e i 2400 mg/die corrispondenti a circa 3-5gr di sale sodico).

Questa quota non si riferisce al sale discrezionale ma a tutto il quantitativo di sodio derivante dai cibi assunti più l’eventuale sale discrezionale.

Altri nutrienti importanti della dieta DASH sono vitamine (soprattutto la vitamina C) e antiossidanti, come i polifenoli e soprattutto flavonoidi, che attenuano lo stress ossidativo. Inoltre, è stato osservato che questi micronutrienti inibiscono e riducono l’infiammazione attraverso la riduzione della proteina C-reattiva ad alta sensibilità (hs-CRP) e riducono il danno cardiaco subclinico attraverso l’abbassamento della troponina cardiaca I ad alta sensibilità (hs-cTnI).

Per questi motivi ed evidenze la dieta DASH è inserita dal 2017 nelle linee guida americane ed europee per la prevenzione e gestione della pressione alta. Nella revisione 2024 delle Linee Guida Europee (ESC) la Dieta DASH e la dieta Mediterranea sono entrambe raccomandate per la loro comprovata efficacia nel trattamento dell’ipertensione.

Inoltre, il consumo di frutta e verdura apporta nitrato inorganico che migliora la funzione endoteliale, riduce la rigidità arteriosa e diminuisce l’aggregazione piastrinica, tutti meccanismi correlati all’ossido nitrico derivato dal metabolismo del nitrato.

Globalmente, questi dati suggeriscono che la dieta DASH induce effetti ormonali e vascolari che contribuiscono al suo effetto ipotensivo, oltre a influenzare il volume telediastolico e il volume sistolico, migliorando così la funzione ventricolare sinistra.

STUDI CLINICI DI SUPPORTO

La dieta DASH è stata formulata e testata per la prima volta in uno studio eseguito negli Stati Uniti e pubblicato nel 1997, in cui, sulla base di osservazioni note in precedenza, si voleva studiare e comprovare l’effetto di diverse combinazioni alimentari sulla pressione arteriosa.

Nel primo studio vennero arruolati 459 volontari, di questi, una parte aveva valori di pressione arteriosa normali e il restante gruppo, invece, aveva valori alti (pressione massima >140 mmHg e pressione minima >90 mmHg).

I volontari vennero divisi in tre gruppi: il primo continuò a mangiare una tipica dieta americana; il secondo, una quantità aumentata di verdura e frutta; il terzo, la cosiddetta dieta DASH con una precisa limitazione del sale sodico. Dopo otto settimane, il gruppo che aveva consumato più frutta e verdura aveva ottenuto un leggero miglioramento, ma il gruppo che aveva seguito la dieta DASH aveva valori di pressione arteriosa marcatamente più bassi degli altri due. Nonostante non siano state osservate variazioni nel peso, la dieta del gruppo di intervento è risultata in grado di ridurre maggiormente la pressione arteriosa in confronto alle altre due diete, già dopo 2 settimane. In particolare, la dieta seguita dal terzo gruppo, definita in seguito Dieta DASH, era in grado di ridurre mediamente di 5,5 mmHg la pressione sistolica e di 3 mmHg la diastolica. Inoltre, i pazienti che presentavano una condizione di ipertensione franca all’inizio dello studio andarono incontro ad una maggiore riduzione della pressione in confronto ai soggetti con un valore pressorio normale (mediamente -11,4 mmHg sistolica e -5,5 mmHg diastolica).

In uno studio successivo, pubblicato nel 2001, venne esaminato l’effetto della riduzione di sale da cucina (cloruro di sodio) in una dieta libera a confronto con la dieta DASH. I risultati mostrarono come la riduzione di sale abbassi significativamente i livelli di pressione arteriosa in modo ancor più sensibile nelle persone con la pressione alta in generale con un impatto maggiore selezionando alcuni tipi di cibi. Infatti, il modello dietetico DASH è ricco di carboidrati (55% dell’energia giornaliera), moderato in proteine (18%), e basso in grassi totali (27% di cui un 6% di energia derivante da acidi grassi essenziali). A livello di micronutrienti lo schema DASH oltre ad essere ricco di potassio, calcio, magnesio e fibre è povero di sodio.

Una recente meta analisi ha dimostrato che l’adozione della dieta DASH determina una significativa riduzione della pressione sistolica e della pressione diastolica e ha fornito prove di un effetto indipendente dai livelli basali di pressione arteriosa. Sebbene non sia stato notato alcun effetto differenziale sulla pressione arteriosa

tra pazienti ipertesi e non ipertesi, l’entità della riduzione della pressione sistolica e della pressione diastolica era maggiore in termini assoluti nei pazienti ipertesi senza trattamento antipertensivo rispetto a quello osservato in tutti i pazienti ipertesi.

L’effetto della dieta DASH sulla pressione arteriosa è risultato coerente in un’ampia gamma di livelli basali di pressione sistolica e diastolica, vale a dire da livelli di pressione arteriosa normotensiva all’ipertensione di grado 1 ed era indipendente dalla concomitante restrizione energetica. Tuttavia, per quanto riguarda l’assunzione di sodio, è stato riscontrato che quantità limitate di assunzione giornaliera di sodio (<2400 mg/die) migliorano l’effetto di riduzione della pressione arteriosa della dieta DASH in maniera più significativa in soggetti con età >50 anni.

La dieta DASH è stata ampiamente studiata e ne è risultato che anche la sola riduzione dell’assunzione di sodio abbassa significativamente la pressione sanguigna, tuttavia, gli effetti sono maggiori se combinati alla selezione di cibi a basso tenore di sodio e grassi saturi.

I benefici per la salute a lungo termine poi dipenderanno dalla capacità delle persone di apportare cambiamenti dietetici duraturi e dalla maggiore disponibilità di alimenti a basso contenuto di sodio. Sono stati riportati dati che dimostrano che un’elevata aderenza alla dieta DASH ha un effetto positivo sulla riduzione del rischio di ipertensione rispetto a una bassa aderenza. Questi dati supportano e sono in linea con le linee guida sull’ipertensione, suggerendo che i cambiamenti nello stile di vita dovrebbero essere adottati precocemente anche nelle popolazioni con pressione sanguigna normale.

DELLA DIETA DASH

La dieta DASH è caratterizzata da una serie di norme che consentono di scegliere di mangiare cibi che proteggono la salute cardiovascolare. Non è uno schema che si basa su grammature e frequenze specifiche: l’attenzione maggiore va posta alla qualità del cibo e al suo tenore in sodio. Quando si segue la dieta DASH, è importante scegliere alimenti che siano:

• Ricchi di potassio, calcio, magnesio e vitamina C.

• Fonte di proteine magre.

• Integrali, per garantire il giusto apporto di fibre.

• A basso contenuto di grassisaturi.

• A basso contenuto di sodio (min 1500 max 2300 mg/die).

La dieta DASH fornisce obiettivi nutrizionali dove il numero di porzioni o la frequenza di assunzione del cibo dipende dal fabbisogno calorico giornaliero del singolo soggetto. In linea di massima questa dieta si fonda sugli stessi principi di quella mediterranea ma un protocollo con maggiori applicazioni da rispettare:

• Seguire un piano alimentare equilibrato, che includa tutti i macronutrienti (carboidrati, lipidi e proteine) e tra i micronutrienti potassio, magnesio, zinco e vitamina C; tra i minerali elencati, va posta particolare attenzione al contenuto di potassio, il cui ruolo nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, soprattutto in relazione all’apporto di sodio, è stato ampiamente dimostrato.

• Prevedere una buona dose di carboidrati, che vada a coprire mediamente il 50-55% del fabbisogno energetico giornaliero, da scegliere preferenzialmente tra i cereali integrali (pasta, pane integrali) e con minore frequenza i cereali più amidacei (come riso, patate e mais).

• Iniziare sempre il pasto con della verdura che può essere cruda, cotta o sotto forma di vellutate o zuppe.

• Assumere 2-3 frutti freschi ogni giorno (no a macedonie industriali o succhi di frutta) inclusi frutti ad alto tenore di potassio e Vit. C (come banana e kiwi).

• Evitare tutti i grassi solidi come burro, margarina, panna, besciamella, maionese e mascarpone e consumare olio extra vergine d’oliva, o olii vegetali quali olio di semi di lino o di noci.

• Non dimenticare latte e derivati da assumere nel quotidiano ma prediligendo quelli a basso contenuto di grassi, quindi latte scremato, formaggi freschi e light, yogurt allo 0% di grassi, e non eccedere oltre 200g a settimana di formaggi a pasta dura parzialmente decremati come il Grana Padano DOP.

• Scegliere le fonti proteiche preferenzialmente tra carni bianche (pollo o tacchino), pesce e legumi.

• Eliminare tutti i cibi conservati, pronti e precotti (in scatola o latta).

• Limitare zuccheri semplici e cibi industriali ricchi di zuccheri (incluse bibite zuccherine e succhi di frutta).

• Utilizzare erbe aromatiche e spezie come curcuma, zenzero per insaporire i piatti, cosi come aceti e limitare il sale aggiunto ai cibi; possibile insaporire formaggio a pasta dura, a parità di quantità aggiunta il tenore in sodio sarà inferiore.

• Non assumere carni rosse, né carni conservate (affettati ed insaccati – salame, salsiccia, salamelle e wurstel).

• Fare almeno due pasti “vegetariani” a settimana (assumendo quindi legumi come pietanza).

• Non assumere bevande alcoliche, nemmeno a bassa gradazione.

Di fatto la dieta DASH include una serie di norme comportamentali e si focalizza sulla qualità del cibo assunto, limitando fortemente quello processato e ultra-processato.

Nell’impostare una dieta DASH è importante aiutare ed essere di supporto al cambiamento delle abitudini alimentari del paziente a rischio cardiovascolare.

Pianificare e discutere la dieta insieme al paziente, trovare le migliori strategie per fare in modo che questo modello alimentare diventi uno stile di vita e non una temporanea parentesi è un momento chiave della dietoterapia.

Alimenti consentiti

Vegetali freschi Frutta fresca

Cereali integrali

Latte e derivati, senza o a basso contenuto di grassi

Pesce fresco Pollame e carni bianche

Legumi Frutta secca e semi oleaginosi

Olio EVO o mono-seme

Alimenti da limitare

Carni Grasse Carni conservate Insaccati

Pesce conservato o essiccato/ affumicato

Zucchero e bevande zuccherate

Dolci e bevande zuccherate Snack salati e fast food

Latte e derivati ricchi di grassi

Alcolici

COLAZIONE

Menu giornaliero DASH Un esempio

Fiocchi d’Avena

50 g di fiocchi d’avena cucinati con 250 ml di latte scremato

Banana 120 g circa, a fette

Noci 20 g

Spremuta d’arancia fresca 200 ml

SPUNTINO MATTUTINO

PRANZO

SPUNTINO POMERIDIANO

Yogurt magro non zuccherato 200 g

Nocciole 15 g

Insalata di Pollo e Verdure Miste

100 g di petto di pollo grigliato su un letto di 100 g di spinaci freschi, 100 g di pomodorini, 50 g di cetrioli, 50 g di carote e 1/4 di avocado (circa 50 g).

Condita con 20 ml di olio EVO e aceto balsamico e insaporita 10gr di scaglie di Grana Padano DOP.

Pane Integrale 100gr

Mela 150 g circa

Bastoncini di carote e sedano bianco 100 g

Hummus 60 g

Grana Padano DOP 20 g

Salmone al Forno

150 g di salmone al forno condito con erbe e limone

CousCous Integrale 90 gr

Broccoli al vapore 150 g

CENA

Bevande

Insalata Mista

Insalata verde con 100 g di pomodori, 50 g di cetrioli e 20 ml di olio d’oliva e aceto

Frutto fresco

Kiwi 150 g

Bere acqua durante tutto il giorno, il tè verde non zuccherato o altre tisane sempre senza zuccheri aggiunti sono buone opzioni per aggiungere varietà e garantire una buona idratazione, 1.5-2L/die. Astensione da bevande zuccherate ed alcoliche.

Condimenti e Spezie

Usare olio extravergine di oliva per condire, erbe e spezie per insaporire i cibi al posto del sale per mantenere il sodio basso, sempre tenendo presente che la gradevolezza ed in sapore del pasto migliora l'adesione del paziente alla dietoterapia.

Per questa ragione insaporire con alimenti della tradizione gastronomica italiana può aiutare il paziente a mantenere la dieta nel lungo periodo. Piccole quantità (ad es. 5-10 gr al pasto) di Grana Padano DOP possono insaporire pasta, passati di verdura, insalate e pietanze, in quanto il quadro nutrizionale di questo formaggio è compatibile con la DASH.

Informazioni nutrizionali sul Grana Padano DOP

100 g di Grana Padano DOP contengono: 600 mg di sodio, (1 cucchiaino grattugiato 5g apporta 30mg di sodio), 120 mg di potassio, 1165 mg di calcio, buone quantità di vitamina B2 e B12 e antiossidanti come zinco, selenio e vitamina A, ma anche proteine ad alto valore biologico e enzimi (tripeptidi) con proprietà ACE inibitori.

Nello studio controllato con placebo condotto dal Dr. Giuseppe Crippa dell’Ospedale Guglielmo da saliceto di Piacenza effettuato su 30 pazienti che hanno consumato quotidianamente 30 g di Grana Padano DOP stagionato 12 mesi per 60 giorni al posto del sale, si è riscontrata una tendenza alla riduzione della pressione arteriosa e non si è osservata alcuna modificazione nei valori di: colesterolo totale, trigliceridi, glicemia, sodiemia e potassiemia. L’effetto è da imputare ai tripeptidi che si formano naturalmente durante la lavorazione e la stagionatura del formaggio Grana Padano DOP. Aggiungere 10g di questo formaggio a primi o pietanze è una buona alternativa al sale sodico, senza superare i 30g al giorno. Essendo nella DASH raccomandata l’assunzione limitata di derivati del latte ricchi di grassi è utile ricordare il contenuto in lipidi del Grana Padano DOP: in 100g di formaggio troviamo 29g di lipidi di cui 68% saturi nei quali l’11% sono “saturi a corta catena”, il 28% monoinsaturi e il 4% polinsaturi presenti grazie al processo di stagionatura

Inoltre il Grana padano DOP ha un livello moderato di colesterolo rispetto ad altri formaggi, grazie alla scrematura del latte usato per la produzione.

Durante la stagionatura e la fermentazione il lattosio viene trasformato in acido lattico, quindi il Grana padano DOP è digeribile e tollerato anche dalle persone intolleranti al lattosio.

Il Grana Padano DOP è ricco di glutammato naturale, che dona al cibo un sapore umami intenso. Questo può aiutare a compensare la riduzione del sale, rendendo i piatti altrettanto gustosi e saporiti.

DIETA DASH O DIETA

MEDITERRANEA: SCHEMI

ALIMENTARI A CONFRONTO

Sebbene la dieta mediterranea non fornisca raccomandazioni specifiche sull’assunzione di sodio, l’enfasi sul consumo di alimenti non trasformati può ridurre intrinsecamente l’assunzione di sodio e i due modelli alimentari possono sembrare non così differenti. Di fatto gli interventi sul modello dietetico DASH-Mediterraneo o gli interventi che confrontano DASH e i modelli mediterranei hanno mostrato un impatto benefico sulla prevenzione del declino cognitivo e la riduzione dell’assunzione di sodio con entrambi i modelli alimentari. La Dieta DASH è particolarmente focalizzata sulla riduzione del sodio per abbassare la pressione arteriosa, mentre la Dieta Mediterranea enfatizza l’uso di grassi sani (come l’olio d’oliva) e il consumo di alimenti freschi e non processati. Sembra infatti che l’olio d’oliva possa essere un componente con un effetto favorevole sui valori pressori. L’alto contenuto di acidi grassi monoinsaturi, vitamina E, e i polifenoli, soprattutto i flavonoidi, possono aumentare la disponibilità di ossido nitrico, promuovendo la vasodilatazione e migliorando la funzione endoteliale. In secondo luogo, frutta e verdura, che sono ricchi di vitamine (ad esempio vitamina C), minerali (ad esempio potassio), fibre, numerosi bioattivi composti (ad esempio, come fitosteroli, nitrato inorganico) e fitochimici (cioè polifenoli-flavonoidi) possono contribuire alla vasodilatazione e all’inibizione dell’aggregazione piastrinica endotelio-dipendente. In terzo luogo, per quanto riguarda l’insieme dei cereali integrali, potrebbero essere associati potenziali effetti benefici sulla pressione arteriosa grazie all’alto contenuto di fibre alimentari e minerali legati all’assunzione di fibre. Infine, il vino rosso, una miscela di ingredienti fermentati, come i polifenoli (compreso il resveratrolo), potrebbe avere un effetto biologico positivo sul sistema cardiovascolare poiché esercitano attività antiossidante e antinfiammatoria. Il consumo di vino rosso al pasto, seppur moderato, non è incluso nella Dieta DASH.

Secondo una revisione del 2020, gli effetti dell’alcol sulla pressione arteriosa (PA) sono dose-dipendenti:

Basse dosi (<14 g): nessun effetto sulla PA nelle prime 6 ore.

Dosi moderate (14-28 g): riduzione della PA sistolica e diastolica.

Alte dosi (>30 g): iniziale riduzione della PA nelle prime 12 ore, seguita da un aumento (sistolica +3,7 mmHg, diastolica +2,4 mmHg) dopo 13 ore.

A lungo termine, il consumo cronico di alcol non offre benefici per l'ipertensione. Anche basse dosi (come 10 g/die di alcol) aumentano il rischio di ipertensione cronica del 14% negli uomini, ma non nelle donne (tuttavia sempre sottorappresentate nelle casistiche degli studi sull’ipertensione). Per questo motivo le linee guida raccomandano di non superare 100 g di alcol puro a settimana sia per uomini sia per donne. Come ciò si possa traslare in numero di bevande consentite dipende dalla gradazione alcolica contenuta in ciascuna di esse. Dati recenti suggeriscono che sarebbe preferibile evitare del tutto il consumo di alcol dopo una diagnosi di ipertensione.

Dieta Mediterranea o Dieta DASH? I benefici su peso, valori pressori, miglioramento del metabolismo lipidico e parametri infiammatori sono riassunti nella seguente tabella comparativa:

**differenza moderata ***differenza forte; Fonte: Long Ge et al. BMJ 2020;369:bmj.m696

Diete a confronto
Perdita di peso (Kg) Pressione Sistolica (mmHg)
Riduzione LDL (mg/dl)
Riduzione HDL (mg/dl)
Riduzione Proteina C reattiva (mg/ dl)
Dieta DASH e dieta Mediterranea a confronto

In conclusione, entrambe le diete sono scelte eccellenti per migliorare la salute e prevenire malattie croniche, e la scelta tra una delle due potrebbe dipendere dalle specifiche esigenze di salute del singolo. Il terapeuta, considerati tutti i fattori di rischio ed eventuali terapie farmacologiche in atto, dovrà quindi indirizzare opportunamente il paziente. Sia la dieta DASH sia la Dieta Mediterranea sono modelli alimentari raccomandati dalle linee guida americane di trattamento dell’ipertensione nella recente revisione 2024.

SALE E SODIO

L’effetto del sale della dieta sui livelli di pressione arteriosa è stato notato per la prima volta nel 1904 in Francia da Ambard e Beaujard, che studiarono 6 pazienti con pressione alta per 3 settimane e osservando che quando il sale nella dieta veniva diminuito, la pressione arteriosa diminuiva, mentre aumentando il sale la pressione arteriosa aumentava.

All’inizio del 1920, Allen e Sherrill negli Stati Uniti confermarono queste osservazioni. Kempner nel 1948 confermò questi dati osservando che pazienti con ipertensione grave seguendo una dieta a base di riso con meno di 0.5 g di sale al giorno avevano livelli di pressione arteriosa notevolmente più bassi. Negli ultimi decenni, un numero considerevole di studi interventistici e osservazionali ha studiato la relazione tra l’assunzione di sodio della dieta e i livelli di pressione arteriosa. Prove crescenti e solide supportano un’associazione diretta tra apporto di sodio e aumento della pressione arteriosa. Il sale è necessario per la salute umana, rappresentato principalmente dal cloruro di sodio (NaCl). Una molecola di cloruro di sodio possiede un rapporto 1:1 di sodio (Na+) e cloruro (Cl−) ionico. Tuttavia, il cloruro contribuisce più del sodio al peso della molecola e un grammo di cloruro di sodio fornisce 0,4 g di sodio e 0,6 g di cloruro. Il cloruro di sodio partecipa al controllo del volume dei liquidi extracellulari, e globalmente nella regolazione del bilanciamento dell’acqua corporea totale, del volume sanguigno e, per estensione, al livello dei valori della pressione arteriosa. Il tratto gastrointestinale assorbe quasi interamente il sale dagli alimenti e dall’acqua assunti con la dieta e i reni ne trattengono più del 90%. La digestione e riassorbimento del sodio è una delle principali funzioni fisiologiche adattative dei reni, perché, per diversi milioni di anni, gli uomini della preistoria hanno consumato una dieta naturalmente povera di sodio, con meno di 1 grammo di sale al giorno. Tuttavia, al giorno d’oggi, questa conservazione del sodio potrebbe non essere poi così vantaggiosa poiché le persone consumano attraverso la loro dieta una quantità di sodio quasi 10 volte superiore rispetto a quanto ritenuto fisiologicamente necessario.

È stato stimato che la quantità di sodio fisiologicamente necessaria al bilancio idrosalino è di circa 500 mg al giorno (cioè di 1,25 g di sale sodico al giorno). Tuttavia, non è il sale discrezionale a preoccupare quanto l’abbondanza di prodotti salati e trasformati dell’industria alimentare. È importante quindi tenere in considerazione che il sale sodico viene utilizzato dall’industria come conservante e quindi che tutti i cibi industriali ne contengono elevate quantità. Dunque, la maggior parte del sodio che mangiamo proviene dal sale aggiunto negli alimen-

ti confezionati o preparati dall’industria alimentare. Solo una piccola quantità si trova naturalmente negli alimenti. È importante controllare le etichette dei valori nutrizionali e scegliere alimenti con livelli di sodio più bassi (stimabili in sale ≤ 0.5 gr/100gr di prodotto) e conoscere quali cibi ne hanno un tenore elevato in modo da limitarne il consumo.

Importante educare il paziente alla lettura dell’elenco ingredienti e della Tabella Nutrizionale in modo da far prediligere al paziente iperteso la variante a basso tenore di sodio.

Il consumo di sodio è considerato eccessivo quando supera i 5000 mg di sodio (o 12,5 grammi di sale) al giorno. Questa soglia è considerata un fattore di rischio per sviluppare ipertensione. L’eccesso di sodio è inoltre associato a disfunzione endoteliale e vascolare periferica. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) negli adulti di età superiore a 16 anni, l’assunzione di sodio dovrebbe essere limitata a meno di 2000 mg al giorno (equivalente a <5 g di sale al giorno), livello raccomandato anche dalla Società Europea di Cardiologia (ESC) e dalle linee guida europee per la gestione dell’ipertensione (ESH). Dal 2017 il College of Cardiology (ACC)/American Heart Association (AHA) nella revisione delle linee guida per la prevenzione e la gestione della pressione arteriosa elevata negli adulti, propone di ridurre l’assunzione di sodio a <1500 mg al giorno (equivalenti a <3,75 g di sale al giorno) per la popolazione americana (sia in soggetti ipertesi e sia normotesi a scopo preventivo). Esistono tuttavia dati contrastanti su questo aspetto in quanto la riduzione del sodio non ha dimostrato effetti benefici netti in studi eseguiti sulla popolazione caucasica e con pressione normale: di fatto ad oggi un lieve abbassamento della pressione arteriosa non giustifica la raccomandazione per la forte riduzione del sodio nella popolazione generale non ipertesa.

Non esiste una classificazione "ufficiale" per definire gli alimenti ad alto, medio o basso contenuto di sale. In termini orientativi si possono dare le seguenti indicazioni.

Alimento

Soia, salsa 5720

Minestrone liofilizzato 5600

Caviale (uova di storione) 2200

Salmone affumicato 1880

Salame, Brianza 1827

Pecorino romano 1800

Prosciutto crudo di Parma DOP 1760

Salame Felino IGP 1697

Pancetta magretta 1686

Salami italiani Cacciatora DOP 1680

Speck Alto Adige IGP 1640

Bresaola 1600

Salame, Ungherese 1600

Coppa Parma 1524

Crackers salati 1500

Salame, Milano 1560

Salsiccia di suino fresca, saltata in padella 1273

Arringa affumicata 1237

Pancetta arrotolata 1200

Cotechino confezionato precotto 1138

Salsa tomato ketchup 1120

Salsiccia, di suino, fresca, cruda 1100

Patatine, fritte (in busta) 1070

Aringa, marinata 1030

Salsa BBQ 1027

Pancetta tesa 1016

Formaggino 1000

Mortadella Bologna IGP 960

Wurstel, saltato in padella 930

Cotechino, confezionato precotto, bollito 875

Taleggio 873

Provolone 860

Margarina, 100% vegetale 800

Wurstel, crudo 880

Paté, di fegato 790

Pizza, bianca 789

Pizza, con pomodoro 775

Zampone confezionato precotto 762

Modena IGP cotto

bovina in gelatina, in scatola

Parmigiano Reggiano DOP*

cotto

industriale

sardo Maturo DOP*

Padano DOP*

segale

o alice, sott'olio

sardo Dolce DOP*

in scatola, crema di pollo

cannellini in scatola scolati

borlotti in scatola scolati

ATTIVITÀ FISICA E TABAGISMO

L’attività fisica è un elemento cruciale nella prevenzione e gestione dell’ipertensione. L’esercizio aerobico può abbassare la pressione arteriosa sistolica e diastolica anche di 5-7 mmHg nelle persone con ipertensione a breve termine e a lungo termine la pratica regolare di attività fisica aiuta a mantenere questi benefici. Includere più movimento nella vita quotidiana, come usare le scale invece dell’ascensore o fare brevi camminate durante le pause lavorative contribuisce alla salute del cuore.

L’attività fisica migliora la capacità del cuore di pompare sangue e migliora la funzione endoteliale, riducendo la resistenza vascolare periferica. L’esercizio fisico inoltre aiuta a controllare il peso, diminuendo così uno dei principali fattori di rischio per l’ipertensione. Inoltre, a livello metabolico contribuisce ad aumentare la sensibilità all’insulina, migliorando il metabolismo del glucosio e riducendo l’ipertensione associata alla resistenza all’insulina.

Tipi di Attività Fisica Raccomandati

Attività aerobica come: camminare, correre, nuotare, andare in bicicletta. Raccomandati almeno 150 minuti di attività moderata o 75 minuti di attività intensa alla settimana.

Evitare esercizi isometrici intensi, esercizi in cui il muscolo genera tensione senza cambiare significativamente la lunghezza, cioè senza movimenti articolari visibili. Gli esercizi isometrici intensi possono causare aumenti temporanei della pressione arteriosa, motivo per cui le persone con ipertensione dovrebbero eseguirli con cautela. Alcuni esempi di esercizi isometrici intensi includono il sollevamento pesi, il plank, squat etc.

Una persona sedentaria dovrà sempre aumentare gradualmente i propri livelli di attività fisica. È importante che le persone con ipertensione adottino un regime di esercizio regolare e che seguano le raccomandazioni mediche per garantire un approccio sicuro ed efficace.

Secondo dati ISTAT, i fumatori, tra la popolazione di 14 anni e più, sono poco meno di 10 milioni. La prevalenza è pari al 19%. Forti sono le differenze di genere: tra gli uomini i fumatori sono il 22,9% tra le donne il 15,3%. Il ruolo del fumo di sigaretta quale fattore di rischio delle malattie cardiovascolari è documentato da molti anni. Si tratta di uno dei fattori di rischio che ha un ruolo causale per diverse patologie cronico-degenerative (malattie cardio e cerebrovascolari, malattie vascolari periferiche, broncopneumopatie cronico-ostruttive, tumori di polmone, trachea, bronchi, laringe, cavità orale ed esofago, osteoporosi). La relazione causale tra fumo di sigarette e malattie cardiovascolari è supportata dalla forte associazione dose-risposta fra fumo di sigaretta ed eventi cardiovascolari maggiori e dalla reversibilità del rischio: numerosi studi epidemiologici hanno dimostrato che l’incidenza di malattie cardiovascolari aumenta all’aumentare del numero di sigarette fumate al giorno e si riduce in coloro che hanno smesso di fumare. Il fumo è l’unico fattore di rischio che potrebbe essere completamente rimosso. Il

fumo di sigaretta si accompagna a un incremento dell’attività del sistema nervoso simpatico, con incremento dei valori pressori che perdura per i 30 minuti successivi. Anche l’esposizione al fumo passivo comporta un aumentato rischio di malattia cardiovascolare e incremento dei valori pressori. Le sigarette con tabacco riscaldato sono entrate nel mercato recentemente e funzionano inserendo una piccola sigaretta di tabacco all’interno di un apparecchio, che scalda il tabacco senza bruciarlo. Per questa ragione viene commercializzato come un prodotto meno nocivo alla salute, alternativo alla sigaretta. Inizialmente sono state commercializzante come alternativa/aiuto per smettere di fumare, ma stanno attraendo un mercato sempre più grande di consumatori sia tra fumatori che non-fumatori.

In realtà studi recenti hanno messo in luce come anche questi prodotti causino un rialzo acuto dei valori pressori, della frequenza cardiaca e siano associate a un aumentato rischio di malattia cardiovascolare. Non devono quindi essere considerate/raccomandate come alternativa “sicura” al fumo di sigaretta. La letteratura scientifica internazionale evidenzia che i fumatori hanno un rischio maggiore di malattie cardio-cerebro-vascolari rispetto ai non fumatori o a coloro che hanno smesso, anche se le differenze si attenuano con l’età. Il Seven Countries Study mostra che, a parità di altri fattori di rischio, la speranza di vita degli uomini forti fumatori si dimezza in un follow-up di 25 anni, mentre mancano dati a lungo termine per le donne. In Italia, il fumo tra gli uomini è passato dall'80% negli anni '50 al 20% oggi grazie a politiche di divieto, mentre tra le donne è cresciuto fino al 18%. Contrastare il fumo richiede interventi sia comunitari che individuali, giustificati dai significativi benefici per la salute. Va sottolineato che se si smette di fumare i rischi diminuiscono indipendentemente da quanto tempo si è stati fumatori.

I benefici della dieta DASH devono essere inseriti in un contesto di modifiche complessive dello stile di vita, includendo attività fisica regolare e l'abbandono del fumo. Non esiste una dieta ideale per tutti i pazienti. È fondamentale un processo decisionale condiviso, che coinvolga dietisti, nutrizionisti e dietologi per personalizzare le scelte alimentari. Sottolineare i benefici dei modelli raccomandati può semplificare la modifica degli stili di vita, migliorando significativamente la salute generale.

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DIETARY APPROACHES TO STOP HYPERTENSION

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