FORO EUROPEO
Secucities Droghe Formazione pilota in materia di prevenzione e di trattamento delle tossicomanie per aministratori e operatori locali di cittรก medio-piccole
FESU Publications Sécucités Toxicomanies, Formation pilote à la prévention et au traitement des toxicomanies pour élus et acteurs locaux de petites et moyennes villes
FORUM EUROPEO PER LA SICUREZZA URBANA
RETE SECUCITIES DROGHE
Formazione pilota in materia di prevenzione e di trattamento delle tossicomanie per amministratori e operatori locali di città medio-piccole
Programma realizzato da Nicoletta Ratini con il concorso di Carla Napolano, Jean-Pierre Catala e Sophie Neuforge.
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Con il sostegno della Commissione Europea, DG Giustizia e Affari interni. «La Commissione europea, o chiunque agisse in suo nome, non è responsabile dell’utilizzazione che potrebbe essere fatta delle informazioni contenute in questo documento»
Terminato di stampare Presso la tipografia Pérolle – Parigi N° ISBN : 2-913181-24-4
FORUM EUROPEO PER LA SICUREZZA URBANA 38, rue Liancourt 75014 – PARIGI – Francia tel. 0033 (0) 1 40 64 49 00 – fax 0033 (0)1 40 64 49 10 Internet : http://www.urbansecurity.org E-mail : fesu@urbansecurity.org
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Desideriamo esprimere i nostri più vivi ringraziamenti a tutte le persone che, con la loro esperienza e il loro impegno personale in questa iniziativa, hanno contribuito alla realizzazione del progetto. I Sindaci, i loro Assessori a ai Consiglieri comunali: Pablo ALONSO, Catherine FRANÇOIS (Saint-Gilles, Belgio) Denis LEROY (La Rochelle, Francia) Arlette BUNOUT (Conflans-Sainte-Honorine, Francia) Jean-Louis CHAPPUT (Vandoeuvre-Lès-Nancy, Francia) Bernard RIVAILLÉ (Lormont, Francia) Antonino LUPI, Sandro SESTILI (Monterotondo, Italia) Donatella FERRARI (La Spezia, Italia) I professionisti che li hanno accompagnati: Claude SILVESTRO, Stéphanie CLERC, Michel DELORS, Michaël CAILLAUD, Anita PORCEL (La Rochelle, Francia) Corinne ROBIN, Philippe GAFFET (Conflans-Sainte-Honorine, Francia) Laurence GERMAIN, Saad DOUKKALI, Mohammed MARRAKCHI (Vandoeuvre-Lès-Nancy, Francia) Alain COQBLIN, Jacques PAVOT, Karine LOPEZ (Lormont, Francia) Giovanni FORTE, Noemi COLOMBO, (Monterotondo, Italia) Porfidio MONDA (Scafati, Italia), Carmela PAUCIULO, Carmine ACCONCIA (Scafati, Italia) Vico Rosolino RICCI, Alberto PAGLIAI, Enrico POLLINA (La Spezia, Italia) Valérie OLIVERI, Roberto RESMINI, Anne CLERX, Olivier GRISARD (Fléron, Belgio) Véronique KAETELER, Christelle VERSLUYS, Alain LUYPAERT (Saint Gilles, Belgio) Grace VAN EYCKEN, ROOS DE VENTER, Robert DECOO, (Ostenda, Belgio) Ringraziamo inoltre: Yves VAN DE VLOET, Segretario permanente per le politiche di prevenzione, Ministero dell’Interno, Belgio Pascale PEREZ, responsabile studi e ricerche presso l’IHESI- Parigi, Francia Pascal TRABUCHET, Rappresentante dell’Associazione Carpe Diem, e Michaël CAILLAUD Coordinatore aggiunto del CCPD – CLS, Claude SILVESTRO, Direttore dell’APAPAR, La Rochelle, Francia Michel DELORS Capo progetto Tossicodipendenze DASS -Francia Alessandra PACIUCCI, Luisa POTENA, Luigi FILES, Monterotondo, Italia Salvatore COSTANTINO, Folias-Italia Claudio CIPPITELLI, Parsec-Italia
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INDICE Prefazione 1/ Il consumo di droghe nei paesi europei e il piano d’azione della Commissione Europea 1.1 I dati dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze 1.2 Il piano d’azione dell’Unione Europea in materia di lotta alla droga 1.3 L’importanza delle città nell’attuazione dei programmi di lotta contro gli stupefacenti 2/ SecuCities - Droghe: descrizione generale del progetto 2.1 Cronologia dell’impostazione adottata 2.2 Il secondo progetto 2.3 Gli obiettivi pedagogici 2.4 La metodologia 3/ Un quadro referenziale di formazione adattato 3.1 Aspettative dei partecipanti 3.2 La conoscenza dei quadri legislativi e delle funzioni degli amministratori locali in materia di droga 3.3 Il lavoro in partenariato 3.4 Le rappresentazioni 3.5 Raccolta dei dati e realizzazione di una diagnosi 4/ Elaborazione di una politica locale concertata in materia di droghe. Esempio della città di Liegi –Belgio 4.1 Presentazione della politica locale globale di sicurezza e di prevenzione 4.2 L'Osservatorio locale delle droghe 4.3 Liegi, città pilota 4.4 Conclusioni 5/ Conclusioni 5.1 Considerazioni e raccomandazioni 5.2 I nuovi membri dell’Unione Europea
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PREFAZIONE
E’ già di per sé un’ardua impresa riunire degli operatori che intervengono sul terreno, provenienti da varie città europee, invitandoli ad esporre i loro problemi attuali di fronte alla tossicodipendenza, in considerazione dell’esistenza di diverse realtà giuridiche e culturali. Mentre non presenta difficoltà particolari contribuire a dibattiti teorici sulla legalizzazione delle droghe o sul nesso tra droga e criminalità, si rivela invece complesso affrontare il terreno della pratica professionale, partendo dal presupposto che sia possibile una formazione comune. Avevamo raccolto questa sfida nel 2000-01, con un gruppo di città che aveva elaborato un primo quadro referenziale di formazione rivolto ai tecnici, ma anche agli eletti. Il successo riscosso dalla diffusione del referenziale ci ha spinti a perfezionarlo, per poterlo proporre a piccole città europee. Oggi, tutto porta a credere che le droghe non siano unicamente un fenomeno urbano e che non interessino solo le grandi città. Che cosa può fare l’eletto di una cittadina con pochi mezzi finanziari e poche risorse umane ? Almeno, può formarsi, per dissipare le idee e le paure suscitate dalla droga, per potere, a sua volta, svolgere un ruolo pedagogico nei confronti dei propri concittadini. Imparare a formare la comunità sul tema della droga, per sviluppare una politica di integrazione e non di esclusione dei tossicodipendenti. Malgrado i problemi posti dalle barriere linguistiche, i partecipanti ai nostri seminari hanno saputo esprimere, razionalizzare e condividere con gli altri le loro angosce. Spero che dopo questo programma sia anche mutato il discorso politico degli eletti. Al Forum, crediamo più che mai in questa Europa, non foss’altro per le formidabili avventure umane di coesistenza che propone.
Michel Marcus Delegato Generale
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1- IL CONSUMO DI DROGHE NEI PAESI EUROPEI E IL PIANO D’AZIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA
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1.1 I dati dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze Secondo la relazione annuale dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (OEDT), la cannabis resta la droga più frequentemente consumata nell’Unione europea (UE). Una stima prudente indica che almeno un adulto su cinque ha provato una volta questa droga. Dopo la cannabis, le droghe maggiormente utilizzate nei paesi dell’Ue sono in genere l'ecstasy o le anfetamine. I dati raccolti a seguito delle indagini condotte indicano che il consumo di cocaina è aumentato nel Regno Unito e, a livelli inferiori, in Danimarca, Germania, Spagna e Paesi Bassi. Il consumo di cocaina e l’incremento del suo uso sembrano molto più diffusi tra i giovani che vivono nelle aree urbane. Numerosi indicatori fanno pensare che siano giustificate le inquietudini legate all’aggravarsi del consumo di cocaina e ai problemi che ne derivano. Tali indicatori riguardano le richieste di trattamento, i risultati degli esami tossicologici praticati sulle vittime di overdose, i sequestri di droga e gli studi sulle popolazioni a rischio. A parte il 2000, anno in cui si è registrato un calo, il numero di sequestri di quantitativi di cocaina è in costante aumento dal 1985. Di non minore importanza sono le inquietudini dell’Osservatorio relative al consumo di droghe illecite da parte di giovani di meno di 18 anni. Secondo l’OEDT, questa popolazione consuma una quantità sempre più importante di droghe sintetiche, che godono in genere di un crescente successo. Occorre inoltre sottolineare che, per la prima volta, l’Osservatorio fa riferimento al consumo di alcol nella sezione della propria relazione annuale dedicata ai giovani. Evidenzia le preoccupazioni riguardanti i modelli complessi di consumo di droga e di dipendenza, i danni sotto il profilo sanitario e gli atti di delinquenza ad esso associati. A tal proposito, è allarmante l’aumento del numero di giovani, talvolta pre-adolescenti, coinvolti in attività criminose connesse con lo spaccio di sostanze illecite. L’Osservatorio, partendo dal presupposto che i giovani sono spesso all’avanguardia dei mutamenti sociali, ritiene che il progressivo aumento del consumo di bevande alcoliche e di droghe illecite nell’Ue per questa fascia d’età denoti una tendenza allarmante. Tali modelli di consumo di sostanze psicoattive costituiscono una sfida particolare per i responsabili politici, cui spetta il compito di elaborare una serie di soluzioni di portata sufficientemente vasta per condurre delle azioni efficaci. Di conseguenza, gli obiettivi dell’Unione europea sono, oltre che di ridurre in modo significativo, su un periodo di 5 anni, il consumo di droghe illecite e il numero di consumatori, soprattutto tra i giovani di meno di 18 anni, anche di sviluppare delle impostazioni innovatrici in materia di prevenzione. 1.2 Il piano d’azione dell’Unione Europea in materia di lotta alla droga Il piano d’azione dell’Unione Europea in materia di lotta contro la droga per gli anni 2000-2004 raccomanda un’impostazione globale, pluridisciplinare e integrata, al fine di garantirne l’efficacia, e invita a tenere conto dei legami esistenti tra l’uso di sostanze stupefacenti, la delinquenza e la criminalità. La strategia del piano d’azione si articola in tre grandi assi prioritari di intervento: - riduzione della domanda, che deve assegnare una priorità assoluta, tra gli altri, all’insegnamento, alla formazione e alla lotta contro l’esclusione sociale; - riduzione dell’offerta, allo scopo di dotare l’Unione di misure che consentano di contrastare il traffico di stupefacenti legato alla criminalità organizzata; 8
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cooperazione internazionale, allo scopo di migliorare la politica dell’Unione Europea nel campo della lotta alla droga, di sfruttare pienamente gli strumenti di politica estera e di sicurezza comune, di potenziare la cooperazione internazionale in materia di giustizia e di affari interni, di cooperare con il Programma delle Nazioni Unite per il controllo internazionale degli stupefacenti. Un’attenzione particolare deve essere rivolta agli aspetti socio- sanitari legati alla droga. Infatti, il trattato di Amsterdam impone di integrare la salute in tutte le politiche e azioni della Comunità. Inoltre, la droga figura tra le priorità dell’azione comunitaria in materia di salute pubblica. La Commissione ha inoltre sottolineato la necessità di rivolgere un’attenzione particolare alle sfide nel quadro della strategia contro la droga e alle priorità individuate nell’ambito del piano d’azione per il periodo 2000-2004: - Lottare contro il consumo e la produzione di cannabis, anfetamine e ecstasy; - Predisporre progetti integrati per contrastare la delinquenza urbana, in particolare tra i giovani; - Individuare gli interventi in materia sanitaria (nel campo dell’epatite), di esclusione sociale e di giustizia penale; - Preparare l’allargamento dell’Unione grazie a una partecipazione dei paesi canditati ai programmi dell’OEDT e dell’Unione europea nel campo delle tossicodipendenze e ad iniziative nel quadro del programma Phare. La maggior parte delle priorità individuate dal piano d’azione impegnano particolarmente le città. La salute degli abitanti, l’inclusione dei gruppi maggiormente vulnerabili, e la possibilità di vivere in uno spazio di sicurezza e di libertà fanno parte del mandato degli eletti locali. Tali missioni richiedono metodologie di lavoro innovative e continue riflessioni sulla funzione, il ruolo e le competenze delle figure professionali, per rispondere in modo efficace ai mutamenti della società. Secondo i dati pubblicati dall’Eurobarometro nell’aprile 2002, il 71% degli europei auspica che le decisioni relative alla droga siano adottate a livello europeo. Tuttavia, più le decisioni riguardanti le normative e i grandi obiettivi vengono prese da un livello superiore, più diventa necessaria l’attuazione di un coordinamento a livello nazionale e locale. La conoscenza approfondita e su larga scala di una problematica è indispensabile per attivare delle risposte innovatrici a vari livelli (legislativo, sanitario, sociale, organizzativo..). Lo scambio di informazioni e di buone pratiche, nell’ambito di una comunicazione dal basso verso l’alto e viceversa, rappresenta il mezzo più efficace per ottenere tale conoscenza. 1.3 L’importanza delle città nell’attuazione dei programmi di lotta contro gli stupefacenti. Il problema del consumo di stupefacenti resta in primo piano nei paesi europei. Alcuni governi dei paesi dell’Unione Europea hanno presentato delle proposte di legge volte a penalizzare indistintamente le droghe pesanti e quelle leggere, dopo animati dibattiti sulla necessità di depenalizzare queste ultime. Nella maggior parte dei paesi candidati, le droghe sono illegali e il loro consumo è severamente punito. Se la Francia ha dichiarato di essere il primo consumatore di droghe leggere d’Europa, tutti i paesi riconoscono tuttavia che il consumo di tali droghe sta aumentando sul loro territorio. Le questioni di politica pubblica poste dall’uso illecito di sostanze stupefacenti interessano vari settori: la sanità, la sicurezza, l’azione sociale, l’educazione….Benché sia largamente predominante in tali settori la responsabilità dello Stato, gli enti locali hanno sempre svolto un ruolo complementare, per garantire le funzioni di prossimità e per favorire le strategie maggiormente adattate alle caratteristiche locali. 9
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Quando l’irruzione dell’Aids agli inizi degli anni ’90 ha imposto agli Stati di potenziare le azioni per la presa in carico delle tossicodipendenze, le città hanno dovuto elaborare o incoraggiare delle politiche di prevenzione e delle cure più attive, in particolare per ridurre i rischi di trasmissione di malattie legati al consumo dell’eroina per via intravenosa. E’ a quell’epoca che i tossicodipendenti sono stati considerati anzitutto come dei malati, e che le politiche nei confronti della tossicodipendenza si sono situate ad un livello intermedio tra la salute pubblica e l’ordine pubblico. A quel momento, gli organi comunali hanno dovuto assumere maggiori responsabilità, e certe città hanno sviluppato autentiche strategie in materia. Non si tratta tuttavia di missioni classiche, né di situazioni tradizionalmente conosciute dagli eletti e dagli operatori comunali. Le difficoltà incontrate per affrontare la tossicodipendenza e i problemi dei tossicodipendenti hanno imposto un lavoro interdisciplinare, spesso nuovo, che ha permesso ai vari professionisti di confrontare le loro esperienze. Ciò non toglie che le città siano spesso alquanto trascurate nel piano d’azione, mentre invece la loro funzione è fondamentale. L’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze dichiara nella sua relazione che le condizioni sociali degli utilizzatori (consumo di eroina somministrata per via indovenosa) di cui si fanno carico i servizi sanitari sono peggiorate rispetto a quelle della popolazione in genere (basso livello di studi, tasso di disoccupazione del 55%, a fronte del 5% per la stessa fascia d’età). Con l’aumento del consumo di eroina iniettata tra i giovani, si nota che le malattie come l’epatite o l’Aids colpiscono i giovani consumatori e i novizi inesperti (il tasso di infezione ha registrato un aumento in questi ultimi anni). L’OEDT ci informa che le strutture sanitarie si sono moltiplicate in numerosi paesi europei e ritiene necessaria la presenza di strutture terapeutiche e l’utilizzo di prodotti di sostituzione (metadone e Subutex®) per affrontare il problema delle tossicodipendenze in Europa. La criminalità legata all’uso di sostanze stupefacenti è sempre difficile da dimostrare, dal momento che i dati della polizia relativi ad arresti per reati commessi contro la legislazione in materia di stupefacenti non possono sempre essere confermati, vista la diversità delle norme giuridiche delle polizie nazionali, o dei mezzi disponibili. Invece, la percezione dei tossicodipendenti in quanto fattori di criminalità e «generatori» di sentimenti di insicurezza è una delle ragioni alla base dei loro conflitti con il resto della popolazione. L’uso degli spazi pubblici e i problemi di coabitazione di vari gruppi di popolazione sono tra le cause principali dei conflitti associati alla droga. In tutte le città europee, lo « spettacolo» offerto dall’uso delle droghe, o la creazione di un centro di cure per tossicodipendenti in un quartiere provocano reazioni molto aggressive da parte degli abitanti. Il dibattito dimostra che gli operatori e gli eletti devono ancora gestire insieme agli abitanti il problema del conflitto tra la necessità di affrontare questa tematica e il timore di fare del proselitismo, tra la necessità di curare i tossicodipendenti e il rifiuto opposto dagli abitanti di farlo nel loro quartiere, e devono altresì controllare l’intreccio di sentimenti ambivalenti nei confronti dei tossicodipendenti, visti come giovani malati, ma nel contempo come giovani delinquenti. Talvolta, lo stesso conflitto si manifesta tra operatori ed eletti. I primi, - pur non dovendo affrontare la difficoltà degli eletti di far comprendere e accettare le loro scelte ai cittadini-, constatano che il loro lavoro è reso più difficile dalle stigmatizzazioni e dal rifiuto degli abitanti. Gli eletti, dal canto loro, devono assumere la responsabilità di dissipare il sentimento di insicurezza dei cittadini e rispondere alla richiesta (spesso impossibile) di eliminarne le cause. 10
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La città può essere considerata il luogo che deve, oltre a trovare l’equilibrio tra salute pubblica e sicurezza pubblica, ricercare ugualmente un compromesso tra i bisogni della popolazione locale e quelli degli utilizzatori di droghe. In modo generale, man mano che aumentano i reati legati alla droga, i tossicodipendenti, già emarginati, vengono sempre maggiormente esclusi e visti come dei non cittadini. D’altro canto, l’aumento del consumo di droghe sintetiche o di cocaina pone nuove problematiche. Infatti, gli utilizzatori di tali sostanze non si considerano dei «tossicodipendenti» e neppure ritengono di aver bisogno di una qualunque assistenza. La maggior parte di loro, d’altronde, è ben integrata nella società, ha redditi elevati e il fatto che facciano uso di droghe non incide sulla loro condizione sociale. Questa nuova categoria di consumatori rende perplessi i professionisti e pone problemi deontologici e morali: occorre essere coercitivi, oppure rispettare il loro punto di vista ? E’ corretto far prova di severità nei confronti dei tossicodipendenti «tipici» (quelli che l’OEDT chiama gli utilizzatori problematici), mentre altri utilizzatori (che pure utilizzano sostanze illegali) possono vivere la loro condizione in completa libertà ? Gli operatori hanno il compito di curare dei malati, oppure sono diventati semplicemente i sorveglianti sociali di categorie ritenute fonte di insicurezza? Per uscire da questa impasse, è necessario allargare il dibattito, accomunare le analisi all’interno di partenariati pluridisciplinari e dialogare con tutti i rappresentanti della società civile, compresi gli stessi utilizzatori di stupefacenti. Spetta però agli amministratori locali, che ne hanno la legittimità, promuovere e portare avanti tali attività.
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2- SÉCUCITÉS - DROGHE: DESCRIZIONE GENERALE DEL PROGETTO
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2.1 Cronologia dell’impostazione adottata Nel 2000, il FESU ha ottenuto dalla Commissione Europea, DG « Giustizia e affari interni» il finanziamento di un progetto intitolato SécuCités-Droghe "Delineare la costituzione di una rete di piccole e medie città europee, per formare eletti e operatori locali in materia di prevenzione e di trattamento delle tossicodipendenze ". Nell’ambito di tale progetto, sono stati realizzati dal FESU cinque seminari di formazione nel corso dell’anno. I partner erano piccole e medie città di quattro paesi europei (Belgio, Spagna, Francia, Italia). I lavori hanno permesso di elaborare un quadro referenziale di formazione, che poggia sull’individuazione di 11 tappe cronologiche per l’elaborazione e l’attuazione di politiche di prevenzione e di monitoraggio nel campo delle tossicodipendenze (SecuCities Droghe «Formazione pilota in materia di prevenzione e trattamento delle tossicomanie per amministratori e operatori locali di città medio-piccole», FESU 2000, pagg 39 a 57). Il progetto era basato sul presupposto che le piccole città, come le grandi, devono affrontare la presenza della droga sul loro territorio e che il consumo di stupefacenti e i cambiamenti dei comportamenti che ne derivano fanno ormai parte dei problemi della gestione quotidiana di una città. Tale ipotesi è stata confermata durante i seminari, nel corso dei quali i professionisti e gli eletti che vi partecipavano hanno dichiarato, rendendosene conto con una certa sorpresa, che oggi non esiste alcuna differenza tra le grandi e le piccole città, nemmeno quelle delle regioni rurali, per quanto riguarda il consumo di droghe. Infatti, da un lato, i progressi nelle infrastrutture dei trasporti agevolano gli spostamenti e trasformano sempre più le grandi città in poli di attrazione per le attività professionali, gli svaghi, le compere, soprattutto per i giovani. Dall’altro lato, tuttavia, le difficoltà legate al costo della vita nelle grandi città obbligano la gente, e soprattutto i meno abbienti, a spostarsi andando a vivere ai margini delle cittadine, dove la vita è meno cara e i controlli meno severi. Gli spacciatori, dal canto loro, hanno ampliato la loro clientela, che comprende ormai anche gli abitanti delle piccole città, poiché si sono ben presto resi conto che il traffico di stupefacenti è più facile laddove esiste un gran numero di luoghi poco sorvegliati. Inoltre, il consumo di nuovi prodotti ha toccato anche i giovani delle città di piccole dimensioni, poiché la diffusione di forme di feste e di eventi strettamente collegati al consumo di droghe è generale presso i giovani, che abitino i centri urbani o rurali. I professionisti devono quindi assumere un nuovo compito: come istituire dei programmi di prevenzione rivolti a una popolazione che non considera pericoloso il consumo occasionale di nuove droghe? La dimensione delle piccole città permette maggiori contatti tra i vari professionisti che operano sul territorio, come pure tra gli eletti, e i cittadini. Nello stesso tempo, il fatto che spesso intrattengano relazioni di vicinato e che gli eletti dispongano di una conoscenza diretta degli abitanti costituisce una ricchezza che può aiutare a ovviare alla carenza delle strutture e dei mezzi di prevenzione, di accoglienza, di cure e all’insufficienza dei mezzi umani e materiali. Era quindi necessario dotare le città di queste dimensioni di una metodologia atta a permettere loro di sfruttare tale ricchezza e di condividere le esperienze e le pratiche. 13
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Il FESU ha istituito così una rete pilota di eletti e di professionisti di vari settori. Nell’arco di un anno, la rete ha elaborato una serie di riflessioni sui temi di fondo che devono affrontare gli eletti e i professionisti, sia tra di loro, che con terzi, al fine di intraprendere delle azioni finalizzate alla prevenzione delle tossicodipendenze e al monitoraggio dei tossicodipendenti e a verificarne il buon svolgimento. L’obiettivo era quello di riuscire, grazie al loro contributo, ad elaborare un programma di formazione specifico. Nel rispetto del principio del FESU, secondo il quale le città devono aiutare le altre città, è stata richiesta la partecipazione ai seminari di quattro grandi città, che fungevano da "madrine" per le altre. La loro presenza ha consentito ai partner di conoscere le attività più rilevanti, i metodi di lavoro e le riflessioni condotte nel passato e che hanno già dato i loro frutti. Le città madrine hanno potuto essere informate delle azioni innovatrici elaborate dalle piccole città, spinte a sfruttare il loro spirito di iniziativa e la loro immaginazione, per ovviare alla mancanza di risorse. Grazie all’impegno di tutti i partner e al contributo di un’esperta in formazione, è stato elaborato un quadro referenziale di formazione, convalidato da tutti i partecipanti nel corso dell’ultimo seminario, che ha fornito gli elementi per predisporre un modello di formazione atto ad essere riprodotto e demoltiplicato. 2.2 Il secondo progetto A partire dall’esperienza del primo progetto SécuCités-drogues, il FESU ha proposto ad altre città il modello di formazione che era stato messo a punto. Nuovi partner hanno aderito alla proposta di formazione e un nuovo progetto è stato sottoposto alla Commissione. L’esperienza precedente ha permesso di definire e di analizzare le tappe fondamentali per l’attuazione di politiche di prevenzione e di lotta in materia di droga. Per realizzare questo obiettivo, sono stati organizzati tre seminari di 2 giornate ciascuno, coordinati e seguiti dal capo progetto e da un comitato di pilotaggio costituito da un esperto e da un rappresentante della città di Liegi. Tutti i membri del comitato di pilotaggio erano esperti nelle tematiche affrontate nel corso di questi seminari. All’inizio, ogni città partner si era impegnata a partecipare al progetto con un eletto, un funzionario territoriale, un rappresentante della polizia o della giustizia, un rappresentante di un’associazione o un operatore locale (socio-sanitario). Si è dovuto tuttavia constatare che la disponibilità degli eletti è limitata, a causa dei diversi obblighi legati alla loro carica o al loro mandato, il che ha reso difficile la partecipazione assidua di alcuni di loro all’insieme dei seminari. Non si è iscritto ai seminari nessun rappresentante del personale giudiziario. Infatti, in maniera generale, la giustizia ha relazioni piuttosto complesse con i poteri locali. Inoltre, la diversità delle funzioni svolte dai magistrati nei vari paesi partecipanti, dovuta ai diversi funzionamenti delle istituzioni e degli ordinamenti di ogni singolo paese, non facilita la loro partecipazione a tali progetti. La loro assenza non ha permesso di raffrontare le idee, le riflessioni, le azioni nel quadro della diversità ricercata e auspicata dai vari attori. 2.3 Gli obiettivi pedagogici Il progetto mirava, attraverso un lavoro collettivo di analisi delle tappe seguite per la definizione di una politica locale concertata, a creare un indirizzo di lavoro (riconoscimento e fiducia reciproca, capacità 14
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di non giudicare affrettatamente le attività altrui, capacità di contribuire alla ricerca di un senso comune, pur mantenendo le differenze …) e a dotarsi dei mezzi per diffonderlo a livello locale. I formatori partivano dal presupposto che i partecipanti erano degli esperti in materia, e possedevano quindi delle competenze e delle conoscenze nel campo degli stupefacenti. Invece, si è dovuto constatare che i professionisti e gli eletti, obbligati ad affrontare i problemi quotidiani e a cercare spesso di risolverli urgentemente, non hanno sempre l’occasione di analizzare e di formalizzare, nelle loro prassi, tutte le sfide, gli ostacoli e gli elementi atti a facilitare l’attuazione di una politica in materia di stupefacenti. Ed è stata questa la sfida per inquadrare il progetto dal punto di vista pedagogico: rendere consapevoli i partner della necessità di stabilire in primo luogo una metodologia di lavoro condivisa. Una delle preoccupazioni essenziali è stata quella di sensibilizzare gli eletti sul fatto che si tratta di presupposti estremamente importanti e che non si deve pensare che il tempo dedicato a realizzare tali obiettivi andrà a scapito delle attività. I seminari sono stati imperniati intorno a due assi di lavoro: stimolare la riflessione sulla problematica delle droghe, a partire dai vari punti di vista e dalle conoscenze fornite dai diversi partner, e sperimentare come, nel corso dei dibattiti, si possano superare le impostazioni compartimentate, con conseguente arricchimento reciproco. Non si mirava, malgrado le aspettative dei partecipanti, a fornire delle ricette, ma piuttosto ad avviare un processo collettivo di riflessione, teso a dare risposte proprie al gruppo e adattate al contesto. Un altro obiettivo del progetto era creare un effetto demoltiplicatore e sollecitare le città partner a stringere legami con quelle che avevano partecipato al primo progetto, per costituire una rete internazionale suscettibile di essere ampliata. 2.4 La metodologia La scelta di un partenariato costituito da eletti e da operatori sul territorio, provenienti da città europee diverse, ci ha permesso di creare un autentico piccolo «laboratorio» composto da un campione rappresentativo. L’incontro di persone prevenienti da settori e da città diverse ha favorito uno scambio più aperto, meno soggetto ai pregiudizi. I partner hanno potuto avere dibattiti aperti sul ruolo e le funzioni di ciascuno, più fruttuosi rispetto a quelli che si possono avere nell’ambito di una stessa città, in cui la problematica resta troppo spesso orientata allo scambio di informazioni, o all’assenza di tale scambio, per esempio tra le forze di polizia e gli educatori. La dinamica di un gruppo di lavoro in seno ad una città è paragonabile a quella del gruppo istituito nel quadro del progetto. In un primo tempo, le incomprensioni degli uni e degli altri non hanno agevolato uno spirito di apertura e la reciproca fiducia. Man mano che il gruppo ha proseguito la propria evoluzione, spesso sostenuto da uno specialista che ha facilitato la comunicazione, si è instaurata la fiducia, dopo di che gli attori hanno accettato di esporre i fattori che costituivano un ostacolo alla loro attività e di lavorare in un contesto che non si proponeva di offrire alcuna « ricetta miracolosa». I metodi pedagogici sviluppati poggiavano su un alternarsi di testimonianze, di contributi metodologici e concettuali, di esercizi di messa in situazione e di dibattiti strutturati intorno a scambi, percezioni, analisi e esperienze. L’organizzazione del lavoro in seminari ci ha permesso di condurre delle discussioni collettive e dei giochi di ruolo, dei lavori in sottocommissioni, degli esercizi individuali. La possibilità per gli eletti e per gli operatori professionali di fare l’esperienza di assumere ruoli diversi dai loro soliti, ha inoltre 15
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consentito di "vedere l’altro aspetto" del problema, di mettersi nei "panni dell’altro" e di comprendere meglio le responsabilità degli uni e degli altri. I partner hanno potuto raffrontare le loro realtà, vedere che i problemi erano analoghi e che certe soluzioni proposte, apparentemente legate a realtà nazionali, possono ugualmente essere esportate, adattate e diventare quindi forse più "europee".
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3- UN QUADRO REFERENZIALE DI FORMAZIONE ADATTATO
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Nel corso di questo nuovo progetto, il modello teorico proposto dal quadro referenziale di formazione elaborato al momento del primo progetto è stato adattato alla realtà delle città che hanno partecipato ai seminari. Gli elementi essenziali per elaborare e condurre delle politiche pubbliche locali concertate in materia di stupefacenti sono stati estratti e rimaneggiati in un’ottica trasversale e circolare maggiormente adattata per delle città in cui talvolta si impone un processo lineare. Si tratta dei seguenti punti: - la legittimità delle città ad operare nel campo delle tossicodipendenze; - le rappresentazioni; - il coordinamento locale; - il processo per la realizzazione di una diagnosi (le poste in gioco per la raccolta dei dati); - il processo decisionale; - le sfide poste dalla formulazione degli obiettivi e dalla scelta delle azioni; - la valutazione. Grazie a tale lavoro, i nostri partner ci hanno permesso di arricchire i risultati del primo progetto, ponendo in risalto l’importanza di certe variabili, quali i valori, la filosofia e le relazioni interpersonali, che svolgono un ruolo fondamentale nella costruzione delle politiche locali. I contributi forniti dai nostri parner ci hanno portato a riesaminare il quadro referenziale e ad integrarvi tutte le questioni emerse nel corso dei seminari. 3.1 Aspettative dei partecipanti Il modo in cui è stato strutturato il referenziale di formazione ha trovato una logica conferma presso i nostri partner. Essi hanno infatti espresso le loro aspettative in merito alle conoscenze da acquisire, in particolare riguardanti: la conoscenza del contesto urbano; l’aggiornamento delle conoscenze tra città di analoghe dimensioni; lo scambio di informazioni sulle problematiche locali; la definizione di una procedura in tre tappe: diagnosi, azione e valutazione. Le esigenze in termini di competenze, diverse da quelle in merito alle conoscenze, riguardano certe pratiche, quali: lo scambio tra città e attori di diversi settori; la democrazia partecipativa (coinvolgimento degli utilizzatori delle droghe); la metodologia per istituire una politica di prevenzione; il coinvolgimento dei cittadini; l’analisi delle pratiche che si sono rivelate un insuccesso, per evitare di ripetere gli errori; il coordinamento intra e intersettoriale; la creazione di una rete all’interno di una città e/o tra piccole città; l’esperienza di nuove pratiche (coadiutori naturali, mediatori notturni …). Occorre aggiungere la necessità di una definizione condivisa di certi concetti, quali la prevenzione, la nozione di stupefacenti, ivi comprese le droghe sintetiche e la riduzione dei rischi.
3.2 La conoscenza dei quadri legislativi e delle funzioni degli amministratori locali in materia di droghe
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Nel corso del primo seminario sono stati affrontati i punti riguardanti le conoscenze necessarie e preliminari per una riflessione collettiva sul tema degli stupefacenti: le legislazioni nazionali, le competenze degli eletti locali, le eventuali attività connesse. Ogni partner ha quindi esposto le politiche in materia di droga nel suo paese, e sono state così evidenziate le differenze e le analogie esistenti a livello europeo. La presentazione da parte delle città delle loro politiche nazionali ha condotto ad una riflessione sull’incidenza che hanno le politiche sulla perennità dei programmi. Inoltre, è emersa la consapevolezza del fatto che i servizi pubblici sono disciplinati da norme e principi necessariamente stabili, definiti da ambiti legali e normativi (costituzione, accesso ai diritti,…) e non aleatori. In ogni modo, l’obiettivo non era quello di presentare delle relazioni accademiche sulle politiche nazionali, regionali o locali di un paese per determinare le varie competenze, bensì di porsi le seguenti domande fondamentali:
in che modo e da parte di chi si ricevono le informazioni su tali politiche? in che modo si cerca di trovare le informazioni relative alle politiche? in che modo ci si sforza di comprendere le poste in gioco politiche e come vengono integrate nella pratica?
L’attuazione di una politica in materia di droghe richiede, a seconda dei partecipanti, degli interrogativi sui seguenti elementi fondamentali:
Come e perché si deve stabilire un modello di cooperazione tra il settore sociale e le forze di polizia e il mondo giudiziario, tenendo conto del fatto che talvolta incontrano gli stessi utilizzatori? Come operare prima che si produca un reato e dopo che è stato commesso? E’ possibile conciliare gli interessi relativi alla salute pubblica con quelli della sicurezza pubblica? A chi si rivolge una politica di riduzione dei rischi e di quali rischi tratta? Come rispondere e agire di fronte all’insicurezza dei cittadini che non sono utilizzatori di droghe? Come attuare delle politiche diversificate adattate ai percorsi individuali? Come conoscere e comprendere i bisogni degli utilizzatori di droghe, al fine di fornire loro le risposte adeguate? Come vengono organizzati i servizi perché siano vicini alle necessità, o, detto in altri termini, è il servizio che si rivolge all’utente, o è l’utente che si rivolge al servizio? La prevenzione può costituire un equilibrio tra gestione dei rischi (gestire quello che esiste) e proselitismo (parlare di droga, vuol dire favorirne l’uso?) ; Come instaurare una coerenza tra il discorso, le leggi e le azioni condotte? Occorre includere tutte le droghe (alcol, medicinali, tabacco, droghe illecite …) ? Esistono droghe pesanti e droghe leggere, oppure usi pesanti e leggeri delle droghe? Non si devono forse associare impostazioni politiche, scientifiche e pragmatiche? A partire da qual momento i poteri pubblici devono intervenire in materia di uso degli stupefacenti?
3.3 Il lavoro in partenariato Le esperienze raccontate dai partecipanti hanno inoltre permesso di evidenziare il fatto che la tossicodipendenza associa degli attori di vari settori, che hanno una rappresentazione parziale della problematica. E’ per questo motivo che la complessità del tema presuppone la costituzione di reti e l’articolazione di varie risposte complementari, oltre all’integrazione di vari approcci. 19
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Come già indicato, la tossicodipendenza è un problema che riguarda gli operatori di vari settori: polizia, servizi sanitari, giustizia, scuola, comune, sanità, servizi sociali, ecc. Ciascuno di tali attori è conscio del fatto che il suo intervento è parziale e che l’attuazione di una politica di prevenzione delle tossicodipendenze e la presa in carico dei tossicodipendenti implica l’articolazione di diverse risposte complementari. In tal modo, i vari professionisti interessati hanno accettato l’approccio interdisciplinare, sperimentato fin dagli inizi degli anni ’90. D’altronde, il mutuo riconoscimento delle figure professionali e delle attività, che si sono diversificate nel tempo, ha consentito di condividere delle visioni e di esprimersi sui limiti e sugli ostacoli incontrati. Infine, ed è il fattore più importante, tale impostazione ha permesso la decompartimentazione dei settori, nel rispetto delle loro specificità. Per condividere le responsabilità e definire degli obiettivi comuni, si deve instaurare il dialogo, partendo, per esempio, da un inventario delle risorse e degli ostacoli che si frappongono alla gestione dei problemi. Per tracciare un quadro della situazione, condizione preliminare per costituire un partenariato locale, occorrerebbe porsi alcune domande destinate ad analizzare meglio la situazione di partenza. Alcune delle eventuali domande preliminari da porsi possono quindi essere le seguenti: La conoscenza del partenariato: - quali attori sono coinvolti? - quali altri dovrebbero essere coinvolti? - quali relazioni: natura, intensità, metodi? - quali articolazioni tra i vari attori? - quale coerenza tra le varie offerte frammentate? - qual è il motore ? - chi è il pilota? - quali risultati per il partenariato? - quale partecipazione da parte dei cittadini? 3.4 Le rappresentazioni Il tema delle rappresentazioni e delle loro influenze sulle azioni intraprese è stato ugualmente affrontato in occasione del primo seminario. E’ emerso che tali rappresentazioni sono spesso legate, nel campo della droga, al sentimento di timore e di insicurezza, che rende difficile tanto il lavoro dei professionisti, quanto le scelte dei politici. La droga, secondo numerosi specialisti, genera dei timori nelle persone che, nella maggior parte dei casi, non possono essere ricollegabili a un pericolo individuabile e reale nell’esperienza personale degli individui. Tali paure dipendono tuttavia in parte dalla realtà (i tossicodipendenti esistono e sono in aumento). Generano inoltre il timore della disgregazione della coesione sociale e di una perdita dei punti di riferimento. L’esercizio che consisteva nell’associare delle parole alla tossicodipendenza ("a che cosa associ la parola tossicodipendenza?") ci ha permesso di sottolineare insieme la necessità di studiare le nostre rappresentazioni (che sono ugualmente quelle della maggior parte degli individui), senza avere ancora forse integrato i mutamenti di abitudini, di prodotti, di problemi sanitari, degli utilizzatori di stupefacenti di questo nuovo secolo. Occorre quindi sforzarsi di non cadere nella trappola del cliché «tossicodipendente = giovane, siringa, rave party» oppure «tossicodipendente = dipendenza, divezzamento, violenza, isolamento», ma essere piuttosto alla ricerca continua di infomazioni, per poter comprendere l’evoluzione del mercato e dei 20
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prodotti che generano dei mutamenti di stili di vita e di abitudini. Allo stesso modo, occorre comprendere il legame esistente tra i mutamenti sociali, i mutamenti degli usi e dei prodotti. Tale esercizio si rivela un buon strumento per verificare lo stato delle nostre rappresentazioni e, in certi casi, per avviare una riunione con dei partner che non sono i nostri soliti interlocutori. I nostri parner ci hanno inoltre ricordato, attraverso questo esercizio, che, malgrado sia chiaro che la tossicodipendenza interessa vari settori, (sanitario, normativo, educativo), come è ben noto, è ugualmente vero che riguarda anche la sfera del potere acquisito attraverso il denaro, ossia il mondo del traffico di stupefacenti, della criminalità organizzata; occorre quindi lavorare in collaborazione con tutti gli attori di terreno, con gli abitanti e gli eletti e, nel corso del lavoro comune, è necessario prendere ugualmente in considerazione le rappresentazioni che si hanno degli altri, dei loro ruoli, delle immagini che suscitano in noi, e viceversa. Generalmente, nel corso degli incontri pluridisciplinari, non si parla mai del modo in cui le nostre rappresentazioni degli altri e le nostre aspettative possono avere un ruolo nella discussione, anche se possono essere incomplete o parziali. Per esempio, ci si può aspettare troppo dalla giustizia e dai compiti che essa deve svolgere, oppure si può vedere l’amministratore locale come una persona che esercita un grande potere, ma che non ha stretti legami con i suoi concittadini. Se non troviamo il mezzo di individuare i nostri apriorismi e di discuterne con gli altri, possono sorgere conflitti o incomprensioni. Invece, se si affronta questo argomento, sarà maggiormente possibile disporre di elementi di analisi più approfonditi e ricercare veri obiettivi comuni, pur mantenendo le specificità di ciascuno. A parte le rappresentazioni singole o collettive delle droghe e della tossicodipendenza, un elemento reale e di grande rilievo, spesso trascurato nelle analisi a livello locale, è quello degli enormi interessi economici in gioco, che costituiscono i primi elementi di un ingranaggio in cui il consumatore rappresenta soltanto l’ultimo elemento e quello più debole. Abbiamo voluto rammentare questi interessi economici e queste poste in gioco ai nostri partner, per ristabilire il senso delle proporzioni e ricordare lo sforzo della lotta contro la droga a tutti i livelli. 3.5 : Raccolta dei dati e realizzazione di una diagnosi Restituzione dei principali elementi evidenziati dai partecipanti nel corso del seminario I. La raccolta dei dati (natura e obiettivo) -
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Ogni settore dispone dei propri dati, che corrispondono a obiettivi specifici Gli operatori hanno parlato dei dati raccolti e dei dati di cui avrebbero bisogno per conseguire i loro obiettivi Relazione tra dati e obiettivi: certi dati possono servire a definire degli obiettivi; certi dati raccolti non riguardano un obiettivo particolare e infine esistono degli obiettivi che non sono definiti in base a dati Esistono dati soggettivi e oggettivi Esistono dati qualitativi e quantitativi La raccolta di dati può riguardare più obiettivi: predisporre delle politiche, elaborare dei piani d’azione, stabilire delle priorità tra le azioni da condurre, anticipare delle risposte o analizzare i problemi La legislazione può modificare il legame esistente tra i dati e l’obiettivo Quando si tratta di un tema generale, la natura dei dati raccolti resta vaga (esempio: la diagnosi di un territorio)
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Certi attori devono rivolgersi ad altri attori più specializzati per ottenere informazioni e, viceversa, certe strutture hanno l’obiettivo di informare i servizi, gli enti o le autorità competenti Talvolta, una città non dispone di informazioni, poiché le sue strutture non sono in grado di fornirle, e pertanto le informazioni devono essere ricercate presso un’altra città La raccolta dei dati è sensibile, poiché può essere sottesa da sfide diverse (esempio: analizzare un problema, significa già designarlo e conferirgli la sua dimensione reale) Importanza del carattere evolutivo della diagnosi, che presenta dei limiti se è immutabile, e richiede che si moltiplichino i punti di vista (pluridisciplinarità o intersettorialità) Necessità di classificare gli indicatori in funzione di un obiettivo particolare Necessità di dati incrociati, per garantire sia la sicurezza degli individui, che il diritto alla salute I dati che provengono da fatti precisi permettono di confrontare l’insicurezza soggettiva e la realtà del terreno (rassicurare la popolazione rispetto a quanto avviene sul territorio) Difficoltà per gli eletti di raccogliere informazioni presso certi pubblici (giovani, associazioni private,...) Certi partecipanti esprimono l’auspicio che venga istituita una banca dati, in vista di un’utilizzazione più globale Talvolta, la scelta dei dati raccolti è legata alla possibilità di mantenere il budget (meno tossicodipendenti = meno denaro stanziato) La questione del destinatario è essenziale (a chi distribuire i dati e a qual scopo) Necessità di ricollegare i dati relativi a certe situazioni concrete con le decisioni prese dal potere politico Sull’insieme dei dati, alcuni si rivolgono a dei soggetti o a delle istituzioni particolari (l’epidemiologia interessa il Ministero della Sanità, il bilancio interessa gli enti locali,…) Gli stessi dati possono essere interpretati in modo diverso a seconda dei vari soggetti, dei vari settori, ecc,… Esistono dati di valutazione interni al servizio, dati che servono per il processo e i risultati Lo scambio dei dati richiede l’applicazione e il rispetto di regole legali, deontologiche e etiche
II. La realizzazione di una diagnosi - Intorno a un tavolo di partenariato, è importante portare avanti un’attività tesa a eliminare le compartimentazioni, rispettando, o anche rafforzando, le specificità di ciascuno - Una risposta collettiva non costituisce necessariamente una diagnosi - Esistono dei punti di intersezione tra attori o settori, ma ci vuole del tempo per porli in risalto (il lavoro a livello delle intersezioni avviene sul lungo periodo) - Difficoltà di portare avanti un lavoro di concertazione a livello locale, poiché ci si trova talvolta a dover affrontare un’assenza di volontà politica, istituzionale, … - Una diagnosi comporta il rischio di poggiare su un compromesso che la rende molto generale e vaga - Lo scopo di un lavoro comune può consistere o nel sommare le singole risposte (giustapposizione delle specificità di ciascuno), o nel trovare il minimo comun denominatore, o nel conseguire una visione globale, grazie alla somma delle varie opinioni (ampliando la visione di ciascuno) - Una diagnosi collettiva comporta o richiede un’apertura sui valori e sulle convinzioni, al fine di comprendere la loro influenza sulle pratiche - Il rischio di lavorare continuamente con lo stesso gruppo di soggetti, pur trattandosi di un gruppo intersettoriale, è che si riduca il campo visivo - E’ importante stimolare nuovi partenariati, per evitare un fenomeno di assuefazione in un sistema che rischierebbe di girare a vuoto, su se stesso 22
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Per effettuare un’analisi globale, occorre saper fare una distinzione tra il discorso dell’istituzione rappresentata dall’individuo e quello dell’individuo stesso Sarebbe opportuno ricollegare le questioni sollevate all’obiettivo perseguito, ponendosi la domanda: "Quale diagnosi vogliamo fare e a quale scopo?") Gli elementi "il più possibile obiettivi" sono gli unici in grado di favorire la comprensione di una problematica? Che cosa è l’obiettività? E’ meglio un piccolo strumento applicabile a livello locale piuttosto di uno studio non contestualizzato (raffronto di dati a livello europeo) I dati sono confrontabili tra una città e l’altra? Importanza della raccolta e dell’analisi dei dati in tempo reale Di fronte a un fenomeno complesso, accettare di essere in una situazione di insicurezza rispetto alle risposte e gestire l’insicurezza dei vari attori coinvolti che si aspettano un modello, delle risposte e delle soluzioni Tenere conto del tempo necessario per negoziare, raccogliere, analizzare Rendere permanente il processo Nella gestione di un tavolo di partenariato, è essenziale porsi la questione di chi debba essere il "leader legittimato" con l’esperienza, le competenze, e talvolta anche il potere decisionale, poiché deve saper suscitare l’impegno, l’interesse e il convolgimento dei partner La diagnosi deve mantenersi in movimento Non esiste un modello unico, poiché è essenziale che i soggetti coinvolti concordino una griglia di lettura, per essere in grado di sostenerla e di darle un senso. Il migliore degli strumenti non sarà ben utilizzato se non viene condiviso e non è duraturo. La valutazione del processo del lavoro collettivo è essenziale (individuazione dei partner, modo in cui viene attuato il processo, pianificazione, assegnazione dei compiti,…) Un protocollo che definisca le regole di scambio dell’informazione deve comprendere delle norme di comunicazione legali, etiche, deontologiche, che porteranno a disporre di dati segreti condivisi Il contributo di un esperto esterno richiede delle precauzioni preliminari (Chi è il committente ? Qual è il suo mandato? …) per evitare che i tecnici siano strumentalizzati nell’ambito di una ricerca che non sarebbe più la loro. Tale contributo può agevolare un’analisi critica basata sugli obblighi imposti dalle situazioni quotidiane Deve sempre restare in primo piano la questione del ruolo dei media che presentano il contesto e l’immagine di una problematica locale.
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4- ELABORAZIONE DI UNA POLITICA LOCALE CONCERTATA IN MATERIA DI DROGHE ESEMPIO DELLA CITTÀ DI LIEGI -BELGIO
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4.1 Presentazione della politica locale globale di sicurezza e di prevenzione Contesto La Città di Liegi, come altre grandi città, si è trovata a dover affrontare l’aumento dei reati negli anni 1985-1990. Venivano attribuiti in gran parte a persone denominate genericamente "tossicodipendenti", o utilizzatori di droghe illecite. L’insicurezza della popolazione e le situazioni che dovevano affrontare i professionisti operanti sul territorio rispetto a questa nuova problematica figurarono tra le priorità segnalate dall’amministrazione locale nel piano d’azione del Protocollo per la sicurezza della città di Liegi, fin da quando venne istituito nel 1993. Venne quindi elaborata una politica integrata di riduzione dei rischi, in collaborazione con la vasta rete di intervento già esistente, sia sul piano preventivo, che repressivo, pubblico o associativo. L’aspetto riguardante la lotta alla tossicodipendenza del Protocollo per la sicurezza è stato sviluppato in stretta collaborazione con gli attori operanti sul territorio (nell’ambito di contratti, o meno), al fine di garantire la gestione della problematica della droga sotto gli aspetti della sicurezza, della prevenzione, sanitari e sociali. Il Gruppo di lavoro Tossicodipendenza, sottogruppo del consiglio consultivo per la prevenzione, incaricato dello studio e dell’analisi della tossicodipendenza a Liegi, creato nel 1992, è un elemento fondamentale di tale impostazione globale, poiché ha favorito un approccio specifico e innovativo alle problematiche. Infatti, oltre a decompartimentare i vari settori, ha permesso di consolidare il riconoscimento delle competenze di ciascun soggetto e di concentrare le azioni laddove si facevano maggiormente sentire le necessità. Un inventario delle risorse, e degli ostacoli, realizzato fin dal 1993 con la collaborazione di tutti i soggetti interessati dalla problematica, ha permesso di fare la seguente constatazione: una parte della popolazione tossicodipendente non viene presa in carico dai vari dispositivi classici esistenti. E’ un pubblico con atteggiamenti antisociali e con carenze tali, che non gli permettono di rientrare nelle modalità offerte solitamente dagli organismi di cura. Manca quindi un’assistenza basilare per stabilizzare e ridurre i rischi per questa parte della popolazione emarginata e/o che sta spezzando i legami sociali e familiari, assistenza che non si deve limitare a un approccio medico o di reinserimento. Tali fattori, che provocano l’aumento di comportamenti a rischio, non solo a livello sanitario, ma anche sotto varie forme di criminalità e di disturbi della quiete pubblica legati alla droga, hanno spinto alla creazione di dispositivi di prevenzione, di assistenza e di accoglienza: è quanto viene denominato, nel quadro delle politiche cittadine di Liegi, la prima linea. Per costruire questa prima linea, il Protocollo ha deciso di funzionare in base alla sussidiarietà istituzionale e di delegare la gestione dei progetti ad alcune istituzioni, che sono state rafforzate a tal fine. Questa fase di realizzazione ha tenuto ampiamente conto del contesto locale e delle sue dimensioni sociali, sanitarie, economiche, culturali, geografiche, amministrative, di sicurezza e giudiziarie. Liegi, come numerose altre grandi città, ma forse più di altre, data la sua situazione geografica, è molto colpita dalla tossicodipendenza, sia in termini di salute pubblica, che di ordine pubblico, di prevenzione o di criminalità. L’agglomerato cittadino, che conta 500.000 abitanti, è situato al centro di un importante nodo di comunicazione europeo, ferroviario, stradale e aereo. Come Anversa, è indubbiamente al centro della problematica del traffico degli stupefacenti. Liegi è anche la prima città belga ad avere avviato l’esperienza di programmi di sostituzione a base di metadone, ad avere creato un centro di interventi di urgenza, ad avere istituito un sistema di recupero e 25
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di scambio gratuito di siringhe usate. La città dispone poi di un protocollo clinico per la somministrazione di eroina sotto controllo medico, in base a una decisione governativa. La rete di assistenza costituita all’epoca dal Protocollo per la sicurezza per accogliere e affiancare la popolazione maggiormente emarginata, comprendente tanto i tossicodipendenti, che altri gruppi, comporta 8 dispositivi, più o meno specializzati, collegati a varie istituzioni della città di Liegi (il Centro pubblico di assistenza sociale, il Centro ospedaliero psichiatrico, la polizia e il Centro ospedaliero regionale "la Citadelle"). Vi contribuiscono: START/MASS, il servizio del Pronto Soccorso psicologico, medico e sociale, il Servizio di orientamento e di sostegno per le tossicodipendenze, il Pronto Soccorso sociale, l’Abri de Nuit (struttura notturna), il Coordinamento per gli alloggi, il coordinamento Santé Précarité (salute e precarietà) e l’Abri de jour (struttura diurna). Globalmente, le loro missioni si svolgono nel seguente modo: pronta accoglienza 24/24 incondizionata; prevenzione, assistenza e reinserimento psicologico e sociale; stabilizzazione delle situazioni di crisi; orientamento dei soggetti verso il settore di assistenza e di cure tradizionale. Coordinamento Dal 1995, il Coordinamento delle attività nel campo delle tossicodipendenze organizza l’insieme di tali dispositivi sotto il profilo pratico e della riflessione più globale del fenomeno della tossicodipendenza e dei disturbi alla quiete pubblica ad essa connessi. Il servizio, istituito dall’autorità locale, garantisce la coerenza dell’approccio della problematica delle droghe nella città. Il suo obiettivo è attuare e gestire una politica locale globale e integrata, tesa a ridurre i rischi per la sicurezza delle persone sotto un duplice aspetto. In primo luogo, ridurre i rischi sociali, psicologici e sanitari per gli utilizzatori delle droghe e, in secondo luogo, ridurre i rischi di disturbi alla quiete pubblica e di criminalità legati all’uso delle droghe. Il Coordinamento intende articolare le varie logiche dei soggetti interessati dal problema degli stupefacenti (livello politico, sicurezza e repressione, settore sanitario, preventivo e socio-educativo). Il servizio costituisce un dispositivo di regolazione che permette ai vari settori di concertarsi e di adeguare regolarmente le loro attività. Mira in particolar modo a consolidare la cooperazione tra la giustizia, la polizia, i servizi di prevenzione e sanitari, per conferire coerenza e omogeneità alle politiche volte al miglioramento della salute e a quelle per la tutela della sicurezza, nel rispetto delle loro specificità. Per questo, l’autorità locale, nell’ambito della sua politica municipale globale di sicurezza e di prevenzione, desidera continuare a sviluppare e a sostenere una politica integrata in materia di lotta contro le tossicodipendenze, che associ tutti gli operatori, mirante a prevenire i disturbi e la criminalità legati all’uso delle droghe e a ristabilire la qualità della vita nei quartieri. L’insieme di tali attività pluridisciplinari, plurisettoriali e pluri-istituzionali, condotte con gli attori del settore associativo e del settore pubblico, permette di giungere alla seguente constatazione comune: le situazioni estreme di certe persone tossicodipendenti sono tali, da poter paragonare il problema a quello ben noto della « patata bollente », visto che le istituzioni hanno tendenza a ‘passarsi’ i tossicodipendenti emarginati da un servizio all’altro. La tossicodipendenza, che esprime il profondo sconforto e disagio dell’individuo e suscita in ciascuno di noi una forte reazione, è un eccellente rivelatore di tale fenomeno nei giovani di oggi, esattamente come la violenza. Malgrado il persistere dei disturbi legati alla droga, malgrado il fatto che i cittadini abbiano il sentimento che non diminuisca l’insicurezza ad essa legata, l’autorità locale sa che tutti i dispositivi adottati contribuiscono a migliorare la gestione di questo problema, caratterizzato da molteplici fattori e 26
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da molteplici aspetti, che si estende ben oltre l’ambito della circoscrizione locale. L’autorità locale riconosce inoltre l’utilità di inserire profondamente tali dispositivi nei meccanismi di prevenzione della piccola criminalità e dei disturbi alla quiete pubblica. Elementi che frenano l’azione - Moltiplicazione dei coordinamenti di terreno (formali e informali), che provoca talvolta una perdita di efficacia e di coerenza della politica locale e dei conflitti di interessi. - Difficoltà di certi partner del settore associativo ad aderire alla politica integrata locale in una prospettiva di servizio pubblico. - Conflitti di interessi tra gli eletti, i cittadini, gli utilizzatori di droga e gli operatori di terreno, le cui attese sono talvolta dissimili. Tuttavia, le tensioni tra questi poli diversi permettono di mantenere vivi dei processi democratici essenziali. - Difficoltà di orientare gli utilizzatori di droga emarginati verso i servizi di seconda linea, a causa dell’insufficiente capacità di accoglienza degli ambulatori e degli ospedali e, talvolta, anche a causa della mancanza di volontà del settore di farsi carico di questa popolazione. - "Eccessivo carico di lavoro" della città di Liegi per la gestione della sua problematica, rispetto ad altri comuni e in particolare ai comuni vicini che non dispongono di infrastrutture di presa in carico. - Crisi da astinenza per il gruppo di utenti (nocciolo duro), particolarmente emarginati, che provocano disturbi gravi e richiedono una presa in carico specifica, e delle passerelle che permettano il passaggio tra il sistema giudiziario e il sistema medico-psicologico e sociale. Elementi che favoriscono il successo - Riconoscimento da parte dell’autorità locale del processo di coordinamento. - Legittimità dell’autorità locale, la cui competenza per l’organizzazione della politica di gestione della problematica della droga è riconosciuta dalla maggior parte dei soggetti interessati. - Stabilità dei partenariati (nucleo stabile di partner presenti a ogni livello di concertazione). - Riconoscimento del dispositivo di coordinamento sia a livello locale, che all’esterno. 4.2 L’Osservatorio locale delle droghe Contesto: Nel mese di marzo del 2000, numerosi incidenti legati al consumo di stupefacenti, manifestatisi in situazioni analoghe, hanno attirato l’attenzione di certi servizi sulla necessità di migliorare le conoscenze circa la natura, l’importanza e il tipo di cambiamenti intervenuti nell’uso delle droghe. Fin dal mese di aprile di quell’anno, su richiesta del servizio di pronto soccorso del Centro Ospedaliero regionale « la Citadelle », i partner della città attivi a livello dell’approccio globale e integrato dei problemi delle tossicodipendenze sono stati riuniti dal Coordinamento delle attività nel campo delle tossicodipendenze, per riflettere sull’elaborazione di un sistema di osservazione reattivo, in grado di individuare i fenomeni, di interpretarli e di fornire le informazioni il più rapidamente possibile ai settori interessati, perché possano reagire tempestivamente, adattando in conseguenza i loro interventi. Era infatti emerso che occorreva urgentemente organizzarsi per informare nel modo più ampio e più rapido possibile i servizi di pronto soccorso, i medici, i settori socio-sanitari, i servizi di prevenzione e 27
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la polizia della comparsa di nuove droghe, di nuovi modi di consumo e di nuovi comportamenti, ma anche per evitare i disturbi e l’insicurezza connessi con l’uso degli stupefacenti. Per questo, il Coordinamento delle attività nel campo delle tossicodipendenze era proprio l’organo indicato, grazie all’esperienza maturata nel corso di questi suoi ultimi cinque anni di esercizio e al potere unificatore che esercita a livello locale. Di conseguenza, la creazione dell’Osservatorio delle droghe di Liegi può essere considerata la realizzazione concreta di tale politica locale concertata. Da quel momento si è creata una vera piattaforma partecipativa, raggruppante la maggior parte delle autorità, delle organizzazioni e delle iniziative intraprese nel campo delle assuefazioni alle droghe, ossia i seguenti enti e figure professionali: • Il Servizio del pronto soccorso psicologico-sanitario e sociale del Centro Ospedaliero regionale « la Citadelle », • La Procura, • Il Procuratore del Re, • L’istituto di medicina legale dell’Università di Liegi, • Il Servizio di sanità pubblica e di epidemiologia dell’Università di Liegi, • Il Laboratorio di tossicologia clinica e medico-legale dell’Università di Liegi, • La Maison d’Accueil Socio-Sanitaire (MASS), • Il farmacista consulente presso la MASS, • La polizia locale • La polizia federale, • L’istituto penitenziario di Lantin, • La Commissione medica provinciale, • L’Ispezione farmaceutica, • L’Albo dei farmacisti della provincia di Liegi, • L’Albo dei medici della provincia di Liegi, • Il Servizio sanità e ambiente della provincia di Liegi, • La piattaforma psichiatrica della provincia di Liegi, • Il consulente indipendente, • e la Rete psicologica, medica e sociale. Si è previsto che i membri dell’Osservatorio servano a loro turno da punti di contatto per altre istituzioni, ed è degno di nota il fatto che il progetto è stato reso possibile grazie alla fiducia che si è potuta instaurare tra queste varie figure professionali, tutte interessate e animate dalla stessa preoccupazione e da una comune volontà di azione. Il dispositivo permanente, che è operativo dal gennaio 2003, si compone di una psicologa, di un educatore di strada e di un farmacista. Ha la missione di fornire ai cittadini, ai professionisti e ai politici le informazioni necessarie per condurre delle attività appropriate in materia di droghe, grazie al concorso dei vari partner che costituiscono l’Osservatorio delle droghe di Liegi. Per svolgere tale compito, ha definito, a livello locale, tre indirizzi di lavoro: - sviluppare un Sistema di Allarme Rapido (SAR), - distribuire un rapporto sulle tendenze emergenti (TE) - coinvolgere gli abitanti nella politica locale di gestione dei fenomeni. Per quanto riguarda il Sistema di Allarme Rapido (SAR), l’Osservatorio si organizza puntando sul concetto di un’osservazione reattiva sotto il profilo, oltre che della salute pubblica, della delinquenza e della criminalità. Infatti, potrà essere realizzata una politica globale e integrata per la riduzione dei rischi, unicamente se vengono presi in considerazione, allo stesso tempo, questi due poli di azione e di 28
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preoccupazione. Occorre, su un determinato territorio, essere in grado di conoscere, al più presto, ogni cambiamento significativo in materia di consumo di droghe e di disturbi da esse generati e di avviare un sistema di allerta rivolta a tre settori: - il sanitario (ospedali, pronto soccorso, medici, …) - il sociale-preventivo (servizi di prevenzione, operatori di strada, …) - la polizia e il settore giudiziario (polizia, procura, carceri …) Il secondo indirizzo di lavoro riguarda l’elaborazione e la distribuzione semestrale di un rapporto epidemiologico contenente un resoconto delle tendenze emergenti, al fine di ottenere un quadro esatto della situazione a livello locale. Infine, per garantire un impatto positivo e il successo delle attività, occorre promuovere una consapevolezza più generale e informare direttamente i cittadini riconosciuti come « esperti», in grado di esprimere quali sono i disturbi legati alla problematica della droga e invitarli in tal modo a partecipare attivamente all’elaborazione della politca locale in materia. L’Osservatorio si sforza ugualmente di raccogliere tale sfida.
Elementi che frenano l’azione: - A seconda delle problematiche affrontate, certi partner sono condotti a cambiare il loro livello di coinvolgimento (sia a titolo personale, che istituzionale). Tali cambiamenti di "incarichi" possono indebolire le decisioni e/o sminuire il riconoscimento del dispositivo all’esterno. D’altro canto, la condivisione delle informazioni può essere favorita dal carattere informale di certi scambi. - l’ampio carattere inter-settoriale di questo strumento richiede tuttavia la massima prudenza, affinché vengano rispettati gli aspetti legali, etici e deontologici nell’ambito della condivisione delle informazioni.
Elementi che favoriscono il successo: - Un organo esterno chiede al Coordinamento della città di proporre delle soluzioni, fatto che rafforza la legittimità dell’autorità locale. - Il Coordinamento elabora uno strumento che verrà difeso e sostenuto dal Borgomastro presso il potere che sovvenziona l’attività. - Tutti gli organi sono rappresentati dal loro più alto responsabile. - Riunioni ogni sei settimane, con un basso tasso di assenteismo. - Atmosfera di lavoro: sorridente, improntata alla fiducia, clima conviviale. - Tutti i membri chiedono che la città coordini il dispositivo, riconoscendo che occupa il posto migliore per organizzare la concertazione di tutte le autorità competenti. - Creazione di un clima di scambi, entro il quale ognuno si sente naturalmente responsabile della gestione dei problemi. 4.3 Liegi, città pilota Contesto Nell’ottobre 2002, il Borgomastro della città di Liegi ha sollecitato l’aiuto del Primo Ministro per poter rafforzare, grazie all’intervento dei servizi dello Stato, e insieme a tutte le autorità competenti, l’impostazione integrata sviluppata a livello locale per risolvere la problematica delle droghe. Lo Stato deve infatti studiare le cause dell’esclusione sociale, mentre la città deve gestirne "gli aspetti più vistosi". Malgrado quanto già realizzato, i cittadini restano insoddisfatti e certi utilizzatori di droghe 29
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non vengono seguiti in modo appropriato. Per questo, la città da sola non può gestire l’ampia dimensione di questo fenomeno sociale. In risposta a tale appello, il Primo ministro ha decretato che la situazione specifica di Liegi richiede una maggiore concentrazione di mezzi e ha proposto l’istituzione di una "Task Force Droga". Questo progetto pilota, gestito a partire da quel momento dal Coordinamento delle azioni nel campo delle tossicodipendenze, mira ad istituire, con l’assistenza dei vari ministeri competenti, un piano d’azione integrato e sperimentale. Il Primo Ministro pensa che dovrà in seguito essere esteso ad altre città del paese. Un processo di consultazione, talvolta effettuato in presenza del borgomastro, ha permesso di evidenziare i bisogni dei vari settori interessati dalla problematica della droga (sanità, giustizia, polizia, carceri) e di definire un piano d’azione locale integrato. Da dicembre 2002 a maggio 2003, è stato definito un quadro della situazione e vengono effettuati scambi regolari presso il Gabinetto del Primo Ministro con i ministri competenti o il loro rappresentante. Le linee guida del piano strategico si imperniano intorno ai seguenti punti: - Prevenzione, - Azione terapeutica e azione sociale - Mantenimento dell’ordine e lotta ai disturbi della quiete pubblica - Politica nei confronti della criminalità Elementi che frenano l’azione Il risalto dato ai problemi e ai bisogni dei vari settori interessati dalla problematica delle droghe ha rafforzato la consapevolezza dell’urgenza di agire in tali settori e quindi di accrescere i mezzi stanziati a tal fine. La mancanza di elementi di risposta concreti alle domande formulate per realizzare questo piano d’azione integrato può rafforzare il senso di impotenza che provano varie autorità e istituzioni locali. Elementi che favoriscono il successo Relazioni di fiducia e grande accessibilità degli esperti di tutti i settori, che agevolano una rapida raccolta di informazioni affidabili, contestualizzate e collegate alla realtà. Coinvolgimento delle autorità locali e coinvolgimento diretto del Borgomastro nel processo. 4.4 Conclusioni Non si intendeva esporre una metodologia di lavoro per costruire una politica locale concertata, ma piuttosto delineare una serie di tappe, di fattori che contribuiscono a frenare, o al contrario a favorire l’elaborazione di tale politica. Per percorrere tutte queste tappe, pare indispensabile instaurare e mantenere uno spirito di lavoro di equipe tra i partner interessati. E’ soprattutto la capacità di diffondere questo spirito che può far sì che ciascuno dei professionisti riuniti nel corso dei seminari organizzati dal Forum europeo per la sicurezza urbana diventi un attore chiave, che potrà a sua volta, a livello locale, potenziare le risorse disponibili e rafforzare le caratteristiche positive dei propri partner per trovare un senso comune alle problematiche da risolvere. Le Esperienze delle altre cittá partner del progetto sono disponibili sul sito del FESU : www.fesu.org.
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5- CONCLUSIONI
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5.1 Considerazioni e raccomandazioni Come indicato al capitolo 1 del presente documento, il piano d’azione dell’Unione europea in materia di lotta alla droga per gli anni 2000-2004 raccomanda un’impostazione globale, pluridisciplinare e integrata. Se, per soddisfare le richieste di una maggioranza di cittadini europei, le decisioni legislative relative alla tossicodipendenza devono essere prese a tal livello globale, esse richiedono l’istituzione di misure di coordinamento nazionali e locali per la loro applicazione. In tal modo, per esempio, in materia di lotta al traffico di stupefacenti, alla criminalità e alla violenza ad esso collegate, l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze cita nel suo rapporto 2003 che « (…) l’azione condotta a livello locale dalle amministrazioni e dai servizi incaricati dell’identificazione e della repressione, se non tiene conto delle specificità del suo particolare contesto, sfocerà in misure inefficaci, che possono essere controproducenti e contribuire a termine all’aumento della criminalità». Spetta quindi agli eletti locali la legittimità di promuovere e di portare avanti delle politiche integrate in materia di stupefacenti. Per questo, devono poter utilizzare l’esperienza degli attori di terreno competenti. I lavori condotti nel quadro del presente progetto SécuCités-Drogues avevano lo scopo di promuovere, grazie alla collaborazione di tutti i partecipanti, una riflessione di fondo, comprendente tutti gli aspetti del fenomeno. Tale approccio costituisce il punto di partenza indispensabile per il processo decisionale adeguato in materia di prevenzione e di trattamento delle tossicodipendenze. La condivisione delle competenze e delle esperienze è un potente catalizzatore per avviare la riflessione su un settore complesso come quello della tossicodipendenza, nel quale gli attori locali, compresi gli amministratori eletti, si trovano spesso svantaggiati e sprovveduti. Come in un "laboratorio urbano", i partecipanti sono stati collocati al centro di un processo teso a fare emergere le attitudini e un’apertura mentale necessaria per dominare tutte le sfide della problematica. Questa formazione ha permesso di potenziare delle risorse esistenti, ma spesso ignorate dagli operatori che, senza esserne sempre consci, dispongono nella loro città di tutti gli ingredienti necessari per attuare una politica di prevenzione e di trattamento delle tossicodipendenze. La formazione ha inoltre fornito un’eccellente occasione a questi operatori, spesso troppo accaparrati dai loro compiti quotidiani, di formalizzare la propria metodologia di lavoro. Ogni tappa di lavoro si è conclusa con una fase di restituzione, destinata a sintetizzare gli elementi essenziali posti in risalto dagli operatori di tutti i settori nel corso dei lavori. Il coinvolgimento dei partecipanti, il loro contributo e la qualità dei loro interrogativi dimostrano che la formazione ha pienamente conseguito i suoi obiettivi. Nonostante all’inizio fossero state formulate delle richieste di ricevere "un kit" di soluzioni pronte, ciascuno ha poi compreso l’importanza di esporre, preliminarmente, tutte le domande necessarie per l’attuazione di una politica globale e integrata. Ciascuno ha quindi potuto costruire una griglia di analisi da sviluppare, da sperimentare, da adattare in funzione della propria situazione locale. In considerazione di quanto precede, l’estensione del progetto SécuCités-Drogues ad altre città potrebbe permettere loro di partecipare ad una rete e di usufruire quindi delle risorse di tale approccio.
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5.2 I nuovi membri dell’Unione europea Il recente ingresso nell’Unione europea di dieci nuovi paesi modificherà notevolmente il paesaggio europeo e introdurrà una grande diversità di problematiche e una maggiore disparità delle strategie attuate. Il rapporto annuale 2003 dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze indica che questi paesi, pur avendo constatato da oltre una ventina di anni dei problemi legati all’abuso di stupefacenti, hanno cominciato da poco ad affrontare il fenomeno del crescente consumo di prodotti illeciti. Per alcuni di questi paesi, il fenomeno è legato allo smembramento del blocco dei paesi dell’est e alle conseguenti modifiche socio-economiche e politiche. Fino agli inizi degli anni ’90, l’esistenza di problemi legati al consumo di droghe illecite è stata minimizzata, o addirittura negata, dalle autorità governative, il che ha impedito che venissero attuate delle strategie mirate, lasciando ora i paesi smarriti di fronte alle dimensioni della problematica. I dieci nuovi membri dell’Unione non presentano contesti simili nel campo delle tossicodipendenze. Malgrado si possano individuare dei fattori socio-economici comuni, tali paesi, in funzione del loro sviluppo e della loro indipendenza rispetto al sistema sovietico, dispongono di mezzi diversi per la lotta contro tale fenomeno. Attualmente, ciascuno di loro ha elaborato un proprio piano nazionale strategico contro la droga e ha attuato politiche legate direttamente alle proprie particolari rappresentazioni della problematica. D’altronde, oltre a disporre di scarsi dati sulla loro realtà locale, i nuovi paesi membri soffrono delle carenze del loro quadro concettuale, fattore che ostacola l’analisi del fenomeno. In genere, pur dimostrando la volontà di agire per risolvere i problemi legati alla droga, tali paesi hanno reali difficoltà ad attuare le attività raccomandate dai loro propri piani nazionali. Come lo indica il rapporto dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, tali paesi contano sul sostegno degli altri membri dell’Unione per predisporre delle strategie operative e sottolineano l’interesse di concludere o di proseguire i progetti di assistenza tra paesi. Inoltre, in materia di prevenzione e di riduzione dei danni alla salute legati all’uso degli stupefacenti, il Consiglio dell’Unione europea del 18 giugno 2003 ha raccomandato agli stati membri di « incoraggiare, in collaborazione con la Commissione, lo scambio dei risultati dei programmi, delle competenze e delle esperienze in seno all’Unione europea e con i paesi terzi, in particolare i paesi candidati. » I lavori condotti nel quadro del progetto SécuCités Drogues hanno evidenziato l’importanza, a livello locale, oltre che di individuare le rappresentazioni del fenomeno, di conoscere il quadro legislativo proprio ad ogni contesto e di individuare tutte le risorse e i partner disponibili. L’insieme costituisce la tela di fondo sulla quale si elaborano le politiche in materia di droghe e le relative azioni. Il quadro referenziale sviluppato e sperimentato nell’ambito di questo progetto potrebbe contribuire a sostenere le città di questi nuovi paesi membri per meglio interpretare e comprendere i fenomeni, al fine di elaborare e di applicare delle strategie efficaci di prevenzione e di trattamento delle tossicodipendenze. Oltre all’importanza di creare delle misure di sostegno a livello nazionale per assistere l’evoluzione delle strutture istituzionali, pare essenziale proseguire la costituzione di reti con le città di questi paesi, per favorire la messa in opera di strategie adattate al contesto locale, grazie allo scambio di idee e di prassi.
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