European Forum for Urban Security
Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Note del Redattore Ai fini di facilitare la lettura della pubblicazione, l’uso del linguaggio di genere è stato deliberatamente escluso . L’Efus considera che l’uguaglianza di genere debba essere sistematica e costante e agisce in questo senso in tutte le sue attività. La sigla LGBT ( Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) è stata utilizzata per riferirsi a tutte le comunità di persone non eterosessuali e non cisessuali (compresi transgender, queer, intersessuali, pansessuali, androgini e assessuali) nonché i loro sostenitori. Il presente documento, pubblicato dal Forum europeo per la sicurezza urbana (Efus), è frutto del progetto “Just and Safer Cities for All”, realizzato tra il 2015 e il 2017. È stato elaborato da Pilar de la Torre e Moritz Konradi, in qualità di responsabili del programma, sotto la direzione di Elizabeth Johnston, direttrice esecutiva, e di Carla Napolano, vicedirettrice, con l’assistenza di Sarah Martin, stagista, e grazie al contributo dei partner del progetto. L’utilizzo e la riproduzione sono concessi a titolo gratuito per scopi non commerciali, a condizione che ne venga citata la fonte. Revisione: Nathalie Bourgeois Traduzione: Gianfranca Testore Gabbai Impaginazione: Marie Aumont, micheletmichel.com Stampato presso: Cloître Imprimeurs, Saint-Thonan - Francia ISBN: 978 – 2 -913181 – 58 – 8 Deposito legale: Novembre 2017 European Forum for Urban Security 10, rue des Montiboeufs 75020 Paris - Francia Tel: + 33 (0)1 40 64 49 00 contact@efus.eu - www.efus.eu
Questo progetto è co-finanziato dal Programma Diritti, Uguaglianza e Cittadinanza (REC) dell’Unione europea. La pubblicazione è stata realizzata con il sostegno finanziario del Programma Diritti, Uguaglianza e Cittadinanza (REC) dell’Unione europea. Il suo contenuto è pubblicato sotto l’esclusiva responsabilità degli autori e non può in nessun modo essere interpretato come il riflesso delle opinioni della Commissione europea.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
Ringraziamenti
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Il progetto “Just and Safer Cities for All” (Città giuste e più sicure per tutti) è stato condotto grazie all’impegno dei rappresentanti delle seguenti istituzioni partner: Forum Italiano per la Sicurezza Urbana (FISU) - Italia, Forum Belge pour la Prévention et la Sécurité Urbaine (FBPSU) - Belgio, Fórum Español para la Prevención y la Seguridad Urbana (FEPSU) - Spagna, Forum Français pour la Sécurité Urbaine (FFSU) - Francia, Institut für Konfliktforschung (IKF) - Austria, Associação Portuguesa de Apoio à Vítima (APAV) Portogallo, Associazione UFUQ - Germania, Uniwersytet Jagielloński w Krakowie - Polonia, che hanno fornito il loro prezioso contributo alla realizzazione delle diverse componenti del progetto e alla redazione del presente manuale. Desideriamo esprimere loro i nostri più sinceri ringraziamenti per avere generosamente condiviso le loro conoscenze ed esperienze, che sono state determinanti per la riuscita del progetto. Vorremmo inoltre ringraziare i rappresentanti di 130 istituzioni, iniziative e progetti che hanno risposto all’invito di presentare le loro buone pratiche locali destinate a contrastare e prevenire, a livello locale, il verificarsi di atti di violenza motivati dalla discriminazione. I loro sforzi tenaci per combattere l’odio e l’intolleranza e promuovere la coesione sociale e la convivenza pacifica in Europa sono uno stimolo e una fonte di ispirazione. Ringraziamo tutti i partecipanti ai numerosi eventi, alle riunioni e discussioni organizzate nell’ambito del progetto per i validi spunti forniti, che hanno grandemente contribuito alla formulazione delle idee espresse in questa pubblicazione. Desideriamo infine ringraziare la Commissione europea per il suo sostegno e il suo contributo finanziario, senza il quale non sarebbe stata possibile la realizzazione di questo progetto e di questa pubblicazione.
Partner del Progetto
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Sara Filippini e Gian-Guido Nobili, Forum Italiano per la Sicurezza Urbana (FISU) - Italia, Laetitia Nolet e Tony Versaevel, Forum Belge pour la Prévention et la Sécurité Urbaine (FBPSU) - Belgio, Gemma Pinyol e Josep Lahosa,
Fórum Español para la Prevención y la Seguridad Urbana (FEPSU) - Spagna, Myassa Djebara e Camille Jannel, Forum Français pour la Sécurité Urbaine (FFSU) – Francia, Helga Amesberger e Birgitt Haller, Institut für Konfliktforschung (IKF) - Austria, Rui Nunes Costa e Mafalda Valério, Associação Portuguesa de Apoio à Vítima (APAV) - Portogallo, Götz Nordbruch, Mariam Puvogel e Sindyan Qasem, Associazione UFUQ - Germania, Katarzyna Jurzak, Uniwersytet Jagielloński w Krakowie - Polonia.
Altri contributi Christina Aigner e Thomas Weninger (Österreichischer Städtebund, Austria), Shams Asadi, Peter Florianschütz, Thomas Hie, Dr. Michael Häupl e Angela Schwarz (Città di Vienna, Austria), Wolfgang Bogensberger, Petra Polgar e Dagmar Weingärtner (Rappresentanza della Commissione europea, Austria), Patrick Charlier (Centro interfederale per le pari opportunità, UNIA, Belgio), Marc Coester (Hochschule für Wirtschaft und Recht Berlin, Germania), Jon Garland (Università del Surrey, Regno Unito), Katrin Gleirscher (Interventionsstelle gegen Gewalt in der Familie, Vienna, Austria), Francesc Guillen Lasierra e Àngels Vila Muntal (Generalitat de Catalunya), Gertraud Kremsner (Universität Wien, Austria), Josep Lahosa e Anabel Rodriguez (Municipio di Barcellona), Giuditta Lembo (Regione Molise, Italia), Erich Marks (Landespräventionsrat Niedersachsen, Germania), David Martin (Policía Municipal de Madrid, Spagna), Niraj Nathwani, Geraldine Guille e Anna Szczodry (Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali, FRA), Larry Olomofe (OSCE, Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani, ODIHR), Anna Rau (Deutsch-Europäisches Forum für Urbane Sicherheit, Germania), Claudia Schäfer (Zivilcourage und Anti-Rassismus-Arbeit, ZARA, Austria), Gerald Schöpfer (Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza, ECRI), Hans-Georg Schuhmacher (Città di Mannheim, Germania), Gabriela Sonnleitner (Magdas Wien, Austria), James Tate e Natasha Plummer (MOPAC -Mayor’s Office for Policing and Crime, Londra, Regno Unito).
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Indice
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Prefazione.......................................................................p. 8 Introduzione.................................................................p. 10 Parte 1: Violenza discriminatoria, crimini d’odio e intolleranza – Fenomeni e controstrategie............p. 13 1.1 Che cos’è la violenza discriminatoria? Concetti e fenomeni..... p. 14 1.2 Strategie europee per contrastare la violenza discriminatoria. p. 21 1.3 Violenza discriminatoria e sicurezza urbana – l’importanza di fornire risposte a livello locale....................................................... p. 28
Parte 2: Approcci locali alla prevenzione e al contrasto di atti di violenza discriminatoria – Una raccolta di pratiche promettenti........................p. 38 2.1 Promozione della conoscenza................................................. p. 40 2.2. Sensibilizzazione................................................................... p. 58 2.3 Empowerment........................................................................ p. 80 2.4 Prevenzione mirata................................................................. p. 98 2.5 Sostegno alle vittime............................................................. p. 118 2.6 Strategie trasversali per contrastare la violenza discriminatoria.......................................................... p. 135
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Parte 3: Raccomandazioni per i portatori di interesse locali...................................................................................... p. 152 3.1 Migliorare la conoscenza tramite diagnosi di sicurezza mirate...................................................................... p. 154 3.2 Affrontare il problema delle mancate denunce...................... p. 155 3.3 Fornire servizi di supporto alle vittime a livello locale e su base comunitaria................................................................................ p. 156 3.4 Le autorità locali e regionali in quanto leader delle reti di prevenzione.............................................................. p. 157 3.5 Un ruolo visibile per gli amministratori locali e regionali...... p. 158 3.6 La formazione per gli operatori di prima linea ed altri funzionari a livello locale e regionale............................... p. 159 3.7 Cooperazione con le forze dell’ordine e gli organi giudiziari.................................................................. p. 160 3.8 La diversità e la sensibilizzazione all’interno delle amministrazioni locali e regionali....................................... p. 161 3.9 Promuovere la prevenzione precoce / primaria..................... p. 162 3.10 Cooperazione e scambi con il livello di governo nazionale ed europeo................................................. p. 163 3.11 Collaborazione con i media e gli organi di stampa locali e regionali...................................................................................... p. 164
Bibliografia................................................................. p. 166
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
Prefazione
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Gli atti di violenza motivati da intenti discriminatori - commessi cioè contro una persona per ostilità nei confronti della sua appartenenza, reale o presunta, a un determinato gruppo che si contraddistingue per una caratteristica particolare, come l’origine etnica, la religione, l’identità di genere o l’orientamento sessuale, una disabilità, l’età, la lingua o la condizione di senzatetto - si distinguono dagli altri reati. Non hanno soltanto effetti devastanti sulla salute psicofisica delle vittime, ma inviano un messaggio negativo a interi gruppi e comunità che condividono determinate caratteristiche identitarie, spaventandoli con la minaccia della violenza e negando loro il diritto di partecipare alla vita della società. Inoltre, incutono timori e suscitano ostilità che travalicano i confini della città o del comune, al punto che perfino degli atti apparentemente isolati possono portare all’aggravarsi della situazione e all’acuirsi di tensioni e conflitti. Non bisogna dimenticare, d’altra parte, che la violenza motivata dalla discriminazione minaccia direttamente i valori fondanti della democrazia, della coesione sociale e della sicurezza dei cittadini sanciti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Di conseguenza, i suoi effetti particolarmente devastanti si ripercuotono a vari livelli. Fino ad oggi, tuttavia, tale questione non ha sempre occupato un posto preminente tra le strategie comunali di prevenzione della criminalità. La discriminazione in quanto tale non è affrontata sistematicamente dagli specialisti della sicurezza, essendo spesso percepita come responsabilità spettante ad altri dipartimenti. L’Efus e i suoi membri si propongono di modificare i termini del dibattito. Nell’intento di migliorare la sicurezza pubblica e il senso di sicurezza di tutti i gruppi della società, trovando il giusto equilibrio tra prevenzione, sanzione e coesione sociale, l’Efus ha sempre posto in risalto l’importanza di prendere in considerazione non soltanto le esigenze e le opinioni espresse dalla maggioranza della popolazione, ma anche quelle delle minoranze e dei gruppi emarginati. Siamo fermamente convinti, sulla
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base della nostra visione inclusiva e olistica della sicurezza urbana, che le strategie per contrastare la violenza motivata da intenti discriminatori debbano essere al centro dei programmi di sicurezza urbana. Nell’ambito della realizzazione del suo progetto “Just and Safer Cities for All”, l’Efus ha istituito un consorzio di partner in tutta Europa, riunendo un elevato livello di competenze. L’Efus ha guidato gli sforzi comuni del consorzio per promuovere gli scambi di pratiche promettenti ed elaborare raccomandazioni miranti a definire strategie locali destinate a contrastare la violenza discriminatoria. La presente pubblicazione ha lo scopo di sensibilizzare le autorità locali e regionali, sostenendole nei loro sforzi per contrastare a livello territoriale i comportamenti violenti motivati dalla discriminazione. Passa in rassegna i progressi compiuti dalle strategie locali destinate ad affrontare l’odio e l’intolleranza, fornisce una ricca raccolta di pratichepromettenti adottate e riconosciute in Europa e propone una serie di raccomandazioni su come costruire strategie future al riguardo. In tal modo, l’Efus confida di poter fornire un valido strumento per la lotta contro la violenza e le discriminazioni in Europa, atto a sostenere i nostri sforzi comuni tesi a creare città giuste e più sicure per tutti.
Elizabeth Johnston Direttrice esecutiva
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
Introduzione
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La violenza motivata dalla discriminazione e i crimini dettati dall’odio sono fenomeni che devono essere affrontati con la massima urgenza dalle politiche in materia di sicurezza urbana.1 I membri dell’Efus hanno da tempo esaminato gli effetti deleteri del razzismo e della xenofobia, del sessismo e dell’ostilità nei confronti delle persone LGBT, della violenza nei confronti delle persone con disabilità e dei senzatetto, come pure di musulmani, ebrei e Rom e di altri gruppi esposti al rischio dell’odio e dell’intolleranza. Le autorità locali europee hanno in realtà sollevato tali questioni in numerose occasioni, nel corso di riunioni formali e informali dell’Efus e hanno proposto di cercare di affrontarle mediante un progetto europeo di cooperazione. Spetta infatti ai servizi comunali e al loro personale che opera sul campo gestire giornalmente le conseguenze della violenza motivata dalla discriminazione. Sono i primi a entrare in contatto con le vittime di aggressioni fondate sulla loro appartenenza a un determinato gruppo e sono anche i primi a dovere fornire risposte al loro dolore, al loro senso di smarrimento e alla loro giusta indignazione. L’Efus ha coordinato il progetto europeo “Just and Safer Cities for All” mirante a contrastare la violenza discriminatoria con il sostegno della Commissione europea, nel quadro del suo Programma Diritti, Uguaglianza e Cittadinanza. Nel periodo tra settembre 2015 e dicembre 2017, il consorzio dei partner del progetto ha organizzato: un invito a livello europeo a presentare buone pratiche in materia di “prevenzione e contrasto della violenza discriminatoria”, che ha ricevuto oltre 130 presentazioni di attività ed esperienze da parte di comuni, organizzazioni della società civile, iniziative private e istituti di ricerca di tutta Europa. Il consorzio ha selezionato cinquanta buone pratiche, che sono raccolte e illustrate nella Parte 2 della presente pubblicazione. 1- La possibilità di misurare statisticamente la prevalenza della violenza motivata dalla discriminazione e determinare le tendenze all’aumento o alla diminuzione di tale fenomeno resta un tentativo complesso e sovente vano. Se molte indagini indicano un aumento degli atti di violenza discriminatoria in Europa negli ultimi 5-10 anni, si tratta tuttavia di evoluzioni non uniformi, che non devono essere generalizzate. Il Capitolo 1.1 fornisce una panoramica di tali dati.
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un seminario europeo “Prevenire e contrastare la violenza discriminatoria a livello locale”, che si è svolto nel marzo 2017 a Vienna, riunendo oltre 100 partecipanti. numerose attività a livello locale, realizzate da ciascun partner del progetto per contrastare le manifestazioni di violenza discriminatoria nelle rispettive collettività, comprendenti, ad esempio, progetti di video rivolti alla gioventù, la predisposizione di corsi di formazione online o sessioni di formazione per i rappresentanti degli enti locali.
un tavolo di lavoro internazionale per l’elaborazione di raccomandazioni indirizzate agli enti locali e regionali.
un seminario di divulgazione, previsto nell’ambito della conferenza internazionale dell’Efus “Sicurezza, Democrazia e Città”, nel novembre 2017. Questa pubblicazione non è soltanto frutto delle attività del consorzio del progetto. Hanno fornito il loro contributo all’elaborazione del suo contenuto numerosi altri esperti e professionisti di tutta Europa ed esponenti dei più diversi settori professionali, che, nelle numerose occasioni fornite dalle svariate attività del progetto, hanno dibattuto le tre domande fondamentali seguenti: che sfide ci attendono per prevenire e contrastare a livello locale la violenza motivata da intenti discriminatori? Che tipi di azioni dovremmo intraprendere per affrontare localmente tali fenomeni? E infine, nell’ambito di tali sforzi, qual è, o quale dovrebbe essere il ruolo delle autorità locali? La pubblicazione si articola in tre parti. La prima contiene un’introduzione alla questione della violenza motivata dalla discriminazione, facendo una distinzione tra il concetto di violenza discriminatoria e le nozioni di reato motivato dall’odio e reato motivato da pregiudizi basati su una specifica caratteristica della vittima, e delinea l’approccio seguito dall’Efus. Espone inoltre le principali strategie adottate dalle istituzioni europee per fornire risposte a queste problematiche e sostiene fermamente la necessità di disporre di piani d’azione equilibrati e fondati su dati concreti per contrastare a livello locale le manifestazioni di violenza motivate da intenti discriminatori.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
La seconda parte presenta una raccolta di buone pratiche promettenti già in corso in Europa per contrastare la violenza discriminatoria. Non ha l’ambizione di essere esauriente o completa, ma intende illustrare una selezione di pratiche in grado di ispirare e incoraggiare le autorità locali e regionali a proseguire gli sforzi a livello territoriale e a rafforzare le loro strategie. Tali pratiche sono state suddivise in sei categorie: promozione della conoscenza, sensibilizzazione, “empowerment”, prevenzione mirata, sostegno alle vittime e strategie trasversali. Tale approccio sistematico consente di ottenere una visione d’insieme completa e inclusiva di una varietà di attività, strategie e politiche che possono essere attuate a livello locale.
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La terza parte della pubblicazione contiene delle raccomandazioni rivolte alle autorità locali e regionali, elaborate e definite nel corso dei numerosi dibattiti tra i partner del progetto, in occasione delle riunioni del Comitato esecutivo e dell’Assemblea generale dell’Efus e degli scambi con gli esperti, i ricercatori e i professionisti che hanno preso parte alle numerose attività del progetto e con i partecipanti agli eventi organizzati in tutta Europa nell’ambito del progetto, in particolare i rappresentanti dei poteri locali e regionali, di istituzioni nazionali ed europee e di organizzazioni della società civile. Tutti hanno generosamente condiviso le loro opinioni, esperienze e competenze. Queste raccomandazioni mirano a sostenere le attività condotte a livello locale per contrastare la violenza discriminatoria, arricchire i contenuti delle iniziative dei comuni già attivi in questo campo e fornire validi spunti di ispirazione a quelli che stanno avviando nuovi progetti.
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Parte 1
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Violenza discriminatoria, crimini d’odio e intolleranza – Fenomeni e controstrategie
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1.1 Che cos’è la violenza discriminatoria? Concetti e fenomeni
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Fenomeni di violenza motivati da intenti discriminatori La violenza fomentata dall’intolleranza, dall’odio o da altri moventi discriminatori è ormai una realtà quotidiana in Europa. Qualsiasi ricerca di dati statistici sull’argomento è un’impresa complessa: occorre esaminare con cura le cifre disponibili, valutandone attentamente il significato, al fine di non acuire i timori e il senso di insicurezza dei gruppi potenzialmente esposti a tale rischio e della società in generale.2 Vale tuttavia la pena di menzionare che numerosi risultati recenti sottolineano la portata del problema ed evidenziano evoluzioni preoccupanti che richiedono la nostra immediata attenzione. I dati ufficiali per il decennio 2005-2015 mostrano livelli elevati di violenza antisemita in una maggioranza di Stati membri dell’Unione europea (vedere FRA 2016: 23ff). In Francia, si è assistito nel 2015 a un numero significativo di aggressioni e di minacce anti-islamiche, e le segnalazioni di tali episodi sono aumentate del 223% rispetto all’anno precedente (vedere CNCDH 2016: 10). Il Ministero dell’interno britannico registra ogni anno, a partire dal 2013, un alto livello di incidenti a sfondo razzista, con un picco nel contesto del referendum sulla Brexit e della campagna che lo ha accompagnato, nel luglio 2016 (vedere Home Office 2016: 16ff). In Germania, l’Ufficio federale per le investigazioni criminali ha rilevato un aumento allarmante di reati motivati da ragioni politiche contro richiedenti asilo nel 2016 (vedere BKA 2017: 9f). Ampie indagini condotte dall’Agenzia dell’Ue per i diritti fondamentali (FRA) hanno evidenziato un livello inquietante di violenza fondata su antiziganismo, pregiudizi contro le persone LGBT o sessismo e misoginia. Nel 2008, il 18% dei Rom intervistati dall’Agenzia ha segnalato di avere subito aggressioni a sfondo razzista nei 12 mesi precedenti 2-Per quanto concerne le sfide poste dalla raccolta e la valutazione dei dati riguardanti tali episodi, si veda ODIHR 2005: 21ff, nonché Perry 2010: 351ff.
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(vedere FRA 2009: 9). Nel 2013, oltre il 25% delle persone LGBT intervistate nell’ambito di un ampio sondaggio ha affermato di avere subito una o più aggressioni o minacce fondate sul loro orientamento sessuale o identità di genere nei cinque anni precedenti l’indagine. (Vedere FRA 2014a: 56). Nel 2014, una vasta indagine a livello dell’Ue sulla violenza sulle donne ha rilevato che una donna su tre ha subito violenze fisiche e/o sessuali dopo i 15 anni (vedere FRA 2014b: 27). I risultati raccolti in questa sede possono a prima vista essere ritenuti eterogenei o perfino slegati tra di loro. Non riguardano unicamente una serie di luoghi e di contesti nazionali, ma anche una grande varietà di fenomeni: violenza nei confronti di gruppi religiosi, o basata sull’origine etnica, sullo status di immigrato o di rifugiato, sull’orientamento sessuale o l’identità di genere. Tuttavia, a un esame più attento, emerge una significativa comunanza tra di loro, e si possono riscontrare forme analoghe, per quanto oggetto di ricerche meno approfondite, di violenza perpetrata su determinati gruppi3. Le vittime sono specificatamente prese di mira perché sono percepite come membri di gruppi sociali o di comunità che subiscono discriminazioni, provengono da situazioni di degrado sociale, di esclusione o emarginazione o tendono a essere viste come “l’altro”, il “diverso” o “l’inferiore”, rispetto a norme socialmente accettate. In considerazione del fatto che i fenomeni qui sopra descritti sono strettamente legati a dinamiche sociali di discriminazione, l’Efus li concettualizza come forme di violenza discriminatoria.
Interazione tra discriminazione e violenza Il termine “violenza discriminatoria” non è sufficientemente auto-esplicativo. Associa infatti le nozioni di violenza e di discriminazione, che sono esse stesse complesse. Una definizione comunemente riconosciuta della violenza la descrive come “l’uso intenzionale della forza fisica o del potere o la minaccia di tale uso rivolto contro se stessi, un’altra persona o contro un gruppo o una comunità, che provochi o abbia un’alta probabilità di provocare lesioni, morte, danni psicologici, alterazioni dello 3- Ad esempio, persone con disabilità, anziani, senzatetto, o professionisti del sesso. Nella Parte 2 della pubblicazione figurano esempi di pratiche tese a contrastare la violenza contro tali gruppi.
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sviluppo o privazioni” (OMS 2002: 5). Questa definizione, che include non soltanto la forza fisica, ma anche i rapporti di potere, comprende la negligenza e altre forme di trascuratezza e di omissione, le minacce, le vessazioni, il bullismo, le intimidazioni e i danni psicologici, accanto a forme più evidenti di abuso fisico o sessuale. La Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale fornisce una comprensione diffusamente accettata a livello internazionale del termine discriminazione, comprendente “ogni distinzione, esclusione, restrizione o preferenza, (...) che abbia lo scopo o l’effetto di vanificare o compromettere il riconoscimento, il godimento o l’esercizio, in condizioni di parità, dei diritti umani e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale, culturale o in ogni altro settore della vita pubblica” (ICERD, Articolo 1). Il concetto di violenza discriminatoria integra quindi queste due nozioni per descrivere e problematizzare ogni forma di comportamento violento nei confronti di persone che, a causa delle loro caratteristiche specifiche, sono maggiormente esposte alle dinamiche sociali che stanno alla base della discriminazione. Il concetto comprende il sessismo e la violenza fondata sul genere, il razzismo, l’islamofobia e il razzismo antimusulmano, l’antisemitismo, la xenofobia, l’avversione contro le persone LGBT, l’omofobia e la transfobia, la discriminazione e la violenza nei confronti delle persone con disabilità, la discriminazione contro gli anziani, l’antiziganismo, l’antizingarismo e la violenza contro le popolazioni Rom e Sinti, la violenza contro i senzatetto, i migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo e i lavoratori del sesso.4 Gli autori di atti di violenza discriminatoria sono motivati da preconcetti, pregiudizi, intolleranza od odio nei confronti di tali gruppi. Pur trattandosi di motivazioni individuali, per le quali gli autori devono assumere la piena responsabilità, non possono però essere dissociate dalle più vaste dinamiche sociali della discriminazione, che costituiscono lo scenario di fondo in cui tali motivazioni diventano comprensibili in quanto fenomeno di grande rilevanza per le politiche di sicurezza. 4- È importante notare che l’elenco non è esaustivo. La compilazione delle liste dei gruppi esposti al rischio di discriminazione e a forme di violenza ad essa connesse è un’ardua impresa, seppur necessaria. Pur essendo indispensabile elencare i gruppi di persone coinvolte, per dare visibilità al problema della loro vittimizzazione, è inevitabile che tali liste omettano altre vittime, che diventano quindi ancora meno visibili. Per un’analisi approfondita del problema, vedere Garland/Hodkinson 2014: 613ff.
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Gli atti di violenza discriminatoria comportano serie e dannose conseguenze, che si possono classificare in tre categorie. Possono anzitutto avere effetti devastanti sulla salute fisica e psichica delle vittime, dei testimoni, come pure del partner, degli amici e della famiglia della vittima. Le ricerche hanno dimostrato che gli atti di violenza discriminatoria sono spesso caratterizzati da estrema brutalità e tendono ad avere conseguenze particolarmente gravi per le vittime (vedere Kees e altri. 2016: 19ff). Secondariamente, hanno un forte intento simbolico, di potenziale rilevanza, poiché si tratta di reati basati sull’identità della vittima (vedere Schneider 2009: 298f). Intendono minacciare di violenza ed esclusione e intimidire un intero gruppo sociale, una comunità o un insieme di persone, dal momento che mettono in discussione i loro diritti fondamentali e la loro partecipazione alla vita pubblica e li aggrediscono con un messaggio d’odio e di rifiuto; possono, di conseguenza, essere ugualmente intesi come reati ‘contenenti un messaggio intimidatorio’ (vedere ODIHR 2009a: 19ff). In terzo luogo, incutono timore e instillano sentimenti di ostilità che vanno ben oltre il contesto comunale, regionale o perfino nazionale. Alimentano in tal modo processi di polarizzazione e di radicalizzazione che possono condurre all’estremismo violento5, e hanno il potenziale di accrescere le tensioni già preesistenti tra le varie comunità, aumentando il rischio che possano degenerare in violenti conflitti tra i gruppi. Se si comprendono e si analizzano attentamente queste tre dimensioni, diventa chiaro che la violenza discriminatoria non rappresenta unicamente una minaccia per la vita degli individui, ma esercita anche un importante impatto negativo sulla convivenza pacifica, lo stato di diritto, l’ordine sociale e la coesione e rappresenta una grave minaccia per il principio di uguaglianza.
Crimine d’odio e violenza discriminatoria Dal momento che non esiste una definizione comunemente accettata della violenza discriminatoria, può essere utile distinguerla, confrontandola con la più nota nozione di crimine d’odio. Quest’ultimo è stato già 5- Il progetto dell’Efus LIAISE (Local Institutions Against Extremism) ha posto in risalto tali interconnessioni tra la discriminazione, la stigmatizzazione e l’assenza di coesione sociale, da un lato, e i processi di radicalizzazione che conducono all’estremismo violento, dall’altro lato. Vedere Efus 2016b: 28ff.
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discusso molto diffusamente in criminologia e nelle politiche penali e criminalistiche, soprattutto nel mondo anglosassone, fin dagli anni 1990. Una definizione accademica ampiamente citata è stata proposta dalla criminologa canadese Barbara Perry, esperta in materia di crimini d’odio: “Il crimine d’odio (...) comporta atti di violenza e di intimidazione, generalmente compiuti contro gruppi già stigmatizzati e marginalizzati. In quanto tale, è un meccanismo di potere e di oppressione, mirante a ribadire le precarie gerarchie che caratterizzano un determinato ordine sociale. Tenta di ripristinare simultaneamente la minacciata (vera o presunta) egemonia del gruppo a cui appartiene l’autore di tale atto e di ricreare l’identità ‘adeguatamente” subordinata del gruppo a cui appartiene la vittima. È un mezzo per distinguere l’Io dall’Altro, in modo da ristabilire le “giuste” posizioni che devono rispettivamente occupare, quali sono state assegnate e perpetuate da diffuse ideologie e secondo gli schemi della disuguaglianza sociale e politica.” (Perry 2001: 10) La definizione di Perry radica saldamente il fenomeno dei crimini d’odio nei processi sociali più vasti del potere e della subordinazione, nelle distinzioni tra l’Io e l’Altro o tra il gruppo di appartenenza (ingroup) e quelli di non appartenenza (outgroups) e nelle dinamiche della disuguaglianza, della gerarchizzazione e della stigmatizzazione. Tale definizione coglie una parte significativa dei processi e fenomeni che questa pubblicazione si propone di affrontare, ma concettualmente li limita ai crimini motivati dall’odio, trascurando quindi tutte le forme di aggressione non contemplate dal codice penale, come pure gli svariati moventi discriminatori che non corrispondono al sentimento estremo di avversione espresso dal termine odio (vedere Chakraborty/Garland 2009: 4ff). È ugualmente spesso citata la definizione più pragmatica elaborata dall’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), secondo la quale i crimini d’odio sono “...crimini motivati da preconcetti o pregiudizi nei confronti di particolari gruppi di persone. Un crimine d’odio comprende quindi due elementi distinti: è un atto che costituisce un reato ai sensi del diritto penale e, nel commetterlo, il suo autore agisce sulla base di un pregiudizio fondato su una specifica caratteristica della vittima.” (ODIHR 2009b: 15)
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È una definizione pratica e concisa del crimine d’odio. A livello del fenomeno, si focalizza sui delitti contemplati dal codice penale. A livello delle motivazioni, estende l’ambito concettuale includendo altre forme di rifiuto contro un determinato gruppo, basate su preconcetti o pregiudizi. Fornisce una base comune agli Stati membri dell’OCSE per esaminare e coordinare le loro strategie di contrasto al crimine d’odio, con l’obiettivo di armonizzare le misure legislative, introducendo cioè delle disposizioni relative al crimine d’odio nelle legislazioni penali nazionali. Tali misure servono chiaramente a delegittimare questi atti, a impedire che i loro autori godano dell’impunità e a inasprire le pene, quando è dimostrato che erano motivati da avversione, pregiudizio, oppure odio, avvalendosi quindi del potere normativo e del valore simbolico del codice penale per proteggere i diritti fondamentali delle vittime dei crimini d’odio (vedere ODIHR 2009a: 21ff). Sebbene il concetto di crimine d’odio e i dibattiti incentrati intorno ad esso in ambito accademico e professionale costituiscano un punto di riferimento rilevante per ogni discussione sui fenomeni trattati nella presente pubblicazione, l’Efus ha deciso di utilizzare nei propri lavori la nozione alternativa di violenza motivata da intenti discriminatori.
La concettualizzazione della violenza discriminatoria La scelta dell’Efus di utilizzare il termine violenza discriminatoria deriva da numerose considerazioni attentamente analizzate. Anzitutto, è della massima importanza porre in risalto le interconnessioni tra la violenza discriminatoria, definita come un insieme di atti motivati dall’odio, dall’intolleranza e dal pregiudizio, e le più vaste dinamiche sociali che determinano la discriminazione, l’esclusione sociale, l’emarginazione, il disprezzo e l’ostracismo nei confronti dei gruppi presi di mira. La violenza non si manifesta mai casualmente, senza influenze esterne, ma diventa una pratica sociale intelligibile unicamente nel contesto di processi sociali più ampi, quali la ricerca del potere e la costruzione dell’ordine sociale (vedere Arendt 1970: 53ff). Il termine violenza discriminatoria riflette tali interconnessioni. In secondo luogo, con l’utilizzo della nozione di violenza, piuttosto che di crimine, il concetto non si limita agli atti di rilevanza penale. Mentre
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per elaborare strategie legislative a livello nazionale o sovranazionale può rivelarsi del tutto appropriata un’analisi strettamente concentrata sui reati penali, tale restrizione non è richiesta al livello locale. In questa sede occorre infatti prendere in considerazione tutte le pratiche che rappresentano una minaccia per la coesione sociale e la convivenza pacifica delle comunità locali e rischiano di mettere in pericolo la sicurezza delle popolazioni a livello comunale e regionale. Ogni forma di violenza contemplata dalla sopraccitata definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), che sia o meno disciplinata dal codice penale, deve essere affrontata dalle politiche di sicurezza urbana, il cui obiettivo è la tutela della sicurezza delle nostre città. Dopo tutto, le ricerche hanno costantemente dimostrato che i cosiddetti atti ‘minori’, quali gli abusi verbali, le vessazioni o le molestie, che possono non costituire reato, sono le forme più comuni di violenza discriminatoria (Vedere, tra gli altri, Hall 2013: 63ff). In terzo luogo, questo concetto evita l’utilizzo del termine odio, e si riferisce invece ai moventi discriminatori. La nozione di discriminazione è notevolmente più vasta di quella d’odio, e può fungere da termine generico per indicare varie forme di motivazioni ostili, che si possono descrivere con svariati termini: avversione, pregiudizio, odio, intolleranza, dispregio, ostracismo, marginalizzazione, esclusione. Stabilisce inoltre uno stretto rapporto linguistico con i termini che descrivono i fenomeni effettivi presi in esame, quali il razzismo, la misoginia, l’omofobia, la discriminazione nei confronti delle persone con disabilità, ecc. ..., che sono fondamentali per la comprensione della violenza discriminatoria. Sulla base di tali considerazioni, l’Efus propone la seguente definizione operativa della violenza discriminatoria:
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Un atto di violenza discriminatoria è un episodio violento percepito dalla vittima, da un testimone o da qualsiasi altra persona come motivato da pregiudizio, intolleranza, avversione oppure odio, e che può o meno costituire reato ai sensi del codice penale vigente. Tale definizione permette di cogliere la portata dei fenomeni descritti nei primi paragrafi di questo capitolo. Consente una completa analisi e riflessione del loro significato politico e dei loro effetti sulla sicurezza
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pubblica, aspetto che tende ad essere occultato quando tali fenomeni sono compresi o come crimini d’odio, e quindi deferiti direttamente all’autorità giudiziaria, o sono concettualizzati come atti discriminatori, e sono quindi deferiti agli organismi competenti in materia di uguaglianza e/o non discriminazione. Tale definizione consente infine un maggiore riconoscimento e una migliore comprensione delle pratiche, delle iniziative e dei progetti sviluppati e condotti in numerose collettività in tutta Europa allo scopo di ridurre tali fenomeni e contrastare e prevenire ogni forma di violenza discriminatoria. Le misure adottate per produrre e diffondere la conoscenza sull’argomento, sensibilizzare i vari gruppi presi di mira, rafforzare le capacità dei gruppi a rischio, prevenire gli incidenti in modo mirato, sostenere le vittime o integrare tali controstrategie in un approccio trasversale svolgono un ruolo importante e saranno esaminate più dettagliatamente nella Parte 2 della pubblicazione.
1.2 Strategie europee per contrastare la violenza discriminatoria
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Il quadro politico e legislativo europeo per contrastare la violenza discriminatoria La violenza discriminatoria deve essere vista in una prospettiva europea. Al centro dell’ideale che ha ispirato il progetto europeo vi è la convinzione che la differenza e la diversità sono una caratteristica intrinseca della vita sul continente. La diversità delle identità culturali, nazionali ed etniche, delle lingue, delle tradizioni e delle forme di governo contribuisce ad arricchire il patrimonio europeo. Queste differenze, sfruttate per interessi particolari e con intenzioni bellicose, hanno frequentemente fornito il pretesto per guerre sanguinose che hanno segnato i periodi più bui della storia europea. È appunto per prevenire simili brutalità e permettere l’instaurarsi di una pace durevole e della stabilità che è stata avviata l’unificazione europea dopo la seconda Guerra mondiale.
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Una prima manifestazione concreta di tale ideale è stata la creazione del Consiglio d’Europa (CoE) nel 1949, seguita dall’adozione della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali da parte dei suoi Stati membri, che sono attualmente 47. La finalità del Consiglio d’Europa è la promozione della democrazia, dello stato di diritto e dei diritti umani e dello sviluppo sociale in tutta Europa. La Convenzione europea dei diritti dell’uomo definisce un elenco di diritti che gli Stati membri sono tenuti a garantire nei loro ordinamenti nazionali. Il suo articolo 14 dispone che il “godimento dei diritti e delle libertà riconosciuti nella presente Convenzione (...) deve essere assicurato senza nessuna discriminazione, in particolare quelle fondate sul sesso, la razza, il colore, la lingua, la religione, le opinioni politiche o di altro genere, l’origine nazionale o sociale, l’appartenenza a una minoranza nazionale, il censo, la nascita o ogni altra condizione”6. Per quanto concerne l’Unione europea (Ue), il divieto di discriminazione si applicava unicamente in materia di occupazione fino al 2000 (vedere Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali, 2010: 15ff). L’attivismo della società civile e le intense attività di lobbying svolte da gruppi di interesse pubblico hanno portato a un significativo rafforzamento del principio di non discriminazione nel diritto europeo, in particolare grazie all’adozione delle Direttive sulla parità di trattamento in materia di occupazione e sull’uguaglianza razziale e alla proclamazione solenne, nel 2000, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che dichiara che l’Unione si fonda sui valori indivisibili e universali della dignità umana, della libertà, dell’uguaglianza e della solidarietà. È in quel momento che l’Ue adotta il suo motto “Unità nella diversità”. L’articolo 21 della Carta dell’Ue vieta qualsiasi discriminazione fondata in particolare sul sesso, la razza, il colore della pelle, l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza a una minoranza nazionale, il patrimonio,
6-Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, articolo 14. Divieto di discriminazione. “Il godimento dei diritti e delle libertà riconosciuti nella presente Convenzione deve essere assicurato senza alcuna discriminazione, in particolare quelle fondate sul sesso, la razza, il colore, la lingua, la religione, le opinion politiche o di altro genere, l’origine nazionale o sociale, l’appartenenza a una minoranza nazionale, la ricchezza, la nascita o ogni altra condizione”.
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la nascita, gli handicap, l’età o gli orientamenti sessuali. Al momento dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, nel 2009, la Carta è diventata un documento giuridicamente vincolante per le istituzioni dell’Ue e per gli Stati membri quando applicano il diritto dell’Unione.7 Per quanto riguarda più precisamente la questione della violenza discriminatoria, l’Ue ha adottato fin dal 1996 l’Azione comune del Consiglio 96/44 3/GAI per combattere il razzismo e la xenofobia, cui ha fatto seguito nel 2008 la Decisione quadro (2008/913/GAI) sulla lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale, adottata per far fronte alla necessità di ravvicinare maggiormente le disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri dell’Ue e di superare gli ostacoli che si frappongono a un’efficace cooperazione giudiziaria, derivanti essenzialmente dalle differenze degli ordinamenti giuridici degli Stati membri. La Decisione quadro, oltre a definire i reati connessi al razzismo e alla xenofobia, pone in capo agli Stati membri l’obbligo di garantire che il movente razzista e xenofobo sia considerato circostanza aggravante, o, in alternativa, che i tribunali possano prendere in considerazione tale movente nel determinare la pena da infliggere per ogni altro reato commesso. La Decisione quadro impone inoltre agli Stati membri di adottare tutte le misure necessarie per garantire che le persone LGBT godano di uguale tutela, come già lo hanno fatto numerosi Stati membri (vedere FRA 2014: 16). La Direttiva a tutela delle vittime di reato (2012/29/UE) contiene disposizioni che impongono agli Stati membri di provvedere a garantire una valutazione individuale delle esigenze specifiche delle vittime di crimini fomentati dall’odio e di mettere a loro disposizione servizi di sostegno e di giustizia riparativa competenti e adeguatamente formati. L’adozione di questo quadro giuridico a livello dell’Unione europea ha conseguenze dirette sugli ordinamenti nazionali. Una rassegna dei quadri giuridici dei paesi membri mostra che la situazione giuridica e il riconoscimento dei crimini d’odio e della violenza discriminatoria variano notevolmente da un paese all’altro: in alcuni paesi, il codice penale non contiene disposizioni al riguardo, mentre altri prevedono una protezione giuridica unicamente per certi gruppi.8 L’Ue ha il potere di obbligare gli Stati membri a rispettare gli obblighi imposti dalla legi-
7-Dei Protocolli di “opting out” sono stati negoziati per il Regno Unito, la Polonia e la Repubblica ceca. 8-Per ottenere informazioni dettagliate sui diversi quadri giuridici nazionali, consultare il database dell’ODIHR sugli ordinamenti relativi ai crimini d’odio nella regione dell’OSCE: www.legislationline.org/ topics/subtopic/79/topic.
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slazione comunitaria, tramite la cosiddetta procedura di infrazione dinanzi alla Corte di Giustizia dell’Unione europea, e la Commissione europea ha espresso la sua ferma determinazione ad adottare tutte le misure necessarie per evitare che le azioni commesse da una minoranza di estremisti siano sfruttate per diffondere il razzismo, la xenofobia e l’intolleranza nell’Unione europea. Questa breve rassegna del quadro giuridico europeo dimostra che le istituzioni sovranazionali europee sono diventate un vero motore per la promozione della non discriminazione e la tutela dei diritti umani. Tale posizione è stata tuttavia oggetto di contestazione.
La violenza discriminatoria nella prospettiva europea In questi ultimi anni, numerosi eventi in Europa hanno contribuito a creare sul continente un clima sociale e politico sempre più teso, che ha a sua volta ha suscitato allarmi e preoccupazioni sui livelli e le forme assunte dalla violenza discriminatoria, quali menzionati nel precedente capitolo. La situazione attuale si inquadra nell’ambito di una successione di eventi: il crollo finanziario del 2008 e le strategie adottate da numerosi Stati membri per ripristinare l’equilibrio dei bilanci con politiche di austerità fiscale, che hanno richiesto tagli drastici ai sistemi sociali e hanno condotto all’aumento dei livelli di disoccupazione, soprattutto tra i giovani; l’afflusso di migranti, costretti a cercare rifugio in Europa per sfuggire ai teatri di guerra nel Medio Oriente, alle persecuzioni di regimi totalitari in tutto il mondo, o alle condizioni di estrema povertà e privazioni economiche nelle regioni dell’Africa sub-sahariana; l’accresciuta mobilitazione degli estremisti di destra e/o dei movimenti populisti in numerosi paesi europei, che sostengono la supremazia dei gruppi maggioritari e diffondono pregiudizi nei confronti delle persone considerate “diverse”; un calo della legittimità e del sostegno pubblico accordati alle istituzioni europee in numerosi Stati membri, soprattutto nell’Europa orientale e nel Regno Unito, culminato in particolare nella Brexit; l’accresciuta preoccupazione dei cittadini per il terrorismo islamico in Europa e i successivi tentativi dell’Unione europea di potenziare le misure antiterrorismo. D’altro canto, l’aumento della mobilità delle popolazioni, l’accresciuto livello
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di istruzione e i processi globali della mondializzazione hanno condotto a una maggiore consapevolezza sulle questioni della discriminazione e dell’intolleranza. Per accelerare la cooperazione e il coordinamento e prevenire e contrastare in modo migliore a livello delle realtà territoriali i crimini dettati dall’odio, la Commissione europea ha istituito nel 2016 il Gruppo ad alto livello dell’Ue sulla lotta contro il razzismo, la xenofobia e altre forme di intolleranza. Nel suo intervento in occasione della sessione inaugurale di tale Gruppo, la Commissaria europea Věra Jourová ha affermato che la situazione attuale rappresenta una “sfida sociale senza precedenti [per] l’Europa” (Jourová 2016). Il Gruppo ad alto livello riunisce le autorità degli Stati membri, il Parlamento europeo, le organizzazioni della società civile, i rappresentanti di associazioni locali, l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (FRA) e organismi internazionali competenti, quali la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI), l’Ufficio dell’OSCE per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR). Le attività di questo Gruppo mirano a contribuire a ottimizzare le sinergie tra tutti i soggetti coinvolti e a trovare risposte per affrontare efficacemente sul campo ogni forma di razzismo e di intolleranza. Cercherà inoltre di stabilire una metodologia comune per la registrazione e la raccolta dei dati riguardanti i crimini d’odio.
Gli approcci adottati dalle istituzioni e organizzazioni europee per contrastare la violenza discriminatoria Tre principali istituzioni paneuropee stanno guidando la lotta a livello europeo contro la violenza discriminatoria, l’intolleranza e i crimini d’odio. Riteniamo interessante introdurre e sintetizzare in questo capitolo le loro impostazioni strategiche e le loro attività, dal momento che forniscono ai soggetti interessati a livello locale un quadro chiaro della situazione e una ricca fonte di supporto e informazioni. L’Agenzia dell’Unione Europea per i diritti fondamentali (FRA) L’Agenzia dell’Unione Europea per i diritti fondamentali (FRA) è il centro di competenze e di consulenze dell’Ue in materia di diritti fon-
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damentali. È stata creata nel 2007 per fornire alle istituzioni dell’Ue e agli Stati membri un’assistenza indipendente e consulenze basate su esperienze concrete nel campo dei diritti fondamentali. Tratta una grande varietà di temi rilevanti per contrastare la violenza discriminatoria, tra cui in particolare:
l’accesso alla giustizia per le vittime di reato, compreso il loro indennizzo;
l’integrazione dei Rom, i diritti dell’infanzia; la discriminazione fondata sul sesso, la razza, il colore, l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza a una minoranza nazionale, il censo, la nascita, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale;
l’immigrazione e l’integrazione dei migranti, il controllo dei visti e delle frontiere e l'asilo;
il razzismo, la xenofobia e l’intolleranza ad essi associata. Al fine di contrastare efficacemente gli atti di violenza discriminatoria, tali episodi devono essere maggiormente messi in luce e occorre inoltre che i loro autori siano chiamati a rispondere delle loro azioni e che le vittime ottengano un sostegno adeguato. La Direttiva a tutela delle vittime di reato (Direttiva 2012/29/UE) stabilisce norme che fanno obbligo agli Stati membri di individuare le vittime dei crimini d’odio non appena entrano in contatto con i servizi competenti e i funzionari delle forze dell’ordine, al fine di fornire loro le informazioni adeguate per metterle in grado di far valere i loro diritti, tenendo conto delle loro esigenze specifiche e della loro situazione personale. Numerose sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo obbligano i paesi a smascherare il movente discriminatorio associato a un crimine di rilevanza penale. Le ricerche condotte dalla FRA hanno del resto costantemente dimostrato l’esistenza di notevoli differenze nel modo in cui gli Stati membri registrano e raccolgono i dati relativi ai crimini d’odio. Ne consegue che numerosi crimini d’odio non sono denunciati, né perseguiti, e restano pertanto invisibili. L’Agenzia ha altresì creato un toolbox intitolato “Joining up Fundamental Rights”9, destinato a 9- Vedere: fra.europa.eu/en/joinedup/home.
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fornire alle autorità locali, regionali e nazionali strumenti pratici e metodologie per integrare i diritti fondamentali nell’elaborazione delle politiche, nell’erogazione dei servizi e nelle loro prassi amministrative. Nel 2014, la FRA ha istituito un gruppo di lavoro sul miglioramento delle denunce e delle registrazioni dei crimini d’odio nell’Unione europea, che ha riunito rappresentanti di tutti i 28 Stati membri e organismi internazionali competenti. Il risultato principale delle attività del gruppo di lavoro è stato un compendio di buone pratiche10 per il contrasto ai crimini d’odio, finalizzato ad agevolare gli scambi e i trasferimenti di strategie efficaci a livello europeo.11 Nel 2016, la Commissione Europea ha invitato l’Agenzia a partecipare ai lavori del suo Gruppo ad alto livello sulla lotta contro il razzismo, la xenofobia e altre forme di intolleranza, affidando inoltre alla FRA il ruolo di coordinare un Sottogruppo di lavoro, istituito sotto l’egida del Gruppo ad alto livello, con il compito di mettere a punto le metodologie per la registrazione e la raccolta dei dati sui crimini d’odio. Il Sottogruppo si prefigge lo scopo, nell’arco di due anni (2017-2018), di proporre elementi comuni fondamentali per una metodologia che consenta di registrare e raccogliere dati sugli episodi violenti istigati dall’odio, migliorando così la comparabilità dei dati tra gli Stati membri, già pronta per essere sperimentata negli Stati, ove necessario apportando le necessarie modifiche adeguate ai diversi contesti nazionali.
La Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) Il Consiglio d’Europa ha istituito nel 1993 la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI), organismo indipendente composto da 47 esperti provenienti da tutti gli Stati membri dell’Organizzazione. L’ECRI aveva ricevuto all’origine la missione di procedere a un monitoraggio e di segnalare i problemi riscontrati nei vari paesi riguardanti il razzismo, la xenofobia, l’antisemitismo, l’intolleranza e la discriminazione fondati su motivi quali la “razza”, la nazionalità/l’origine etnica, il colore della pelle, la cittadinanza, la religione e la lingua (discriminazione razziale) e di rivolgere raccomandazioni agli Stati membri al riguardo. A partire dal 2013, il suo mandato
10- Vedere: fra.europa.eu/en/theme/hate-crime/compendium-practices. 11- Le attività dell’Efus in materia di violenza discriminatoria sono in fase con l’approccio seguito dalla FRA e hanno dato luogo a intensi scambi nel corso dello svolgimento del progetto “Just and Safer Cities for All”.
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comprende ugualmente la discriminazione e l’intolleranza nei confronti delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (LGBT). Il compito dell’ECRI è valutare le disposizioni politiche, legislative e sociali adottate dagli Stati membri per combattere il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia, l’antisemitismo e l’intolleranza e accertarsi della loro efficacia. Propone altresì l’attuazione di azioni complementari e formula raccomandazioni di politica generale rivolte agli Stati membri. L’ECRI è nota per l’elaborazione dei suoi rapporti paese per paese12, che esaminano, attraverso cicli quinquennali, le politiche nazionali adottate dagli Stati per contrastare e prevenire la discriminazione razziale e l’intolleranza, in cooperazione con gli organi statali, le strutture e le iniziative non governative, i funzionari di collegamento, ecc. I risultati dell’ECRI, corredati dalle raccomandazioni rivolte ai paesi su come trattare i problemi riscontrati, sono pubblicati in rapporti autorevoli riguardanti ogni singolo paese.
L’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) L’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) ha il compito di fornire supporto, assistenza e consulenze agli Stati membri dell’Organizzazione e alla società civile, al fine di promuovere la democrazia, lo stato di diritto, i diritti umani, la tolleranza e la non discriminazione. Il suo Dipartimento Tolleranza e Non Discriminazione, istituito nel 1990 con il mandato iniziale di promuovere lo svolgimento di elezioni eque e libere, svolge oggi un ruolo importante nel contrastare l’intolleranza, la discriminazione, l’odio e le forme associate di violenza e criminalità. L’obiettivo principale delle sue attività è quello di affrontare il fenomeno dei crimini d’odio attraverso azioni mirate a ogni livello, e cioè di incoraggiare i governi a elaborare controstrategie, integrandole nelle politiche condotte nel settore educativo, giudiziario e sociale, a migliorare e armonizzare i sistemi di segnalazione dei crimini d’odio, a modificare il diritto penale, in modo che rispecchi la gravità e pericolosità degli episodi di violenza motivati da pregiudizi basati su una specifica caratteristica delle vittime e a fornire una formazione specifica alle autorità di contrasto e alle iniziative 12- Vedere: www.coe.int/t/dghl/monitoring/ecri/activities/countrybycountry_en.asp.
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proposte dalla società civile, per metterle in grado di monitorare i crimini d’odio, sostenere le vittime e favorire rapporti intercomunitari non conflittuali. Tramite il suo Sistema informativo sulla tolleranza e la non discriminazione (TANDIS), l’ODIHR è in grado di raccogliere presso enti pubblici e organizzazioni della società civile i dati sugli episodi di violenza motivata dall’odio, di compilarli e di renderli disponibili online.13 Fornisce inoltre una sintesi delle informazioni sulle legislazioni nazionali in materia di crimini d’odio, nonché piani d’azione, rapporti e altri documenti reperibili su pagine dedicate dei siti internet ufficiali dei paesi e pubblica guide e schede informative ampiamente consultate e apprezzate sulla promozione delle strategie di contrasto ai crimini d’odio.
La violenza discriminatoria quale priorità delle politiche di sicurezza urbana in Europa Le iniziative paneuropee, come ad esempio quelle adottate dall’Unione europea, dal Consiglio d’Europa e dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e i loro organi incaricati della lotta contro la discriminazione e le forme di violenza ad essa associate forniscono quindi quadri di riferimento fondamentali per contrastare la discriminazione. Occorre tuttavia fare di più, se si vuole ottenere che tali iniziative abbiano un reale impatto concreto sul territorio e raggiungano lo scopo di proteggere le persone vulnerabili da attacchi e violenze contro gli aspetti più privati e preziosi della loro personalità, quali l’identità etnica, l’orientamento sessuale o una disabilità. Oltre alle iniziative condotte dall’alto verso il basso, si avverte il bisogno di azioni che partano localmente, dal basso, e che riconoscano pienamente i danni causati a una fascia significativa della popolazione dalla violenza discriminatoria. Occorre intensificare il coordinamento dei provvedimenti intrapresi ai vari livelli di governo, a partire da quello locale e regionale, fino a quello nazionale, europeo e internazionale, e da una varietà di attori. È del resto necessario migliorare gli scambi tra i soggetti interessati a livello locale in tutta Europa e le attività di networking con rappresentanti di organismi nazionali e internazionali. L’evoluzione, l’attuazione e la va13- Vedere: www.tandis.odihr.pl.
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lutazione di tali iniziative locali volte a contrastare la violenza discriminatoria e l’esame della loro interazione e cooperazione con altri soggetti interessati costituisce l’interesse principale della presente pubblicazione e sarà l’argomento del prossimo capitolo.
1.3 Violenza discriminatoria e sicurezza urbana – L’importanza di fornire risposte a livello locale
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Le città europee, punti nevralgici della diversità Le città e le regioni metropolitane incarnano il concetto emblematico europeo del motto “Unità nella Diversità”: sono un melting pot, una calamita che attira gruppi diversificati, come i migranti, le minoranze sessuali, le comunità religiose, i senzatetto, gli espatriati e più generalmente persone di diversa provenienza ed estrazione sociale, che si mescolano alla popolazione autoctona fino a sentirsi e diventare residenti locali. Le città accolgono un numero sempre più crescente di persone di differenti generazioni, origini, provenienze etniche, identità di genere e preferenze sessuali, religioni, situazioni economiche e sociali, ecc…; insieme riescono a costruire delle comunità e ad esprimersi secondo modalità che sono una caratteristica peculiare dell’ambiente urbano. La crescente urbanizzazione e i continui flussi migratori verso le città possono essere una delle ragioni più evidenti della diversificazione delle popolazioni urbane, ma tale evoluzione dovrebbe essere intesa in un senso più ampio. Le differenziazioni delle condizioni socio-economiche, la segregazione spaziale e la frammentazione postmoderna delle identità sono altrettanti fattori che alimentano tali processi. Le persone non appartengono a un’unica categoria, bensì a diverse categorie, quali la razza, la classe, il genere e altri marcatori di identità. Tali denominazioni stanno inoltre assumendo contorni sempre più fluidi e instabili. L’insieme di questo processo è stato concettualizzato come la “super diversità” dello spazio urbano, ampiamente riconosciuta come una delle condizioni fondamentali della vita urbana del nostro tempo e come un vantaggio che offre un forte poten-
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ziale di evoluzioni socio-economiche positive.14 Tuttavia, la crescente diversificazione delle popolazioni e delle comunità urbane che convivono nelle città europee non è sempre un processo facile e pacifico. L’eterogeneità della società urbana è ugualmente diventata un terreno fertile per lo sviluppo di tensioni e conflitti. Senza dimenticare che la rapida crescita urbana in Europa può portare a un inasprimento dei comportamenti intolleranti e discriminatori, che possono a loro volta degenerare in atti violenti o criminali, e rischiano di compromettere la coesione sociale, con effetti negativi sulla tranquillità e la sicurezza degli individui, delle comunità e dell’insieme della cittadinanza. I governi si trovano pertanto a dovere affrontare la sfida urgente della gestione della diversità. La non discriminazione deve essere posta al centro del processo decisionale in ogni fase della politica pubblica. Se la diversità non è ben gestita, può condurre a situazioni di esclusione e di vulnerabilità sia per le minoranze che per la società nel suo insieme. Per cogliere pienamente il significato di questo presupposto cruciale è importante comprendere che con il termine violenza discriminatoria non si intendono unicamente gli episodi violenti i cui autori appartengono a gruppi radicali o con chiare ideologie estremiste. Al contrario, le forme di violenza discriminatoria più diffuse e quindi forse per questo più minacciose possono sembrare episodi normali della vita quotidiana: “gli atti di violenza di minore entità, quali una finestra rotta, escrementi nella cassetta delle lettere, colpi bussati alla porta in piena notte e spinte, calci e colpi sferrati al passante incrociato sul marciapiede” (McClintock 2005: 5). Tali atti, per i quali ci si può ragionevolmente chiedere se il termine “violenza di minore entità” sia appropriato, sono stati fino a un certo punto normalizzati in molti contesti urbani (Vedere Iganski 2008: 23ff). Tali incidenti “minori” tendono a essere banalizzati e spesso non sono presi in considerazione dalle forze dell’ordine o da altre autorità e istituzioni. Possono nondimeno generare una profonda sensazione di insicurezza, di sfiducia e di timore tra altri membri delle comunità prese di mira, che possono infatti subire un trauma psicologico, come se fossero stati anch’essi vittimizzati (Vedere ODIHR 2009b: 17), ed avere quindi gravi effetti nocivi sulla coesione sociale e la salute pubblica. 14- La nozione di “super diversità” è stata proposta dal progetto di ricerca “DiverCities - Governing Urban Diversities”, mirante a riesaminare tali processi insieme a strumenti politici innovativi atti ad affrontare i mutamenti provocati nelle società. Vedere inoltre Tasan-Kok e altri. 2017: 8ff.
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Si è molto discusso nei dibattiti pubblici e scientifici delle zone “calde” urbane, quelle più esposte al rischio della criminalità, le cosiddette “no-go-areas”, dove è particolarmente sentito il problema della sicurezza urbana. Se è indubbio che le discussioni al riguardo incutono timore e intaccano notevolmente la percezione della sicurezza di aree urbane viste come pericolose, manca spesso un’analisi più approfondita delle tipologie di reati commessi in tali zone e dei gruppi sociali coinvolti o a rischio di vittimizzazione. Le ricerche sulla distribuzione geografica dei crimini d’odio e della violenza motivata dalla discriminazione nelle aree urbane indicano che l’omogeneità etnica e lo svantaggio sociale o la povertà sono tra i fattori che possono favorire la concentrazione di situazioni di rischio per i gruppi emarginati, come ad esempio aggressioni xenofobe, episodi di violenza omofoba o contro persone LGBT, molestie sessuali o abusi, o violenza antisemita (vedere Iganski 2008: 45ff). Si tratta di dinamiche spaziali che dovrebbero essere ulteriormente esaminate tramite diagnosi locali di sicurezza e indagini, al fine di apportare le modifiche appropriate alle strategie di prevenzione locali e regionali.
La violenza discriminatoria quale sfida alle politiche di sicurezza urbana I capitoli precedenti mostrano che la violenza discriminatoria è innegabilmente e inequivocabilmente un problema di sicurezza. Tuttavia, le misure necessarie per garantire la convivenza pacifica tra comunità diverse e contrastare e prevenire la discriminazione non figurano spesso tra le priorità assolute delle politiche di sicurezza delle città europee. Tradizionalmente, i servizi locali incaricati della lotta alla discriminazione fanno parte dei servizi amministrativi dell’istruzione, dell’alloggio, dell’occupazione, delle attività culturali, dell’uguaglianza di genere e di altri programmi sociali, piuttosto che del servizio sicurezza (Vedere Crowley 2015: 11f). Tale competenza è universalmente accettata, poiché la discriminazione e le forme di violenza ad essa associate sono presenti in tutte le sfere della vita sociale e devono essere affrontate dai relativi servizi amministrativi competenti. La discriminazione, l’odio e l’intolleranza hanno in realtà tuttavia un’incidenza negativa sulla sicurezza pubblica, come pure sulla percezione della sicurezza da parte della popolazione. Si deve approfondire questo pre-
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supposto per spiegare perché gli specialisti di sicurezza urbana dovrebbero essere coinvolti nelle attività di contrasto alla violenza discriminatoria ed esaminare come le strategie locali e regionali possano includere tale problematica. Le connessioni tra la diversificazione della popolazione, la discriminazione e la sicurezza sono state viste essenzialmente attraverso la lente dei rischi e delle minacce. Ad esempio, gli attacchi terroristici di grande risonanza mediatica che hanno colpito numerose città europee sono stati presentati da alcuni politici e da organi di stampa come una conseguenza dell’immigrazione e dei flussi di rifugiati provenienti da regioni sconvolte da guerre civili e conflitti armati, il che ha contribuito a diffondere la percezione di una minaccia potenziale rappresentata dai migranti e dai rifugiati, soprattutto musulmani. (Vedere, tra gli altri, Nunziata 2015: 697ff). Si è d’altronde fatto strada il convincimento diffuso, seppure infondato, che il tasso di criminalità sia più elevato tra le popolazioni immigrate, che ha legittimato certe pratiche discriminatorie delle forze dell’ordine, quali ad esempio, la profilazione razziale, Inoltre la presenza nei centri cittadini di altri gruppi emarginati, quali i Rom o i senzatetto, è spesso percepita come una minaccia per la sicurezza urbana. L’accresciuta diversificazione della popolazione rappresenta una sfida per la sicurezza urbana e deve essere affrontata con misure adeguate. Non si dovrebbe però dimenticare che la diversificazione non deve essere vista esclusivamente come una minaccia o un rischio. Tale teoria nasce da una visione sterile e molto parziale, che stigmatizza gruppi già marginalizzati ed esposti al rischio di discriminazione. Il fatto di suggerire che tali gruppi siano associati alla delinquenza e alle organizzazioni criminali, affermazione peraltro non avvalorata da riferimenti a dati scientifici, può accrescere la loro emarginazione e legittimare ulteriormente i comportamenti di coloro che fomentano l’intolleranza e l’odio nei loro confronti. È pertanto necessario sviluppare ottiche alternative per quanto riguarda la diversità e la sicurezza urbana, che dovrebbero fondarsi sul principio fondamentale secondo il quale la sicurezza urbana è un bene pubblico basato sul rispetto dei diritti fondamentali e della partecipazione di una vasta diversità di individui e di gruppi all’interno della società (vedere Efus 2012: 7ff).
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
Le città europee desiderano preservare e sviluppare l’esistenza di spazi pubblici condivisi da diversi gruppi di popolazione. La creazione di legami sociali e della convivialità è in tal senso una priorità: la sicurezza non deve fare in modo che i cittadini si sentano estraniati gli uni dagli altri, bensì cercare di creare spazi condivisi in cui sia garantita la sicurezza per tutti. La violenza discriminatoria rischia di impedire la partecipazione dei gruppi interessati alla creazione di tali spazi pubblici, oltre che l’esercizio della libertà di fruire delle opportunità che essi offrono. Se i membri di questi gruppi temono di essere vessati, insultati o aggrediti per motivi fondati sulla loro identità, o di essere vittime di episodi di violenza motivata da intenti discriminatori quando la loro presenza è visibile in tali spazi pubblici e partecipano ai dibattiti e alla gestione degli affari della collettività, il loro contributo andrà perso e la partecipazione sarà limitata agli individui appartenenti alla maggioranza, i cui interessi sono già ampiamente rappresentati. Potranno garantire il coinvolgimento e la partecipazione di tutti i gruppi della popolazione solo le politiche urbane che rispettano, promuovono e tutelano i diritti delle donne, delle minoranze etniche, religiose e sessuali, delle persone con disabilità, dei senzatetto e di tutti gli altri gruppi esposti al rischio di emarginazione e di violenza discriminatoria (Vedere Efus 2007: 4ff). Visto che la violenza discriminatoria, l’odio e l’intolleranza sono le preoccupazioni principali di tali gruppi e che la garanzia di essere protetti da questi fenomeni è il prerequisito indispensabile per il loro benessere, la loro integrazione e la loro partecipazione ai processi della società, si tratta di questioni che devono essere parte integrante delle strategie di sicurezza urbana.
Il ruolo strategico delle autorità locali e regionali nel contrastare la violenza discriminatoria In tutta Europa sono state elaborate risposte diverse per far fronte alla violenza motivata da intenti discriminatori, le più diffuse delle quali sono le misure legislative e repressive miranti a istituire il reato di crimine d’odio nei pertinenti testi legislativi, a migliorare nella giurisprudenza dei tribunali penali e civili il riconoscimento dei reati con movente discriminatorio e a coordinare e armonizzare tali risposte a livello europeo (Vedere capitolo 1.2). Malgrado l’importanza di questi
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sforzi, che possono scoraggiare gli autori potenziali di tali reati e inviano un forte messaggio di riconoscimento e solidarietà alle vittime, il loro campo d’applicazione resta tuttavia limitato, dal momento che le normative e i servizi repressivi non possono sufficientemente affrontare le cause profonde della discriminazione. Tali sforzi dovrebbero quindi essere affiancati da misure locali e regionali volte a combattere l’odio, l’intolleranza e la violenza discriminatoria. Nonostante la portata europea e internazionale della violenza discriminatoria e dei crimini d’odio, molti dei fattori che influenzano tali fenomeni hanno componenti locali. Le condizioni di vita locali, l’influenza esercitata dai gruppi, un’assenza di coesione sociale o una lontananza dai valori democratici e civici, la stigmatizzazione dei quartieri, ecc… sono fattori locali che possono minare le basi della convivenza pacifica delle comunità nelle aree urbane e favorire fenomeni quali l’odio, l’intolleranza e la discriminazione. Inoltre, data la loro prossimità alla popolazione, le autorità locali e regionali si trovano molto frequentemente in prima linea per affrontare le richieste e i fabbisogni dei cittadini: sono infatti in contatto diretto con la popolazione, a cui possono fornire informazioni e orientamenti, dirigono i servizi pubblici e le principali istituzioni che gestiscono la sicurezza pubblica, la prevenzione e l’integrazione e vigilano sulle attività delle reti di istituzioni, organizzazioni e iniziative che contribuiscono a fornire quell’importante bene pubblico rappresentato dalla sicurezza urbana (vedere Efus 2016b: 28ff). Grazie quindi alla loro prossimità ai processi sociali pertinenti e alle loro competenze nel predisporre e attuare misure di prevenzione, di sanzione e di coesione sociale, le autorità locali e regionali sono in grado di fornire un contributo unico e indispensabile per prevenire e contrastare la violenza discriminatoria. Nonostante la diversità delle competenze degli enti locali e regionali in materia di sicurezza nei vari paesi dell’Unione europea, è sempre maggiormente riconosciuto il ruolo fondamentale che possono svolgere per combattere fenomeni come il razzismo e l’intolleranza. Ad esempio, nella sua “Risoluzione 149 (2003), relativa alla coesione sociale e alle regioni in Europa: politiche e azioni regionali in materia di coesione sociale”, il Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa ha sottolineato il ruolo essenziale degli enti locali e regionali nello sviluppo della coesione sociale, al fine di garantire una reale sicurezza
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
e protezione delle minoranze e dei gruppi vulnerabili. Nella sua Risoluzione 296 (2010), il Congresso fa rilevare che, considerati gli stretti contatti tra i cittadini e i loro rappresentanti eletti a livello locale, gli enti locali e regionali occupano la posizione più adeguata per analizzare la situazione in materia di rispetto dei diritti umani, individuare i problemi che si pongono e agire con soluzioni efficaci per tutelare i diritti umani e fondamentali dei loro cittadini. Nella sua guida metodologica sull’argomento, il Consiglio d’Europa espone in maniera dettagliata il contributo rilevante che possono fornire al riguardo gli attori locali (Vedere Consiglio d’Europa 2005: 50ff). L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) ha creato una Coalizione europea delle città contro il razzismo (ECCAR), che ha pubblicato un piano d’azione per combattere il razzismo a livello comunale, contenente gli impegni assunti e gli esempi di una vasta gamma di attività già realizzate. Uno dei dieci punti del piano d’azione mira a “sostenere o istituire meccanismi atti ad affrontare i crimini d’odio e la gestione dei conflitti” (ECCAR 2004: 7) e suggerisce tre esempi di azioni a livello locale: istituire un gruppo di esperti per fornire consulenze al comune, creare un gruppo interistituzionale di amministratori e funzionari comunali in grado di coordinare le azioni, e proporre corsi di formazione per gli operatori di istituzioni locali e regionali. Si tratta di buoni punti di partenza, sapendo che occorrono ulteriori esperienze e raccomandazioni per aiutare gli specialisti locali responsabili della sicurezza ad agire per affrontare e prevenire la violenza discriminatoria. L’Efus sostiene un approccio globale ed equilibrato per contrastare e prevenire la violenza discriminatoria a livello locale, che associa misure preventive, azioni repressive e sforzi per migliorare costantemente la coesione sociale. Deve coinvolgere un’ampia varietà di portatori di interesse e deve essere basato sulla partecipazione di tutti i gruppi sociali, in particolare quelli vittime di fenomeni di discriminazione e intolleranza e di altre forme di violenza ad esse associate. Deve inoltre integrare le risorse esistenti in altri settori della prevenzione della criminalità, cooperando con loro, e deve disporre dei mezzi adeguati di comunicazione e di diffusione delle informazioni. Tra gli aspetti importanti di tale approccio si possono citare gli obiettivi seguenti :
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migliorare la conoscenza dei fenomeni locali di violenza discriminatoria grazie a diagnosi metodologiche di sicurezza;
affrontare il problema ampiamente diffuso delle mancate denunce di episodi di discriminazione e migliorare i dati statistici;
fornire servizi di supporto alle vittime a livello e su base locale, o migliorare quelli esistenti, per assistere le persone che hanno subito atti violenti motivati da intenti discriminatori;
creare e dirigere reti di prevenzione finalizzate ad affrontare la violenza discriminatoria o incoraggiare tali network a inserire l’argomento nel programma dei loro lavori;
definire il ruolo centrale e visibile svolto dagli amministratori locali e regionali nel contrastare l’odio e l’intolleranza;
formare una varietà di soggetti interessati locali e regionali, per metterli in grado di riconoscere meglio gli atti discriminatori e di agire per contrastarli;
stabilire o migliorare la cooperazione con le forze dell’ordine e gli organi giudiziari, al fine di rafforzare le misure preventive e repressive;
accrescere la diversità e sensibilizzare sulla discriminazione all’interno delle amministrazioni locali e regionali;
promuovere misure di prevenzione precoce e/o primaria per lottare contro i pregiudizi e i preconcetti nelle scuole e nell’educazione civica;
favorire la cooperazione e gli scambi su questo argomento con i livelli di governo nazionale ed europeo;
cooperare con gli organi di stampa e i media locali e regionali, allo scopo di migliorare dell’argomento.
la
qualità
della
copertura
mediatica
Questi aspetti saranno ulteriormente sviluppati nella Parte 3, che contiene le raccomandazioni dettagliate per l’attuazione di strategie destinate a prevenire la violenza discriminatoria rivolte ai professionisti, funzionari e amministratori a livello locale e regionale. La Parte 2 qui di seguito presenta una serie di buone pratiche esistenti e fornisce una rassegna di progetti promettenti già in corso in Europa.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
Parte 2
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Approcci locali alla prevenzione e al contrasto di atti di violenza discriminatoria – Una raccolta di pratiche promettenti
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Introduzione
>>>>>>>>>>>>>>> La parte seguente riporta 50 esempi di buone pratiche per contrastare e prevenire la violenza discriminatoria a livello locale e regionale. Lo scopo è fornire agli attori locali in tutta Europa esempi concreti e spunti per i loro sforzi volti a raggiungere tali obiettivi. Le pratiche qui presentate sono state selezionate tra le 130 pratiche inviate da istituzioni e organizzazioni di 16 paesi europei in risposta a un invito a presentare delle buone pratiche promosso dall’Efus e dai suoi partner di progetto ad aprile 2016. L’invito è stato diffuso in inglese, francese, italiano, polacco, tedesco, portoghese e spagnolo e il termine ultimo per la presentazione delle pratiche è stato fissato a dicembre 2016. Tutte le pratiche inviate sono state discusse e analizzate attentamente dal consorzio del progetto. Il processo di selezione ha avuto una durata di quattro mesi. Tutti i membri del consorzio del progetto hanno esaminato le pratiche con l’ausilio di un modulo di valutazione fornito dall’Efus. La valutazione si è basata sui criteri inclusi nell’invito a presentare delle buone pratiche: qualità generale della pratica, pertinenza con le categorie prescelte, priorità e tipologia di azioni, innovazione, trasferibilità, sostenibilità, qualità del partenariato, rapporto costi-benefici, partecipazione dei cittadini e durata. È stato condotto un processo di preselezione sulla piattaforma online dell’Efus, Efus-Network, al termine del quale è stato stilato un elenco ristretto di 70 pratiche. A marzo 2017, 50 pratiche sono state selezionate durante un incontro di coordinamento del progetto tenutosi a Vienna, al quale hanno partecipato tutti i membri del consorzio del progetto e due rappresentanti dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali. Le pratiche qui presentate sono quelle che il consorzio ha considerato più efficaci per affrontare la violenza discriminatoria, l’odio e l’intolleranza. Sono state inoltre selezionate con l’obiettivo di rappresentare la diversità delle pratiche sul campo, e in particolare le iniziative di una varietà di nazioni e regioni europee condotte da una serie di soggetti
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
diversi, affrontare una vasta gamma di sotto-fenomeni, collaborare con una molteplicità di gruppi destinatari e applicare varie strategie e tattiche. La raccolta di buone pratiche presentata in questa sezione non mira a fornire una panoramica completa o esaustiva delle iniziative attuate in questo ambito. Sebbene il team del progetto abbia compiuto notevoli sforzi per diffondere il più possibile in tutta Europa l’invito del progetto a presentare esempi di buone pratiche, siamo ben consapevoli che molte iniziative sul campo non sono state raggiunte o non hanno risposto all’invito. Pertanto, la raccolta non è rappresentativa. Dovrebbe essere considerata complementare ad altre mappature di pratiche, come il Compendium of Practices for Combating Hate Crime dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali. Per evidenziare le forme di attività più importanti e di maggior rilievo volte a contrastare la violenza discriminatoria, sono state stabilite le sei categorie seguenti: 1. Promozione della conoscenza, 2. Sensibilizzazione, 3. Empowerment, 4. Prevenzione mirata, 5. Sostegno alle vittime, 6. Strategie trasversali. Queste categorie saranno utili per sistematizzare la presentazione delle pratiche nei capitoli seguenti.
2.1 Promozione della conoscenza
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Per sviluppare e attuare risposte locali efficaci alla violenza discriminatoria e prevenire i suoi effetti dannosi, è essenziale una conoscenza approfondita e completa del fenomeno, della sua distribuzione e delle sue dinamiche, nonché delle sue conseguenze e dei suoi effetti.15 Tuttavia, la conoscenza e le informazioni attuali sugli atti di violenza motivati da intenti discriminatori rimangono incomplete a diversi livelli. Come dimostrato dalle discussioni nel capitolo 1.1, rimangono irrisolte diverse questioni spinose relative a concetti, definizione e for15- “... se vogliamo rispondere in modo efficace ai crimini d’odio e mitigarne gli effetti, dobbiamo prima comprendere in modo approfondito la loro distribuzione e le loro dinamiche” (Perry 2010: 267).” (Perry 2010: 267).
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mulazione. Inoltre, dati affidabili sulla prevalenza di atti di violenza discriminatoria e su singoli incidenti sono ancora scarsi o incompleti. I dati ufficiali raccolti dalle istituzioni statali, come gli organismi preposti all’applicazione della legge, non sono sufficienti a rappresentare l’entità del problema per una serie di motivi, in particolar modo le differenze nelle definizioni giuridiche e nelle normative, la mancanza di consapevolezza tra gli agenti delle forze dell’ordine, la mancanza di uniformità nei sistemi di monitoraggio e la significativa quantità di casi non segnalati. Inoltre, il livello di disponibilità dei dati varia notevolmente tra le diverse forme di violenza discriminatoria: mentre gli incidenti di razzismo o di avversione nei confronti delle persone LGBT sono monitorati più frequentemente, è meno frequente nelle statistiche ufficiali la documentazione degli attacchi contro persone con disabilità o senzatetto.16 Pertanto, ulteriori forme di raccolta di dati e produzione di conoscenza sono cruciali per contrastare la violenza discriminatoria. I principali attori locali e regionali, le autorità e le organizzazioni della società civile possono svolgere un ruolo importante nella raccolta di ulteriori dati di questo tipo, in quanto sono a stretto contatto con le comunità locali interessate e hanno la possibilità di registrare i casi. Le pratiche esposte in questa sezione contribuiscono a raggiungere questo obiettivo in diversi modi. Documentano singoli episodi di violenza discriminatoria, ad esempio registrando o archiviando le testimonianze delle vittime o i racconti dei testimoni. Raccolgono tali informazioni e/o le inseriscono in un rapporto che pubblicano o distribuiscono ai decisori politici o ad altri professionisti. Questi dati aumentano la conoscenza del fenomeno, favoriscono lo sviluppo di controstrategie e consentono il miglioramento dei meccanismi e delle politiche esistenti per prevenire episodi futuri.
16- Il Tolerance and Non-Discrimination Information System (TANDIS) dell’ODIHR è un ottimo esempio di come i dati raccolti da diversi attori a vari livelli - Stati che aderiscono all’OSCE, istituzioni specializzate e altre organizzazioni - possono essere combinati per produrre valutazioni più realistiche della prevalenza della violenza discriminatoria e per fornire ai soggetti interessati gli strumenti migliori per elaborare politiche sulla base dei dati stessi. Consultare www.hatecrime.osce.org.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Brunatna Księga Organizzazione: associazione Never Again Status: organizzazione della società civile contro il razzismo Area: livello nazionale, Polonia Principale fonte di finanziamento: attività di volontariato Sito Web ed e-mail: www.nigdywiecej.org/brunatna-ksiega, redakcja@nigdywiecej.org Missione e obiettivi L’associazione Never Again opera per documentare gli atti di neo-fascismo commessi in Polonia ogni anno e sensibilizzare l’opinione pubblica al riguardo, al fine di rompere il silenzio attorno alle questioni di razzismo e xenofobia nel paese e promuovere una società multiculturale che rispetti la diversità.
Attività generali L’associazione Never again registra e classifica i crimini in un Brunatna Księga (“Brown Book”) pubblicato ogni anno. È impegnata anche in altri progetti, tra cui Delete Racism, Music Against Racism e Let’s Kick Racism out of Stadia. Inoltre, ha attuato il programma Rispetta la Diversità di UEFA EURO 2012. Dal 1994, pubblica una rivista su tali questioni, intitolata Never Again.
Strategie per promuovere discriminatoria
la
conoscenza
sulla
violenza
Dal 1987, l’associazione produce un Brown Book annuale che documenta gli atti di neo-fascismo commessi in Polonia. Il testo include episodi di xenofobia, discriminazione e razzismo. I reati registrati nel documento vanno da atti di violenza fisica o aggressioni, a incontri di neo-fascisti e graffiti d’odio sui muri.
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Gli obiettivi del Brown Book sono creare una maggiore sensibilizzazione per incoraggiare il pubblico e altre istituzioni ad attuare programmi di prevenzione, contribuire alla creazione di contenuti multimediali educativi e attività scientifiche contro i comportamenti discriminatori e promuovere la cooperazione tra le diverse istituzioni, comunità e ONG contro il neo-fascismo.
Partenariato e reti L’associazione collabora soprattutto con i media, le organizzazioni delle minoranze, le comunità religiose e gli istituti scolastici e scientifici. Collabora inoltre con organizzazioni internazionali, tra cui il Consiglio d’Europa, l’ONU e l’OSCE, e partecipa attivamente alle reti internazionale UNITED for Intercultural Action, Radicalisation Awareness Network (RAN), Football Against Racism in Europe (FARE), Helsinki Citizens’ Assembly (HCA) e Anti-fascist Network for Research and Education (Antifanet).
Risultati e sfide I contenuti del Brown Book sono stati citati da politici, giornalisti, attivisti, organizzazioni governative e non governative in dichiarazioni volte a condannare i comportamenti razzisti e xenofobi. Il documento, insieme ad altri progetti gestiti dall’associazione Never Again, ha inoltre messo in luce il problema della violenza motivata da razzismo e xenofobia. La rivista Never Again è ora considerata la principale rivista contro il razzismo in Europa centrale e orientale.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Rapporto annuale sul razzismo in Spagna Organizzazione: Federazione SOS Racismo Status: movimento di ONG contro il razzismo Area: livello nazionale, Spagna Principale fonte di finanziamento: il progetto si basa sul volontariato. In alcuni casi, sono state ricevute sovvenzioni da parte del Ministero del Lavoro e della Sicurezza sociale e dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione dell’Unione europea. Sito Web: www.sosracismomadrid.es/web/blog/category/informe-anual Missione e obiettivi L’obiettivo di SOS Racismo è raccogliere e analizzare le informazioni su incidenti e aggressioni legati a razzismo, crimini d’odio, estrema destra e abusi da parte della polizia in Spagna, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica su tali fenomeni. I suoi gruppi destinatari includono le organizzazioni della società civile, le autorità, le vittime e gli accademici.
Attività generali Dal 1995, la Federazione SOS Racismo pubblica un rapporto annuale incentrato in particolar modo su temi come il discorso dell’odio, i centri di detenzione dei migranti, la popolazione rom, i diritti umani ai confini spagnoli e le aggressioni motivate da razzismo e discriminazione in Spagna.
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Strategie per promuovere la conoscenza sulla violenza discriminatoria Tra le strategie figura la raccolta di informazioni per elaborare e successivamente pubblicare e divulgare il rapporto annuale sopra citato, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sul razzismo e su altre forme di discriminazione in Spagna.
Partenariato e reti Il rapporto annuale è prodotto dalla Federazione nazionale SOS Racismo, insieme a otto organizzazioni territoriali SOS Racismo in Aragona, Asturie, Biscaglia, Catalogna, Galizia, Gipuzkoa, Madrid e Navarra e a volontari in tutto il paese. Tra i partner figura inoltre il Centro di studi e documentazione sul razzismo e la xenofobia, MUGAK.
Risultati e sfide Il rapporto del 2016 include 247 episodi di razzismo avvenuti in tutta la Spagna e 100 casi di crimini d’odio, che rivelano un problema sconosciuto nella società spagnola. Il rapporto mostra che nel 2016, il 28% dei casi riguardava conflitti e attacchi razzisti, il 22% denunce di razzismo nelle istituzioni, il 18% episodi collegati alla pubblica sicurezza, accesso negato ai benefici e ai servizi pubblici (12%), discriminazione sul posto di lavoro (10%), accesso negato ai servizi privati (6%), problemi con agenti addetti alla sicurezza privata (3%) o casi collegati all’estrema destra o al discorso dell’odio (1%).
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: ZARA Status: associazione della società civile ai sensi della legislazione austriaca Area: Città di Vienna e livello federale, Austria Principale fonte di finanziamento e personale: il personale di ZARA si compone di quattro dipendenti a tempo pieno e sei volontari. L’associazione è finanziata dalla città di Vienna, da istituzioni statali, dalla Commissione europea e da finanziatori privati. Sito Web ed e-mail: www.zara.or.at, office@zara.or.at Missione e obiettivi ZARA - Zivilcourage und Anti-Rassismus-Arbeit (coraggio civile e attività contro il razzismo) è una ONG austriaca di lotta contro il razzismo, fondata nel 1999. La sua missione è potenziare il coraggio civile e aiutare a costruire una società senza razzismo, combattere ogni forma di razzismo e promuovere la parità di trattamento giuridica e reale di tutte le persone residenti in Austria, indipendentemente da colore della pelle, lingua, aspetto, religione, cittadinanza e/o origine. Il mandato di ZARA si basa su tre pilastri volti a garantire sostegno, responsabilizzazione e informazioni: sostegno alle vittime di discriminazione, sensibilizzazione attraverso l’informazione del pubblico e prevenzione.
Attività generali ZARA gestisce l’unica unità di consulenza, informazione e documentazione per le vittime e i testimoni di razzismo in Austria a livello federale e fornisce sostegno a livello giuridico alle persone prese di mira. Attraverso misure di sensibilizzazione e istruzione rivolte a diversi gruppi di riferimento, l’organizzazione di attività e la pubblicazione di materiale sul razzismo e sui problemi ad esso correlati, ZARA mira a potenziare la consapevolezza dei cittadini rispetto alla discriminazione e ai problemi legati al razzismo.
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Strategie per promuovere discriminatoria
la
conoscenza
sulla
violenza
Dal 2000, ZARA pubblica un rapporto annuale sul razzismo in Austria, in tedesco e in inglese. Il rapporto fornisce dati qualitativi sugli episodi di razzismo in Austria, spiega perché e in quali contesti avviene la vittimizzazione basata sul razzismo e documenta i singoli episodi. Si tratta di una fonte unica ricca di conoscenze e informazioni sulla discriminazione e sulla violenza motivata dal razzismo nella società austriaca. Questa conoscenza viene divulgata non solo attraverso il rapporto stesso, ma anche attraverso un’ampia gamma di materiale informativo e pubblicazioni, video, comunicati stampa, newsletter, dibattiti pubblici e campagne mirate, soprattutto durante le elezioni.
Partenariato e reti ZARA coopera e lavora in rete con un’ampia gamma di istituzioni e iniziative a livello locale, nazionale e internazionale. È membro di diverse reti, tra cui Civic Solidarity Platform, International Network Against Cyber Hate (INACH), Network for Social Responsibility (NeSoVe) e UNITED for Intercultural Action.
Risultati e sfide I rapporti e i volantini informativi di ZARA sono ampiamente riconosciuti e citati come dati attendibili sulla discriminazione e sulla violenza per motivi razziali in Austria. ZARA si occupa di un totale di 1.000 episodi di razzismo ogni anno e fornisce consulenza e sostegno a centinaia di vittime. La sfida principale rimane il fatto di determinare fino a che punto il razzismo e le pratiche discriminatorie siano radicati nella società austriaca.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Równi i Bezpieczni Organizzazione: Asociación para la Intervención Legal (SIP) y Lambda Warsaw Estatus: La Asociación para la Intervención Legal es una organización profesional sin fines de lucro. Lambda Warsaw es una organización de interés público para la inclusión de la comunidad LGBT. Zona: Nivel nacional, Polonia Financiación principal: Ciudadanos por la Democracia, financiado por el Mecanismo Financiero del Espacio Económico Europeo, ejecutado por la Fundación Stefan Batory Sitio web: www.interwencjaprawna.pl/en, www.lambdawarszawa.org Missione e obiettivi L’Association for Legal Intervention, organizzazione che combatte l’esclusione sociale fornendo consulenza legale gratuita alle persone i cui diritti e libertà sono minacciati o violati, è responsabile della totalità del progetto. Lambda Warszawa, l’organizzazione per le persone LGBT attiva da più tempo in Polonia, che mira a creare un’identità gay e lesbica positiva e a favorire la tolleranza sociale nei confronti delle minoranze sessuali, è responsabile del coordinamento del lavoro della coalizione contro i crimini d’odio e la violenza discriminatoria. Entrambe le organizzazioni forniscono assistenza legale alle vittime.
Attività generali Queste due organizzazioni guidano il progetto Równi i Bezpieczni (“Uguali e sicuri”), che mira a sensibilizzare i legislatori, i tribunali e la polizia sui crimini motivati da razzismo, nazionalismo e avversione nei confronti delle persone LGBT. Mira inoltre a migliorare la cooperazione tra le organizzazioni coinvolte nella lotta contro i crimini motivati da odio e pregiudizio attraverso la condivisione di esperienze.
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Strategie per promuovere la conoscenza sulla violenza discriminatoria Il progetto prevede lo svolgimento di incontri e il sostegno alle organizzazioni che lottano contro i crimini motivati da odio e pregiudizio, offre consulenza legale alle vittime dei crimini d’odio, invia esperti di diritto perché assistano ai procedimenti giudiziari per i casi di crimini motivati da odio e pregiudizio e partecipa attivamente a conferenze, incontri con i decisori politici e alla valutazione dei documenti politici, governativi e legislativi pertinenti.
Partenariato e reti Partner ufficiali: Association for Legal Intervention e Lambda Warszawa Partner associati: membri di Coalition Against Hate Crime.
Risultati e sfide Coalition Against Hate Crime ha organizzato otto incontri pubblici; 70 persone hanno ricevuto assistenza legale per casi di crimini d’odio e gli avvocati di entrambe le organizzazioni hanno partecipato a sette procedimenti giudiziari. In generale, si può affermare che i legislatori polacchi ora sono più consapevoli delle conseguenze dei crimini motivati da pregiudizi e che si è intensificata la cooperazione con le organizzazioni di lotta contro i crimini motivati da odio e pregiudizio. Il progetto deve essere esteso in modo tale da raggiungere le vittime che risiedono al di fuori delle grandi città.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Observario HATENTO Organizzazione: RAIS Fundación Status: organizzazione della società civile Area: livello nazionale, Spagna Principale fonte di finanziamento: finanziata inizialmente dal Meccanismo di finanziamento dello Spazio economico europeo (sovvenzioni SSE) e attualmente da fondi spagnoli e da risorse proprie della fondazione RAIS. Sito Web: www.hatento.org/hatento Missione o obiettivi Nel 2014, la Fondazione Rais ha creato l’Osservatorio Hatento, un gruppo di diverse organizzazioni per i diritti umani e l’assistenza ai senzatetto che mira a riunire conoscenza e risorse al fine di sviluppare una comprensione olistica dei crimini d’odio commessi contro le persone che vivono in estreme condizioni di esclusione sociale. Gli obiettivi principali dell’osservatorio sono ottenere maggiori informazioni sulla prevalenza dei crimini d’odio e di altri episodi discriminatori nei confronti dei senzatetto; esaminare i principali tipi di violenza subita dai senzatetto a causa di intolleranza e pregiudizio nei loro confronti; analizzare i fattori che potrebbero influenzare la vulnerabilità delle persone rispetto ai crimini d’odio e condurre un’analisi dettagliata degli episodi o dei crimini d’odio constatati.
Attività generali Al fine di individuare e analizzare i crimini d’odio e le situazioni di violenza subiti dai senzatetto in Spagna, l’osservatorio raccoglie i dati su tali episodi e reati. Hatento ha inoltre sviluppato programmi di formazione per i professionisti, ha concepito strumenti di rilevamento e intervento, ha condotto campagne per sensibilizzare il pubblico sui crimini d’odio nei confronti dei senzatetto e garantire che siano riconosciuti come tali e ha organizzato incontri per educare i cittadini rispetto al problema.
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Strategie per promuovere discriminatoria
la
conoscenza
sulla
violenza
Hatento pubblica rapporti di ricerca sulla situazione dei crimini d’odio contro i senzatetto in Spagna. Il rapporto consente ai lettori di acquisire una conoscenza specifica e attendibile sull’argomento. Fornisce dettagli su temi quali la natura degli episodi o dei crimini d’odio, i modelli più comuni e le specificità dei crimini d’odio e della violenza discriminatoria commessi contro i senzatetto (ovvero, i tipi di aggressori, le località, l’ora del giorno, ecc.). Inoltre, fornisce informazioni sull’elaborazione di politiche di sicurezza e protezione, esamina dettagliatamente la reazione dei testimoni laddove possibile e specifica quali sono le vittime che chiedono aiuto e denunciano il reato.
Partenariato e reti L’osservatorio si avvale della cooperazione di diversi attori. È stato istituito un partenariato con Asociación Zubietxe, Asociación Bokatas, Asociación RAIS Euskadi, UNIJEPOL e Centro de Acogida ASSIS.
Risultati e sfide I rapporti e le campagne di Hatento hanno messo in luce le aggressioni, le umiliazioni o le intimidazioni motivate da intolleranza e pregiudizio di cui sono vittime i senzatetto. Le persone in posizioni di vulnerabilità, il pubblico in generale e le istituzioni in Spagna sono ora maggiormente consapevoli di questo problema. La sfida principale è garantire che gli attacchi nei confronti dei senzatetto motivati da intolleranza e pregiudizio siano riconosciuti come crimini d’odio.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Progetto PUFII Organizzazione: Consiglio per la prevenzione della criminalità della Bassa Sassonia, Congresso tedesco sulla prevenzione della criminalità, German-European Forum for Urban Security Status: cooperazione tra un’autorità regionale e organizzazioni della società civile Area: Livello federale, Germania Principale fonte di finanziamento: le tre organizzazioni aderenti forniscono i finanziamenti per il personale (1 dipendente), un ufficio e le forniture. Sito Web ed e-mail: www.pufii.de, info@pufii.de Missione e obiettivi PUFII (Präventive Unterstützung für Integrations-Initiativen – Italiano: Sostegno preventivo per iniziative di integrazione) è stata fondata in risposta all’aumento del numero di rifugiati richiedenti asilo in Germania a partire dal 2015. In molti comuni tedeschi che ricevevano richiedenti asilo, si riscontravano reazioni ostili, comprese aggressioni delle abitazioni dei rifugiati e altre forme di violenza discriminatoria. Garantire l’integrazione e la convivenza pacifica tra le comunità locali e i nuovi arrivati poneva grandi sfide alle autorità locali e regionali. PUFII mira a sostenere la circolazione delle informazioni, il lavoro in rete e lo scambio di opinioni fra tutti i professionisti che operano nel campo dell’integrazione.
Attività generali Gestita da tre organizzazioni competenti in ambito di prevenzione della criminalità, PUFII favorisce i rapporti tra gli attori locali e regionali che contribuiscono alla prevenzione della violenza e dei crimini contro i rifugiati e i migranti, fornendo una piattaforma per il lavoro in rete, lo scambio di opinioni e la condivisione di informazioni a livello federale. Le informazioni sono raccolte e diffuse online.
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Strategie per favorire la conoscenza PUFII fornisce un hub centralizzato per lo scambio di opinioni e la raccolta di informazioni messe gratuitamente a disposizione di tutti i professionisti e i volontari che si adoperano a favore dei rifugiati. Si tratta quindi di una piattaforma importante in un settore che si è sviluppato velocemente in risposta al rapido aumento della domanda e che, di conseguenza, mostrava carenze in termini di coordinamento e scambio di informazioni. La piattaforma fornisce una varietà di strumenti con informazioni su progetti, eventi, opportunità di finanziamento, formazione, informazioni giuridiche, guide e manuali. Il sito Web di PUFII viene aggiornato quotidianamente e tutte le informazioni rilevanti sul sostegno ai rifugiati vengono diffuse anche tramite una newsletter settimanale.
Partenariato e reti PUFII è stata concepita attraverso il partenariato ufficiale di tre istituzioni aderenti. È stata istituita una rete informale con numerosi soggetti interessati che operano nel campo dell’integrazione/del sostegno ai rifugiati.
Risultati e sfide Le pubblicazioni online e le newsletter di PUFII sono lette da un crescente numero di professionisti che si occupano di rifugiati. È stata creata una piattaforma per lo scambio di opinioni tra i principali attori che contribuiscono all’integrazione dei rifugiati e alla prevenzione della violenza nei loro confronti. Una delle sfide principali è trovare le risorse necessarie per aumentare le attività del progetto.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Osservatorio dell’uguaglianza a Bordeaux Organizzazione: Città di Bordeaux Status: Comune Area: area metropolitana di Bordeaux Principale fonte di finanziamento: fondi propri Sito Web ed e-mail: www.bordeaux.fr, i.amicel@mairie-bordeaux.fr Missione e obiettivi Nel 2000, la città di Bordeaux ha avviato una politica proattiva contro la discriminazione e a favore delle pari opportunità. Questa politica ha aperto la strada all’istituzione del Comitato di Bordeaux per il monitoraggio e l’azione contro la discriminazione e per l’uguaglianza (Comité bordelais de veille et d’action contre les discriminations et pour l’égalité, COBADE). Il più recente rapporto del COBADE ha segnalato la necessità di quantificare la discriminazione subita e percepita, al fine di comprendere meglio e prevenire questo fenomeno. A tale scopo, il rapporto sosteneva l’istituzione di un Osservatorio dell’uguaglianza con l’obiettivo di fare il punto sugli episodi reali o percepiti di discriminazione, violenza o vessazione.
Attività generali L’Osservatorio dell’uguaglianza ha condotto un’indagine tra i residenti dell’area metropolitana di Bordeaux sulla loro percezione della discriminazione, seguita da gruppi di riflessione. Il Consiglio comunale, infatti, ha ritenuto importante raccogliere dati quantitativi e qualitativi sulla discriminazione, sia subita che percepita dai cittadini.
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Strategie per favorire la conoscenza Una delle prime azioni intraprese nell’ambito di questa ricerca è stata la creazione di un questionario online a cui i residenti potevano accedere direttamente e che è stato diffuso dal Consiglio comunale e dalle associazioni locali durante il primo evento “Due settimane di uguaglianza”, tenutosi a novembre 2014. I risultati sono stati presentati a maggio 2015 in occasione dell’apertura degli Stati generali sull’uguaglianza (États généraux de l’Égalité). L’evento ha riunito associazioni, rappresentanti della società civile e funzionari comunali e metropolitani per un dibattito sui principali temi individuati nell’indagine condotta dall’Osservatorio. Inoltre, sono state organizzate attività serali di sensibilizzazione rivolte al vasto pubblico. Al termine di questo processo partecipativo, un primo modello del piano futuro contro la discriminazione è stato presentato e approvato dai partecipanti degli Stati generali sull’uguaglianza. Questa bozza del piano è stata rielaborata da un gruppo di lavoro del Comune di Bordeaux sulla lotta contro la discriminazione, formato da funzionari volontari della maggior parte dei dipartimenti comunali.
Partenariato e reti L’Osservatorio sull’uguaglianza di Bordeaux è formato da ricercatori (scienze sociali e politiche e diritto), associazioni antidiscriminazione che rappresentano il COBADE, personalità di primo piano, amministratori e rappresentanti del Comune. Attraverso la propria conoscenza, il comitato scientifico offre un contributo in quattro aree: salute e handicap, uguaglianza di genere, questioni relative alle persone LGBT e origine e appartenenza.
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PRATICA: La lotta contro la violenza sulle donne Organizzazione: Città di Valence Status: Comune Area: Città di Valence, Francia Principale fonte di finanziamento: finanziata essenzialmente dal bilancio comunale. Alcune singole attività sono finanziate dai partner. Sito Web ed e-mail: www.valence.fr/fr/re-decouvrir-la-ville/ ville-solidaire/actions-en-faveur-de-l-egalite-entre-les-femmes-etles-hommes.html, bertrand.leost@mairie-valence.fr Missione e obiettivi La città di Valence (Francia), in quanto firmataria della Carta europea per la parità e l’uguaglianza di genere fin dal 2009, si impegna tramite questo progetto a sradicare la violenza nei confronti delle donne e a sensibilizzare l’opinione pubblica su questo fenomeno. Il progetto mira inoltre a sviluppare procedure comuni e una cultura comune tra i suoi partner, per fornire una migliore assistenza alle vittime.
Attività generali La città di Valence porta avanti questo progetto in stretta collaborazione con soggetti locali che operano a contatto con le donne vittime di violenza. Realizza attività con le associazioni e le istituzioni locali, al fine di sensibilizzare sul problema, coinvolgendo ad esempio il personale incaricato dell’accoglienza del pubblico presso le pubbliche amministrazioni, le istituzioni sanitarie e i loro operatori, le farmacie, gli istituti scolastici e le università.
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Strategie per contrastare la violenza discriminatoria Il progetto concentra le sue attività su 3 aree di intervento principali. Mira anzitutto a fornire accoglienza alle donne vittime di violenza in case rifugio per un periodo di 3 mesi. Durante la loro permanenza in tali strutture, le donne possono usufruire di assistenza psicologica, amministrativa e legale. Il secondo tipo di interventi comprende la pubblicazione e la diffusione di una brochure informativa intitolata Vittime di violenza, quali sono gli aiuti disponibili? contenente informazioni pratiche e consigli. Il terzo settore di interventi riguarda l’organizzazione di eventi pubblici e dibattiti con rappresentanti istituzionali e associazioni locali.
Partenariato e reti Il progetto segue un approccio olistico e trasversale e include una vasta gamma di associazioni nella sua rete. Lavora inoltre con il Centro d’informazione per i diritti delle donne e delle famiglie (Centre d'Information sur les Droits des Femmes et des Familles, CIDFF) per la gestione delle case rifugio.
Risultati e sfide Il progetto ha dato buoni risultati a livello della mobilitazione dei soggetti partecipanti (in particolare gli operatori sanitari dei servizi di pronto soccorso e delle emergenze) e di tutta la popolazione. La rete dei suoi partecipanti è triplicata e il progetto si è fatto conoscere al di fuori della città di Valence. Le sfide principali sono rappresentate dall’assenza di statistiche precise e dal numero ancora elevato delle mancate denunce di episodi di violenze sulle donne, dalla carenza di assistenza disponibile per le donne che decidono di separarsi dal partner violento e dal fatto che le vittime non sappiano a chi rivolgersi e che procedure seguire.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
2.2. Sensibilizzazione
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Insieme alle lacune in termini di conoscenza, la scarsa consapevolezza rispetto alla violenza discriminatoria e ai suoi effetti negativi sulla società e sulla sicurezza pubblica è una delle sfide principali nella lotta contro tale fenomeno. Sebbene numerosi studi e indagini dimostrino che la discriminazione e le forme di violenza ad essa associate sono diffuse e fanno parte dell’esperienza personale di una vasta percentuale della popolazione17, tale problema è molto meno trattato dai media e pertanto meno presente nel dibattito pubblico rispetto ad altre minacce alla sicurezza urbana come il terrorismo e la criminalità organizzata. Spesso la discriminazione e l’intolleranza sembrano accettate come normali forme di condotta interpersonale. Pertanto, la violenza di tale comportamento passa sovente inosservata o richiama l’attenzione del pubblico solo quando raggiunge forme estreme di maltrattamento, tra cui brutali aggressioni fisiche che causano gravi lesioni personali. Di conseguenza, spesso mancano un’esplicita condanna pubblica della violenza discriminatoria e una chiara manifestazione di solidarietà alle vittime o alle persone a rischio. Per contrastare queste tendenze alla normalizzazione di tale fenomeno, che finisce per entrare a far parte delle abitudini, occorrono misure mirate per sensibilizzare il pubblico sui gravi effetti negativi della discriminazione e delle forme di violenza ad essa associate. La Commissione europea riconosce questa carenza e invita ad aumentare le attività di sensibilizzazione: “Solo un terzo dei cittadini dell’Ue è totalmente consapevole di essere giuridicamente tutelato contro la discriminazione. Diffondere il messaggio che l’Europa attribuisce valore alla diversità e che affronta seriamente la discriminazione è cruciale per il
17- Ad esempio, l’indagine sulle persone LGBT in tutta Europa, condotta nel 2014 dall’Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA), mostra che circa il 50% degli intervistati si sentiva discriminato, circa il 20% aveva avuto esperienze di violenza verbale e il 6% aveva subito lesioni personali nei 12 mesi precedenti l’indagine (vedere FRA 2014).
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successo delle sue misure antidiscriminazione. Sensibilizzare l’opinione pubblica sulle normative antidiscriminazione è essenziale per fare in modo che i diritti siano conosciuti, utilizzati e compresi” (CE 2017). In Europa, molte iniziative condotte a livello locale dalle autorità pubbliche affrontano questa necessità e contribuiscono a sensibilizzare l’opinione pubblica. Offrono varie forme di istruzione o strumenti formativi che mettono in luce i pregiudizi, l’intolleranza e la discriminazione, al fine di innalzare il livello di attenzione e sensibilità rispetto a queste dinamiche sociali. Forniscono e distribuiscono materiale informativo, come opuscoli o video, oppure intraprendono campagne di sensibilizzazione sui comportamenti discriminatori e sulla necessità di solidarietà nei confronti dei gruppi emarginati. Si rivolgono a un’ampia varietà di pubblici: ad esempio, studenti e docenti, giornalisti, membri di club sportivi, politici, forze dell’ordine e organi giudiziari e rappresentati delle autorità pubbliche.
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PRATICA: Vier Schrauben für Zivilcourage Organizzazione: Kein Platz für Rassismus und Gewalt (Non c’è posto per razzismo e violenza) Status: iniziativa della società civile Area: livello locale, Düren (Germania) Principale fonte di finanziamento: fondi propri e donazioni. Sito Web ed e-mail: www.fussballvereine-gegen-rechts.de, www.facebook.com/4Schrauben, gegen-rechts@arcor.de Missione e obiettivi Lo scopo di questo progetto “Vier Schrauben für Zivilcourage” (Italiano: Quattro viti per il coraggio civile) è combattere il razzismo e la violenza che colpiscono i calciatori e i dirigenti o i tifosi di origine immigrata, soprattutto nei club amatoriali.
Attività generali L’Iniziativa contro le provocazioni degli estremisti di destra mira a promuovere il rispetto e la cooperazione nel mondo del calcio attraverso interventi pubblici e campagne miranti a bandire la violenza e il razzismo in tutti gli eventi calcistici in Germania. Dal 2011, ogni anno l’iniziativa propone la candidatura di una persona o di una squadra dell’area di Düren al premio Integrazione attraverso i goal. Le sue attuali campagne (metà 2017) sono Quattro viti, Foto di squadra contro la destra e Non affittiamo ai nazisti.
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Strategie per la sensibilizzazione Per sensibilizzare il pubblico sul problema del razzismo e della violenza tra giocatori e membri dei club, il progetto distribuisce nei club calcistici targhette con la scritta “Non c’è posto per razzismo e violenza”, da posizionare in aree ben visibili dello stadio (aree di ingresso, spogliatoi, ecc.). I club calcistici partecipano alla campagna condividendola con i media locali e sui propri social network.
Partenariato e reti Federazione calcistica tedesca e Fondazione Amadeu Antonio, una ONG impegnata nel “potenziamento della società civile democratica” e nella lotta contro ogni “forma d’odio e fanatismo in Germania”.
Risultati e sfide Numerosi club hanno risposto positivamente e hanno osservato un cambiamento di comportamento tra i giocatori e gli spettatori nei confronti di migranti e stranieri. A metà del 2017, erano oltre 855 i club amatoriali che avevano preso parte alla campagna e gli organizzatori avevano ricevuto più di 200 richieste di tali targhette.
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PRATICA: Codici scolastici per un trattamento equo Organizzazione: Foundation for Social Diversity (FRS) Status: organizzazione non profit indipendente Area: Varsavia, Polonia Principale fonte di finanziamento: Fondo europeo per l’integrazione di cittadini di paesi terzi e programma di finanziamento SSE (Spazio economico europeo) “Citizens for Democracy” Sito Web: www.ffrs.org.pl/, www.ffrs.org.pl/aktualne-dzialania/programy Missione e obiettivi La missione della Foundation for Social Diversity è sviluppare una società diversificata e aperta, sostenendo il dialogo interculturale e l’integrazione sociale, contrastando la discriminazione, aumentando la conoscenza e sviluppando strumenti che migliorino l’integrazione sociale e l’uguaglianza. Una delle attività principali della fondazione è condurre un programma volto a diffondere e sostenere lo sviluppo di standard di eguaglianza nelle scuole. L’obiettivo è favorire l’apertura verso la diversità, rafforzare l’integrazione sociale e contrastare la discriminazione nelle scuole in tutta la Polonia.
Attività generali Il programma School Equality Standards mira a ridurre gli stereotipi, i pregiudizi, la discriminazione e la violenza nelle comunità scolastiche. Offre al personale scolastico e ai genitori una risposta diretta alla necessità di rafforzare le norme in materia di uguaglianza, agevolando un processo di consultazione e dialogo all’interno della comunità scolastica (comprendente studenti, docenti, personale scolastico, genitori, dirigenti, ecc.).
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Strategie per la sensibilizzazione In quanto processo consultivo basato sul dialogo e orientato alla comunità, l’iniziativa globale di sviluppare standard di uguaglianza unici in ogni scuola aderente mira a sensibilizzare il pubblico sulla discriminazione, sulla diversità sociale e sull’uguaglianza. Il processo prevede metodi interattivi, come sessioni formative, workshop e incontri che coinvolgono tutti i membri della comunità scolastica. Il documento finale sugli standard, accettato in ciascuna scuola, ha lo scopo di assicurare una protezione ampia e trasversale dalla discriminazione, la partecipazione di diversi gruppi di portatori di interesse all’interno della comunità scolastica e un impegno istituzionale a lungo termine a favore dell’uguaglianza.
Partenariato e reti Patrocinio onorario di: Centre for Education Development, difensore civico e plenipotenziario del governo per la parità di trattamento. Partner organizzativo: Centre for the Development of Education
Risultati e sfide Il programma ha suscitato grande interesse da parte delle istituzioni scolastiche presso le autorità locali, regionali e nazionali in Polonia e ha ispirato altre scuole del paese ad adottare i loro standard di eguaglianza, indipendentemente dalla FSD. Estendere il programma rappresenta una sfida in quanto ciò richiede un sostegno altamente personalizzato alle scuole aderenti, al fine di mantenere la qualità dei risultati. Inoltre, l’attuale clima politico in Polonia (con un partito nazional-conservatore al governo dal 2015) pone una sfida importante a qualsiasi iniziativa incentrata su questioni di uguaglianza e discriminazione.
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PRATICA: Lotta al discorso dell’odio Organizzazione: Concordia Status: organizzazione non profit Area: Aquitania, Francia Principale fonte di finanziamento: progetto condotto interamente da volontari Sito Web ed e-mail: www.concordia.fr/lassociation/regions/ aquitaine, info@concordia.fr Missione e obiettivi Concordia è un’organizzazione nazionale non governativa e non profit che dal 1950 promuove la pace e lo scambio interculturale attraverso progetti internazionali di servizi di volontariato.
Attività generali Concordia opera per promuovere i valori di tolleranza e pace. In linea con questo obiettivo, i volontari sostengono e diffondono il movimento No Hate Speech del Consiglio d’Europa rivolto in particolare ai bambini e ai giovani.
Strategie per la sensibilizzazione Il progetto Fighting Hate Speech ha lo scopo di combattere il discorso dell’odio online, un problema non sufficientemente riconosciuto in Francia. Persegue questo obiettivo sensibilizzando le persone sulle loro differenze, in modo che siano in grado di parlarne, capirle e accettarle. È volto inoltre a incoraggiare le persone a trovare un’alternativa al discorso dell’odio e una soluzione o risposta a esso e a fornire una panoramica dei diversi tipi di discorso dell’odio che si possono trovare online.
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Una delle strategie del progetto consiste nel far riflettere gruppi di partecipanti su esempi di discorsi dell’odio, per fornire una risposta o una soluzione creativa attraverso uno spettacolo di danza o teatro, ad esempio. I partecipanti curano la progettazione dello spettacolo e lo rappresentano davanti al resto del gruppo. Questo metodo è stato testato durante un campo internazionale della gioventù. Un’altra azione realizzata è un gioco da tavolo di domande e risposte per i bambini delle scuole elementari, che li incoraggia al dibattito e alla riflessione sulle differenze tra le persone. Un’altra strategia riguarda i volontari che si impegnano a incontrare il vasto pubblico per informarlo dell’esistenza del movimento No Hate Speech.
Partenariato e reti I partner dei campi giovani internazionali, diversi comuni (tra cui Haux e Paillet), club di attività extra-scolastiche e delegazione nazionale dell’associazione Concordia.
Risultati e sfide Le diverse attività condotte in occasione nei campi della gioventù hanno portato ad accesi dibattiti sulla necessità di riconoscere l’importanza delle differenze culturali: i giovani hanno sollevato importanti questioni, come l’omosessualità, che altrimenti non avrebbero forse affrontato. La difficoltà principale è gestire opinioni estreme; il ruolo del moderatore è essenziale per regolare il dibattito.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Nie lajkuję - reaguję/I do not “like” - I react (Non mi piace, reagisco) Organizzazione: Fundacja na rzecz Różnorodności Społecznej, Foundation for Social Diversity Status: Organizzazione non profit indipendente Area: Varsavia, Polonia Principale fonte di finanziamento: l’azione è stata finanziata nell’ambito del progetto “Refugees? Welcome!” attuato dalla Foundation for Social Diversity nell’ambito del programma Citizens for Democracy, finanziato con i fondi dell’SSE. Sito Web ed e-mail: www.ffrs.org.pl/aktualne-dzialania/ media-w-spoleczenstwie-roznorodnym/nie-lajkuje-reaguje/ Missione e obiettivi La Foundation for Social Diversity (FRS, dall’acronimo polacco) mira a sviluppare una società diversificata e aperta, sostenendo il dialogo interculturale e l’integrazione sociale, contrastando la discriminazione, aumentando la conoscenza e sviluppando strumenti che rafforzino l’integrazione sociale e l’uguaglianza. Il progetto “Nie lajkuję – reaguję” (“Non mi piace, reagisco”) ha lo scopo di prevenire i messaggi negativi su migranti e rifugiati, sempre più presenti nel discorso pubblico in Polonia, attraverso il potenziamento della capacità degli utenti dei social media di rispondere a commenti basati su odio, pregiudizio e discriminazione online.
Attività generali L’obiettivo di questa iniziativa è sviluppare una società diversificata e aperta, che contrasti la discriminazione e aumenti l’integrazione sociale in un periodo in cui si assiste in Polonia a un aumento della retorica negativa che crea divisioni, della xenofobia, dell’islamofobia e del razzismo.
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Strategie per la sensibilizzazione È stato istituito un gruppo di lavoro di 12 persone, tra cui rappresentati di ONG, agenzie dei social media e mondo accademico. Il gruppo ha elaborato un manuale contro il discorso dell’odio online intitolato « Non mi piace, reagisco - Combattere il linguaggio dell'odio nei social media». Il manuale è stato pubblicato e diffuso in vari convegni, conferenze e incontri con agenzie di social media e di pubbliche relazioni, per sviluppare la consapevolezza del loro personale e dotarlo delle competenze necessarie per rispondere alla retorica dell’odio online.
Partenariato e reti Partner strategici: The Common Space Foundation e Anti-discrimination Education Association (TEA). Partner organizzativo: Centro multiculturale di Varsavia. Un rappresentante di Isobar Poland (precedentemente impiegato presso l’agenzia digitale The DIgitals) ha coordinato il coinvolgimento delle agenzie di social media e di pubbliche relazioni nell’iniziativa.
Risultati e sfide Aumentare la capacità del personale delle agenzie di social media di rispondere direttamente ai post e ai commenti che alimentano gli stereotipi e i pregiudizi e incoraggiano la discriminazione. La sfida principale per l’iniziativa in futuro è assicurare i finanziamenti che ne consentiranno la diffusione su più vasta scala.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Campagne “Stop ay cybersexisme” Organizzazione: Centro Hubertine Auclert Status: Centro di risorse dedicato alla promozione dell’uguaglianza di genere, formato da ONG, autorità locali e sindacati Area: Île-de-France, Francia Principale fonte di finanziamento: Consiglio regionale e Ministero dell’Istruzione Sito Web ed e-mail: www.stop-cybersexisme.com, www.centre-hubertine-auclert.fr, aurelie.latoures@hubertine.fr Missione e obiettivi Il Centro Hubertine Auclert contribuisce alla lotta contro l’ineguaglianza e la discriminazione fondate sul sesso e sul genere e promuove l’uguaglianza tra uomo e donna. Attualmente il centro ha 171 membri: 127 associazioni, 13 sindacati e 31 enti locali.
Attività generali In linea con la sua attività di promozione dell’uguaglianza di genere e alla luce dei crescenti livelli di sessismo online che subiscono le donne, soprattutto le ragazze (come emerso dal primo studio sulla violenza online basata sul genere tra adolescenti, condotto dal centro nel periodo 2015-2016), il centro ha lanciato un progetto volto a pubblicizzare il problema e a istruire i giovani e gli adulti su tale fenomeno e su come affrontarlo. La campagna è stata condotta nel 2015 e nel 2016. La campagna Stop au cybersexisme (“Stop al cybersessismo”) ha lo scopo di sensibilizzare il pubblico sulla gravità del sessismo online e fare in modo che i giovani siano consapevoli delle loro responsabilità relative all’utilizzo dei social media, al fine di prevenire atti di violenza. La campagna mira inoltre a offrire alle vittime e ai testimoni consigli su come reagire.
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Strategie per la sensibilizzazione Le strategie includono la progettazione e la distribuzione di un “kit iniziale” per combattere il cybersessismo, contenente manifesti e brochure che informano i giovani e gli adulti sulla natura del cybersessismo e sui modi di affrontarlo. Altre attività includono pubblicità su trasporti pubblici, social media e televisione e l’offerta di programmi di formazione. Nel 2017 verrà lanciato il sito Web completo www. stop-cybersexism.com.
Partenariato e reti Progettazione della campagna: tre autorità locali responsabili dell’educazione scolastica, il Consiglio regionale dell’Île-de-France (Conseil régional d'Île de France), ricercatori, associazioni che collaborano con le scuole e rappresentanti della polizia. Promozione: Ministero dell’Istruzione, autorità locali (Consiglio regionale, Consigli dipartimentali di Val de Marne, Val d’Oise e Parigi), associazione E-Enfance, youtuber donne, Fun Radio, canali televisivi TF1, M6 e France Ô.
Risultati e sfide Durante la campagna 2016, il termine “cybersessismo” si è diffuso notevolmente ed è stato riscontrato 22 milioni di volte su Twitter. Anche i risultati di una ricerca su Google mostrano l’improvvisa comparsa del termine “cybersessismo”, con 107.000 occorrenze trovate a settembre 2016 (rispetto alle 2.800 di febbraio 2015). Numerosi professionisti hanno pertanto prestato attenzione al problema e hanno messo a punto un’azione preventiva. Nel periodo 2016-2017, il centro ha condotto un progetto pilota di prevenzione per 1.500 studenti delle scuole superiori nella regione dell’Île-de-France. Una delle sfide per il futuro è consentire ai docenti e ad altri professionisti di elaborare strategie di prevenzione su misura attraverso sessioni formative predisposte dal centro.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Singular do Plural Organizzazione: EAPN Portugal (European Anti Poverty Network) Status: ONG per lo sviluppo Area: livello nazionale, Portogallo Principale fonte di finanziamento: governo nazionale Sito Web ed e-mail: www.eapn.pt, geral@eapn.pt Missione e obiettivi L’European Anti-Poverty Network (EAPN, Rete europea di lotta alla povertà) è la più grande rete europea che riunisce reti nazionali, regionali e locali di ONG, gruppi della società civile e organizzazioni europee attive nella lotta contro la povertà e l’esclusione sociale. L’EAPN ritiene che la lotta contro la discriminazione debba includere la diffusione di informazioni accurate sui Rom e sul loro stile di vita, poiché l’ignoranza alimenta notevolmente i pregiudizi e gli stereotipi contro questo popolo.
Attività generali I membri dell’EAPN sono impegnati in varie attività, tra cui istruzione e formazione, fornitura di servizi e rafforzamento delle capacità delle persone in situazione di povertà ed esclusione sociale. Singular do Plural fa parte della campagna nazionale “A Discriminação é Falta de Educação” (la discriminazione è mancanza di istruzione) promossa da EAPN Portugal, che ha lo scopo di creare una società più equa e coesa attraverso la sensibilizzazione sulla discriminazione contro le comunità rom in Portogallo, sfatando i miti e gli stereotipi negativi sui Rom e dimostrando che il popolo rom ha il proprio posto nella società portoghese.
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Strategie per la sensibilizzazione Il progetto ha sviluppato e attuato una campagna di sensibilizzazione in tutto il paese, che include la pubblicazione di un libro intitolato “Singular do Plural” e una mostra fotografica, il cui obiettivo è quello di sfatare gli stereotipi negativi sul popolo rom. La mostra e la pubblicazione, basate su interviste, presentano 20 testimonianze che mostrano diversi percorsi di vita, desideri e aspettative di 20 professioni, 20 persone e 20 Rom.
Partenariato e reti Segretario di Stato per la Cittadinanza e l’Uguaglianza e Alto Commissario per la Migrazione
Risultati e sfide Il pubblico in generale è stato sensibilizzato sulla discriminazione contro le comunità rom e molte attività hanno ricevuto risposte estremamente positive. Dopo la prima presentazione pubblica, il Segretario di Stato per la Cittadinanza e l’Uguaglianza ha deciso di sostenere l’iniziativa di finanziare una seconda edizione della pubblicazione per una maggiore diffusione in tutto il Portogallo. La mostra fotografica è stata allestita in diverse città, dove sono stati organizzati incontri pubblici per aumentare la consapevolezza, oltre che per presentare il libro. La sfida principale è attirare l’attenzione positiva dei media e coinvolgerli nella campagna.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: progetto Heartstone Organizzazione: Heartstone Status: organizzazione della società civile Area: livello nazionale, Regno Unito Principale fonte di finanziamento: autorità locali di tutto il Regno Unito, governo scozzese e alcuni sponsor del settore privato, tra cui Delancey e Rolls Royce. Sito Web ed e-mail: www.heartstonechandra.com, sitakumari@heartstone.co.uk Missione e obiettivi Alla luce dell’aumento dei crimini d’odio nel Regno Unito a seguito dell’esito del referendum sulla Brexit, il progetto Heartstone ha lo scopo di intervenire nelle scuole primarie e secondarie per creare un ambiente sicuro dove svolgere dibattiti delicati e sensibili di indagine e riflessione sui crimini d’odio. Il progetto mira a fornire un percorso di lavoro con le comunità, per affrontare i crimini d’odio associati all’estrema destra, al fondamentalismo religioso e ad altre forme di estremismo attraverso un approccio tra pari rivolto ai giovani.
Attività generali Heartstone conduce una vasta gamma di attività e iniziative volte ad affrontare i crimini d’odio nel Regno Unito, tra cui la collaborazione con le scuole, la formazione dei docenti e l’organizzazione di mostre per il vasto pubblico.
Strategie per la sensibilizzazione Dopo aver ricevuto una sessione di formazione di due ore e un pacchetto di risorse con storie e foto da parte di Heartstone, i docenti svolgono numerose sessioni con le proprie classi sul tema dei crimini d’odio; le classi vengono coinvolte in dibattiti sull’argomento e parteci-
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pano a varie attività creative e pratiche per approfondire il fenomeno (utilizzando le risorse fornite da Heartstone). I docenti possono inoltre allestire mostre di materiale divulgativo e organizzare assemblee per sensibilizzare gli altri membri della comunità scolastica. Inoltre, degli oratori sono invitati a parlare nelle scuole. Le scuole sono invitate a una importante mostra Heartstone organizzata nella regione per il vasto pubblico durante l’anno.
Partenariato e reti Autorità locali (per coinvolgere le scuole, organizzare sessioni formative, monitorare i progressi, sostenere l’evento finale), partner per l’accesso alle foto (accesso speciale per le fotostorie) e partner che forniscono sedi prestigiose.
Risultati e sfide I giovani, soprattutto dai 9 ai 12 anni, hanno mostrato una maggiore consapevolezza dei crimini d’odio. Hanno sviluppato interventi positivi di fronte a tale fenomeno e hanno migliorato l’autostima, la fiducia e le competenze comunicative, sostenendo così le vittime e le potenziali vittime e contrastando gli autori di tali atti. Il progetto prevede un intervento pratico, efficace e a lungo termine che può essere facilmente integrato nel programma scolastico. I principali ostacoli al successo del programma riguardano (1) i finanziamenti per avviare un progetto, (2) una buona promozione nell’area, per consentire la diffusione in nuove scuole e l’individuazione di ulteriori fonti di finanziamento dopo l’avvio, (3) le sfide associate ai docenti (il progetto necessita ad esempio di almeno un docente per ogni scuola, che sia convinto del progetto e che lo guidi; la malattia o l’abbandono del docente per altre ragioni può portare a una perdita di continuità).
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Sensibilisierungsakademie Organizzazione: Service Centre ÖGS barrierefrei Status: organizzazione non profit Area: Vienna, Austria Principale fonte di finanziamento: Ministero federale del Lavoro, degli Affari sociali e della Tutela dei consumatori Sito Web ed e-mail: www.oegsbarrierefrei.at, office@oegsbarrierefrei.at Missione e obiettivi Il principale obiettivo di la Sensibilisierungsakademie (Accademia per la Sensibilizzazione) è promuovere e garantire pari opportunità e uguaglianza di trattamento per le persone non udenti in Austria, nonché sensibilizzare l’opinione pubblica sulle loro necessità e sugli attuali ostacoli e barriere che devono affrontare. Il progetto mira inoltre a ridurre la paura mentale del contatto fra persone udenti e non udenti e a promuovere l’apprendimento della lingua dei segni austriaca. Il progetto, basato sulla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e su normative austriache, come la legge federale per l’uguaglianza delle persone con disabilità (BGStG), la legge sull’impiego delle persone con disabilità (BEinstG) e la costituzione federale (B-VG), si prefigge essenzialmente l’obiettivo di porre fine alla discriminazione delle persone non udenti, soprattutto in ambito professionale e nella nostra società dell’informazione per garantire che possano condurre una vita autonoma.
Attività generali Fondato nel 2005, il Service Centre ÖGS barrierefrei conduce una varietà di progetti e iniziative, svolgendo il ruolo di intermediario fra le persone udenti e non udenti, al fine di migliorare i diritti e le condizioni di parità delle persone non udenti.
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Strategie per la sensibilizzazione I workshop dell’Academy for Awareness-raising includono informazioni sulla sordità e sulla lingua dei segni austriaca. Persone appartenenti alla comunità segnante insegnano alcuni segni e forniscono dati sulla cultura e sulla vita dei non udenti. Questi workshop sono destinati a vari gruppi, tra cui giovani, aziende e ONG, nonché persone che lavorano in ambito medico.
Partenariato e reti Il Ministero federale del Lavoro, degli Affari sociali e della Tutela dei consumatori e le scuole e le istituzioni in cui si sono svolti i workshop.
Risultati e sfide Nel 2015, i workshop sono stati seguiti da 1.000 persone. Alcuni casi saranno ricordati più a lungo, ad esempio il caso in cui la polizia federale di Vienna e Bassa Austria ha assunto diversi dipendenti non udenti e ha tenuto workshop per fornire al personale informazioni sui nuovi colleghi non udenti. La sfida principale per lo sviluppo futuro del programma riguarda i finanziamenti; a causa di un numero crescente di richieste, occorrono infatti ulteriori fondi per estendere i servizi.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Respect Zone Organizzazione: Respect Zone Status: associazione Area: tutta l’area francofona del Belgio (fase 1), regione fiamminga (fase 2), Belgio Principale fonte di finanziamento: finanziamenti limitati e una tantum da parte di varie fonti private Sito Web: www.respectzone.org Missione e obiettivi Respect Zone incoraggia gli utenti di Internet a essere rispettosi online; pur garantendo la libertà di espressione, mira a proteggere gli utenti di Internet dai commenti basati sull’odio. Il suo obiettivo è denunciare la violenza, combattere la discriminazione e promuovere l’autoregolamentazione online, responsabilizzando tutti gli utenti di Internet. Respect Zone riunisce vari professionisti (soprattutto con formazione giuridica e storica) che sono perfettamente consapevoli dei problemi del cyberbullismo e della diffusione di contenuti d’odio online.
Attività generali Le attività di Respect Zone sono incentrate sulla creazione di una “Respect Zone Label” realizzata nel 2014. Questa nuova iniziativa online combatte i post eccessivamente negativi online. La Respect Zone Label viene esposta sui siti Web delle organizzazioni che la adottano e accettano di seguirne i principi, al fine di incoraggiare i visitatori del sito a riflettere bene prima di pubblicare qualsiasi contenuto che possa essere astioso o offensivo.
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Strategie per la sensibilizzazione Le scuole che adottano la Respect Zone Label si impegnano in una serie di attività, tra cui l’affissione del logo nella loro sede, la formazione di “ambasciatori” sulla questione, l’affissione di manifesti in cui si afferma che i laboratori di informatica sono aree “Respect Zone” e l’organizzazione di workshop e conferenze. Per le organizzazioni che adottano la Respect Zone Label è prevista una cerimonia ufficiale che segna tale adozione. Viene inoltre attuata una strategia di comunicazione su Facebook, Twitter e LinkedIn, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’esistenza di Respect Zone.
Partenariato e reti Le organizzazioni con ruolo di partner ufficiali o collaboratori informali sono le seguenti: UNESCO, Ministero francese dell’Istruzione e della Ricerca, campagna educativa #Nonauharcèlement, piattaforma Égalité contre le racisme, Paris Bar, InternetSansCrainte.fr (Safer Internet Day), le Défenseur des Droits della Repubblica francese, Observatoire international de la violence à l’école, fiera Paris Games Week, Syndicat des Éditeurs de logiciels de Loisirs (SELL), SOS homophobie, International League Against Racism and Antisemitism (LICRA).
Risultati e sfide Nel 2016, il progetto è stato presentato in oltre 400 comunicati stampa, 95 articoli online, 10 programmi televisivi e 9 interviste radio. Il Ministero dell’Istruzione ha inviato a tutte le scuole francofone in Belgio una lettera informativa su Respect Zone. Una delle sfide attuali è la mancanza di investimento da parte della stampa e dei gruppi Internet principali, nonché la mancanza di risorse umane e finanziarie.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Codice di buone pratiche nella sicurezza privata Organizzazione: Dipartimento dell’Interno, governo della Catalogna Status: governo regionale Area: Catalogna, Spagna Principale fonte di finanziamento: Dipartimento dell’Interno, governo della Catalogna E-mail: cristina.secades@gencat.cat bustia.seguretat.privada@gencat.cat Missione e obiettivi Il Dipartimento dell’Interno del governo della Catalogna, attraverso la Direzione generale dell’Amministrazione della sicurezza e nel quadro della sua strategia integrale per la prevenzione e l’individuazione delle vittime di discriminazione, ha guidato un gruppo di lavoro formato da professionisti, importanti istituzioni e sindacati nel campo della sicurezza in Catalogna, compreso il settore della sicurezza privata, data la sua importanza nel sistema della sicurezza pubblica della Catalogna. Questo settore, formato da oltre 13.900 professionisti, può svolgere un ruolo importante nel miglioramento della prevenzione, dell’individuazione e della gestione dei crimini basati su odio e discriminazione.
Attività generali Lo scopo del gruppo di lavoro è contribuire alla professionalizzazione del settore della sicurezza privata in Catalogna, migliorare il sistema della sicurezza pubblica in Catalogna e creare maggiore fiducia tra i cittadini. Questo gruppo ha elaborato il Codice delle buone pratiche nella sicurezza privata, un documento di quindici paragrafi in cui si stabiliscono le regole e i principi etici in diversi ambiti della sicurezza privata. Sono state intraprese varie attività per attuare il codice e rafforzarne i messaggi.
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Strategie per la sensibilizzazione Attraverso l’elaborazione di un Codice di buone pratiche, questo gruppo di lavoro mira a stabilire politiche aziendali per le società del settore della sicurezza che tengano conto del problema della discriminazione attraverso la promozione della diversità nelle assunzioni e delle pari opportunità. Inoltre, mira a garantire una gestione esemplare della relazione con i cittadini nell’erogazione di servizi di sicurezza. Per raggiungere il livello di prevenzione auspicato, il Codice presta particolare attenzione alla promozione delle regole per la prevenzione, l’individuazione e la gestione degli episodi di discriminazione. Le organizzazioni che aderiscono ai principi del Codice ricevono un’etichetta di qualità che può essere mostrata, ad esempio, nella loro immagine aziendale, nella loro documentazione e sul loro sito Web. Per essere membro del Codice, tutto il personale responsabile della sicurezza privata che offre servizio in Catalogna deve ricevere una formazione, fornita dall’Istituto di Sicurezza della Catalogna. Tale formazione include una conferenza sulle pratiche di non discriminazione.
Partenariato e reti Tra i partner associati figurano l’Istituto di Sicurezza pubblica della Catalogna, la polizia regionale della Catalogna (Mossos d’Esquadra), i rappresentanti di diversi ambiti della sicurezza privata, le associazioni più rappresentative delle società di sicurezza privata, il personale della sicurezza privata e i sindacati.
Risultati e sfide Molte società di sicurezza privata si occupano del problema della discriminazione e hanno espresso interesse ad adottare il Codice. La sfida principale è fare in modo che il codice venga adottato dal maggior numero possibile di operatori della sicurezza privata in Catalogna.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
2.3 Empowerment
>>>>>>>>>>>>>>>>>>> La nozione di “empowerment” racchiude un’altra serie di strategie messe in atto per contrastare la violenza discriminatoria a livello locale in tutta Europa. Il termine, che originariamente deriva dal campo del lavoro sociale, ma che oggi è altrettanto noto nell’ambito della prevenzione del crimine e della sicurezza urbana, si riferisce in generale all’“estensione della libertà di scelta e di azione per modellare la propria vita. Implica il controllo delle risorse e delle decisioni” (Narayan 2013:4). Empowerment descrive pertanto il processo individuale o collettivo di diventare più forte e conquistare maggiore fiducia nelle proprie capacità, soprattutto per gestire la propria vita e rivendicare i propri diritti. Può includere misure per migliorare l’autosufficienza dal punto di vista economico, la partecipazione politica o l’istruzione. È particolarmente rilevante per i gruppi esposti all’intolleranza, all’esclusione e alla discriminazione, poiché tali dinamiche sociali hanno un grave impatto sulle persone prese di mira, impedendo loro di sentirsi validi membri della società e influendo negativamente sulla loro sicurezza e sulla loro fiducia nella capacità di modellare la loro vita e viverla come desiderano. Le pratiche raccolte in questa sezione riguardano i gruppi sociali effettivamente o potenzialmente interessati dalla discriminazione e dalle forme di violenza ad essa associate, pertanto non solo le persone che sono state vittime (direttamente o indirettamente), ma più in particolare le persone a rischio di vittimizzazione. Queste pratiche hanno lo scopo di rafforzare la sicurezza in se stessi dei membri di tali gruppi, ripristinando il senso generale del loro valore e della loro dignità, preso costantemente di mira dall’intolleranza, dall’odio e da forme di aggressione ad essi associate. Le pratiche forniscono l’opportunità di sviluppare diversi tipi di competenze, ad esempio nell’ambito dello sport, dell’istruzione, dell’apprendimento delle lingue, della formazione professionale e della competenza nell’uso dei media, il che offre ai beneficiari di tali pratiche una sensazione generale di autoefficacia. In questo modo, i gruppi di riferimento non sono destinatari passivi degli inter-
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venti di “empowerment”, ma sono attivamente coinvolti nelle attività proposte per favorire e valorizzare la loro partecipazione e il loro contributo. Le pratiche presentate di seguito si rivolgono a diversi gruppi che subiscono le conseguenze della violenza discriminatoria, tra cui i rifugiati e i richiedenti asilo, i senzatetto, le persone con disabilità o le donne migranti. Impiegano diverse metodologie e attività, quali spazi aperti, corsi di formazione sui media o progetti di giardinaggio. Queste pratiche risultano efficaci per potenziare le capacità dei gruppi presi di mira, rafforzare le loro risorse, aiutarli a gestire le situazioni complesse e promuovere la loro sicurezza in se stessi, nonché la fiducia nelle istituzioni pubbliche, riducendo il rischio di vittimizzazione.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Conclusio Organizzazione: SPES Zukunftsakademie (Accademia del futuro) Status: associazione Area: Alta Austria Principale fonte di finanziamento: donazioni e quote associative Sito Web ed e-mail: www.conclusio-hilft.at, conclusio@spes.co.at Missione e obiettivi SPES Zukunftsakademie (Accademia del futuro) è stata creata per sostenere i richiedenti asilo e per favorire la loro inclusione nella società austriaca, offrendo loro accesso alle attività di volontariato consentite dalla legge.
Attività generali SPES si concentra sulle potenziali aree di conflitto nella società austriaca. Opera in diversi ambiti come l’istruzione degli adulti e lo sviluppo regionale e locale. Sperimenta e diffonde progetti innovativi, tra cui “Conclusio”, per un futuro positivo e sostenibile. Con l’obiettivo di promuovere l’integrazione e una società multiculturale coesa, Conclusio riunisce austriaci e richiedenti asilo che insieme svolgono attività di volontariato per promuovere l’integrazione e lo sviluppo di una società multiculturale coesa.
Strategie per l’empowerment delle persone a rischio Questo progetto mira a rafforzare le capacità dei richiedenti asilo, offrendo loro l’opportunità di svolgere attività di volontariato in progetti a favore della comunità insieme ai residenti. In questo modo, i richiedenti asilo hanno la possibilità di utilizzare le proprie competenze a vantaggio della loro nuova comunità, migliorare l’integrazione con i residenti e potenziare le loro competenze linguistiche e la cono-
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scenza del contesto socioculturale, mentre sono in attesa dell’esito dell’esame della loro domanda d’asilo. Ciò aiuta inoltre a ridurre i pregiudizi tra i residenti locali, che possono constatare l’impatto positivo dei richiedenti asilo sulla loro comunità. Il progetto è suddiviso in quattro fasi: eventi informativi istituzione di gruppi locali e di sezioni regionali sviluppo e pianificazione del lavoro che i volontari dovranno svolgere nei comuni attuazione
Partenariato e reti Partner locali nei comuni (associazioni, persone attive in politica o nel volontariato, aziende e persone interessate al progetto), l’organizzazione benefica Caritas e un precedente progetto SPES (associazione Time Bank 55+).
Risultati e sfide Nell’autunno 2016, l’Alta Austria contava 20 gruppi volontari con circa 600 membri e il programma si estendeva alle province vicine e oltre il confine con il Baden-Württemberg, in Germania. I richiedenti asilo hanno reagito positivamente al programma, dichiarando che i progetti per i quali prestano lavoro volontario danno loro un senso di orgoglio e di responsabilizzazione e consentono loro di conoscere i residenti e di integrarsi nella comunità.
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PRATICA: Welfare dell’aggancio Organizzazione: Comune di Cervia Status: amministrazione comunale Area: Cervia, Italia Principale fonte di finanziamento: normative statali e finanziamento da parte del Comune di Cervia Sito Web: www.comunecervia.it Missione e obiettivi Il Comune di Cervia sta attuando un ampio progetto, intitolato “Progetto Sentinelle - Welfare dell’aggancio”, per migliorare il modo in cui i richiedenti asilo vengono accolti e accettati nella comunità locale. L’idea è utilizzare il talento delle persone che non sono professionisti dell’assistenza sociale, come amministratori condominiali, parrucchieri o allenatori sportivi, a cui viene assegnato il ruolo di “Sentinelle di Comunità”, con la missione di fare da tramite tra i rifugiati e i servizi di assistenza e i professionisti locali.
Attività generali Il progetto consiste nell’accogliere i migranti, trovare loro un alloggio, indirizzarli ai servizi comunali pertinenti, informarli sui loro diritti e doveri e assegnare loro lavori di volontariato nella comunità locale in base alle loro competenze.
Strategie per l’empowerment delle persone a rischio Nell’ambito del più vasto progetto “Sentinelle”, il programma Welfare dell’aggancio - Accoglienza ai rifugiati cerca di sfatare i pregiudizi contro i rifugiati e di creare una cultura dell’accettazione nei loro confronti. Inoltre, offrendo attività da svolgere e un obiettivo, fa sì che i rifugiati non si sentano inutili e apatici o, ancora peggio, intraprendano attività illecite. Infine, il progetto cerca di creare un protocollo per l’accoglienza dei richiedenti asilo.
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L’idea è quella di responsabilizzare i richiedenti asilo, incoraggiandoli a utilizzare le loro competenze in attività di volontariato presso istituzioni e piccole imprese locali, lavorando ad esempio nelle mense per le persone vulnerabili, svolgendo lavori di pittura, decorazione o carpenteria negli edifici pubblici o di altro tipo o qualsiasi altra attività che sappiano svolgere.
Partenariato e reti I partner sono la cooperativa sociale Zerocento e la cooperativa Stem, che gestiscono il servizio di accoglienza e sono state individuate attraverso procedure pubbliche, e le organizzazioni di volontariato e sportive.
Risultati e sfide Sebbene non sia stata eseguita una vera e propria valutazione, prove empiriche dimostrano che i residenti di Cervia hanno meno stereotipi sui richiedenti asilo rispetto al periodo precedente al lancio del programma, grazie al contributo positivo che attraverso il loro lavoro i rifugiati offrono alla comunità locale. Si può inoltre affermare che, come risultato del progetto, in generale i residenti si sentono più sicuri. La sfida principale riguarda il numero crescente di richiedenti asilo che arrivano nella città e il mantenimento del finanziamento.
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PRATICA: GRUND Organizzazione: Iniziativa Giardino della comunità Status: associazione Area: St Poelten, Austria Principale fonte di finanziamento: piattaforma di crowdfunding respekt.net ed eventi di raccolta fondi. Il programma è gestito da volontari. Sito Web ed e-mail: www.gartenprojekt.at, www.facebook.com/derGRUND, antoniatitscher@yahoo.de Missione e obiettivi Gli obiettivi principali di questo progetto sono promuovere l’inclusione e le interazioni sociali tra i richiedenti asilo e i residenti locali, incoraggiare attività all’aperto costruttive e migliorare l’accesso a cibo fresco a basso costo e di alta qualità.
Attività generali Il programma prevede una serie di iniziative ed eventi nella comunità locale, soprattutto concentrate intorno a un giardino che viene coltivato e curato principalmente da richiedenti asilo. I giardinieri (richiedenti asilo e persone del posto) hanno trasformato un prato in un giardino fertile con aiuole e verdure. GRUND fa parte dei Giardini della comunità della Bassa Austria “Natur im Garten”, che offre workshop e conferenze sul giardinaggio ed escursioni. Alcuni partecipanti sono stati coinvolti nella pianificazione del progetto. Prima e dopo ciascuna sessione di giardinaggio, si tengono incontri di pianificazione e valutazione.
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Strategie per l’empowerment delle persone a rischio Il progetto mira a rafforzare la responsabilizzazione dei richiedenti asilo offrendo loro un appezzamento in un giardino della comunità locale, dove possono accudire aiuole e coltivare verdure. Inoltre, vengono svolte varie attività, tra cui incontri per parlare di argomenti di giardinaggio, escursioni o semplicemente momenti liberi da trascorre insieme. La sera i partecipanti si ritrovano regolarmente per cucinare le verdure che hanno coltivato. Lavorare nel giardino consente ai richiedenti asilo di stabilire una routine nella loro giornata e di socializzare con gli altri giardinieri del posto e con i visitatori. In questo modo, imparano anche la lingua.
Partenariato e reti GRUND collabora a stretto contatto con i club LAMES e Sonnenpark.
Risultati e sfide Il progetto viene condotto con successo dal 2014 e alcuni giardinieri sono stati coinvolti fin dall’inizio. Il progetto ha consentito ai richiedenti asilo e ai residenti di conoscersi e di condividere le proprie esperienze. Attualmente ci sono 22 giardinieri. A causa di una mancanza di risorse finanziarie, il progetto è sostenuto dal lavoro dei volontari e non è in grado di far fronte all’aumento della domanda.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: KAMA Linz Organizzazione: KAMA Linz Status: associazione Area: Linz, Austria Principale fonte di finanziamento: donazioni volontarie; il progetto è gestito da volontari. Sito Web ed e-mail: www.kama.or.at/linz, www.facebook.com/kama.linz Missione e obiettivi KAMA Linz è un’organizzazione che mira a creare spazi in cui i residenti di Linz e i migranti possono conoscersi in uno spirito di rispetto reciproco e convivenza, promuovere una partecipazione sociale positiva e scoraggiare ogni forma di discriminazione.
Attività generali Le attività includono l’offerta di workshop tenuti da richiedenti asilo, campagne di sensibilizzazione ed eventi e incontri di coordinamento per garantire che l’organizzazione sia gestita in modo coeso.
Strategie per l’empowerment delle persone a rischio KAMA Linz organizza workshop tenuti da richiedenti asilo e migranti con l’obiettivo di trasformare il ruolo dei migranti/richiedenti asilo da destinatari di assistenza a fornitori di corsi/formazione (ad esempio, di cucina, lingua e danza). Questo consente ai richiedenti asilo e ai migranti di essere coinvolti in attività di volontariato. Lo scopo è creare una cultura di rispetto reciproco e fornire luoghi in cui i residenti e i migranti possono stare insieme, condividere esperienze e collaborare alla creazione di una società più coesa e tollerante.
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La strategia prevede l’organizzazione di workshop in cui i partecipanti sono incoraggiati a riflettere sulla realtà della vita quotidiana dei richiedenti asilo e un incontro settimanale, “Caffè del lunedì”, in cui le persone possono socializzare. I richiedenti asilo e i migranti possono proporre di tenere dei corsi come volontari, cosa che dà loro un obiettivo e contribuisce a potenziare la coesione della comunità.
Partenariato e reti KAMA Vienna, quartiere Auwiesen del centro cittadino, associazione Arcobaleno, associazione Youth & Leisure, comunità protestante Urfahr, centro giovanile Treffling.
Risultati e sfide Dal 2014, anno di inizio del progetto a Linz, sono stati organizzati 254 workshop, con un totale di 2.159 partecipanti. Le reazioni sono state molto positive. In particolare, i partecipanti hanno apprezzato la sensazione di autoaffermazione e di responsabilità e gli scambi interculturali. Una delle sfide principali è il finanziamento: il progetto necessiterebbe di due dipendenti a tempo pieno, soprattutto per la gestione degli aspetti amministrativi, la pubblicità dell’iniziativa e la formazione dei volontari.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: La Xixa Fem Comunitat Organizzazione: associazione teatrale La Xixa Status: organizzazione non profit Area: Barcellona, Spagna Principale fonte di finanziamento: finanziata principalmente dal programma Erasmus+, nonché da sovvenzioni pubbliche e da contratti di istituti sociali. Prevede la collaborazione di 30 volontari. Sito Web ed e-mail: www.laxixateatre.org, laxixa@laxixateatre.com Missione e obiettivi L’associazione teatrale La Xixa promuove l’uguaglianza di razza e genere e l’idea di una società diversificata e inclusiva attraverso l’organizzazione di attività culturali aperte alle persone di ogni età e di qualsiasi origine.
Attività generali L’associazione teatrale La Xixa gestisce, secondo il progetto “Creazione della comunità”, una serie di attività associate alla ricerca, allo sviluppo e alla diffusione di strumenti educativi popolari e teatrali per la trasformazione sociale. Questi strumenti includono workshop e sessioni formative.
Strategie per l’empowerment delle persone a rischio L’associazione organizza workshop per i formatori per promuovere l’azione artistica a livello locale e internazionale. Lo fa grazie all’aiuto dei suoi volontari, tutti formati in ambiti quali le scienze, la pedagogia o l’arte. Tra i temi affrontati in questa azione figurano l’interculturalità, il razzismo, la xenofobia, il genere e la cittadinanza attiva.
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Partenariato e reti La Xixa collabora con amministratori locali e regionali, università e varie organizzazioni della società civile. Inoltre, fa parte di diverse reti, tra cui Rete ispanico-americana del teatro della comunità, Rete internazionale del Teatro dell’oppresso e Rete di scuole per l’uguaglianza e la non discriminazione.
Risultati e sfide Sono oltre 10.000 le persone che hanno partecipato alle presentazioni, ai workshop o ai corsi di formazione offerti dall’associazione dalla sua fondazione. Sono stati creati dieci gruppi di Teatro dell’oppresso in tutta la Catalogna. Durante le attività e i workshop di La Xixa sono stati toccati numerosi temi, come la diversità culturale e il genere.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Frauen Stärken Frauen Organizzazione: Dipartimento di polizia di Mönchengladbach in cooperazione con il club sportivo della polizia di Mönchengladbach Status: cooperazione tra le forze di polizia e un’organizzazione della società civile Area: Mönchengladbach, Germania Principale fonte di finanziamento: nessun finanziamento, necessità di budget (i corsi di formazione sono organizzati in sedi messe a disposizione dal partner, gli impianti utilizzati appartengono al club sportivo della polizia). Sito Web: https://www.polizei.nrw.de/moenchengladbach/ artikel__10816.html Missione e obiettivi Il progetto “Frauen Stärken Frauen” (“Le donne rafforzano le donne”) è stato creato a supporto delle donne provenienti da tutto il mondo che vivono a Mönchengladbach, per consentire loro di vivere una vita senza violenza e per sostenere la loro integrazione. Più in particolare, il progetto mira a favorire relazioni di fiducia tra le donne di origine immigrata e la polizia locale. Infatti, molte donne migranti hanno riserve nei confronti della polizia. Gli obiettivi sono pertanto rafforzare la loro fiducia nelle istituzioni pubbliche e incoraggiarle a prendere parte alla vita pubblica.
Attività generali La polizia è coinvolta in una serie di attività volte a migliorare l’integrazione e la fiducia delle persone nella polizia, tra cui l’organizzazione di sessioni formative per le donne migranti e la partecipazione a eventi culturali, quali giornate aperte nelle moschee e festival interculturali. Gli agenti di polizia coinvolti nel progetto ritengono che il ruolo delle forze dell’ordine sia quello di promuovere l’inclusione e offrono il loro contributo, ad esempio, ai festival interculturali, alle mostre, alle pre-
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sentazioni e agli eventi pubblici nelle moschee o in altri luoghi religiosi.
Strategie per l’empowerment delle persone a rischio Dal 2012 vengono organizzate sessioni formative, in cui viene insegnato alle donne di origine immigrata a riconoscere e gestire situazioni di pericolo o stress e a evitare di diventare vittime. Il corso di formazione dura due giorni, e ogni sessione dura tre o quattro ore. Uno degli argomenti trattati è insegnare alle donne a gestire le situazioni di conflitto e fornire loro le regole base di autodifesa. Oltre a potenziare le possibilità di emancipazione di queste donne e a contribuire a tutelarle, tale attività aiuta a creare sicurezza e fiducia nella polizia. Inoltre, fornisce alle donne la conoscenza per riconoscere le situazioni di pericolo e agire in modo appropriato di fronte a violenza motivata da razzismo o xenofobia.
Partenariato e reti Club sportivo della polizia di Möchengladbach, Consiglio per l’Integrazione della città di Mönchengladbach, funzionario per l’integrazione della città di Mönchengladbach, servizi sociali della Chiesa protestante (Diakonisches Werk), Centro educativo per le famiglie (Familienbildungsstätte), Dipartimento delle scuole e dello sport, associazione SKM Rheydt.
Risultati e sfide I commenti da parte delle partecipanti sono stati positivi: esse affermano che il programma le ha aiutate ad avere maggiore fiducia nella polizia e ad avvalersi del suo aiuto in caso di necessità. In un caso specifico, una donna che aveva partecipato al programma ha successivamente contattato la polizia poiché era preoccupata del fatto che suo nipote potesse essersi radicalizzato, consentendo alla polizia di intervenire.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Happy Centre Organizzazione: Comune di Bologna Status: Comune Area: Bologna, Italia Principale fonte di finanziamento: finanziamento pubblico Sito Web ed e-mail: www.piazzagrande.it/, happycenterbolognina@piazzagrande.it Missione e obiettivi Happy Centre Bologna è un servizio alla comunità offerto dal Comune di Bologna. È stato lanciato nel 2015 per promuovere l’inclusione e facilitare lo scambio di esperienze tra i senzatetto e i residenti locali, al fine di affrontare il problema dell’emarginazione dei senzatetto e aiutarli a integrarsi nella società.
Attività generali Tra le attività condotte finora figurano visite di mostre d’arte, un’iniziativa di “fai da te” e scambi linguistici. Happy Centre mira ad affrontare il problema dell’isolamento dei senzatetto a livello individuale attraverso il potenziamento delle loro competenze sociali, nonché a livello di gruppo e comunità attraverso la promozione del rispetto reciproco. Inoltre, ospita progetti destinati ad aiutare le persone, quali, ad esempio, corsi basati su metodi di educazione non formale.
Strategie per l’empowerment delle persone a rischio Durante il giorno vengono svolte diverse attività: la mattina, l’accesso è riservato alle persone che hanno difficoltà a interagire con gli altri. Queste persone possono recarsi al centro per parlare, usare il computer, preparare il pranzo insieme e partecipare ad attività come gruppi di scacchi o di lettura dei quotidiani.
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Il pomeriggio, il centro è aperto a chiunque desideri partecipare a un’attività. Ogni giorno della settimana viene svolta un’attività specifica, scelta in base alle esigenze e ai desideri della comunità locale e dei senzatetto. Ciascuna attività è gestita da un moderatore e da due volontari per gruppo. Tra le attività figurano conversazioni in italiano-inglese; un gruppo di riciclo della carta e di cucito; danza e teatro; corsi di informatica; improvvisazione musicale; corsi di filosofia e team building.
Partenariato e reti Collaborazione con le università italiane e americane (stage e ricerca scientifica), organizzazioni sociali e culturali, gruppi scout e gruppi informali. Il progetto è incentrato inoltre sulla comunità locale del quartiere dove è situato il centro.
Risultati e sfide Finora, il centro è stato in grado di aiutare numerose persone in difficoltà o vulnerabili che non sarebbero state altrimenti assistite dai servizi sociali. Il centro offre loro la possibilità di conoscere persone di ogni tipo in un ambiente accogliente e cordiale. Una delle sfide è la mancanza di spazio del centro: ci sono solo due stanze per le attività e pertanto un’ulteriore stanza risulterebbe utile. Un’altra sfida riguarda il fatto che i servizi sociali non sempre riconoscono i vantaggi che i senzatetto ricevono dalle attività del centro e le capacità che acquisiscono.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Progetto Medienbüro Organizzazione: Alpha Nova Status: azienda di servizi sociali Area: Graz, Austria Principale fonte di finanziamento: attraverso la legge sulla disabilità dello Stato federale della Stiria Sito Web ed e-mail: www.alphanova.at/medienbuero.html, doris.gusel@alphanova.at Missione e obiettivi L’obiettivo dell’associazione Alpha Nova è sostenere le persone che vivono in condizioni svantaggiate a causa di disabilità o altre circostanze. Per raggiungere tale obiettivo, nel 1992 l’associazione ha fondato la comunità Alpha Nova.
Attività generali Alpha Nova offre alle persone con disabilità la possibilità di partecipare a varie attività creative basate sui mezzi di comunicazione. Queste persone possono ad esempio ideare i propri spettacoli e, in tal modo, possono emanciparsi e ottenere uno spazio pubblico in cui esprimersi.
Strategie per l’empowerment delle persone a rischio Il progetto Medienbüro (“Media Office”) mira ad aiutare le persone con disabilità a sviluppare competenze come la presa di decisioni indipendenti. Inoltre, mira a individuare e sviluppare le competenze attitudinali dei partecipanti e a ridurre gli stereotipi e i pregiudizi nei loro confronti da parte della popolazione generale.
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L’emancipazione delle persone con disabilità avviene grazie alla possibilità di sviluppare una serie di competenze sociali, creative e basate sulla tecnologia. Possono farlo attraverso la creazione, la registrazione e la diffusione di un programma radiofonico intitolato Unheard - a programme without barriers e un programma televisivo intitolato Unheard - TV inquiry. Inoltre, questo offre loro una piattaforma dove possono essere ascoltate e viste dal pubblico e attraverso la quale possono mostrare di essere creative e, per alcuni, anche divertenti.
Partenariato e reti Cooperazione con Radio Helsinki (Graz)
Risultati e sfide La presenza in radio e su YouTube e Facebook crea un senso di inclusione. Il progetto dimostra che le persone con disabilità non devono nascondersi. Inoltre, le persone con disabilità non solo acquisiscono competenze pratiche nella produzione di contenuti multimediali, ma imparano anche a essere ascoltate e viste in pubblico. Vedere:
www.facebook.com/unerhoertTV www.facebook.com/radi.ounerhort www.youtube.com/user/Unerhoertgehoert Una sfida importante riguarda la situazione finanziaria. A causa di vincoli finanziari, attualmente il progetto non ha capacità di espansione.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
2.4 Prevenzione mirata
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Le misure preventive volte a contrastare il verificarsi di incidenti hanno un ruolo centrale nelle strategie in tutti i campi delle politiche in materia di sicurezza urbana. Tuttavia, l’Efus e altri soggetti interessati ritengono che prevalgano ancora troppo spesso risposte repressive ai fenomeni della violenza e della criminalità. Lo stesso vale per la violenza discriminatoria, area in cui l’attuazione delle leggi sui cosiddetti crimini d’odio, cioè le riforme del codice penale miranti a rendere più severe le sentenze per i colpevoli che agiscono con l’aggravante della motivazione discriminatoria, è stata spesso al centro dei dibattiti internazionali in ambito criminologico come anche politico. Le misure preventive possono essere classificate in tre categorie principali: prevenzione primaria o universale, prevenzione secondaria o selettiva e prevenzione terziaria o indicata (vedere Brantingham/Faust 1976:288). Secondo questo schema ampiamente utilizzato, può essere considerata come prevenzione una vasta gamma di attività che include iniziative di sensibilizzazione e campagne educative largamente percepite, nonché misure specifiche finalizzate a evitare la recidiva rivolte ai singoli autori e alle vittime. Ai fini di questa pubblicazione, il termine “prevenzione mirata” è stato scelto per includere le pratiche volte a prevenire gli atti di violenza discriminatoria in modo concreto e specifico. Le misure di prevenzione mirata raggiungono i luoghi e i contesti in cui esistono pregiudizio, odio e intolleranza, sono destinate alle persone coinvolte in dinamiche di discriminazione e violenza e forniscono gli strumenti per interrompere questi cicli e raggiungere forme di interazione meno ostili e più inclusive. Le pratiche riportate in questa sezione forniscono misure concrete e specifiche per prevenire gli atti di violenza discriminatoria in diverse sfere della vita sociale. Riguardano vari gruppi di riferimento come i professionisti delle forze dell’ordine, i giornalisti, i leader religiosi, i docenti e gli studenti e le organizzazioni della società civile e i volontari. Affrontano situazioni o
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contesti che implicano un rischio specifico di vittimizzazione, ad esempio situazioni di vita notturna o feste, eventi sportivi e così via. Queste misure sono spesso adattate ai rischi specifici che corrono le diverse comunità, tra cui i gruppi religiosi come i musulmani e gli ebrei, nonché la comunità LGBT, le persone che esercitano la prostituzione o le persone con disabilità.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Riflettori accesi sui crimini d’odio Organizzazione: AWAZ Cumbria Status: organizzazione per lo sviluppo della comunità e dell’iniziativa sociale Area: Cumbria, Regno Unito Principale fonte di finanziamento: finanziata dall’Ufficio di Polizia e dal Crime Commissioner della Cumbria Sito Web ed e-mail: www.awazcumbria.org, aftab@awaz.info Missione e obiettivi AWAZ significa “voce” in diverse lingue asiatiche, mediorientali ed europee. Dal 2005 AWAZ Cumbria sostiene e dà voce alle persone sottorappresentate e alle comunità emarginate. L’obiettivo di AWAZ è rendere la Cumbria un luogo accogliente e attento ai bisogni, rafforzando i legami tra le comunità, promuovendo l’uguaglianza, valorizzando la diversità, contrastando i pregiudizi, favorendo lo sviluppo della comunità e il sostegno all’integrazione e all’iniziativa sociale.
Attività generali Per realizzare la sua missione, AWAZ Cumbria organizza diverse attività, quali il sostegno alle politiche pubbliche e alle persone vittime di razzismo e discriminazione, attività volte a promuovere il coinvolgimento della comunità, dare voce alle persone e favorire la loro partecipazione in consultazioni strategiche e in forum decisionali locali. Fornisce inoltre consulenza e formazione sullo sviluppo della comunità, affrontando le questioni relative ai crimini d’odio, l’uguaglianza, la diversità e i diritti umani, e sviluppa risorse online.
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Strategie per la prevenzione mirata Il programma “Turning the Spotlight on Hate Crime” prevede attività volte ad affrontare i pregiudizi, ridurre i crimini d’odio e gli episodi motivati dall’odio e favorire buone relazioni, aiutando le persone a riflettere sulle azioni e sui comportamenti che danneggiano i membri di comunità diverse. Il progetto mira ad aiutare e sostenere le persone che hanno commesso crimini d’odio o che sono a rischio di farlo. L’obiettivo è consentire loro di abbandonare i comportamenti basati su pregiudizi, aiutandole a comprendere l’ostilità e i crimini d’odio, rispettare la diversità e la dignità umana, sviluppare competenze e autostima, lavorare con gli altri in un clima aperto e solidale e sviluppare empatia per le vittime e rispetto per i diritti umani. Il programma riceve le segnalazioni dalle organizzazioni e dalle persone che offrono sostegno agli autori o ai potenziali autori di crimini legati all’odio. Una volta ricevuta la segnalazione, il coordinatore del programma incontra l’individuo segnalato per condurre una prima valutazione del rischio. Quando il partecipante viene accettato nel programma, riceve l’assegnazione di un tutor, ha la possibilità di seguire una formazione accreditata, acquisisce esperienza grazie al collocamento presso organizzazioni partner, riceve sostengo per raggiungere gli obiettivi personali e, se lo desidera, al termine del programma può diventarne ambasciatore.
Partenariato e reti Cumbria Reducing Offending Partnership (CROPT), Cumbria Youth Alliance, Carlisle MENCAP, OutREACH Cumbria e The Heathlands Project.
Risultati e sfide Il programma ha avuto un impatto positivo sui partecipanti. Dopo averlo completato con successo, tre partecipanti stanno attualmente valutando opportunità di evoluzione della carriera e sono propensi a partecipare a varie iniziative comunitarie.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Hate Speech Alert Organizzazione: Interkulturalni Pl Status: ONG Area: Polonia Principale fonte di finanziamento: fondi SEE. Un gruppo di 11 volontari qualificati ha lavorato al progetto, monitorando i media Sito Web: www.hatespeechalert.org.pl, www.facebook.com/HSA.org, www.interkulturalni.pl, interkulturalnipl@gmail.com Missione e obiettivi INTERKULTURALNI PL e la fondazione Dialog-Pheniben operano per ridurre il discorso dell’odio in Polonia in un periodo in cui la xenofobia sta crescendo a seguito della crisi migratoria. Operano per lo sviluppo di una società aperta e multiculturale, intervenendo per ottenere la modifica del sistema giuridico, offrendo istruzione culturale e promuovendo il dialogo tra culture diverse.
Attività generali Una parte importante del loro lavoro è monitorare il discorso dell’odio online e sui media con il sostegno di volontari e attraverso varie attività (workshop, sessioni formative, stesura di manuali), al fine di educare le principali figure pubbliche per fare comprendere le ripercussioni del discorso dell’odio espresso e diffuso nel dibattito pubblico. Il progetto auspica di avere un impatto a lungo termine sulla riduzione del discorso dell’odio.
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Strategie per la prevenzione mirata Con una particolare attenzione su tre gruppi considerati più a rischio di essere vittime del discorso dell’odio in Polonia (musulmani, ebrei e comunità LGBT), il progetto agisce per prevenire il discorso dell’odio educando giornalisti e politici sull’impatto negativo che l’espressione di opinioni d’odio può avere su tali gruppi minoritari e sulle opinioni e i comportamenti della popolazione nel suo insieme. Due manuali, uno rivolto ai giornalisti e l’altro ai politici, sono stati elaborati, pubblicati e diffusi tra i parlamentari e diverse centinaia di organizzazioni giornalistiche per fornire loro informazioni sul problema. Sono stati organizzati sessioni formative, dibattiti con gruppi di esperti e workshop e sono stati elaborati rapporti per sensibilizzare ulteriormente sull’importanza di non diffondere il discorso dell’odio e influenzare l’opinione pubblica, al fine di evitarne la propagazione.
Partenariato e reti Partner principale: fondazione Dialog-Pheniben
Risultati e sfide In totale, hanno partecipato ai workshop 97 giornalisti e politici. L’associazione è stata in grado di diffondere ulteriormente il proprio messaggio grazie al fatto di essere stata invitata a numerosi eventi (programmi televisivi e campagne per contrastare il discorso dell’odio). È stata riscontrata una notevole riduzione del discorso dell’odio nei profili pubblici dei politici sui social media. Una carenza del progetto riguarda il fatto che i principali giornalisti e politici non hanno partecipato alle sessioni formative e non lo hanno fatto nemmeno quelli che sono particolarmente noti per il loro utilizzo del discorso dell’odio.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Progetto Together! Organizzazione: SOS Racismo Gipuzkoa (Spagna), SOS Racisme Catalunya (Spagna), KISA (Cipro), OPU (Repubblica ceca); Camera del Lavoro di Milano (Italia), Lunaria (Italia), Università di Roma - Osservatorio sul razzismo e diversità (Italia) Status: progetto congiunto Area: Paesi Baschi e Catalogna (Spagna), Milano e Roma (Italia), Praga (Repubblica ceca), Cipro. Principale fonte di finanziamento: Programma dell’Ue per i diritti fondamentali e la cittadinanza e contributi da parte delle organizzazioni aderenti. Sito Web: www.togetherproject.eu/about/ Missione e obiettivi Questo progetto mira a migliorare le capacità degli organismi preposti all’applicazione della legge e della società civile di rendere visibili i crimini d’odio nella società europea, primo passo per affrontare questo tipo di reato e le relative violazioni dei diritti fondamentali.
Attività generali Il progetto promuove quattro aree di lavoro principali: offrire programmi formativi sui crimini d’odio agli organismi preposti all’applicazione della legge, alle ONG e alle organizzazioni su base locale; sviluppare strumenti di raccolta dati per le ONG sulla segnalazione di crimini d’odio e protocolli per gli organismi preposti all’applicazione della legge; promuovere meccanismi di scambio di informazioni tra la società civile e gli organismi preposti all’applicazione della legge nei paesi coinvolti; stilare rapporti nazionali e un rapporto comparativo sui crimini d’odio sulla base dei dati raccolti dalle organizzazioni della società civile attraverso lo strumento di raccolta dei dati e organizzare conferenze internazionali sulle mancate segnalazioni dei crimini d’odio.
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Strategie per la prevenzione mirata Il progetto è suddiviso in quattro fasi:
sviluppo del programma e del materiale formativo, con una versione contente 13 moduli e una versione più breve di 10 moduli, disponibili in inglese e nelle lingue nazionali del progetto (spagnolo, italiano, greco e ceco);
corsi di formazione per i formatori delle organizzazioni partner che possono così formare a loro volta i membri della società civile e degli organismi preposti all’applicazione della legge nei paesi aderenti, nonché formazione per gli organismi preposti all’applicazione della legge e le ONG;
stesura di rapporti nazionali in base allo strumento standard di raccolta dei dati sui crimini d’odio che è stato creato;
divulgazione dei risultati del progetto attraverso il sito Web del progetto, una conferenza internazionale e altri strumenti divulgativi.
Partenariato e reti Unità nazionale spagnola dei capi e dei dirigenti della polizia locale (Unijepol), Associazione catalana dei capi e dei dirigenti della polizia locale (AAPOLC) e altre amministrazioni pubbliche.
Risultati e sfide Sono stati formati 501 membri di organismi preposti all’applicazione della legge e 267 professionisti della società civile sull’individuazione e la segnalazione dei crimini d’odio. La collaborazione e lo scambio di informazioni tra gli organismi preposti all’applicazione della legge e la società civile sono stati potenziati e il progetto ha reso i crimini d’odio più visibili nella società europea attraverso l’elaborazione di cinque rapporti approfonditi su tale problema.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Ouvre les yeux Organizzazione: associazione ALC Status: organizzazione della società civile Area: Nizza, Francia Principale fonte di finanziamento: i costi del personale sono coperti dal bilancio operativo del Centro di sistemazione e reinserimento sociale Lucioles (Centre d'hébergement et de réinsertion sociale) Sito Web ed e-mail: www.association-alc.net, p.hauvuy@association-alc.org Missione e obiettivi Fondata nel 1958, ALC è un’associazione che opera per e con le persone che hanno difficoltà a livello sociale e che sono escluse dalla società o stanno per esserlo. Inizialmente, ALC si concentrava sulle ragazze a rischio di prostituzione, ma nel tempo i suoi interventi si sono estesi a una vasta gamma di gruppi, dai bambini ai senzatetto.
Attività generali Organizzazione che si rinnova continuamente, ALC ha sviluppato una serie diversificata di metodi di intervento che includono scambi di esperienze faccia a faccia, azione collettiva, visite nelle case, tour nelle strade, workshop e contatti online. Il progetto “Ouvre les yeux” (“Apri gli occhi”) mira a combattere gli stereotipi e le opinioni dei residenti locali nei confronti dei problemi della prostituzione e della tratta di esseri umani nella provincia francese di Nizza e Alpi Marittime e a ridurre il senso di esclusione e discriminazione nelle vittime. Fa tutto questo attraverso l’educazione del pubblico generale e la formazione di professionisti sull’individuazione e la protezione delle vittime. Nell’ambito del progetto, è stata stabilita una serie di attività, ad esempio una conferenza, la creazione di un gruppo di lavoro e varie sessioni di mediazione e formazione.
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Strategie per la prevenzione mirata È stato istituito un gruppo di lavoro che riunisce i rappresentanti locali di tre partiti politici e dell’amministrazione locale della Metropoli Nizza-Costa Azzurra. Il suo lavoro ha consentito l’attuazione di diverse azioni, tra cui la mediazione con la cultura nigeriana destinata alle persone nigeriane che esercitano la prostituzione, dato l’elevato numero di ragazze a rischio di prostituzione provenienti da tale regione, la creazione di archivi di collegamento e l’organizzazione di una conferenza sulla tratta di esseri umani. Tra le altre misure di sensibilizzazione del pubblico generale sulla realtà della prostituzione figurano la mediazione tra i residenti e le persone che esercitano la prostituzione, la formazione degli operatori sociali e medici e delle forze dell’ordine, nonché servizi di sostegno alle vittime.
Partenariato e reti Servizi della città di Nizza (Comitato per la sicurezza locale e la prevenzione della criminalità e amministratori locali), servizi statali (diritti delle donne e prefettura), organizzazioni specializzate nel sostegno alle vittime, ricovero comunale di Nizza per le vittime, servizi di sicurezza urbana, membri della Commissione contro la violenza sulle donne.
Risultati e sfide L’associazione ha ricevuto commenti positivi dai non professionisti, i quali hanno dichiarato che la percezione delle prostitute è cambiata grazie a questo progetto. Il 19 giugno 2016, 200 persone hanno partecipato a una conferenza sulla tratta di esseri umani nel Mediterraneo.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Programma Significativo Azul Organizzazione: Federazione nazionale delle cooperative di solidarietà sociale (Fenacerci) e Polizia di sicurezza pubblica (PSP) Status: cooperative e polizia di sicurezza pubblica Area: livello nazionale, Portogallo Principale fonte di finanziamento: finanziamenti propri di Fenacerci e PSP Sito Web ed e-mail: www.fenacerci.pt, fenacerci@fenacerci.pt, www.psp.pt Missione e obiettivi Gli obiettivi principali di questo progetto sono formare la polizia e i professionisti che operano nel campo delle disabilità mentali e della riabilitazione sulla prevenzione dei maltrattamenti nei confronti delle persone con disabilità, al fine di proteggerle e consentire loro di esercitare i loro diritti umani e libertà fondamentali. Il progetto mira inoltre a promuovere la cooperazione tra le istituzioni specializzate e la polizia e a migliorare le competenze in materia di comunicazione e informazione degli agenti di polizia.
Attività generali Il progetto presenta tre tipi di attività: formazione, attuazione e monitoraggio. Queste attività coinvolgono una vasta gamma di attori e parti interessate, tra cui i professionisti che operano nel campo delle disabilità, i familiari delle persone con disabilità e la polizia.
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Strategie per la prevenzione mirata Durante la fase di formazione del progetto, vengono svolti corsi di formazione per i professionisti che operano nel campo delle disabilità e della riabilitazione, per fornire loro informazioni sul quadro giuridico in cui la polizia può intervenire, sulle procedure che devono seguire per individuare i reati nei confronti delle persone con disabilità e raccogliere prove e su come comunicare efficacemente con la polizia. Nella fase di attuazione, il progetto promuove l’utilizzo del programma “estou aqui” (sono qui) istituito dalla polizia portoghese per dotare gli adulti vulnerabili (come anche i bambini) di braccialetti che consentono alla polizia di individuare facilmente familiari o assistenti nel caso in cui la persona sia in stato confusionale in uno spazio pubblico. Il progetto prevede inoltre campagne informative per i familiari sui diritti delle persone con disabilità mentali e sul problema della violenza domestica. Nella fase di monitoraggio, vengono organizzati forum e dibattiti tra la polizia e le organizzazioni associate a Fenacerci con lo scopo di sensibilizzare sui diritti delle persone con disabilità mentali e di favorire sinergie.
Partenariato e reti Polizia di sicurezza pubblica (PSP), Federazione nazionale delle cooperative di solidarietà sociale (Fenacerci), Istituto nazionale per la riabilitazione (INR, I.P.) e Confederazione nazionale delle istituzioni di solidarietà (CNIS).
Risultati e sfide Il programma è riuscito a mettere in luce il fenomeno sociale della violenza associata alle disabilità. Secondo i dati disponibili, nel 2015, attraverso il programma sono stati formati 1.351 agenti di polizia e sono state organizzate 229 sessioni di sensibilizzazione a livello locale. Nel 2016, sono state organizzate 68 sessioni di sensibilizzazione per i professionisti, le persone con disabilità e i loro familiari. Inoltre, la polizia è intervenuta in 209 casi segnalati che riguardavano vittime con disabilità mentali e problemi di salute mentale e sono stati registrati 39 procedimenti penali.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Meet2respect Organizzazione: Leadership Berlin - Netzwerk Verantwortung e.V. Status: ONG/associazione ai sensi della legislazione tedesca Area: Berlino, Germania Principale fonte di finanziamento: il dipartimento della Cultura del Senato di Berlino cofinanzia i costi del personale. La fondazione Axel Springer ha fornito un finanziamento una tantum per il progetto. Sito Web ed e-mail: www.meet2respect.de, susanne.kappe@meet2respect.de Missione e obiettivi Leadership Berlin - Netzwerk Verantwortung e.V. promuove la diversità, l’impegno civico e la capacità di pensiero critico, nonché una cultura del dialogo e della comunicazione. Il suo gruppo di riferimento principale è formato da leader e responsabili delle decisioni nelle istituzioni pubbliche, le organizzazioni della società civile e le imprese private. Il suo progetto meet2respect mira specificamente a favorire il dialogo, il rispetto e la tolleranza tra i giovani al fine di prevenire la violenza e la discriminazione basate su motivazioni religiose, nonché la sfiducia tra gruppi religiosi diversi.
Attività generali L’associazione organizza e coordina una varietà di progetti e attività sui temi di antisemitismo, omofobia, pregiudizi contro i musulmani, fenomeno dei senzatetto, rifugiati e delinquenza tra i giovani. Il progetto meet2respect promuove la tolleranza religiosa attraverso l’organizzazione di visite nelle scuole da parte di leader religiosi di diverse fedi, visite da parte di studenti nelle sinagoghe e nelle moschee e tour in bicicletta che coinvolgono i leader religiosi ebraici e musulmani.
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Strategie per la prevenzione mirata Una delle parti principali del progetto meet2respect prevede l’organizzazione di visite nelle scuole da parte di leader religiosi cristiani, musulmani ed ebraici. Le scuole con una maggioranza di studenti musulmani agiscono preventivamente contro l’antisemitismo attraverso la visita da parte di un imam e di un rabbino, il quale riceve sostegno dall’imam durante le sessioni. Le classi con pochi o nessuno studente musulmano, invece, vengono visitate da imam per facilitare il contatto tra gli studenti e il rappresentante dell’Islam e cercare di prevenire i pregiudizi contro i musulmani. Durante tali visite, i leader religiosi promuovono il rispetto interreligioso e condannano l’esclusione, la discriminazione e la violenza. Altre strategie per prevenire la discriminazione religiosa includono le visite sopra citate presso le sinagoghe e le moschee e tour in tandem, durante i quali i rabbini e gli imam si sono recati in vari luoghi di culto e istituzioni religiose a Berlino. Inoltre, sono stati ugualmente organizzati scambi di opinioni tra le comunità musulmana e LGBT per promuovere la tolleranza.
Partenariato e reti Partner associati: moschea Sehitlik di Berlino, comunità ebraica di Berlino e Chabad Lubawitsch. Partner informali: rete di leadership LGBT Völklinger Kreis, Berliner Missionswerk “Interreligious Dialogue”, varie scuole e congregazioni ebraiche, cristiane e musulmane.
Risultati e sfide Finora, 45 classi scolastiche, ciascuna con una media di 25 studenti, sono state visitate da leader religiosi nell’ambito del progetto. Il progetto ha aiutato i giovani a riflettere in modo critico sugli stereotipi religiosi e ha consentito ad alcuni studenti che non erano mai entrati in contatto con un ebreo o con un musulmano di farlo per la prima volta in un ambiente positivo e controllato. Una delle sfide è la diffidenza da parte delle autorità locali e delle scuole nei confronti dei collaboratori musulmani. Inoltre, vi sono problemi in termini di finanziamento, in quanto i finanziamenti vengono forniti solo per i nuovi progetti ed è difficile sostenere i costi del personale.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Gruppi confessionali e crimini d’odio Organizzazione: Communities Inc Status: impresa sociale Area: Nottingham, Regno Unito Principale fonte di finanziamento: sostegno finanziario da parte di Faith Action e Together in Service, abbinato a risorse proprie di Communities Inc Sito Web ed e-mail: www.communitiesinc.org.uk, shamsher@communitiesinc.org.uk Missione e obiettivi Communities Inc è un’impresa sociale a livello nazionale guidata da persone appartenenti alla minoranza nera e a altre minoranze etniche (Black and Minority Ethnic -BME), il cui obiettivo principale è creare progetti innovativi per rispondere alle necessità delle aziende, delle comunità e delle organizzazioni, al fine di sostenere le comunità più vulnerabili della società. Opera per coinvolgere i gruppi emarginati e promuovere le loro opinioni e necessità, influenzare le persone e le politiche per attuare soluzioni realistiche e sostenibili e sviluppare approcci/progetti creativi che rafforzino le capacità delle persone e delle organizzazioni.
Attività generali L’attività di Communities Inc è incentrata sull’abbattimento delle barriere, per emancipare, stimolare e sviluppare il potenziale di persone e organizzazioni. Ciò include la creazione di capacità e progetti/iniziative che favoriscono l’integrazione sostenibile e la collaborazione.
Strategie per la prevenzione mirata Per questo progetto, sono stati sostenuti diversi gruppi religiosi per esaminare come possano promuovere messaggi di tolleranza, coesione e lotta contro le disuguaglianze nelle comunità e nei luoghi di lavoro.
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Il progetto Gruppi confessionali e crimini d’odio mira a sensibilizzare i gruppi religiosi sui crimini d’odio, fornire loro consigli su come integrare nelle loro attività la consapevolezza dei crimini d’odio, la prevenzione e il sostegno e incoraggiare l’unità e la coerenza, sottolineando l’impegno di numerosi leader religiosi di diverse fedi. Nell’ambito di questo progetto, è stata elaborata una breve guida per i gruppi religiosi sulle azioni che possono intraprendere per affrontare i crimini d’odio e sostenere le vittime. I leader religiosi cristiani, induisti, sikh, ebraici e musulmani hanno contribuito all’elaborazione della guida e sono stati consultati su come sensibilizzare sui crimini d’odio e fornire un migliore sostegno alle vittime. Per ottenere un impatto maggiore e un sostegno per l’attuazione, la guida è stata divulgata attraverso vari workshop. Sono stati organizzati diversi workshop con i leader religiosi. Successivamente, la guida è stata distribuita a oltre 400 gruppi religiosi.
Partenariato e reti Tra i partner principali del progetto figurano otto gruppi religiosi che hanno contribuito all’elaborazione della guida, la diocesi di Southwell, Nottingham City Homes e Dr Sanghera (studioso e accademico in ambito interreligioso).
Risultati e sfide A seguito del progetto, alcuni gruppi religiosi aderenti hanno avviato attività in tema di crimini d’odio, relative in particolar modo alla sensibilizzazione dei loro fedeli e all’offerta di sostegno alle vittime. Alcuni gruppi religiosi e i rispettivi leader hanno dichiarato di avere una conoscenza più approfondita e di aver migliorato la propria fiducia nella capacità di affrontare i crimini d’odio. La guida pubblicata si è aggiudicata un premio nazionale per la prevenzione dei crimini d’odio. Uno degli ostacoli principali è stato il diverso livello di interesse dei vari gruppi religioso. Ciò ha limitato la coerenza dei messaggi che il progetto aveva inizialmente auspicato di potere diffondere nelle comunità religiose. La guida è stata distribuita a tutti i gruppi religiosi in tutto il Nottinghamshire.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Quinzaine de la Diversité Organizzazione: rete Bruno@ttitudes, zona di polizia “Polbruno” Status: polizia locale Area: zona di polizia locale - Schaerbeek - Evere - Saint-Josse-ten-Noode (Bruxelles, Belgio). Principale fonte di finanziamento: nessun finanziamento specifico; i membri della rete dedicano parte del tempo lavorativo al progetto Sito Web ed e-mail: www.polbruno.be/, theo.vangasse@polbruno.be, dirprox@polbruno.be Missione e obiettivi Bruno@ttitudes è una rete di persone di riferimento creata nel 2008 per promuovere la diversità. Questa rete si rivolge alle forze di polizia locale nell’area di Bruxelles, in Belgio. Il suo obiettivo è promuovere una cultura della diversità e contrastare i discorsi e le azioni discriminatori, nonché intervenire contro la discriminazione, il razzismo e l’omofobia nei luoghi di lavoro o nella sfera privata.
Attività generali I temi affrontati dalla rete includono la sensibilizzazione alla diversità, i valori morali aziendali, il rispetto della diversità nella gestione delle risorse umane e il rispetto dei diritti umani, soprattutto nei processi di selezione del personale. Periodicamente viene pubblicato e divulgato materiale informativo, tra cui una rivista mensile. Inoltre, la rete organizza “La Quinzaine de la Diversité” (“Le due settimane della diversità”) ogni due anni.
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Strategie per la prevenzione mirata Le due settimane della diversità consistono nell’organizzazione di circa 10 workshop formativi per gli agenti di polizia su argomenti come la non discriminazione, l’uguaglianza e la diversità. Al termine delle due settimane si tiene una conferenza stampa.
Partenariato e reti Centro interfederale per le pari opportunità (UNIA) Tra le organizzazioni invitate a partecipare all’evento delle due settimane figurano Fedasil, Rainbowcops, Womenpol, la polizia federale e Foyer.
Risultati e sfide L’obiettivo di creare consapevolezza tra il personale di polizia è stato raggiunto. Durante i due eventi di due settimane organizzati finora (nel 2013 e nel 2015), circa 300 membri della polizia locale hanno partecipato ad almeno un workshop e hanno successivamente fornito commenti positivi. Dato l’elevato grado di apprezzamento, alcuni workshop sono stati riorganizzati diverse volte.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Gestione della diversità da parte della polizia Organizzazione: Comune di Madrid, Comune di Silla, piattaforma per la gestione della diversità da parte della polizia Status: polizia locale Area: Comuni di Madrid e Silla e livello nazionale, Spagna Principale fonte di finanziamento: finanziamento comunale e sostegno dei partner E-mail: Madrid: delitosdeodio@madrid.es, Silla: www. polciaydiversidad.es Piattaforma: davidgarfellagil@gmail.com Missione e obiettivi La piattaforma per la gestione della diversità da parte della polizia è stata creata nel 2010 come luogo di incontro tra la polizia e le organizzazioni della società civile che rappresentano la diversità in Spagna. Il suo scopo è incoraggiare e promuovere cambiamenti nelle istituzioni di polizia per migliorare le loro procedure operative e garantire un trattamento equo e non discriminatorio a tutti, soprattutto ai gruppi minoritari.
Attività generali Le attività svolte dalla piattaforma per la gestione della diversità da parte della polizia includono la sensibilizzazione sulla necessità di sviluppare politiche di gestione della diversità sociale, la promozione del miglioramento della formazione della polizia sulla gestione della diversità, la promozione di relazioni migliori tra i servizi pubblici di polizia e le comunità minoritarie e la definizione di criteri per gli arresti e le perquisizioni da parte della polizia. La piattaforma ha ispirato le forze di polizia municipale di Madrid e Silla (un comune situato nella regione di Valencia) a offrire sostengo alle comunità locali e a collaborare con loro per migliorare le relazioni tra polizia e popolazione e l’accettazione della diversità.
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Strategie per la prevenzione mirata A Silla, attraverso il progetto “Polizia e diversità”, vengono adottate una serie di strategie che includono dibattiti e sessioni formative per comunità di studenti sui valori della cittadinanza, potenziamento della legislazione penale sui crimini d’odio e formazione della polizia sulla gestione della diversità in modo più professionale. A Madrid, nell’ambito dell’“Unità per la gestione della diversità”, le strategie includono l’aumento del contatto con la società civile per migliorare le relazioni tra polizia e popolazione, la gestione delle denunce di crimini d’odio commessi sia di persona che sui social network e l’offerta di assistenza, protezione e sostegno alle vittime dei crimini d’odio.
Partenariato e reti I partner della piattaforma includono principalmente l’Unità nazionale dei capi e dei dirigenti della polizia locale (Unijepol), la fondazione segretariato gitano (Fundación Secretariado Gitano), la Fondazione RAIS, l’associazione degli agenti di polizia gay e lesbiche (Gaylespol) e l’Open Society Justice Initiative (OS). Sebbene non siano presenti partner ufficiali per Silla, il lavoro permanente viene svolto dalle ONG Movement against Intolerance e Welcome Network e dal Centro di cultura islamica di Valencia.
Risultati e sfide A Silla, segni d’odio (graffiti, stereotipi, pregiudizi e crimini d’odio) si sono ridotti notevolmente; in particolare c’è stata una riduzione del 79% dei casi di discriminazione. Gli ostacoli incontrati finora includono il razzismo internalizzato nei corpi di polizia e una mancanza di risorse economiche.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
2.5 Sostegno alle vittime
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Sebbene la violenza discriminatoria riguardi l’intera società e debba essere affrontata a tutti i livelli, le singole vittime non devono essere dimenticate. Incidenti come insulti, molestie, aggressioni, intimidazioni, costrizioni, aggressioni sessuali o lesioni personali potrebbero causare varie forme di danno fisico o psicologico significativo. Le persone vengono prese di mira a causa di caratteristiche che sono parte integrante della loro identità e non possono essere dissociate dagli elementi essenziali della loro esistenza e questo potrebbe aggravare ulteriormente le conseguenze e gli effetti di tali attacchi (vedere Kees et al. 2016:19f). Se le vittime vengono lasciate a loro stesse e non ricevono il sostegno necessario, si può determinare l’insorgere di rabbia e frustrazione, perdita di fiducia nelle istituzioni pubbliche o nella società in generale, riduzione o abbandono della partecipazione ai processi collettivi e sociali o perdita di rispetto delle norme e dei valori di una società che non ha saputo fornire una risposta chiara e appropriata alla vittimizzazione. È in questo contesto che il sostegno alle persone esposte a queste inaccettabili violazioni dei loro diritti nel loro percorso verso la giustizia rappresenta una parte essenziale delle strategie per contrastare la violenza discriminatoria. Ciò che serve è il sostegno alle vittime da parte di agenzie e organizzazioni qualificate che offrano ad esempio consulenza legale e psicologica professionale e sostegno psicologico, agevolino l’accesso ai servizi medici, possano offrire sostegno finanziario in casi di estrema necessità, assistano le vittime durante le loro richieste alle compagnie assicurative ecc.1 Le pratiche documentate in questa sezione prevedono la cooperazione e la mobilitazione di una varietà di servizi offerti a livello comunale e regionale per fornire un sostegno professionale e adeguato alle vittime di violenza discriminatoria e di crimini d’odio. L’offerta si rivolge a diversi gruppi, tra cui vittime di episodi di avversione contro le persone LGBT, donne e bambini
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18- La necessità di tali servizi è sempre più riconosciuta anche a livello transnazionale. A livello europeo, la relativamente recente Direttiva a tutela delle vittime (2012/29/UE) richiede agli Stati membri di valutare le necessità delle vittime di crimini d’odio e di indirizzare le vittime verso i servizi di assistenza appropriati e gli organismi preposti all’applicazione della legge adeguatamente formati.
che hanno subito violenze basate sul genere o studenti vittimizzati da comportamenti discriminatori a scuola. Questi servizi sono offerti principalmente dalle organizzazioni della societĂ civile che hanno grande esperienza nella consulenza in ambito psicosociale e una conoscenza approfondita delle necessitĂ del gruppo di riferimento. Tuttavia, anche le unitĂ specializzate gestite dalle autoritĂ locali o i funzionari di polizia di collegamento potrebbero offrire tali servizi, fornire il proprio contributo al riguardo o collaborare con le istituzioni di sostegno alle vittime.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Progetto ADAS Organizzazione: Life e.V. Status: organizzazione non profit Area: Berlino, Germania Principale fonte di finanziamento: Fondazione della lotteria tedesca Sito Web ed e-mail: www.adas-berlin.de/, yegane@adas-berlin.de Missione e obiettivi Life e.V. è un’organizzazione non profit indipendente che dal 1988 offre servizi in ambito di istruzione, consulenza e lavoro in rete. Lo scopo di questo progetto è contribuire alla non discriminazione in ambito scolastico, attraverso il miglioramento della protezione istituzionale contro la discriminazione. Inoltre, il progetto mira ad aiutare gli studenti, i genitori, i docenti e il personale scolastico che vivono esperienze di discriminazione nelle scuole e a sostenere le scuole nell’attuazione di regole antidiscriminazione.
Attività generali Questo progetto è incentrato su un servizio di assistenza per le vittime di discriminazione nelle scuole e su un sistema interno per la gestione delle denunce in ambito scolastico, al fine di affrontare il diffuso problema della discriminazione negli istituti scolastici tedeschi.
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Strategie per il sostegno alle vittime Il centro di consulenza ADAS (Anlaufstelle für Diskriminierungsschutz an Schulen – Italiano: Servizio di assistenza per la discriminazione nelle scuole) offre sostegno a studenti, genitori, personale scolastico o terze parti vittime di discriminazione, fornendo consulenza indipendente e assistenza. Documenta e valuta tutti i casi di discriminazione. Inoltre, sviluppa un sistema interno per la gestione delle denunce di episodi di discriminazione e misure preventive per la non discriminazione e l’inclusività nelle scuole ed elabora linee guida per le scuole su come affrontare i casi di discriminazione. Infine, attua le raccomandazioni per l’elaborazione di un quadro istituzionale per la gestione delle denunce di discriminazione, al fine di gestire in modo efficace i casi di discriminazione nelle scuole in base ai risultati e ai dati raccolti nell’ambito del progetto.
Partenariato e reti Dipartimento dell’Istruzione del Senato di Berlino, ufficio distrettuale di Berlino Neukölln, Ufficio statale per la parità di trattamento e contro la discriminazione di Berlino (LADS), varie organizzazioni della società civile nel settore dell’educazione non formale e organizzazioni che rappresentano diversi gruppi (LGBT, migranti, musulmani, Rom e Sinti).
Risultati e sfide Finora, i risultati osservati permettono di constatare livelli più elevati di consapevolezza e di interventi nelle scuole riguardanti tutte le forme di discriminazione e una crescente apertura degli istituti scolastici ad affrontare la discriminazione.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Le vittime del crimine dell'odio si avvalgono di un programma Organizzazione: Mayor’s Office for Policing and Crime (MOPAC) Status: ente operativo della Greater London Authority Area: quartieri londinesi di Westminster e Hackney, Regno Unito Principale fonte di finanziamento: accordo di sovvenzione per l’erogazione di un anno di servizio in due quartieri di Londra, fornito attraverso i fondi per i servizi alle vittime del MOPAC Sito Web ed e-mail: www.london.gov.uk/what-we-do/mayorsoffice-policing-and-crime-mopac/our-strategies/hate-crime Missione e obiettivi Il sindaco ha assunto dieci chiari impegni per combattere i crimini d’odio nel suo Piano “Police and Crime”. Tra questi, si possono citare le iniziative volte a incoraggiare la denuncia da parte delle vittime attraverso misure quali app per smartphone e strutture online dove segnalare i crimini d’odio e l’estensione del progetto Hate Crime Victims Advocates in tutta la città di Londra. L’obiettivo del progetto Hate Crime Victims Advocates è affrontare la mancanza di segnaletica per orientare e indirizzare le vittime di crimini d’odio a Londra ai servizi di assistenza appropriati, che può portare all’impossibilità per la vittima di riprendersi dopo l’episodio, alla vittimizzazione ripetuta e all’abbandono dei procedimenti penali, qualora la vittima non abbia il sostegno necessario per muoversi in modo competente nel sistema giudiziario penale.
Attività generali Da aprile 2016, il progetto pilota di questa iniziativa impiega professionisti per fornire assistenza personale in prima linea alle vittime dei crimini d’odio. Il progetto si rivolge alle vittime coinvolte in casi complessi, che possono essere considerate “vulnerabili” o “ad alto rischio”.
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Strategie per il sostegno alle vittime Il progetto Hate Crime Victims Advocates è stato sviluppato per offrire una migliore assistenza alle vittime attraverso un servizio appropriato, con l’obiettivo di consentire alle vittime di prendere decisioni consapevoli, aiutarle nella pianificazione della sicurezza per ridurre la vittimizzazione ripetuta e collaborare con le organizzazioni partner per assicurare alle vittime il risultato migliore, a prescindere dal fatto che scelgano o meno di ricorrere al sistema giudiziario penale. Il progetto pilota impiega un consorzio di professionisti appartenenti a gruppi che coprono tutti gli ambiti dei crimini d’odio, chiamato Community Alliance to Combat Hate (CATCH). Il progetto è stato creato per fornire sostegno personale in prima linea per un numero di casi di vittime di crimini d’odio. Il consorzio CATCH ha intrapreso un programma di comunicazione e interazione con la polizia, le autorità locali e i gruppi della comunità per far conoscere il programma. Vengono forniti sistemi di sostegno psicologico e pratico, nonché assistenza su come muoversi nel sistema giuridico penale. Il progetto è rivolto alle vittime che possono essere considerate “vulnerabili” o “ad alto rischio”.
Partenariato e reti Consorzio CATCH che realizza il progetto attraverso un accordo di sovvenzione.
Risultati e sfide Attualmente, le vittime ricevono un sostegno appropriato da parte di esperti, al quale non potevano accedere prima del progetto. Ormai i funzionari di collegamento del corpo di polizia (Metropolitan Police Service) specializzati in crimini d’odio collaborano con il consorzio per offrire un sostegno congiunto alle vittime e per ridurre la vittimizzazione ripetuta.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Ricovero per donne e bambini vittime di violenza domestica Organizzazione: Comune di Heraklion Status: Comune Area: Heraklion, Grecia Principale fonte di finanziamento: finanziato dal programma europeo ESPA (che copre i costi del personale, le apparecchiature e le spese). Sito Web ed e-mail: www.heraklion.gr, filoxenia@heraklion.gr Missione e obiettivi Il progetto mira a offrire protezione e sicurezza alle donne che hanno subito discriminazione o violenza. Il suo obiettivo è inoltre educare contro la violenza basata sul genere e quindi prevenirla all’interno della comunità di Heraklion.
Attività generali Tra le attività figurano l’offerta di una casa rifugio e di sostegno alle donne di qualsiasi origine che sono state o rischiano di essere vittime di violenza domestica o discriminazione e ai loro figli. Vengono inoltre condotte campagne contro la violenza basata sul genere. Il ricovero può ospitare fino a 21 persone ed è gestito da un team di operatori (un responsabile dell’amministrazione, un operatore sociale, uno psicologo, uno psicologo infantile, un supervisore delle strutture e guardie di sicurezza operative 24 ore su 24).
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Strategie per il sostegno alle vittime Le donne possono rimanere presso la struttura di ricovero fino a tre mesi (se necessario, possono estendere la loro permanenza). Sono protette e ricevono sostegno psicologico attraverso consulenze individuali e di gruppo. Ricevono inoltre assistenza per accedere ai servizi pubblici come le scuole, gli ospedali, l’ufficio del pubblico ministero e il welfare, vengono informate dei loro diritti e vengono aiutate a trovare un lavoro. Il personale della casa rifugio organizza inoltre interventi su base comunitaria per prevenire la discriminazione e la violenza domestica. Il materiale informativo (opuscoli, manifesti, ecc.) viene distribuito in tutti dipartimenti comunali per sensibilizzare sulla violenza domestica. Inoltre, vengono organizzate campagne in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre), che prevedono la distribuzione di opuscoli, una conferenza stampa e una mostra d’arte ispirata dalle esperienze di abuso subite dalle donne.
Partenariato e reti Il progetto viene realizzato dal Comune di Heraklion e dalla Regione di Creta ed è condotto dall’Agenzia ellenica per lo sviluppo locale e dal governo per conto del Ministero dell’Interno. Fanno parte del progetto anche centri di consultazione, ricoveri, linee telefoniche di emergenza, servizi sociali, la polizia, servizi di assistenza per minori e l’ufficio del pubblico ministero. Esiste un partenariato ufficiale con un ospedale.
Risultati e sfide Finora il ricovero è riuscito ad aiutare le donne a riconquistare un senso di controllo della loro vita. La maggior parte delle donne che ha lasciato il ricovero si è successivamente trasferita in una nuova casa. La maggior parte delle donne disoccupate è riuscita a trovare un lavoro.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Progetto SAVE Organizzazione: Casa delle donne per non subire violenza Status: organizzazione non profit Area: Bologna, Italia Principale fonte di finanziamento: finanziata dal Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sito Web: www.casadonne.it Missione e obiettivi La Casa delle donne per non subire violenza è un’organizzazione impegnata nella lotta contro ogni forma di violenza basata sul genere in Italia. Gli obiettivi del suo progetto Sicurezza e Accoglienza per Vittime in Emergenza (SAVE) sono offrire protezione alle donne e ai bambini vittime di violenza, creare una rete specializzata nel fornire ospitalità alle vittime ad alto rischio e migliorare il senso di fiducia verso le istituzioni che sostengono le vittime.
Attività generali Il progetto fa parte di una strategia globale volta a promuovere reti a livello locale e nazionale volte a collaborare per la protezione delle donne e dei bambini dalla violenza basata sul genere. L’obiettivo generale è offrire un ricovero di emergenza alle donne oggetto di violenze. Le segnalazioni vengono fatte dalla polizia, dai servizi di emergenza o dai servizi sociali di emergenza.
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Strategie per il sostegno alle vittime La Casa delle donne offre una varietà di servizi alle donne che sono state vittime di violenza basata sul genere: il ricovero di emergenza di SAVE (nove posti letto) fornisce una sistemazione temporanea alle donne e ai loro bambini. Sono disponibili anche appartamenti “nascondiglio” (il cui indirizzo viene mantenuto segreto). Il programma offre inoltre alle donne consulenza, assistenza legale, mediazione culturale e sessioni di gruppo.
Partenariato e reti Il progetto è stato sostenuto dal Comune e dalla Provincia di Bologna, dall’Unione Donne in Italia (UDI), dai Carabinieri e dalla polizia.
Risultati e sfide Tra novembre 2012 e metà giugno 2017, il centro di emergenza SAVE ha ospitato un totale di 293 donne e bambini. Su 142 donne ospitate, 116 hanno deciso di rimanere e proteggere se stesse e i propri figli dalla violenza. Dopo aver lasciato il rifugio, hanno ricevuto l’aiuto della rete ed alcune di loro si sono trasferite in sistemazioni fornite dalla Casa delle donne o altre sistemazioni disponibili nell’area. Altre sono tornate a casa, ma solo dopo avere ottenuto un’ordinanza restrittiva contro i propri partner. Ventisei hanno deciso di cercare la riconciliazione con il proprio partner.
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PRATICA: App per smartphone per la segnalazione di crimini d’odio Organizzazione: Mayor’s Office for Policing and Crime (MOPAC) Status: ente operativo della Greater London Authority Area: Metropolitan Police District di Londra, Regno Unito Principale fonte di finanziamento: fondi per i servizi alle vittime del MOPAC Sito Web ed e-mail: www.london.gov.uk Missione e obiettivi Il Mayor’s Office for Policing and Crime (MOPAC) si occupa della supervisione strategica del Metropolitan Police, il più grande corpo di polizia del Regno Unito. Nel 2014, il MOPAC ha pubblicato “A Hate Crime Strategy for London 2014-2017”, la prima strategia di Londra per combattere tutte le forme di crimini d’odio. Il sindaco desidera sviluppare i risultati ottenuti con tale strategia adottando un approccio di tolleranza zero a tutte le forme di intolleranza, estremismo e odio nella città di Londra. Il MOPAC ha quattro obiettivi principali nella sua azione contro i crimini d’odio: sviluppare modi più accessibili per la segnalazione dei crimini d’odio, migliorare l’assistenza alle vittime di crimini d’odio, sviluppare l’approccio ai crimini d’odio commessi online e migliorare il controllo e la trasparenza della risposta della giustizia penale ai crimini d’odio.
Attività generali Il sindaco ha assunto dieci chiari impegni per combattere i crimini d’odio nel suo Police and Crime Plan. Alcuni di questi sono incoraggiare la denuncia da parte delle vittime attraverso misure quali app per smartphone e strutture online per segnalare i crimini d’odio ed estendere il progetto Hate Crime Victims Advocates in tutta la città di Londra.
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Strategie per il sostegno alle vittime Commissionata nel 2015, l’app per la segnalazione dei crimini d’odio è gratuita e può essere scaricata su dispositivi Apple o Android. Consente alle vittime di segnalare immediatamente un incidente. Le informazioni arrivano direttamente alla polizia attraverso un server protetto. Gli utenti possono caricare materiale fotografico o video come parte della segnalazione e possono inviare una dichiarazione verbale o filmati dell’incidente. In questo modo il processo di segnalazione della perpetrazione di un crimine d’odio risulta semplice, le prove possono essere acquisite e conservate facilmente e le vittime possono accedere immediatamente alle informazioni sui servizi di assistenza disponibili.
Partenariato e reti Witness Confident, lo sviluppatore a cui è stata commissionata l’app attraverso una convenzione di sovvenzione, il Metropolitan Police Service (MPS).
Risultati e sfide Il numero iniziale di segnalazioni tramite l’app non era soddisfacente; nel corso del primo anno sono state effettuate 200 segnalazioni. Tale numero è aumentato a seguito di un programma di coinvolgimento e sensibilizzazione delle vittime, dei gruppi della comunità e degli agenti di polizia. L’app si è rivelata particolarmente utile per le vittime di reati reiterati. È stata utilizzata per la segnalazione di qualsiasi reato, compresi i crimini d’odio, e gli agenti del Metropolitan Police Service hanno espresso il desiderio di estenderne l’utilizzo alle vittime di abusi domestici.
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PRATICA: Programma integrato di violenza domestica Organizzazione: città di Malmö Status: Comune Area: Malmö, Svezia Principale fonte di finanziamento: fondi comunali Sito Web: www.malmo.se Missione e obiettivi L’organo esecutivo dell’autorità locale di Malmö ha assegnato al consiglio amministrativo del centro-sud il compito di elaborare un programma d’azione per l’intera collettività locale sulla prevenzione della violenza contro le donne. È stata evidenziata la necessità per gli organi pertinenti di sviluppare un’operazione collaborativa in base alla situazione e alle esigenze delle donne e dei minori esposti a violenza. Gli obiettivi più importanti sono fare luce sugli atti di violenza che vengono commessi all’interno di relazioni intime e fornire alle vittime il sostegno necessario affinché possano sentirsi al sicuro quando segnalano tali violenze.
Attività generali Per raggiungere questo obiettivo principale e per sostenere le vittime, vengono organizzate attività di informazione e sensibilizzazione insieme a diversi partner. Le informazioni sul problema e sull’esistenza di iniziative specifiche vengono fornite sia alle donne e ai minori vittimizzati che agli autori dei reati. I media hanno un ruolo importante nella circolazione delle informazioni. La conoscenza del problema è stata diffusa a una serie di gruppi attraverso visite in scuole, club, associazioni e vari luoghi di lavoro, condotte ad esempio da rappresentanti della polizia e dei servizi sociali. Poiché il 26% della popolazione di Malmö proviene da paesi al di fuori della Svezia, le brochure informative sono disponibili in otto lingue.
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Strategie per il sostegno alle vittime L’Integrated Domestic Violence Programme è stato concepito sulla base di un quadro concreto delle necessità delle donne che sono state vittime di aggressioni. Le donne che hanno subito tali aggressioni necessitano di cure per le lesioni (da parte del settore sanitario), devono segnalare le aggressioni (alla polizia) e hanno bisogno di sostegno sotto forma di consulenza (fornita dalle autorità locali) per potersi allontanare da una relazione di abusi. Il programma di azione gode del sostegno dei decisori politici e dei professionisti a vari livelli: a livello politico, tra i responsabili pertinenti e tra coloro che si occupano dei singoli casi. Il programma dispone di un proprio gruppo direttivo formato da dirigenti dei servizi sociali, della polizia, del settore sanitario e del servizio penitenziario e di libertà vigilata e di un gruppo di coordinamento formato dai rappresentanti degli organi pertinenti.
Partenariato e reti I partner principali dell’Integrated Domestic Violence Programme di Malmö sono l’autorità locale, l’autorità di polizia e il settore sanitario.
Risultati e sfide Dall’inizio del progetto nel 1996, il numero di casi in cui una donna ha segnalato di essere stata aggredita da un conoscente di sesso maschile è aumentato del 50%. Rispetto alla prima fase del progetto, si è riscontrata una proporzione superiore di casi che hanno portato all’azione penale.
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PRATICA: Progetto MANEO Organizzazione: Mann-O-Meter e.V., punto di controllo e centro informazioni per i gay di Berlino Status: organizzazione non governativa/associazione ai sensi della legislazione tedesca Area: Berlino, Germania Principale fonte di finanziamento: finanziata in parte dal Dipartimento per la Giustizia del Senato di Berlino, si avvale di ulteriori fondi e donazioni per finanziare le sue attività ad ampio spettro Sito Web ed e-mail: www.maneo.de/eng, maneo@maneo.de Missione e obiettivi Il progetto MANEO è stato creato nel 1990 in risposta al preoccupante livello di incidenti basati su omofobia e transfobia, per contrastare la discriminazione contro le persone LGBT a Berlino e instaurare un dialogo con la polizia berlinese per modificare le operazioni e gli approcci della polizia riguardanti gli ambienti LGBT. MANEO è il progetto di lotta contro la violenza nei confronti dei gay più noto e più competente in Germania. Il suo personale offre consulenza a oltre 300 vittime di violenza ogni anno, registra gli atti di violenza contro i gay e svolge un’attività di relazioni pubbliche per la prevenzione della violenza.
Attività generali MANEO è incentrato su quattro aree di attività principali: offre assistenza alle vittime che hanno subito violenza basata su omofobia, fornisce un centro di segnalazione per documentare i casi di omofobia e transfobia a Berlino che vengono pubblicati in un rapporto annuale, opera per prevenire la violenza basata sull’omofobia e mettere le comunità LGBT di Berlino nelle condizioni di poter difendere la parità di diritti e la non discriminazione.
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MANEO mira a sensibilizzare i professionisti del sistema giuridico penale sulla violenza basata sull’omofobia e sui crimini d’odio e migliorare la cooperazione tra le autorità responsabili dell’azione penale e le comunità LGBT di Berlino. Mira inoltre a migliorare la segnalazione e il perseguimento dei crimini basati sull’omofobia creando fiducia tra le comunità LGBT e le forze di polizia e i pubblici ministeri.
Strategie per il sostegno alle vittime MANEO offre consulenza e assistenza professionali alle vittime di violenza e discriminazione. Le vittime spesso si sentono indifese e hanno l’impressione di servire gli interessi degli altri, ad esempio polizia, sistema giudiziario, compagnie assicurative o media. MANEO prende sul serio le paure e le preoccupazioni delle vittime di violenza e dei testimoni e fornisce assistenza in situazioni difficili. Fornisce consulenza su come gestire una denuncia alla polizia e sul procedimento penale e aiuta a valutare le potenziali alternative. Agevola il contatto con avvocati esperti, medici e altre istituzioni di sostegno. Inoltre, accompagna le vittime agli interrogatori di polizia e le assiste durante i procedimenti giudiziari che spesso si protraggono per molto tempo. La denuncia alla polizia non è un prerequisito per ottenere consulenza e sostegno.
Partenariato e reti Corpo di polizia di Berlino e Ufficio del pubblico ministero di Berlino; SOS Homophobie (Francia), Lambda/KPH (Polonia); Rainbow Project (Irlanda del nord) e Pink Cross (Svizzera), partenariati formalizzati con oltre 140 organizzazioni e istituzioni attraverso la “Berlin Tolerance Alliance”, coordinata da MANEO.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
Risultati e sfide L’interazione di MANEO con le autorità ha portato al reclutamento di funzionari di collegamento specializzati presso il servizio di polizia di Berlino (1992) e l’Ufficio del pubblico ministero di Berlino (2012). Questo modello ha ricevuto il plauso della Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) e di numerosi esperti di giustizia penale. Inoltre, la polizia di Berlino ora riconosce i crimini d’odio basati sull’omofobia e dal 2008 pubblica statistiche su questo fenomeno. Infine, la fiducia della comunità LGBT nelle autorità penali è aumentata, come dimostra il crescente numero di segnalazioni.
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2.6 Strategie trasversali per contrastare la violenza discriminatoria
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> La violenza discriminatoria è un fenomeno complesso, dalle diverse sfaccettature, come lo sono le strategie per affrontarla. Mentre le strategie presentate nelle sezioni precedenti sono state scelte perché formulano un obiettivo chiaro e delimitato e propongono misure coerenti e concrete per contrastare con determinazione la violenza discriminatoria, le pratiche presentate qui di seguito comportano procedure diverse. Sviluppano strategie più ampie, formulano una serie di obiettivi e sotto-obiettivi per la lotta alla discriminazione e alla violenza e una serie di misure e di attività per il loro conseguimento. Le pratiche presentate in questa sezione racchiudono veramente l’idea che l’odio, l’intolleranza e la violenza motivata da intenti discriminatori sono presenti in tutti i settori della società. Queste pratiche sono definite trasversali nel senso che associano diverse strategie, coinvolgono molteplici soggetti interessati e/o mirano esplicitamente ad attuare misure atte a contrastare la discriminazione e la violenza discriminatoria in una varietà di settori. Una città può ad esempio attivare azioni contro la discriminazione in modo da coinvolgere numerosi servizi e unità all’interno della propria amministrazione, riunendo amministratori locali, funzionari, magistrati e tecnici, che riescono in tal modo ad ampliare il know-how e le risorse che alimentano le loro strategie e ad allargare l’accesso alle risorse e alle opportunità di diffusione. D’altro canto, una comunità può ugualmente, invece di concentrarsi su un aspetto specifico, adottare un approccio più vasto e completo ed associare diverse misure di responsabilizzazione della comunità, supporto alle vittime e prevenzione. Possono inoltre esistere reti composte da una varietà di attori, coordinate da un servizio all’interno dell’amministrazione cittadina o da un’organizzazione della società civile.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Piano d'azione contro Berlino omopolimeri e la transfobia Organizzazione: Ufficio statale di Berlino per la parità di trattamento e la non discriminazione Status: strategia governativa Area: Berlino, Germania Principale fonte di finanziamento: finanziata dalla città di Berlino a l suo avvio (2010) Sito Web: www.berlin.de Missione e obiettivi Questo piano di interventi è basato su una risoluzione della Camera dei Rappresentanti di Berlino; l’iniziativa, intitolata “Berlino sostiene l’autodeterminazione e l’accettazione della diversità sessuale” è stata avviata nel 2010. Si propone una serie di obiettivi, comprendenti, ma non solo, la lotta contro l’omofobia e la transfobia, il miglioramento dell’istruzione e dell’informazione a scuola, il miglioramento delle ricerche in materia di diritti delle persone LGBTI a Berlino, l’aumento della partecipazione di organizzazioni LGBT nelle commissioni e comitati consultivi e una maggiore parità di trattamento giuridico in tutta la Germania.
Attività generali Il piano di interventi iniziale prevede oltre 60 misure in sei campi d’azione per contrastare l’omofobia e la transfobia, tra cui: commissionare ricerche, condurre attività nel campo della lotta contro la violenza e incoraggiare l’impegno internazionale. Le attività sono rivolte a tutti gli abitanti di Berlino, e in particolare alle persone appartenenti alla comunità LGBT, come pure al personale insegnante e agli allievi delle scuole.
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Strategie per contrastare la violenza discriminatoria Le misure adottate nel campo del contrasto alla violenza comprendono la creazione, presso il dipartimento del pubblico ministero, di un ufficio di contatto per le persone LGBT vittime di crimini d’odio, la realizzazione di una campagna multimediale mirante a sensibilizzare l’opinione pubblica e a migliorare la cooperazione tra le istituzioni federali (ad esempio, gli uffici del pubblico ministero) e progetti contro la violenza. Le ricerche commissionate nell’ambito del progetto, incentrate sulle iniziative per contrastare la violenza, hanno compreso studi condotti sulle esperienze di violenza e discriminazione e di accettazione della diversità sessuale negli istituti scolastici e sulla normativa tedesca relativa alle potenziali discriminazioni. A livello dell’impegno internazionale, le attività hanno incluso il co-finanziamento del Rainbow City Network nel 2013, mirante a contrastare la discriminazione basata sull’orientamento sessuale o l’identità di genere a livello locale in Europa tramite lo scambio di conoscenze e di esperienze. Oltre 30 città europee partecipano attualmente a questo network, a cui si sono aggiunte Città del Messico (Messico) e Sao Paulo (Brasile).
Partenariato e reti Lo Stato federale di Berlino, l’Ufficio statale di Berlino per la parità di trattamento e contro la discriminazione (LADS) presso il Dipartimento del Senato per la Giustizia, la Protezione dei consumatori e la lotta contro la discriminazione, tutti gli altri dipartimenti del Senato di Berlino, le comunità LGBT e le ONG.
Risultati e sfide Fino ad oggi, tra i risultati di questo piano d’azione figurano un maggior numero di strutture di supporto disponibili per la comunità LGBT e maggiori linee guida e attività di sensibilizzazione per la comunità su temi quali i diritti, l’accesso al mercato del lavoro e la tutela. Un rapporto di valutazione dei risultati del piano d’azione è stato pubblicato nel 2012 ed è consultabile sul sito: www.berlin.de.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Modello per l’integrazione degli immigrati Organizzazione: Municipio di Gdansk Status: strategia comunale Area: Danzica, Polonia Principale fonte di finanziamento: Contributo finanziario del Municipio. Finanziamenti esterni forniti dal Fondo per l’asilo e le migrazioni e da altri programmi, donazioni e sponsorizzazioni. Sito Web: www.gdansk.pl/migracje/ Model-Integracji-Imigrantow,a,61064 Missione e obiettivi Il progetto rappresenta la prima iniziativa lanciata in Polonia per un approccio sistematico all’immigrazione a livello cittadino. Mira a sviluppare le capacità di gestione dei migranti in tutte le istituzioni pubbliche e sociali della città di Danzica e a migliorare l’integrazione e il benessere degli immigrati in tutte le sfere della vita locale.
Attività generali Il Modello per l’integrazione degli immigrati (Model Integracji Imigrantów, MII) su cui si basa questo programma è un piano esecutivo per l’attuazione dei programmi operativi della strategia di sviluppo intitolata ‘Gdansk 2030 Plus’. Si concentra su una vasta gamma di settori, tra cui l’educazione, la cultura, la sicurezza sociale, l’alloggio, la prevenzione della violenza e della discriminazione, le comunità locali, l’occupazione e la salute.
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Strategie di supporto alle vittime Le strategie delineate nel documento propongono, ma non solo, l’adeguamento delle strutture universitarie per soddisfare maggiormente le esigenze degli studenti stranieri, la creazione e lo sviluppo di una rete di responsabili locali per l’integrazione, l’inclusione degli immigrati nella vita culturale e sociale, l’elaborazione e l’attuazione di codici contro la discriminazione nelle istituzioni comunali, lo sviluppo di una campagna sociale per la parità di trattamento, la messa a disposizione di tirocini e programmi occupazionali per gli immigrati e la messa a disposizione di un’assistenza pubblica per fornire alloggio ai rifugiati.
Partenariato e reti Le attività condotte nell’ambito di questo programma hanno comportato il coinvolgimento di numerosi soggetti portatori di interesse, con l’obiettivo di creare sinergie e una cooperazione intersettoriale: vari servizi del Comune, il Centro comunale di supporto alle famiglie, l’ufficio distrettuale di collocamento, la Polizia comunale, il Centro europeo di solidarietà, il Centro di Danzica per il supporto agli immigrati (ONG), l’Unità di crisi comunale, nonché vari istituti culturali, educativi e sanitari e media regionali / nazionali. A livello internazionale, l’attiva partecipazione di Danzica nelle rete Eurocities rappresenta un’opportunità per avvalersi delle competenze di città con maggiori conoscenze al riguardo e condividere le loro esperienze in materia di migrazioni.
Risultati e sfide I risultati del progetto ottenuti fino ad oggi permettono di constatare un aumento del numero di immigrati che hanno migliorato le loro competenze linguistiche, le loro condizioni sociali, sanitarie, psicologiche ed economiche grazie a migliori servizi pubblici. Si è inoltre ottenuto un incremento del numero di lezioni gratuite di lingua polacca e inglese proposte agli immigrati, e sono aumentate le istituzioni e organizzazioni coinvolte nel processo di integrazione degli immigrati; sono inoltre più numerosi gli immigrati che hanno iniziato ad integrarsi nella società polacca mediante la partecipazione a progetti proposti dal Model Integracji Imigrantów, MII.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Coalizione per la diversità nella vita comunale Organizzazione: “Coalizione di Mannheim” Status: Alleanza di operatori e portatori di interesse della società civile e delle istituzioni economiche, politiche ed amministrative, coordinate dal Dipartimento per l’integrazione del comune. Area: Mannheim, Germania Principale fonte di finanziamento: Alcuni progetti sono finanziati dal programma federale “Demokratie Leben” (vita della democrazia) (Ministero federale tedesco degli Affari sociali, la Famiglia e la Gioventù) Sito Web: www.mannheim.de/de/service-bieten/integrationmigration/mannheimer-buendnis-fuer-ein-zusammenleben-in-vielfalt Missione e obiettivi Il progetto ha lo scopo di promuovere il reciproco rispetto e la convivenza e contrastare la discriminazione nella città di Mannheim. Mira inoltre a promuovere il lavoro in rete e la diffusione delle conoscenze, come pure di accrescere la visibilità dell’impegno per combattere la discriminazione.
Attività generali Le attività della coalizione sono incentrate sui suoi lavori interni (grazie a una costante comunicazione tra i partner) e su quelli degli attori comunali e di strutture esterne (tramite attività congiunte di volontariato). Funge da piattaforma che riunisce molteplici portatori di interesse della società civile di Mannheim.
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Strategie per contrastare la violenza discriminatoria Le strategie comprendono campagne di comunicazione (tramite newsletter e un website della coalizione) e numerose riunioni tra i partner della coalizione, al fine di facilitare il trasferimento di conoscenze e di esperienze, la messa a disposizione di consulenze e assistenza contro il razzismo e la discriminazione e l’organizzazione di giornate d’azione.
Partenariato e reti I partner del progetto sono una serie di organizzazioni. Tutti hanno siglato la Dichiarazione della città di Mannheim a favore del vivere insieme nella diversità, concordata dall’insieme dei partner e adottata dal Consiglio comunale di Mannheim, e sono impegnati a promuovere la diversità. La rete comprende ONG, associazioni locali, gruppi religiosi, partiti politici e alcune grandi imprese.
Risultati e sfide Ad oggi, oltre 100 istituzioni e organizzazioni hanno partecipato a eventi organizzati dalla coalizione, a seguito dei quali i partecipanti hanno ad esempio convenuto di condividere i loro valori, adottando la “Dichiarazione di Mannheim”. I partner della coalizione realizzano ogni anno fino a 20 progetti. Oltre 250 partner della coalizione e della rete hanno assistito alla cerimonia che ha celebrato l’istituzione della coalizione (le giornate d’azione della coalizione “Vielfalt im Quadrat”). Una sfida notevole è stata la definizione del campo d’azione e dei limiti delle azioni svolte nell’ambito della coalizione da ciascuno dei suoi membri.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Centro per le pari opportunità Organizzazione: Città di Mouscron Status: strategia comunale Area: Mouscron, Belgio Principale fonte di finanziamento: Finanziato dall’amministrazione comunale per la realizzazione di vari progetti, per favorire la visibilità del centro e la formazione del suo team. Sito Web ed e-mail: www.mouscron.be, egalite@mouscron.be Missione e obiettivi Il Programma strategico trasversale della città di Mouscron è basato sulle necessità e le aspirazioni degli abitanti. Grazie al dialogo costante con la cittadinanza, il Consiglio comunale ha individuato le questioni principali legate alla discriminazione: una scarsa conoscenza dei meccanismi esistenti per contrastare la discriminazione (stereotipi, pregiudizi) e per affrontare il sentimento di discriminazione. A seguito di tali osservazioni, la città di Mouscron ha istituito il Centro per le pari opportunità nel 2007, mirante a prevenire i comportamenti discriminatori, sensibilizzare su questo problema e cambiare gli atteggiamenti delle autorità locali e dei cittadini, per migliorare l’integrazione degli abitanti di altre comunità e culture.
Attività generali Il Centro per le pari opportunità svolge quattro tipi di attività principali: l’ascolto dei cittadini, la loro informazione, i contatti e la cooperazione con le istituzioni che affrontano la discriminazione e il lancio di progetti di sensibilizzazione.
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Strategie per contrastare la violenza discriminatoria Le attività del Centro per le pari opportunità comprendono l’organizzazione di workshop rivolti ai cittadini, per spiegare i concetti di stereotipo, pregiudizio e discriminazione e la loro stretta correlazione. Una Carta delle pari opportunità è stata stilata per fornire all’amministrazione comunale le informazioni relative al quadro legislativo in materia di discriminazione e di pari opportunità. Il Centro collabora con la Cellula per le azioni solidali contro le molestie e le vessazioni (Cellule d’Actions solidaires contre le Harcèlement, CASH) e con la Rete per l’alfabetizzazione a Mouscron (Réseau d’Alphabétisation mouscronnois, RAM), e ha creato delle “attività sportive per le persone con disabilità”, ha organizzato una consulta dei residenti per prevenire i conflitti, ha promosso attività culturali e istituito una rete di attività con i comuni limitrofi.
Partenariato e reti Membri delle autorità comunali, vari servizi comunali cittadini, l’ONG Unia, attiva nel campo della non discriminazione, l’istituto federale belga per la parità di genere, associazioni, istituti scolastici, il Centro per l’azione laica (Picardie Laïque) e numerosi comuni. Sono state siglate delle Convenzioni con CASH e RAM.
Risultati e sfide Numerose richieste di informazioni e assistenza, partenariati e contatti con associazioni e progetti per le pari opportunità. Numerose richieste sono state soddisfatte con la collaborazione delle autorità competenti, o sono ancora in corso di realizzazione. Un problema è rappresentato dalla mancanza di tempo, poiché i membri del team devono dividere il tempo tra le attività per le pari opportunità e i progetti rivolti alla gioventù.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Network di vigilanza e Osservatorio sulle discriminazioni di Villeurbanne Organizzazione: Città di Villeurbanne Status: strategia comunale Area: Villeurbanne, Francia Principale fonte di finanziamento: Finanziato dalla città, con co-finanziamento statale Sito Web ed e-mail: www.villeurbanne.fr, joanna@tralalere.com Missione e obiettivi Nel 2008, la città di Villeurbanne ha istituito un network di vigilanza per l’uguaglianza e la non discriminazione, allo scopo di individuare e affrontare situazioni discriminatorie, informare le vittime di discriminazione dei loro diritti e indirizzarle verso consulenze e assistenza legale. Nel 2010, questo progetto è stato ulteriormente sostenuto dalla creazione di un Osservatorio sulle discriminazioni, per segnalare le discriminazioni potenziali riscontrate in città e individuare i mezzi adeguati per risolvere le situazioni. L’obiettivo è quello di monitorare la discriminazione sul territorio, sia per individuarne le cause che per elaborare strategie atte ad affrontarla. L’Osservatorio intende inoltre individuare le strutture disponibili per le vittime.
Attività generali Il Network di vigilanza e l’Osservatorio conducono varie attività, dalle sessioni di formazione, alla messa a disposizione di strumenti di informazione sulla discriminazione, alla pubblicazione di numerosi documenti sull’argomento.
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Strategie per contrastare la violenza discriminatoria Il Network ha già intrapreso una serie di attività destinate ad affrontare il problema della discriminazione, comprendenti in particolare la formazione di professionisti delle organizzazioni partner sulle attività del network, lo svolgimento di riunioni regolari con corrispondenti delle associazioni aderenti, la messa a disposizione del pubblico di strumenti di informazione sulla discriminazione, la creazione di un servizio di assistenza legale gratuita per fornire informazioni e consulenze alle vittime di discriminazione sui loro diritti e la pubblicazione di una guida per i professionisti e i partner del progetto, destinata ad assisterli nella qualificazione giuridica degli episodi di discriminazione. L’Osservatorio pubblica e diffonde una relazione annuale. Nel 2013, ha inoltre condotto un’indagine presso gli abitanti sulle loro esperienze di discriminazione e le loro conoscenze delle normative antidiscriminazione.
Partenariato e reti La rete, che comprende una quindicina di organizzazioni locali, ha progressivamente sviluppato una collaborazione tra operatori di sostegno all’occupazione, specialisti dell’azione sociale e dell’assegnazione degli alloggi sociali, professionisti legali (operatori della giustizia, avvocati, pubblici ministeri) forze dell’ordine e sociologi.
Risultati e sfide Dalla creazione della rete, sono stati registrati oltre 500 casi di discriminazione, di cui 200 sono stati risolti con l’assistenza delle organizzazioni partner, 200 operatori del settore sono stati formati e circa 3.000 fascicoli di documentazione sulla discriminazione sono stati diffusi ogni anno dai partner presso il pubblico. Le persone assistite dalla rete hanno riferito di sentirsi sostenute e di avere riacquistato la fiducia in sé e nelle istituzioni. La discriminazione è diventata inoltre più visibile e più ampiamente sanzionata a Villeurbanne. Il progetto ne ha ispirato altri (compreso a Parigi, Grenoble e Lione).
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: La staffetta delle scuole “Stop al discorso dell’odio” Organizzazione: Città di Wroclaw (Breslavia), Centro di Wroclaw per lo sviluppo sociale (Miasto Wrocław, Wrocławskie Centrum Rozwoju Społecznego, WCRS) Status: Unità amministrativa del comune di Breslavia Area: Wroclaw, Polonia Principale fonte di finanziamento: Finanziata completamente dal comune di Wroclaw Sito Web ed e-mail: www.wielokultury.wroclaw.pl/ stopmowienienawisci Missione e obiettivi Il progetto educativo urbano “La staffetta delle scuole- Stop al discorso dell’odio”, è stato avviato nell’ottobre 2014 ed è dedicato a studenti, insegnanti e dirigenti e dipendenti scolastici. Si propone di sensibilizzare la comunità scolastica sul discorso di incitamento all’odio e sulle manifestazioni di discriminazione. Altri obiettivi riguardano la sensibilizzazione sugli effetti giuridici e psicologici dei crimini d’odio e mirano ad incoraggiare i partecipanti ad opporsi attivamente ai comportamenti discriminatori a cui assistono.
Attività generali Il progetto “staffetta” comprende conferenze, workshop e mostre educative, adattate ai vari membri della comunità scolastica.
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Strategie per contrastare la violenza discriminatoria L’elemento strategico principale del progetto consiste nel tenere conferenze per il personale scolastico sui simboli del discorso di incitamento all’odio (tra cui la svastica e la croce celtica), su come i giovani possano essere attirati dai gruppi estremisti e sui metodi per prevenire il verificarsi di tali situazioni in ambito scolastico. Per gli allievi, sono organizzati workshop interattivi sul tema “Stereotipi-pregiudizi-discriminazione”, della durata di due ore, per informarli su cosa è uno stereotipo, su cosa lo distingue dal pregiudizio e su come entrambi possono condurre alla discriminazione. Tali attività sono completate da possibilità di organizzare gratuitamente una mostra per presentare 10 cittadini di Breslavia di diverse origini culturali, appartenenti a gruppi spesso vittime di discriminazione. Tali persone raccontano la loro vita e scambiano punti di vista sulla tolleranza, in uno sforzo teso a scoraggiare la discriminazione.
Partenariato e reti La Scuola di economia e di amministrazione (Zespół Szkół Ekonomiczno-Administracyjnych), la Rappresentanza regionale della Commissione europea a Breslavia, l’Hotel Hilton Ovo, i club sportivi WKS Silesia, il Capo della Polizia - dipartimento protezione dei diritti umani, la polizia municipale di Breslavia, il Centro di Breslavia per l’integrazione e altri servizi del comune di Breslavia.
Risultati e sfide Secondo le indagini condotte dopo le conferenze, circa il 90-100% dei partecipanti ritiene di avere migliorato, grazie al progetto, la propria conoscenza sugli aspetti giuridici e psicologici del discorso di incitamento all’odio.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
PRATICA: Strategia di Barcellona contro le dicerie Organizzazione: Servizio comunale Cittadinanza e diritti alla diversità – Comune di Barcellona Status: strategia comunale Area: Barcellona, Spagna Principale fonte di finanziamento: Finanziata completamente dal Municipio Sito Web ed e-mail: www.ajuntament.barcelona.cat/ bcnacciointercultural/en/ Missione e obiettivi La città di Barcellona ha avviato nel 2010 un “Programma a favore dell’Interculturalità”, con l’obiettivo di trasformare quella che era chiamata la Barcellona multiculturale (ossia composta da cittadini diversi che vivono insieme), in una Barcellona interculturale (ossia una Barcellona con una popolazione diversificata impegnata a “costruire la città” su base collaborativa). Il programma è stato predisposto a seguito del Piano Interculturalità di Barcellona, ed è stato elaborato mediante un processo partecipativo. In tale piano, è stato constatato che “l’ignoranza dell’altro” rappresenta uno degli ostacoli maggiori all’interculturalità, e che spesso si trasforma in timore o diffidenza ed è espressa mediante dicerie e falsi stereotipi.
Attività generali Il Programma a favore dell’Interculturalità di Barcellona genera le proprie risorse a favore della città lavorando con la città, e sostenendo le attività interculturali di organizzazioni, servizi, programmi, strutture, istituti scolastici, media, ecc. Una delle sue linee chiave attuali è la “Strategia di Barcellona contro le dicerie”, che mira a sfatare le dicerie, i pregiudizi e gli stereotipi sulla diversità culturale, e a prevenire quindi i comportamenti razzisti e le pratiche discriminatorie nei confronti di certi gruppi o certe comunità.
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Strategie per contrastare la violenza discriminatoria Le attività della Strategia contro le dicerie si possono dividere in tre principali indirizzi di interventi: 1) Sensibilizzazione: ivi compresa la preparazione di risorse materiali (guide, manuali, fumetti) e la formazione di professionisti, operatori sociali o cittadini già sensibilizzati al problema, e che possono diventare “operatori contro le dicerie” e decostruire gli stereotipi e le voci che corrono. 2) Comunicazione: apertura di spazi e organizzazione di eventi (workshop, spettacoli, dibattiti, ecc.) che consentono di incontrare e di lavorare insieme ai media locali. Tale attività comprende ugualmente la diffusione di informazioni destinate a sfatare le dicerie o a presentare esperienze positive. 3) Partecipazione: promozione di attività coordinate con gli attori locali partecipanti alla Rete per combattere le dicerie.
Partenariato e reti La Rete contro le dicerie, che è anche promossa dal Comune di Barcellona, comprende circa 1.000 membri, tra cui organizzazioni e singoli cittadini, oltre al comune.
Risultati e sfide Si sono constatati cambiamenti significativi a livello della partecipazione, dei settori di attività, dei discorsi per sfatare le dicerie e gli stereotipi, del modo di trasmettere il messaggio. Sono stati formati oltre 1.800 operatori contro le dicerie tra il 2010 e il 2015 e nello stesso periodo sono state organizzate più di 300 attività.
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PRATICA: Prevenzione della violenza e della criminalità nei confronti dei senior Organizzazione: Valenciennes Status: Comune Area: Valenciennes, Francia Principale fonte di finanziamento: Finanziamenti propri Sito Web ed e-mail: www.valenciennes.fr, eaznar@ville-valenciennes.fr Missione e obiettivi Nel 2010, Valenciennes contava circa 6.000 abitanti senior, numero che è salito a 8.000 nel 2016. I senior sono diventati vittime di violenza e di vari reati a causa della loro debolezza fisica o della loro ignoranza di certi rischi, quali le frodi o perfino di certi reati penali commessi da parenti e amici, o da impostori che si fanno passare per parenti. Questo è un fenomeno sociale non ancora completamente preso in considerazione dai decisori politici, ma il Comune di Valenciennes è stato tra i precursori e ha deciso fin dal 2010 di integrare le esigenze specifiche di sicurezza della popolazione senior in tutte le sue politiche.
Attività generali L’obiettivo principale del progetto è creare un clima accogliente e attento ai bisogni dei cittadini senior, affinché non si sentano isolati e vulnerabili. La città ha a tal fine integrato il concetto di prevenzione della criminalità in tutti gli aspetti delle sue politiche per gli anziani. Sono stati definiti tre settori di azione: individuazione dei cittadini senior vulnerabili, per poterli tutelare; sensibilizzazione dei senior, affinché possano proteggersi da soli o almeno sappiano rivolgersi alle istituzioni pubbliche competenti in caso di bisogno; presa in considerazione dei fabbisogni specifici dei senior e messa a disposizione di risposte adattate.
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Strategie di supporto alle vittime Le attività sono condotte su tutto il territorio del comune. Le azioni previste nell’ambito del progetto sono: 1) individuare e sostenere le persone vulnerabili: il Dipartimento della mediazione sociale, i funzionari incaricati dei servizi a domicilio e i volontari del Consiglio dei cittadini anziani incontrano gli abitanti anziani in maniera regolare e possono in tal modo individuare eventuali situazioni preoccupanti. 2) sensibilizzare: i senior possono usufruire di un’ampia gamma di attività informative, quali la formazione per la prevenzione delle frodi, la prevenzione della cyber criminalità, sotto forma di workshop per l’utilizzo del computer e la sicurezza sui mezzi pubblici, in particolare il tram. 3) integrare i fabbisogni specifici della popolazione anziana nelle politiche comunali in materia di sicurezza globale e di prevenzione della criminalità: numerosi comitati collegati con il Consiglio dei cittadini anziani formulano raccomandazioni su vari aspetti della vita quotidiana dei senior che possono interessare (o essere interessati) dalla strategia locale per la prevenzione della criminalità.
Partenariato e reti I partner principali del progetto sono il comune di Valenciennes e la Caisse Communale d’Action Sociale (Fondo sociale comunale) che rappresentano ugualmente i più importanti finanziatori.
Risultati e sfide La valutazione delle singole azioni ha dato per ora risultati molto positivi. Nel 2015, circa 8.000 senior hanno usufruito almeno una volta di servizi di prevenzione.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
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Parte 3 >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Raccomandazioni per i portatori di interesse locali >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
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Introduzione
>>>>>>>>>>>>>>> Questa sezione formula delle raccomandazioni rivolte agli enti locali e regionali su come contrastare e prevenire la violenza discriminatoria a livello locale. Come indicato nella Capitolo 1.3, gli enti locali e regionali svolgono un ruolo essenziale al riguardo, in particolare nel definire il quadro politico, assegnare le risorse appropriate e coordinare le varie misure adottate da tutti i soggetti interessati che possono contribuire a tali sforzi. Grazie alle seguenti raccomandazioni, l’Efus intende sostenere e assistere le autorità locali e regionali in tali sforzi, fornendo loro idee e proposte concrete. Rappresentano uno dei risultati principali del progetto “Just and Safer Cities for All” e sono il frutto di numerose discussioni tra i suoi partner, i membri dell’Efus, gli esperti, i ricercatori e i professionisti che hanno partecipato alle numerose attività del progetto. Queste raccomandazioni non hanno la pretesa di essere esaustive, pur mirando a coprire una vasta gamma di aspetti importanti per definire tali approcci. È inoltre possibile che non siano tutte adeguate in ugual misura a tutti i contesti locali e regionali, poiché le realtà della violenza discriminatoria e le norme giuridiche e amministrative che forniscono il quadro di intervento per le azioni di contrasto a tali fenomeni sono talmente molteplici da rendere necessari frequenti adattamenti e modifiche a queste raccomandazioni. L’Efus si augura di vedere quanto prima discusse ed adattate tali raccomandazioni ed è pronta ad impegnarsi in dibattiti con le autorità e tutti gli altri portatori di interesse disposti a fornire il loro contributo a questo sforzo comune per contrastare e prevenire la violenza discriminatoria a livello locale.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
3.1 Migliorare la conoscenza tramite diagnosi di sicurezza mirate
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> In numerosi comuni manca ancora una conoscenza approfondita e dettagliata della violenza discriminatoria. La conseguente mancanza di chiarezza sulle definizioni e i concetti, come pure sulla prevalenza, le dinamiche, gli impatti e la distribuzione spaziale e temporale degli atti di violenza discriminatoria all’interno del territorio di un comune o di una regione è pertanto un problema di risolvere, perché consentirebbe di determinare l’adeguata assegnazione delle risorse necessarie e di elaborare efficaci misure di prevenzione. Diventa quindi della massima importanza stimolare la conoscenza e i dati concreti sull’argomento. Al fine di migliorare le conoscenze sulla violenza discriminatoria e fornire una solida base di dati concreti per consentire l’elaborazione di misure di prevenzione, l’Efus raccomanda agli enti locali e regionali di: effettuare diagnosi locali di sicurezza o indagini sulla problematica della violenza discriminatoria, utilizzando adeguate metodologie e avvalendosi dell’assistenza di esperti19; rivedere regolarmente e valutare le strategie di prevenzione esistenti, sulla base delle nuove conoscenze e dei dati concreti; pubblicare regolarmente i dati relativi alla violenza discriminatoria sul territorio del comune o della regione, ad esempio in una relazione annuale; formare gli specialisti locali responsabili della sicurezza su come condurre efficacemente le diagnosi di sicurezza e monitorare la violenza discriminatoria sul loro territorio.
19- L’Efus fornisce il supporto di esperti e l’assistenza tecnica per la realizzazione di tali diagnosi e ha elaborato un corpus di metodi e strumenti per un approccio strategico alla sicurezza urbana, vedere Efus 2016a.
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3.2 Affrontare il problema delle mancate denunce
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Numerosi esperti hanno individuato tra i problemi principali la mancata denuncia di episodi motivati dall’odio, dall’intolleranza o da altri intenti discriminatori. Molte indagini constatano una riluttanza delle vittime e dei testimoni di violenza discriminatoria a rivolgersi alle forze dell’ordine o ad altre istituzioni pubbliche per segnalare la loro vittimizzazione. Tale riluttanza può essere dovuta a una varietà di singoli motivi: la banalizzazione dell’esperienza della vittimizzazione, il senso di vergogna o di autocolpevolizzazione legato all’episodio, oppure la paura di essere discriminati dal funzionario incaricato di seguire il caso. La mancata denuncia di atti di violenza discriminatoria è problematica sotto numerosi aspetti: impedisce infatti il perseguimento penale degli autori di tali atti e ostacola la raccolta di dati e di conoscenze sulla natura, la diffusione, le dinamiche e gli impatti del crimine d’odio. Di conseguenza, frena lo sviluppo di strategie di prevenzione. L’Efus raccomanda pertanto agli enti locali e regionali di: sostenere o avviare delle campagne tese a incoraggiare le vittime di violenza discriminatoria a denunciare gli episodi e a collaborare con le forze dell’ordine; cooperare con le comunità locali e i loro rappresentanti per potenziare le capacità di reazione delle vittime di violenza discriminatoria e rafforzare la loro fiducia nelle istituzioni pubbliche; fornire opportunità di formazione alle forze di polizia locali e ad altri servizi pubblici sulle necessità delle vittime di violenza discriminatoria e sulle procedure istituzionali da seguire quando sono denunciati i casi; elaborare ulteriori misure destinate a facilitare le segnalazioni, fornendo cioè la possibilità di denunciare in una lingua straniera.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
3.3 Fornire servizi di supporto alle vittime a livello locale e su base comunitaria
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Le vittime di violenza discriminatoria incontrano particolari difficoltà dovute alla loro vittimizzazione. Per limitare le gravi conseguenze che possono avere tali episodi, è essenziale che possa essere trasmesso alle vittime un chiaro messaggio di solidarietà e di supporto da parte delle comunità locali e delle amministrazioni e istituzioni pubbliche, che rappresentano lo Stato agli occhi delle comunità locali. Dal momento che le autorità locali e regionali sono il livello di governo più vicino alle comunità locali, occupano una posizione privilegiata per contribuire a fornire servizi di assistenza e supporto professionali ed accessibili alle vittime. Si raccomanda agli enti locali e regionali di sostenere le vittime di violenza discriminatoria nel modo seguente: cooperare con le comunità locali e i loro leader, al fine di fornire servizi locali di supporto alle vittime su base comunitaria, accessibili20 e professionali, in grado di soddisfare le esigenze specifiche delle vittime di razzismo, d’odio anti-LGBT, di sessismo, di antisemitismo e di altri tipi di discriminazione; garantire che un supporto psico-sociale, medico e giuridico sia disponibile e accessibile per le vittime di ogni ceto sociale, comprese le persone che vivono in condizioni di povertà, sono senzatetto o hanno una disabilità; collaborare con le comunità locali per proteggere le vittime che hanno bisogno di un rifugio per sfuggire alla violenza sessista, razzista, anti-LGBT o ad ogni altra forma di violenza discriminatoria; sostenere e coordinare gli scambi e la cooperazione tra le organizzazioni di sostegno alle vittime e le istituzioni pubbliche, quali le forze di polizia, gli istituti scolastici e universitari, gli ospedali e i centri culturali.
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20- Un’attenzione particolare deve essere rivolta alla questione di garantire l’accessibilità alle persone con disabilità, poiché spesso devono affrontare ulteriori problemi se hanno bisogno di supporto e consulenze.
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3.4 Le autorità locali e regionali in quanto leader delle reti di prevenzione
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Le autorità locali e regionali spesso dirigono le reti o i consigli comunali per la prevenzione della criminalità che affrontano svariate questioni e problematiche legate alla sicurezza urbana. Tali reti riuniscono una vasta gamma di operatori e soggetti interessati, comprendenti le forze dell’ordine e gli organi giudiziari, i circoli sportivi e giovanili, le chiese, ecc., che possono fornire un contributo per la predisposizione, l’attuazione e la diffusione di attività di prevenzione. La violenza discriminatoria non occupa sempre un posto prioritario tra le questioni trattate da tali consigli o reti, che mancano spesso delle risorse o delle competenze necessarie, o pensano che la responsabilità di affrontare tali fenomeni spetti ad altri servizi o unità all’interno dell’amministrazione. L’Efus raccomanda alle autorità locali e regionali di: stimolare l’inclusione della violenza discriminatoria tra le questioni trattate dai consigli/dalle reti locali di prevenzione della criminalità, dotandoli di risorse adeguate; sostenere le interazioni e gli scambi tra gli operatori della prevenzione e i leader delle comunità locali emarginate o prese di mira dalla violenza discriminatoria, per fare in modo che le necessità e le preoccupazioni di tali gruppi siano affrontate dagli organi di prevenzione locali; sviluppare norme e criteri chiari che tutti i partner devono rispettare, per evitare di cooperare con soggetti che promuovono i pregiudizi e l’intolleranza o di legittimare il loro operato.
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
3.5 Un ruolo visibile per gli amministratori locali e regionali
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> I sindaci e gli amministratori locali e regionali svolgono un ruolo importante nella predisposizione di politiche di sicurezza urbana. Tale compito spetta loro sia nelle situazioni di crisi che nella gestione quotidiana, per ravvicinare tutti gli abitanti della loro città, indipendentemente dalle loro origini etniche, culturali e religiose, dall’identità di genere o l’orientamento sessuale, dalla situazione giuridica o socio-economica, dalla condizione di disabilità o di senzatetto. Gli amministratori locali e regionali sono competenti per definire il quadro in cui devono lavorare le amministrazione locali, gli operatori sociali comunali, le organizzazioni della società civile e altri soggetti interessati, al fine di contrastare la violenza discriminatoria. Decidono le priorità politiche, influenzano le scelte di bilancio ed esercitano un impatto significativo sui dibattiti pubblici. Per fare in modo che possano esercitare pienamente le loro competenze nella lotta contro la violenza discriminatoria, l’Efus raccomanda agli amministratori locali e regionali di: prendere una posizione chiara contro ogni forma di discriminazione e di violenza ad essa connessa, soprattutto a seguito di episodi di alta risonanza mediatica, in modo da delegittimare con chiarezza e mettere al bando tali atti; guidare e coordinare le coalizioni locali e regionali contro la violenza discriminatoria e garantire che siano ampiamente riconosciute e diffuse in tutta la società urbana, migliorando in tal modo la cooperazione interistituzionale; fornire un contributo alle campagne di contro-narrazioni che promuovono alternative precise e attraenti al pregiudizio, l’odio e l’intolleranza.21
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21- Per quanto riguarda l’importanza delle campagne di contro-narrazioni per la prevenzione a livello locale della radicalizzazione che conduce all’estremismo, vedere Efus 2016b: 77ff. Le contro-narrazioni sono ugualmente essenziali per prevenire la violenza discriminatoria.
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3.6 La formazione per gli operatori di prima linea ed altri funzionari a livello locale e regionale
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Visto che la violenza discriminatoria è un argomento complesso, la diffusione di informazioni e conoscenze è di cruciale importanza. Non devono riguardare unicamente la fenomenologia, la prevalenza e le dinamiche dei comportamenti discriminatori, ma ugualmente le pratiche atte a contrastarli e a prevenirli. A tal fine, sono state elaborate e attuate numerose strategie e metodologie da parte di diversi portatori di interesse di varie collettività, ma spesso tali pratiche non sono ampiamente conosciute e condivise. Le conoscenze e le informazioni raccolte sulla questione possono fornire spunti importanti per ispirare future controstrategie. I programmi di formazione sono un mezzo ben consolidato per trasmettere informazioni e conoscenze su una vasta gamma di fenomeni associati alla violenza e alla criminalità. Inoltre, le sessioni di formazione che offrono ai partecipanti la possibilità di ripetere e simulare comportamenti e strategie si rivelano particolarmente efficaci nel contrastare e prevenire la violenza discriminatoria. Sono tre i gruppi di professionisti per i quali sarà particolarmente importante prevedere di fornire opportunità di formazione: gli agenti delle forze dell’ordine, gli operatori dei servizi sociali e i professionisti del sistema giudiziario. Oltre a trarre vantaggio da una formazione iniziale sulle conoscenze e i concetti, queste figure professionali richiederanno altresì una formazione continua specifica per garantire l’adempimento delle loro funzioni quotidiane. L’Efus raccomanda di proporre formazioni rivolte a: agenti di polizia, per prepararli a individuare più facilmente i casi di violenza motivata dalla discriminazione, metterli in grado di fornire servizi migliori alle vittime e garantire che rispettino e promuovano i diritti umani e la non discriminazione; operatori di prima linea in contatto diretto con la popolazione locale, quali gli operatori sociali, gli insegnanti e altri educatori, nonché i
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professionisti sanitari, per informarli dell’esistenza di protocolli da seguire per contrastare l’odio e l’intolleranza e sostenere le vittime; professionisti del sistema giudiziario, per garantire indagini efficaci e il perseguimento penale dei crimini d’odio e di altri atti di violenza motivati dalla discriminazione.
3.7 Cooperazione con le forze dell’ordine e gli organi giudiziari
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Gli agenti delle forze dell’ordine svolgono un ruolo cruciale nel fornire una risposta da parte della società ai crimini d’odio e alla violenza discriminatoria. Gli agenti di polizia sono infatti generalmente i primi ad arrivare sul luogo di un reato, a prestare soccorso alla vittima e a indagare sull’episodio. I procuratori e i giudici hanno a loro volta un ruolo determinante a livello del riconoscimento del movente discriminatorio che ha fatto scattare la violenza e dei suoi effetti sulla vittima e sulla società in generale. Sia le forze di polizia che la magistratura sono elementi fondamentali per registrare e documentare gli episodi di violenza discriminatoria e di conseguenza per fornire le prove concrete, i dati e le conoscenze di tali fenomeni, che sono i prerequisiti per l’elaborazione e l’attuazione di controstrategie efficaci (vedere ODIHR 2009b: 27). L’Efus da tempo promuove una stretta cooperazione tra gli enti locali e regionali e le forze dell’ordine e gli organi giudiziari, ritenuta essenziale nell’approccio integrato alla sicurezza urbana che intende promuovere. Gli enti locali e regionali possono svolgere un ruolo della massima importanza nel migliorare i rapporti tra le forze di polizia, il sistema giudiziario e la popolazione.22 22- Al riguardo, l’Efus promuove la creazione di partenariati ufficiali per la sicurezza tra le autorità locali e regionali e le forze dell’ordine, l’integrazione della prevenzione nelle politiche locali, codici di condotta e corsi di formazione per gli agenti di polizia, scambi intercomunali per le forze dell’ordine e gli organi giudiziari e programmi d’azione per favorire la comunicazione e i contatti tra le forze di polizia e il pubblico, soprattutto i giovani, vedere Efus 2012: 21.
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Al fine di coinvolgere maggiormente le forze dell’ordine e gli organi giudiziari nelle strategie finalizzate al contrasto della violenza discriminatoria, si raccomanda alle autorità locali e regionali e alle forze dell’ordine e agli organi giudiziari di: prendere in considerazione la possibilità di designare dei funzionari di collegamento, che fungeranno da punti di contatto per le vittime di violenza discriminatoria.23 collaborare insieme, per intensificare gli scambi e le comunicazioni con le comunità locali esposte al rischio di violenza discriminatoria, ad esempio i migranti, le persone LGBT, i rifugiati o le comunità rom; creare gruppi di lavoro locali o regionali insieme ai leader delle comunità interessate, che possano organizzare scambi frequenti di opinioni, al fine di monitorare l’evoluzione della violenza discriminatoria ed elaborare controstrategie comuni.
3.8 La diversità e la sensibilizzazione all’interno delle amministrazioni locali e regionali
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Gli enti locali e regionali erogano servizi pubblici essenziali a tutti i membri della popolazione locale, indipendentemente dall’identità religiosa o etnica, dall’esistenza di una disabilità, dalla situazione economica, dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere, ecc. Il loro personale dovrebbe essere rappresentativo di tale diversità, per essere in grado di integrare le preoccupazioni e i fabbisogni di una popolazione diversificata. Si mira a promuovere un servizio pubblico rappresentativo della diversità della popolazione e a sviluppare la fiducia del pubblico in tali
23- Numerose città e regioni dispongono già di tali punti di contatto all’interno delle forze dell’ordine o della loro amministrazione, largamente considerati esempi di buone pratiche. Vedere, ad esempio, ECRI 2014: 24f.
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servizi, smorzando le critiche che sono loro talvolta mosse di discriminazione e pregiudizio nei confronti di membri di certi gruppi sociali. Al contempo, in un momento in cui i servizi pubblici sono sottoposti a crescenti pressioni e vigilanza, si rivelano più importanti che mai gli sforzi risoluti per accrescere la diversità, la rappresentanza e la fiducia. Si raccomanda pertanto alle autorità locali e regionali di: sforzarsi di reclutare personale femminile e di origine etnica minoritaria, per rappresentare maggiormente al loro interno la diversità della popolazione che sono chiamati a servire; lavorare in collaborazione con le comunità locali, per analizzare l’efficacia dei loro servizi nell’individuare e limitare gli ostacoli istituzionali che impediscono a certi gruppi sociali di avere accesso a tali servizi; cooperare con i ricercatori e i professionisti per elaborare programmi, norme e parametri di riferimento riguardanti i corsi di formazione sulla diversità e la violenza discriminatoria, e formare singoli membri del loro personale, affinché possano poi trasmettere le loro conoscenze ai colleghi.24
3.9 Promuovere la prevenzione precoce / primaria
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> È della massima importanza e si è rivelata efficace, per prevenire la violenza discriminatoria, l’adozione di misure destinate a sensibilizzare i bambini e i giovani, sviluppando il loro pensiero critico in materia di diversità, differenza, preconcetti e pregiudizi. Per rivolgersi ai giovani e stimolare la loro capacità di resilienza contro l’odio e l’intolleranza, è necessario che siano coinvolte tutte le figure professionali incaricate di formare ed educare i bambini e i giovani. Per rafforzare la prevenzione precoce/primaria della violenza discriminatoria, si raccomanda alle autorità locali e regionali di:
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24- Riguardo alla necessità di tali corsi di formazione, vedere ugualmente Coester 2017: 1f.
fungere da intermediari tra il sistema educativo, dalla scuola materna all’università, e le comunità locali e i loro leader, al fine di facilitare l’elaborazione e l’attuazione di programmi di prevenzione precoce; contribuire alla definizione di piani d’azione destinati a contrastare l’odio e l’intolleranza all’interno degli istituti educativi; sostenere l’elaborazione di programmi di educazione civica e di moduli di formazione, al fine di sensibilizzare sulla discriminazione e i pregiudizi e favorire le capacità di resilienza contro l’odio e l’intolleranza per ogni fascia d’età.
3.10 Cooperazione e scambi con il livello di governo nazionale ed europeo
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Da tempo l’Efus promuove un coordinamento di alto livello tra città, regioni, governi e istituzioni nazionali e sovranazionali, che considera un fattore fondamentale per l’attuazione di politiche efficaci e riuscite per il miglioramento della sicurezza delle comunità locali (vedere Efus 2012: 46ff).25 Le interazioni tra i vari livelli di governo possono tuttavia essere intensificate in numerosi paesi, contribuendo a precisare l’assegnazione dei compiti e delle responsabilità tra tali livelli e a migliorare la fiducia dei cittadini nelle loro istituzioni pubbliche. Per contrastare e prevenire in modo efficace la violenza discriminatoria, le competenze e le capacità dei vari livelli di governo devono essere effettivamente articolate in modo da integrarsi tra di loro: le conoscenze devono essere condivise, le strategie e i provvedimenti devono essere coordinati e le sinergie potenziali individuate e sviluppate. Al fine di migliorare il coordinamento e la cooperazione tra i vari livelli di governo e di rafforzare le politiche locali, l’Efus raccomanda alle autorità locali e regionali di: attingere alle conoscenze, le competenze e gli strumenti forniti dalla FRA, l’ECRI, l’ODIHR e altri organi sovranazionali e da altre istitu25- Per una discussione approfondita, vedere ugualmente Crowley 2015.
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zioni competenti nazionali, al momento, ad esempio, di pianificare e realizzare delle sessioni di formazione per gli esperti locali; insistere per l’istituzione di gruppi di lavoro comprendenti portatori di interesse locali, regionali e nazionali, al fine di raccogliere i dati pertinenti sulla violenza discriminatoria e di condividerli con le istituzioni sovranazionali26; promuovere gli strumenti e l’assistenza forniti dalle istituzioni europee, tra cui la possibilità di ottenere dei contributi finanziari per condurre attività contro l’intolleranza e l’odio, e facilitare l’accesso delle ONG locali a tali opportunità.
3.11 Collaborazione con i media e gli organi di stampa locali e regionali
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> I media locali e regionali svolgono un ruolo importante nel reagire alla violenza discriminatoria. Il modo in cui riferiscono episodi di crimini d’odio e pratiche discriminatorie e il loro effetto sulle vittime possono modellare le percezioni del pubblico. Possono contribuire a favorire la consapevolezza e la sensibilizzazione, oppure possono accrescere i pregiudizi e l’intolleranza. I media possono dirigere l’attenzione del pubblico sulla violenza discriminatoria, e in tal modo contribuire ad inserire la problematica nelle agende pubbliche e politiche. Per essere tuttavia in grado di segnalare le notizie in modo adeguato ed equilibrato, i giornalisti hanno bisogno di conoscenze e di informazioni di base sull’argomento. Devono ugualmente sapere includere il punto di vista delle vittime e prendere in considerazione l’impatto che il loro servizio giornalistico potrà avere su tali gruppi. Per quanto concerne il discorso di incitamento all’odio, le aziende di social media hanno inoltre la specifica responsabilità di reagire alle dichiarazioni d’odio espresse sulle loro piattaforme. 26- Vedere in particolare l’esempio della Germania, discusso da Kugelmann 2015: 43. Tale cooperazione sarà necessaria per fornire dati completi allo strumento dell’ODIHR per la segnalazione dei crimini d’odio www.hatecrime.osce.org.
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Per sostenere una copertura mediatica adeguata da parte dei media locali e regionali, l’Efus propone alle autorità locali e regionali di: cooperare con i media locali e regionali per fornire informazioni sulla violenza discriminatoria sul loro territorio e scambiare opinioni su tale argomento, perché siano riferiti i punti di vista delle autorità e delle comunità interessate dal fenomeno; avviare un processo con i rappresentanti dei media, delle comunità locali e di altri soggetti interessati, che consenta di discutere insieme le pubblicazioni problematiche e il loro impatto; accertarsi che esistano dei meccanismi atti a consentire una revisione del contenuto dei programma televisivi, delle notizie pubblicate negli organi di stampa e online, per evitare contenuti discriminatori, e garantire che siano in grado di avviare un dibattito pubblico su tali contenuti.
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Bibliografia
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> Documentazione dell’Efus Urban Crime Prevention Policies in Europe. Towards a Common Culture, Forum europeo per la sicurezza urbana, Parigi, 2004. Sicurezza urbana e democrazia. Il Manifesto di Saragozza, Forum europeo per la sicurezza urbana, Parigi, 2007. Sicurezza, Democrazia e città. Il Manifesto di Aubervilliers e Saint-Denis, Forum europeo per la sicurezza urbana, Parigi, 2013. Metodi e strumenti per un approccio strategico alla sicurezza urbana, Forum europeo per la sicurezza urbana, Parigi, 2016. (Indicato come Efus 2016a) Prevenire e combattere la radicalizzazione a livello locale, Forum europeo per la sicurezza urbana, Parigi, 2016. (Indicato come Efus 2016b)
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni
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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni La violenza motivata da intenti discriminatori è un fenomeno diffuso in tutta Europa e rappresenta una reale minaccia per la sicurezza dei cittadini, la coesione sociale e l’integrazione. Occorrono risposte esaurienti a livello locale per migliorare la conoscenza, sensibilizzare, responsabilizzare le comunità e prevenire gli incidenti, sostenere le vittime e favorire la cooperazione tra le varie parti interessate. La presente pubblicazione introduce il concetto di violenza discriminatoria, illustra 50 pratiche europee promettenti già in corso a livello locale e formula raccomandazioni rivolte ai portatori di interesse locali su come contrastare efficacemente l’odio, l’intolleranza e i pregiudizi.
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