Servizio Volontario Europeo & Integrazione sociale dei giovani in gravi difficoltà

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FORO EUROPEO PER LA SICUREZZA URBANA

SICUCITTA’ INCLUSIONE “Come contribuirà il Servizio Volontario Europeo iniziato dalla Commissione Europea, o come può contribuire della miglior forma possibile, all’integrazione sociale dei giovani in gravi difficoltà ? ”

Studio

Redazione: Adélaïde Vanhove, Responsabile del Progetto


Ringraziamo tutte le persone che per la loro esperienza o per il suo caloroso accoglimento hanno contribuito alla concretizzazione di questo progetto. Questo non sarebbe sorto senza l'attiva partecipazione ai seminari dei nostri agenti: Andrea Ricci (I), Aziz Zaouat (F), Béatrice Colas (F), Elena Fabris (I), Elisabetta Bergia (I), Lara Pizza (I), Livia Grasselli (I), Marco Fiorito (I), MarieAgnès Chopin (F), Marta Santos (P), Mercedes Arcoya Pérez (S), Mónica Afonso (P), Mustapha Boudjemaï (F), Patrick Buquet (F), Pier Giorgio Romani (I), Roberto Mora Marquez (S), Sandra Chaplet (F) e delle nostre precedenti volontarie italiane (Maria Chiara Biondi e Michela Scatena). Con lo stesso entusiasmo ringraziamo i nostri esperti Sig.re Amanda Howells e Anne Hewitson (Crime Concern, Programma Mentoring Plus), al Sir. Xavier Stevenaert (Ministero belga di Giustizia) e alla Sig.ra Térézinha Lecompère (Foro Francese per la Sicurezza Urbana) per la qualità delle sue intervenzioni. Per ultimo, vogliamo insistere in testimoniare tutto il nostro riconoscimento alla Sig.ra Camilla Wikstedt della Commissione Europea (DG Educazione e Cultura), alla Sig.ra Annika López Lotson (Associazione of Volontary Service Organisations), alla Sig.ra Hazel Low (Step-by-Step), al Sig. Gilles de Kerchove (Consiglio dell'Unione Europea, Giustizia e Affari Interni), al Sig. Stevie Bennett (Mentoring Plus) ed anche a tutte quelle persone che hanno dedicato una parte del loro tempo per rispondere alle nostre domande e che ci hanno trasmesso i documenti e informazioni pertinenti.

C. Tascon-Mennetrier Direttrice di Programmi Foro Europeo per la Sicurezza Urbana

Con l'appoggio della Commissione Europea, DG Impiegi e Affari Sociali. "Né la Commissione Europea, né persona alcuna che attui in nome proprio è responsabile dell'uso che si potrebbe fare delle seguenti informazioni".


PREFAZIONE Il rumore ed il furore delle nostre guerre e delle nostre catastrofi riempiono lo spazio mondiale, i capitali circolano alla velocità della luce, i virus sono delle caratteristiche comuni nei nostri circuiti Internet, i charters portano migliaia di persone ovunque. Muoversi diventa la condizione sine qua non del successo sociale e professionale. Pensare di maniera globale per attuare localmente, è questa la mondializzazione in moto. Il terrorismo e la criminalità raggiungono questa mondializzazione. La povertà non lascia alcuno scampo al mondo. E´ mondiale ma lega le persone a porzioni di territorio e di tempo ridicolmente infimi in rapporto allo spazio occupato, attraversato da una persona di un ceto sociale più elevato. Tutte le osservazioni sulla povertà che si sono date in Europa, mostrano l’incredibile ristrettezza mentale e psicologica che, porta all’incapacità di concepirla come parte integrale di mondi molteplici con accesso ad una varietà di risorse culturali, sociali e educative. I giovani di questi mezzi apparentano di partecipare, tramite la musica, il cinema o gli sport, nello stesso modo che gli altri, al movimento del mondo. Difatti il peso delle loro condizioni sociali li mantiene in un sottosviluppo che a volte prende un giro pericoloso di criminalità sia per loro stessi, sia per la società. Le politiche di prevenzione sviluppate sotto forma di misure d’inserimento sociale, economico o d’accesso culturale, trovano molte difficoltà ad arrivare ai giovani, tutt’al più quando si trovano immersi in traiettorie pericolose contrassegnate dalla droga, vincolate alla criminalità, segnate dai passaggi per istituzioni sociali, giudiziarie o penitenziari. Frequentemente i giovani non lasciano il loro quartiere se non per andare in prigione, un centro di cura e viceversa. Tutti i lavoratori sociali si confessano impotenti per frenare questa spirale d’insuccesso nella quale questi giovani s’iscrivono. Cosa fare ? Alcune esperienze, anche se insufficienti in numero, hanno avuto ciò che si può chiamare l’effetto sorpresa, stupore. Quest’effetto può portare la persona ad un risveglio che permetta di ricominciare il dialogo e che di conseguenza permetta conferire nuovamente pertinenza alle offerte di cultura, di formazione sociale e professionale. Il taglio nella spirale dell’insuccesso molte volte proviene dal viaggio, dal soggiorno in un ambiente completamente nuovo. Quest’ambiente fa paura e allo stesso tempo suscita curiosità. E’ una sfida lanciata al giovane con lo scopo di dimostrare la sua capacità per dominare quest’ambiente e non soltanto per nascondersi nel suo ruolo aggressivo e dominante sviluppato nella sua famiglia e nel suo quartiere. Tutto il mondo percepisce quanto sia appropriata l’idea. Ma dall’idea alla realizzazione, esiste un mondo fatto di regolamenti, di diritti, di funzionamenti finanziari e amministrativi.


Permettere ad un giovane che ha un vincolo con la giustizia del suo paese partire ad un altro per alcuni mesi non è qualcosa abituale nel mondo della trasparenza e della libera circolazione. Non è neanche semplice per un insegnante entrare in contatto con un giovane che non parla la stessa lingua. Nonostante, come possiamo immaginare, per il successo di tali esperienze occorre un mezzo rafforzato e di un’altissima qualità. Queste esigenze possono ottenersi nel quadro della creatività di una rete di professionisti e d’istituzioni che impareranno a conoscersi, a conoscere i modi di lavorare dell’atro. Di conseguenza bisogna formare, procurare la familiarità del contatto tra le persone che di solito non parlano la stessa lingua. Bisogna creare mezzi comuni per valutare, per permettere di rettificare gli errori. Consideriamo che sia utile aggiungere a questi professionisti, lavoratori, volontari che appartengano a diversi ambiti sociali e professionali. La mobilitazione della società civile si deve anche organizzare attorno a questi giovani. Le competenze di lei devono servire per particolareggiare le statistiche, per introdurre anche dei rapporti più distesi con i giovani, per farli vedere adulti con pieno possesso delle competenze professionali, culturali o sociali. Le reticenze dei professionisti d’alcuni paesi a coinvolgersi con rappresentanti della società civile deve cedere di fronte all’interesse dei giovani. I responsabili del Servizio Volontario Europeo hanno accettato la sfida, con progetti pilota, di ricevere in un altro paese giovani in situazioni difficili con l’obiettivo di provocare, ricominciare una nuova vita. Nel caso del Foro Europeo per la Sicurezza Urbana e dopo un’esperienza di due anni che ha raggiunto soltanto una trentina di giovani provenienti da ambienti sfavorevoli, abbiamo compiuto uno studio approfondito sulle condizioni di successo de SVE per i giovani in difficoltà che include coloro che escono dal carcere o da centri d’alloggio o di disintossicazione. La loro condizione speciale non ci permetteva di cominciare il progetto immediatamente. Ci occorreva uno studio sulle condizioni giuridiche del trasferimento di questi giovani. Ciò si è appena concluso. Questi giovani contribuiranno alla costruzione dell’Europa?. La somma dei loro handicap può arrivare ad essere positiva?. L’accesso all’Europa dev’essere ugualitario. Il contatto con la cultura dell’altro non è riservata ad una élite. Dimenticare questi principi che stanno alla base delle nostre democrazie sarebbe prendere partito per una non uguaglianza particolarmente pericolosa. La mondializzazione è per tutti. Giuliano BARBOLINI Presidente del Forum Europeo per la Sicurezza Urbana Sindaco di Modena (Italia)


Indice

1/ Obiettivi, metodologia e rete agenti 1.1. 1.2. 1.3.

Gli obiettivi dello studio Metodologia Agenti

2/ Il SVE: per chi? perché? 2.1. 2.2. 2.3.

Il SVE è anche un’ottima opportunità per giovani che si trovano in difficoltà specifiche Il SVE come strumento d’integrazione o di reinserimento per il pubblico destinatario Lo statuto del volontario: un dibattito essenziale che dovrà continuare

3/ Le legislazioni comunitarie e nazionali 3.1. 3.2. 3.3.

La legislazione comunitaria Le legislazioni nazionali Lo statuto dei giovani adulti nel diritto penale

4/ Contro l’esclusione dei giovani: un SVE strutturato. arruolate 4.1. 4.2. 4.3. 4.4. 4.5. 4.6. 4.7.

Riferimenti

Un progetto individualizzato per ogni giovane Il capo della rete La cooperazione locale nelle città Il gestore del progetto Professionisti formati Una mobilità della società civile Una cooperazione trans-nazionale ben organizzata

Numerose città


1/ Obiettivi, metodologia e rete di partners 1.1.

Gli obiettivi dello studio

Il 20 luglio 1998 il Parlamento Europeo ed il Consiglio d’Europa hanno adottato la decisione 1686/98/CE che stabilisce il programma d’azione comunitaria “Servizio Volontario Europeo per i giovani”. L’obiettivo generale di questo programma è stato, sin dall’inizio, “stimolare la mobilità dei giovani europei nel quadro di una cittadinanza attiva, permetterli di acquisire un’esperienza formativa in vari settori d’attività, favorire la loro contribuzione attiva al servizio della costruzione europea e la cooperazione tra la Comunità ed altri paesi attraverso la loro partecipazione in attività tra i paesi d’utilità collettiva”. Dall’altra parte uno degli obiettivi specifici elencato nella descrizione del programma era il seguente: “Si deve sottoscrivere uno sforzo particolare nel profitto dei giovani che per motivi d’ordine culturale, sociale, fisico, economico o geografico, hanno gravi difficoltà per partecipare dai programmi d’azione esistenti”. Due anni dopo, il 14 dicembre 2000, al verificare che “i giovani soprattutto i meno stabili, si trovano particolarmente esposti ai rischi d’esclusione sociale, politica e culturale”, il Consiglio ed i Rappresentanti dei governi degli Stati membri, votarono una risoluzione relativa all’integrazione sociale dei giovani, nella quale si compromettono a “promuovere un accesso ampio a tutti i giovani ai programmi comunitari o nazionali, soprattutto in materia mobilità”. L’inclusione dei giovani che incontrano difficoltà è infine una delle priorità principali del Programma Gioventù della Commissione Europea per i prossimi due anni1. In questa prospettiva di lotta contro l’esclusione sociale dei giovani in difficoltà, senza lauree né qualifiche, il Foro Europeo per la Sicurezza Urbana (FESU) rete di 300 città europee, ha partecipato ad un progetto SVE mobilitando un certo numero di collettività locali europee attorno a questo tema. Rinvigoriti con esperienze precedenti, in particolare nell’ambito del progetto Sicucittà Inserimento (1993-1995) iscritto nel programma MED-URBS della Commissione, le città del FESU hanno voluto continuare a dimostrare che l’occuparsi in modo congiunto dei giovani in difficoltà, tra le città, corrisponde sempre, e forze ancora di più oggi per certe città d’Europa, ad una necessità reale e che questo apporta risultati significativi nei termini d’inserimento. 1

Vedi « Report from meetings on a strategy for inclusion for the Youth Programme » , European Commission, 2001.


Così Granada, Parma, Evreux, Lisbona, Argenteuil, Alcobendas, Epinay-sur-Seine, Capannori, Amadora, Saint-Herblain e anche Torino hanno partecipato negli anni 1998 e 1999 d’interscambi bilaterali di giovani con lo scopo di dargli la possibilità di superare le loro difficoltà e di integrare una logica di costruzione di un progetto di vita di dimensione europea. Caratterizzato dalla rottura con una vita abbastanza segnata dall’insuccesso, questo progetto pilota innovatore, approvato dalla Commissione nel quadro del SVE, ha preso la forma di una statistica di sei mesi in una città straniera, preceduta da un tempo di preparazione di due mesi e seguita da un tempo d’esercizio e di prospettiva di anche due mesi. Una valutazione di queste due iniziative, coordinate dal FESU, hanno permesso di dimostrare che i risultati nel loro insieme sono da ritenersi molto positivi per i giovani sotto tutti gli aspetti: apprendimento della lingua, apertura culturale, sviluppo delle conoscenze e delle competenze. Tra i 34 giovani volontari che hanno partecipato del programma nei due anni, 27 si sono trovati in un processo d’inserimento al loro rientro, alcuni hanno trovato un impiego ed altri hanno iniziato una formazione professionale. Questo bilancio incoraggiante ci ha indotto a proporre uno studio alla D. G. “Impiego e Affari Sociali” della Commissione Europea, a titolo di paragrafo “Aiuto alla cooperazione tra le associazioni di solidarietà e lo sviluppo del dialogo civile Misure preparatorie per la promozione dell’inclusione sociale”, suo scopo era quello di sapere “come il Servizio Volontario Europeo contribuisce o può contribuire della miglior forma possibile all’integrazione sociale dei giovani in gravi difficoltà”. In effetti, la lotta contro l'esclusione sociale e la prevenzione della delinquenza fanno parte degli obiettivi dell'Unione Europea, reiterati nel Trattato di Amsterdam (articolo 136) e nel Consiglio di Tampere. L'articolo 137 §2, paragrafo 3 del Trattato di Amsterdam prevede l'esistenza di "misure destinate ad incoraggiare la cooperazione tra gli Stati membri attraverso di iniziative che puntano a migliorare le conoscenze, a sviluppare gli interscambi d'informazione ed a migliori pratiche, a promuovere punti di vista nuovi ed a valutare le esperienze con l'obiettivo di lottare contro l'esclusione sociale". La Commissione europea definisce l'esclusione come un fenomeno multidimensionale, che va oltre i problemi di disoccupazione e che si manifesta in vari tipi di mancanze e di ostacoli, che isolati o abbinati, impediscono una piena partecipazione in ambiti come l'educazione, la salute, l'ambiente, l'alloggio, la cultura o l'accesso ai diritti1. Secondo le ultime cifre dell'Unione europea date a conoscere (1998), il 18% della popolazione, cioè circa 60 milioni di persone, vivono in condizioni sociali difficili e circa la metà di queste persone vivono nella povertà da parecchi anni. Questo tasso varia da un paese all'altro: 1

Comunicazione della Commissione, "Costruire un'Europa d'Inclusione" 01.03.2000


da un 8 a un 9% in Danimarca ed in Finlandia e da un 22 a un 23% in Portogallo, in Grecia e nel Regno Unito. Dopo il Consiglio Europea di Lisbona, la Commissione ha presentato, in giugno 2000, una porposta di decisione al Parlamento ed al Consiglio indirizzata ad incoraggiare il coordinamento degli sforzi degli Stati membri in materia di lotta contro le esclusioni2. Dall'altra parte, il Consiglio Europeo di Tampere insiste, nelle sue conclusioni, nella necessità di integrare "aspetti vincolati alla prevenzione in azioni di lotta contro la criminalità" e sottolinea l'importanza di "sviluppare l'interscambio delle migliori pratiche, di rafforzare la rete delle autorità nazionali competenti in materia di prevenzione della criminalità così come la cooperazione tra gli organismi nazionali specializzati in questo campo" [...]. Questa cooperazione potrà avere come priorità principali la delinquenza giovanile, la criminalità urbana e quella vincolata alla droga". Ora sappiamo che fare partecipare dei giovani in gran difficoltà al SVE non è una scommessa facile ma questo costituisce una opportunità interessante che occorre utilizzare al meglio per questi giovani, sapendo che bisogna fare proposte che riguardano sia il supporto ai volontari che la formazione del professionisti incaricati del loro accompagnamento, sia la gestione globale del progetto e ancora la cooperazione giudiziale e della polizia tra le diverse città che partecipano. Tutto cio’ con l’obiettivo di favorire il più possibile queste esperienze e di sviluppare una cittadinanza europea in questi giovani in condizioni difficili. 1.2.

Metodologia

1.2.1 Questo studio è il frutto degli scambi, molte volte animati e sempre costruttivi, che abbiamo avuto con i nostri partners europei nel corso dei tre seminari: - Il 16 - 17 febbraio 2001 a Parigi - Il 6 - 7 aprile a Torino - Il 30 - 31 agosto e l’1 settembre a Lisbona. Tutti i partners provenienti da otto diverse città, hanno partecipato assieme al Foro Europeo per la Sicurezza Urbana nel programma SVE in qualità di tutori o insegnanti professionisti. Di conseguenza a partire dalla loro esperienza abbiamo

2

Commissione Europea, Proposta di decisione del Parlamento e del COnsiglio che stabilisce un programma comunitario per incoraggiare la cooperazione tra gli Stati membri orientati contro la lotta all'esclusione sociale, 16.06.2000


potuto riflettere insieme sulle condizioni di successo di un SVE aperto ai giovani maggiorenni in gravi difficoltà. Il nostro primo seminario (Parigi) ha avuto l’obiettivo, da una parte di elencare i punti deboli e gli elementi di successo dei progetti pilota realizzati per iniziativa del FESU nel 1998 e nel 1999 dal punto di vista dei giovani, del responsabile degli organismi di ricezione e dell’invio dei giovani, del professionista incaricato dell’inseguimento del giovane e per ultimo, più globalmente, dal punto di vista del risultato, cioè l’inserimento sociale del giovane. All’altra parte analizzare il profilo dei giovani e l’accompagnamento che bisogna prevedere prima, durante e dopo la permanenza dei giovani all’estero. Oltre all’esperienza professionale dei nostri partners, abbiamo potuto approfittare della presenza, in questo seminario, di una anteriore volontaria del programma SVE, di cittadinanza italiana che nel 1999 si è trasferita alla città di Le Havre, in Francia per un periodo di sei mesi. Il suo testimonio ha permesso di arricchire l’analisi che abbiamo realizzata “dal punto di vista del giovane”. L’esperienza anglosassone del mentoring diretta ai giovani in difficoltà ci è sembrata una ipotesi d’inseguimento che poteva applicarsi al nostro programma. Si tratta di relazionare ogni giovane con un adulto volontario (un mentor) che fa l’inseguimento del giovane (il mentado) da vicino, lo aiuta e lo stimola a realizzare i propri progetti. Abbiamo voluto discutere con i nostri partners durante un secondo seminario (a Torino) con l’aiuto degli esperti: Amanda Howells, consulente nell’organismo inglese Crime Concem che nel 1999 ha instaurato il programma Mentoring Plus. Il secondo esperto Ana Hewitson lavora come volontaria per quel programma. Questa ipotesi di lavoro -il fatto di aggiungere volontari adulti al SVE per accompagnare il giovane laddove il professionista non ha i mezzi per farlo- ci ha portato a riflettere sul ruolo dei volontari e dei professionisti entro il programma, sulla formazione requisita e finalmente sull’articolazione dei lavori e delle funzioni di ognuno. Due volontari anteriori del programma hanno pure partecipato a questo seminario e così ci hanno potuto dare il loro punto di vista sul tipo d’inseguimento sollecitato. Per ultimo il terzo seminario (Lisbona) aveva come obiettivo: - esaminare alla luce delle legislazioni nazionali e comunitarie, le possibilità di trasferimento dei giovani maggiorenni sotto mandato giudiziario o tossicodipendenti sotto cura. - presentare ai partners il riferente-professione del professionista incaricato dell’inseguimento del giovane e proporre una formazione per questi professionisti, adatta al Servizio Volontario Europeo aperto ai giovani in gravi difficoltà.


- esporre le difficoltà relative allo statuto di volontario dei giovani nei diversi paesi dell’Unione Europea e fare proposte perché questo statuto così come l’esperienza del giovane, siano riconosciuti della stessa maniera nei 15 paesi. I risultati ottenuti in questi tre seminari sono stati integrati nei distinti punti del quarto capitolo del presente studio. 1.2.2. Tra ogni seminario il capo progetto ha avuto contatto e ha parlato con “persone chiave” che hanno potuto darci informazioni complementare con rispetto ad altre esperienze che sono state eseguite con giovani in gravi difficoltà nel quadro del SVE o d’altri programmi inter-paesi. In quanto alla questione delle legislazioni europee, abbiamo interrogato numerosi giuristi (giudici di vigilanza penitenziaria) e giudici d’istruzione dei 15 paesi membri e queste informazioni sono state arricchite con le ricerche che abbiamo realizzato in diversi centri di documentazione. 1.3

Presentazione della rete di partners

Stranaidea, S.C.a.r..l. - Torino (Italia) Stranaidea è una cooperativa sociale (Organismo senza fini lucrativi d’utilità sociale, O.N.L.U.S.) che dirige e implementa progetti nei campi sociosanitari, educativi e di servizi a particolari. Si occupa in particolare dei giovani minorenni in situazioni difficili, degli handicappati, delle persone che presentano problemi psichiatrici, dei tossicodipendenti. Propone soprattutto attività educative ai giovani minorenni che sono in carcere o circuiti di formazione professionale ai giovani minorenni in gravissime difficoltà, indicati dai servizi sociali della città. Eumeo Cooperativa - Parma (Italia) Eumeo è una cooperativa indipendente di solidarietà sociale, inizialmente vincolata alla Associazione “Gruppo Scuola”. Offre attività ai giovani definiti come “quelli che presentano rischi di deviazione” perché attraversano situazioni di malessere familiare e sociale. Implementa attività di giardinaggio, manutenzione dei parchi e dei giardini in spazi pubblici e privati. Interviene con i giovani nell’ambito scolastico, extra scolastico, professionale, familiare e culturale. Oggi è composta da cinque professionisti insegnanti e un objetor. Comune di Capannori, Servizio Gioventù (Italia) Le attività principali del servizio per l’orientamento, la formazione e l’informazione della gioventù della città di Capannori sono: 1) l’informazione ai giovani,


2) la ricezione e l’orientamento dei giovani in cerca di un impiego, 3) l’inseguimento dei objetores di coscienza e servizi civili, 4) l’implementazione e l’inseguimento dei progetti SVE, 5) il coordinamento dei centri di formazione chiamati “Clubjob” ( officine di falegnameria, di restauro, d’arredamento), 6) l’ implementazione e l’inseguimento dei progetti d’inserimento professionale dei giovani e dei sussidi per la formazione. Associazione Los Primeros - Granada (Spagna) L’Associazione Los Primeros lavora principalmente con giovani minorenni e maggiorenni del nord di Granada in progetti educativi tramite lo sport, l’appoggio scolastico, l’orientamento personale e professionale. Partecipa nei seguenti programmi: D.E.D.A.L.: educazione attraverso attività ludiche LUDEP: attività sportive per giovani minorenni e maggiorenni M.T.: lavoro di prevenzione della tossicomania nei giovani minorenni della zona nord di Granada. 20 volontari e 3 professionisti salariati lavorano lì attualmente. Gebalis, E.M. - Lisbona (Portogallo) Gebalis è un organismo municipale che ha la funzione di dirigere i quartieri d’alloggi popolari della città di Lisbona sotto gli aspetti finanziari, sociali e patrimoniale. Circa 20 quartieri cioè 15.000 case, oggi sono dirette dalla Gebalis. Il suo obiettivo principale è promuovere la qualità della vita delle persone che ivi risiedono attraverso dell’implementazione di progetti di sviluppo sociale, diversi secondo le necessità d’intervento che esistono in ognuno di loro. Ad esempio: - Centro d’aiuto e d’integrazione nell’ambito professionale, - Asili per bambini, - Appoggio psicosociale alle famiglie disarticolate, - UNIVAJ (Unità d’inserimento nella vita attiva per i giovani), - Case della gioventù, - Formazione professionale, - Preparazione per la risistemazione, - Progetti educativi. 60 persone lavorano in questi progetti e stanno vincolate alle istituzioni di carattere sociale in ogni quartiere. Le priorità di Gebalis sono promuovere l’integrazione sociale degli abitanti di questi quartieri, procurare che abbiano una buona autostima e finalmente provvedere i mezzi necessari per il buon sviluppo della loro risistemazione.


Associazione Punto Giovani - Evreux (Francia) Punto di ricevimento e d’ascolto per giovani minori ai 25 anni, l’Associazione Punto Giovani lotta contro l’esclusione sociale e il malessere dei giovani. Il suo obiettivo non è dare una risposta diretta alla richiesta del giovane ma indirizzarlo nell’ambito di una cooperazione organizzata, ridarli fiducia in se stesso ed arricchire il lavoro in rete. Gli interscambi internazionali dei giovani sono un mezzo privilegiato dell’associazione per raggiungere i loro fini. Municipio di Saint-Herblain, Servizio Inserimento Lavoro (Francia) Il servizio Inserimento e Lavoro (SIE) della città di Saint-Herblain è iscritto nel Centro Comunale d’Associazione Sociale (CCAS). E’ soggetto alla Direzione della Solidarietà e della Prossimità per quanto riguarda l’inserimento e la Direzione delle Risorse Umane nell’ambito lavoro. La missione principale del servizio rispetto all’inserimento si realizza entro il PLIE (piano locale d’inserimento economico) il quale fa parte della Comunità Urbana di Nantes. Il SIE si occupa ugualmente di coloro che cercano un lavoro fuori del PLIE: orientamento, consiglio, posizionamento nelle offerte di lavoro, ecc. Esso si occupa di tre fondi d’aiuto ai giovani e controlla i contratti CES e CEC sottoscritti con il Municipio. Municipio d’Epinay-sur-Seine, Direzione dello Sviluppo Sociale (Francia) La Direzione dello Sviluppo Sociale della città d’Epinay-sur-Seine ha i seguenti obiettivi principali: - l’accompagnamento sociale dei pubblici vulnerabili, l’accesso ai diritti e l’appoggio alla vita familiare; - l’animazione della vita dei quartieri, l’ingresso ai divertimenti, la solidarietà locale e la partecipazione; - l’azione socio-educativa e di prevenzione indirizzata ai bambini e ai giovani. Questa direzione raduna tre servizi: gioventù, Vita di Quartiere e Cittadinanza, Integrazione, Associazioni.


2/ Il SVE : per chi? perché? Il SVE è diretto “teoricamente” a tutti i giovani tra i 18 ed i 25 anni e la Commissione ha manifestato una forte volontà di ampliare il suo accesso ai giovani che trovano difficoltà specifiche. In questo studio c’interessiamo delle condizioni di successo del SVE specificamente per i giovani che, fino adesso, non hanno necessariamente il profilo requisito per partecipare ai programmi d'interscambio europeo. 2.1.

Il SVE è una ottima opportunità anche per i giovani che si trovano in difficoltà ben specifiche 2.1.1. Il profilo dei giovani

Il programma deve tenere presente tutti i tipi di difficoltà che possono trovare i giovani adulti, per esempio: -

Socioeconomiche (in particolare i giovani disoccupati senza una laurea, né qualifica Familiare (orfani, che hanno sofferto una rottura familiare, violenza da parte dei genitori ecc.) Scolastica (no scolarizzati, che hanno abbandonato gli studi o che sono stati espulsi dal sistema scolastico) Contestuale (vivono in quartieri difficili, fanno parte di una banda, sono vittime di discriminazione razziale) Psicomentale (sono stati stuprati o hanno sofferto molestie sessuali, hanno avuto depressione, hanno tentato il suicidio, hanno presentato trastorni leggeri della condotta) Sanitario (sono stati tossicodipendenti) Giudiziario (hanno commesso qualche delitto, escono dal carcere)

Di solito queste difficoltà si sovrappongono e quindi l’inserimento del giovane nella società diventa più difficile. In questo punto vedremo il problema della terminologia relativa a questo punto specifico. Bisogna parlare di giovani svantaggiati, in situazine difficile, di giovani in gravi difficoltà o di giovani che trovano difficoltà? Questa domanda è stata fatta durante diversi incontri sull'inclusione di questi giovani2.

2

Vedi in particolare la "Relazione del Gruppo di lavoro sull'inclusione" redatto nell'ambito della Conferenza "Massimizzare l'inclusione" organizzata dalla Commissione Europea y SOS (Structure of Operational Support), 1998-1999, pag. 1.


Il gruppo di lavoro del SVE sulla "prevenzione dei rischi e la gestione delle crisi" preconizza l'uso dell'espresione "giovani che fanno fronte a difficoltà" per non stigmatizzarli ma considerare le loro "necessità specifiche" e per "rispondere a queste nel modo più efficace e sicuramente come sia possibile"3. L’obiettivo del progetto SVE dovrebbe essere quello di dargli “desideri di” e renderli “capaci di”: prendere iniziative, essere autonomi, essere responsabili, ascoltare, capire le regole e le norme che si devono rispettare, adattarsi. Il periodo di preparazione del progetto dovrebbe essere in un’ampia misura consacrato a questo lavoro, a misurare il desiderio e la capacità del giovane di partecipare al SVE. Questi giovani che risiedono nell’Unione europea, potranno essere provenienti da uno Stato membro o da un terzo Stato (cf pagina …) Esamineremo più precisamente tre casi: -

dei giovani che escono dal carcere dei giovani sotto mandato giudiziario dei giovani tossicodipendenti

I giovani che escono dal carcere che hanno compiuto definitivamente la loro condanna, possono senza alcuna difficoltà, essere candidati al Servizio Volontario Europeo. Nel caso dei giovani che stanno sotto mandato giudiziario, nella maggioranza dei paesi ed oltre le rigidità vincolate alla sovranità d’ogni Stato membro e della volontà delle autorità giudiziarie di cooperare, soltanto il giudice d’applicazione delle pene potrà decidere o accettare di far partecipare al giovane del programma SVE. Questa decisione dipenderà, in tutti i casi, dal profilo del giovane, dalla sua fragilità, dal suo comportamento, dalla sua volontà di reinserimento, dai suoi precedenti penali, ecc. Nella misura che compiano con le formalità amministrative del paese che gli riceve e che rispettino gli obblighi che accompagnano la loro condanna, alcuni giovani adulti delinquenti potranno partecipare al SVE (se il giudice del paese di condanna gli concede il permesso di partecipare) anche se sono: - in libertà provvisoria; - in detenzione provvisoria; - in situazione di prova o di sospensione dell’esecuzione delle pene, 3

In "Service Volontaire Européen, Groupe de travail sur la prévention des risques et des crises. Rapport Final" ["Servizio Volontario Europeo, Gruppo di lavoro sulla prevenzione dei rischi e delle crisi. Relazione Finale"], SOS, Commissione Europea, Bruxelles, settembre 2000, pag. 5.


Evidentemente, se le condizioni di queste diverse penalità non vietano l’uscita dal territorio nazionale. Con rispetto alle difficoltà vincolate alla tossicomania, il giovane deve aver cessato il consumo di droga e/o continuare una cura (metadone ad es.) al momento della sua partecipazione al SVE. Questo può trasferirsi più facilmente ad un altro paese europeo, se si trova nella fase finale della cura. Nonostante, l’accesso a certi paesi può essere rifiutato a causa delle legislazioni in vigore, sia del proprio paese, sia del paese ricevente. Nella maggioranza dei paesi ricevente, si dovrà contare con un’ordinanza medica che dimostri che continua con la cura e che gli permetta di procurarsi le medicine necessarie. In certi paesi, dovrà essere seguito da un medico che sarà in contatto con il suo medico principale e che si deve mantenere durante tutto il SVE. I giovani maggiorenni: una età che a volte può porre dei problemi Il giovane adulto presenta caratteristiche psicologiche e sociali particolari che conviene mettere in evidenza, se si vuole comprendere il tipo di difficoltà che può trovare nel suo percorso. Abbiamo necessità di appoggiarci alle numerose ricerche in psicologia dello sviluppo per affermare che il giovane adulto, sia o non delinquente, si situa in una fase di fragilità, che è pieno di dubbi e d’angosce, che è insicuro in quanto alla sua identità, molte volte influenzabile, a volte vicino all’infanzia e che ancora non appartiene al mondo adulto? Su un piano sociologico, il giovane adulto d’oggi, ed a fortiori il giovane che appartiene ai ceti sociali più sfavorevoli della popolazione, trova frequentemente un periodo molto difficile d’incertezza, di perdita di fiducia e di motivazione, di mancanza di prospettiva del futuro. In effetti, se nel passato trascorreva casi naturalmente dall’ambito scolastico e familiare all’ambito professionale, il giovane maggiorenne e soprattutto il giovane di un ambiente sfavorevole, oggi deve far fronte al prolungamento della scuola d’obbligo, alla svalutazione dei diplomi poco elevati e alla crisi economica produttrice di disoccupazione4 e di precarietà dell’impiego. 4

Anche se la disoccupazione tende a diminuire nell’Unione europea i giovani che appartengono alla popolazione attiva hanno quasi il doppio di probabilità di rimanere disoccupati riguardo alle persone di 25 anni o più. “In Spagna, in Finlandia e in Italia, il tasso di disoccupazione dei giovani superava il 30% nel 1999 ed il 50% in certe regioni del surd d’Italia e di Spagna” in Unità d’Europa, solidarietà dei popoli, diversità dei territori, 2º rapporto sulla coesione economica e sociale, Commissione Europea, Volume I, gennaio 2000, pag. 20.


Tutti questi fattori li trascinano in una fase più o meno lunga d’inattività e gli espongono a rischi di smarrimento e di delinquenza. L’uso di droghe non è altra cosa che un esempio del malessere esistenziale, di queste delusioni e di queste sofferenze. In genere si può dire che, dagli inizi degli anni 80, la delinquenza dei giovani in Europa è rimasta relativamente stabile ma i suoi atti di violenza sono aumentati intensamente. Questa crescita sarebbe particolarmente forte tra gli adolescenti e soprattutto il tasso (in rapporto alla categoria d’età) dei giovani che dichiarano una condotta regolarmente violenta e/o "racket" aumenta (si parla di una esplosione del numero di minorenni con processi). Questi dati preoccupano, nella misura che è stabilito che la violenza esercitata o sofferta porta conseguenze gravi sulla salute fisica, psicologica e sociale dei giovani. Un elemento decisivo della violenza dei giovani sarebbe la violenza familiare, anche se la forma di violenza dei giovani ha molti precedenti nella violenza delle strade. L’aggressione come comportamento sarebbe trasmessa da padre a figlio, essendo la violenza esercitata dai bambini e dagli adolescenti, vincolata alla violenza contro di loro. Ma come abbiamo detto, la violenza (la frequenza degli omicidi volontari, ad es.) è vincolata alle diseguaglianze economiche e più precisamente all’esistenza di territori d’esclusione. Quanto più si apre un varco tra ricchi e poveri, più si scioglie l’organizzazione naturale o legale. La discriminazione (a causa dell’età, dell’appartenenza etnica, della residenza) è un fattore che promuove la violenza giovanile, in particolare modo quando queste discriminazioni condannano per sempre l’accesso ad un impiego. Dunque, uno costata che la violenza giovanile non sempre ha come traguardo l’appropriazione. Di solito è una violenza di protesta, d’affermazione dell’essere, di difesa che adotta luoghi e bianchi specifici secondo i paesi. Ognuno trova le sue forme di messa in scena violenta nella disorganizzazione sociale. -

Evoluzione che preoccupa per via degli tasse di suicidi, specie maschili, che tossicomania che si proletarizza e tardivamente dopo aver già provato problemi.

attentati diretti contro di se, con crescono notevolmente e che la sulla quale uno s’imbarca più cattiva sorte, insuccessi, piccoli

-

Violenza reciproca in una stessa categoria d’età appartenenti ai territori di povertà.

-

Crescita considerevole della degradazione e della distruzione dei beni pubblici e privati (a volte spettacolari come ad esempio l’ incendio d’autovetture in Francia), in crescita più rapida in confronto ad altre contravvenzioni.

o

tra

i giovani


Grande sviluppo delle violenze giovanili in spazi ordinariamente protetti come i trasporti e le scuole. La scuola in tutti i paesi è uno scenario ed una fonte di violenza importante (violenza tra gli alunni, tra gli alunni e gli insegnanti, "racket"). I trasporti (Francia, Belgio) costituiscono un bianco privilegiato dei giovani ed i danni, materiali e umani, sono importanti. Ciò che si chiama “hate crime”, delinquenza di “odio” che si trasforma in un fenomeno maggiore negli Stati Uniti, come la violenza razzista, partecipa di questa forma di violenza. Le violenze contro le minorie etniche socialmente più vulnerabile (specie in Germania) son sottomesse con maggior frequenza dai giovani che anche loro si trovano in posizione socialmente vulnerabile. Nonostante, la delinquenza (e la violenza) può anche definire un periodo di transizione. La maggioranza di questi giovani si biforcherà in un momento dato in un inserimento economico e sociale e abbandonerà la delinquenza e la violenza. Per altri giovani, si prolungherà e si trasformerà in un sostituto o un complemento informale dell’inserimento “licito”5. Sappiamo ugualmente che, dal fatto stesso dell’età, i giovani sono capaci di adattarsi a nuove situazioni, di modificare il loro comportamento e di “indirizzare la loro vita verso un futuro”. Queste saranno più positive se i giovani “acquisiscono la convinzione che sono rispettati come persone, con individualità, che sono accettati nei loro momenti di dubbi e d’angosce, che sono incoraggiati nella presa di responsabilità personale e morale come nel “self-control”6. Siamo convinti che il Servizio Volontario Europeo, se è ben organizzato, permette o al meno aiuta- al giovane ad affrontare quel passo difficile che si situa tra i trastorni fisici e psichici dell’adolescenza e l’età della maturità7. 2 .2. l SVE come attrezzatura d’integrazione o di reinserimento per questo pubblico-destinatario. 2.2.1. La “rottura” come pedagogia per un nuovo inizio Numerosi autori, romanzieri, poeti, etnologi o avventurieri hanno elogiato il viaggio, vero “specchio nel quale dobbiamo contemplarci per conoscerci da un ottimo angolo”8. 5

Queste riflessioni sui giovani e la violenza nelle città sono state prese da Rapporti introduttori alla Conferenza di Napoli sulla Sicurezza per il Foro Europeo per la Sicurezza Urbana in dicembre 2000. 6 in Giovani adulti e la politica criminale, Atti del 10º Colloquio criminologico (1196), Comitato Europeo per I problemi criminali, indagine criminologica, vol. XXX, Edizione del Consiglio d’Europa, 1994, pag. 7. 7 Idem.


Così il viaggio o più semplicemente il trasferimento ha una funzione pedagogica che permette di scoprire se stessi attraverso della scoperta dell’altro. Dello stesso modo, si può affermare che è un ritrovarsi, cioè in un confronto con gli altri, dove si crea, si forgia la nostra identità. Veramente lì tocchiamo l’aspetto antinomico del trasferimento: da un lato, disistabilizza e dall’altro rafforza. “Disistabilizza perché fa perdere gli abituali punti d’appoggio della vita, di un posto, dei rapporti cioè dell’identità. Rafforza perché permette di prendere coscienza delle specificità, delle differenze con l’altro e del senso d’appartenenza ad una collettività più ampia”9. Abbiamo visto che, per diverse ragioni d’ordine psicologico e sociologico, certi giovani adulti si trovano in una fase d’instabilità e di fragilità d’identità ed in un processo d’insuccessi ripetuti. Per loro, di solito, ogni azione che imprendano li conduce verso strade senza uscita. Questi ripetuti insuccessi li nomina, di fronte ad un contesto sociale prossimo e di fronte a loro stessi, come incapaci di arrivare ad un risultato positivo. Una volta assimilata, è molto difficile sbarazzarsi di questa immagine negativa di se stessi. I professionisti che accompagnano questi giovani verso inserimento hanno capito che è necessario estrarre ai giovani da questo contesto che continuamente li restituisce questa “immagine sformata” che non provoca altro che disanimo, disubbidienza e la ricerca d’altri mezzi di sussistenza più o meno leciti conducendoli ad una emarginazione e incluso in alcuni casi, alla mancanza totale della libertà. “Trasferirsi ad un’altra parte” significa applicare la mobilità, cercare in un altro contesto nuove risorse, ma anche concepire, costruire e mettere in moto un nuovo progetto. Questa “rottura” è molto importante per rompere con le esperienze negative, quando si trasferisce per costruire un progetto in un altro luogo. Per certi giovani lasciare il loro contesto, anche se questo si torna una immagine negativa di loro stessi, non è cosa facile, perché lì hanno costruito i loro vincoli, i loro punti d’appoggio, forze patti di “contro identificazione” che li fa rimanere in quartiere. Da lì l’importanza di realizzare un lavoro di comunicazione con questi giovani affinché si provochi in loro un “clic”, una presa di coscienza delle implicanze di una “rottura” con il contesto.

8

Montaigne, di Saggi (1580-1588), Opere Complete, Parigi, Gallimard, Bibliothèque di “La Plèiade”, 1967, pag. 157. 9 Genève, M. “A che serve la mobilità?” in Intercambio e mobilità dei giovani in Europa, sotto la direzione di J. Kraus, UFCV, Documento dell’INJEP. Nº 20, aprile 1995, pag. 32.


Nell’ambito di un progetto di mobilità, con la carica per il professionale di preparare ai giovani dall’inizio, nello stabilire un rapporto di fiducia, aiutandoli a costruire un progetto adeguato alle loro esperienze, desideri e obiettivi. La rottura è quindi un “concetto eminentemente paradogico”10. Essa “designa a sua volta un’azione per la quale una cosa si rompe ed il risultato di quest’azione. In effetti, essa fa prima riferimento ad uno stato di verifica di una frattura di vincoli”11. Gli interventi educativi che utilizzano la rottura come pedagogia consistono in aiutare il giovane a riprendere questi vincoli rotti nell’ambito di un nuovo progetto. La rottura non deve quindi, essere il comprovante della rottura ma la capacità di muovere le energie per costruire un vincolo sociale. Per fare questo bisogna riunire l’insieme degli elementi che facilitano la transizione di uno stato ad un altro e definire l’ambito favorabile dove tutti i punti di riferimento e le regole siano chiaramente definiti12. La pedagogia della rottura può essere definita come segue: La rottura come un nuovo inizio: la rottura è una reinvenzione dell’esperienza in un nuovo percorso. Lavorare sulla rottura è ri-socializzare. E’ escludersi da un sistema per entrarne in uno nuovo. -

La rottura delle catene dell’insuccesso: praticare la rottura, vuol dire rompere con il cerchio di un percorso d’insuccessi vissuti dal giovane.

-

La rottura come atto riflessivo: la rottura non è un atto espontaneo.Esige la preparazione flessibile e rigorosa e accentua il fatto che sia un atto libero e pensato in forma matura.

-

La rottura come generatrice di stabilità: lavorare sulla rottura è lavorare la stabilità di un individuo, per paradogico che possa sembrare.

10

V. Safi Hadj Safi, “Borsa d’interscambio Nazionale: un programma d’inserimento dei giovani basato sul principio della rottura; comprendere la rottura per favorire, in questo processo l’accompagnamento e l’inserimento dei giovani che trovano difficoltà di vincolo”, Memoria di DESS “Concetto, Realizzazione Valutazione di Programma d’inserimento Giovanile” sotto la direzione del Sr. Juan Barnes, Università di Parigi 13 Villetaneuse, ottobre 2000, pag. 17. 11 Idem. 12 Idem.


I professionisti sono d’accordo rispetto alla necessità di sviluppare i mezzi umani ed i materiali indispensabili per l’animazione e la gestione dei percorsi dei giovani che hanno scelto di mettere in pratica una rottura con il loro ambiente. Per ultimo, ecco come gli stessi giovani che hanno vissuto una rottura nell'ambito del programma francese "Borsa d’Interscambio Nazionale"13 descrivono ciò che gli ha dato questa esperienza: - "Mi ha permesso di scoprirmi fuori dal mio ambiente abituale". - "La Borsa d’Interscambio mi ha fatto molto più indipendente, autonomo e responsabile". - "Grazie a quest' esperienza, sono riuscito a stabilire una rottura con la mia famiglia, però mantenendone allo stesso tempo un contatto". - “Ho avuto l’occasione di scoprire altre città, altre persone e d' imparare una lingua straniera". - "Ho ripreso fiducia in me stesso". - "La Borsa mi ha permesso di ricominciare su basi più positive". In base ad una indagine realizzata a questi giovani al loro rientro, il 33,3% hanno espresso che era molto importante mettere in atto questo rottura ed il 66,6% che era indispensabile. Nell'ambito del SVE, si può pensare che, per alcuni di questi, residenti in un paese dell' Unione ma naturali di un altro e di conseguenza a volte confrontati al problema dell' identità culturale, la mobilità e la scoperta d’altri posti potrà essere l' opportunità di: -

-

prendere coscienza che veramente appartengono alla collettività nella quale risiedono. Così, certi giovani provenienti di un' immigrazione magrebina in Francia e che hanno viaggiato nell'ambito della Gioventù per Europa, sono tornati dicendo "è la prima volta che ho la sensazione d’essere francese"14; prendere anche coscienza che formano parte di uno spazio comune europeo e di scoprire o rafforzare la loro cittadinanza europea.

A questo riguardo, un' antica volontaria del SVE che abbiamo accolto nei nostri primi due seminari ci ha raccontato che il giorno in cui ha preso coscienza di far parte di un programma di dimensione europea - che raggruppa molti giovani che come lei trovano difficoltà e che vivono o 13 14

Programma d’interscambi per i giovani che funziona in base ad una rete di città francesi. Genève, M. A che serve la mobilità?, op. cit. pag. 33.


hanno vissuto lo stesso tipo d’esperienza di mobilità, si è sentita molto stimolata. Vincere la rottura sociale per la rottura geografica e culturale, ci sembra che sia una delle pietre angolari della lotta contro l' esclusione dei giovani. Il programma SVE deve permettere di dimostrarlo. E'evidente che non si tratta di inviare "a qualsiasi, in qualsiasi modo", ad una città straniera durante un periodo variabile. Da un lato, non tutti i giovani avranno il desiderio né la capacità di partire", dall'altro, le modo d’accompagnamento devono essere seriamente analizzate. Riprenderemo questi due aspetti essenziali nel nostro ultimo capitolo. Nonostante possiamo già pensare che se tutte le condizioni di successo sono riunite, "come soggiorno all' estero, dovrebbero permettere al giovane o al meno a certi giovani, di ricostruire per se un' immagine propria positiva", come dall'altra parte lo considera la Commissione dall' inizio del programma. Questo, oltre ad acquisire nuove competenze sociali e/o professionali ed imparare una lingua straniera. 2.2.2. La rottura "accompagnata" come pena alternativa al carceramento Per quanto concerne più specificamente i giovani adulti in difficoltà che hanno avuto a che fare con la polizia e con la giustizia, ci sembra che anche lì il SVE potrà essere, in certe situazioni ben definite, di molto beneficio sia per il giovane, sia per la collettività. In questi casi ci incoraggiano a considerare due ragioni principali che si aggiungono a quelle che abbiamo considerato per l' insieme dei giovani in gravi difficoltà, siano o non delinquenti. La prima si riferisce all' importanza della recidiva tra i giovani condannati. Effettivamente, come ha dimostrato la Sig. Junger-Tas nel suo studio realizzato sull' insieme della comunità, "quando più giovane è un individuo al momento della sua prima condanna, più numerose saranno le sue nuove condanne. Così, dei condannati prima di poter essere considerati come giovani adulti, due terzi saranno condannati nuovamente nei seguenti dieci anni. Dall'altra parte, i delitti commessi dai recidivi sembra di aumentare con l'età"15.

15

Junger-Tas in Jeunes adultes délinquants et politique criminelle [Giovani adulti delinquenti e politica criminale], atti del 10 Colloquio Criminologico (1991), Comitato Europeo per i problemi criminali, Indagine Criminologica, vol. XXX, Les éditions du Conseil de l'Europe, 1994, pag.55.


Possiamo interrogare sulle cause reali della recidiva: è l' età in quanto tale quella che determina il rischio di recidivare o è il mezzo carcerario nel quale si trovano i giovani delinquenti?. Detto in un altro modo, la prigione, non è per casa la che si occupa di aumentare questo sentimento di ribellione, di sfida, d’incomprensione e d' impotenza di fronte al sistema politico e giuridico? Questo ci porta alla seconda ragione alla quale facciamo riferimento per appoggiare il nostro progetto di far partecipare anche al SVE a certi giovani che hanno un passato giudiziale. Si tratta della sovraffollamento delle prigioni16 e di conseguenza della necessità di trovare soluzioni alternative al carceramento per certi casi precisi di condanna. D'accordo a fonti del Consiglio d' Europa17, molti paesi europei si sono confrontati oggi al sovraffollamento dei loro stabilimenti penitenziari. Così, nel 1997, Svezia aveva il 4% dei loro stabilimenti sovraffollati. Danimarca ne aveva il 10%, Finlandia il 12% ed i Paesi Bassi, il 23%. In Irlanda, Francia, Belgio, Inghilterra e Galles, Italia, Spagna una media dal 50% al 75% e quel tasso raggiungeva l'80% in Portogallo. Questi dati sono sufficiente per immaginare gli effetti estremamente negativi che possono avere queste situazioni nelle condizioni di vita e di conseguenza sulla salute fisica e mentale dei detenuti. In tutti i casi queste hanno indotto al Comitato del Ministri del Consiglio d' Europa a adottare il 30 settembre 1999, nell'ambito della Raccomandazione R (99) 22 sul "sovraffollamento dei carceri e l' inflazione carceraria", gli articoli seguenti: [...] 23. Converrebbe favorire lo svillupo dei mezzi che permettano di ridurre la durata effettiva della pena eseguita, preferendo le misure individualizzate, tali come la libertà provvisoria, le misure collettive di gestione sul sovraffollamento carcerario (grazie collettive, amnistie). 24. La libertà provvisoria dovrebbe essere considerata come una delle misure più efficaci e più costruttiva che non solo riducono la durata della detenzione ma che contribuiscono 16

Il Sovraffollamento è la inadeguatezza in un'istanza t, tra il numero di detenuti e la capacità di "ricezione" delle prigioni. Cf Tournier, P-V., "Prisions de Europe, inflation carcérale et surpeuplement" ["Prigioni d'Europa, inflazione carceraria e sovraffollamento"], marzo 2000, Informe del Consiglio d'Europa, Il sovraffollamento delle prigioni e l' inflazione carceraria, raccomandazione nº R (99) 22, adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa il 30 settembre 1999. 17 Fonti: Consiglio d'Europa, il sovraffollamento delle prigioni e l'inflazione carceraria, raccomandazione nº R (99) 22, adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa il 30 settembre 1999.


anche in un modo molto importante alla reintegrazione pianificata del delinquente nella comunità. 25. Per promuovere ed espandere la risorsa della libertà provvisoria, bisognerebbe creare nella comunità condizioni migliori di sostegno e d’aiuto al delinquente così come la supervisione dello stesso, in particolare puntare a condurre le istanze giuridiche o amministrative competenti e considerare questa misura come una opzione valida e responsabile. 26. I programmi di trattamento efficaci nel corso della detenzione così come il controllo ed il trattamento dopo la liberazione, dovrebbero essere concepiti ed applicati in modo tale da facilitare il reinserimento dei delinquenti, di ridurre la recidiva, di consolidare la sicurezza e la protezione del pubblico e di motivare ai giudici ed ai fiscali a considerare le misure destinate a ridurre la durata effettiva della pena da compiersi così come le sanzioni e le misure applicate nella comunità, come opzioni costruttive e responsabili.

La libertà provvisoria è solo una delle alternative possibili e questo ha fatto che da alcuni anni ad oggi si vedano i modelli classici di sanzioni sostituiti da nuovi modelli che hanno dato un senso differente all' intervento penale. Per quanto concerne i giovani adulti, queste alternative sono particolarmente importanti. Per loro, in effetti, le pene di prigione non sembrano costituire la reazione miglior adattata, e nella maggioranza dei casi sono altri tipi d' interventi ciò che sembrano costituire la miglior elezione. Il SVE potrà far parte di questi con la condizione che il profilo dei giovani volontari sia ben definito, che i professionisti incaricati del loro inseguimento abbiamo ricevuto la formazione corrispondente e che le differenti parti indicate nel programma riescano perfettamente a lavorare in gruppo. Questi punti sui quali torneremo nel capitolo quarto del presente studio. Per adesso è importante motivare i diversi governi nazionali e le istanze europee a riunire tutti gli sforzi per continuare sviluppando le misure di prevenzione o di politica criminale18 con l' obiettivo di rispondere alla necessità legittima d’inserimento dei giovani in gravi difficoltà. Il SVE organizzato, così come lo propponiamo in questo studio, può essere una delle misure. La questione dello statuto dei giovani volontari nell' Unione Europea non farà altro che confermare l' importanza e l'urgenza di farlo effettivo. 2.2. 18

Lo statuto di volontario: un dibattito essenziale che deve continuare

Riprendiamo la definizione della politica criminale proposta da Mireille Delmas-Marty in "Modèles et mouvement de politique criminelle [Modelli e movimenti della politica criminale], Parigi, 1983, Ed. Economia, pag. 13, a sapere: "l'insieme delle procedure per le quali il corpo sociale organizza le risposte al fenomeno criminale".


2.2.1. Verso un migliore riconoscimento di uno statuto19 di volontari Altro ostacolo che possono trovare i giovani a chi desideriamo dare la possibilità di partecipare al SVE, è l’assenza di un vero statuto di volontario nei diversi Stati membri. Questo ostacolo concerne tutti i giovani adulti, qualsiasi fosse il loro profilo. Difficoltà per ottenere un visto, un permesso di soggiorno o il rimborso di cure mediche, mancanza di riconoscimento dell'esperienza vissuta: questi sono i tipi di problemi che si presentano oggi ai partecipanti del SVE. Quindi, anche se il volontariato stia ampiamente esteso nei mezzi associativi dei paesi dell'Europa e che l'anno 2001 sia stato dichiarato "Anno del Volontariato" dalle Nazioni Unite, lo statuto di volontario fa fatica ad aprirsi passo nelle diverse legislazioni nazionali dell'Unione Europea. Oggi giorno, solo Spagna ha legislato sullo statuto di volontario con la legge 6/1996 del 15 gennaio 1996 20. Questa legge copre le diverse attività e organismi pubblici e privati spagnoli, imbarcati nello sviluppo del volontariato. Essa s'ispira in parte alle raccomandazioni enunciate nella "Lettera Europea per i volontari" e nella "Dichiarazione Universale per il Volontariato" di 1990. Lì, il concetto di volontariato è definito come "l'insieme d’attività d'interesse generale, sviluppate da individui che non siano funzionari pubblici. Queste attività non devono essere soggette a nessun contratto di lavoro o di commercio e a nessun pagamento". I diritti che lo statuto conferisce ai volontari sono i seguenti: -

Durante la durata del servizio, diritto a ricevere informazione, orientamento e appoggio per realizzare i lavori indicati; - Diritto ad un trattamento non discriminatorio, rispettoso della vita, della libertà, della dignità, dei credi; - Diritto a partecipare attivamente nell'organizzazione (preparazione, esecuzione e valutazione) del servizio volontario; 19

Lo statuto è un insieme di disposizioni legali e regoli che definiscono la situazione giuridica di un gruppo di persone. 20

Qui ci appoggiamo sullo studio ben documentato d’Annika López Lotson, le cui conclusioni principali sono state pubblicate sul bollettino Voluntar-e-news nº2 della Asociation of Voluntary Service Organisations (AVSO) maggio 2001. Fino ad agosto 2001, Annika López Lotson, era lei stessa volontaria nel AVSO, in Bruxelles


- Diritto ad essere assicurato contro rischi d’incidenti e di malattie che potrebbero provenire direttamente dal servizio volontario; - Diritto a ricevere il rimborso di tutte le spese sostenute durante l'esecuzione dei lavori di volontariato, di essere accreditato come volontario e di godere delle condizioni di sicurezza e d'igiene dove adempie il servizio; - Essere trattato con rispetto e riconoscimento del valore del suo contributo alla società. E' interessante notare che l'articolo 3 di questa legge (§ 4) prevede "l'estensione di tutti questi diritti ai volontari occupati nel servizio all'estero". Spagna presidierà l'Unione Europea da gennaio 2002 ed una conferenza internazionale sul volontariato avrà luogo a Madrid nella stessa data. Dunque si può aspettare che questo permetta di accelerare il processo di legalizzazione del volontariato in altri paesi europei. 2.3.2. I punti sui quali vi è unanimità I diversi apporti, contribuzioni e rapporti nell'ambito del servizio volontario sono unanimi sui seguenti punti: - Il lavoro di un "volontario" si caratterizza dal fatto che non si assomiglia ad un lavoro a pagamento, di conseguenza non può avere uno stipendio, né una garanzia, non stabilisce una durata in termini di numero d’ore obbligatorie lavorate e non da diritto ad un'assicurazione sociale. - E' necessario trovare un inquadramento legale per lo statuto di volontario a livello europeo, così com’esiste uno statuto per gli studenti, i lavoratori pagati, i giovani "au pair". - E' importante non regolare eccessivamente il campo del volontariato perché il lato di creatività. iniziativa, flessibilità, adattabilità si perderebbe rapidamente. Quindi, una campagna sul Servizio Volontario è condotta quest'anno da vari organismi tra i quali il CCIVS (Centro Comunitario Internazionale per il Servizio Volontario) e l'Association for Voluntary Service Organisations (AVSO)21. Questo progetto ha evidenziato sei temi principali, che saranno al centro delle discussioni durante quest'anno: - La mobilità con una particolare attenzione ai problemi dei visti, - Lo statuto giuridico del volontario, - I volontari ed il Movimento per la pace, 21

E' conveniente sottolineare che la AVSO lotta attivamente, da molti anni, per la promulgazione di una legge europea che riconosca lo statuto volontario.


- Il rientro dei volontari che hanno eseguito un lungo soggiorno, - L'accesso al Servizio Volontario, molto particolarmente per i giovani in gravi difficoltà, - Gli interscambi e la collaborazione interregionale. 2.2.3. Raccomandazioni degli attori europei ed il Foro Europeo per la Sicurezza Urbana. Ciò che sollecitano gli attori europei implicati in azioni di volontariato, delle quali il Foro Europeo forma parte per la Sicurezza Urbana, è l'insieme di disposizioni legali e regolamentare molto concrete che definiscano la situazione giuridica dei volontari. Si considera che il fatto di dare uno statuto giuridico al volontario, gli porterà al volontario un riconoscimento sociale. Così si delineano due dimensioni dello statuto del volontario: una giuridica che conferisce un inquadramento legale alle attività messe in moto dal volontario; l'altra sociale che riconosce l'importante ruolo dell'utilità pubblica. a) Dimensione giuridica La questione fondamentale è domandarsi sulla natura dell'inquadramento legale che deve coprire le attività del volontario senza istituzionalizzare né formalizzare molto al volontario. Così gli attori si inclinano per la promulgazione di una legge europea, che dia uno statuto giuridico ed un riconoscimento sociale e accademico al volontario (validazione delle esperienze professionali, ad esempio). Questa legge deve obbligatoriamente essere adottata da tutti i Paesi membri (specialmente i servizi diplomatici e amministrativi) dell'Unione Europea. Gli attori si domandano a se stessi sulla necessità o no di una legge a livello nazionale in ogni Stato membro, com’esiste in Spagna. Visti Uno degli effetti pratici di una legge europea sarebbe la creazione di un visto di volontario così come già esiste un visto per studio, giovane "au pair". Ottenere un visto, in certi paesi e per certe categorie della popolazione, può essere a volte molto difficile, dato che il Servizio Volontario non fa parte della lista delle priorità per il rilascio di visti, da questo emerge la seguente proposta:


-

il Servizio Volontario dev'essere riconosciuto come un'attività legale, così come quella dello studente o di una persona "au pair", per il rilascio di un visto di diritto;

Permesso di soggiorno Altra conseguenza pratica di una legge sul volontariato sarebbe l'ottenimento di un permesso di soggiorno. Sarà con le sue proprie prerogative insieme ai altri statuti (non è un lavoratore, né uno studente, né un passante né una persona "au pair". -

Proposta: il Servizio Volontario dev'essere un titolo legale ai fini di un permesso di soggiorno.

Sicurezza - Le attività devono svilupparsi nell'ambito legale del volontariato internazionale che da posto ad una sicurezza, in un marco igienico e sicuro. Le attività contribuiscono al bene comune nell'ambito delle organizzazioni riconosciute. - Il giovane volontario deve ugualmente avere: - un'assicurazione che copra le malattie e gli incidenti, - un'assicurazione civile (trid party liability). Tasse Si esige nello stesso modo degli altri casi d’espatrio: l'esonero delle tasse sui sussidi per i giovani in gravi o gravissimi difficoltà, o incluso di scarse risorse, che l'assegnazione familiare e che altro tipo d'aiuto a tutti i membri delle famiglie dei giovani non siano soppresse, perché questo provoca, in genere, la non adesione al progetto da parte del giovane in altre parole, nessun ostacolo finanziario deve impedire impiegare ai giovani, soprattutto quelli in situazioni più sfavorevoli. -

b) Dimensione sociale Gli attori chiedono che i seguenti punti relativi al volontario siano rispettati: La dignità e l'integrazione della sua persona La flessibilità, la adattabilità del suo lavoro L'espressione della sua creatività, della sua libertà politica e religiosa L´espressione e la propagazione delle sue idee, della sua filosofia, della sua creatività L'accesso ed il riconoscimento della diversità della sua cultura, della sua esperienza delle sue origini. Questo deve costituire uno dei principi di base per un'animazione e una gestione (management), base d’ogni regolazione nazionale e internazionale del servizio volontario.


-

La legge deve promuovere il riconoscimento sociale: la validità, l'utilità del servizio volontario

-

La legge deve anche comprendere misure amministrative e distinzioni di qualità per le associazioni e le organizzazioni che ricevano o che inviino ai giovani volontari.

Natura non economica (le sue attività generano una economia solidale): -

Non confondere lo statuto di persona a pagamento con quello di volontario (obblighi, ordini...) Mancanza di reciprocità tra il lavoro ed i sussidi percepiti dai volontari Il loro lavoro è gratuito e contribuisce al bene comune, permette inoltre certa maturità sociale e personale (cittadinanza) Il loro lavoro si basa in una decisione libera, sulla libera scelta, non è pagato, né motivato da un dovere personale e senza limite legale. 2.3.4. Il punto di vista dell'Unione Europea

Nel livello delle istanze dell'Unione Europea, esiste, da parecchi anni, una volontà reale di arrivare ad un ambito legale del volontariato che possa essere riconosciuto dall'insieme degli Stati membri. Già nel 1995 la Commissione aveva elaborato una comunicazione sul ruolo fondamentale degli organismi di volontariato e riconosciuta l'importanza politica, sociale ed economica delle azioni sviluppate dai volontari. Nel 1999 il Centro Europeo per il Volontariato ha chiesto aiuto a tutti gli interessati affinché l'azione del volontario sia riconosciuta come un'azione cittadina. In Europa, tra le manifestazioni previste per festeggiare l'anno del volontariato, si è celebrato a Bruxelles il "Foro della Convenzione sul Volontariato della Gioventù Europea" il 21 maggio 2001. Inoltre, si è svolta una settimana di "azioni per il volontariato" dal 6 al 13 agosto 2001 e, come abbiamo già detto, questa manifestazione si concluderà con un simposio a gennaio 2002 a Madrid. Adottato dalla Commissione nel 1996, il Libro Verde "Educazione, Formazione, Indagine: Gli Ostacoli della Mobilità trans-nazionale" dovrà, dall'altra parte, costatare l'esistenza d’ostacoli per la mobilità. Così "la diversità degli statuti, negli Stati membri, degli studenti, delle persone in formazione, dei docenti e degli insegnanti, specialmente in rapporto con le disposizioni in materia di diritto di soggiorno, diritto di lavoro, di sicurezza sociale e impositiva, costituisce un ostacolo per la mobilità", inoltre "il fatto di non


riconoscere la specificità del Servizio Volontario Europeo costituisce un ostacolo alla mobilità dei giovani volontari"22. Il Libro Verde proporre a questo riguardo, una serie di vie d’azione per l'eliminazione di questi ostacoli; queste sono state ampiamente approvate nell'ambito dei dibattiti che hanno organizzato sul questo argomento in tutti gli Stati membri, ma purtroppo ancor oggi non sono stati messi in pratica. Nonostante, in risposta ai richiami ed alle proposte precise degli attori europei, il Parlamento Europeo ed il Consiglio hanno presentato una proposta di raccomandazione23, basata sugli artt. 149 e 150 del Trattato e che insegue i seguenti obiettivi: -

ottenere dagli Stati membri che annullino gli ostacoli importanti che ancora sussistono, malgrado il progresso della comunita, in materia di libera circolazione degli studenti, delle persone in formazione, dei giovani volontari, dei docenti e dei formatori.

-

invitare gli Stati membri ad introdurre strategie che tendano ad integrare l’aspetto di mobilità tras-nazionale con l'obiettivo di stimolare questa nelle sue politiche nazionali applicate ai gruppi ai quali punta questa raccomandazione.

Il secondo punto di questa Proposta indica che la mobilità dei (...) giovani volontari (...) sia esercitata nell'ambito dei programmi comunitari o fuori di questi e s'iscriva nell'ambito della libera circolazione delle persone; questa è una delle libertà fondamentali protetta dal trattato CE; il diritto di libera circolazione ed il diritto di soggiorno sono riconosciuti a tutti cittadini di uno Stato membro dall'art. 18 del trattato CE" 24. Dall'altra parte, "converrebbe permettere ai naturali d’altri paesi, residenti legalmente, che partecipino ad un programma comunitario come quello della Gioventù, di godere delle disposizioni della Comunità in materia di libera circolazione e d’uguaglianza di trattamento (...) " 25 ma allo stesso tempo "concedere un'attenzione particolare alle necessità dei gruppi più svantaggiati ed i più vulnerabili" 26.

22

In Proposta modificata della "Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio rispetto alla mobilità nella comunità degli studenti, delle persone in formazione, dei giovani volontari, dei docenti e dei formatori", Bruxelles, 5 ottobre 2000, Commissione delle Comunità Europee, 11º inciso. 23 Proposta modificata della "Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio riguardo alla mobilità nella comunità degli studenti, delle persone in formazione, dei giovani volontari, dei docenti e dei formatori", Bruxelles, 5 ottobre 2000, Commissione delle Comunità Europee. 24 Idem. 25 Idem, inciso17 26 Idem, inciso 13


Di un modo generale, si dice che "coloro che tentano di esercitare una mobilità nell'ambito dell'educazione, della formazione e della gioventù ed in particolare gli studenti, le persone in formazione, i volontari, i docenti ed i formatori sono, di solito, scoraggiati da molti ostacoli che trovano, come lo evidenziano le richieste che dirigono al Parlamento europeo; in questo contesto, l'azione dell'Unione Europea deve rispondere alle aspirazioni dei cittadini in termini di mobilità in materia d’educazione e di formazione" 27. Dopo di considerare queste dichiarazioni, il Parlamento europeo ed il Consiglio raccomandano agli Stati membri: -

"di prendere le misure che considerino appropriate per togliere gli ostacoli giuridici e amministrativi della mobilità delle persone che desiderino intraprendere in un altro Stato membro (...) un'attività di volontariato (...) nell'ambito dei programmi comunitari o al di fuori di questi" 28,

-

"di prendere le misure che considerino necessarie con l'obiettivo di togliere gli ostacoli alla mobilità dei naturali d’altri paesi, nell'ambito di un programma comunitario, (...) partecipino ad una esperienza di volontariato (...) " 29;

-

"di riconoscere che il volontariato costituisce un'attività sui generis che non può, in quanto tale, essere paragonata ad altre categorie d’attività; riconoscere in special modo che il Servizio Volontario Europeo è un'attività diversa da un impiego stipendiato; prendere le misure che considerino appropriate perché le disposizioni legislative e amministrative nazionali prendano in considerazione questa specificità" 30;

- "di promuovere, nello Stato membro originario, il riconoscimento dell'attività di volontariato realizzata nello Stato membro ricevente in quanto progetto d’educazione informale, tramite la certificazione della partecipazione delle persone ai progetti di volontariato, in modo tale di favorire il riconoscimento delle conoscenze acquisite, conformemente all'obiettivo di un modello europeo comune di curriculum vitae, come quello pronunciato dal Consiglio Europeo di Lisbona" 31; -

"di prendere le misure che considerino appropriate affinché le istituzioni di sicurezza sociale dello Stato membro originario rilasci il modello E 111 per tutta la durata dell'attività di volontariato" 32;

-

per finire "di prendere le misure che considerino appropriate onde evitare che le attività di volontariato siano paragonabili ad un'attività stipendiata e ad una

27

Idem, inciso 12 Idem, misura 1.a 29 Idem, Misura 1.h 30 Idem, Misura 4.a 31 Idem, Misura 4.b 32 Idem, Misura 4.c. 28


non stipendiata. Specialmente evitare che il sussidio del volontario, cosĂŹ come l'alloggio e il cibo, siano sottomesse a trattenute fiscali" 33. E' molto importante sapere che tutti i diversi incisi e misure succitati sono state ritenute dalla Commissione il 5 ottobre 2000. Manca solo di renderle effettive.

33

Idem, Misura 4.f.


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