EikonCultureMagazine #3 - Settembre 2018

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Editoriale

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ontinua il viaggio di Eikon nel panorama nazionale ed internazionale della fotografia, offrendo un’ampia selezione di autori che utilizzano la fotografia come nuovo linguaggio per raccontare storie, descrivere luoghi, esprimere emozioni che possano avvicinare quante più persone possibili. In questo numero diamo spazio a due eventi di notevole interesse nel mondo della fotografia italiana: il FESTIVAL DELLA FOTOGRAFIA ETICA DI LODI e PhEST, il FESTIVAL INTERNAZIONALE DI FOTOGRAFIE E ARTE A MONOPOLI. Dal prossimo 6 al 28 ottobre Lodi si prepara ad essere uno dei poli della fotografia in Italia e non solo, con la nona edizione del Festival della Fotografia Etica. Il percorso fatto ha portato il festival ad essere un punto di riferimento solido all’interno del panorama europeo dei festival di fotografia, grazie alla scelta di raccontare l’attualità attraverso percorsi diversi e originali, con l’obiettivo dichiarato di voler “creare un circuito virtuoso in grado di permettere alla fotografia di arrivare al pubblico e parlare alle coscienze”. Per due mesi, dal 06/09/2018 al 04/11/2018, PHEST trasformerà la città di Monopoli in una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto con 21 mostre, 14 di fotografia, 4 di arte contemporanea, e 3 progetti di collaborazione, allestite in spazi e luoghi sia al chiuso che all’aperto nel cuore di Monopoli. Il Phest di quest’anno è ricco di nuove location e collaborazioni. Oltre al Porto Vecchio, alla Muraglia di Porta Vecchia, alle Mura del Castello e il Centro Storico, le mostre saranno di casa a Palazzo Palmieri, Castello Carlo V, Chiesa Santi Pietro e Paolo e Palazzo Martinelli. E infine, nello spazio dedicato alle letture suggerite, riserviamo due pagine ad un prezioso lavoro di Franco Carlisi “Il Valzer di un giorno”, una raccolta di foto di matrimoni che non finiranno mai nell’album degli sposi, ma con le quali Carlisi ha realizzato un affresco barocco e festoso di una Sicilia vestita a festa nel giorno del matrimonio.

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Entra anche Tu a far parte di Eikon Culture Join Eikon Culture EikonCultureVisualReflections promuove la diffusione dell’interesse per la fotografia intesa come parte integrante della cultura, dell’arte e del costume del nostro tempo. La rivista offre la possibilità a tutti di dare visibilità ai propri progetti. Come partecipare: Per proporre la pubblicazione di un progetto è necessario inviare una selezione di fotografie accompagnate da un testo, utilizzando Wetransfer e indirizzando a eikonculture@gmail.com Ogni proposta deve possedere i seguenti requisiti: – originalità dell’opera. – piena titolarità dei diritti d’autore e di ogni altro diritto. – eventuali liberatorie dei soggetti ripresi.

L’autore, con l’invio delle immagini, si assume la responsabilità del proprio lavoro riguardo ai suddetti requisiti, escludendo da ogni responsabilità in proposito lo Staff di EikonCultureMagazine.

Ogni progetto dovrà essere composto da: – da 15 a 25 immagini, jpg 1500 lato lungo. – un testo di massimo 4.000 caratteri spazi inclusi (Il testo dovrà fornire al lettore il contesto dei fatti, senza contenere analisi o giudizi). – didascalie per ogni singola foto massimo 2000 caratteri spazi inclusi. – scheda tecnica con nome, cognome, Paese, website dell’autore, camera e ottiche utilizzate. I diritti d’autore delle immagini rimangono di proprietà del fotografo.

EikonCultureVisualReflections promotes the spread of interest in photography as an integral part of the culture, art and customs of our time. The magazine offers everyone the opportunity to give visibility to their projects. How to participate: To propose the publication of a project it’s necessary to send a selection of photographs accompanied by a description, using Wetransfer and directing to eikonculture@gmail.com Each proposal must meet the following requirements: - originality of the work. - full ownership of copyrights and all other rights. - possible releases of the subjects taken back. The author, by sending the images, assumes responsibility for his work regarding the aforementioned requirements, excluding the EikonCultureMagazine staff from any responsibility in this regard. Each project must be composed of: - from 15 to 25 images, jpg 1500 long side. - a text of up to 4,000 characters including spaces (The text must provide the reader with the context of the facts, without containing analyzes or judgments). - captions for every single photo maximum 2000 characters including spaces. - data sheet with name, surname, country, website of the author, camera and optics used. The copyright of the images remain the property of the photographer.

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Vito Finocchiaro - EL BLOQUEO Alex Webb Peppe Gambino - Dive into the Sea Vito Dell’Orto - Sevillanas Ivano Mercanzin - Terra Madre Morena Bellini - Viaggio in India Maria Cristina Germani - Cani Dentro Kristinn Guðmundsson - Top View Knox Bertie - Anicca Le selezioni di Eikon Eventi

La libreria di Eikon

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Regolamento Concorso Fotografico EikonCulture 2019 L’associazione EikonCulture, organizza la prima edizione del Concorso Fotografico "ECVR Photo Contest", il concorso è aperto a fotografi professionisti e a fotoamatori, italiani e stranieri. DATE E TEMI Il concorso si svolgerà dal 01 Settembre 2018 al 31 Maggio 2019, termine ultimo per l’invio delle fotografie. Il concorso sarà suddiviso in cinque categorie: ● Ritratto ● Street Photography ● Paesaggio ● Mediterraneo ● Storia (da 2 a 10 immagini, allegare descrizione del progetto) MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE Per ogni serie di tre immagini inviata e per ogni storia inviata è previsto un contributo spesa di € 10,00, dalla seconda serie il contributo per ogni serie è di € 5,00. Entro il 30 Novembre si può usufruire di inviare sei immagini anzichè tre per le categorie singola immagine. Non esistono limitazioni riguardo al numero di serie con cui è possibile partecipare; le serie possono essere distribuite a piacimento fra le tre categorie. L’invio delle immagini potrà avvenire esclusivamente in formato elettronico utilizzando l’indirizzo mail: eikonculture@gmail.com Le foto inviate potranno essere state pubblicate in passato o essere state inviate a precedenti concorsi. 6


Il partecipante deve essere il titolare dei copyright delle immagini e deve assicurare che ha il diritto per utilizzarle. Il formato accettato per l’invio delle immagini è JPEG, lato lungo 4000 pixel – 300dpi. È consentita una minima elaborazione digitale delle immagini: taglio, luminosità, contrasto e conversione in bianco e nero. La giuria può escludere, senza appello, foto ritenute troppo modificate. E’ vietato l’HDR e modificare la vera realtà della scena dello scatto. I finalisti dovranno presentare i file originali delle foto. Le foto dovranno essere inviate in un’unica cartella compressa (winzip o winrar). La cartella dovrà contenere il nome della categoria scelta e il nome e cognome dell’autore separati da un trattino basso (es: Landscape_Mario Rossi). All’interno della cartella ogni immagine dovrà essere nominata con una sequenza numerica e con il nome e cognome dell’autore separati da un trattino basso (es: Mario_Rossi01.jpg). Non verranno accettate fotografie con logo, firma, watermark o segni riconoscibili di qualsiasi genere. Nella sezione FOTO SINGOLA le immagini verranno giudicate singolarmente. Nella sezione STORIA la giuria valuterà la coerenza delle immagini con la storia. Il metodo di pagamento preferito è PayPal (eikonculture@gmail.com) Anche tramite bonifico su: IBAN: EIKON CULTURE IT 15 K0760116900001039346075 Una volta inviate le foto, non sarà possibile sostituirle. Il giurato valuterà l’immagine in base all’impatto visivo, alla composizione, all’originalità, alla tecnica, alla creatività, all’abilità di comunicare un messaggio, uno stato d’animo, un’emozione. Le decisioni della giuria sono insindacabili. Il copyright rimane totalmente all´autore dell´immagine. Il partecipante autorizza EikonCulture all’uso delle proprie immagini ai fini promozionali. Il mancato pagamento della quota comporta la non ammissione al concorso. L’iscrizione al concorso implica l’accettazione integrale del presente regolamento. SELEZIONE Una giuria di esperti visionerà tutte le fotografie in regola con il presente regolamento e selezionerà 15 finaliste per ogni categoria di immagine singola e 3 progetti storia. Le immagini finaliste saranno stampate in formato 40x60cm. a carico dell’Ass. EikonCulture ed entreranno nel circuito Exibition 2019, saranno pubblicate su EikonCultureMagazine, avranno visibilità sul sito eikonculture.com e sui nostri social: pagina e gruppo facebook, instagram. La giuria, infine, decreterà la fotografia vincitrice di ogni categoria. Finalisti e vincitori saranno contattati tramite email.

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EikonCulture Photographic Competition Rules 2019 EikonCulture association organizes the first edition of the Photo Competition "ECVR Photo Contest", the competition is open to professional photographers and amateur photographers, both Italian and foreign. DATES AND THEMES The competition will take place from 01 September 2018 to 31 May 2019, deadline for sending photographs. The competition will be divided into five categories: ● Portrait

● Street Photography ● Landscape ● Mediterranean ● History (from 2 to 10 images, attach project description) ENTRY RULES For each series of three images sent and for each story sent is a contribution of € 10.00, from the second series the contribution for each series is € 5.00. By November 30 you can take advantage of sending six images instead of three for single image categories. There are no limitations regarding the serial number with which it is possible to participate; the series can be distributed at will between the three categories. The images can be sent exclusively in electronic format using the email address: eikonculture@gmail.com 1. The submitted photos may have been published in the past or sent to previous competitions. The participant must be the copyright holder of the images and must ensure that he has the right to use them. The organizational staff declines all responsibility for the lack of these requirements. 2. The accepted format for sending images is JPEG, 4000 pixels long side - 300dpi. 3. Minimal digital image processing is allowed: cutting, brightness, contrast and black-and-white conversion. The jury can exclude, without appeal, photos considered too modified. 4. HDR is prohibited and change the true reality of the shooting scene. 5. The finalists will have to present the original photo files. 6. The photos must be sent in a single compressed folder (winzip or winrar). The folder must contain the name of the selected category and the author's name and surname separated by an underscore (ex: Landscape_Mario Rossi). Inside the folder each image must be named with a numerical sequence and with the name and surname of the author separated by an underscore (ex: Mario_Rossi01.jpg). 7. No photographs with logo, signature, watermark or recognizable signs of any kind will be accepted.

8. In the SINGLE PHOTO section the images will be judged individually. 9. In the HISTORY section the jury will evaluate the coherence of the images with the story. 10. The preferred payment method is PayPal (eikonculture@gmail.com) 11. Also by bank transfer to: IBAN: EIKON CULTURE IT 15 K0760116900001039346075 8


12. Once the photos are sent, it will not be possible to replace them. 13. The juror will evaluate the image based on the visual impact, composition, originality, technique, creativity, ability to communicate a message, a state of mind, an emotion. 14. The jury's decisions are unquestionable. 15. The copyright remains totally to the author of the image. 16. The participant authorizes EikonCulture to use its images for promotional purposes. Failure to pay the fee will result in non-admission to the competition. Registration for the competition implies full acceptance of these regulations. SELECTION A jury of experts will review all photographs in compliance with this regulation and select 15 finalists for each category of single image and 3 story projects. The finalist images will be printed in 40x60cm format. charged to the Ass. EikonCulture and will enter the Exibition 2019 circuit, will be published on EikonCultureMagazine, will have visibility on the site eikonculture.com and on our social networks: page and group facebook, instagram. Finally, the jury will decide the winning photograph of each category. Finalists and winners will be contacted via email.

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Vito Finocchiaro

La copertina di questo numero è dedicata alla realtà dell’Embargo sull’isola di Cuba. El Bloqueo, il più lungo embargo della storia moderna, nelle immagini di Vito Finocchiaro. EL BLOQUEO Uno Stato sotto Embargo ha il divieto di fare affari con tutte quelle Nazioni con le quali è entrato in conflitto o in tensione militare o con quelle che gli sono avverse per cause geopolitiche. L’embargo gli impone anche il drastico divieto di commerciare in beni di prima necessità, come cibo e medicinali, con conseguente razionalizzazione delle proprie scorte interne, fino al limite estremo della sopravvivenza. Una strategia, questa, adottata contro l’operato di taluni Governi ma che genera, però, crude realtà che colpiscono drasticamente le classi sociali più deboli. Nella storia recente, esempi concreti ne sono Jugoslavia, Iraq e Cuba. Il caso più rappresentativo è quello cubano. El Bloqueo, come lo chiamano i cubani, è il più lungo embargo nella storia dell’umanità di epoca moderna. Le prime sanzioni contro Cuba risalgono al 1959, quando Fidel Castro nazionalizza oltre un miliardo di beni americani presenti sull’isola. L’embargo viene ufficializzato nel 1962 quando il governo cubano firma un accordo commerciale con l’unione Sovietica. Quanto esso sia costato a Cuba in termini economici è difficile da sapere, quanto sia costato al suo popolo lo respiri attraverso le sue strade. A Novembre del 2014, viaggiando per Cuba, ho toccato con mano il dualismo della sua società e sono stato costantemente accompagnato dalla sensazione di essere tornato indietro nel tempo. Un viaggio nel Paradiso delle contraddizioni. Un’isola che non è facile da descrivere perché quando chiudi gli occhi e ti lasci trasportare Cuba la puoi sentire mentre ti sfiora, ti abbraccia, ti accoglie e ti sorride, ma poi all’improvviso come una coltellata la senti che ti presenta la sua cruda realtà: Cinquant’anni di embargo. Una realtà con due facce opposte e controverse, strade parallele e sconosciute. Mentre si attraversano i vicoli dell’Avana, lo sfarzo turistico si dirada e la “vecchia ed elegante signora” mostra l’altro suo volto, quello che è in stato di completo abbandono. Uno stato di abbandono fatto di ruderi, di vecchi palazzi fatiscenti, di strade polverose con voragini e pozzanghere, di case senza porte e senza finestre dove è assurdo il pensiero che qualcuno possa viverci finché non vedi i panni stesi. A Cuba ci sono i ricchi e poi ci sono i cubani poverissimi. Un dualismo che si piazza davanti agli occhi ovunque. Ci sono i senzatetto, i mendicanti, quelli che rovistano nei bidoni della spazzatura. E poi c’è la doppia moneta che ha allargato ancora di più il divario tra le classi sociali. Chi è nato fortunato e guadagna in CUC vive dignitosamente; chi sta dall’alta parte e guadagna in monedanacional, dal valore bassissimo, a stento riesce a sopravvivere. 10


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Le finestre aperte al piano terra di molti fabbricati mostrano merci di vario genere. In realtà non sono negozi ma abitazioni. Due mondi paralleli, da una parte c’è l’economia ufficiale regolata dalle leggi rigidissime dello Stato, dall’altra parte c’è l’economia clandestina che è un liberismo puro. Pochi beni alimentari, cucina frugale. Anche comprare un cappellino, un paio di jeans o una maglietta per i cubani ha il costo di uno stipendio mensile.

L’Avana è classificata come una delle città più inquinate al mondo. All’Avana non si respira. Le caratteristiche macchine anni Cinquanta e le ciminiere delle centrali elettriche a carbone, costruite a pochi metri dalla scuola e dal campo di baseball, emettono fumi neri e densi tutto il giorno. Ovunque, a Cuba, è onnipresente il passato. Le scuole, decadenti e sovrastate dai fumi tossici, hanno lo stretto necessario. Per le strade vedi gente che cammina senza una meta precisa, che lavora, che aspetta una mancia o che semplicemente sta seduta sul marciapiede a guardare la vita che inesorabilmente gli scorre davanti.

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Accanto agli alberghi di lusso e alle antiche case coloniali si trovano i quartieri periferici dimenticati. Gli spazi sono stretti; le baracche di legno, vicine le une alle altre, lasciano passare a stento i raggi del sole in stanze dove l’essenziale si contrappone al lusso dei vicini quartieri turistici. Attraverso le porte sempre aperte vedi le donne che lavano i pavimenti, i bimbi scalzi che giocano nelle misere stanze e vedi anche chi si prostituisce sotto agli occhi dei mariti consenzienti. Negli angoli si gioca a dadi e strani personaggi attendono di essere fotografati per un soldo in più. Quando arriva il pomeriggio e i colori del tramonto calano sull’isola puoi vedere i ragazzi giocare spensierati e ignari sulla spiaggia della Baia dei porci. Capisci allora che qui quello che conta è l’essenziale. Un semplice aquilone arrangiato, diventa qui un oggetto prezioso. Legato alla sua corda accarezza il cielo, quello stesso cielo che il 17 aprile del 1961 vide l’invasione di questa Baia ad opera di 1.453 esuli cubani che avevano lo scopo di rovesciare il regime di Fidel Castro. L’invasione durò solo due giorni e si rivelò un fallimento per i ribelli, che vennero sconfitti e in parte catturati dalle truppe di Castro.

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Più attraversi Cuba, più ti rendi conto di qual è realtà di questo popolo, di cosa sono fatti gli attimi di vita di questa gente. Quello che succede in questo angolo di mondo lo leggi negli occhi persi e tristi delle ragazze che si offrono ai turisti per sopravvivere o mentre decidi di salire, alle quattro del mattino, sul tren de Hershey che collega l’Avana a Matanzas. In realtà questo è solo un ammasso di ferraglia che i cubani chiamano treno. Un viaggio fatto nel buio, un percorso dietro al quale esiste la pura essenza di questa terra, la sua realtà nuda e cruda. Seduti in una carrozza sporca e maleodorante, dentro un vagone dei primi del Novecento, consumato ormai da migliaia di chilometri. Il macchinista silenzioso rimane per tutto il tragitto con la porta aperta. Armeggia con le leve ponendo attenzione alla strada. Si passa a bruciapelo tra le case, dove detriti di cemento e silos prendono il posto dei fiori e delle staccionate di legno. Cuba è un luogo fuori dal tempo fatto di gente, volti, sguardi, occhi che ti penetrano nell’anima. Si rimane sospesi tra cielo e terra mentre un lampo attraversa i pensieri e ti realizza qual è la vera magia di quest’isola: la semplice essenzialità. La loro vita, così diversa dalla nostra, perennemente in lotta con una quotidianità fatta di rinunce, di un doversi arrangiare, di un dover dividere il poco con tutti, di fare il tutto con il niente. Una vita, quella del popolo cubano, che a tratti sembra illogicamente serena. Un popolo, questo, sopravvissuto al più lungo embargo della storia moderna.

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Alex Webb “Conosco un solo modo per scoprire un luogo: camminare. In fondo non è altro che questo che fa uno street photographer: camminare, osservare, attendere, chiacchierare, e poi ancora osservare e attendere … restando fiducioso che qualcosa di inaspettato, sconosciuto o forse proprio l’essenza più segreta di ciò che pare conosciuto, ci aspetti proprio lì…dietro l’angolo.”

Alex Webb

Alex Webb, San Francisco in California 1952, è uno dei fotografi che più hanno influenzato la Street Photography con il suo ampio uso di colori, luci ed emozioni al fine di ottenere interessanti e articolate immagini. Uno dei suoi capolavori The Suffering of Light. Dieci i suoi punti salienti, su questo genere, da tenere presenti: Stratificare le fotografie: “Quando scatti foto di strada, cerca di tenere i soggetti in primo piano, “mezzo piano” e sfondo. Sii paziente e aspetta che tutti gli elementi siano presenti insieme e prova a pensare come la tua fotografia può guidare l’osservatore attraverso tutti i soggetti” Riempire l’inquadratura: “Quando scatti in strada, prova ad aggiungere costantemente elementi nell’inquadratura fino a quando davvero diventano troppi. Prova a non sovrapporli e ad ottenere un armonia tra le ombre e le luci (ad esempio scatta all’alba o al tramonto)” Camminare tanto!: “Prova a camminare il più possibile. Fallo anche se vai a fare compere e fallo con la tua macchina fotografica sempre con te. Questo ti permetterà di avere più occasioni di incontrare situazioni interessanti che stimolano la tua creatività fotografica” Cercare la luce migliore: “Quando scatti a colori, non scattare con l’intento di fotografare a colori. Pensa a quale messaggio o significato ha scattare a colori. Accertati anche che quando scatti a colori la luce sia una “buona luce” (mattina o tarda serata)” Il 99.9% delle foto di strada sono sbagliate: “Esci e scatta più che puoi. In questo moto aumenterai la probabilità di portare a casa uno scatto soddisfacente. Se esci e scatti 100 foto, ne otterrai almeno 1 decente. Se ne scatterai 200, ne otterrai 2. Insomma è una questione di numeri, ma anche di fortuna”

Lavorare su progetti: “Pensa al modo in cui tu vedi il mondo, e come il tuo stile fotografico può mostrarlo. Prima inizia col fotografare la tua vita. Cosa rende la tua città diversa dalle altre? Se vuoi viaggiare, vai sul posto e apri la tua mente per riuscire a vedere quali temi possono emergere. Poi inizia a concentrarti su questi temi e cerca di svilupparli” 36


Provare qualcosa di nuovo quando ci si sente bloccati “Se ti senti frustrato dai tuoi lavori, Sperimenta!. Se il tuo modo di fare street non ti diverte, prova qualcos’altro!. Scatti sempre il bianco/nero? prova a colori!. Scatti sempre in digitale? prova la pellicola!. Condividi tutti i giorni i tuoi scatti? prova una volta al mese!. Sperimentare è molto importante ma è non farlo troppo. Prova e sperimentare fino a quando senti contento di quello che fotografi e tienilo stretto perchè è uno dei punti più difficili da trovare” Seguire le proprie idee: “Per rimanere con il chiodo fisso della street photography, leggi continuamente libri sulla Street Photography , incontra altri fotografi di strada , e scatta. Quindi se scatti con molti appassionati di Street anche tu diventerai un appassionato (ossessivo in modo sano) fotografo di strada” Cogliere l’emozione di un luogo: “ Pensa a che tipo di stato d’animo o un’emozione vuoi trasmettere col tuo progetto/foto e scegli il mezzo giusto (b/w o colori). Se siete interessati a catturare il buio e l’oscurità di un luogo il b/w probabilmente funzionerà meglio. Se si desidera catturare l’energia, la luce e l’emozione di un luogo il colore potrebbe funzionare meglio. Ricordate il detto: “Il medium è il messaggio” Viaggiare: “Viaggia quanto più possibile. Spesso le persone non viaggiano più come dovrebbero. Il viaggio insegna ad essere meno materialista, e anche ad apprezzare altre culture, modi di vita e di pensiero. Aiuta anche a esplorare nuovi progetti fotografici in diverse parti del mondo. Non tutti possono farlo, ma se potete, viaggiate e aprite gli occhi al resto del mondo, per quanto è possibile"

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Peppe Gambino

Con la chiusura delle scuole giovani di tutte le età trascorrono le loro giornate nei vecchi porticcioli di Palermo giocando a tuffarsi. Salti, acrobazie e ritmi frenetici danno vita a uno spettacolo che riporta ai ricordi dell’adolescenza… Al Sud ci si diverte con poco…!!

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Vito Dell’Orto Mi sono traferito a Siviglia nel 2010 e nel corso degli anni ho potuto partecipare e documentare le feste e le tradizioni di questa splendida cittá. La Semana Santa, Il pellegrinaggio al Rocio, ed in particolare la Feria de Abril che è la festa ufficiale della primavera. Con la serie “Sevillanas” voglio rendere omaggio alle donne, al flamenco, all’allegria ed ai colori di Siviglia. Il flamenco a Siviglia risuona ovunque, nei vicoli e nelle piazze, vi entra nelle orecchie anche quando prendete un bus o camminate vicino ad un balcone aperto, con i suoi gesti sensuali vi invita alla danza, diventa, stile, estetica, incessante seduzione.

Giallo, rosso, azzurro e ancora verde arancione e blu: ovunque è un tripudio di colori.

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Ivano Mercanzin

Perchè gli alberi affascinano l'uomo di ogni tempo e luogo? Perché gli alberi affascinano l'uomo di ogni tempo e luogo? Per quale motivo sentiamo il bisogno di raccontarli, di visualizzarli attraverso dipinti e fotografie? Ivano Mercanzin ha colto in questi scatti l'epica delle radici e delle origini della vita cogliendo nei rami e nei tronchi di questi straordinari alberi l'essenza dell'esistenza stessa, nella quale la vita affonda le sue radici e accentua ogni suo moto interiore e fisico attraverso il ricordo e la memoria. Gli alberi custodiscono nei loro tronchi anelli di memoria di un tempo attraversato da luci e ombre, ecco perché leggende e fiabe li rendono umani e donano loro caratteristiche simili a quelle psicologiche che ci

caratterizzano come esseri viventi! […] Testo di Paola Palmaroli TERRA MADRE TERRA MADRE, forse madre ancora per poco purtroppo, in una mia riflessione personale ammirando le significative foto di Ivano Mercanzin. Nella magnifica essenzialità e purezza espressiva del bianco e nero, in tutte le sue basilari e strutturali sfumature grafiche e visive, si materializza questo foto racconto di Ivano Mercanzin: Terra Madre. Ne emergono una serie di visioni che ritraggono ancora una volta la terra, la natura e l'ambiente o meglio ciò che ne rimane attualmente, in certi luoghi. Gli elementi appaiono però in tutta la loro delusione di un paesaggio tradito, asservito, fin troppo condizionato dall'uomo che come spesso succede in questi casi, rischia di diventare purtroppo solo un predatore. Qui la terra smette di essere naturale, qui il paesaggio non appartiene più solo alla natura ma soprattutto all'intervento e al dominio continuo dell'uomo. […] Testo di Franco Gobbetti

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Morena Bellini

Un viaggio che desideravo fare da tanto tempo curiosa di vedere la

terra dei Maharaja, dagli sfarzosi palazzi alla bellezza del Taj Mahal. Tuttavia quello che ho riportato a casa è la vita della gente nei villaggi, le loro condizioni; una povertà che non credevo esistesse, il povero più povero, senza un tetto sulla testa per dormire. Vivere per strada tra gli escrementi delle vacche, anche se pur sacre, ma sempre escrementi, ma anche tra maiali e cinghiali, bambini sporchi che giocano tra l’immondizia.

Fogne a cielo aperto e mancanza d’acqua, fatta eccezione per le pompe sparse nelle città e quelle nelle campagne azionate a mano dove c’è la fila per raccoglierla con contenitori a volte di fortuna. Cucinare su fornelli improvvisati e per fuoco usare lo sterco delle mucche seccato al sole. Miseria assoluta e nonostante ciò la luce negli occhi dei bambini infonde speranza. Gente gentile, che a volte chiede di essere fotografata insieme a te, a te così diversa da loro e poi ringraziano. Io ringrazio loro di avermi insegnato che non bisogna lamentarsi per qualcosa che non abbiamo, perché loro non hanno nulla e sono felici se gli doni i saponi sottratti agli alberghi, con i quali possono lavarsi anche con l’acqua di una bottiglia. Quello che mostro in queste 20 foto è la serenità con cui sopravvivono, nonostante tutto. Un paese dai mille contrasti e come diceva la nostra guida, dove nulla è impossibile.

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Maria Cristina Germani

Questo portfolio è stato realizzato durante il progetto di Pet Therapy dell’Associazione Do Re Miao,

all'interno del Carcere Don Bosco di Pisa, gli scatti vogliono testimoniare i momenti di scambio, di relazione e comunicazione con i cani certificati per svolgere attività assistite o con i cani di proprietà degli stessi detenuti. Fa parte di un lavoro molto più ampio da cui sono scaturite due mostre fotografiche, la prima alla Stazione Leopolda di Pisa nel febbraio del 2016, la seconda nel 2017 a Pontedera, entrambe con riconoscimento FIAF, e un catalogo fotografico edito da Haqihana.

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Kristinn Guðmundsson

Mi piace andare all'aria aperta con la mia macchina fotografica o il mio cellulare. In questo progetto vado a fare escursioni in montagne diverse con un gruppo di persone accomunate dallo stesso interesse. Quando posso, io scatto qualche fotografia dalla strada di partenza fino alla cima della montagna. La vista dalla cima è magnifica!. Ho iniziato le escursioni nel 2013 con il gruppo Ferðafélag Íslands, Questa è stata la mia prima arrampicata in montagna. All’inizio è stato molto difficile per me perché ero un assoluto principiante. È ancora

difficile, ma stimolante e divertente ed è un'esperienza unica. Mi piace il vivere all'aperto e interagire con le altre persone durante i viaggi. Le montagne appaiono in tutte le loro forme, dimensioni e colori. Amo il paesaggio e la natura dell’Islanda.

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Knox Bertie L'obiettivo utilizzato per visualizzare un nuovo luogo è distorto dai confronti con il precedente posto che hai chiamato casa. Sarò onesto nel dire che ho faticato ad amare questo posto. Non sono riuscito a vedere la poesia in esso. Ero nuovo non solo per una grande città, ma anche per i lunghi spostamenti. E al momento mi stavo ponendo molte domande sulle mie scelte e anche sulla qualità della vita delle persone che viaggiavano con me. Sarebbe stato facile per me abituarmi. Invece, ho usato il tempo per meditare e fare foto. David Alan Harvey, ha dichiarato: "I fotografi possono guardare fuori dal mondo o guardarsi allo specchio". Ho sentito davvero che stavo facendo entrambi nello stesso momento. I paesaggi delle mie foto sono diventati freddi e industriali fino all’estremo, mentre i personaggi hanno iniziato a somigliare a come mi sentivo giorno per giorno. La frase “Perché sono stati creati uccelli delicati e fini come queste rondini di mare se l’oceano può essere tanto crudele?” da Il vecchio e il mare di Hemingway, mi passava per la mente mentre guardavo le persone alle prese con la routine quotidiana stanco, esausto e disconnesso. Sydney ha attraversato molte transizioni. Vivo vicino al fiume Cook, molto vicino al luogo in cui il Capitano Cook, nell'HMS Endeavour, ha fatto il suo primo incontro con gli indigeni che avevano occupato quella terra per quello che almeno 5000 anni. La maggior parte delle mie foto sono state scattate a Tempe Station. La stazione fu costruita nel 1884. Vado spesso in stazione fino a tarda sera e anche se ora è in una delle zone più popolate e centrali della città, puoi ancora sentire l'odore delle mangrovie e della

salsedine mentre la sera scorre verso l’oceano. La mia mente spesso corre al pensiero di come com’erano le persone del Wyegal che hanno vissuto lungo queste coste per migliaia di anni e che cosa è successo nella mente di Cook quando è arrivato per la prima volta. Nel tardo pomeriggio è possibile ascoltare i treni che arrivano da molte miglia di distanza. Sembrano come i temporali che arrivano dalle montagne. Osservo i volti delle persone nelle carrozze mentre passano, scatto raramente, e qualche volta salgo a fare un giro veloce nella Stazione Centrale. Nel decennio che ho fotografato qui, i treni sembrano, almeno nella mia mente, diventare sempre più affollati verso sera.

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La popolazione di Sydney è cresciuta di circa un milione di persone dal decennio in cui ho vissuto qui. Con questa crescita sono arrivate una serie di sfide significative. In particolare, il costo della vita ha reso la città come una delle più costose al mondo in cui vivere. Ciò ha significato che i prezzi delle case hanno raggiunto livelli irraggiungibili per la maggioranza della popolazione e sempre più persone si stanno allontanando dal centro della città per inseguire il "sogno australiano".

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Mi sento incredibilmente fortunato ad essere arrivato in questo paese quando l'ho fatto. Sono sinceramente preoccupato per Sydney e per il futuro di coloro che la chiameranno casa. Molte delle mie foto sono astrazioni della mia personale visione soggettiva di ciò che vedo - l'impermanenza (Anicca) della no-

stra esistenza in questo spazio e tempo e le lotte di coloro che cercano di farvi fronte. Le mie foto sono cambiate nel decennio in cui ho lavorato a questo progetto, dai colleghi pendolari a quelli che mi stanno passando accanto. Anche il mio obiettivo è cambiato, non considerandomi più uno straniero. Molte delle mie foto sono riassunti e rappresentano le mie opinioni soggettive. Altri sono ritratti delle persone che occupano questo spazio e questo tempo. Ad ogni modo, spero che ci siano più domande che risposte su come stiamo vivendo e dove stiamo andando. @Knoxbertie

Knoxbertie@icloudcom

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Le Selezioni di EikonCulture

Š Igor Demanov

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© Alberto Cicchini

© Viktoriya Shevchenko 135


© Felix Yankl

© Jelena Zarevac 136


Š Ottavia Tagliatti

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Š Angelo Ferlisi

Š Antonella Losso 138


© Gi Sàb

© John Linton

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© La Lori

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© Rolando Paoletti

© RMladen Pidzo Rankvic 141


© 文淵

© Carlo Pomponio

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© 林文豪

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© Marco Borzacchi

© Petra Sappa

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Š Miriam Taibi

Š Salvatore Orofino

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Š Mirco Pennacchi

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© Stefi Ste

© Marion Malencka 147


© Paolo Trainito

© Mirco Pennacchi

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© Shankha Shuvra

© Shankha Shuvra 149


Š Alessandro Businaro

Š Andrea Fuso

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Š Matt Collins

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Š Roberta Costanzi 152


© Maxim Grigorenko

© Rino Rossi

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© Gianni Giva

© Eduardo Meraner 154


Š Marco Scintilla

Š Sonja Marinsek

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© Ewa Palczynska-Ehrard

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Š Baltolu Anna

Š Morena Bellini

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Š Giuseppe Brunelli Linger

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© Татьяна Бондаренко

© Zurab Getsadze 159


© Gianna Pen

© Luigi Storto

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© Vito Dell’Orto

© Marco Ventura

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© Rosario Almeida

© Loredana Di Maio 162


© Claudio Ruggeri

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© Carmelo La Ferla

© Nino Gentile

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© Roberta Marras

© Lutz Kappen

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Š Dirk Dejaeghere

Š Leo Pappalardo

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© Joanna Tomaszewska

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Š Giustino Salsa

Š Oleksandr Frolov 168


© Maryna Daniliuk

© Nopparat Dewa 169


© Bruna Volpi

© Cristina Secci

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Š Preziosi Domenico

Š Federico Forcoppola Moschi

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© Fabio Fan

© Rene Stuardo

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© Marion Malencka

© Henryk Augustyniak 173


Eventi MEDITERRANEO | ECVR Exhibition 2018 La Sicilia, terra al centro del Mediterraneo, dall’aria perennemente arsa dal sole e ricca di profumi, da sempre ha affascinato e attirato popoli e grandi personaggi. Un territorio poliedrico e nuovo al contempo; un punto nevralgico di incontro e di confronto dove, fin dalla notte dei tempi, hanno dialogato, interagito e per sincretismo si sono evolute Culture diverse, lasciando all’isola uno straordinario patrimonio

La Sicilia e la sua identità territoriale è il tema di ECVR EXHIBITION 2018. Una collettiva itinerante che vede coinvolti diversi artisti del panorama nazionale nel raccontare una Sicilia lontana da preconcetti e stereotipi. Una collettiva che racconta l’isola con occhi e poesia diversi. Tradizioni, cultura, storia, miti, sincretismo, immagini che vogliono mettere in risalto le specificità ambientali, storiche ed etnoantropologiche che costituiscono la particolarità del territorio siciliano. Tra gli artisti anche i corsisti di EikonAcademy!

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9° FESTIVAL DELLA FOTOGRAFIA ETICA Lodi, 6 – 28 ottobre 2018 Dal prossimo 6 al 28 ottobre Lodi si prepara ad essere uno dei poli della fotografia in Italia e non solo, con la nona edizione del Festival della Fotografia Etica. Il percorso fatto ha portato il festival ad essere un punto di riferimento solido all’interno del panorama europeo dei festival di fotografia, grazie alla scelta di raccontare l’attualità attraverso percorsi diversi e originali, con l’obiettivo dichiarato di voler “creare un circuito virtuoso in grado di permettere alla fotografia di arrivare al pubblico e parlare alle coscienze”.

Questa edizione della rassegna internazionale si è data l’obiettivo di “alzare il già notevole livello qualitativo del programma espositivo”, affermano Alberto Prina e Aldo Mendichi che con il Gruppo Fotografico Progetto Immagine, organizzano la manifestazione.

“Il successo e la partecipazione sempre crescenti al Festival – annunciano – premiano la scelta di raccontare cosa succede nel mondo, attraverso il filtro dello sguardo dei migliori fotografi e fotoreporters in circolazione. A volte questo sguardo può essere crudo e privo di filtri, altre invece viene mediato da una sorta di poetica visiva che smussa leggermente gli angoli della realtà per restituire comunque una idea di speranza e condivisione. In ogni caso, il Festival è la conferma della fotografia come linguaggio principe della nostra epoca. Raggiunge velocemente e con immediatezza la sensibilità di chi la fruisce, accendendo la macchina della riflessione e della discussione”. Lo conferma il numero e la qualità mai prima raggiunte delle opere concorrenti al World Report Award 2018: ben 900 le candidature arrivate quest’anno da fotografi di 50 nazionalità differenti, in rappresentanza di tutti i continenti.

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La Giuria composta da Alberto Prina - Festival della Fotografia Etica, Aldo Mendichi - Festival della Fotografia Etica, Sarah Leen – Direttore della Fotografia per National Geographic, Francis Kohn – Presidente del World Press Photo 2016, Caroline Hunter – picture editor per The Guardian Weekend, è giunta dopo la selezione e la valutazione dei lavori a comunicare i vincitori delle 6 categorie che compongono World Report Award: per la sezione MASTER, Paula Bronstein con il reportage Stateless, Stranded And Unwanted: The Rohingya Crisis, potentissimo portfolio sull’esodo forzato e disperato di 700mila persone della minoranza etnica di origine islamica Rohingya verso il vicino Bangladesh; per la sezione SPOTLIGHT, Tommaso Protti con il reportage Terra Vermelha, che documenta la crescente crisi sociale nella regione brasiliana dell’Amazzonia negli stati di Pará, Rondonia e Roraima; per la terza sezione SHORT STORY, Camillo Pasquarelli con il reportage The Valley Of Shadows, che racconta il conflitto nella valle del Kashmir, una delle zone più militarizzate al mondo; per la sezione STUDENT, la giovane tedesca Nanna Heitmann con il reportage Gone From The Window – The End Of An Era, sulla fine dell’estrazione del carbone in Germania; per la categoria SINGLE SHOT, i tre vincitori Laurence Geai, Giles Clarke e Bente Marei Stachowske; e infine la sezione NO PROFIT che premierà gli enti CARE HARBOR con il reportage Caring For The Invisible Of Los Angeles, AVSI Foundation con il reportage Mwavita – Born In A Time Of War e il Water Grabbing Observatory con il reportage And I Will Make The Rivers Dry.

Una delle sezioni, tra le più attese dal pubblico che affolla i 4 fine settimana di ottobre in cui si incentra il Festival sarà quella di Spazio ONG 2018, la sezione che vede organizzazioni non governative di tutto il mondo, impegnate nel sociale, raccontare – con il mezzo della fotografia – al pubblico del Festival le proprie esperienze sul campo. All’interno di essa confluiranno, tangenzialmente, i 3 reportage della sezione NO PROFIT del WRA 2018, in attesa di definire gli altriprogetti che parteciperanno alla sezione. Confermata anche la sezione Uno sguardo sul mondo, in cui il Festival andrà invece ad immergersi in alcuni scenari sociali e umanitari particolarmente sensibili. Tra le mostre di questo spazio ci sarà l'omaggio al fotografo francese Shah Marai, corrispondente di France Press (con cui è organizzata la mostra) ucciso in un attentato a Kabul lo scorso 30 aprile.

Non mancheranno, infine, le sezioni dedicate lo Spazio Approfondimento, lo Spazio Tematico (con un bel focus sugli animali in relazione all’uomo), il Corporate for Festival e il Premio Voglino.

Una edizione, quindi, decisamente “potente” che oltre per la qualità delle mostre si connoterà per il livello degli incontri, visite guidate con i fotografi, letture portfolio, presentazioni di libri e per le attività educational destinate agli studenti delle scuole medie e superiori.

Per quattro settimane densissime di proposte, di grande fotografia e soprattutto di straordinaria umanità. Info: www.festivaldellafotografiaetica.it

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PhEST – Festival internazionale di fotografie a arte a Monopoli – Terza edizione 2018 dal 06/09/2018 al 04/11/2018 Per due mesi la città pugliese si trasformerà in una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto con 21 mostre, 14 di fotografia, 4 di arte contemporanea, e 3 progetti di collaborazione, allestite in spazi e luoghi sia al chiuso che all’aperto nel cuore di Monopoli. Il Phest di quest’anno è ricco di nuove location e collaborazioni. Oltre al Porto Vecchio, alla Muraglia di Porta Vecchia, alle Mura del Castello e il Centro Storico, le mostre saranno di casa a Palazzo Palmieri, Castello Carlo V, Chiesa Santi Pietro e Paolo e Palazzo Martinelli.

MOSTRE CASTELLO CARLO V Köle Idromeno

Le due strade di Idromeno A cura di Adrian Paci Dal Museo Marubi, Scutari, Albania La mostra propone alcune fotografie recentemente ritrovate nell’Archivio Marubi che creano un dialogo con uno dei suoi dipinti più conosciuti Dy Rrugët (Le due strade). Le foto, create da questo talentuoso e peculiare artista, potrebbero rappresentare una fase preparatoria al dipinto, ma, allo stesso tempo, liberandosi dalle tematiche armoniose e raffinate dei suoi quadri, rivelano contrasti, ironia e il desiderio di godere dei piaceri della vita.

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Pino Pascali Guardare il mare A cura di Antonio Frugis e Roberto Lacarbonara In collaborazione con Fondazione Pino Pascali, Polignano a Mare La mostra “Guardare il mare” è progetto della Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare che, attraverso una selezione di scatti realizzati da Pino Pascali nel 1965, anticipa la grande e inedita retrospettiva fotografica dedicata all’artista che la Fondazione ospiterà nei propri spazi tra ottobre e novembre 2018. Realizzate nell’ambito di un reportage destinato alla produzione dello spot-Carosello per l’azienda agroalimentare Cirio, le fotografie in mostra (riproduzioni delle stampe vintage provenienti dal Fondo Fotografico della Fondazione Pascali) fanno parte di uno studio che Pascali compie tra Napoli, Ischia e Capri Casamicciola, utilizzando per la prima volta il mezzo fotografico al fine di indagare il paesaggio portuale e urbano. Molti degli scatti mostrano una grande consapevolezza della cultura visuale, fotografica e cinematografica, degli anni ‘50 e ‘60, specie nell’indagine realista e sociale. Ma, in molti casi, lo sguardo dell’artista raccoglie invece dati grezzi, rapidi appunti visivi utili all’elaborazione della scultura. Il viaggio diventa così una ricognizione sull’immaginario del mare in equilibrio con l’immaginazione dell’autore, dove ogni fotografia ha il gusto della prefigurazione, dell’annotazione fissata con immediatezza e già destinata a divenire plasticità di opera d’arte.

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SS PIETRO E PAOLO Gregor Sailer The Potemkin Village Il progetto di Gregor Sailer, realizzato tra il 2015 e il 2017, presenta reali costruzioni architettoniche create per motivi politici, militari ed economici. Rifacendosi alla leggenda del generale Potemkin, che fece “travestire” intere zone della Crimea, recentemente conquistata, per nasconderne lo stato malandato al passaggio di Caterina II di Russia, le immagini di ThePotemkin Village danno allo spettatore accesso a un mondo di falsi, copie, e scenografie e chiamano in causa le assurde aberrazioni della nostra società contemporanea.

ALBUM - Archivio di Famiglia Selezione dall’Archivio Brigida ALBUM - Archivio di Famiglia, il progetto speciale di PhEST 2018 inaugurato lo scorso aprile, è dedicato alla raccolta, alla conservazione e alla valorizzazione del ricchissimo patrimonio fotografico e audiovisivo proveniente dall’ambito familiare e da contesti professionali e non professionali. Protagonista è la vita quotidiana delle persone, che documentano i viaggi e le vacanze, le feste e gli eventi pubblici, il lavoro, la città e i paesaggi. Un prezioso contenuto visivo per la storia italiana, che sarà reso pubblico attraverso iniziative di varia natura. La mostra, aperta al pubblico gratuitamente, espone una riproduzione di fotografie d’epoca provenienti dall’Archivio Brigida, storico studio artistico fotografico attivo dal 1894 al 1973 a Monopoli.

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CENTRO STORICO + PORTO VECCHIO ALBUM - Archivio di Famiglia Mostra #WEWEREINPUGLIA con una installazione pubblica di Leo & Pipo Primo esito della raccolta di fotografie d’epoca promossa da PhEST, ALBUM - Archivio di Famiglia, è la mostra in esterni #WEWEREINPUGLIA: una selezione delle foto d’archivio è oggetto di una suggestiva installazione nell’antico borgo di Monopoli realizzata dal duo artistico francese Leo & Pipo, esperti nella tecnica di collage fotografico di grande formato, ospitati alla Masseria Torre Coccaro in residenza artistica. Le figure del passato invadono il centro storico di Monopoli. Passeggeranno per i vicoli, usciranno dalle case, sosteranno lungo le pareti; gli stessi

vicoli, le stesse pareti in cui erano state ritratte originariamente. In questa osmosi tra passato e presente, le figure arriveranno a ricordarci chi eravamo per capire meglio chi siamo e chi dobbiamo essere. Lo ricorderanno ai pugliesi e ai visitatori. Il viaggio diventerà per chi arriva un processo di conoscenza reale della cultura, del DNA dei luoghi e porterà con sé un frammento di quella fiera identità in giro per il mondo.

MURA DEL CASTELLO (mostra in esterno) Edoardo Delille On Board Progetto speciale sul territorio commissionato da PhEST e incentrato sui porti pugliesi. In residenza artistica a Palazzo Fizzarotti, il fotografo Edoardo Delille ha fatto tappa ai porti di Bari e Brindisi, tra i più importanti per la comunicazione con l’Europa dell’est e la Grecia. Il porto deve la sua eccezionalità all’essere l’ultimo luogo di qualcosa e il primo di qualcos’altro, uno spazio sospeso che pone in relazione, che unisce luoghi, culture, immaginari lontani. Ma oggi porto non è più una parola neutrale. L’immaginario connesso alla parola tende a modificarsi, a deformarsi sotto il peso della continua manipolazione politica e mediatica e diventa un luogo in cui finiscono per risiedere i mostri e le paure del subconscio collettivo. Edoardo Delille prova giocosamente a riportare luogo e parola sullo stesso piano, a restituire l’idea di quello che i porti sono stati, sono e saranno sempre, luoghi di transito, luoghi in cui tutto si mescola, luoghi in cui meravigliosamente tutto può accadere. 181


VECCHIA MURAGLIA (mostra in esterno) Alessia Rollo Fata Morgana Fata Morgana è un racconto tra realtà e immaginazione che cerca di creare delle visioni alternative alla tematica migratoria e di superare gli stereotipi visivi trasmessi dalle immagini di cronaca. Senza togliere nulla al dramma degli eventi che caratterizzano la storia contemporanea del Mediterraneo, Alessia Rollo evoca in maniera originale il mito illusorio di un’Europa diventata per molti un miraggio e i fenomeni conseguenti di sfruttamento e lavoro nero.

PALAZZO PALMIERI Patrick Willocq My Story is a Story of Hope My Story is a Story of Hope è la storia umana di due comunità, una francese e l’altra di richiedenti asilo, costrette, loro malgrado, a convivere. 950 abitanti locali e 50 rifugiati vivono insieme a Saint-Martory in Francia. Questa convivenza imposta dal governo nell’estate del 2016 ha ispirato Patrick Willocq a creare questo ambizioso progetto artistico che, con un profondo significato politico, ci mostra come gli abitanti accolgono o respingono i rifugiati. Con i protagonisti come attori di se stessi, Patrick ci offre un messaggio che va oltre gli stereotipi trasmessi dai mass media.

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Alex Majoli Hotel Marinum Hotel Marinum è un progetto aperto di Alex Majoli che ripercorre i porti del mondo. Porto inteso come luogo di transizione, come momento accaduto, come vita che scorre. È lo spazio di chi vive di fronte al mare, sempre pronto a partire, a scappare. Hotel Marinum è uno spazio di passaggio, di incontri, di incroci, è un porto che assomiglia a sé stesso e a tutti gli altri porti del mondo. Non ha un nome, non ha una precisa localizzazione, se non quella di trovarsi di fronte al mare.

Noelle Mason X-Ray Vision vs. Invisibility X-Ray Vision vs. Invisibility è un progetto sugli effetti fenomenologici delle tecnologie visive nella percezione di migranti clandestini. La serie trasforma in oggetti le immagini fatte a scopo di sorveglianza al confine USA/Messico, le decontestualizza e le trasforma in opere d’arte. Un pugno nello stomaco che vuole farci riflettere sulle dinamiche politiche e sociali di stampo neocoloniale tuttora esistenti

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Mandy Barker Soup Fotografa inglese, pluripremiata, Mandy Barker si interessa all’ambiente e alle dinamiche globali che ne causano il deterioramento. Le sue serie fotografiche si concentrano sui rifiuti plastici che soffocano gli oceani del mondo e mettono in grave pericolo l’ecosistema marino. La serie Soup include immagini esteticamente attraenti, ma profondamente inquietanti una volta messe a fuoco la tematica Sono composizioni create con detriti di materiale plastico di uso comune disperso negli oceani e raccolto in varie spiagge del mondo.

Federico Winer Ultradistancia L’artista argentino Federico Winer parte dalla sua fascinazione per le mappe, rivelatrici della curiosità umana verso il mondo. A partire dalle immagini satellitari di Google Earth, con Ultradistancia Federico crea dei tableaux in cui le forme geometriche, i colori, ci portano fuori dal mondo e poi di nuovo dentro, vicini. Il mouse è il suo pennello, attraverso il quale selezione e crea un paesaggio, una Geografia Estetica, che ci affascina per la sua bellezza e immensità, e allo stesso tempo ci riporta a una dimensione umana,

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Davide Monteleone A Modern Odyssey A Modern Odyssey è un progetto realizzato durante un viaggio reale, non inventato, sulla nave da trasporto Nordic Odyssey, che trasportava 70.000 tonnellate di ferro grezzo dalla città portuale russa Murmansk. Un viaggio dentro a se stessi che ci porta a riflettere, invitati da Monteleone, sul senso del viaggio e del desiderio di viaggiare. Quell’inquietudine così ben descritta da Fernando Pessoa che, dalla sua nativa Lisbona, ha raggiunto tutte le mete possibili senza mai aver fatto un viaggio stessi che ci porta a riflettere, invitati da Monteleone, sul senso del viaggio e del desiderio di viaggiare. Quell’inquietudine così ben descritta da Fernando Pessoa che, dalla sua nativa Lisbona, ha raggiunto tutte le mete possibili senza mai aver fatto un viaggio.

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Collettivo Azimut Sotto il nome di Collettivo Azimut sono riuniti diversi artisti che da ormai tre anni indagano la questione della migrazione dei profughi mediorientali. Il collettivo, nato sotto l’egida di Fondazione Fotografia Modena, continua il suo lavoro di ricerca in modo indipendente dal 2017. I diversi progetti, a cura di Filippo Maggia e Daniele Ferrero, hanno registrato la collaborazione, a diverso titolo e in periodi diversi, di: Roberto Rabitti, Andrea Luporini, Wissam Andraos, Chiara Corica, Giulia Dongilli, Andrea Cossu e Mara Mariani. Le opere del collettivo in mostra a PhEST sono: Today, tomorrow and the day after tomorrow (2018)

Composta da tre diverse opere realizzate sull’isola di Samos, l’installazione restituisce in immagini la vita all’interno e all’esterno di uno degli hotspot dove ormai da anni giacciono i profughi in fuga dal medioriente - Siria, Afghanistan, Irak, Pakistan, Palestina, Kurdistan – in attesa di essere trasferiti sulla terraferma e ricollocati in altri centri permanenti di accoglienza. Untitled (2016) Un video a tre canali che non segue una sceneggiatura, ma mira piuttosto a registrare il lento scorrere quotidiano dei migranti, delle forze dell’ordine che provano a regolare il flusso ininterrotto degli arrivi, dei volontari, dei locali e delle tante organizzazioni che lì operano.

Untitled è un video di Filippo Maggia, Daniele Ferrero, Roberto Rabitti, Andrea Cossu e Mara Mariani.

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(Courtesy FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE) ARTE CONTEMPORANEA a cura di Roberto Lacarbonara A cura di Roberto Lacarbonara In collaborazione con: CRAC PUGLIA | Centro Ricerca Arte Contemporanea – Taranto Marco Neri (Forlì, 1968) Costruire, 2018 Installazione ambientale, tecnica mista

Costruire è una installazione in divenire, un corpo scultoreo che, nella propria evoluzione, allude alla progressiva urbanizzazione del paesaggio reale. È una città anch’essa, con le sue architetture modulari che definiscono uno skyline rispetto al quale ogni relazione fisica o unità di misura è invertita e ribaltata; l’osservatore non soccombe alla grandiosità degli edifici bensì può muoversi dominando, con lo sguardo, l’intero spazio. Gli edifici di questo grande ‘plastico’ scultoreo sono costituiti da linee e unità geometriche, elementari primari, monolitici, ricorrenti nella ricerca di Neri, dove la struttura visiva della composizione prevale rispetto alla materia e al colore. La trasfigurazione astratta e la riduzione formale degli elementi sottrae la contingenza e la storia dei luoghi alludendo ad alla bruta serialità e uniformità delle abitazioni. Tuttavia l’installazione, realizzata con scatole di legno assemblate, materiali e scarti della produzione industriale, trova nella pittura un nuovo volto, armonioso e rassicurante, mostrando pienamente la propria finzione e raccontandosi come un gioco d’infanzia, un bricolage di volumi regolari in cui tutto trova nuovo ordine, funzione, luogo.

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(Courtesy FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE) ARTE CONTEMPORANEA a cura di Roberto Lacarbonara A cura di Roberto Lacarbonara In collaborazione con: CRAC PUGLIA | Centro Ricerca Arte Contemporanea – Taranto Marco Neri (Forlì, 1968) Costruire, 2018 Installazione ambientale, tecnica mista

Costruire è una installazione in divenire, un corpo scultoreo che, nella propria evoluzione, allude alla progressiva urbanizzazione del paesaggio reale. È una città anch’essa, con le sue architetture modulari che definiscono uno skyline rispetto al quale ogni relazione fisica o unità di misura è invertita e ribaltata; l’osservatore non soccombe alla grandiosità degli edifici bensì può muoversi dominando, con lo sguardo, l’intero spazio. Gli edifici di questo grande ‘plastico’ scultoreo sono costituiti da linee e unità geometriche, elementari primari, monolitici, ricorrenti nella ricerca di Neri, dove la struttura visiva della composizione prevale rispetto alla materia e al colore. La trasfigurazione astratta e la riduzione formale degli elementi sottrae la contingenza e la storia dei luoghi alludendo ad alla bruta serialità e uniformità delle abitazioni. Tuttavia l’installazione, realizzata con scatole di legno assemblate, materiali e scarti della produzione industriale, trova nella pittura un nuovo volto, armonioso e rassicurante, mostrando pienamente la propria finzione e raccontandosi come un gioco d’infanzia, un bricolage di volumi regolari in cui tutto trova nuovo ordine, funzione, luogo.

Francesco Schiavulli (Bari, 1963) Dimore, 2011-2018 Installazione ambientale, performance L’opera Dimore definisce l’unità minima di esistenza e lo spazio di movimento di uomini privati della propria libertà. Il riferimento è alle figure sociali più emarginate, specie a coloro che, a causa di faticose migrazioni, cercano di ridefinire la propria identità a partire dalla ricerca di un luogo di vita e di una forma di sostentamento. Il costante cambiamento di posizione, dal verticale all’orizzontale, esprime una qualità plastica del corpo ma, allo stesso tempo, la ricerca obbligata di un equilibrio, di una condizione e posizione nel mondo. Le Dimore incorporano il sogno di una casa, di un letto, di una minima socialità familiare; tuttavia esse sono ridotte a scheletri metallici, gabbie, prigioni. Ci si aiuta l’un l’altro ad accedervi, ci si alterna nei movimenti, è quasi un operare privo di sviluppo, una storia senza un senso né una fine. Come nella celebre serie delle Macchine, Schiavulli torna a sollecitare e agire sul corpo umano, sottoposto allo sfruttamento fisico attraverso gli esercizi performativi. L’utilizzo del corpo appare cinico, 188


ripetitivo, privo di emozioni: ancora una volta una profonda implicazione della storia recente di questa terra e dei suoi drammi. La vicinanza al mare dell’installazione ambientale definisce infine una relazione immediata dell’opera con i “porti”, tema della presente edizione di PhEST 2018.

Francesco Strabone (Brindisi, 1990) Mai, 2018 Barca, gesso, argilla, resine, vernici Da tempo impegnato in una ricerca sulle reliquie e sulle manifestazioni della fede popolare, Francesco Strabone depone su una vecchia imbarcazione un cumulo di ossa, dalle forme irregolari, del tutto irriconoscibili nella loro tormentata anatomia. Si tratta di ossa scolpite, in gesso ed argilla, fatte dunque di materiali naturali ed organici, anch’esse figlie della terra che le genera e le ospita. Ancora una volta, l’allusione ai tragici eventi migratori in corso trova espressione in una forma contenuta, quasi votiva, e la sala che ospita il relitto diventa luogo di meditazione e mistero accogliendo le poche spoglie di uomini e donne venuti dal mare. La scultura trasforma la materia in fatto sociale, umano, sensibile, mentre lo spazio si trasforma in un altare per la collettività. L’austerità della barca, listata a lutto, impone la celebrazione ed il rispetto da parte degli osservatori nei confronti di questo scarno monumento ad ignoti caduti del Mediterraneo.

Dario Agrimi (Atri, 1980) Gradi di vergogna, 2018 Installazione ambientale, acqua, olio esausto, tecnica mista Dieci isole dalla forma regolare, di un colore impenetrabile e specchiante per effetto dell’olio nero che ricopre le vasche metalliche. Ne emergono volti e parti anatomiche segnati dal tragico destino del loro inabissarsi. Agrimi dispone i corpi in un sacrario, dove tutto appare posato e sospeso, tra la superficie e il baratro, tra la vita e la morte. L’opera rievoca prepotentemente le recenti vicende migratorie lungo il Mediterraneo; luogo di storia, di culture e vita ma anche di attraversamenti, disperazione e decadenza, dove sulle acque limpide dell’orizzonte si addensano le acque putride e stagnanti di una civiltà che condanna alla morte e all’oblio. La misura esatta, regolare e modulare di questi “gradi di vergogna” rimanda alla fredda serialità del conteggio di corpi e ritrovamenti in mare, rendendo la scultura una somma di feretri disposti di fronte allo sguardo impassibile dell’osservatore. 189


COLLABORAZIONI PhEST2018 F.project - centro di formazione e ricerca sulla fotografia e l'immagine contemporanea Approdi La mostra è curata da: Roberta Fiorito e Maria Pansini

Allestimento video a cura di: Nico Murri Approdi è una ricerca visiva a più mani che ha come focus il Porto di Bari. Una zona peculiare che occupa circa 4 km di costa dal vecchio molo San Nicola, all'ingresso del centro storico, al porto nuovo. Un'infrastruttura marittima d'eccellenza che ha da sempre fatto della città un ponte fondamentale verso oriente. Ciascuno dei giovani autori, studenti del corso biennale, sia in maniera collettiva che personale, ha raccontato una sfaccettatura di un luogo fatto di grandi spazi, angoli più remoti, come nel caso del vecchio acquario, e poi i pescatori della darsena, i turisti, i pendolari da est ad ovest per restituirne un affresco contemporaneo e sfaccettato di un luogo cardine per la città. Foto di: Giuliana Campanale, Marcello De Giglio, Angela De Tullio, Flavio Diaferia, Giada Lamacchia, Rory Lanzellotta, Miriam Prosperi, Francesco Mascipinto, Francesca Mazzilli, Maria Pansini, Davide Vacca.

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Nicolò Tauro Call of Beauty Culture che s'incontrano, tradizioni che si tramandano e forme che mutano. Un passato difficile si trasforma in storie di rinascita attraverso la riscoperta della propria femminilità. È la babele della bellezza del mondo moderno. Iran, Siria, Pakistan, Azerbaijan, Costa d’Avorio, Camerun, Burkina Faso, Somalia, Eritrea e Nigeria sono i paesi di origine delle donne coinvolte. Tutte richiedenti asilo. Madri, figlie, mogli. Donne che hanno sfidato il mare e sono arrivate sulla nostra terra portando con sé non solo gli orrori che le hanno costrette a lasciare i loro Paesi d'origine e i loro figli, ma anche la loro cultura. Da qui nasce il progetto fotografico di Nicolò Tauro per PhEST su idea della urban spa Beautique di Bari e Mila Uffici Stampa in collaborazione con la cooperativa Auxilium che gestisce il Cara di Palese e la rete Sprar di Bitonto.

Puglia delle meraviglie Raccontare un vino è raccontare la terra da cui nasce. Tormaresca ha sempre vissuto con urgenza la necessità di mostrare una Puglia diversa dal solito, una Puglia capace di unire meraviglie naturali e architettoniche alla vivacità ed esuberanza della sua gente. Da qui il rapporto con l’arte, dalla musica alla letteratura. Con questo spirito è nato il progetto delle etichette d’artista del nostro rosé Calafuria. Una selezione di giovani illustratori e artisti che hanno dato vita a diverse interpretazioni del nostro rosé, alcune divertenti, altre poetiche, sicuramente tutte unite dalla voglia di rappresentare la Puglia. Illustrazioni di Chiara Dattola, Valeria Petrone, Giordano Poloni e Lorenzo Tomacelli. Tormaresca è partner di PhEST 2018. 191


La Libreria di EikoCulture In questa rubrica diamo spazio e visibilità alle pubblicazioni dei nostri autori. Vi invitiamo a segnalarci le vostre pubblicazioni scrivendoci a eikonculture@gmail.com

Franco Carlisi

Il Valzer di un giorno

Testo di Marco Scintilla

“Il valzer di un giorno”, giunto alla seconda edizione, racconta con circa 150 fotografie, realizzate dalla fine degli anni ’90 al 2015 in un magnifico bianco e nero, la sicilianità in un giorno importante come quello del matrimonio. Lontano dalle immagini convenzionali, Carlisi si fa trascinare dalla quella danza barocca, un valzer appunto, che il rito del matrimonio riesce a creare in una Sicilia nascosta e da scoprire. È immerso con il suo sguardo, è pienamente partecipe alla recita del giorno del matrimonio, catturando immagini che non finiranno mai nell’album degli sposi, immagini poetiche e a tratti ironiche, in cui i protagonisti si trovano un attimo prima o un attimo dopo l’interpretazione della loro parte. Fotografie di una Sicilia vestita a festa che sembrano essere tratte dalla memoria di ciascuno di noi, da quell’archivio di immagini dei matrimoni di familiari e amici che conserviamo nei cassetti della nostra memoria e che sanno tirare fuori una emozione o, anche, un semplice sorriso.

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Dicono de “Il valzer di un giorno: “L’occhio di Franco Carlisi coglie continuamente dei “fuori campo” e ce li restituisce, direi proprio da narratore, con straordinaria vivezza e intensità (...) Le foto matrimoniali di solito anelano all’evanescenza, alla leggerezza, alla purezza, alla solennità. Invece, attraverso lo sguardo di Carlisi, tutto diventa carnale, vissuto forte, reale, senza menne tinte. “ Andrea Camilleri. “Un libro di una bellezza barocca, festivo,voluttuoso che sembra ambientato in un mondo immemorabile” Attilio Scarpellini “ C’è una rara leggerezza nella fastosità barocca di queste immagini, una misura di distanziamento ironico che ne affila l’incisività descrittiva, e che chiarisce una volta di piùquanto sia inadeguata la dicotomia tra fotografia di reportage e fotografia “artistica”. La varietà e la complessità delle fotografie di Carlisi riescono a saldare la registrazione sociologicamente puntuale di una sicilianità residuale con una sua trascrizione surreale e visionaria.” Giusy Randazzo

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