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La rigenerazione del complesso di San Giacomo in un nuovo polo musicale per la cittĂ di Castelfranco Veneto


ABSTRACT Alla famiglia, alla musica, a me

La presente ricerca intende esplorare una nuova possibile direzione per la riqualifica dell’area urbana dell’attuale complesso di San Giacomo, sito a Castelfranco Veneto (TV). Tale quartiere è stato studiato nel dettaglio al fine di suggerire una riconversione degli attuali edifici che si affacciano sul cortile interno al complesso stesso, oltre alla creazione di nuovi spazi culturali a servizio della cittadinanza.   La situazione di abbandono, identificata dai numerosi fabbricati presenti nell’area in esame, è manifestazione di una generale inconsapevolezza dei cittadini ed un conseguente disinteresse verso un sito che possiede in sé molto potenziale per contribuire all’arricchimento culturale della città stessa. Inoltre, essa è vittima di un’evidente frammentazione dei comparti dovuta allo sviluppo di realtà differenti, ossia con caratteristiche ed obiettivi incongrui tra loro.   Da qui nasce la necessità di una reintegrazione dell’area nel sistema castellano, ed un conseguente sviluppo della città stessa, al fine di far convergere un maggior numero di utenti a partire dai principali fruitori dell’area, gli stu-

denti del Conservatorio Statale di Musica “A. Steffani”.   L’obiettivo, dunque, consiste nel conferimento di un nuovo volto a questo piccolo angolo urbano popolato da edifici di molteplice identità, tramite il recupero ed il successivo riutilizzo di quelli dismessi, la sistemazione funzionale di quelli già attivi, e l’inserimento di un nuovo volume che ospiterà diverse attività aperte ad un pubblico più vasto. In particolare, l’edificio di progetto adotta le vesti di Centro Culturale e si pone in connessione agli edifici esistenti che sono situati a quote differenti, formalizzandosi così come un vero e proprio nodo di distribuzione interna. Inoltre, si intende donare alla città spazi inediti, tra i quali spicca il Museo della Musica, espressione della museologia contemporanea ad oggi non esistente nell’intera regione del Veneto.   Duplice intento del progetto, infatti, è quello di analizzare le contaminazioni tra musica, arti visive ed architettura e, trascendendo dai tradizionali musei odierni, proporre un nuovo allestimento di strumenti musicali più moderno, dinamico e multimediale. In aggiun-

ta alla sede museale, si suggerisce la riconversione di due immobili a residenze studentesche, la riqualificazione di alcuni edifici abbandonati a spazi per lo studio di Arti Sceniche, oltre all’inserimento di servizi dedicati alla didattica e allo spettacolo in supporto alla nuova sede del Conservatorio.   Punto cruciale dell’opera si è rivelato, infine, il concepimento del nuovo assetto dello spazio esterno, zona centrale del complesso, in area aperta e parzialmente verde capace di ospitare eventi artistici a tema musicale. Grazie alle presenti modifiche, perciò, l’attuale complesso di San Giacomo, nella sua interezza, potrà essere riconvertito a polo musicale multifunzionale, a completo servizio della cittadinanza.


indice

INDICE

01. IL TERRITORIO 02. LA CITTA’

4 QUARTI La rigenerazione del complesso di San Giacomo in un nuovo polo musicale per la città di Castelfranco Veneto.

03. L’AREA

Tesi di Laurea Magistrale in Architettura Università degli Studi di Ferrara Dipartimento di Architettura Anno accademico 2016-2017 Laureanda: Elena Fauri Matricola: 112213

04. LA STRATEGIA

Primo relatore: Prof. Arch. Antonello Stella Secondo relatore: Prof. Marco Mulazzani Correlatore: Prof. Arch. Gabriele Toneguzzi Correlatore: Prof. Arch. Francesco Pasquale Prima pubblicazione: 13 Luglio 2018 In copertina: “Chladni’s plate method (1787)”, figure ricavate dagli esperimenti riguardanti la propagazione delle onde sonore.

05. LA PIAZZA

p. 11 p. 16

1.1 Inquadramento territoriale 1.2 Inquadramento culturale

p. 25 p. 28 p. 32 p. 36

2.1 Evoluzione urbana 2.2 Inquadramento culturale 2.3 Analisi urbana 2.4 Conservatorio “A. Steffani”

p. 39 p. 43 p. 47 p. 50

3.1 Complesso di San Giacomo 3.2 Stato di fatto 3.3 Analisi percettiva 3.4 Documentazione

p. 57 p. 59 p. 60 p. 68 p. 70

4.1 Analisi SWOT 4.2 Obiettivi 4.3 Fruitori e sostenitori 4.4 Fasi di intervento 4.5 Destinazioni d’uso

p. 75 p. 76

5.1 Accessibilità e viabilità 5.2 Sistemazione esterna


indice

06. IL CENTRO CULTURALE

07. IL CONSERVATORIO

08. IL MUSEO

09. L’ALLESTIMENTO

p. 83 p. 84 p. 88 p. 92

7.1 Servizi aggiuntivi 7.2 Gerarchia distributiva 7.3 Connessione e Flessibilità

p. 105 p. 105 p. 106 p. 107 p. 108

8.0 Premessa 8.1 Rete museale 8.2 Museo esperienziale 8.3 Partecipazione attiva 8.4 Programma funzionale

p. 115 p. 115 p. 117 p. 118 p. 121 p. 132 p. 134

9.0 Premessa 9.1 Multisensorialità 9.2 Partecipazione 9.3 Logica espositiva 9.4 Collezione ed opere 9.5 Sale espositive 9.6 Supporti espositivi 9.7 Viste assonometriche

11. ELABORATI GRAFICI

p. 142 p. 146 p. 148

12. BIBLIOGRAFIA

p. 160

13. RINGRAZIAMENTI

p. 162

11.1 Elaborati planimetrici 11.2 Elaborati altimetrici 11.3 Elaborati finali

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8

6.1 Connessione 6.2 Programma funzionale 6.3 Volumetria e materiali 6.4 Sezione tecnologica

p. 97 p. 98 p. 100

p. 136

10. CONCLUSIONI

indice

p. 141


01  IL TERRITORIO 1.1 Inquadramento territoriale grande espansione nel secondo dopoguerra e tuttora vede annoverati tra i suoi punti di forza i settori industriale e turistico, mantenendo uno sguardo costante sull’orizzonte europeo.

Veneto

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La regione Veneto La città di Castelfranco Veneto, nonché sede del progetto, rientra nei confini amministrativi di Treviso e quindi all’interno del sistema territoriale del Veneto. Il Veneto è una regione a statuto ordinario situata nel Nord-Est italiano, costituita da sette divisioni amministrative di cui sei province (Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Verona, Vicenza) ed una città metropolitana (Venezia). La popolazione, di circa 5 milioni di abitanti, non risulta distribuita in maniera omogenea sul territorio veneto, il quale conta una superficie complessiva di 19.562 km2. Infatti, la densità maggiore si concentra nella media pianura, nonché vicino ai centri urbani maggiori, mentre l’area montana, il Polesine e la bassa Veronese presentano, date le loro caratteristiche morfologiche, un minor numero di abitanti. Sebbene la gestione della rete infrastrutturale non sia coordinata in maniera efficiente, essa ricopre un ruolo fondamentale nel panorama nazionale ed internazionale, entrambi in forte sviluppo. La regione, infatti, assume le fattezze di un nodo centrale, data la sua posizione strategica che la colloca all’incrocio di due importanti assi: uno che congiunge l’Europa Occidentale con i Balcani, e l’altro che collega le zone del Nord e Centro Europa con il Mar Mediterraneo. Questo policentrismo incide fortemente sulla ricca economia veneta, che ha avuto una


il territorio Polarità urbane Nella zona centrale della regione si colloca Castelfranco Veneto, un comune di 33.420 abitanti che si espande verso i centri urbani maggiori per oltre 50 km2. Inoltre, la città è localizzata in un punto strategico e favorevole ad un crescente sviluppo, poiché attorno ad essa orbitano quelle realtà urbane già consolidate sia territorialmente sia culturalmente. Infatti, nelle estreme vicinanze, si inserisce Padova, riconosciuta come un polo universitario attivo che offre numerose iniziative di impronta culturale, alcune delle quali in collaborazione con le associazioni castellane. Ad una simile distanza, si trova anche Vicenza nonché la culla delle prestigiose architetture palladia-

il territorio

ne di cui si ricordano la magnifica Basilica e le nobili ville cinquecentesche, le quali rientrano nel Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Proseguendo verso Ovest, si erge Verona quale sede di eccellenze architettoniche che richiama turisti ed appassionati, anche grazie alla presenza di importanti eventi fieristici come il Vinitaly, volto alla promozione e valorizzazione dei propri prodotti eno-gastronomici. In direzione opposta, invece, si trova la città storica di Venezia, da sempre fulcro di attività culturali di grande spessore nazionale ed internazionale, nonché scrigno di bellezze artistiche verso cui convergono milioni di visitatori all’anno. Nel confine settentrionale e meridionale della regione, infine, vi si inseriscono

due polarità minori, quali Belluno a Nord e Rovigo a Sud, che non si presentano con un assetto urbano uniforme bensì si configurano come un arcipelago di borghi caratteristici e paesaggi naturali, che rappresentano comunque una fonte di guadagno per la regione.   Dunque, sebbene Castelfranco Veneto abbia le sembianze di un piccolo centro urbano che ricopre un’importanza minore rispetto alle polarità circostanti, esso si inserisce in un sistema territoriale pienamente fertile e riserva, quindi, un grande potenziale per lo sviluppo di una propria identità nel campo turistico e commerciale.

Le infrastrutture territoriali Come già sopracitato, Castelfranco Veneto rientra nella giurisdizione amministrativa di Treviso ma, data la sua posizione baricentrica e la sua prossimità ai confini, si allaccia comodamente anche ai poli di Padova e Vicenza. Infatti, il sistema viario che collega tali province risulta equamente articolato, mostrandosi più fitto in corrispondenza delle polarità maggiori e diminuendo di intensità via via che si prosegue verso le località di montagna, data appunto la loro scomoda morfologia. La

rete stradale di interesse al progetto, quindi, è caratterizzata da due assi viari principali: la SR53, che si sviluppa da Est a Ovest ponendo in collegamento trasversale Treviso e Vicenza ed attraversando direttamente la città castellana; la SR308, che comprende il tratto di percorrenza da Castelfranco Veneto a Padova, ramificandosi poi in altre arterie stradali che giungono nei centri meridionali della regione.   Oltre alle reti regionali e provinciali, la città risulta ben fornita anche per quanto concerne i collegamenti ai poli

nazionali ed internazionali, grazie alla presenza di due aeroporti molto trafficati siti nei centri limitrofi.   Infine, la rete idrografica è segnata da due corsi di nota rilevanza, quali il Piave a Nord e il Brenta ad Est, demarcazioni naturali che nel corso delle vicende storiche hanno ricoperto un ruolo non trascurabile per l’area in esame.

Piav e

80

km

BELLUNO

12

75 km

VERONA

PADOVA

TREVISO

50

TV

km

13

VICENZA

30 km

35 km

m 40 k

ta

km

Bren

100

CASTELFRANCO VENETO

VI

VENEZIA

CASTELFRANCO VENETO ROVIGO

Superficie: 51,61 km2 Popolazione: 33 420 abitanti Densità: 647,55 ab/km2

PD

VE

confini amministrativi rete stradale rete idrografica aeroporto .


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il territorio Siti artistici e culturali Considerando l’area che costeggia le province maggiori da cui è circondato Castelfranco Veneto, si può notare un buon assortimento di strutture volte alla promozione culturale ed artistica del territorio. Soprattutto nei pressi dei centri urbani ad alta densità abitativa, si concentrano molteplici spazi pubblici dedicati alle attività culturali di vario genere. Ai già citati poli urbani di Venezia, Padova, Vicenza e Treviso, si affiancano altri due nuclei culturalmente attivi seppur estesi su una superficie minore, quali Mestre (VE) e Bassano del Grappa (VI). Il primo centro urbano è nato come terraferma industriale della storica isola veneziana, e quindi da sempre ha subito una forte influenza artistica che lo ha portato a diventare anch’esso un punto di aggregazione culturale. Mestre, infatti, accoglie numerose iniziative musicali che richiedono l’utilizzo di una superficie più ampia - e spesso verde - di cui Venezia non dispone. A colmare questa carenza di aree verdi ne risponde Bassano del Grappa, collocata all’estremo opposto del polo mestrino e ricca di siti naturali adibiti a parchi ad espressione artistica. Due di questi sono “Arte Sella” e “Parco Ragazzi del ‘99”, i quali vengono periodicamente arricchiti da opere artistiche o musicali generate dagli stessi cittadini, con l’intento di inserire l’arte nella natura e generare un armonioso connubio.   A differenza di questi nuclei saturi di attività, l’area di Castelfranco Veneto appare leggermente meno popolata da servizi formativi a pubblico utilizzo. Infatti, il centro cittadino conta la presenza di un solo centro culturale ed

scala 1.500 000

un unico teatro pubblico (il Teatro Accademico, ndr). Sebbene le intenzioni del castellano siano propense ad una promozione attiva delle espressioni artistiche locali, essa ne risulta limitata a causa della carenza di strutture dedite al loro sviluppo, costringendo quindi la cittadinanza ad emigrare verso i centri più serviti. L’area in esame, infine, appare mediamente ricca di istituti museali di cui la maggior parte si distribuisce all’esterno delle mura cittadine e si inserisce nella rete trevigiana dell’Isola dei Musei, argomento che verrà spiegato in maniera completa nel capitolo successivo.

BASSANO DEL GRAPPA CASTELFRANCO VENETO

TREVISO

VICENZA MESTRE

istituto museale auditorium e teatro accademia musicale parco artistico-musicale centro culturale

VENEZIA PADOVA


il territorio

il territorio

1.2 Inquadramento culturale

Istituti di Alta Formazione Musicale Musei della Musica

Innanzitutto, vi è il Museo degli Strumenti Musicali di Milano, all’interno del quale l’esposizione viene organizzata per tipologie di strumenti di estrazione europea, come quelli ad arco (viole, violini), a pizzico (mandolini e chitarre), a fiato (oboe d’avorio), e a tastiera (clavicembali, virginali, spinette, organi, pianoforti) risalenti dal Cinquecento al Novecento, a cui si affiancano strumenti extraeuropei provenienti da Africa, Cina, Giappone e Australia (es. didgeridoo). Inoltre, nel museo si trova esposto lo studio di fonologia musicale della RAI, realizzato con lo scopo di creare la prima musica elettronica e la messa in onda tramite radio. Assieme ad esso, presenta diverse apparecchiature per la generazione del suono, per la sua trasformazione e combinazione, per la registrazione, la produzione e l’ascolto di musica.

A seguire, la mostra del Museo della Musica di Venezia si configura come un viaggio nell’epoca aurea della liuteria italiana, e si racconta così il Settecento musicale veneziano attraverso i pezzi appartenenti alle diverse botteghe o “scuole” che hanno reso famose le manifatture italiane in tutt’Europa. Venezia, infatti, è stata officina di grandi liutai, o i cosiddetti “costruttori di istromenti”, ossia artigiani eccellenti nella sperimentazione e produzione di strumenti a corda che venivano sempre più perfezionati al fine di rispondere in modo ottimale alle esigenze di sonorità definite nel tempo.

Di notevole rilevanza è anche il Museo del Violino a Cremona, gestito completamente dalla Fondazione Antonio Stradivari (già Ente Triennale) che tutela e promuove il valore della liuteria cremonese, classica e contemporanea, attraverso concorsi, mostre, convegni, pubblicazioni, congressi e concerti. Di nota particolarità è l’auditorium, realizzato con grande cura per l’acustica e per l’artigianato, dove il palco è al centro della scena ed il pubblico ‘avvolge’ i musicisti. Così, si crea un dialogo tra spettatori ed esecutori che produce una forte empatia e che consente di vivere un’esperienza nuova, di intensità e qualità sensibile superiore rispetto al concetto classico di concerto.

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Panorama musicale nazionale L’Italia si conferma da sempre il Paese con il maggior patrimonio culturale ed artistico di tutta Europa, e a dimostrarlo sono proprio i profitti provenienti dal settore turistico. In particolare, per quanto concerne il panorama musicale, in Italia sono presenti circa 50 musei dedicati agli strumenti musicali, alla storia della musica, ai grandi compositori italiani, e alle arti sonore. Ognuno di essi contribuisce alla crescita di un’offerta, esplorando le diverse metodologie che nella visione italiana rimangono molto sottovalutate.   Tra i numerosi, qui di seguito sono riportati alcuni dei riferimenti museografici più importanti, riconosciuti per la loro esposizione, innovazione, ed organizzazione, che sono stati utili sia a livello di analisi territoriale, sia utili ai fini del progetto stesso.   Sebbene questi siano solo pochi e mirati esempi che rientrano nell’enorme offerta delle istituzioni museali italiane, risulta palese come esse possano spaziare per tipologia e contenuto - dalle più tradizionali alle più moderne - pur mantenendo alto il livello di ricchezza culturale.


il territorio

Un museo di impronta più tradizionale è il Museo Internazionale sito a Bologna, in cui il nucleo principale della raccolta di strumenti musicali e della relativa documentazione cartacea proviene dal Liceo Musicale (1804-1942). In collaborazione con la ricca Biblioteca della Musica, il museo amplia la sua offerta didattica, richiamando a sé non solo turisti stranieri bensì anche scolaresche del territorio. Purtroppo, gli strumenti in esposizione sono limitati (otto pianoforti, un Heckelphon, vari corni inglesi, alcuni cornetti e due oboi), ma l’attenzione alla loro disposizione e ai dispositivi di allestimento risulta più studiata e d’effetto. Oltretutto, in una sala situata al piano terra di Palazzo Sanguinetti è stato ricostruito il laboratorio di liuteria del bolognese Otello Bignami, a scopo meramente espositivo e non per uso pratico-didattico.

Per ultimo, ma non per importanza, vi è il Museo degli strumenti musicali dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma. Qui, la collezione comprende strumenti, accessori, oggetti e cimeli che testimoniano diverse culture musicali: cinque secoli di storia fra Europa, Asia e Africa, musica colta - antica e moderna - musiche popolari italiane, e musiche etniche extraeuropee. Il nucleo più importante è rappresentato dagli strumenti della tradizione liuteristica italiana (XVII - XX secolo), a cui si aggiunge la raccolta privata di strumenti a pizzico di proprietà della famiglia reale dei Savoia. Accanto alle varie sale da concerto si articola lo Spazio Risonanze, ovvero uno spazio espositivo e multifunzionale dedicato al colloquio fra musica ed arti figurative, finalizzato a mostre dove gli elementi visivi, pittorici e musicali entrano in contatto tra loro in un continuo gioco di suggestioni.

Indagine culturale Tale patrimonio di cui dispone il territorio nazionale è espresso anche in termini percentuali, attraverso un’indagine basata su dati statistici diffusi dal Mibact (il Ministero dei Beni Culturali, delle Arti e del Turismo). Infatti, nel grafico a linee viene mostrato come negli ultimi cinque anni ci sia stato un miglioramento dell’offerta culturale promossa dalle Istituzioni Museali di tutta Italia. Analizzandolo nel dettaglio, si nota che nel 2013 il numero di visitatori registrato era inferiore a 40 milioni, mentre durante il 2017 l’affluenza nei poli museali è aumentata in maniera radicale fino a raggiungere i 50 milioni di ingressi. Tale incremento del 30% è stato frutto di alcuni accorgimenti strategici da parte di queste istituzioni, come l’agevolazione degli orari e delle tariffe per alcuni target di utenti specifici, la promozione di ingressi agevolati secondo l’iniziativa nazionale che apre gratuitamente le porte dei musei durante la prima domenica del mese, ed infine ha inciso anche la varietà di eventi artistici o attività didattiche proposte in collaborazione con altri enti.   Allo sviluppo culturale del panorama museale italiano hanno sicuramente contribuito tutte le iniziative promosse a livello nazionale, ma anche quelle a scala minore. Difatti, in un’altra statistica prodotta dal Mibact, si evidenzia il quantitativo di visitatori calcolato durante l’anno 2016 per ciascuna Regione. Tra tutte, anche il Veneto dimostra una forte affluenza di visitatori all’interno dei Musei Statali presenti nel proprio territorio. Tale crescita ha permesso alla stessa regione di scalare dall’ottava alla settima posizione, superando così l’Emilia Romagna e raggiungendo la soglia del milione di visitatori annui.

% + 31

50 mln 44,5 mln 42,6 mln

40,2 mln 38 mln

2013

2014

2015

2016

2017 Andamento dei visitatori nei Musei Statali in Italia

fonte: Dati diffusi il 07 gen 2018, da Mibact - Ufficio Statistica

Lazio Campania Toscana Sicilia Trentino Alto Adige Piemonte Lombardia Friuli-Venezia Giulia Veneto Emilia Romagna Puglia Sardegna Marche Val d’Aosta Calabria Umbria Basilicata Liguria Abruzzo Molise

20.371.718 7.941.208 6.396.665 4.392.005 3.653.133 2.464.023 1.832.468 1.200.831 1.058.227 1.035.469 628.389 519.468 519.241 504.064 498.263 260.034 235.468 205.967 Quantitativo di visitatori nel periodo comprensivo di 140.181 un anno, calcolato per ciascuna Regione 76.253 fonte: Dati diffusi il 07 gen 2016, da Mibact - Ufficio Statistica

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Sempre nelle vicinanze, si trova la Casa del Suono (Parma), un museo che nasce con l’ambizione di riflettere sul modo comune di ascoltare ed intendere la musica, dedicato ad un pubblico vastissimo ossia a tutti coloro che oggi ascoltano musica e suoni trasmessi da strumenti tecnologici. Al suo interno l’ente propone il percorso dell’evoluzione degli antichi strumenti di riproduzione sonora per giungere ad oggi, gettando uno sguardo verso la loro evoluzione tecnologica (dal fonografo al grammofono, dalla radio al magnetofono, dal compact disc all’iPod). Inoltre, esso accoglie una raccolta di fonoriproduttori, cioè strutture dotate di innovativi impianti di ascolto dei suoni e servizi dedicati alla ricerca scientifica ed artistica, alla didattica e alla divulgazione.

il territorio


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Offerta culturale regionale A riconfermare l’importanza dei centri urbani che orbitano attorno a Castelfranco Veneto, vi si inserisce anche il quantitativo di Istituzioni Museali presenti in ognuno di essi:. difatti, i comuni limitrofi all’area di progetto, ospitano nei propri confini provinciali un numero elevato di musei a diversa tipologia, di cui la maggior parte si concentra nel settore dell’arte, dell’archeologia e dell’antropologia.   Al di là della loro localizzazione specifica - con una notevole densità nella zona centrale della regione - si possono contare circa 1 museo ogni 15 600 abitanti.   Inoltre, gran parte dei musei dedicati alla musica - identificati nella mappa a scala nazionale - si concentra nel Nord Italia, dove si riscontra anche un alto numero di Istituti ad Alta Formazione Musicale e Culturale. Non è un caso, dunque, che proprio in quest’area si sia sviluppato un forte fervore per la musica, nato grazie alle vecchie scuole di liutai e alla storica influenza austria-

1.020.464 976.913 +4%

913.003 +7% 2014

2016

2015

Andamento dei visitatori nei Musei Statali in Veneto

fonte: Dati diffusi il 07 gen 2018, da Mibact - Ufficio Statistica

Superficie:19 562,83 km2 Istituzioni Museali: 315 Popolazione: 4 927 596 abitanti Densità: 1 museo ogni 15 643 ab.

ca, e che ancora permane come settore attivo.   Se a scala nazionale si possono contare ben 57 Conservatori, solo nei confini veneti se ne includono quasi una decina, e tra tutti spicca anche il Conservatorio sito a Castelfranco Veneto, il quale rientra all’interno del Consorzio tra i Conservatori del Veneto. Quest’associazione rappresenta la prima realtà consortile tra gli Istituti di Alta Formazione Musicale e Culturale, che assume una propria identità nel 2005 grazie ad una proposta Regionale per la costituzione dell’Orchestra Regionale tra i Conservatori del Veneto. Ad oggi, il Consorzio risulta una realtà importante nel panorama musicale veneto, poiché raggruppa le diverse iniziative intraprese tra i sette componenti, quali: il Conservatorio “Antonio Buzzolla” di Adria, il Conservatorio “Agostino Steffani” di Castelfranco Veneto, il Conservatorio “Cesare Pollini” di Padova, il

34

56 47

58

576

136

22

comunali

997

315

848

biblioteche pubbliche

istituti museali

archivi storici

62

119

statali

comuni veneti

2

storici, autentico patrimonio di una regione ricca di istituzioni, associazioni, famiglie nobiliari e personaggi di spicco nella vita del Paese.   In questo ampio panorama, risaltano i 315 Istituti museali che si ripartiscono in musei, gallerie, raccolte, aree o parchi archeologici, monumenti o complessi monumentali. Tra tutti, se ne riconoscono alcuni di gestione statale o comunale, ed altri di proprietà pubblica o privata. Inoltre, a differenza delle altre regioni italiane, nel territorio veneto i musei più visitati non sono quelli statali, bensì i 136 comunali che accolgono oltre il doppio delle entrate, come dimostrano i dati raccolti dall’Ufficio Statistica della Regione Veneto relativi agli ingressi annui dei visitatori.

16

36

Consorzio di Conservatori Veneti Istituti di Alta Formazione Musicale Istituzioni Museali

Conservatorio “Francesco Venezze” di Rovigo, il Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia, il Conservatorio “Evaristo Felice dall’Abaco” di Verona, ed il Conservatorio “Arrigo Pedrollo” di Vicenza. Ognuno di essi si sta progressivamente specializzando nella formazione professionale di una specifica disciplina e tutto ciò non a scapito di un buon livello di offerta didattica in campo musicale che gli Istituti perseguono, e che arricchisce la già consistente offerta culturale del Veneto.   Nello specifico, ogni comune veneto - tra i 576 presenti nel territorio - può vantare una media di almeno tre tipologie di offerta tra musei, biblioteche e archivi storici. Inoltre, quasi ogni comune possiede un centro di lettura e di animazione culturale, aperto in media 23 ore alla settimana, grazie alla presenza di oltre 1100 persone occupate a tempo pieno. Infine vi sono, distribuiti nel territorio regionale, ben 848 archivi

privati

istituti museali

190

pubblici

290

22

3

museo, galleria non a scopo di lucro e/o raccolta

monumento o complesso monumentale

area o parco archeologico

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20

Questo incremento - quasi costante non è che la conferma di un potenziale miglioramento nel settore culturale e turistico a scala regionale, nonché un ipotetico sviluppo in campo economico anche per i centri urbani veneti. Difatti, secondo i dati raccolti dal Mibact ed esposti nel diagramma, si nota come gli ingressi ai musei siano cresciuti anche a scala regionale nell’arco temporale di due anni, rispettivamente del 7% nel 2015 e poi del 4% nell’anno successivo.   E’ chiaro, quindi, come il Veneto sia cresciuto enormemente in campo turistico, grazie alle proprie iniziative legate all’arte, alla letteratura e alla musica.

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Musei ed istituti similari divisi per natura prevalente della struttura espositiva, situati in Veneto

fonte: Istat, "Indagine sui musei e gli istituti similari", anno 2015


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L’Isola dei Musei Consapevole del proprio patrimonio, comprendente siti museali e paesaggistici, la Regione ha voluto valorizzarlo ulteriormente tramite un portale online che racchiude tutte le magnificenze del territorio, dividendole per tipologia e localizzandole. Tale piattaforma prende il nome di “Portale Musei Veneti”, ed è un progetto finalizzato alla promozione dei siti museali atto a fornire delle brevi informazioni ai visitatori che, prima di giungere sul luogo, preferiscono avere un’anteprima del museo stesso.   Ovviamente, questo innovativo sistema permette anche agli organi amministrativi di avere un maggiore controllo sulla quantità e sulla qualità dei siti museografici che rientrano nei confini regionali e, dunque, risulta essere un efficace servizio a duplice profitto.   Ad esso, si affianca anche l’ambizioso piano trevigiano dell’Isola dei Musei, che comprende all’incirca 50 musei di molteplice identità­. Tale progetto prevede la promozione di importanti testimonianze storiche, artistiche e culturali, e riunisce le informazioni e la gestione riguardanti sotto un unico apparato provinciale, utile anche per un ammortizzamento dei costi del bi-

13%

4%

25%

9% 21%

21% 7%

Museo di storia Museo etnografico/antropologico (usi e costumi, civilta, contadina) Museo di scienze e tecnologia Museo specializzato (es: del tartufo, della ceramica, ecc.)

Persone (dai 6 anni in su) che hanno visitato musei, divisi per tipologia e situati in Veneto

fonte: Istat, Indagine "Cittadini e tempo libero", anno 2015

glietto. Per una migliore comprensione del diagramma esposto, qui di seguito sono riportate le strutture museali confacenti parte del progetto appena citato. Altivole: Tomba Brion Asolo: Museo civico di tipo artistico-archeologico, Casa di Gianfrancesco Malipiero Castelfranco Veneto: Museo Casa Giorgione di tipo artistico, Museo agricolo e Museo dell’arte conciaria di tipo demo-etno-antropologico Castello di Godego: Antiquarium di tipo archeologico Cison di Valmarino: Museo della Radio d’epoca Conegliano: Casa Museo del Cima di tipo artistico, Museo Civico di tipo artistico-archeologico, Museo degli Alpini, Palazzo Sarcinelli, Museo del Caffè di tipo specializzato Cornuda: Tipoteca Museo Fondazione riguardo la tipografia ed il carattere Crespano del Grappa: Galleria Vittorio Emanuele III di tipo storico, Sacrario Militare Cima Grappa Crocetta del Montello: Museo civico di Storia naturale di tipo naturalistico, Museo del ‘900 e della Grande Guerra di tipo storico

Fanzolo: Villa Emo di tipo artistico Fregona: Giardino Botanico Alpino di tipo naturalistico, Museo Ecologico “Giovanni Zanardo” di tipo naturalistico Godega di Sant’Urbano: Museo della Civiltà Contadina Istrana: Villa Lattes di tipo specializzato Maser: Villa Barbaro e Collezione di carrozze di tipo artistico Maserada sul Piave: Museo civico naturalistico di tipo naturalistico, Museo della Grande Guerra di tipo storico Mogliano Veneto: Villa La Marignana-Benetton di tipo artistico Montebelluna: Museo dello Scarpone di impresa, Museo di Storia naturale e archeologia di tipo naturalistico, Nervesa della Battaglia: Museo dei Soldati del Montello di tipo storico, Museo di Storia naturale di tipo naturalistico Oderzo: Museo “Brandolini” e “Giol” di tipo naturalistico, Museo civico archeologico “Eno Bellis” di tipo archeologico, Pinacoteca “A. Martini” di tipo artistico, Museo di Apicultura “Guido Fregonese” di tipo specializzato Pieve di Soligo: Museo “Toti dal Monte” di tipo specializzato Possagno: Gipsoteca Canoviana di tipo artistico

I musei che orbitano attorno alla città di Castelfranco Veneto sono di vario genere, per lo più di tipo artistico, storico-archeologico e specializzato, date le numerose influenze passate di figure storico-culturali di spicco come il Canova e il Palladio, i quali hanno lasciato traccia tangibile del loro estro sul territorio trevigiano.   Tuttavia, nessuno tra tutti questi musei tratta la tematica della musica in maniera specifica, intento primario del mio progetto. Pertanto, si promette un potenziale sviluppo per la realizzazione di un futuro Museo della Musica sito a Castelfranco Veneto, considerando il fatto che esso si inserirebbe in un’organizzazione esistente già funzionante e consolidata.

Vittorio Veneto: Fondazione “M. Minucci” di tipo artistico, Museo del Cenedese di tipo artistico-archeologico, Museo della Battaglia di tipo storico, Museo Diocesano d’Arte Sacra “A. Luciani” di tipo artistico, Museo del Baco da Seta a San Giacomo di Veglia di tipo storico.

Riese Pio X: Museo casa natale di San Pio X di tipo specializzato San Biagio di Callalta: Museo Soldati della Battaglia di tipo storico Susegana: Museo dell’Uomo di tipo demo-etno-antropologico Treviso: Sede S.Caterina, Museo “G. Scarpa, D. Grossa e Campagner” di tipo demo-etno-antropologico, Museo civico “L. Bailo” di tipo artistico, Museo Diocesano d’Arte Sacra di tipo artistico e Pinacoteca, Museo delle Arti e delle Tradizioni popolari di tipo demo-etno-antropologico, Casa dei Carraresi, Museo Nazionale Collezione Salce Vedelago: Collezione privata della Civiltà contadina di tipo demo-etno-antropologico

Museo di arte sacra Museo di arte moderna o contemporanea Museo di arte antica-archeologia

> http://www.marcadoc.com/musei > http://isoladeimusei.it

FREGONA

18% arte 3% arte contemporanea

CISON DI VALMARINO VITTORIO VENETO

PIEVE DI SOLIGO POSSAGNO CRESPANO DEL GRAPPA

RIESE PIO X MALO

CITTADELLA

9% specializzato ODERZO

MONTEBELLUNA ALTIVOLE

TREVISO

CASTELFRANCO VENETO

8% scienze e storia naturale 9% territoriale

SAN BIAGIO DI CALLATA

ISTRANA

11% storia 2% arti ecclesiastiche

MASERADA SUL PIAVE

FANZOLO

VEDELAGO

5% scienza e tecnologia

NERVESA DELLA BATTAGLIA

MOGLIANO VENETO

VICENZA

3% composito

12% etnografia ed antropologia 1% museo d’impresa

ASOLO

CASTELLO DI GODEGO

5% casa-museo

SUSEGANA

CORNUDA

BASSANO DEL GRAPPA

GODEGA DI SANT’URBANO

CONEGLIANO

CROCETTA DEL MONDELLO

MASER

SCHIO

14% archeologia

100% TOTALE

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Secondo alcuni dati raccolti da un’ulteriore indagine eseguita dall’ISTAT, l’interesse dei cittadini si focalizza principalmente nei settori dell’arte - antica e moderna - a discapito dei musei di tipo etnografico e specializzati, di cui il territorio veneto ne è già ricco. Questo emerge come chiaro punto di forza per il progetto, in quanto significa che l’area di Castelfranco Veneto si predispone come terreno fertile per la realizzazione di un museo incentrato sull’arte musicale, idea innovativa e tendenzialmente apprezzata.

il territorio


02  LA CITTÀ La Marca Trevigiana La città di Treviso, seppur non con la stessa estensione attuale, ha esercitato la propria leadership sul territorio circostante fin dall’epoca romana, quando è stata nominata municipium, e dal XIV secolo è entrata nell’orbita della Repubblica di Venezia, mantenendo comunque la propria autonomia.   La Marca Trevigiana ha sempre avuto un ruolo fondamentale per la città di Castelfranco Veneto, poiché è stato il primo borgo della castellana, fondato con finalità difensive e commerciali in relazione alle potenze storiche limitrofe. Infatti, Castelfranco Veneto deve il proprio nome al castello ‘franco’ (esente) da imposte per i suoi primi abitanti-difensori. Il possente quadrato di rossi mattoni fu eretto sopra un preesistente terrapieno, alla fine del secolo XII dal Comune medievale di Treviso, poco a nord del villaggio della Pieve Nova, sulla sponda orientale del torrente Muson, a presidio del turbolento confine verso le terre padovane e vicentine.   Già nei primi decenni del Trecento, sul lato orientale, si sviluppò il primo nucleo dell’abitato (Bastia Vecchia), strumento anch’esso di difesa, dotato di un ospizio per poveri e viandanti.

Il primo insediamento L’insediamento murario di Castelfranco fu fondato tra il 1195 ed il 1199, quando il Comune medievale di Treviso sentì la necessità di presidiare il confine con le rivali potenze padovane e vicentine, in un’area dove il fiume Muson rappresentava l’unica demarcazione naturale. Il luogo prescelto era collocato in una posizione strategica: un terrapieno preesistente (Pieve Nuova) prossimo alla confluenza tra le vie Postumia (che collegava Padova e Bassano) ed Aurelia (che raccordava Vicenza e Treviso). Su questo antico incrocio di strade, venne costruito un centro fortificato, ossia un baluardo difensivo a fronte di eventuali aggressioni, il quale valse anche come convoglio per i traffici negli interessi economici di Treviso. Un’ulteriore difesa fu costituita dalle Bastie (terrapieni), Vecchia e Nuova, poste di fronte alle mura. Qui, Treviso mandò 100 feudatari ad occupare e difendere il territorio, a cui in cambio concesse poderi e case esenti da imposte, da cui poi prese il nome la città.   Gli spazi interni, tuttavia, non furono organizzati secondo un classico impianto urbano e gli edifici più importanti si distribuirono lungo la strada principale. A Nord, fu riservato il luogo di convegno e la grande piazza (oggi

piazza Giorgione) per il raduno del bestiame e per il mercato; mentre lungo le Bastie furono erette le case per le necessità mercantili e lavorative inerenti alle opere del castello. La seconda colonia   Nel 1215, la cittadina della Marca trevigiana dovette sostenere il primo assedio da parte dei Padovani, al quale ne seguì un altro sempre ad opera degli stessi nemici, che però si allearono al vescovo di Feltre e Belluno. Nel 1220, sui territori veneti venne imposta una tregua tra Padova e Treviso, che venne interrotta quando il condottiero Ezzelino III da Romano tentò di attrarre Treviso in un’alleanza contro Feltre e Belluno, e sottomise sia Treviso sia Padova al suo dominio, divenendone Vicario imperiale. Tale condottiero, poi, fortificò il castello ulteriormente con due gironi ed una torre sul lato Sud (verso Padova) e, dopo la sua morte nel 1259, l’intero castello ritornò sotto la custodia di Treviso. Il dominio Veneziano In seguito, il castello venne occupato dalle truppe di Cangrande della Scala (1329), una nobile famiglia proveniente da Verona. Gli anni successivi videro uno scenario di conflitti dovuto alla sovrapposizione degli interessi veronesi,

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2.1 Evoluzione urbana


la città IL PRIMO INSEDIAMENTO

IL DOMINIO VENEZIANO

LA SECONDA COLONIA

XIII

XII

la città

XIV 1259: Morte del condottiero Ezzelino e ritorno della città sotto la custodia trevigiana

Costruzione delle Bastie (Vecchia e Nuova) per un’uteriore difesa. Gli edifici si distribuiscono lungo la strada principale senza rispettare un regolare impianto urbano: a Nord fu riservata la grande piazza per il raduno mercantile lungo le Bastie furono erette le prime residenze

Ezzelino III da Romano sottomise sia Padova sia Treviso, divenendo Vicario imperiale e fortificando il castello con due gironi ed una torre a Sud (verso Padova)

XVI

XV

XVII

1380-88: Breve periodo di dominazione Carrarese

1339: L’intera Marca Trevigiana passa sotto il controllo della Repubblica Serenissima

1550: Consolidamento del tessuto urbano: Realizzazione di edifici in muratura a destinazione mercantile, caratterizzati da portici e magazzini ai piani terra Fondazione di numerose ville venete nella zona di campagna

1215: Primo assedio da parte dei Padovani

veneziani e padovani. Difatti, nel 1339 l’intera Marca trevigiana passò sotto il controllo della Serenissima Repubblica di Venezia e rimase tale, anche dopo il breve periodo di dominazione Carrarese (1380-1388). La città superò inoltre la guerra determinata dalla Lega di Cambrai e, una volta conclusa, Castelfranco ritornò definitivamente sotto il dominio di Venezia (1517).   Ebbe così inizio un nuovo periodo di fioritura: si avviò un processo di riqualificazione territoriale volto alla razionalizzazione urbanistica, che favorì la colonizzazione del territorio, lo sfruttamento dei fondi ancora vacanti e rafforzò la commercializzazione dei prodotti agricoli. Il tessuto urbano si

“Mappa del 1571: le case dell’Ospedale nei pressi della chiesa di S.Giacomo, all’inizio del Borgo di Treviso”; fonte: Castelfranco Veneto - l’evoluzione della forma urbana e territoriale nei secoli XIX-XX, di G.Cecchetto e F.Posocco e L.Pozzobon, Cittadella (Padova), fig.206.

consolidò con gli edifici in muratura a destinazione mercantile, caratterizzati da portici e magazzini ai piani terra e, nel frattempo, la campagna diventò un’ambita meta per le famiglie aristocratiche che qui decisero di fondare le proprie ville. Tali fenomeni permisero a Castelfranco di tagliare progressivamente i legami con Treviso e di inserirsi autonomamente nel territorio veneto. La crescita Settecentesca Durante il Seicento, si stabilirono gli ordini religiosi espressi dalle numerose edificazioni di chiese e conventi, opportune per il soccorso agli abbandonati e ai poveri, quali vittime delle

1517: Ritorno sotto il dominio di Venezia che avviò un processo di riqualificazione territoriale volto alla razionalizzazione urbanistica

“Veduta di Castelfranco”; particolare: il Convento dei Servi di Maria presso la chiesa di S.Giacomo (n.2), l’Ospedale di S.Giacomo (n.4) al margine Sud dell’attuale via Riccati; fonte: stampa di fine XVII secolo, di Vincenzo Maria Coronelli

grandi pestilenze e carestie. Oltre ad essere dediti alla cura degli infermi, i loro compiti comprendevano la promozione culturale all’interno del Comune e l’assistenza mutualistica contro le usure dei privati.   Nel 1769, venne decretata la soppressione di molte congregazioni religiose, con l’intento di sanare i bilanci dello Stato, ponendo così fine ad ogni tipo di assistenza fuorché quella di tipo ospedaliera, che a Castelfranco fu assorbita dai frati Cappuccini. Al contempo, con la decadenza della capitale, la città si proiettò verso i centri della terraferma divenuti i nuovi poli della cultura e punti di convergenza per vari artisti, architetti e figure illustri come

Castelfranco Veneto taglia progressivamente i legami con Treviso e si inserisce autonomamente nel territorio veneto

1782: Trasformazione del Convento di S.Giacomo a Ginnasio Comunale 1770: Utilizzo del Convento S.Giacomo come Scuola Umanistica e Biblioteca

1883-1884: Edificazione delle scuole elementari pubbliche in via Riccati 1877: Costruzione della stazione ferroviaria e della linea Treviso-Vicenza 1866: Annessione del Veneto al Regno d’Italia 1852-1875: il Convento di S.Giacomo ospita le classi della Scuola Tecnica

1769: Soppressione di alcune congregazioni religiose, ma mantenimento di quelle ad assistenza ospedaliera

1814-1866: Dominio Longobardo-Veneto

1728-1732: Edificazione del Convento dei Serviti all’interno del complesso di S.Giacomo

“Mappa antica di Castelfranco”, datata 16 ottobre 1799; delineata dal pubblico perito Cristoforo Pavelli da Fanzolo; si nota come l’ex-convento dei Cappuccini fosse già occupato dal Pio Ospitale; fonte: ACCV, Mappe antiche, n. d’ordine 57.

XX 1889: Trasformazione del Convento a sede di Museo Civico

1796-1813: caduta di Venezia e sottomissione prima francese e poi austriaca

“Mappa catastale di Castelfranco Veneto”; a destra: particolare dell’angolo Sud-Est del chiostro dove fu costruita un’ala (1868-70) che si allunga nel terreno dell’ex-brolo; fonte: ASTV, Catasto austriaco, Mappe, 1842, Castelfranco, 12/I, tav.8.

il Giorgione. Sempre nel castellano, si consolidarono attività mercantili ed artigianali sostenute da alcune famiglie borghesi, come i Riccati, che si fecero promotori di interventi urbanistici sia all’interno delle mura (come il Duomo ed il Teatro Accademico) sia all’esterno (Pieve Nuova, Ospedale di San Giacomo). Il dominio Francese ed Austriaco Con l’ascesa di Napoleone, emersero nuove esigenze e vennero così trasformate anche le strutture politico-amministrative di Castelfranco. Questo nuovo clima di tensione travolse l’intera Repubblica Veneta, tanto da portare alla caduta di Venezia (1797) e ad una sottomissione del territorio esercitata prima dai francesi

e poi dagli austriaci. Le vicende continuarono in maniera tempestosa e frequente nel territorio castellano (dal 1796 al 1813) che fu trasformato nel terreno di scontro fra gli eserciti napoleonici e austriaci, finché non sopraggiunse il dominio Longobardo-Veneto che iniziò nel 1814 e cessò nel 1866, grazie all’annessione del Veneto al Regno d’Italia. Le Grandi Guerre La I Guerra Mondiale fa di Castelfranco un campo perfetto per il rifornimento delle truppe su tutti i fronti, ma in particolare su quelli del Piave e del Grappa. Dopo la II Guerra Mondiale vi fu dapprima il grande esodo verso il centro cittadino, specie dalle campagne, a cui seguì una forte

1969: Fondazione del Conservatorio “A. Steffani” 1950: il Convento diventa sede della Scuola di avviamento professionale, poi Biblioteca Comunale, ed infine sede temporanea di vari Istituti Scolastici 1939-1945: Seconda Guerra Mondiale 1917: Bombardamento della città dovuto alla 1^ Guerra Mondiale e utilizzo del Convento per assistenza ospedaliera ai militari Periodo di industrializzazione che coinvolge l’area a Sud della stazione

“Mappatura eseguita nel 1919 delle 346 bombe cadute su Castelfranco Veneto durante la Prima Guerra Mondiale”, il bilancio ammontava a 80 morti, centinaia di feriti e di edifici distrutti o danneggiati; fonte: BCCV, Archivio fotografico.

industrializzazione, che stravolse i lavori e le tradizioni; difatti, la campagna quasi scomparve per dar luogo ad attività nuove di carattere mercantile ed industriale.

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“Il Castello (lato Est)”; fonte: Stampa dall’Atlante Veneto del Coronelli (secolo XVII); sono evidenti le mura con le torri laterali e quella principale posta a levante, il ponte d’entrata ed un leone gradiente sull’orologio.

1329: Occupazione del castello dalle truppe di Cangrande della Scala (famiglia veronese)

1620: Si stabiliscono gli ordini religiosi tramite l’edificazione di Chiese e Conventi

LE GRANDI GUERRE

XIX

XVIII Consolidamento di attività mercantili sostenute da famiglie borghesi, come i Riccati, che promuovevano interventi urbanistici sia all’interno delle mura (Duomo, Teatro Accademico), sia all’esterno (Pieve Nuova, Ospedale di San Giacomo)

1220: Tregua tra Padova e Treviso 1195-1199: Formazione del centro fortificato di Castelfranco Veneto per presidiare il confine meridionale di Treviso

IL DOMINIO FRANCESE ED AUSTRIACO

LA CRESCITA SETTECENTESCA


la città

la città

2.2 Inquadramento culturale Le figure artistiche predominanti All’interno di questo ampio contesto storico, tre sono le figure di maggior rilievo che si sono impegnate a regalare gran parte delle ricchezze artistiche costituenti l’immagine odierna di Castelfranco Veneto: Giorgio Massari, Giorgione e Francesco Maria Preti.

Giorgio Barbarelli, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Giorgione (Castelfranco Veneto, 1478 – Venezia, 1510), è una delle figure più enigmatiche che abbiano mai attraversato la storia della pittura. La ricostruzione del suo catalogo è oggetto di ininterrotti dibattiti e le sue opere, nessuna delle quali firmate, sono sottoposte a continue verifiche attributive, in quanto suscitano innumerevoli interpretazioni. Attivo sulla scena pittorica veneziana per poco più di dieci anni, un breve intervallo che tuttavia costituisce una fonte inesauribile per le indagini degli

Un altro artista nativo di Castelfranco Veneto era Francesco Maria Preti (17011774), il quale apparteneva ad una delle più antiche famiglie locali, una delle prime cento feudatarie mandate da Treviso quando venne costruito il castello ai confini occidentali della Marca. Progettista castellano di numerosi edifici del Settecento, egli ha donato al territorio testimonianze architettoniche ancora molto stimate. Tra le tante realizzazioni site in Castelfranco Veneto, egli si occupò dello stesso Duomo e dell’Ospedale vecchio, ma non mancarono alcune edificazioni nobiliari fuori dal confine cittadino come la villa Pisani a Stra (Venezia). Per molti anni egli abitò nella sua casa natale di Borgo Pieve, e fin da giovane fu seguito dai maestri Jacopo e Giordano Riccati, due figure aristocratiche riconosciute dalla cittadinanza per aver finanziato numerose opere, tra cui un piccola parte del complesso di San Giacomo. Nonostante la sua attività apparentemente periferica, il Preti rimase aggior-

nato sulle principali questioni architettoniche dell’epoca, ed in particolare si affezionò alle proporzioni neoclassiche del Palladio. Difatti, in seguito a rigorosi studi architettonici, egli applicò la Media Armonica Proporzionale già fin dalla sua prima opera, il Duomo di Castelfranco Veneto.   Questa teoria assegnava all’altezza dei vani una proporzione che seguiva il rapporto musicale dell’ottava, e non una classica media aritmetica, stabilendo la dimensione dell’altezza mediante la divisione del doppio prodotto delle due dimensioni della pianta per la somma delle medesime dimensioni.

> Possibile autoritratto come David (1509)

> Ritratto presunto di Francesco Maria Preti, prima metà del XVIII (Museo Civico Treviso)

cifico, e caratteristico luogo di residenze e di mercati, che conserva tuttora integralmente la cinta muraria, manufatto memore delle numerose battaglie passate. 1 Melchiori N., 1724-1735, Catalogo historico cronologico che contiene la origine di CF., le notizie della sua fabbrica, delle torri, dei ponti, porte, palazzi pubblici, Castelfranco Veneto.

Il Teatro Accademico è una delle realizzazioni più riuscite dall’architetto locale Francesco Maria Preti. Progettato nel 1746, su commissione della Società degli Accademici e, in particolare, da Jacopo e Giordano Riccati, ilTeatro venne costruito tra il 1754 e il 1778 su stampo pretiano, riunendo in sé i caratteri del teatro classico aperto e quelli del teatro chiuso settecentesco. In un secondo momento, vennero aggiunti la facciata e l’atrio (1853-1858), disegnati secondo le direttive dell’ingegnere Antonio Barea, quale autore anche della ristrutturazione interna che fu funzionale alla messa in scena di spettacoli operistici. Ceduto dalla Società del Teatro al Comune di Castelfranco Veneto nel 1970, venne quindi restaurato tra il 1973 e il 1977 e destinato a sede di eventi culturali (concerti, spettacoli teatrali, convegni, mostre). Come nel Duomo di S. Liberale, anche qui, il Preti applica la Media Armonica Proporzionale, ossia una regola matematica che permette di ottenere un’acustica ottimale.   Inoltre, tutto l’interno, sebbene differisca dal decoro esterno, risponde a canoni matematici: il quadrato della platea, il semicerchio dei palchetti, il cubo della sala, i rettangoli uguali delle logge e del proscenio. Due logge simmetriche laterali, sorrette da colonne corinzie, che si affacciano sulla platea ed inquadrano

altrettante serliane con arco a tutto sesto affiancate da delle finestre coronate da frontoni. Le serliane furono chiuse nel corso della ristrutturazione ottocentesca (durante il restauro del 1973-77 fu riaperta la serliana di meridione), la quale eliminò pure l’originario zoccolo a bugnato rustico e rettificò la linea sinusoidale delle tre file sovrapposte di palchi. Promotore dell’opera di trasformazione fu il conte Francesco Revedina, il quale commissionò il lavoro all’architetto veneziano Giambattista Meduna e all’ingegnere castellano Antonio Barea. L’ultima ristrutturazione, avvenuta nel 2001, si è occupata di sistemare gli impianti, le misure di sicurezza, le finiture, l’arredo, e i servizi al pubblico e agli artisti. L’originalità architettonica del Teatro, evidente tuttora, consiste nella sua duplice funzione di sala teatrale per spettacoli e rappresentazioni musicali notturne e quella di aula per le riunioni diurne degli Accademici. Al centro di castello si erge il possente Duomo di S. Maria Assunta e S. Liberale, progettato sempre dal Preti nel 1723, in sostituzione alla preesistente chiesa romanica ‘di dentro’. La costruzione del nuovo sito di culto non comportò solo la perdita del vecchio sacrario contenente le memorie storiche cittadine, bensì anche l’abbattimento di un tratto di cinta muraria. Incompleto, ma aperto al culto nel 1746, il Duomo rimase privo della cupola e dell’atrio ideati dall’architetto. Inoltre, la facciata fu aggiunta in seguito (18921893), sulla base dei disegni del castellano ingegnere Pio Finazzi. La chiesa non è solo l’opera prima del Preti, bensì anche l’opera riassuntiva e più alta della sua vasta produzione progettuale, nella quale sono espresse tutte le sue teorie architet-

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L’artista Giorgio Massari (Venezia, 1687-1766) fin da giovane dimostrava delle buone capacità in ambito architettonico ed un forte spirito critico che gli permisero presto una completa autonomia operativa. Grazie alla sua eccelsa formazione, basata sui quattro libri del Palladio, riuscì a realizzare chiese, conventi e palazzi nel veneziano ma anche sulla terraferma bresciana. Fu autore anche della Chiesa di San Giacomo, che costeggia il Conservatorio in analisi, composta da una semplice pianta ad impianto rettangolare. Le sue opere sono riconoscibili dalle evidenti influenze barocche, dalla giusta proporzionalità tra pianta ed alzato, e dalla modulazione luminosa degli interni, a cui ne consegue una perfetta gradazione di ombre.

studiosi, è un artista che agli occhi dei posteri ha rapidamente assunto proporzioni leggendarie. In lui si è visto il genio che si impone al mondo con la forza della sua arte: un’apparizione repentina ma sfolgorante, destinata a brillare nei secoli. Le fonti cinquecentesche lo identificano in base alla città di origine, la stessa Castelfranco Veneto e, sebbene non abbia lasciato ai posteri alcuna informazione biografica, non c’è dubbio che la sua fama sia interamente meritata. Anche restringendo al numero minimo le opere da lui prodotte, rimane il fatto che esse abbiano segnato in modo indelebile la pittura veneta, imprimendole una svolta decisiva verso la modernità.

Il patrimonio della città Il Castello, edificato per volontà del comune trevigiano tra i secoli XII-XIII, è costituito da un recinto murario a pianta quadrata alto 17 metri e lungo 230 per lato; fu edificato secondo lo schema delle quattro torri angolari (gironi), tre delle quali più elevate, “una a levante, detta la principale una a mezogiorno, detta da morto, et una a ponente detta del Musille” 1, con quattro porte ciascuna collegata alla strada esterna da un ponte in legno. La torre principale, dunque, è quella posta di fronte alla strada che conduce a Treviso, poiché fu sopraelevata rispetto alle altre e fornita di campana e cupola. Corrispondente a questa, verso Ovest, vi è la porta del Musile, detta anche di Cittadella. Minor importanza ebbero le altre due porte: una detta “dei Beghi” dal nome di una famiglia illustre, e l’altra detta “dei morti” poiché attraverso di essa si conducevano i morti al cimitero vecchio della chiesa. Come ulteriore misura difensiva, fu realizzato un ampio fossato attorno alle mura, nel quale vennero deviate le acque di due immissari del Muson: l’Avenale ed il Musonello.   A seguito dei numerosi conflitti sopracitati, il castello perse la sua funzione di fortezza e così mutò anche il suo aspetto: scomparvero i cammini di ronda ed il ponticello verso borgo San Giorgio, la “torre dei morti” venne trasformata in un campanile ad uso del Duomo, furono parzialmente abbattute le mura e la torre volta verso Cittadella, il fossato medioevale venne ristretto e contornato da un dignitoso passeggio, ed infine fu demolita la porta davanti al ponte dei Beghi. Il castello divenne, quindi, un elemento fondamentale del centro cittadino, armonicamente inserito ed ormai da secoli pa-


la città

Il Museo Casa Giorgione è una dedica appassionata e attenta al maestro di Castelfranco Veneto da parte della sua città natale, una porta aperta sul suo mondo, sulle atmosfere di un’epoca di grande fermento culturale. Un artista che ha segnato la Marca Trevigiana, con un passato che si fa vivo ancora oggi all’interno delle sale del museo. In un percorso tra buio e luce, il nuovo museo avvolge il visitatore e attraversa l’enigma del pittore castellano. Oggetti preziosi, antichi personaggi, ricostruzioni architettoniche e d’ambiente compaiono dall’oscurità per raccontare il tempo e il territorio dell’artista, altri attendono il visitatore avvolti

da una luce chiara, che scava nella sua pittura rivoluzionaria, carica di messaggi mai pienamente svelati. Tre grandi opere sono raccontate nel particolare: la celebre Pala, il Fregio e la Casa che ospita l’esposizione permanente. Attorno a questo straordinario patrimonio cittadino, il percorso museale materializza le atmosfere tra fine ‘400 e inizio ‘500, valorizzando un contesto davvero unico. A piccoli passi si entra così nelle opere di Giorgione e nella sua epoca straordinaria e poco conosciuta: dalla Pala emergono antiche armature e tessuti preziosi, per raccontare la storia di un dipinto e della MarcaTrevigiana. Gli oltre 100 pezzi, provenienti dalla collezione civica e acquisiti sul mercato antiquario internazionale, accompagnando in un crescendo di meraviglia fino al Fregio, riproposto con oggetti originali, strumenti di misurazione, astronomici e astrologici. La Villa Revedin, poi Bolasco, costruita tra il 1852 e il 1865 su progetto dell’architetto Giambattista Meduna, si deve al conte Francesco Revedin, podestà e primo sindaco di Castelfranco Veneto nel 1866. Notevoli, all’interno, sono il Salone da ballo, decorato dal pittore Giacomo Casa, e le eleganti Scuderie. Egli commissionò la realizzazione di questo parco intendendolo come luogo idilliaco e romantico, paragonabile ad un giardino all’inglese. Alla sua progettazione parteciparono anche altri famosi architetti del paesaggio dell’epoca, tra cui Francesco Bagnara e il francese Marc Guignon. Tuttavia la configurazione attuale, risalente al periodo 1868-1878, appartiene all’architetto vicentino Antonio Caregaro Negrin. Una passeggiata tra i prati fioriti del parco, permette di scoprire scorci di luce, colori e riflessi sempre diversi: alberi e specchi

d’acqua, slarghi prativi e macchie di sottobosco, ponticelli e collinette artificiali, ed addirittura architetture quasi disperse, come la serra in stile ispano-moresco, la cavana, e la torre. Infine, sullo sfondo a Nord, appare il capolavoro dell’arena-cavallerizza, nonché il maneggio prediletto del conte Revedin, che fu coronata da decine di statue del secolo XVII ed introdotta da due statue equestri poste sopra alti basamenti. Le statue, i cavalli, e la torre colombaia dell’ingresso, sono tutte opere di quanto rimane del “Paradiso” Corner nel quale la villa quattro-cinquecentesca e i successivi palazzi giustapposti occupavano la zona del parco attuale prospettate sul Borgo Treviso. Il Parco, che si estende su 7,63 ettari, conta un patrimonio arboreo di oltre 1.000 individui, appartenenti a 65 specie diverse: 35 esemplari circa hanno un’età d’impianto compresa fra i 75 e 125 anni, mentre 440 piante contano fra i 50 e i 70 anni. Questo giardino storico, patrimonio paesaggistico della città, è tuttavia di proprietà privata dunque accessibile nei giorni di apertura dedicati, ma solo a scopo espositivo.

> Orologio della torre

> Statua di Giorgione

> Teatro Accademico

> Villa Revendin

> L’esterno del Duomo

> L’interno del Duomo

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toniche, che successivamente riprende in altre chiese della zona, nel Teatro Accademico della città e nelle ville Pisani. Il Preti assume come modello di riferimento principale lo stile palladiano della chiesa veneziana del Redentore. All’interno del nuovo tempio, egli applica le sue teorie legate alle proporzioni geometriche, infatti l’altezza della grande e luminosa navata fosse il risultato di una media armonica tra la sua lunghezza e larghezza. Sul vano centrale si aprono tre cappelle per lato, tra loro comunicanti e sopraelevate di tre gradini. L’intero perimetro interno è cinto da un ordine architettonico ionico, ritmato da colonne binate rette da piedistalli. La crociera, che ospita al centro la lapide tombale del Preti, appare chiusa da absidi semicircolari ed interrotta all’altezza del tamburo, privo della cupola ideata dal Preti. Il presbiterio quadrato, con volta a vela sorretta da quattro colonne angolari, si conclude nel coro semicircolare innestato sul varco appositamente aperto nelle mura per decreto del Senato veneziano.

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la città

Le infrastrutture Sebbene sia nata come borgo a scopo difensivo dalle espansioni patavine, nei secoli la città castellana ha perso questa funzione protettiva ma ha mantenuto un ruolo baricentrico svolto sui territori limitrofi. Ciò è riscontrabile nel fatto che le frazioni circostanti - Campigo, Salvarosa, Salvatronda, San Floriano, Sant’Andrea, Muson, Treville, Villarazzo - gravitano in forte dipendenza dalla cittadina e dai suoi commerci. Da qui, ne deriva un forte consolidamento dell’apparato stradale e ferroviario, che da sempre ha avuto un’influenza sostanziale nella formazione e nello sviluppo della città. Infatti, la vicinanza all’incrocio delle vie consolari Aurelia e Postumia, e soprattutto grazie agli importanti traffici che su di esse si svolgevano, hanno favorito la nascita di un centro nodale di scambi e commerci, permettendo alla città una crescente e ricca economia. Oggi, l’asse Nord-Sud (SR53 -via Postumia) rimane di fondamentale rilevanza nella rete di infrastrutture che servono l’area castellana, soprattutto per quanto concerne la distribuzione del traffico territoriale, che avviene anche grazie all’asse Est-Ovest (SP102 - Via Postioma). Analizzando ulteriormente la rete infrastrutturale, si osserva che il maggior numero di strade - locali e territoriali - si concentra nel quadrante settentrionale del comune. Questo è dovuto alla struttura storica di Castelfranco Veneto che si è sempre urbanizzata in maniera più intensa nelle aree Nord ed Est, in direzione di Bassano del Grappa e Treviso. Verso Padova posta in direzione Sud, invece, l’urbanizzazione è avvenuta successivamente grazie allo sviluppo industriale e in maniera ridotta a causa della stazione ferroviaria che ne

scala 1.20 000 ha impedito un attraversamento diretto. Nel punto terminale di questo asse viario, denominato SR308, si inserisce proprio la cittadina castellana.   Grazie alla sua posizione privilegiata, Castelfranco Veneto è servita anche da una rete ferroviaria molto varia e completa. Essa comincia ad essere progettata attorno alla seconda metà del XIX secolo, per rispondere alla necessità di potenziare i collegamenti sull’asse Est-Ovest. Le prime linee, sovvenzionate soprattutto da capitali privati, vengono inaugurate fra il 1877 e il 1908. Nella zona castellana, quindi, convergono tre importanti linee che si incrociano nella stazione della città, facendola apparire come uno dei nodi ferroviari più movimentati della Regione. Essa, infatti, si colloca all’incrocio delle linee Calalzo-Padova, Trento-Venezia e Vicenza-Treviso, tre arterie largamente fornite da trasporti su ferro e su gomma. Da sempre elemento di margine, la ferrovia ha determinato un blocco nello sviluppo dell’edificato urbano, il quale si concentra principalmente nella sezione a Nord della stazione e lascia spazio a Sud ai molteplici fabbricati di natura industriale.   La realtà castellana risulta equamente collegata ai maggiori poli urbani anche dai trasporti pubblici, prevalentemente a servizio dei residenti ma talvolta utilizzate anche da utenti esterni. Questa rete si compone di linee urbane ed extraurbane e fornisce una vastità di itinerari che fermano con cadenza costante anche di fronte all’area di progetto. Difatti, la linea 106 che congiunge Treviso a Vicenza ferma proprio di fronte all’area in prossimità della Chiesa di San Giacomo; mentre la linea 208, con capolinea a Padova, attraversa le strade del centro e collo-

ca la sua fermata sulla SR245, a 400 metri dall’area in esame.   Infine, la rete idrica è composta da un corso maggiore denominato Muson, il quale si estende nell’area a Ovest del centro cittadino ed attraversa in maniera longitudinale tutto il territorio del castellano. Un’altra demarcazione naturale di storica rilevanza è l’Avenale, nonché canale generato a scopo protettivo che tuttora racchiude il centro murato. Ad essi, si ricollegano degli affluenti di entità minore - il Musonello, il Musoncello, e il Muson Vecchio – il primo dei quali scorre nei pressi dell’area in esame, raccordandola al canale di protezione del castello.

ASOLO Musonello

CALALZO

CALALZO Muson

TREVISO

le Avena

BASSANO

TREVISO

Area edificata Area verde Rete idrica

VICENZA PADOVA

Itinerario ciclistico

33

32

2.3 Analisi urbana

VENEZIA

Percorso autobus Linea ferroviaria

VENEZIA Muson Vecchio

PADOVA


Le attività e i servizi La percezione dello spazio urbano risulta enfatizzata da un’evidente e netta differenza fra la città di dentro e la città di fuori. La prima, inserita all’interno delle mura, risulta caratterizzata da un’irreale tranquillità data dall’assenza di traffico viario, e si popola di antiche botteghe che tutt’ora rispecchiano un clima storicamente austero e sereno. Appena poco fuori le mura, invece, la città appare satura di dinamismo, data una viabilità più sostenuta, rispecchiando così il classico ideale di città frenetica. Infine, la singolarità di alcuni elementi puntuali fornisce all’osservatore i riferimenti necessari per orientarsi nel tessuto urbano. Il nucleo centrale della città presenta edifici di rappresentanza che ben imprimono la loro immagine nella memoria collettiva, sia per il carattere storico, sia per quello estetico. Sicuramente alcuni esempi che rispecchiano tali elementi iconici, generatori di una chiara identità castellana, sono il prospetto del Teatro Accademico, gli edifici pretiani, ed il Duomo di S.Liberale contenente la Pala del Giorgione. Nonostante ciò, le porte di accesso al centro storico risultano essere il riferimento più intenso, come la Torre dell’Orologio, quale elemento emblematico che ha mantenuto la sua funzione di ingresso principale fin dalla sua creazione.   Parallelamente al clima caotico determinato dal ravvicinato sviluppo della rete viaria alle mura cittadine, si determina una forte densità dei servizi di prima necessità. Il centro urbano, infatti, risulta ricco di punti ristoro, soprattutto in prossimità dei siti di maggiore interesse culturale che si collocano all’interno delle mura storiche. Questo alto quantitativo di bar, locande e ristoranti è dovuto ad un rafforzamento dell’offerta ristorativa volta alla pro-

la città scala 1.20 000

mozione di delizie locali in vista di una notevole crescita nel settore turistico. Dimostrazione ne è anche la presenza di strutture ricettive riservate esclusivamente ad un pubblico esterno, a discapito dell’utenza cittadina come, per esempio, dei giovani studenti. Essi, infatti, costituiscono una grande fetta nell’economia del paese, data la distribuzione di numerosi istituti scolastici - di primo e secondo grado -, ma non è considerata prioritaria l’introduzione di servizi di supporto ad essi dedicati. Infatti, le strutture didattiche a indirizzo musicale individuate nell’area, quali un liceo e quattro scuole secondarie di I grado, si trasformano in potenziali sostenitori delle attività culturali proposte dal Conservatorio stesso.   Un’ultima considerazione di come le esigenze studentesche siano palesemente marginali per il Comune, è data anche dall’assenza di biblioteche e mediateche nel territorio, di cui se ne individua una soltanto nei pressi del Duomo. E’ necessario, quindi, operare un potenziamento degli organismi volti ad un miglioramento dell’offerta didattica attuale, inserendo così delle attività consone alla principale utenza castellana.

Punto ristoro Istituto scolastico Biblioteca Attività culturale Area sportiva Struttura ricettiva

35

34

la città


la città

cose ello Muson

Il Conservatorio Statale di Musica “Agostino Steffani”, sito in Castelfranco Veneto, viene fondato nel 1969 come sezione staccata del principale Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia, ed acquista la sua autonomia solo nel 1980. Sin dall’inizio, l’Istituto ha risposto alle esigenze di un bacino d’utenza dislocato territorialmente al di fuori dei principali circuiti relativi alla formazione musicale.   Con lo sviluppo di nuove realtà, il Conservatorio ha ampliato il rapporto con il territorio nella direzione dell’offerta di servizi, professionalmente sempre più articolati, rivolti ad un’utenza gradualmente più allargata. Infatti, attualmente si possono contare 400 studenti, che sono distribuiti in maniera non equilibrata nelle due sedi: 100 situati in Casa Barbarella (ex Castello) e 300 nel Chiostro di San Giacomo. Inoltre, l’Istituto si propone di accogliere annualmente 20 studenti stranieri attraverso l’inserimento di un programma Erasmus di breve permanenza. Dunque, esso organizza le proprie attività ed iniziative incentivando ogni occasione di raccordo con le diverse realtà territoriali ed extraterritoriali legate all’esperienza culturale e professionale della musica. In questa prospettiva, l’organizzazione didattica attuale del Conservatorio comprende corsi teorici e corsi pratici di natura individuale e/o collettiva, ma tende ad una costante sperimentazione di soluzioni innovative, rinnovando i propri canali di istruzione in vista dei continui cambiamenti in campo musicale.   A discapito di questo modus operandi, la frammentazione dell’Istituto in due sedi dislocate - amministrativa e didattica - non permette una gestione univoca dello stesso, a cui si somma

scala 1.5 000

Mus

l’assenza di un proprio spazio adibito a spettacoli di ampio calibro, costringendo il Conservatorio a richiedere il continuo supporto del Teatro Accademico. Nonostante esso si renda attivo e proponga svariate iniziative stimolanti, la fragilità dei servizi che determina una forte dipendenza da altre strutture non permette all’Istituto di sviluppare a pieno una propria identità a livello nazionale, privando quindi l’Istituto di inserirsi in un panorama più ampio e moderno.

on

sede amministrativa

sede didattica 5 min

le

a Aven

BA

SS

AN

O

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2.4 Conservatorio “A.Steffani”

corsi d’acqua linea ferroviaria trasporto pubblico fermata dell’autobus VICENZA

VA

O PAD


03 L’AREA 3.1 Complesso di San Giacomo Analisi diacronica Il complesso di San Giacomo comincia a sorgere nella seconda metà del 1200, con la realizzazione della Chiesa, per vedersi completato attorno alla fine del 1900 con l’edificazione della residenza privata e l’introduzione di qualche volume aggiuntivo. Pertanto, esso non si presenta affatto come un nucleo omogeneo, bensì appare costituito da

numerosi fabbricati che si sono inseriti lungo un arco temporale molto ampio, cercando di rispettare alcune assialità. Si presentano evidenti, infatti, l’assetto planimetrico irregolare e la caratterizzazione stilistica degli alzati di ciascun edificio, trovando come unico aspetto comune la scansione ritmica delle aperture. Al di là del loro addensamento a ridosso della storica via di San

Giacomo, la zona più problematica si presenta nel versante opposto, lasciato alla deriva, incolto e inefficiente a causa della sua limitata accessibilità.

Chiesa di San Giacomo 1260 Chiostro dei Serviti 1728 - 1732 Istituto scolastico 1883 - 1884 Ex residenza Pavan XIX secolo

Villa Longato 1850 Residenza privata 1960-80 Edifici anonimi XIX - XX secolo

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Palazzetto dell’ex Ospedale 1761 - 1769


l’area alte quanto il primo ordine, adibite ad abitazione per i poveri. Il cantiere vide completato solo uno dei due corpi laterali (1769), poiché si arrestò a causa di motivi economici e burocratici, in quanto il Convento dei Padri Cappuccini era stato costruito su un terreno di proprietà dell’Ospedale, e così esso risultava esserne il legittimo proprietario. Dunque, nel 1771 l’Ospedale trasferì la sua attività assistenziale in altra sede, lasciando un’unica parte realizzata riguardante l’angolo tra via San Giacomo e Borgo Treviso. Oggi, il Palazzetto si presenta come un piccolo

edificio addossato alla Chiesa attraverso un corpo più basso. La lavorazione di facciata è realizzata a bugne in mattoni faccia a vista, ed una trabeazione che separa le due serliane sovrapposte presenti nei tre lati dell’edificio. La Chiesa di San Giacomo La Chiesa, risalente al 1260, fa parte del nucleo urbano di S. Giacomo, conosciuto anche come “Bastia Vecchia”, in quanto fu il primo quartiere ad essere edificato fuori dal Castello, quasi contemporaneamente al completamento delle mura. Inoltre, tale chiesa riveste

una forte rilevanza poiché opera del veneziano Giorgio Massari, architetto illustre del Settecento, ed ancor oggi permane nella sua struttura del tutto integra. Essa appare sacrificata perché inserita in una posizione scomoda tra il Convento dei Serviti e l’attiguo Ospedale, in angolo con via Riccati, verso Borgo Treviso. Nel suo prospetto di impronta palladiana, con un ordine di paraste ioniche appena in rilievo, sembra si sia trascurato ogni elemento decorativo, in considerazione che la stretta via non ne avrebbe consentito la visuale; anche i capitelli sono assai

schiacciati, in funzione di una prospettiva possibile solo da un angolo molto vicino alla verticale. Il Convento dei Serviti di Maria Il Convento è costituito da un chiostro poggiante su pilastri a pianta quadrata e ritmato da una serie di archi a tutto sesto; nell’ala Ovest e Sud, inoltre, si è ricavato un mezzanino illuminato da aperture ovali e da piccole finestre che si affacciano su una corte minore. Verso via S. Giacomo la semplicità della Chiesa diventa il filo conduttore per la composizione della facciata del Con-

vento, un tempo levigata a marmorino bianco, che presenta due fornici intervallati da due file di finestre a cadenza regolare. Ad uno schema molto semplice si contrappone la ricercatezza compositiva di alcune strutture ed elementi architettonici, dunque la sua attribuzione va con tutta probabilità a Giorgio Massari, autore anche dell’attigua Chiesa. Dopo la sua ricostruzione (1728-1732), il Convento fu soppresso nel 1770 ed i Servi di Maria rimasero in questo luogo ancora per breve tempo, dove fondarono una scuola umanistica ed una biblioteca, che lascia-

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Il Palazzetto dell’Ospedale In origine, l’Ospedale sorse come infermeria per i soldati all’interno del Castello, e lì rimase operativo fino al 1761, quando si decise di trasferirlo in una nuova sede, dopo aver constatato le sue precarie condizioni strutturali. A ricevere l’incarico del progetto fu l’architetto Francesco Maria Preti, il quale propose una composizione a due ordini di semicolonne doriche e ioniche con arco al centro. I due corpi laterali riproponevano, senza attico, il doppio ordine di lesene, raccordandosi al corpo centrale attraverso due ali

l’area

> “Disegni dello Spedale e carte per dilucidazione de’ medesimi” di Francesco Maria Preti; fonte: MCCV, Disegni, inventario n.129.

>“Il palazzetto dell’Ospedale, all’angolo tra le vie San Giacomo e Riccati”, il solo corpo di fabbrica costruito prima del 1769 del monumentale ospedale progettato da F.M. Preti. (BCCV, Archivio fotografico, cartolina degli anni 1910-1920)

> “Disegno del vecchio Ospitale di Castelfranco unito alla Chiesa di S.Giacomo”; fonte: BCCV, N.Melchiori, Repertorio di cose appartenenti a Castelfranco nostra Patria, 1715-1718, copia Ottocentesca.

> “Disegni dello Spedale e carte per dilucidazione de’ medesimi” di Francesco Maria Preti; fonte: MCCV, Disegni, inventario n.129.


l’area L’Istituto scolastico ‘Giorgione’ L’edificazione di un nuovo complesso scolastico nasce dall’esigenza di raggruppare due stabili urbani insufficienti (uno maschile ed uno femminile) destinati alla pubblica istruzione, sotto richiesta di alcune direttive municipali. Pertanto, nel 1877 l’ingegnere Chisini si occupò della progettazione delle Scuole elementari urbane, il quale “si stenderà lungo la sponda dell’Avenale rimpetto alla facciata posteriore della Scuola Tecnica, occupando l’interposto [fra Avenale e Scuola Tecnica] spazio ortale che verrebbe ridotto in arte a giardino e in parte ad uso di palestra ginnastica”. In seguito, la Giunta Comunale affida agli ingegneri castellani Morando Capuzzo-Dolcetta (per la parte strutturale) e Gaspare Polese (per la parte decorativa) l’incarico di allineare il fabbricato con il prospetto verso Borgo Treviso, a cui conseguirono sostanziali modifiche progettuali. Così,

nel 1883, l’impresa Antonio Stecca comincia la costruzione dello stabile, il quale venne terminato un anno dopo. Esso si articola su tre livelli, ha pianta allungata e presenta un unico ingresso centrale con ampio atrio e due scale simmetriche. L’impostazione del piano terra si ripete anche nei piani superiori, con l’unica differenza di un ampio loggiato a doppia altezza, in corrispondenza del sottostante atrio. La facciata principale su via Riccati è simmetrica ed è dominata da un ampio colonnato esastile in stile corinzio che contribuisce a rendere l’edificio imponente ed austero.

> “23 Aprile 1773: Pianta del (soppresso) Convento dei Servi di Maria e della Chiesa di San Giacomo”, con segnalazione delle case del Pio Ospedale di Castel-franco (sul lato Nord del compendio), in quell’anno già trasferito nel soppresso Convento dei Cappuccini; fonte: ASVE, aggiunto sopra monasteri, b.78, dis.2

> “1917-18: Scuole elementari urbane di vi Riccati”, trasformate nell’Ospedale da campo n.202; fonte: BCCV, Archivio fotografico.

3.2 Stato di fatto Inquadramento dell’area Il complesso in analisi si colloca nelle vicinanze del centro storico e, più propriamente, nell’antica area della Bastia Vecchia, una tra le prime zone sorte nei pressi del Castello. Con una superficie utile lorda di 4.000 m2, il complesso viene racchiuso sui quattro fronti dalle edificazioni circostanti, tutte principalmente ad uso residenziale. In particolare, a delimitare artificialmente i due confini posti a Nord e ad Est, vi sono due percorsi viari a differente ampiezza, rispettivamente identificati come via Riccati e via San Giacomo. L’area si trova segnata, inoltre, da una chiara demarcazione naturale che funge da raccordo ai due corsi idrici maggiori - Avenale e Musonello - mitigando il confine a Sud-Est che si affaccia su immobili di altezza elevata. A lato di quest’ultimo si inserisce un percorso pedonale - vicolo Musonello - a limitata percorrenza, a cui si aggancia un ulteriore tratto più nascosto e riservato ai residenti dell’area, ma usufruibile durante il giorno anche da utenti esterni. Quest’ultimo passaggio, di recente realizzazione, si collega direttamente a via Boito dove si distribuiscono alcune strutture di pubblica utilità come la scuola elementare, i campi sportivi ed il patronato parrocchiale.   Nell’angolo Sud-Ovest, invece, il canale d’acqua viene interrotto dall’attraversamento stradale di Corso 29 Aprile, asse principale che costeggia il centro murato verso cui si predispone un piccolo spazio pavimentato di sosta, ricordato come l’ex pescheria della Bastia Vecchia. Ulteriori siti limitrofi di interesse collettivo, già citate in precedenza, sono la Villa Revedin-Bolasco che è localizzata a 400 m e costituisce l’unico parco verde della cittadina, la

stazione ferroviaria situata a 900 m in direzione Sud, ed il Teatro Accademico ubicato nei pressi della sede amministrativa del Conservatorio. Gli edifici di intervento Data la molteplicità di fabbricati all’interno dell’area, ho deciso di intervenire a livello progettuale solo su alcuni di essi, e di trattare i restanti come parte integrante dell’insieme ma senza approfondire la loro trasformazione nel dettaglio. Al fine di ottenere una visione unitaria dell’area in esame, ho analizzato ciascun componente edilizio basando le mie considerazioni sulle informazioni raccolte - laddove vi fossero disponibili – o basandomi su un’analisi più percettiva, mantenendo un confronto anche con la documentazione urbanistica.   Scendendo nel particolare, l’Istituto scolastico si presenta in discreto stato di abbandono, che si rende evidente dal degrado delle finiture esterne e della superficie che ricopre il cortile esterno. Ad un impoverimento estetico si aggiunge una precarietà impiantistica, che dichiara i piani superiori temporaneamente inagibili e permette l’utilizzo solo al piano terra per corsi di alfabetizzazione ad utenti stranieri.   Sebbene risalga al secolo precedente, il Chiostro dei Serviti si presenta in buono stato di conservazione e consente di sfruttare a pieno gli spazi a disposizione. Attualmente, infatti, esso ospita la sede distaccata del Conservatorio Statale di Musica, ma i locali interni non risultano tecnicamente adeguati causando, così, problemi di ventilazione ed insonorizzazione. Successivamente alla carica ospedaliera, per il soccorso dei militari reduci di guerra, il Chiostro è stato occupato

saltuariamente da diversi istituti scolastici, svolgendo così un ruolo subordinato alle esigenze imposte da terzi.   La successione di diverse destinazioni ad uso pubblico nei locali, per la durata di brevi periodi, non ha permesso al Convento di adattare i propri spazi in funzione alle attività svolte al suo interno, permanendo in uno stato di precarietà impiantistica e senza poter mai affermare una propria identità.   Riguardo lo stabile adiacente, ossia l’ex residenza Pavan, non sono pervenute documentazioni storiche sufficienti per stilare un’analisi dettagliata, e le considerazioni sono state effettuate sulla base di elaborati grafici ripresi da alcune tesi precedenti. Inoltre, data la sua decadente configurazione esterna, si presuppone che l’edificio risalga al XIX secolo e che sia composto da tre livelli in dubbie condizioni impiantistiche.

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rono quando alla scuola subentrò il Ginnasio Comunale (1782). Il Ginnasio venne poi soppresso quando in quei locali venne ospitata la Scuola Tecnica (1852-1875). Gli anni che seguirono furono abbastanza critici a causa delle guerre e degli infiniti cambiamenti di destinazione d’uso dell’edificato. Difatti, fino al 1915 alcune stanze del Convento furono adibite per ospitare il Museo Civico, dopodiché fu trasformato in Ospedale Militare, e quando terminò l’emergenza bellica, passò a Regia Scuola Complementare e poi a Biblioteca Comunale. Le ultime vicende hanno visto il Convento come sito temporaneo di quasi tutte le scuole di Castelfranco che, in vista di una loro sede definitiva, si sono susseguite in questi locali. Oggi, il Convento ospita una parte distaccata del Conservatorio di Musica, il quale ha la sua sede principale nell’antico castello in via Giuseppe Garibaldi.

l’area


l’area

> Istituto scolastico “Giorgione”

> ex Residenza Pavan

Gli edifici del complesso Per quanto concerne gli altri edifici collocati nell’area, ho redatto un inquadramento di tipo descrittivo sulla base di informazioni ricavate dalle analisi storica e percettiva.   Nell’angolo settentrionale del complesso, si innalza l’ex palazzetto dell’Ospedale (1761-69), nonché unico frammento rimasto dell’incompiuto progetto ad opera di Francesco Maria Preti. In collegamento alla Chiesa tramite un corpo minore, il Palazzetto si affaccia sull’incrocio tra via Riccati e via San Giacomo. Avendo perso la sua originale funzionalità, attualmente una parte di esso viene utilizzato come sede della ProLoco cittadina, mentre alcuni locali sono occupati dall’attività commerciale di Enel energia.   Nelle immediate vicinanze, si colloca anche la Chiesa di San Giacomo Apostolo (1260), testimonianza storica dell’architetto veneziano Giorgio Massari, il quale ha donato un modesto pregio architettonico tuttora riscontrabile nelle pareti interne. Anche esternamente, la Chiesa permane nella sua struttura del tutto integra, ma appare sacrificata poiché situata in angolo tra via Riccati e via San Giacomo, quindi non perfettamente visibile. Tuttavia, essa viene saltuariamente utilizzata dal Conservatorio di musica per l’esecuzione di alcuni concerti di piccola portata, riportando in luce quelle che sono le bellezze storiche dell’edificio.   In posizione terminale alla via di San Giacomo, si inseriscono dei fabbricati di cui non pervengono molte informazioni a riguardo. Tuttavia, dalla documentazione storica, fotografica ed urbanistica, si presume un uso completamente differente dei due immobili. Quello a sinistra, dato l’elevato degrado delle pareti esterne, possiede delle caratteristiche simili all’ex resi-

denza Pavan, pertanto si presuppone il suo inutilizzo dovuto ad una probabile inagibilità degli spazi interni. Quello di destra, invece, appare più moderno ed abitato, quindi probabilmente è sorto successivamente al XIX secolo e ha subito opere recenti di ristrutturazione.   Alle spalle di questo blocco edilizio, compare un ulteriore immobile dismesso di cui è difficile ricavare alcuna informazione, ma che probabilmente è stato messo ad uso di magazzino. Data la rigogliosa vegetazione che lo ricopre e l’evidente degrado delle superfici esterne, infatti, si presume sia in stato di abbandono da molti anni.   Nella sezione a Sud del complesso si trova anche la Villa Longato-Pivetta (1850), un’ex residenza nobiliare che, a discapito dell’alto nome, ora risulta inabitata e priva di una funzione. Prima di essere abbandonata, la villa è stata sede amministrativa della compagnia elettrica E.N.E.L. negli anni ‘80, periodo in cui probabilmente è stata aggiunto un volume a stampo rettangolare, situato tuttora sul retro della facciata d’ingresso.   Lo stabile che si affaccia sul canale, infine, si identifica come una residenza ad uso privato di recente costruzione (metà-fine 1900) ed è attualmente abitata da piccoli nuclei famigliari. Dotata di un proprio accesso verso vicolo Musonello, essa sopravvive in maniera indipendente dagli altri edifici del complesso. 45

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> Chiostro dei Serviti di Maria

l’area


l’area

l’area 3.3 Analisi percettiva

> Chiesa di San Giacomo, 1260

> Edifici anonimi, XIX-XX secolo

> Deposito, XX secolo

> Villa Longato-Pivetta, 1850

> via Riccati

> via San Giacomo

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> ex Palazzetto dell’Ospedale, 1761-69

Le demarcazioni Il percorso storico che collegava il centro di Castelfranco Veneto al polo trevigiano, da cui il toponimo di Borgo Treviso, è uno degli assi principali della città. Ancora oggi, l’antica via risulta costantemente molto trafficata, non solo dai numerosi veicoli ma anche da molti pedoni. Questa elevata percorribilità suggerisce una potenziale visibilità per il futuro progetto che andrà a collocarsi nell’area.   Problema lampante risulta, al contrario, la mancanza di un accesso diretto che sfocia sulla via principale: in tal maniera questa lacuna determina un’inconsapevolezza dell’esistenza del cortile alle spalle dell’Istituto scolastico.   La via dove si colloca l’accesso al Conservatorio, invece, risulta a percorrenza ridotta e molto ristretta, a causa della consequenzialità degli edifici che si dispongono longitudinalmente. Oltretutto, la carreggiata dedicata ai veicoli presenta un unico senso di marcia che a tratti invade pure la pavimentazione pedonale, non permettendo una scorrevole circolazione degli utenti.   Infine, vicolo Musonello appare affetto da un alto stato di degrado, reso evidente sia sul manto stradale, sia sulle murature che demarcano l’area residenziale ed il fiume. Inoltre, ospitando l’ingresso di molti edifici, esso è percorribile tanto con un veicolo quanto a piedi, non precludendo così un esclusivo passaggio ai pedoni.

> Residenze private, 1960

> vicolo Musonello


cose

l’area

Vecchia

via Osped

via Bastia

le Corso 29 Apri

scala 1.2 000

ale

Quartiere: quartiere di S.Giacomo (Bastia Vecchia) Superficie totale: 4 000 m2 Posizione: baricentrica rispetto al centro storico

via Francesco Maria Preti

via Riccati Borgo Treviso

Via Francesco Maria Preti

Via Boito

canale Av enale-Mu

6 min

3 min

5 min

3 min

4 min

sonello

via San Giacomo

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vicolo Musonello

Borgo Pieve via Boito


l’area

l’area

3.4 Documentazione quindi soggetta ad uno specifico IUP n.4 (Intervento Urbanistico Preventivo). Questo documento integrativo al PRG (Piano Regolatore Generale) vigente, determina la volontà dell’amministrazione comunale di attuare una probabile riqualificazione del comparto a Sud.   Tale effimera demarcazione la ritroviamo anche nell’ambito delle destinazioni d’uso fornito dal PRG, dove la zona in analisi viene segnata parzialmente anche da un recinto murario. I

fabbricati a ridosso di via San Giacomo appartengono all’area dedicata all’istruzione superiore e l’ex residenza Pavan, in particolare, è contrassegnata dalla sigla A2 volta ad indicare la sua propensione ad attrezzatura di interesse comune, per la futura realizzazione di istituzioni culturali ed associative. Infine, l’istituto scolastico Giorgione e il corpo centrale della Villa Longato-Pivetta rientrano nella categoria degli edifici da conservare.   Siccome l’ex Convento di San Gia-

A2 A2 - Centro storico: le bastie, i borghi e i centri frazionali Perimetro di Intervento Urbanistico Preventivo (I.U.P.)

> “Zonizzazione particolare Nord-Ovest, PI, estratto scheda IUP n.4, scala 1:2.000”

te è la necessità di una ristrutturazione edilizia al contrario di quanto prescritto dall’amministrazione comunale. Vincolati in maniera minore sono l’istituto scolastico, l’ex villa Longato e gli stabili anonimi che fronteggiano via San Giacomo. Per essi è prevista una semplice sistemazione della distribuzione interna ed un miglioramento tecnico laddove ve ne sia l’esigenza. Contrassegnati da una campitura nera, infine, vi sono quei pochi fabbricati che non ricoprono un ruolo determinante nel trascorso storico della città. Tra essi vi sono il deposito dismesso, il corpo di

Attrezzature di interesse comune: Istituzioni culturali ed associative Aree per l’istruzione superiore Edifici da conservare Recinti murati / Perimetro e numero d’ordine dello I.U.P.

> “Destinazione d’uso e modalità di intervento, Variante Generale, estratto PRG del 2015, TAV 13.4.b.2, scala 1:1.000”

successivo inserimento alla Villa Longato, la residenza privata degli anni ’60 e, a ridosso di tale immobile, un ulteriore magazzino abbandonato di piccola entità.

Grado di protezione 1 Grado di protezione 2 Grado di protezione 3 Grado di protezione 5

> “Gradi di protezione, PI, estratto PRG del 2015, TAV 13.4.a.2, scala 1:1.000”

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Gli strumenti urbanistici Caposaldo di una buona progettazione architettonica sono anche gli strumenti urbanistici, che determinano la gestione del territorio e degli apparati edilizi in un contesto ad ampia scala.   Come già citato in precedenza, il complesso di San Giacomo rientra nell’insediamento delle bastie e dei borghi antichi, classificati come zona A2 dal PI (Piano di Intervento) comunale. Parte della stessa area è, inoltre, inserita in un perimetro speciale e

como risulta essere sottoscritto ad un vincolo di primo grado secondo il recente PRG, si prevedono dei lavori leggeri che non vadano quindi a compiere ulteriori superfetazioni, considerando la rilevante testimonianza storica dell’edificio. Tali considerazioni vengono applicate anche sull’adiacente ex residenza Pavan, sebbene risulti soggetta ad un vincolo di grado inferiore, poiché dotata di un relativo pregio storico nelle pareti interne. Tuttavia, essa si presenta come un rudere dismesso e inaccessibile a cui si prospetta una migliore funzionalità, e quindi eviden-


l’area

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Gli elaborati tecnici

VIA RICCATI

PIANO TERRA 1.200

PIANO PRIMO 1.200

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PIANO PRIMO 1.200


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PIANO COPERTURA 1.200

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PIANO SECONDO 1.200

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04  LA STRATEGIA 4.1 Analisi SWOT “L’analisi SWOT è uno strumento di pianificazione strategica semplice ed efficace, utile ad evidenziare i punti di forza e le criticità di un progetto e le successive relazioni con l’ambiente in cui si colloca, offrendo un quadro di riferimento per la definizione di orientamenti strategici finalizzati al raggiungimento di un obiettivo. Tale analisi opera tenendo conto di variabili interne, le quali permettono un diretto intervento sul sistema, e di variabili esterne, ossia fattori rigidi che possono essere tenuti sotto controllo ma che non hanno un effettivo sviluppo progettuale.” 2   Dunque, l’analisi SWOT è composta da una matrice divisa in quattro sezioni, nelle quali si definiscono i punti di forza (Strenghts), i punti di debolezza (Weaknesses), le opportunità (Opportunities), e le minacce (Threats).

Weaknesses Il sito oggetto della mia analisi presenta, tuttavia, diversi punti di debolezza: problematiche di questo tipo vanno analizzate con la giusta attenzione. Pri-

ma di tutto, a preoccupare è lo stato di abbandono in cui versa gran parte del complesso: numerosi edifici si trovano in condizioni di non utilizzo e/o inagibilità, e la cittadinanza sembra manifestare tutt’altro che interesse alla riqualificazione dell’area. Inoltre, a discapito di un’idea unitaria che il sito dovrebbe rappresentare sia da un punto di vista strutturale che culturale, il complesso di San Giacomo risulta privo di un’identità comune. Basti pensare, ad esempio, alla frammentazione del Conservatorio “A. Steffani” in due sedi distinte: la prima – sede amministrativa dell’Istituto – si trova all’interno del centro storico del Comune, nei pressi del Castello a Casa Barbarella, e quindi al di fuori del complesso di San Giacomo; la seconda – sede propriamente didattica – situata nel Chiostro dei Serviti. Gli altri edifici del complesso rappresentano attualmente una sorta di discontinuità nella distribuzione degli ambienti, considerando in linea generale che in due edifici attigui non vi un punto di accesso diretto che li colleghi. Un ulteriore elemento destabilizzante si evince dalla totale scarsità di condizioni per l’accessibilità pubblica: ad oggi, al complesso urgono lavori di eliminazione di barriere architettoniche, che precludono l’accesso alle categorie sensibili come le persone affette da disabilità. Le strutture, infatti, risultano prive di rampe e di ascensori. Ma soprattutto, a risultare assente è un pun-

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2 Pubblica Amministrazione di Qualità, 2015, http://qualitapa.gov.it/relazioni-con-i-cittadini/utilizzare-gli-strumenti/analisi-swot/

Strenghts L’area del complesso di San Giacomo a Castelfranco Veneto presenta tre punti di forza che la rendono appetibile per il progetto illustrato in questa tesi. Il primo punto di forza è costituito dalla qualità intrinseca della sua ubicazione: si trova infatti collocato strategicamente in prossimità del centro storico e della stazione ferroviaria, affacciandosi sull’asse viario in Via Riccati e sul percorso pedonale di Vicolo Musonello, che costeggia il torrente Avenale-Musonello. In secondo luogo, la presenza di infrastrutture e servizi di supporto aumentano i fattori di interesse allo sviluppo dell’area: ai sistemi di trasporto su ferro e su gomma vanno aggiunti la presenza di complessi scolastici, punti ristoro e diversi parcheggi per le autovetture. In ultima considerazione, di certo non per importanza, la valorizzazione del patrimonio storico che il complesso di San Giacomo rappresenta per il Comune di Castelfranco, iniziando dagli elementi storici da riportare agli antichi fasti (come il colonnato e il cortile interno), fino alla conservazione della collezione di strumenti musicali detenuti dal Conservatorio Statale di Musica “A. Steffani”.


la strategia to di accesso unico al cortile interno dell’area, che permetterebbe una fruibilità maggiore della stessa da parte di tutta la cittadinanza. Opportunities Ed è proprio dal cortile interno del complesso di San Giacomo che inizia l’analisi delle opportunità che l’area può offrire. Il cortile infatti, soprattutto per la sua ampiezza, risulta il punto di partenza della riqualificazione dell’area come punto cardinale di aggregazione sociale, favorendo inoltre l’inclusione di ulteriori attività artistiche e/o creative come spettacoli di danza, rappresentazioni teatrali e manifestazioni sportive. Un complesso più appetibile e riqualificato può contribuire sicuramente a dare maggiore visibilità all’area e alle realtà in essa contenute, con un incremento degli iscritti al Conservatorio “A. Steffani” ad esempio. A giovarne risulterebbe

la strategia

di riflesso l’immagine del Comune di Castelfranco, con un conseguente sviluppo del turismo e dell’interesse imprenditoriale che il territorio comunale potrebbe suscitare negli investitori. Un intervento di riqualificazione dell’area, inoltre, porterà consequenzialmente al riutilizzo degli edifici attualmente dismessi, elemento di supporto per la cittadinanza e per le associazioni culturali e non del territorio castellano, attirando eventuali incentivi statali per la ristrutturazione edilizia e risanamento conservativo. Threats L’area designata alla riqualificazione con il passare degli anni non ha lasciato ai posteri solamente il prestigio storico. Una reale minaccia è rappresentata dall’evidente degrado dei manufatti contenuti nel complesso di San Giacomo: a partire dai segni lasciati dal tempo sulle superfici esterne, sino alla condizione

POSIZIONE favorevole

> vicinanza al centro storico e alla stazione > affaccio sull’asse viario (via Riccati) e sul percorso pedonale (via Musonello)

precaria in cui versano sia gli impianti sia la struttura complessivamente. Una logica conseguenza di questa fatiscenza generale si desume dallo stato di inagibilità di alcune strutture dell’area in oggetto. La già citata disaffezione da parte della cittadinanza sulle condizioni del complesso sfocia di conseguenza in una mancanza di appropriazione culturale dell’area: se il cittadino non è interessato a rinnovare una struttura, non avrà infatti neppure l’interesse di vedere al suo interno manifestazioni culturalmente rilevanti, o desiderare lo sviluppo di altre realtà (come gli edifici scolastici) nei suoi pressi. A bloccare ulteriormente lo sviluppo di una zona come il complesso di San Giacomo nelle condizioni attuali ci pensa la carente flessibilità gestionale del sito, intrappolato tra la rigidità delle disposizioni urbanistiche e i fondi economici assai limitati per un investimento di sviluppo.

> disinteresse dei cittadini > edifici dismessi e cortile inutilizzato

assenza di un’IDENTITÀ comune

valorizzazione del PATRIMONIO STORICO

scarsità di condizioni per l’ACCESSIBILITÀ PUBBLICA

> importanza storica del sito da riportare in luce (colonnato, cortile interno) > buona conservazione degli strumenti musicali

> frammentazione del Conservatorio in due sedi dislocate > distribuzione disconnessa degli ambienti > eliminazione di barriere architettoniche (rampe, ascensori, unico accesso) > spazi di interesse collettivo (aule ricreative, aree verdi, dormitori, punto ristoro)

spazio di AGGREGAZIONE SOCIALE

evidente DEGRADO dei manufatti

maggiore VISIBILITÀ

mancanza di un’APPROPRIAZIONE CULTURALE dell’area

RIUTILIZZO degli edifici dismessi

carente FLESSIBILITÀ GESTIONALE del sito

> incremento del numero di studenti per il Conservatorio > sviluppo del turismo e rinnovo dell’immagine di Castelfranco Veneto > supporto delle associazioni culturali del territorio castellano > incentivi statali per la ristrutturazione edilizia e risanamento conservativo

Frammentazione La situazione attuale dell’area presenta notevoli criticità principalmente ricollegabili a un’evidente frammentazione dei comparti. Alcuni di questi sussistono singolarmente, pur ospitando attività incongrue l’una con l’altra; molti altri, invece, si presentano in discrete condizioni di abbandono e rimangono in attesa di una nuova destinazione d’uso che li possa rivalutare agli occhi e all’usufrutto della collettività.

> superfici esterne segnate dal tempo > condizione precaria degli impianti e/o della struttura > poca consapevolezza da parte dei cittadini > sviluppo di realtà separate (istruzione, esposizione museale, concerti)

> rigidità delle disposizioni urbanistiche > fondi economici limitati da investire

Connessione Il primo obiettivo consiste nell’operare una connessione spaziale tra gli edifici su cui si interviene a livello progettuale, affinché ogni singola parte possa collaborare al sostentamento totale dell’area e alla formazione di un unico polo culturale dotato di una propria identità. Tale azione non avviene solo a livello locale tra gli edifici esistenti ed il nuovo volume, bensì anche da un punto di vista urbanistico, congiungendo l’area in esame alla città stessa.

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WEAKNESSES THREATS

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STRENGHTS OPPORTUNITIES > ampio cortile esterno come punto di ritrovo comune > inclusione di altre attività artistiche (danza, teatro, sport)

In seguito all’analisi delle potenzialità e delle criticità dell’area in esame, sono state individuate delle parole chiave per esprimere i tre obiettivi di strategia progettuale.

area in stato di ABBANDONO

INFRASTRUTTURE e SERVIZI di supporto > sistemi di trasporti su ferro e su gomma > scuole, punti ristoro, parcheggi

4.2 Obiettivi


la strategia

la strategia

Rigenerazione In secondo luogo, si opera la rigenerazione degli spazi dismessi che si presentano sotto forma di edifici dormienti e di vuoti urbani. Di conseguenza, si provvede all’inserimento di nuove attività all’interno di tali spazi rigenerati che possano accogliere molteplici tipologie di persone, rispondendo quindi alle esigenze di un pubblico più ampio rispetto alla situazione attuale. Partecipazione Infine, per poter realizzare un polo culturale attivo, vi è la necessità di sviluppare una forte partecipazione da parte degli utenti che popolano l’area, nonché dagli stessi cittadini. Essi, infatti, rappresentano il veicolo più importante per rivitalizzare lo spazio esterno, tramite l’organizzazione di iniziative artistiche (per mano di associazioni locali e/o terzi) ed eventi che incrementino lo sviluppo dell’area stessa.

La città di Castelfranco Veneto dispone di una buona offerta culturale, grazie alla presenza dell’omonimo castello, delle chiese pretiane, e delle ville nobili precedentemente citate.   Tuttavia, ad una tale ricchezza storica non corrisponde una forte crescita nel settore turistico: l’area del centro storico adiacente al complesso si limita a soddisfare le richieste di uno specifico target di persone, ovvero quello dei più anziani. Per poter comprendere gli interessi di tutte le fasce d’età, aumentando di conseguenza il numero e la varietà dei visitatori, occorre che il sito

si apra al pubblico e rinnovi le proprie attività. Utenti Il bacino di utenza dell’area può essere suddiviso in base ai ruoli che i singoli fruitori occupano all’interno del complesso.Il personale interno composto da studenti, docenti, ospiti (professionisti ed artisti) e operatori di servizio (pulizia, manutenzione, tecnico, responsabili) - vivono in maniera diretta e costante gli spazi messi a disposizione nelle diverse strutture del complesso, organizzando attività, le-

zioni, conferenze, concerti, esibizioni, workshops per il pubblico.Gli utenti esterni invece, rappresentati da turisti e residenti (giovani, famiglie, anziani), sono coloro che utilizzano lo spazio in maniera indiretta e passiva, poiché partecipano alle iniziative e alle attività proposte, utilizzano i servizi di prima necessità offerti dagli edifici, o semplicemente attraversano tale spazio pubblico aperto.

Personale Interno > Utenti Attivi Studente Docente Professionista

Personale Esterno > Utenti Passivi Turista Single

Operatore

Famiglia

Anziani

50

02

55

07

5

100

61

60

4.3 Fruitori e sostenitori

Attività Una volta individuate otto differenti tipologie di fruitori, si è pensato alle potenziali attività da sviluppare inserire all’interno dell’area al fine di accontentare il maggior numero di essi. La tabella sottostante è organizzata cromaticamente per far risaltare gli utenti più attivi e partecipativi, ossia coloro che mostrano maggior interesse verso più attività distinte, a cui seguono i soggetti indirettamente coinvolti (di cui comunque si è tenuta considerazione del loro contributo nella sommatoria finale).   Tra le attività proposte, quelle più richieste riguardano la necessità di una zona verde dove potersi rilassare, uno spazio pubblico per poter assistere ai concerti offerti dal Conservatorio, agli spettacoli artistici organizzati da enti esterni, alle proiezioni cinematografiche, o alle conferenze tenute da ospiti professionisti. Un ulteriore interesse si manifesta nei confronti dei servizi di tipo ristorativo e ricettivo, i quali danno una risposta alle esigenze primarie soprattutto del personale interno all’area (studenti e docenti), ma che possono risultare usufruibili anche dai visitatori esterni, come i turisti. Minor rilevanza, invece, ricoprono le attività ludico-ricreative come lo sport, lo shopping e quelle ‘notturne’ dedicate allo svago degli utenti più giovani.   I risultati di questa indagine sono stati riassunti sotto forma di percentuali in un grafico a radar, ponendo progressivamente in evidenza - dal perimetro più interno a quello più esterno - le attività maggiormente richieste da diverse categorie di utenti.


Tra tutte le attività proposte, quelle più richieste riguardano la necessità di una zona verde dove potersi rilassare, uno spazio pubblico per poter assistere ai concerti offerti dal Conservatori, agli spettacoli artistici organizzati da enti esterni, alle proiezioni cinemala strategia tografiche, o ai talk sostenuti da ospiti professionisti. Un ulteriore interesse si nota verso i servizi di tipo ristorativo e ricettivo, nonchè esigenze primarie soprattutto per il personale interno all’area, quali studenti e docenti, ma che può risultare proficuo anche per i visitatori esterni. Minor rilevanza, invece, hanno le attività ludiche come lo sport, lo shopping e quelle ‘notturne’ dedicate ai giovani dove poter bere e ballare.

75

Shopping

Walk

Learn

Exhibition

37.5

37.5

37.5

62.5

Play

Event

Concert

Build

Eat

Relax

Sport

Workshop

Upkeep

Safety

Clean

Drink

Visit

Sleep

Cinema

Research

Wi-Fi

Nature

Dance

50

62.5

87.5

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37.5

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Talk

la strategia


la strategia

Programma temporale L’area della piazze e gli edifici annessi al complesso offrono una varietà di spazi e servizi utili al personale interno per poter svolgere le proprie attività musicali, ma risulta interessante anche per gli utenti esterni che possono usufruire di tali spazi a seconda delle loro esigenze. Aprendosi ad un pubblico più vasto e non solo ai diretti fruitori, l’area permane attiva durante tutta la giornata, e nell’arco delle 24 ore vengono sfruttati tutti gli spazi (interni o esterni) a disposizione, a seconda delle diverse attività esercitate e consone alle caratteristiche degli stessi utenti. Anche in questo caso si nota come siano gli stessi studenti del Conservatorio i soggetti potenzialmente più coinvolti nell’utilizzo del polo musicale e dei suoi servizi.   A seguire, vi sono gli altri utenti sopracitati che ricoprono complessivamente tutte le fasce di orario ad intervalli alterni.

ESPOSIZIONE MUSEALE

AULE STUDENTI

CAFFETTERIA

AUDITORIUM

SHOPPING STORE

Stakeholders Risulta indispensabile, quindi, la partecipazione attiva dei soggetti operanti (i quali usufruiscono degli spazi liberi a proprio piacimento), mantenendo attivo il polo culturale attraverso delle iniziative locali e diventando così parte integrante del progetto stesso. Se prima il focus della mia analisi si è concentrato sugli utenti fruitori degli spazi del complesso, ora occorre specificare anche quali siano i soggetti che portano un loro contributo sul piano economico, nonché i possibili promotori.   Pertanto, in seguito ad una ricerca degli enti potenzialmente interessati allo sviluppo dell’area, è stata strutturata una tabella contenente le caratteristiche di ciascuno di essi ed il loro potenziale contributo allo sviluppo del polo musicale. Inoltre, è stata effettuata una distinzione delle differenti mansioni, evidenziando e raggruppando gli enti organizzativi, gli operatori economici, quelli culturali e quelli logistici, intersecando il diagramma laddove vi siano compiti che rientrino in più categorie.

AULE DI MUSICA

LABORATORI

BIBLIOTECA RECORDING STUDIO

SPAZI POLIVALENTI

22:00

23:00

00:00

01:00

02:00 03:00

21:00 20:00

In primis vi sono le istituzioni di tipo organizzativo, le quali a livello nazionale si preoccupano della conservazione e della tutela dei manufatti storici, mentre a livello regionale o locale si occupano dell’approvazione del progetto definitivo e delle relative agevolazioni finanziarie per la sua realizzazione.   Tra questi, in particolare, vi è la ProLoco di Castelfranco Veneto che ha sede proprio all’interno del complesso di San Giacomo – nell’ex Palazzetto dell’Ospedale - e che potrebbe mostrare un interesse maggiore nella riqualificazione dell’area stessa. Inoltre, la città si presenta ricca di associazioni artistiche e culturali che potrebbero partecipare all’organizzazione di eventi in collaborazione con gli enti territoriali, alla donazioni di fondi, e alla promozione di iniziative che mirino a risvegliare l’interesse della comunità locale. Nello specifico, il Conservatorio “A.Steffani” ha espresso la disponibilità di concedere alcuni degli strumenti musicali di sua proprietà per arricchire la collezione destinata all’esposizione

museale.   Dopodiché vi sono gli operatori che agiscono sul piano economico, promuovendo lo sviluppo del sito sfruttando gli incentivi per la riqualificazione di edifici in stato di abbandono e tramite iniziative che ne incrementino il turismo.   Da non sottovalutare, infine, gli operatori logistici – come Trenitalia, il Treviso Bike Sharing, e la Mobilità di Marca trevigiana – che potrebbero incentivare l’affluenza di visitatori all’interno del sito, grazie alle promozioni occasionali di ticket viaggio a prezzi più vantaggiosi, o all’inserimento di stazioni per l’affitto di biciclette ad uso pubblico volte ad una mobilità più sostenibile.   Pertanto, ciascuno di questi soggetti possiede le caratteristiche adatte a permettere lo sviluppo del complesso di San Giacomo in duplice direzione: non solo per la rigenerazione degli edifici e dell’area verde esterna, bensì anche per un miglioramento dei servizi offerenti.

04:00

19:00

05:00 06:00

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Spazi ibridi Data la scarsa disponibilità di spazi chiusi e la loro dimensione limitata, occorre sfruttare al meglio ognuno di essi, affinché si possano svolgere le numerose attività aggiuntive programmate. Pertanto, i tre edifici di intervento progettuale - il Museo, il Conservatorio ed il Centro Culturale - non lavorano in maniera indipendente e fine a sè stessa, bensì collaborano mettendo a disposizione degli spazi comuni con l’obiettivo di offrire al pubblico servizi diversificati. In ciascun edificio, di conseguenza, si creano degli spazi “ibridi” come la caffetteria, l’auditorium, i laboratori e la biblioteca, che possono essere fruibili sia dal personale interno che dagli utenti esterni. In tal modo, viene innescata un’interazione tra i differenti target di utenti, generando così un flusso continuo di persone che concorre al mantenimento attivo dell’area.

la strategia


la strategia

Operatori culturali

ATTIVITA’

SETTORE

INTERESSE

CONTRIBUTO

UNESCO (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization)

Organizzazione delle Nazioni Unite per la salvaguardia ed il miglioramento dell’Educazione, della Scienza e della Cultura, creata con lo scopo di promuovere la pace e la comprensione tra le nazioni

Organizzazione no-profit

Conservazione e tutela del patrimonio mondiale; salvaguardia e promozione dell’educazione, delle scienze e della cultura esistente

Creazione di linee guida per la protezione dei manufatti storici

MiBACT (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo)

Apparato amministrativo del Governo per la gestione del patrimonio culturale ed ambientale, che garantisce la protezione delle opere italiane più importanti

Organizzazione governativa

Tutela della cultura e dello spettacolo; conservazione del patrimonio artistico e paesaggistico; promozione del turismo

Conservazione e tutela dei manufatti storici, promozione della città di Castelfranco Veneto, supporto economico

Regione del Veneto

Amministrazione regionale che si occupa dell’approvazione delle leggi e delle direttive a tema turistico, comprendendo la programmazione e promozione per lo sviluppo del turismo, il finanziamento di progetti pubblici e privati di interesse turistico

Organizzazione regionale

Tutela e sviluppo della Regione; conservazione del patrimonio artistico, culturale e del paesaggio; promozione del turismo

Agevolazioni sul piano economico tramite incentivi per la realizzazione di progetti a destinazione pubblica

Provincia di Treviso

Ente locale substatale che si occupa della pianificazione territoriale provinciale di coordinamento, nonché della tutela e valorizzazione dell'ambiente provinciale nel rispetto della programmazione regionale

Organizzazione provinciale

Sviluppo economico e culturale del territorio che rientra nei confini amministrativi della Provincia; cura dello sviluppo strategico del territorio

Formulazione di accordi di pianificazione con il comune; rivisitazione degli strumenti urbanistici in vista di un loro rinnovo

Municipio di Castelfranco Veneto

Amministrazione comunale che può realizzare iniziative e manifestazioni turistiche, e che si occupa della gestione di informazioni ed accoglienza turistica

Organizzazione comunale

Sviluppo del Comune, promozione delle attività e delle iniziative all’interno della città

Approvazione del progetto; agevolazioni sul piano economico; sviluppo di iniziative culturali tramite enti associati

Fondo Ambiente Italiano

Fondazione che ha lo scopo di agire, senza scopro di lucro, per la tutela, la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio artistico e naturale italiano, attraverso il restauro e l'apertura al pubblico dei beni storici, artistici o naturalistici ricevuti per donazione, eredità o comodato

Organizzazione no-profit

Sviluppo dell'educazione e della sensibilizzazione collettiva alla conoscenza, al rispetto e alla cura dell'arte e della natura; difesa del paesaggio e dei beni culturali italiani

Tutela, gestione e valorizzazione del patrimonio artistico e naturale

ProLoco di Castelfranco Veneto

Organizzazione no-profit che opera all’interno della sfera turistica, sociale, culturale, ecologica, artistica e sportiva, realizzando iniziative per la valorizzazione delle risorse e delle tradizioni locali

Organizzazione no-profit

Difesa del patrimonio culturale, ambientale e storico; promozione della conoscenza del patrimonio stesso; potenziamento delle attività legate al turismo

Promozione e sviluppo del territorio tramite iniziative che ne incrementino il turismo

Associazione Architetti della Castellana

Associazione culturale formata da professionisti e studenti che vivono e lavorano nel territorio di Castelfranco Veneto e dei Comuni dell’area castellana

Associazione culturale

Propensione al positivo confronto su temi legati al controllo e allo sviluppo del territorio; promozione della qualità architettonica

Rinnovo dell’immagine della città tramite nuove proposte architettoniche; promozione di un dialogo con gli Enti Territoriali, con le amministrazioni locali ed altre associazioni

Associazione Dentro/Centro

Associazione senza scopo di lucro che riunisce le attività del centro storico dentro al castello di Castelfranco Veneto e tutti coloro che ne condividono le finalità di rivitalizzazione e rilancio del cuore cittadino

Organizzazione no-profit

Miglioramento produttivo e culturale del centro storico

Organizzazione e promozione di eventi o iniziative all’interno del centro urbano

Amici dei Musei e dei Monumenti di Castelfranco Veneto e della Castellana

Organizzazione culturale, senza scopo di lucro, che agisce con finalità di volontariato civile, culturale e sociale, avvalendosi delle prestazioni personali, spontanee e gratuite dei propri aderenti. Ha finalità principalemente didattiche, poichè favorisce la conoscenza dei Musei e dei monumenti della Castellana organizzando visite guidate

Organizzazione no-profit

Promozione di iniziative atte a favorire la conoscenza, la tutela e la valorizzazione delle raccolte museali, dei Beni culturali, dei monumenti e del paesaggio situati nella Castellana

Promozione di donazioni, lasciti ed acquisizioni di opere, di campagne di finanziamento destinate al restauro del patrimonio artistico; collaborazione con la Direzione dei Musei, le Soprintendenze e gli Enti preposti; organizzazione di conferenze e dibattiti su temi artistici e storici

Casa-Museo di Giorgione

Organizzazione no-profit che riunisce le attività del centro storico dentro al castello di Castelfranco Veneto e tutti coloro che ne condividono le finalità di rivitalizzazione e rilancio del cuore cittadino

Museo di storia Museo d’arte

Promozione della collezione in esposizione

Studio del patrmonio, promozione culturale ed amministrativa del progetto

Conservatorio Agostino Steffani

Scuola di grado universitario specializzata nello studio della musica e nella formazione di musicisti professionisti

Scuola di musica

Promozione della collezione in archivio; miglioramento della struttura e dei servizi per la formazione degli studenti

Disponibilità della collezione di strumenti musicali per l’allestimento; disponibilità dello spazio pertinente alla realizzazione del progetto

Art Voice Academy

Centro di alta formazione per l’arte e per lo spettacolo

Scuola di musica e d’arte

Formazione di musicisti e cantanti professionisti e promozione della propria immagine

Partecipazione e promozione di eventi artistici e musicali volti alla riattivazione dell’area

Spazio Zephiro

Associazione culturale volta alla promozione di nuove idee ed iniziative sociali. Essa raggruppa aziende e laboratori sia artigianali (Biancoturchese) sia digitali (FabLab, Xuni), co-working di sviluppo e gestione partecipata (E tu cosa ci vedi?), team di architetti d’interni e visual designers (MTMA), team di sperimentazione tecnologica (RBOX), communication designers (Studio Miotto), compagnia teatrale multimediale, di scrittura ed arti performative (Ailuros), compagni di danza, musica e performance (Art(h)emigra Satellite), gruppo di biodanza e ricerca evolutiva (Kairos)

Community multidisciplinare

Organizzazione e promozione di eventi, corsi, workshops, mostre e spettacoli inerenti a tutte le forme d’arte, di musica, di scienza, di tecnologia e di innovazione

Promozione di eventi culturali e sociali per l’incontro, l’integrazione e la partecipazione dei cittadini attraverso molteplici artigianalità, professioni e mestieri

Sottosopra

Nasce da un gruppo di giovani con l'obiettivo di far cambiare punto di vista sulla propria città

Community

Organizzazione di eventi e spettacoli volti a promuovere nuove figure artistiche emergenti

Organizzazione di eventi culturali, artistici e musicali per risvegliare l’interesse cittadino

Utenti Passivi

Operatori economici

Operatori logistici

Utenti Attivi

Istituzioni organizzative

Operatori culturali 67

66

Operatori economici

Istituzioni organizzative

ENTE

la strategia


la strategia

la strategia

4.4 Fasi di intervento La realizzazione di tale progetto non può avvenire in un’unica fase, bensì vedrà il suo completamento attraverso quattro step di intervento progettuale. Attivazione Come fase preliminare, occorre concentrarsi sull’attivazione dell’area, nonché sulla realizzazione della nuova piazza interna su cui si affacciano gli edifici interessati. Questo comporta l’inserimento di un nuovo accesso pedonale da via Riccati, asse ad alta percorrenza che collega il complesso

associazioni locali e permettere una prima circolazione negli spazi esterni.

di San Giacomo al centro storico di Castelfranco Veneto e da cui affluisce un gran numero di persone. Il collegamento esterno risulta fondamentale per poter aprire l’area alla città, restituendo tale vuoto urbano alla comunità e risvegliando l’interesse cittadino nei suoi riguardi. Di conseguenza, si procederà alla riqualificazione della stessa, demolendo le strutture aggiuntive e rinnovando i percorsi pavimentati e le zone verdi attraverso operazioni di bonifica, così da poter ospitare eventi culturali spot organizzati dalle

Riqualificazione Una seconda fase avviene con l’adeguamento tecnico e strutturale degli edifici che si affacciano sulla piazza stessa. Infatti, il Chiostro, l’Istituto e l’ex residenza Pavan necessitano una riqualificazione interna al fine di rendersi accessibili al pubblico. Di conseguenza, si prevede un miglioramento degli impianti e della sicurezza (soprattutto per quanto concerne gli aspetti

1

ATTIVAZIONE

2018

CONSERVATORIO E MUSEO 2018

1

RIQUALIFICAZIONE

Insediamento A seguire, si procederà alla costruzione del Centro Culturale, nonché vero nodo di scambio tra i diversi fruitori dell’area. Questa nuova struttura pubblica si occuperà di gestire le attività ed i servizi inerenti e svolgerà il ruolo di landmark per il rinnovo dell’immagi-

2

RIQUALIFICAZIONE

2

2023

CENTRO CULTURALE

2023

INSEDIAMENTO

3

ne del sito stesso. Oltretutto, esso assumerà le vesti di nucleo centrale del complesso, ponendosi in connessione con gli edifici preesistenti. Durante la terza fase si prevede, inoltre, l’insediamento del personale all’interno delle strutture che sono state rinnovate, la realizzazione dell’allestimento all’interno del nuovo Museo e l’introduzione di un elemento connettivo tra il Chiostro e l’ex residenza Pavan.

gono i servizi di supporto al funzionamento dell’area, ergo la residenza studentesca e la Scuola di Arti Sceniche dedita a ballo, teatro, cinema. Si procederà quindi a realizzare un punto di accesso all’area anche sul versante di via S.Giacomo, che diventerà l’ingresso principale.

Integrazione Infine, per rendere completa la conformazione del polo musicale, si aggiun-

INSEDIAMENTO

3

INTEGRAZIONE

4

INTEGRAZIONE

4

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68

ATTIVAZIONE

di accessibilità ed insonorizzazione), un abbattimento delle barriere architettoniche tramite l’aggiunta di rampe ed ascensori, ed un consolidamento interno per il collegamento effettivo degli immobili.

PIAZZA

PIAZZA

CONSERVATORIO E MUSEO

CENTRO CULTURALE

2030

SERVIZI DI SUPPORTO 2030

SERVIZI DI SUPPORTO

2035

- Realizzazione di un nuovo accesso pedonale- Realizzazione da via Riccati di un nuovo accesso pedonale da via Riccati- Adeguamento tecnico e strutturale dell’Istituto, - Adeguamento del Chiostrotecnico e dell’ex e strutturale residenza Pavan dell’Istituto, del Chiostro - Realizzazione e dell’ex residenza del nuovo Pavan Centro Culturale come - Realizzazione nodo di scambio, del nuovo in connessione Centro Culturale con lecome nodo di scambio, - Riqualificazione in connessione degli con edifici le dismessi e consolidamento - Riqualificazione di quelli deglifunzionanti edifici dismessi e consolidamento di quelli funzionanti - Attivazione dell’area tramite la partecipazione - Attivazione dei cittadini dell’area ad eventi tramite culturali la partecipazione spot dei cittadini(accessibilità, ad eventi culturali sicurezza, spot impianti, insonorizzazione) (accessibilità, sicurezza, impianti, insonorizzazione) preesistenze preesistenze - Accessibilità all’area con un nuovo accesso- da Accessibilità via S.Giacomo all’area con un nuovo accesso da via S.Giacomo - Riqualificazione dell’area dismessa tramite-demolizione Riqualificazione delledell’area strutturedismessa aggiuntivetramite ed il demolizione delle - Abbattimento strutture aggiuntive delle barriere ed il architettoniche- (aggiunta Abbattimento di rampe delleedbarriere ascensori) architettoniche (aggiunta di rampe - Inserimento ed ascensori) di un collegamento tra il Chiostro - Inserimento e l’ex residenza di un collegamento Pavan tra il Chiostro e l’ex residenza - Realizzazione Pavan di servizi universitari aggiuntivi - Realizzazione (Residenza studentesca) di servizi universitari e di edificiaggiuntivi (Residenza studentesca) e di edifici riassetto degli spazi esterni riassetto degli spazi esterni - Consolidamento dei collegamenti interni - Consolidamento dei collegamenti interni - Realizzazione dell’allestimento museale all’interno - Realizzazione del Chiostro dell’allestimento museale all’interno del Chiostro satellite (Scuola di arti sceniche) satellite (Scuola di arti sceniche) - Trasferimento del personale scolastico a nuova - Trasferimento sede del Conservatorio del personale scolastico a nuova sede del Conservatorio

2035


la strategia

Piazza

Date tali considerazioni, il progetto si propone come un intervento di recupero e trasformazione dell’intero complesso di San Giacomo in un nuovo epicentro culturale, nel rispetto del contesto storico esistente.   Gli edifici storici in cui è inserita un’attività ben consolidata e funzionante – come la Chiesa di S.Giacomo, l’ex Palazzetto dell’Ospedale, e la Residenza degli anni ’60 - verranno lasciati intatti, confermando la loro destinazione d’uso attuale. Invece, gli edifici parzialmente utilizzati – quali il Chiostro dei Serviti e l’Istituto scolastico – ospiteranno una nuova funzione, rimanendo fedeli alle disposizioni fornite dall’amministrazione comunale. Quindi, il Chiostro diventerà la sede del Museo della musica, mentre all’Istituto verrà ridata la sua funzionalità a carattere educativo, diventando così la nuova sede didattica del Conservatorio.   Infine, i fabbricati completamente anonimi dal punto di vista storico ed estetico – come l’ex residenza Pavan, l’ex sede dell’Enel, ed il blocco di immobili che si affaccia su via S.Giacomo – verranno riqualificati per attribuire loro una nuova identità, così da ricoprire delle mansioni di servizio utili alla realizzazione del polo culturale, come ad esempio la Residenza studentesca e la Scuola di Arti Sceniche.

Nuova costruzione Edifici esistenti Contesto Demolizioni Stazione per l’affitto di biciclette ad uso pubblico MUSEO DELLA MUSICA CONSERVATORIO DI MUSICA

SCUOLA DI ARTI SCENICHE CENTRO CULTURALE

Barriera acustica naturale per le residenze limitrofe

Eliminazione dei recinti murari e sostituzione con il verde

RESIDENZA STUDENTESCA

RESIDENZA STUDENTESCA

PARCO MUSICALE 71

70

4.5 Destinazioni d’uso

Ricollegamento all’asse viario tramite un accesso pedonale


cose

«Non vi è alcun metodo più sicuro per evadere dal mondo che seguendo l’arte, e nessun metodo più sicuro di unirsi al mondo che tramite l’arte. »

73

72

Wolfgang Goethe


05  LA PIAZZA 5.1 Accessibilità e Viabilità

VIA O ALE SPED

VIA RICCATI

BORGO TREVISO

Conservatorio

O MU VICOL Residenza Studentesca

O

Centro Culturale

a

29 APR

Bibliotec

IACOM

VIA S.G

LLO

SONE

Museo

CORSO

Tale sistema prevede la realizzazione di un nuovo percorso pedonale che attraversa l’intera area, ponendo in collegamento diretto i due assi viari maggiori, quali Corso 29 Aprile e via Riccati.   L’intento primario è quello di offrire al cittadino un’alternativa alle vie trafficate, proponendo una tranquilla promenade mitigata dal verde e da una piazza aperta che scollega momentaneamente dalla routine nervosa della città. Di conseguenza, trasferendo il flusso dalle vie stradali all’interno del sito, si conferisce maggiore visibilità al complesso e in particolare al nuovo volume, il vero e proprio nodo di scambio. Esso, infatti, si colloca nella porzione centrale del complesso, offrendo un doppio accesso in linea con il nuovo asse, che permette la diretta circolazione all’interno di esso o semplicemente un rapido attraversamento per raggiungere gli accessi pubblici situati alle due estremità del sito.   Con l’introduzione del nuovo asse pedonale, anche il sistema degli accessi subisce delle modifiche, poiché quelli interni all’area diventano i nuovi ingressi principali alle strutture, A IA ROM sostituendo quelli attuali esterni Vche permangono alla stregua di ingressi secondari.

ti Scuola d’Ar Sceniche TORRENTE

USONELLO

AVENALE-M

OITO VIA B

75

74

ILE Residenza Studentesca

BORGO

VIABILITÀ

ACCESSIBILITÀ

PIEVE

Asse viario

Accesso esterno esistente

Asse pedonale

Nuovo accesso interno

Nuovo asse pedonale

Nuovo accesso pubblico


la piazza

la piazza

Spazi dinamici Grazie a questa nuova configurazione, il cortile esterno, su cui si affacciano i quattro fabbricati oggetto dell’intervento progettuale, si trasforma in uno spazio di aggregazione sociale che si apre al pubblico per accogliere sia fruitori interni (studenti e professori) e sia fruitori esterni (cittadini e turisti).   La conformazione di tale piazza nasce dall’intersezione di più flussi distributivi tra i differenti target di persone, convertendosi così in un trama di percorsi dinamici. Essa, infatti, è organizzata secondo una griglia di linee direttrici perpendicolari, che si pone in contrasto con il perimetro irregolare ripreso dall’impianto storico. Inoltre, tali percorsi rispettano una disposizione gerarchica in base alle attività svolte all’interno degli edifici e confluiscono tutti verso un’unica direttrice, mantenendo così chiara la lettura dell’asse di attraversamento pedonale. Pertanto, l’asse principale è definito da un maggior spessore (3.60 m), e pone in collegamento i due nuovi punti di accesso esterno: uno all’incrocio di vicolo Musonello - via Riccati - Borgo Treviso e l’altro che sfocia su via S.Giacomo Corso 29 Aprile.   Ad esso, si affiancano dei percorsi secondari - con una larghezza di 2.70 m - che uniscono gli ingressi dei diversi fabbricati interni all’area. Ed infine, vi sono alcune vie di percorrenza minore - segnate da 1.80 m di spessore - che sono riservate ad un flusso limitato di persone. Tale intreccio di linee spezzate scandito da questi spazi dinamici genera a sua volta degli spazi più statici, riservando così delle zone di sosta all’incessante movimento degli utenti.

Accesso principale Accesso secondario Accesso di servizio Direttrice principale Assi secondari Percorsi di servizio Connessioni interno-esterno

Attrazione visiva

Scuola

Attrazione uditiva

accesso via Riccati

Spazi statici I poligoni risultanti, generati dalle vie di percorrenza interna, si inseriscono in un sistema di relazioni tra le attività svolte all’interno degli edifici e gli elementi naturali di contorno, rispettando le attuali zone verdi che mantengono la loro conformazione.   Tali spazi di risulta, infatti, si mostrano apparentemente come vuoti urbani, ma acquistano una propria rilevanza non appena gli si viene attribuita una funzionalità pertinente con la loro locazione e morfologia. Tra questi, se ne identificano quattro: uno spazio ombreggiato, nell’angolo tra il Museo e la Scuola, destinato al punto di ristoro esterno della caffetteria; un ampio spazio polivalente su cui si affaccia il fronte Sud del Centro Culturale, lasciato a libero usufrutto dei cittadini per poter organizzare mercatini ed esposizioni a tema artistico; ed un ultimo spazio di sosta, situato nei pressi del fiume Avenale-Musonello, il quale ospita una gradonata che funge da secondo palco per le performance estive che viene interrato per non variare lo skyline della piazza. Essa è stata progettata perseguendo l’idea di landmark attrattivo, quindi con l’intento di poter avere una connessione visiva e uditiva con i passanti così da destare in loro curiosità.   Inoltre, quest’arena all’aria aperta si presta bene ad ospitare eventi di diverso genere come concerti, proiezioni cinematografiche o spettacoli teatrali, offrendo così degli scenari che mutano a seconda dell’occasione richiesta.

Attività Area pavimentata Area verde

Area ristoro

Buca orchestrale

77

76

5.2 Sistemazione esterna

Piazza

accesso via San Giacomo

Centro Culturale


la piazza

Manto erboso Filari Gruppi

Filtro

Barriera acustica

79

78

Spazi verdi L’organizzazione spaziale di tali vuoti avviene secondo una logica legata anche al sistema del verde, che in parte rispetta l’assetto preesistente ed in parte viene ripensato attraverso una distinzione di manti erbosi, filari e gruppi di vegetazione. Difatti, alcune delle superfici verdi sono lasciate libere e calpestabili come se svolgessero una funzione di filtro tra i percorsi e le aree pavimentate; molte altre, invece, sono arricchite da alcuni fusti a grandezza variabile per creare delle puntuali zona di ombra.   Un altro tipo di schermatura è offerta dai filari posti in prossimità delle due residenze studentesche e dell’ingresso a Sud, i quali marcano un limite e fungono da barriera acustica naturale agli edifici limitrofi. Infine, situata nella sezione Sud-Est dell’area, è riservata un’ampia zona a prato libero, popolata da alberi ad alto fusto che offrono un punto di riposo fresco e tranquillo.   Questo polmone verde, che mantiene un perimetro esistente ormai consolidato, può essere rivitalizzato tramite l’inserimento di alcune installazioni musicali per intrattenere gli utenti più giovani o con l’organizzazione occasionale di festival musicali, acquistando così le fattezze di un vero e proprio parco tematico.

la piazza

Residenza

Schermatura

Punto ristoro


cose

ÂŤLe cittĂ , del resto, molto meglio degli individui, possono permettersi di sfidare il tempo e non avere fretta. Âť

81

80

Luciano Lunazzi


06  IL CENTRO CULTURALE CONNESSIONE ORIZZONTALE Museo

Centro Culturale

Conservatorio

CONNESSIONE VERTICALE

Chiostro

Scuola e

e ltural

o cu Centr

83

5.50 m

0.00 m

aule

3.50 m

foyer

Il centro polifunzionale si colloca sul versante Sud dell’area di progetto, sporgendosi verso la piazza interna e ponendosi in collegamento ai fabbricati esistenti, quali l’ex Convento dei Serviti e l’ex residenza Pavan.   La peculiarità progettuale si concentra proprio nella connessione tra gli ambienti esistenti delle preesistenze e quelli aggiuntivi del Centro Culturale. Questo avviene grazie ad un sistema di ballatoi che mette in comunicazione le sale collocate alla stessa quota, creando così un gioco di altezze percepibile solo all’interno dell’edificio stesso.   Tali collegamenti orizzontali, disposti su livelli sfalsati - con quote pari a 3.50m, 5.50m, 7.00m - si incontrano in un unico nucleo di distribuzione verticale, nonché elemento cardine del progetto. Esso va a collocarsi nella posizione centrale del volume vetrato, quasi ad enfatizzare la connessione tra cielo e terra, e si propone di rappresentare una sorta di ricucitura tra passato e futuro che si rende visibile nella sua forma sagomata. Infatti, la geometria di questo corpo scala riprende la morfologia dell’impianto storico e la modella con quella del nuovo edificio, mettendo così in comunicazione due temporalità opposte all’interno di uno stesso elemento architettonico.   In totale contrasto con il profilo interno a stampo irregolare si pone quello esterno, che si presenta più semplice e lineare: grazie a questa combinazio-

fium

82

6.1 Connessione

7.00 m

uffici


il centro culturale ne di forme, si creano delle rampe a larghezza variabile utili a segnalare la diversa accessibilità delle funzioni di ogni piano. Ergo, la rampa si apre laddove vi sia un ambiente aperto al pubblico - come il foyer – o si restringe in vista di un ambiente riservato ad una specifica categoria di utenti, come gli uffici amministrativi.   Per mantenere in toto la coerenza architettonica tra l’involucro esterno dell’edificio e gli elementi collocati al suo interno, si è scelto di adottare gli stessi materiali sia per la struttura sia per il rivestimento. Di conseguenza, la scala è costituita da un solido corpo in acciaio, rivestito di cemento resina e visibile sui gradini che la compongono, mentre il sottile parapetto è realizzato con lastre in lamiera forata colore grigio scuro.

il centro culturale

CONNESSIONE VISIVA

7.00 m 5.50 m 3.50 m

giunge ad un vano di servizio tecnico che si affaccia internamente all’auditorium, dedicato alla regolazione di luci ed audio, ed usufruibile anche dagli stessi studenti del Conservatorio.   Ambiente pubblico di grande impatto è, appunto, l’auditorium, il quale si colloca ad una quota intermedia di 5.50 m e funge da spazio di convergenza per i differenti fruitori dell’area. Esso rappresenta, infatti, il cuore del nuovo volume e, grazie ad un modesto foyer che lo precede, può essere condiviso dai visitatori del percorso espositivo come dagli studenti dell’Istituto musicale. Inoltre, collocandosi sullo stesso piano del Museo, permette una diretta connessione tra le nuove aule del Conservatorio situate nell’ex Istituto Giorgione e nell’ex residenza Pavan, fabbricati finora rimasti isolati.

P2

FLESSIBILITÀ FUNZIONALE Meeting (letture, conferenze) Sala Polivalente

Sala prove (musica, teatro, ballo)

9.00 m 7.00 m

5.50 m

servizi collettivi come videoproiezioni e workshops, o addirittura piccole conferenze e letture. Pertanto, la mancanza di una destinazione d’uso ben definita non caratterizza in maniera negativa tale spazio, bensì allarga il campo di possibili utilizzi dello stesso e, ancora una volta, pone in primo piano le necessità dell’utenza locale a cui è dedicato.   Ai piani superiori, invece, il Centro Culturale mette a disposizione i camerini per gli artisti, i quali vengono messi in diretto collegamento tra loro tramite un corpo scala privato che raggiunge rispettivamente la quota di 3.50 m e 7.00 m.   Proseguendo a quota 9.00 m, si

P1

4.80 m

Foyer Auditorium Palco

3.50 m

Camerini Toilette 2.75 m

P0

Laboratorio / Workshop

85

84

6.2 Programma funzionale blico apparentemente lasciato vuoto.   Come si è precisato in precedenza, il progetto mira all’inclusione di attività culturali diversificate, e tale intento si manifesta a pieno in questo spazio, che viene principalmente riservato agli interessi pubblici della cittadinanza. Infatti, qui l’utente è chiamato a partecipare come elemento attivo e a sfruttare tale sala - connotata come ‘sala polivalente’ - a seconda delle proprie esigenze.   Alcune delle attività che potenzialmente possono essere svolte al suo interno rientrano nel campo dello spettacolo, dato che si presta bene a sala prove per musica, teatro o ballo, ma possono essere considerati anche

9.60 m

Tecnico Camerini

Essendo l’obiettivo quello di rendere i vari spazi comunicanti tra loro, all’interno del nuovo volume vengono inserite delle funzioni consone alle attività svolte nei locali preesistenti.   Al piano terra, si formalizza al meglio il concetto di polo catalizzatore che il Centro Culturale si propone di rappresentare, poiché vi è un ampio open space dedicato all’accoglienza degli utenti – dai turisti al personale scolastico – accanto al quale si inserisce il corpo scala che permette la distribuzione degli stessi ai livelli superiori. Sempre alla quota di 0.00 m, si collocano alcuni servizi di supporto alla gestione degli spettacoli, come la biglietteria ed il guardaroba, ed un ultimo locale pub-

Attività (proiezioni, workshops)

Coffee bar Toilette Info Point Guardaroba Sala polivalente

0.00 m

0.00 m


cose

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86

cose


il centro culturale

il centro culturale

Permeabilità Nei riguardi della tecnologia impiegata per la realizzazione del progetto, ho cercato di considerare una discreta distanza dalle preesistenze adiacenti, per contrastare eventuali danni dovuti ad un rischio sismico.   E’ evidente, infatti, come l’assetto del nuovo impianto adotti un comportamento equilibrato con i due edifici, a cui si connette tramite un rivestimento vetrato che ne esprime un totale rispetto nei loro confronti. Questo delicato rapporto tra il nuovo e l’antico è mediato, appunto, da un elemento trasparente che mette a nudo i prospetti dell’esistente, integralmente visibili solo dal fronte a Sud. Sul fronte, opposto, invece, tale concetto viene limitato ad una fascia vetrata minore, localizzata a fianco dell’ingresso del Centro Culturale e sottratta alla vista dal possente rivestimento opaco. Tale gioco di contrasti, trova espressione anche nell’impiego della struttura, la quale traspare nell’ampio atrio del volume vetrato e si nasconde in corrispondenza degli ambienti chiusi dedicati ai servizi.   Sebbene l’edificio non si allacci direttamente ai due setti murari esistenti, esso mantiene un parziale allineamento con il lato a meridione dell’ex residenza Pavan, mentre sporge lievemente il lato superiore verso la piazza interna. La scelta di rendere obliqua la parete del fronte Nord è dovuta ad una questione legata alla valorizzazione di alcuni punti focali dell’edificio e alla volontà di mantenere un equilibrio con gli assi preesistenti. Infatti, tale parete si pone perpendicolare al corso idrico, e propende verso l’accesso pedonale quasi a voler richiamare l’attenzione dei passanti.

PERMEABILITÀ VISIVA

locali privati

visibilità indiretta visibilità diretta

funzione attrattiva

Forature   Sempre nei pressi di quest’angolo in rilievo, vi è localizzata una componente trasparente per conferire un buon apporto di luce all’interno dell’auditorium, la quale si ripete sui quattro lati - tre verticali ed uno orizzontale - con una dimensione costante (320 x 400 cm).   Come in questo caso, la disposizione delle ampie bucature è stata studiata per far risaltare alcune attività svolte all’interno del Centro Culturale, così da permetterne una diretta visibilità con l’utente e da scaturire in lui un velo di curiosità. Tuttavia, non tutte le aperture dell’edificio si rendono visibili dall’esterno, in quanto alcune vengono na-

scoste dietro a dei pannelli perforati di rivestimento. Ciò garantisce l’ingresso di un’illuminazione naturale anche negli ambienti più privati dello stabile, senza però far trasparire in maniera evidente il locale interno.   Nello specifico, le piccole aperture che caratterizzano alcuni pannelli in lamiera, variano in base a due dimensioni di foratura – 5 mm e 10 mm – così da creare una sorta di dinamismo sul rivestimento esterno e permettendogli, allo stesso tempo, di fungere come elemento di schermatura per gli ambienti interni.   Conciliando estetica e funzionalità, la composizione dei pannelli si configura come un mosaico di elementi

ABACO PANNELLI 80 cm

160 cm

240 cm

distinti, poiché mescola due quadrilateri a dimensione variabile (quadrato e rettangolo, ndr), pur mantenendo le proporzioni costanti delle geometrie e fornendo, quindi, una lettura organica dell’insieme. In tal modo, la disposizione dei pannelli si rende visibilmente più dinamica, così da risaltare in contrasto con le anonime facciate degli edifici circostanti, che sono scandite ritmicamente da semplici aperture rettangolari. Pertanto, il nuovo volume vuole distinguersi dal contesto esistente, dichiarando matericamente la propria contemporaneità tramite un nuovo impianto estetico.

14 mm 7,5 mm

320 cm

FORATURE

10 mm

5 mm

400 cm

ABACO APERTURE

Apertura: 5 mm Passo: 7,5 mm Vuoto su pieno: 45%

Apertura: 10 mm Passo: 14 mm Vuoto su pieno: 50%

Formato: quadrato Disposizione: su file a linea retta con passo regolare Tecnica: perforazione industriale su fogli di lamiera

Formato: quadrato Disposizione: su file a linea retta con passo regolare Tecnica: perforazione industriale su fogli di lamiera

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6.3 Volumetria e materiali


il centro culturale

MODULARITÀ 80 cm 160 cm

Modularità Sebbene appaia molto ricco e dispersivo, il rivestimento esterno è composto da pannelli geometricamente modulari che si dispongono su una griglia metallica regolare di montanti e traversi ad interasse costante (i1: 80 cm, i2: 160 cm). Inoltre, essi sono agganciati singolarmente ad un profilo omega - che scorre verticalmente - tramite una rivettatura cieca in alluminio, a sua volta sostenuto da una staffa metallica a U fissata direttamente sulla struttura. Tale tecnologia a secco rende i pannelli removibili all’esigenza, facilitandone le operazioni di manutenzione e l’eventuale sostituzione di alcuni di essi che si presentano danneggiati.   Questo sistema di fissaggio richiede l’utilizzo di una facciata ventilata, ossia di una struttura multistrato dotata di un’intercapedine d’aria che mantiene fresca ed asciutta la parete. Dunque, lo strato di sostegno al rivestimento viene svuotato tale da permettere la costante ventilazione su tutta la superficie, specialmente in copertura dove viene rilasciato il calore assorbito durante l’intera giornata. Infine, sfruttando tale tecnologia, l’intervento progettuale si rende reversibile nel tempo ed offre una facile manutenzione delle parti che lo compongono. Pertanto, l’utilizzo di una struttura a secco non solo conferisce delle qualità estetiche particolari, bensì risulta di fondamentale importanza anche per mantenere delle ottimali condizioni termiche costanti durante tutto l’anno.

il centro culturale

POROTON

LANA DI VETRO

E’ un laterizio realizzato con un impasto alleggerito da alveoli. Ciò lo rende più leggero, ma, al contempo, risulta termicamente più resistente. E‘ permeabile al vapore e quindi non comporta una formazione di condensa, né superficiale né all’interno della muratura.

La coibentazione delle chiusure verticali è realizzata con pannelli autoportanti in lana di vetro. Questo materiale è poroso, idrorepellente, e trattato con resina termoindurente a base di componenti organici e vegetali.

LAMIERA ZINCATA

STIFERITE

Il processo di zincatura a caldo dell’acciaio offre un’eccellente resistenza alla corrosione abbinata ad ottime proprietà di formatura. Oltre ad essere economico, il sottile spessore permette una facile perforazione del materiale secondo un determinato reticolo.

Un’isolante a base di poliuretano espanso rigido, costituito da pannelli caratterizzati da uno strato in schiuma poliuretanica, rivestiti su entrambe le facce. Al contrario del loro spessore ridotto, essi consentono migliori prestazioni isolanti.

SEZIONE ORIZZONTALE 1.10

SEZIONE VERTICALE 1.10

FLESSIBILITÀ TEMPORALE


il centro culturale

il centro culturale 12.70 m

6.4 Sezione tecnologica 1. Canale di raccolta e scolo dell’acqua piovana in alluminio 2. Lastra sagomata in XPS, tipo STYRODUR (sp. variabile) 3. Trave strutturale in acciaio (HEA 300, REI 60)

13. Infisso a doppio vetrocamera basso emissivo in PVC, rivestito in alluminio 14. Davanzale in metallo verniciato 15. Cemeto cellulare (sp. variabile) 16. Falso in legno 17. Battiscopa PARTIZIONE ORIZZONTALE 18. Rivestimento interno uniforme in microcemento, tipo TOPCIMENT (Zeta Company, 4 mm) 19. Colla edile, tipo OROCON F (Proclima, 2 mm) 20. Massetto fluido premiscelato a ri-

scaldamento, tipo KERMI (2.5 cm) 21. Materassino fonoassorbente, ecologico, anticalpestio, tipo SOFTSOUND (Harobau, 4 mm) 22. Pannello termoisolante in Stiferite Class GT (5 cm) 7. Lamiera grecata e getto di completamento in cls alleggerito (10 cm) 6. Orditura secondaria in traversi di acciaio (HEA 160, REI 60) 5. Intercapedine per l’impiantistica con struttura metallica di fissaggio a montanti e traversi (12 cm) 4. Rivestimento interno con lastre in gessofibra (1.25 cm) CHIUSURA VERTICALE 12. Rivestimento esterno con pannelli in lamiera zincata a caldo e verniciata (0.8 mm, colore RAL 7021) 11. Intercapedine ventilata (5 cm) con struttura metallica di fissaggio a montanti e traversi 23. Guaina traspirante, tipo STAMISOL (4 mm) 24. Pannello autoportante in lana di vetro, ecologica, idrorepellente, tipo E100S (Isover Saint-Gobain, 10 cm) 25. Struttura portante in acciaio e tamponamento con blocchi termoisolanti in laterizio porizzato, tipo POROTON (30 cm) 4. Rivestimento interno con lastre in gessofibra (1.25 cm) PAVIMENTAZIONE ESTERNA 26. Massetto alleggerito in cls (12 cm) 27. Malta di allettamento in cls armato (2 cm) 28. Rivestimento esterno in lastre di pietra naturale (1 cm) 10. Guaina bituminosa impermeabilizzante, tipo SOLITEX MENTO (Proclima, 5 mm) 16. Falso in legno

2

29. Scalino in pietra naturale (2.5 cm)

3

ATTACCO A TERRA 18. Rivestimento interno uniforme in microcemento, tipo TOPCIMENT (Zeta Company, 4 mm) 19. Colla edile, tipo OROCON F (Proclima, 2 mm) 20. Massetto fluido premiscelato a riscaldamento, tipo KERMI (2.5 cm) 30. Barriera all’aria e freno vapore, tipo INTESANA (Proclima, 3 mm) 31. Coibentazione in lastre XPS, tipo STYRODUR (2 cm) 32. Sottofondo alleggerito in cls ed impiantistica (15 cm) 33. Massetto di allettamento in cls (7 cm) 34. Fondazione a platea in c.a. (60 cm) 35. Granulato di vetrocellulare, tipo TECHNOPOR (30 cm) 36. Sottofondo coibentato i Tessuto-Non-Tessuto, tipo APSE (2 mm) 37. Terreno

4

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9.00 m

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CHIUSURA ORIZZONTALE 4. Rivestimento interno con lastre in gessofibra (1.25 cm) 5. Intercapedine per l’impiantistica con struttura metallica di fissaggio a montanti e traversi (12 cm) 6. Orditura secondaria in traversi di acciaio (HEA 160, REI 60) 7. Lamiera grecata e getto di completamento in cls alleggerito (10 cm) 8. Coibentazione in lastre XPS, tipo STYRODUR (15 cm) 9. Sottofondo alleggerito in cls con pendenza del 2% (sp. variabile) 10. Guaina bituminosa impermeabilizzante, tipo SOLITEX MENTO (Proclima, 5 mm) 11. Intercapedine ventilata (sp. variabile) con struttura metallica di fissaggio a montanti e traversi 12. Rivestimento esterno con pannelli in lamiera zincata a caldo e verniciata (0.8 mm, colore RAL 7021)

1


«La musica pulisce l’anima dalla polvere della vita di ogni giorno.»

95

94

Berthold Auerbach


07  IL CONSERVATORIO 7.1 Servizi aggiuntivi Come descritto nei capitoli precedenti, l’area è afflitta da una forte frammentazione dei comparti, condizione avversa che si palesa maggiormente nella gestione degli apparati confacenti parte del Conservatorio. Primo obiettivo progettuale, dunque, è quello di riunire le due sedi - amministrativa e didattica - in un unico polo artistico, incrementando i servizi dedicati al personale scolastico. Tra questi servizi aggiuntivi, ve ne sono alcuni che rientrano nel campo dell’educazione e della sperimentazione, ed altri legati

alle performances, alla ristorazione, al relax e al pernottamento.   Non è, dunque, pensato come luogo per soli studenti, poiché grazie ad alcuni servizi per la collettività entra a far parte della vita artistica e culturale dell’intera città. Inoltre, tali attività non si distribuiscono omogeneamente all’interno di un unico edificio, bensì sfruttano la morfologia dei locali esistenti per occupare al meglio tutti gli spazi a disposizione. Infatti, situati al piano terra del Chiostro, si collocano alcuni ambienti a pubblico usufrutto,

sede didattica

97

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sede amministrativa

come la caffetteria, una sala autogestita dagli studenti, e due aule dedicate a laboratori e workshops.   Sempre alla medesima quota, ma nello stabile adiacente - denominato ex residenza Pavan -, si inseriscono degli open spaces dedicati agli interessi pubblici, come la biblioteca e delle aule studio semichiuse affiancate da un ampio corridoio per la lettura, dunque principalmente riservati al personale scolastico, ma fruibili anche dai visitatori del museo o dalla cittadinanza locale.


il conservatorio

il conservatorio

7.2 Gerarchia distributiva

P2

Tali spazi funzionali sono stati disposti secondo una gerarchia distributiva verticale, formalizzata con delle attività pubbliche al piano inferiore ed altre sempre più private man mano che si sale di quota. Difatti, al primo piano dello stesso edificio - a quota 3.50 m - si collocano le attività di pertinenza didattica, ovvero le aule di teoria e pratica per la nuova sezione di musica elettronica del Conservatorio e le sale di registrazione aperte anche ad utenti esterni che ne necessitano l’utilizzo.   All’ultimo piano dell’ex residenza Pavan (7.00 m), invece, le funzioni diventano più di pertinenza privata, poiché si focalizzano sui servizi legati all’amministrazione dell’Istituto musicale, come gli uffici stampa, gli uffici di produzione e la segreteria.

Una simile gerarchia funzionale è stata seguita anche per l’organizzazione delle sezioni musicali all’interno dell’ex Istituto Giorgione. Precisamente, due aule centrali del pian terreno sono destinate all’esercizio di musica antica e barocca, che vede l’impiego di strumenti come l’organo, il clavicembalo, gli armonium e le arpe; mentre le due aule laterali, essendo più ampie, ospitano una le percussioni e l’altra il pianoforte.   Proseguendo a quota 4.80 m, si incontra la sezione dedicata alla musica moderna e agli archi, quindi, che contiene gli strumenti come chitarre, violini, viole e violoncelli, e li raggruppa in due aule per l’esercizio collettivo. Accanto allo studio pratico si predispone quello teorico, localizzato sia al primo

piano sia al secondo, per offrire una formazione completa sotto ogni punto di vista. A quota 9.60 m, sempre dello stesso edificio, vi si trovano gli ambienti per la musica corale e per gli strumenti a fiato, che comprendono distintamente un’aula per i legni, una per gli ottoni, una sala per gli esercizi di coro ed una per la musica da camera.   Infine, la necessità di uno spazio per i concerti, per le prove dell’orchestra e per i saggi finali, è compensata dalla realizzazione di un doppio auditorium – aperto e chiuso – all’interno dello stesso polo musicale, di cui è stato già scritto nel capitolo precedente.

Aula di Teoria Aula di Canto corale Aula di Canto Toilette Aula dei Fiati Ensemble di Fiati

9.00 m

9.60 m

7.00 m

Uffici Amministrativi P1

Aula di Teoria Aula di Chitarra Ensemble di Chitarre

5.50 m

Toilette 4.80 m

Aula degli Archi Ensemble di Archi Aula di Teoria

3.50 m

Sala di Registrazione Aula di Elettronica

privato SEZIONE CORALE + FIATI

SEZIONE ELETTRONICA

SEZIONE MODERNA +ARCHI

Aula di Pianoforte

BIBLIOTECA E MEDATECA

SEZIONE ANTICA + PIANOFORTE

Aula di Percussioni

ex residenza Pavan

ex Istituto Scolastico

pubblico

P0

Sala professori

2.75 m

Aula di Musica Barocca Toilette Sala Studenti Biblioteca Aula Studio

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UFFICI AMMINISTRATIVI

0.00 m

0.00 m


il conservatorio

il conservatorio

Il coinvolgimento dei diversi fruitori all’interno dell’area è totale, e si esprime sia attivamente sia passivamente. Infatti, in alcune aule dell’Istituto scolastico è stata svuotata una delle pareti perimetrali e tamponata mediante un infisso multistrato fonoisolante, con l’intento di attirare l’attenzione dell’utente esterno e di farlo assistere alle lezioni scolastiche.   Rendendo gli ambienti più permeabili alla vista, quindi, si offre un’esperienza alternativa della musica, la cui percezione avviene anche tramite l’osservazione dei movimenti degli studenti e non solo tramite il suo semplice ascolto. In tal modo, i visitatori più giovani saranno stimolati dalle azioni dei musicisti e coinvolgeranno a pieno l’immaginazione uditiva.   Un ulteriore operazione tecnica, che si provvede all’interno delle nuove aule, è l’introduzione di pareti mobili atte a garantire la completa gestione dello spazio e ad offrire una duplice funzionalità dello stesso. Infatti, data la grande dimensione di alcune sale, è stato impiegato un divisorio fonoisolante che permette di sfruttare tutto lo spazio necessario all’esercizio di più utenti in due ambienti diversi (ensemble) o degli stessi in un unico medesimo spazio (singolo). La tecnologia di queste pareti mobili, che scorrono trasversalmente con l’ausilio di un sistema a binario, è molto semplice ed è spesso utilizzata nei progetti architettonici moderni per ottimizzare la superficie calpestabile.

CONNESSIONE VISIVA

FLESSIBILITÀ SPAZIALE

singolo

101

100

7.3 Connessione e Flessibilità

ensemble


Christian Greco

103

102

«Io credo ai musei come centri di ricerca, come agorà aperta, capaci di programmare e di crearsi nuove possibilità di crescita.»


08  IL MUSEO 8.0 Premessa Gli stessi criteri progettuali menzionati finora sono applicabili all’ideazione del museo, ponendo particolare attenzione agli aspetti di accessibilità pubblica, inclusione e coinvolgimento delle diverse tipologie di utenti.   Seguendo questa linea di pensiero, il Chiostro di San Giacomo convertirà i suoi spazi a sede museale, proponendosi di ospitare mostre di impronta più moderna pur mantenendo i propri caratteri estetici immutati. Adattando l’area a polo multifunzionale con intrattenimenti dedicati a tutte le età, si potrà venire incontro alle esigenze dei più giovani che prediligono le esposizioni d’arte interattive, accontentando anche i più anziani che preferiscono manufatti di carattere storico.

“Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro al servizio della società e del suo sviluppo, aperto al pubblico, che effettua testimonianze materiali ed immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, le comunica e le espone ai fini dell’educazione, dello studio e del divertimento collettivo.” 3 3

International Council Of Museums, 2009, Codice etico dell’ICOM per i musei, Artelibro, Bologna.

Così viene definita l’istituzione museale dall’ICOM, il quale pone l’accento sulla collezione di materiali come artefatto tangibile, poiché l’obiettivo culturale della missione è che il museo sia uno spazio che possa comunicare il suo messaggio al pubblico, sovrapponendosi ad altri media e canali di comunicazione tradizionali. Il punto di interconnessione tra il museo tradizionale e quello virtuale consiste non solo nella raccolta e conservazione del patrimonio storico di una comunità ma

anche nell’esposizione alla stessa per facilitarne l’osservazione, l’apprezzamento e lo studio della collezione dei manufatti.   Pertanto, il concetto tradizionale di museo, rappresentato come singolo spazio ben definito ed autogestito, al giorno d’oggi non è più un modello efficiente. Infatti, il futuro dei musei non si basa semplicemente su spazi conservatori, ma allarga le proprie vedute su realtà più accessibili, pertinenti e flessibili. Di conseguenza, il museo

105

104

8.1 Rete museale


il museo moderno non si limita ad esporre le opere come materiale conservato all’interno di teche di vetro, bensì propone una visuale più ampia di ciò che un semplice oggetto rappresenta, affiancandolo a dispositivi multimediali ed abbattendo così le invisibili barriere che si creano tra il visitatore e l’opera stessa.

il museo

Inoltre, la struttura dei musei moderni è costruita su una grande rete basata sulle collaborazioni tra diversi enti, quali biblioteche, archivi storici, municipi, università, comunità locali, ed altre istituzioni. Nello specifico, ognuno di essi concorre al miglioramento dell’offerta culturale ai fini di una conoscenza del vissuto più libera,

trasversale e vicina al pubblico.   Pertanto, il museo non viene più considerato come un edificio unico e a sé stante, bensì come un insieme di strutture fisiche e reti astratte che lavorano simultaneamente, rendendolo più sostenibile, accessibile e stimolante, adatto quindi ad un pubblico più eterogeneo.

ti e professori che posseggono conoscenze in questo campo, ma anche per persone esterne che si prefissano l’obiettivo di ampliare il proprio bagaglio culturale, o per bambini che vogliono semplicemente divertirsi a suonare.   Pertanto, l’individuo diventa elemento attivo e di fondamentale importanza, senza il quale il museo esperienziale si svuota di significato, e a cui è richiesta piena attenzione e partecipazione, non solo attraverso un’attività contemplativa data dall’intelletto, bensì tramite anche l’uso pratico dei sen-

si. L’allestimento si concentra così sul rapporto tra l’utente e l’oggetto esposto, sfruttando dispositivi tecnologici e soluzioni innovative, ma anche utilizzando materiali di scarto rielaborati in chiave moderna, poiché: “È il progetto della relazione che diventa importante oggetto di innovazione.” 4

Trascendendo dalla classica conformazione di museo-racconto o museo-informativo, quindi, il mio intento è quello di proporre un museo esperienziale a triplice servizio: esposizione, didattica, e coinvolgimento, che possa risvegliare la curiosità dei più inesperti ed alimentare la conoscenza dei più preparati.  L’articolazione dell’allestimento non si focalizza sulla mera ed unica presentazione degli strumenti, né tantomeno segue un percorso narrativo-cronologico, bensì si conforma in un modello spaziale che sollecita la partecipazione del visitatore, in cui le nuove tecnologie sono chiamate a sorprendere e ad arricchire la relazione tra opera d’arte e soggetto, fino a giungere ad un sistema in cui allo spazio reale si affianca quello virtuale. Una sorta di edutainment, ossia un intrattenimento educativo aperto a nuove dimensioni di fruizione esperienziale, in cui il visitatore gioca e si muove attivamente nello spazio, pur essendo guidato da un filo conduttore. Inoltre, questo museo multisensoriale vuole accogliere tutte le età e i target di persone, fungendo da esperienza unica per studen-

opera d’arte

4

D. Spallazzo, A. Spagnoli, R. Trocchianesi, 2010, Il museo come organismo sensibile, p. 1

multisensorialità

edutainment

Uno dei punti focali del museo, che si ripropone durante tutto il percorso progettuale, consiste nella partecipazione attiva degli utenti, poiché essi sono chiamati a collaborare in tutti gli spazi del polo culturale: sia nella piazza esterna, sia nelle sale del museo stesso. Difatti, il personale interno svolge un ruolo da intermediario tra l’opera ed il visitatore, sfruttando le proprie competenze acquisite nel campo musicale. Nello specifico, lo studente ricopre la figura di tutor, e si occupa di accompagnare il pubblico nelle sale espositive, di organizzare laboratori o attività ludiche per i più piccoli, e di fornire delle dimostrazioni private ai più curiosi. Questa iniziativa, che alterna le lezioni scolastiche ad un’occupazione remunerativa, permette di integrare le conoscenze didattiche offerte dal Conservatorio con quelle abilità che si acquisiscono sul campo, formando così una figura professionale completa.   Un altro attore che interviene in prima persona è il professionista, quale docente o ospite esterno: ad esso, infatti, vengono riservate quelle mansioni più settoriali e altamente formative, come i corsi di perfezionamento e/o masterclass su tematiche e tecniche artisticamente elevate, i laboratori di costruzione e riparazione degli strumenti, e le successive esibizioni al fine di mantenere le fibre del legno dei manufatti esposti in ottimo stato.   Pertanto, la visita al futuro Museo della Musica non offre soltanto una semplice osservazione dell’oggetto, bensì regala una moltitudine di esperienze che possono coinvolgere tutte le età e tutti i target di utenza. Attraverso l’esplorazione, l’assemblaggio e la trasformazione di oggetti e materiali di uso quotidiano, infatti, i visitatori

scoprono i principi che regolano il funzionamento degli strumenti musicali, comprendono la relazione tra il suono, la sua dimensione e la forma degli oggetti, ed infine visitano le collezioni del museo per scoprire negli strumenti antichi gli stessi criteri costruttivi analizzati precedentemente.

studente

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106

8.2 Museo esperienziale

8.3 Partecipazione attiva

professsionista


il museo

il museo

Trasportando tali concetti all’interno del polo musicale progettato, l’aspetto collaborativo tra i diversi enti ricopre un ruolo di fondamentale importanza. Infatti, il museo distribuisce le proprie attività non solo nei locali appartenenti al Chiostro, bensì facendo largo uso dei nuovi spazi messi a disposizione dal Centro Culturale e dal cortile esterno. In particolare, il primo piano è dedicato completamente all’esposizione degli strumenti musicali, alternando le collezioni a carattere permanente o temporaneo.   Le opere aggiuntive e la documentazione utile agli allestimenti, invece, trovano spazio nel deposito di pertinenza esclusivamente museale, ovvero nel piano ammezzato situato a quota 2.75 m. Esso, infatti, è raggiungibile solo tramite un corpo scala minore che lo collega direttamente agli uffici amministrativi del museo, collocati in un vano nei pressi dell’ingresso esterno al Chiostro. Sempre al pian terreno, si presentano uno spazio dedicato alla vendita di souvenir e i laboratori per la didattica, quest’ultimi facenti parte dei cosiddetti spazi ibridi menzionati precedentemente, ossia un luogo gestito dalla stessa istituzione museale ma usufruibile anche da utenti esterni come, ad esempio, il personale scolastico.   Ad arricchire le attività così distribuite negli antichi locali del Chiostro, vi sono la biblioteca e mediateca gestite dal Conservatorio, e il doppio auditorium coordinato dal Centro Culturale. In particolare, le attività didattiche proposte dal Museo si integrano con quelle condotte nelle due arene – esterna ed interna -, fornendo al visitatore un supporto conoscitivo completo dell’arte musicale, espresso nella sua duplice

forma teorica e pratica.   Pertanto, il percorso espositivo, la biblioteca musicale, l’area eventi, i laboratori per la didattica, ed il foyer con le postazioni multimediali interagiscono con le stanze decorate, presentando il Museo agli occhi del pubblico come un luogo vivace, polifunzionale ed interattivo, frequentato sia dagli addetti ai lavori e sia dagli appassionati, come dai turisti, dagli adulti e dai bambini, con un unico comune denominatore: la musica in tutte le sue espressioni come aggregatore sociale.   Il progetto, quindi, nasce per rispondere alle nuove esigenze della scuola e della società, per poter includere una platea più ampia possibile, raggiungendo anche le periferie intese non solo dal punto di vista spaziale bensì anche culturale, sociale, ed economico.   Il tutto in linea con la vocazione del Museo della Musica che si propone luogo aperto alla contaminazione, dove la musica vive nel presente, sia essa prodotta con strumenti antichi o con le più recenti tecnologie digitali, proveniente dalla tradizione occidentale o da culture musicali e artistiche a noi lontane o inconsuete.

9.00 m

P2

Percorso espositivo

9.60 m

7.00 m

Deposito Toilette Foyer Auditorium P1

Palco

5.50 m

Deposito 4.80 m

P0

Ufficio amministrativo Shopping Store

3.50 m

Laboratorio / Workshop Coffee bar Toilette Info Point

2.75 m

Guardaroba Sala Polivalente 0.00 m

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8.4 Programma funzionale

0.00 m


il museo

111

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il museo


113

112

«E’ con l’udito che possiamo facilmente concepire il cambiamento senza che nulla stia cambiando: ascoltando una melodia abbiamo, infatti, la chiara percezione del movimento, senza che qualcosa si muova, o del cambiamento, senza che qualcosa cambi. Perché ci sia movimento, non necessariamente ci deve essere qualcosa che si muova. »

Henri Bergson


09 L’ALLESTIMENTO 9.0 Premessa L’idea di realizzare un Museo della Musica a Castelfranco Veneto nasce dall’esigenza di soddisfare una pluralità di intenti: primo fra tutti portare alla conoscenza collettiva il ricco e variegato patrimonio di beni musicali che il Conservatorio possiede e custodisce, ma che finora è rimasto confinato nei depositi per mancanza di uno spazio adeguato.   La scelta di inserire l’allestimento museale all’interno del Chiostro dei Serviti è dovuta in parte ai suoi caratteri storici, in parte alla distribuzione degli ambienti. Infatti, esso è scandito da delle sale puntuali che circondano l’antico cortile e, data la loro dimensione ridotta, conferiscono maggiore intimità al rapporto tra opera e visitatore.

realtà aumentata

headphones

display interattivo

Audio, Video, Disco Scendendo nel dettaglio della progettazione museale, il percorso espositivo è riconducibile al concetto di “Audio, Video, Disco” (dal latino “sento, guardo, imparo”), poiché mira a sollecitare la partecipazione del visitatore e la sua interazione con i dispositivi multisensoriali, di natura digitale o non.   Tramite le nuove tecnologie che arricchiscono la relazione tra opera d’arte e soggetto, si giunge ad un sistema in cui allo spazio reale si affianca quel-

lo virtuale.   Inoltre, dovendo trattare con dei reperti musicali, ho deciso di improntare il percorso attorno alla tema della percezione del suono. L’idea, quindi, è quella di scomporre lo strumento nelle sue rappresentazioni - fisica, sonora ed informativa – in modo da rendere l’esperienza più interessante e stimolante, coinvolgendo attivamente i sensi percettivi dell’utente e fornendo un’esperienza unica ed irripetibile allo stesso pubblico.

115

114

9.1 Multisensorialità


RAPPRESENTAZIONE FISICA

ESPERIENZA UDITIVA

alcuni accorgimenti tecnici che possano valorizzare l’opera e renderla, così, interessante a tutti i target di persone. Inoltre, le molteplici rappresentazioni dell’oggetto fungono anche da mediatori che rendono l’opera accessibile ad un pubblico più ampio, in particolare ad un’utenza affetta da disabilità.

opera libera dal contenitore

pannello opaco

RAPPRESENTAZIONE INFORMATIVA

NO

9.2 Partecipazione

PIA

Rappresentazioni dell’opera Perseguendo tale concetto, l’opera viene privata del suo contenitore ed il supporto adottato viene ridotto al minimo, quasi da risultare talvolta superfluo. La struttura del supporto appare così svuotata, rendendo l’oggetto libero dalla tradizionale gabbia espositiva in vetro. In tal modo, accresce il rapporto diretto tra opera ed utente, il quale è portato a conoscere lo strumento musicale in maniera ravvicinata, ovviamente rispettando i limiti concessi.   Per coinvolgere anche il senso del tatto, ho pensato di aggiungere un pannello informativo a scomparsa alla base del supporto espositivo, al fine di rendere l’esperienza più dinamica ed accessibile a tutti. Esso funziona tramite un semplice meccanismo scorrevole che si nasconde all’interno del supporto, e fornisce le informazioni utili a rappresentare l’opera in maniera descrittiva, contestualizzandola storicamente e culturalmente.   Di notevole rilevanza per la riuscita di un buon museo della musica, è la riproduzione sonora dell’opera esposta, la quale mira a stimolare la percezione uditiva del visitatore. Questo dispositivo, conosciuto come ‘doccia musicale’, è posto all’ingresso di ogni sala espositiva, cosicché l’utente possa concentrare la propria attenzione su un unico senso e contemplare il suono dell’opera prima ancora di vederla fisicamente.   Ad accentuare questa intenzione progettuale, sempre all’ingresso della sala, è collocato un pannello di vetro opaco utile ad amplificare il senso percettivo predisposto all’ascolto e a lasciare libera immaginazione al visitatore che entra.   Dunque, l’allestimento delle diverse sale espositive, si prefigge l’obiettivo di coinvolgere il visitatore tramite

l’allestimento cose

pannello informativo a scomparsa

RAPPRESENTAZIONE SONORA

doccia musicale

I musei in passato rappresentavano istituzioni austere e distaccate, che trasmettevano messaggi definitivi e intransigenti al pubblico utente attraverso i cartelli “non toccare”. Oggigiorno, essi si sono prevalentemente trasformati in luoghi che invitano i visitatori a partecipare a un viaggio interattivo ed emozionante. In loro si è rivelato un vero e proprio processo evolutivo, da istituzioni in cui l’informazione giungeva al visitatore in direzione univoca, a spazi che stanno progressivamente costruendo conversazioni con lo spettatore. I visitatori sono, infatti, invitati a unirsi alla vita del museo, non solo come passanti ma anche come partecipanti attivi.   Pertanto, l’interazione diviene un elemento fondamentale e non dovrebbe essere intesa solo come una connessione creata da tecnologie moderne sempre più popolari. Essenzialmente, è un modo per invitare i visi-

tatori a partecipare alla vita e al futuro del museo e appropriarsene come il loro museo.   Il visitatore, infatti, ricopre il ruolo di attore protagonista all’interno dell’esposizione, in quanto è costretto a muoversi nello spazio di allestimento per scoprire l’opera e tutte le sue sfaccettature, trascendendo dal semplice atto statico dell’osservazione passiva. Questa partecipazione attiva è richiesta ancor di più nelle ultime sale, dove l’utente è portato ad interagire in maniera reale con l’allestimento stesso.   Attraverso diversi dispositivi e strumenti, gli utenti attendono di essere in grado di arricchire e migliorare la propria esperienza accedendo in modo trasparente alla realtà multidimensionale degli oggetti che li circondano. I dati sulla loro visita possono essere catturati e analizzati in tempo reale al fine di offrire un’esperienza dinamica che risponda alle loro esigenze. In tal

modo, essi possono reagire, partecipare e condividere queste esperienze con un pubblico a scala globale.

117

116

l’allestimento cose


l’allestimento

l’allestimento

9.3 Logica espositiva Tempo, Musica, Spazio Al principio dell’idea progettuale, mi sono posta alcune domande su come mantenere una coerente logica espositiva che potesse confermare gli aspetti temporali trattati anche precedentemente. Dunque, come si può formalizzare l’allestimento dei reperti nei limiti spaziali forniti dal Conservatorio? Ma, soprattutto, come si possono integrare gli elementi legati al tempo e alla musica in un’esperienza che segua un fil rouge?

Istituto Scolastico

Innanzitutto, ho pensato di organizzare lo spazio in tre aree principali, che riflettano rispettivamente le tre rappresentazioni formali del tempo a cui si associano gli elementi portanti della musica. Dunque, il tempo puntuale è associato al ritmo e si colloca idealmente nelle singole stanze espositive, il tempo lineare si configura come una promenade melodica e si dispone lungo i corridoi che abbracciano la corte, ed infine, il tempo circolare si affianca al concetto di armonia e viene ideal-

mente situato nella sala introduttiva, trovando la sua massima espressione nel corpo connettivo del nuovo edificio. Quest’ultimo spazio, di cui è già stato trattato ampiamente nei capitoli precedenti, esprime al meglio tale concetto di circolarità intesa come fruibilità, in quanto accoglie i diversi utenti delle molteplici attività presenti nel polo, creando così una sorta di armonia musicale che mantiene l’equilibrio dello stesso.

Percorso espositivo Al piano superiore del Chiostro, invece, si colloca la parte più sperimentale dell’esposizione, la quale si dispone lungo il perimetro che si affaccia sulla corte interna, quindi più propriamente sul corridoio di servizio che comunica con le singole stanze. Tale percorso appare lineare come il tempo che lo rappresenta, dotato quindi di un inizio, di uno svolgimento e di una fine, il tutto basato sulla precisa logica dell’irreversibilità del tempo secondo cui si procede costantemente verso una sola direzione attraversando, quindi, in successione gli spot espositivi. Si ricollega al concetto di melodia espresso nelle teorie filosofiche di Henri Bergson, il quale definisce la melodia come “un insieme di frammenti e toni tutti legati tra loro, frammenti di spazio sequenziali inscindibili.” 5 5

Teorie sul movimento e la melodia di Henri Bergson, Durata e simultaneità, a cura di F. Polidori, 2004

Centro Culturale

Questa unica promenade musicale è interrotta da elementi puntuali di intrattenimento digitale, volti a stimolare vista, tatto ed udito dell’utente, quali sensi preposti alla percezione, all’interazione e all’orientamento. Infatti, le installazioni sensoriali aiuteranno a dirigere l’utente lungo il percorso, reso accessibile ad un target di persone più vasto quindi anche a fruitori con disabilità motorie, visive e/o uditive, cosicché anch’essi si possano orientare nello spazio, ed avere una percezione del tempo che li avvolge e una del suono che costantemente li accompagna.   Quindi, tale percorso conoscitivo si conforma spazialmente come un tunnel ricoperto di pannelli che oscurano la visuale sul cortile, limitando la luminosità proveniente dall’esterno, quasi come il lungo cammino che metaforicamente si paragona al trascorrere della vita presente, immersa in una realtà percettiva in cui abbiamo espe-

rienza solo di ciò che ci circonda.   Per rendere al meglio quest’effetto, le aperture che scandiscono il percorso espositivo affacciato sul cortile del Chiostro, sono oscurate tramite dei pannelli obliqui che permettono l’entrata di luce naturale in maniera diffusa, poiché deviata verso il soffitto e riflessa nell’ambiente. Inoltre, essa si combina con la luce artificiale, localizzata al di sotto dello stesso pannello, la quale accompagna il visitatore lungo tutto il percorso.   Dunque, lungo questo cammino libero e flessibile, trovano posto molteplici dispositivi che fungono da supporto didattico per una migliore comprensione della musica in tutte le sue forme e rappresentazioni, fornendo così un insieme di esperienze interattive multimediali, dedicate alla sperimentazione e al divertimento educativo di tutte le età.

Tempo puntuale > Ritmo > Statico, chiuso, scandito luce diffusa pannello

pannello oscurante

Tempo circolare > Armonia > Aperto, libero, dinamico

luce diretta luce naturale

luce artificiale

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Tempo lineare > Melodia > Obbligato, continuo, univoco


Dispositivi multimedia La comunicazione dell’artefatto, appunto, rappresenta il fulcro centrale riguardante le azioni che deve svolgere un museo moderno. Convenzionalmente si pensa a questo termine come ad una semplice visualizzazione di oggetti, ma al giorno d’oggi si sta dirigendo verso un’azione basata sull’esperienza, che miri a fornire un maggiore coinvolgimento con le opere esposte e che promuova le collaborazioni inserite nella rete museale sopracitata. Di conseguenza, il percorso vuole dare spazio a moderne tecniche di espressione nella progettazione museale, incorporando nuovi modi di presentare le informazioni sotto forma di media o interattività.   Tra questi elementi di contorno che accompagnano l’intera visita, ve ne sono alcuni che raccontano i retroscena degli strumenti musicali e, dunque, si rivelano utili a livello conoscitivo per studiare il processo costruttivo e l’ambientazione culturale in cui le stesse opere sono state concepite. Infatti, tali dispositivi offrono al visitatore un’importante documentazione video sull’utilizzo del determinato strumento, così da mettere in mostra non solo il loro suono, ma anche gli usi ed i costumi della società in cui sono stati concepiti. Quindi, la visita viene mediata da alcune tecnologie digitali finalizzate a migliorare ed arricchire l’esperienza museale. Per far sì che l’utente possa apprendere attivamente, alla collezione di strumenti musicali verranno affiancati dei dispositivi in grado di risvegliare la curiosità dei più piccoli e di mantenere attiva l’attenzione degli utenti meno interessati, coinvolgendoli tramite installazioni puntuali che aiutano a veicolare i contenuti informativi forniti.   Un altro modo per raggiungere un

pubblico maggiore consiste nell’accesso personalizzato dei contenuti, aumentando la possibilità di incontrare qualcosa di rilevante per la storia personale dei visitatori. Tali esplorazioni personali li coinvolgono in un dialogo diretto con il museo, con l’opera e con altri visitatori che partecipano a questa iniziativa.   Introducendo il multimedia come strumento attivo all’interno dello spazio museale, si rende possibile la nascita di una nuova concezione di museo, non più un’istituzione elitaria ma democratizzata, generando nuovi rapporti con il pubblico. Questi strumenti rendono così possibile la creazione di uno spazio con specifiche caratteristiche fisiche ed emotive che influenzano la lettura della visualizzazione degli oggetti da parte dell’utente osservatore. In tal modo, la tecnologia riesce ad influenzare l’esperienza del patrimonio in esposizione ed anche la sua comprensione.   IIl valore aggiunto che possono avere le multimedia all’interno del contesto museale si afferma nel coinvolgimento delle emozioni, “permettendo la produzione di diversi tipi di conoscenza, come la memoria e l’empatia, ed agendo come releaser della memoria.” 6

l’allestimento 9.4 Collezione ed opere Le fonti relative alle collezioni da esporre fornite dal Conservatorio sono state carenti, soprattutto per ciò che concerne le informazioni descrittive degli stessi strumenti musicali, alcuni dei quali, non frequenti nell’immaginario comune. Pertanto, ci si è dovuti basare su una documentazione per lo più fotografico-visiva, cercando di colmare le lacune storiche e nozionistiche riscontrate nella raccolta delle informazioni e di conseguenza nella progettazione espositiva. La collezione Cosulich Gli strumenti musicali appartenevano all’omonimo proprietario Alberto Cosulich (Venezia 1920 – Conegliano 2014), ex armatore che acquistò i diversi strumenti durante i suoi viaggi attorno al mondo. La collezione è stata poi

di derivazione anche extra-europea.   Sebbene abbia trascorso molti anni all’estero, Cosulich rimase particolarmente affezionato alla sua terra natia tanto da voler tramandare ai posteri i propri reperti, mantenendo così viva la storia e la cultura del territorio veneto. Il suo intento era, quindi, quello di rendere pubblica l’intera collezione a fini divulgativi e didattici, lasciando tale patrimonio in eredità al Conservatorio “A.Steffani” e, di conseguenza, a tutta la comunità di Castelfranco Veneto.

acquisita dal Comune di Castelfranco Veneto nel 2001 e da allora è stata resa pubblica un’unica volta in occasione di un concerto presso il Teatro Accademico. Attualmente gli strumenti della raccolta si trovano nei magazzini comunali, e l’indisponibilità di uno spazio per la loro esposizione ne determina un impoverimento degli stessi.   Oltretutto, lo spreco dei fondi investiti per l’acquisto della stimata collezione ed il suo inconsueto invecchiamento tra le pareti oscure di un magazzino, rimarca l’inconsapevolezza della comunità castellana riguardo le eccellenze artistiche che la stessa città è in grado di offrire. Tuttavia, tale collezione vanta numerosi manufatti di grande impatto visivo e in buono stato di conservazione, alcuni dei quali caratterizzati da un raro pregio storico ed

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Gli strumenti musicali Sebbene i documenti relativi alla raccolta si presentino esigui ed incompleti, come precedentemente riportato, esiste una pre-catalogazione commissionata dal Comune di Castelfranco

5

8

15

43 aerofoni (3 armonium, 2 strohviolins) ad arco (9 violini, 2 viole, 4 contrabbassi) 6

memoMAPP_Museum Clusters ICT: New digital and interactive spaces for new museum clusters, Alta Scuola Politecnica, Final project, 2014-2016

a pizzico (3 arpe, 9 chitarre normali, 2 chitarre tonde, 27 mandolini normali, 2 mandolini allungati, 1 strumento didattico) a tastiera (4 pianoforti verticali, 2 pianoforti a coda, 2 pianoforti piccoli) miniature (9 giocattoli, 2 oggetti)

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l’allestimento


Veneto a Flavio Dassenno, importante organologo e restauratore di strumenti musicali storici. Tale catalogazione è composta da schede di tipo descrittivo, modellata sulla base di quelle in uso presso il Museo degli Strumenti Musicali di Castello Sforzesco (Milano), su richiesta della committenza.   Per rendere più facile l’identificazione dei manufatti, e in attesa di un riordino della collezione, nei titoli delle schede sono state mantenute le vecchie sigle di serie e di numerazione nell’elenco di acquisizione. Dunque, nello specifico, tale collezione complessivamente comprende: 5 strumenti aerofoni (3 armonium, 2 strohviolins), 15 a corda strofinata (9 violini, 2 viole, 4 contrabbassi), 43 a pizzico (3 arpe, 9 chitarre normali, 2 chitarre tonde, 27 mandolini normali, 2 mandolini allungati, 1 strumento didattico), 8 a tastiera (4 pianoforti verticali, 2 pianoforti a coda, 2 pianoforti piccoli), ed infine 11 pianoforti in miniatura (9 giocattoli, 2 oggetti).   Non essendo possibile mostrare contemporaneamente l’intera collezione Cosulich, per ovvie ragioni di spazio, solo una parte di essa è stata scelta per essere esposta, mentre gli altri reperti attenderanno un’occasione successiva. Inoltre, disponendo di uno spazio limitato per la messa in luce permanente di tutte le opere, si è pensato ad un’esposizione a rotazione che possa, quindi, mostrare la vastità di reperti musicali appartenenti alla collezione Cosulich a periodi alternati.

l’allestimento

Armonium_F

Strohviolin_BG1

Violino_N3

Violino_N6

Viola_Q1

Armonium_G

Strohviolin_BG2

Violino_N4

Violino_P1

Viola_Q2

Armonium_Z

Violino_N1

Violino_N5

Violino_P2

Contrabbasso_O1

123

122

l’allestimento


l’allestimento

l’allestimento

Arpa_BA

Arpa/Lira_M1

Chitarra_E1

Chitarra_E4

Contrabbasso_O3

Arpa_R

Chitarra_BQ1

Chitarra_E2

Chitarra_E5

Contrabbasso_O4

Arpa_U

Chitarra_D3

Chitarra_E3

Chitarra_BT1

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Contrabbasso_O2


l’allestimento

l’allestimento

Mandolino_A2

Mandolino_A5

Mandolino_A8

Mandolino_B3

Mandolino_BB1

Chitarra_C1

Mandolino_A3

Mandolino_A6

Mandolino_B1

Mandolino_B4

Mandolino_BB2

Mandolino_A1

Mandolino_A4

Mandolino_A7

Mandolino_B2

Mandolino_B5

Mandolino_BB3

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Chitarra_BT2


l’allestimento

l’allestimento

Mandolino_BM1

Mandolino_BM4

Mandolino_BV1

Mandolino_D2

Pianoforte verticale_BD

Mandolino_BL1

Mandolino_BM2

Mandolino_BM5

Mandolino_D4

Strumento didattico_BG3

Pianoforte verticale_BH

Mandolino_BL2

Mandolino_BM3

Mandolino_BM6

Mandolino_D1

Pianoforte verticale_BC

Pianoforte a coda_BP

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Mandolino_BB4


l’allestimento

l’allestimento

Piccolo pianoforte_CB

Giocattolo_CG4

Giocattolo_CH1

Giocattolo_CH4

Pianoforte_CE

Giocattolo_CG1

Giocattolo_CG5

Giocattolo_CH2

Giocattolo_CH5

Piccolo pianoforte_CA

Giocattolo_CG3

Oggetto_CG6

Giocattolo_CH3

Oggetto_CF

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Pianoforte a coda_S


l’allestimento

l’allestimento

9.5 Sale espositive

Sala Archi In successione, si incontrano due sale dedicate agli archi, dove lo spazio diventa più ampio e le opere si dispongono in relazione tra loro. In entrambe le sale, infatti, la composizione è studiata per porre a confronto gli strumenti, che essi siano simili o contrastanti. Vengono, quindi, affiancati al fine di permettere un’osservazione frontale al visitatore, ed offrire riscontro diretto tra i diversi manufatti; oppure, vengono posti essi stessi uno di fronte all’altro, quasi a voler comunicare musicalmente tra loro.

Sala Armonium e Tastiere Le prime due sale che si incontrano, una volta entrati nella vera esposizione, contengono ciascuna un armonium. Qui, la singola opera viene collocata in posizione centrale alla sala, richiamando tutta l’attenzione su di sé. L’utente è, quindi, portato ad avere una maggiore intimità con essa, potendola osservare tutt’attorno e scoprendola progressivamente. Una simile logica

Sala Giocattoli Dopodiché, vi è la sala dei giocattoli, dove la disposizione è resa più dinamica e giocosa pur mantenendo un clima austero. Infatti, i piccoli pianoforti spuntano come pop-up dal supporto rialzato, ma permangono inseriti in una griglia regolare, evidente soprattutto in pianta.

si ripete anche nelle sale dedicate alle tastiere, dove il supporto viene rialzato per sostenere lo strumento, ma permane la centralità dell’opera.

SALA ARMONIUM E TASTIERE

opera centrale flusso circolare osservazione a tutto tondo

Sala Arpe Nella sala finale, che costeggia il fronte Ovest del Chiostro, vengono raggruppate le arpe, appartenenti alla famiglia degli strumenti a pizzico. Questi tre strumenti si posano su dei piedistalli a base quadrata e si guardano l’un l’altra come se volessero dialogare tra loro. Idealmente facenti parte di un insieme, esse circondano li visitatore, cosicché esso possa osservarle simultaneamente rimanendo fermo in un unico punto in cui esse si affacciano. Sala Mandolini e Chitarre Sempre della famiglia degli strumenti a pizzico, vi sono i mandolini e le chitarre nella sala successiva. Essi si distribuiscono in serie su tutta la lunghezza della sala, sfruttando le sua dimensione allungata. Viene così accen-

SALA ARCHI

opere affiancate flusso spezzato osservazione frontale

SALA GIOCATTOLI opere diffuse flusso multiverso

SALA ARPE opere raggruppate flusso rotatorio osservazione multipla

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Le stanze espositive, sempre collocate al primo piano, si propongono come luoghi di osservazione, acquisizione e stasi, dove è possibile soffermarsi momentaneamente a contemplare le opere in tranquillità, ad individuarne la storia e a tenerne viva la memoria. Infatti, gli ambienti si configurano come dei piccoli scrigni che contengono episodi musicali reali ma passati, ed offrono un servizio prettamente espositivo che pone in relazione diretta e ravvicinata il visitatore odierno con l’antica opera d’arte. A livello distributivo, esse seguono uno schema semplice e preciso legato alla percezione del suono prodotto, e quindi alla tecnica con cui viene fatta vibrare la corda dello strumento musicale (a tastiera, a battito, a pizzico, a fiato).   Disponendo gli artefatti secondo questa logica, le sale accomunano opere della stessa famiglia e si distinguono soltanto per la loro conformazione interna. In particolare, la prima sala del percorso ha una funzione introduttiva alla tematica, dunque è pensata come un labirinto formato da pannelli appesi al controsoffitto, su cui vengono riprodotti alcuni audio o video utili alla spiegazione del tema.


l’allestimento

l’allestimento

SALA MANDOLINI E CHITARRE

tuata la profondità visiva della stessa, pur mantenendo una libera e diretta fruibilità dell’utenza. Inoltre, gli strumenti si stendono su di un unico piano orizzontale attraverso una scansione ritmica a diverse altezze, evocando una composizione simile a quella delle note sullo spartito musicale.

opere in serie flusso continuo

sostegno del riccio

SALA PIANOFORTI

opere frontali flusso misto

Pannello LED Lastra in metacrilato trasparente incisa a laser (microprismi); dimensione variabile, ancorata al case in alluminio con viti di fissaggio nascoste; illuminazione LED ad alta efficienza energetica (voltaggio: 24V DC, consumo: 22W/m di strip LED)

Filo da pesca in nylon trasparente per il sostegno del riccio dello strumento; fissaggio superiore alla struttura reticolare con ganci ad uncino nascosti Struttura di montanti e traversi scatolari in alluminio (sezione a C, 20x20 mm), saldati e verniciati per il sostegno dello strumento; fissaggio al controsoffitto tramite fili in acciaio posti sugli angoli Piano di appoggio realizzato con pannello LED (colore Tunable White RGB, 60x60 cm, sp. 10 mm) Case in alluminio (60x60 cm, sp. 1 mm) per il supporto del pannello LED; fissaggio al pannello tramite viti

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osservazione diretta

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Struttura di supporto del pannello LED, realizzata con un telaio in alluminio (sp. 6 mm) ed angoli ben raccordati

SEZIONE (mm)

sostegno del pannello

Profilo in acciaio (sezione a L) per il supporto del pannello informativo; fissaggio tramite saldatura alla parete laterale del case

9.6 Supporti espositivi sale. Infatti, l’illuminazione artificiale è studiata per garantire un corretto apporto di luminosità sull’opera esposta, senza ovviamente danneggiarne il materiale. A seconda del tipo di manufatto e del supporto su cui è collocato, la luce agisce in maniera diretta o diffusa al fine di renderla omogeneamente visibile da qualsiasi angolatura.   Inoltre, ho scelto di svuotare il dispositivo di supporto dalla tradizionale cabina in vetro che racchiude lo strumento per offrire un contatto vi-

sivo diretto con l’osservatore, e idealmente configurando la sala come una vera teca espositiva. Dunque, alcuni strumenti vengono letteralmente posati sul supporto squadrato, mentre altri vengono appesi ad una struttura reticolare agganciata al controsoffitto, conferendo così una sensazione di leggerezza e permeabilità.   Sebbene la base del supporto in alcuni casi risulti superflua, essa viene inclusa anche per fungere da dissuasore e quindi per imporre una sorta di

Supersystem II Faretto ad illuminazione LED multifunzionale, regolabile per intensità, direzionamento e colorazione per adattare la luce secondo la peculiarità dell’opera. Questi faretti scorrono su una struttura a binario elettrificato composto da profili a U in alluminio.

Pannello informativo a scomparsa in MDF verniciato (50x50 cm, sp. 1,5 cm) disposto su un sistema a binario in alluminio (sezione a C) giunti a 45°

Case in lamiera verniciata a polvere epossidica termoindurente con trattamento anti-fosfatazione (sp. 1,5 mm, colore: RAL 7021); fissaggio tramite saldatura ad angolo con giunti raccordati Lamiera tagliata a laser e verniciata a polvere epossidica termoindurente con trattamento anti-fosfatazione (60x80 cm, sp. 1,5 mm, colore: RAL 7021) Base in lamiera verniciata a polvere epossidica termoindurente con trattamento anti-fosfatazione (sp. 1,5 mm, colore: RAL 7021); fissaggio tramite saldatura Piedini di appoggio metallici, regolabili, anti-vibrazione, anti-traccia, e auto-livellanti; fissaggio con vite filettata e doppia bullonatura; base in tecnopolimero

vite filettata e doppia bullonatura

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luce diffusa pannello LED

osservazione a scansione

Sala Pianoforti L’ultima grande sala è dedicata ai pianoforti - due verticali e due a coda - i quali si collocano a coppie su assi paralleli. Il visitatore è libero di circolare nello spazio per scoprire l’opera in tutte le sue sfaccettature, oppure scegliere di sostare di fronte ad una di essa e contemplarne la singola memoria. Particolarità che si ritrova anche sul negli armonium, è il basso supporto di sostegno dotato di un gradino che permette al musicista di raggiungere lo strumento e suonarlo. In tal modo, la sala si trasforma in un vero e proprio scrigno che raccoglie i preziosi strumenti musicali, mettendo in mostra anche il loro suono ed offrendo al visitatore un irripetibile spettacolo uditivo.

Per quanto concerne il supporto espositivo, esteticamente esso si presenta sobrio nelle semplici geometrie che lo compongono, poiché la volontà è quella di lasciare spazio all’opera stessa.   Data la sua geometria piena, esso appare massiccio ed imponente come l’imposta di un capitello, ma grazie al piano di appoggio realizzato con un pannello LED bianco, esso si tramuta in una sorta di altare ed accentua l’atmosfera evocativa conferita anche dai giochi di luce presenti nelle stesse

faretti spot luce diretta

limite invisibile tra l’opera e l’utente. Matericamente, invece, tale dispositivo gioca sui colori neutri di contrasto – bianco e nero – rimanendo in linea con gli stessi materiali adottati per l’involucro esterno del progetto.


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9.7 Viste assonometriche


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10 CONCLUSIONI rizzazione degli spazi dimenticati, rendendoli soggetti attivi capaci di attrarre nuovi eventi artistici e musicali. Ciò si rende possibile anche grazie al coinvolgimento dei soggetti locali, quali cittadini ed associazioni, nonché principali attori che possono partecipare alla trasformazione della stessa area.   Nel corso della trattazione, dunque, si è delineata una possibile configurazione per la restituzione dell’intero Complesso di San Giacomo alla città, così da riunire le due sedi - ora distaccate - del Conservatorio “A. Steffani” in un unico nucleo, comprensivo di strutture di supporto alla realizzazione di un vero e proprio polo musicale. Tuttavia, non è pensato esclusivamente come luogo per soli studenti, in quanto gli spazi - interni ed esterni – si rendono fruibili da un’utenza più ampia, proponendo rinnovate attività come veicoli di integrazione sociale. Pertanto, questo nuovo polo catalizzatore si propone di riunire diverse discipline

ed interessi collettivi sotto un unico denominatore comune: la musica.   Tale concetto si formalizza anche con l’introduzione di un museo multisensoriale che mira ad un’esposizione più dinamica e coinvolgente, dando così voce a degli strumenti musicali che sono rimasti congelati per anni. Si sono così esplorate le molteplici direzioni dell’arte spaziale in congiunto a quella musicale, considerando moderne forme di comunicazione e risvegliando tutti gli ambiti sensoriali dell’individuo al fine di introdurlo in dimensioni sempre nuove.   Gli interventi, alla scala urbana, architettonica ed espositiva, hanno voluto accendere i riflettori sulle potenzialità dell’area in esame, fornendo una nuova concezione di patrimonio culturale accessibile a tutti e che sia di risposta alle esigenze di una società dinamica e mutevole, attraverso l’unico linguaggio universale della musica.

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Questo lavoro di ricerca ha cercato di interpretare l’area del Complesso di San Giacomo tramite il suo inserimento in una prospettiva più ampia, includendola nella fittissima rete di infrastrutture e suggestioni culturali che rendono la città di Castelfranco Veneto un forte punto nodale. Infatti, essendo inserita in un territorio che risulta in costante crescita nel settore culturale, turistico e commerciale, essa riserva un potenziale nascosto che va risvegliato, così da rinnovare l’immagine del polo cittadino e svincolarlo dalle riconosciute polarità circostanti.   Alla luce di queste considerazioni, l’intervento progettuale si propone come tentativo di recupero di un’area che, attualmente, si presenta frammentata al suo interno, scollegata dalle dinamiche urbane esterne e priva di una chiara identità nell’immaginario collettivo.   La strategia di riconnessione proposta, mira alla rivitalizzazione e valo-


elaborati grafici

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11.1 Elaborati planimetrici

Masterplan 1:1000

Piano Terra 1:500


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Piano Primo 1:500

Piano Secondo 1:500


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11.2 Elaborati altimetrici

Prospetto Nord e Sezione CC’ 1:500

Prospetto Est e Sezione BB’ 1:500

Sezione AA’ 1:500

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Prospetto Sud 1:500


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11.3 Elaborati finali


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12 BIBLIOGRAFIA Bibliografia Dino Formaggio, Estetica, tempo, progetto, CittàStudi Ed., 1990

Rotary Club, Castelfranco Veneto - immagini di Ieri e Oggi, 2012

Daniel Barrenboim, La musica sveglia il tempo, 2007

Audiografia Mario Brunello, Una sonata nel silenzio - talk sull’importanza del silenzio ed esibizione al violoncello, Internazionale di Ferrara, 2017

Carlo Sini, Pensare il progetto, Tranchida Ed., 1992 Igor Fëdorovic Stravinskij, Poetica della musica, Curci Ed., 1983 Gianluca Frediani, Quote e orizzonti: Carlo Scarpa e i paesaggi veneti, Quodlibet Ed., 2015 Alberto Pasetti, Luce e spazio nel museo d’arte: architettura e illuminazione, EDIFIR Ed., 1999 Cristina Francucci, Museo come territorio di esperienza, Corraini Ed., 2016

Giacinto Cecchetto, La chiesa di San Giacomo Apostolo in Castelfranco Veneto: un patrimonio di storia arte e devozione restituito alla comunità civile e religiosa, Liberali Ed., 2010 Giacinto Cecchetto, Le scuole elementari urbane di via Riccati (1883-1884) in Castelfranco Veneto, Liberali Ed., 1999

Dutch Design Week, Bachelor and Master works exhibition, DDW of Eindhoven, 2016

Sitografia https://www.comune.castelfrancoveneto.tv.it https://www.prolococastelfrancoveneto.it https://www.museocasagiorgione.it http://conscfv.it/it/il-conservatorio/agostino-steffani http://musei.regione.veneto.it/musei http://www.museionline.info/musei/ musei-musicali http://www.arpa.veneto.it https://www.artemusicavenezia.it/musei/museo-della-musica

Tesi consultate Il museo come organismo sensibile, Davide Spallazzo, Alessandra Spagnoli, Raffaella Trocchianesi, Politecnico di Milano - Dipartimento INDAC memoMAPP_Museum Clusters ICT: New digital and interactive spaces for new museum clusters, Alta Scuola Politecnica, 2014 Il museo di Castelfranco Veneto: Indagine storico – economica e proposta progettuale, laureando Naglieri Francesco, relatore prof. Augusto Gentili, correlatore prof, Michele Tamma, Corso di laurea specialistica interfacoltà in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali, Università Ca’ Foscari di Venezia, a.a. 2004-2005 Il complesso di San Giacomo: tra arte e spiritualità - Nuovo conservatorio di

Olafur Eliasson, Endless Stairs, Munich, 2004

Ensemble, Università di Ferrara, laureanda Mozzi M., relatore prof. Arch. Stella A., correlatore prof. Mulazzani M., a.a. 2016-2017

Nikola Bašic, Morske Orgulje, Zara,

Con-tatto, Università di Ferrara, laureanda Bosco A., relatore prof. Arch. Stella A., correlatore prof. Toneguzzi G., a.a. 2017-2018

Superstudio,The Secret Life of the Continuous Monument, Biennale d’arte di Venezia, 1978

2005 David Moreno, Stereomo, Biennale d’arte di São Paulo, 2012 David Moreno, Quietly Oscillating, Biennale d’arte di São Paulo, 2012 Castiglioni, Mostra temporanea degli strumenti musicali, X Triennale, Mila-

dos, Tecnoparc, Spain Arturo Franco, Galería de Intermediae Matadero, Madrid Basalt Architecture, Conservatoire Claude Debussy, 17th Arrondissement of Paris Johan Sundberg arkitektur & Blasberg Andréasson Arkitekter, Ampliación Oficina Byggom Studio Farris Architects, City Library Bruges, Belgium, 2012 Bombay Sapphire Distillery, United Kingdom Interdesign Associates + Hugo Kohno Architect, Midwest Commodity Exchange Center

Riferimenti progettuali Cadaval & Solà-Morales, Museo de la Casa de la Moneda - Allestimento per Susana Solano, Madrid, 2013

no, 1954

Paul-Panhuysen, Ginger Strings, Temporary Arts Center TAC, Eindhoven, 2012

Buro Munzig, Tesori dell’arte del Medioevo, Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum, Innsbruck, 2011

C.F. Møller Architects, Maersk Tower, Copenhagen

Sala Bianca con Wave Field Synthesis (WFS), Casa del Suono, Parma

Birk Heilmeyer und Frenzel Architekten, Galería de Centro de Robótica y Mecatrónica

Paul Panhuysen, Partitas for Long String, Het Apollohuis, Eindhoven, 1985 Mark Coreth and Duncan Hamilton, Ice Bear, Copenaghen Constant Nieuwenhuys, New Babylon, 1959 -1974 Hiroshi Sugimoto, Cinerama Dome, Akron Civic, Ohio, 1980 Riccardo Sammo Casagrande, Water Harps, Lipsia, 2015

Gottfried Semper & Wagner, Teatro Festspielhaus, Bayreuth, 1876

Luca Dolmetta e Silvia Rizzi, Castello dei Doria, Dolceacqua Paulo Mendes Da Rocha, Pinacoteca dello Stato, São Paulo Nieto Sobejano Arquitectos, San Telmo Museum, San Sebastian

Moshe Safdie and Piero Lissoni, Mamilla Hotel, Jerusalem

Mekel Park, Campus Delft University of Technology, Delft Kuadraa Studio, Piazza Gesù lavoratore, Cuneo Statens Museum for Kunst (National Gallery, Copenhagen

SANAA (Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa), Zollverein School, 2003

Red Bull Academy, Baltimore

Alonso Balaguer y Arquitectos Asocia-

Roland Carta, Fort Saint-Jean, France

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Roland Schaer, Museo: il tempio della memoria, Electa Gallimard Ed., 1996

Jace Clayton e Andrea Mangia, Remix: dalla world music alla musica globale – dialogo tra musicisti moderato da Daniele Cassandro, Internazionale di Ferrara, 2017

http://museibologna.it http://www.museocrema.it http://www.casadelsuono.it https://claudioferrarini.wordpress. com/tag/musica-e-architettura http://www.marcadoc.com/musei http://dati.istat.it https://www.instagram.com/pecora. preta https://www.instagram.com/_bj_21_

musica e centro culturale a Castelfranco Veneto, Università Iuav di Venezia, laureandi Morandina F. e Marchetto G., relatore prof. Arch. Michielotto P., correlatore arch. Murciano L., a.a. 20032004


In primis vorrei ringraziare i miei genitori che mi hanno cresciuto e sostenuto in tutti questi anni, senza avermi fatto mai mancare nulla. Grazie per avermi dato la possibilità di frequentare l’università e di avermi permesso di vivere in maniera indipendente lontano da loro. Grazie per avermi lasciato fare le esperienze e i viaggi di cui necessitavo, pur sopportando a malincuore la mia mancanza. Grazie perchè senza di voi non avrei realizzato molti dei miei sogni.   In particolare, ringrazio mamma Fernanda per i consistenti pasti che hanno riempito la valigia durante i miei viaggi in treno e in aereo. Grazie, non solo per le prelibatezze culinarie, bensì anche e per le attenzioni quotidiane e per la pazienza con cui hai sopportato - e tuttora sopporti - le mie costanti follie.   Ringrazio papà Maurizio per aver alimentato quella parte folle di me, che mi fa distinguere dalla massa e mi fa estraniare dai banali schemi della società. Grazie per avermi reso (quasi) un ingegnere tramite i tuoi insegnamenti inquadrati, e per avermi fornito delle regole che io potessi infrangere.   Ancora grazie ad entrambi per essere stati reattivi, comprensivi e, sopratutto, per aver creduto in me quando io, cadendo, mi demoralizzavo e perdevo l’autostima. Grazie perchè mi avete spronato a dare sempre il meglio, facendomi sentire unica e speciale.

Ringrazio anche i miei fratelli, Davide e Giulio, perchè al loro fianco anche litigare è divertente. Grazie per essere presenti sebbene viviamo in tre Paesi diversi, perchè mi riempite le giornate di risate.   Grazie a Davide per essere il mio Google personale, perchè hai una risposta repentina ed efficace ad ogni mio dubbio. Grazie per illuminarmi dall’alto della tua intelligenza, che riesce sempre a farmi credere le cose più impossibili (e io scema che ci casco).   Grazie a Giulio per le serate spese a filmetti e lastini che mi distraggono dai pensieri e mi distruggono volentieri. Grazie per trasmettermi spensieratezza e spontaneità in ogni tuo gesto, facendomi esaltare anche per qualche semplice idiozia.   Ancora grazie ad entrambi perchè, anche se non lo dichiarate esplicitamente, mi state vicino e mi proteggete dimostrandomi di volermi bene. Ringrazio nonna Emma, perchè la tua forza d’animo mi ispirano a stringere i denti e lottare, senza mai lamentarmi o vantarmi. Grazie anche perchè ai tuoi occhi appaio sempre bella e perfetta come una principessa.   Ringrazio nonno Giuseppe che dall’alto mi osserva, a fianco a zia Teresa, e mi attende con i mattoni pronti per costruire assieme la sua nuova casa.   Grazie agli zii e ai cugini, sia materni sia paterni, per le numerose feste passate assieme tra cibo, vino e risate a volontà che mi hanno rallegrato le

domeniche. Grazie a tutti coloro che fanno parte di questa famiglia, perchè sappiamo vivere con serenità aiutandoci nei momenti più difficili. Ringrazio le fantuine - Joe, Scrausa, Liz e Alfie - per le infinite chiaccherate e per le moleste bevute. Grazie perchè sopportate i miei ritardi al campetto e le mie alitate di cipolla, rimproverandomi ed insultandomi anche senza un vero motivo. Grazie perchè con voi riesco ad essere me stessa e ad esprimere al meglio il mio lato maschile nascosto. Grazie per essermi ancora vicine, sebbene io spesso vi abbandoni e sparisca in giro per il mondo dandovi il minimo preavviso per poterci salutare. Ringrazio Benez per avermi alleviato le serate di lavoro, costringendomi a staccare dal computer e ad uscire di casa per stare in compagnia. Grazie per essermi stato vicino nel periodo più stressante della mia vita e per aver supportato (e sopportato) i miei sbalzi d’umore in questi mesi. Grazie per le chiamate post-revisione che mi tranquillizzavano e mi facevano dimenticare tutti i problemi. Grazie perchè senza di te sarei probabilmente sarei impazzita molto prima. Ringrazio la compagnia di Ferrara e, in particolare, Giulia e Gloria che sono state le due sorelle che non ho mai avuto. Grazie per tutti questi anni spesi ad esami e consegne, perchè lavorare assieme è sicuramente più divertente.

Grazie, appunto, per gli schizzi delle 4 di mattina, per le nottate a parlare e a cantare, e per i festoni della Reggia che hanno alleviato le dilanianti revisioni. Grazie per il sostegno - fisico e morale - di tutti cinque anni di università, condividendo gioie e dolori fino all’ultimo.

Infine, ringrazio anche l’architetto Federico Arieti per l’ampio contributo nella realizzazione della parte tecnologica, e in quanto mi ha seguita ed aiutata nell’affrontare i problemi strutturali sorti nell’ultimo periodo.

Ringrazio il professor Antonello Stella per il suo intento di coinvolgere la partecipazione di noi studenti, non solo durante le lezioni ma anche tramite le numerose visite museali che mi hanno fornito utili spunti progettuali.   Ringrazio anche il professor Marco Mulazzani per la sua pazienza e per i suoi storici riferimenti architettonici e museografici che mi hanno permesso di esplorare il tema dell’allestimento, finora a me sconosciuto.   Un ringraziamento profondo al professor Gabriele Toneguzzi per avermi sostenuto ed incoraggiato lungo questo percorso, soprattutto per avermi dato la forza necessaria per continuare a volare con le mie idee, senza lasciarmi tarpare le ali dagli ostacoli.   Un speciale ringraziamento all’architetto Francesco Pasquale perché mi ha seguito fin dall’inizio e ha costituito un supporto costante per la preparazione della tesi, regalandomi qualvolta critiche costruttive e non distruttive. Grazie al suo approccio positivo e agli innumerevoli spunti architettonici moderni, sono stata stimolata ad andare avanti, lavorando con serietà a serenità fino alla definizione finale del progetto.

Sebbene possa sembrare un atto egocentrico, voglio ringraziare anche me stessa perchè sono fiera degli errori incontrati e dei traguardi raggiunti. Senza la mia forza di volontà non sarei mai giunta dove sono ora. Sono contenta di rischiare, di agire per istinto, e di affrontare la vita con caparbia, perchè tutto ciò desidero prima o poi riesco sempre ad ottenerlo. Ringrazio le numerose sberle della vita che mi hanno fatto maturare, insegnadomi a vivere con i piedi per terra, senza mai smettere di sognare. Ed infine, un grazie enorme alla musica che mi ha sempre accompagnata durante tutti i momenti importanti, belli o brutti che siano. Grazie a lei, ho potuto sopportare allegramente cinque anni di tavole, revisioni, plastici e nottate strazianti davanti al pc. La musica è stata una musa ispiratrice e sarà sempre la colonna sonora della mia vita, per questo dedico il mio lavoro sopratutto ad essa. Che questa sia la fine di un grande capitolo e l’inizio di nuova vita. Ad maiora

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13 RINGRAZIAMENTI


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