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Laboratorio storico-didattico realizzato con la classe IV E a cura di Maria Rosa Russo


La civiltà degli Egizi nasce nel 3000 a.C. nella zona attraversata dal fiume Nilo dell’ Africa Settentrionale. La civiltà è l’insieme degli elementi culturali, economici e sociali che caratterizzano un popolo o un periodo.



Nella società egizia il faraone era molto importante ed era considerato come un dio. Dopo il faraone, posto all’apice della piramide sociale, c’erano i sacerdoti che celebravano riti e interpretavano la volontà degli dei. La terza classe sociale era costituita dagli scribi che erano funzionari addetti all’amministrazione dello stato. Più in basso si trovavano i guerrieri che difendevano il loro paese in tempo di guerra e assicuravano l’ordine all’interno in tempo di pace. Nel terz’ultimo strato sociale gli artigiani producevano i manufatti necessari e realizzavano opere d’arti. Nel penultimo gradino c’erano i contadini che coltivavano la terra. Alla fine troviamo gli schiavi che erano i prigionieri di guerra e compivano i lavori più pesanti e non godevano di alcun diritto.



La scrittura egizia era formata da migliaia di disegni chiamati GEROGLIFICI, parola che significa “segni sacri”. In Egitto la scrittura nacque circa 5000 anni fa. I geroglifici non sono lettere dell’alfabeto, ma segni di suoni, oggetti, animali o azioni. Si scriveva sul papiro con pennelli fatti di canna, intinti negli inchiostri. Scritte furono trovate sulle tombe, sui templi, sulle pitture e su molti oggetti sacri. Per molti secoli la scrittura geroglifica rimase un mistero,finché a ROSETTA venne ritrovata una lapide, il cui testo era scritto in caratteri geroglifici e anche in greco. Uno studioso francese riuscì, così, a decifrare la complicata scrittura.




Gli Egizi erano politeisti: credevano in tanti dei. Il faraone era adorato come un dio. I sacerdoti celebravano i riti religiosi e interpretavano la volontĂ degli dei. Gli Egizi consideravano molti animali sacri.

Il gatto proteggeva i granai e le preziose riserve di cibo dai topi, era quindi un simbolo della protezione della vita. Il coccodrillo, all’arrivo delle piene del Nilo, usciva dalle acque. La sua comparsa rappresentava l’inizio della stagione della fertilità .


Gli Egizi credevano che dopo la morte l’anima continuasse a restare nel corpo. Per questo inventarono la tecnica dell’imbalsamazione; i corpi venivano svuotati delle viscere, che venivano messe in urne funerarie chiamate canopi, cosparsi di unguenti e avvolti in bende. I morti diventavano cosÏ delle mummie. I lavori di imbalsamazione erano protetti dal dio dei morti dalla testa di sciacallo: Anubi.






Gli antichi Egizi credevano che dopo la morte l’anima continuasse a vivere nel corpo; il morto doveva sottoporsi ad una confessione e affrontare il giudizio degli déi che pesavano il suo cuore su una bilancia. Se il defunto aveva commesso molte colpe, veniva divorato da un terribile mostro, se era stato onesto, la sua anima era leggerissima come una piuma e poteva vivere nell’aldilà, nel paradiso degli Egizi chiamato “Il campo delle canne”.

A volte, poteva capitare che Anubi, il dio degli inferi inclinasse il piatto della bilancia a favore del cuore del defunto.



L’arte egizia aveva delle regole precise. Quando si disegnava un corpo umano bisognava rispettare alcuni canoni: certe parti erano con una vista frontale (il busto e l’occhio), altre di profilo come gli arti e il viso. Si utilizzava un reticolo in modo che tutte le parti fossero in proporzione. Le dimensioni delle figure variavano in base alla piramide sociale: il faraone era sempre molto grande perchÊ considerato piÚ importante




Gli Egizi furono protagonisti della storia per un tempo molto lungo, ma le loro ricchezze attirarono altri popoli che cercarono di occupare il loro territorio. Nel 30 a.C. il regno dell’Egitto viene conquistato dai Romani e decade, così, l’antica civiltà.



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