parole
5 Letture
Tipologie e Generi Storie con doppio finale
Pensiero divergente Verifiche formative
Mappe mentali
Educazione civica
Mindfulness
Percorsi per imparare a:
• pensare
gestire le emozioni
Tipologie e Generi Storie con doppio finale
Pensiero divergente Verifiche formative
Mappe mentali
Educazione civica
Mindfulness
Percorsi per imparare a:
• pensare
gestire le emozioni
A tu per tu con le autrici
Laura è una maestra che ama insegnare ai bambini e alle bambine più di ogni altra cosa. Vive intensamente il contatto con la natura e scrive racconti e poesie. La sua passione più grande è il volo e… appena può, salta su un aereo ultraleggero e viaggia per i cieli d’Italia.
Flavia è una maestra dalla risata contagiosa e si entusiasma sempre quando parla dei suoi alunni e delle sue alunne. Le piacciono l’arte, il mare e il gelato.
Va in giro per Forlì con la sua bicicletta e… non la ferma nessuno!
Per lei è meraviglioso sentire il vento sul viso e fra i capelli.
Laura e Flavia si incontrano nel giardino di casa di Laura e scrivono parole che fanno bene al cuore dei bambini e delle bambine.
RIPARTIAMO… CON QUALI EMOZIONI?
6 Un anno di grandi cambiamenti
7 Verso una nuova avventura!
8 Indossa il tuo cappello!
10 Lasciar andare MINDFULNESS
RIPARTIAMO… TI RICORDI?
12 Nel cuore della scuola
14 Rientro in classe? Che stress!
16 L’alluvione
17 Vola come una farfalla!
18 Alla ricerca del mostro perduto
19 Amalia
20 I cinque malfatti
21 Vacanza al Camp Peggio
22 Il “famiglio” di Marina
23 Rime scolare
24 Parole per stare bene insieme
EDUCAZIONE CIVICA
25 Tanti tipi di testi
IL TESTO NARRATIVO
26 Schema
27 Un uomo coraggioso COME FINIRÀ LA STORIA?
28 LA STORIA è FINITA COSÌ...
29 MA
30 Un’amica
31 Una camminata avventurosa
32 Vampiretti nella pioggia
33 Disavventura! • Allergia
34 Alice scrittrice
35 Finalmente libera!
36 Quelli che cambiano il mondo
37 MAPPA del testo NARRATIVO
38 Jenny lo squalo VERIFICA
LE STAGIONI L’autunno
40 L’ora del bramito
41 Il bramito • Notte di novembre
42 Creare meraviglia con la natura
LABORATORIO
43 Una casa per halloween LABORATORIO
IL RACCONTO BIOGRAFICO
44 Schema
45 Jane Austen, una ragazza coraggiosa COME FINIRÀ LA STORIA?
46 LA STORIA potrebbe FINIRE COSÌ...
47 OPPURE COSÌ...
48 Annalisa
49 Una nascita… curiosa!
50 Storia di Lorenzo che salvò Primo
52 Alberto Angela
54 Elisabetta II
55 MAPPA del racconto BIOGRAFICO
56 LeBron James VERIFICA
58 Intervista a Silvia Sorlini, una donna con le ali EDUCAZIONE CIVICA
60 Schema
61 Lotta tra unicorni COME FINIRÀ LA STORIA?
62 LA STORIA potrebbe FINIRE COSÌ...
63 OPPURE COSÌ...
64 Il pacco misterioso
66 La vacanza di mezza luna
68 Il patto inaspettato
70 Magia imperfetta
71 MAPPA del racconto FANTASY
72 Finalmente libere! VERIFICA
74 Fiducia MINDFULNESS
76 Schema
77 Lo zio Jim COME FINIRÀ LA STORIA?
78 LA STORIA potrebbe FINIRE COSÌ...
79 OPPURE COSÌ...
80 Il bolide lavatutto
82 Un pacco inaspettato
84 Barzellette per fare quattro risate
85 MAPPA del racconto UMORISTICO
86 La turbopedale mangiasfalto VERIFICA
88 Il mondo che (non) vorrei
96 Schema
97 Viaggio nel futuro COME FINIRÀ LA STORIA?
98 LA STORIA potrebbe FINIRE COSÌ...
99 OPPURE COSÌ...
100 Il viaggio nello spazio
102 Il robot calciatore
104 La trappola
105 MAPPA del racconto di FANTASCIENZA
106 George e Boltzmann VERIFICA
108 La sentinella EDUCAZIONE CIVICA
109 No alla guerra! EDUCAZIONE CIVICA
110 Schema
111 Il francobollo scomparso COME FINIRÀ LA STORIA?
112 LA STORIA potrebbe FINIRE COSÌ...
113 OPPURE COSÌ...
114 Orme dal passato
116 Un furto dietro l’altro
118 L’ispettrice Negro
119 MAPPA del racconto GIALLO
120 Furto sul traghetto VERIFICA
122 Non cercare risultati MINDFULNESS
124 Schema
125 Due amici in guerra COME FINIRÀ LA STORIA?
126 LA STORIA potrebbe FINIRE COSÌ...
127 OPPURE COSÌ...
128 Nerone tra le rovine
130 È nato Alessandro
131 MAPPA del racconto STORICO
132 La guerra nel Peloponneso
134 Il giorno della memoria EDUCAZIONE CIVICA
136 Una madre: Amalia Ercoli Finzi... S T E M
137 … e una figlia: Elvina Finzi S T E M
138 Un padre: Fernando Aiuti... S T E M
139 … e un figlio: Alessandro Aiuti S T E M
140 Schema
141 L’ingresso alla nuova scuola COME FINIRÀ LA STORIA?
142 LA STORIA potrebbe FINIRE COSÌ...
143 OPPURE COSÌ...
144 Il bosco… di giorno • Il bosco… di notte
145 Il vento • Il gioco delle nuvole
146 Un palazzo grandioso
148 Piccole casette • La casa delle bambole
149 Mimalino
150 Clic Clic Clic… Chi sono?
151 Gedeone
152 Zia Tessa
153 Ursula o Rebecca?
154 Il musicista
155 MAPPA del testo DESCRITTIVO
156 La dragonessa VERIFICA
158 I rischi del web CITTADINANZA DIGITALE
LE STAGIONI La pr mavera
160 È primavera!
162 Primavera
163 Creare meraviglia con la natura LABORATORIO
164 Schema
165 A spiegare le poesie
QUALE MESSAGGIO PUÒ DARE UNA POESIA?
166 UNA POESIA può PIACERE...
167 OPPURE può non PIACERE...
168 Canadair
169 L’amore, che cos’è?
170 Se io non ti vedessi • La vipera
171 Mastro Geppetto
172 Come un ramarro
It rises in the sky
173 Niente in mente
174 Notte • Passa
175 Vi auguro
176 Haiku
178 La parafrasi
179 MAPPA del testo POETICO
180 Filo, filone, Filippo, filato I diritti dei bambini
182 Meraviglia MINDFULNESS
184 I testi misti: parole e immagini insieme
185 Il fumetto
186 La graphic novel
189 I testi non continui
192 Schema
193 Lo spreco alimentare
CHE COSA POSSIAMO FARE?
194 POSSIAMO fare QUESTO...
195 OPPURE POSSIAMO fare QUESTO...
196 Quanto caldo possiamo sopportare?
198 Microplastiche: quello che c’è da sapere
200 I giornali e le riviste periodiche
202 La prima pagina del quotidiano
203 I titoli dei quotidiani
207 MAPPA del testo ESPOSITIVO
208 La corsa delle tartarughine verso il mare
VERIFICA
210 Pagine di carta e pagine online
EDUCAZIONE CIVICA
212 Schema
213 Smartphone: è un problema?
COME LA PENSANO ALDO E I SUOI FIGLI?
214 ALDO la PENSA COSÌ...
215 FRANCESCO e ROSSANA la PENSANO COSÌ...
216 Dinosauri di nuovo in vita? Anche no!
218 Aboliamo il grembiule?
219 Intelligenza artificiale: pro e contro
220 Stare bene insieme
221 MAPPA del testo ARGOMENTATIVO
222 È vero che Einstein andava male a scuola? VERIFICA
LE STAGIONI L’estate
224 la leggenda delle conchiglie opalescenti
226 La conchiglia
227 Creare meraviglia con la natura LABORATORIO
VERSO LA SCUOLA SECONDARIA
228 Cuori in partenza
229 Saluto alla maestra • Saluto alla classe
230 L’addio al banco
234 Spaventoso potere
235 Mi presento
236 Mi metto alla prova con un TEST D’INGRESSO
La curiosità del principe
240 Ti lascio il mio banco...
Contenuti digitali del volume
TUTTE
SONO SPEAKERATE
Questo è un anno importante, l’ultimo della Scuola Primaria. Si concluderà quindi un periodo importantissimo per te, come per le tue compagne e i tuoi compagni. Con la guida dei tuoi insegnanti e delle tue insegnanti, ti proietterai verso un nuovo capitolo della tua vita, che sarà altrettanto entusiasmante.
Il prossimo anno inizierai infatti la Scuola Secondaria, portando con te tutti i ricordi e le emozioni che ti hanno accompagnato fin qui e tutte le belle cose che hai studiato e appreso.
Dovrai disporti ad aprire la tua mente e il tuo cuore a nuove sfide e a nuove persone che faranno parte della tua crescita.
Ormai era tutto pronto: lo zaino con l’astuccio e il diario, la merenda e un quaderno nuovo.
Andò a letto alle otto sebbene l’orario di inizio delle prime fosse fissato alle 10:30, perché voleva essere in forma. Sua sorella venne ad abbracciarla.
– Ho paura della nuova scuola.
– Paura di che cosa esattamente?
– Di tutto.
– Di tutto? Che cosa vuol dire?
– Non lo so.
– Hai solo paura di ciò che non conosci. Non ti preoccupare, tra qualche giorno saprai già tutto e non avrai più paura.
– Se non avrò amici nella mia classe?
– Ne troverai di nuovi!
– E se i professori sono antipatici?
– Sopravviverai!
– E se non capisco niente?
– Capirai!
“È facile da dire” pensò Marta.
Si girò e rigirò nel letto. Contò le pecore. Contò gli elefanti… “E se non riesco a trovare la toilette?”. Si chiese con preoccupazione. Andò velocemente in bagno come se si trattasse della sua ultima pipì. Verificò nuovamente lo zaino per essere certa di avere il necessario per scrivere. Infine, malgrado l’imminente rivoluzione che stava per travolgere la sua vita, si addormentò dopo aver contato sino a 1776.
Susie Morgenstern, Prima media!, Einaudi Ragazzi
Anche tu, come la protagonista del racconto che hai letto nella pagina precedente, hai cominciato a farti mille domande sulla nuova scuola? È normale…
Lo scorso anno, attraverso le pagine del tuo Libro, hai conosciuto una persona che ti ha insegnato ad affrontare le situazioni in un modo nuovo: Edward de Bono, ricordi? Anche quest’anno, se avrai paura o non saprai come comportarti, Edward de Bono ti spronerà a indossare uno dei sei cappelli che ti aveva presentato in classe quarta. Ogni cappello ti farà vedere un nuovo punto di vista della stessa situazione: è guardando le cose da una nuova angolazione che anche le circostanze che temiamo possono risolversi.
Che cosa aspetti, dunque? Pensa con entusiasmo alla nuova avventura e… indossa il tuo cappello!
Il cappello verde simboleggia la speranza. Questo cappello ti stimola a trovare nuove idee e a percorrere nuove strade.
Il cappello nero è molto utile per evitare errori e analizzare bene che cosa sta succedendo.
Il cappello giallo è il cappello dell’ottimismo! Questo cappello ti aiuta a individuare gli aspetti vantaggiosi in ogni situazione.
Con il cappello blu guardi le cose dall’alto! Osservi quello che dicono gli altri e organizzi.
Il cappello rosso è il cappello delle emozioni, delle intuizioni, che non seguono la logica!
Con il cappello bianco non esprimi un giudizio, raccogli solo informazioni.
Pensa al tuo futuro, è giusto così! Ma non dimenticare di vivere intensamente anche il presente. Tutto quello che stai imparando adesso ti servirà per costruire la persona che sarai. Leggi, impara, sii curioso, sii curiosa!
Vuoi far delle magie?
Non aspettar la notte che con tanta ingordigia nel buio tutto inghiotte.
Per fare incantesimi, per compiere prodigi, non servono talismani né nuvoloni grigi. Anche se tu non fai pozioni misteriose, con semplici parole puoi trasformar le cose.
Ma poi che magia è?
La più semplice che c’è: si fa con le parole che fanno capriole.
Giuseppe Marasco, In-canti d’acqua adatt ., Edicolors
Vivi sempre intensamente le tue emozioni giornaliere, imparando a indossare ogni volta i diversi cappelli. Ora gira la pagina e preparati a vivere un’altra bella esperienza lunga un anno!
Come hai letto nelle pagine precedenti, devi pensare al futuro ma devi anche vivere il presente: è proprio da come vivi ogni singolo giorno che piano piani diventi grande. Tieni il meglio di ciò che vivi oggi.
Per affrontare le nuove esperienze che ti aspettano, devi anche imparare a... lasciar andare, tenendo le cose che hai imparato e i ricordi più belli, ma sgombrando il campo da tutto ciò che può farti rallentare nel tuo cammino. E quello che ci insegna questa storia...
Supponiamo che un uomo sia di fronte a un grande fiume e debba attraversarlo per raggiungere l’altra riva, ma non c’è una barca per farlo. Che cosa farà?
Decide di tagliare alcuni alberi, li lega insieme e costruisce una zattera, quindi si siede sopra e, usando le mani o aiutandosi con un bastone, si sposta per attraversare il fiume. Una volta raggiunta l’altra sponda, che cosa fa? Abbandona la zattera perché non ne ha più bisogno: quello che non farebbe mai è caricarsela sulle spalle e continuare il viaggio con essa sulla schiena.
La cosa più normale da fare è infatti abbandonare la zattera, ma alcune persone, dopo che ci sono salite sopra, non remano e si dimenticano che devono arrivare dall’altro lato; finiscono così per perdere di vista il loro obiettivo ancor prima di iniziare il viaggio e si concentrano sulla zattera per renderla più comoda: costruiscono pareti, il tetto, la arredano. Trasformano la zattera in una casa e la legano saldamente alla riva, non vogliono sentir parlare di mollare le cime o issare la vela.
Altre persone pensano che la zattera sia troppo semplice, rustica e poco attraente; la guardano e scuotono la testa: “sembra un fascio di tronchi legati in modo approssimativo”. Così decidono di abbellirla, la dipingono, la decorano e la ricoprono di fiori, ma non arrivano mai a salirci sopra, tantomeno pensano di remare fino all’altra riva.
Infine ci sono persone che rimangono a riva per costruire una zattera più grande e sicura, così da affrontare il viaggio senza pericoli, ma succede che iniziano a farsi troppe domande, a porsi dubbi e interrogativi, litigano e si arrabbiano, così non vanno da nessuna parte.
Prima di rispondere alle domande, prenditi un momento per riposare la mente e ritrovare la giusta concentrazione. Chiudi gli occhi e fai attenzione al tuo respiro: senti l’aria che entra e che esce, e lascia scorrere tutti i pensieri che ti passano per la testa.
• Qual è il tema principale del testo?
Lasciar andare quello che non serve più. Affrontare le sfide con coraggio. Chiedere sempre aiuto a qualcuno. Impegnarsi sempre al massimo.
• Ti è mai capitato di dover abbandonare qualcosa, anche se non avresti voluto?
• Come ti sei sentito/sentita nel farlo? E dopo un po’ di tempo?
Ricordi?
Il racconto realistico narra vicende vere o possibili.
Prendi quattro pareti, magari un pochino scrostate. Mettici dentro un pugno di banchi: qualcuno lucido e perfetto, qualche altro rigato e macchiato, qualche altro ancora con un piccolo buco nel bordo…
COMPRENDO
1. Che cosa trovi a scuola? Elenca sul quaderno gli oggetti di cui parla il brano.
2. Con l’arrivo di chi si crea veramente una scuola?
3. Qual è l’ingrediente magico che trasforma un’aula in una scuola?
Metti una sedia dietro a ogni banco: c’è quella con le gambe piccine per chi è più alto o quella più alta per chi è più piccino. In questo modo, scegliendo “le gambe giuste”, tutti saranno seduti alla stessa altezza, mantenendo ciascuno la propria unicità.
Ora sistema sul muro una lavagna: non ha importanza se è una vecchia lavagna di ardesia o un panel touch di ultima generazione. Importanti sono le parole che ci verranno scritte sopra: B come bambini e bambine, I come insieme, C come condividere… Adorna i muri di cartelloni, di disegni, di cartine geografiche. Pianta due chiodi ai lati opposti delle pareti e uniscili con un filo robusto: sì, hai capito bene, devi stendere proprio un filo come quello a cui si appendono i vestiti da asciugare al vento! Solo che qui non ci saranno panni, ma piccole opere d’arte mosse dalle idee di tante piccole menti.
E poi aggiungi: merendine, colori smangiucchiati, bidoni, giochi da tavolo, una palla.
Per ultima cosa metti la cattedra, o meglio: metti il banco della maestra/del maestro.
Perché devi sapere che l’insegnante ogni giorno a scuola impara qualcosa, proprio come accade ai suoi alunni e alle sue alunne.
Sopra il banco dell’insegnante metti il registro, il barattolo delle penne, le forbici, il calendario… ma anche una merendina, la borraccia dell’acqua e un pacchetto di fazzolettini perché anche le maestre e i maestri mangiano, si ammalano, ridono e piangono. Dietro la cattedra metti la sedia, dove in genere l’insegnante siederà ben poco.
Ora soffermati sulla porta e guarda: dentro c’è qualcuno? Se dentro non c’è ancora nessuno, vai pure via: quella non è una scuola, è solo una stanza. Sarà una scuola solo quando arriveranno i bambini, le bambine, le loro maestre e i loro maestri. Solo con loro arriveranno le idee, i pensieri, la curiosità, la fatica, l’impegno, le lacrime, i sorrisi, le parole… ma soprattutto arriverà il cuore. Ecco, è il cuore l’ingrediente magico che trasforma una stanza in una scuola.
È il cuore che trasforma un apprendimento in una competenza. È il cuore che può cambiare la direzione di tante piccole vite.
Così come sono tanti piccoli cuori che rendono significativa la vita di un cuore grande. E non importa in quale luogo tutti questi cuori si troveranno, perché, ovunque saranno, riusciranno in poco tempo a ricreare la magia: la magia di una scuola con dentro il cuore.
Laura Stano• Nel testo leggi: “È il cuore che può cambiare la direzione di tante piccole vite. Così come sono tanti piccoli cuori che rendono significativa la vita di un cuore grande”. Che cosa significano queste frasi? Discutine con il gruppo classe.
• Se d’improvviso la scuola scomparisse e tu dovessi reinventarla, come la faresti?
Ricordi?
Il testo espositivo viene scritto allo scopo di informare il lettore o la lettrice, cioè per trasmettergli/le notizie, dati, spiegazioni su un determinato argomento.
COMPRENDO
1. Che cosa significa “stress da rientro”?
2. Quali sono i sei consigli per vincere questo problema?
Se soffri di stress da rientro o comunque non ti senti pronto/a per il back to school, leggi la nostra guida!
Ti starai chiedendo: ma che significa “stress da rientro”? Se sei rientrato/a da poco dalle vacanze e dormi male, ti senti a disagio, non hai voglia di fare niente e ti viene l’ansia a pensare alla scuola, potresti soffrire di un disturbo di stress da rientro.
Che fare, quindi, se si è stressati, ansiosi e tristi per il rientro in classe? Puoi mettere in pratica qualche consiglio o trucco per non farti prendere dal panico e provare a goderti un ritorno a scuola in tranquillità.
Ecco che cosa puoi fare
• Dormire con regolarità: se l’idea di dover ricominciare a svegliarti presto ogni mattina ti spaventa, inizia con il mettere la sveglia ogni giorno un quarto d’ora o mezz’ora prima, e ricordati di anticipare già anche l’ora in cui vai a letto.
back to school
• Fai uno schema per finire i compiti: sei nel panico, non ce la farai mai? Non mollare! Il miglior modo per finire i compiti in tempo è farti uno schema di lavoro per ogni giorno.
• Mangia sano: il cibo ha effetti sul tuo umore. Se mangi troppe merendine gli zuccheri possono creare sbalzi e addirittura renderti triste. Inizia a consumare regolarmente frutta e verdura.
• Rivedi i tuoi compagni e le tue compagne: se sei stato/a a lungo lontano da casa, iniziare a rivedere i tuoi amici e le tue amiche può essere un ottimo modo per riprendere confidenza con la scuola.
• Datti degli obiettivi: se l’anno scolastico ti spaventa, cerca di concentrarti su quello che ti piace di più e di darti degli obiettivi più realistici su quello che ti piace o riesce meno.
• Fai un detox digitale: questo potrebbe essere lo scalino più duro, ma puoi farcela! Durante le vacanze avrai passato più tempo del solito sul tablet o sullo smartphone; prova ad allontanarti un po’ da essi e fai delle camminate, leggi fumetti, chiacchiera con qualcuno… Gioverà al tuo umore, vedrai!
Anna Bardazzi in focusjunior.it
LEGGO
• Rileggi questo testo come se fossi un divulgatore scientifico (per esempio come farebbe Alberto Angela): in piedi, davanti ai compagni e alle compagne, con tono solenne, scandendo bene le singole parole.
SCRIVO
• Tu soffri di stress da rientro? Che cosa ti ha fatto “soffrire” di più? Racconta.
Ricordi?
La lettera è una comunicazione personale che l’autore o l’autrice invia a un’altra persona (conosciuta o sconosciuta).
• Dividetevi in gruppi. Ogni gruppo fa una ricerca sui fatti accaduti in Emilia-Romagna nel maggio 2023. Poi condividete in classe i risultati.
Carissimo Christian, scusa la penna che non scrive bene, ma non puoi immaginare che cosa mi sia accaduto in questi due giorni!
In questo momento mi trovo nel Palazzetto dello sport del mio quartiere, perché la mia casa è sott’acqua! Sì proprio così: sott’acqua! Ma partiamo dall’inizio. Lunedì la maestra ci ha comunicato che l’indomani la scuola sarebbe stata chiusa per allerta meteo per alluvione. Io e i miei compagni ci siamo messi a ridere perché c’era un bel sole e non abbiamo capito, ma era un giorno a casa da scuola e siamo stati felici.
Il giorno successivo siamo stati chiusi in casa perché è piovuto a dirotto per tutto il tempo. Era una pioggia strana: fortissima, incessante…
A un certo punto, la sera, sono arrivati gli avvisi della Protezione Civile di metterci in salvo ai piani più alti della casa. Non abbiamo fatto in tempo a renderci conto di quello che stava accadendo, che un’onda gigantesca è arrivata, travolgendo il giardino ed entrando in casa. Poi la luce è saltata e siamo rimasti al buio. Per fortuna i miei genitori avevano preparato delle torce!
Dal piano di sopra non abbiamo potuto fare altro che vedere l’acqua che riempiva completamente la nostra cucina, fino al lampadario!!! Siamo rimasti abbracciati stretti stretti per un tempo interminabile. Alle prime luci dell’alba, abbiamo sentito la sirena dei pompieri: erano venuti a salvarci con un gommone! Siamo riusciti a uscire passando dal terrazzo e buttandoci nel gommone. Tutto ciò che era al primo piano non esiste più!
Ora scusa, ma i volontari ci hanno portato la pizza e vado a mangiare!
Ti scrivo appena posso
Alessandro
Alessandro C., Classe 3a B Scuola “Tempesta”, Forlì
• Cerca sul vocabolario il significato della parola alluvione.
Martedì 9 febbraio
La mia allenatrice dice sempre: “vola come una farfalla, graffia come una tigre”.
Ecco, oggi più che una tigre mi sono sentita un gattino impaurito. Ero in palestra a provare i miei elementi con il cerchio, mentre fuori il temporale picchiettava il soffitto di lamiera e faceva un rumore infernale.
Tanto per cominciare, l’esercizio non veniva per niente. Poi, a causa della gara della settimana scorsa, avevo ancora un male tremendo al piede.
D’un tratto la porta di emergenza della palestra si è aperta con uno schianto, mentre fuori un fulmine cadeva da qualche parte nelle vicinanze. Siamo tutte balzate dalla paura, a vedere quella sagoma nera stagliarsi sul bagliore dei lampi: pareva una di quelle scene da banchetto di Halloween a Hogwarts, non so se mi spiego. La figura ha fatto un passo avanti verso la luce. Era una ragazza piuttosto alta, con un borsone da ginnastica grande come una piccola barca. I capelli neri e dritti lunghi fino alla schiena, gli occhi stretti e spietati. Insomma, una con cui non c’era da scherzare.
Io l’ho riconosciuta all’istante. Sabrina, la campionessa regionale del Lazio. Aveva deciso di trasferirsi nella nostra palestra dopo aver litigato con l’ennesima allenatrice. Tutte le abbiamo stretto la mano, ma Sabrina non ha fatto neanche un accenno di sorriso. È rimasta in piedi, con la borsa, a guardarci ripetere gli esercizi fino allo sfinimento.
Forse è stata solo una mia sensazione, ma mi è sembrato che facesse un sorrisetto perfido ogni volta che mi cadeva la palla o mi scivolava via un cerchio…
Alessia Maurelli con Giovani Seltralia, Vola come una farfalla , Piemme
• Nel testo c’è la descrizione di Sabrina. Trovala ed evidenziala. Poi fai una breve descrizione di Alessia, aiutandoti con la foto.
Ricordi?
Il diario narra fatti realmente accaduti, stati d’animo, pensieri
Il/La protagonista è l’autore/ l’autrice che narra di sé.
• La competizione è una gara per il conseguimento di uno scopo, cioè della vittoria in quel campo. Secondo te, Alessia e Sabrina sono in competizione?
A te è capitato di sentirti in competizione con qualcuno? Racconta.
Ricordi?
Il racconto d’avventura narra storie possibili con incontri pericolosi I personaggi sono persone che agiscono con coraggio.
• Occhi dardeggianti significa:
occhi minacciosi. occhi gentili.
• Cerchia in giallo le voci verbali che descrivono le azioni che compie lo yeti e analizzale.
– Che cosa dovremmo sapere, mamma? – chiesi io curiosissima. – Sì, che cosa dovrei sapere? – mi fece eco papà.
Enrico si alzò in piedi: – Lo dico io!
Mamma lo guardò con occhi dardeggianti: – Se apri la bocca non ti porto più ai giardinetti!
– La mamma ha il diritto di raccontare da sola che cosa le è capitato – disse zia Desy a Enrico, e poi fece a mia madre un gesto che significava: “Accidenti, datti una mossa!”.
La mamma tirò un gran sospiro e finalmente cominciò a raccontare: – La zia ed Enrico erano davanti. Una folata di vento ha portato una sventagliata di neve. Li ho persi di vista e ho avuto l’impressione di essermi disorientata. Ho avuto paura che non sarei più riuscita a prendere la direzione giusta. Poi però ho visto… – mamma arrossì, guardò papà, abbassò gli occhi e poi trovò il coraggio per riprendere. – Ho visto un uomo, cioè no… un orso, ma nemmeno… un incrocio tra un orso bianco, un cacciatore preistorico e un esploratore di un secolo fa…
Papà ebbe un guizzo: – Uno yeti?!
Mamma annuì: –Sì, uno yeti! Uno yeti di queste parti. Mi ha preso in disparte e mi ha stretta in un abbraccio caldo, intanto che le più forti raffiche di vento e neve si smorzavano. Poi mi ha accompagnato sotto la stazione d’arrivo della funivia e lì mi hanno ritrovato Enrico e Desy. Ero così sconvolta che ho raccontato subito quello che era accaduto.
Papà aveva gli occhi lucidi per l’emozione: – E adesso?
Mamma si impettì: – Adesso dobbiamo almeno trovare la maniera per fare una foto allo yeti che abita da queste parti.
Annalisa Strada, Alla ricerca del mostro perduto, Il Battello a Vapore
Io dico sempre che so parlare soltanto di due cose: di spazio e di donne.
Di spazio, perché ho dedicato gran parte della mia vita alla ricerca spaziale. Questo perché lo spazio è affascinante, non solo per i grandi vantaggi che se ne possono ricavare con i satelliti (per le telecomunicazioni, il meteo, la navigazione e così via), ma soprattutto perché ci dà la possibilità di sognare: mondi nuovi, nuove esperienze… insomma meraviglie insospettabili.
So parlare solo di spazio, dicevo, e di donne.
Appena ho incominciato a parlare, ho imparato a dire “No”. No a chi pretendeva che facessi solo le cose “da femminuccia”.
No a chi pretendeva che stessi tranquilla ad annoiarmi quando avrei voluto correre come i miei amici dell’asilo; no a chi pretendeva che durante le vacanze estive dovessi andare dalle suore per imparare a ricamare, quando avrei voluto fare l’apprendista falegname come mio fratello…
Quando chiedevo il perché di quella disparità di trattamento, la risposta era sempre una sola: “non sono cose da ragazza”.
Io sentivo che quelle imposizioni e quelle risposte erano solo frutto di un pregiudizio, ma che non avevano nessuna giustificazione. Ero convinta che le ragazze potessero scegliere di fare tutto quello che desideravano, allo stesso modo dei ragazzi, basandosi sulle proprie capacità e sulla propria determinazione. La mia intuizione era che questo avrebbe comportato un miglioramento per tutti. E così ho incominciato la mia battaglia.
Elvina Finzi-Amalia Ercoli Finzi, Sei un universo, Mondadori
LAVORO SULLE PAROLE
• Pregiudizio è un’idea su qualcosa/qualcuno che non è fondata sui fatti.
• Sei d’accordo con l’affermazione evidenziata nel testo?
Parlane in classe.
Per sapere di più su Amalia, vai a pagina 136 (STEM).
Ricordi?
Il racconto autobiografico narra avvenimenti, esperienze e ricordi. La storia è raccontata dal/dalla protagonista che è l’autore/l’autrice del testo, quindi è in prima persona
Ricordi?
Il racconto fantastico narra fatti creati dalla fantasia; i personaggi possono essere realistici (e agire in modo insolito) oppure fantastici (gnomi, streghe…).
• Tu ti sei mai sentito/a “malfatto”? Parlane e confrontati in classe.
COMPRENDO
1. Sul quaderno, disegna i cinque malfatti, seguendo la descrizione del testo.
2. Questa storia fantastica che cosa insegna?
Quelli che sembrano difetti, in realtà possono diventare punti di forza. Ci sono persone sbagliate e persone perfette.
Erano cinque. Cinque cosi malfatti. Il primo era bucato. Quattro grossi buchi in mezzo alla pancia.
Il secondo era piegato in due, come una lettera da spedire.
Il terzo era molle, sempre stanco, addormentato. Il quarto era capovolto. Naso in giù e gambe in su.
E il quinto… lasciamo perdere. Il quinto era sbagliato dalla testa ai piedi. Un ammasso di stranezze. Una catastrofe.
Un giorno, da non si sa dove, arrivò un tipo straordinario. Era bello, liscio, perfetto. Aveva un naso al posto del naso, un corpo bello dritto, nemmeno un buco nella pancia e pure una bella capigliatura.
– Che cosa fate qui? – chiese il tipo perfetto.
– Boh, niente. Sbagliamo tutto – risposero i cinque amici.
– Dunque non servite a niente! Siete delle vere nullità – disse il perfetto con aria disgustata.
– Sarà, – disse il bucato – però io non mi arrabbio mai: la rabbia mi passa attraverso.
– Mah, – disse il piegato – io conservo tutti i ricordi qui, nelle mie pieghe.
– Bzz – fece il molle che, nel frattempo, era crollato addormentato.
– Eh! – disse il capovolto. – Io vedo cose che gli altri non vedono.
– Ahaaa! – rise lo sbagliato. – Io, che sono tutto sbagliato, quando mi riesce qualcosa si fa grande festa!
E dandosi pacche sulle spalle se ne andarono, più contenti che mai. Mentre perfetto restò lì, solo, a bocca aperta. Come un vero, perfetto, sciocco…
Beatrice Alemagna, I cinque malfatti , Topipittori
Le tende del Camp Peggio erano divise in cinque diversi settori: Zombie Zannuti, Vampiri Voraci, Lupi Lunatici, Scheletri Scricchiolanti e Mummie Mannare. La tenda numero sette era destinata, con estremo orrore di Sen, al gruppo degli Zombie Zannuti. Era a forma di lapide e puzzava di calzini stagionati al gorgonzola.
Il CapoMostro degli Zombie Zannuti era il cugino Gordo, che distribuì a tutti i membri della sua squadra una maglietta nera con scarabocchiata sopra la faccia di uno zombie.
Sen non ebbe il tempo di cambiarsi: Nix lo trascinò al Lago Lamentoso, dove di lì a poco sarebbe partita la prima Attività Mostruosa della settimana, il mayak con il mraken.
– Dobbiamo infilarci in queste bare ed evitare che Krunch ci affondi con uno dei suoi tentacoli. L’ultima bara che rimane a galla vince! – spiegò Nix mentre si infilava nella macabra imbarcazione. Sen prese un osso gigante che serviva da pagaia e si sedette terrorizzato dietro alla sua amica. Proprio in quel momento Krunch emerse dall’acqua e quasi rovesciò la loro bara! Ma Nix non si diede per vinta e riuscì a evitare i lunghi tentacoli del kraken che, alla fine, affondarono la barca di Ululo e del vampiro Canino, ma non la loro. Sen dava il suo contributo… urlando terrorizzato!
Dopo trenta tremendi minuti, la bara di Nix e Sen era l’unica superstite: le altre erano tutte sul fondale a far compagnia all’enorme relitto Mostrolfiera, mentre piccoli mostri sguazzavano felici nelle acque infestate del lago Lamentoso.
Laura Borio, Una mostruosa vacanza al Camp Peggio!, Mondadori
Ricordi?
Il racconto del brivido narra storie insolite cariche di mistero che suscitano ansia e paura I personaggi sono realistici o fantastici (scheletri, mostri…).
1. Nelle prime righe del testo trovi due aggettivi numerali cardinali: sottolineali.
2. Ora individua l’aggettivo espresso al grado superlativo assoluto e cerchialo.
1. Com’era la tenda numero sette?
2. In che cosa consisteva la prima Attività Mostruosa della settimana?
Ricordi?
Il testo descrittivo è un testo che ha lo scopo di “fotografare” la realtà (animali, persone, paesaggi, oggetti).
Nel regno di Terra-familiar, quando un bambino o una bambina compie dieci anni, gli/le viene assegnato un “famiglio”, cioè un animale-guida, insieme al quale vivrà mille avventure.
Una testa dalla forma rotonda e gigantesca schizzò fuori dall’oceano.
Gli occhi della creatura erano neri e scintillanti e la bocca spalancata, dentro la quale sciabordava l’acqua dell’oceano, metteva in mostra una schiera di denti affilatissimi.
A uno a uno i tentacoli della creatura si avvilupparono attorno al corrimano della barca.
I nervi di Marina furono lì lì per cedere. Aveva sempre immaginato che il suo famiglio sarebbe stato un animale mitico. Ma non si aspettava che fosse una creatura così mostruosa.
La bocca del mostro sembrava palpitare, come se volesse dirle qualcosa.
Marina sapeva esattamente che cos’era quella creatura: era un kraken, altrimenti conosciuto come mostro marino.
Era dotato di tentacoli e di una testa rotonda come quella di una piovra o di un calamaro. Ma il kraken era cento volte più grande e avrebbe potuto inghiottire la barca in un solo boccone.
Ogni singolo dente di quella creatura era grande quanto Marina. E i suoi occhi neri, come l’inchiostro, avevano le dimensioni della sua cameretta.
Era una creatura agghiacciante.
Lauren Magaziner - Mirelle Ortega, Le Mitiche Marina e il Kraken , DeA
COMPRENDO
1. Che cos’è un “famiglio”?
2. Come si chiama la protagonista?
3. Che cos’è un kraken?
4. Dove si trova la protagonista quando incontra il suo “famiglio”?
ANALIZZO
• Evidenzia in giallo la descrizione del kraken.
Il mondo è lavagna
Maestra lo insegna
Poeta lo sogna
Bambino lo scrive
Le mani son sue
Ma gli occhi son due
La vita sul foglio
Col cuore più sveglio
La scriverà meglio
Guardando il pianeta
Con l’occhio maestra
E con l’occhio poeta
Bruno Tognolini, Rime scolare, Salani
ANALIZZO
1. Da quanti versi è composta la poesia?
2. È divisa in strofe? Sì. No
3. Ci sono rime? Sì. No
1. Secondo te, che cosa vuol dire che “il mondo è lavagna”?
2. Secondo te, che cosa significa che il bambino scrive il mondo?
Ricordi?
I testi poetici sono un modo originale per descrivere, raccontare ed esprimere emozioni e sensazioni. Sono scritti in versi raggruppati in strofe
3. Di chi sono gli occhi che aiutano il bambino a scrivere il mondo?
In questi anni abbiamo imparato le parole che ci aiutano a stare bene insieme. Ora andiamo a ripescarle dentro di noi e costruiamo il nostro alfabeto dello stare bene insieme!
A come: amore, amicizia, allegria
B come:
C come: ..................................................................................................................
D come:
E come:
F come: ..................................................................................................................
G come:
I come:
L come:
M come:
N come: ..................................................................................................................
O come:
P come:
Q come: ..................................................................................................................
R come:
S come:
T come: ..................................................................................................................
U come:
V come:
Z come:
Scegli una delle parole che hai inserito nell’alfabeto dello stare bene insieme e scrivi il tuo acrostico. Osserva l’esempio.
• L’acrostico è un gioco di parole molto antico che consiste in un testo in cui le lettere iniziali, lette verticalmente, formano un nome, una parola, una frase oppure una poesia.
R esponsabilità
I nsieme
S olidarietà
P azienza
E mpatia
T ranquillità
T olleranza
.................................................................................
Un autore o un’autrice scrive con diversi scopi: divertire, emozionare, informare, descrivere...
Perciò ci sono tanti tipi di testi, che hanno caratteristiche diverse a seconda dello scopo per il quale vengono scritti.
Per facilità dividiamo i testi in due grandi gruppi: i testi narrativi e i testi non narrativi
Narrano delle storie per emozionare, divertire, commuovere, coinvolgere. Hanno delle caratteristiche che si ripetono, pur nell’infinita varietà delle storie.
Sono testi narrativi:
• il racconto fantastico
• il racconto realistico
• l’autobiografia / la biografia
• il racconto d’avventura
• il racconto del brivido
• il racconto horror e il giallo
• il diario
• il racconto fantasy
• il racconto fantascientifico
• il racconto storico
• il racconto umoristico
Spiegano, dettano regole, illustrano, informano...
Sono testi non narrativi:
• il testo descrittivo
• il testo poetico
• il testo espositivo
• il testo regolativo
• il testo argomentativo
In base al formato, i testi si possono classificare in testi continui, non continui e misti.
• I testi continui sono costituiti solo da frasi o versi, come nel caso delle poesie. I racconti, i romanzi e le poesie sono testi prevalentemente continui.
• I testi non continui sono le tabelle, i grafici, gli orari dei treni, le mappe...
• I testi misti sono formati da elementi continui e non continui. Per esempio, un testo in un manuale scolastico accompagnato da una tabella è un testo misto.
Il testo narrativo è un testo che narra, cioè racconta, una storia, cioè una serie di vicende che riguardano dei personaggi.
GENERI
Alcuni testi narrativi fanno ridere, altri tengono con il fiato sospeso, altri fanno riflettere… Ci sono quindi diversi generi di testo narrativo: il racconto umoristico, il racconto giallo, il racconto di fantascienza…
Coloro che agiscono nella storia. Possono essere persone reali, realistiche o fantastiche, mostri, animali, oggetti animati…
LUOGHI
Possono essere definiti o indefiniti, reali, verosimili o fantastici
TEMPO
Può essere definito o indefinito; presente, passato o futuro.
• Inizio: si presentano la situazione e i personaggi, il luogo e il tempo.
• Svolgimento: si racconta che cosa accade.
• Conclusione: si narra come finisce la vicenda.
Può essere:
• interno/a, cioè un personaggio della storia che parla in prima persona;
• esterno/a, se parla in terza persona
Padre Puglisi è un sacerdote che ha coraggiosamente dedicato la sua vita alla ricerca della giustizia e all’aiuto dei deboli. È stato ucciso dalla mafia nel 1993.
Quando arrivò nel quartiere Brancaccio di Palermo, Padre Puglisi aveva poco più di cinquant’anni. Era esile e non troppo alto, con orecchie grandi, grosse mani e lunghi piedi. Indossava sempre un giubbino blu e viveva in un appartamento pieno di libri e poco altro. Aveva le tasche vuote e la testa piena di pensieri, ascoltava tutti, ma poi sceglieva con decisione dalla parte di chi stare. Si occupava tanto degli altri e poco di sé. Padre Puglisi non si piegava davanti all’arroganza. Era pronto al dialogo, sempre, ma aveva ben chiaro che cosa fosse giusto e che cosa sbagliato. Quel che rese davvero Padre Puglisi insopportabile alla mafia fu qualcosa di apparentemente semplice e innocuo: faceva giocare a calcio i bambini. Quando arrivò a Brancaccio, molti bambini facevano vita di strada. Erano lasciati soli, allo sbando. Qualcuno rubava, diventava scippatore, spacciava droga. Giovanissimi, imparavano a familiarizzare con la vita del criminale, imparandone le regole. Aprendo la parrocchia alle partite di calcio, Padre Puglisi offrì ai giovani un’alternativa a quella vita. E qualcosa accadde, partita dopo partita. I ragazzi cominciarono a rispettare le regole: non cercavano più di impossessarsi della palla con violenza e, se qualcosa non gli andava bene, ne parlavano, piuttosto che passare alle mani.
Padre Puglisi si batteva per il diritto a vivere l’infanzia, a essere istruiti, ad avere un lavoro onesto in futuro.
Così i mafiosi di Brancaccio non si fecero scrupolo a uccidere un prete che tentava di dare un futuro ai ragazzi.
Paolo Borrometi, Siate rompiscatole - La storia di Padre Pino Puglisi raccontata alle ragazze e ai ragazzi , Mondadori
Erano assassini spietati, con molti morti alle spalle. Avevano detto loro che il parroco andava ucciso e non si erano posti domande, abituati a eseguire gli ordini.
Lo aspettarono sotto casa. Padre Puglisi stava aprendo il portone, quando si sentì chiamare. Si voltò, e si trovò davanti l’uomo venuto per ucciderlo. E fece qualcosa che colpì quei due assassini: sorrise, poi disse semplicemente “me l’aspettavo”.
Gli inquirenti fecero il loro lavoro e arrivarono ai due uomini che lo avevano assassinato: Salvatore Grigoli e Gaspare Spatuzza. L’uomo che sparò il colpo, Grigoli, venne arrestato nel giugno 1997 e fece i nomi di tutti coloro che erano con lui quella notte. Nella sua vita di mafioso aveva ucciso quarantasei persone, eppure non era il sangue a tormentarlo. Disse che non riusciva a dimenticare il sorriso di Padre Puglisi.
Spatuzza visse qualcosa di simile: dopo anni di carcere decise di collaborare, raccontando quel che sapeva. Non ha mai chiesto riduzioni di pena.
Entrambi cambiarono, divennero uomini diversi rispetto a quelli che avevano aspettato Padre Puglisi sotto casa.
La mafia ha ucciso Padre Puglisi per zittirlo, ma le sue parole sono ancora qui, per chiunque le voglia ascoltare.
Paolo Borrometi, Siate rompiscatole - La storia di Padre Pino Puglisi raccontata alle ragazze e ai ragazzi , Mondadori
• La mafia è un’organizzazione di persone che usano la violenza e l’intimidazione per arricchirsi e aumentare il proprio potere.
• Secondo te, perché Grigoli e Spatuzza, criminali incalliti, si pentono solo dopo l’uccisione di Padre Puglisi? Discutine con il gruppo classe.
Era un assassino spietato, con molti morti alle spalle. Gli avevano detto che il parroco andava ucciso e non si era posto domande, abituato a eseguire gli ordini.
Lo aspettò sotto casa. Padre Puglisi stava aprendo il portone, quando si sentì chiamare. Si voltò, e si trovò davanti l’uomo venuto per ucciderlo. E lui fece qualcosa che colpì quell’assassino: sorrise, poi disse semplicemente “me l’aspettavo”. A quel punto qualcosa accadde dentro al cuore del criminale. Quel sorriso gli ricordò il sorriso di suo padre, quello che gli faceva tutti i giorni al ritorno dal lavoro. Non aveva importanza quanto fosse stanco: quando rientrava gli sorrideva, lo abbracciava e gli chiedeva: – Salvatore, com’è andata a scuola? Sei stato bravo, vero? Posso essere orgoglioso di te?
Ecco, quelle parole gli risuonarono nella mente. Che cosa stava facendo? Che cosa avrebbe pensato suo padre se avesse saputo che era diventato un assassino?
D’impulso fuggì via, senza portare a termine il lavoro. Quel sorriso… gli aveva ricordato chi era, da dove veniva.
Si trovò braccato dagli uomini della mafia, che volevano eliminarlo perché non aveva eseguito il suo lavoro. Fu Padre Puglisi a dargli rifugio, nascondendolo in parrocchia. Fra lui e Padre Puglisi nacque una grande amicizia.
Laura Stano• Secondo te, che cosa ha provato Padre Puglisi quando ha visto che venivano a ucciderlo? Che cosa significano il suo sorriso e la frase “me l’aspettavo”?
1. La storia che hai letto è: realistica, che potrebbe accadere. vera, realmente accaduta. fantastica, che non potrebbe accadere.
2. Il testo è diviso in sequenze. Scrivi al posto giusto inizio, svolgimento e conclusione.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: realistiche • inizio • conclusione • sequenze
Un testo narrativo può raccontare storie vere, realmente accadute; , che potrebbero accadere; fantastiche, che non potrebbero accadere nella realtà.
Il racconto può essere diviso in parti che si chiamano
In genere la prima sequenza corrisponde all’ ; poi si passa da una sequenza all'altra ogni volta che c'è un cambiamento. L’ultima sequenza coincide con la
1a sequenza –
– Domani è il primo giorno di scuola. Lo zaino è pronto.
– Purtroppo domani a scuola dovrai andarci da solo. Non mi hanno dato un’ora di permesso per accompagnarti. Mi dispiace.
– Non fa niente. Buonanotte mamma.
2a sequenza –
Appena la madre di Marco fu uscita, Fiammetta uscì da sotto il letto e si posò sul comodino.
– Alla festa del tuo compleanno, il mese prossimo, che cosa offrirai a Viola, la bambina che ti piace?
– La torta che preparerà mia madre. Adesso sarà meglio che dorma, altrimenti domani mi presenterò a scuola con gli occhi pesti.
– Ho sentito che tua madre non potrà accompagnarti. Ci sarò io.
– Dove ti infilerai?
– Nel tuo zaino e ci rimarrò tutto il tempo che starai a scuola. Non sono mai stata in una scuola. Dormi, dormi.
3a sequenza –
Marco non riusciva a prendere sonno. A un certo punto, si voltò di colpo su un fianco e cadde con un tonfo sul pavimento.
– Ti sei fatto male? – gli chiese Fiammetta.
– Un po’. Sai raccontare una storia?
– Posso raccontarti com’ero prima di nascere. Ero chiusa in un ramo di pino. Mi piaceva, ma ero impaziente di liberarmi. Fiammetta continuò a raccontare, inventare, a immaginare.
4a sequenza –
E, piano piano, Marco si addormentò.
Angelo Petrosino, Le avventure di Fiammetta , Einaudi Ragazzi
Intorno alle sei e mezza stavano ancora procedendo verso destra. Nell’ultima mezz’ora, però, diverse volte il sentiero era stato interrotto da dirupi ed erano stato costretti a tornare sui propri passi.
1a sequenza –
Ora quel percorso non aveva più l’aspetto di una strada che un tempo conduceva a un villaggio, ma sembrava piuttosto un insieme di piste battute da pastori e contadini per trasportare legname. Più avanzavano e più rari diventavano i segni di passaggi recenti, mentre aumentava il numero di cataste di legna lasciate a marcire a ridosso dei pini cembri da chissà quanto tempo.
2a sequenza –
Daniel si voltò di scatto e si fermò a scrutare il bosco alle sue spalle. – Voi non avete sentito niente? – disse con apprensione. – No, che cosa dovremmo aver sentito? – rispose Anna.
3a sequenza –
Decisero di tornare indietro tenendosi più bassi e continuando a scendere: in questo modo avrebbero dovuto imbattersi nel villaggio per forza.
Tuttavia, anche dopo un’altra ora di cammino, il paesaggio restava uguale senza rivelare nessun indizio di ruderi nelle vicinanze. A un certo punto si resero conto di non avere più idea di dove fossero.
4a sequenza –
Quando il sasso gli rotolò in mezzo ai piedi, i tre erano seduti, esausti e avviliti, sul bordo di un costone.
“Ma allora c’è qualcuno!” pensò Daniel, alzandosi di scatto.
5a sequenza –
Katja Centomo, La strada per Pont Gun , Edizioni EL
• Immagina e scrivi come finisce la passeggiata di Daniel e Anna.
• Scrivi sui puntini che tipo di sequenze sono quelle in cui è stato diviso il testo. Scegli tra: narrative, descrittive, dialogiche e riflessive.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: descrittive • narrative riflessive • dialogiche In base alla loro funzione, le sequenze di un testo narrativo possono suddividersi in:
• , che raccontano i fatti;
• , che descrivono i luoghi e i personaggi;
• , che riportano i dialoghi tra i personaggi;
• , che esprimono i pensieri di chi scrive o di un personaggio.
• Questo racconto è stato diviso in sequenze, che sono state riportate in disordine.
Numerale in ordine logico e cronologico per ricostruire la storia.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto. poi • logico • infine Quando un racconto narra i fatti seguendo l’ordine e cronologico, si ha la fabula
La storia segue lo schema lineare: prima, ,
po simile forse sarebbe stato meglio starsene al riparo, ma… lanciò un ultimo sguardo al suo letto caldo e asciutto, poi volarono via tutti e due.
Continuava a piovere, Anton era a letto e ascoltava nell’oscurità a occhi spalancati. Le gocce di pioggia battevano sui vetri con un ticchettio che faceva venire sonno…
Saltò giù dal letto e scostò le tende: sul davanzale c’era Anna. Anton aprì la finestra e notò che la piccola vampira indossava un impermeabile con il cappuccio che le copriva la testa.
Anna gli porse un mantello.
– Questo è il mantello dello zio Teodor che ti farà volare e sopra ci metti l’impermeabile.
– Ciao Anton – disse Anna.
– Tu? – mormorò lui. – Pensavo che i vampiri non potessero volare quando piove!
– E perché no? Basta che ci mettiamo l’impermeabile! Ne ho portato uno anche per te.
Angela Sommer-Bodemburg, Vampiretto innamorato, Salani
Quella mattina Giorgia si alzò davvero felice! Si lavò, si vestì, fece colazione e uscì di casa saltellando: finita la scuola, infatti, si sarebbe recata a trascorrere il pomeriggio a casa della sua compagna di classe Noemi. Ma Giorgia non poteva immaginare ciò che sarebbe avvenuto dopo!
Terminata la lezione, sarebbero salite sull’auto della mamma di Noemi per recarsi a casa dell’amica. Durante il tragitto, si sarebbe forata una gomma dell’auto e il mezzo sarebbe finito fuori strada. La macchina era priva della ruota di scorta e il pomeriggio sarebbe trascorso fra richieste di aiuto, carro attrezzi…
Giorgia, ignara di tutto ciò, procedeva saltellando verso la scuola, immaginando di trascorrere un meraviglioso pomeriggio.
È una splendida giornata primaverile. Maria Chiara se ne sta tranquillamente stesa sul lettino, nel giardino della sua casa di campagna. Intorno a lei la primavera è esplosa.
D’un tratto una piccola ape le ronza intorno...
Quel ronzio fa tornare alla mente di Maria Chiara quel terribile mattino di un anno prima, quando d’improvviso l’aveva punta in pieno viso un’ape. Maria Chiara era ignara di essere allergica alle punture di questo insetto. In breve tempo il suo viso si era gonfiato e anche il respiro si era fatto affannoso. Per fortuna la mamma era accanto a lei: capì al volo la situazione e la portò di corsa al pronto soccorso...
– Maria Chiara, è ora di andare!
La voce del fratello la richiama al presente.
1. Qual è l’incidente di cui si parla nel testo A?
2. Perché l’ape costituisce un pericolo nel testo B?
1. Nel testo A si parla di un avvenimento che deve ancora avvenire: evidenzialo in giallo.
2. Nel testo B si parla di un avvenimento avvenuto in passato. Evidenzialo in azzurro.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: flashback • anticipazione Quando un racconto narra i fatti senza seguire l’ordine logico e cronologico, si ha l’intreccio Nell’intreccio è possibile:
• anticipare degli eventi che nella realtà sono avvenuti dopo (…………….................…….);
• raccontare fatti avvenuti tempo prima ( ).
1. Chi è la protagonista del racconto?
2. Ci sono altri personaggi?
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: reale o di fantasia • protagonista • animale
• Il personaggio che è sempre al centro della narrazione è il
• Il protagonista può essere un personaggio
• Il protagonista di un racconto può essere una persona, una cosa o un .
• Gli altri personaggi vengono detti personaggi secondari
Mi presento: mi chiamo Alice Scrittrice e faccio la giornalista. Lavoro per un giornale che si chiama il Ficcanaso; dal nome capirete subito che non ci facciamo sfuggire nessuna notizia.
Ho un cane che si chiama Fiuto. Abitiamo insieme in un piccolo appartamento in via dei Platani. Fiuto ha sempre il naso tappato.
Credo che gli abbiano montato un naso guasto o forse era usato perché è decisamente troppo grande per il suo muso. Col fatto che ha sempre il naso tappato, nelle indagini non mi è di nessun aiuto. Però è molto simpatico. E se sta immobile nel centro del tappeto del salotto può davvero fare finta di essere un tavolino. Quando in redazione è arrivata la lettera anonima, lui, come al solito, dormiva nella cuccia di stoffa sotto la scrivania.
“Una lettera?” ho pensato. “Chi diavolo è che scrive ancora lettere al giorno d’oggi? Usano tutti la mail…”. Ho aperto convinta che fosse uno sbaglio. Nella busta c’era un foglio con una scritta composta con lettere di carta ritagliate dai giornali.
“Sarà sicuramente una fake news” ho pensato. “Non può esistere un luogo in cui gli abbracci sono vietati”. A quel punto ho deciso che dovevo capirci di più. E così ho fatto le valigie e sono partita su due piedi. L’inchiesta è durata parecchio tempo.
Il finale, vi garantisco, sarà davvero una sorpresa…
Flavia Franco, La fabbrica degli abbracci , Raffaello
– Siamo cinque, siamo gialle, siamo tutte quante a palle. Puzzolenti per qualcuno, ma brutte di certo per nessuno!
Così cantava in coro una famiglia di mimose.
Era la mattina dell’8 marzo. Entro sera ogni donna e bambina del quartiere avrebbe ricevuto in dono il proprio fiore.
– Quattro euro a mazzolino, signore! – trillò Mimo. Nonostante il freddo, Mimosetta continuava a bagnarsi il gambo per rimanere fresca come una rosa. Aveva scommesso con le sorelle che l’avrebbero notata in meno di mezz’ora! Era così bella che Mosa si sentiva già appassire. Mimma, invece, sonnecchiava. Tanto, con tutto quel verde addosso, sarebbe stata venduta per ultima. E infine c’era Mimì, la più piccola di tutte. Fu lei a decidere di scappare. Mimì si era stancata di essere una mimosa come tutte le altre mimose.
– Non voglio essere un regalo! – disse, un attimo prima di calarsi fuori dal cesto.
– E che cosa vorresti essere, di grazia? – le chiese Mosa riacquistando vigore.
– Vorrei solo che fosse una donna a scegliere per sé una di noi. – Che differenza farebbe? Saresti comunque un regalo – tuonò Mimo.
– No, sarei un simbolo! – ribatté Mimì toccando terra e sparendo nel vento di marzo.
Quando decise di fermarsi, Mimì si accorse che nella fuga aveva perso tanti fiori. Non era triste. Ne era valsa la pena. Per la prima volta in vita sua si sentiva finalmente libera.
Serena Ballista - Paola Formica, Mimosa in fuga , Carthusia
• Scrivi la domanda ad ogni risposta.
• Era il giorno 8 marzo.
• Mimosetta, Mosa, Mimma e Mimì.
• Mimì non vuole essere un regalo.
1. Dove si svolge la storia?
2. Quando? È indicato con precisione?
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: tempo • luogo • fantasia • indicatori • preciso
• All’inizio del testo narrativo, di solito trovi il in cui è ambientata l’azione. Può essere reale o di
• All'inizio del testo, di solito, trovi anche il in cui si svolge l'azione. Può essere o imprecisato.
• La durata dell’azione viene poi espressa dagli temporali (prima, dopo, durante...).
LEGGO
• Questo brano è stato scritto dal cantautore Jovanotti. Prova a leggerlo “rappandolo”.
1. Chi è l’autore di questo testo?
2. In che persona è la narrazione?
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto:
autore • narratore • prima persona • terza persona
L’ è colui che scrive il racconto. Il è colui che racconta la storia. Non deve essere confuso con l’autore.
La storia può essere narrata:
• in , da qualcuno di esterno;
• in da un personaggio del racconto.
Ehi, tu che stai aprendo questo libro. Fermati un istante, leggi quello che ho da dirti. Hai fretta? Peggio per te, perché se farai scorrere il tuo sguardo sulle storie di questi ragazzi, farai una scoperta meravigliosa: quelli che cambiano il mondo sono come te! E come sei tu adesso? Sei giovane, ma soprattutto hai un cuore giovane. Io so come sei: sei una centrale termonucleare proiettata verso l’infinito, sei un cucciolo di ghepardo che istintivamente sta per lanciarsi verso la sua prima corsa da mammifero più veloce del pianeta. Il mondo non ti conosce ancora, ma sei il genio che scoprirà la nuova fonte di energia rinnovabile, sei la scrittrice che inventerà la prossima saga che nutrirà la fantasia di milioni di ragazzi per anni, sei il compositore di un nuovo sound, sei la persona che aprirà gli occhi a miliardi di altre su un problema che può essere risolto, sei lo scienziato che troverà un modo per eliminarlo. Sei un essere umano che non smetterà di scoprire, trovare, annoiarsi, lanciarsi, innamorarsi, deludersi, deludere, illudere, illudersi, progettare, demolire, lottare, cadere, rialzarsi, immaginare. La Tua Storia, questo è il punto e qui volevo arrivare prima di lasciarti proseguire. La Tua Storia, tre maiuscole, ma va bene anche in minuscolo: la tua storia. Non ti conosco, ma c’è una cosa che so di te: tu hai una storia, vieni da qualcosa, sei qualcosa, vai verso qualcosa. Tu non sei la scuola che frequenti, la marca di scarpe che hai ai piedi, il software del tuo cellulare, le app che ti sei scaricato, tu sei soprattutto TU, e come dice una canzone di uno che conosco, sei unica al mondo, sei unico al mondo.
Lorenzo Jovanotti - Gilda Ciaruffoli, YEAH! 100 storie incredibili di giovani rivoluzionari che vogliono un futuro migliore, Gribaudo
persone • animali • cose realistici fantastici far riflettereemozionare divertire sorprenderefar venireibrividi
SCOPO
PERSONAGGI
STRUTTURA
IL TESTO NARRATIVO
LUOGHI
svolgi mento
veri realist ici fantastici FATTI
Narra, cioè racconta, una storia vissuta dai personaggi.
definiti •indefiniti reali•realistici • fantastici
inizio conclusione definito • indefinito passato • presente•futuro
TEMPO
NARRAZIONE
in prima persona
dal/dalla protagonista o da un personaggio della storia
interza persona
daun narratore esterno o da una narrat rice esterna
Mi chiamo Jenny. Faccio la seconda e sono la più silenziosa di tutta la classe. Ogni giorno il maestro si mette di fronte a me e ai miei compagni e ci parla. Adesso stiamo studiando il mare.
– Gli uomini e i pesci non respirano allo stesso modo – spie ga il maestro. – Che cosa serve per respirare sott’acqua?
L’aula si riempie di mani alzate sventolanti.
– Un cuore da pesce – dice Erkan.
– Il boccaglio – grida Milla. Sbagliato. I pesci respirano con le branchie. Lo so perché l’ho letto. Però non lo dico. Non voglio alzare la mano.
E quindi non la alzo. Ma il maestro mi guarda.
– Jenny, tu sai con che cosa respirano i pesci?
– Le branchie – rispondo.
– Cosa hai detto? Non abbiamo sentito – mi chiede il maestro.
– Cosa? Cosa? Cosa? – ripetono tutti.
Tutta la classe grida “parla più forte”.
La mia voce si abbassa. Si abbassa sempre più, fino a quando scuoto la testa e torno a guardare il quaderno. Il maestro sospira e interroga qualcun altro.
Mi ha detto che parlo troppo piano. Però io le mie parole le sento fortissimo. E sento i miei pensieri fortissimo. Io penso fortissimo. Il maestro vuole che tutti i bambini in classe parlino forte e chia ro. Vuole che tutti alzino la mano. Più di ogni altra cosa, vorrebbe che fossimo polpi che alzano tutti e otto i tentacoli insieme. Non capisce che esistono anche gli squali. Gli squali sono silenziosi, non dicono niente. Nuotano nel mare e fanno quello che vogliono. Nessuno li infastidisce, nessuno si azzarda a dire “parla forte” a uno squalo. Gli squali non hanno mani, quindi non potrei alzarla. E quando voglio starmene da sola a leggere durante la ricreazio ne e il maestro mi chiede: – Sei triste Jenny? – posso rispondere semplicemente: – Agli squali piace nuotare da soli.
Io sono uno squalo.
1 Questo testo narrativo a quale genere appartiene?
Fantastico.
Diario.
Realistico.
Favola.
2 Chi è il/la protagonista del racconto?
Il maestro
Jenny.
Lo squalo.
3 La narrazione è in: prima persona. terza persona.
4 Secondo te, la narrazione è in ordine logico e cronologico? Sì.
No.
5 In quale luogo è ambientata la narrazione?
6 Il tempo è definito?
7 La narratrice è:
Milla.
Jenny. Uno squalo femmina.
8 Quale classe frequenta la narratrice?
La seconda.
La quarta.
• Il testo narrativo mi è piaciuto:
1 Scrivi chi pronuncia queste parole.
Che cosa serve per respirare sott’acqua?
Le branchie.
2 Perché tutta la classe grida “Parla più forte”?
Perché Jenny non parla. Perché Jenny parla a voce bassissima.
3 Il maestro alla fine non interroga Jenny. Perché?
Capisce il suo disagio e non insiste. Jenny non gli sta simpatica.
4 Il maestro vuole che tutti i bambini: partecipino alla lezione. siano silenziosi.
5 Che cosa vuol dire che i bambini devono essere come polpi (riga 25)?
6 Svolgi l’analisi grammaticale del termine “boccaglio” (riga 9).
7 Nell’espressione “parla più forte” (riga 17), “forte” è un: aggettivo. avverbio.
• Questa verifica per me è stata:
• Il bramito del cervo è uno struggente richiamo d’amore. Alla sera, i cervi intonano il proprio bramito, prediligendo le notti di luna piena. La stagione del corteggiamento coincide con l’inizio dell’autunno (fine settembre - ottobre).
A fine settembre Sara telefona ai nipoti: – I cervi hanno incominciato il bramito. Venite il prossimo fine settimana?
– Bramito? È il verso che fanno i maschi quando si sfidano? Veniamo, zia! – rispondono felici Franci e Ale.
Quando giungono a destinazione, il sole sta tramontando e l’ultima luce si spegne sempre più.
Ecco allora che si sente il primo bramito, breve, leggero, come di prova. Esce dal bosco fitto che copre il monte, come una voce creata dalla foresta. Ne segue un altro proveniente dal lato opposto. Ricorda un muggito, ma è più profondo, più lungo, somiglia più a un BOOOOH che a un MUUUUH . È un suono misterioso e antico, un richiamo che sembra un invito e contemporaneamente una sfida.
Alcune ombre escono dal bosco e attraversano il pascolo al trotto: una cerva che Franci riconosce perché non ha i palchi, cioè le corna, si ferma in attesa lungo il bordo del pascolo.
Alle loro spalle qualcuno sta scendendo dalla montagna: si sentono tonfi, passi pesanti, un rumore di rami spezzati. Si sta avvicinando, è quasi sopra di loro, si ferma, si sente un respiro seguito da qualcosa di simile a un’esplosione: BOOOOOOOOH BOOH BOOOOOOH ! Il suono è come un’onda che esce dal bosco e attraversa il pascolo. I ragazzi stanno immobili e attendono.
L’animale passa a una decina di metri da loro: sfiora i rami degli ultimi abeti, esce nel pascolo come fosse il padrone in visita a una sua proprietà, avanza battendo gli zoccoli a terra, alza la testa, allunga il collo grosso ricoperto dal folto pelo ed emette un altro potente bramito. Sulla testa troneggia un palco da dieci punte, dieci rami per ogni corno.
Dal versante opposto della montagna ecco sbucare un altro cervo con grandi corna, ma forse meno grandi del primo. Guarda l’avversario e poi gli va incontro.
Tutto avviene in un secondo: il primo cervo si gira di scatto verso l’avversario ruotando la testa e le corna contro l’altro, che alza le sue per parare il colpo.
I cervi stanno fermi, le corna di uno intrecciate in quelle dell’altro, i muscoli delle zampe, del petto, della schiena tese nello sforzo di spingere, di non cedere all’urto, di resistere allo sforzo. Il cervo più piccolo gira la testa verso l’alto e poi cade a terra: ha perso l’equilibrio. Il grande cervo rimane solo un attimo a guardare lo sconfitto, poi si gira, cammina verso la cerva che attendeva il vincitore e insieme spariscono nella foresta. L’altro con un balzo si alza e ritorna da dove era venuto.
Daniele Zovi, I racconti del bosco, De Agostini
Un lungo richiamo risuona alla luna: muhh muhh bohh bohh
Uno struggente canto si diffonde nell’aria: muhh muhh bohh bohh
Il maestoso cervo inizia la sua danza d’amore: muhh muhh bohh bohh
Laura Stano
Ascolta…
Con un fruscìo secco e lieve, simile a scalpiccìo di fantasmi che passano, le foglie accartocciate dal gelo si staccano dagli alberi e cadono.
Adelaide Crapsey, Poesia Americana , Garzanti
• Per i cervi è naturale scontrarsi per conquistare la compagna. In altre specie di animali, invece, sono le femmine a scegliere il partner. Dividetevi in gruppi e cercate esempi dell’uno e dell’altro tipo.
Durante una passeggiata al parco o in campagna osserva le foglie: ne vedrai di tante forme e di tanti colori. L’autunno ci regala colori caldi e bellissimi. Usa le foglie autunnali per realizzare un mandala.
1 Sul cartoncino traccia con il compasso un cerchio dal raggio di 8 cm.
2 Ritaglialo. Poi incolla al centro del cerchio una piccola foglia.
3 Ora disponi le altre foglie, creando un motivo intorno alla prima. Ricorda che il motivo che crei va ripetuto.
4 Quando il risultato ti soddisferà, incolla tutte le foglie.
• Foglie di piccole dimensioni di forme e colori diversi: per ogni forma e colore ne occorrono almeno 8/10
• Colla a stick
• Cartoncino
• Compasso
Per prepararti alla notte di Halloween, crea la tua casa… da paura!
1 Dipingi i cartoni con il colore acrilico nero. Lascia asciugare.
2 Sul foglio di carta gialla disegna quattro quadrati e ritagliali: saranno le finestre delle case.
3 Sul cartoncino bianco disegna un fantasma e ritaglialo. Sul cartoncino nero disegna invece la sagoma di un gatto e di un cappello da strega.
4 Con la colla vinilica unisci i tre contenitori. Quindi con quella a stick incolla le finestre e gli altri elementi.
5 Con il pennarello bianco disegna sulla casa delle ragnatele.
• 3 cartoni (del latte o di succo di frutta) di diverse altezze
• Colore acrilico nero
• 1 foglio di carta gialla
• 1 foglio di cartoncino bianco e nero
• Colla vinilica e a stick
• Pennello
• Matita e forbici
• Pennarelli bianco e nero
Il racconto biografico è un testo che racconta episodi della vita di un personaggio noto.
Far conoscere la vita del/della protagonista.
PERSONAGGI
Persone reali. Il/La protagonista è un personaggio di cui si narra la vita
Altri personaggi sono persone che lo/la hanno conosciuto/a e hanno avuto un ruolo nella sua vita.
FATTI
Gli eventi accaduti realmente nella vita del/della protagonista.
LUOGHI
Definiti: sono i luoghi reali in cui si è svolta la vita del/della protagonista.
TEMPO
Definito nel passato. Spesso sono indicate le date.
È sempre esterno/a alla storia. Parla in terza persona
Jane Austen nacque nel 1775 in Inghilterra. Scrisse molti romanzi e racconti e con l’aiuto di suo padre riuscì a pubblicarli. Le sue opere ebbero uno straordinario successo, ma non le firmò mai. Soltanto dopo la sua morte, nel 1817, il fratello Henry rivelò il suo nome.
La piccola Jane viveva nella campagna inglese con mamma, papà, sei fratelli e una sorella.
A quell’epoca le bambine non avevano grande libertà. Imparavano a cucire e a cantare, e la loro vita era un po’ noiosa.
Per fortuna il padre di Jane faceva da maestro a tutti i figli, maschi e femmine senza distinzione. Le lezioni si tenevano in casa.
Jane non aveva dubbi: preferiva i libri alle bambole. E trascorreva ore e ore leggendo in biblioteca.
Una domenica i suoi fratelli la aiutarono a organizzare uno spettacolo in giardino. Per Jane immaginare storie divenne presto una passione. Jane iniziò anche a scrivere racconti sul mondo che la circondava. La sera li leggeva a tutta la famiglia.
Un giorno, a una festa, conobbe un ragazzo di nome Tom. Trascorsero il tempo chiacchierando in un angolo e si innamorarono l’uno dell’altra. Tom e Jane appartenevano a due classi sociali diverse e purtroppo a Tom non fu permesso di sposare Jane.
Lui la dimenticò e si fidanzò con una donna ricca tanto quanto lui.
Maria Isabel Sánchez Vegara, Piccole donne, grandi sogniBambine che hanno fatto la storia , Fabbri Editori
COME FINIRÀ LA STORIA?
gira la pagina
Jane pianse per molti giorni. Proprio non riusciva ad accettare che Tom avesse sposato un’altra.
Il tempo passava, ma la ragazza proprio non si riprendeva.
A nulla servivano le parole dei fratelli e della sorella: Jane continuava a pensare a Tom, perdendo così altre occasioni per essere felice. Allora i suoi genitori decisero di portare Jane in un lungo viaggio in Europa, sperando che la figlia si distraesse vedendo cose meravigliose e conoscendo nuove persone. Ma neanche questo viaggio guarì il cuore di Jane.
Jane era così malinconica che smise perfino di leggere i libri.
Al ritorno dall’Europa, era così tanto triste che i suoi familiari temettero di perderla.
Smise anche di scrivere i suoi bellissimi racconti, con grande dispiacere dei suoi genitori e dei suoi fratelli, che amavano ascoltarli la sera, davanti al fuoco del camino.
Trascorsero gli anni e Jane non aprì mai più il suo cuore a nessun altro; ma la cosa peggiore fu che la ragazza rinunciò ai suoi sogni e non scrisse più una sola parola.
Fu un vero peccato perché Jane aveva delle doti di scrittura straordinarie e avrebbe avuto sicuramente un grande successo.
Laura StanoNEI PANNI DI… JANE
1. Secondo te, che cosa prova Jane quando la famiglia di Tom gli impedisce di sposarla?
2. Se tu fossi stata/stato nei panni di Jane, come avresti reagito?
NEI PANNI DI… TOM
• Che cosa avrebbe potuto fare Tom?
Jane ci rimase molto male, ma non si perse d’animo e cercò di reagire al dolore nell’unico modo che le dava sollievo: scrivere. E pian piano riprese a sorridere. Non si sposò mai, ma decise di raccontare la sua esperienza in un romanzo: così inventò la storia d’amore di Elizabeth e Darcy. Nel suo romanzo c’era la critica alla società dell’epoca, ma la storia d’amore dei due protagonisti riusciva ad avere il lieto fine che non aveva avuto lei: era nato il romanzo Orgoglio e pregiudizio, ancora oggi uno dei libri più letti e amati. Quando il suo romanzo venne pubblicato, Jane non lo firmò. E fece lo stesso con i successivi: il suo nome rimase un mistero. Negli anni seguenti scrisse lettere, poesie e tantissimi racconti. E sei bellissimi romanzi che mostravano la sua sensibilità e il suo talento. Le protagoniste dei suoi racconti non si arrendono per nessuna ragione. Sono donne coraggiose e intraprendenti: personaggi realistici e indimenticabili, molto diverse dai personaggi femminili dei libri dell’epoca. Per questo Jane è considerata ancora oggi un’autrice che difese l’educazione delle donne con acuta e sottile ironia.
I suoi libri sono letti e amati. Ne sono stati ricavati anche film di grandissimo successo. E niente avrebbe potuto rendere la piccola Jane più felice di questo.
Laura Stano1. Perché pensi che Jane abbia dato un lieto fine al romanzo ispirato alla sua storia d’amore con Tom?
2. Secondo te perché Jane non ha mai firmato i libri che ha scritto?
• Jane sembra non opporsi alle regole del mondo in cui vive, ma in realtà nei libri che scrive critica la società del tempo. Che cosa ne pensi? Avrebbe dovuto o potuto lottare per realizzare il suo sogno? Discutine con il gruppo classe.
1. Secondo te, qual è lo scopo del testo che hai appena letto?
2. Evidenzia tutte le date.
3. Il tempo in questo brano è: preciso e scandito in ordine cronologico. indefinito.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: far conoscere • date Il racconto biografico è un testo che ha lo scopo di un personaggio attraverso la narrazione di episodi della sua vita.
I fatti sono narrati in ordine cronologico e vengono inserite precise.
Annalisa Scarrone, da tutti conosciuta come Annalisa, nasce il 5 agosto del 1985 a Savona.
Sin da piccola canta in diversi cori e studia chitarra classica, flauto traverso e pianoforte. Si esibisce con diversi gruppi locali come corista o cantante solista a partire dal 2000.
Tra il 2001 e il 2003 mette a frutto la sua passione per la scrittura di canzoni. Pubblica il disco “Blue trip” insieme con il dj Carlo Polliano. Nel frattempo diventa leader e autrice per i Malvasia, band savonese che si scioglie nell’inverno del 2008.
Contemporaneamente porta avanti gli studi: dopo aver conseguito la maturità scientifica, si iscrive alla facoltà di Fisica, laureandosi nel 2009.
Il 2010 è per lei l’anno della svolta: entra a far parte dei concorrenti della decima edizione del programma “Amici”, dove giunge in finale, classificandosi seconda nella categoria dei cantanti.
Il 2012 è l’anno del suo secondo disco, “Mentre tutto cambia”, uscito il 27 marzo e anticipato dal singolo “Senza riserva”.
Partecipa all’edizione del Festival di Sanremo 2013: sul palco dell’Ariston presenta i brani “Scintille” e “Non so ballare”.
Alla fine del 2014 partecipa a un singolo in duetto con il rapper Raige realizzando la canzone “Dimenticare (mai)”.
Nel 2015 torna sul palco di Sanremo per presentare la sua nuova canzone, “Una finestra tra le stelle”. Nello stesso anno collabora al disco di Benji e Fede. Anche nel 2018 è a Sanremo, questa volta con il brano “Il mondo prima di te”.
Nel settembre del 2020 esce il suo settimo album realizzato in studio e vede la partecipazione vocale di J-Ax, Chadia Rodríguez, Rkomi e Achille Lauro. L’anno dopo torna a Sanremo con la canzone “Dieci”.
Nell’estate del 2023 è in testa alle classifiche con la canzone “Mon amour”.
Sempre nell’estate del 2023, Annalisa sposa in gran segreto ad Assisi Francesco Muglia.
dal web
“Ferrari” oggi è un nome che evoca, in ogni angolo del mondo, l’idea della velocità, di bolidi rossi che tagliano il traguardo accompagnati dallo sventolio della bandiera a scacchi, di sfide mozzafiato contro il cronometro, sul filo dei millesimi di secondo.
È quindi piuttosto curioso considerare il modo in cui l’avventura di Enzo Ferrari, l’uomo che ha reso possibile tutto questo, ha inizio, ossia… con un ritardo.
La signora Adalgisa Ferrari (nata Bisbini) dà infatti alla luce il suo secondo figlio la notte del 18 febbraio 1898, mentre su Modena infuria una bufera di neve che costringe papà Alfredo ad aspettare ben due giorni prima di potersi recare all’anagrafe per far registrare il nuovo arrivato in famiglia, con il nome di Enzo Anselmo.
Tutti i documenti ufficiali riportano così il 20 febbraio quale data di nascita, ma Enzo festeggerà sempre il suo compleanno il 18. Altra curiosità: il signor Alfredo non aveva nascosto la speranza che dopo il primogenito Alfredo Junior detto Dino, nato due anni prima, potesse arrivare una femmina a casa Ferrari. Arriva invece Enzo: il parto è andato bene, il bambino è sanissimo e di sicuro, pensa il signor Alfredo, ci sarà posto anche per lui nel futuro della famiglia Ferrari. Un futuro che si preannuncia veloce, roboante, avventuroso.
Alessandro Gatti, Enzo Ferrari, signore della velocità , Edizioni el
ANALIZZO1. La narrazione avviene in: prima persona. terza persona.
2. L’autore del testo è:
Alessandro Gatti. Enzo Ferrari
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: narratore esterno • significativi • curiosità • terza persona Il racconto biografico è scritto in da un e riporta episodi e a volte riguardanti il personaggio di cui si parla.
velocità ritardo nascita
neve
speed delay birth
snow
• Nel testo sono raccontate due curiosità riguardanti la vita di Ferrari. Quali sono?
Ferrari è nato due giorni dopo la data riportata ufficialmente.
Il papà di Ferrari sperava nascesse un altro maschio.
Ferrari è nato due giorni prima della data riportata ufficialmente.
Il papà di Ferrari sperava nella nascita di una femmina.
• Shoah è un termine ebraico che significa “catastrofe”. Viene usato per indicare lo sterminio del popolo ebraico avvenuto, soprattutto nel corso della Seconda guerra mondiale, a causa delle leggi razziali emanate dal regime nazista in Germania e fascista in Italia.
• I Giusti tra le nazioni sono tutti i non ebrei che aiutarono gli ebrei negli anni delle persecuzioni nazifasciste, salvando migliaia di vite umane.
• Segna con una X le affermazioni corrette.
• Primo Levi fu salvato da un uomo di nome Lorenzo Perrone. V F
• Primo non ringraziò mai Lorenzo. V F
• Lorenzo era un muratore. V F
• Anche Lorenzo era un prigioniero di Auschwitz. V F
• Lorenzo non ha aiutato solo Primo, ma anche altre persone. V F
• Con il termine “contagio del male” si intende la diffusione delle leggi razziste. V F
È in corso la Seconda guerra mondiale; nel programma del regime nazista, che allora governava in Germania, c’era lo sterminio degli ebrei. Per questo erano stati costruirti diversi lager, campi di concentramento dove venivano deportati ebrei provenienti da ogni Paese d’Europa. In uno dei più terribili, Auschwitz, era stato deportato un ebreo italiano, Primo Levi, che in seguito, dopo essere stato liberato, ha scritto un libro indimenticabile, “Se questo è un uomo”. Primo però non si sarebbe salvato dalle durissime condizioni del lager senza l’aiuto di un semplice muratore, Lorenzo Perrone.
Un giorno di dicembre di diversi anni fa mi trovai a guardare un documentario che descrive la solidarietà degli italiani nei confronti degli ebrei perseguitati. Fu questa solidarietà a permettere alla maggior parte di loro, al di qua delle Alpi, di salvarsi, a differenza di quelli che svanirono nella Shoah.
Tra le scene che mi colpirono ce ne fu una in cui Primo Levi raccontava che fu un uomo silenzioso a permettergli di salvarsi. Era un umile muratore, non un prigioniero di Auschwitz: Lorenzo Perrone. Era un lavoratore civile piemontese di Fossano che viveva fuori dal reticolato di Auschwitz. Con lui Levi si incontrò per diversi mesi, compensando la malnutrizione del lager con zuppe di brodaglie che quest’uomo gli portava con regolarità. Tutti i giorni, per sei mesi.
Sono passati oltre settant’anni da quando Lorenzo è morto, ben più di un secolo da quando è venuto al mondo.
In occasione del centenario della nascita di Primo Levi, nel 2019, mi aggiravo tra le iniziative in suo onore cercando tracce del “suo amico Lorenzo”.
So quello che il secondogenito di Levi disse in occasione del conferimento del titolo di “Giusto tra le nazioni” a Lorenzo: – Nessuno più di lui ha meritato questo riconoscimento, perché a rischio della vita e con gravi danni personali ha aiutato il nostro caro padre e molti altri a sopravvivere. Forse avrebbe accolto questa cerimonia con il suo sorriso triste, convinto che ciò che aveva fatto era solo il suo dovere: un uomo solo e profondamente buono segnato a morte da quella terribile esperienza.
Se Levi non fosse diventato Levi, nulla sapremmo di Lorenzo, che nel frattempo era stato sepolto al cimitero di Fossano nel 1952. Eppure, la frase più folgorante è quella che Levi avrebbe poi scritto su Lorenzo: “Laggiù non aveva aiutato soltanto me”. Quando cominciò Lorenzo a salvare vite? Forse ci mise del tempo a maturare la sua decisione, forse fu istintivo; resta il dato di fatto che fu un moto perpetuo di solidarietà che polverizzò le fondamenta su cui si basava un mondo concepito sulla certezza del contagio del male. Non aveva aiutato soltanto Primo Levi: questo è un lascito immenso.
La domanda, però, non è solo quante altre persone abbia aiutato Lorenzo. Ma anche: quanti “Lorenzi” ci sono stati, di cui nulla sappiamo? Quanti muratori sono stati cruciali per la sopravvivenza di alcuni: di non pochi, ma di molti? E infine, ma una fine non c’è mai, nella ricerca di un senso: se ci fossero state solo persone come Lorenzo, sarebbe stato possibile un luogo come Auschwitz? Sarebbe molto bello raccontare la loro storia, la storia degli ultimi tra i Giusti, quella degli ultimi che divennero i primi. Sarebbe vitale, dovremmo farlo ogni giorno. Perché Lorenzo costruì qualcosa di immenso: la fiducia nell’essere umano.
Carlo Greppi, Un uomo di poche parole - Storia di Lorenzo, che salvò Primo, GLF
• Dividetevi in gruppi e svolgete una ricerca sui “Giusti fra le nazioni”. Poi parlatene in classe.
• Nel testo sono state evidenziate due frasi. Che cosa ne pensi?
1. Come si chiama l’autore di questa biografia?
2. È uno dei personaggi del racconto?
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: accurato • narratore esterno Il racconto biografico è scritto da un
Il linguaggio è
• Immagina di essere il conduttore/la conduttrice di un programma scientifico. Di quale argomento parleresti?
Alberto Angela è un paleontologo, divulgatore scientifico, conduttore televisivo, giornalista e scrittore italiano.
LEGGO
• Dividetevi i paragrafi e alternatevi nella lettura rispettando la punteggiatura. Ricordate che la virgola è uno stop veloce (nella mente contate “uno”), mentre i punti fermi sono degli stop più lunghi: per ciascuno contate nella mente “uno-due” e riprendete fiato.
Nasce a Parigi l’8 aprile 1962. La sua nascita francese e il fatto di aver accompagnato il padre nei suoi viaggi hanno fatto sì che abbia avuto una formazione cosmopolita e abbia imparato molte lingue.
Diplomatosi alla Scuola francese, consegue poi la laurea in Scienze Naturali all’Università “La Sapienza” di Roma con 110 e lode, più un premio per la tesi; frequenta poi diversi corsi di specializzazione presso alcune delle più prestigiose Università statunitensi. In seguito, si dedica per alcuni anni all’attività di ricerca sul campo, partecipando a spedizioni internazionali di paleoantropologia (una branca della scienza che studia gli antenati dell’essere umano).
Alberto lavora nel settore dei musei partecipando alla progettazione di numerose mostre. Ha firmato diversi volumi di divulgazione scientifica di grande successo e diversi romanzi storici. Inoltre collabora regolarmente con quotidiani e riviste.
Per la televisione ha ideato e condotto in studio, assieme al padre, il programma “Il pianeta dei dinosauri”, una serie a puntate improntate alla più rigorosa, ma anche straordinariamente divertente, divulgazione scientifica. È uno degli autori di programmi come “Superquark”, “Quark speciale” e “Viaggio nel cosmo” ed è autore e conduttore di “Passaggio a Nord Ovest”, di “Ulisse. Il piacere della scoperta” e “Noos - L’avventura della conoscenza”.
È sposato dal 1993 con Monica e ha tre figli.
dal web
• Nel testo sono presenti: diversi titoletti, che aiutano a suddividere gli argomenti. diversi grafici, che aiutano a visualizzare gli argomenti.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: personaggio • paragrafi • titoli
I racconti biografici possono essere scanditi in , con o numeri. Ognuno è dedicato a un aspetto della vita del di cui si parla.
• Abdicare vuole dire rinunciare al titolo di re.
1. Evidenzia i luoghi di cui si parla nel testo.
2. I luoghi citati sono: reali. immaginari.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: reali • è vissuto
Nel racconto biografico i luoghi sono , citati con precisione. Sono quelli dove il protagonista
o a cui sono legati momenti della sua vita.
Elisabetta II, regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, ha regnato dal 1953 alla sua morte, nel 2022.
Londra, il 21 aprile 1926 nasce Elizabeth (Elisabetta in italiano) Alexandra Mary, che è la figlia del principe Alberto, il secondo figlio del re.
Poiché è suo zio che salirà al trono un giorno, non è destinata a diventare regina.
“Lilibet” fa parte della famiglia reale, riceve quindi un’educazione degna di una principessa. Insieme a sua sorella Margaret vive nel Castello di Windsor e segue gli insegnamenti impartiti da una governante.
Le piace nuotare e andare a cavallo. Quando ha 7 anni la famiglia accoglie un cucciolo di Welsh Corgi. È amore a prima vista! Questa razza di cani la accompagnerà per tutta la vita. Nel gennaio del 1936, quando il nonno di Elisabetta, il re Giorgio V, muore, la corona va al figlio maggiore, ma per motivi personali quest’ultimo decide di abdicare. È quindi il fratello minore, il padre di Elisabetta, a diventare re con il nome di Giorgio VI.
La nostra principessa a 10 anni diventa così l’erede della corona britannica!
Ormai riceve un’istruzione speciale che la prepara al suo futuro ruolo di regina: storia costituzionale, religione, diritto… La povera Lilibet deve dire addio alla sua infanzia spensierata!
Appena raggiunta l’età richiesta, si arruola come volontaria nell’esercito britannico e, dopo breve un addestramento, lavora come meccanica e autista di ambulanze.
Il 6 febbraio 1952 il re muore. Elisabetta è triste, ma non ha il tempo di piangere: adesso è la regina.
Clémentine V. Baron - Mona Dolets, Elisabetta II , Quelle Histoire
FATTI
NARRAZIONE
passato
far conoscere la vita di una persona
Racconta fatti realmente accaduti nella vita del/della protagonista.
reali
o una narratrice esterna da un narratore esterno in terza persona
protagonista (personaggio) di cui è raccontata la storia
personaggisecondari
LeBron James è un giocatore di pallacanestro statunitense, considerato uno dei migliori di tutti i tempi.
C’è una sola persona a cui importa di LeBron James il giorno in cui viene al mondo, il 30 dicembre 1984: sua madre Gloria. Non considera una rovina né una vergogna diventare madre a sedici anni. Le statistiche dicono che il suo LeBron, in quanto figlio senza padre di madre afroamericana e povera, ha altissime probabilità di diventare uno spiantato. Il vantaggio però è che la vita ti mette le cose in chiaro da subito: se vuoi qualcosa, devi combattere per averlo. Soprattutto ad Akron, una cittadina nella parte più povera d’America. Vivere ad Akron è difficile, per chiunque. Ma se sei afroamericano, lo è ancora di più.
Quel 30 dicembre non c’è un papà in sala d’attesa impaziente di vedere suo figlio. Non ci sarà un papà a sostenerlo nei suoi primi passi o a pre occuparsi che non gli manchi niente. A fargli sentire che gli importa di lui. C’è solo assenza. Ma anche l’assenza insegna qualcosa.
“Ehi papà, sai cosa? Non ti conosco, non ho idea di chi tu sia, ma sei parte di quello che sono diventato. Il fatto che tu non ci sia stato è uno dei motivi per cui sono cresciuto in questo modo, diventando quello che sono oggi.”
Le Bron è un bambino sorridente e pieno di vita, ignaro dei guai che la madre sta passando per fare in modo che lui rimanga bambino ancora per un po’, pensando solo a giocare con quel poco che mamma riesce a dargli.
Quando comincia a restare con i vicini di casa mentre Gloria non c’è, LeBron si rende conto confusamente di quello che gli sta succedendo. E capisce che deve crescere molto più in fretta di quanto avrebbe voluto. Lo capisce aspettando che la mamma torni dal lavoro per passare un po’ di tempo con lui. Solo che mamma Gloria spesso non torna. Con i suoi tre lavori, fa di tutto per mettere insieme i soldi necessari per pagare le bollette, per prendersi cura di LeBron. Lui la aspetta ogni sera con quella malinconia improvvisa che prende i bambini quando sono lontani dalla mamma, tanto più se è l’unico genitore che abbiano mai conosciuto.
1 Questo testo a quale genere appartiene? Fantastico. Biografico. Realistico. Autobiografico.
2 La narrazione è in: prima persona. terza persona.
3 I luoghi in cui si svolgono i fatti sono: reali. fantastici.
4 I personaggi sono: di fantasia. reali.
5 Il protagonista è: LeBron, un giocatore di pallacanestro. Gloria, una cantante.
6 Il protagonista e l’autore del testo sono la stessa persona?
Sì. No.
7 Il tempo della vicenda è: preciso. indefinito.
8 Secondo te, qual è lo scopo di questo testo?
Raccontare la vita di LeBron James. Raccontare fatti divertenti.
9 Dove avviene la vicenda?
Stato:
Città:
• Il racconto biografico mi è piaciuto:
• Questa verifica per me è stata:
1 Chi è Gloria?
La sorella di LeBron. La mamma di LeBron.
2 Scrivi che cosa dicono le statistiche sul futuro di un bambino afroamericano con la sola madre (righe 6-8).
3 Il fatto che LeBron sia cresciuto solo con la mamma gli ha insegnato (riga 9): a combattere per ottenere ciò che vuole. a rinunciare a quello che vuole.
4 Perché la mamma di LeBron spesso non torna (righe 30-31)?
Si ferma fuori con le amiche. Svolge tre lavori per mantenere sé e il figlio. Ha altre cose interessanti da fare. Non vuole stare con il figlio.
5 Alla riga 26 trovi la parola “confusamente”. Si tratta di un: aggettivo. avverbio.
6 Fai l’analisi grammaticale della seguente frase (righe 32-33): Quella Malinconia Improvvisa Che
Prende I Bambini
Silvia Sorlini è presidente e CEO presso la Sorlini S.p.A, azienda leader nel settore della manutenzione e revisione dei velivoli.
Da dove arriva la tua passione per i motori?
Penso sia innata. A 30 anni circa, per merito o colpa di mio cugino Ugo, i miei occhi e il mio cuore si sono posati su quei mezzi di trasporto chiamati aerei.
Decidi quindi di iscriverti alla scuola di volo?
La mia prima lezione di volo è stata il 30 gennaio 1988. Avevo 33 anni. Da lì a poco il brevetto. E poi tanta e tanta pratica. È solo volando che si impara a volare.
Il primo aereo tutto tuo?
Il Colibrì, un aereo monoposto.
Con quale criterio hai fatto questa scelta?
Da un lato perché in questo modo potevo volare sola e sentirmi libera; dall’altro perché in quel periodo scoprii di aspettare il mio secondo bambino, per cui abbiamo scelto un aereo non troppo impegnativo.
Incinta e sola su un aereo? Che temeraria…
Proprio perché ero incinta avevo più tempo da dedicare ai miei interessi.
In quel periodo ho volato tantissimo, fino a due giorni prima di partorire.
Non avevi paura di partorire in volo?
Assolutamente no. Avevo calcolato tutto, segnandomi sulla cartina tutte le aviosuperfici da qui a Bologna: la distanza massima tra una e l’altra era di 20 minuti. Avrei potuto atterrare in caso di emergenza.
La tua più grande soddisfazione?
Ne ho avute tante nella vita, a partire dai miei due figli e dalla famiglia per arrivare al mio primo volo da solista e al brevetto. Un’altra grandissima soddisfazione è stata quella di essere scelta da papà per prendere il suo posto a capo dell’azienda.
La nostra Costituzione garantisce il rispetto dei diritti delle donne: da quello al lavoro fino alla tutela della maternità.
La vita di Silvia è un esempio di come questi diritti possano realizzarsi: Silvia è a capo di una grande azienda, ha dei figli e dedica tempo ai suoi hobby.
• Leggi gli articoli della Costituzione che tutelano i diritti delle donne e discuti in classe con i compagni e le compagne. C’è qualcosa che vorreste aggiungere?
Articolo 37
La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.
Articolo 4
Articolo 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Articolo 31
La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù.
Il racconto fantasy è un testo che narra avventure straordinarie e fantastiche.
FATTI
Imprese eroiche, missioni e sfide con ostacoli e prove da superare per lottare contro il Male nel tentativo di far trionfare il Bene.
SCOPO
Appassionare chi legge e trasportarlo/a in mondi lontani dalla realtà.
PERSONAGGI
Il/La protagonista in genere è un eroe o un’eroina. Altri personaggi sono creature fantastiche: elfi, folletti, hobbit, maghi, streghe, draghi… Possono essere aiutanti del/della protagonista o antagonisti.
LUOGHI
Immaginari, magici: boschi incantati, caverne misteriose, castelli…
TEMPO
Non precisato. Spesso è un passato vago e misterioso.
STRUTTURA
• Inizio: si presentano la situazione e i personaggi, il luogo e il tempo.
• Svolgimento: si racconta che cosa accade.
• Conclusione: si narra come finisce la vicenda.
NARRATORE/NARRATRICE
• Interno/a: un personaggio della storia che parla in prima persona
• Esterno/a: parla in terza persona
Alice e Sara hanno un segreto: i loro unicorni di peluche prendono vita. Le due bambine si trasformano anch’esse in unicorni e così giungono a Dream Land, un mondo fantastico. Qui un pericolo li minaccia…
La nebbia si fa ancora più fitta e si sparge in centinaia di tentacoli. Un mostruoso, gigantesco polipo di foschia che tenta di impedire ai coraggiosi unicorni di avvicinarsi al varco che Adam ha aperto tra i due mondi, quello oscuro e quello della luce.
Una voce echeggia attraverso la nebbia. Dev’essere Adam, ma in quella foschia impenetrabile non riescono a vederlo. I tentacoli si agitano diventando centinaia di serpenti grigi, che strisciano verso i coraggiosi unicorni.
– Il mondo merita di finire… Solo giornate grigie. Inizia il tempo di Adam!
Una risata malefica, da pelle d’oca, rimbomba nelle orecchie degli unicorni. Alice e i suoi amici non riescono più a vedersi tra loro.
– È la tecnica di Adam: vuole dividerci! Ripetete: Bellissimo mondo rosa…
– Pegaso, ti ho detto di stare zitto! – esclama allora Adam.
In un istante, la foschia si raggruma in un unico flusso grigio che va a concentrarsi nel corno di Adam, dal quale scaturisce una colonna di fumo palpitante che si spande dritta in direzione di Pegaso.
– No! – esclama Andromeda, l’unicorno nero, e si concentra per usare la magia oscura. Dal suo corno parte un raggio spesso, nero, potentissimo, che si scontra con il flusso grigio di Adam e riesce anche a respingerlo.
– Non mi sconfiggerai! – esclama Adam e il suo raggio grigio si trasforma in un volto senza naso né occhi, che ingoia il raggio nero di Andromeda.
– Ti sbagli di grosso… – esclama Andromeda, sotto gli occhi stupefatti di Alice, Sara e Pegaso. – La mia forza è così buia perché è come il buio della notte. Una notte in cui splendono migliaia e migliaia di stelle. E la luna piena.
Corinne Mantineo, La vita segreta di un unicorno - L’incanto del girasole, Salani
Sentendo queste parole, Adam s’imbizzarrisce e, impennandosi, lancia dal suo corno enormi raggi grigi che opacizzano e imprigionano tutti i bagliori di luce che provengono dagli altri corni. Poi con un ultimo sbuffo chiude per sempre il varco tra i due mondi: il mondo oscuro e il mondo della luce. Così gli unicorni restano imprigionati nel mondo oscuro.
Andromeda e Pegaso cercano in tutti i modi di lanciare raggi luminosi, ma i loro corni restano inermi e spenti. Entrambi spiegano le ali, prendono la rincorsa, ma sembra che tutte le loro energie siano svanite e non riescono nemmeno a spiccare il volo. Alice e Sara assistono alla sconfitta e temono per i poteri dei loro unicorni.
Non c’è più nulla da fare: Dream Land resterà per sempre immersa in un appannato grigiore!
NEI PANNI DI… ANDROMEDA E PEGASO
1. Qual è l’obiettivo di Andromeda e Pegaso?
2. Perché vogliono contrastare Adam?
3. Come si sentono alla fine della lotta?
NEI PANNI DI… ADAM
• Qual è l’obiettivo di Adam?
All’improvviso il raggio dell’unicorno nero si riempie di una miriade di puntini luminosi che brillano sempre di più, distruggendo a poco a poco il grigissimo flusso dell’avversario. Poi, quel raggio di stelline si trasforma in una palla luminosa, d’un giallo intenso, simile a una luna piena che si espande e parte un’ultima scarica, una specie di lampo elettrico fortissimo. Sale in cielo e poi si riversa nel varco tra i due mondi. Chiudendolo per sempre.
Con un colpo di muso, Andromeda spinge la magica luna addosso all’unicorno grigio. La luminosità della sfera incantata travolge il malvagio unicorno, che non ha neppure il tempo di gridare. La sua nebbia grigia si riduce a un filo di foschia creando un vortice fortissimo. Mentre tutto intorno si alza un vento gelido, il vortice evapora dissolvendosi per sempre.
Gli unicorni scoppiano in un applauso festoso. Le foglie e i fiori recuperano le loro tinte brillanti.
Dream Land è ancor più bella ora che non c’è più traccia del cupo sortilegio.
Corinne Mantineo, La vita segreta di un unicorno L’incanto del girasole, Salani
• Sortilegio significa: grazia, beneficio. magia, stregoneria.
1. Andromeda e Pegaso raggiungono il loro obiettivo?
2. Che cosa succede a Dream Land dopo la loro vittoria?
• Andromeda e Pegaso vincono perché sono uniti. “L’unione fa la forza” è un proverbio adatto a molte situazioni. Il proverbio spinge le persone a collaborare e ad agire insieme, perché insieme si è più forti. Divisi in gruppi, progettate e create un manifesto da appendere in classe che illustri questo proverbio.
• Scrivi sul quaderno tutte le trasformazioni dell’ombra che esce dalla scatola di vetro.
• Immagina: che cosa succederà? Bartholomeus, Miriam e Priscilla come riusciranno a spegnere il fuoco? Scrivi la conclusione.
Qualcuno stava bussando alla Porta in Fondo a Destra. Toc toctoc. Miriam guardò Bartholomeus, si fece coraggio e aprì la porta.
C’era una scatola di vetro nero che fluttuava per aria. Solo dopo Miriam capì che il postino era sotto la scatola. Era un esserino alato, con la pelle verde e le ali dorate che sbattevano freneticamente per reggere il peso del pacco. Alle sue spalle c’era un sentiero, una foresta verde e selvaggia e, lontano, all’orizzonte, una linea di mare oscuro con nuvole nere che si rincorrevano verso le tenebre. – Lo può prendere, per piacere? – chiese la creaturina, strappando Miriam ai suoi pensieri.
Miriam afferrò la scatola e il postino volò via.
Miriam richiuse la porta.
La voce di Priscilla, dall’altro capo del corridoio, la fece trasalire. – Hai aperto la porta?
Miriam le tese la scatola.
Gli occhi di Priscilla cambiarono colore diverse volte, come se non si decidesse sui propri sentimenti.
– Poteva essere pericoloso – la rimproverò infine, allungando le mani per prenderla. Accanto a lei, Bartholomeus, ancora in forma di barbagianni, volava senza fare rumore.
La scatola lasciò le dita di Miriam e si posò su quelle di Priscilla, che si girò di scatto e la scatola cadde a terra.
Si ruppe in tre pezzi. Miriam, Priscilla e Bartholomeus trattennero il fiato.
Un’ombra, inconsistente e leggera, scivolò fuori dalla scatola e aleggiò davanti a uno dei quadri della galleria. In pochi istanti, assunse le fattezze dell’uomo che vi era ritratto: uno zio panciuto di Priscilla, con folti baffi rossi.
– Perdincibecco – esclamò Bartholomeus. – Si direbbe un GuardaForma, una creatura rara e leggendaria. Normalmente è un’ombra, ma è curiosa, e può assumere la forma di ogni cosa che la colpisce.
– Anche se è in un quadro? – domandò Miriam, osservando il GuardaForma che diventava via via un gatto, una zia arcigna, una lucertola e un daino.
– Oh oh – disse Bartholomeus, quando il GuardaForma si trasformò nella bis-bisnonna di Priscilla, Filomena Crestagialla, una vecchina piccolina e delicata con i capelli bianchi bianchi, che nel ritratto era circondata dai suoi amati draghi rossi dalla cresta gialla.
E poi il GuardaForma si trasformò in un drago rosso dalla cresta gialla ed emise una grande, grandissima fiamma.
Il fuoco invase tutta la galleria e l’aria diventò calda e irrespirabile.
Il fumo rendeva impossibile vedere. Era un guaio.
Nella nuvola nera che si sollevò dalle fauci del drago, Bartholomeus fece da scudo alle due bambine.
– Dobbiamo fare qualcosa! – esclamò Miriam.
Per la prima volta, la sua voce tradiva la paura.
Gisella Laterza, Streghetta: una strana compagna di banco, Salani
ANALIZZO
1. Miriam e Priscilla sono due: animali. bambine con poteri straordinari.
2. Bartholomeus è: una creatura magica. un comune barbagianni.
3. Il postino è: un uomo. un esserino alato.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: creature magiche • umani Nel racconto fantasy, i personaggi sono: esseri intraprendenti e coraggiosi oppure
come fate, draghi, elfi…
LEGGO
• Dividetevi in gruppi da sei e scegliete ciascuno un personaggio.
Uno sarà la voce narrante. Leggete poi ad alta voce, alternandovi.
RIFLETTO SUL TESTO• Fai l’analisi grammaticale della seguente frase. “Io e George abbiamo grandi progetti per questa vacanza e non avrai tempo per la nostalgia di casa”.
Il terreno era soffice sotto i piedi di Amelia, che camminava respirando l’aria frizzantina del primo mattino. Spooky, che le saltellava intorno alle caviglie facendo boing-boing, rimbalzò verso il punto in cui si era radunato un mix di creature gasatissime: c’erano zombie e yeti, fantasmi, lupi mannari e serpenti. Il gruppo era guidato da due grandi unicorni, con un fazzoletto arcobaleno intorno al collo e un berretto a punta con lo stemma di un arcobaleno cucito davanti.
– La vacanza di mezza luna è il momento dell’anno che preferisco. Anche se questa è la prima volta che la trascorro lontano da casa –spiegò Amelia con un sorriso zannuto giusto un po’ nervoso. – Devi essere coraggiosa, piccola Creatura del Buio – la rassicurò Ricky agitando uno zoccolo verso di lei. – Gli Esploratori Arcobaleno si prendono cura gli uni degli altri, quindi sarai al sicuro. E poi, io e George abbiamo grandi progetti per questa vacanza e non avrai tempo per la nostalgia di casa!
– Oh, lo spero proprio… – mormorò una vocina stridula alle spalle di Amelia.
– Ciao, Tazio! – Amelia abbracciò lo spiritello della morte che le era svolazzato accanto.
– Anch’io sono agitata, ma sono così eccitata all’idea di andare in campeggio insieme. Niente scuola per una settimana intera! All’improvviso si udì uno schianto e il terreno esplose a pochi passi da Amelia e Tazio.
Lo spiritello spiccò un saltone e Spooky squittì e rimbalzò in braccio ad Amelia per mettersi al sicuro. Una lapide fu scaraventata in aria, al posto della tomba spuntò un enorme yeti.
– Ciao, Ulla! – la salutarono in coro Tazio e Amelia.
Arsenico Fuffulo Primo fu l’ultimo degli Esploratori Arcobaleno ad arrivare, accompagnato dai sonori boing -boing di Kiky, la sua zucca geneticamente modificata.
– Scusate il ritardo – annunciò con un sospiro.
Arsenico era metà fata, metà vampiro
– Buongiorno, Esploratori Arcobaleno! Ora che ci siete tutti, posso finalmente rivelarvi dove pianteremo le tende per il campo vacanza di mezza luna – disse Ricky. – Ci sistemeremo in un posticino remoto e tranquillo chiamato Isola Confetto. L’isola è circondata dal mare ed è a pochi chilometri a est del Regno della Luce.
Tra i giovani Esploratori Arcobaleno si levò un mormorio di trepidazione.
– Tenetevi pronti a delle fantastiche attività, con la possibilità di guadagnarvi un mucchio di distintivi – proseguì Ricky.
ANALIZZO
1. Il tempo in cui avviene questa vacanza è: definito. indefinito.
2. Sottolinea la descrizione della destinazione della vacanza di mezza luna.
Laura Ellen Anderson, Amelia Fang e l’incantesimo di mezza luna , Il Battello a Vapore IN INGLESE ghost werewolf fairy
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: immaginari • indefinito • misteriosi
Nel racconto fantasy il tempo è . I luoghi sono e .
fantasma lupo mannaro fata serpente vampiro
snake vampire
Una catastrofe ambientale ha spopolato il mondo. A Parigi gli unici sopravvissuti sono due gruppi di dodicenni, i ragazzi del tepee e i ragazzi del castello.
Camminavano nella foresta già da vari giorni senza mai fermarsi. Speravano di trovare un angolo di foresta intatto o, meglio ancora, scoprire l’origine del male, un male di cui non sapevano niente.
Di colpo, Agnel si bloccò e le felci intorno a loro si aprirono tutte insieme lasciando apparire una decina di ragazzi. Ragazzi come loro, della stessa età!
Impugnavano lunghi bastoni che facevano roteare formando un cerchio invalicabile intorno a quelli del tepee.
Sicuramente erano quelli del castello, li avevano riconosciuti.
Uno dei ragazzi del castello posò a terra il bastone e sollevò le mani in segno di pace, poi uscì dal cerchio dei ragazzi armati e si diresse verso quelli del tepee. Tutti stavano sul chi vive.
Il ragazzo disarmato abbassò una mano e la tese ad Agnel, che non reagì, si limitò a guardarlo cercando di mascherare la sorpresa. Il ragazzo del castello insisté, tese ancora di più la mano.
– Agnel, suppongo!
Per poco non cadde all’indietro. Come faceva a sapere il suo nome?
– Zyzo mi ha parlato molto di te – aggiunse l’altro. – Mi chiamo
Solario.
Un immenso sorriso apparve sulla faccia di Agnel. Strinse la mano che l’altro gli porgeva.
– Sta… sta bene?
– Meglio di voi…
Mentre gli altri ragazzi del castello continuavano a tenere quelli del tepee sotto la minaccia dei bõ, Solario spiegò il motivo della loro presenza nella foresta.
Stavano cercando tutti la stessa cosa, l’origine del male misterioso che avvelenava la carne degli animali. Solario lasciò che il gruppo si allontanasse di qualche metro facendo segno ai suoi compagni che li avrebbe raggiunti.
Andò a mettersi sotto una grande quercia e si concentrò.
Certo, non poteva comunicare direttamente con Lunella, raccontarle che aveva incontrato Agnel e altri cinque ragazzi del tepee e specificarle dove si trovavano, ma facendo il vuoto nella mente poteva trasmetterle le sue emozioni, farle capire se stava bene o se era in pericolo. Era importante che comunicasse con la gemella e che lei ritrasmettesse l’informazione al castello, segnalarle che la missione stava andando avanti e che grazie a quella collaborazione nata nel luogo più neutro che ci fosse, la foresta, per la prima volta i ragazzi del castello e quelli di fuori si stavano dando una mano.
Andava tutto bene. Quello era il messaggio che Solario voleva far pervenire a Lunella. Con gli occhi chiusi, concentratissimo, il ragazzo non poteva vedere l’ombra che osservava nascosta nel fogliame dell’albero qualche metro sopra la sua testa.
Michel Bussi, N.E.O. libro uno: La caduta del sole di ferro, Edizioni e/o
• Il tepee è una tenda conica, tipica abitazione dei nativi americani.
• Il bõ è un bastone lungo circa 180 centimetri usato nel combattimento, solitamente costruito in legno o bambù.
1. I bastoni sono impugnati dai ragazzi del: tepee. castello.
2. I due gruppi avversari si coalizzano per combattere: l’origine del male. l’origine degli animali.
3. Solario comunica con la gemella lontana con: un messaggio. il potere della mente.
• Chi sarà l’ombra che osserva dall’alto? Sarà il Male? Immagina: descrivi il suo aspetto, i suoi poteri, perché e in che modo avvelena gli animali.
ANALIZZO• Aniel, Solario e gli altri sono: ragazzi. folletti.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: male • missione • essere umano
Il/La protagonista dei racconti fantasy è spesso un prescelto per compiere una e per combattere contro il .
• I ragazzi di questa scuola non riescono a dominare i loro poteri magici. L’insegnante però li aiuta a valorizzare le loro capacità. A te, è mai capitato di non riuscire a svolgere un compito?
Chi ti ha aiutato? Che cosa hai provato?
1. Nel testo che cosa ti fa capire che si tratta di un mondo magico?
Il fatto che si tratta di una scuola primaria. Il fatto che si tratta di una scuola di magia.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: irreali • mondi magici
Il racconto fantasy trasporta il lettore in luoghi e in
Aula 151: l’aula della signora Starr.
– Allora, noi siamo qui per capire come gestire i nostri particolari tipi di magia in ogni situazione e nei momenti di stress – disse la Starr. – Voi, ragazzi, siete qui perché qualcuno vi ha chiamati svirgolati, o difettosi. Vi dico che esistono dei modi per valorizzare la vostra magia. Io sono qui per aiutarvi a entrare in contatto con la vostra natura, capire le vostre emozioni e sviluppare delle abilità. Vorrei invitare ciascuno di voi a mostrarci la sua magia. Tu che ci dici, Elliott?
Elliott si alzò in piedi, muovendosi a disagio e cercando di appiattire con una mano la sua massa ricciuta di capelli.
– Fiammante e Frigerante – disse.
– Ti va di farci vedere? – La Starr sembrava sinceramente entusiasta. – Ecco, prendo un bicchiere d’acqua. Hai voglia di congelarla? Elliott agitò una mano. L’acqua si ghiacciò all’istante. Poi il ghiaccio avvolse anche la mano della Starr e risalì il braccio.
Lui si fermò un attimo prima che il ghiaccio le arrivasse al collo. Si coprì la faccia con le mani.
– Sono uno svirgolato assurdo, mi scusi!
– Non si dice svirgolato – lo corresse la Starr. – Si dice diverso. Ragazzi, ragazze, Elliott è un Fiammante Sottosopra. Ragionare per opposti è un ottimo punto di partenza per cominciare a capire la magia insolita.
Mentre parlava, si tolse il cardigan giallo congelato e ne tirò fuori uno di ricambio dall’armadio.
– Ero preparata! Grazie per aver condiviso la tua magia con noi, Elliott – disse allegramente.
Sarah Mlynowski - Lauren Myracle - Emily Jenkins, Upside-Down Magic-magia imperfetta , Il Battello a Vapore
vago e indeterminato
SCOPO
coinvolgere ed emozionare sorprendere
STRUTTURA
inizio conclusione
svolgi mento
Narra avventure fantastiche, avvincenti ed emozionanti.
LUOGHI
fantastici
e misteriosi dparticolareggiate escrizioni
PERSONAGGI creature magiche conpoteri soprannaturali (maghi,gnomi...) coraggiosiesseriumani
NARRAZIONE o da un personaggio della storia
interza persona da un narratore esterno
in prima persona dal/dalla protagonista oda una narratrice esterna
Stavamo avendo successo, madre e figlio nuotavano verso il mare aperto. Eravamo così impegnati a gridare e a spingerli via, che non vedemmo le reti dei cacciatori. Il piccolo ci finì dentro in pieno.
– Che cosa facciamo? – chiesi a Grisam. – Se si è impigliato annegherà! In quel momento, vidi un movimento a poppa. Qualcosa cadde in acqua. – Nooo! – gridai. – Desmo si è tuffato!
Senza pensarci, ci buttammo anche noi.
Agnes rimase a bordo a tenere la barca. Il mare ribolliva e vedevamo solo onde e spuma. Così ci immergemmo. Il piccolo della balena era avvolto da una rete, quattro o cinque metri sotto la superficie. Desmo scendeva verso di lui. Sullo sfondo, grande come il mare, c’era la balena. Il ragazzino si arrampicava sulle maglie della rete, arrivava al pelo dell’acqua, prendeva fiato e tornava giù per riprendere a tagliare. La rete era avvolta attorno al collo del balenottero e gli impediva di tornare in superficie a respirare.
Non c’era tempo da perdere e così mi affidai ai miei poteri. Afferrai una delle corde con una mano e usai l’altra come una forbice. Alzai gli occhi: Grisam stava facendo lo stesso, mentre Tommy tentava di sbrogliare i nodi che stringevano il collo del piccolo.
Ce l’avevamo quasi fatta, quando un’asta di ferro sfiorò Desmo. La fune a cui era legata gli si avvolse attorno alla caviglia e lo trascinò giù, mentre il balenottero si liberò. La madre lo spinse in superficie perché respirasse e proprio in quel momento, un arpione li sfiorò. – Fermi! Fermi! Ci sono i nostri amici là sotto! – gridavano dalle barche Flox, Robin e gli altri ai pescatori. Ma loro non sentivano. Volevano la balena! Mentre noi volevamo che fosse libera. Così, senza bisogno di dircelo, operammo la trasformazione: Vaniglia e Tommy assunsero l’aspetto di due delfini, Grisam di uno squalo, Cicerbita diventò una manta blu, io un grande barracuda. Scendemmo come uno stormo in formazione: cercavamo il nostro amico. Ma qualcosa ci superò, più veloce, immensamente più grande. La balena stava risalendo. Con il muso spingeva verso l’alto un bambino. Come prima, con il suo piccolo, la balena portò Desmo in superficie per farlo respirare.
1 Questo testo a quale genere appartiene? Storico.
Fantasy. Realistico. Biografico.
2 La narrazione è in: prima persona. terza persona.
3 I luoghi in cui si svolgono i fatti sono: reali. fantastici. verosimili.
4 Il tempo in cui avviene il fatto è: definito. indefinito.
5 Chi sono i personaggi della storia?
Dei pescatori. Dei ragazzi con poteri magici.
6 Che cosa fanno di magico per liberare il piccolo balenottero?
1 Nella riga 1, con quali parole puoi sostituire i nomi “madre e figlio”?
Mamma e bambino. Balena e balenottero. Pesce e pesciolino. Mamma e cucciolo.
2 Quale dei ragazzini si tuffa per primo?
Il narratore.
Tommy. Desmo. Grisam.
3 Dove si era avvolta la rete dei pescatori?
Alla coda della balena. Al collo del balenottero. Alle gambe di Desmo. All’ancora della barca.
4 Chi salva Desmo?
I suoi amici. Si salva da solo. La balena. Il balenottero.
7 In quali creature si trasformano i ragazzi?
Vaniglia
Tommy Grisam
Cicerbita
Il ragazzo narratore
• Il racconto fantasy mi è piaciuto:
• Questa verifica per me è stata:
5 Quale di questi termini non è un sinonimo di “sbrogliare” (riga 18)? Sciogliere. Intricare. Districare. Sgrovigliare.
6 Alla riga 6 leggi: “Desmo si è tuffato!”. In questa frase il verbo è: alla forma attiva. alla forma passiva. alla forma riflessiva. alla forma impersonale.
Il brano delle pagine 68-69, “Il patto inaspettato”, ci insegna che è necessario andare incontro agli altri, anche quando pensiamo che siano dei nemici, perché, dando loro fiducia, come nel racconto, e soprattutto trovando la necessaria fiducia in noi stessi, possiamo superare ostacoli e prove senza farci scoraggiare.
All’inizio dell’era Meiji, nel 1868, in Giappone viveva un famoso lottatore che si chiamava O-nami, Grandi Onde. O-nami era fortissimo e conosceva l’arte della lotta. Quando gareggiava in privato vinceva persino il suo maestro, ma in pubblico era così timido che riuscivano a batterlo anche i suoi allievi. O-nami capì che doveva farsi aiutare da un saggio. In un piccolo tempio poco lontano soggiornava temporaneamente Haku ju, un insegnante girovago. O-nami andò a trovarlo e gli spiegò il suo guaio.
– Tu ti chiami Grandi Onde – gli disse l’insegnante, – perciò stanotte rimani in questo tempio. Immagina di essere il mare. Non sei più un lottatore che ha paura. Tu sei quelle ondate enormi che spazzano via tutto davanti a loro, distruggendo qualunque cosa incontrino. Fa’ così e sarai il più grande lottatore del paese.
L’insegnante lo lasciò solo. O-nami rimase in meditazione, cercando di immaginare se stesso come le onde. Pensava alle cose più disparate. Poi, gradualmente, si soffermava sempre più spesso sulla sensazione delle onde.
Man mano che la notte avanzava le onde si facevano più grosse: prima dell’alba il tempio non era più che il continuo fluire e rifluire di un mare immenso
Al mattino l’insegnante trovò O-nami assorto in meditazione, con un lieve sorriso sul volto. Gli batté sulla spalla.
– Ora niente potrà più turbarti – gli disse. – Tu sei quelle onde. Travolgerai tutto ciò che ti trovi davanti.
Quel giorno stesso O-nami partecipò alle gare di lotta e vinse. E, da allora, nessuno in Giappone riuscì più a batterlo.
Prima di rispondere alle domande, prenditi un momento per riposare la mente e ritrovare la giusta concentrazione.
Chiudi gli occhi e fai attenzione al tuo respiro: senti l’aria che entra e che esce, e lascia scorrere tutti i pensieri che ti passano per la testa.
• Qual è il tema principale della storia?
La fiducia in se stessi.
La pazienza.
Il coraggio.
La paura.
• Quali sono le tue qualità che vengono riconosciute dalle persone che hai vicino?
• Prova a darti un soprannome in base alla tua qualità migliore e descrivila (oppure spiega perché lo hai scelto).
Il racconto umoristico è un testo che racconta episodi buffi, malintesi e situazioni ridicole.
Fatti o situazioni all’inizio normali, che poi diventano comici.
Situazioni assurde, con aspetti esagerati.
Divertire e far ridere chi legge.
Persone ingenue, goffe, pasticcione…
Persone normali con comportamenti strani. Bambini/e combinaguai.
Luoghi reali, quelli della vita di tutti i giorni.
Può essere passato, presente o futuro Spesso non è precisato.
• Malinteso (parole fraintese, scambio di persona…).
• Situazioni esagerate, che fanno ridere.
• Personaggi strani con comportamenti bizzarri.
• Colpo di scena finale.
• Contrasto tra le buone intenzioni del/della protagonista e il risultato ottenuto.
• Giochi di parole.
È spesso esterno/a alla storia, quindi il racconto è scritto in terza persona
– Questo è un rapimento! Un sequestro! – gridò Lilli dal finestrino abbassato. Sul sedile accanto, il suo fratellino Mikko armeggiava al cellulare in preda al panico.
– Chiamo i soccorsi! – esclamò.
Jakob, il papà, gli strappò il cellulare di mano senza dargli il tempo di chiamare chicchessia.
Quando i bambini avevano saputo di dover andare dallo zio Jim, era scoppiato un putiferio. Ai due lo zio non piaceva, né loro piacevano a lui, eppure Jim era l’unico che potesse tenerli mentre i genitori erano in viaggio.
– Chissà quanto vi divertirete dallo zio Jim! – disse il papà.
Lilli fece una risata finta. I genitori si erano dimenticati che tipo era lo zio
Jim. L’ultima volta che aveva ospitato lei e Mikko, li aveva fatti stare seduti tutto il tempo su un asciugamano. “I bambini sporcano” aveva detto.
– Continua a dire che lui non è mai stato piccolo – borbottò Lilli.
– Jim è stato piccolo eccome, io me lo ricordo. Una volta d’inverno ha leccato un lampione e gli è rimasta la lingua attaccata al ghiaccio – disse Jakob ridendo. – Ormai siamo quasi arrivati.
La station wagon rossa girò nel cortile di una casa bianca e moderna.
– Forza scendete! Correte a suonare il campanello – gridò Jakob e i due bambini andarono alla porta strisciando i piedi. Jim non aprì.
– Non è in casa! – esultò Lilli.
– Aspettate – disse Jakob. – Jim, ti ho visto! Vieni ad aprire! – gridò. Passò un momento, poi la porta si scostò lentamente. Un uomo dall’aspetto viscido sbirciò dallo spiraglio.
– Non c’è bisogno di urlare – sbuffò Jim. Eccoli lì, pensò, gli orridi mocciosi.
– Dove li portiamo i bagagli? – chiese Jakob, reggendo quattro borsoni.
Noora Kunnas - Teemu Juhani, Gli amici di Flora Salamander - Una ciurma scatenata!, Terre di Mezzo
– C’è posto nella mansarda – rispose Jim. Jakob infilò le strette scale e arrivò nella piccola stanza con il fiatone. Si guardò intorno: tutto bianco come la neve! I genitori abbracciarono i bambini e se ne andarono.
Lilli e Mikko restarono immobili davanti allo zio, che iniziò la solita cantilena: non dovete toccare, non dovete disturbare, non dovete sporcare… Poi li accompagnò nella loro stanza e li obbligò a indossare dei copriscarpe di plastica e dei guanti.
I due fratelli ubbidivano rassegnati ma con gli occhi sgranati perché lo zio, mentre blaterava, camminava all’indietro. Lo videro inciampare e… ahhhhhhhh ahiiiii, ahii…! Lo zio non ebbe nemmeno il tempo di chiedere aiuto che la sua caduta era già finita! Aveva centrato con la testa il suo immacolato portaombrelli che troneggiava nel suo immacolato ingresso!
Jim si alzò in piedi e cercò di toglierselo, dimenandosi a più non posso. Dopo svariate e strane danze, lo zio disse ai due nipotini: – Correte a prendere olio e burro!
Da quel momento cominciò il divertimento: oliare e imburrare lo zio perfettino, che presto capì la comicità della situazione. Quando lo liberarono, lo zio scoppiò a ridere e abbracciò i nipotini. Da quel momento non ci furono più divieti assurdi.
Flavia Zampighi• Che cosa fanno Lilli e Mikko?
Protestano con lo zio per come li tratta. Indossano copriscarpe e guanti. Si divertono a oliare e imburrare lo zio.
• Che cosa fa lo zio Jim? Accoglie i nipoti nel miglior modo possibile. Dà delle regole ai nipoti. La sua disavventura gli fa scoprire il lato comico delle cose.
– C’è posto fuori, nella rimessa – rispose Jim. Alina e Jakob scoppiarono a ridere.
– No, Jim, nella rimessa no! – disse Jakob. Jim sbuffò e indicò l’interno della casa.
– Be’, c’è posto anche nella stanza degli ospiti. Ma non toccate niente, la roba non esce dai borsoni e non voglio vedere il letto disfatto! – gridò dietro a Jakob che portava in camera i bagagli. Nella stanza degli ospiti c’erano un letto matrimoniale con un piumino bianco e un tappeto sempre bianco e a pelo lungo.
– Alla prima macchia volate fuori dalla finestra – ringhiò Jim. La sera precedente Jim aveva rivestito di plastica protettiva il pavimento che andava dalla camera dei bambini alla porta d’ingresso. La plastica si allungava in cucina e nel bagno degli ospiti. Jim non voleva correre il rischio che i nipoti macchiassero la sua casa linda, bianca e all’ultimo grido. Il pomeriggio si fece sera, e per Alina e Jakob arrivò l’ora di partire. Sulla porta, i bambini rivolsero mesti cenni di saluto all’auto dei genitori che si allontanava.
– Bambini, filate subito a letto – ordinò Jim. Lilli e Mikko si trascinarono nella stanza degli ospiti e Jim chiuse la porta.
Noora Kunnas - Teemu Juhani, Gli amici di Flora Salamander Una ciurma scatenata!, Terre di Mezzo Editore
1. Come si sentono Lilli e Mikko?
Ben accolti dallo zio. Traditi dai genitori. Contenti di ubbidire allo zio.
2. Che cosa avresti fatto al loro posto?
• Secondi te, come si sente lo zio?
• La parola estatica significa: affascinata, piena di ammirazione. attenta, in cerca di eventuali difetti.
– Ci siamo quasi! – esultò Ciccio, controllando con espressione estatica la sua ultima creazione. – Il Bolide Lavatutto è quasi pronto a partire!
– E vai! – esultò accanto a lui il fido Ivo Manetta. – Inzuppo ancora gli zerbini?
Ciccio si passò il dorso della mano sulle labbra, valutando che cosa rispondergli.
– Va bene! Ma non esagerare, Ivo.
– Sissignore, signorsì! – rispose l’amico.
Il Bolide Lavatutto era composto essenzialmente dal vecchio bob rosso di Ciccio sotto il quale il nostro inventore aveva assicurato con diversi giri di spago due zerbini inzuppati di acqua saponata. Ed erano proprio quei due zerbini, sgocciolanti e soffici come spugne, che Ivo stava finendo d’inzuppare.
– Ecco fatto! – dichiarò, dopo aver praticamente terminato il secchiello d’acqua in cui avevano versato un’intera confezione di detersivo “Lindoflash – Pulito definitivo”.
– Siamo pronti! – decretò Ciccio.
E spinsero il bob fino alla soglia della soffitta, dove iniziava la prima rampa di scale.
– Siamo sicuri che quest’affare sia in grado di cambiare la sua direzione? – domandò Ivo, turbato dall’idea che il Bolide Lavatutto si sarebbe schiantato al primo pianerottolo anziché prendere velocità piano dopo piano, come ipotizzato da Ciccio, per terminare al piano terra in un’“esplosione di pulito!”.
– Altroché se ne è in grado! – decise Ciccio, sedendosi ai comandi sul davanti del bob. Afferrò le due manopole dei freni, li tirò entrambi e rimase in equilibrio precario sul più alto degli scalini. –Allora, sei con me o contro di me?
– Sono con te, Ciccio! – rispose con fierezza Ivo mettendo da parte ogni dubbio. Ciccio aspettò che l’amico si piazzasse alle sue spalle, si fissò gli occhiali sul naso e domandò: – Abbiamo avvertito Lele?
– Affermativo. Il portone d’ingresso è aperto – confermò Ivo. – E allora… tre! Due! Uno! VIAAAAA!
Ciccio lasciò andare i freni e lanciò il bob giù dalle scale.
Il singolare veicolo schizzò lungo la prima rampa e svoltò sul pianerottolo tra spruzzi di schiuma profumata, ritornando subito a sfrecciare a velocità inaudita giù dalla rampa successiva. – PIIISTAAA! – urlava Ciccio ai comandi dell’infermale veicolo.
Come Ciccio aveva ipotizzato, il Bolide Lavatutto prese a poco a poco velocità, arrivando fino a saltare quasi in un sol colpo l’intera rampa di scale seguente.
– UUUAAAAAAAAAAAA… – gridava ora Ciccio, elettrizzato per la grande velocità.
– Ops! Scusi! – fece invece Ivo.
Raggiunsero l’atrio del palazzo a velocità da record olimpico e, nel vedere Lele che li osservava con la sua consueta aria severa, Ciccio si lasciò prendere dall’agitazione e perse il controllo del bob.
SBADABRAAAAANG!!! Fece il Bolide Lavatutto, centrando in pieno uno spigolo dell’ingresso.
In seguito all’impatto, Ciccio e Ivo furono catapultati in due diverse direzioni, mentre il bob si spezzava in due metà perfette che si impennarono fino a raggiungere le cassette della posta del condominio, schiantandone più di una, in un allegro fragore di vetri infranti.
Gli zerbini, invece, travolsero una malcapitata pianta di ficus, ricoprendola di schiuma e acqua saponata, poi scivolarono mestamente a terra, e lì rimasero, come meduse afflosciate sulla sabbia.
Pierdomenico Baccalario - Alessandro Gatti, Ciccio Frittata e il diluvio condominiale, Edizioni EL
COMPRENDO
1. Qual è lo scopo dell’oggetto inventato da Ciccio con l’aiuto di Ivo?
2. Perché non ha funzionato?
SCRIVO
• Immagina di costruire un oggetto utile per la casa. Mentre lo stai provando succede qualcosa di divertente, proprio come è successo a Ciccio. Scrivi sul quaderno.
1. Chi è il protagonista?
Un bambino preciso e ordinato. Un bambino creativo ma pasticcione.
2. Quand’è che la situazione diventa comica? Sottolinea nel testo.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: contrasto • pasticcione • protagonista Nel racconto umoristico la/il può essere un individuo , a volte goffo e sprovveduto. Una tecnica per far ridere è il
fra le sue buone intenzioni e il risultato disastroso che ottiene.
Suonarono il campanello dieci minuti dopo che la mamma di Bruno era uscita.
– Chi è? – domandò Bruno da dietro la porta. – Non posso aprire a nessuno.
– Bruno, sono la signora Rosetta, la portinaia… hanno portato un pacco per te.
– Mamma ha detto di non aprire a nessuno.
– Ma io non sono nessuno. Dai, ho fatto tre piani per portare su questo pacco… mi conosci, sono Rosetta, la portinaia – ripeté.
Bruno ci pensò un po’ su. “Sai che fatica” – si disse. – “Fare tre piani in ascensore…”. Poi aprì uno spiraglio di porta. Sul pianerottolo c’era effettivamente la signora Rosetta: reggeva fra le mani un pacco, né grande né piccolo, con una strana forma che faceva pensare a un siluro piatto avvolto in carta marrone.
Bruno prese il pacco fra le braccia, lo portò in cucina e incominciò a scartarlo. Ne venne fuori una specie di sagoma piuttosto sottile, compressa dentro una pellicola di plastica trasparente, come un vestito che fosse stato piegato e ripiegato per farlo stare in valigia. C’era un’etichetta incollata su un lato e diceva “attenzione a non danneggiare il contenuto durante la rimozione dell’imballaggio. La batteria si attiverà automaticamente pochi secondi dopo l’apertura”. Bruno andò in bagno a prendere le forbicine per le unghie. Fece un forellino con la punta delle forbici lungo il bordo della confezione. La plastica si allentò un poco, con un leggero sibilo. Il contenuto del pacco incominciò piano piano a gonfiarsi. Impiegò circa trenta secondi a riprendere del tutto la sua forma. A ogni secondo che passava, aveva l’impressione che si trattasse di qualcosa di già visto… ma certo, era una scimmia!
– Cip – fece la scimmia. Bruno pensò che le scimmie sono bestie strane, e quindi forse succede che facciano cip come i passeri…
– Cip – ripeté la scimmia.
– D’accordo, Cip – rispose Bruno.
– Cip – disse la scimmia, e andò a piazzarsi davanti al frigorifero.
Bruno spalancò il frigorifero. Proprio all’altezza del muso dello scimmiotto c’era una ciotola di olive, grosse olive verdi. La scimmia incominciò a trangugiare olive. Se ne cacciava una in bocca, piegava la testa all’indietro e… op!, l’oliva spariva nel suo gargarozzo.
Dopo aver ingurgitato l’ultima oliva, guardò Bruno e disse: – Cip. Si mise a correre avanti e indietro per la cucina, continuando a ripetere tutta affannata: – Cip! Cip! Cip!
Poi si fermò di colpo sopra a una sedia e sparò fuori dalla bocca tutti i noccioli delle olive che aveva mangiato: sembravano colpi di mitraglia.
I noccioli rimbalzavano contro le pareti della stanza e grandinavano sul pavimento.
Esaurite le munizioni, la scimmia si sedette tranquilla.
– Cip – disse.
Guido Quarzo, La scimmia elettrica , Einaudi Ragazzi
LAVORO SULLE PAROLE• Trangugiare significa:
mangiare molto lentamente. mangiare velocemente, divorare.
• Fai l’analisi grammaticale della seguente frase. La scimmia incominciò a trangugiare olive
ANALIZZO
1. Sottolinea nel testo la parte che trovi più divertente.
2. Nella narrazione, l’autore ha esagerato quando ha descritto:
il modo in cui Bruno ha aperto il pacco. il modo in cui la scimmia ha mangiato le olive. il modo in cui la scimmia ha sputato i noccioli delle olive.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: tecniche • esagerate Nel racconto umoristico una delle per far ridere è quella di creare situazioni ridicole ed
– Perché lì il gatto di sicuro non c’è. E quando il gatto non c’è, i topi ballano!
A.A.V.V. 999 barzellette per bambini , Fabbri Editori
Le capriole!
ANALIZZO IN INGLESE joke laughing out loud (LOL) comedian laugh funny
barzelletta ridere a crepapelle comico risata divertente
• In ogni barzelletta sottolinea l’espressione dalla quale nasce la comicità.
ORA DEDUCO inserendo le seguenti parole al posto giusto: comica • giochi di parole
La barzelletta è un racconto umoristico breve che crea una situazione con poche battute, spesso basate su
PERSONAGGI
far ridere
NARRAZIONE
SCOPO
persone sprov vedute e pasticcione bambini combinaguai
persone normal i con comportamenti bizzarri
TECNICHE malintesi
IL RACCONTO UMORISTICO
Narra episodi buffi, malintesi e situazioni comiche.
TEMPO
spessoimprecisato passato • presente •futuro
situazioni esagerate colpidi scenaconclusione e sorpresa o da un personaggio della storia in prima persona dal/dalla protagonista
da un narratore esterno o da una narratrice esterna in terza persona
Fermo, nove anni di ardore ciclistico, aveva battezzato la sua bici TurboPedale Mangiasfalto. Con questa, era certo di vincere la gara del Pedalino d’Oro. Purtroppo però ora, a un giorno dalla gara, il suo mezzo si era vaporizzato, volatilizzato… insomma, era stato rubato!
C’era ancora una possibilità: la vecchia bicicletta di zio Nando in cantina! Fermo corse avanti fremendo: voleva vedere la due ruote che poteva salvare la situazione! Ebbe un sussulto. Era un catorcio. Era devastata dalla ruggine. I fanali erano staccati e penzolavano inerti da un lato. Il sellino era stato mangiato dai topi. Le ruote erano sgonfie, mancava un pedale. Un freno non aveva più il cavo di trasmissione.
– La bicicletta non è messa così male. Si può rattoppare e riparare – sentenziò Giangio. – E poi ho con me tutto quello che serve!
Con un abile colpo di martello, fece saltare il blocco posteriore della bici.
– Qui ci vuole del burro e un po’ di aceto! – sentenziò fissando la catena, dopo aver incastrato il sellino di ricambio e il pedale mancante.
Cavò fuori dalla tasca quattro stecche di gomme da masticare al gusto di tamarindo e le passò all’amico: – Prepara il mastice super special!
Fermo masticò a lungo le stecche di gomma, mentre Giangio e zio Nando oliarono la catena con un mix di burro, aceto e olio.
Finito con la catena, Giangio allungò la mano verso l’amico: – Mastice super special, grazie!
Tastò la consistenza della palla di gomma e la spezzettò. Poi cercò i fori nelle ruote. Alla fine del lavoro, dopo aver usato una vecchia pompa arrugginita che rantolava a ogni stantuffo, si rialzò soddisfatto. Fermo squadrò il suo mezzo: i copertoni colavano gomma da masticare mentre gli ingranaggi perdevano burro mischiato a olio.
Zio Nando spuntò alle loro spalle reggendo un barattolone arrugginito con tre pennelli secchi e spelacchiati.
– Ecco qua! Direi che è un rosso fiamma controvento con bagliori di alba infuocata!
Fermo si ravvivò all’idea del rudere ridipinto con un colore vivace e aggressivo. Quando i tre rimirarono il loro lavoro, ci fu un momento di silenzio profondo e rispettoso. Un silenzio che fu interrotto dall’urlo di Fermo: – Zio, ma è rosa fucsia questo colore!
Teo Benedetti, Forcelle ruggenti , Edizioni EL
1 Questo testo a quale genere appartiene? Umoristico.
Fantasy. Avventura. Autobiografico.
2 I luoghi in cui si svolgono i fatti sono: realistici. fantastici.
3 Il tempo in cui avviene il fatto è: definito. indefinito.
4 I personaggi sono: realistici. fantastici.
5 Il protagonista è: Giangio. Zio Nando. Fermo.
6 Gli elementi divertenti sono:
il nome della bici: TurboPedale Mangiasfalto.
Il furto della bicicletta.
Giangio e zio Nando che oliano la catena con un mix di burro, aceto e olio.
Il sellino di ricambio.
Il mastice super special: gomma masticata per chiudere i fori nelle ruote.
I copertoni che colano gomma da masticare mentre gli ingranaggi perdono burro mischiato a olio. La vernice rosso fiamma controvento con bagliori di alba infuocata.
• Il racconto umoristico mi è piaciuto:
• Questa verifica per me è stata:
1 “Fermo, nove anni di ardore ciclistico” (riga 1) significa:
Fermo è un bambino di nove anni entusiasta di essere un ciclista. Fermo è un bambino di nove anni a cui non piace essere un ciclista.
2 La gara del Pedalino d’Oro è: una gara motociclistica. una gara ciclistica. una gara per il nome più originale. una gara di atletica.
3 Per quale motivo Fermo è costretto ad accontentarsi della bicicletta di zio Nando?
4 Che cos’è il “mastice super special” (righe 20-21)?
Gomma da masticare. Colla per gomma speciale. Colla per ferro speciale. Plastica.
5 L’espressione “rantolava a ogni stantuffo” (riga 24) significa:
6 “Barattolone” (riga 27) è un: nome alterato diminutivo. nome alterato accrescitivo. nome collettivo. nome composto.
COMPRENDO
1. Il sindaco di Belposto e i suoi abitanti che cos’hanno deciso di fare?
2. Perché prendono questa decisione?
3. Bruno è contento di trasferirsi? Perché?
4. Tu che cosa faresti al suo posto?
Con il mento all’insù, Bruno lesse ad alta voce il manifesto attaccato al muro del palazzo. Anche la mamma doveva aver visto il cartello con la coda dell’occhio, perché aveva sbuffato e aveva fatto dei no con la testa, ma continuava a camminare tenendolo per mano.
– Andiamo Bruno, facciamo tardi a scuola, ti racconto per strada. Ma cosa c’è da spiegare, si domandò lui, sarà una pubblicità. O lo scherzo di un burlone, ma di sicuro non fa ridere… Invece era tutto reale. La mamma gli spiegò che bisognava davvero lasciare Belposto. Quando il pianeta 04-LK eccetera, detto pianeta Zero, era stato scoperto, il sindaco Pancrazio Camaleontico si era prima accaparrato i permessi dell’Ente spaziale, poi aveva fatto costruire delle case, e alla fine aveva proclamato che Belposto si sarebbe spostata lassù, su Zero, un pianeta molto più piccolo della Terra. Qualcuno aveva storto il naso, a qualcun altro l’idea era piaciuta, ma alla fine nessuno si era opposto perché su Zero ci sarebbe stato tanto da costruire, tra condomini, supermercati, cinema, palestre e tutto quello che mancava, e quindi tutti avrebbero avuto da guadagnarci.
– Mamma, andare via non mi sembra un’idea geniale. Qui sulla Terra si sta abbastanza bene… – disse Bruno.
– Non abbiamo molta scelta – rispose la mamma. – Neanch’io sono felice di dover partire, ma sulla Terra le cose si mettono male: abbiamo sfruttato le risorse e insozzato la natura. Così non si può andare avanti: che prospettive abbiamo per il futuro? La mia azienda sposterà la sua sede lassù, anche la tua scuola. E lì avremo una casa più grande.
– Però io sono cresciuto qui, sul mare. Lì c’è il mare?
– No. Per questo piace al sindaco. “Senza gli oceani, non ci sarà nemmeno il problema di tenerli puliti!” ha detto. Bruno, tra un po’ non si potrà fare il bagno nemmeno quaggiù. Sai, l’inquinamento, la plastica…
Annalisa Guglielmino, Il mondo che (non) vorrei , Electa Junior
L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma per realizzare miglioramenti significativi per la vita del pianeta Terra e di tutti i suoi e le sue abitanti.
È stata sottoscritta il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite e approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU.
L’Agenda è costituita da 17 obiettivi (goal) per lo Sviluppo Sostenibile inquadrati all’interno di un programma d’azione più ampio costituito da 169 traguardi da raggiungere entro il 2030 e che riguardano l’ambiente, l’economia, la società e le istituzioni.
I 17 obiettivi fanno riferimento a un insieme di questioni importanti per lo sviluppo di tutto il pianeta Terra e, prendendo in considerazione le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile (economica, sociale ed ecologica), mirano a porre fine alla povertà, a lottare contro l’ineguaglianza, ad affrontare i cambiamenti climatici e a costruire società pacifiche che rispettino i diritti umani.
• Dividetevi in piccoli gruppi. Ogni gruppo prende in esame un obiettivo dell’Agenda e fa una piccola ricerca. Poi, a turno, illustratela in classe.
Era una di quelle fredde giornate invernali come ce ne sono tante: il cielo era cupo, minacciava neve; l’aria ghiacciata invitava a rimanere in casa, magari al calduccio con in mano una tazza di tisana bollente e qualche biscotto appena sfornato.
Sotto la gelida terra i semi e i bulbi si erano riuniti per stabilire qualcosa di importantissimo: chi fra di loro sarebbe sbocciato per primo e avrebbe annunciato al mondo intero l’arrivo della primavera.
La discussione era davvero animata e cominciavano anche a sentirsi parole poco gentili.
Parlò per primo il bulbo di Narciso: – Io sono il più bello e a me spetta l’onore di essere il primo. E poi… nessuno provi a contraddirmi o ve la vedrete con me: vi farò stendere dall’amico Vento!
Quindi fu il turno del bulbo del Croco: – Narciso è dispettoso: spetta a me l’onore di essere il primo a fiorire. Io ho colori accesi e il mio pistillo arancione è una vera bandiera. Fatti da parte!
Detto questo, gli saltò addosso in malo modo e i due si accapigliarono. Tanto fecero che il bulbo del Tulipano dovette prendere in mano la situazione e separarli.
Arrivò il seme di Violetta, che ebbe davvero parole poco gentili: – Cari amici, inutile che perdiate tempo a litigare: non c’è discussione! Siete bulbi di fiori ridicoli, senza valore: andatevene!
COMPRENDO
• Collega ogni immagine al nome corrispondente.
Narciso Tulipano Croco Violetta Primula
A me sono dedicate poesie, canzoni, quadri. Addirittura viene prodotto un profumo con le mie foglie. A me soltanto spetta l’onore di sbocciare per prima e annunciare l’arrivo della primavera! Mentre i tre litigavano e discutevano, il seme della Primula esclamò: – L’onore di rappresentare la primavera spetta a me. Il mio stesso nome, Primula, significa “fiore che nasce prima”. Detto questo, si insinuò negli strati più superficiali del terreno e, “tac!”, sbucò all’aria aperta.
A quel punto le proteste furono generali:
– Non ci si comporta così, stavamo decidendo insieme a chi spettasse l’onore! – disse il bulbo di Croco.
– Maleducata, hai vinto solo perché sei stata scorretta – urlò Narciso.
Nella discussione non era mai intervenuto il seme della Forsythia, che era rimasto in disparte, pensieroso, a guardarli.
– Perché mai litigate? La primavera è bella perché è un grande tappeto di colore creato da tutti i fiori insieme. Non ha importanza chi sboccia per primo. Prendiamo esempio dall’arcobaleno dove tutti i colori vivono in armonia, uno accanto all’altro.
A quel punto tutti si calmarono e si vergognarono molto del loro comportamento… ma ormai il danno era fatto: la Primula era sbocciata per prima.
Allora il bulbo del Tulipano ebbe un’idea.
– Cari amici, credo sia giusto premiare Forsythia per le sue parole armoniose e concilianti che hanno riportato pace e calma fra noi –disse. – Ormai Primula è fiorita, ingiustamente, per prima. Allora sapete che faremo? Faremo in modo che la pianta della Forsythia fiorisca gli ultimi giorni dell’inverno, quando ancora Primula dorme. Forsythia annuncerà che l’inverno sta terminando e la primavera è alle porte!
Semi e bulbi furono d’accordo con la proposta e da quel giorno la Forsythia fiorisce gli ultimi giorni del mese di febbraio, al termine del lungo inverno e prima che sbuchi la Primula.
Laura Stano• La Primula sbuca per prima perché ha avuto un comportamento scorretto. Ti è mai capitato di assistere a una situazione simile? Racconta…
Mary Ellen Solt, l’autrice di questa poesia, ha scritto un acrostico in lingua inglese.
L’acrostico è un tipo di poesia in cui ogni verso comincia con una lettera di una parola.
L’acrostico di questa poesia è divenuto poi un calligramma, cioè la trasposizione in immagine della poesia.
• Scrivi un acrostico usando il nome di un elemento invernale (neve, ghiaccio…). Scrivi la parola in verticale e poi fai in modo che ogni parola o ogni verso inizi con la lettera corrispondente.
Forsythia La forsythia
O ut a nzitempo
R ace
S prings sboccia
Yellow in gialli
Telegram telegrammi
Hope la speranza
I nsists a ffretta
Action la fioritura
Mary Ellen Solt, in La scrittura verbo-visiva , Espresso Strumenti
(a cura di Stefania Stefanelli)
È inverno, è arrivata la neve! Crea anche tu la magica atmosfera di una nevicata nel bosco con questo semplice lavoretto.
1 Incolla un rametto sul cartoncino. Disponilo in orizzontale.
2 Prendi due sassi piatti e con la matita disegna due uccellini. Poi colorali con i colori acrilici e lascia asciugare.
3 Partendo dal rametto che hai incollato, disegna sul cartoncino altri due o tre rametti. Lascia lo spazio per gli uccellini!
4 Colora i rametti con gli acrilici e poi con il colore bianco disegna la neve. Infine incolla i due uccellini sul ramo.
• Un cartoncino marrone abbastanza rigido
• Un piccolo rametto
• Piccoli sassi piatti
• Colori acrilici
• Pennelli
• Colla
• Matita
I Christmas cracker sono piccoli regali, confezionati in modo da sembrare caramelle, che in Gran Bretagna e in Irlanda ci si scambia per Natale. Vuoi prepararli anche tu?
Ecco come fare.
Prima di tutto, prepara le sorpresine da mettere dentro il tuo Christmas cracker.
1 Per realizzare una corona, taglia dalla carta da pacchi dorata una striscia alta 6 cm e lunga 50 cm. Sul bordo disegna una zig-zag con la matita e ritagliala. Quindi incolla le due estremità della striscia.
2 Per realizzare un biglietto di auguri, ritaglia un rettangolo di 6 x 3 cm dal foglio giallo e scrivici una frase augurale (per esempio: “Ti auguro di realizzare i tuoi sogni!”). Poi piegalo.
• Interno di rotoli di carta igienica
• Carta velina rossa
• Un foglio di colore giallo
• Cordoncino o nastrino sottile
• Colla
• Carta da pacchi dorata
• Forbici
• Pennarelli
• Stelline adesive dorate
Ora confeziona il Christmas cracker.
3 Prendi la carta velina rossa e taglia dei rettangoli lunghi 28 cm e larghi 21 cm.
4 Dai rimasugli di carta taglia dei coriandoli quadrati di circa 1 cm.
5 Prendi un tubo di cartone (l’interno di un rotolo di carta igienica) e infilaci la corona piegata, il bigliettino augurale e qualche coriandolo.
6 Avvolgi il tubo nel rettangolo di carta velina e fermala con una stellina dorata adesiva.
7 Chiudi le due estremità del pacchetto con il cordoncino o il nastrino: avrà la forma di una grande caramella.
Sai perché si chiama “Christmas cracker”? Perché chi riceve questo regalino dovrà aprirlo tirando le estremità della carta, che si spezza, emettendo un piccolo “crack”.
Il racconto di fantascienza è un testo che racconta storie di fantasia in cui sono presenti elementi scientifici.
FATTI
Viaggi nel tempo e nello spazio; scoperte ed esplorazioni di nuovi mondi; incontri con altre civiltà presenti nell’Universo; invasioni aliene…
SCOPO
Far immaginare a chi legge l’Universo e il futuro della Terra e dell’umanità.
PERSONAGGI
• Personaggi reali: astronauti/e, scienziati/e…
• Personaggi comuni
• Personaggi di fantasia: robot, extraterrestri, mutanti…
LUOGHI
• Realistici: la Terra, altri pianeti conosciuti…
• Immaginari: la Terra del futuro, altre galassie…
TEMPO
In genere futuro. Raramente il passato
STRUTTURA
• Inizio: si presentano la situazione e i personaggi, il luogo e il tempo.
• Svolgimento: si racconta che cosa accade.
• Conclusione: si narra come finisce la vicenda.
NARRATORE/NARRATRICE
• Interno/a: un personaggio della storia che parla in prima persona
• Esterno/a: non prende parte alla storia e parla in terza persona
Alle dieci in punto la prima Macchina del Tempo incominciò la sua carriera. Afferrai la leva di partenza con una mano e quella del freno con l’altra, abbassai la prima e quasi immediatamente la seconda. Mi sentii vacillare e la notte scese, e un attimo dopo spuntò il giorno e ancora notte e ancora giorno, sempre più velocemente.
Tirai la leva: la macchina incominciò a traballare, mentre io venivo scaraventato a capofitto nel vuoto. Mi ritrovai seduto su un terreno soffice davanti alla macchina capovolta. Mi guardai intorno e vidi un gruppo di figure riccamente addobbate. Anch’esse mi avevano visto. Uno di loro sbucò in un sentiero che conduceva al praticello sul quale c’eravamo io e la mia macchina. Era un essere minuto, alto forse quattro piedi, avvolto in una tunica viola e cinto alla vita da una fascia di cuoio.
Un attimo dopo eravamo faccia a faccia, io e quel fragile essere del futuro. Venne verso di me, guardandomi negli occhi e sorridendo. Poi si voltò verso i due che lo seguivano parlando in una strana lingua. Ne stavano arrivando altri, finché intorno a me si formò un gruppo di otto o dieci di quelle creature.
Una di loro si rivolse a me. Pensai che la mia voce potesse essere troppo aspra per loro: così scossi la testa. Quella fece un passo innanzi, esitò, quindi mi toccò la mano. Dopodiché sentii altri piccoli tentacoli molli sulla schiena e sulle spalle: volevano assicurarsi che fossi reale.
Il loro comportamento non aveva nulla di allarmante; al contrario, c’era qualcosa in quelle personcine che ispirava fiducia. Quando però vidi le loro manine rosee toccare la Macchina del Tempo feci un movimento brusco per prevenirli.
Herbert George Wells, La Macchina del Tempo, ET Classici
Sfortunatamente due di loro toccarono la leva di partenza e la Macchina del Tempo li risucchiò all’interno. Cominciò a traballare e in una nuvola di fumo s’innalzò.
Mi voltai verso gli altri, inorridito. Ora come sarei tornato a casa?
Dove sarebbero finiti i due risucchiati nella Macchina del Tempo? Che cosa sarebbe avvenuto, se fossero arrivati sulla Terra?
Osservai con più attenzione quegli strani esseri e notai che dalle loro piccole bocche spuntava una lingua biforcuta come quella di certi serpenti, mentre i loro grandi occhi ora avevano perso la dolcezza che mostravano prima…
In pochi minuti mi ritrovai legato come un salame e coperto dai loro tentacoli molli, che prudevano e lasciavano sottili striature rossastre.
Altro che esserini gentili e innocui! Mi ero proprio sbagliato! Ora dovevo pensare a come uscire da questo grosso guaio…
Flavia Zampighi• Inorridito significa: sgomento, terrorizzato. incantato, affascinato.
1. Il viaggiatore si sente minacciato dai piccoli esseri alieni?
2. Ha paura di dover restare lì per sempre?
1. Pensi che i piccoli esseri alieni siano curiosi di provare la Macchina del Tempo?
2. Credi che l’altezza del viaggiatore incuta loro paura?
LAVORO SULLE PAROLEFortunatamente, prima che fosse troppo tardi, svitai le piccole leve che l’avrebbero fatta partire e me le misi in tasca. Poi mi voltai verso di loro e, osservandone meglio i lineamenti, notai che i loro capelli, uniformemente ricci, erano tagliati di netto sul collo e sulle guance; sulla loro faccia non c’era la minima traccia di peluria e le orecchie erano straordinariamente piccole. Piccole anche le bocche, con labbra sottili di un rosso acceso, e piccoli i menti, che terminavano a punta. Gli occhi erano grandi e dolci.
Aprii io la conversazione: indicai la Macchina del Tempo e me stesso e poi il Sole per dare l’idea del tempo. Subito una piccola figura straordinariamente graziosa, con un abito a quadretti viola e bianchi, seguì il mio gesto, dopodiché mi sbalordì imitando il rumore del tuono.
Per un momento rimasi perplesso: insomma, ho sempre previsto che gli uomini dell’anno 802 00 0 ci avrebbero di gran lunga oltrepassato in conoscenza, nell’arte, in tutto. E invece uno di loro mi aveva fatto una domanda dalla quale si evinceva che il suo livello intellettivo era quello di un nostro bambino di cinque anni: mi aveva chiesto se fossi arrivato dal Sole in una tempesta!
• Evinceva significa: deduceva, ricavava. escludeva, negava.
1. Perché il viaggiatore svita le leve che permettono alla Macchina del Tempo di ripartire?
2. Perché rimane deluso dalla domanda dell’extraterrestre?
PICCOLI ESSERI
• Secondo te, che cosa hanno pensato del viaggiatore gli alieni?
• Dividetevi in gruppi e scrivete il finale della storia. Poi ogni gruppo legge il suo lavoro a voce alta, davanti alla classe.
LEGGO
• Dividetevi in gruppi da quattro: leggete interpretando ognuno un personaggio (Emma, Oleg, la navicella e il narratore). Al termine scambiatevi i ruoli.
• Carponi vuol dire: a quattro zampe. strisciando.
• Le protuberanze sono: rigonfiamenti. cavità.
Emma stava sorridendo, indicando oltre la spalla di Oleg. Lui si girò e vide la navicella spaziale di Sebastian proprio dietro di lui. Una scia di lucine blu lampeggiava lungo il bordo del veicolo. Sbuffi di fumo uscivano dagli angoli. Emma si mise carponi, spinse il portellone della navicella e ci entrò. Oleg la sentì sussultare.
– Vieni – lo spronò Emma. – Svelto! Oleg ubbidì.
L’interno dell’astronave di Sebastian aveva le dimensioni di una camera da letto matrimoniale, anche piuttosto spaziosa. C’erano due poltrone reclinabili, una parete di schermi che mostravano mappe e figure varie, un forno a microonde, una vasca da bagno e un grande pannello di pulsanti, leve, interruttori, schermi e protuberanze non meglio identificabili.
– Non lo sappiamo – rispose Emma. – Magari proprio al centro?
– Proprio al centro sia! – acconsentì la MicroAstral 9000. – Si prega di rimanere seduti durante il viaggio. Non fare movimenti inconsulti. Non esitare a chiedere un piccolo rinfresco. Vi auguro un piacevole volo.
La navicella salì a razzo verso il cielo.
Oleg ed Emma furono sbalzati all’indietro nei loro sedili. Lo stomaco di Emma era tutto in subbuglio. La testa di Oleg martellava. Si alzarono. Vorticarono. Rotolarono.
Quando finalmente l’astronave si fermò, entrambi i bambini erano pallidi come cenci. Emma si stringeva la pancia e Oleg aveva le mani premute sulle orecchie.
– È ora consentito scendere dall’astronave – annunciò la navicella. – Grazie per aver scelto di volare con MicroAstral. Speriamo di rivedervi presto.
Emma saltò fuori. Oleg la seguì, barcollando sulle gambe ancora instabili.
Si ritrovarono sotto un cielo infinito punteggiato da migliaia di stelle, più nitide e vicine di quanto non le avessero mai viste. I puntini di luce sembravano vicinissimi, quasi a portata di mano. Le stelle scivolavano una accanto all’altra, si muovevano in archi e cerchi lasciandosi dietro scie di luce scintillante. – Oh! – disse Oleg. – Siamo nello spazio.
Ben Brooks, Il ragazzo che non c’era , Salani
IN INGLESE spaceship stars light
navicella spaziale stelle luce
ANALIZZO
1. Sottolinea con il colore giallo la descrizione dell’astronave e con l’azzurro quella del luogo dove sbarcano.
2. Si tratta di descrizioni: ricche di particolari. con pochi particolari.
3. Il tempo è: definito. indefinito.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: futuro • particolari Nel racconto fantascientifico le descrizioni dei luoghi sono accurate e ricche di per permettere a chi legge di “vedere” l’ambiente dove si svolgono i fatti. La storia è spesso ambientata in un tempo
Il taxi volante si librò nell’aria, portando AZOT-9012 lontano dal magazzino spaziale e verso qualcosa che mai avrebbe immagi nato. Mentre osservava la città futuristica che si estendeva sot to di lui, decise che era giunto il momento di trovare un nuovo scopo nella sua vita. Non voleva essere un robot dimenticato e abbandonato.
Il taxi volante atterrò vicino a un parco, dove un gruppo di bam bini stava giocando a pallone. Vedendo AZOT-9012, con i suoi brillanti occhi cibernetici e il corpo metallico scintillante, i ragaz zini rimasero stupefatti.
AZOT-9012 si avvicinò con un sorriso sul suo volto robotico e disse: – Ciao, ragazzi! Posso unirmi a voi?
I bambini non avevano mai visto un robot così amichevole e ac cettarono con entusiasmo la sua richiesta. AZOT-9012 si rivelò un giocatore eccezionale, perchè utilizzava la sua velocità e pre cisione per segnare gol spettacolari.
La squadra lo adottò subito come nuovo amico e insieme forma rono un team davvero imbattibile.
La notizia della squadra di calcio che comprendeva anche un robot si diffuse rapidamente in città, attirando l’attenzione dei media e dei tifosi. Le partite diventarono molto popolari, con per sone che venivano da ogni parte per assistere alle abilità sor prendenti di AZOT-9012 e dei suoi giovani compagni di squadra. Ma non erano tanto le capacità di gioco del robot a farlo risaltare, quanto il suo carattere premuroso e altruista.
Durante una partita importante, uno dei ragazzini avversari si infortunò e AZOT-9012 si fermò immediatamente per aiutarlo. Grazie alle sue abilità mediche integrate, offrì assistenza al gio vane giocatore e si assicurò che stesse bene. Il gesto di gentilezza del robot conquistò i cuori degli spettatori. Da quel momento AZOT-9012 fu conosciuto come “AZ” e diven ne una fonte d’ispirazione per tutti, sia robot sia umani. La sua storia di generosità fu raccontata in libri e film.
AZ aveva trovato il suo scopo: donare felicità e sostegno agli al tri. Continuò a giocare a calcio con i suoi amici umani e ad aiuta re chiunque ne avesse bisogno.
Il suo viaggio dall’essere abbandonato in un magazzino alla fama e all’amore da parte di tutti dimostrò che il vero valore di un individuo non dipende dalla sua forma o dalla sua origine, ma dalla volontà di fare la differenza nel mondo!
E così AZ, il robot dal cuore d’oro, visse felice insieme ai suoi amici, lasciando un segno indelebile nella storia della città futuristica e negli animi di chiunque lo incontrasse. E in questo modo segnò il suo gol più importante…
B. Camolli in Scienze Kids, Sprea Editori
• Cibernetici vuol dire creati attraverso la cibernetica, il ramo della scienza che studia e realizza dispositivi e macchine capaci di simulare le funzioni del cervello umano.
• Nel testo leggi questa frase: “il vero valore di un individuo non dipende dalla sua forma o dalla sua origine, ma dalla volontà di fare la differenza nel mondo!”. Sei d’accordo? Rifletti e discutine con il gruppo classe.
SCRIVO
• Sul quaderno, scrivi la descrizione di AZOT-9012 aggiungendo altri particolari. Poi disegnalo.
ANALIZZO
1. Sottolinea la descrizione di AZOT-9012.
2. Chi è il protagonista del racconto? Un bambino. Un robot.
3. È un personaggio: fantastico. realistico.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto. fantastici • descrizioni • realistici Nel racconto fantascientifico i personaggi possono essere e/o . Le dei personaggi sono accurate.
1. I fatti narrati sono: realistici. fantastici.
2. Nel testo sottolinea i nomi che designano gli oggetti utilizzati dai ragazzi per le loro esplorazioni.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: oggetti • scientifici • fantastici
I fatti narrati nel racconto di fantascienza sono
In questo tipo di testi sono presenti numerosi termini
………........…………..............., anche inventati, per designare strumenti e
delle realtà che vengono descritte.
È tempo delle prove di fine anno alla Harding-Pencroft Academy, che vanta tra i suoi diplomati i migliori navigatori, esploratori subacquei e scienziati marini del mondo. Si scatena però un attacco da parte della scuola rivale. Ophelia riporta l’ordine e fa salire a bordo del Nautilus un Prefetto di ogni Casa specializzato in ambiti diversi per capire la situazione…
Mi conducono a bordo del Nautilus, insieme a Franklin, Tia e Gem. I comandi della plancia si illuminano non appena ci metto piede. Luca va difilato alla stazione radio e aziona la sfera del locus. Riesce a farla girare semplicemente tenendo le mani ai due lati.
– Non vedo niente – annuncia.
– Controlla di nuovo – dice Ophelia. – Metti il locus al raggio massimo.
– Ovviamente ho messo il locus al… – Luca esita. Regola un quadrante sulla console di comando. – Ecco. Ho messo il locus al raggio massimo. Ancora niente.
– Siamo in mezzo a una montagna – interviene Gem. – Influirà sui sensori del Nautilus.
– Non quanto si potrebbe pensare – osserva Luca. – Perfino attraverso centinaia di metri di roccia, questi strumenti sono più sensibili di qualsiasi sistema cartografico.
– Tia, i droni sono già attivi? Verifica con la console di navigazione. Tia armeggia con alcune manopole. Gira la sfera del locus.
– Non ho… Un attimo! – Preme un interruttore. Un nugolo di puntini violacei appare sull’olosfera. – Sì! Si stanno disponendo a ventaglio in un perimetro di ricerca. Ma se l’Arronax ha la mimetizzazione dinamica… i droni non riveleranno la nostra posizione?
– Se l’Arronax è là fuori, sanno già che siamo qui, e abbiamo problemi molto più grandi – replica Luca, in tono cupo.
– Come potrebbero averci rintracciato? Abbiamo viaggiato mimetizzati. Abbiamo fatto tutto quello che il dottor Hewett ci ha detto… Nel momento stesso in cui lo dico, la mia convinzione svanisce. Dopotutto, Hewett avrebbe potuto lavorare per il Land Institute e averci incastrato.
Rick Riordan, La figlia degli abissi , Mondadori
eilfuturodella Terra achileggeppassionare
PERSONAGGI
persone real i (astronauti/e, scienziati/e…)
personaggi di fantasia (robot, extraterrestri, mutanti…)
SCOPO
STRUTTURA
Risponde al desiderio dell’essere umano di conoscere l’Universo e lo spazio oltre la Terra, ma anche di immaginare il futuro del nostro pianeta e dell’umanità.
inizio conclusione
svolgi mento
LUOGHI
TEMPO
futuro o più raramentepassato definito oindefinito realistici(Terra, pianeticonosciuti…) immaginari(Terra
NARRAZIONE
o da un personaggio della storia in prima persona dal/dalla protagonista oda una narratrice esterna
interza persona da un nar r atore esterno
Il perfido Alitoh Merak aveva imprigionato un gruppo di ragazzi all’interno dell’astronave Artemide, da lui progettata e pronta a decollare. George e la sua amica Annie erano riusciti a liberarli. Poi però George e il suo fidato robot, Boltzmann, si erano imbarcati su Artemide, e ora si trovavano imprigionati sull’astronave, senza sapere come manovrarla… Si era imbarcato su Artemide, partendo dalla Terra senza immaginare che lui e Boltzmann sarebbero stati trascinati in quella folle corsa. Non avevano una percezione precisa dello scorrere del tempo. La funzione del calcolo temporale di Boltzmann aveva dato strani segni di malfunzionamento, i pannelli di controllo non fornivano informazioni utili. Passavano il tempo chiacchierando e il robot scriveva lunghe note sulle differenze tra gli umanoidi e le forme di vita robotica. Così passavano i giorni, o meglio quelli che George supponeva fossero giorni. Non sapeva quanto tempo fosse trascorso dalla prima volta che aveva sentito la voce di sua mamma, quando ne udì un’altra, che arrivava dalla Terra fino a loro.
– George! – urlò. – George! Era la sua migliore amica, Annie.
– Annie! – urlò George fluttuando verso la plancia di comando più veloce che poteva.
– George! – Annie parlò molto in fretta. – Ti prego, se puoi, mettiti in contatto con noi. Abbiamo un grosso problema.
– Vorrei tanto! – risposte George. – Non so come tornare a casa! Nessuno sa come fare! Aiutami, Annie!
– È cambiato tutto! – disse Annie. – È andato tutto storto. Il mondo… si è ribaltato, è tutto sottosopra, George. È tutto sbagliato. Non siamo riusciti a fermarlo. George, sei ancora là fuori? Ho bisogno di te!
A George si gelò il sangue nelle vene. Sentire la voce dell’amica e sapere che lei gli chiedeva aiuto mentre lui non era in grado di darglielo in nessun modo gli spezzava il cuore.
Vicino a lui anche Boltzmann era impietrito, come se anche il robot ascoltando quelle tremende notizie provasse un dolore profondo e straziante. Boltzmann e George si scambiarono uno sguardo in silenzio, da robot a ragazzo, da occhio meccanico a occhio umano.
Lucy Hawking, L’ultimo viaggio nell’Universo, Mondadori
1 Questo testo a quale genere appartiene? Umoristico. Fantascienza. Realistico. Biografico.
2 La narrazione è in: prima persona. terza persona.
3 I luoghi in cui si svolgono i fatti sono: realistici. fantastici.
4 Il tempo in cui avviene il fatto è: definito. indefinito.
5 George è un personaggio: realistico. fantastico.
6 Boltzmann è un personaggio: realistico. fantastico.
7 Leggendo il testo hai incontrato alcuni termini scientifici. Sottolineali. Poi scrivine almeno altri tre.
1 2 3
8 I fatti narrati sono: realistici. realistici con elementi scientifici. fantastici con elementi scientifici. fantastici.
• Il racconto autobiografico mi è piaciuto:
• Questa verifica per me è stata:
1 George e Boltzmann si trovano su: una barca. un’astronave. un missile. un dirigibile.
2 Secondo te, l’espressione “calcolo temporale” (riga 9) significa: conteggio della quantità di precipitazioni. conteggio del tempo. conteggio della durata delle tempeste.
3 Boltzmann passa le sue giornate: chiacchierando e scrivendo. chiacchierando e dormendo.
4 Chi ha progettato l’astronave Artemide? Alitoh Merak. Annie e George. George e Boltzmann.
5 Che cosa significa l’espressione “si gelò il sangue nelle vene” (riga 28)?
6 George e Boltzmann non tornano sulla Terra perché: vogliono continuare a viaggiare. non sanno pilotare l’astronave.
7 La voce verbale “provasse” (riga 32) è espressa al modo: indicativo. congiuntivo. condizionale.
Un racconto di fantascienza per imparare a guardare le cose con gli occhi degli altri e del “nemico”. E comprendere che bisogna sempre dire “no” alla guerra.
Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame e freddo ed era lontano cinquantamila anni luce da casa.
Un sole straniero dava una gelida luce azzurra e la gravità, doppia di quella a cui era abituato, faceva d’ogni movimento un’agonia di fatica.
Ma dopo decine di migliaia d’anni quest’angolo di guerra non era cambiato. Era comodo per quelli dell’aviazione, con le loro astronavi tirate a lucido e le loro superarmi; ma quando si arrivava al dunque, toccava ancora al soldato di terra, alla fanteria, prendere la posizione e tenerla. Come questo pianeta di una stella mai sentita nominare finché non ce lo avevano sbarcato. E adesso era suolo sacro perché c’era arrivato anche il nemico. Il nemico, l’unica razza intelligente della Galassia... crudeli, schifosi, ripugnanti mostri. Il primo contatto era avvenuto vicino al centro della Galassia, dopo la difficile colonizzazione di qualche migliaio di pianeti; ed era stata la guerra, subito. E adesso, pianeta per pianeta, bisognava combattere, con i denti e con le unghie.
Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame e freddo, e il giorno era livido e spazzato da un vento violento che gli faceva male agli occhi. Ma i nemici tentavano di infiltrarsi e ogni avamposto era vitale.
Stava all’erta, il fucile pronto. Lontano cinquantamila anni luce dalla patria, a combattere su un mondo straniero e a chiedersi se ce l’avrebbe mai fatta a riportare a casa la pelle.
E allora vide uno di loro strisciare verso di lui. Prese la mira e fece fuoco. Il nemico emise questo verso strano, agghiacciante, che tutti loro facevano, poi non si mosse più.
Il verso e la vista del cadavere lo fecero rabbrividire. Molti, col passare del tempo, s’erano abituati, non ci facevano più caso; ma lui no. Erano creature troppo schifose, con solo due braccia e due gambe, quella pelle d’un bianco nauseante, e senza squame.
Fredric Brown, Le meraviglie del possibile, Einaudi
Il racconto che hai appena letto ci costringe a riflettere presentandoci un improvviso cambio di prospettiva. Fino alle ultime righe, infatti, chi legge pensa che il protagonista sia un essere umano impegnato in una guerra contro gli alieni.
Nel finale, invece, c’è un colpo di scena: si scopre che il protagonista è un extraterreste e che è l’essere umano a venire considerato un alieno. È come vedere la guerra attraverso gli occhi del nemico, per scoprire che anche i nemici hanno sentimenti, speranze ed emozioni simili alle nostre. La guerra è sempre cruenta e miete sempre tantissime vittime, sia tra i combattenti sia tra la popolazione civile. Spesso scoppia per motivi che potrebbero essere risolti trovando accordi attraverso trattative diplomatiche.
Per questo la Costituzione italiana la rifiuta e dedica un articolo a questo argomento:
Articolo 11
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
1. Nell’articolo 11 della Costituzione l’espressione “strumento di offesa alla libertà degli altri popoli” significa:
che le guerre mettono in pericolo la libertà di chi vive nei territori in cui si combatte. che nelle guerre si fanno prigionieri gli altri popoli.
2. L’espressione “mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” significa che:
le guerre vengono fatte per motivi banali. le guerre vengono fatte quando tra gli Stati ci sono motivi di disaccordo e ci si affida alle armi per risolverli.
Il racconto giallo è un testo che narra di enigmi, casi misteriosi (furti, omicidi, rapimenti…).
Casi da risolvere seguendo le indagini
Creare suspence e tensione. Suscitare curiosità per stimolare a risolvere l’enigma.
• Protagonista: un/una detective che indaga su un caso studiando gli indizi, cioè le tracce lasciate dai/dalle colpevoli.
• Altri personaggi: l’aiutante del/della detective; il/la colpevole; la vittima; i/le testimoni; i/le sospettati/e
LUOGHI
Realistici o verosimili.
TEMPO
Definito. Può essere passato o presente.
STRUTTURA
• Il crimine, che colpisce la vittima
• L’indagine, svolta esaminando gli indizi.
• La soluzione del caso.
NARRATORE/NARRATRICE
• Interno/a: un personaggio della storia che parla in prima persona
• Esterno/a: parla in terza persona
Io, il Grande Nate, mi stavo asciugando dalla pioggia. Al calduccio di una coperta, leggevo un libro poliziesco e il mio cane Fango lo annusava, quando ho sentito bussare. Ho aperto la porta. Era Claude.
– Non trovo più il mio dinosauro preferito. È uno stegosauro su un francobollo. Mi aiuti a trovarlo? – ha detto.
– Dimmi, dove si trovava lo stegosauro l’ultima volta che lo hai visto?
– Era sul tavolo a casa mia e stavo mostrando tutti i francobolli con i dinosauri ai miei amici – ha risposto Claude.
– Chi sono i tuoi amici? – ho chiesto.
– Annie, Pip, Rosamond – ha risposto Claude.
– Verrò a casa tua a dare un’occhiata a quel tavolo.
Io e Claude siamo andati a casa sua. Il tavolo era pieno di francobolli.
– Se il francobollo era vicino al bordo del tavolo, sarà caduto – ho detto.
Io e Fango abbiamo cercato sopra, sotto e intorno a qualsiasi cosa fosse in casa di Claude. Lo stegosauro non è saltato fuori.
– Il francobollo non è qui – ho affermato. – Dimmi, quando ti sei accorto che mancava?
– Dopo che tutti se ne sono andati – ha risposto Claude.
– Se ne sono andati tutti insieme? – ho domandato.
– Sì – ha detto lui.
– Ed erano arrivati tutti insieme? – gli ho chiesto.
– No – ha detto Claude. – Prima sono arrivate Annie e Rosamond per dirmi che Rosamond aveva preparato un mercatino. Poi ha cominciato a piovere. Allora Annie e Rosamond si sono fermate a guardare i miei francobolli. Quando ha smesso di piovere è arrivato Pip. Si è messo a guardare i francobolli anche lui. Poi sono andati al mercatino di Rosamond.
– Allora anche io, andrò a quel mercatino – ho annunciato.
Marjorie Weinman Sharmat, Il Grande Nate e il caso appiccicoso, Il Barbagianni
Io e Fango siamo andati al “Mercatino, compra o scambia”. Ho chiesto ai tre amici notizie del francobollo con lo stegosauro.
Mi hanno risposto che l’avevano visto, ma non toccato. Annie e Pip senza esitazione. Rosamond nel dirlo ha alzato le mani e ha ribadito: – Io non l’ho preso!
Mentre lo diceva ho notato spandersi sulle sue guance un profuso rossore.
Io, il Grande Nate, ho pensato e ripensato… Perché Rosamond era diventata rossa?
Poi ho esclamato: – L’amicizia è una cosa importante e preziosa! A quel punto Rosamond è scoppiata in lacrime e ha confessato. Il caso era risolto: il francobollo, con l’umidità della pioggia, si era attaccato alla manica del suo golfino e quando se n’era accorta era già a casa.
Invece di riportarlo subito a Claude, aveva pensato che fosse stato il destino a regalarglielo: in fondo lui ne aveva tanti e tutti bellissimi. Non sapeva che il francobollo con lo stegosauro era il preferito di Claude.
Flavia Zampighi
• Nate capisce che: il colpevole può essere solo uno dei tre amici. Rosamond ha preso il francobollo di proposito.
Rosamond era convinta di non fare una cosa grave.
• Ti è mai successo di prendere o tenere senza permesso un oggetto di un amico o amica?
Perché? Racconta.
Io e Fango siamo andati al “Mercatino, compra o scambia”. Ho chiesto a Rosamond, a Pip e ad Annie se avessero visto il francobollo. Nessuno lo sapeva. Ho pensato e ripensato. Sapevo che Annie e Rosamond erano andate a casa di Claude e l’avevano visto. Poi aveva piovuto. Sapevo che, quando aveva smesso di piovere, anche Pip era andato a casa di Claude e lo aveva visto. Sapevo che il francobollo si trovava sul bordo del tavolo. Forse mi ero dimenticato che ogni francobollo ha due lati.
“Pensa appiccicoso” mi sono detto, poi sono entrato in casa e ho visto Fango. La sua lingua bagnata avrebbe reso il francobollo appiccicosissimo. Ho pensato a cose bagnate. Adesso sapevo che dovevo controllare le scarpe di Pip.
Siamo andati a casa sua, ma lui le scarpe non le aveva più perché, essendo bagnate, le aveva scambiate con un paio di scarpe asciutte al mercatino di Rosamond.
Siamo andati al banco degli scambi. Ma le scarpe di Pip non c’erano, Rosamond le aveva vendute ad Annie che le aveva comprate per farle mordicchiare a Zanna, il suo cane.
Io e Fango siamo corsi a casa di Annie. Era fuori con Zanna. Ho visto una scarpa fra le zanne di Zanna e ho osservato la suola della scarpa. C’era appiccicata una cosa piccola, rettangolare e sporca. Avevo trovato il francobollo con lo stegosauro: il caso era risolto.
Marjorie Weinman Sharmat, Il Grande Nate e il caso appiccicoso, Il Barbagianni
• Nate capisce che: gli indizi in suo possesso non sono sufficienti a risolvere il caso. uno dei tre amici è colpevole.
Pip ha scambiato le scarpe bagnate per liberarsi del francobollo. è stata tutto una casualità.
Icnologo è lo scienziato che studia le impronte di dinosauro conservate nella roccia.
RIFLETTO SUL TESTO
• Scrivi tre nomi di studiosi con il suffisso “-ologo”.
COMPRENDO
• Scrivi una domanda per ogni risposta.
1. Larry e Agatha.
2. Adriana Vargas.
3. Van Hoof, Harry Gunn e Hector Apaza.
4. Elettra De Luz.
5. Mysterysaurus.
Gli investigatori Larry e Agatha Mistery arrivano a Sucre per indagare sulla sparizione di un’impronta fossile di dinosauro ritrovata al Parco Cretaceo di Cal Orcko.
La direttrice Adriana Vargas andò incontro ai nuovi arrivati e li riunì intorno a un tavolo di uno dei locali del Parco.
Poi Adriana fece il punto della situazione: – La mattina del furto poco prima dell’alba è scoppiato un temporale. Le telecamere di sicurezza del Parco non hanno rilevato alcun movimento sospetto. La polizia di Sucre ha fatto i primi rilievi e ha chiesto a tutti i presenti di non allontanarsi.
– Quindi i tre icnologi, i direttori degli scavi e i loro operai sono ancora qui e il colpevole è per forza uno dei presenti! – disse Larry.
– Perciò si può dedurre che la refurtiva non abbia ancora lasciato il Parco – aggiunse Agatha. Attirati da un frastuono improvviso, Agatha e gli altri raggiunsero un bungalow nella zona dedicata agli accampamenti degli studiosi. Qui trovarono uno degli scienziati, Van Hoof, fuori di sé. La sua ira era rivolta a una stagista, Elettra Da Luz, che aveva rovesciato una cassa di conchiglie.
– Mi dispiace disturbarla. Sono Larry Mistery e vorrei sentire la sua testimonianza.
– Non ho un alibi. Sono sicuro che uno dei colleghi abbia rubato il prezioso reperto, che è stato ritrovato nel mio territorio di scavo. Quando abbiamo visto il fossile nessuno di noi tre ha fiatato. Si trattava di un reperto di importanza capitale.
– Solo voi icnologi siete a conoscenza del valore inestimabile di quelle impronte – tirò le somme Larry. – E questo riduce la lista dei possibili colpevoli a voi tre.
Dopo, i Mistery interrogarono gli icnologi Harry Gunn e Hector Apaza.
Erano le cinque del pomeriggio quando arrivarono sulla scena del furto: un bungalow anonimo destinato a deposito per i reperti. Larry e Agatha trovarono a terra delle orme.
– Ci sono due file di orme… sembrano essere state impresse da scarponi da lavoro. Una fila si dirige verso la finestra da cui sono entrati, l’altra va nella direzione opposta – disse Agatha.
– Il ladro deve avere agito prima dell’alba, quando è scoppiato il temporale: si distingue il carrarmato delle scarpe. Per scoprire il colpevole basterà scovare il proprietario degli scarponi la cui pianta coincide con le impronte. Dei tre sospettati chi ha questo piedone? – disse Larry.
– Harry Gunn – disse Agatha.
Larry la guardò: – Non può essere perché dalla scannerizzazione delle impronte il peso di chi ha indossato queste scarpe non corrisponde al suo.
L’unica persona al Parco che corrispondeva a quel peso era la stagista Elettra De Luz.
La ladra cercò di alleggerire la sua posizione confessando subito dove aveva nascosto il reperto rubato.
– Le impronte sono qui dentro, nello sportello per la manutenzione – disse.
Diceva la verità, la refurtiva era lì: il blocco di calcare su cui erano impresse le orme e un paio di scarpe.
– Come pensavo – commentò Agatha. – Le scarpe infangate di Harry Gunn, indossate da Elettra per incolparlo del furto.
Il caso era stato risolto grazie ai Mistery. Perciò chiamarono il fossile Mysterysaurus!
Sir Steve Stevenson, Agatha Mistery - Orme dal passato, De Agostini
1. Chi sono i protagonisti di questo racconto?
2. Che mestiere svolgono?
3. Che crimine è stato commesso?
4. Chi svolge le indagini?
5. Chi risolve il caso?
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: crimine • detective • soluzione • indizi • indagine
Nel racconto giallo il/la protagonista è un/una o un/una poliziotto/a che deve risolvere un caso (furto, omicidio…). La struttura del racconto giallo presenta elementi precisi: , (in cui si analizzano gli ) e infine
ladro furto colpevole indagini
thief theft guilty investigation
La mia macchina era nel cortile della stazione di Rouen e l’unico mezzo per arrivarci era il treno. Nel mio scompartimento era seduta una signora elegante; le sorrisi e mi presentai col primo nome che mi venne in mente. Cominciammo a chiacchierare.
– Ha letto il giornale? Dicono che Lupin potrebbe essere su un treno. Ho tanta paura di trovarmelo davanti!
Cercai di tranquillizzarla, ma dentro di me ridevo.
Eravamo appena partiti quando entrò un tipo strano. Senza aprire bocca si sedette in un angolo.
Ero stanco e mi addormentai. Fui svegliato di botto. Mi trovai imbavagliato e legato come una mummia. Io, Arsenio Lupin, il più famoso ladro di Francia, venivo rapinato da uno sconosciuto! Il ladro uscì dallo scompartimento. Parlava tra sé e sé mentre consultava l’orario ferroviario. Il treno rallentò, l’uomo aprì lo sportello e saltò giù.
La signora Renaud rinvenne: – Quello era… Arsenio Lupin! Non rivedrò mai più i miei gioielli!
COMPRENDO
1. Perché Arsenio Lupin vuole recuperare il suo portafoglio?
2. Alla fine della storia chi è l’unica vittima?
3. A chi sono destinate le banconote che Lupin lascia vicino al criminale?
Nel frattempo il treno era arrivato alla stazione di Rouen. Arrivò un commissario e due agenti. Venni liberato. Nessuno sospettava di me: ero una vittima di Lupin!
Tutti si domandavano dove fosse finito il ladro. Mi ricordai le parole che aveva biascicato prima di scappare e dissi: – Lupin è sul treno partito da Darnetal alle 2:50. Cinque minuti fa!
Il commissario disse: – Se avessimo un’automobile, potremmo raggiungerlo!
La mia auto era parcheggiata appena fuori dalla stazione. La misi a disposizione della legge.
Mi misi al volante: Arsenio Lupin che andava alla ricerca di Arsenio Lupin! Ma dovevo recuperare il mio portafoglio: conteneva appunti sui miei colpi futuri e se la polizia li avesse trovati potevo dire addio ai miei piani.
Andavo a tutto gas e riuscii ad affiancare il treno. Il misterioso viaggiatore stava affacciato al finestrino.
– Eccolo! È lui! È Lupin! – dissi ai due agenti in macchina con me. Arrivammo alla stazione prima del treno. Le porte si aprirono. Alcune persone scesero ma il ladro no. Ispezionammo tutti gli scompartimenti: nessun Arsenio Lupin!
– Ho visto un uomo saltare dal treno a duecento metri da qui! –disse un controllore.
Mi lanciai di corsa in quella direzione, seguito dagli agenti.
L’uomo si era nascosto nel bosco e volevo prenderlo da solo. Nessun poliziotto doveva guardare nel mio portafoglio! Allora dissi: – Voi appostatevi a destra e a sinistra. Se Lupin uscisse, lo bloccherete facilmente.
Gli agenti mi ascoltarono e io penetrai nella boscaglia. Vidi l’uomo che mi dava le spalle, gli fui addosso e con un colpo di karate lo misi KO.
Intascai il mio portafoglio e guardai nel suo, lessi il nome: si chiamava Pierre Onfrey ed era un feroce criminale. Lo legai ben bene e mi allontanai senza essere visto. Lasciai due banconote e un biglietto dove avevo scritto: “Arsenio Lupin ai suoi bravi colleghi agenti con riconoscenza”.
Lasciai anche la borsetta della signora Renaud, ma mi portai via i gioielli. Gli affari sono affari! Raggiunsi la mia auto e fuggii. Il giorno dopo tutti i quotidiani pubblicarono una notizia sbalorditiva: Arsenio Lupin ha arrestato Pierre Onfrey.
Maurice Leblanc, Arsenio Lupin e il viaggiatore misterioso, Gallucci
1. Chi sono le vittime del primo furto?
La signora Renaud e Arsenio Lupin.
La signora Renaud e Pierre Onfrey.
2. Chi è il colpevole del primo furto?
Pierre Onfrey. Arsenio Lupin.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: colpevole • indagini • vittima Nel racconto giallo c’è sempre una ……..…............................, che è la persona derubata, truffata o uccisa, e un/una , che deve essere smascherato/a. Facendo le e analizzando gli indizi si giunge alla soluzione del caso.
1. Secondo te, nel testo qual è il momento in cui la suspense è più alta?
Quando l’ispettrice entra nell’appartamento. Quando vede un’ombra nera in cima alle scale.
2. Quando l’ispettrice entra nell’appartamento di Simone, sono presenti molti dati:
visivi. uditivi. tattili.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: tensione • suspense Una delle caratteristiche del racconto giallo è la ,
cioè la che la narrazione crea in chi legge.
Durante le indagini per catturare un pericoloso assassino, l’ispettrice Grazia Negro capisce che Simone, un ragazzo che vive insieme alla madre, è in pericolo. Corre a casa sua per salvarlo. Grazia Negro cominciò a salire. L’appartamento di Simone era al secondo piano, la porta di legno era socchiusa. Grazia si passò una mano tra i capelli che il sudore aveva appiccicato alla fronte, tirandoli da una parte. Appoggiò una mano alla porta e la spalancò. Il corridoio dell’appartamento di Simone: in fondo, la porta sulla scala della mansarda, a destra la porta della cucina, a sinistra, più vicina, quella del salotto. Tutte e tre socchiuse.
– Simone? – chiamò Grazia.
La porta sulla scala si mosse. Si spostò all’improvviso, veloce, e si chiuse con uno scatto della serratura. Clang! Grazia trasalì e alzò la pistola. Poi si avvicinò alla porta col cuore che non voleva smettere di batterle forte nel petto, appoggiò le dita sulla maniglia e l’aprì.
La scala che portava alla mansarda di Simone era stretta, ripida, quasi verticale, col corrimano d’ottone che saliva lungo il muro. In cima ai gradini di legno, la porta della mansarda. Chiusa. Sbatté le palpebre nella penombra e di nuovo chiamò: – Simone! Poi cominciò a salire. In cima alle scale un’ombra nera si mosse all’improvviso. Grazia si morse un labbro, forte, fino a farlo sanguinare. Alzò la pistola, tenendola puntata sulla porta, a due mani, pollice su pollice, come aveva imparato a scuola. – Ispettore Negro! – gridò – Polizia di Stato!
Carlo Lucarelli, Almost blue, Einaudi
• Leggi ad alta voce: rispetta i tempi e il tono della voce.
• Sul quaderno, scrivi il finale di questo racconto giallo. Riuscirà l’ispettrice a catturare l’assassino? In che modo?
SCOPO
creare suspence e tensione suscitare curiosità
PERSONAGGI
colpevole • vittima testimoni • sospettati
PROTAGONISTA
STRUTTURA
Narra un caso misterioso (furto, omicidio, rapimento) e l’indagine per seguire gli indizi e scoprire il/la colpevole.
detective dagenteipolizia
LUOGHI
TEMPO
(vittima) crimine soluzioneindagine• indizi
NARRAZIONE
realisticioverosimili definito presente•passato o da un personaggio della storia
interza persona da un narratore esterno
in prima persona dal/dalla protagonista oda una narratrice esterna
Ciccio, la mamma e il nonno erano in fila con altre macchine in attesa dell’imbarco per la Sicilia. Ciccio scese dell’auto, attaccò a chiacchierare con il proprietario della Panda bianca davanti a loro e dopo cinque minuti sapeva che faceva il rappresentante.
Cominciarono a imbarcare. Un addetto fermò l’auto del rappresentante e la fece sistemare in un piccolo spazio, mentre quella di Ciccio e le altre dietro vennero fatte parcheggiare in due file parallele.
Quando la nave attraccò ed ebbero il permesso di scendere ai garage, il rappresentante urlò: – La mia Panda! Era qua! C’è stato un furto!
– Che cosa… succede? – disse il commissario di bordo, arrivato di corsa. – Sono un rappresentante di gioielli. Hanno rubato la mia Panda con dentro merce per quattrocentomila euro!
– Guardi a terra, signor commissario di bordo: è una vite della targa. L’hanno sostituita e hanno portato l’auto da un’altra parte! – disse Ciccio. – Chiami questo numero, è di un mio amico ispettore di polizia. Il commissario di bordo parlò con l’ispettore Cangemi. Poi annunciò:
– Rimandiamo lo sbarco di venti minuti, il tempo che l’ispettore arrivi per controllare i veicoli. Quest’ispettore ha molta fiducia in te, Ciccio.
Poi chiese al piccolo poliziotto: – L’ispettore vuole controllare anche i furgoni e i camion. Perché?
– Perché il garage di notte è chiuso, e quindi i ladri devono essersi nascosti dentro un furgone o un camion. Hanno aspettato che chiudessero il garage, sono usciti, hanno fatto il colpo e sono tornati a nascondersi. Il primo a essere arrestato fu il ladro alla guida della Panda rubata. Oltre alla targa falsa, avevano applicato sulle portiere la pubblicità di un negozio di ferramenta, ma il rappresentante la identificò immediatamente. Doveva esserci però un altro complice, quello alla guida del mezzo su cui i ladri avevano passato la notte. Cangemi, controllando i documenti dei guidatori di tutti i veicoli più grossi, scoprì che uno era il cugino dell’arrestato. Lo fermò e quello confessò.
Ciccio disse al commissario che era stato uno del garage a far mettere la Panda in un posto da dove poteva essere portata via facilmente. Il commissario perciò telefonò al responsabile del garage per sapere chi aveva lavorato al ponte numero 5, e così arrestarono anche il terzo complice.
1 Questo testo a quale genere appartiene? Umoristico. Giallo. Avventura. Autobiografico.
2 Il racconto è narrato: in prima persona. in terza persona.
3 I luoghi in cui si svolgono i fatti sono: realistici. fantastici.
4 Il tempo in cui avviene il fatto è: presente. passato.
5 Il protagonista è: un bambino dotato di grande spirito di osservazione. un agente di polizia.
6 Quale crimine è stato commesso? Un rapimento. Un omicidio. Un furto.
7 Chi svolge le indagini?
Il commissario di bordo, l’ispettore Cangemi, Ciccio.
Il commissario di bordo e l’ispettore Cangemi.
Il commissario di bordo e Ciccio.
8 Quali sono gli indizi per la soluzione del caso? Scrivine almeno due.
• Il racconto autobiografico mi è piaciuto:
• Questa verifica per me è stata:
1 Il furto avviene in: nave. autostrada. aeroporto. parcheggio.
2 La persona derubata è: un gioielliere. un rappresentante di gioielli. un rappresentante di automobili. un ufficiale.
3 Il termine “imbarcare” (riga 5) con quale si può sostituire? Coinvolgere. Salire a bordo.
4 Che cosa è stato rubato?
Una Panda bianca con gioielli all’interno. Una Panda rossa con gioielli all’interno. Gioielli per un valore di 400 000 euro. Gioielli per un valore di 400 euro.
5 Chi è stato a far sistemare la Panda in un piccolo spazio?
Un addetto ai garage complice del furto. Il rappresentante.
6 Dove avevano passato la notte i ladri?
7 Quanti sono i complici del furto? Due. Tre. Quattro.
8 Le voci verbali “scoprì”, “fermò” e “confessò” sono espresse al: passato remoto. futuro semplice.
Il brano di pagina 120, “Furto sul traghetto”, ci presenta un bambino che durante un viaggio, grazie al suo spirito di osservazione, trova degli elementi utili per scoprire i responsabili di un furto. Proprio come racconta il testo che stai per leggere, per il piccolo protagonista del racconto di pagina 120 l’importante non è la meta, ma essere pronti a osservare e ad accogliere gli insegnamenti che può dare il viaggio, come qualsiasi altra esperienza della vita.
Un giorno il Vecchio Saggio propose al proprio allievo qualcosa di particolare: per completare la propria formazione, avrebbero intrapreso un viaggio verso la Città Sacra.
Le condizioni per affrontare questa sfida erano semplici: avrebbero viaggiato separatamente, ciascuno per conto proprio, e si sarebbero ritrovati alla fine del percorso stabilito.
L’allievo, per non deludere il Maestro, decise di mettersi subito in viaggio, in modo da arrivare per primo alla Città Sacra; pensava infatti che lo scopo di questa sfida fosse quello di dimostrare al Maestro quanto fosse veloce e forte nell’affrontare da solo il cammino.
Così, dopo tre lunghi giorni e tre notti di viaggio, senza quasi mai fermarsi, l’allievo giunse finalmente a destinazione e, seppur stremato, fu contento di vedere che il Maestro non era ancora arrivato.
Questi giunse in città solo dopo alcuni giorni e, vedendo il suo allievo, gli chiese di raccontare che cosa avesse visto durante il suo viaggio.
– Maestro – rispose l’allievo, – veramente ho dedicato tutta la mia attenzione e le mie energie per completare il prima possibile il percorso, e non saprei che cosa raccontarvi.
Il maestro, allora, con un sorriso sulle labbra invitò l’allievo a sedersi, e iniziò a raccontare tutto ciò che aveva vissuto in quei giorni di cammino: le persone che aveva incontrato, i cibi che aveva assaggiato, i paesaggi che aveva visto, i colori e i profumi di quella terra misteriosa e affascinante. Il racconto durò parecchio tempo, e l’allievo ascoltava meravigliato.
– Questo è ciò che ti voglio insegnare questa volta – concluse il saggio. – Molto spesso non è così importante quello che fai e dove arrivi, ma come lo fai e la ricchezza interiore che ti lascia quell’esperienza.
Detto questo, il Vecchio Saggio chiuse gli occhi e si concesse un po’ di riposo…
Prima di rispondere alle domande, prenditi un momento per riposare la mente e ritrovare la giusta concentrazione.
Chiudi gli occhi e fai attenzione al tuo respiro: senti l’aria che entra e che esce, e lascia scorrere tutti i pensieri che ti passano per la testa.
• Qual è il tema principale della storia?
Essere veloci nel fare quello che si deve. Dimostrare agli altri il proprio valore. Saper perdere. Far bene ciò che si deve, senza pensare al risultato.
• Di solito pensi solo a raggiungere il tuo obiettivo oppure ti “gusti tutto il percorso”?
• Preferisci conquistare tanti risultati mediocri o pochi ma molto buoni?
Il racconto storico è un testo che racconta storie ambientate in un determinato periodo storico.
FATTI
Fatti storici reali in cui agiscono personaggi verosimili. Vicende immaginarie ma verosimili ambientate in un preciso momento storico.
SCOPO
Far conoscere vicende, usi e costumi di epoche lontane
PERSONAGGI
• Personaggi storici realmente esistiti.
• Personaggi immaginari ma verosimili.
LUOGHI
Reali: i luoghi storici in cui è ambientata la vicenda.
TEMPO
Ben definito: una precisa epoca storica del passato
STRUTTURA
• Inizio: si presentano la situazione e i personaggi, il luogo e il tempo.
• Svolgimento: si racconta che cosa accade.
• Conclusione: si narra come finisce la vicenda.
LINGUAGGIO
Si usano descrizioni dettagliate e termini specifici dell’epoca in cui è ambientata la storia.
NARRATORE/NARRATRICE
• Interno/a: un personaggio della storia che parla in prima persona
• Esterno/a: parla in terza persona
Lo scontro navale fra Cumani e Siracusani contro gli Etruschi davanti alle coste della Campania era iniziato alla prima luce del giorno.
Le navi etrusche, dalla prua aguzza armata di rostri, le punte di bronzo capaci di distruggere l’imbarcazione avversaria, erano state disposte strategicamente. La loro flotta, la più grande e la più potente del Mediterraneo, faceva sentire gli Etruschi sicuri della vittoria; inoltre, nella battaglia che stavano per affrontare, avevano come alleati i Cartaginesi. Si sapeva che i nemici erano comandati da Ierone, l’ambizioso tiranno di Siracusa, uomo di carattere impetuoso. Su questa focosità, sempre pericolosa in guerra, i riflessivi Etruschi pensavano di far breccia mettendo in atto quegli espedienti tattici che avevano loro permesso quasi l’assoluto dominio del mar Tirreno.
Prima di iniziare la battaglia, Etruschi e Cartaginesi si erano scambiati saluti e auguri da una nave all’altra. L’etrusco Alerius, dalla nave di cui era timoniere, aveva lanciato cordiali inviti all’amico Kartio, imbarcato su una nave cartaginese: – Ti aspetto a Veio quando tutto sarà finito. Lo sai che nella locanda di mio padre tu sei sempre il benvenuto…
Lo scontro, cominciato subito dopo, si era portato via la risposta dell’amico cartaginese.
Si era combattuto a lungo. I Siracusani avevano spezzato la linea di difesa delle imbarcazioni etrusche e andavano occupando posizioni di vantaggio. Contro ogni previsione, la flotta degli Etruschi stava cedendo. Una nave dietro l’altra veniva incendiata e si consumava tra le fiamme. Dalla sua nave, Alerius capì con terrore che lo scafo cartaginese dove era imbarcato l’amico Kartio era stato colpito. Il naviglio non riusciva più a manovrare e si dirigeva con le vele incendiate verso di loro. Le due navi cozzarono.
Anna Maria Breccia Cipolat, Misteri alla locanda etrusca , TredieciAlerius si sentì sbalzato in mare, dove l’acqua si agitava in un inferno di corpi ormai senza vita, di rottami, di relitti roventi fra i quali i marinai annaspavano nel tentativo di non annegare. Sentì l’urlo di Kartio e se lo vide passare accanto avvolto dalle fiamme. Riuscì ad agguantare un remo che galleggiava e a spingerlo sotto il corpo dell’amico, chiamandolo per nome.
Capì che lo aveva sentito e che stava tentando di tenersi stretto al rottame.
– Kartio, non mollare! Aggrappati a me! Ti porterò in salvo! – gridò Alerius.
Sempre urlando il nome dell’amico, l’etrusco nuotava con tutte le sue forze tirandoselo dietro verso la riva ormai vicina.
Quei momenti, in seguito, sarebbero stati descritti dal cartaginese con commossa riconoscenza mille e mille volte. Quella voce, diceva, gli aveva impedito di lasciarsi andare, di morire. Con le sue ultime energie si teneva aggrappato al rottame sentendo che veniva trascinato verso la salvezza.
Ma quando si era ritrovato sulla spiaggia, vivo anche se con una gamba spezzata e il volto bruciato, Alerius, l’amico fraterno, il leale, coraggioso Alerius, non era più accanto a lui. Il mare se l’era portato via, per sempre.
Anna Maria Breccia Cipolat, Misteri alla locanda etrusca , Tredieci
• Che cosa fa Alerius?
Vede l’amico in difficoltà e lo aiuta. Pensa solo a mettersi in salvo.
Muore.
Si salvano sia lui sia l’amico Kartio.
Alerius si sentì sbalzato in mare. Sentì l’urlo di Kartio e se lo vide passare accanto. Riuscì ad agguantare un remo che galleggiava, vi si aggrappò e lo spinse sotto il corpo dell’amico, chiamandolo.
Anche il Cartaginese si aggrappò al remo, accanto ad Alerius: abbracciati, si davano forza l’un l’altro.
I due amici si stavano dirigendo verso la riva, quando si accorsero che una delle navi etrusche si stava capovolgendo sopra di loro. Era un ammasso di fiamme e loro erano stremati. Alerius e Kartio si abbracciarono ancora più forte. Pensavano che per loro fosse la fine. Ma ecco avvicinarsi una piccola imbarcazione. L’uomo che la guidava era un Siracusano che stava raccogliendo i pochi superstiti per portarli in salvo.
I due erano increduli: un nemico li avrebbe portati in salvo?
Videro che sulla barca c’erano altri Cartaginesi ed Etruschi, insieme a Siracusani. Pur temendo una trappola, si fecero coraggio e salirono. In un baleno furono a riva.
– Andate via, svelti, mettetevi in salvo subito, prima che qualcuno vi riconosca e vi faccia prigionieri! – disse loro il Siracusano.
Alerius e Kartio non se lo fecero ripetere due volte e si allontanarono velocemente. Mai, però, per il resto della loro vita, dimenticarono il gesto di quell’uomo che avrebbero dovuto chiamare nemico e che invece si era mostrato una persona giusta e buona.
Laura Stano• Che cosa fanno Alerius e Kartio?
Si aiutano l’un l’altro. Rifiutano l’aiuto del Siracusano.
Sono grati per tutta la vita al Siracusano che li ha salvati.
• In quella terribile situazione di guerra, il Siracusano cerca di salvare più persone possibili, senza preoccuparsi se queste siano nemici o amici. Che cosa pensi del suo comportamento?
• I pretoriani sono i soldati che formano la guardia del corpo dell’imperatore.
1. In quale mese si svolge la vicenda narrata?
2. In quale città?
3. Che cosa è accaduto alla città?
4. In quale casa stanno lavorando?
5. Che cosa si è salvato
È l’anno 64 d.C. A Roma, è stato appena domato un incendio che ha distrutto gran parte della città. Anche la casa dove è nato l’imperatore Nerone non è stata risparmiata dalle fiamme… Nella valle del Foro, una piccola folla di uomini scava lentamente e con estrema attenzione tra le macerie annerite di una grande dimora patrizia. Molti indossano tuniche da schiavi imperiali e assieme a loro ci sono anche dei pretoriani. Sono sporchi di fuliggine sulle gambe, sulle braccia, sui vestiti e persino sui volti grondanti di sudore. Non c’è da stupirsi, il caldo soffocante di luglio rende opprimenti anche queste ore mattutine. Con enormi sforzi e mille cautele il gruppo di uomini ribalta una porzione di muro che reca ancora le tracce delle violentissime fiamme che hanno distrutto l’edificio: appare un affresco praticamente intatto.
Ci troviamo tra i resti della casa natale di Nerone, la domus dei Domizi Enobarbi, posta ai margini del Foro romano che inutilmente si era tentato di salvare quando l’incendio era arrivato come una belva affamata. Davanti a questi affreschi, Nerone correva da bambino, prima ancora che sua madre si risposasse con l’imperatore Claudio, spianando la strada al figlio così che diventasse il nuovo sovrano, l’uomo più potente del pianeta.
Quando l’incendio ha aggredito questa dimora, si era appena riusciti a mettere al sicuro l’essenziale, ma l’arredo, le statue e le suppellettili meno importanti erano stati abbandonati alla furia delle fiamme.
All’improvviso il gruppo si ferma. Tra i resti anneriti è emerso un piccolo busto di marmo pregiato. Un ordine viene impartito e tutti si fanno da parte chinando il capo.
Due occhi chiari, forse verde-azzurri, non hanno mai smesso di fissare la scena in silenzio. Sono quelli di Nerone. La vista di quel volto scolpito che sembra guardarlo gli ha provocato un tuffo al cuore. La tristezza nel vedere distrutto un luogo a lui così caro si è mescolata al sollievo di ritrovare quella scultura ancora intatta e all’impatto emotivo causato dallo sguardo della statua. Per un attimo Nerone richiama alla memoria tutta la dolcezza dei ricordi,
degli odori, delle voci, delle atmosfere vissute nella sala dove un tempo si trovava quel busto. Il busto di suo padre.
L’imperatore esce da sotto il grande telo a frange dorate che alcuni schiavi tengono sospeso sopra la sua testa. Seguito da vicino da due guardie del corpo, avanza deciso, camminando con agilità sulle rovine fino a chinarsi davanti a quella piccola statua ancora semisepolta.
È un oggetto al quale è molto legato. Con le mani lo libera e lo solleva, per poi portarlo a sé e fissarlo. Nerone chiude gli occhi per un istante, poi fa un profondo respiro e li riapre colmi di lacrime. Si rialza e con delicatezza porge la scultura a uno dei suoi servi più fidati, prima di tornare alla sua piccola corte, sotto l’ombra del tendone.
Poco dopo, il corteo si muove attraversando lentamente la spianata del Foro tra due ali di folla, tenuta a distanza da cordoni di pretoriani. Nerone sorride e saluta con ampi gesti regali i romani assembrati su ambo i lati del percorso, raccogliendo ogni volta un’ovazione.
Alberto Angela, La rinascita di Roma e il tramonto di un imperatore, HarperCollins
• Indica con una X le affermazioni corrette. L’incendio di Roma è realmente accaduto. Nerone è un personaggio di fantasia.
La vicenda è ambientata al tempo dei Micenei. L’emozione dell’imperatore davanti al busto del padre è inventata.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: periodo storico • personaggi • reali o verosimili Il racconto storico è un testo che ha lo scopo di narrare vicende accadute in un determinato , facendo conoscere usi e costumi di epoche lontane. I sono persone realmente esistite oppure personaggi di fantasia che presentano le caratteristiche di chi viveva nel periodo storico scelto.
• Evidenzia in giallo l’anno di nascita di Alessandro e in azzurro la città in cui nacque.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: luoghi • tempo Nel racconto storico il in cui si svolge la vicenda è una precisa epoca del passato.
Il tempo verbale della narrazione è il passato o il presente
I in cui è ambientata la storia sono descritti in modo accurato per riportarci nell’atmosfera dell’epoca.
Mese di luglio dell’anno 356 a.C. Olympias, moglie di Filippo re dei Macedoni, si mise in viaggio alla volta del santuario.
– Che cosa significa il sogno che ho fatto? – domandò Olympias ai sacerdoti del santuario.
Uno di loro rispose: – Significa che il figlio al quale darai la luce risplenderà di un’energia meravigliosa. Sii pronta a tutto, anche a perderlo, perché qualunque cosa tu faccia non riuscirai a impedire che si compia il suo destino, che la sua fama si estenda sino ai confini del mondo.
Dopo aver ascoltato queste parole, la regina tornò a Pella, la capitale della Macedonia aspettando con timore e ansia il giorno in cui sarebbe nato suo figlio.
Una sera di estate, dopo che il sole era calato, la sua balia, Artemisia, mandò a chiamare il medico Nicomaco.
Fu Artemisia a vedere il bambino in faccia per primo e ne restò estasiata.
Nicomaco portò il piccolo alla regina: – Ecco il figlio di Filippo, regina. Hai partorito un bambino bellissimo.
Infine uscì nel corridoio, dove aspettava un cavaliere della guardia reale in tenuta da viaggio.
– Corri dal re e digli che è nato suo figlio. Digli che è bello, sano e forte e che la regina sta bene.
Il re stringeva d’assedio l’antica città di Potidea. Il messaggero arrivò che era quasi notte. Chiese di essere portato alla tenda del re.
– Re, una notizia dal palazzo: è nato tuo figlio! È bello, sano e forte. La regina sta bene.
Filippo disse: – Uomini di Macedonia! Nella mia casa, a Pella, la regina mi ha partorito un figlio. Io dichiaro alla vostra presenza che egli è il mio legittimo erede. Il suo nome è Alessandro.
Valerio Massimo Manfredi, Alexandros, Mondadori
PERSONAGGI
SCOPO far conoscere gli usi ei costumi di un periodostorico farrifletteresullevicende diunperiodostorico
personaggi storici realmente vissuti personaggi verosimil i t ipici del periodo rappresentato
STRUTTURA
inizio conclusione
svolgi mento
Narra storie ambientate in un preciso periodo storico.
FATTI
eventistorici realmenteaccaduti avvenimenti immaginaribasati sullarealtàstorica
NARRAZIONE
LUOGHI o da un personaggio della storia
storicodi cuisiparla reali del periodo
TEMPO
epoche reali del passato
in prima persona dal/dalla protagonista oda una narratrice esterna
interza persona da un nar r atore esterno
Due amici si erano seduti un po’ discosti dagli altri. Si chiamavano Polemone e Trasillo. Erano due contadini di mezza età, con le mani nodose e i visi cotti dal sole. Come molti Ateniesi che abitavano in campagna, non si erano mai allontanati dal loro villaggio; e adesso che l’esercito di Atene aveva invaso il paese nemico e marciava contro l’antica rivale, Sparta, erano stupiti di ritrovarsi così lontani da casa. – Direi che fa caldo come da noi – constatò Polemone.
– È tutto come da noi – corresse Trasillo, guardandosi intorno.
– E pensare che siamo davvero nel Peloponneso!
– Non c’eravate mai stati? – intervenne un ragazzo seduto a due passi di lì. Polemone e Tarsillo scossero la testa.
– Io ci sono venuto due anni fa – continuò il ragazzo. – Mio padre mi ha portato ai Giochi. Lui da giovane ha gareggiato – aggiunse orgoglioso.
I due alzarono le spalle. I giochi di Olimpia erano una gran bella cosa, ma loro non avevano tempo né soldi per andarci. Comunque, ai prossimi giochi mancavano due anni, e poteva ancora succedere di tutto, adesso che la guerra fra le città greche, dopo qualche anno di pace, era scoppiata di nuovo.
Secondo te quanto ci vorrà ancora perché gli Spartani capiscano che con noi non possono farcela e chiedano la pace? – brontolò Tarsillo. – Mio padre dice che gli Spartani non chiederanno mai la pace –intervenne il ragazzo.
Era passato solo qualche mese da quando l’Assemblea aveva votato per la guerra. Gli abitanti del Peloponneso non sopportavano più l’egemonia degli Spartani, e avevano tutti preso le armi. Avevano chiesto aiuto agli Ateniesi.
La guerra non avrebbe potuto andar meglio. Gli Spartani non erano abbastanza forti per dare battaglia a un nemico così numeroso, e da giorni si stavano ritirando. Così adesso erano tutti lì, gli Ateniesi e gli alleati, e aspettavano che gli Spartani, quelle teste dure, capissero finalmente che erano spacciati e chiedessero la pace.
Alessandro Barbero, Le Ateniesi , Mondadori
1 Questo testo a quale genere appartiene?
Fantastico.
Diario. Realistico. Storico.
2 La narrazione è in: prima persona. terza persona.
3 I luoghi in cui si svolgono i fatti sono: reali. di fantasia.
4 I personaggi sono: di fantasia. reali o verosimili.
5 I protagonisti sono: Polemone e Trasillo. due soldati spartani.
6 Questo racconto contiene dettagli e descrizioni che permettono di inserirlo in un preciso momento storico (tempo)? Sì. No.
7 Secondo te, qual è lo scopo della narrazione?
Divertire chi legge con storie di fantasia.
Far conoscere fatti e usanze tipiche di un determinato periodo storico.
• Il racconto autobiografico mi è piaciuto:
• Questa verifica per me è stata:
1 Chi sono Polemone e Trasillo (riga 2)?
Due contadini ateniesi. Due contadini spartani. Due condottieri ateniesi. Due ricchi greci.
2 Con che cosa puoi sostituire l’espressione “mani nodose e i visi cotti dal sole” (righe 2-3)?
Mani indurite e visi abbronzati per il lavoro. Mani curate e visi pallidi.
3 Dove si trovano i due protagonisti? Ad Atene. Nel Peloponneso.
4 Qual è il sinonimo della parola “egemonia” (riga 26)? Sottomissione. Supremazia.
5 L’espressione “teste dure” (riga 31) significa: testardi, che non vogliono cambiare idea. poco intelligenti.
6 Fai l’analisi grammaticale del verbo “vorrà” (riga 20).
7 Qual è l’analisi logica corretta della frase “Avevano chiesto aiuto agli Ateniesi” (righe 26-27)?
Soggetto sottinteso/predicato verbale/ compl. oggetto/compl. di termine. Soggetto/predicato nominale/ compl. oggetto/compl. di termine.
Tra il 1939 e il 1945 il mondo è stato travolto dal più grande conflitto armato della Storia, la Seconda guerra mondiale. Questo conflitto fu scatenato dalla Germania, che a quel tempo era governata da Adolf Hitler e dal Partito nazista. Durante questa guerra sono morte più di 60 milioni di persone e ci sono state distruzioni, sofferenze e tremendi massacri. Già qualche anno prima dell’inizio della guerra il Partito nazista aveva cominciato a perseguitare gli ebrei, impedendo loro di partecipare alla vita civile del Paese e alle attività economiche. Anche in Italia, che era alleata della Germania, a partire dal 1938 furono emanate le cosiddette leggi razziali, che limitavano la libertà degli ebrei. Nel corso della Seconda guerra mondiale, poi, le persecuzioni si intensificarono: gli ebrei, come altre minoranze contro cui il regime nazista si accaniva, furono deportati in campi di concentramento e lì uccisi o sfruttati. In memoria di questo terribile genocidio, e perché non avvenga mai più, ogni anno il 27 gennaio si celebra il Giorno della Memoria.
Accadeva più di ottant’anni fa, e un male terribile invadeva il mondo. Tutto era diventato vietato per quelli che, come lei, erano ebrei. A partire dal 1940, era vietato:
• avere una bicicletta
• prendere l’autobus e il tram
• fare la spesa prima delle 3 e dopo le 5
• andare in piscina
• giocare a tennis o a hockey
• fare canottaggio
• andare al cinema o a teatro
• riposarsi nel proprio giardino dopo le 8 di sera
• frequentare scuole che non fossero ebree
• andare da parrucchieri che non fossero ebrei
• uscire senza la stella gialla cucita sul vestito Vietato… Vietato… Vietato… E poi un giorno: vietato esistere.
Irène Cohen-Janca - Maurizio A.C. Quarello, L’albero di Anne, Orecchio Acerbo
Robert è un ebreo che fugge in Italia dall’Austria per evitare le persecuzioni naziste già attive in quella nazione. Qui incontra e sposa Lilli. Purtroppo dopo pochi anni le persecuzioni iniziano anche in Italia: per loro sono anni terribili, di fughe continue; anni in cui vedono mancare tutte le persone intorno a sé.
Susanna Gizelt-Frankl-Weiss oggi è un’anziana signora che vive tra New York e la Florida. È contenta di parlare della sua famiglia. Sono alcuni anni che non va a fare visita alle tombe del papà Robert, della mamma Lilli e della nonna Erna, nel cimitero ebraico di Merano.
– Avevo poco più di dieci anni quando è morto mio padre Robert. Ricordo una mattina di nebbia, al cimitero ebraico. Insieme a noi c’erano anche altre persone che l’avevano conosciuto e ne avevano apprezzato il carattere: era sempre pronto ad ascoltare, ad aiutare gli altri. Forse è stato proprio questo tratto della sua personalità che ha fatto innamorare mia madre Lilli. Da ragazza aveva tanti pretendenti, ma nella sua mente e nel suo cuore c’era sempre Robert, quel minuto dentista che lavorava nello studio di mio nonno Massimiliano, scappato nel 1939 a Fiume dall’Austria, dove i nazisti deportavano già tanti ebrei. Qualche tempo fa ho ritrovato una fotografia della famiglia di mio padre, con i suoi genitori, i fratelli e le sorelle. Quasi tutti sono morti ad Auschwitz. Dal discorso di Susy si percepisce chiaramente la ragione dell’allarme in cui avevano vissuto i Gizelt per molti anni. Attraverso i racconti del giovane Robert, la tragedia degli ebrei austriaci veniva alla luce in tutta la sua drammaticità. Perseguitati e deportati, finivano in campi di concentramento la cui fama era già terribile nel 1938. Per gli Ebrei che vivevano in Italia, invece, fino al 1943 le leggi razziali non mettevano in pericolo di vita delle persone. Per questo negli anni Trenta poco meno di diecimila ebrei provenienti dai Paesi sotto il controllo dei nazisti erano emigrati in Italia, considerandola all’inizio un rifugio contro la tortura e la morte. Dopo il 1943 anche in Italia cambiò tutto.
Frediano Sessi, Sotto falso nome, Edizioni EL
• Il rover è un tipo di robot mobile usato per esplorare pianeti o satelliti. Può coprire ampie aree del territorio e trasportare strumentazioni.
Amalia Ercoli Finzi è una delle personalità più importanti al mondo nel campo delle scienze e delle tecnologie aerospaziali. Nata nel 1937, professoressa emerita al Politecnico di Milano, è la prima donna a laurearsi in Ingegneria Aeronautica in Italia, in un corso di laurea che a quell’epoca era frequentato da cinque donne e 650 ragazzi.
Dopo l’impresa di Jurij Gagarin, il primo uomo a viaggiare in una navicella spaziale, nel 1961, Amalia, che si era laureata da poco, inizia a occuparsi di questo settore.
È consulente della NASA, dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea) e dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana). Collabora alla missione Giotto, che riesce a passare vicino alla cometa di Halley, ed è tra gli scienziati che hanno collaborato alla Missione Rosetta, che è partita nel 2004 e ha portato con successo una trivella da lei progettata su una cometa lontana 500 milioni di chilometri dalla Terra. Oggi, sta realizzando studi sulla possibilità di far atterrare un equipaggio umano su Marte e di realizzare un orto botanico sulla Luna. Portano il suo nome un asteroide e il modello terrestre del rover (robot mobile) che toccherà il suolo di Marte intorno al 2030. La sua vita e il suo lavoro hanno anche ispirato un romanzo, La Signora delle Comete di Tommaso Tirelli.
Il suo esempio di studiosa e di donna diventa un faro da seguire per la figlia Elvina, che ne segue le orme nel campo delle scienze.
Amalia è un grande esempio per tanti e tante giovani, e anche per i suoi cinque figli. Anzi, una delle figlie, Elvina Finzi, ne ha seguito le orme.
Nata nel 1976, Elvina ha conseguito due lauree, entrambe con lode, in Ingegneria Aerosplaziale al Politecnico di Milano e all’ENSTA (École nationale supérieure de techniques avancée s, cioè Scuola nazionale superiore di tecnica avanzata) di Parigi, per poi continuare gli studi con un dottorato di ricerca in Ingegneria Nucleare, progettando un innovativo reattore nucleare per una futura base umana su Marte.
Dopo aver lavorato alla ricerca applicata e ai progetti speciali di un’industria di elettrodomestici leader a livello mondiale, oggi è manager nell’azienda del più grande produttore di lenti e occhiali del mondo.
Mamma di due bambine, Elvina si batte per una vera uguaglianza di genere e lo fa, oltre che con il suo lavoro, anche con i suoi libri. Come la madre, infatti, ha scritto diversi libri, anche a quattro mani con Amalia, tra cui “Oltre le stelle più lontane” e “Sei un Universo”. In entrambi questi libri le autrici invitano i ragazzi e le ragazze a seguire tutti i loro desideri, ma in particolare ricordano alle ragazze che le discipline STEM non sono “territorio maschile”, anzi possono offrire loro opportunità di lavoro e prospettive, a patto di superare il pregiudizio che vuole che per le donne sia strano amare la matematica, le scienze e la tecnologia.
Piacerebbe anche a te lavorare nel campo aerospaziale e dare il tuo contributo per le esplorazioni nello spazio? Quello che ti occorre è:
• un diploma di scuola superiore che ti dia una buona base di Matematica e Fisica, ma anche di Logica;
• una laurea in Ingegneria;
• una laurea magistrale specialistica in Ingegneria Aerospaziale;
• una buona conoscenza della lingua inglese.
LAVORO SULLE PAROLE• Un reattore nucleare permette di produrre energia attraverso una reazione nucleare, cioè scomponendo un atomo in modo che sprigioni una grande quantità di energia.
• L’AIDS è una malattia che colpisce il sistema immunitario, cioè il sistema che difende il nostro organismo dai “nemici” esterni. Quando il sistema immunitario è molto indebolito, possono verificarsi numerose malattie e infezioni, che possono finire per causare la morte.
Nato nel 1935, Fernando Aiuti si laurea nel 1961 alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università La Sapienza di Roma. Quando, nel 1981, si manifestano i primi casi di AIDS (Acquired immune deficiency sindrome, “sindrome da immunodeficienza acquisita”), Fernando, in quanto medico immunologo, è in prima linea: concentra gran parte della sua attività nello studio dell’HIV, il virus responsabile di questa malattia, collaborando anche con Robert Gallo dell’Università del Maryland (USA), il primo scienziato a isolarlo.
Fernando però non è solo un ricercatore; è anche un medico, dicevamo, attento ai suoi pazienti. E uno dei pericoli per i malati di AIDS è di essere isolati per paura del contagio. Fernando quindi si batte per dimostrare che la trasmissione del virus avviene solo in caso di determinati comportamenti. Per questo nel 1991, quando nell’articolo di un giornale legge che era possibile contrarre l’AIDS anche con un semplice bacio, si fa fotografare mentre bacia una sua paziente sieropositiva. La foto fa il giro del mondo e contribuisce a sfatare alcuni pregiudizi su questa malattia. Fernando si è prodigato tutta da vita per far conoscere in Italia che cosa sia l’AIDS e in che modo difendersi. Per questo ha fondato l’Anlaids (Associazione nazionale per la lotta contro l’AIDS). Il suo impegno a favore delle persone colpite dal virus gli è valso la nomina a Cavaliere di Gran Croce al merito, conferitogli dal Presidente della Repubblica.
Alessandro è anche lui medico e ricercatore. Come racconta lui stesso, è cresciuto “respirando” scienza fin da piccolo e seguendo il padre in alcuni dei suoi viaggi di studio.
Nato nel 1966, si è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università Sapienza di Roma e qui ha ottenuto un dottorato di ricerca in Biologia Molecolare e Cellulare. Nel 1998 si è specializzato in Ematologia all’Università degli Studi di Milano.
La sua attività clinica e di ricerca si concentra sull’ematologia e sull’immunologia pediatrica (cioè relativa ai bambini), con particolare riguardo alle immunodeficienze e alle malattie ereditarie del sistema immunitario. Le sue ricerche hanno ottenuto risultati importantissimi nella cura di alcune malattie genetiche, ma nel futuro la tecnica che ha messo a punto per veicolare all’interno degli organismi cellule in grado di riparare quelle geneticamente malate potrà essere applicata a tante altre patologie. Autore di oltre 280 articoli scientifici e di un libro, “La cura inaspettata”, in cui parla delle sue ricerche, Alessandro Aiuti ha ricevuto numerosi premi scientifici.
Piacerebbe anche a te diventare medico e poter aiutare a sconfiggere le malattie che colpiscono le persone? Quello che ti occorre è:
• un diploma di scuola superiore che ti dia una buona base in Scienze;
• una laurea in Medicina e Chirurgia;
• una specializzazione medica o un dottorato di ricerca;
• una buona conoscenza della lingua inglese.
LAVORO SULLE PAROLE• L’Ematologia è il ramo della medicina che si occupa dello studio del sangue.
• Le malattie genetiche sono malattie rare causate da mutazioni dei geni (i segmenti di DNA responsabili della trasmissione dei caratteri ereditari) o da alterazioni dei cromosomi (le strutture che contengono i geni all’interno delle cellule).
Il testo descrittivo permette a chi legge di “vedere”, attraverso le parole, i personaggi o gli animali, le cose di cui si parla oppure l’ambiente / i fenomeni atmosferici
• Persone attraverso l’aspetto fisico, l’abbigliamento, il carattere…
• Animali attraverso caratteristiche fisiche, comportamenti, abitudini…
• Oggetti
• Fenomeni atmosferici
• Paesaggi, ambienti interni ed esterni.
• Dati sensoriali e dati di movimento.
• Indicatori spaziali: a destra, a sinistra, vicino a…
• Modalità linguistiche: paragoni, similitudini, metafore, personificazioni…
Gli elementi si possono presentare in:
• ordine logico: dall’insieme ai particolari o viceversa;
• ordine temporale: si descrivono i cambiamenti nel tempo;
• ordine spaziale: dal basso all’alto, da vicino a lontano…
Senza commenti da parte di chi scrive. Chi scrive comunica sensazioni, stati d’animo, giudizi…
Lo scuolabus si ferma in fondo alla nostra strada. È tipo un pullman di lusso, ha sedili di velluto con alti schienali. Io sono l’unico che indossa l’uniforme della Bannerdale alla fermata. Della mia classe solo io e Skyla Norkins abbiamo scelto la Bannerdale. Anche lei è una tipa solitaria. Tutti gli altri vanno alla Hillside. Indossano maglioni rossi con il logo della Hillside e sotto possono mettere quello che vogliono. Alla Bannerdale pare che ti diano una nota se hai la camicia fuori dai pantaloni.
Nonna Tora era così orgogliosa quando mi ha visto per la prima volta con l’uniforme! È blu con una rifinitura rossa sul colletto e lo stemma della Bannerdale sul taschino. Lo stemma è un pavone ed è bellissimo. Io mi sento importante quando indosso quella giacca.
Arriva il mio bus, devo cominciare a pensare alla mia nuova vita.
C’è un sacco di spazio sopra, quindi mi siedo a metà, da solo, e lancio un’occhiata in giro. È come tutti gli altri scuolabus: i ragazzi più rumorosi in fondo, i secchioni davanti. Sedermi al centro, con lo zaino sulle ginocchia, è il modo migliore per passare inosservato. Le elementari non sono state completamente inutili. Mi hanno impartito delle lezioni di vita. Per passare inosservati occorre non andare per primi, non essere l’ultimo, non starnutire rumorosamente, non ridere troppo o per niente, non parlare, non fare rumori o movimenti improvvisi!
Avete mai notato che, quando vuoi disperatamente che qualcosa vada in un certo modo, non va mai così? Ecco di cosa ho il terrore scendendo da questo autobus ed entrando alla Bannerdale per la prima volta.
Helen Rutter, Il mio nome è Billy Plimpton , GiuntiSo che lui è quello da tener d’occhio appena metto piede in aula. È seduto di sbieco sulla sedia con le gambe spalancate, come se volesse prendere più spazio possibile. Ha la cravatta allentata e sicuramente gli daranno una nota per questo, ma ha l’aria di chi se ne infischia delle note.
Fischietta mentre si guarda intorno alla ricerca della sua prima vittima. Evito di guardarlo negli occhi, ma gli passo vicino e lui mette fuori un piede per farmi lo sgambetto. Lo avevo intuito e mi ero preparato, così lo evito facendo un salto.
Lui mi fissa stupito, poi sul suo viso si allarga un grande sorriso e mi dice: – Tu sì che sei un tipo sveglio! Siediti vicino a me: insieme ci divertiremo un sacco!
Mentre parla, inizia a darmi grandi “pacche” sulle spalle. Cerco di restare dritto con il busto e osservo l’aula, ma i banchi sono già quasi tutti occupati. Cerco di pensare velocemente, mi siedo o non mi siedo? Da una parte affiancarsi a un tipo prepotente come lui ti garantisce popolarità, certo negativa, ma sempre popolarità! Allo stesso tempo ciò vuol dire che dovrò “servirlo” per le cattiverie che gli verranno in mente. E poi, quante note dovrò portare a casa da firmare?
Entra la professoressa e dice: – Seduti! Mi siedo. Sono spacciato!
Flavia Zampighi
• Il protagonista: capisce subito chi è il bullo.
vuole sedere vicino a lui. vuole scappare da lui, ma non fa in tempo.
• Hai mai incontrato una persona che ha atteggiamenti da bullo? Racconta in classe.
Entro in aula, mi guardo intorno. Vedo Skyla seduta quasi in fondo. Sta disegnando e le faccio un cenno di saluto. Skyla è davvero brava a disegnare. Considero l’ipotesi di av vicinarmi, ma non posso sedermi accanto a una ra gazza, attirerebbe troppo l’attenzione. Così scelgo un ragazzo dai capelli biondi, che sembra abba stanza “normale”: è quello che cerco, qualcuno da poter usare come scudo. Qualcuno la cui normalità distragga gli altri dalla mia persona.
Il biondo mi guarda: – Ciao – mi dice in modo rilassato e spo sta il suo zaino così che io possa sedermi. Sorrido, cercando di non apparire strano sorridendo troppo.
Lui si rimette a parlare con i due ragazzi seduti dietro. Sembra che si conoscano già. Mi chiedo se ho scelto il posto giusto, guardandoli. Uno è alto. Si capisce anche da seduto. Sembra un cartone animato, con le gambe piegate sotto il banco e il busto ricurvo. L’altro pare piuttosto normale ma si sfrega le mani senza riuscire a smettere e scuote le ginocchia sotto il banco, come se dentro avesse troppa energia e dovesse farla uscire in qualche modo. Mi siedo. Il ragazzo alto mi sorride e mi batte la mano sulla spalla: – Benvenuto, che bello avere un nuovo compagno!
L’altro smette di sfregare le mani e me le porge presentandosi gentilmente. Mi sono seduto nel posto giusto.
Helen Rutter, è Billy Plimpton
Il protagonista: è preoccupato per la nuova scuola. non vuole sedersi vicino a Skyla. vuole sedersi vicino a qualcuno che si faccia notare.
Credi che nascondersi dietro a qualcuno possa aiutare a superare i propri problemi? Oppure pensi che i problemi vadano affrontati? Confrontati con il gruppo classe.
1. Quali dati sensoriali utilizza l’autore nel testo A?
Uditivi. Olfattivi.
Visivi. Tattili.
2. E nel testo B?
Uditivi. Olfattivi.
Visivi. Tattili.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: visivi • tattili • olfattivi
Quando si descrive un ambiente si usano i dati sensoriali: , uditivi, , gustativi e
Il sole filtra debolmente attraverso il fitto strato di foglie, dipinge sprazzi di luce sui tronchi degli alberi e solo qua e là raggiunge il terreno.
L’aria profuma di aromi diversi: un po’ di resina, un po’ di funghi, un po’ di legno ammuffito.
Sotto i nostri passi fruscia il fogliame, scricchiolano i rami. Da qualche parte un uccello prova la sua canzone, ripete instancabile la stessa strofa. Tutto il resto tace.
Irmgard Lucht, Le stagioni del bosco, Emme Edizioni
Alla fioca luce della luna sembra tutto così diverso!
Innocui cespugli si trasformano in strani personaggi. Da qualche parte si sente frusciare e scricchiolare. Una piccola civetta emette un richiamo.
Non si sente nessun altro suono. Ma la pace inganna. In realtà il bosco non è mai così vivo come all’inizio della notte. Dopo il tramonto del sole tutti gli animali che hanno dormito di giorno nei loro nascondigli si svegliano.
Irmgard Lucht, Le stagioni del bosco, Emme Edizioni
Il vento si è alzato verso mezzogiorno, si è rafforzato nel primo pomeriggio e in serata è diventato la tempesta Clara. Ha sferzato senza sosta il rosaio che si arrampica sul muro, ha trasformato le foglie di bambù in banchi di pesci guizzanti che si azzuffano con un rumore di carta stagnola strappata e spiegazzata. Si è infilato sotto la porta di ingresso, ha rumoreggiato nel camino, ha scosso le persiane…
Nicolas Jólivot, Viaggi del mio giardino, Orecchio Acerbo
Sembrava quasi che le nuvole si chiamassero a raduno per fare l’appello: nuvole rosa intenso e azzurro scuro. Si muovevano su uno sfondo di un celeste chiaro e formavano nel cielo paesaggi fantastici: immensi spazi popolati di ghiacci e di montagne, di vulcani che rapidamente si trasformavano in leoni accovacciati e in draghi dalle bocche fumanti, grandi balene e uccelli dalle enormi ali e dai becchi lunghissimi…
Il gioco era seguire il cammino instabile delle nuvole che in pochi istanti cambiavano forma, si scioglievano e si addensavano, e quello che un attimo prima era un drago, si era già trasformato in un agnellino ricciuto, mentre il cane enorme si dileguava perduto chissà dove.
Il bello di quel gioco era guardare le nuvole che con le loro sfumature inimitabili sembravano pennellate di un grande artista. Giusi Manduca Sorci, Il gioco delle nuvole, Edizioni Ares
1. Nel testo A, quale immagine ha usato l’autore per far capire in che modo il vento ha trasformato le foglie di bambù?
2. Nel testo B l’autrice ha usato molti aggettivi qualificativi. Sottolineali. Poi cerchia la similitudine dell’ultima frase.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: similitudini • aggettivi • metafore
L’autore/L’autrice nei testi descrittivi usa molti qualificativi. Inoltre inserisce spesso e
Il 777 di Garden Avenue è forse il più maestoso tra gli edifici che Archer e Stone progettarono insieme. Si innalza deciso sulla stra da. Non c’è siepe, fossato, ringhiera a separarla dalle lisce pareti di granito rosa dei primi due piani. Non ci sono scalini per accede re all’atrio. Quindi un attimo cammini sul marciapiede e l’attimo dopo ti ritrovi nel magnifico atrio del nostro palazzo.
Il signor Stone non si era risparmiato. Pietre lisce sistemate a zig zag circondano le porte esterne. Slanciate colonne egizie con piu me di terracotta sul capitello sostengono il soffitto nell’atrio. E nei posti più assurdi, sia all’interno che all’esterno del palazzo ci si può imbattere in elementi vagamente vichinghi, o teste di drago in cima alle grondaie.
Il palazzo si sviluppa in modo abbastanza uniforme per dodici pia ni, prima di sbocciare in una specie di antica ziggurat a gradoni che termina con un’altissima torre nella quale è nascosta la cister na dell’acqua.
Grazie alla struttura a gradoni, negli ultimi nove piani ci sono ter razze in ogni lato.
Tanto per aggiungere qualcos’altro al mix di stili, nel cortile sul re tro del palazzo sorgono due canne fumarie alte all’incirca tre piani e connesse tra loro da archi sospesi, come un pezzo di un antico acquedotto romano.
I piani fino al diciassettesimo sono divisi in vari appartamenti; il diciottesimo e il diciannovesimo piano hanno un appartamen to ciascuno e infine il ventesimo e il ventunesimo piano formano un’unica abitazione a due piani.
In uno dei grandi appartamenti che occupavano l’intero piano, il diciannovesimo per l’esattezza, aveva vissuto il vecchio signor Waterby.
Era affezionatissimo al suo appartamento di diciannove stanze, quattro camere da letto, una sala da pranzo, un soggiorno, una bi blioteca, le stanze della cameriera e del cuoco, un grande ingresso e così via. Ma la sua stanza preferita si trovava sul retro. Era la stanza della musica, in cui si poteva entrare da due diverse porte disposte una di fronte all’altra, cosa che dava alla stanza un tono davvero signorile.
Era un ambiente piccolo e molto luminoso. Al centro c’era il pianoforte, e sulla parete esposta a ovest una portafinestra si apriva su un terrazzino, grande abbastanza da accogliere il piccolo pubblico che assisteva ai concerti della signora Waterby. A quel tempo la stanza stessa sembrava essere felice, come se brillasse. Anche se forse questo era dovuto ai giochi di luce del sole al tramonto o delle lampade che venivano accese una a una quando il bagliore del sole svaniva, mentre le dolci note suonate dalla signora Waterby si mescolavano con i suoni distanti della strada, e migliaia di luci si accendevano sotto di loro. In quelle serate sembrava quasi di stare su una nave in alto mare. Forse perché da lì si vedeva una grande porzione di cielo blu e rosa ed era visibile la striscia viola dell’orizzonte. La stanza era magica. Chris Raschka, Sotto lo stesso tetto, Biancoenero capitello è l’elemento terminale della colonna. vichinghi sono un antico popolo di guerrieri originari della Scandinavia (le attuali Svezia e Norvegia). Bagliore è una luce forte e improvvisa.
ANALIZZO
• Nella descrizione della stanza della musica, sottolinea in blu la personificazione e in rosso le due similitudini.
COMPRENDO IN INGLESE
• Trova la domanda per ogni risposta.
• Archer e Stone.
• Ventuno piani.
• Al diciannovesimo piano.
• La stanza della musica.
• Sulla parete esposta a ovest.
piano finestra porta tetto
terrazzo
terrace
floor window door
roof
• Leggi ad alta voce le due descrizioni: la prima con tono neutro, monocorde; la seconda con un tono più dolce.
Vendesi casa delle bambole
Scala: 1:12
Dimensioni: lunghezza 83 cm, profondità 50 cm, altezza 85 cm.
Descrizione: La casa è interamente in legno e ha la forma di una villa dell’Ottocento.
ANALIZZO1. Nella descrizione A sottolinea i termini specifici.
2. Nella descrizione B sottolinea in rosso la similitudine e in giallo gli aggettivi.
3. In quale delle due descrizioni sono espressi stati d’animo o emozioni?
A B
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: soggettiva • oggettiva Nelle descrizioni l’autore/ l’autrice può:
• usare un linguaggio preciso con termini tecnici e specifici, con lo scopo di informare chi legge. In questo caso la descrizione è ;
• esprimere pensieri, commenti, emozioni. In questo caso la descrizione è
La parte frontale e il tetto sono completamente apribili. All’interno si trovano sei stanze disposte su due piani più una mansarda. I piani sono collegati da una scala di legno.
Sulla facciata anteriore ci sono un portico al piano terra e un balcone al primo piano.
Il tetto a tegole, su cui si affacciano gli abbaini, è grigio.
Ed ecco la casa delle bambole, di un verde scuro, lucida. I due camini, piccoli e solidi, incollati sul tetto, erano dipinti di rosso e bianco e la porta, di un giallo scintillante, sembrava una caramella mou. Le quattro finestre erano divise in riquadri. Era una casina perfetta, davvero perfetta!
Le bambine Burnell non avevano mai visto niente di simile.
Tutte le stanze erano tappezzate. C’erano quadri alle pareti, dipinti su carta, con vere cornici dorate. Sontuosi tappeti rossi ricoprivano il pavimento di tutte le stanze; sedie di velluto rosso in salotto; la stufa coi fornelli, una credenza con tanto di piattini e una grossa brocca.
Katherine Mansfield, Tutti i racconti , Mondadori
Mimalino era un maialino di pezza, fatto della stessa stoffa di un asciugamano morbido. Era divertente da lanciare, perché aveva delle palline di plastica nella pancia. Le zampette soffici erano della misura giusta per asciugare una lacrima. Jack, il suo proprietario, si addormentava ogni sera succhiandogli un orecchio. Quando era nuovo Mimalino era di un color rosa salmone, con gli occhietti di plastica neri e lucidi, ma Jack non si ricordava di quando era così. Adesso era grigiastro e sbiadito, con un orecchio rigido per essere stato succhiato tanto. Gli occhi di Mimalino erano caduti e per un po’ erano rimasti due buchetti, ma poi la mamma di Jack aveva cucito al loro posto due bottoncini. Jack non andava mai a letto senza Mimalino, ma all’ora di dormire il maialino non si trovava mai.
– Perché lo nascondi sempre, Jack? – chiedeva la mamma ogni volta che trovava il maialino rannicchiato in un cassetto della cucina o sotto un cuscino del divano.
A Mimalino piacevano proprio le stesse cose che piacevano a Jack, come infilarsi sotto i cespugli e nei nascondigli o farsi lanciare in aria. Non gli dispiaceva sporcarsi, o finire per caso in una pozzanghera: bastava che lui e Jack si divertissero insieme. Tutte le sue avventure avevano dato a Mimalino quel suo odore interessante, che a Jack piaceva molto.
Di tanto in tanto la mamma decideva che Mimalino puzzava un po’ troppo e aveva bisogno di una lavata, allora lo metteva in lavatrice. Jack si tranquillizzava solo quando Mimalino alla sera tornava sotto le sue coperte, morbido, asciutto e profumato di detersivo.
J.K. Rowling, Il maialino di Natale, Salani
ANALIZZO
1. Questa è una descrizione: oggettiva. soggettiva.
2. Quali dati sensoriali sono presenti nella descrizione? Visivi. Olfattivi. Tattili. Uditivi. Gustativi.
• Quando eri piccola/o, tu avevi un oggetto con cui andavi a letto, che ti faceva compagnia e ti aiutava a essere più tranquilla/o? Racconta e condividi con il gruppo classe.
Anche se provo a camminare senza fare rumore, riuscirai a sentirmi facilmente. A ogni passo, un tendine della mia zampa si muove sopra l’osso e fa “clic”.
Può sembrare che io girelli tranquillo senza meta, ma in un anno faccio 5 000 chilometri. Però non cammino da solo, sarebbe noioso. Il mio branco, in primavera, conta centomila renne.
Di fronte a un terreno ruvido non ci spaventiamo. Se necessario attraversiamo fiumi impetuosi e ci avventuriamo nel mare artico. Le mie zampe si adattano a tutte le circostanze: in estate i miei zoccoli si allargano, così non affondo nel terreno morbido, mentre in inverno si uniscono e li uso come rompighiaccio per trovare il muschio sotto la neve gelata. È difficile trovare muschio e funghi d’inverno. Mangio tra i 4 e gli 8 chili di cibo al giorno! Per fortuna ho un ottimo fiuto, e riesco a trovare la mia cena senza problemi. Conosci la famosa canzone natalizia Rudolf, la renna dal naso rosso? Anch’io ho il naso rosso. È peloso e pieno di piccole vene. Così l’aria gelida che inspiro si riscalda prima di arrivare ai miei polmoni. È un gran lusso in questo clima, te lo assicuro!
Per tenermi al caldo, la mia pelliccia è fatta di peli vuoti, che al loro interno mantengono l’aria e funzionano da strato isolante. Sono l’unica specie di cervi in cui anche le femmine, e non solo i maschi come me, hanno le corna. Le nostre corna sono fra le più grandi e pesanti. Le mie sono molto rare perché hanno ben 40 rami e si estendono per 1,4 metri. Dopo la stagione dell’accoppiamento mi libero delle mie corna e per un paio di mesi posso girare con la testa più leggera.
Marieke ten Berge & Jesse Goossens, Nord , Edizioni Clichy
1. Questa è una descrizione: oggettiva. soggettiva.
2. Sottolinea le caratteristiche fisiche della renna.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: abitudini • carattere • caratteristiche
Nella descrizione di un animale, oltre alle fisiche, si descrivono anche il e le
Tutto ebbe inizio con una povera anatra che era stata aggredita da un gruppo di cani. Era un maschio adulto, scappato dal recinto del laghetto nei giardini pubblici della mia città.
Prendemmo tutti molto a cuore le sorti di quella povera bestiola, la cui unica colpa era stata seguire l’istinto naturale verso la libertà e scavalcare una rete troppo bassa per tenerla davvero al sicuro. Si sottoponeva alle medicazioni docilmente, e facevamo a gara per occuparci di lui. Gli affibbiammo il nome di Gedeone. Dopo oltre una settimana di assoluto rifiuto del cibo, Gedeone piluccò la prima foglia di lattuga e la felicità dilagò tra tutti noi. Era un bellissimo esemplare di anatra muta molto grande per la sua specie, e proprio il peso imponente, con ogni probabilità, era stato il motivo per cui era finito in mezzo al branco di cani randagi.
Aveva il piumaggio bianco e nero e una cera rosso arancio attorno agli occhi, con una curiosa prominenza, come una sorta di nespola, che gli copriva la faccia, il becco e si allungava fino a cingergli il collo: sembrava che indossasse perennemente una rutilante maschera di carnevale.
Era un tipo che sapeva tenere il becco chiuso, Gedeone, in quanto appartenente a una specie i cui vocalizzi sono quasi nulli: un’anatra muta di nome e di fatto, e tra i suoi molti pregi il silenzio era certamente quello che apprezzavamo di più.
Guarì, ma rimase zoppo. Aveva tutto il giardino a sua disposizione e passava il tempo mangiando, facendo bagnetti in una bacinellona di plastica sbiadita dal sole e guardandosi attorno come un sovrano che osservi il proprio regno.
Monica Pais, La felicità del pollaio, Longanesi
COMPRENDO
1. Come si è ferito Gedeone?
2. Quanto tempo resta senza mangiare?
3. A quale specie di anatra appartiene?
4. Come trascorre il suo tempo dopo la guarigione?
• Rutilante significa scintillante.
ANALIZZO
1. Questa è una descrizione: oggettiva. soggettiva.
2. Nel testo sottolinea le abitudini di Gedeone.
• La crocchia è una treccia di capelli avvolta e fermata sulla cima del capo.
ANALIZZO
• Nella descrizione di Tessa mancano alcuni dati. Quali?
Caratteristiche fisiche.
Abbigliamento.
Carattere.
Comportamento.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto:
carattere • caratteristiche • abbigliamento • comportamento
Di una persona si possono descrivere le fisiche (altezza, corporatura, carnagione, capelli, occhi, naso…), l’ (il modo di vestire), il e il (il modo di fare).
Tea, appoggiata allo schienale rigido della poltrona, continuava a spostare il suo sguardo curioso sulla casa un po’ cadente e a studiare i suoi abitanti.
Guglielmo ed Evelina, il maggiordomo e la governante, sembravano due tipi diametralmente opposti: lui magro, allampanato, flemmatico, brontolone e ombroso; lei grassottella, allegra, spumeggiante, agile e svelta. A Tea, Evelina ricordava una teiera, mentre Guglielmo sembrava in tutto e per tutto il fischietto che si mette in cima al beccuccio. Chissà se andavano d’accordo.
E poi c’era Timoteo, un cane dal pelo ispido e rosso. Era davvero gigantesco, come un vitello ben pasciuto. Tutte le sue leccate le avevano un po’ risollevato il morale, facendole capire che era scoccata la scintilla della simpatia.
Invece non aveva ancora inquadrato zia Tessa. Le sembrava bella, ma in modo strano, che non sapeva definire. Era alta, magra, con occhi verde smeraldo, aveva capelli candidi raccolti in una crocchia. L’età? Un mistero. Era elegantissima, nonostante indossasse un vestito fuori moda color ametista, con il collo alto guarnito di pizzi e con grandi maniche a sbuffo. Sul corpetto luccicavano perline e cristalli e… ai piedi portava un paio di scarpe da ginnastica. Tea non poté fare a meno di guardarle incuriosita.
Una cosa era certa: parlava molto, correva dietro ai suoi pensieri come se fossero farfalle, saltando spesso di palo in frasca, senza badare allo sguardo sbigottito di chi aveva davanti.
Di solito quando mi trovo davanti a qualcuno tendo a dimenticarmi certe informazioni, così ho deciso di farmi una specie di scheda gialla.
Ciao, sono Ursula.
Quanti anni ho? Undici anni e cinque mesi.
Dove vivo? In un piccolo appartamento al sesto piano.
Quanto guadagno? Niente, zero, aria, nulla, vuoto cosmico.
Che macchina ho? Nessuna. Mi sposto in metropolitana, ma non è mia.
A che ora mi alzo? Dal lunedì al venerdì alle 7.30.
Sabato e domenica: quando suona il telefono (a volte torno a dormire).
Se vuoi specificare che ti riferisci proprio a me potresti chiamarmi “Ursula la bugiarda”. O, se preferisci, “Ursula la svitata”. O, se lo preferisce la tua compagna di banco, “Ursula la quattrocchi stramba”. È la mia collezione di soprannomi.
Ti spiego la cosa dei quattro occhi. Due sono i miei veri occhi, piccoli e brillanti come maggiolini. Gli altri due sono i miei occhiali, grandi e brillanti come fondi di bottiglia. Ma senza quei fondi di bottiglia, i miei piccoli maggiolini non servono granché, perché sono miope. Al di sopra degli occhi c’è una frangetta. E al di sotto, delle gambe troppo corte e delle braccia troppo lunghe. Dev’esserci stato qualche problema in fase di assemblaggio. Per quanto riguarda i vari “bugiarda”, “svitata” e “stramba”, be’, è vero solo a metà.
Quando mi ritrovo davanti a un sacco di gente che fissa i miei occhialoni e l’elastico colorato della mia coda di cavallo, la mia bocca comincia a raccontare solo delle storie. Nessuna delle verità che potrei dire merita davvero di essere ascoltata: “Ho degli occhiali tipo fondi di bottiglia.” “La mia nuova casa è molto più piccola.”
Chi vuole sentire queste cose quando ci sono bugie più interessanti? Bugie a cui a volte puoi finire di credere tu stessa. Sono proprio una perfetta bugiarda. E mi chiamo Rebecca!
Pedro Mañas, La vita segreta di Rebecca Paradise. l blog delle mezze verità , Terre di Mezzo
1. Perché Rebecca decide di farsi la scheda gialla?
2. Quando racconta bugie?
• Nel testo c’è la descrizione fisica di Rebecca. Tu come immagini sia vestita? Fai una breve descrizione del suo abbigliamento.
• Rifletti sulla frase “Bugie a cui a volte puoi finire di credere tu stessa”. Perché Rebecca dice le bugie? È un suo modo per evitare la realtà? Discutine in classe.
• Cerca sul vocabolario e scrivi il significato delle seguenti parole: eccelso • dinamo
1. L’autore paragona il musicista:
a una persona che ripara le biciclette.
a una persona che ripara gli strumenti musicali.
2. Quale strumento suona il musicista?
Una tromba.
Un violoncello.
3. Dove tiene il suo strumento?
In una capsula nera. In una capsula rossa.
ANALIZZO
1. Sottolinea in arancione il carattere del signor Mario.
2. Riquadra la similitudine.
Mario aveva un po’ di barba e i capelli spettinati. Né troppo grasso, né troppo smilzo, né con le gambe storte e quindi poteva camminare sui sentieri di montagna.
Parlava con tutti quelli che andavano a salutarlo senza mai alzare la voce, gesticolare o darsi delle arie.
Non somigliava per niente a un musicista eccelso come me lo immaginavo io. Sembrava piuttosto uno che ripara le biciclette. Una persona molto tranquilla che non si fa mai prendere dal nervoso.
Il signor Mario comunque aveva la faccia di uno che non si arrabbia nemmeno quando fa fatica a tirare su la catena della bici. Nemmeno la dinamo che non funziona potrebbe mandarlo su tutte le furie.
Forse anche per suonare il suo strumento bisogna essere molto pazienti: un Maggini, un violoncello antico che porta in spalla dentro a una lucida capsula rossa, come una pastiglia per la pressione del nonno.
L’ha portato anche nel deserto e sul monte Fuji e anche in tanti altri posti dove ha suonato.
Il signor Mario ci spiega tutte le cose del violoncello con molta calma e in maniera per niente noiosa. E poi suona… una musica piena di salti e rincorse e ruzzoloni, dove batteva sul violoncello e gli tirava le corde fino quasi a strapparle e poi le toccava piano con il dito come per chiedergli scusa.
Davide Longo, Montagna si scrive stampatello, Salani
stati d’animo e opinioni personali aggettivi, similitudini, personificazioni, metafore…
cemozionare oinvolgere, SCOPO
DESCRIZIONE OGGETTIVA
senza opinioni personal i linguaggio preciso
SCOPO
IL TESTO DESCRITTIVO
È un testo che “dipinge” con le parole persone, animali, cose o ambienti.
dati sensoriali
GLI ELEMENTI
ordine logico ordine temporale ordine spaziale
finformare, ar conoscere
Doral alitò sulle uova e chiuse gli occhi per riposare un po’. Era una dragonessa bellissima: alta quasi quattro metri e lunga otto, aveva una coda possente e flessuosa che le faceva da timone durante il volo.
Il suo alito di fuoco era capace d’incendiare dieci alberi contemporaneamente e la pelle era ricoperta di piccole scaglie dorate che alla luce del sole brillavano come stelle.
Gli occhi erano azzurri e aveva le corna più graziose che si potessero immaginare: sembravano i gioielli splendenti d’una corona.
I draghi vivevano indisturbati al centro della foresta, in una radura sulle rive di un grande lago alimentato dal fiume Neru. La zona dei draghi, abbastanza discosta dal vulcano, era immersa in una vegetazione lussureggiante di felci, alte palme ed eucalipti; e poi c’erano fiori d’ogni foggia, colore e dimensione.
Il nido di Doral era formato da un largo cuscino di felci. Era un ricovero soffice in cui le uova erano ben protette e, grazie al fogliame peloso e tenero, restavano morbide al punto giusto. Il letto di foglie però necessitava d’un ricambio costante a causa dell’alito caldo di Doral, che lo seccava velocemente.
Durante il giorno, Doral curava le uova da sola, mentre il compagno sorvegliava la valle e procurava il cibo e le nuove fronde per il loro giaciglio.
Successe all’alba. Qualcosa destò Doral. Uno scricchiolio sospetto le fece spalancare gli occhi. Si accorse che il suono sconosciuto proveniva dal nido. Le uova tremavano, scosse dall’interno; il guscio si crepava come un lago ghiacciato in primavera. Doral trattenne il respiro: i cuccioli stavano per venire alla luce. Quando il primo uovo cominciò a schiudersi, le apparve un minuscolo drago nero, con gli occhi ancora chiusi, tremante. Subito dopo si aprì il secondo uovo e ne uscì un altro cucciolo, anche lui nero ma con le zampe dorate. Entrambi, appena liberatisi dal guscio, si diressero barcollanti verso la madre, mugolando di fame.
1 Nel testo appena letto trovi la descrizione di: animali, ambiente, un nido. animali, una persona, un nido. un peluche, ambiente, un bambino.
2 Completa la descrizione delle caratteristiche fisiche della dragonessa.
Corporatura
Coda
Pelle
Alito
Occhi
Corna
3 Nella descrizione dell’ambiente, l’autore ha utilizzato: indicatori spaziali. dati sensoriali. indicatori spaziali e dati.
4 Per la descrizione del nido, quali dati sensoriali ha usato l’autore?
Visivi.
Tattili.
Uditivi.
Olfattivi.
Gustativi.
5 Nella riga 27 l’autore, per descrivere l’uovo che si sta aprendo, usa un paragone. Quale?
1 Alle righe 9-10 trovi l’espressione “sembravano i gioielli splendenti di una corona”. Si tratta di una: metafora. personificazione. similitudine.
2 La “zona dei draghi” (riga 13) era: vicina al vulcano. abbastanza lontano dal vulcano. dietro al vulcano.
3 Il nido era formato da foglie (riga 16): di acacia. di felce. di acero. di rododendro.
4 Perché occorreva cambiare spesso le foglie su cui erano adagiate le uova?
5 L’espressione “venire alla luce” (riga 28) puoi sostituirla con: morire. nascere.
6 Quando avviene l’evento? All’alba. Nel pomeriggio. Al tramonto. Di notte.
7 I cuccioli nati sono: entrambi neri. entrambi neri, ma uno con le zampe dorate.
8 Il verbo “mugolando” (riga 33) in quale modo è coniugato? Indicativo. Participio. Gerundio.
• Il testo descrittivo mi è piaciuto:
• Questa verifica per me è stata:
Internet non è un mondo nato, pensato e progettato per i bambini: ecco perché è importante conoscerne i rischi.
Ricorda sempre che i bambini e le bambine della tua età devono navigare in rete solo con la guida di un adulto. Ecco alcuni dei pericoli per chi naviga in Internet.
Siamo in presenza del fenomeno del bullismo quando un bambino o una bambina mette in atto in modo intenzionale un insieme di comportamenti offensivi e prepotenti nei confronti di un coetaneo o una coetanea, la “vittima”, percepita come più debole. Il cyberbullismo è il bullismo effettuato attraverso l’uso di dispositivi elettronici mobili (cellulari, tablet…) e di alcune delle loro applicazioni, in particolare i social media (come Whatsapp). Avviene online e, per questo motivo, diventa un mezzo più potente e talvolta ancor più pericoloso perché si diffonde a moltissime persone in brevissimo tempo.
Il linguaggio d’odio (in inglese, hate speech) è l’insieme di tutte le forme di espressione miranti a diffondere, promuovere o giustificare l’odio di qualsiasi genere: razziale o di genere, verso gli stranieri, verso i più deboli…
Si usa il termine “linguaggio”, ma sono incluse tutte le forme di espressione: questo significa che possono essere veicolati online messaggi d’odio anche attraverso immagini, video e altre attività social.
L’oversharing (espressione inglese che significa “condivisione eccessiva”) è l’abitudine di condividere sui social tutto ciò che capita in modo eccessivo, senza riflettere sulle conseguenze. Bisogna sempre pensare prima di postare qualcosa (anche una semplice foto nella chat di classe): una volta che hai pubblicato, non si torna più indietro. Infatti, a volte in preda all’entusiasmo del momento, potrebbe capitarti di condividere dei materiali di cui poi potresti pentirti, perché molto personali.
Navigare online permette di rimanere aggiornati su quello che accade intorno a noi. Però attenzione ai siti ai quali ti connetti: alcuni potrebbero diffondere delle fake news (“notizie false”). Inoltre talvolta le immagini e i video presenti sia nel Web che in TV sono violenti e drammatici. In questi casi potresti sentirti spaventato, preoccupato, a disagio.
Ecco un piccolo decalogo di consigli per evitare i pericoli di Internet.
• Se sei vittima o testimone di atti di cyberbullismo, chiama immediatamente una persona adulta.
• Se stai giocando online o se ti trovi in una chat e ti accorgi che qualcuno inizia a offenderti o a offendere altri membri del gruppo, disconnettiti immediatamente e avverti una persona adulta.
• Non condividere mai: nome e cognome, età, dove vivi (città/indirizzo), numero di telefono, il nome della scuola che frequenti.
• Quando entri in un sito e viene richiesta la tua età, non inserire un’età superiore rispetto a quella che hai.
• Ricorda che non bisogna credere a quello che dice un post o un video solo perché un gran numero di persone lo condivide!
• Come non devi dare confidenza a uno sconosciuto quando sei per strada, non dare mai confidenza agli sconosciuti che puoi trovare online (per esempio mentre giochi su una piattaforma).
• Per avere delle informazioni in più e per cercare di capire meglio come funzionano, consulta con una persona adulta le Privacy Policies (“politiche sulla privacy”) dei siti.
Se hai dubbi o ti senti in una situazione di pericolo mentre sei online, puoi chiamare il numero 114. Il 114 Emergenza Infanzia è un servizio di emergenza rivolto a tutti coloro che vogliano segnalare una situazione di pericolo in cui sono coinvolti
Sara ha una scatola da scarpe in mano e sul coperchio ci sono dei buchi per far passare l’aria. Sara lo alza, giusto qualche centimetro, e la nipote Ale allunga il collo e intravede un piccolo uccello tutto nero e arruffato. Due occhioni scuri la guardano.
– È un piccolo di rondone – spiega la zia. – Somigliano alle rondini, ma sono tutti neri, mentre le rondini hanno la pancia bianca.
– Che cibo possiamo dargli, zia?
– Dovrai occupartene tu. Nell’orto, se muovi un po’ il terreno, salterà fuori qualche vermiciattolo.
Ora Ale tira un sospiro e decide che andrà a cacciare un po’ di vermi… e anche in fretta, perché le pare che Gigino (dentro di sé lo ha battezzato così) sia molto affamato.
Esce in giardino con una paletta, smuove la terra, ecco i piccoli lombrichi. Li prende tra le dita e torna a casa.
Ale solleva il coperchio della scatola con lentezza, per non spaventare Gigino che, appena la vede, pigola pigola e spalanca il becco. No, non è spaventato, è solo terribilmente affamato. Il primo boccone va giù in un baleno. Lo ha ingoiato e immediatamente dopo ha spalancato il becco. Gliene dà un altro e la scena si ripete. A questo punto Ale chiude il coperchio e va dalla zia.
Zia Sara le spiega che quel rondone è già cresciuto, gli manca poco per mettersi a volare e infatti tutte le penne sono ben sviluppate. Se fosse stato piccolo ci sarebbe stato bisogno di dargli da mangiare molto spesso, prima ogni ora poi ogni due, ma adesso basta imbeccarlo ogni cinque, sei ore e anche dargli da bere.
Mentre parla tira fuori da un cassetto una siringa senza ago, riempie d’acqua un bicchiere e da quello la aspira con la siringa, poi la passa ad Ale. La ragazza si sente un po’ come un’infermiera, solleva il coperchio, appoggia il tubicino sul becco spalancato e inietta un piccolo getto d’acqua. Gigino sembra soddisfatto.
L’alimentazione si svolge in maniera perfetta: appena il coperchio si alza, Gigino spalanca il becco e inghiotte la prima dose come se fosse rimasto senza cibo da una settimana. Anche la seconda, va giù regolarmente e il rondone si quieta. La ragazza guarda la zia, che è rimasta in disparte a osservare.
– Molto bene. Ora lo lasciamo dormire almeno sei ore, poi lo imbocchiamo ancora e tra qualche giorno lo liberiamo.
Mentre imbocca Gigino, Ale con un dito gli fa una carezza.
– Ha le penne lisce – mormora e l’uccello apre le ali che toccano i lati della scatola. Si vede che ha voglia di volare.
Passano due giorni, si avvicina il grande momento, la finestra è spalancata, nel cielo azzurro splende un bel sole.
– Credo che l’onore di liberarlo spetti a te – dice zia Sara.
Sara spiega ad Ale che i volatili si prendono con entrambe le mani in modo da tenere chiuse le ali, poi si lanciano verso l’alto e al resto penseranno loro.
Ale si avvicina, allunga le mani e prende con delicatezza Gigino. Le sembra di sentire il cuore dell’uccellino battere fortissimo, ma forse si confonde con il suo. Si avvicina alla finestra, dà un’ultima occhiata a Gigino e poi, con un gesto deciso, lo lancia verso l’alto. Il rondone prima sale, poi scende verso terra e sembra precipitare, ma finalmente apre le ali, le batte e si lascia scivolare nell’aria. Vola verso l’alto, poi a destra, poi a sinistra, fa un’acrobazia passando proprio davanti alla finestra e infine sparisce dietro agli alberi al di là della strada verso il grande, infinito cielo.
Sara e Ale hanno capito che quel rapido passaggio di Gigino davanti alla finestra è stato un addio e anche un ringraziamento per l’aiuto che gli hanno dato.
Daniele Zovi, I racconti del bosco, De Agostini
• Ti è mai successo di salvare un uccellino caduto dal nido? Racconta.
Quando tornan le rondini alle gronde e di voli e di nidi empion la sera, arriva la festosa primavera.
Edvige Pesce Gorini
Un ramo di pesco vestito di rosa un cantico fresco nell’aria odorosa un nido, un grido il sole, tre viole un soffio di vento un rosso di sera e il cuore è contento perché è primavera.
Liliana CaramellinoSCRIVO
• La poesia qui a fianco è stata scritta usando la tecnica dell’accumulo di immagini: frasi brevi, spesso senza verbo, che usano i dati sensoriali. Seguendo questa tecnica, scrivi tu una poesia. Comincia così: Un fiore dorato vestito di giallo
Mangiare su un prato fiorito? Si può! Basta creare una tovaglietta plastificata con tutti i fiori che la primavera ci regala: potrai pranzare o fare colazione sognando di essere in mezzo a un prato!
• Margherite o altri fiorellini che trovi nei prati a primavera
• Tanti fili d’erba
• Un foglio A3 per plastificatrice
• Una plastificatrice
1 Apri il foglio della plastificatrice e disponici sopra i fiori. Quando appoggi le margherite, schiaccia bene la corolla in modo che i petali siano ben tesi.
2 Prendi i fili d’erba e componi il prato.
3 Richiudi il foglio trasparente per la plastificatrice molto lentamente, facendo attenzione che non si sposti nulla.
4 Fallo passare nella plastificatrice.
Se non hai a disposizione una plastificatrice, puoi realizzare la tovaglietta utilizzando due fogli trasparenti tra i quali disporre i fiori per poi unirli con del nastro adesivo largo.
Il testo poetico è un testo attraverso il quale i poeti e le poetesse esprimono le proprie emozioni e il proprio modo di vedere la realtà
TEMI
Chi scrive esprime:
• le proprie esperienze;
• il proprio modo di vedere la realtà: paesaggi, fenomeni atmosferici, oggetti, animali, persone…;
• le proprie emozioni, sensazioni e esperienze, pensieri e ricordi.
• Versi: poche parole distribuite in poche righe.
• Strofe: gruppi di versi separati da spazi bianchi.
ELEMENTI
• Rime e parole che creano musicalità: allitterazioni, anafore, onomatopee…
• Similitudini, personificazioni, metafore e parole usate in modo insolito per creare immagini suggestive.
Contenuti digitali dell’unità
È una poesia piegata
Non si capisce niente
Deve essere spiegata
Con voce convincente
Con voce della conta
Per vedere chi esce
E la poesia racconta
Ma la conta non mi riesce
Con voce della luna
Parole come latte
Però nemmeno una
Che fa luce nella notte
Con voce per il nonno
Che non capisce bene
E la poesia svanisce
Nel gran sonno che gli viene
E allora con che voce
Si dice la poesia
Più lenta, più veloce?
Con voce tua o mia?
Io intanto l’ho spiegata
Con voci della vita
Lei resta ripiegata
Cocciuta e sconosciuta
Non so se l’ho capita
Però intanto mi è piaciuta
Bruno Tognolini, Rime scolare, Salani
Ad alcuni piace la poesia
Ad alcuni –cioè non a tutti.
E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza. Senza contare le scuole, dove è un obbligo, e i poeti stessi, ce ne saranno forse due su mille.
Piace –ma piace anche la pasta in brodo; piacciono i complimenti e il colore azzurro, piace una vecchia sciarpa, piace averla vinta, piace accarezzare un cane.
La poesia –ma cos’è mai la poesia?
Più d’una risposta incerta è stata già data in proposito. Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo come alla salvezza di un corrimano.
Wislawa Szymborska, La fine e l’inizio, Scheiwiller
• La poesia:
• piace ad alcuni, ma non a tutti. V F
• nelle scuole è un obbligo. V F
• piace come molte altre cose. V F
• si sa con certezza che cosa sia. V F
Ad alcuni non piace proprio la poesia
Ad alcuni –cioè non a tutti.
E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza. Senza contare le scuole, dove è un obbligo, e i poeti stessi, ce ne saranno forse due su mille.
Non piace –ma non piace neanche il broccolo; non piacciono le rape ed il colore grigio, non piace un pizzicoso maglione a collo alto, non piace farsi male, non piace accarezzare un riccio.
La poesia –ma cos’è mai la poesia?
Più d’una risposta sicura è stata già data in proposito. Ma io lo so, lo so con certezza: sono parole scritte in modo da far ammattire chi le legge.
Laura Stano1. A te piace o non piace la poesia?
2. Sai motivare la tua risposta?
3. Fai un elenco di altre cose che ti piacciono e che non ti piacciono (e ricorda di inserire nello schema la poesia).
Un diavolo fiammante brucia l’estate, copre di cenere campi e vigne. Un canadair rompe l’assedio, salva i collinari.
L’angelo rossoegiallo soffoca i roghi con scrosci marini, temporali salmastri.
Dagl’Inferi
il Maligno, stupito, vede che il mare può volare, perfino in cima alle colline.
Tonino Milite in Quel che c’è sotto il cielo a cura di Chiara Carminati, Mondadori
LAVORO SULLE PAROLE
• Salmastro vuol dire impregnato di sale.
• Inferi è il nome che gli antichi Romani davano all’oltretomba.
COMPRENDO
• Chi è il protagonista della poesia?
Un aereo che spegne gli incendi. Un pompiere.
ANALIZZO
1. Cerchia in giallo il titolo e in azzurro il nome del poeta.
2. Da quanti versi è composta la poesia? E da quante strofe?
3. Che cosa descrive?
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: descrivere • poeta/poetessa • verso • strofa
Il/La / è la persona che ha scritto la poesia.
Ogni riga di una poesia è chiamata Ogni gruppo di versi si chiama I testi poetici sono un modo originale di , di ricordare e di raccontare emozioni, sensazioni e aspetti della realtà nelle sue infinite manifestazioni.
Se l’inverno tutto congela, l’antidoto al freddo è l’amore. Con te accanto mi sento al sicuro, del futuro non provo terrore.
Come giostra che compie il suo giro, nella vita ho viaggiato con te.
Caldo in estate, freddo d’inverno, tutto hai diviso con me.
In cammino tenersi per mano, negli occhi sapersi guardare, nutrirsi con baci ed abbracci, parlare di ciò che fa male.
Cercare ogni giorno bellezza, affrontare insieme il dolore, lasciare la rabbia svanire, nel nero trovare il colore.
L’amore può esser per sempre, o rompersi come cristallo, ma se anche finisce è stupendo aver danzato il suo ballo.
Quel suo farti battere il cuore, il suo vento che tutto scompiglia, anche quando diventa un ricordo, non cancella la sua meraviglia.
Passato, presente o futuro, amarsi o essersi amati, se si vive l’amore davvero, da lui si vien trasformati. Quel suo sapore di buono, il tepore di fiamma e camino rimane anche quando un amore non ti è più accanto o vicino.
Alberto Pellai - Barbara Tamborini, L’amore cos’è?, Mondadori
Essere per niente felici o felici per niente?
Dipende da come sistemi le parole. Dipende da come sistemi le cose.
Gio Evan
• Nella poesia B la posizione delle parole cambia totalmente il significato di una frase. Prova a scrivere una poesia simile. Per esempio, puoi partire dalle espressioni “giocare per imparare” oppure “acqua per la vita”.
1. Nella prima strofa della poesia A, cerchia con lo stesso colore le parole che rimano fra loro.
2. Leggi la poesia B. Qui ci sono le rime?
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: versi sciolti • rima baciata Quando versi consecutivi rimano tra loro si dice che sono in Lo schema di questo tipo di rima è AA/BB/CC Una poesia può essere composta da versi che non sono legati fra loro da alcun tipo di rima. In questo caso si parla di
ANALIZZO
• Nelle due poesie, cerchia con lo stesso colore le parole che rimano fra loro e completa lo schema delle rime.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto:
AB/AB • rima incrociata
• Se il primo verso rima con il quarto e il secondo verso rima con il terzo, si ha la rima alternata
Lo schema di questo tipo di rima
è
• Se il primo verso rima con il terzo e il secondo verso rima con il quarto, si ha la
Lo schema di questo tipo di rima
è ABBA
SCRIVO
• Seguendo lo schema della poesia “La vipera” (4 versi in rima incrociata), scrivi una poesia sulla zanzara.
Se io non ti vedessi, ti vedrei
Col naso, io saprei vederti meglio ...............
E con le orecchie, sempre ti vedrei
Al buio io sarei molto più sveglio
E con le mani, io vedrei le cose
Che io non so vedere ad occhi aperti ...............
Vedrei di te le cose luminose
Il buio sa mostrarci più scoperti
Se io non ti vedessi, ti vedrei
Con i miei piedi, sempre ti vedrei ...............
Sabrina Giarratana, Poesie di luce, Motta Junior
È vile, ma micidiale.
Le basta, per l’agguato, un sasso.
Per quanto sia cauto il tuo passo ...............
– attento! – può riuscirti mortale.
Giorgio Caproni, Poesie, Garzanti
Mastro Geppetto
Abete pioppo larice pino
Sega raspa pialla martello
Vra vra vra
Visc visc visc
Tic tac toc
Tic
Piedi stinchi tronco braccia
Mani collo bocca orecchie
Occhio occhio (mastro Geppetto stanco) Pinocchio.
Roberto Piumini, Quieto Patato, Nuove Edizioni Romane
Funghi fritti e friulane offre Foffo alle farfalle fitte fette di a ffettato fischi e fiaschi nella muffa fichi soffici e soffietti fra le frasche della fiera fra le effimere fanfare soffre Foffo a far affari.
Bruno Munari, Alfabetiere, Einaudi
LEGGO
• Leggete la poesia A in questo modo: un bambino/una bambina legge i versi escluse le onomatopee (le parole che riproducono i suoni), che verranno lette insieme dall’intera classe.
ANALIZZO1. Nella poesia A, le onomatopee presenti riproducono il suono di e di
2. Nella poesia B, seguendo l’esempio, evidenzia con lo stesso colore i suoni simili che creano allitterazioni divertenti.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: onomatopee • allitterazione
• Le (vra vra, tic tac…) e le parole onomatopeiche (gracidio…) imitano e riproducono suoni e rumori.
• L’ è l’accostamento e la ripetizione di suoni simili per creare ritmo e musicalità.
1. A che cosa si paragona la poetessa mentre scrive le sue poesie?
2. Come si vede quando ha terminato di scrivere?
Quando scrivo una poesia mi godo tutto il sole come un ramarro sopra al sasso, un attimo e sto all’erta – gatto nel buio dietro al topo, pesce nell’acqua che scatta di lato. Soltanto dopo somiglio al gabbiano, fermo nell’aria, un puntino lontano.
Silvia Vecchini - Marina Marcolin, Poesie della notte, del giorno, di ogni cosa intorno, Topipittori
ANALIZZO
• Nella poesia, sottolinea le due similitudini, cioè paragoni introdotti da “come”, “pare”…
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: similitudine • come La è un paragone tra due elementi. È introdotta dalle parole, , pare, sembra, assomiglia…
La luna si leva nel cielo avvolta in una nuvola lieve come un velo.
Donatella Bisutti, Le parole magiche, Feltrinelli Kids
LEGGO
The moon rises in the sky shrouded in a soft cloud like a veil.
Traduzione di Mario Giosa
• A coppie leggete la poesia: uno/a legge il verso in italiano, l’altro/a il corrispondente verso in inglese.
Sono un guscio vuoto, un riccio senza castagna, sulla roccia sono conchiglia
aperta che si bagna sono
il mallo della noce sono un fiume
senz’acqua e senza foce
Chiara Carminati, Viaggia verso, Bompiani
Vorrei un mondo
dove i ponti sono arcobaleni e gli oceani distese d’amore, gli alberi trampolini per le stelle e i prati culla di libri, in cui si parla con musica e silenzi e come regalo si donano sogni.
Pensieri belli, Calendario 2023 , Edizioni del Baldo
ANALIZZO1. L’autrice della poesia A usa cinque metafore, cioè paragoni in cui non si usano le parole “come”, “sembra”, “assomiglia”… Evidenziale in giallo. Segui l’esempio.
2. Nella poesia B ci sono quattro metafore. Evidenziale in azzurro.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: sovrapposte • metafora • pare La mette in relazione due elementi in modo insolito SENZA usare le parole “come”, “sembra”, , “assomiglia”. Le due realtà vengono direttamente, fino a identificarsi.
Era come se il cielo, con grande ardire, avesse baciato la terra silenziosamente; e lei, nello splendore del suo nuovo fiorire, di lui stesse sognando dolcemente.
L’aria tra i campi soffiava, il bosco ombroso sussurrava, la notte era chiara di stelle.
Joseph von Eichendorff, Nel buio splendeva la luna , Einaudi
Passa una vela, spingendo la notte più in là.
in Quel che c’è sotto il cielo, a cura di Chiara Carminati, Mondadori
• Nelle due poesie ci sono delle personificazioni: vengono attribuite a elementi naturali delle azioni tipiche degli esseri umani. Completa con le azioni.
Poesia A
Il cielo la terra.
La terra il cielo.
L’aria tra i campi.
Il bosco
Poesia B
Una vela la notte.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: personificazione • sentimenti • corpo umano La consiste nell’attribuire ad animali e cose caratteristiche umane:
• qualità, azioni, ;
• nomi di parti del o di oggetti usati dall’uomo.
Vi auguro sogni a non finire e la voglia furiosa di realizzarne qualcuno.
Vi auguro di amare ciò che si deve amare e di dimenticare ciò che si deve dimenticare.
Vi auguro passioni,
vi auguro silenzi,
vi auguro il canto degli uccelli al risveglio e le risate dei bambini.
Vi auguro di rispettare le differenze degli altri perché il merito e il valore di ognuno spesso è nascosto.
Vi auguro di resistere all’affondamento, all’indifferenza, alle virtù negative della nostra epoca.
Vi auguro di non rinunciare mai alla ricerca, all’avventura, alla vita, all’amore, perché la vita è una magnifica avventura e niente e nessuno può farci rinunciare ad essa senza intraprendere una dura battaglia.
Vi auguro soprattutto di essere voi stessi, fieri di esserlo e felici, perché la felicità è il nostro vero destino.
Jacques Brel
ANALIZZO
• Nella poesia, sottolinea l’espressione che si ripete costantemente.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: ripetizione • anafora Nel testo poetico, la di una o più parole o di un verso si chiama
SCRIVO
• Scrivi anche tu sul quaderno una poesia contenente un’anafora. Inizia così: Vorrei…
Chiaro di luna: il pruno bianco torna albero invernale.
Yosa Buson, Haiku , Mondadori
Silenzio: graffia la pietra la voce delle cicale.
Matsuo Basho, Haiku , Mondadori
Cola sui rami il nero. A densi grumi scorre la notte.
De
Coltiva la tua leggerezza come se fosse rincorsa verso il cielo.
Pensieri belli, Calendario 2023 , Edizioni del Baldo
La campana del tempio tace, ma il suono continua a uscire dai fiori.
Matsuo Basho, Haiku , Mondadori
ANALIZZO1. Ogni haiku è composto da: cinque versi. sei versi. tre versi.
2. In tutti gli haiku di questa pagina il soggetto è espresso nel: terzo verso. primo verso.
Un HAIKU è una poesia composta solo da tre versi, di origine giapponese
Oggi si scrivono haiku di contenuto vario, ma originariamente questo testo poetico parlava dei sentimenti e delle emozioni del poeta o della poetessa nei confronti di un fenomeno naturale
Stellina: scia luminosa di fianco alla Luna, luce nel buio.
• Sul quaderno, scrivi anche tu alcuni haiku seguendo questa regola:
• primo verso: presenta il soggetto (prediligi elementi della natura);
• secondo verso: descrivi ciò che accade al soggetto;
• terzo verso: chiudi il componimento esprimendo stupore, sorpresa.
La parola parafrasi vuole dire “frase messa accanto a un’altra per spiegarla”. Fare la parafrasi di una poesia, quindi, significa riscrivere in prosa quello che il poeta/la poetessa ha scritto in versi, per comprenderlo meglio.
• Leggi questa poesia e la corrispondente parafrasi.
Padre, se anche tu non fossi il mio padre, se anche fossi a me un estraneo, per te stesso ugualmente t’amerei.
Ché mi ricordo d’un mattin d’inverno che la prima viola sull’opposto muro scopristi dalla tua finestra e ce ne desti la novella allegro.
Camillo Sbarbaro, L’opera in versi e in prosa , Garzanti
Come puoi vedere la parafrasi si fa così:
Padre, anche se tu non fossi mio padre, anche se tu fossi un estraneo, io ti amerei lo stesso per la persona che sei. Poiché mi ricordo di un mattino d’inverno quando scopristi la prima viola sul muro di fronte alla tua finestra e ce ne desti la notizia allegro.
• si ricostruisce l’ordine naturale della frase (soggetto, predicato, complementi);
• si sostituiscono le parole difficili con sinonimi più semplici (novella notizia);
• se necessario, si aggiunge la spiegazione anche di immagini, personaggi…
• Ora fai la parafrasi di questa poesia.
Di marzo per la via della fontana la siepe s’è svegliata tutta bianca, ma non è neve, quella: è biancospino tremulo ai primi soffi del mattino.
Umberto Saba, Il canzoniere, Einaudi
onomatopea e parole onomatopeich (riproduzione di suoni o rumori)
allitterazione (ripetizione di suoni uguali)
anafora (ripetizione di una o più parole o di un verso)
SCOPO raccontare momenti vissuti esprimere emozioni e riflessioni
È un testo in cui il poeta o la poetessa esprime le proprie emozioni e il proprio modo di vedere la realtà.
STRUTTURA
versi sciolti
baciata (AABB), alternata (ABAB), versi in rima strofe
incrociata (ABBA)
IMMAGINI ORIGINALI
similitudini (paragoni tra due elementi) metafora e animali di qualità e azioni umane)
personificazione (attribuzione a cose
Oh mio rosso aeroplano fra le nuvole giochi come un bambino e da terra sembri così piccino che pari stare in una mano Laura Stano
Filo, filone, Filippo, filato
Cerca l’intruso, ciò che non c’entra
Metti una croce sul nome sbagliato
Comincia il gioco ed entra
Bruno Tognolini, Rime scolare, Salani
Il cielo è come un mare in cui le nubi paiono le onde e la luna è una barca che naviga tra le stelle.
Kinmochi Saionji, Liriche giapponesi , Garzanti
Sono un bambino, tutti zitti ora vi elenco i miei diritti ho diritto a un nome mio perché sono unico, son io ho diritto a una famiglia all’amore, alla meraviglia ho diritto a un’istruzione al piacere di una canzone ho il diritto a giorni felici a una vita senza nemici ho il diritto a crescere sano forza, tendimi la mano!
Giuseppe Bordi
1 In ogni poesia, evidenzia con gli stessi colori i versi che rimano fra loro.
2 Scrivi nel quadratino accanto a ogni poesia il tipo di rima: A rima baciata • B rima alternata • C rima incrociata • D versi sciolti
1 Osserva la poesia C. Da quante strofe è composta?
Una. Due.
Quattro. Cinque.
2 Da quanti versi è composta la poesia C?
Sei. Quattro.
Dieci. Dodici.
3 Nella poesia B sono presenti similitudini?
Sì. No.
4 Nella poesia D sono presenti metafore?
Sì. No.
5 Sempre nella poesia D ci sono due similitudini. Riportale. 1. 2.
6 Nella poesia A sono presenti personificazioni?
Sì. No.
7 Riporta il titolo della poesia A.
8 Ora scrivi nome e cognome del poeta di questa poesia.
• Il racconto poetico mi è piaciuto:
• Questa verifica per me è stata:
9 Qual è lo scopo del poeta della poesia A? Raccontare un fatto che è accaduto.
Giocare con le parole per divertire.
10 Nel verso 4 della poesia B trovi l’espressione “che pari”. Che cosa significa il verbo parere in questo contesto?
Sembrare. Morire.
11 Analizza in modo completo i seguenti verbi. “Sembri” (verso 3 della poesia B): ..............................................................................
“Stare” (verso 4 della poesia B):
12 Ora scrivi tu una breve poesia dedicata al vento, seguendo lo schema della poesia D. Vento
La poesia è meraviglia, è magia… È possibile però cercare la meraviglia anche nella vita di tutti i giorni. A volte basta davvero poco: è sufficiente cambiare una nostra routine, una cosa che siamo soliti fare sempre allo stesso modo perché più veloce, più facile o semplicemente perché siamo abituati a farla così… Anche i piccoli cambiamenti possono produrre esperienze nuove, inaspettate e ricche di emozioni.
In una calda sera di fine estate, un giovane si recò da un vecchio saggio e gli domandò: – Maestro, come posso essere sicuro che sto spendendo bene la mia vita? Come posso essere sicuro che tutto ciò che faccio è la cosa giusta per me e per le persone che mi stanno attorno?
Il vecchio saggio sorrise compiaciuto e disse: – Una notte mi addormentai con il cuore turbato: anch’io cercavo, inutilmente, una risposta a queste domande. Poi feci un sogno. Sognai una bicicletta a due posti
Vidi che la mia vita era come una corsa con una bicicletta a due posti: un tandem. E notai che il mio maestro stava dietro e mi aiutava soltanto a pedalare. Ma un giorno mi suggerì di scambiarci i posti e da quel momento la mia vita non fu più la stessa, era più felice ed emozionante.
Che cosa era successo da quando ci scambiammo i posti?
Capii che, quando guidavo io, conoscevo la strada. Era piuttosto noiosa e prevedibile. Era sempre la distanza più breve tra due punti. Ma quando cominciò a guidare lui, conosceva bellissime scorciatoie, su per le montagne, attraversava luoghi rocciosi a gran velocità, a rotta di collo.
Tutto quello che riuscivo a fare era tenermi in sella!
Anche se sembrava una pazzia, lui continuava a dire: “Pedala, pedala!”.
Ogni tanto mi preoccupavo, diventavo ansioso e chiedevo: “Ma dove mi stai portando?”.
Lui si limitava a sorridere e non rispondeva: conosceva i segreti della bicicletta, sapeva come farla inclinare per affrontare gli angoli stretti, saltare per superare sentieri pieni di rocce, e io imparavo a star zitto e a pedalare nei luoghi più strani, mi lasciavo meravigliare dal panorama e mi godevo la brezza fresca sul volto.
Prima di rispondere alle domande, prenditi un momento per riposare la mente e ritrovare la giusta concentrazione.
Chiudi gli occhi e fai attenzione al tuo respiro: senti l’aria che entra e che esce, e lascia scorrere tutti i pensieri che ti passano per la testa.
• Qual è il tema principale della storia?
La paura di cambiare. La meraviglia delle nuove esperienze. La fatica per raggiungere gli obiettivi. La vera amicizia.
• Secondo te, perché è importante riuscire a meravigliarsi anche per le piccole cose di tutti i giorni?
• Racconta l’ultima volta che ti sei meravigliato/a.
Osserva questa pagina di un libro di scienze: si tratta di un testo misto perché è formato da parole, immagini e grafici Ogni elemento ci fornisce informazioni e spiegazioni.
• Guarda la pagina qui sopra e completa.
L’argomento è
L’immagine spiega
Il grafico indica
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: tabelle • scritta • immagini I testi misti sono testi formati da una parte accompagnata da , grafici, e carte, che aiutano a spiegare l’argomento di cui si parla.
Il fumetto è una storia raccontata attraverso immagini e parole. I disegni raffigurano i luoghi, i personaggi e le azioni.
Ogni riquadro con le immagini si chiama vignetta
Le didascalie illustrano la situazione e legano le vignette. Le parole che pronuncia ogni personaggio sono racchiuse in una nuvoletta. I suoni sono resi con le onomatopee
Nel laboratorio di scienze della scuola…
1. Da quante vignette è composto questo fumetto?
2. Qual è l’onomatopea che leggi nel testo?
3. Evidenzia la didascalia.
Figuriamoci!
Questo è semplice succo d’arancia!
Stiamo facendo un esperimento scientifico.
Perché non aggiungete anche questa provetta?
No, è meglio di no! Potrebbe esplodere!
• Pensa a un libro di narrativa che ti ha appassionato e trasforma l’episodio che preferisci in una graphic novel su un foglio da disegno.
Graphic novel è un’espressione inglese che si può tradurre con “romanzo grafico” o “romanzo a fumetti”.
Si tratta di storie a fumetti, che hanno la struttura di un lungo racconto.
Esistono tanti tipi di graphic novel: narrazioni storiche, autobiografie, biografie, fantasy, ma anche narrazioni giornalistiche e cronache di attualità o riletture e riadattamenti dei classici della letteratura.
Paese dei Balocchi No, non posso proprio venire!
Vieni con me nel paese dei balocchi!
Hai torto: è il paese ideale per noi ragazzi. Non ci sono scuole, non ci sono compiti...
I ragazzi che smettono di studiare per darsi interamente ai divertimenti fanno una brutta fine! Verrà un giorno che piangerai anche tu, come oggi piango io...
Finalmente nel Paese dei Balocchi...
Ahhh, che bella vita!
Vedi che avevo ragione?
Dopo cinque mesi...
AAARgh!!!
Marmottina, che cos’ho?
Hai la febbre del somaro! Ora diventerai anche tu un asinello!
E ora che Pinocchio e Lucignolo sono diventati due asinelli, vengono portati al mercato per essere venduti...
Testo adattato per esigenze didattiche
Nei fumetti e nella graphic novel i personaggi parlano, pensano e si emozionano attraverso parole racchiuse nelle nuvolette o balloon . È molto importante osservare la loro forma.
La parte ovale o rettangolare contiene le parole.
Il “becco” indica il personaggio che sta parlando.
Esistono tanti tipi di nuvolette. Leggi con attenzione che cosa ti suggeriscono le nuvolette di Marco ed Elisa.
Se il contorno è lineare e i caratteri delle scritte sono normali, sto parlando in un tono di voce normale.
I segni di punteggiatura come il !e il ? fuori o dentro alle nuvolette indicano che sono stupito/a o perplesso/a.
Se il “becco” della nuvoletta è formata da bollicine, sto pensando.
Se il contorno è tratteggiato, sto sussurrando.
Se il contorno è ondulato, ho paura!
Se ci guardiamo intorno, siamo circondati da testi non continui.
Li troviamo a scuola, al supermercato, alla fermata dell’autobus, in stazione, in ospedale, in aeroporto…
I testi non continui sono tabelle, orari, moduli, mappe, grafici… È molto importante riconoscerli, saperli interpretare e “leggere”! Ecco alcuni esempi di testi non continui.
Osserva.
• Questa è parte della mappa della metropolitana di Roma.
• Questo invece è un tabellone che, in aeroporto, indica gli orari degli aerei in partenza.
1. Quale metro prendi se devi andare dal Policlinico al Colosseo?
2. Qual è il numero del volo che ti porta a Parigi?
3. A che ora parte e a che ora arriva a Parigi?
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: grafici • mappe • tabelle
I testi non continui sono formati da immagini. Sono testi non continui: orari, , , , biglietti, moduli…
Sai che esistono diversi tipi di grafici: istogrammi, grafici a torta… Sono tutti testi non continui che ti permettono di visualizzare e comprendere concetti e dati complessi.
• Vedi questo biglietto? Sembrerebbe una semplice immagine e invece è un testo non continuo, capace di fornire una serie di informazioni importanti.
• Osserva il grafico qui sotto che ci illustra in che modo i bambini hanno imparato a usare il tablet, il cellulare, il computer e i videogiochi.
• Indica con una X le affermazioni corrette.
250 bambini hanno imparato a usare il tablet e il cellulare con i genitori.
200 bambini hanno imparato a giocare ai videogiochi da soli.
150 bambini hanno imparato a usare il cellulare con gli amici.
Osserva quest’immagine: è la pubblicità per promuovere il Festival 2023 dello sviluppo sostenibile. Il messaggio è: “La sostenibilità tiene acceso il futuro”
La parola “futuro” è la chiave di tutta la campagna pubblicitaria. Che cosa succederebbe se non ci impegnassimo tutti, quotidianamente, costantemente, per mettere in pratica lo sviluppo sostenibile e perseguire i 17 Obiettivi dell’Agenda dell’Onu 2030? Qualcosa di quel futuro acceso potrebbe spegnersi. Ciò che ora tiene acceso il domani è proprio la sostenibilità, il nostro fare di oggi che permette di salvaguardare l’ambiente per il nostro domani. Solo attraverso le scelte e i comportamenti individuali e collettivi che mettiamo in atto nel presente, possiamo contribuire a tenere viva la prospettiva di un futuro più sostenibile.
• Discuti con i compagni e le compagne sull’importanza dei nostri comportamenti per avere un futuro migliore per noi e per il nostro pianeta. Dividetevi in gruppi da quattro e inventate una pubblicità progresso: disegnate e scrivete il vostro slogan.
1. Cerchia lo slogan di questa pubblicità.
2. Qual è il suo messaggio?
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: pianeta • slogan • riflettere
La pubblicità progresso ha come scopo quello di far
le persone su determinati argomenti, importanti per l’ambiente, per la società e per tutto il
Contiene gli , brevi messaggi scritti su un’immagine.
Il testo espositivo (o informativo) trasmette a chi legge delle conoscenze su un determinato argomento.
Fornire in modo chiaro notizie, dati e informazioni.
• Relazioni con dati precisi su un argomento.
• Ricerche ed esperimenti con osservazioni e conclusioni.
• Esposizioni su argomenti storici, geografici, scientifici… I testi espositivi si trovano:
• in riviste e giornali, anche online;
• nei testi scolastici;
• nelle enciclopedie e nei testi divulgativi.
• Evidenziazione delle parole chiave
.
• Presenza di fotografie, disegni, grafici, schemi
• Testo espositivo: paragrafi con sottotitoli oppure numerati.
• Testo giornalistico:
• titolo;
• testo;
• fotografie corredate da didascalie
Quando parliamo di “spreco alimentare” intendiamo quel cibo che viene scartato. Questo può succedere sia in fase di produzione (per esempio, quando viene coltivato) sia in fase di stoccaggio/distribuzione (quando viene conservato per essere trasportato fino a dove verrà lavorato o sarà venduto) sia nella fase finale, quando cioè arriva nelle nostre case. Nella tua vita di tutti i giorni, forse non ti sembra che lo spreco alimentare sia un problema così grande: uno yogurt scaduto, qualche pera troppo ammaccata… Poca roba, insomma. Invece è una questione di importanza vitale, perché più di un terzo del cibo prodotto nel mondo viene gettato. Come puoi notare dal grafico, quasi la metà dei rifiuti globali riguarda il cibo e lo scarto verde (erba, rami, foglie…). Se a casa fai la raccolta dei rifiuti organici, puoi pensare che quello scarto non farà nulla di male: dopotutto diventerà compost e servirà da fertilizzante naturale. Purtroppo in Europa soltanto la metà del cibo sprecato viene trasformato in biogas (un gas naturale), in compost oppure viene considerato adatto all’alimentazione degli animali. Il resto finisce in discarica o in inceneritore provocando: sia l’immissione nell’atmosfera di un’ingente quantità di gas serra, che la danneggia e contribuisce ai cambiamenti climatici, sia la contaminazione del terreno e dell’aria, con danni alla salute delle persone.
Too Good To Go, Il manuale antispreco, Piemme
5% vetro
12% plastica
14% altro
4% metallo
2% legno
2% gomma e pellame
17% carta e cartone
44% cibo e scarto verde
Non riutilizzare qualcosa significa mandare in fumo le risorse impiegate per la sua produzione: terra, acqua, energia, lavoro… L’innalzamento dei mari, lo scioglimento dei ghiacci, fenomeni estremi come tornado, alluvioni, piogge abbondanti, frane e la desertificazione di aree sempre più vaste sono eventi causati dalla variazione della temperatura sulla Terra (riscaldamento globale) e negli oceani. Questi fenomeni dipendono perlopiù dalle attività umane, che interferiscono con il naturale equilibrio del pianeta a causa della concentrazione dei gas serra rilasciati nell’atmosfera. Lo spreco alimentare è responsabile del 10% del totale delle emissioni di gas serra.
L’inquinamento non è provocato solo dalle automobili e dalle fabbriche, ma anche dalla deforestazione (riduzione massiccia delle aree riservate a boschi e foreste), dagli allevamenti intensivi (allevamento di bestiame su larga scala) e dai fertilizzanti azotati impiegati nell’agricoltura.
Se la filiera alimentare, cioè il percorso degli alimenti dalla produzione al consumo, venisse gestita meglio, gli sprechi verrebbero ridotti.
Too Good To Go, Il manuale antispreco, Piemme
• I fertilizzanti azotati servono a far crescere più velocemente e più rigogliose le piante.
1. L’inquinamento è provocato solo dalle automobili e dalle fabbriche. V F
2. Lo spreco alimentare è responsabile del 10% delle emissioni di gas serra. V F
LA SPESA
Una sola parola: pianificazione. È la chiave dell’antispreco in cucina. Ecco qualche suggerimento per quando vai a fare compere insieme a una persona adulta:
• scrivi sempre la lista della spesa e pianifica che cosa vuoi mangiare durante la settimana;
• fai attenzione alla data di scadenza dei prodotti, per non comprare cibi che andranno a male prima che li consumi;
• compra frutta e verdura di stagione sfusa (per ridurre gli imballaggi) e possibilmente a km 0 (coltivata vicino a te).
FRIGORIFERO ORDINATO
Conservare ciascun cibo nel miglior modo possibile allunga la sua vita. Metti davanti i prodotti che scadono prima.
RICICLARE
Quando nel frigorifero ci sono tanti avanzi, usa la fantasia: puoi trasformarli in una torta salata o in uno sformato… Too Good To Go, Il manuale antispreco, Piemme (adattamento)
NEI PANNI DI… CHI LEGGE
1. A casa tua pianificate che cosa mangiare a pranzo e a cena?
2. Tu aiuti a fare la spesa?
• “Lo spreco complessivo è la somma degli sprechi di ciascuno di noi”. Che cosa pensi di questa frase? Discutine in classe.
COMPRENDO
• Scrivi una domanda per ogni risposta.
1. Prima si pensava che fosse 35°; ora nuovi studi affermano che è 31°.
2. Caldo e umidità.
3. Il sudore smette di evaporare e si blocca il sistema di raffreddamento dell’organismo umano.
4. Bere molta acqua, stare all’ombra, tenere le persiane e le finestre chiuse, usare il ventilatore.
A causa del cambiamento climatico, le temperature sono elevatissime non soltanto per alcuni giorni all’anno, ma per diverse settimane, se non mesi. Le città sono invivibili e la temperatura non scende nemmeno la notte.
L’estate del 2022 era stata dichiarata la più calda di sempre, ma l’estate del 2023 l’ha superata. Anche ad agosto inoltrato, in molte città si sono registrate temperature record, con termometri oltre i 40 gradi. Questo è dovuto al cambiamento climatico e all’inquinamento, nonché alla mancanza di verde. L’asfalto infatti attira molto di più il caldo; inoltre a surriscaldare l’aria sono anche gli scarichi delle auto, i motori dei climatizzatori, la produzione industriale. E sì, in città fa più caldo perché mancano gli alberi: basta misurare la temperatura all’interno di un parco ombreggiato e quella di una strada assolata, anche a pochi metri di distanza!
Quando fa molto caldo anche i governi, attraverso i media, fanno sapere che è bene restare in casa e non uscire, in particolare se si è persone “fragili” (basso peso corporeo, pressione bassa, carenze, malattie, età avanzata, gravidanza…). Infatti non tutti possono sopportare il caldo allo stesso modo!
Il nostro corpo può sopportare al massimo 31 gradi
Un primo studio aveva dichiarato che un corpo umano poteva sopportare una temperatura di 35 gradi: dopo, diventa incapace di autoregolare la temperatura corporea. Uno studio più recente però ha smentito questo dato, abbassandolo di ben 4 gradi e portando quindi la temperatura massima sopportabile a 31 gradi.
In entrambi i casi si parla però di un mix tra effettiva temperatura e livello di umidità. Non è solo il caldo a creare problemi all’organismo, infatti, ma anche l’umidità, che fa percepire il calore in modo molto più forte.
Che cosa succede dopo i 31 gradi? Il sudore prodotto dal nostro corpo smette di evaporare; quando succede, il sistema di raffreddamento dell’organismo umano si blocca, andando in tilt e portando al cosiddetto “colpo di calore” che, in alcuni casi, può avere delle conseguenze davvero gravi.
I dati dello studio sono stati raccolti su persone adulte in buona salute, è quindi importante sapere che in caso di fragilità la temperatura massima potrebbe essere più bassa.
Se la temperatura supera i 30 gradi e c’è umidità, cerca di non trascorrere troppo tempo in strada o al sole. Riparati all’ombra appena puoi, in casa tieni le persiane e le finestre chiuse, usa un ventilatore, indossa abiti chiari e bevi molta acqua.
Anna Bardazzi in Focus Junior1. Questo testo è diviso in: paragrafi con sottotitoli. paragrafi numerati.
2. È completato da: un grafico. un disegno.
3. Quest’elemento serve a: fornire dati precisi sulle temperature. abbellire la pagina.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: numerati • grafici • paragrafi • tabelle
Il testo espositivo spesso è diviso in , sottotitolati o Può contenere e ……………….......…..
Andamento temperatura media di settembre dal 2000 al 2022 + linea di tendenza. Italia
Fino a qualche anno fa in pochi ne conoscevano l’esistenza, eppure oggi le microplastiche rappresentano un grosso problema ambientale, soprattutto per la salute degli oceani e degli stessi esseri umani.
Si può dire che la microplastica è un residuo derivato dal processo di produzione e utilizzo della plastica, uno dei materiali più comuni al mondo, di cui sono fatti tantissimi oggetti che usiamo ogni giorno.
Tuttavia, se tutta la microplastica è plastica... non tutta la plastica è microplastica! Le microplastiche sono infatti dei piccolissimi pezzi di materiale plastico, le cui dimensioni variano dai 5 millimetri ai 330 micrometri. Se pensiamo che un micrometro corrisponde a un millesimo di millimetro, capiamo quanto possano essere minuscoli! In base alla loro origine, questi microscopici frammenti possono essere suddivisi in due categorie principali:
• Microplastiche primarie: sono quelle prodotte dall’uso umano e vengono rilasciate direttamente nell’ambiente, come i glitter presenti in alcuni trucchi o le particelle disperse nell’acqua della lavatrice dagli abiti intessuti con fibre sintetiche. Secondo i dati forniti dal sito del Parlamento Europeo, questa tipologia di microplastiche rappresenta il 15-31% delle microplastiche presenti nell’oceano.
• Microplastiche secondarie: sono derivate dal deterioramento degli oggetti di plastica più grandi, come buste o tappi di plastica, bottiglie o reti da pesca. Questi scarti rappresentano circa il 68-81% delle microplastiche presenti negli oceani.
Frammenti di plastica così piccoli si disperdono facilmente nell’ambiente e, poiché non sono biodegradabili, rimangono presenti molto a lungo nell’ecosistema.
• Il deterioramento di un oggetto si ha quando si è consumato, rovinato nel tempo.
• Un elemento è biodegradabile quando si decompone facilmente in elementi meno inquinanti.
Nell’acqua le microplastiche possono essere inghiottite dai pesci, i quali ricevono così meno nutrienti. Non solo: questi pesci che ingeriscono involontariamente la plastica, spesso sono gli stessi che poi finiscono sulle nostre tavole. Il risultato? Anche noi esseri umani finiamo per mangiare materiale plastico!
Anche chi non mangia pesce però non può stare sereno. Infatti la microplastica viaggia anche nell’aria che respiriamo sotto forma di polvere.
Dunque, oltre a inquinare il pianeta, la presenza sempre più massiccia delle microplastiche può diventare un problema anche per la nostra salute, benché al momento non ci siano ancora studi scientifici che mostrino con certezza i suoi effetti sull’organismo umano. Tuttavia, molti prodotti di plastica contengono additivi chimici e sapere che simili sostanze possono entrare nel nostro organismo semplicemente respirando o mangiando non è di certo una notizia tranquillizzante. La scienza sta ancora studiando a fondo il tema. Qualcosa però possiamo già farla: consumare sempre meno plastica, fare la raccolta differenziata e non gettare in giro i rifiuti.
Niccolò De Rosa in Focus.it
ANALIZZO1. Il testo che hai appena letto è un testo: scientifico. storico.
2. Sottolinea nel testo le parole specifiche del tema trattato.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: tema • specifici Il testo espositivo contiene termini relativi al trattato.
• Ecco alcune copertine di riviste. Accanto ai numeri corrispondenti, scrivi il nome di ogni rivista e l’argomento di cui si occupa.
Il giornale, insieme alla televisione, alla radio e a Internet, è uno dei mezzi di comunicazione maggiormente diffusi. Contiene notizie e commenti sui fatti di cronaca, politici, culturali, sportivi… avvenuti il giorno prima o nei giorni precedenti la pubblicazione.
La funzione principale del giornale, quindi, è quella di informare, cioè di fornire notizie al lettore su fatti e avvenimenti importanti. Esistono tante pubblicazioni, che è possibile raggruppare in riviste periodiche e quotidiani.
Le riviste periodiche sono pubblicazioni che escono a una scadenza precisa: ogni settimana (settimanale), ogni quindici giorni (quindicinale), ogni mese (mensile), ogni due mesi (bimestrale), ogni tre mesi (trimestrale), ogni sei mesi (semestrale), ogni anno (annuale)…
Ognuna di queste pubblicazioni si rivolge a un pubblico specifico, identificato in base all’età e agli interessi: bambini e bambine, persone interessate alla moda, alla storia, al giardinaggio, ai viaggi, alla cucina, agli sport, alle scienze…
I quotidiani sono pubblicazioni che escono tutti i giorni e informano sui fatti avvenuti nelle ventiquattro ore.
Le notizie riguardano vari temi e sono suddivise per argomento nelle diverse pagine del giornale, in modo che sia facile trovarle.
In cima a ogni pagina del quotidiano c’è perciò un titoletto, o testatina, che indica l’argomento trattato in quella pagina.
Ci sono pagine dedicate:
• a politica interna e politica estera;
• alla cronaca, cioè a notizie di attualità (si dice cronaca nera se riguarda fatti di criminalità, cronaca rosa se informa su eventi in cui sono coinvolti personaggi famosi);
• a economia e finanza, con articoli relativi al mondo economico e finanziario;
• alla cultura, in cui si trattano arte, letteratura, musica…;
• alle scienze, cioè a notizie relative a innovazioni tecnologiche e scoperte scientifiche;
• allo spettacolo, cioè alle novità nel mondo dello spettacolo e dell’intrattenimento;
• allo sport, con gli avvenimenti delle varie discipline sportive;
• alle notizie locali, cioè alle notizie relative alla città o alla regione in cui esce il quotidiano.
Ci sono anche quotidiani dedicati a un tema specifico: quotidiani sportivi, quotidiani economici…
• A quali argomenti sono dedicate queste pagine di quotidiani? Scrivili accanto ai numeri corrispondenti.
Articolo di apertura
Testata È l’articolo che tratta l’argomento più importante del giorno.
È il titolo del giornale.
Articolo di fondo
È l’articolo che riporta un commento sull’argomento più importante del giorno. Spesso è scritto dal direttore del giornale e si trova in alto a sinistra.
Civette
Sono i titoli che anticipano le notizie riportate nelle pagine interne.
Articolo di spalla
È l’articolo che parla di un’altra notizia importante.
Articoli di taglio medio o basso
Sono gli articoli meno importanti. Prendono il nome dalla loro posizione.
La Nasa e i fossili spaziali
Atterrati i campioni di minerali prelevati su Bennu
L’impresa di Osiris-Rex è riuscita. La capsula con 250 grammi di campioni prelevati dalla superficie dell’asteroide Bennu è scesa col paracadute nella base militare del deserto dello Utah negli Stati Uniti. Si è conclusa così un’impresa giudicata temeraria per la complessità
4
250 grammi è la quantità di minerali recuperati su Bennu
delle tecnologie e delle operazioni che entravano in gioco. La missione della Nasa era partita nel 2016 e aveva l’ambizioso obiettivo di riportare sulla Terra del materiale superficiale del piccolo corpo celeste di 490 metri di diametro grazie a un braccio robotizzato.
Presenta brevemente l’argomento e stimola la curiosità. Riassume gli elementi essenziali dell’articolo.
È scritto in caratteri più grandi e in grassetto. Presenta gli elementi fondamentali dell’informazione.
Vari tipi di titolo
• Titoli caldi, che suscitano emozioni in chi legge.
MORANDI: «BASTA SOCIAL»
Fatti mandare dalla mamma a spegnere i video sul telefonino
Il cantautore, re della comunicazione su Facebook e Instagram, annuncia a sorpresa: «Per un po’ voglio fare una pausa e usare meno lo smartphone. Chissà, magari ci farà bene.»
Non sempre è presente. Richiama un punto specifico dell’articolo.
• Titoli freddi, centrati solo sull’informazione.
Il Festival dello Sviluppo Sostenibile torna dal 7 al 23 maggio
Centinaia di iniziative da Nord a Sud del Paese per diffondere i messaggi della sostenibilità economica, ambientale e sociale: questa l’essenza della manifestazione promossa dall’ASviS.
• L’Aritmologia è una parte della cardiologia che studia il sistema elettrico del cuore.
• Il pacemaker è un dispositivo elettronico che permette di ristabilire il giusto ritmo cardiaco.
Chi?
Che cosa?
Dove? Quando?
Perché?
Who? What? Where? When? Why?
ANALIZZO1. Il testo che hai letto è un articolo di: cronaca. sportivo.
2. Rispondi.
Di chi si parla? • Che cosa è accaduto? • Dove è accaduto? • Quando è avvenuto il fatto? • Perché è avvenuto?
Torino, decisivo un impianto sottocute
Il suono di un sms e un medico che, pur essendo lontano in ferie, lascia tutto per correre e salvare la vita alla sua paziente di 13 anni in arresto cardiaco. La storia di “buona sanità” giunge da Torino, dall’ospedale infantile Regina Margherita. Protagonista una ragazzina alla quale il dottor Fulvio Gabbarini, responsabile dell’Aritmologia pediatrica, ha impiantato mesi fa sottocute un piccolo apparecchio di telemedicina per documentare da remoto i malori.
A Ferragosto la ragazzina sviene. Inizia così la corsa contro il tempo: mentre i suoi genitori la portano all’ospedale torinese, un sms di avviso arriva sul telefono di Gabbarini nel giro di pochi secondi. Il medico avverte il suo staff di procedere con gli esami preliminari per il ricovero, mentre lui torna a Torino per impiantare sulla bimba un pacemaker. La giovane ora sta bene.
Il Resto del Carlino
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto:
Dove? • Chi? • completo • Quando? • Perché? • Che cosa? L’articolo di cronaca deve essere chiaro e deve informare chi legge in modo .
Il/La giornalista segue la regola delle cinque W: Who? ( ), What? ( ), Where? ( ), When? ( ), Why? ( ).
Livorno, la spiaggia dedicata ai cani senza guinzaglio. Docce, fontane, educatori cinofili. E un gelato ad hoc.
Bella assiste i malati terminali all’Hospice Ghirotti di Genova e trascorre del tempo nelle scuole con i bambini autistici. D’estate, va in vacanza: da 12 anni ha un ombrellone e due lettini a San Vincenzo, in Toscana, nella Costa degli Etruschi, dove c’è una spiaggia adatta per lei e i suoi «fratelli» Otto e Gwen, bagnino esperto in salvataggi ora in pensione. Loro sono alcuni degli ospiti della Dog Beach, la spiaggia italiana per cani ideata da Francesco Mattei, Luca Giovannini e Alessandro Fiorini nel 2006. Qui i cani non devono stare al guinzaglio, non hanno limiti di accesso né all’arenile e né al mare, i servizi sono «su misura», dalle docce alle ciotole fino al gelato pensato come un nutrimento specifico, e hanno a disposizione educatori cinofili.
Negli anni sono nate amicizie che si ritrovano d’estate come un appuntamento fisso. In questo piccolo pezzo di costa toscana convivono cani di tutte le razze. Nella Dog Beach tutto viene «pensato» da cani: la spiaggia è lunga 130 metri e per 80 metri è allestita come uno stabilimento balneare, per i rimanenti 30 è spiaggia libera, con alle spalle 9.000 metri quadrati di area ombreggiata.
Michela Proietti in Corriere della Sera
1. Chi è Bella?
2. Dove si trova la spiaggia di cui parla l’articolo?
ANALIZZO
• Evidenzia in verde il sommario, in giallo il titolo.
• Scrivi le 5 W dell’articolo appena letto: Who? (Chi?) What? (Che cosa?) Where? (Dove?) When (Quando?) Why (Perché?)
Un cane si asciuga al sole dopo un bagno in uno stabilimento «Dog Beach».
Il Monte Bianco si è abbassato
Il Monte Bianco ha perso due metri di altezza. La vetta più alta delle Alpi ora misura 4.805,59 metri, esattamente 2,21 metri in meno rispetto al 2021. Lo ha stabilito un pool di geometri francesi dell’Alta Savoia, che ha condotto varie rilevazioni negli anni scorsi. Sui libri di geografia e sulle guide resta però indicata l’altezza «storica» di 4.810 metri.
La cima del Monte Bianco è composta da una calotta di neve il cui spessore varia a seconda delle condizioni climatiche (venti, temperature, precipitazioni). La parte rocciosa arriva a 4.792 metri, da lì in poi c’è solo ghiaccio. Pertanto –come ha sottolineato il presidente della camera dei geometri dell’Alta Savoia, Jean des Garets, «la differenza di altezza può riflettere la quantità di precipitazioni dell’estate».
«Le variazioni della cima sono frequenti» ha aggiunto durante una conferenza stampa a Chamonix «e il Monte Bianco potrebbe essere benissimo molto più alto tra due anni. Noi accumuliamo i dati per le future generazioni, non siamo qui per interpretarli, lasciamo questo compito agli scienziati».
Il team di rilevatori ha utilizzato strumenti all’avanguardia, tra cui anche un drone.
1. Che tipo di articolo è questo? Cronaca nera. Scientifico.
2. Nell’articolo trova e sottolinea con colori diversi le risposte alle cinque W.
In totale, una ventina di persone divise in otto cordate sono salite a metà settembre sulla vetta tra Valle d’Aosta e Alta Savoia e hanno fissato vari punti di rilevazione per arrivare alla misurazione più precisa possibile.
«Dopo questi rilievi» ha concluso des Garets «abbiamo già imparato molto: sappiamo che la cima è in perpetuo movimento sia in altitudine, con variazioni di circa cinque metri, sia come posizione».
Marco Principini in Il Resto del Carlino
• Indica con una X l’affermazione sbagliata. L’altezza del Monte Bianco è diminuita. Il team dei rilevatori ha utilizzato strumenti all’avanguardia.
La cima del Monte Bianco non cambia.
TIPI
articoli
relazion i su argomenti storici, geografici, scientifici…
ricerche ed esperimenti parole chiave didascalie delle immagini fotografie
• disegni • schem i • tabelle
TECNICHE
È un testo che trasmette informazioni a chi legge.
LINGUAGGIO uso d i termini specifici
ordine cronologico e logico paragrafi •
titolo, occhiello e sommario
testo: Who? (Chi?) • What? (Che cosa?) • Where? (Dove?)• When (Quando?) • Why(Perché?)
preciso testiespositivi articoli
Si sono fatte attendere qualche giorno le 81 tartarughine Caretta Ca retta nate la scorsa notte sulla spiaggia di Milano Marittima. La loro nascita era attesa per il 20-21 agosto e per documentare l’emozionante momento è stata installata una webcam che ha ripreso giorno per giorno la vita del nido.
I piccoli animaletti dopo la schiusa hanno puntato dritto verso il mare, mentre alcuni biologi li hanno assistiti prima e durante la corsa sulla spiaggia.
«Le incognite erano tante per questo primo nido in Emilia Romagna, in una zona molto a nord rispetto alle classiche zone di nidificazione» spiegano dal Tao (Turtles of the Adriatic Organization). «Dopo i primi rilievi scientifici, le neonate sono state protette mentre correvano verso il mare. Molti i curiosi che hanno assistito alla schiusa rispettando le indicazioni e i cordoni di sicurezza dei volontari, rendendo il momento ancora più magico nel pieno rispetto della natura».
Il progetto, ideato dal fotografo ravennate Ottavio Giannella in sieme al biologo Andrea Ferrari del Tao, ha mostrato per la prima volta in Romagna la deposizione e la schiusa delle uova di tartarughe marine ed è stato reso possibile grazie al supporto della Fondazione “Cer via In”, che ha sostenuto l’iniziativa per far condividere al maggior numero di persone possibile un evento naturalistico mai ammirato prima. Notizie come queste, infatti, raccontano la natura intorno a noi e ci rassicurano sullo stato di salute dei nostri mari e delle nostre coste.
Fondamentale anche la collaborazione del Parco del Delta del Po, che ha messo a disposizione il suo canale YouTube per le pubblicazioni delle clip che hanno mostrato l’evolversi della situazione nell’area di nidificazione.
Il sindaco di Cervia Massimo Medri commenta: «Cervia ancora una volta si è dimostrata una città di alto valore ambientale, dove la protezione della fauna e della flora sono elementi imprescindibili per la comunità. Un sentito ringraziamento alle tante realtà ambientali e associative che hanno contribuito all’esito positivo di questo evento unico nella nostra regione».
dal web
1 Questo testo è:
un articolo di giornale. un articolo di giornale online. un testo del libro di scienze. un testo del libro di storia.
2 Di chi si parla in questo articolo?
Di tartarughe Caretta Caretta.
Di tartarughe di terra.
3 Che cosa è successo?
4 Dove si è verificato l’evento?
Su un’isola.
Sulla spiaggia di Milano Marittima.
Sul Delta del Po.
A Rimini.
5 Quando è avvenuto l’evento?
A fine agosto. A giugno.
A settembre. A luglio.
6 Perché la mamma tartaruga ha deposto le uova su quella spiaggia?
Perchè la spiaggia è molto calda. Perchè ha trovato le giuste condizioni ambientali.
Per il tipo di sabbia.
Perché lì tira sempre vento.
1 Quante tartarughine sono nate?
91 81 71 61
2 Che cosa è stato fatto per documentare l’evento?
3 Le tartarughe Caretta Caretta sono solite nidificare nelle spiagge dell’Emilia-Romagna? Si. No.
4 Di solito nidificano più a: nord. sud. est. ovest.
5 Il termine “imprescindibili” (riga 30) significa:
che bisogna assolutamente tenerne conto. che se ne può fare a meno. che si dimentica facilmente.
6 Andrea Ferrari (riga 18) è: un fotografo. un biologo. un volontario.
7 Chi ha messo a disposizione un canale YouTube per permettere a tutti di vedere la nascita delle tartarughine?
8 Qual è l’analisi logica corretta della frase “la loro nascita era attesa per il 20-21 agosto” (riga 3)?
Soggetto / p. verbale / compl. oggetto Soggetto / p. verbale / compl. di tempo
• Il testo espositivo mi è piaciuto:
• Questa verifica per me è stata:
Esattamente come per la stampa cartacea, un giornale online può fornire notizie generali o essere dedicato a un argomento specifico (letteratura, arte, sport, società, politica, hobby…).
I giornali online hanno il vantaggio di poter sfruttare tutti i media che il web mette a disposizione: audio, video, foto… Infatti, consultando l’articolo di un giornale online, è possibile cliccare su alcune parole - chiave evidenziate (i cosiddetti link), che riportano ad altre notizie collegate a quella che si sta leggendo e arricchite spesso da audio e video. In questo modo è possibile ampliare e approfondire la ricerca sull’argomento che ci interessa.
Oggi le informazioni vengono diffuse, oltre che dai giornali di carta, anche via web. Già da diverso tempo, infatti, sono presenti giornali online, cioè testate giornalistiche che vengono pubblicate in rete e che possono essere lette direttamente sul PC, sul tablet o sullo smartphone.
I giornali online possono essere:
• digital only, cioè testate giornalistiche senza edizione su carta (vengono pubblicate solo in rete);
• la versione online di un giornale cartaceo. In questo caso di una testata giornalistica esistono due versioni: una cartacea e una online.
Sapevi che puoi anche consultare gratuitamente online riviste e quotidiani tramite l’edicola della biblioteca digitale MLOL (Media Library OnLine)?
MLOL è la prima e principale biblioteca digitale italiana, accessibile 24 ore al giorno, 7 giorni su 7. Attraverso il portale puoi consultare migliaia di giornali provenienti da tutto il mondo, ascoltare musica e audiolibri in streaming, fare il loro download e accedere a centinaia di migliaia di altre risorse digitali.
Per iniziare a usare MLOL dovrai richiedere le credenziali alla tua biblioteca con l’aiuto di una persona adulta. Una volta che avrai ricevuto username e password, sarà sufficiente che tu disponga di una connessione Internet per accedere al sito e iniziare a consultare le risorse disponibili, da qualsiasi luogo e da qualunque dispositivo.
I giornali online sono una vera miniera di informazioni per tutti noi. Ricorda sempre, però, che stai navigando in Internet! Per questo motivo una persona adulta deve essere sempre accanto a te durante la navigazione.
LAVORO SULLE PAROLE• Il download è l’operazione che permette di scaricare un file da un computer lontano dal proprio, attraverso Internet.
Il testo argomentativo è un testo che sostiene uno specifico punto di vista rispetto all’argomento trattato.
Convincere chi ascolta o chi legge.
• Problemi che riguardano tutti: scuola, ambiente, inquinamento, lavoro…
• Temi relativi alla vita politica: discorsi di politici, dibattiti…
• Caratteristiche e qualità dei prodotti per convincere all’acquisto (testi pubblicitari).
• Opinioni su eventi, fatti accaduti, comportamenti…
• Espressioni che sottolineano il coinvolgimento in prima persona di chi espone il problema: secondo me, a mio avviso, ritengo che…
• Uso di connettivi che collegano gli argomenti: perciò, ma, tuttavia, benché, perché, eppure…
• Descrizione dell’argomento.
• Tesi, cioè opinione dell’autore/ autrice.
• Argomentazioni sia a sostegno della tesi sia contrarie.
• Conclusioni, che sintetizzano le argomentazioni a favore della tesi e offrono consigli o possibili soluzioni.
Il giornalista Aldo Cazzullo parla con i propri figli, Francesco e Rossana, discutendo: l’impatto dell’uso dello smartphone sulla nostra vita.
Non è possibile che, quando andiamo in pizzeria, anziché i vostri volti mi veda sempre davanti i vostri cellulari. Non è possibile che, quando entriamo in un albergo, come prima cosa voi due, Francesco e Rossana, chiediate la password del wifi. Non è possibile che ovunque si vada, all’estero o in Liguria dai nonni, voi due vi portiate dietro il vostro piccolo mondo, chiuso nel telefonino.
Vi ricordate quella gita in Provenza? I campi di lavanda in fiore erano bellissimi, ma voi non li guardavate: eravate sempre chini sui cellulari.
Vi ricordate domenica scorsa a casa dei nonni? Eravate assenti, distanti, tutti presi dallo smartphone. Ed è un peccato, perché l’amore a cerchio di vita tra nonni e nipoti è meraviglioso.
Siete una generazione con lo sguardo basso. Voi, ma dovrei dire noi, abbiamo sempre il cellulare a portata di mano. E lo usiamo per far sapere agli altri quello che facciamo, pensiamo, mangiamo, beviamo, sogniamo.
Ma in realtà stiamo parlando da soli. Perché agli altri di noi non importa nulla. In rete tutti chiacchierano, molti gridano, qualcuno insulta, minaccia; e nessuno ascolta.
Alla ricerca di attenzione e di aiuto, tanti ragazzi affidano a Youtube e ai social le loro cose più intime, come naufraghi che infilano il messaggio nella bottiglia e la affidano alle onde dell’oceano, fiduciosi che la portino nelle mani di un soccorritore; che però non c’è. Solitudine, altro che social!
Aldo Cazzullo, Metti via quel cellulare. Un papà. Due figli. Una rivoluzione, Mondadori
La rivoluzione digitale è il più grande intontimento di massa nella storia dell’umanità. Secoli di letteratura, arte, musica entrano nel cellulare, vengono fatti a pezzi e gettati in aria come coriandoli. Il meglio di quello che l’uomo ha scritto, dipinto, composto, pensato viene triturato e ridotto a frammenti, destinati a perdersi nell’oceano delle sciocchezze e delle falsità.
Non vedo libri, giornali, dvd in mano ai vostri coetanei, e neppure ai trentenni.
Noi non eravamo sempre connessi; e questo ci ha dato modo di esercitare la fantasia. Non avevamo wikipedia; e questo ci ha allenato la memoria.
Non eravamo prigionieri della rete come criceti nella ruota; e questo ci ha insegnato ad assaporare il tempo, a volte perfino la noia.
Certo anche noi genitori siamo iperconnessi. Come ha scritto Altan, “è record: ogni cellulare possiede un italiano”. Ma per un bambino o un adolescente l’ossessione di essere sempre online può diventare un pericolo ancora più grande. Perché così rischia di assuefarsi alla vita virtuale, prima ancora di aver cominciato a vivere quella vera.
Aldo Cazzullo, Metti via quel cellulare. Un papà. Due figli. Una rivoluzione, Mondadori
• Aldo pensa che:
• la rivoluzione digitale sia un bene. V F
• i giovani leggano molti libri. V F
• anche i genitori siano iperconnessi. V F
• Nel testo leggi che i bambini e gli adolescenti rischiano “di assuefarsi alla vita virtuale, prima ancora di aver cominciato a vivere quella vera”.
Con l’aiuto dell’insegnante, commentate questa frase.
Papà, noi non metteremo via il cellulare, almeno non quando ce lo dici tu. Ogni rivoluzione ha avuto i suoi odiatori: il treno era un’opera di Satana; c’erano quelli che non volevano viaggiare in automobile, quelli che rifiutavano di salire sugli aerei.
La rete per la nostra generazione è parte essenziale della vita; e questo vale anche per te, visto che sei sempre chino sul cellulare.
La rete è lo spazio della libertà, offre tantissime occasioni: leggere gli scrittori che preferisci, ascoltare la musica che ti va in quel momento, parlare con una persona lontana di cui senti la mancanza.
Quante volte siamo andati a cercare su wikipedia il nome che non ricordavi, ci siamo visti i goal della Juve in diretta, abbiamo salutato i cuginetti su Skype? Non è vero che il telefonino ci isola dal mondo, ce lo crea.
Possiamo decidere di stare soli, o possiamo decidere di stare con gli altri. Possiamo spegnerlo e uscire con gli amici, o confrontarci con gli stessi amici stando a casa. Ormai ci è indispensabile per studiare, per leggere, per scrivere.
Aldo Cazzullo, Metti via quel cellulare. Un papà. Due figli. Una rivoluzione, Mondadori
• Francesco e Rossana affermano che:
• la rete offre tante opportunità. V F
• il telefonino isola dal mondo. V F
• il telefonino ormai è indispensabile. V F
• In classe dividetevi in due gruppi: il primo farà un elenco degli aspetti positivi del possedere un cellulare; il secondo gruppo farà un elenco degli aspetti negativi. Poi, analizzate i dati raccolti.
• Qual è il significato del proverbio “non destare il can che dorme”?
È imprudente stuzzicare situazioni tranquille, perché si rischia di farle precipitare È meglio evitare di svegliare un cane mentre sta dormendo, perché potrebbe stare male.
1. Dove è possibile vedere dinosauri accompagnati da esseri umani?
2. Chi oggi potrebbe riportare in vita i dinosauri?
3. Quali problemi ci sarebbero se si riportassero davvero in vita i dinosauri?
IN INGLESE
dinosauro estinzione carnivoro erbivoro
dinosaur extinction carnivorous herbivore
DESCRIZIONE DEL TEMA
Molti film per bambini e bambine hanno come protagonisti i dinosauri. Spesso questi dinosauri non sono soli sulla scena, ma sono accompagnati dagli esseri umani che li hanno ricreati in laboratorio. Sì, perché i nostri amici lucertoloni giganti si sono estinti ben più di 65 milioni di anni fa e sulla Terra non ne è rimasto nemmeno uno in vita!
Naturalmente, nei film questa convivenza fra le due specie si rivela sempre alquanto problematica e spesso intere scene sono incentrate su rocambolesche fughe degli esseri umani per non essere… mangiati dai dinosauri!!!
TESI
Ma secondo voi sarebbe possibile oggi ricreare in laboratorio i dinosauri? E, nel caso in cui gli scienziati e le scienziate riuscissero a riportarli in vita, sarebbe possibile la convivenza fra la specie umana e i dinosauri?
Secondo me sarebbe possibile dal punto di vista scientifico, ma assolutamente sconsigliabile. Da non fare proprio.
ARGOMENTI A SFAVORE DELLA TESI
Sicuramente oggigiorno la scienza ha compiuto progressi tali da non escludere che in un prossimo futuro si possano riportare in vita specie estinte.
Vi immaginate che meraviglia? Poter vedere un dinosauro, poterlo toccare, poterlo addomesticare: si realizzerebbe il sogno di grandi e piccini!
E perché mai dovrebbe essere sconsigliabile vivere insieme ai dinosauri? Che problema ci potrebbe essere?
ARGOMENTI A FAVORE
Ma… andare al parco con il vostro triceratopo al guinzaglio forse non sarebbe proprio comodo! Così come tenere in giardino un diplodoco sarebbe un attimino complicato, viste le dimensioni del tenero vegetariano!
E vogliamo parlare poi delle abitudini alimentari, unite alle dimensioni dei denti, di alcuni dinosauri?
Sconsiglierei a tutti di trovarsi faccia a faccia con un velociraptor, con un tirannosauro o con un albertosauro.
Sapete che un dente di tirannosauro aveva dimensioni che variavano dai 10 ai 30 centimetri ed era tagliente come la più affilata delle motoseghe dei nostri giorni?
Impossibile pensare di creare gabbie così grandi e così robuste da rinchiudervi un T-Rex. E poi… verrebbe ricreato solo per tenerlo tutta la vita prigioniero. Sarebbe giusta una cosa simile?
CONCLUSIONE
Il mio personale parere è che se la natura ha voluto che i dinosauri si estinguessero e che la specie umana rimanesse sulla Terra, forse aveva le sue ragioni: “non andiamo a destare il can che dorme”…
Laura Stano
ANALIZZO1. Qual è l’argomento del testo?
2. Qual è la tesi dell’autrice?
3. Quali sono le argomentazioni a favore della tesi? E quelle a sfavore?
4. Nel testo, sottolinea le espressioni che indicano il coinvolgimento dell’autrice (secondo me, penso…)
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto.
argomentazioni • secondo me • tesi • conclusioni • argomento Nel testo argomentativo l’autore/autrice propone un punto di vista su un determinato
Per farlo:
• esprime un’opinione sull’argomento: la ;
• sostiene la tesi analizzando il tema con le ;
• all fine, presenta le Sono inoltre presenti espressioni che indicano il coinvolgimento di chi espone il problema: , a parere mio, ritengo che…
ANALIZZO
• Riquadra in blu la tesi e in arancione le argomentazioni.
• E tu? Sei a favore o a sfavore dell’uso del grembiule? Discutine con il gruppo classe.
È iniziata la scuola e molti di voi staranno indossando i l grembiule, vero? Quando riprendono le attività scolastiche, però, qualche domanda ci frulla in testa, e una di queste è proprio sul grembiule. Perché si porta? Da quando? È davvero necessario? Siete favorevoli o contrari al suo utilizzo a scuola?
In Italia l’introduzione delle divise scolastiche avvenne durante il periodo del governo fascista, tra il 1922 al 1943. Dovete sapere che, sebbene l’utilizzo del grembiule sia di uso comune nelle scuole dell’infanzia e primarie pubbliche, la legge italiana non prevede l’obbligo di indossarlo.
Il 52% dei 1 00 0 studenti intervistati da Skuola.net in un sondaggio sull’uso delle uniformi nelle scuole secondarie non era d’accordo.
– Siamo tutti diversi e unici – dice uno studente. – La diversità deve essere promossa, non limitata.
Gli studenti favorevoli alle divise rappresentavano il 28% e promuovevano il grembiule come un modo per abbattere le distinzioni ed eliminare alcuni motivi per prendersi in giro.
Che cosa significa indossare un’uniforme? Essere riconoscibili, avere un ruolo, appartenere a una scuola specifica. Se andate in ospedale, per esempio, sapete riconoscere un medico perché indossa il camice. Uno studio della dottoressa statunitense Karen Pine, professoressa di psicologia, ha mostrato che quando si indossa un determinato capo di abbigliamento il cervello è stimolato a comportarsi coerentemente a quello che il vestiario suggerisce. Non è perciò l’abito in sé che conta, ma il significato che gli diamo.
dal web
Semplificando al massimo, possiamo dire che l’I.A. (Intelligenza Artificiale) è una macchina capace di copiare e simulare ogni aspetto dell’apprendimento e dell’intelligenza umana. È, cioè, un insieme di circuiti elettronici e di istruzioni software capaci di dare l’impressione, a un osservatore umano, di essere alle prese con un altro uomo e non con una macchina.
Da alcuni anni l’I.A. è comunemente usata in una serie di campi con i quali siamo in contatto tutti i giorni. Ma è negli ultimi tempi che il suo sviluppo ha avuto un’incredibile accelerazione, grazie a sistemi di I.A. come per esempio Chat GPT.
Chat GPT (abbreviazione di Generative Pretrained Transformer, in italiano “Trasformatore Preaddestrato Generativo”) è un sistema basato su istruzioni informatiche di apprendimento automatico capaci di elaborare, ossia di comprendere, il linguaggio umano, cioè il linguaggio naturale. Il risultato è che alle domande che riceve sa dare risposte simili a quelle che darebbe un essere umano. Non solo: ChatGPT è in grado di ammettere i propri errori, di contestare premesse errate e rifiutare richieste inappropriate. Secondo i suoi creatori, ChatGPT può essere utilizzata in tantissimi campi: per esempio nelle traduzioni linguistiche, nel servizio clienti di un’azienda (per gestire domande frequenti dando risposte rapide e accurate) e persino nella scrittura creativa. Naturalmente non è tutto oro quel che luccica e l’I.A. nasconde anche tante insidie. Due su tutte: potrebbe di fatto sostituirci in tantissimi lavori oggi svolti da noi esseri umani e potrebbe dare informazioni non corrette o addirittura sbagliate. Mai fidarsi ciecamente di un’I.A!
dal web
ANALIZZO• Evidenzia in giallo le argomentazioni a favore dell’Intelligenza Artificiale e in azzurro quelle contrarie.
• Scrivi altre due argomentazioni a favore dell’Intelligenza Artificiale e due contrarie all’uso di questo strumento.
• Nel testo sono evidenziati alcuni connettivi. Servono a: collegare
le argomentazioni. complicare il discorso. rendere più efficace il discorso.
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto. infatti • connettivi • tuttavia
In un testo argomentativo vengono usati molti , che collegano le argomentazioni a favore o contrarie alla tesi: però, ma, , cosicché, , eppure…
PREPOTENTI: SÌ O NO?
Quando il prepotente vuole qualcosa, se la prende con le buone o con le cattive. Anzi, capita che si prenda anche le cose che non gli interessano, per dimostrare che può farlo. Se però incontra un prepotente più prepotente di lui, si fa piccolo piccolo e infila la coda tra le gambe.
Spesso non è nemmeno necessario avere i muscoli per essere prepotenti: lo si può fare con le parole, con i gesti, con lo sguardo. Per avere più amici ed essere rispettati da tutti, bisogna far valere le proprie ragioni senza pretendere di “schiacciare” gli altri.
PERMALOSI: SÌ O NO?
Quando il permaloso ritiene di aver ricevuto un torto, “se la lega al dito”, non se lo dimentica più e si mette a studiare tutti i sistemi per “farla pagare a quello lì”.
Prima di considerare come terribile un’offesa di poco conto, invece, bisogna prendere tempo e calmarsi. A volte, poi, si dimostra più coraggio ignorando un’offesa, piuttosto che ricambiandola…
GELOSI: SÌ O NO?
È normale aver paura di perdere qualcosa di nostro. Ma non è giusto tenersi tutto stretto stretto e trattare male chi anche solo si avvicina: condividere un gioco con qualcuno non vuol dire perderlo. Anzi: spesso si gioca meglio in compagnia!
Come una palla non diventa meno nostra se un compagno le dà un calcio, così chi ci ama non riduce il suo affetto perché vuol bene anche a qualcun altro! L’amore non è una scatola di cioccolatini, che se qualcuno ne mangia un po’ ne resta meno per noi!
Mario Gomboli, Buoni o cattivi , Fabbri
• Che cosa significa il modo di dire “se la lega al dito”?
• Conosci altri modi di dire “con le dita”?
SCOPO
convincere chi legge a condividere l’opinione espressa nel testo
parole chiare edefficaci u so dei connettivi
la par tecipazione di chi scrive espressioni che sottolineano
(secondo me, ritengo…)
È un testo che sostiene un preciso punto di vista su un argomento.
LINGUAGGIO
STRUTTURA
(ecologia, scuola, bullismo…) ogni aspetto della vita
presentazione del tema (argomento)
esposizione della tesi (opinione) di chi scrive esposizione delle argomentazioni
conclusioni
TEMI
Il genio della teoria della relatività, lo scienziato tedesco che nel 1921 ricevette il premio Nobel per la fisica, da bambino era dislessico e aveva poca memoria. Per questo, imparò a leggere soltanto a 9 anni e per di più mal sopportava le regole scolastiche e contestava spesso i professori. Un “difetto” che a 15 anni gli costò l’espulsione dal Luitpold Gymnasium di Monaco e quindi anche il diploma.
Einstein aveva però dimostrato una grande predisposizione per la matematica e la fisica, e siccome non si adattava all’impostazione militarista della Germania rinunciò alla cittadinanza tedesca e puntò a studiare in Svizzera. Qui si preparò per conto proprio per ottenere l’ammissione al Politecnico di Zurigo ma, non avendo né il diploma né l’età minima richiesta, fu bocciato agli esami d’ammissione nonostante i brillanti voti ottenuti nelle sue materie preferite, matematica e fisica. Inoltre, aveva lacune in francese, che era la lingua d’esame. Prese allora il diploma al Gymnasium di Aarau, con ottimi voti.
In Svizzera il sistema dei voti andava da 1 a 6, dove 6 era il miglior voto, 4 la sufficienza e 1 il minimo. Albert quell’anno ottenne 6 in algebra, geometria e fisica, mentre il suo neo restava il francese, dove prese 3.
Comunque ottenne il diploma nel 1896 e poté ripresentarsi al Politecnico di Zurigo, dove ad appena 21 anni si laureò in matematica e fisica. In seguito, il mancato superamento della prima prova di selezione e quei voti 6, 4 e 3 in pagella, male interpretati, hanno fatto nascere la leggenda che Albert Einstein andasse male a scuola. Tutto falso, ovviamente.
1 Alle righe 2-3 si dice che Einstein era: dislessico e aveva molta memoria. dislessico e aveva poca memoria. dislessico e geniale. geniale e con poca memoria.
2 Chi contestava Einstein?
I genitori. I professori.
Gli amici. I maestri.
3 In quale istituto si diplomò Einstein?
4 Leggi con attenzione le righe 18-24 e poi osserva la pagella riportata accanto al testo. Quali sono le tue conclusioni?
Tante persone hanno tratto conclusioni affrettate pensando che Einstein andasse male a scuola. Einstein andava male a scuola. Il sistema di voti della Svizzera è uguale a quello italiano. Einstein non studiava.
5 Qual è la tesi dell’autore?
Non è vero che Einstein andava male a scuola.
Einstein andava male a scuola. Einstein non si impegnava, ma era intelligente. Ad Einstein non interessava andare bene a scuola.
• Il racconto argomentativo mi è piaciuto:
• Questa verifica per me è stata:
6 Scrivi le argomentazioni dell’autore a favore della sua tesi (sono tre).
7 Qual è l’argomentazione contraria alla tesi dell’autore?
La pagella di Einstein ha brutti voti. Einstein era poco intelligente.
8 Alle righe 28-29 trovi l’espressione “prima prova”. Si tratta di: un aggettivo numerale ordinale e un nome. un aggettivo numerale cardinale e un nome. un avverbio e un nome. un aggettivo numerale ordinale e un verbo.
9 Alla riga 14 trovi il verbo “fu bocciato”. A quale modo e tempo è espresso?
Indicativo, passato remoto, forma attiva. Indicativo, passato prossimo, forma passiva.
Indicativo, trapassato remoto, forma attiva.
Indicativo, passato remoto, forma passiva.
10 Alla riga 31 leggi il verbo “andasse”. A quale modo e tempo è espresso? Presente congiuntivo. Imperfetto congiuntivo. Presente condizionale. Imperfetto indicativo.
• Opalescente è un colore latteo che spesso è anche lucente.
Nell’isola di Martinica quando giunge la sera i marinai si incontrano nelle osterie per raccontarsi la loro giornata e le leggende dei tempi andati.
Davanti a una bevanda dissetante, raccontano di quando, millenni fa, il Sole e la Luna vivevano insieme. Dovete sapere che un tempo non c’era giorno e non c’era notte, ma c’erano solo armonia e gioia e il Sole e la Luna regnavano felici su tutti gli Astri del Cielo. Ma gli esseri umani non erano capaci di vivere in quest’armonia perfetta e iniziarono a litigare.
Allora il Tempo, mandato dal Potere Divino, scese sulla Terra e divise il Giorno dalla Notte condannandoli a rincorrersi per sempre: lì dove ci fosse stato l’uno, non ci sarebbe mai stata l’altra. Il Tempo pose il Sole a regnare sul Giorno, a scaldarlo, a illuminarlo e a renderlo fertile grazie al lavoro degli esseri umani; poi pose la Luna a governare la Notte, per renderla calma, silenziosa e per far riposare il corpo e la mente delle persone dalle fatiche del Giorno.
Gli esseri umani non compresero il grande dono che era stato fatto loro e continuarono a litigare durante il giorno, mentre progettavano nuovi litigi durante la notte.
Il Sole non poteva non essere felice per tutto il suo splendore, ma non si sentiva completo e ogni sera, costretto a inabissarsi nel Mare, chiamava la Luna con i suoi raggi di fuoco che si spegnevano nelle acque.
La Luna, triste senza il suo sposo, pianse, pianse tanto, ma tanto, ma tanto che le sue lacrime, giunte sul fondo del mare, cominciarono a rotolare abbracciando granelli e granelli di sabbia purissima. Fu così che le lacrime si mescolarono alla sabbia fino a indurirsi e a formare le conchiglie opalescenti!
Da quel tempo le conchiglie, bianche lacrime di Luna e sabbia degli abissi, conservano il segreto dell’amore avvolto in un guscio prezioso e fragile.
I marinai di Martinica raccontano che per questo una conchiglia porta in sé i segreti del Cielo e del Mare e che, posta vicino al cuscino, fa sognare le persone, ricordando quell’amore che non conosce ostacoli e che dura per l’eternità.
Laura StanoO conchiglia marina, figlia della pietra e del mare biancheggiante, tu meravigli la mente dei fanciulli.
Alceo - traduzione di Salvatore Quasimodo, in Lirici greci , Mondadori
LAVORO SULLE PAROLE• Il termine “biancheggiante” richiama la spuma delle onde del mare. Inventa e scrivi tu due altri termini analoghi, partendo da due colori.
M’hanno portato una conchiglia. Le canta dentro un mare di carta. Il mio cuore si colma d’acqua con pesciolini d’ombra e d’argento. Mi hanno portato una conchiglia. Federico García Lorca
Basta una passeggiata sulla spiaggia per raccogliere bellissimi “tesori” come legnetti e conchiglie di tante forme, da utilizzare per creare una decorazione per la cameretta.
• Conchiglie di forme e colori diversi
• Piccoli rametti o legnetti raccolti in riva al mare
• Spago sottile
• Colla
1 Taglia un pezzo di spago lungo circa 2 m. Piegalo a metà e fai un nodo lasciando un occhiello che ti servirà per appendere la tua decorazione.
2 Prendi un legnetto lungo circa 15 cm e fissalo allo spago facendo due giri prima da una parte e poi dall’altra. Fai attenzione a tenerlo alla stessa altezza dalle due parti.
3 Ripeti quest’operazione 3 o 4 volte, in modo da formare una piccola scala a pioli. Alla fine, fai un nodo robusto per fissare lo spago all’ultimo legnetto.
4 Taglia un pezzettino di spago e con la colla fissa un’estremità alla conchiglia. Poi annoda l’altra estremità alla metà di un piolo. Continua fino a riempire tutti i pioli.
Carissimi bambini e carissime bambine. Anzi: Carissimi ragazzi e carissime ragazze, siete arrivati alla fine del vostro percorso scolastico alla Scuola primaria. Mancano davvero pochi giorni … Un mondo di emozioni vi percorre. Anche quelli di voi che sembrano più forti e indifferenti, in realtà un pochino di timore ce l’hanno.
Innanzitutto il vostro cuore è sopraffatto dal dispiacere di lasciare i vostri e le vostre insegnanti, i vostri amici e le vostre amiche.
“Come farò senza di loro?”: questa domanda ve la sarete posta sicuramente più di una volta.
Forse perfino i muri della vostra aula vi mancheranno…
E poi… come saranno in realtà i professori e le professoresse della Scuola secondaria?
E i nuovi amici e le nuove amiche?
I cambiamenti fanno sempre paura, ma non preoccupatevi!
In tutti questi anni quante cose avete appreso, imparato, sperimentato! Siete sicuramente pronti!
Iniziate a entrare nel nuovo mondo, leggendo e mettendovi alla prova con i testi delle pagine seguenti
La prima cosa che noterete è l’uso di un carattere più piccolo: i libri della Scuola secondaria, infatti, sono scritti con caratteri più piccoli e hanno meno immagini.
Poi vedrete che i racconti sono più lunghi e complessi; ma voi siete ben allenati, quindi… niente paura!
Inoltre, le consegne potrebbero apparirvi più difficili di quelle affrontate fino ad ora: anche in questo caso nessuna paura! È solo un modo per chiedere le stesse cose, ma con parole diverse.
Vale la regola che mettete in pratica già da tanti anni: leggere una consegna più volte e se necessario ricorrere anche all’aiuto del dizionario.
Un’ultima cosa: è più piccolo anche lo spazio dove scrivere le risposte relative agli esercizi da eseguire, quindi ricordate che dovrete anche adattare la vostra calligrafia!
Cara maestra, mi sembra ieri ch’ero alto un metro; e tu com’eri?
Eri più alta o eri più bassa?
Non lo ricordo, il tempo passa. Il tempo corre, il tempo vola ed è già tempo di cambiar scuola.
Ma non son triste, lo sai perché? Perché nel cuore tu resti con me.
Sabrina Giarratana, Filascuola , Nuove Edizioni Romane
E adesso non sono più la tua maestra, ma rimarrai qui, dentro la testa, dentro il mio cuore e in mezzo ai miei pensieri anche quando io sarò per te già ieri. Per me sei ieri, oggi e anche domani, sei stato il bimbo dato alle mie mani per diventare ragazzo e uomo vero, per fare cose di cui puoi andare fiero. Ma in fondo io so già quello che resta: sarò per te per sempre la maestra e tu per me non uno dei tanti, ma il più importante, come tutti quanti.
Germana Bruno
• Scrivi anche tu una poesia di saluto per la tua maestra o il tuo maestro.
• Leggi il testo almeno due volte. Una prima volta silenziosamente, la seconda volta a voce alta.
Se la tua lettura è scorrevole, dovresti impiegare da un minimo di circa 10/12 minuti a un massimo di 15/18 minuti.
Giugno, Scuola Primaria Gianni Rodari
Il bambino salutò la maestra con un filo di voce e si lasciò alle spalle la sua aula vuota di quinta, scivolando via sul corridoio di mattonelle chiare con la pagella fra le mani.
Mani dalle dita lunghe, da ragazzino. Sicuramente più grandi e più forti di quelle che, cinque anni prima, avevano stretto il filo rosso del gomitolo dell’amicizia il primo giorno di scuola.
Mani che avevano imparato a impugnare le matite e a tracciare sorrisi a U su righe e quadretti.
Mani che si erano impegnate a contare soddisfazioni e numeri, difficoltà e amici, riposandosi solo ogni tanto in fondo alle tasche.
Uno strano ticchettio alle sue spalle, come timidi passi, lo costrinse a rallentare fino a fermarsi del tutto, con i piedi immersi in una pozzanghera di sole. Anche il ticchettio si fermò.
Il bambino si girò lentamente e si trovò faccia faccia con… il suo banco. Il banco sembrava lo stesse seguendo. Possibile? Poi accadde qualcosa di incredibile.
– Stai andando via per sempre.
Era stato proprio il suo banco a parlare.
– Sì – rispose il bambino, stupito e vigile al tempo stesso.
– In quel foglio che ti hanno dato c’è scritto che sei pronto per andare alla scuola dei grandi, vero?
– Sì, c’è scritto così! – annuì il bambino.
– Allora, buona fortuna! – gli sussurrò il banco, sfiorandogli la gamba con una zampetta di ferro.
Poi ticchettò indietro verso l’aula, che aveva lasciato di nascosto, sfuggendo allo sguardo della maestra.
– Aspetta! – gridò il bambino.
Il banco si fermò davanti alla porta della biblioteca.
– Volevo dirti grazie – sussurrò il bambino, accovacciandosi di fronte a lui – Grazie per aver sopportato il mio peso e i miei scarabocchi, il solletico dei quaderni e le briciole dei panini. Sei stato davvero un buon amico in questi cinque anni!
Poi si avviò verso l’estate, la sua estate prima dell’inizio delle medie. Nello stesso momento la commessa uscì di fretta dalla biblioteca e andò a sbattere contro il banco.
– E questo, che cosa ci fa qui? – bofonchiò contrariata. Poi guardò meglio. – Ma è tutto bagnato! – esclamò, notando le goccioline che tremolavano lievi sul piano lucido.
Lo sollevò e lo riportò al suo posto, in quell’aula di quinta che a settembre sarebbe diventata un’aula di prima, nello spazio che era rimasto vuoto, proprio accanto alla finestra.
Il bambino scese di corsa le scale d’ingresso, con il cuore che gli batteva a mille. Non era possibile. Doveva essersi sognato tutto. A undici anni compiuti sapeva benissimo che la magia era soltanto un’invenzione di qualche cervello troppo fantasioso.
Ai piedi delle scale andò a sbattere contro il custode, che sembrava essere sbucato dal nulla.
– Scusami, Ben! – gli disse educatamente.
Il custode della scuola era un tipo strano. Secco secco, poco più alto di lui, con le orecchie da elfo e pochi peli in testa. Per non parlare del grembiule blu scuro da lavoro, che portava sempre aperto sul davanti: sulle spalle sembrava avere macchie a forma di impronte d’uccellino e da una tasca gli penzolava una pesante chiave dorata mezza arrugginita.
– Non preoccuparti, Alessandro, non mi hai fatto male – gli rispose Ben. – Il tuo banco ti ha salutato, vero?
Alessandro rimase di sasso.
– Come fai a saperlo? – chiese al custode.
– Lo fanno spesso – spiegò Ben, senza scomporsi. – Soprattutto i più sensibili: si affezionano tanto ai bambini che ospitano. Per loro non è facile scappare dall’aula, ma quando ci riescono…
– È impossibile! – esclamò il bambino. – I banchi non possono parlare. Sono soltanto dei piccoli tavoli di legno. E… gli oggetti non parlano. Infatti il mio in questi cinque anni non ha mai neanche sussurrato…
– Tu però gli hai risposto – osservò Ben. – Ho sentito delle voci, poco fa, in corridoio.
– Be’, io… – rispose Alessandro, spiazzato. – Io sono una persona educata, ecco! Anche quando sto soltanto sognando.
– Buongiorno, signor Ben. – La voce della mamma, che si era trattenuta a salutare la maestra, interruppe la loro conversazione. – Ale, vogliamo andare a casa?
Il bambino guardò il custode ed esitò. Poi disse: – Vai avanti tu! Io vengo da solo.
– Va bene, ma fra mezz’ora al massimo devi rientrare – si raccomandò la mamma.
Il bambino e l’anziano custode rimasero in silenzio per un lungo istante, sotto il sole cocente. Alessandro fissava la grossa chiave dorata che sbucava dalla tasca del grembiule: sembrava brillare di luce propria, nonostante fosse ricoperta da ricami di ruggine.
– Vuoi un bicchiere di aranciata? – gli propose Ben. – Puoi venire a casa mia, almeno staremo al fresco.
In effetti la piccola casa del custode, addossata alla parete nord della
• Pensa al tuo ultimo giorno di scuola: quali emozioni provi? C’è qualcosa in particolare che ti mancherà? Oppure qualcosa che non vedi l’ora di trovare alla Scuola secondaria? Racconta, descrivendo in modo approfondito le tue emozioni.
scuola come un cucciolo all’ombra della madre, era quasi fredda. Appena vi mise piede, il bambino fu attraversato da un brivido. Alla sua destra vide un attaccapanni in ferro battuto su cui erano appesi due ombrelli neri, tetri come vecchi corvi.
– Tendo a dimenticare gli ombrelli in giro – spiegò Ben, incrociando il suo sguardo. – Così ne ho sempre un paio a disposizione.
La cucina era minuscola, con una credenza un po’ scrostata, un lavello in ceramica pieno di tazze da lavare e un frigorifero basso che ronfava sommessamente.
– Tieni, Alessandro – disse Ben, porgendo l’aranciata al bambino.
– Bel nome, il tuo. Lo sai perché l’hanno scelto?
– Piaceva ai miei genitori – rispose il ragazzo alzando le spalle. – E poi anche mio nonno si chiamava così.
– Io invece porto il nome di un giardiniere. Il custode che per anni aveva curato un giardino un po’ speciale – rivelò il custode, con fare misterioso. – Si chiamava Ben Weatherstaff. Era un personaggio del libro preferito da mia madre. Il giardino segreto
– Lo conosco! Anche la mia mamma l’ha letto tante volte!
Ben sorrise sotto i baffi.
– Mi sono accorto che, prima, fissavi la mia chiave.
– Sì – ammise il bambino. – Ero curioso.
Ben se la sfilò dalla tasca e la rigirò tra le dita.
Era davvero massiccia e, nel movimento, perse un po’ di ruggine. La polverina si depositò sul pavimento, ai piedi di Alessandro.
– Fai bene a essere curioso – gli disse il custode. – Ora che stai per lasciarci posso rivelartelo: questa chiave non apre nessun giardino segreto, ma una scuola magica. La nostra scuola magica.
In quel preciso momento un pappagallino bianco e celeste, entrato dalla finestra spalancata, gli si posò sulla spalla sinistra, beccandogli con delicatezza l’orecchio da elfo.
– È il mio inseparabile – lo presentò Ben. – Adora sentire parlare della scuola magica e sa che sto per raccontarti qualcosa. Alessandro bevve l’ultimo sorso di aranciata e appoggiò il bicchiere nel lavandino.
– Non prendermi in giro, per favore! – sbottò.
– Non mi permetterei mai! – lo tranquillizzò il custode. – Vieni, sediamoci in salotto.
– Ho soltanto mezz’ora… – provò a dire il bambino.
– Il tempo è una cosa sopravvalutata! – sbuffò l’anziano.
I due si accomodarono su un vecchio divano ricoperto di stoffa a fiori, cosparso di delicate piume celesti.
– Devi sapere che alla fine dell’anno scolastico, a giugno, il portone della scuola si trasforma in un passaggio fatato. Io ho ricevuto il grande onore
di poterlo aprire – esordì Ben, accarezzandosi il mento. – Appena l’ultimo alunno lascia l’edificio, nelle aule inizia a soffiare una nuova vita…
– La magia non esiste – puntualizzò Alessandro. – E non dimenticare che io ho già undici anni!
– Esiste, eccome se esiste! – disse Ben, sornione. – Prova a chiudere gli occhi e inizia a immaginare la tua aula, inondata dal chiarore di una bella nottata estiva…
Michela Guidi, La scuola magica , Feltrinelli Kids
COMPRENDO
• Indica con una X se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).
• Le mani del ragazzino avevano imparato a impugnare la matita. V F
• Il bambino sente un ticchettio: è un orologio. V F
• Il banco parla al bambino. V F
• Il bambino ringrazia il banco. V F
• Il banco è bagnato di gocce di pianto. V F
• Il ragazzino si chiama Ben. V F
• Il custode offre al ragazzo un’aranciata. V F
• L’uccellino del custode è un pappagallino. V F
• Il custode parla al bambino della scuola superiore. V F
ANALIZZO
• Nel racconto ci sono sequenze narrative, descrittive, dialogiche
1. Evidenzia in verde la sequenza descrittiva relativa a Ben.
2. Quale tipo di sequenza non è presente?
3. Evidenzia in giallo le due similitudini presenti nel racconto.
SCRIVO
• Ora immagina e scrivi sul quaderno il saluto fra te e il tuo banco. Ricorda di inserire le sequenze dialogiche.
Le medie… ah, le medie! Anche se hanno cambiato nome e adesso si chiamano “Scuola secondaria di primo grado” non hanno perso un grammo del loro spaventoso potere.
Chi inizia ad andare alle medie non può più essere considerato un bambino o una bambina. Ormai è quasi un ragazzo o una ragazza.
Calma. Che differenza c’è tra “non essere più un bambino o una bambina” ed “essere quasi un ragazzo o una ragazza”?
Non lo so. Oh, nessuno ha mai garantito che qui ci fossero tutte le risposte. Anzi qui semmai ci sono solo le domande! Comunque, per fare uno sforzo, direi che la differenza tra la prima e la seconda definizione è sottile e profonda. Tipo quelle crepe nel ghiaccio che, nei film d’azione, sono una garanzia di brivido e di rischio: infatti, è quando si spaccano che comincia l’avventura.
Quando esci dalla scuola elementare ti senti una sopravvissuta. Nell’ordine hai resistito:
• alle tabelline (ma non le dimenticare!);
• ai verbi (ma non li dimenticare!);
• all’astuccio con le matite sistemate per colore;
• ai banchi che in prima sembrano enormi e in quinta sembrano piccoli; e a mille cose che non si può stare qui a elencare!
Appena ti avvicini la porta d’ingresso delle medie:
• ti senti la più piccola di tutti;
• pensi che ti capiterà il peggio possibile;
• Qual è la differenza tra non essere più un bambino o una bambina ed essere quasi un ragazzo o una ragazza? Spiegalo con parole tue. Tu come ti senti?
• Prendi spunto dalla protagonista del racconto e fai il tuo “quadro” di quello che hai superato nella Scuola primaria e di quello che ti aspetti nella Scuola secondaria.
• il fatto di dover incontrare per la prima volta i tuoi nuovi compagni e le tue nuove compagne ti fa sentire quell’inquietudine che doveva provare Cristoforo Colombo a metà dell’Atlantico, quando non sapeva che, sbagliando continente, avrebbe fatto la scoperta del millennio;
• hai paura di perdere il contatto con i tuoi vecchi compagni e le tue vecchie compagne di scuola;
• tutti ti dicono che all’improvviso crescerai e a te sembra di non aver smesso di crescere, visto che in soli dieci anni e mezzo sei passata dalla condizione di neonato a quella di essere umano in grado di leggere, scrivere, far di conto, vestirsi da solo o da sola, attraversare la strada e distinguere almeno cento specie di animali.
Ti riconosci in questo quadro? Bene!
Non ti riconosci in questo quadro? Bene! Tutto ti sarà più facile.
Annalisa Strada, 101 cose da fare per andare alle medie e uscirne vivi , De Agostini
Un’alunna si presenta così nel suo primo giorno di Scuola secondaria di primo grado.
Mi chiamo Penelope.
Ho 11 anni e quattro mesi. Il mio compleanno è il 21 dicembre. Sono alta… centimetri. E chi lo sa? Ho provato a misurarmi con una riga di legno, ma non sta mai ben dritta e così non trovo il punto giusto.
I miei occhi sono verdi come una fogliolina di primavera e rivelano sempre il mio pensiero: questo talvolta può essere un problema, soprattutto quando sono stanca e vorrei solo che la lezione di aritmetica finisca.
I capelli sono neri, corti e ricci e si rizzano da tutte le parti, specialmente quelle sbagliate.
Sono timida: ci tengo a dirlo perché qualche volta qualcuno ha pensato che non parlassi per superbia o perché non mi interessava. In realtà avevo solo paura perché a me serve un pochino di tempo per aprirmi con le persone.
Il mio numero fortunato è il 16 perché quel giorno ho incontrato quella che è diventata la mia più cara amica.
Il mio colore preferito è il giallo perché io amo il caldo, l’estate, la limonata, i pulcini, il sole … Adoro giocare a pallavolo e le due squadre del mio quartiere mi contendono perché sono una schiacciatrice ineguagliabile.
La mia materia preferita è storia: mi piacciono infinitamente i popoli antichi e tutte le volte che studio mi immedesimo in qualche personaggio del passato.
I miei libri preferiti sono i fantasy: mi sono innamorata di questo genere dopo aver letto, anzi divorato, tutta la saga di Harry Potter. Da grande diventerò medico sportivo. C’è tanto da studiare, ma io sono tosta e ce la farò.
ANALIZZO
• Evidenzia la descrizione delle caratteristiche fisiche di Penelope.
• Ora scrivi la tua presentazione, immaginando di farlo per i tuoi professori della Scuola secondaria. Segui l’esempio di Penelope.
Ora mettiti alla prova con questo compito molto simile ai test d’ingresso con i quali ti cimenterai i primi giorni di Scuola secondaria di primo grado.
In un regno assai lontano, tanti anni fa, viveva un principe di nome Ulderico.
I suoi genitori erano due regnanti amati da tutto il popolo e la vita procedeva bene per tutti. Ma Ulderico non era felice. La giornata era sempre la stessa. Si svegliava la mattina con una musica regale, si alzava e andava a lavarsi in un bagno regale, veniva servito in un modo regale e dalla colazione alla cena ogni pasto era… indovinate un po’? Esatto! Regale. Incontri con i sudditi, incontri con altri nobili, ricchezze di qua e ricchezze di là gli davano l’impressione di essere in un labirinto da cui era difficile uscire. Così un giorno prese una decisione. Si recò dai suoi genitori e disse: – Caro padre, cara madre, ho immenso rispetto per la vita che mi date ogni giorno, ma sento forte il bisogno di cercare una strada tutta mia. I genitori capirono i sentimenti del figlio e lo lasciarono libero di scegliere cosa fare.
Ulderico preparò una borsa con le cose necessarie, prese un cavallo dalla scuderia e si incamminò per un sentiero, fuori dal regno. Cavalcò e camminò diversi giorni, pescando e cacciando per mangiare, fin quando arrivò al cancello spalancato di un castello abbandonato. Proprio sul cancello lesse una frase: “Sono un bel dono”. Entrò proseguendo sul vialetto che attraversava il giardino e in mezzo all’erba vide un altro cartello: “Su questa terra vivrei bene”.
“Che strani messaggi” pensò, si diresse verso una fontana molto vicina all’ingresso del castello. Non appena fu vicino alla fontana vide un’altra scritta: “Senza acqua potrei morire”. Curioso di esplorare questo luogo abbandonato e affascinante, si avvicinò al portone e spingendolo forte si introdusse all’interno del castello. Nel grande ingresso, accanto a un vaso vuoto, ecco un altro messaggio: “Per qualche giorno, questa è stata la mia piccola casa”. Ulderico era veramente confuso da quei messaggi. “Chissà cosa vogliono dire” pensò. Ma proprio mentre era distratto dai pensieri, qualcosa lo afferrò e lo sollevò di scatto. Girò lo sguardo impaurito e vide che era tra gli artigli di un drago.
– Non saresti dovuto entrare! Ora, sarai imprigionato nel mio labirinto e resterai lì per sempre. Il drago portò il povero Ulderico nel retro del castello e, volando su un enorme labirinto, lo lasciò cadere nel centro. Ulderico, frastornato dalla caduta e dalla paura per il drago, scosse il capo e si stropicciò gli occhi. Davanti a lui, proprio lì, nel centro del labirinto, un altro cartello: “Segui il mio profumo e sarai libero”.
Ulderico voleva guadagnarsi la libertà a ogni costo, quindi annusò l’aria alla ricerca di un odore da seguire. Il suo naso riconobbe molti odori. Alcuni più gradevoli: pollo arrosto, biscotti di pasta frolla, biancheria pulita, ecc. Altri meno attraenti: spazzatura, uovo marcio, cacca di cavallo, ecc. Ulderico però era un ragazzo acuto e trovò l’odore da seguire.
Obiettivo 1: COMPRENSIONE DELLA TIPOLOGIA TESTUALE
A1 I fatti narrati in questo testo sono caratteristici di un: racconto fantastico racconto storico racconto fantasy racconto realistico
A2 La narrazione avviene in: prima persona terza persona
A3 Il narratore della vicenda è: il drago Ulderico un narratore esterno alla vicenda il re, padre di Ulderico
A4 La vicenda si svolge in: un luogo immaginario e un tempo preciso un luogo e un tempo precisi, storicamente provati un luogo e un tempo imprecisati un luogo preciso, un tempo indefinito
A5 Qual è lo scopo della narrazione?
Narrare fatti storici
Far conoscere la figura di Ulderico
A6 Chi è il protagonista del racconto?
Divertire e interessare chi legge
Far riflettere chi legge su temi d’attualità
Il drago La regina Il re Ulderico
A7 Elenca gli altri personaggi del racconto (sono tre).
A8 Scrivi il titolo del libro dal quale è tratto questo brano.
Obiettivo 2: COMPRENSIONE GENERALE DEL TESTO
B1 Chi è Ulderico?
Un principe realmente esistito
1 punto per ogni risposta corretta
PUNTEGGIO TOTALE /8
Il principe di un regno immaginario
Il re del regno di cui parla l’autore Un troll
B2 Ulderico era infelice. Un giorno, quindi, decise (righe 7-9): che avrebbe aperto un ristorante nel bosco di fuggire da casa di andare in cerca di una moglie di partire alla ricerca di una strada tutta sua
B3 I genitori di Ulderico (riga 10): partono insieme al figlio imprigionano il figlio nella torre del castello lasciano il figlio libero di decidere comprano due cavalli
B4 Durante il viaggio, Ulderico (righe 13): si trova nei pressi di un castello abbandonato e vi entra si trova faccia a faccia con un mostro finisce nel mondo dei morti si trova nei pressi di un fiume
B5 Il drago (righe 25-26): scappa alla vista di Ulderico uccide Ulderico imprigiona Ulderico in un labirinto invita Ulderico a fare un pic-nic
1 punto per ogni risposta corretta
PUNTEGGIO TOTALE /5
Obiettivo 3: COMPRENSIONE PARTICOLAREGGIATA DEL TESTO
C1 Alle righe 3-5 c’è la descrizione della vita di Ulderico. Quali conclusioni ne trai?
Perché il protagonista non è felice?
Non ha abbastanza ricchezze e vorrebbe essere più ricco
La sua vita privilegiata e regale gli pare senza scopo
Non va d’accordo con i suoi genitori
Desidera trovare una moglie
C2 Che cosa prende Ulderico per il suo viaggio (riga11)?
C3 Ulderico parte. Dove si reca?
Direttamente nel castello del drago Nei boschi del regno di famiglia
Fuori dal regno Nel labirinto
C4 Ulderico trova diversi messaggi. Quali?
C5 Rileggi le ultime cinque righe del testo. Con quale aggettivo viene descritto Ulderico?
Allegro Arguto Acuto Astuto
Obiettivo 4: COMPETENZE GRAMMATICALI
D1 Alla riga 1 leggi “assai lontano”. Si tratta di un aggettivo al grado: positivo comparativo di maggioranza superlativo assoluto superlativo relativo
1 punto per ogni risposta corretta
PUNTEGGIO TOTALE /5
D2 Alla riga 5 trovi il termine “po’”. Perché è scritto con l’apostrofo e non con l’accento?
Si tratta di un errore di battitura del testo È corretto perché si tratta di elisione È corretto perché si tratta di un troncamento Non lo so
D3 Alla riga 6 trovi due volte il termine “incontri”. Si tratta di un: verbo nome aggettivo pronome
D4 Alla riga 8 leggi “si recò”. Questo è un: verbo irregolare verbo intransitivo verbo impersonale verbo riflessivo
D5 Alla riga 8 leggi il termine “immenso”. Questo è un: aggettivo di grado superlativo relativo aggettivo di grado superlativo assoluto aggettivo qualificativo di grado positivo nome alterato
D6 Alla riga 10 trovi due verbi sottolineati. A quale modo e tempo sono espressi?
Modo congiuntivo tempo imperfetto Modo indicativo tempo passato remoto Modo indicativo tempo passato prossimo Modo gerundio tempo passato
D7 Alla riga 12 leggi i verbi “pescando e cacciando”. Sono espressi al modo: infinito presente gerundio presente participio passato gerundio passato
D8 Alle righe 13 -14 leggi “Proprio sul cancello lesse una frase”. Svolgi l’analisi grammaticale del verbo “lesse”.
D9 Alla riga 22 trovi per tre volte il termine “lo”. Che cosa indica?
Nei primi due casi è un pronome, il terzo è un articolo. Sono tre articoli.
Nei primi due casi è un articolo, il terzo è un pronome. Sono tre pronomi.
D10 Alla riga 30 leggi: “il suo naso riconobbe molti odori”.
Qual è il soggetto di questa frase?
Il suo naso Molti odori
D11 Alla riga 32 trovi la seguente frase: “Ulderico era un ragazzo acuto.”
Quale fra le seguenti corrisponde all’analisi logica di tale frase?
Soggetto/Predicato verbale/Complemento oggetto
Soggetto/Predicato nominale
Obiettivo 5: ABILITÀ DI SCRITTURA
Partendo dall’ultima parte del racconto che hai appena letto, scrivi sul tuo quaderno il finale del racconto.
1 punto per ogni risposta corretta
PUNTEGGIO TOTALEPunteggio totale della prova /27
Ora siete davvero pronti/e a lasciare la Scuola Primaria per iniziare la vostra avventura alla Secondaria!
C’è un’ultima cosa importante che dovete fare: “passare il testimone” a chi verrà dopo di voi. Sapete che cosa vuol dire “passare il testimone”? Vuol dire lasciare la vostra scuola, il vostro banco, i vostri insegnanti “in mano” ad altri bambini e ad altre bambine che arriveranno dopo di voi e che si troveranno dove siete stati voi fino ad ora.
Il vostro deve essere un distacco amorevole e responsabile, in modo da “passare il testimone” anche dell’esempio positivo ai nuovi arrivati e alle nuove arrivate.
Carissimo amico, carissima amica della Scuola dell’Infanzia, ti lascio la mia classe. Non è grandissima, ma lo è abbastanza per contenere tutte le emozioni che ogni giorno ognuno di voi porterà con sé.
Carissimo amico, carissima amica, ti lascio anche il mio banco. Abbine grande cura, non è un semplice pezzo di legno!
Il mio banco e la sedia mi sono stati compagni di tante avventure in questi cinque anni. Sulla sedia mi sedevo, ogni mattina, in attesa che iniziasse la lezione. Su quella stessa sedia mi rifugiavo quando qualcosa era andato storto: un litigio, un brutto voto…
Sul banco appoggiavo il materiale scolastico, ma non solo: c’era posto anche per la mia penna “luccicosa” (che non potevo usare per scrivere i testi e le operazioni), per la mia borraccia, per il mio piccolo portafortuna (un cuoricino rosso).
Durante l’intervallo il banco diventava prima un tavolino dove consumare la merenda, poi il campo di battaglia di tanti giochi che ho svolto con i miei amici e le mie amiche.
Adesso tutto questo è tuo.
Carissimo amico, carissima amica, infine ti lascio i miei insegnanti.
Ricorda che tutto ciò che fanno e che dicono lo fanno e lo dicono solo per te.
All’inizio ti parranno seri e forse ne avrai timore, ma ben presto scoprirai che ogni giorno avranno mille sorrisi solo per te.
Ricorda che per i tuoi insegnanti tu sei speciale. Sapranno vedere in te i tuoi talenti e ti aiuteranno a riconoscerli e a esprimerli al meglio.
Conosceranno anche tutte le tue fragilità e ti aiuteranno a superarle, indicandoti strade sempre nuove.
E quando giungerà l’ultimo giorno di scuola vedrai una lacrima scendere dai loro occhi: perché un pezzetto del loro cuore se ne andrà con te.
Giulia, un’alunna di classe 5a B
Il percorso di Mindfulness è a cura di Lorenzo Castelli, psicoterapeuta e psicologo scolastico
Responsabile editoriale: Mafalda Brancaccio
Coordinamento redazionale: Sarah Farina
Redazione: Annalisa Pomilio
Revisione didattica: Giuseppina Ricucci
Responsabile di produzione: Francesco Capitano
Progetto grafico e impaginazione: Studio grafico AcomeApe di Alessia Zucchi
Illustrazioni: Simonetta Baldini, Silvia Colombo, Daisy Ingrosso, Manuela Leporesi, Irma Ruggiero, Trattomatto
Illustrazione di copertina: Silvia Colombo
Ricerca iconografica: Paola Rainaldi
Referenze iconografiche: Alamy, Getty Images, Shutterstock, 123rf, Archivio Cetem
Stampa: Tecnostampa – Pigini Group Printing Division Loreto – Trevi 24.84.041.0
Per esigenze didattiche i testi sono stati quasi tutti ridotti e/o adattati. L’editore è a disposizione degli aventi diritto tutelati dalla legge per eventuali e non volute omissioni o errori di attribuzione.
È assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di questa pubblicazione, così come la trasmissione sotto qualsiasi forma o con qualunque mezzo, senza l’autorizzazione della Casa Editrice.
Produrre un testo scolastico comporta diversi e ripetuti controlli a ogni livello, soprattutto relativamente alla correttezza dei contenuti. Ciononostante, a pubblicazione avvenuta, è possibile che errori, refusi, imprecisioni permangano. Ce ne scusiamo fin da ora e vi saremo grati se vorrete segnalarceli al seguente indirizzo: redazione@elionline.com
Tutti i diritti riservati
© 2024 Cetem, Gruppo Editoriale ELi info@gruppoeli.it
equilibri
#PROGETTOPARITÀ
EquiLibri • Progetto Parità è un percorso intrapreso dal Gruppo Editoriale ELi, in collaborazione con l’Università di Macerata, per promuovere una cultura delle pari opportunità rispettosa delle differenze di genere, della multiculturalità e dell’inclusione. Si tratta di un progetto complesso e in continuo divenire, per questo ringraziamo anticipatamente il corpo docente e coloro che vorranno contribuire con i loro suggerimenti al fine di rendere i nostri testi liberi da pregiudizi e sempre più adeguati alla realtà.
• Letture 4
• Riflessione linguistica 4
• Quaderno di scrittura 4
• Arte e Musica 4-5
4•5
ISBN per l’adozione: 9788847307391
• Letture 5
• Riflessione linguistica 5
• Quaderno di scrittura 5
ISBN per l’adozione: 9788847307407
#altuofianco
• KIT DOCENTE comprensivo di guida alla programmazione, risorse didattiche, percorsi semplificati e tutto il necessario per il corso.
• LIBRO DIGITALE (scaricalo subito seguendo le istruzioni all’interno della copertina) con LIBRO LIQUIDO ACCESSIBILE:
• volumi sfogliabili con selezione di esercizi interattivi
• esercizi interattivi extra per tutte le materie
• simulazioni di prove nazionali INVALSI
• audiolibro per tutti i volumi del corso
• tracce audio
• mappe grammaticali interattive, con attività
• video e PPT di presentazione delle tipologie testuali
• percorsi semplificati stampabili