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Una FINESTRA sul LIBRO ASCOLTA
La garaUna FINESTRA sul ASCOLTA LIBRO
L’ AUDIO
Firmino detto Fermo, nove anni di ardore ciclistico per un’altezza che sfiorava un cestino della carta, passò ancora una volta il panno sul manubrio e sul telaio. La sua bicicletta, che aveva battezzato TurboPedale Mangiasfalto, era pronta per la gara! Era una comune bicicletta da donna ma, grazie al suo fidato amico meccanico Giangio, era diventata il mezzo con cui era certo di vincere la gara del Pedalino d’Oro. – Bella bici! Posso provarla? – disse una voce alle loro spalle. – Neanche morto! – rispose Fermo. Poi si voltò e incrociò lo sguardo di zio Nando. – Zio – esclamò Fermo girandogli intorno con la bicicletta – guarda! Non è bellissima? – Ottimo lavoro, ma ora è il momento di festeggiare. Vi andrebbe un’orzata con lo zucchero al bar di Landino? Fermo e Giangio annuirono all’unisono e il terzetto si diresse da Landino. Fermo appoggiò la bicicletta contro un palo a pochi passi dall’ingresso del bar. – Non la leghi? – chiese dubbioso Giangio. – No, si rovina la vernice! E poi ci mettiamo poco, no? – Propongo un brindisi ai corridori! – Al Pedalino d’Oro e al mio amico Fermo! – chiuse Giangio.
Fermo e Giangio schizzarono all’esterno del bar. Il bambino fece un passo in avanti, poi un altro ancora e alzò lo sguardo verso il palo dove aveva lasciato la due ruote. Sbatté le palpebre pensando che fosse un brutto sogno. Poi il suo urlo fece tremare tutti i bicchieri del bar di Landino. Fermo scosse il capo sedendosi sul marciapiede: mancava un giorno alla gara e il suo mezzo si era vaporizzato, volatilizzato, insomma era stato rubato! Zio Nando osservava lo scorno dei due bambini senza proferire verbo. Poi, scegliendo il tono più dolce e rassicurante, parlò: – C’è ancora una possibilità: la mia vecchia bicicletta! Solo che… è da un po’ che non la uso: necessita di qualche ritocco. Giangio saltò in aria: c’era del lavoro da fare! Bicicletta da smontare e rimontare! E c’era ancora tempo prima della partenza! – Meglio ricostruire che piangere sul rubato – sentenziò zio Nando. Nel breve tratto fra il bar e il palazzo di zio Nando, Giangio provò a rianimare l’amico, fantasticando su quello che avrebbe potuto fare alla nuova bicicletta. Il meccanico era in visibilio per la nuova sfida, ma l’amico non era dello stesso umore. Poco dopo il terzetto giunse alla famigerata cantina segreta di Zio Nando, che aprì la porta con un calcio: la porta saltò via dai cardini e si schiantò sul pavimento alzando una nuvola di polvere. Fermo e Giangio entrarono starnutendo e cercarono a tentoni l’interruttore della luce. Si udì un clic e la cantina segreta di zio Nando si mostrò nel suo splendore. Era un immenso blocco di scatole e cianfrusaglie, un’apocalisse di oggetti rotti e accumulati a caso.
Zio Nando avanzò con passi calcolati, scansando tubi arrugginiti e pile di giornali inIL RACCONTO UMORISTICO gialliti. Fermo lo seguiva fremendo, mentre Giangio si guardava intorno incantato. – Oh, eccola! – sospirò infine zio Nando. Fermo si lanciò in avanti fremendo: voleva vedere la sua ultima possibilità, la due ruote che poteva salvare la situazione! E quando i suoi occhi inquadrarono la bicicletta, ebbe un sussulto. Era un catorcio. Era devastata dalla ruggine: ogni parte appariva rugosa, fragile e scricchiolante. I fanali erano staccati e penzolavano inerti da un lato. Il sellino era stato mangiato dai topi e mostrava piccole molle aguzze e fuori asse. Le ruote erano sgonfie, mancava un pedale e i parafanghi erano sbeccati. Il freno, quello ancora sano perché l’altro non aveva più il cavo di trasmissione, appariva allentato e sghembo. – Ma zio! È distrutta, è un cadavere, il ricordo lontano di una bicicletta! – Sì, c’è un po’ di lavoro da fare. Ma sono sicuro che si può sistemare in breve tempo – disse zio Nando. – La bicicletta non è messa così male. Si può rattoppare e riparare – sentenziò Giangio con gli occhi che brillavano di inventiva. – E poi ho con me tutto quello che serve! Le stelle brillavano nella quiete delle strade. Fra il russare degli abitanti, si poteva udire un battere di martello e uno sfregare di bulloni. Fermo e Giangio stavano riparando la bicicletta nel piazzale davanti al condominio di zio Nando. Nonostante l’impegno del piccolo meccanico, Fermo appariva poco convinto. – Le ruote, quando le mettiamo a posto? – chiese con ansia. – Un attimo! – rispose stizzito Giangio. – Sto ancora lavorando sui freni e poi c’è il sellino. Fermo scrutò di nuovo la bici: il suo aspetto non era migliorato. – Qui ci vuole del burro e un po’ di aceto! – sentenziò Giangio fissando la catena, dopo aver incastrato il sellino di ricambio e il pedale mancante. Cavò furi dalla tasca quattro stecche di gomme da masticare e le passò all’amico. – Prepara il mastice super special! Fermo masticò a lungo le stecche di gomma, mentre Giangio e zio Nando oliarono la catena con un mix di burro, aceto e olio. Finito con la catena, Giangio allungò la mano verso l’amico: – Mastice super special, grazie! Tastò la consistenza della palla di gomma e la spezzettò. Poi cercò i fori nelle ruote. Alla fine del lavoro, dopo aver usato una vecchia pompa arrugginita che rantolava a ogni stantuffo, Giangio si rialzò soddisfatto. Fermo squadrò il suo mezzo: i copertoni colavano gomma da masticare mentre gli ingranaggi perdevano burro mischiato a olio. Fermo sorrise per un istante, quindi scosse il capo. – Non c’è speranza! Zio Nando spuntò alle loro spalle reggendo un barattolone arrugginito con tre pennelli secchi e spelacchiati. – Ecco qua! Direi che è un rosso fiamma controvento con bagliori di alba infuocata! Fermo si ravvivò all’idea del rudere ridipinto con un colore vivace e aggressivo. Quando i tre rimirarono il loro lavoro ci fu un momento di silenzio profondo e rispettoso. Un silenzio che fu interrotto dall’urlo di Fermo. – Zio, ma è rosa fucsia questo colore! Il bambino incominciò a girare in tondo ululando di disperazione, poi svenne.