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Una FINESTRA sul LIBRO ASCOLTA
Il mistero dell’auto scomparsa Una FINESTRA sul LIBRO ASCOLTA
L’ AUDIO
Francesco, che tutti chiamavano Ciccio, era eccitatissimo perché stava per prendere il primo traghetto della sua vita. La gita con la mamma e il nonno era arrivata alla fine ed erano nel porto di Civitavecchia, in fila con tante altre macchine in attesa dell’imbarco per tornare in Sicilia. Ciccio scese dell’auto, attaccò a chiacchierare con il proprietario della Panda bianca davanti a loro e dopo cinque minuti sapeva che aveva quarant’anni, un figlio della sua età e faceva il rappresentante. Finalmente cominciarono a imbarcare e la mamma seguì la Panda sulla passerella di acciaio che portava a bordo. A un certo punto un addetto fermò l’auto del rappresentante e la fece sistemare in un piccolo spazio, mentre quella di Ciccio e le altre dietro vennero fatte parcheggiare in due file parallele. I tre si avviarono poi verso l’uscita. Passarono dal ricevimento per farsi dare le chiavi della cabina, sistemarono i bagagli, cenarono al self-service e andarono a letto. La mattina, dopo la colazione al bar, uscirono a vedere il golfo di Palermo. Finalmente la nave attraccò ed ebbero il permesso di scendere ai garage. Si avviarono per le scale e avevano appena cominciato a caricare i bagagli in macchina quando dietro di loro il rappresentante, che li seguiva, urlò: – La mia autooo! – Che succede? – gridò un addetto al garage accorrendo. – La mia Panda! Era qua! – Si calmi, l’avrà lasciata in un altro garage! – No! Era in questo posto vuoto! Chiami subito il commissario di bordo! Subito, le ho detto! C’è stato un furto! Non deve sbarcare nessunooo! L’altro si attaccò al suo walkie-talkie e Ciccio corse a vedere. Il poveretto continuava a ripetere: – Sono rovinato! Rovinato! – finché arrivò di corsa un uomo in divisa panciuto e ansimante. – Che cosa… uf, uf… succede? – Sono un rappresentante di gioielli, hanno rubato la mia Panda con dentro merce per quattrocentomila euro! – L’avrà lasciata… uf, uf… in un altro garage, signore. – Niente affatto! L’avevo parcheggiata proprio qua, ecco il talloncino che mi avete dato! E questi passeggeri se la ricordano certamente! – gridò l’uomo indicando Ciccio, la mamma e il nonno che fecero sì con la testa. Il commissario di bordo gridò: – Ma si rende conto che una Panda non sparisce così durante la navigazione? I garage sono rimasti chiusi con i catenacci per tutta la notte! Nessuno è potuto entrare o uscire! Mi dica, si è dissolta nell’aria? Il rappresentante urlò: – E vuole che io spieghi a lei cosa è successo? È lei che lo deve spiegare a me! – Io lo so cosa è successo! – gridò Ciccio. – Guardi, signor commissario di bordo! – Una vite.
Il commissario perse la pazienza: – Signora, per favore, qui abbiamo problemi seri e suo figlio… – È una vite della targa, l’hanno sostituita e hanno portato l’auto da un’altra parte! – continuò precipitosamente Ciccio mentre la mamma e il nonno lo agguantavano. Tutti si bloccarono come se si fossero congelati e Ciccio proseguì. – La Panda è bianca, come tante altre. I ladri hanno cambiato la targa e l’hanno spostata da un’altra parte. Chiami questo numero, per favore. È di un mio amico ispettore di polizia. Il commissario di bordo fece il numero che gli dettò Ciccio e parlò con l’ispettore Cangemi. Alla fine chiuse la telefonata e annunciò: – Rimandiamo lo sbarco, il tempo che l’ispettore arrivi per controllare i veicoli che sbarcano. Quest’ispettore ha molta fiducia in te, Ciccio. Il commissario rimase qualche secondo in silenzio, poi chiese al piccolo poliziotto: – L’ispettore vuole controllare anche i furgoni e i camion. Perché? – Perché il garage di notte è chiuso con i catenacci, e quindi devono essersi nascosti dentro un furgone o un camion. Hanno aspettato che chiudessero i garage, sono usciti, hanno fatto il colpo e sono tornati a nascondersi. – Ma lei va in giro da solo con quattrocentomila euro di gioielli? – chiese il commissario al rappresentante. – Ho sempre una macchina di scorta. A Civitavecchia ce n’era una che mi ha seguito fino al porto, e allo sbarco ce n’è un’altra ad aspettarmi. Uso la Panda perché non dà nell’occhio, ma anche questa è speciale, il bagagliaio è come una cassaforte. Ciccio si avvicinò al commissario e gli disse qualcosa all’orecchio. Quello rispose: – Va bene.– Poi si allontanò di qualche passo per telefonare e tornò. Quindi disse al rappresentante: – Andiamo giù, l’ispettore sarà qui fra poco. Il primo a essere arrestato fu il ladro alla guida della Panda rubata. Oltre alla targa falsa, per renderla irriconoscibile le avevano applicato sulle portiere la pubblicità di un negozio di ferramenta. Ma il rappresentante la identificò immediatamente. Doveva esserci però un altro complice, quello alla guida del mezzo su cui i ladri avevano passato la notte; ma Cangemi, controllando i documenti forniti all’imbarco dai guidatori di tutti i veicoli più grossi, scoprì che uno era il cugino dell’arrestato. Lo fermò e quello confessò e indicò a chi avrebbero dovuto vendere i gioielli rubati. Ma… che cosa aveva detto Ciccio all’orecchio del commissario? Gli aveva detto: “… nella nave le auto erano tutte in fila. Se la Panda fosse finita con le altre, dopo averle cambiato la targa i ladri non l’avrebbero potuta spostare. È stato uno del garage a farla mettere in un posticino a parte, da dove poteva essere portata via facilmente. Era d’accordo con i ladri, e saprei riconoscerlo”. Così avevano arrestato anche il terzo complice. Due settimane dopo, Ciccio ricevette a casa un pacchettino avvolto in una bella carta dorata. Conteneva una medaglia d’oro; su un lato c’era una stella, e sull’altro era scritto: “Al grande piccolo commissario Ciccio”.
IL RACCONTO GIALLO
Carlo Barbieri, Dieci piccoli gialli 2, Einaudi Ragazzi