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Che fatica diventare grandi

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Nell’anno nuovo

Nell’anno nuovo

Io ho otto anni e sono secoli che mi so vestire da solo, anche se mia madre brontola sempre (le madri pretendono la perfezione e la camicia fuori dai pantaloni e le scarpe slacciate, che invece sono il massimo della moda, non le ammettono proprio). E non credo più a tutto quello che mi dicono, come facevo prima… Adesso che sono grande mi accorgo che da piccolo ero proprio infelice, se stavo lontano da mamma e papà. Ma ora non è più così, posso resistere per giornate intere e dormire addirittura a casa dei nonni. A volte mi piacerebbe andare a dormire nel lettone con mamma e papà e faccio i capricci apposta. Sono storie che ti sfiniscono, queste, e i genitori non sempre abboccano. Quei furbacchioni dicono che sei un ometto appena ti tolgono il pannolino, e che sei ancora un pupo quando vai all’università. Sento la voce di mio padre inferocito con Roddy, il mio fratello grande. Evidentemente le cose vanno così, quando diventi grande sul serio: tu vuoi fare una cosa e i genitori non vogliono, tu la fai lo stesso e loro strepitano e strillano. All’improvviso mi è venuto in mente che, dopo Roddy, il momento degli strilli – non le sgridatine di adesso – un giorno arriverà anche per me. Perché diventare grande è una malattia contagiosa, e ho paura di essermela buscata sul nascere.

Stefania Fabbri, Adesso che sono grande, Giunti Junior

IL TESTO SOTTO LA LENTE COMPRENSIONE

Dopo aver letto con attenzione il testo, indica con x le frasi intruse. • Quando divento grande sul serio… mi vesto da solo. esco a cena da solo. ho la camicia fuori dai pantaloni. non mi lavo più. ho le scarpe slacciate. credo a tutto quello che mi dicono. non credo a tutto quello che mi dicono. dormo a casa dei nonni. sto sempre con mamma e papà.

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