14 minute read
Capitolo 4 La sfida di Achab
from Moby Dick - sample
Herman Melville
La giovinezza, i viaggi e i primi libri
Herman Melville nacque a New York nel 1819. Aveva solo undici anni quando il padre fece bancarotta e manifestò i sintomi di una grave malattia mentale. La famiglia dovette lasciare la città e per Herman cominciarono anni difficili: abbandonò la scuola, fece per qualche tempo l’impiegato in una banca, poi riprese gli studi, sviluppando una grande passione per il disegno, diventò insegnante. Nel 1839, a vent’anni, si imbarcò per la prima volta. Al primo viaggio ne seguirono molti altri e per circa quindici anni Herman fu un marinaio. Le sue avventure ispirarono le prime opere, che cominciò a pubblicare nel 1847: Taipi e Omoo, Herman Melville. ambientati nei Mari del Sud, e Giacchetta bianca, legato all’esperienza su una nave da guerra, ebbero un notevole successo di pubblico e gli permisero di sposarsi con Elizabeth Knapp Shaw, figlia di un giudice del Massachusetts.
Gli anni del “Rinascimento americano”
Melville entrò in contatto con altri scrittori importanti. A partire dal 1850, gli Stati Uniti vissero un momento di grande splendore letterario: nel giro di pochi anni furono infatti pubblicate alcune delle opere più importanti della letteratura americana, fra cui · La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne (1850), un romanzo che provocò scandalo perché narrava la storia di una donna adultera, vittima di una società chiusa e moralistica; · La capanna dello zio Tom di Harriet Beecher Stowe (1852), un altro libro al centro di roventi polemiche per il modo in cui metteva in luce l’orrore della schiavitù; · Walden di Henry David Thoreau (1854), un’opera di carattere autobiografico, in cui l’autore racconta la sua vita nei boschi, a contatto con la natura incontaminata; · Foglie d’erba di Walt Whitman (1855), una raccolta di poesie che esaltano i valori della libertà e dell’uguaglianza fra tutti gli esseri umani. Con Hawthorne, in particolare, Melville stabilì un rapporto di amicizia profonda. A lui dedicò la sua opera più ambiziosa, scritta nel 1850 e pubblicata nel 1851: Moby Dick o La balena.
Dopo Moby Dick
Il libro che oggi consideriamo il capolavoro di Melville, e uno dei più importanti di tutta la letteratura americana, non ebbe alcun successo. I critici furono molto severi e i lettori lo ignorarono. Melville, convinto della bontà del suo libro, pubblicò nel 1852 un altro grande romanzo, intitolato Pierre o delle ambiguità – una tragica storia d’amore e morte all’interno di una famiglia infelice. L’insuccesso fu ancora più clamoroso e Melville dovette riconoscere che non poteva più vivere del proprio lavoro di scrittore. Mentre la famiglia cresceva, Melville dovette affrontare nuove difficoltà. Gli editori rifiutavano le sue opere, fra cui alcuni racconti o romanzi brevi che oggi sono celebri in tutto il mondo, come Barleby lo scrivano e Benito Cereno. Finalmente, nel 1866, Melville trovò lavoro come ispettore doganale nel porto di New York.
La vecchiaia
La vecchiaia di Melville, malgrado la raggiunta sicurezza economica, fu segnata dalla morte dei due figli maschi. Nel 1890 si ammalò. Scrisse ancora un libro importante, il racconto Billy Budd, marinaio, senza però pubblicarlo, e morì nel 1891. Moby Dick venne riconosciuto come un grande libro solo trent’anni dopo, nel 1921, grazie al lavoro di un critico di nome Raymond Weaver, che scrisse la biografia dello scrittore. Da allora, Melville è considerato uno dei più importanti scrittori di tutti i tempi.
Per aPProfondire - suggerimenti di lettura Bartleby lo scrivano (1853) narra la storia di un uomo che viene assunto come scrivano in uno studio legale di Wall Street, a New York. Bartleby all’inizio svolge diligentemente il suo lavoro di copista, ma rifiuta di fare altro, rispondendo agli ordini “Preferirei di no”; in seguito smette del tutto di lavorare, continuando a ripetere quella strana formula. Il responsabile dello studio è costretto a licenziarlo, ma nello stesso tempo prova pena per lui; quando Bartleby viene arrestato per vagabondaggio si reca a trovarlo in carcere: vuole trovare una spiegazione logica a un comportamento che sembra dettato solo dalla follia... Billy Budd, marinaio, scritto nel 1891, ma pubblicato solo nel 1924, racconta la storia di un marinaio che viene arruolato a forza su una nave inglese ai tempi delle guerre contro Napoleone. Billy ha un carattere allegro, è giovane e bello: conquista immediatamente la simpatia di tutti, tranne che del nostromo John Claggart, che è animato da un odio senza apparente motivo nei suoi confronti e lo accusa ingiustamente di tradimento. Billy, incapace di difendersi a parole, sferra un pugno a Claggart e lo uccide. Il capitano della nave è così costretto dal regolamento a condannarlo.
Moby Dick o La balena
La genesi del romanzo
Nell’ideazione di Moby Dick, Melville tenne presenti due avvenimenti reali: - nel 1820, in pieno Oceano Pacifico, lo scontro con un grande capodoglio provocò l’affondamento della baleniera “Essex” di
Nantucket; la vicenda fu raccontata da uno dei sopravvissuti in un libro, pubblicato nel 1821; La casa dove Melville scrisse Moby Dick. - al 1830 circa risale l’uccisione, anch’essa nell’Oceano Pacifico, di un capodoglio albino chiamato Mocha Dick dal nome dell’isola cilena di Mocha; nel 1839 uscì un articolo firmato da un esploratore, Jeremiah
Reynolds, che raccontava come il capodoglio avesse sulla schiena una ventina di ramponi e attaccasse le navi con particolare ferocia. A questi episodi di cronaca si aggiungono le esperienze autobiografiche dell’autore, che in gioventù era stato a lungo marinaio e anche baleniere.
La struttura narrativa
Il romanzo di Melville è diviso in 135 capitoli più un brevissimo epilogo. La vicenda si può riassumere in maniera estremamente lineare: - Ismaele (a cui è affidato il racconto in prima persona) è un intellettuale irrequieto che, per vincere la depressione, decide di imbarcarsi per tre anni su una baleniera, il “Pequod”. - Ben presto scopre che il capitano della nave, Achab, ha perduto una gamba durante il viaggio precedente, che a strappargliela è stato un grande capodoglio albino soprannominato Moby Dick. Achab è ossessionato dall’idea di vendicarsi del cetaceo che l’ha reso un invalido. - Il “Pequod” percorre dunque l’Oceano Atlantico, poi l’Oceano Indiano e infine parte dell’Oceano Pacifico, catturando vari capodogli e incrociando altre navi baleniere, sempre alla ricerca della Balena Bianca. - Finalmente, proprio nella stessa zona in cui era stato mutilato, Achab trova Moby Dick e gli dà la caccia invano per due giorni; al terzo giorno, la balena sfonda con una testata lo scafo della nave, poi trascina in mare Achab. Tutto l’equipaggio perisce nel naufragio, tranne Ismaele.
Il sistema dei personaggi
Tra l’equipaggio del “Pequod”, spiccano innanzitutto i tre ufficiali, che Melville caratterizza in maniera molto diversa l’uno dall’altro: - Starbuck è un uomo coraggioso e prudente insieme, di animo nobile, ma anche superstizioso; - Stubb è animato da un’allegria superficiale, che lo porta a non prendere nulla sul serio; - Flask è un uomo gretto, che pensa solo al guadagno e all’interesse. Ciascuno degli ufficiali ha a disposizione un ramponiere: - Quiqueg è un principe polinesiano; Ismaele lo conosce prima di imbarcarsi e diventa suo amico; a questo personaggio sono legati ben due episodi di salvataggio, che anticipano la conclusione dell’opera, in cui proprio grazie a Quiqueg (e più precisamente alla sua bara) Ismaele potrà salvarsi; - Tashtego è un nativo americano che si è imbarcato insieme al padre; anche la sua figura è importante: è il primo a nominare Moby Dick nel libro e sarà l’ultimo a sparire sott’acqua, trascinato nel gorgo dal “Pequod” che affonda; - Deggu è un gigantesco nero africano che ha un ruolo secondario rispetto ai due colleghi. Fra gli uomini a bordo del “Pequod” hanno grande rilievo anche: - Pip, un ragazzo nero fuggito dalla schiavitù in Alabama; è il mozzo della nave, ma è costretto dagli avvenimenti a scendere nella lancia di Stubb, dove combina disastri; involontariamente abbandonato per alcune ore in mare aperto, impazzisce, ma viene preso a benvolere da Achab, che scorge nei suoi deliri una misteriosa forma di saggezza; - Fedallah è un indiano Parsi che Achab ha portato con sé come ramponiere; è una presenza inquietante e minacciosa, che incarna il lato oscuro del capitano; a lui sono affidate le ambigue profezie che si avvereranno nell’ultima scena del romanzo.
La vocazione enciclopedica
All’interno di questa vicenda, Melville inserisce una serie di elementi che volutamente rompono tutte le “regole” del romanzo ottocentesco. Per esempio, incomincia l’opera con quasi cento citazioni sulle balene, dalla Bibbia ai libri di viaggio, dai testi letterari di ogni epoca ai trattati scientifici, fino ai manuali sulle tecniche di caccia ai cetacei. Nel corso del libro, questa vocazione enciclopedica è Nantucket.
presente nelle numerose digressioni in cui Melville racconta la storia della baleneria, le tecniche di caccia e di macellazione, la classificazione dei cetacei, i miti e le leggende relativi ai capodogli e così via. Nella scrittura di Melville emergono poi continue citazioni, soprattutto dalla Bibbia e da Shakespeare, ma anche dalla Divina Commedia di Dante, dalle Metamorfosi di Ovidio e da altre celebri opere letterarie. In parte questo si spiega con la professione di Ismaele, che è un insegnante, e in parte risponde all’esigenza dell’autore, che non si limita a raccontare una vicenda avventurosa, ma vuole sottoporre all’attenzione dei suoi lettori alcuni profondi temi religiosi e filosofici.
I temi
Moby Dick è un romanzo che va interpretato in chiave simbolica. Per esempio, il fatto che sul “Pequod” si trovano persone provenienti dai posti più diversi serve all’autore per sottolineare come la nave rappresenti in realtà il mondo intero, con tutta la sua varia umanità, i suoi caratteri, le sue etnie, le sue religioni. Il tema del confronto fra le diverse culture emerge in particolare nella prima parte del libro, quando l’intellettuale bianco Ismaele fa amicizia con il “selvaggio” Quiqueg. Ismaele è costretto innanzitutto a riconoscere la superiore cortesia di Quiqueg, ammira la sua nobiltà d’animo e impara a rispettare anche la sua religione, mettendosi a pregare insieme a lui. Melville rende Moby Dick una presenza complessa e per molti aspetti inafferrabile: Ismaele ammira la sua bellezza, ma teme la sua ferocia. Ambiguo come il suo colore, che rappresenta sia la purezza, sia l’orrore del vuoto, Moby Dick può essere interpretato in molti modi diversi: come un simbolo del male, ma anche come il mistero sacro che si nasconde dietro le apparenze. Non a caso, alla fine del romanzo, il capodoglio si immerge, ferito, ma non ucciso, e fugge, per sempre inafferrabile, pronto a tornare... Anche Achab è un personaggio complesso e contraddittorio: Starbuck lo accusa di empietà perché, attraverso Moby Dick, Achab vuole in realtà vendicarsi delle leggi naturali, stabilite da Dio, che gli sembrano crudeli e ingiuste. Ma questa presunta empietà è anche una forma di grandezza d’animo, un’aspirazione alla libertà interiore che contrappone Achab alla mediocrità dei suoi ufficiali. Con la sua “ombra” Fedallah, Achab è una figura inquietante e distruttiva, ma è anche capace di slanci e di bontà impreviste, come quando si mette a proteggere Pip dalle prese in giro dei compagni e ne fa il suo confidente. Il viaggio e la caccia diventano in questo romanzo una allegoria della vita umana e del suo mistero. I personaggi riflettono spesso sul destino, la vicenda è segnata da numerose profezie e da eventi inspiegabili. La natura è rappresentata nella sua meravigliosa maestosità, in cui però è presente anche un germe di male, di demoniaco. Melville, attraverso la voce di Ismaele, ci invita a usare la ragione per tentare di spiegare ciò che sembra inconoscibile, ma nello stesso tempo sottolinea il carattere misterioso della nostra vita.
Per aPProfondire - suggerimenti di lettura
Classici
Rudyard Kipling, Capitani coraggiosi (1897): figlio viziatissimo di una ricca coppia di New York, Harvey cade in mare dal transatlantico su cui viaggiava e viene salvato da una barca di pescatori. Il burbero capitano Troop lo fa lavorare come pescatore e Harvey, grazie all’amicizia col mozzo Dan, impara ad apprezzare gli uomini semplici, ma onesti e buoni, che per alcuni mesi diventano i suoi compagni di vita. Tornerà quindi a casa profondamente trasformato. Joseph Conrad, Tifone (1902): il capitano MacWhirr affronta un violento tifone tropicale a bordo della sua nave carica di operai cinesi che tornano in patria. MacWhirr sembra un debole e uno sciocco, bistrattato dalla moglie e disprezzato dall’equipaggio; ma è fermamente convinto che la sua nave sia solida e rifiuta di cambiare la rotta per sfuggire al tifone. La sua tranquillità, scambiata dapprima per incoscienza, finisce per ispirare tutto l’equipaggio e garantisce la salvezza della nave, facendo di lui un vero eroe. Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare (1952): il vecchio pescatore Santiago, dopo molti giorni sfortunati, riesce a catturare un grande marlin (una specie di pescespada). Durante la lotta, il pesce ha però trascinato la sua barca molto al largo: mentre torna in porto, Santiago viene assalito dagli squali, che divorano tutto il pesce, lasciandone solo la lisca.
Film
John Huston, Moby Dick, la balena bianca (1956): è il più famoso tra i sei film direttamente ispirati alla vicenda del romanzo di Melville. La sceneggiatura è opera di Ray Bradbury, famoso autore di fantascienza. Il ruolo di Achab è interpretato dal grande attore Gregory Peck. Werner Herzog, Fitzcarraldo (1982): in questo film non si parla di balene, ma il protagonista presenta molti punti di contatto con Achab. Fitzcarraldo è un imprenditore brasiliano che sogna di costruire un teatro dove ospitare il più grande cantante lirico del suo tempo, Enrico Caruso. Per raccogliere i fondi necessari, intraprende un viaggio per nave lungo il Rio delle Amazzoni, fra rapide violente, indios minacciosi, marinai ribelli... Fitzcarraldo vive dunque per un’ossessione folle, che lo spinge ad affrontare ostacoli apparentemente insuperabili.
Graphic novel
Will Eisner, Moby Dick (2001): Will Eisner è considerato uno dei più importanti autori di graphic novel americani. La sua versione del romanzo di Melville è molto fedele all’originale, di cui coglie soprattutto la dimensione avventurosa. Christophe Chabouté, Moby Dick (2014): opera di un raffinato autore francese, questa interpretazione del romanzo di Melville è in bianco e nero e sottolinea soprattutto la dimensione tragica del romanzo, l’inevitabilità del destino a cui Achab e tutto l’equipaggio del “Pequod” corrono incontro.
Cesare Pavese
La vita e le opere
Nato nel 1908 a Santo Stefano Belbo, in provincia di Cuneo, Cesare Pavese è stato uno dei più importanti scrittori italiani del Novecento. Le Langhe piemontesi, all’epoca una zona molto povera e arretrata, sono lo sfondo di molte delle opere più importanti di Pavese, fra cui ricordiamo Paesi tuoi, il libro che lo rese famoso, La casa in collina e La luna e i falò, due romanzi ambientati negli anni della Seconda guerra mondiale e della Resistenza. Pavese ebbe un ruolo di primo piano non solo come scrittore, ma anche come direttore della casa editrice Einaudi e come traduttore dall’inglese, soprattutto di opere della letteratura americana: studiò in particolare i poeti Walt Whitman, autore di Foglie d’erba, ed Edgar Lee Masters, autore di Antologia di Spoon River; e fu il primo a tradurre in italiano Moby Dick, nel 1932. Alla fine della guerra, mentre scriveva le sue opere più importanti e otteneva successo e riconoscimenti, Pavese rimase vittima della depressione e nel 1950, a soli 42 anni, si tolse la vita in un albergo di Torino.
La casa natale di Cesare Pavese.
La traduzione di Moby Dick
La traduzione di Pavese ha un valore storico eccezionale, non solo perché è stata la prima in Italia, ma perché tradurre un autore americano, negli anni del fascismo, aveva un significato politico: il regime mussoliniano infatti favoriva la chiusura rispetto ai libri stranieri e in particolare rispetto alle opere d’oltreoceano. Naturalmente Pavese non aveva a disposizione gli strumenti di un traduttore moderno, e soprattutto gli studi che oggi ci permettono di comprendere meglio alcune sfumature del linguaggio di Melville. Egli inoltre non aveva nessuna esperienza di navigazione, tanto meno di baleneria. Per molti aspetti, quindi, la sua traduzione oggi appare invecchiata, o addirittura “sbagliata”. In molte pagine, tuttavia, essa conserva tutta la sua forza poetica e rivela l’entusiasmo con cui il giovane Pavese si accinse a un’impresa che doveva sembrare quasi folle – un po’ come quella di Achab!
Santo Stefano Belbo.
Per aPProfondire - suggerimenti di lettura La luna e i falò (1950) è l’ultimo romanzo di Pavese. Narra la storia di un trovatello, soprannominato Anguilla, che torna dopo molti anni nel paese dove ha trascorso l’infanzia, sulle Langhe piemontesi. La guerra è passata mentre lui era lontano a fare fortuna lavorando sulle navi: Anguilla vorrebbe ritrovare la campagna misera ma felice dei suoi ricordi, e invece si trova di fronte a una realtà carica di odio e di violenza. La povertà provoca tragedie e la guerra ha lasciato dietro di sé uno strascico di lutti e di rancori. L’unica nota di speranza è legata all’affetto che Anguilla prova, ricambiato, per un ragazzino storpio, che gli ricorda la propria infanzia...