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Capitolo 3 A bordo del “Pequod”
from Moby Dick - sample
Titolo Il lessico marinaresco
La vicenda di Moby Dick, dopo i primi capitoli, si svolge interamente in mare, a bordo del “Pequod” e delle sue lance. L’autore usa quindi molti termini tecnici, legati all’arte della navigazione. Impariamo a conoscere alcuni dei termini più importanti, che ricorrono più e più volte nel corso del romanzo:
trinchetto
albero maestro o di maestra
albero di mezzana
cassero pennone
bompresso
poppa
murate chiglia prua
scafo
Riflettiamo insieme - L’uso dei tecnicismi è utile o costituisce per il lettore una difficoltà? Perché? - Sei in grado di usare dei tecnicismi in un settore di tua competenza? Quale?
Fai qualche esempio concreto.
I cetacei
Un capodoglio.
Moby Dick è un capodoglio. Melville e i suoi personaggi, tuttavia, lo definiscono spesso “balena”, il che potrebbe creare qualche confusione. Dal punto di vista scientifico, balene e capodogli sono cetacei, cioè mammiferi acquatici che hanno il corpo simile a quello dei pesci, dai quali si distinguono però facilmente perché hanno la coda orizzontale anziché verticale. Al contrario dei pesci, i cetacei respirano attraverso i polmoni anziché attraverso le branchie e non si riproducono deponendo le uova, ma partorendo cuccioli vivi, che allattano. I cetacei comprendono circa 85 specie, che si distinguono in due grandi gruppi: - gli odontoceti, o cetacei dentati, cioè muniti di denti che permettono loro di catturare pesci, calamari, polpi, foche ecc.; le specie più importanti di odontoceti sono le orche, i capodogli e i delfini; Un delfino.
- i misticeti, che sono muniti di fanoni (sottili lamine usate come filtro per trattenere il cibo, costituito soprattutto dalle minuscole creature che costituiscono il plancton e il krill); a questa categoria appartengono le balene franche (o eubalaene) le balenottere le megattere le balene grigie.
Una balena franca con le caratteristiche escrescenze sulla bocca.
Oltre che per i denti, odontoceti e misticeti si distinguono per lo sfiatatoio: negli odontoceti è costituito da una sola apertura, nei misticeti da due. Lo sfiatatoio non è collegato all’esofago, come negli altri mammiferi, il che significa che i cetacei non rischiano di soffocare perché il cibo va loro di traverso, ma non possono respirare dalla bocca.
Una megattera.
Riflettiamo insieme - Fin dall’antichità, i cetacei hanno suscitato negli esseri umani sentimenti contraddittori, di timore e di ammirazione. Come ti spieghi questo fatto? - In base alle tue conoscenze, che cosa ti colpisce nei cetacei? Quale specie attira maggiormente il tuo interesse, e perché?
La vita del capodoglio
Un capodoglio dalla pelle rugosa.
La descrizione del capodoglio che troviamo nel romanzo di Melville si fonda volutamente su miti e leggende. Vero è che, rispetto ai tempi di Melville, le nostre conoscenze su questi animali sono enormemente aumentate.
Il capodoglio non è il più grande animale vivente, ma il più grande degli odontoceti e il più grande essere vivente munito di denti. Un maschio adulto può misurare fino a 18 metri di lunghezza (secondo altri studi, addirittura fino a 24). Le femmine sono grandi poco più della metà. La caratteristica a cui deve il suo nome è l’enorme testa, che può costituire fino a un terzo dell’intero corpo, all’interno della quale si trova il prezioso olio, o “spermaceti” (seme di balena). L’olio sembra che serva al capodoglio per le immersioni, che arrivano fino a 3000 metri di profondità e durano spesso più di un’ora.
Altre caratteristiche sono lo sfiato inclinato in avanti e la pelle molto rugosa (al contrario di quella degli altri cetacei, che è liscia). Il capodoglio è un animale carnivoro: il suo cibo preferito sono i calamari, ma si nutre anche di polpi e di pesci. Nello stomaco dei capodogli si sono trovati addirittura resti di squali. Nell’intestino si trova spesso la sostanza cerosa detta ambra grigia, un tempo ricercatissima dai profumieri (oggi si usano dei sostituti sintetici): sembra che questa sostanza venga prodotta dal capodoglio a causa delle irritazioni provocate dai becchi dei calamari che inghiotte. I denti del capodoglio non servono
per masticare il cibo: essi si trovano solo nella mandibola inferiore e vengono usati nei terribili duelli fra maschi. Il capodoglio vive infatti in branchi costituiti da un maschio dominante e da numerose femmine con i cuccioli. I maschi giovani formano branchi a parte. Molti maschi adulti, come Moby Dick, vivono soli.
I capodogli hanno un solo nemico naturale, a parte gli esseri umani, e cioè le orche. Sono animali molto longevi (raggiungono gli 80 anni) e si riproducono lentamente (la gestazione dura più di un anno e le femmine allattano a lungo). Un tempo i capodogli erano diffusissimi in tutti i mari, compreso il Mediterraneo. Alcuni decenni fa, tuttavia, a causa della caccia spietata e dell’inquinamento, la specie era a rischio di estinzione. Oggi è protetta in quasi tutto il mondo: non si sa esattamente quanti siano i capodogli viventi, ma le cifre oscillano fra i 200.000 e i 2 milioni di individui. Rispetto ad altri cetacei, quindi, le prospettive di sopravvivenza sono molto buone.
Riflettiamo insieme Hai mai sentito parlare del Santuario Pelagos? Svolgi una ricerca su quest’area protetta all’interno del Mar Mediterraneo. Da quando esiste? Quali Paesi coinvolge? Perché è stata istituita?
Le baleniere ieri e oggi
Una antica baleniera.
La caccia alle balene ha origini molto antiche. Fino alla fine del Medioevo, tuttavia, le baleniere (cioè le navi attrezzate per cacciare i grandi cetacei) erano lance che partivano da terra e, una volta catturata la preda, la trascinavano a riva. Con il progresso delle tecniche di navigazione, oltre alle esplorazioni geografiche si sviluppò anche la baleneria, che raggiunse la massima importanza fra Settecento e Ottocento. Nella seconda metà dell’Ottocento si diffusero le baleniere a vapore, dotate di nuove armi e di nuove tecnologie. Le baleniere come il “Pequod” erano navi a vela, con tre alberi, della stazza di 300-400 tonnellate. La tecnica della caccia si basava su quattro momenti successivi: - l’avvistamento, affidato alle vedette, che stavano appostate giorno e notte in cima agli alberi e riconoscevano le balene dalle caratteristiche della sfiatata; - la caccia a bordo delle lance: dalla baleniera partivano alcune barche più piccole, che si avvicinavano alla balena a forza di remi (spesso erano munite anche di vela, ma nel momento della caccia i remi permettevano manovre più rapide e precise); a prua c’era il ramponiere, a poppa il timoniere; - l’arpionatura: avvicinata la preda, il ramponiere scagliava la sua fiocina nel fianco dell’animale; alla fiocina era legata una lenza di canapa intrecciata, che veniva avvolta intorno al “ceppo”, un palo al centro della lancia; la balena, fuggendo, trascinava con sé la lancia, finché non perdeva le forze e poteva essere colpita al cuore e uccisa;
Una fiocina con lenza di canapa.
Una baleniera moderna.
- la lavorazione: la balena morta veniva trascinata vicino alla nave e fatta a pezzi; i resti inutilizzabili venivano poi abbandonati in mare. Dalla balena si ricavavano prodotti assai preziosi: - il grasso e l’olio, che servivano per alimentare le lampade e per lubrificare le macchine industriali; - le ossa e soprattutto i fanoni, usati per i corsetti femminili; - l’ambra grigia, usata in profumeria; - la carne, che veniva consumata dai marinai, ma raramente poteva essere conservata. Le baleniere esistono ancora oggi, benché la caccia sia ormai vietata nella maggior parte del mondo. Si tratta di navi-officina, in cui le vedette sono sostituite dai satelliti e dai radar, i ramponieri hanno lasciato il posto ai cannoni che scagliano arpioni esplosivi e le balene vengono trascinate all’interno di immensi frigoriferi, dove tutte le parti dell’animale vengono lavorate e preparate per la vendita.
Riflettiamo insieme - Perché la maggior parte dei governi oggi vieta la caccia alle balene? - Perché alcuni Stati invece continuano a praticarla? Quali sono le loro motivazioni?
La balena nel mito e nella letteratura
I grandi cetacei sono protagonisti di molti miti e leggende, fin dall’antichità. Nel romanzo di Melville si parla più volte di Giona, personaggio di uno dei libri dell’Antico Testamento, che venne inghiottito da una balena e rimase per tre giorni nel suo ventre, prima di essere risputato. Giona è citato anche nei Vangeli e nel Corano. Dalla Bibbia deriva anche il termine Leviatano, che in ebraico moderno significa appunto “balena”. Per la sua potenza invincibile, il filosofo Thomas Hobbes, nel Seicento, ne fece in un’opera famosa il simbolo dello Stato moderno, a cui nessuno può opporsi. Nel Medioevo si diffusero i “bestiari”, enciclopedie in cui gli animali (reali o fantastici) venivano descritti in chiave allegorica, come simboli di realtà morali o spirituali. La balena era considerata un essere diabolico: si diceva che aprisse la bocca, da cui uscivano profumi che attiravano i pesci, i quali così finivano divorati (come i peccatori attratti dalle lusinghe del diavolo); e si diceva anche che fosse talmente grande da poter essere scambiata per un’isola, ma quando i marinai vi scendevano si immergeva e li trascinava con sé (come il diavolo trascina all’inferno chi si fida di lui). In epoca moderna, accanto al romanzo di Melville viene spesso citato Pinocchio: il burattino di legno, verso la fine della storia, viene inghiottito come Giona e nel ventre del mostro ritrova il padre Geppetto, insieme al quale (con l’aiuto di un Pinocchio e la balena. tonno) riesce a fuggire e a raggiungere la terraferma. Ma in realtà nel romanzo di Collodi non si tratta di una balena, bensì di un gigantesco pescecane.
Riflettiamo insieme - Cerca e riassumi almeno due miti classici che abbiano come protagonisti i delfini o le balene. - Perché, a tuo avviso, una società come quella ellenica attribuiva un valore particolare a questi animali?
Giona
Il libro di Giona è uno dei libri profetici della Bibbia ebraica e dell’Antico Testamento cristiano. Il riassunto che ne fa padre Mapple (vedi cap. 1) è un’interpretazione molto libera, per quanto affascinante. Ecco la “vera” storia di Giona, divisa nei quattro capitoli che compongono il libro a lui attribuito: Capitolo 1: Giona (come sappiamo da altri libri della Bibbia) viveva in un paese poco distante da Nazareth ed era un “servo di Dio”, cioè un uomo di profonda religiosità, dotato di virtù profetiche. Dio all’inizio del suo racconto gli ordina di andare a Ninive, capitale del regno assiro, per profetizzare la sua caduta. Giona è terrorizzato e fugge in Miniatura medievale di Giona nave verso Occidente. Per punizione, viene getnella balena. tato in mare e inghiottito da una balena. Capitolo 2: Giona prega Dio di essere liberato e Dio lo esaudisce e fa sì che, dopo tre giorni, la balena lo rigetti sulla spiaggia da cui era partito. I cristiani attribuiscono a questa parte della vicenda un valore simbolico, di anticipazione della vicenda di Gesù (che dopo la morte sarebbe rimasto per tre giorni nella tomba prima di risorgere). Capitolo 3: A un nuovo ordine di Dio, Giona finalmente va a Ninive e annuncia che la città sarà distrutta entro quaranta giorni a causa della malvagità dei suoi abitanti. Gli abitanti però si pentono delle loro cattive azioni e Dio, impietosito, rinuncia a distruggere la città. Capitolo 4: Giona è turbato perché le sue profezie non si sono avverate a causa della eccessiva clemenza di Dio e si ritira in campagna. Per proteggerlo dal sole, Dio fa crescere un albero che gli procura ombra, ma poi lo fa seccare. Giona compiange l’albero e Dio lo rimprovera dicendo: tu ti commuovi per la morte di un albero che non hai neanche piantato e io non dovevo commuovermi per una città così grande e popolosa?
Riflettiamo insieme - Quali cambiamenti introduce padre Mapple nella vicenda di Giona? - Qual è, secondo te, il messaggio fondamentale della vicenda narrata nella Bibbia? - Che cosa vuole mettere in luce invece padre Mapple con la sua interpretazione?