NUOVI TR@GUARDI Letture 4

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i v o u N

i d r a u g r T@ Letture 4

LE O R A P N LE O C IA OZIONI M G E E G L VIA GIA CON VIAG

U.A. METACOGNIZIONE

Didattica Digitale Integrata

TIPOLOGIE TESTUALI TEMATICHE

LIBRO DIGITALE

LIFE SKILLS



i v o u N

i d r a u g r T@ Letture 4

OLE R A P E NL O C IA OZIONI M G E E G L VIA GIA CON VIAG

TIPOLOGIE (d a pa g. 11 a pa g. 12 4) re na rra tiv e. sc ere le div er se st ru ttu no co r pe ti on cc ra i nt Ta Ch e co sa trover ai? Le tip ol og ie te stu ali ! TEMATICHE (d a pa g. 12 5 a pa g. 22 4) te stu ali . co n dif fe re nt i tip ol og ie Ta nt i ar go me nt i tra tta ti Ch e co sa trover ai? ti pe r rif let te re . • Le Life skills, cio è sp un , riassumere. gere bene, comprendere leg a re ra pa im r pe rsi • Pe rco VERIFICHE (d a pa g. 22 5 a pa g. 26 4) et en ze . e ve rif ica re le tu e co mp te en et mp co re ta en Il tu o pe rco rso pe r div Qu ali ? sione (q ua dr o Invalsi). • Co mp et en ze di compren le competenze europee. re ica rif ve e e isir qu ac r to pe • Un ’ Unità di Apprendimen


INDICE

Percorso sulle LIFE SKILLS

U.A. 3 6 ACCOGLIENZA Siamo in quarta! 7 ... Ma è ancora presto! Testo realistico 8 Il maestro dei jolly Testo realistico 10 Scacciapensieri-tristi Testo realistico 11 12

TIPOLOGIE TESTUALI Per iniziare… Le tipologie!

U.A. 1 13 14 15 16 17 18 20 21 22 24 25 26 27

In picchiata nel lago La mappa

La maledizione dell’idolo Avventura nella giungla Un incontro pericoloso Le orribili creature

U.A. 4

Il pero senza padroni

49 50

La mappa

51

Vittorio + Michele = mare Il campanello per i ladri Il medico Me Di Cin Ma che premio è? Il colore del mantello Il calumet della pace Un furbo stratagemma La trappola nella palude Toc, toc! Guarda chi c’è? Il signor Kannitferstan

52 54 56 57

IL MITO

Che bello leggere! Nella grotta del ciclope La mappa

Il dono di Prometeo L’astuzia di Ulisse Una fatica di Ercole Atena e Poseidone

IL RACCONTO FANTASY Che bello leggere!

La Spada di Ossidiana La mappa

L’arrivo a Narnia Galen delle Terre Luminose Il Coniglio Bianco di Alice L’anello di Sauron

58 VERIFICO SE CONOSCO

Erethis e il Drago Rosso

U.A. 5

La vampira con l’impermeabile

38 VERIFICO SE CONOSCO

Che bello leggere!

48 VERIFICO SE CONOSCO I Sioux all’attacco

Che bello leggere!

U.A. 2 29 30 31 32 34 36

IL RACCONTO D`AVVENTURA

IL TESTO NARRATIVO

28 VERIFICO SE CONOSCO

39 40 41 42 44 46 47

59 60

61

62 64 65 66

IL RACCONTO AUTOBIOGRAFICO Che bello leggere!

La mia vita in poche righe La mappa

Il mio primo amico Io e il mare Sono nata in Eritrea Quando ero bambino

68 VERIFICO SE CONOSCO

Il mio amico pianista


U.A. 6 69 70 70 71

U.A. 8

IL DIARIO E LA LETTERA

93 IL TESTO DESCRITTIVO 94 Che bello leggere! L’o rsacchiotto cinese 95 La mappa 96 La nonna con la valigia 98 La foca • Lora 99 Aquiloni nel cielo 100 Alice 101 La diatrima 102 Tra le yurte 103 La pietra scintillante

Che bello leggere! La mappa

Io e Ahmed

75 VERIFICO SE CONOSCO 76 76 77 78 79

Che bello leggere! La mappa

Caro Babbo Natale Egregio signore Da carlom@ a daianatos@

80 VERIFICO SE CONOSCO

104 VERIFICO SE CONOSCO

Alla signora Ketta Burgmaister

Il figlio del postino

U.A. 7 81 IL TESTO POETICO 82 Che bello leggere! L’amicizia • Lingua 83 La mappa 84 Nostalgia 85 Filastrocca lunga lunga 86 La triglia di Camogli • Un abile cuoco di nome Dionigi 87 Lo spettro di Ussassai • Il secondo cassetto • Sono felice 88 Le rime 89 Rima dei nati per leggere • Per mare coi delfini 91 Ninna nanna • Uccelli

92 VERIFICO SE CONOSCO

Cos’hai fatto oggi a scuola?

U.A. 9 105

IL TESTO INFORMATIVO – ESPOSITIVO

106 Che bello leggere! Il simbolo di Milano 107 La mappa 108 Karate 110 Il teatro 112 Il nostro pianeta 113 Indagine statistica

114 VERIFICO SE CONOSCO

Il settore terziario

U.A. 10 115 116 117 118 120 122

IL TESTO TEATRALE Che bello leggere!

Lo spettacolo comincia La mappa

Stufato tutti-gusti! Coraggio e strategia Vercingetòrige Pietrapòmice

124 VERIFICO SE CONOSCO

Il dottor Balanzone


Percorso sulle LIFE SKILLS

TEMATICHE

125 126 Per iniziare… Le Tematiche!

U.A. 3

U.A. 1 127 128 129 130 132 133 134 135 136 137 138

I LIBRI

Raffreddore da libro Racconto fantastico Una paginetta al giorno Testo realistico Io non ho il virus della lettura Testo realistico Dolcissimi libri Racconto fantastico Una strana biblioteca Testo realistico Io i libri li scriverò Testo realistico I libri e i poeti Rima dei librai scatenati • Adesso che so leggere La storia della stampa Testo espositivo EDUCAZIONE CIVICA • Il libro digitale Senza Harr y? Che problema! Testo realistico

153 154 156 157 158 159 160 162 163 164 165 166

GLI ANIMALI

Finalmente è arrivato Tito Testo realistico Missione impossibile Testo regolativo Non è colpa mia! Racconto fantastico Pensando a un ragno Testo informativo-espositivo Gli animali e i poeti Filastrocca lupa • Il gatto si accoccola Memoria e Ribelle Racconto fantastico Uno sguardo mortale Racconto fantasy Harr y e il drago Racconto fantasy Mi chiamerò Buster Diario @regina del formicaio Lettera EDUCAZIONE CIVICA • Ho un animale? Lo devo curare!

U.A. 2 139 140 141 142 143 144 145 146 148 149 150 151 152

IL VIAGGIO

Il viaggio e i poeti Farai viaggi • Ciao viaggio Un viaggio interminabile Diario È bello partire... E-mail ... È bello tornare! E-mail Partenza in aereo... Testo realistico ... Arrivo in treno! Testo realistico Un viaggio per scommessa Racconto d’avventura Il viaggio di un “mito” del passato Mito Il viaggio di un “mito” del presente Racconto fantasy Un viaggio in profondità Racconto d’avventura Un viaggio tra le nuvole Racconto fantastico Un nodo in gola Testo realistico

U.A. 4 167 168 169 170 171 172 174 175 176 178 179 180

GLI AMICI

Tre banchi vicini Racconto fantastico Com’è nata un’amicizia Racconto autobiografico Amico, ignorami! Lettera Un’amicizia segreta E-mail Stacco l’amicizia Lettera Come perdere un amico Racconto autobiografico Un’amica o una sorella? Testo realistico Costruire un’amicizia Racconto fantastico EDUCAZIONE CIVICA • Amicizia è diversità L’amicizia e i poeti Cos’è per te un amico? • Gli amici L’aiuto degli amici Favola

U.A. 5 181 182 184 185 186 188 190 192

BAMBINI: QUANDO?

Altolà, figlio di Seth! Racconto storico Il gioco di Teset e Pili Racconto storico Baldasar a Babilonia Testo misto Bucefalo, il cavallo di Alessandro Racconto storico Al tempio di Esculapio Racconto storico Un triste destino Testo teatrale Lasciatemi dire la mia! Racconto storico


U.A. 6 193 BAMBINI: D0VE? 194 Qui Rio de Janeiro Lettera 195 Ciao, sayonara, namasté Testo espositivo 196 Ogni bambino è un po’ extra Testo realistico 197 EDUCAZIONE CIVICA • Tutti i gusti sono giusti! 198 Il bambino della laguna Testo realistico 200 Il ragazzo cantastorie Testo realistico 201 Un bambino nel deserto Testo descrittivo 202 La mia scuola a Tokio Testo realistico 203 I bambini e i poeti Senza confini

U.A. 7 205

LE STAGIONI

AUTUNNO

206 207 208 209

L autunno di Ciliegio Foglie seccatissime o innamorate FESTE d’AUTUNNO nel MONDO L’autunno e i poeti

210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221

INVERNO

L inverno di Ciliegio Fiocchi leggeri Colori sulla neve L’inverno e i poeti FESTE d’INVERNO nel MONDO Le feste e i poeti

PRIMAVERA

La primavera di Ciliegio Il letargo è finito L’albero con il vestito da sposa Sorprese di Pasqua • Le uova dello zar FESTE DI PRIMAVERA nel MONDO La primavera e i poeti

225

Verifiche graduate di COMPRENSIONE del TESTO

226 Macro aspetto Invalsi

INDIVIDUARE INFORMAZIONI

Cose strane in biblioteca 228 Macro aspetto Invalsi SIGNIFICATO DEL TESTO

Il filo del buon ritorno 230 Macro aspetto Invalsi CONTENUTO E FORMA DEL TESTO

Non regalatemi un animale 232 Macro aspetto Invalsi Quanti tipi di amicizia! 234 Al mercato di Karalis 237 Martedì in Marocco: nhart-tlat 240 Le bambine colorate 243 Imprese spaziali, la nostra passione

247 248 249 250 251 252 254 256 258 260 261 262 263 264

Aquisire e verificare COMPETENZE EUROPEE

Unità di Apprendimento • La scuola Abitudini diverse La scuola nel mondo At school L’istruzione è un diritto Come è cambiata l’istruzione Gli strumenti per scrivere: ieri e oggi La scuola nei racconti La scuola è un piccolo mondo Vuoi conoscere la mia scuola? Saper fornire informazioni Progetta la tua classe COMPETENZE!

ESTATE

222 L estate di Ciliegio 223 F ESTE D’ESTATE nel MONDO 224 L’estate e i poeti

Pagine con carattere ad alta leggibilità: 6, 11, 13, 14, 15, 28, 29, 20, 31, 38, 39, 40, 41, 48, 49, 50, 51, 58, 59, 60, 61, 68, 69, 70, 76, 80, 81, 82, 83, 92, 93, 94, 95, 104, 105, 106, 107, 114, 115, 116, 117, 124, 125, 127, 139, 153, 167, 181, 193, 205, da 225 a 246, 247.


ACCOGLIENZA

Siamo già in quarta! Ti ricordi l’ultimo giorno di scuola dello scorso anno? Quali erano i tuoi sentimenti? Poi è arrivato il giorno in cui ti hanno detto: – Domani si ricomincia! Primo giorno di quarta! Sei felice? Così così, perché… sveglia presto, compiti! Tanto, perché… amici, amiche, insegnanti!

SIAMO IN QUARTA! Siamo già in quarta, gli anni son volati, tra pianti e litigi, pace fatta, amici ritrovati. Ricordo le mie lacrime ogni fine anno, il mio vecchio compagno che sognava a occhi aperti, le nuove amicizie, le scoperte… Conservo le storie amate, le canzoni imparate e la comprensione, anche se sbaglio la divisione. Alunni della Scuola Primaria F. Filzi di Inzago, Senti senti che scuola, Mondadori

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Primo giorno di scuola… che fatica alzarsi presto!

…  MA È ANCORA PRESTO! Non uscirò da questo letto. Oggi no. E neanche domani. Me ne starò a letto per tutto l’anno scolastico. A cominciare da oggi, che è il primo giorno di scuola. La mia sveglia grugnisce. Per essere precisi, è un incrocio tra una sveglia e un porcellino-salvadanaio. Schiaccio il pulsante per spegnere la sveglia e infilo la testa sotto il cuscino. Passano pochi minuti e arriva “Madre Sveglia”. Mi tira via il cuscino e vuole che mi alzi. Questa è una sveglia diversa dalla sveglia salvadanaio. Questa è una vera persona, che mi passa la mano sopra i capelli. E parla, anche. Dice cose diverse a seconda del giorno. Oggi “Madre Sveglia” mi dice dolcemente: – Svegliati, amore… È il primo giorno di scuola. Non c’è pulsante per spegnere “Madre Sveglia”. Apro gli occhi, ma un pochino soltanto. La guardo, ma non del tutto. – La quarta non è una classe importante – mugugno sbadigliando. – Torna a svegliarmi tra un anno esatto e ti dirò che cosa penso della quinta. – Vai a farti la doccia e poi vestiti – sostiene decisa. – Hai mezz’ora per scendere e fare colazione. Ti preparerò qualcosa di buono e ti porterò a scuola. Di nuovo mamma mi toglie il cuscino da sopra la testa. Questa volta il tono della sua voce è forte e chiaro: – Deciditi a scendere da quel letto. Così, mi decido a uscire dal letto. Sotto la doccia penso a tante cose… Come sarà il mio nuovo maestro? Chi sarà il mio vicino di banco? Hanna Burton sarà sempre così antipatica con me? Ci sarà qualche nuovo arrivato? Qualcuno che abbia bisogno di farsi dei nuovi amici, magari? Paula Danziger, Ambra Chiaro va in quarta, Piemme Junior

LEGGERE BENE

Leggere con espressione vuol dire dare l’intonazione suggerita dai segni di punteggiatura. Nel testo sono stati evidenziati i modi in cui la mamma e la bambina pronunciano le frasi: tienine conto per leggere con la giusta intonazione. Testo realistico

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A volte il primo giorno di scuola ci porta un nuovo maestro.

IL MAESTRO DEI JOLLY APPROF ONDIMENT O

Matusalemme, secondo la Bibbia, era il nonno di Noè. Morì all’e tà di 969 anni, sette giorni prima del diluvio universale.

8

In realtà erano contenti di ritornare a scuola. L’estate sfioriva e la noia aveva fatto capolino nelle lunghe giornate di caldo. Sotto sotto aspettavano il primo giorno di scuola. In fin dei conti, anche se borbottavano e avevano un pizzico di paura del nuovo maestro, erano contenti. Certamente non si aspettavano un maestro del genere. Se ne stava lì, seduto dietro la cattedra come un vecchio gufo. Carlo si chiedeva come fosse possibile che un nuovo maestro fosse così vecchio. Gli scolari si guardarono l’un l’altro, turbati. Erano realmente, assolutamente, inequivocabilmente delusi. Si aspettavano un bel maestro giovane e sportivo, e invece si sono trovati quel grosso signore vecchio come Matusalemme, con i capelli bianchi, gli occhialini sulla punta del naso e una pancia che rischiava di essere l’unico pallone che avrebbero visto durante tutto l’anno scolastico. Anche la voce li colse di sorpresa. Nina sobbalzò quando udì quella tonalità bassa e grave: sembrava provenire da un altro mondo. Così come furono sconcertati dalle prime parole emesse da quella voce. Non “buongiorno” né “mi chiamo” né “sedetevi”. Ma semplicemente: – Ho un regalo per voi. Quello che sarebbe stato il loro maestro posò un pacchetto regalo sul banco di ogni alunno. Costanza aprì il suo pacchetto e scoprì un mazzo di carte identico a quello dei compagni: un mazzo di carte simile a quelli che si comprano nei negozi, con cuori e quadri, fiori e picche. – Allora quest’anno si gioca a carte? – domandò Benedetta ad alta voce, pensando al nonno che passava le giornate a giocare a carte. Fu lei la prima ad accorgersi che non si trattava di un vero mazzo di carte. Sul dorso di ogni carta c’era scritto JOLLY. E dall’altra parte c’erano diverse frasi. Il maestro tamburellò con le dita sul banco di Carlo per fargli capire che doveva leggere che cosa c’era scritto sulle carte. Carlo obbedì all’ordine silenzioso del maestro ma, mentre leggeva, passò dal semplice stupore allo stato di choc.


Recitò: un jolly… per restare a letto; un jolly… per non andare a scuola; un jolly… per arrivare a scuola in ritardo; un jolly… per non fare i compiti; un jolly… per dimenticare l’astuccio; un jolly… per copiare dal vicino di banco; un jolly… per non andare alla lavagna; un jolly… per evitare una punizione; un jolly… per fare rumore. Carlo non credeva ai suoi occhi, e neanche alla sua voce. Iniziò a tossicchiare. Il maestro fece segno a Benedetta di proseguire la lettura: un jolly… per cantare a squarciagola in qualunque momento; un jolly… per ballare in classe; un jolly… per uscire dalla classe; un jolly… per fare il pagliaccio; un jolly… per dire una bugia. Dopo la lettura dei jolly, gli alunni erano stupefatti, ipereccitati, ma l’anno scolastico era appena iniziato ed era decisamente troppo presto per fare baccano. E poi quel vocione si era messo a fare un discorso: – Mi chiamo Umberto Natale. Fin da quando ero piccolo, e una volta sono stato piccolo anch’io, mi chiamavano Babbo Natale. Ecco perché ho deciso di fare il maestro: adoro fare i regali. Ho intenzione di farvi dei regali tutti i giorni. Regalo di tutto il programma, regalo di libri, regalo di grammatica, regalo di aritmetica, regalo di scienze… Susie Morgenstern, Un mazzo di jolly, Salani

APPRENDIMENT O COOPERAT IV O P reparate cinque carte che abbiano “autorizzazioni” diverse da quelle che avete trovato nel testo. Poi, ognuno prepari altre cinque carte sulle quali scrivere un regalo da fare all’insegnante, per esempio: O ggi prometto che non mi alzerò dal banco più di cinque volte! O ggi prometto che la mia attenzione sarà al massimo! N on sarò “muto come un pesce”, ma cercherò di chiacchierare un po’ meno! Il giorno in cui desidererete attuare uno dei “buoni propositi”, depositate la carta sulla cattedra. La carta non riporta il vostro nome, ma scommettiamo che l’insegnante capirà al volo chi ha fatto quel dono?

Testo realistico

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A volte il primo giorno di scuola è anche il primo giorno in una scuola nuova.

SCACCIAPENSIERI-TRISTI Domani, primo giorno di scuola. A dire il vero, questa è la quarta volta che è il suo primo giorno di scuola. Certo, la quarta volta di un primo giorno di scuola dovrebbe intimidire meno della terza, della seconda e della prima, ma questa volta c’è un problema nuovo. Perché Timmi durante l’estate ha cambiato casa. E la casa nuova è dall’altra parte della città, vicino a una scuola che diventerà dunque la sua nuova scuola. Ciao maestre e maestri, ciao compagne e compagni degli anni scorsi. Pazienza, anzi meglio non vedere più gli antipatici e le antipatiche. Ma le viene il magone pensando a tutti gli altri, alla maestra Violetta, a Linda, a Rosì… A causa di questo cambiamento di scuola, Timmi ultimamente è inseguita da pensieri tristi. L’anno scorso, quando un bambino diceva alla maestra Violetta di essere inseguito da pensieri tristi, lei rispondeva: – Lascia che ti attraversino la mente, ma non permettere che lì facciano il nido: falli volare via liberi, e soprattutto un pensiero alla volta, per carità! Domani mattina sarà molto peggio di tre anni fa in prima elementare. Perché allora tutti i bambini, la vigilia, erano in ansia come lei. Invece domani, nella classe quarta dove dovrà entrare, gli altri si conoscono già tutti benissimo, mentre lei sarà “la nuova”. Una nuova timida, molto timida da scrutare da capo a piedi tutti quanti insieme: una quarantina di occhi (senza contare gli occhiali) puntati su di lei. S.O.S.! Vivian Lamarque, La timida Timmi cambia scuola, Piemme

LIF E SKILLSi co m p etenz e

d v ita

Gestione delle emozioni Per Timmi il primo giorno di scuola è un po’ angosciante perché cambia insegnanti e compagni. È inseguita da pensieri tristi. La maestra Violetta le aveva dato un consiglio. Sottolinea le parole della maestra Violetta, riscrivile su un foglio e appendilo in camera tua. Rileggile e ricordatene tutte le volte in cui, per un motivo o per un altro, i pensieri tristi ti inseguiranno.

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Testo fantastico


le

TIPOLOGIE TESTUALI

SCRITTORI NON SI NASCE...

SI DIVENTA!

Un bravo scrittore sceglie un argomento su cui scrivere un racconto (bambini, vacanze, animali, amicizia, scuola, parenti…): questa è la tematica. Poi decide perché scrivere, cioè per quale scopo scopo: per dare il senso dell’avventura, della magia, per raccontare qualcosa di sé, per commuovere, per far ridere, per suscitare sentimenti, cioè decide la TIPOLOGIA TESTUALE. TESTUALE Ogni tipologia ha i suoi elementi specifici (tempo, luoghi, personaggi) e una sua struttura precisa, cioè un modo di narrare che la caratterizza.


p

O L G O IE! P I T e l . . . e r ia z i n i er

Comincia il tuo percorso nel mondo delle TIPOLOGIE TESTUALI con alcuni esempi: vedrai, tutto ti sembrerà più chiaro. Prendiamo un argomento: i MESTIERI. Una tematica… tante tipologie testuali!

Scrivi i nomi delle tipologie testuali. fiaba • realistico • poesia • lettera C’era una volta un calzolaio così povero che non riusciva neppure a comprare cuoio di qualità per fare le scarpe. Fratelli Grimm

– Anche il fratello del mio bisnonno è venuto in America in cerca di fortuna – ricorda Eva. – Mia mamma mi ha raccontato spesso la sua storia. Faceva il contadino, ma voleva diventare un pugile. Così, un giorno si è imbarcato per New York. Luigi Garlando

Carissima Holly, ho scoperto che cosa farò da grande. Prima volevo fare l’attrice drammatica. Invece ho cambiato idea. Farò la salvatrice di gatti. Ti bacio, miao Giovanna Roberto Piumini

Entro al Paleontologico alle otto di mattino, mi cambio in tutta fretta e prendo il mio piumino. Anna Sarfatti

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TIPOLOGIE IL TESTO NARRATIVO Quelle che semplicemente chiamiamo “storie” sono TESTI NARRATIVI. NARRATIVI Che cosa fa una storia? Racconta “qualcosa” che è accaduto a “qualcuno”, in “qualche luogo”, in un “certo tempo”. Racconta cioè i fatti vissuti da personaggi in un luogo o in un tempo tempo, che possono essere reali o assolutamente fantastici. Perché un autore scrive storie? Il suo scopo è appassionare il lettore. Didattica partecipata

Troverai queste tipologie testuali anche nella sezione Tematiche Tematiche. Testo narrativo realistico: realistico pp. 129, 130-131, 133, 134, 138, 144-145, 152, 154-155, 160-161, 168, 175, 178, 196, 198-199, 200, 202-203. Testo narrativo fantastico: fantastico pp. 128, 132, 151, 157, 176, 177, 206, 207, 210, 212, 216, 218, 222.

U.A. 1


Che bello leggere! IL PERO SENZA PADRONI Nell’antica Cina un contadino si recò a vendere delle pere, al mercato della città vicina. Aveva messo in bella mostra le sue pere quando un monaco gliene chiese in regalo una. Il contadino rifiutò, rispondendo: – Posso solo vendere la mia frutta, non posso certo regalarla! Qualcuno udì la risposta, comprò una pera e la regalò al monaco, che la mangiò con piacere e poi disse ai passanti: – Ora vi farò sentire come sono prelibati i frutti del mio pero! Detto fatto, il monaco scavò una buca nel terreno, vi piantò il torsolo della pera appena mangiata, innaffiò il tutto e si mise a osservare attentamente la terra in quel punto. Poco dopo proprio davanti al carretto spuntò una piccola pianticella; in breve si trasformò in un albero colmo di bianchi fiori, che ben presto divennero grosse pere. Il monaco colse i frutti e li donò a tutti i presenti, ricchi e poveri, senza distinzione; poi, raccolte tutte le pere, tagliò l’albero, se lo mise sulle spalle e scomparve. Lo stupore fu generale. Il contadino guardò allora il suo carretto e vide che era vuoto e che gli mancava anche una stanga di legno! Comprese che le pere regalate erano proprio le sue e che quanto accaduto era frutto della magia del monaco. Diventò rosso di rabbia e di vergogna, tra le risate di chi aveva gustato, senza comprarle, le sue buone pere! Michela Bianchi, Diritti in gioco, MC Editrice

LETTURA CRITICA

Lettura critica significa leggere un racconto o un libro cercando di immedesimarsi il più possibile nell’atmosfera, nelle situazioni, nelle emozioni vissute dai personaggi. Soprattutto, è saper esprimere se quel racconto ci è piaciuto o non ci è piaciuto e perché. Leggi il racconto, chiudi gli occhi e “sentiti” protagonista della storia.

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Questa è la mappa del testo narrativo. Come tutte le mappe, ti aiuterà a orientarti all’interno della tipologia testuale. Le parole colorate sono le parole chiave. Per ognuna è spiegato che cosa indica.

La mappa

Scopo

Contenuto

Raccontare una storia per appassionare il lettore lettore.

Un argomento che può essere realistico o fantastico fantastico.

IL TESTO NARRATIVO

Elementi Personaggi tempo Personaggi, e luogo luogo.

Struttura Narratore

Introduzione svolgimento Introduzione, svolgimento, conclusione. conclusione

Il narratore può essere: • esterno esterno: narra in terza persona; persona • interno interno: narra in prima persona. persona

IMPARO DA SOLO A

R ileggi il testo; fissa l’attenzione sulla mappa e prova a ricercare nel testo le informazioni che essa ti ha fornito. Riconosci il contenuto. Qual è l’argomento intorno al quale si sviluppa la storia raccontata? Riconosci gli elementi. • Qual è il personaggio principale? • In quale tempo si svolge la vicenda? • In quale luogo si svolge la vicenda? Riconosci la struttura. • Sottolinea l’introduzione e la conclusione. Il lavoro che ora hai svolto in autonomia, sarà presente nel tuo libro di testo: passo dopo passo, saranno analizzate in profondità le differenti tipologie testuali.

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Io scopro IL CONTENU TO Ciò di cui parla un racconto è il contenuto. Un autore sceglie un contenuto per diversi scopi: raccontare storie vere o fantastiche, informare, descrivere.

Q ual è il CONTENUTO, cioè di che cosa si parla in questo testo? Si parla di: v acanze. u na gita al mare. a mici. Il CONTENUTO di questo testo è: r ealistico. f antastico. Il CONTENUTO è: u n’informazione. u na descrizione. u n racconto.

VITTORIO + MICHELE = MARE Fino a due anni fa (quando ero piccola) andavamo in vacanza al mare, tutti gli anni: ci stavamo ben quindici giorni, sempre nello stesso hotel. Vittorio, il proprietario, trattava i miei genitori come vecchi amici e ci faceva festa quando arrivavamo, con baci, abbracci e qualche piatto speciale, di quelli che sa fare solo lui, con il pescato che arriva ogni mattina all’alba nel porto canale. È lì che ho imparato i nomi dei pesci: sarde, alici, triglie, cefali, orate, branzini… polpi, seppie, calamari… E poi c’era Michele, il figlio di Vittorio. Con lui avevo legato fin da piccola, forse avevo appena tre anni. Bene non mi ricordo, però. Era il mio amico di vacanza. Insieme giocavamo a ping-pong, costruivamo castelli di sabbia, facevamo volare gli aquiloni, leggevamo i racconti di paura dentro le cabine, di nascosto da mamma e papà. Nelle ore libere dal lavoro arrivava anche Vittorio e ci portava in barca a vela con lui, fino a degli isolotti dove non cresceva neanche un albero, solo erba e qualche cespuglio, tutto attorcigliato. Non c’era mai nessuno lì intorno, a parte i gabbiani e le rondini di mare. Era un posto davvero magico. Facevamo il bagno in un’acqua talmente azzurra da sembrare finta. Infatti Michele diceva, per farmi ridere: – Il mio papà ci ha versato una latta di tinta blu apposta per te! – E domani voglio il verde smeraldo! – ribattevo subito. – Vostra signoria sarà accontentata – mi assicurava Vittorio, levandosi un immaginario cappello e inchinando la testa. Anna Lavatelli, Il regalo di compleanno, Edizioni EL

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IL CAMPANELLO PER I LADRI Il signor Guglielmo abita nei boschi e ha molta paura dei ladri. Non è ricco, ma i ladri come fanno a saperlo? Pensa e ripensa, il signor Guglielmo ha deciso di scrivere questo cartello e di metterlo sulla porta: “Si pregano i ladri di suonare il campanello. Essi saranno lasciati entrare liberamente e potranno vedere con i loro occhi che qui non c’è proprio niente da rubare (Di notte suonate a lungo, perché ho il sonno molto duro). Firmato: il signor Guglielmo”. Una notte si sente il campanello suonare. Il signor Guglielmo corre a vedere chi è. – Siamo i ladri! – sente gridare. – Vengo subito! – dice il signor Guglielmo. Corre ad aprire la porta, i ladri entrano con la barba finta e la maschera sugli occhi. Il signor Guglielmo fa loro visitare tutta la casa per fare vedere che non c’è proprio niente da rubare, neanche un gioiellino grosso come un grano di riso. I ladri brontolano un po’ e poi se ne vanno. “Benedetto quel cartello!” pensa il signor Guglielmo. Adesso i ladri vengono spesso a trovarlo. Ce ne sono di tutte le qualità: alti e piccoli, magri e grassi. Quando vede che i ladri sono poveri, il signor Guglielmo regala loro qualche cosa: un pezzo di sapone, un po’ di pane e formaggio. I ladri sono sempre gentili con lui e prima di andarsene gli fanno un inchino.

Io scopro TI GLI ELEMEN Le storie raccontate dagli autori parlano di personaggi, sono ambientate in uno o più luoghi e collocate in un tempo. Personaggi (protagonista e personaggi secondari), luogo, tempo sono gli elementi di un testo.

Gianni Rodari, Fiabe lunghe un sorriso, Einaudi Ragazzi

Chi è il PROTAGONISTA di questo racconto? C i sono altri PERSONAGGI oltre al protagonista? Q ual è il LUOGO in cui si svolge la vicenda? In quale MOMENTO del giorno si svolge la vicenda?

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Io scopro IL TESTO N

ARRATIVO

Un testo narrativo racconta una storia vissuta da uno o più personaggi realistici o immaginari. La storia si svolge in un certo tempo e in un certo luogo, che possono essere reali o fantastici. Tutti i racconti sono testi narrativi.

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IL MEDICO ME DI CIN C’era una volta, in Cina, un medico famoso e saggio di nome Me Di Cin, che si faceva pagare solo se il malato guariva, perché diceva: – Il lavoro del medico è far guarire, e se il malato non guarisce vuol dire che il medico non ha fatto il suo lavoro. Me Di Cin, tuttavia, era così bravo, che quasi tutti i suoi pazienti guarivano. Un giorno, il giovane figlio dell’imperatore della Cina, che viveva chiuso nel palazzo imperiale, si ammalò: Me Di Cin fu chiamato per visitarlo. Il giovane, che si chiamava Ma La Tin, era pallido e magro. Alla fine della visita, Me Di Cin disse: – Io credo che tu abbia bisogno di stare all’aria aperta, principe Ma La Tin: ti occorrono lo spazio e la luce della campagna. – Ma io non posso e non devo! – disse il principe. – Il figlio dell’imperatore non può fare ciò che fa tutta la gente. Io devo restare nel palazzo: curami dunque con le tue erbe. Il medico si inchinò. Il giorno dopo tornò, e disse: – Principe, non posso darti le erbe che occorrono, perché non le ho trovate: ho trovato l’erba che ride, la pianta del singhiozzo e la pianta che saluta; ma l’erba per te non l’ho trovata.


– Com’è fatta l’erba che ride? – chiese incuriosito Ma La Tin. – E come sono le piante del singhiozzo e quelle del saluto? – Non si possono descrivere, principe – rispose il medico. – Ma cercherò ancora, e domani ti curerò con le erbe. Il giorno dopo, il medico tornò. – Sono addolorato e spiacente, principe, ma per quanto io abbia cercato, non ho trovato l’erba per te: c’erano solo le rose che saltano, le ortiche canterine e l’arnica narratrice… – Le rose che saltano? Le ortiche canterine? L’arnica narratrice? Come sono? Parlamene, Me Di Cin! – disse il principe malato. – Ah, non si possono descrivere, mio signore! – rispose il medico. – Cercherò ancora e domani porterò l’erba per la tua cura. Ma il giorno dopo, quando tornò, Me Di Cin disse di aver trovato solo la menta mentitrice, il timo timido e la salvia salvatrice; tutte erbe che non si potevano descrivere, ma solo guardare. Il principe disse: – Me Di Cin, sono troppo curioso delle erbe che tu hai visto: posso venire domattina con te, per vedere come sono fatte? Il medico si inchinò, e il mattino dopo, al canto del gallo, Me Di Cin e Ma La Tin uscirono nella campagna. Non trovarono le erbe che il medico aveva detto, ma altre: belle, semplici e fresche. E videro ranocchie saltare, pesci nuotare, anatre volare. E annusarono fiori, ammirarono insetti. Il principe era così contento e interessato che guarì in quella sola mattinata. E ogni giorno, fino a quando fu imperatore, andò con Me Di Cin a camminare per la campagna. Roberto Piumini, Mi leggi un’altra storia?, Einaudi Ragazzi

Trova le caratteristiche del testo narrativo.

Lo SCOPO del testo narrativo è: r accontare una storia e appassionare il lettore. d are informazioni e notizie al lettore. Il CONTENUTO è: la descrizione di ambienti e di personaggi. la narrazione di fatti reali o immaginari. ELEMENTI

I PERSONAGGI sono: s olo le persone che agiscono nel racconto. t utti coloro (persone, animali, cose) che agiscono nel racconto. Il TEMPO è: il momento in cui si svolgono i fatti narrati. la durata dei fatti narrati. Il LUOGO è: l’insieme degli ambienti, reali o immaginari, in cui si svolgono i fatti. solo l’ambiente in cui inizia il racconto.

C ollega ogni termine alla definizione corrispondente. Protagonista

Personaggi con ruoli rilevanti.

Personaggi principali

Il personaggio più importante.

Personaggi secondari

Personaggi con ruoli poco importanti.

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Io scopro IL TESTO RE

ALISTICO

Il testo realistico è un testo narrativo che parla di fatti che sono accaduti o che potrebbero accadere realmente. I personaggi appartengono alla realtà quotidiana. Il tempo e il luogo sono precisi e definiti.

MA CHE PREMIO È?

ELEMENTI

E videnzia nel testo: i personaggi; il luogo; il tempo.

I FATTI narrati sono: realistici. fantastici. I PERSONAGGI sono: realistici. fantastici. I l LUOGO è: reale.

immaginario.

I l TEMPO è: indeterminato. determinato. I FATTI, i PERSONAGGI, il LUOGO e il TEMPO di questo testo si potrebbero ritrovare nella realtà? Sì. No.

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Il primo giorno di febbraio, appena entrata in classe, la maestra annunciò: – Ragazzi, per la gara di lettura avrete due settimane. Chi avrà letto più libri vincerà un bellissimo premio. Rico la peste ricadde sulla sedia. Pfui! Leggere era un lavoro difficile e faticoso. – Il premio è un biglietto per il nuovo parco di divertimenti a tema – disse la maestra. Rico saltò sulla sedia. Un parco di divertimenti: le giostre! Doveva assolutamente vincere. Ma come vincere una gara di lettura senza leggere neppure un libro? Ebbe un’idea brillante! Sicuramente c’erano dei libri che la maestra non conosceva: erano i libri che non erano ancora stati scritti. Rico preparò la sua lista: ventisette libri! Di sicuro bastavano per vincere. Il giorno della premiazione la maestra salì sul podio: – Il premio è per… Flavia, che ha letto ventotto libri! Rico si accasciò sulla sedia. Poi la maestra esclamò: – Oh, no! Flavia, hai messo due volte lo stesso libro. Sono sicura che nessun altro ha letto ventisette libri. – Io, io! – gridò Rico la peste. – Va bene, riceverete tutti e due un biglietto per il nuovo parco di divertimenti a tema “Il mondo del libro”. Che cosa? Il mondo del libro? Che delusione per Rico la peste! Francesca Simon, Rico la peste e la gara di lettura, Mondadori


Io scopro

IL COLORE DEL MANTELLO Tanto tanto tempo fa, in un castello incantato nacque il principe Azzurrognolo. La fata dei doni gli chiese: – Come vorresti gli occhi? E il piccolo rispose: – Verdi come la foresta! La fata bisbigliò: – Mi dispiace, ma ho già donato gli occhi verdi a tuo fratello e non ne ho più… A te li posso dare grigiastri. Poi la fatina chiese: – Come vorresti i capelli? – Biondi come il grano! La fata arrossì: – Ho regalato tutti i capelli biondi a tuo fratello… Se vuoi, te li posso dare giallastri. Il principino non era affatto contento di quei capelli gialli e di quegli occhi grigi. – Come vorresti il mantello? – Lo vorrei azzurro come il cielo. – Sono mortificata, ma ho già regalato il mantello azzurro a tuo fratello maggiore. Per te mi è rimasta un po’ di stoffa azzurrognola. Se fosse stato un po’ più grande, il principino avrebbe volentieri dato un calcio nel sedere alla fatina dei doni. Ma era ancora nella culla, che poteva fare? Dovette accontentarsi. Fu così che il bambino con gli occhi grigiastri, i capelli come le canne delle paludi e il mantello del colore di una pozzanghera fu chiamato da tutti “principe Azzurrognolo”. Tommaso di Carpegna Falconieri, Il principe Azzurrognolo, Mondadori

O FANTASTIC O T N O C C A IL R Il racconto fantastico è un testo narrativo in cui i fatti, i personaggi e i luoghi sono frutto della fantasia, cioè immaginari. Il tempo è indefinito.

ELEMENTI

E videnzia nel testo: i personaggi; il luogo; il tempo.

I FATTI narrati sono: r ealistici. fantastici. I PERSONAGGI sono: r ealistici. fantastici. I l LUOGO è: r eale. immaginario. I l TEMPO è: indeterminato. d eterminato. I FATTI, i PERSONAGGI, il LUOGO e il TEMPO di questo testo si potrebbero tutti ritrovare nella realtà?

S ì.

No.

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Io scopro L A ST RUT T

URA

Il testo narrativo, generalmente, è scritto rispettando una struttura composta da tre parti: l’introduzione, lo svolgimento o sviluppo narrativo e la conclusione. La trama è l’insieme degli avvenimenti che vengono narrati. Non sempre l’autore racconta i fatti esponendoli in ordine cronologico, cioè rispettando l’o rdine in cui essi sono realmente avvenuti.

IL CALUMET DELLA PACE .................................................................

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Tom, Joe e Huck si sedettero raccontando le loro avventure. Appena il sole li scaldò sentirono un gran sonno e andarono a sdraiarsi sul banco di sabbia, finché, arrostiti e imbambolati, si prepararono la colazione. Dopo aver mangiato, non si trovarono di buon umore. Tom cercò di tenere allegri i suoi due compagni, ma non riuscì a interessarli né con le biglie né con il circo o con il nuoto. Allora propose loro di dimenticare per qualche ora di essere dei pirati e fare un nuovo gioco: i pellirosse. L’idea funzionò. I ragazzi si entusiasmarono. Poco più tardi, completamente dipinti dalla testa ai piedi con strisce di fango, i tre amici erano diventati tre Capi di altrettante tribù. Eccoli che galoppavano urlando nel bosco per attaccare un fortino inglese ben difeso. Poi si trasformarono in tre tribù in guerra fra loro. Si combatterono l’un l’altro, si fecero agguati, gridarono a perdifiato e si ammazzarono una quantità di volte. Fu una giornata “ sanguinosa” e ricca di soddisfazioni. Tornarono all’accampamento verso sera, stanchi e felici, ma affamatissimi. Non potevano mangiare insieme, però, se prima non avessero risolto un grave problema. I pellirosse, nemici fra di loro, non possono dividere il pane dell’ospitalità senza fare la pace e non possono fare la pace senza fumare il calumet. Non c’era altro modo per tornare amici. Due dei Capi, però, avrebbero voluto essere ancora pirati, ma ormai era troppo tardi. Bisognava, quindi, “fumare” insieme. Si costruirono una finta pipa, il loro calumet. Facendo di necessità virtù, tirarono ciascuno una boccata, passandosi la pipa dall’uno all’altro, secondo le regole.


Scoprirono che essere pellerossa serve a qualcosa: meglio imparare a fumare il calumet della pace senza dover correre a cercare nemici nel bosco. Dopo aver mangiato, provarono di nuovo a passarsi il calumet della pace. Erano più felici così che se avessero scotennato tutte le sei Tribù dei Sioux.

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Mark Twain, Tom Sawyer, Fabbri

C olora le parentesi seguendo le indicazioni:

la parte che introduce la vicenda;

la parte che racconta ciò che è accaduto;

la parte che indica come termina la vicenda. S crivi al posto giusto, accanto al testo: introduzione, svolgimento, conclusione. C ollega ogni parte alla spiegazione corrispondente. Introduzione o situazione iniziale

Racconta la successione dei fatti che costituiscono la vicenda. I fatti sono esposti in ordine logico e/o cronologico.

Svolgimento dei fatti o sviluppo narrativo

Presenta il finale della storia. A volte il narratore esprime le sue opinioni o impressioni su quanto è accaduto.

Conclusione o situazione finale

Introduce i personaggi e in quale condizione si trovano all’inizio della vicenda; viene presentato il luogo in cui ha inizio la vicenda; viene definito il tempo.

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Io scopro L A FABUL A La fabula è la narrazione degli avvenimenti secondo il loro ordine logico e cronologico.

Metti in ordine cronologico gli avvenimenti, numerandoli.

B runetta chiede a Chichibio una coscia della gru. orrado Gianfigliazzi C ordina a Chichibio di cucinare la gru. hichibio vuole dimostrare C a Corrado che non ha mentito. orrado scopre che alla C gru ser vita a tavola manca una coscia.

L’autore, nella narrazione, ha rispettato l’o rdine cronologico? S ì. N o.

UN FURBO STRATAGEMMA Un giorno Corrado Gianfigliazzi, gentiluomo fiorentino, chiamò il suo cuoco Chichibio. Gli consegnò una splendida gru che aveva riportato da una battuta di caccia nelle campagne e gli ordinò di cuocerla alla perfezione, poiché ne era ghiotto. Chichibio si mise subito al lavoro tra i fornelli. Mentre la gru cuoceva spandendo intorno un profumo appetitoso, passò davanti alla cucina Brunetta, una serva amica di Chichibio. – Perché non mi dai una coscia di quella prelibatezza? Chichibio rispose che non poteva, perché il padrone lo avrebbe fatto bastonare. Dietro alle insistenze della fanciulla, però, non poté fare a meno di accontentarla e così cominciarono i suoi guai. Il padrone di casa, quando iniziò la cena, si accorse subito che alla gru mancava una coscia. Chiese spiegazione al cuoco: – Che fine ha fatto l’altra coscia della mia gru? – Signor mio, lo sanno tutti che le gru hanno una sola gamba… e quindi una sola coscia. – Mi prendi in giro? – Assolutamente no. Non mi permetterei mai. Domani mattina vi mostrerò delle gru vive, così vi convincerete. Il giorno seguente andarono in riva al fiume, dove scorsero dodici gru che stavano tutte su una zampa sola. – Ecco, ecco! – gridò Chichibio. – Guardate, messer Corrado, avevo ragione: ieri sera vi ho detto la verità. Non vi ho preso in giro. Il signore si mise a ridere davanti alla furbizia di Chichibio. Giovanni Boccaccio, Decamerone, Mondadori

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Io scopro L’INT RECCIO L’intreccio è l’insieme dei fatti narrati nell’o rdine in cui li ha voluti disporre l’autore. Quando l’autore fa “un salto indietro“ nel tempo, cioè racconta qualcosa che è avvenuto in precedenza, utilizza un espediente narrativo chiamato flashback.

LA TRAPPOLA NELLA PALUDE Dal bosco giunse di corsa Kalli. Agitava la lancia e gridava: – Ci sono molte renne! Molte, moltissime! Tutti si misero in agitazione. – Dove sono le renne? – Nella palude! Gli altri cacciatori le stanno sospingendo in questa direzione, bisogna aiutarli. Tutti alla trappola! La trappola era stata preparata due giorni prima vicino al burrone. Là nella palude fangosa gli uomini avevano costruito due palizzate che formavano un grande imbuto. L’imboccatura era dalla parte della palude e il vertice verso il burrone. Il collo dell’imbuto portava a una terrazza fatta di rami intrecciati e sostenuta da rami sottili. L’intera popolazione del villaggio, eccetto i vecchi e gli ammalati, prese parte alla battuta. Non si dovette aspettare molto. Ben presto uscì dalla vegetazione un enorme branco di renne. Simili a un gregge di grandi pecore, le renne si muovevano verso la palude. Davanti camminavano le femmine con i piccoli; i grossi maschi dalle corna enormi le seguivano. Già da qualche giorno l’odore dell’uomo inseguiva le renne. Quell’odore le impauriva e le spingeva ad andare sempre più avanti. Improvvisamente, alle spalle del branco si alzò l’alto grido di un cacciatore. Allora tutto il branco si lanciò in avanti verso il burrone e corse verso la terrazza che si schiantò e precipitò. Gli animali caddero nel crepaccio. Tutto il villaggio scese nel burrone a prendere gli animali morti o feriti. Sergej Viktorovic Pokrovskij, I cacciatori di mammut, Giunti Marzocco

Q ual è l’ordine delle sequenze narrative? Numerale.

L’arrivo di Kalli al villaggio. L a costruzione della trappola. L’apparire del branco. L a caduta degli animali nel crepaccio. Q ual è l’ordine cronologico dei fatti, cioè l’o rdine in cui sono realmente avvenuti? Numerali.

L’arrivo di Kalli al villaggio. L a costruzione della trappola. L’apparire del branco. L a caduta degli animali nel crepaccio.

L a parte evidenziata nel testo racconta un fatto avvenuto: c ontemporaneamente alla vicenda principale. p rima della vicenda principale. d opo la vicenda principale.

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Io scopro LE SEQUEN

ZE

Un testo narrativo può essere suddiviso in sequenze, cioè in parti brevi che narrano i fatti che accadono nella vicenda, descrivono i luoghi e i personaggi, riportano i dialoghi oppure le riflessioni dell’autore o di un personaggio. Una sequenza può essere di diversi tipi: • n arrativa, se racconta un fatto che accade nel racconto. L’insieme delle sequenze narrative costituisce la trama del racconto; • d escrittiva, se descrive un personaggio, un luogo o una situazione; • d ialogica, se riporta i dialoghi che avvengono tra i personaggi; • r iflessiva, se riporta i commenti e le riflessioni dell’autore o di un personaggio.

C olora le parentesi che indicano le diverse sequenze del testo: s equenza narrativa; sequenza descrittiva; s equenza dialogica; sequenza riflessiva.

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TOC TOC! GUARDA CHI C È! Era una casetta piccolissima, con una sola porticina. Sul tetto aveva un’enorme antenna televisiva, con un’infinità di bracci metallici puntati in tutte le direzioni, come i tentacoli di una piovra. In quella casetta abitava un omino che non usciva mai: dalla mattina a notte inoltrata, seduto davanti al televisore, guardava ogni genere di trasmissioni. Per questo non metteva mai il naso fuori dall’uscio. Non gli importava di uscire, perché diceva di avere tutto il mondo in casa. Era convinto di poter vedere e sapere tutto ciò che succedeva nel mondo. Un giorno sentì bussare alla porta. Si avvicinò incuriosito. Aprì con molta cautela. Si trovò di fronte a qualcuno che disse: – Permette, posso entrare? – Scusi, lei chi è? – Come, non mi conosce? Sono il Mondo! – Non dica sciocchezze – ribatté l’omino, e gli sbatté la porta in faccia. Il Mondo era così diverso da come appariva in televisione che non lo aveva riconosciuto. Marcello Argilli, Cento storie fantastiche, Editori Riuniti


IL SIGNOR KANNITFERSTAN Un tedesco in giro per Amsterdam, città dell’Olanda, fu attratto da un lussuoso palazzo. Vetrate di cristallo, un portone scolpito, tulipani e rose alle finestre: una vera meraviglia! – A chi appartiene questa casa? – chiese a un passante. Questi però, non capendo il tedesco, si limitò a rispondere: – Kannitferstan! Questa espressione olandese significa “non vi capisco”, ma il tedesco credette che quello fosse il nome del proprietario della casa. “Dev’essere assai ricco, il signor Kannitferstan” disse fra sé ammirando il palazzo. Al porto il suo sguardo si posò su un enorme bastimento da cui scaricavano montagne di sacchi di zucchero, di caffè, di pepe. Il tedesco chiese a un marinaio a chi appartenessero tutte le ricchezze della nave. – Kannitferstan – borbottò il marinaio. – Che riccone questo Kannitferstan. Possiede uno stupendo palazzo e un colossale bastimento. Stava pensando che sarebbe stato bello essere il signor Kannitferstan, quando vide un carro funebre seguito da parenti, amici e conoscenti, tutti vestiti a lutto. Il tedesco si avvicinò e chiese a una di queste persone il nome del defunto. – Kannitferstan – fu la risposta. Il tedesco sospirò: – Oh, povero signor Kannitferstan! Che cosa ti resta delle tue ricchezze? Ti rimane forse più di quanto resterà un giorno a me? Una bara e una fossa! E da quel giorno, quando provava rammarico alla vista della ricchezza e dei possedimenti altrui, si consolava pensando al signor Kannitferstan.

Io scopro ZE

LE SEQUEN

C olora le parentesi che indicano le diverse sequenze del testo: s equenza narrativa; sequenza descrittiva; s equenza dialogica; sequenza riflessiva.

B.A Jukovsky, Fiabe russe, Bairon

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VERIFICO SE CONOSCO LA VAMPIRA CON L’IMPERMEABILE ........................................................................ ........................................................................

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Continuava a piovere, Anton era a letto e ascoltava nell’oscurità a occhi spalancati. Le gocce di pioggia battevano sui vetri con un ticchettio uniforme che faceva venire sonno… Dopo un po’, però, il picchiettio divenne così vigoroso che il ragazzo si drizzò irritato: – E chi riesce a dormire con questo fracasso? – brontolò. Poi gli venne in mente che magari era solo la pioggia a fare tutto quel rumore contro i vetri. Saltò giù dal letto e scostò le tende: sul davanzale c’era Anna. Anton aprì la finestra e notò la piccola vampira che indossava un impermeabile con il cappuccio che le copriva la testa. – Ciao, Anton – disse lei dolcemente. – Tu?! – mormorò lui. – Pensavo che i vampiri non potessero volare quando piove! – E perché no? Basta che ci mettiamo l’impermeabile. Ne ho portato uno anche per te – aggiunse. – Questa sera sei tu che devi aiutare me. Anna gli porse il mantello: – Questo è il mantello dello zio Teodor e sopra ci metti l’impermeabile. Anton guardò la pioggia scrosciante. Con un tempo simile non si sarebbe buttato fuori casa neppure un cane: forse sarebbe stato meglio starsene al riparo. Lanciò un ultimo sguardo desideroso al suo letto caldo e asciutto, poi volarono via tutti e due. Angela Sommer-Bodemburg, Vampiretto innamorato, Salani

STRUTTURA

Quali tipi di sequenze sono presenti in questo testo? Narrativa. Descrittiva. Dialogica. Riflessiva. L’ordine della narrazione è: cronologico. con il flashback. 28

Scrivi al posto giusto, nei cartellini accanto al testo: conclusione; dialogo tra i personaggi; situazione iniziale; fatto nuovo; nuovo personaggio.


TIPOLOGIE IL MITO

Avventure straordinarie di personaggi speciali che possiedono doti eccezionali: ecco che cosa sono i MITI MITI. Gli eroi mitologici hanno origine divina e affrontano sfide impensabili per uomini e donne “normali�. I popoli antichi raccontavano i miti per sottolineare l’importanza della forza, del coraggio, della saggezza.

Didattica partecipata

Troverai questa tipologia testuale anche nella sezione Tematiche Tematiche, alla pagina 148.

U.A. 2


Che bello leggere! NELLA GROTTA DEL CICLOPE C’era una volta un’isola abitata da ciclopi, giganti crudeli con un occhio solo in mezzo alla fronte. Un giorno, sull’isola dei Ciclopi approdò un uomo speciale, un re valoroso e intelligente: Ulisse. Ulisse e i suoi compagni di viaggio decisero di recarsi alla grotta di Polifemo, un ciclope figlio di Poseidone, dio del mare, per chiedere ospitalità per la notte. Entrarono sicuri, perché erano coraggiosi. Polifemo si precipitò a chiudere l’entrata con un masso. Troppo tardi Ulisse capì di essere finito in trappola! – Adesso vi mangerò tutti! – annunciò Polifemo con un vocione. I compagni di Ulisse erano terrorizzati, ma lui cercò di non perdere la calma e si avvicinò al ciclope, porgendogli una coppa del vino forte e profumato che aveva portato con sé. – Come ti chiami? – gli domandò Polifemo. – Mi chiamo Nessuno – rispose Ulisse. – Bene, Nessuno – continuò il ciclope, – visto che mi hai portato questa bevanda deliziosa, ti mangerò per ultimo. Ulisse continuò a porgergli coppe colme di vino e Polifemo crollò a terra ubriaco. Allora Ulisse prese un tronco d’albero e colpì il ciclope nell’unico occhio, accecandolo. L’urlo di Polifemo risvegliò l’isola. Accorsero gli altri ciclopi: – Polifemo, chi ti ha fatto del male? – Nessuno mi ha fatto del male – urlò Polifemo. I ciclopi se ne andarono, pensando che Polifemo li prendesse in giro. Quando il gregge iniziò a belare perché voleva uscire, Polifemo tolse il masso, si accucciò accanto all’ingresso e iniziò a toccare le pecore una a una, per evitare che gli uomini gli sfuggissero. Ma Ulisse e i suoi compagni si erano nascosti sotto la pancia delle pecore e in questo modo riuscirono a fuggire. Sabina Colloredo, Ulisse e Polifemo, Carthusia

LETTURA CRITICA

Questo testo narra vicende di personaggi straordinari. Quali sono le caratteristiche dei protagonisti? Quali insegnamenti puoi trarre riflettendo sulla storia di questi personaggi mitologici?

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La mappa Il mito mito: il testo narrativo degli “eroi eroi”!

Scopo

Contenuto Imprese di eroi mitologici o di divinità divinità.

• Spiegare l’origine origine del mondo mondo, dell’uomo uomo, dei fenomeni naturali; naturali • raccontare le imprese di eroi e divinità.

Il MITO Elementi

Struttura

• Personaggi: ersonaggi • divinità; • personaggi dotati di poteri sovrumani; • altri personaggi realistici. • Tempo Tempo: indeterminato. • Luoghi: Luoghi imprecisati o determinati.

Introduzione si presentano • Introduzione: l’eroe e le sue eccezionali caratteristiche. • Svolgimento: Svolgimento si narrano i fatti e le imprese dell’eroe. • Conclusione: Conclusione la situazione si presenta cambiata per l’intervento di divinità o per le azioni straordinarie del protagonista. Narratore

Il narratore è esterno: narra in terza persona. persona

IMPARO DA SOLO A

R ileggi il mito. In esso ritrovi, almeno in parte, le informazioni che ti ha fornito la mappa?

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Io scopro IL MITO Il mito è un testo narrativo che racconta le imprese di divinità o eroi che hanno origine divina. Ci sono anche miti che cercano di spiegare in modo fantastico l’origine del mondo e dell’uomo.

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IL DONO DI PROMETEO Prometeo viveva con il fratello Epimeteo. Entrambi facevano parte della famiglia dei Titani. I Titani avevano osato sfidare Zeus quando questi aveva combattuto contro Crono, suo padre, per impossessarsi del trono. Prometeo però, non si era unito ai suoi fratelli in questa sfida: si era schierato con Zeus e aveva partecipato alla lotta solo quando ormai volgeva al termine. Come premio, aveva ricevuto di poter accedere liberamente all’Olimpo, il monte dove risiedevano tutte le divinità. Ma, nel profondo del suo cuore, i sentimenti che Prometeo provava nei confronti di Zeus non erano amichevoli, a causa della brutta sorte che questi aveva destinato ai suoi fratelli Titani. Zeus, che stimava molto Prometeo, gli diede l’incarico di forgiare l’uomo, cioè di costruirlo materialmente. Prometeo modellò l’uomo con il fango e lo animò con il fuoco divino. A quell’epoca gli uomini erano ammessi alla presenza degli dèi, con i quali trascorrevano momenti di grande allegria. Per placare le furie di Zeus, gli uomini gli sacrificavano alcuni buoi. Durante una di queste cerimonie fu portato un enorme bue, del quale metà doveva spettare a Zeus e metà agli uomini. Il signore degli dèi affidò l’incarico della spartizione a Prometeo, che approfittò dell’occasione per vendicarsi del male che Zeus aveva fatto ai suoi fratelli Titani. Così, quando si trattò di decidere quale parte dell’animale toccasse al dio e quale agli uomini, Prometeo mise in atto la sua vendetta. Divise il grosso bue in due parti uguali. Le due parti, però, non erano affatto uguali al loro interno. Infatti, Prometeo in una parte celò la tenera carne sotto uno spesso strato di pelle, nell’altra parte mise le ossa, che aveva precedentemente macinato, impastate con del grasso. Per trarre in inganno il dio, ricoprì quell’impasto con un sottile strato di carne, tanto da farlo sembrare il boccone più succulento. Zeus, a cui toccava la prima scelta, optò per la parte all’apparenza più ricca.


Quando scoprì l’inganno, s’infuriò e decise che non avrebbe più concesso agli uomini il fuoco, che riscalda, illumina e cuoce le carni. Cominciò allora, sulla Terra, un periodo molto triste e buio. Prometeo, impietosito per la sorte dell’umanità, corse a Lemno dove Efesto, il dio del fuoco, aveva la fucina per forgiare i metalli. Rubò una scintilla di fuoco e la nascose in una canna. Subito, con quella scintilla, accese grandi fuochi nella notte e per la prima volta gli uomini si sentirono al sicuro dalle belve. Su quelle fiamme cucinarono gli animali catturati, forgiarono le prime armi in ferro e i primi aratri per lavorare la terra. Dall’alto dell’Olimpo Zeus vide tutto e scosse i suoi fulmini, in preda a una furia terribile. Chiamò Efesto e lo rimproverò: – Ti avevo affidato il fuoco e te lo sei fatto rubare. Adesso gli uomini monteranno in superbia e si crederanno simili a noi, gli immortali. Bisogna punire Prometeo: è lui che ha messo in pericolo la nostra superiorità. Fabbrica una catena che non si possa spezzare e lega il Titano a una rupe esposta ai raggi del sole, solitaria e irraggiungibile. Io manderò un’aquila che gli roda il fegato per mille anni. Il fegato del Titano, divorato dal grande uccello, ricresceva però ogni volta, quindi il supplizio non aveva mai fine. Prometeo era stato davvero condannato a una pena terribile. Ercole si impietosì e decise di aiutarlo. Riuscì a raggiungerlo, uccise l’aquila e chiese a Zeus di concedere a Prometeo il perdono: erano passati ormai trent’anni e l’ira del dio era con il tempo svanita. Liberato, Prometeo fu accolto fra gli immortali.

Trova le caratteristiche del mito.

Lo SCOPO è raccontare: l’o rigine del mondo. le imprese di un eroe di origine divina.

Il CONTENUTO è: la vendetta di un eroe contro gli dèi. la lotta tra gli dèi.

Il

NARRATORE

narra:

i n terza persona. in prima persona. ELEMENTI

Il PROTAGONISTA è un personaggio:

r ealistico. Il TEMPO è:

fantastico.

i ndefinito. Il LUOGO è:

d efinito.

r eale.

fantastico.

Silvia Benna Rolandi, Dèi ed eroi dell’Olimpo, Dami Editore

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Io scopro L A ST RUT T

URA

L ASTUZIA DI ULISSE Introduzione: l’autore presenta la situazione e come gli dèi si schierano a fianco dei due popoli in lotta. Sono dieci anni che si combatte la guerra fra Troiani e Greci. Una guerra che ha messo in mostra il coraggio e il valore di guerrieri forti e decisi, una guerra che coinvolge non solo gli umani, ma anche le divinità greche che si schierano dall’una o dall’altra parte. Gli dèi Apollo, Ares e Afrodite favoriscono i Troiani; Era, Atena ed Efesto proteggono i Greci. Gli attacchi si susseguono, ma le mura di Troia rimangono salde, difese dai soldati e da tutta la popolazione. Molti eroi hanno perso la vita su ciascuno dei due fronti. I Troiani avevano perso i figli del re Priamo, Ettore e Paride (colui che aveva causato il conflitto perché aveva rapito Elena, moglie del re greco Menelao). I Greci avevano perso Patroclo e Achille, l’eroe più stimato, colpito al tallone da Paride. La spedizione greca si sta rivelando un fallimento. Interviene l’eroe con l’appoggio di una divinità. La sola forza delle armi non sembra dare una fine a quella lunga guerra. L’astuto Ulisse, ispirato dalla dea Atena, concepisce allora il suo piano più audace. Escogita uno stratagemma per trarre in inganno i Greci e trovare finalmente una soluzione. L’eroe mette in atto il suo progetto. Fa costruire un grande cavallo di legno e convince alcuni suoi guerrieri a nascondersi al suo interno. La flotta greca fingerà di abbandonare la costa di Troia, ma in realtà andrà a nascondersi dietro la vicina isola di Tenedo. Lasceranno sulla spiaggia il grande cavallo: sembrerà un dono agli dèi.

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Al mattino i Troiani si svegliano e vedono che i Greci hanno abbandonato il campo, lasciando solo un enorme cavallo di legno. I Troiani festeggiano con immensa gioia, perché pensano che la lunga guerra sia finalmente terminata ed escono dalle mura della città. Qualcuno ostacola la realizzazione del progetto. L’indovino Lacoonte sente un cattivo presagio: teme che si tratti di un tranello. Cerca di convincere i suoi concittadini lanciando un giavellotto contro il cavallo, che produce un rumore come se il ventre del cavallo fosse vuoto. Lacoonte invita i Troiani a distruggere il cavallo, ma ecco che sopraggiungono dei pastori con un greco, Sinone, che afferma di essere fuggito dal campo greco. Sinone racconta una storia che gli era stata suggerita da Ulisse: il cavallo è un dono dei Greci per la dea Atena. Se i Troiani lo distruggeranno, la dea si offenderà, ma se lo introducono in città, ne otterranno i favori. I Troiani cadono nella trappola e portano il grande cavallo dentro le mura della città. L’eroe riesce a realizzare la sua impresa. È calata la notte, il cavallo è ben in vista al centro della città. Sinone fa uscire i guerrieri greci dal cavallo, proprio mentre la flotta greca torna dall’isola di Tenedo. Conclusione: l’eroe vince. È la fine della città di Troia: i Greci ne saccheggiano i tesori, scatenano incendi e massacrano gli abitanti. Priamo, il vecchio re, viene ucciso. Ulisse, l’eroe greco, ha vinto con l’astuzia. Al sorgere del sole restano solo rovine della potente Troia.

STRUTTURA

Introduzione L’a utore illustra quali dèi inter vengono nella guerra di Troia. G li dèi che parteggiano per i Greci sono ................................................ .....................................................................................................

G li dèi che parteggiano per i Troiani sono ............................................. .....................................................................................................

Svolgimento Inter viene il protagonista. L’e roe protagonista è ................................. .....................................................................................................

L a divinità che lo protegge è

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Il protagonista, per distruggere Troia, progetta di .............................................. .....................................................................................................

L a realizzazione del progetto viene ostacolata da ..................................... .....................................................................................................

Conclusione L’impresa dell’e roe viene portata a termine. L a città di Troia ................................................... ....................................................................................................

Il libro della mitologia, Edizioni E. Elle

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Io lavoro

UNA FATICA DI ERCOLE

CONTENUTO

C he cosa narra questo mito? La lotta tra gli dèi. L e imprese di un eroe. L e imprese di un dio. ELEMENTI

Il PROTAGONISTA di questo mito è .............................................................................. Il PROTAGONISTA è un personaggio: realistico, dotato di una forza straordinaria avuta in dono dagli dèi. f antastico, in grado di compiere grandi prodigi. d ivino, che si adatta alla vita degli uomini. In questo mito le divinità inter vengono in due occasioni: quali? 1. .............................................................................................. ..............................................................................................

2.

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Il TEMPO è: definito.

imprecisato.

Il LUOGO è: preciso.

fantastico.

Ercole era figlio di Zeus e di Alcmena, una bellissima fanciulla. Fin da bambino aveva dimostrato forza e intelligenza straordinarie. Euristeo, il re di Micene presso il quale Ercole era al servizio, gli impose di affrontare dodici incredibili fatiche che rappresentavano la lotta tra la natura e l’uomo. Come prima fatica Ercole dovette affrontare il leone Nemeo, un’enorme belva che né la pietra né il bronzo né il ferro potevano uccidere, e che ogni giorno faceva strage di uomini e di animali. Era, moglie di Zeus, aveva suggerito a Euristeo, che le era fedele, di mandare Ercole ad affrontare il leone. Nei pressi della città di Nemea, Ercole incontrò dei pastori che supplicavano il Cielo di venire in loro aiuto. Intorno a essi il suolo era cosparso di carcasse di pecore straziate. – Guarda, straniero, quella furia non le divora nemmeno! Le uccide soltanto per piacere. Ercole stava per rispondere, ma un terribile ruggito lo interruppe e la fiera comparve davanti a lui. Era molto più forte e più grande di tutti quelli della sua specie e i suoi occhi brillavano di una luce crudele. Ercole, con le armi in pugno, si appostò vicino alla tana del leone e, appena lo vide arrivare, con la pelliccia macchiata di sangue e gli spaventosi occhi fiammeggianti, prese una delle belle frecce piumate che il dio Apollo gli aveva regalato. Immediatamente, l’eroe incoccò una freccia nell’arco e tirò, ma essa rimbalzò sulla pelle del leone, come se avesse cozzato contro un muro. Perplesso, Ercole tentò con un’altra freccia, poi un’altra ancora, ma inutilmente.


Ma nessuna freccia poteva trafiggere la pelle del leone Nemeo, così l’eroe gli si avventò contro con la spada in pugno, e quasi non credette ai suoi occhi quando questa si piegò come se fosse di stagno. Infine tentò con la clava, vibrando un colpo tale da spezzarla; per un attimo la belva restò intontita, poi si riscosse ed entrò tranquillamente nella grotta che le faceva da tana. L’eroe, spazientito, le andò dietro e la prese per il collo, cercando di soffocarla: visto che le armi non la scalfivano neppure, tanto valeva usare le mani nude e la pura forza delle braccia. Evitando gli artigli del leone, Ercole riuscì ad afferrargli il collo tra le possenti braccia e strinse con tutte le sue forze. La lotta fu terribile. A poco a poco, Ercole sentì il corpo dell’animale afflosciarsi sotto la sua stretta e, infine, crollare. Il leone morì, prima però staccò un dito al suo avversario con un morso. Allora Ercole si mise il gran corpo della belva sulle spalle e andò a depositarlo nella piazza principale di Micene, terrorizzando la gente e soprattutto il re, che gli ordinò di non portare mai più i frutti delle sue fatiche in città: d’ora in poi avrebbe dovuto depositarli fuori dalle mura. Scuoiare il leone sembrava un’impresa ancora più difficile che ucciderlo; nessun attrezzo, infatti, riusciva a tagliarne la pelle, e alla fine Ercole gettò via falcetti e coltelli e si servì di un artiglio della belva, più affilato di qualunque rasoio. Con la pelle, poi, si fece un’armatura invulnerabile a ogni attacco. Euristeo, intanto, spaventato dalla presenza di un simile eroe, si fece fabbricare un enorme recipiente di bronzo e lo seppellì sotto terra, in maniera da potercisi nascondere dentro ogni volta che Ercole era in città. Francesca Lazzarato, Ercole e altri eroi, Mondadori

STRUTTURA

C ompleta le frasi. Poi, nel testo, segna con parentesi colorate:

l ’introduzione, nella quale vengono presentati ................................ ............................................................................................... ...............................................................................................

lo sviluppo, nel quale si narra ............................................................................................... ............................................................................................... ...............................................................................................

l a conclusione, nella quale si spiega quale effetto ha avuto l’impresa dell’e roe, cioè .................... ............................................................................................... ...............................................................................................

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VERIFICO SE CONOSCO SCOPO

Questo mito spiega perché alla città venne dato il nome di ............................................................................................................ ELEMENTI

Chi sono i PROTAGONISTI di questo mito?

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Il TEMPO e il LUOGO sono: indefiniti. precisi. CONTENUTO

Il CONTENUTO è: l’impresa di un eroe. la sfida tra dèi. la sfida tra un eroe e una divinità. STRUTTURA

Nell’introduzione introduzione Atena e Poseidone ................................................................ ................................................................................................................................

Nello svolgimento Zeus interviene come ......................................... ................................................................................................................................

Nella conclusione

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ATENA E POSEIDONE Un tempo Poseidone, dio del mare, e Atena, dea della sapienza e della guerra, si disputavano una nuova città della Grecia. Il re degli dèi, Zeus, stabilì che l’onore di possedere la città sarebbe spettato a chi le avesse fatto il dono più bello. Lui e gli altri dèi sarebbero stati i giudici della gara. Poseidone bucò il fianco di una montagna con il suo tridente, facendone sgorgare un grande fiume che diede alla città acqua fresca e la possibilità di navigare fino al mare. Atena, invece, fece un cenno con la mano e dal terreno germogliò un ulivo. All’inizio gli dèi risero di lei, ma ben presto cambiarono idea. L’albero produceva olive, dalle quali si ricavava olio molto buono, e il tronco era un ottimo legname da costruzione. Con il tempo, gli abitanti della città si arricchirono vendendo le olive e il legno dell’ulivo ad altre città. Era un dono molto prezioso e i giudici assegnarono la vittoria ad Atena, che divenne la dea protettrice di Atene. Anita Ganeri, Miti in 30 secondi, ElectaKids


TIPOLOGIE IL RACCONTO D`AVVENTURA

Ti piace guardare un film d’azione, cioè un film in cui il personaggio principale affronta pericoli e ne esce sempre in modo vittorioso? Se queste imprese, invece di viverle attraverso le immagini, le cerchi in un libro, leggi un RACCONTO D’AVVENTURA! D’AVVENTURA I racconti d’avventura tengono con il fiato sospeso perché raccontano di “persone normali” che si ritrovano in situazioni strane, che affrontano con astuzia e coraggio. Didattica partecipata

Troverai questa tipologia testuale anche nella sezione Tematiche Tematiche, alle pagine 146-147, 150.

U.A. 3


Che bello leggere! IN PICCHIATA NEL LAGO “Sto per morire” pensò. “Sto per morire, sto per morire, sto per morire”. Ogni parte del suo cervello lo gridava, nell’improvviso silenzio. L’aereo planò velocemente mangiandosi tutta l’altitudine e di colpo Brian si accorse che non c’era nessun lago su cui fermarsi senza schiantarsi. Gli serviva disperatamente un lago proprio sotto all’aereo, ma tutto ciò che vedeva erano alberi. Eccolo! Brian spinse delicatamente il pedale destro del timone e il muso si spostò. Per tre o quattro secondi tutto sembrò sospeso, quasi immobile. Sì, l’aereo volava, ma lentissimo, lentissimo… non ce l’avrebbe mai fatta a raggiungere il lago. Poi gli alberi all’improvviso riempirono di verde l’intero campo visivo. Brian capì che li avrebbe colpiti e sarebbe morto. Morto. Però la fortuna non lo abbandonò. Appena prima di toccare i rami trovò un’apertura, una corsia di alberi caduti in direzione del lago. Brian mollò la cloche e si preparò all’impatto. Però aveva ancora un minimo di velocità e quando lasciò i comandi il muso si sollevò. Allora vide di fronte a lui il blu del lago e in quello stesso istante l’aereo toccò gli alberi. Precipitò sul lago. Mentre l’aereo affondava come una pallottola qualcuno urlò. Era un urlo animale di paura e di dolore e Brian non capì che era il suo. Artigliò alla cieca la fibbia della cintura di sicurezza finché quella non si staccò e in qualche modo si tirò fuori dal parabrezza frantumato. Lui si ritrovò libero a cercare di strappare anche se stesso all’acqua. Ma quanto era lontano dalla superficie! Continuò a nuotare, forzando le bracciate. Continuò finché le mani non si impigliarono in alghe e fango. Allora urlò, sentendo finalmente le alghe della riva. Solo quando ebbe il torace sulla terraferma e il viso tra gli spessi fili d’erba si fermò. Gary Paulsen, Nelle terre selvagge, Piemme

LETTURA CRITICA

Ti è capitato di vedere un film che rappresentava la stessa avventura che avevi letto in un libro? Se sì, hai provato le stesse emozioni?

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La mappa Il racconto d’avventura: d’avventura il testo narrativo dei “coraggiosi coraggiosi”!

Scopo

Contenuto

Raccontare vicende coinvolgenti e pericolose pericolose.

Fatti sorprendenti, sorprendenti ricchi di azioni e di colpi di scena. scena

IL RACCONTO D’AVVENTURA Elementi

Struttura • IIntroduzione: ntroduzione presenta i personaggi e i luoghi per far risaltare le loro caratteristiche. • Svolgimento: Svolgimento ricco di colpi di scena, fatti inaspettati, cambi di situazione, momenti di suspense suspense. • Conclusione: onclusione quasi sempre C a lieto fine.

• Personaggi: ersonaggi un personaggio coraggioso e audace. • Tempo: Tempo presente o passato. • L uoghi: uoghi ambienti selvaggi che presentano pericoli, insidie o imprevisti.

Narratore Il narratore può essere: • esterno esterno: narra in terza persona; persona • interno interno: narra in prima persona. persona

IMPARO DA SOLO A

R ileggi il racconto d’avventura. In esso ritrovi, almeno in parte, le informazioni che ti ha fornito la mappa?

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Io scopro IL RACCONT

O D’AVVENT

URA Il racconto d’avventura è un testo narrativo che narra storie di personaggi coraggiosi e temerari che affrontano situazioni straordinarie, imprevedibili, che si presentano in luoghi lontani e pieni di pericoli. Spesso il protagonista, maschio o femmina, lotta con nemici cattivi e astuti. Nel racconto d’avventura ci sono momenti di suspense: il narratore crea attesa e ansia per ciò che potrà succedere.

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LA MALEDIZIONE DELL IDOLO Indy, con una torcia accesa in mano, era penetrato nella stanza segreta del tempio nascosto nella foresta. Non appena prese l’antico idolo tra le sue mani sentì un rumore insolito, distante, come un rombo di una grossa macchina che si mette in moto; era il rumore di cose che si svegliano da un lungo sonno, l’eco rotolante di scricchiolii e di frane, per tutto il Tempio. La pietra levigata del piedestallo si abbassò di una quindicina di centimetri. Poi il rumore si fece assordante e tutto cominciò a tremare come se le fondamenta del santuario si sgretolassero, come se legni e mattoni si sbriciolassero. Indy tornò più in fretta che poté verso la porta. Intanto il rumore, come un tuono disperato, diventava più forte ed echeggiava per corridoi, passaggi e stanze. Indy adesso era scosso, tutto si muoveva. I mattoni si staccavano dalle pareti, le pareti stesse crollavano. Quando arrivò finalmente alla soglia, si girò e vide una pietra rotolare per un tratto di pavimento, scatenando migliaia di scintille nella sala che si stava disintegrando. “Lo sapevo”, pensò Indy. “Me lo sentivo, lo sapevo, e adesso che sta per accadere, che cosa posso farci?”. Indy sentiva dietro di sé i boati della distruzione; si strinse nelle spalle. Il tempio tremava, il pavimento cominciava a oscillare; sentiva le pietre che cadevano, i pilastri che crollavano. “La maledizione dell’idolo,” pensò.


Gli restava solo una cosa da fare, non aveva scelta: doveva saltare. Doveva correre il rischio. Dietro di lui l’inferno esplodeva dalla terra e davanti c’era una voragine. Solo saltare, optare per le tenebre, con le dita incrociate in uno scongiuro. Saltare. Prese fiato e si buttò nel baratro. Si lanciò con quanta forza aveva in corpo. Ascoltò il sibilo dell’aria intorno. Adesso cadeva. Poteva solo sperare di cadere dall’altra parte della voragine. Ma non fu così. Avvertiva l’oscurità sottostante, sentiva l’odore dell’umidità che saliva da sotto. Tese in avanti le mani, cercando un appiglio, una cornice, qualcosa a cui aggrapparsi. Sentì i polpastrelli toccare il margine del baratro, un margine che si sfaldava. Cercò di issarsi, mentre la terra cadeva sotto le sue mani e alcuni sassi si liberavano e piombavano nel pozzo. Fece oscillare le gambe. Affondò le dita nel terreno, lottò come un pesce finito sulla riva, cercando di guadagnarsi la salvezza. Con grande fatica, gemendo per lo sforzo, colpendo la parete della voragine con le gambe, tentava di tirarsi su. Fece uno sforzo tremendo. Cominciò a issarsi: “Più forte”, pensò, “più forte!” Finalmente riuscì a spingere una gamba sopra il margine, guadagnando terreno: terreno solo relativamente sicuro, visto che tremava minacciando di aprirsi da un momento all’altro. Scosso e finito si mise in piedi, partì di corsa e si precipitò verso l’uscita inseguito da un enorme masso che gli rotolava alle spalle. Si buttò verso il riquadro di luce e planò sull’erba fitta all’esterno, un attimo prima che il masso si incastrasse, con un tonfo, nell’apertura, sigillando per sempre il tempio. Esausto, senza fiato, restò adagiato sulla schiena. Se l’era vista brutta, pensò. Sorrise, si mise a sedere, si rigirò l’idolo tra le mani. “Ne é valsa la pena”, pensò, “eccome”! Campbell Black, I predatori dell’arca perduta, Sperling & Kupfer

Trova le caratteristiche del racconto d’avventura.

Lo SCOPO dell’autore è: appassionare il lettore. dare informazioni al lettore.

Il CONTENUTO riporta un episodio in cui: la vita del protagonista è in pericolo. il protagonista esplora un luogo sconosciuto.

Il

NARRATORE

narra:

in terza persona. in prima persona. ELEMENTI

Il PROTAGONISTA: desidera le avventure. a ffronta una situazione strana e pericolosa. Il TEMPO è: indeterminato. determinato. Il LUOGO è: realistico e ricco di pericoli. fantastico.

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Io scopro L A ST RUT T

URA

AVVENTURA NELLA GIUNGLA Introduzione: presentazione dell’ambiente e del protagonista. Nella giungla dello Yucatan, terra dei Maya, tutti cacciavano tutto. Gli alberi, i cespugli e le viti erano costretti a una lotta senza tregua per prendersi un poco di acqua piovana. Ulil, un giovane e coraggioso cacciatore, era a caccia quando sentì una voce: – Fermalo! Salvalo! Il mio cerbiatto… Ulil scrutò intorno: vide una ragazzina con il vestito ornato di campanellini, come è consuetudine tra le donne Maya. Il ragazzo ebbe un colpo al cuore: la conosceva. Si chiama Sceil. Colpo di scena. Ulil si lanciò sulle tracce del piccolo cervo e stava quasi per prenderlo quando quello spiccò un gran balzo. Ma subito un feroce ruggito, proprio sopra la sua testa, lo fece bloccare. Alzò gli occhi e incontrò quelli scintillanti e crudeli di Ek Balam, il giaguaro che se ne stava su un grosso ramo, pronto a balzare su di lui. Ek Balam, all’improvviso, scattò, piombando velocissimo ai piedi dell’albero su cui si stava rifugiando Ulil. Secondo colpo di scena. Per l’impeto Ek Balam non vide il serpente attorcigliato attorno al tronco. Il serpente scattò contro di lui, ma il giaguaro gli strappò la testa con un colpo dei suoi artigli affilati. Ek Balam però non fu abbastanza veloce da evitare il suo morso velenoso, ma sembrò non curarsene. Azione coraggiosa del protagonista. Ulil comprese che non poteva sottrarsi alla lotta. Snudò il coltello che portava alla cintura. Ek Balam avanzava e Sceil lo guardava terrorizzata. Forse, se non ci fosse stata lei, Ulil avrebbe tentato di fuggire, ma non voleva mostrarsi vigliacco davanti a Sceil. Il giaguaro emise un ruggito da gelare il sangue. Contrasse i muscoli, mostrò i denti, scoprì gli artigli affilati e balzò su Ulil. Il ragazzo cadde sotto il peso del giaguaro, ma non rinunciò a lottare. Con la mano sinistra agguantò la belva alla gola e con il pugnale nella destra lo colpì. Uno spasmo di dolore percorse il corpo del giaguaro, ma sembrò non indebolirlo. Era sopra il ragazzo e gli affondò i denti nella spalla. Ulil impugnava il pugnale e colpiva, colpiva con la sua lama di vetro.

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STRUTTURA

Introduzione L’a utore presenta il protagonista e l’a mbiente in cui si svolge la vicenda. Il protagonista è .............................................. ......................................................................................................

L’ambiente è

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Svolgimento La narrazione della vicenda inizia subito con un colpo di scena. A ppare all’improvviso un ....................... ......................................................................................................

Il protagonista viene aiutato. Sceil vide un lungo ramo, lo afferrò e corse verso Ulil. Le fauci aperte del giaguaro erano sul punto di mordere ancora il ragazzo; proprio allora Sceil colpì l’animale sul muso con il ramo. Fu un attimo, che bastò perché Ulil riprendesse un po’ di vigore e tornasse a colpire il giaguaro una, due, tre volte, cercando di raggiungere il cuore. Il ragazzo era esausto. Sentiva il dolore delle ferite e le forze che lo abbandonavano. Poi sentì il corpo del giaguaro appesantirsi a poco a poco e perdere forza. Il veleno del serpente stava rallentando i battiti del cuore di Ek Balam. Conclusione: lieto fine. Era finita. Ulil si lasciò andare accanto al giaguaro morto, senza più energie. Sceil si avvicinò a Ulil, lo scosse, lo chiamò, lo supplicò di non morire. Ulil rimaneva immobile. Lei gli mise una mano sul cuore e un debole, debolissimo battito rispose alla pressione. Ulil era ancora vivo. Rupert Hughes, Alla corte del re dei Maya, Giunti

Inter viene un altro colpo di scena. Un serpente .............................................................. Il protagonista reagisce con coraggio e astuzia. U lil non si sottrae alla lotta e

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Il narratore inserisce un momento di suspense per tenere il lettore con il fiato sospeso. Il giaguaro ................................................................... ......................................................................................................

Il narratore inserisce un altro colpo di scena che fa entrare in azione anche il personaggio secondario. Sceil ...................................................................................... ......................................................................................................

Conclusione Il racconto ha un lieto fine. Ulil .......................................................................................... ......................................................................................................

S ottolinea le situazioni di pericolo che incontra il protagonista.

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Io lavoro CONTENUTO

Q ual è la minaccia che Cosy deve affrontare? .................................................................................................... ....................................................................................................

L a protagonista del racconto affronta le difficoltà con: coraggio. astuzia. il ragionamento. L’autrice crea la suspense: introducendo subito l’e lemento di pericolo. f acendo intuire qual è il pericolo in agguato. d escrivendo un ambiente pericoloso. ELEMENTI

Il LUOGO in cui si svolge la vicenda è: ricco di pericoli e insidie. reso pericoloso dalla presenza di un personaggio aggressivo. misterioso e inesplorato.

UN INCONTRO PERICOLOSO Cosy percorse il sentiero e raggiunse un ruscello. Fu allora che lo sentì: un rumore nella macchia. Perplessa, si girò. Chiamò il suo amico Derk: niente. Poi di nuovo quel rumore. Cosy si arrampicò su un masso e scrutò in mezzo agli alberi. “Calma, sta’ calma!” ordinò a se stessa. “Non lasciarti prendere dal panico. Gli animali capiscono quando hai paura. La fiutano”. Che stupida! Solo gli orsi riescono ad aprire un sentiero così largo nel bosco. Nessun altro animale. Cosy avrebbe voluto ritornare verso la spiaggia, prendere il kayak e andare via di corsa. Ma sapeva che non era la cosa giusta da fare. Se si fosse messa a correre, sarebbe diventata immediatamente una preda. Un orso nero spuntò improvvisamente al di là del ruscello. Cosy non si mosse. Non un battito di ciglia. L’orso la guardò, sorpreso. Lei lo guardò a sua volta, senza però fissarlo negli occhi. “Non sono una minaccia”, era il messaggio che voleva comunicargli. Se si fosse mosso verso di lei, si sarebbe messa di fianco, a mani alzate. Avrebbe cercato di essere più alta. Più grande. Più cattiva. Tutti quei pensieri le attraversarono la mente in pochi istanti. E poi: “Se non si mostra aggressivo, starò ferma fino a quando non si allontanerà”. Rimasero entrambi immobili. Perfino da quella distanza riusciva a sentire l’alito puzzolente dell’animale: era come se avesse appena finito di mangiare qualcosa di putrefatto. La sua pelliccia era tutta arruffata, ma non come quella di un orso allo zoo. Questo qui era selvatico, anzi selvaggio… Dagli alberi arrivò un altro rumore, più forte del precedente. Veniva dalle spalle dell’orso, più a monte. Forse l’animale aveva un compagno. O peggio, aveva dei cuccioli. Era risaputo che le femmine degli orsi attaccavano l’uomo, se pensavano che i loro piccoli fossero in pericolo. Sherry Shahan, Freddo glaciale, Mondadori

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Io lavoro

ELEMENTI

LE ORRIBILI CREATURE

Q ual è il LUOGO in cui si svolge l’azione? .................................................................................................... ...................................................................................................

Che cos’era stato quel rumore? Veniva dall’ultimo tratto di tunnel, o forse da fuori. Ho cominciato ad avvertire un certo formicolio alla pelle… un serpente, forse? Senza più pensare al fruscio, mi sono arrampicato faticosamente verso l’uscita. All’improvviso… un paio di occhi! A giudicare dalla grandezza dovevano appartenere a un animale piuttosto piccolo. La torcia illuminava il pavimento, cosparso di piccole pietre che sembrava si muovessero. Erano grossi scorpioni bruni. Il mio cuore batteva ancora come un tamburo mentre illuminavo quelle orribili creature che mi bloccavano il passaggio. Vivevano in una fessura nascosta dietro la parete. Ho puntato la torcia sulla crepa. All’improvviso ho avuto un’illuminazione. Bloccare la fessura intrappolando gli scorpioni. Il mio assalto li ha resi aggressivi. Parecchi di loro si sono precipitati verso di me. Ero in trappola! Sono indietreggiato di una decina di metri. Ma potevo concedermi il lusso di aspettare? Trenta metri più avanti c’era lo squarcio di cielo che segnava l’imbocco della caverna. Ho fatto diversi respiri profondi. Poi ho cominciato un lento conto alla rovescia. Cinque, quattro, tre, due, uno. – Pistaaaa… – ho urlato! Justin D’Ath, La coda dello scorpione, Giunti

È un LUOGO tranquillo o un luogo che suscita forti emozioni? Perché? .................................................................................................... ....................................................................................................

È un LUOGO fantastico o potrebbe essere reale? .................................................................................................... ....................................................................................................

NARRATORE

C hi è il NARRATORE?

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È un NARRATORE interno o esterno? ....................................................................................................

STRUTTURA

Il racconto inizia con un colpo di scena. Da che cosa è causato? .....................................................................................................

S ottolinea la frase che l’autore utilizza per creare suspense.

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VERIFICO SE CONOSCO I SIOUX ALL’ATTACCO Alle nove di mattina il treno arrivò nella città di North Platte: il 101° meridiano era superato. Fogg, Passepartout e i compagni giocavano a carte. Il treno viaggiava con un ritardo di venti minuti e non effettuò la fermata. All’improvviso risuonarono grida selvagge e spari per tutto il treno. Il convoglio era assalito da una banda di Sioux, la fiera tribù di pellirosse, armati di fucili. Nella locomotiva, con un colpo d’ascia, erano stati colpiti macchinista e fuochista e, nel maldestro tentativo di fermare il treno, un capo Sioux aveva aperto completamente la valvola del vapore. Il treno correva sulla pianura a velocità sfrenata, come se dovesse attraversare un altro ponte che non c’era. Molti viaggiatori giacevano sui sedili feriti da asce o proiettili. Al fianco di Fogg, abbattuto da un proiettile, il capotreno gridò: – Se il treno non si ferma entro cinque minuti, saremo perduti! Ritrovata la sua agilità di acrobata, Passepartout si infilò sotto i vagoni e, passando dall’uno all’altro, raggiunse la testa del treno dove, con una mano, riuscì a staccare la locomotiva impazzita dai vagoni. Un miglio dopo il treno si fermò a poca distanza dalla stazione di Fort Kearney. Jules Verne, Il giro del mondo in 80 giorni, Edizioni EL

ELEMENTI

Chi sono i PERSONAGGI di questo racconto?

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I PERSONAGGI sono: reali. realistici. fantastici. CONTENUTO

Il CONTENUTO del racconto è: assolutamente reale. realistico. fantastico. Qual è il colpo di scena che dà inizio all’avventura? ......................................................................................................................... .........................................................................................................................

Qual è l’azione coraggiosa compiuta da Passepartout?

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STRUTTURA

L’espediente che il narratore usa per creare suspense è: far immaginare rumori paurosi. descrivere l’abilità del protagonista.

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TIPOLOGIE IL RACCONTO FANTASY

Personaggi fantastici, missioni da compiere per portare la pace, le forze del Bene devono vincere le terribili forze del Male… Male Questi sono gli ingredienti per la ricetta del RACCONTO FANTASY. FANTASY Tutto avviene in tempi indefiniti, in mondi paralleli a quello reale in cui viviamo. Eh, sì! I racconti fantasy assomigliano alle fiabe: il protagonista deve superare delle difficoltà, ma spesso lo aiuta una creatura amica o la magia.

Didattica partecipata

Troverai questa tipologia testuale anche nella sezione Tematiche Tematiche, alle pagine 149, 162, 163.

U.A. 4


Che bello leggere! LA SPADA DI OSSIDIANA I quattro giovani maghi si guardarono negli occhi senza dire una parola. La Spada di Ossidiana era lì, davanti a loro, avvolta da una spirale di fumo. Se si restava in ascolto, si potevano sentire lamenti e grida provenire dalla sua lama scura come la notte. – È proprio lei? – chiese Lune, avvicinandosi di un passo. – La Tredicesima Spada? Dran annuì. – Abbiamo anche la Spada di Ossidiana. Ce l’abbiamo fatta! – È finita! – esultò Ondine senza riuscire a trattenere le lacrime. – Abbiamo ritrovato tutte le spade nate dallo Specchio del buio! – Non… è… ancora… finita. I giovani Maghi si voltarono sorpresi verso la Torre di Ghiaccio. Là giaceva ancora Boreal, il lupo Guardiano. Senza esitare, Ondine si precipitò da lui. – Boreal, sono qui! Adesso ti guarirò – sussurrò la Ninfa del Mare. Il lupo non disse nulla, avvolto dalla luce azzurra della Spada di Perla che lentamente gli restituiva le forze. – Grazie, mia giovane amica – disse Boreal cercando di sollevarsi sulle zampe, dopo che Ondine ebbe allontanato dal suo corpo la Spada di Perla. – Sei ancora debole, non dovresti affaticarti! – lo rimproverò Ondine. Ma il Guardiano scosse la testa. – La vostra missione non è finita. Avete recuperato tutte le spade, ma questo non basta. – Che cosa intendi dire? – chiese Dran, distogliendo per la prima volta l’attenzione dalla Spada di Ossidiana. Nessuno aveva ancora avuto il coraggio di toccarla. Se ne stava sospesa in mezzo alla piazza, avvolta da una potente luce nera, e gli apprendisti sembravano spaventati all’idea di sfiorarla anche solo con un dito. – Avete sconfitto il Mago Oscuro – spiegò Boreal, – ma per fermare il Drago Nero serve lo Specchio del Buio. Dovete ricomporlo e imprigionare al suo interno il malvagio drago Halog. Solo così il Reame dei Maghi e il Regno della Fantasia saranno salvi! Geronimo Stilton, Il segreto del lupo, Piemme

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La mappa Il racconto fantasy fantasy: il testo narrativo dei “mondi mondi paralleli”! paralleli

Scopo

Contenuto

Stimolare la fantasia del lettore per trasportarlo in mondi fantastici. fantastici

Vicende eroiche, eroiche fantastiche fantastiche, uso della magia, lotta tra le forze del Bene e le forze del Male.

IL RACCONTO FANTASY Elementi

Struttura

• Personaggi: ersonaggi immaginari (folletti, elfi, troll, gnomi, maghi…); persone reali o stravaganti. Il protagonista è l’eroe buono che deve sconfiggere i malvagi, anche utilizzando mezzi magici. • Tempo: Tempo imprecisato. • L uoghi: uoghi immaginari e indefiniti; raramente luoghi reali.

• IIntroduzione: ntroduzione vengono presentati personaggi e luoghi o l’episodio iniziale. • Svolgimento: Svolgimento situazioni complicate in cui il protagonista deve superare pericoli e affrontare gli antagonisti. • Conclusione: Conclusione le forze del Bene sconfiggono le forze del Male.

Narratore Il narratore può essere: • esterno esterno: narra in terza persona; persona • interno interno: narra in prima persona. persona

IMPARO DA SOLO A

R ileggi il racconto fantasy. In esso ritrovi, almeno in parte, le informazioni che ti ha fornito la mappa?

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Io scopro IL RACCONT

O FANTASY

Il racconto fantasy è un testo narrativo che narra vicende di eroi, spesso adolescenti, desiderosi di apprendere le arti magiche o di salvare il loro regno dalle minacce delle forze del Male.

L ARRIVO A NARNIA Nella stanza vuota c’era soltanto un grosso armadio… La porta si aprì con una certa facilità. Lucy entrò. Un attimo dopo si ritrovò nel bel mezzo di un bosco ammantato di neve. Dal fondo degli alberi apparve una bizzarra creatura: un fauno. – Buonasera – lo salutò Lucy. – Buonasera! Scusa la curiosità: ma sei una Figlia di Eva? – Mi chiamo Lucy. – Sei una… bambina? Quindi sei umana? – Sì, è chiaro – confermò Lucy. – Sai, non avevo mai visto prima d’ora una Figlia di Eva o un figlio di Adamo! Permetti che mi presenti: il mio nome è Tumnus. Posso sapere come sei arrivata a Narnia? – Narnia? E che cos’è? – chiese di rimando lei. – È il paese dove ti trovi adesso. – Veramente sono passata attraverso un guardaroba in una stanza vuota – cercò di spiegare Lucy. – Oh, figlia di Eva, che vieni dalla terra di Stanza Vuota nel regno di Guarda Roba, vieni a prendere un tè a casa mia? – Grazie mille – disse Lucy, – accetto, ma non potrò fermarmi a lungo. Lucy mangiò una merenda con i fiocchi dal signor Tumnus. – Oh, signor Tumnus – disse. – Devo tornare subito a casa. Gli occhi scuri del fauno si riempirono di lacrime, si coprì il volto con le mani e scoppiò in un pianto dirotto. – Signor Tumnus, cos’è che non va? – Oh, oh, oh! – piagnucolò il signor Tumnus. – Sono un fauno molto molto cattivo.

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– Per me lei è un fauno bravissimo – lo consolò Lucy. – Oh, oh, oh! Non diresti così se sapessi la verità! – replicò lui tra i singhiozzi. – Ma che cosa ha fatto di così tremendo? – domandò Lucy. – Se mio padre fosse qui… – sospirò il signor Tumnus. – Lui non avrebbe mai fatto una cosa simile. – E cioè? – Mettersi al servizio del Male. Ebbene sì, sono al soldo della Strega Bianca! Colei che tiene in pugno il regno di Narnia e che fa durare in eterno l’inverno – spiegò Tumnus. – Ma è terribile – disse Lucy. – Ma per fare cosa è pagato lei? – Questa è la parte peggiore – gemette il signor Tumnus. – Rapisco i bambini. – No – rispose Lucy. – Credo che lei non lo farebbe mai. – Non è qualcosa che ho fatto – insistette il fauno. – È qualcosa che sto facendo ora. – Che cosa significa?! – gridò allora Lucy, sbiancando in volto. – Sei tu quella che ho ingannato – confessò allora Tumnus. – Se non obbedisco – ribatté il fauno con un gemito, – la Strega Bianca mi farà tagliare la coda, mi potrebbe trasformare in una statua di pietra. – La prego, signor Tumnus, mi lasci andare – supplicò Lucy. – Certo. Adesso che ti conosco non ho altra scelta. Ti riaccompagnerò al lampione. Sei capace di ritrovare da lì la strada per la terra di Stanza Vuota nel regno di Guarda Roba? – Credo proprio di sì – rispose Lucy. Clive S. Lewis, Narnia - Il leone, la strega, l’armadio, Mondadori

Trova le caratteristiche del racconto fantasy.

Lo SCOPO dell’autore è: rassicurare il lettore. a ppassionare e stimolare la fantasia del lettore.

Il CONTENUTO narra: d ella lotta tra il Bene e il Male. d elle vicende di un essere fantastico. d i un personaggio reale trasportato in un mondo fantastico. d i un personaggio dotato di poteri soprannaturali.

ELEMENTI

I PROTAGONISTI sono: a ssolutamente fantastici. u no realistico, che ne incontra uno fantastico. Il TEMPO è: determinato. indeterminato. Il LUOGO è: il mondo reale. u n mondo simile a quello reale, ma fantastico.

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Io scopro L A ST RUT T

URA

GALEN DELLE TERRE LUMINOSE Introduzione: il protagonista narra in prima persona e presenta il luogo. Il lungo e tortuoso corridoio odorava terribilmente di muffa. Era un odore umido, penetrante, disgustoso. Le pietre sotto i miei piedi erano sconnesse, traballanti. Dalle pareti gocciolava un liquido maleodorante e dal soffitto si staccavano fiammelle. Non illuminavano, ma creavano un’atmosfera tetra e inquietante. Cadde un po’ di ghiaia e il rumore rimbombò per tutta la galleria. Mi appoggiai alla parete. Questa pulsava sotto le mie dita, come se, in profondità, battesse un cuore gigantesco. Svolgimento: il protagonista incontra il primo essere fantastico. La parete era viva e si stava agitando. Era Tellus, il serpente che viveva sotto l’Ansalon, il grande continente attaccato più volte dai cataclismi e dalla Montagna di Fuoco. I rivolgimenti di Tellus creavano le montagne. Il terribile serpente si sarebbe rigirato di nuovo, alla fine dei tempi, per distruggere ciò che aveva creato, provocando una catastrofe. La vasta rete di gallerie e di caverne si sgretolava e vibrava. Poi, con un sussulto spaventoso, il tratto di galleria che avevo appena superato si spaccò, a nemmeno dieci metri da me. L’ansia mi attanagliava. Mi sentivo perduto, ma non fu così! Incredibilmente mi ritrovai altrove! Il mondo parallelo. Uscii nelle Terre Luminose con un grande sollievo perché, qualunque cosa mi attendesse, per quanto pericolosa, per quanto terrificante, era sempre meglio dell’oscurità di quei corridoi umidi e odorosi di muffa. Non sapevo che sotto il sole abbagliante, armato di un lungo pugnale e di uno scudo, mi attendeva il mio più grande avversario, che faceva sembrare un gioco da bambini la magia nera dello Scorpione. Incontro con l’essere fantastico avversario (nemico). Era Galen Pathwarden, la Donnola, viscido e meschino, acquattato su una sporgenza di granito. Sembrava calmo, ma io ebbi la netta sensazione che fosse un pericolo, un vero pericolo. Pensai a come salvare la pelle.

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In tre passi lasciai la radura. Donnola lasciò lo scudo e indietreggiò, strisciando come una specie di carnivoro disgustoso. Si avvicinava, lo sentivo che non mi avrebbe lasciato scampo. Lotta con l’avversario. Strinsi la spada, feci un ultimo passo verso di lui e gli affondai la lama nel petto per metà. Non so dove avessi trovato il coraggio, ma ero riuscito a sferrare quel colpo. Colpo di scena: la magia. Donnola cominciò a mutare aspetto. Si trasformò in un serpente, con la testa squamosa che si agitava sopra di me come la coda di uno scorpione… animale in cui si trasformò successivamente. Con il pungiglione avvelenato della coda si avvicinava sempre di più… ma non mi ferì. Tenni duro. Era la disperazione che mi dava forza, non era coraggio. Lo scorpione crebbe e si allargò. Dal suo dorso spuntarono bianche ali coriacee e una pelliccia ruvida, arruffata… Mi ritrovai tra le braccia Donnola trasformata in un mostro multiforme. Ma non mollai. Conclusione: la vittoria del Bene. La mia stretta non si allentò, e io risi più forte che mai, pensando: “È tutto questo ciò che sai fare? È tutto, Donnola? Ho vinto io!”. Michael Williams, La leggenda di Brithelm, Armenia

STRUTTURA

Introduzione L’autore presenta l’ambiente e il protagonista, che narra in ................................................... persona. L’ambiente all’inizio della storia è ................................................... ...........................................................................................................................................................

Svolgimento Con un colpo di scena viene introdotto il primo personaggio fantastico: ................................................................................ ...........................................................................................................................................................

C on un secondo colpo di scena il protagonista entra in un mondo parallelo, .............................................................. ...........................................................................................................................................................

Il protagonista incontra il suo nemico. L’avversario, che rappresenta il Male, è un essere fantastico ed è ......................................................................................................... Il duello con l’avversario rappresenta la lotta tra ...........................................................................................................................................................

L’ultimo colpo di scena introduce un altro elemento del fantasy: la ............................................................................ Conclusione Il racconto termina con

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Io lavoro ELEMENTI

C hi sono i PERSONAGGI di questo racconto? ..................................................................................................... .....................................................................................................

Q uali sono i PERSONAGGI REALISTICI? ..................................................................................................... .....................................................................................................

Q ual è il PERSONAGGIO FANTASTICO? .....................................................................................................

C hi è la PROTAGONISTA? .....................................................................................................

STRUTTURA

In quale modo la protagonista entra nel “mondo parallelo”, cioè nel mondo fantastico?

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C he cosa succede alla protagonista dopo che è entrata nel mondo parallelo?

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IL CONIGLIO BIANCO DI ALICE Alice era veramente stufa di star seduta senza far niente accanto alla sorella, sulla riva del fiume. Aveva provato a dare un’occhiata al libro che sua sorella stava leggendo, ma non c’erano né figure né filastrocche. “Che me ne faccio di un libro senza figure e senza filastrocche?” pensava Alice, quand’ecco che improvvisamente le passò davanti un Coniglio Bianco con gli occhi rosa. La cosa non sembrò tanto strana ad Alice. Non le sembrò tanto strano che il Coniglio dicesse tra sé: “Povero me! Arriverò troppo tardi!”. Però, quando il Coniglio trasse un orologio dal taschino del panciotto e, dopo avergli dato un’occhiata, affrettò il passo ancora di più, Alice balzò in piedi meravigliata perché ricordava benissimo di non aver mai visto un coniglio con un taschino nel panciotto e, per di più, con un orologio dentro quel taschino! Ormai era tutta presa dalla curiosità: lo rincorse e arrivò in tempo per vederlo infilarsi in una grande tana, sotto la siepe. Un istante dopo Alice si infilava nella tana dietro di lui: non le venne neppure in mente di chiedersi come avrebbe poi fatto a uscire da quel posto. Per un pezzo la tana era diritta, poi sprofondava così all’improvviso che Alice non fece neppure in tempo a pensare che era meglio fermarsi, perché si trovò a sprofondare lungo quella specie di pozzo profondo. E cadeva, cadeva, cadeva. Ma non finiva mai di sprofondare? D’un tratto – Bum! Bum! – arrivò proprio al fondo e si trovò sopra un mucchio di foglie secche. Aveva finito di cadere. Lewis Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie, Rizzoli


Io lavoro

L ANELLO DI SAURON Un giorno si presentò alla porta dello hobbit Bilbo il grande Stregone, Gandalf il Grigio, accompagnato da tredici Nani. Bilbo partì con loro, in una mattina d’aprile del 1341 (Calendario della Contea) alla ricerca del gran tesoro appartenuto al Re dei Nani. Il gruppo fu assalito dagli Orchetti. Durante la lotta Bilbo si smarrì nelle profonde miniere nere degli Orchetti. Brancolando nel buio, posò una mano in terra e trovò un anello, che si mise in tasca. Quando Frodo, lo hobbit, tirò fuori dalla tasca dei calzoni l’anello che aveva avuto da suo cugino Bilbo, lo consegnò lentamente allo stregone Gandalf. Lo stregone lo lanciò all’improvviso in mezzo alle fiamme incandescenti e rimase in piedi fissando il fuoco. – È perfettamente freddo – lo rassicurò Gandalf. – Prendilo. E guardalo da vicino! Frodo fece come diceva lo stregone e vide linee di fuoco che parevano formare le lettere. Gandalf disse: – Le lettere sono elfiche, scritte alla maniera arcaica, ma la lingua è quella di Mordor, il regno del Male, che non voglio però pronunciare qui. Poi, con voce grave, continuò: – Questo è l’Anello Sovrano, quello che serve per dominarli tutti. È quell’Unico Anello che Sauron perse molto tempo fa, affievolendo parecchio la sua potenza. Lo desidera più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma non deve mai più riaverlo! J. R. R. Tolkien, Il Signore degli Anelli - La compagnia dell’anello, RCS

ELEMENTI

Il TEMPO della vicenda è: determinato nella realtà. d eterminato nella fantasia. Il LUOGO è: solo il mondo fantastico. il mondo reale e il mondo parallelo. C ome si chiama il PERSONAGGIO che rappresenta il Male? ..........................................................................................................

CONTENUTO

C he cosa narra questo racconto? L a lotta tra il Bene e il Male. Il passaggio dal mondo reale a un mondo fantastico. STRUTTURA

L’introduzione è scritta in modo diverso perché: c ome un flashback, racconta ciò che è avvenuto in precedenza. i personaggi sono diversi da quelli della seconda parte del racconto.

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VERIFICO SE CONOSCO

ERETHIS E IL DRAGO ROSSO ELEMENTI

Chi è il PROTAGONISTA PROTAGONISTA? ...........................................................................................................................

Chi è l’avversario? ...........................................................................................................................

Quali sono gli oggetti magici? ........................................................................................................................... ...........................................................................................................................

Qual è l’oggetto magico efficace? ...........................................................................................................................

Quale impresa eroica deve compiere il protagonista? ...........................................................................................................................

CONTENUTO

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Quali elementi del racconto fantasy sono presenti in questo testo? Lotta tra il Bene e il Male. Colpi di scena. Personaggio realistico. Personaggio fantastico.

Erethis, il cavaliere, aveva già affrontato ben due volte il grande Drago Rosso che terrorizzava i poveri contadini uccidendo i loro animali e bruciando il grano. Senza farsi vedere riuscì ad avvicinarsi al bestione infuriato e, prima che quello potesse tentare la minima difesa, lo colpì con la spada incantata. La magia, però, non doveva essere forte quanto le scaglie del bestione, perché la spada si spezzò come un grissino. Il Drago Rosso si accorse allora di Erethis e si voltò infuriato ad affrontarlo. L’eroe pensò bene di adottare la stessa “strategia” degli scontri precedenti e fuggì a rotta di collo. Quando il drago se ne fu andato, l’eroe si appoggiò con la schiena al tronco della quercia e qualcosa lo punse: era un artiglio del drago che si era spezzato ed era rimasto piantato nel legno come un chiodo. Era grosso come la punta della sua lancia e questo gli fece venire un’idea. Staccò a fatica l’unghione del drago e corse al castello. Svegliò in piena notte l’artigiano che fabbricava le armi e gli ordinò di montare su un’asta l’artiglio perso dal drago per farne una lancia. Con quella in mano, il coraggioso Erethis affrontò nuovamente il Drago Rosso. La lancia munita del suo artiglio lo ferì a una zampa: la punta attraversò la corazza di squame senza fare nessuna fatica. Il drago lanciò un grido di dolore, poi allargò le grandi ali e volò via, guaendo come un cagnolino. Stefano Bordiglioni, Nel mondo dei draghi, Einaudi Ragazzi


TIPOLOGIE IL RACCONTO AUTOBIOGRAFICO

Che cos’è un RACCONTO AUTOBIOGRAFICO? AUTOBIOGRAFICO Anzitutto cominciamo dal significato: auto = propria, bio = vita, grafia = scrittura; dunque autobiografia = scrittura della propria vita. vita – Non scriverò mai la mia storia. Non sono così importante! Non è vero, tutti hanno il diritto di parlare di se stessi, di scrivere la loro storia, di raccontare alcuni episodi per loro significativi, di esprimere le proprie riflessioni… in poche parole, di farsi conoscere! Didattica partecipata

Troverai questa tipologia testuale anche nella sezione Tematiche Tematiche, alle pagine 169, 174, 197.

U.A. 5


Che bello leggere! LA MIA VITA IN POCHE RIGHE Sono nato a Milano talmente tanto tempo fa che la ricordo attraversata da molti corsi d’acqua, i navigli. Quando uscivo dalla mia casa, se giravo a sinistra attraversavo il naviglio su un ponte di fianco a un mulino ad acqua, che macinava il cacao di una fabbrica di cioccolata. Se invece giravo a destra arrivavo nella piazza dove c’è la casa in cui aveva abitato Mozart. Maria, la mia mamma, e Aldo, il mio papà, erano anche loro milanesi. Avevano avuto sei figli e io ero il secondo. Ricordo che quando ero piccolissimo mia madre diceva contenta a sua sorella che quello strambo bambino (cioè io) si divertiva a raccontare tante storie. Appena ho imparato a leggere, le leggevo anche. A un certo punto le storie ho cominciato a scriverle io. E a nove anni ho scritto un romanzo da ridere! A scuola, quando dovevo svolgere un tema, spesso lo trasformavo in un racconto. Ricordo che il prof. ci imponeva di leggere un romanzetto al mese e di riassumerlo. A un certo punto quei romanzi ho cominciato, senza che lui se ne accorgesse, a inventarli io: anche il titolo e l’autore! Quando, durante la lotta per la libertà dell’Italia, i nazifascisti mi hanno imprigionato in una cella a San Vittore, per consolarmi scrivevo con un chiodo delle poesie sui muri. Sono nato e cresciuto in una famiglia di artisti. Avevo studiato musica, dipingevo, scrivevo, avevo iniziato a studiare architettura, poi mi avevano tolto di lì per farmi fare il soldato, c’era la guerra! Ma naturalmente, quando potevo, continuavo a scrivere. Pinin Carpi, Il Paese dei maghi, Piemme

LETTURA CRITICA

In questo racconto autobiografico l’autore è riuscito a dare un’idea di se stesso? La lettura di testi come questo suscita in te il desiderio di parlare della tua storia o di episodi che ti sono capitati in passato?

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Il racconto autobiografico: autobiografico il testo narrativo per “parlare parlare di sé”! sé

La mappa

Scopo

Contenuto

Far conoscere le proprie esperienze personali. personali

Esperienze e ricordi di chi scrive.

IL RACCONTO AUTOBIOGRAFICO Elementi • Personaggi: P ersonaggi l’autore del testo è il protagonista; gli amici e i parenti dell’autore sono i personaggi secondari. • Tempo: T empo determinato o indeterminato. • Luoghi: L uoghi quelli in cui l’autore ha vissuto.

Struttura • Introduzione • Svolgimento • Conclusione

Narratore Il narratore racconta sempre in prima persona. persona

IMPARO DA SOLO A

R ileggi il racconto autobiografico. In esso ritrovi, almeno in parte, le informazioni che ti ha fornito la mappa?

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Io scopro IL RACCONT

O AUTOBIO

GRAFIco Il racconto autobiografico è un testo narrativo in cui l’autore racconta episodi della sua vita.

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IL MIO PRIMO AMICO Poco dopo il nostro arrivo a Manchester, io cominciai ad andare a scuola. La scuola era a circa dieci minuti di strada da casa nostra. La mia classe era mista e di colpo mi ritrovai in mezzo a bambini e bambine inglesi. La direttrice era una donna giusta e trattava tutti i suoi scolari con la stessa cordialità. Mi incoraggiava quando dovevo raccontare qualcosa in inglese, perché all’inizio in questo mi trovavo un po’ in difficoltà rispetto agli altri bambini. Si impegnava moltissimo perché tutti i bambini si trovassero a proprio agio; di vederli fare rapidi progressi non le importava affatto. Non la vidi una sola volta tesa o tanto meno arrabbiata. Faceva talmente bene il suo lavoro che con i bambini non aveva mai difficoltà. I suoi gesti erano sicuri e parlava con un tono di voce mai incalzante. Non riesco a ricordarla mentre impartisce un ordine. Semplicemente alcune cose non erano permesse; noi ubbidivamo di buon grado proprio perché questi divieti non ci venivano ripetuti in continuazione. Amai la scuola fin dal primo giorno. Miss Lancashire, la mia insegnante, era piccola e delicata, con un bel viso rotondo; indossava un grembiule marrone che arrivava fino a terra. Poiché non ero mai arrivato a vederle le scarpe, domandai ai miei genitori se le portasse. Alla mia domanda, la mamma scoppiò in una fragorosa risata! A leggere e a scrivere imparai molto in fretta e a casa cominciai a leggere i libri che mi regalava papà. In tutte le mie esperienze di allora in Inghilterra, quello che mi affascinava era l’ordine. A Rustschuk, in Bulgaria, dove ero nato, la vita era stata rumorosa, movimentata, ricca di vicende dolorose. Nella nuova scuola c’era qualcosa che mi ricordava la terra in cui ero nato.


Le aule erano spaziose, a pianterreno, come nella nostra casa in Bulgaria. Il retro della scuola dava su un grande giardino. Le porte e le finestre della nostra classe erano sempre aperte e ogni occasione era buona per uscire in giardino. Lo sport era la materia più importante: fin dal primo giorno gli altri bambini conoscevano tutte le regole, come se fossero venuti al mondo giocando a cricket, il gioco della palla di legno lanciata con un bastone a forma di spatola. Donald, il mio amico, ammise dopo qualche tempo che all’inizio gli ero sembrato un po’ stupido, perché prima di capire le regole era stato necessario spiegarmele e rispiegarmele varie volte. Da principio mi aveva rivolto la parola solo per compassione, perché era il mio compagno di banco. Un giorno mi fece vedere i suoi francobolli e di ciascuno di essi io gli seppi dire la provenienza. Addirittura tirai fuori dei francobolli della Bulgaria che lui ancora non conosceva e, invece di scambiarli, subito glieli regalai, perché io “di quelli ne avevo tanti”. Allora cominciò a interessarsi più seriamente a me. E diventammo amici. Non avevo voluto corromperlo, ero un bambino molto orgoglioso, ma sicuramente volevo impressionarlo. La nostra amicizia si sviluppò con tale rapidità che continuavamo a trafficare di nascosto sotto il banco con i francobolli anche durante le ore di lezione. Non ci dissero mai nulla, ma gli insegnanti ci separarono nella maniera più gentile, e così i nostri giochi dovettero limitarsi al percorso da scuola a casa. Elias Canetti, La lingua salvata, Adelphi

Trova le caratteristiche del racconto autobiografico. SCOPO L’autore scrive per raccontare: una sua avventura. episodi della sua vita. CONTENUTO Il testo riporta: ricordi del passato. avvenimenti del presente.

NARRATORE

L’autore: narra in prima persona. r iferisce le esperienze di un personaggio. ELEMENTI

Il PROTAGONISTA è: u n personaggio diverso da chi scrive. l’autore del brano.

Il TEMPO è: fantastico.

Il LUOGO descritto è un luogo dove l’autore: immagina di vivere. ha vissuto realmente.

reale.

STRUTTURA

N el racconto l’autore: inserisce il flashback, cioè racconta episodi avvenuti in un periodo precedente. r ispetta l’o rdine cronologico. L’autore esprime: riflessioni personali. impressioni degli altri.

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Io scopro L A ST RUT T

URA

IO E IL MARE

STRUTTURA

Introduzione Q ual è il TEMPO?

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Q ual è il LUOGO?

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Svolgimento C hi è il PERSONAGGIO SECONDARIO?

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C ome lo definisce l’autrice per far capire che non è contenta del suo arrivo?

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Q ual è il fatto di cui l’autrice ha un particolare ricordo?

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Conclusione Q uale conseguenza ha portato nella vita dell’autrice l’e pisodio raccontato?

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Introduzione: l’autrice, narrando in prima persona, anticipa l’episodio della sua vita che vuole raccontare e il tempo in cui è avvenuto. Degli anni della Scuola Primaria ricordo un amico estivo: un vicino di ombrellone, napoletano, con cui andavo molto d’accordo, Mimmo. Svolgimento: inizia il racconto con la presentazione di un personaggio secondario. Si alleava con me contro Latina, il terzo incomodo, che aveva carisma e finiva per comandarci a bacchetta. Il fatto. Un giorno Mimmo rischiò di annegare per portarmi un pesciolino. C’era il sole, il mare azzurro era una tavola e lui dall’acqua mi mostrò il suo trofeo finché cominciò a sprofondare gorgogliando. – Aiuto, salvatelo! – gridavo. Tutti mi prendevano in giro perché non credevano che fosse vero: – Non vedi che sta scherzando? Finalmente una mamma con un bimbo in braccio, per calmarmi si accostò e gli tese una mano. Finirono tutti e tre ingoiati da una voragine improvvisa: un trabocchetto non raro, in quel mare, soprattutto nei giorni successivi a una tempesta. Furono salvati per un pelo. Io e Mimmo non facemmo più il bagno per tutta la stagione. Conclusione: riflessione e sentimenti. Io ho mantenuto una certa diffidenza per il mare che mi appare sempre come un traditore. Teresa Buongiorno, Il mio primo batticuore, suppl. al n. 202 di “Andersen”


Io lavoro

SONO NATA IN ERITREA Gli europei mi chiamano Ribka, Rebka, Rebecca. In realtà mi chiamo Rebqa Sibhatu. Sono nata ad Asmara il 18 settembre. Ora vivo a Roma, dove studio all’Università “La Sapienza”. Asmara è la capitale dell’Eritrea, sorge a 2346 metri ed è una città temperata, dove non fa né troppo caldo né troppo freddo. Il sole brilla tutto l’anno, dalla mattina alla sera. L’Eritrea è un mosaico di etnie. Sono cresciuta tra musulmani che ci svegliano con le loro Allahu Akbar, l’invito alla preghiera mattutina, tra campanelline cattoliche e campane ortodosse. Mia madre si chiama Lettrebrahàn, che significa “figlia di colui che ha portato luce al mondo”. Mio padre si chiama Sibhatu Bairu. Come vedete, il mio cognome è il nome di mio padre, perché da noi sono i nomi che diventano i cognomi dei figli. Siamo dieci fratelli e sorelle e io sono la settima. La mia nascita è stata annunciata alla zona con solo tre trilli, cioè più donne assieme dicono: “ileleleleleleleil…!”, invece per ognuno dei miei fratelli i trilli sono stati sette. Guardate un po’ noi femminucce come siamo trattate già appena nate! I miei nonni paterni li conosco tramite il racconto dei miei genitori, invece quelli da parte di mia madre li ho conosciuti, anche se sono morti quand’ero molto giovane e mi mancano molto. Mio padre sa elencare i suoi antenati fino a colui che ha dato il nome al nostro villaggio d’origine, che si chiama Hembertì. Quando lo faceva, lo seguivamo fino a un certo punto e poi ci addormentavamo, come qui si fa con le favole.

CONTENUTO

R ebqa vuole farsi conoscere. Infatti, il CONTENUTO di questo racconto autobiografico è: la presentazione di se stessa e delle sue origini. la storia di tutta la sua vita e delle sue origini. la storia della sua famiglia. ELEMENTI

S ottolinea nel testo:

i riferimenti di tempo; quelli al luogo;

le riflessioni di Rebqa.

Ribka Sibhatu, Aulò, Sinnos Editrice

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Io lavoro

QUANDO ERO BAMBINO

SCOPO

Il testo è un racconto .......................... ................................................................. perché lo SCOPO dell’autore è ................................. .....................................................................................................

CONTENUTO

I ricordi dell’autore riguardano esperienze della sua .................................. .....................................................................................................

N el testo l’autore: p resenta riflessioni, sentimenti, emozioni. r acconta solo episodi della sua vita.

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Erano, dicono i documenti, le quattro del pomeriggio dell’8 febbraio 1930. La casa al numero 12 di via Scalvini era stata costruita da poco. Il balcone della camera da letto, al secondo piano, dava sulla strada. Ma aprendo gli occhi per la prima volta non dovetti udire il fracasso che c’è oggi dei camion. Dopo pochi mesi traslocammo in una casa a Porta Garibaldi, dove già abitavano i miei nonni materni. Oggi, quella casa non esiste più. Invece, esiste ancora lo scalo ferroviario sul quale si affacciava la ringhiera. Dunque, non a caso i treni colpirono la mia fantasia fin dalla prima infanzia. Mi è stato raccontato che il mio gioco preferito, da piccolo, era quello di gettare sui binari sottostanti gli oggetti più disparati che mi capitavano tra le mani. Doveva essere un giorno di bella stagione, essendo lasciato libero di correre sul ballatoio, quando mi impadronii delle ciabatte di mio nonno Carlo e le scagliai nel vuoto, attraverso i ferri della ringhiera. E forse un carro merci portò a spasso quelle ciabatte per chissà quanto tempo. Il gesto dovette fare molta impressione, perché lo sentii raccontare più volte dai miei genitori, come avessi compiuto chissà quale prodezza. La famiglia Castellaneta crebbe quando nacque mia sorella Liliana. Adesso non ero più l’unico, non ero più solo – questo lo avvertii subito – a beneficiare di attenzioni e di cure. E oltretutto una femmina mi pareva un’antagonista ancora più preoccupante. Da bambino ero così coniglio che mi meravigliavo di me quando, davanti a un pericolo, esitavo a darmela a gambe.


La paura è un istinto, e per vincerlo occorre essere educati al coraggio, cioè incitati con l’esempio a non avere paura. Io, invece, avevo esempi contrari. Bastava il fragore di un tuono durante il temporale, e subito le zie strillavano di terrore. Oppure, se uno scarafaggio usciva da sotto l’acquaio, mia madre saltava su una sedia. Era piena di ansie, di timori irragionevoli. Quando poi ci trasferimmo in via Foldi, l’appartamento aveva un corridoio lungo e buio. Io lo percorrevo sempre di corsa, immaginando che nel fondo stesse nascosta una strega pronta ad afferrarmi. Il diavolo, l’orco, la strega erano usati di volta in volta per farmi finire quello che avevo nel piatto o per inghiottire una medicina o per addormentarmi senza troppe storie. Dunque, essi dovevano abitare in qualche angolo della casa, visto che erano sul punto di saltar fuori da un momento all’altro. Conoscevo più minacce che lusinghe, più castighi che premi. Poter mangiare una banana, per esempio, era per me un premio del tutto particolare. – Se fai il bravo, ti compro una banana – diceva mia madre. E così il gelato, la domenica, era un premio speciale. – Una parigina – ordinava il babbo. Il gelato era contenuto tra due cialde, croce e delizia di ogni bambino: parevano fatte apposta perché la crema colasse sui vestiti. E il vestitino della domenica era considerato dai genitori sacro e intangibile. – Stai attento a non sbrodolarti – mi avvertiva la mamma. Così, quell’istante che avrebbe dovuto essere di letizia si trasformava per me in una prova del fuoco, in un esame da superare nel timore dello schiaffo paterno. Carlo Castellaneta, Un’infanzia italiana, Mursia

ELEMENTI

L’autore: p arla solo di se stesso. c ita personaggi secondari. S ottolinea le parti del testo che consentono di identificare chiaramente il TEMPO e il LUOGO. STRUTTURA

Nell’introduzione l’autore indica

.................................................................................................... ....................................................................................................

Nella conclusione l’autore scrive le sue .......................................................... ....................................................................................................

sull’e pisodio che ha raccontato. Il testo: s egue l’o rdine cronologico. u tilizza l’anticipazione o il flashback.

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VERIFICO SE CONOSCO ELEMENTI

Sottolinea in le parti che indicano il TEMPO in cui si svolgono i fatti narrati. Sottolinea in il LUOGO LUOGO. CONTENUTO

In questo racconto l’autore vuole mettere in evidenza in modo particolare: un episodio a lui accaduto e le sue riflessioni. solo il ricordo di un fatto a lui accaduto. STRUTTURA

Segna con i rispettivi colori gli elementi tipici del testo narrativo: introduzione introduzione, svolgimento, conclusione svolgimento conclusione.

IL MIO AMICO PIANISTA Con l’arrivo di Chaiim tutto era cambiato. Già una settimana prima ci avevano preparato a questo bambino speciale, un vero genio pianista. A quell’epoca ero ancora in una piccola banda di bambini. Facevamo delle cose insieme, avevamo una parola d’ordine, un nascondiglio, una casa su un albero, la solita spia a cui dare del filo da torcere; insomma, un’autentica banda. Forse dovrei sottolineare che in quei tempi antichi i bambini giocavano davvero fra loro, non solo tramite un modem. Durante l’intervallo dissi alla mia banda che avrei invitato il nuovo, per non farlo sentire solo. Rimase proprio contento e venne con noi a giocare a pallone. Lo mettemmo in porta. Non era un gran portiere; anzi, era deboluccio, aveva le mani bucate, ma mostrava un grande spirito di abnegazione, e per questo mi piacque. Finita la scuola tornammo a casa insieme, io, Mikah, e Chaiim. Quel giorno, quando Chaiim venne con noi, indossai i pattini e descrissi cerchi attorno a loro, per mostrare che cosa sapevo fare. Chaiim sgranava gli occhi. Lo accompagnammo a casa e Chaiim ci disse frettolosamente, a bassa voce: – Non dite che abbiamo giocato a pallone. Io non capivo che cosa ci fosse da nascondere. – Per via del pianoforte – spiegò Chaiim. Lui mi fece capire che a causa della musica gli era proibito mettere a rischio le mani. David Grossman, Ci sono bambini a zig zag, Mondadori

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TIPOLOGIE IL DIARIO E LA LETTERA

Beh! Se proprio non riusciamo a scrivere un’autobiografia… possiamo parlare di noi in un diario (possibilmente segreto) o in una lettera inviata a una persona cara che vive lontano. Il DIARIO è scritto per noi, spesso per dare sfogo alle nostre emozioni. La LETTERA ci è utile per condividere con gli amici e le amiche gioie, preoccupazioni, riflessioni… proprio come una e-mail o un tweet! Didattica partecipata

Troverai queste tipologie testuali anche nella sezione Tematiche Tematiche. Diario: pp. 141, 164. Diario Lettera: pp. 142 (e-mail), 143 (e-mail), Lettera 165, 170, 171 (e-mail), 172-173, 194.

U.A. 6


Che bello leggere! 29 novembre Caro diario, ti racconto il giorno del mio compleanno. È stato bellissimo! Sai che cosa ho visto appena sveglia? Gli alberi davanti alla finestra tutti bianchi di neve. Che bello vedere la neve, bianca come le tue pagine prima che io le riempia di segni neri come il merlo! Anche quando sono nata è venuta giù tanta neve. E a Milano non nevica mica tutti gli anni. È stato un regalo in più. Erminia Dell’Oro, Le pagine segrete di Arianna, Edizioni EL

La mappa Il diario diario: il testo narrativo per “ricordare ricordare momenti belli e brutti della propria vita”! vita

Scopo

Contenuto

Custodire i ricordi ricordi, scrivere le proprie emozioni ed esperienze esperienze.

•D iario personale: Diario personale esperienze personali. • Diario Diario di viaggio: viaggio esperienze di viaggio. • Diario Diario di bordo: bordo cronologia dei fatti avvenuti su una nave o altrove.

IL DIARIO

Elementi Personaggi Personaggi, tempo e luogo luogo. 70

Narratore Il narratore narra in prima persona i tempi e i luoghi in cui ha vissuto.

Struttura Il linguaggio è semplice, spontaneo semplice spontaneo, colloquiale. Si indica colloquiale la data.


Io scopro IL DIARIO Il diario è un testo narrativo in cui l’autore scrive, ogni giorno o periodicamente, per se stesso ciò che gli succede, le sue emozioni, i suoi sentimenti, le impressioni e gli stati d’animo.

IO E AHMED 2 ottobre Eccomi qui. Io ho deciso che non ti scriverò sulla scuola e neanche su Margot, ma su un’altra cosa. Non è che la scuola o Margot non siano emozionanti, ma se devo essere sincera, c’è una cosa che mi fa sentire più strana in questi giorni. Adesso te lo dico: ti scriverò di Ahmed. Io e Ahmed siamo diventati molto amici. Parliamo un sacco, in cortile e anche fuori da scuola (naturalmente, la giraffa fa tutte le sue smorfie cretine e anche altri due o tre fanno gli stupidi: dicono che io e Ahmed siamo fidanzati eccetera). Invece siamo solo amici: è una cosa molto bella e molto strana. Se a scuola un giorno manca Margot, io mi sento un po’ triste. Ma se un giorno non c’è Ahmed, mi viene come una specie di capogiro, come se la sua assenza fosse più grande, più, come dire... pericolosa. Non so se mi spiego, ma ci sto provando. Insomma, ho deciso che scriverò di lui, sono sicura che non ti dispiace, perché tu e io abbiamo sempre avuto gli stessi gusti. Mi chiama la mamma, ciao. Roberto Piumini, Diario di La, Edizioni EL

Trova le caratteristiche del diario.

SCOPO

La bambina scrive per : c onser vare un ricordo ed esprimere le proprie riflessioni. c omunicare le proprie riflessioni. Il CONTENUTO del testo è: u n episodio della vita di chi scrive e le sue riflessioni. u no scritto indirizzato a un amico lontano. NARRATORE

Il testo è scritto: in prima persona. in terza persona. STRUTTURA

In questa pagina di diario: s ono presenti la data, i saluti finali e il linguaggio è colloquiale. n on è presente la data e il linguaggio è formale.

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Io scopro L A ST RUT T

Indicazione del giorno e formula di apertura.

URA

5 dicembre Caro diario,

Racconto di un fatto accaduto che ha particolarmente colpito chi scrive e, per questo, decide di ricordarlo in una pagina di diario.

Ieri è stata una giornataccia: a scuola quella spiona di Rita, quella smorfiosa a cui i genitori hanno comprato gli smalti e i trucchi, ha detto a Giuseppina, la maestra di matematica, che io stavo copiando il problema. Non era mica vero. Il linguaggio usato è semplice, spontaneo e sembra un colloquio tra chi scrive e il “diario”, che diventa un amico a cui fare le confidenze.

Quello lo avevo già copiato prima: stavo solo controllando con Licia se era proprio tutto uguale. Licia è la più brava in matematica, capisce tutto. Io, invece, sono più brava di lei a scrivere. Così ogni tanto ci facciamo un piccolo favore. I tempi dei verbi sono quasi sempre il presente o il passato prossimo.

Durante l’i ntervallo mi sono messa a rincorrere Rita perché volevo picchiarla. Anche se sono più piccola, lei ha avuto paura e mi ha chiesto di fare la pace. Mi ha detto che se non la picchiavo mi faceva giocare con i suoi trucchi. La maestra ha visto lo smalto e voleva che ce lo togliessimo, ma non avevamo l’acetone. Così ci ha fatto una nota sul diario. A casa la mamma ha firmato la nota. STRUTTURA

Il diario generalmente inizia con .....................................................................................................

e

..............................................................................................

L a bambina racconta

..................................

....................................................................................................

usando un linguaggio ................................................................... , inserendo le proprie considerazioni.

................................

U na pagina di diario termina con ....................................................................................................

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Commenti o considerazioni personali.

Che faccia da tragedia che aveva!!! Saluto finale.

Adesso ti saluto! Stefano Bordiglioni - Manuela Badocco, Dal diario di una bambina troppo occupata, Einaudi Ragazzi


Caro Dario, scusami se ti scrivo solo oggi, anche se la scuola è cominciata da un po’, ma avevo un sacco di cose da fare. Per esempio, la maestra Angela (d’ora in poi la chiamerò MA, come l’anno scorso) ci ha detto: - Quartiroli! (In terza ci chiamava Terzini, ricordi? Luca e Seba si arrabbiavano, perché uno è portiere e l’altro attaccante. Forse dovremmo arrabbiarci tutti quest’anno, perché Margot dice che il quartirolo è un formaggio: ma come si fa ad arrabbiarsi con la nostra MA?) Insomma, MA ci ha detto: - Quartiroli, perché aspettare il giallo ottobre e lo spoglio novembre per gustare le gioie della vita e della mente? Cominciamo subito ad affrontare il meraviglioso, sorprendente mondo della geometria! Noi ci siamo guardati in faccia, perché quando MA fa discorsi poetici come questi, vuol dire che sta per arrivare qualche botta in testa. Perché sai, caro Dario, io e la matematica non andiamo troppo d’accordo e l’idea di questa novità mi ha fatto diventare nervoso per qualche giorno: anche per questo solo adesso comincio a scriverti. P.S. Ti sarai accorto che quest’anno non ti chiamo più “diario” ma “Dario”: mi sembra più carino. Come direbbe MG (la maestra Giovanna, ricordi?) è un modo di chiamarti più “personale e confidenziale”. In fondo, vecchio mio, ci perdi solo una magra, piccolissima “i”!

Io lavoro CONTENUTO

Il bambino in questa pagina di diario racconta: i cambiamenti che ha portato il nuovo anno scolastico. l’inizio dell’anno scolastico. S egna con una parentesi la parte di testo in cui capisci che per il bambino il diario è un amico. STRUTTURA

N ella struttura di questa pagina di diario, quali elementi tipici della tipologia mancano? .................................................................................................... ...................................................................................................

C ’è un elemento che non sempre si trova nel diario (il Post Scriptum, che significa “scritto dopo”). Segnalo con una parentesi.

Roberto Piumini, Diario di La, Edizioni EL

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Io lavoro CONTENUTO

L a bambina ha intenzione di scrivere un diario: d i bordo. p ersonale. STRUTTURA

In questa pagina di diario ci sono due modi di dire. Sottolineali.

Venerdì, ore 18 Caro diario, IDEONA! Non faccio per vantarmi, ma sono un genio. Ascoltami bene… D’ora in avanti tu avrai un sosia, un doppio, un gemello diverso. Non avertene a male, tu sei unico e insostituibile, ma ho deciso di scrivere un secondo diario segreto su misura per mia madre. Lei si diverte a leggere di nascosto i miei segreti? Lo faccia pure, le renderò l’operazione liscia come l’olio. Il Bis-diario (sarà il nome con cui battezzeremo tuo fratello) sarà identico a te per forma e colore e lo nasconderò oggi stesso in un luogo accessibile ma non troppo, però prima devo ricopiare tutto quello che ho scritto dentro di te, che sei il diario vero, altrimenti la mamma si accorge della sostituzione. Pensavo di nascondere il Bis-diario tra la biancheria del secondo cassetto del mio comò. Il vero problema, però, è come dirigere la mamma verso il nascondiglio, come condurre il pesce all’amo, insomma. Lei, infatti, è furba e sospettosa ed è abituata a dare la caccia al mio diario in luoghi molto più difficili… Fammi pensare… ma sì, potrei aspettare la prima volta che lei viene in camera mia per riporre la biancheria stirata. Io sarei lì ad aspettarla facendo finta di studiare. Non appena si avvicina al cassetto, potrei urlare: – NO, lì NO! Non riporre la biancheria in quel cassetto, ci penso io… Ovviamente lei si chiederebbe: “Perché Benedetta non vuole che mi avvicini al suo cassetto”? Una volta scoperto l’amo, la nostra preda abboccherà, credimi, e troverà il Bis-diario! Chiara Rapaccini, M’Ama, Buena Vista

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VERIFICO SE CONOSCO 12 gennaio Caro diario, purtroppo io ho una sorella di cinque anni. Dico purtroppo perché spesso vorrei non averla. È troppo prepotente e capricciosa per i miei gusti. Qualsiasi cosa mi veda tra le mani scatta, e comincia a reclamarla per sé. E non la chiede mica in modo normale. Macché! Urla, sbraita, pesta i piedi come una matta. Sono certa che mi spia. Faccio un esempio. Se c’è un giornalino in vista, e lei sta giocando sul pavimento, non lo degna di uno sguardo. Ma se io allungo il braccio e lo prendo, perché mi va di leggerlo, subito lei mi salta addosso e cerca di strapparmelo di mano. Il guaio è che quando arriva la mamma, e si mette le mani nei capelli perché non vuole sentirci urlare, dà sempre ragione a mia sorella. – Insomma, Jessica, non ti vergogni? – dice. – Perché non ti sforzi di essere più comprensiva con tua sorella? Ah, così sarei io quella che dovrebbe vergognarsi! Angelo Petrosino, Un anno con Jessica, diario di una bambina, Sonda

SCOPO

Gli episodi raccontati servono alla bambina: per lasciare la testimonianza di fatti che le sono accaduti. per esprimere le sue emozioni e i suoi sentimenti. La bambina racconta: un fatto avvenuto. i sentimenti nei confronti della sorellina.

STRUTTURA

Quali elementi della struttura del diario sono presenti? .............................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................. ..............................................................................................................................................................

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Che bello leggere! Caro Harry, buon compleanno! Senti, mi dispiace davvero per quella telefonata. Spero che i Babbani non ti abbiano strapazzato. È bellissimo qui in Egitto, Bill ci ha portati a vedere le tombe e non ti immagini nemmeno tutte le maledizioni che quegli antichi maghi egizi ci hanno ficcato dentro. La mamma non ha voluto che Ginny mettesse piede nell’ultima. Era piena di scheletri mutanti, di Babbani che erano riusciti a entrare e gli erano cresciute delle teste in più e roba del genere. Una settimana prima dell’inizio della scuola andremo a Londra a comprare la mia bacchetta e i libri nuovi. Ci vediamo là? Ron Joanne Kathleen Rowling, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, Salani

La mappa La lettera lettera: il testo narrativo per “tenersi tenersi in contatto con persone lontane”! lontane

Contenuto

Scopo Chiedere o fornire informazioni a persone lontane.

LA LETTERA

Struttura • • • • • 76

• L ettera personale personale: inviata ad amici e parenti. • Lettera formale formale: inviata a persone con le quali non si ha confidenza.

ata e località da cui viene spedita la lettera. D Formula di apertura e formula di saluto. saluto Messaggio. essaggio Firma del mittente. mittente Post Scriptum (si abbrevia con P.S.), informazioni aggiunte dopo i saluti.


Io scopro A L A LE T TER La lettera è un testo narrativo scritto per comunicare qualcosa a una persona lontana.

CARO BABBO NATALE Caro Babbo Natale, scusa se io ti scrivo di nuovo, ma non ho ricevuto la tua risposta e ho pensato che ti fossi offeso perché avevo criticato il pigiama

Trova le caratteristiche della lettera.

con gli orsetti gialli che avevo ricevuto lo scorso anno. Io ubbidisco abbastanza ai miei genitori e infatti metto il pigiama e pure il maglione con i rombi, anche se forse mi piace ancora meno del pigiama. Però non hai risposto alle mie domande e io dovrei sapere alcune cose prima di mandarti la lettera di Natale. Allora ti chiedo di nuovo: quante cose posso metterci? E in che ordine? Preferisci che scriva solo le cose più importanti? Pigiami no, e nemmeno scarpe da calcetto. Io l’altra volta non te ne avevo parlato, perché è una cosa molto difficile per me, però questa storia del calcetto non la sopporto proprio. Io sono una schiappa totale, non ci voglio giocare, e su questo

non ubbidisco ai miei genitori, perché vorrei vedere loro a sentire tutte le cose che mi dicono quando perdo il pallone, cioè sempre. Quindi: niente scarpe da calcetto. Tuo sempre affezionatissimo Michele Anna Vivarelli, Caro Babbo Natale, Interlinea junior

SCOPO

L’autore scrive per : c onser vare un ricordo. c omunicare i suoi desideri e le sue riflessioni. CONTENUTO

Il testo riporta: u na comunicazione scritta in modo confidenziale. u na comunicazione scritta in modo formale. NARRATORE

Il testo è scritto: in prima persona. in terza persona. STRUTTURA

N ella lettera sono indicate: la data, la località, la formula di apertura, il messaggio, la formula di saluto, il mittente. la formula di apertura, il messaggio, la formula di saluto, il mittente.

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Io scopro L A ST RUT T

URA

EGREGIO SIGNORE Quando la lettera è personale, la formula iniziale è amichevole; quando è formale, è più solenne.

Egregio signore,

La parte iniziale serve per presentarsi e introdurre il motivo per cui si scrive.

sono un vecchio ragno e sono vissuto finora dietro il busto di gesso di questo strano personaggio con due facce che si chiama il dio Giano.

Per comunicare con la persona a cui si scrive, nella lettera personale si usa il “tu”; nella lettera formale si usa il “lei”.

Però non è del dio Giano che voglio parlarle, ma della mia vecchia e povera persona. Ero un bel ragno grasso e nero ai miei tempi, ma sono stato ridotto così dalle tante battaglie di scopa. Mi sono ridotto a dare la caccia ai moscerini e mi sono accampato in un piccolo rifugio. Le mosche sono sempre più rare, con tutti gli insetticidi che hanno inventato. Perciò, ho deciso di lasciare questa casa.

Prima dei saluti ci può essere qualche riga per concludere il racconto o la richiesta. STRUTTURA

S i capisce subito che è una lettera formale perché ..................... ...............................................................................................

A nche nel testo si capisce che è una lettera formale perché chi scrive usa ................................................... ...............................................................................................

Inventa un Post Scriptum da aggiungere alla lettera che hai appena letto. P.S. .................................................................................... ............................................................................................... ...............................................................................................

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Me ne vado senza malinconia, ma mi sarebbe sembrato scortese andarmene senza salutare.

Formula di chiusura e saluto che, come la formula iniziale, può essere affettuosa o formale, a seconda del destinatario.

Suo devotissimo Ragno Ottozampe

Gianni Rodari, Fiabe lunghe un sorriso, Einaudi Ragazzi

In certi casi, dopo la firma si aggiunge un “Post Scriptum” (P.S.), per aggiungere qualcosa che si è dimenticato o a cui si vuole dare importanza.


Io lavoro

DA CARLOM@ A DAIANATOS@ STRUTTURA

Da: Carla Lombi carlom @merk urio.it A: Daiana Tosett i daiana tos@e pis.it Inviato : mercole dì 30/01 ore 14.15 Oggett o: Felicità Cara Daiana  ! Va beh, le telefon ate sono una cosa bella, ma come si fa a chiacch ierare in privato? Adesso sì che siamo libere di dire quello che ci pare! E così sono strafel ice: quando ho trovato il tuo messag gio quasi non ci credevo. Per cui ti rispond o subito subito, perché – l’ho già detto? – sono troppo  !!! È che di solito le amiche che ti fai in vacanz a si sa già come sono: il giorno della parten za giurano e spergiu rano con le lacrime agli occhi “ti scrivo, ti scrivo, ti scrivo” e si segnan o l’indiriz zo mail sull’age ndina del cuore e poi… ciao! Qualcu na mi telefon a, ogni tanto, però a me piace l’idea della posta elettro nica, mi fa sentire così… tecnolo gica. Ma finora non avevo mai trovato una fissata come me. Quando clicco sulla mail, sono lì che incrocio le dita e spero che ci sia qualcos a per me. Ma tutte le volte è una delusio ne. Le mie compag ne di classe mi mandan o messag gi con il telefon ino, ma non c’è neanch e soddisf azione a leggerli da tanto che sono corti… Mia sorella , invece, riceve un mare di posta che nemme no si merita e mio fratello un sacco di messag gi di cui non gli interes sa nulla, e io mi rodo d’invidi a. Cioè: mi rodevo di invidia, perché adesso ci sei tu!!! Tua Carla P.S. Com’è andata l’interr ogazion e di storia? P.S. del P.S. Non è che mi mandi una foto con il tuo nuovo taglio di capelli?

La e-mail è un particolare tipo di lettera lettera. S ottolinea nel testo: nome e indirizzo e-mail del mittente; nome e indirizzo e-mail del destinatario. L’ oggetto è: l’idea principale. il riassunto del messaggio. C irconda nel testo gli elementi che comunicano sentimenti ma non usano le parole.

Anna Lavatelli - Anna Vivarelli, Cara C@rla, tua Daian@, Piemme Junior

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VERIFICO SE CONOSCO

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ALLA SIGNORA KETTA BURGMAISTER Zurich 26 giugno Cara nonna, questa volta ti scrivo per chiederti se, quando vengo da te in vacanza, posso invitare Adalberto. Penso che sarebbe molto bello e penso che Adalberto piacerebbe anche a te. È un ragazzo piccolo e biondo, e quando si emoziona balbetta un poco. Insomma, non è uno di quelli che tu chiami “palloni gonfiati”. Qui in campeggio ce n’è uno di quel genere e gliele ho suonate. Non ci credi? Sono diventato coraggioso, lo sai? Non sono più il pulcino che papà non sopporta, lo vedrai. In questi mesi sono anche molto cresciuto e forse non mi riconoscerai, perché mi stanno spuntando i baffi. Davvero! Adalberto ieri mi ha detto che incominciano a vedersi. Da lui, invece, niente, ma io ho tredici anni, lui solo dodici. Adalberto dice che se li taglio crescono più in fretta, ma io sono incerto. Mi piacerebbe fare questa sorpresa a papà. Che ne dici? Scrivimi presto. Ulrich Angela Nanetti, Cara Rachel… Caro Denis, Edizioni EL

STRUTTURA

Scrivi al posto giusto le parole che identificano la struttura della lettera. 80

Data in cui viene scritta la lettera. Firma del mittente. Formula di apertura con il nome del destinatario. Località da cui viene spedita la lettera. Messaggio che si vuole comunicare. Formula di saluto.


TIPOLOGIE IL TESTO POETICO

I poeti e le poetesse hanno trovato le “parole giuste” per “farci vedere” un paesaggio, un sentimento, un’emozione, un oggetto… qualsiasi cosa. Così, se una POESIA parla del mare, ci sembra di essere su una spiaggia, ci pare di sentire il rumore dell’acqua o di avvertire il profumo della salsedine. Se parla di un sentimento o di un’emozione, ci sembra di rivivere la situazione e di capirla meglio. Perché la poesia ha queste capacità? Perché le parole sono poche, ma giuste: proprio le più adatte. La poesia è quasi una magia! Didattica partecipata

Troverai questa tipologia testuale anche nella sezione Tematiche Tematiche, alle pagine 135, 140, 159, 179, 204, 209, 213, 215, 221, 224.

U.A. 7


Che bello leggere! L’AMICIZIA Non sai nemmeno come dirla, non si riesce a dipingerla o a ritrarla. Inutile che ti metti a spingere, non vengon le parole e nemmeno la punteggiatura. È quella forza bella, sicura che viene come nella nebbia il sole. Non sopporta avverbi e aggettivi, l’amicizia ha solo nomi propri e soprattutto soprannomi e occhi vivi. Davide Ronconi, Le parole accese, Rizzoli

LINGUA Tu mi parli, non capisco e ti guardo un po’ perplesso, poi sorridi, mi stupisco: non importa, fa lo stesso. Tu scandisci la parola, la ripeti, la ridico: non ho più una lingua sola per poterti dire: “Amico!” Carlo Marconi, Di qua e di là dal mare, Edizioni Gruppo Abele

LETTURA CRITICA

Le parole di questi testi ti fanno pensare a immagini, ti suscitano emozioni o ti spiegano che cos’è l’amicizia? Che cosa rende questi testi così particolari: il contenuto o la scelta e l’uso delle parole?

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Il testo poetico: poetico il testo per suscitare “sentimenti sentimenti ed emozioni”! emozioni

Scopo •P oesia: oesia esprimere e suscitare emozioni, sentimenti, impressioni… • Filastrocca: ilastrocca far giocare, contare, divertire…

La mappa Contenuto

IL TESTO POETICO Struttura

Il testo poetico è composto da versi versi, righe più o meno brevi alla fine delle quali si va a capo. Più versi formano una strofa: le strofe sono separate tra loro da spazi. I versi possono essere: • in rima; rima • non in rima. rima

La rima può essere: • baciata: aciata i versi consecutivi fanno rima: AA AABB BB • alternata: lternata il primo verso fa rima con il terzo, il secondo con il quarto: ABAB • incrociata: ncrociata il primo verso fa rima con il quarto, il secondo con il terzo: ABB BBA A • incatenata: ncatenata il primo verso fa rima con il terzo, il secondo non fa rima: ABA

Emozioni ricordi Emozioni, ricordi, momenti di vita… vita

Nelle poesie si usano diverse figure retoriche: retoriche • personificazione: ersonificazione cose e idee descritte come fossero esseri umani, con comportamenti e sentimenti; • similitudine: imilitudine paragone tra elementi che hanno qualcosa in comune; • metafora: etafora unione di due elementi paragonati senza usare le parole “come…”, “simile a…”, “assomiglia a…”.

IMPARO DA SOLO A

R ileggi le poesie. In esse ritrovi, almeno in parte, le informazioni che ti ha fornito la mappa?

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Io scopro

NOSTALGIA

L A POESIA

È difficile staccarsi da quell’orso spelacchiato che ha dormito sui miei sogni fin da quando sono nato.

La poesia è un tipo di testo in cui l’autore esprime i propri sentimenti, i propri pensieri, le proprie emozioni, cioè il suo modo di vedere il mondo che lo circonda. Il poeta sceglie le parole e le combina con cura in base ai suoni e al significato.

Ogni cosa è necessaria, ogni cosa mi somiglia, da quel vecchio manifesto alla foto di famiglia. Mi somigliano, però altre mi somiglieranno se sul muro faccio posto alle cose che verranno. Fra il passato e il futuro c’è un presente da sgombrare con un poco di coraggio … e una scopa per spazzare! Janna Carioli, L’alfabeto dei sentimenti, Fatatrac

Trova le caratteristiche del testo poetico.

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Lo SCOPO dell’ autrice è: parlare di un giocattolo. esprimere emozioni.

Nel CONTENUTO si mettono in risalto: alcuni oggetti. un sentimento provato.

STRUTTURA

La poesia: non è divisa in strofe. è divisa in strofe. I versi: sono tutti in rima. non sono tutti in rima.


Io scopro L A FIL AST R

OCC A

La filastrocca è un testo poetico dal contenuto divertente. È scritta in rima baciata; il ritmo e la musicalità sono dati dalla ripetizione dei suoni.

Trova le caratteristiche della filastrocca.

FILASTROCCA LUNGA LUNGA Filastrocca lunga lunga chi ha l’ape non si punga. Filastrocca lenga lenga chi ha la tosse se la tenga. Filastrocca linga linga chi ho dietro non mi spinga. Filastrocca longa longa chi ha un peso lo deponga. Filastrocca langa langa chi sta a casa ci rimanga. Richard Scarry, Le storie della buonanotte di Mamma Oca, Mondadori

Lo SCOPO dell’autore è: d ivertire. e sprimere sensazioni.

Nel CONTENUTO della filastrocca: si parla di un argomento preciso. s i usano parole che ser vono a divertire.

STRUTTURA

La filastrocca: n on è divisa in strofe. è divisa in strofe. I versi: sono tutti in rima. non sono tutti in rima. Per dare ritmo alla filastrocca l’autore: inizia alcuni versi con le stesse parole e usa la stessa rima. usa solo la rima.

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Io scopro NONSENSE

e LIMERICK

Il nonsense nonsense, cioè “senza senso”, è una filastrocca senza significato. Il limerick è un particolare nonsense, che ha una struttura fissa. È formato da cinque versi, con rima AABBA. Nel primo verso viene presentato il protagonista. Nel secondo, terzo e quarto verso si spiegano le abitudini e le stravaganze del personaggio. Il quinto verso riprende le informazioni già date nel primo.

LA TRIGLIA DI CAMOGLI La triglia di Camogli sbadiglia sugli scogli. La triglia di Zoagli piange ancora i propri sbagli. Nico Orengo

UN ABILE CUOCO DI NOME DIONIGI Un abile cuoco di nome Dionigi andava a comprare le uova a Parigi, così invece di semplici frittate faceva omelettes molto raffinate quel furbo cuoco chiamato Dionigi. Gianni Rodari, Filastrocche in cielo e in terra, Einaudi

CONTENUTO

Entrambi i testi: h anno un significato particolare. n on hanno senso, ma sono divertenti. STRUTTURA

I versi di entrambi i testi: s ono tutti in rima. n on sono tutti in rima.

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LO SPETTRO DI USSASSAI

Io lavoro

Dello spettro di Ussassai so che vive in antri bui dice solo e sempre mai trama e tesse guai altrui. Giuseppe Pontremoli, Rabbia Birabbia, Nuove Edizioni Romane

IL SECONDO CASSETTO In ogni casa c’è una stanza da letto, un comò con un secondo cassetto. La sciarpa, i guanti, il berretto? Ma è chiaro, son lì, nel secondo cassetto. La foto di nonna, l’anello, il cerchietto, le chiavi, la borsa, il fazzoletto? Tutto a posto, nel secondo cassetto. Ma i sogni, i ricordi, le gaie illusioni queste mie cose, dove le metto? Mettile via, nel secondo cassetto, e quando ti va e ne senti il bisogno allunga la mano e accarezza il tuo sogno. Gina Bellot, La torta storta, Nuove Edizioni Romane

SONO FELICE Questa volta lasciami essere felice, non è successo nulla a nessuno non sono in nessun luogo, semplicemente sono felice nei quattro angoli del cuore, camminando, dormendo, scrivendo. Pablo Neruda, Odi elementari, Guanda

Per ogni testo poetico, scrivi se si tratta di una poesia, di una filastrocca o di un nonsense.

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Io scopro L A ST RUT T

LE RIME

URA

verso Dice un proverbio dei tempi andati “Meglio soli che male accompagnati”. Io ne so uno più bello assai “In compagnia più lontano vai”.

A A B B

Gianni Rodari

strofa

rima RIMA BACIATA

A B A B

Lo sai cosa vuol dire essere amici? Vuol dire che non mi tradisci mai Che io ci credo, a tutto ciò che dici, che io mi fido, di tutto ciò che fai. Bruno Tognolini

La rima incrociata è ancora più lenta: il secondo verso fa rima col terzo. Il terzo corre, gli sembra uno scherzo. Il quarto aspetta, succhiando una menta. Elena Mutti, riportata in Alice e Pino Assandri, Storie senza confini, Zanichelli

RIMA ALTERNATA

Con le parole-creta Modella ciò che vuole, lo scultore-poeta.

A B A

Roberto Piumini, io, Pi, Gallucci

RIMA INCATENATA

STRUTTURA

Il verso è: ogni riga che forma la poesia. un insieme di righe di una poesia. La strofa è: ogni riga che forma la poesia. un insieme di righe di una poesia.

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A B B A

S crivi lo schema ritmico di ogni tipo di rima, come nell’ esempio. AA BB B aciata: ................................................................................... I ncatenata: ........................................................................ I ncrociata: .......................................................................... A lternata: ...........................................................................

RIMA INCROCIATA


Io lavoro

RIMA DEI NATI PER LEGGERE Leggimi subito, leggimi forte

STRUTTURA

Dimmi ogni nome che apre le .................................................................................................................... Chiama ogni cosa, così il mondo viene

C ompleta il testo poetico con parole in rima. Poi scrivi lo schema ritmico.

Leggimi tutto, leggimi ........................................................................................................................................................... Dimmi la rosa, dammi la rima Leggimi in prosa, leggimi prima. Bruno Tognolini, Rime raminghe, Salani

PER MARE COI DELFINI Una mattina andavamo per mare in un battello d’argento e un po’ blu e tutti là insieme felici a cantare. Che belli quei giorni, che c’eri anche .................................................................................. Veleggia veloce che arriva il bel vento STRUTTURA

C ompleta il testo poetico con parole in rima. Poi traccia una riga e dividi la poesia in due strofe. Infine, scrivi lo schema ritmico.

naviga, fila sulle onde del mare, sopra le onde, poi grida ................................................................................................................................................... e canta e avanti a saltare e ballare. Pinin Carpi, Oggi è un giorno tutto da giocare, Piemme

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Io scopro LE FIGURE

RE TORICHE

Le figure retoriche sono stratagemmi che il poeta usa per “far vedere” ciò di cui parla. Personificazione, similitudine e metafora sono figure retoriche.

La nebbia arriva su zampine di gatto. S’accuccia e guarda la città e il porto sulle silenziose anche e poi se ne va via. Carl Sandburg, in Poeti americani, Einaudi

Q uali sono le azioni che compie la nebbia? Il fiume era esile e chiaro è diventato enorme e fugge come un animale ferito. Lalla Romano, Giovane è il tempo, Einaudi

............................................................................................................. .............................................................................................................

L’a utore usa la personificazione, perché la nebbia, che è inanimata, si comporta come se fosse un animale.

A che cosa è paragonato il fiume? ........................................................................................................................ È una similitudine, perché la poetessa paragona il fiume a un animale ferito.

Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade. Giuseppe Ungaretti

A che cosa sono paragonate le strade? .......................................................................................................................... È una metafora, perché il poeta unisce direttamente i due elementi paragonati senza usare le parole “come…”, “simile a…”, “assomiglia a…”. Q uale espressione potresti usare per spiegare la figura retorica della poesia? S trade intricate come un gomitolo. S trade morbide come un gomitolo.

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Io lavoro

NINNA NANNA Quando il sole come un limone di fuoco ha spremuto tutta la luce e all’orizzonte ce n’è solo una spanna allora dormi, piccolo, o, come si dice, fai la nanna. Roberto Piumini, Io mi ricordo, Nuove Edizioni Romane

STRUTTURA

In questa poesia ci sono: u na personificazione e una similitudine. u na personificazione e una metafora. S ottolinea con colori diversi le due figure retoriche.

UCCELLI Gli uccelli nel sole sono fiocchi di lana fiori o pensieri abbandonati nel vento. David Maria Turoldo

STRUTTURA

S ottolinea le tre metafore contenute in questo testo poetico, poi completa. G li uccelli sono: a) ............................................................................................ b) ........................................................................................... c) ...........................................................................................

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VERIFICO SE CONOSCO COS’HAI FATTO OGGI A SCUOLA? “Cos’hai fatto oggi a scuola?” Ma che richiesta tosta! Peccato non mi venga nemmeno una risposta!

Nella poesia ogni riga si chiama .........................................................................; alla fine di ogni verso si va a ..........................................................................

Allora? “Cos’hai fatto oggi a scuola?” La memoria è un foglio bianco. Dunque, sì… oggi a scuola … ero seduto nel banco!

I versi, molto spesso, vengono raggruppati in ..........................................................................

Ma di preciso, “Cos’hai fatto oggi a scuola?” Ho scritto, letto, ascoltato e poi, a un certo punto, contato, diviso, sommato.

Tra una strofa e l’altra c’è uno ......................................................................... bianco.

Sì, però, “Cos’hai fatto oggi a scuola?” Uff, che domanda tremenda enda! Aspetta… me lo ricordo: abbiamo fatto merenda enda!

I versi che terminano con gli stessi suoni sono in ..........................................................................

Janna Carioli, I difetti dei grandi, Mondadori

STRUTTURA

Da quante strofe è formata la poesia? ............................................................................................................. Da quanti versi è formata la prima strofa? ............................................................................. Da quanti le altre? ................................................................ Tutti i versi sono in rima? ......................... Completa i cartellini accanto alla poesia. 92


TIPOLOGIE IL TESTO DESCRITTIVO

Se ricordi una spiaggia, nella tua mente appaiono il mare, i colori degli ombrelloni, la sensazione del sole caldo, la voce dei tuoi amici. Hai descritto nella tua mente un luogo con tutte le sue caratteristiche, i profumi, i rumori. Se qualcuno ti chiedesse di descrivere quel luogo, dovresti tradurre quelle immagini in parole. Potresti poi aggiungere le tue sensazioni, i tuoi pensieri. Questo vuol dire descrivere descrivere: usare le parole per creare una fotografia; anzi, più di una fotografia, perché la macchina fotografica non fotografa i profumi, le sensazioni, gli stati d’animo. Didattica partecipata

Troverai questa tipologia testuale anche nella sezione Tematiche Tematiche, alle pagine 201, 211, 217.

U.A. 8


Che bello leggere! L’ORSACCHIOTTO CINESE Tutti conoscono il timido orsacchiotto cinese e tutti gli vogliono bene: piace così tanto che sono stati fatti addirittura dei pupazzi di stoffa a sua immagine e somiglianza. Così la sera, invece del solito orsacchiotto di peluche, ti puoi portare a letto un “pandotto”. Il vero panda vive solo in Cina, nelle foreste di bambù. Quando lo vedi per la prima volta, seduto come una persona e intento ad abbuffarsi di bambù, ti chiedi se sia un orsacchiotto bianco sporco di vernice nera o uno nero che ha giocato con la vernice bianca… Lui, giustamente, è orgogliosissimo della sua pelliccia bianca e nera: è tra i pochi animali ad avere un paio di occhietti neri, una giacchetta e dei bei mutandoni, neri anch’essi. È un animale un po’ taciturno, che ama vivere da solo passando le giornate a mangiare germogli di bambù: prima di dichiararsi sazio ne deve avere in pancia qualche chilo. In un giorno ne mangia fino a quindici chili! Proprio per questo non si può parlare di panda senza parlare del bambù. Il bambù, che è un’erba gigante, fiorisce solo quando ha in media settant’anni; purtroppo, però, dopo la fioritura è destinato a morire. Così, può succedere che interi boschi di bambù muoiano insieme. E al povero panda non resta più niente da mangiare! Se, oltre a questo, si aggiunge che la caccia ne ha uccisi moltissimi, si capisce subito perché proprio il panda è stato scelto come simbolo degli animali che stanno scomparendo e che sono da salvare. Fulco Pratesi, 40 animali da salvare, Giunti Primavera

LETTURA CRITICA

Questo testo ti ha fatto “vedere” il panda? Quando leggi un libro, se trovi una descrizione la leggi sempre o la salti, perché “non racconta”? È proprio vero che “non racconta”?

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La mappa Il testo descrittivo: descrittivo il testo che “fotografa fotografa”!

Scopo

Contenuto

Rappresentare la realtà e “farla vedere” al lettore.

Descrizione di persone, animali, cose, paesaggi reali o immaginari.

IL TESTO DESCRITTIVO

Elementi • Dati oggettivi: oggettivi l’autore descrive in modo tecnico e preciso, senza esprimere giudizi o impressioni; la descrizione è oggettiva oggettiva. • Dati soggettivi: soggettivi l’autore esprime le sue emozioni, impressioni, sensazioni; usa un linguaggio ricco di aggettivi, similitudini, immagini figurate; la descrizione è soggettiva soggettiva.

Struttura La descrizione può procedere: • dal generale al particolare particolare; • dal particolare al generale generale. La descrizione utilizza: • dati sensoriali (visivi, uditivi, olfattivi, gustativi, tattili), se presenta la realtà come viene percepita attraverso i cinque sensi; • dati dinamici, dinamici se descrive un soggetto in movimento; • similitudini e paragoni paragoni, se raffronta una persona, una cosa, una qualità o una sensazione con un’altra simile; • testo non continuo: continuo le tabelle, i grafici…

IMPARO DA SOLO A

R ileggi la descrizione. In essa ritrovi, almeno in parte, le informazioni che ti ha fornito la mappa?

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Io scopro IL TESTO D

ESCRIT TIV

O Il testo descrittivo rappresenta con le parole immagini di persone, animali, oggetti e ambienti. Nei testi narrativi, spesso, sono presenti sequenze descrittive. La descrizione è: • o ggettiva, se chi scrive utilizza solo dati oggettivi, senza inserire giudizi e impressioni; • s oggettiva, se chi scrive esprime le sue impressioni e i suoi giudizi.

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LA NONNA CON LA VALIGIA Nonna Celeste è la mamma del mio papà e ha lavorato tanti anni nella mia scuola. Ora è in pensione da tempo. È piccola e ha corti riccioli bianchi e grigi intorno al viso; al collo porta collane di piccole pietre lucenti e colorate e ha grandi orecchini in filigrana d’argento opaco, con minuscole pietre incastonate ai pendenti che tintinnano quando scuote la testa. Parla in fretta e in tono deciso; sorride spesso, gesticola con le mani mentre gli anelli d’oro alle dita brillano a ogni gesto. In casa porta ampie camicie indiane ricamate di tessuto morbido e sottile, jeans e zoccoli. Vive nella sua piccola casa con una placida gatta grigia, di nome Priscilla, perché il nonno è morto tempo fa. In cucina i mobili di legno scuro riempiono tutta la stanza e sono pieni di piccole cose ordinate. Da quando è in pensione, non sopporta di stare a lungo sola nell’ombra della casa e un paio di volte l’anno parte per un “viaggio d’avventura” con il suo gruppo. – Chi sono quelli del tuo gruppo, nonna? – Siamo un gruppo di amici ben affiatati, di tutte le età, dinamici, curiosi e amanti dell’avventura, con guide giovani e ben preparate. Papà, invece, li definisce “una banda di svitati incoscienti con due incoscienti svitati come guide”. Con il suo gruppo, la nonna parte per i “territori fuori dal mondo dell’ovvietà”, come dice lei. Per i “posti dimenticati da Dio e dagli uomini”, come dice papà.


Ha fatto trekking sulle impervie montagne dell’Himalaya, traversato l’Asia del nord sulla ferrovia transiberiana, bevuto il tè con i beduini dell’Ennedi, schivato per un pelo un serpente a sonagli nell’arido deserto del Mojave, rischiato di perdersi nelle immense distese erbose della Patagonia e soggiornato controvoglia per due settimane in un ospedale sperduto della Namibia. Qualche volta se la cava per un pelo. Qualche volta torna con il gesso attorno a un piede o a un polso. Ogni volta che torna, le occorrono settimane per smaltire la sfacchinata. Ogni volta che torna, ha una luce di malizia negli occhi: – I giovani si lamentavano del caldo e della sete. Io no! Non porta a casa ricordini dei viaggi, detesta gli oggetti finto-artigianato-locale fabbricati a migliaia a Taiwan per accontentare i turisti. Ha, invece, appeso dietro la porta, un vecchio cappello di feltro alla Indiana Jones (“Me l’aveva prestato un fazendeiro, un contadino, di Pernambuco, in Brasile, e ho dimenticato di restituirlo”) e tiene nell’armadio un enorme e consunto bastone della pioggia che sostiene di aver avuto da uno stregone dell’Amazzonia, in cambio di una delle sue collane di pietre dure. È un grosso tubo di bambù, quasi nero dall’uso, con qualche animale rozzamente intagliato qua e là e nessun ornamento. Quando la nonna ce lo fa usare… si mette a piovere davvero! Potete anche non crederci, ma è così. Papà dice che la nonna ascolta il servizio meteo prima di acconsentire a usare il bastone della pioggia, ma io so che il bastone è veramente stregato. E forse… lo è un po’ anche mia nonna. Maria Toffetti, Josny viene dall’India, Edizioni Messaggero

Trova le caratteristiche del testo descrittivo.

Lo SCOPO dell’autore è: f ar conoscere al lettore in modo approfondito una persona. r accontare le avventure vissute da una persona. Il CONTENUTO è: la descrizione di una persona: il suo aspetto fisico, il suo comportamento, le sue abitudini. le abitudini di vita di una persona. N el testo, le descrizioni di ambienti: s ono presenti. n on sono presenti. ELEMENTI

L a descrizione è: o ggettiva, perché il narratore non esprime le sue impressioni. s oggettiva, perché il narratore esprime le sue impressioni. L a nonna descrive i suoi amici in modo: o ggettivo. s oggettivo. Il papà descrive gli amici della nonna in modo: o ggettivo. s oggettivo. STRUTTURA

N ella descrizione i dati sensoriali: sono presenti. non sono presenti. D ella nonna si descrive: s olo l’aspetto fisico. a spetto fisico e abbigliamento. a spetto fisico, abbigliamento e abitudini.

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Io scopro TIPI DI DES

CRIZIONE

SCOPO

Segna A oppure B. Il testo potrebbe essere: • la voce A B di un’e nciclopedia. • l a descrizione inserita A B in un racconto. ELEMENTI

Segna A oppure B. Nel testo il linguaggio è: • r icco di aggettivi che esprimono opinioni A B e sensazioni. • t ecnico e preciso, cioè l’autore presenta “una fotografia” della foca. A B STRUTTURA

In entrambi i testi sono presenti:

d ati uditivi. d ati visivi. d ati di movimento. s imilitudini.

Completa. Il testo ............... è una descrizione oggettiva. Il testo ............... è una descrizione soggettiva.

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A

LA FOCA

La foca ha un corpo fusiforme. La testa tondeggiante è priva di padiglione auricolare. Gli occhi sono sporgenti. Può emettere un suono simile al latrato di un cane. Questo animale è ben adatto alla vita acquatica. Le pinne posteriori, stese all’indietro, non possono essere rivolte in avanti; per questo motivo la foca non è in grado di camminare bene sul terreno, dove procede a salti o strisciando. In acqua, invece, nuota con molta agilità. Può restare immersa per parecchi minuti. Itinerari, Einaudi

B

LORA

Lora aveva occhi grandi e lucidi, di un bel blu nerastro, frangiati da lunghe ciglia perfette. Erano umidi e dolci, bellissimi ed espressivi come lo sono sempre gli occhi delle foche. Un suo sguardo mi faceva capire che desiderava essere presa in braccio, cosa che divenne complicata quando, da adulta, pesava 300 libbre ed era alta un metro e mezzo. Aveva un udito finissimo, pur possedendo orecchie prive di padiglione esterno, e adorava la musica: si metteva in ascolto con un’espressione assorta e gioiosa. Talvolta, poi, accompagnava la melodia con un repertorio di latrati, grugniti, sbuffamenti, fischi e strani miagolii, dondolandosi con tutto il corpo. Sembrava un artista che si esibiva in un teatro. Rowena Farre, Il cucciolo del mare, Longanesi


Io scopro L A ST RUT T

URA

AQUILONI NEL CIELO L’autore descrive l’ambiente in generale. Il cielo era di un azzurro perfetto. La neve copriva i tetti delle case e piegava con il suo peso i rami scheletrici dei gelsi che fiancheggiavano la strada. Durante la notte aveva riempito ogni spaccatura del terreno, cancellando persino i canali di scolo dell’acqua ai lati delle strade. Il candore accecante del paesaggio costringeva a tenere gli occhi socchiusi. Non avevo mai visto tanta gente nella nostra strada. I partecipanti al torneo, aquilonisti e assistenti, facevano gli ultimi preparativi. Dalle strade vicine arrivavano voci e risate. I tetti a terrazza delle case erano già affollati di spettatori che, sdraiati su comode poltrone, bevevano tè bollente. – Non me la sento di lanciare l’aquilone, oggi. – È una giornata magnifica – mi incoraggiò Hassan. – Sono pronto – annunciai. Il suo viso si illuminò. L’autore descrive un oggetto. Alzai sopra la testa il mio aquilone. Un minuto dopo saliva alto nel cielo come un grande uccello di carta. In cielo si libravano almeno due dozzine di aquiloni come squali di carta in cerca di una preda. Ben presto iniziarono i combattimenti e i primi aquiloni abbattuti attraversavano il cielo come stelle cadenti, in un vortice di code colorate. Khaled Hosseini, Il cacciatore di aquiloni, Piemme

STRUTTURA

N el testo l’autore parte da: u na situazione particolare per descriverne poi una generale. u na situazione generale per descriverne poi una particolare. L’ autore: u sa la similitudine. n on usa la similitudine. S egna con delle X quali dati utilizza l’autore.

V isivi. Tattili. Dinamici.

U ditivi. O lfattivi.

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Io scopro L A DESCRIZ IONE DI UNA PER SONA

ALICE

STRUTTURA

Il linguaggio è: r icco di aggettivi e verbi che permettono di “vedere” la persona descritta. e ssenziale e preciso. L’ autrice descrive: s olo l’aspetto fisico della bambina. l’aspetto fisico, il carattere e le abitudini della bambina. S egna con una parentesi la parte in cui l’ autrice esprime un giudizio su Alice.

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Alice aveva circa otto anni. Secondo lei a quell’età le bambine facevano, dicevano ed erano… proprio come lei. Il suo aspetto variava a seconda delle intenzioni per quel giorno. Alice aveva occhi azzurri, furbi e vivaci, attenti a tutto, ma così attenti, che più che guardare, scrutavano. La bocca era quasi sempre all’ingiù, così da intimidire meglio. I capelli erano arruffati. Indosso aveva sempre dei vecchi jeans con bretelle, larghissimi e corti, perché nel frattempo era cresciuta. Calze a righe dentro un paio di scarpe da tennis ormai nere e una felpa un tempo con delle allucinanti rane di plastica appiccicate ovunque. E questo era l’aspetto di Alice, tranne in quei giorni in cui decideva che, per riuscire nei suoi piani, era necessario effettuare un travestimento. Allora raccoglieva i capelli castani in due grosse trecce, che rifiniva con due fiocchi rossi. Gli occhi attenti e sospettosi diventavano due occhioni teneri e sulla bocca, prima all’ingiù, fioriva un dolce sorriso. Per non parlare dell’abbigliamento, che diventava quanto di più mieloso e pulito riuscisse a trovare nell’armadio. Quando Alice si presentava così, era veramente difficile capire che sotto quell’apparenza si nascondeva la più terribile sciagura di bambina esistente al mondo. Non c’era altra parola per classificare Alice: era una sciagura ed era anche molto felice di esserlo. Anna Russo, La bambina Babilonia, Salani


Io scopro

LA DIATRIMA Ormai da tempo i dinosauri sono scomparsi completamente dalla faccia della Terra. Per quale motivo, non lo sappiamo. A essi si sostituiscono altri animali e tra essi uno strano uccello: la diatrima. È alto quasi tre metri, ha zampe a tre dita con certi artigli da far paura e un dito più piccolo; testa massiccia e becco grande e tozzo. È coperto dalle sue brave penne. Però non sa volare, proprio per niente: non si stacca mai da terra, a terra fa il nido, alleva i piccoli. Che tipo di ali ci vorrebbero per sollevare un uccellaccio come quello? Immense. Perciò, la diatrima al cielo neanche ci pensa. Cibo non gliene manca. Si nutre di piccoli mammiferi che cominciano a popolare la Terra, ma è di bocca buona e prende quel che trova. Ecco una madre in mezzo a una radura: con lei ci sono i pulcini… se pulcini possono chiamarsi. Becchettano tra l’erba. Rivoltano i sassi con un energico colpo di becco. Quando si allontanano troppo, la madre li richiama con uno strano verso. Va bene che sanno già difendersi e hanno pochi nemici, ma un po’ di prudenza non guasta! Insomma, questa specie di gallinone inchiodato a terra vogliamo proprio metterlo tra gli uccelli? Eh, sì, secondo gli scienziati non si può fare altrimenti.

IONE L A DESCRIZ ALE DI UN ANIM SCOPO

Lo SCOPO è: d escrivere l’animale in modo scientifico. p arlare di un animale utilizzando anche la descrizione. ELEMENTI

Q uesta descrizione è: oggettiva. soggettiva. S egna con una la parte in cui sono presenti solo dati oggettivi per la descrizione fisica dell’animale. S ottolinea i verbi che indicano le abitudini. S egna con una le considerazioni fatte su questo animale.

Rossana Guarnieri Giorgio Sansoni, 40 animali del passato, Edizioni Primavera

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Io scopro L A DESCRIZ IONE DI UN AMBIE NTE CONTENUTO

Il testo descrive: u n ambiente, le azioni e le emozioni dell’ autrice. u n ambiente e le azioni dell’ autrice. ELEMENTI

L a descrizione è: o ggettiva. s oggettiva. STRUTTURA

S ottolinea nel testo: i

dati dati i dati i dati i dati i

olfattivi; uditivi; tattili; visivi; gustativi.

L a descrizione segue un ordine: l ogico. c ronologico. s paziale.

TRA LE YURTE Sorge il sole da dietro la cresta frastagliata dei monti: il campo è ancora addormentato. Sono le 7 e 15: solo le zanzare sono già al lavoro! Seduta su un masso, ammiro questo paesaggio immobile nel tempo e ne ascolto le voci… il gorgoglio del torrente che scorre in fondo al canalone, il gracchiare roco di un corvo, il borbottio di qualche cavallo, il ronzio di un’ape curiosa attratta dal colore intenso del mio pile, il vocio lontano del bambino del gruppo, il sospiro del vento… che pace! Percepisco il profumo intenso della distesa d’erba bagnata dalla rugiada. Che splendida Mongolia! Ieri il trekking non fu facile! Il mio povero cavallino era stanco. Accarezzando il suo manto, sentivo la pelle calda e sudata. Ma il campo si sta svegliando… devo tornare alla mia tenda! Sento il profumo del caffè. Dopo colazione, smontato il campo e riformata la carovana, si risale a fatica il canalone, si scollina su una pietraia, si discende il fianco di un monte ed ecco apparire in lontananza, sparse nella vallata, le prime yurte bianche che si stagliano contro il cielo che a quell’ora appare di mille colori: sono le case dei Tsaatan, una popolazione nomade che vive nella taiga della Mongolia. Finalmente ci siamo. Al piccolo trotto raggiungo un minuscolo insediamento. I Tsaatan ci accolgono con semplicità (non sono molto espansivi), ma ci offrono con grande gentilezza tè mongolo, pane e formaggio, sapori di cibi genuini. Fedora Bassani, Argonauti explorers magazine

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Io scopro

LA PIETRA SCINTILLANTE Stavo percorrendo la grande via che costeggia l’Acropoli, quella che ospita i monumenti celebri, quando mi giunse alle orecchie un brusio di voci. Parlavano di qualcosa di enorme, con magnifiche incisioni. La gente faceva a spintoni per vedere qualcosa che stava scendendo giù per la via. Veniva verso di noi un carretto, trainato da due muli e spinto da schiavi. Sul carretto c’era qualcosa di bianco che nel pallido sole invernale brillava come un mucchio di neve. Aveva tutto attorno un solido imballaggio di fagotti di paglia, ed era tenuto dritto da altri schiavi. Quando il carro si avvicinò, riuscii a vedere di che cosa si trattava. Era un monumento. Una pietra tombale. Toccai la pietra: era uno splendido blocco di marmo liscio e levigato, elegantemente tagliato e scolpito. Su di esso erano incise, in altorilievo, le figure sedute di un uomo e di sua moglie. I lineamenti della figura maschile erano stati abbelliti dall’abilità dello scultore, non tutte le rughe del volto erano state riprodotte. La moglie, una donnina magra, sedeva a fianco del marito. Ogni linea del suo corpo, nel fluido panneggio della veste, indicava gentilezza. Sembravano una coppia di mezza età, prospera e felice. Le iscrizioni sotto le figure descrivevano la posizione sociale, i servizi e le molte virtù dell’uomo e alludevano al dolore dei parenti. Avvertivo il brusio di approvazione che saliva dalla folla intorno a me. Poi i brusii si trasformarono in mormorii di disapprovazione. Con la mia ombra, stavo coprendo i visi dei personaggi raffigurati.

IONE L A DESCRIZ T TO DI UN OGGE STRUTTURA

L’ autrice descrive la bellezza del monumento utilizzando dati sensoriali. Quali? V isivi. Tattili. U ditivi. O lfattivi. G ustativi. S ottolinea nel testo i dati uditivi. CONTENUTO

C he cosa è descritto nel testo? S olo un monumento. S olo il trasporto di un monumento. U n monumento e il suo trasporto.

Margaret Doody, Aristotele detective, Sellerio

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VERIFICO SE CONOSCO IL FIGLIO DEL POSTINO Anton non era un bambino felice: essere sempre il primo della classe, superare i suoi compagni era il suo unico desiderio. Anton era il figlio del postino. La sua faccetta pallida, dai lineamenti marcati, che il serio naso aquilino accentuava ancora di più, era coronata da un ciuffetto di capelli giallo, quasi bianco. Un’alta fronte troneggiava sopra le due sopracciglia bianche e, sotto queste, due occhiolini infossati celesti. Aveva labbra sottili, strette, pallide e un bel mento regolare. Tutta la sua corporatura era gracile e delicata. Il suo viso e il suo corpo gli davano l’aspetto più strano che un bambino possa avere a questo mondo. Anton Wanzl era sempre vestito con eleganza e pulizia: non vi era mai un granello di polvere sulla sua giacchetta né un minuscolo buco nel calzino. Anton giocava di rado, non si azzuffava mai con i ragazzi e non rubava mele rosse nell’orto del vicino. Era il ragazzo più tranquillo di tutta la scuola: sedeva zitto e fissava con i suoi occhiolini la bocca del maestro. S’intende che era il primo della classe. Era portato sempre come esempio. A casa studiava dalla mattina fino alla tarda notte. I suoi libri e quaderni erano ordinati, puliti e ricoperti di carta bianca su cui spiccava il suo nome. Joseph Roth, Il mercato di coralli, Adelphi

SCOPO

Lo SCOPO è: far conoscere in modo approfondito una persona. descrivere una persona e i sentimenti che essa suscita. 104

STRUTTURA

Segna con parentesi colorate:

il comportamento di Anton; il suo aspetto fisico; le abitudini di Anton; il suo abbigliamento abbigliamento; la presentazione generale di Anton.


TIPOLOGIE IL TESTO INFORMATIVO – ESPOSITIVO

“Esporre” significa mettere in mostra, offrire alla vista. Se vuoi avere informazioni su un argomento, che cosa fai? Le cerchi in un libro che le “metta in mostra”, cioè che te le faccia trovare subito. Questi tipi di testo si chiamano INFORMATIVI o ESPOSITIVI ESPOSITIVI. Ma c’è un modo più semplice per imparare ad ampliare le tue conoscenze: utilizzare bene i tuoi libri di testo, ascoltare le spiegazioni degli insegnanti, della guida durante una visita didattica, di un documentario… Didattica partecipata

Troverai questa tipologia testuale anche nella sezione Tematiche Tematiche, alle pagine 136, 158, 195, 208, 214, 219, 220, 223.

U.A. 9


Che bello leggere! IL SIMBOLO DI MILANO Che cos’è Come la lupa è il simbolo di Roma, così la scrofa semilanuta rappresenta il mito fondante di Milano. A differenza della lupa, però, le sue raffigurazioni sono rare. Dove compare A Milano compare solo in due luoghi: nel bassorilievo di marmo di un capitello degli archi del Palazzo della Ragione, nella piazza medievale dei Mercanti, e in uno stemma incastonato nel cortile di Palazzo Marino, Marino oggi sede del Municipio. La storia La storia raccontata da Tito Livio è simpatica. Sembra che nel VI secolo a.C., il re celtico Ambigato inviò i suoi due nipoti a colonizzare nuove terre. Da qui in poi il testo vira verso la mitologia. Uno dei due fratelli, Belloveso Belloveso, avrebbe avuto una visione: una femmina di cinghiale con la parte anteriore del corpo ricoperta da un pelo molto lungo (“semilanuta”) che pascolava in una fertile radura, vicino a due corsi d’acqua. La scrofa, considerata dai Celti un animale sacro, era identica a quella raffigurata sullo scudo di Belloveso. Il condottiero interpretò quel segno come un auspicio divino e un invito a costruire in quel luogo la nuova città. Gli diede il nome di Medhe-lan, che in gallico significa “terra di mezzo” o “pianura di mezzo”, nome che poi venne trasformato nel latino Medio-lanum, cioè “semi-lanuta”. Giulia Castelli Gattinara, 111 luoghi di Milano che devi proprio scoprire, Emons Edizioni

LETTURA CRITICA

Questo testo “racconta” in modo particolare. Il linguaggio è meno appassionante di quello delle storie, ma sicuramente è più istruttivo. Secondo te, si possono “raccontare” le informazioni?

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Il testo informativo-espositivo: informativo-espositivo il testo che “aumenta aumenta le nostre conoscenze”! conoscenze

Scopo Trasmettere informazioni. informazioni

Contenuto

IL TESTO INFORMATIVOESPOSITIVO

Elementi Le informazioni possono essere: • principali: rincipali le più importanti; • secondarie: econdarie arricchiscono le informazioni principali.

Per rendere più facile la comprensione delle informazioni si usa spesso il testo misto, misto che è accompagnato da: • fotografie; fotografie • didascalie; didascalie • schemi o grafici grafici; • disegni; disegni • mappe o carte tematiche. tematiche

La mappa

Notizie su fenomeni, persone, avvenimenti, oggetti… Struttura

Suddiviso in paragrafi paragrafi, ognuno dei quali affronta un aspetto dell’argomento. A volte i paragrafi sono introdotti da sottotitoli sottotitoli.

Il linguaggio è oggettivo, con termini specifici della materia esposta. Le parole chiave permettono di capire con rapidità di che cosa parla il testo e di ricordare le informazioni.

Gli argomenti sono trattati con un preciso ordine ordine, che può essere: • logico; logico • in rapporto di causa-effetto causa-effetto; • cronologico, cronologico cioè in ordine di tempo; • a elenco elenco, cioè per tipologia di argomento.

IMPARO DA SOLO A

R ileggi il testo informativo-espositivo. In esso ritrovi, almeno in parte, le informazioni che ti ha fornito la mappa?

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Io scopro IL TESTO IN FORMATIVO ESPOSITIVO Il testo informativo-espositivo fornisce informazioni su un argomento specifico. Testi di tipo informativo sono anche quelli di carattere scientifico, storico, geografico, che si trovano nei sussidiari delle discipline, nelle enciclopedie, nelle riviste. Le spiegazioni dell’insegnante sono testi informativi esposti in forma orale.

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KARATE La parola karate deriva da kara = vuoto e te = mani. Perciò significa “arte della mano vuota”. Il karate è un’arte marziale a “mani nude”, cioè che non prevede l’uso di alcuna arma. Si sviluppò nel corso dei secoli, soprattutto nell’isola di Okinawa, in Giappone, quando essa, nel XVI secolo, fu occupata dai Cinesi, che proibirono agli abitanti di possedere armi. Questo metodo di combattimento, ispirato a tecniche cinesi simili la cui origine si fa risalire ai monaci buddisti di Shaolin-si, inizialmente era rivolto soprattutto contro le aggressioni dei briganti e per difendersi dai militari dell’esercito di occupazione. La popolazione si allenava in gran segreto e, gradualmente, riuscì a inventare e a sperimentare quelle tecniche necessarie per resistere efficacemente anche contro degli avversari armati. Il karate di un tempo era una tecnica guerriera motivata da una particolare situazione storica; oggi, fortunatamente i tempi sono cambiati. Nel 1900 Kunakoshi Yoshitaka lo trasformò da tecnica micidiale in uno sport, che prese il nome di karate-dô. Il suffisso “dô” indicava una sostanziale modificazione. Le tecniche divennero meno brutali, i colpi non venivano più portati a fondo, ma controllati prima dell’impatto, secondo regole precise. Il karate si trasformò in una disciplina marziale analoga al judo, mantenendo però intatte tutte le sue caratteristiche originali: uso di piedi, pugni e gambe per eseguire colpi sui punti sensibili dell’avversario. Kunakoshi Yoshitaka può quindi essere considerato il vero “padre” del karate moderno.


Il karate-dô, praticato come disciplina sportiva marziale “pacifica”, fin dall’inizio si basava su un insieme di tecniche difensive e offensive che si rifanno a questi principi essenziali: • una muscolatura ben sviluppata; • la concentrazione della forza per poterla utilizzare nel modo migliore possibile; • l’uso della forza di reazione, che permette una più grande potenza di rottura; • il controllo della respirazione; • la rapidità dei movimenti in fase di attacco. A questi principi il karate-dô aggiunse anche delle pratiche di natura “spirituale”, di concentrazione e di controllo mentale, nonché la conoscenza globale dell’ambiente circostante. In questo modo lo sviluppo psichico del karateka procede di pari passo con quello fisico. Durante gli attacchi controllati (in modo da non ferire il partner) possono essere utilizzate tutte le parti del corpo umano: le mani, i pugni, i gomiti, le gambe, le ginocchia e i piedi. È però necessario sottoporsi ad allenamenti lunghi e faticosi per riuscire a ottenere una tecnica efficace. Louis Frédéric, Le arti marziali dalla A alla Z, Sperling & Kupfer

Trova le caratteristiche del testo informativo-espositivo.

SCOPO

L’autore scrive per : descrivere una gara di karate. f ornire notizie sull’e voluzione del karate. CONTENUTO

Questo testo parla: della storia del karate. d elle regole che si devono rispettare nel karate. Per esporre l’argomento l’autore: racconta alcuni episodi. fornisce spiegazioni e dati. STRUTTURA

N ell’e sporre l’argomento l’autore segue: un ordine cronologico. un rapporto causa-effetto. Il testo: s i può dividere in due sequenze informative: una sulla storia del karate e una sui principi e sulle tecniche della disciplina. non si può dividere in paragrafi. L’autore: usa un linguaggio specifico. non usa un linguaggio specifico. Le informazioni sono date in modo: soggettivo. oggettivo. Nel testo: n on puoi distinguere un’introduzione, una parte centrale e una conclusione. p uoi distinguere un’introduzione, una parte centrale e una conclusione.

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Io scopro L A ST RUT T

URA

STRUTTURA

S egna con parentesi colorate i tre paragrafi, cioè le sequenze informative in cui è diviso il testo. I sottotitoli ser vono per : s uddividere ed evidenziare le informazioni. d ividere le sequenze narrative da quelle informative.

IL TEATRO Introduzione: serve per presentare l’argomento sul quale si daranno le informazioni. Il teatro, nato ad Atene tra il VI e il V secolo a.C., è, insieme alla democrazia, una delle grandi eredità del mondo greco. Svolgimento: le informazioni sono date seguendo un ordine cronologico. A volte si segue un ordine logico o di causa-effetto. Le differenti informazioni sono contenute nei paragrafi e sono le sequenze informative. Primo paragrafo, cioè prima sequenza informativa. Le origini Le sue origini sono oscure: secondo Aristotele, il grande filosofo greco, il teatro ebbe origine dai canti corali recitati in onore del dio Dioniso (ditirambi), durante la festa che ogni anno si celebrava in suo onore. Con il passare degli anni questi canti, dapprima improvvisati, vennero tradotti in forma scritta e recitati da una voce narrante accompagnata dal coro. La voce narrante si trasformò in un attore che cominciò a dialogare con il coro recitando versi non più legati solo alla celebrazione di Dioniso. Nacquero in seguito le rappresentazioni tragiche che prevedevano la messa in scena di episodi recitati, interrotti da interventi del coro che cantava e danzava in uno spazio circolare definito orchestra.

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Secondo paragrafo. L’edificio Gli spettacoli teatrali, dapprima racchiusi in un recinto sacro collocato nell’agorà, la piazza in cui si svolgevano il mercato e le assemblee, dal V secolo a.C. cominciarono a essere inscenati nel teatro di Dioniso. Era un ampio edificio semicircolare ai piedi della collina dell’Acropoli. Le sue gradinate all’aperto, dette cavea, potevano ospitare migliaia di spettatori ed era la polis, con i suoi magistrati, a occuparsi della programmazione e delle spese delle rappresentazioni. Terzo paragrafo. La funzione del teatro Nell’antica Grecia, infatti, l’allestimento di opere teatrali era concepito non come un momento di svago, ma come un rito collettivo in cui la cittadinanza era chiamata a interrogarsi su grandi misteri religiosi, a riflettere su temi morali, a rafforzare il senso di appartenenza a una comunità. La funzione civile ed educativa era così forte che, durante le recite, qualsiasi attività pubblica o privata era sospesa e i cittadini assistevano gratis agli spettacoli. Conclusione. Delle centinaia di opere composte nel corso dei secoli, ne sono giunte fino a noi solo quarantaquattro: trentatré tragedie (sommando quelle di Eschilo, Sofocle ed Euripide) e undici commedie, tutte quelle di Aristofane. Un numero di opere ristretto, ma sufficiente a comprendere il grande livello raggiunto dal teatro greco. Grecia, la culla del mondo, National Geographic

CONTENUTO

Nel primo paragrafo si trovano le informazioni che riguardano: la nascita e le trasformazioni delle rappresentazioni teatrali. le caratteristiche delle rappresentazioni teatrali. Nel secondo paragrafo si trovano le informazioni che riguardano: l ’o rganizzazione delle rappresentazioni teatrali. il luogo delle rappresentazioni. Nel terzo paragrafo si trovano le informazioni che riguardano: la funzione civile ed educativa del teatro nell’antica Grecia. i momenti della rappresentazione teatrale.

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Io lavoro STRUTTURA

Le parole chiave in neretto ser vono a capire: p erché è stato scelto quell’argomento. q uali sono le informazioni principali contenute nel testo. Per esporre l’argomento l’autore segue: u n ordine cronologico. u n elenco. N umera i seguenti sottotitoli in base all’o rdine in cui possono essere inseriti nel testo. Poi segna con parentesi colorate le relative sequenze informative.

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Che cos’è la geografia

Il nome Terra

I primi studiosi della Terra

C ome è nata la geografia

IL NOSTRO PIANETA Il pianeta che noi abitiamo è la Terra. Il nome del nostro pianeta trae origine dalla mitologia romana. Terra, “Tellus”, era nell’antica Roma la personificazione della terra che nutriva e permetteva la vita, tanto che era onorata sotto il nome di Terra Mater (Madre Terra). I primi a studiare in maniera “scientifica” il nostro pianeta furono i filosofi greci. A essi si devono molte delle brillanti intuizioni, poi verificate con gli attuali strumenti scientifici, sulla natura del mondo in cui viviamo. In particolare, va ricordato che fu il filosofo greco Pitagora, il quale probabilmente aveva semplicemente riportato e codificato conoscenze o intuizioni risalenti all’antico Egitto e forse all’antica Mesopotamia, a diffondere nei circoli culturali l’idea che la Terra fosse tonda anziché piatta. Gli antichi Greci chiamavano la Terra “Gea” e da questo nome deriva la parola “geografia”. Infatti geo vuol dire “terra” e grafia “scrittura, descrizione”. La geografia è la scienza che si occupa di rappresentare i luoghi per mezzo di carte e mappe, di descrivere le caratteristiche del territorio, studiare le cause naturali e antropiche che hanno modificato il territorio. Una parte della geografia, la geografia astronomica, va oltre lo studio del nostro pianeta e si occupa dei movimenti della Terra in relazione agli altri corpi celesti del Sistema Solare.


Io lavoro

INDAGINE STATISTICA Più di quarantaduemila alunni della terza classe Primaria hanno compilato un breve questionario sulle abitudini alimentari e l’attività fisica e sono stati poi pesati e misurati da operatori sanitari appositamente formati, per garantire la correttezza dei dati raccolti. I dati confermano livelli preoccupanti di peso eccessivo: il 22,9% dei bambini misurati è risultato in sovrappeso e l’11,1% in condizioni di obesità. Facendo una stima sulla base di questi dati, il numero di bambini che hanno un peso eccessivo in Italia sarebbe pari a circa un milione e centomila, di cui quattrocentomila obesi.

Che cosa fare? • guardare la TV • usare i videogiochi

dacci un taglio!

STRUTTURA

Q uesto è un testo: c ontinuo (utilizza solo le parole). n on continuo (utilizza solo grafici, tabelle e foto). m isto (utilizza le parole, i grafici, le tabelle, le foto). CONTENUTO

S econdo te, perché il CONTENUTO del paragrafo dedicato ai consigli è stato spiegato con uno schema? . ................................................................................................... .................................................................................................... .................................................................................................... .................................................................................................... ..............................................................................................

• fare escursioni all’aria aperta

2-3 volte al mese

• fare sport

2-5 volte la settimana

• giocare all’aperto • dare una mano nei lavoretti domestici

ogni giorno

Barbara Asprea, Bambini in sovrappeso, Tecniche Nuove

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VERIFICO SE CONOSCO CONTENUTO

Questo testo tratta: delle attività che si svolgono in città. della percentuale di persone che svolgono un lavoro. solo di episodi di vita. del settore dei servizi. ELEMENTI

Quali elementi compongono il testo? Immagini. Grafico. Testo verbale. Didascalie. Disegni. Carte tematiche.

IL SETTORE TERZIARIO Il settore terziario comprende numerose attività che non producono beni materiali, ma svolgono i molti servizi che servono a sostenere le attività economiche e ad amministrare la popolazione: commercio, trasporti, comunicazioni, turismo, banche, istruzione, sanità, pubblica amministrazione. Gli addetti al terziario sono più numerosi di quelli delle altre due categorie messi assieme. In Italia sono pari al 67,8% di tutta la manodopera, e con il loro lavoro creano quasi tre quarti della ricchezza nazionale. Negli ultimi anni si sono moltiplicati i servizi più qualificati e specializzati, che gli studiosi definiscono terziario avanzato: avanzato fra essi vi sono il marketing (lo studio del mercato in cui inserire un prodotto), la consulenza legale e fiscale, la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti. Laura Allevi - Marilena Cappelletti - Angelo De Gianni, La Grande Avventura, La Spiga Edizioni

STRUTTURA

Quanti sono i paragrafi? ............................................................. Quali sono le parole chiave? ....................................................................................

addetti al settore primario 3,7%

addetti al settore terziario 67,8%

............................................................................................................................. .............................................................................................................................

io 28,5% addetti al settore secondar

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TIPOLOGIE IL TESTO TEATRALE Io parlo, tu rispondi, poi parlo ancora io e tu aggiungi qualcosa. Dopo poco interviene un’altra persona. Questo è teatro? No, questa è una conversazione. I testi teatrali sono “copioni”, cioè parti che devono recitare i personaggi. Un TESTO TEATRALE è stato scritto per essere recitato perché nella recitazione ogni attore o attrice esprime, per mezzo dell’intonazione, i sentimenti, le riflessioni, le emozioni del personaggio che interpreta. La funzione del teatro? A volte divertire divertire, a volte fare riflettere. riflettere

Didattica partecipata

Troverai questa tipologia testuale anche nella sezione Tematiche Tematiche, alle pagine 190-191.

U.A. 10


Che bello leggere! LO SPETTACOLO COMINCIA Narratore Cari ragazzi, vi vogliamo raccontare una bellissima favola. Narratore: (la strega intanto spazza il palco) C’era una volta una bella bambina… (la strega disturba con rumori e sbruffi) che voleva tanto bene alla sua mamma… e alla sua nonna… (rivolto alla strega) Ma insomma! Si può sapere che stai combinando? Lo spettacolo è incominciato! Strega: Spettacolo… tanto sono sempre le solite cavolate. Strega Narratore: Ma come ti permetti, si tratta di una bellissima favola! Narratore Strega (fa il verso): Si tratta di una bellissima favola… ma fammi il piacere. Quando dirai che la sua mamma la vestiva sempre con un bel cappuccio rosso in testa, che andava a portare la torta alla sua nonna, che c’era un lupo e un cacciatore… la conoscono tutti la bellissima favola (al pubblico) vero bambini? Narratore: Allora, come vi dicevo, c’era una volta una bella bambina… Narratore In questa storia c’è anche il lupo! Lupo (entrando): Tocca a me? Narratore: Nooo! Non è ancora ora! Narratore Lupo: Ma ho sentito chiamare! Lupo Strega: Una favola senza strega è uno schifo! (si mette a cavallo Strega della scopa e torna sul palco) Schifo! Schifo! Lupo: Ma insomma, se non tocca a me, perché mi avete chiamato? Lupo Narratore: Non ti ho chiamato! Narratore Lupo (piangendo): Nessuno mi chiama mai! Tutti hanno paura di me, perché sono il lupo! Anche la mia mamma, quando mi vede si spaventa… Se mi guardo allo specchio, scappo via gridando: “Al lupo! Al lupo!”. Non voglio più fare il lupo. Strega: Bravo! Fare il lupo è proprio una scemata! Strega È molto meglio fare la strega. Narratore: Ah, sì? Ah, è così, eh? Bene, allora ascoltate Narratore questa storia: c’erano una volta un lupo e una strega, che non riuscivano a mettersi d’accordo su chi dei due fosse più cattivo… Guido Quarzo, Commedie, Nuove Edizioni Romane

LETTURA CRITICA

Un testo teatrale si può leggere. Pensi che sia il modo migliore per “gustare” l’atmosfera che l’autore ha voluto rappresentare?

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La mappa Il testo teatrale: teatrale il testo che “si si ascolta” ascolta o “si si recita recita”! Contenuto

Scopo Scrivere storie per allestire uno spettacolo. spettacolo

La narrazione di avvenimenti fantastici, fatti reali, fantastici reali situazioni comiche, eventi tragici. comiche tragici

IL TESTO TEATRALE I testi teatrali sono: • la commedia commedia, allegra e divertente; • il dramma dramma, che racconta vicende dolorose e tristi; • il melodramma (o opera lirica), rappresentato attraverso la musica e il canto; • la tragedia tragedia, che racconta episodi di personaggi della storia o mitici e ha un finale tragico; • il monologo monologo, un testo recitato da un solo attore.

Elementi

•P rotagonista: rotagonista il personaggio che è al centro dell’azione. • Comprimari: omprimari altri personaggi importanti. • Personaggi secondari. secondari • Comparse: omparse pronunciano poche battute o non recitano affatto. Struttura

Il copione contiene le battute battute, cioè le parole che pronunciano i personaggi, le spiegazioni di com’è la scena e di come gli attori si devono comportare. Nel copione compaiono anche suggerimenti per le scene e la recitazione recitazione.

IMPARO DA SOLO A

R ileggi il testo teatrale. In esso ritrovi, almeno in parte, le informazioni che ti ha fornito la mappa?

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Io scopro IL TESTO TE

AT RALE

Il testo teatrale è un testo che racconta fatti utilizzando il dialogo tra i personaggi.

STUFATO TUTTI-GUSTI! ATTO PRIMO Narratore: Lord Teschio è nel suo studio. Sta aspettando alcuni invitati.

Scena prima Lord Teschio è seduto in poltrona. (Suono di una risata) Ah, ah, ahhh! Lord Teschio: Suonano alla porta! Arcigno! La porta! Arcigno: (entra in scena portando una porta) La porta, signore! Lord Teschio: Grazie caro, ora riportala a posto!

Scena seconda Criptina e il cane Carcassa entrano in scena. Lord Teschio: Carcassa! Non abbaiare! È Criptina! La mia nipote preferita! (Carcassa fa le feste a lord Teschio) Criptina: Ciao, zio! Grazie molte di avermi invitata! Dov’è Vampiria? Lord Teschio: È in cucina con Irsuto; starà iniziando a cucinare. Criptina: Spero sia uno stufato da sballo! Adoro il suo stufato!

ATTO SECONDO Scena prima Lord Teschio, Criptina e Carcassa sono in cucina, dove Vampiria sta cucinando in compagnia di Irsuto, il lupo mannaro. Vampiria: (mentre con una mano getta qualcosa nella pentola, con l’altra mescola) I peli di lupo sono un ottimo ingrediente per lo stufato. (Vampiria vede entrare Criptina e la abbraccia) Criptina! Che piacere vederti! Dimmi tutto ciò che hai combinato ultimamente! (Vampiria e Criptina escono di scena a braccetto)

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Trova le caratteristiche del testo teatrale.

Lord Teschio: (mentre annusa ciò che è in pentola) Vampiria non mette mai abbastanza polvere di scorpione nel suo stufato! (rivolto a Irsuto) Aiutami ad aggiungerne un po’!

Irsuto: (si guarda in giro, trova un vecchio paio di stivali e li mette in pentola) Per un po’ di sapore un più!

Lord Teschio: Buona idea! Arcigno: (è entrato anche lui in cucina e solleva il coperchio della pentola) Ah, manca di un po’ di cadavere! Vado al cimitero a dissotterrarne uno!

Scena seconda Arcigno esce dalla cucina e rientrano Criptina e Vampiria.

Criptina: (avvicinandosi alla pentola) Che buon profumino! Però nello stufato manca qualcosa di… rotondo! (Criptina tira fuori un barattolo in cui ci sono delle palline da ping pong su cui è stato disegnato un occhio e ne versa alcune nella pentola) Un po’ di vitamina non guasta!

Lord Teschio: Andiamo a fare un giro in città mentre cuoce lo stufato!

Tutti in coro: (escono dalla scena) Buona idea! Narratore: Lo stufato continuerà a cuocere e quando sarà pronto tutti gusteranno un piatto davvero speciale. Mihe Hacher, La torre degli Orrori, Fabbri Editori

SCOPO

Questo testo è: u na commedia, perché racconta avvenimenti divertenti. u n dramma, perché racconta avvenimenti tristi. STRUTTURA

I l prologo e l’epilogo (cioè le parti in cui si espongono le situazioni iniziali e finali) sono recitati: d ai personaggi. d a una persona che non ha un ruolo nella vicenda. Gli atti ser vono per : r appresentare gli avvenimenti principali della vicenda. interrompere il racconto. L e scene indicano che: cambia il modo di recitare. c ambia il luogo o inter vengono nuovi personaggi. I l copione, cioè il testo, prevede: p iù ruoli. u n solo ruolo. L e parole tra parentesi sono: b attute dei personaggi. s uggerimenti per la recitazione. ELEMENTI

C hi è il PROTAGONISTA?

.......................

........................................................................................................

hi sono i COMPRIMARI, cioè i C personaggi meno importanti? ........................................................................................................ ........................................................................................................

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Io scopro L A ST RUT T

URA

CORAGGIO E STRATEGIA Prologo: è la situazione iniziale. Può essere presentata da una voce esterna di un narratore, da un personaggio o, semplicemente, dai personaggi già in scena. (Sono presenti: Grog, il padre; Neris, la madre; Sarik, il figlio) Il testo teatrale si divide in “atti”: sono come i capitoli di un libro.

ATTO PRIMO In alcuni testi teatrali gli atti sono divisi in “scene”, che corrispondono alle sequenze di un racconto. All’inizio di ogni scena sono indicati l’ambiente e i personaggi.

Scena prima (interno della caverna, di sera) Nel copione sono indicati i personaggi e le battute che devono recitare. Spesso vengono suggerite anche le azioni che deve compiere il personaggio o il modo in cui deve recitare. Grog (entrando di corsa): Neris, Sarik! Buone notizie: è stato avvistato un orso vicino alla pietra grande! Neris: È pericoloso! Però se tu riuscissi a prenderlo… Sarik (con entusiasmo): Papà, vengo anch’io con te! Neris: Io vi attenderò qui. Siate coraggiosi e forti. Sarik: Non ce lo lasceremo sfuggire. Se tornerò vittorioso potrò finalmente presentarmi al capotribù come adulto e il mio mestiere sarà il cacciatore. Grog: Va bene! Verrai con me. E tu, Neris, invoca gli spiriti della caccia perché ci siano favorevoli. Nella scena successiva cambia il tempo.

Scena seconda (interno della caverna, il mattino successivo) Grog: Presto, è ora di partire! Sarik (stiracchiando le braccia): Sono pronto, non vedo l’ora! Neris: Siate prudenti! E tu Sarik, segui sempre tuo padre, senza mai allontanarti da lui. Buona caccia!

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STRUTTURA

In quanti atti è diviso il testo teatrale? ................................................................. G li atti sono divisi nello stesso numero di scene? .................................... In questo testo c’è un epilogo? .............................................................................................


ATTO SECONDO Cambiano il tempo, il luogo e gli avvenimenti: si narra un fatto nuovo importante.

Scena unica (nella foresta) Sarik: Sono già stanco e temo che torneremo a casa a mani vuote. Grog: Non disperare, ci vuole pazienza e sacrificio… (un rumore lontano li mette in allarme) Grog: Ci siamo. Eccolo! È lui! A te l’onore di lanciare la prima pietra. Sarik (esita, poi lancia la pietra e colpisce l’animale in fronte. Continua la lotta di padre e figlio contro l’orso): Che emozione!

ATTO TERZO Cambia ancora il tempo e il luogo. Il fatto narrato, in questo caso, è la conclusione della vicenda.

Scena prima (interno della caverna. I due sono tornati) Sarik: Vittoria, mamma! C’è la pelliccia per te e il cibo per molti giorni! Neris (abbracciando il figlio): Sono felice, ti sei dimostrato veramente coraggioso! Grog: Anch’io sono fiero di lui. Domani lo presenterò al capotribù! Sarik: Sai, mamma, dopo ore e ore di attesa non speravamo più, quando, a un tratto, esce dalla boscaglia un bestione enorme. Tremo ancora dall’emozione. Mi sentivo le braccia legate, mentre quel bestione si avvicinava sempre di più, sempre di più. Mi sono fatto coraggio e… via la prima pietra, poi un’altra ancora. Grog: Bravo, Sarik! Ora usciamo a comunicare la notizia ai nostri amici e tutti insieme ringrazieremo gli spiriti della caccia con danze e canti. Epilogo: è il finale, che può essere lieto o tragico.

Scena seconda (all’esterno della caverna. Gli amici accorrono. Formano un grande cerchio attorno all’animale, cantano e ballano) 1° coro (con voce misteriosa ripete ritmando): Nan-dù, Nan-dù, Nan-dù. 2° coro (con tono leggermente più elevato): Cala-Cala-Maia, Cala-Cala-Maia. 1° coro: Nan-dù, Nan-dù. 2° coro: Cala-Cala-Maia. Insieme: Spi-Zan-Cala Spi-Zan-Dù. Giorgio Sciaccaluga, Il teatro, La Scuola

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Io lavoro SCOPO

Lo SCOPO è: f ar riflettere. f ar conoscere attraverso una rappresentazione teatrale un avvenimento. d ivertire. CONTENUTO

Q uesto testo teatrale è: u na commedia. u na tragedia. u n monologo. G li avvenimenti rappresentati sono: f atti realistici. s ituazioni comiche. a vvenimenti fantastici.

VERCINGETÒRIGE PIETRAPÒMICE Personaggi: Tartaglia e Mandolino. Narratore: Mandolino e Tartaglia si incontrano e, come al solito, tra di loro si crea una situazione comica.

Scena prima Il salotto di casa di Tartaglia. Mandolino (entra e saluta Tartaglia, il quale entra dalla parte opposta): Ciao, Tartaglia. Tartaglia (è un tipo goffo, estremamente balbuziente, soprattutto nei punti che verranno indicati in didascalia): Ciao, Ma-ma-mandolino. Mandolino: Ma è possibile che tu debba sempre balbettare? Tartaglia: Prego? Io balbetto e tartaglio solo quando… parlo. Per giunta il mio è appena un piccolo difetto di pronunzia, che quasi non si nota. Mandolino: Non si nota quando stai zitto. Tartaglia (emette una lunghissima e continua): Aaaaaaaaaaaaaaaa… Mandolino: Adesso che fai? La sirena? Tartaglia (come prima): Aaaaaa… (una pausa, poi normale) Ah, sì! Mandolino: Sì? Tartaglia: Vedi, caro Mandolino… Io ho il gargarozzo (indica la gola) fatto a serpentina (fa segno “che serpeggia, che fa tante curve”). Allora, quando una parola è in curva, rallenta. L’altra parola arriva da dietro, spinge la prima, e… balbetto. Mandolino: Comunque, purtroppo, con te non si può discutere. Tartaglia: Mi spiace, Mandolino.

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Mandolino: E non chiamarmi “Mandolino”! Te l’ho già detto mille volte che è un soprannome, perché suonavo il mandolino in un’orchestra. Io, invece, ho un bellissimo nome. Tartaglia (come prima): Aaaaaa… (una pausa, poi normale) Ah, sì? Mandolino: Eccome! Del resto tu non ti chiami mica Tartaglia. Tartaglia: No. Mandolino: Come ti chiami di cognome? Tartaglia: Balbuziente. Mandolino (ironico): Accidenti, che differenza! Tartaglia: Il tuo vero nome qual è? Mandolino: Vercingetòrige Pietrapòmice. Tartaglia: Ma io, per chiamarti così, ci metto sei mesi. Ora, per dimenticare i guai, andiamo a fare una passeggiata. Tartaglia: Dove? Mandolino: Vieni con me!

Scena seconda Il parco; in lontananza si vede un fiume. Mandolino: Qui vicino scorre il meraviglioso fiume Po.

ELEMENTI

In questo testo teatrale: i personaggi hanno la stessa importanza. e sistono un protagonista e un comprimario. e sistono un protagonista e una comparsa. STRUTTURA

Q uesto testo teatrale è diviso in ............................................... scene. Il prologo è rappresentato dalla parte recitata dal ...................................................................................................

L e scene si svolgono: n ello stesso ambiente. in ambienti diversi. c on la presenza di personaggi diversi.

Tartaglia: Bene. Sono così disperato che vado a buttarmi un (attenzione! L’attore, per ottenere un ottimo effetto comico finale, deve pronunciare strettamente “un”, che sembri quasi “in”) po’… Mandolino (interrompe, allarmato): No! Io te lo impedirò. Tartaglia (mogio, avvicinandosi al fiume): Vado a buttarmi un po’… Mandolino (trattenendolo per un braccio): Fermati! Tartaglia: Perché? Vado a buttarmi un po’… sul letto! Mandolino (indispettito, lo spinge e lo segue esclamando): Va’ via! Franco Roberto, Spettacolo per tutti, Editrice Elledici

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VERIFICO SE CONOSCO CONTENUTO

Questo testo teatrale è: una commedia. una tragedia. ELEMENTI

Chi è il PROTAGONISTA PROTAGONISTA? ...........................................................................................................................

Chi sono i COMPRIMARI COMPRIMARI? ............................................................................................................................... ...............................................................................................................................

Da chi sono spiegati il prologo e l’epilogo? .............................................................................................................................

STRUTTURA

Che cosa determina il cambiamento di scena? Il cambiamento del luogo. L’arrivo di un altro personaggio.

IL DOTTOR BALANZONE ATTO UNICO Scena prima Narratore: Una sera il signor De Servi chiamò Narratore il medico, perché il nonno stava male. Nonno (lamentandosi): Ohi, ohi! Scena seconda Dopo un’ora arriva il dottor Balanzone di Bologna. Balanzone (solenne): Questo est il paziente, l’ammalato? Signor De Servi (intimidito): Sì, Eccellenza… Balanzone (tronfio): Volete che gli parli in italiano, in dialetto bolognese o in latino latinorum? Io sono dottissimo: ho studiato all’Accademia degli Asinelli, all’Università dei Merli, alla Grande Scuola dei Pomodori Ripieni. Io sono un grande dottore, un magno dottorem. Toh… a proposito… magno anche subito se volete! Signor De Servi: Servi Ma come volete che si pensi a mangiare in un momento come questo. Non vedete che il nonno è gravissimo? Presto! Balanzone (con aria solenne): Calma, calma. Ora mi accingerò a visitare l’ammalato. Volete che gli tocchi il polso sinistro o il destro? La gamba o il torace? Gli faccio una puntura, cento punture? Volete che gli tolga il fegato, i polmoni? Narratore: A questo punto il nonno, stanco Narratore di tutti quegli spropositi, si alzò e così, in camicia com’era, andò all’osteria a scolarsi una bottiglia di Lambrusco, lasciando il dottor Balanzone… in eredità ai parenti. Angeli - Crepaldi, Maschere, Editrice Piccoli

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le

TEMATICHE

HAI MAI VISITATo UNA LIBRERIA? CI SoNo TANTI LIBRI... oVVIo,

QUELLO CHE FA PER TE? Tra i tanti libri che puoi trovare in libreria uno parla di un burattino, uno di un topo, uno di un supereroe… Quanti argomenti (detto con parole da grandi... quante tematiche!) tematiche che ti fanno stare con il fiato sospeso, ti emozionano, ti danno informazioni e arricchiscono il tuo sapere! Tu leggerai per il piacere di leggere, leggere ma anche per imparare a comprendere comprendere. Leggerai per raccontare in breve, cioè per riassumere le storie, ma soprattutto, leggerai per stare meglio. La lettura, infatti, ti dà life skills, le competenze skills di vita.

MA COME SCEGLIERE


p

T A I CHE! M E T e l . . . e r ia z i n i er

Anche per iniziare il tuo percorso nel mondo delle TEMATICHE partiamo da alcuni esempi. Sei d’accordo? Prendiamo un argomento: la CASA. Una tematica… tanti sentimenti, tanti punti di vista!

S crivi i sentimenti o le emozioni che gli autori dei testi hanno voluto suscitare. tranquillità • paura • ansia • soddisfazione

I muri erano neri come liquirizia e le finestre tutte sbilenche. Era circondata da un giardino pieno di erbacce, ortiche urticanti e piante carnivore. Sto parlando di piante stregate, odori nauseabondi, note stonate, risate, urla, gorgheggi, sibili e miagolii. Pochi, certamente solo i più coraggiosi, si erano arrischiati a passare di lì. Giuditta Campello

Arrivò la grande piena. Milo si accorse che la sua casa era stata spazzata via e anche le collezioni di conchiglie, di vetri, di alghe che custodiva nei piccoli ripostigli non c’erano più. Restò senza fiato e senza voce. Annalisa Beghelli, Emanuela Nava

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La casa in cui abitava Greta Grintosa era così piccola e carina che si poteva quasi credere che fosse una di quelle casette delle fiabe dove vivono nani e folletti. Ah, quella casetta, quant’era graziosa!

“È casa nostra, quella” ho pensato guardando in su con la gola stretta dall’emozione. Ci siamo infilati su per le scale. La nuova vita stava per iniziare!

Astrid Lindgren

Bianca Pitzorno

T


TEMATICHE I libri sono “cibo per la mente”. Nutrono le tue conoscenze e la tua fantasia. A volte gli adulti ti stancano, ripetendoti in continuazione: – Leggi Leggi! Credici: questo è uno dei momenti in cui devi avere fiducia in loro. Non te ne pentirai!

I LIBRI

Didattica partecipata

In questo capitolo troverai racconti fantastici, testi realistici, poetici ed espositivi che parlano di LIBRI e LETTURA LETTURA.

U.A. 1


Alcuni bambini e alcune bambine sono “allergici” alla lettura: è una malattia curabile?

INDIVIDUARE INFORMAZIONI

Informazioni esplicite

Per comprendere un testo devi capire quali sono le informazioni esplicite, cioè quelle che sono chiaramente indicate nel testo. 1 Chi è il protagonista? 2 Q uale tipo di allergia ha? 3 Q uando si manifesta l’allergia? 4 C ome si manifesta? 5 Perché da piccolo non aveva i sintomi dell’allergia? Informazioni implicite

Le informazioni implicite sono quelle che si ricavano leggendo attentamente, perché non sono specificatamente indicate nel testo. S egna con una X solo le affermazioni vere.

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I l protagonista è allergico alla carta. Il protagonista si inventa un’allergia alla lettura. L’allergia alla lettura è una scusa per non leggere. Il medico dice seriamente che il bambino è affetto da allergia alla lettura. o

Racconto fantastic

RAFFREDDORE DA LIBRO Lettura? Ho sentito nell’aria la parola lettura?! Per carità, io sono allergico alla lettura. Quando ero piccolo non si manifestava… certo, non sapevo leggere! I miei libri erano i miei genitori. Il dramma è stato quando sono andato a scuola… Cominciavo a starnutire appena avevo un libro in mano. – È allergico alla carta! – dissero i miei genitori e il maestro. Così decisero di portarmi dal dottore. Il dottore mi diede un paio di binocoli e mi fece sedere a cinque metri da un grosso libro. – Se è allergico alla carta, a questa distanza non dovrebbe avere nessuna reazione. Ma appena vidi quell’insieme di parole stampate, cominciai a starnutire a raffica. – È allergico alla lettura. La medicina non lo può guarire. Ma perché, dico io, bisogna leggere? Capisco che si debba mangiare e dormire, se no si muore, ma si vive benissimo anche senza libri. E poi non sono il solo a pensarla così. Ho scoperto che esiste l’associazione “Il libro fa male”, formata da persone che sono nella mia condizione. C’è chi si è rotto una gamba, cadendo in un tombino aperto mentre leggeva; chi si è tagliato le dita con la carta e c’è chi, come me, ha il “raffreddore da libro”. L’altro giorno ho partecipato a una manifestazione, marciando per le vie della città e gridando: – Con un libro attorno chiami il medico ogni giorno! Ora passerò tra voi, per raccogliere nell’associazione tutti gli allergici alla lettura. Vedo molte mani alzate. Bene! Marina Savoia - Giorgio Scaramuzzino, Tutti giù dal palco, Salani


Anche solo una paginetta a volte è tanto!

UNA PAGINETTA AL GIORNO Quando ero piccolo piccolo i miei genitori mi leggevano una storia ogni sera, prima di andare a letto. Mi piaceva ascoltarli anche se, spesso, mi addormentavo prima della fine del racconto e sognavo il finale che mi piaceva di più. Qualche volta, poi, il finale vero me lo facevo raccontare da mia sorella Lara, il mattino successivo. Lei è più grande di me e sa tutte le storie de Il grande libro delle fiabe a memoria. Poi, qualcosa è cambiato. 1. Mia sorella non vuole più parlare di fiabe neanche per sbaglio. – È da poppanti – dice, storcendo il naso come davanti a due calzini puzzolenti. 2. Io ho imparato a leggere. Così, adesso i miei genitori pretendono che mi legga la storia da solo. – Per esercitarti un po’ nella lettura – dicono. – Ma io mi annoio! Preferisco giocare con il tablet – protesto. – Ci hai già giocato abbastanza, per oggi – ripetono ogni volta. – Facciamo così: tu leggi l’inizio della storia e noi leggiamo la fine. – Non potete leggermi direttamente la fine? – propongo. – Ascolta, Niccolò – concludono ogni volta, – è solo una paginetta! Ecco un’altra cosa che è cambiata. Vogliono sempre che li stia ad ascoltare. Anche se loro, invece, non mi ascoltano mai: tutte le sere dichiaro che non ho voglia di leggere quella paginetta e tutte le sere mi ritrovo sul divano del salotto con un libro in mano mentre gli altri si divertono con computer, TV e tablet. Perfino il mio gatto è più libero di me! Giotto se ne sta davanti al televisore della cucina a guardare la pubblicità della pappa per gatti e a leccarsi i baffi. Basta! Questa storia deve finire.

SIGNIFICATO DEL TESTO

Idea principale

L’idea principale di un testo è l’idea che viene sviluppata nel racconto. L’idea principale di questo testo è un bambino che: non ama le storie. non ama leggere le storie. Inferenze

Le inferenze sono informazioni che puoi ricavare riflettendo su ciò che il racconto vuole dire e collegando le parti del testo. Perché i genitori vogliono che il bambino legga? C ’è una frase, pronunciata dai genitori, che ti può aiutare a trovare la risposta. P erché impari a leggere bene. P erché si appassioni alla lettura.

Miriam Dubini, C’è un lupo nel tablet!, Mondadori

Testo realistico

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A volte i bambini e le bambine non amano i libri ma, se trovano qualcuno che li/le aiuta, scoprono il piacere della lettura.

RIASSUNTO

Trama

Perché la sequenza evidenziata con una parentesi non ser ve a capire la trama del racconto? Perché p erché è una descrizione e una riflessione del bambino. p erché è un fatto avvenuto molto tempo prima. CONTENUTO E FORMA DEL TESTO

Scopo

Q ual è lo scopo di questo testo? Far odiare la lettura ai bambini. Far amare la lettura ai bambini. Insegnare a leggere ai bambini.

LEGGERE BENE

“Inciampare nelle parole” vuol dire avere incertezza nella lettura delle parole. L eggi a voce alta il testo e sottolinea le parole in cui sei “inciampato”.

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IO NON HO IL VIRUS DELLA LETTURA Giulio aveva un problema serio: odiava leggere. Era capace, e anche bravo, nel senso che non inciampava nelle parole e le riconosceva tutte, ma sembrava che quelle dentro un libro non gli dicessero niente. Tutti i bambini della sua classe avevano preso una malattia abbastanza rara, ma molto contagiosa, che è il virus della lettura, e non facevano che leggere e scambiarsi libri e chiacchierare di libri: e lui era isolato, solitario, tagliato fuori. Le copertine erano belle, i titoli strillavano avventure ed emozioni, ma non c’era niente che lo catturasse sul serio. La sua mamma decise di intervenire e disse una cosa semplice e saggia, come sanno fare solo le mamme: – Perché non vai in biblioteca? Giulio c’era già stato, con la sua classe e le maestre, e gli erano piaciuti l’odore di carta, il silenzio e il resto. Però, andarci da solo… – Ma che cosa farò? – disse. – Ci sono troppi libri e io mi vergogno, perché non so quello che voglio. – Hai ragione, una biblioteca è come un labirinto. Ma dentro ogni labirinto c’è una strada. Vai tranquillo, vedrai che un modo lo troverai – gli disse la mamma.


ivica Educazione c I luoghi pubblici

La biblioteca è un luogo pubblico. “Pubblico” significa che appartiene alla collettività, cioè a tutti. In biblioteca i libri: s i comprano. s i prendono in prestito.

Giulio arrivò in biblioteca, salutò educatamente la bibliotecaria, che gli sorrise. Lui fece tutto il giro e, senza volerlo davvero, si ritrovò nel reparto Bambini Piccoli. Lo si capiva dalle misure di tavolini e seggioline, e dai colori forti oltre che dalla forma dei libri: alcuni erano più giocattoli, di stoffa, di gomma o spugna, sonori. Il bambino ne sfiorò uno a forma di papera che fece squeeek. E allora gli venne in mente di quando era piccolo e ne aveva uno identico, che teneva nella vasca e sfogliava quando faceva il bagno, la sera… il bagno tiepido, il profumo della schiuma e dello shampoo… Se lo guardò tutto, crogiolandosi in quel ricordo. Poi ne prese un altro e un altro ancora: ma quelli erano libri veri, niente papere o pesci, libri di carta grandi, con tante figure e poche parole. Le parole suonavano, e inventavano mondi, e si arrivava in fretta alla fine, e si poteva ricominciare, e cercare la storia nelle figure, e riscoprirla nelle frasi… Venne sera. Giulio aveva già letto dieci libri del reparto dei piccoli. E non si sentiva piccolo, no: invece si sentiva leggero, e contento. La bibliotecaria gli disse: – Stiamo per chiudere. – Torno domani – disse Giulio. – Torna sempre – disse la bibliotecaria. E andò proprio così. Beatrice Masini - Roberto Piumini - Adriana Paolini, Che rivoluzione! Da Gutenberg all’ebook: la storia dei libri a stampa, Carthusia

I libri che prendi in biblioteca: d iventano tuoi. r imangono di tutti. Perciò, come devi trattare i libri della biblioteca?

....................................................................................

SIGNIFICATO DEL TESTO

Significato delle parole

P er comprendere un testo devi comprendere bene anche il significato delle parole. Rispetto alle parole che non conosci puoi: • d edurre il significato dal contesto, cioè dall’insieme di parole tra le quali è inserito il termine sconosciuto e dal contenuto del testo; • c ercare il significato della parola sul dizionario cartaceo o online. “ Crogiolandosi” vuol dire: p rovando piacere. a gitandosi. a ddormentandosi. Testo realistico

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Se le biblioteche fossero come le pasticcerie… che indigestione di libri!

DOLCISSIMI LIBRI SIGNIFICATO DEL TESTO

Idea principale

L’idea principale di questo testo è che: i bambini leggono solo libri belli. la lettura è un’attività piacevole. p er invogliare i bambini a leggere occorrono idee originali.

Nel sud della Svizzera, c’è una biblioteca per bambini molto speciale, che viene chiamata Bibliocceria. Si tratta di una via di mezzo tra la biblioteca e la pasticceria. Negli scaffali della Bibliocceria ci sono libri con pagine di cioccolato, altri di marzapane, altri ancora di pasta sfoglia, tutti rilegati con chewing-gum. E ogni volume si può leggere come un normale libro di carta. All’interno le parole sono scritte con fili colorati di zucchero e le illustrazioni sono dipinte con pennellate di glassa e di crema, con gelatine alla fragola, al mirtillo e altri frutti di varie tinte. I bambini e le bambine che vanno in Bibliocceria per leggere questi strani libri si bagnano continuamente l’indice sulla punta della lingua prima di sfogliare ogni pagina, e poi se lo succhiano per bene alzando gli occhi deliziati al soffitto. Quando hanno terminato di leggere i dolcissimi libri della Bibliocceria, i bambini li riportano al bibliotecario, che li invita a fare un riassunto delle pagine appena sfogliate. Se superano la prova, dimostrando di aver letto con interesse il volume, avranno il permesso di divorare con la bocca il libro che hanno già divorato con gli occhi. Un pasticciere coltissimo, che sta nel retro della Bibliocceria, riceve allora l’incarico di preparare un nuovo libro uguale a quello appena scomparso nella pancia di un piccolo lettore. Qualche giorno fa una bambina stava leggendo Il Principe felice su pagine di cioccolato. La piccola era così commossa che non è riuscita a terminare il volume e se lo è mangiato tra le lacrime, senza il permesso del bibliotecario. Ambrogio Borsani, Storie bruciate, Editrice Bibliografica

RIF LESSIONE sulla LINGUA

“ Colto” è una parola con due significati. Spiega il suo significato nelle seguenti espressioni. “ Un uomo colto” è una persona che ....................................... ..........................................................................................................................................................

“ Ho colto una rosa” vuol dire che

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o

Racconto fantastic


UNA STRANA BIBLIOTECA La signorina Charlotte, la nuova bibliotecaria, aveva trasferito la biblioteca nella soffitta del municipio. Per prima cosa i libri non erano più in fila sugli scaffali. Erano sparsi per tutta la stanza, in alte pile oppure alla rinfusa, in ogni angolo di quell’enorme soffitta piena di nascondigli. La signorina Charlotte non aveva archiviato i libri per argomento o in ordine alfabetico, come fanno i bibliotecari. Li aveva riuniti per colore, i rossi da una parte, i verdi dall’altra. Léo, cercando L’enigma delle gomme da masticare, fece una strana scoperta. In un angolo defilato in fondo alla soffitta era stato sistemato un letto molto stretto e molto lungo. Sotto il letto c’era una grande scatola, dove dormivano sette grossi ragni pelosi avvolti nelle loro ragnatele. Spostandosi un po’ più in là, Léo inciampò in una ciotola di piccoli semi e sorprese un topo che correva verso la sua tana scavata nel muro. Charlotte non aveva mandato via i ragni e i topi, ma aveva trovato una casa per loro. – Che strana biblioteca… – esclamò il ragazzino. Improvvisamente, un ragazzo gridò: – La bibliotecaria è morta! Era perfettamente immobile. Alcuni ragazzi la scuotevano, altri le pizzicavano il naso. – Non è morta – disse Léo. – Lei è… è stata… aspirata. Léo spiegò allora agli altri la straordinaria scoperta che aveva fatto qualche giorno prima. – Quando legge una storia veramente appassionante, la signorina Charlotte si tuffa a capofitto. Il suo corpo rimane qui, ma la sua mente viaggia altrove. Per riportarla alla realtà, bisogna leggere il seguito della storia ad alta voce – disse concludendo il suo discorso.

Se la biblioteca è speciale, si può anche essere “assorbiti” da un libro.

RIASSUNTO

Trama

M etti in ordine cronologico i fatti per ricostruire la trama, numerandoli.

L éo esplora la biblioteca.

L éo spiega che la bibliotecaria è stata “aspirata” da un libro.

L a bibliotecaria sembra morta.

L a bibliotecaria ha organizzato la biblioteca in modo originale.

Dominique Demers, Una bibliotecaria tutta matta, Einaudi Ragazzi

Testo realistico

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IO I LIBRI LI SCRIVERÒ Ognuno può diventare scrittore o scrittrice, perché tutti hanno qualcosa da raccontare.

CONTENUTO E FORMA DEL TESTO

Espressioni gergali

Le espressioni gergali sono un linguaggio particolare usato da un gruppo di persone, per esempio i ragazzi. Trova una parola per sostituire le seguenti espressioni gergali. Propinare: ………….................................................……….. Un tipo: …………….........................................................…….. Proprio tosto: ............................................................…. SIGNIFICATO DEL TESTO

Ordine dei fatti

L’ordine dei fatti è la sequenza temporale e/o logica degli avvenimenti. L’autore, per narrare, può usare differenti strutture: • l a fabula, che espone i fatti in ordine logico e cronologico; • l ’intreccio, che espone i fatti non in ordine cronologico, ma utilizzando il flashback (racconto di qualcosa che è avvenuto in precedenza) e l’a nticipazione (accenno a qualcosa che accadrà in seguito). Q uesto testo segue la fabula o l’intreccio? ……………...........................................................…. N el testo, segna con una parentesi il flashback.

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Testo realistico

Oggi ho deciso: da grande farò la scrittrice. Fino all’altro giorno non sapevo se volevo diventare chirurga, astronauta o attrice di cinema. A dire il vero non avevo idea di che cosa scegliere, fino a quando non ci hanno propinato a scuola l’incontro con l’Autore. Ogni anno si ripete la stessa storia, i prof scelgono dei libri che piacciono a loro e poi ce li fanno leggere. Alla fine viene a scuola quello (o quella) che li ha scritti. Questa volta c’era un tipo molto simpatico, proprio tosto. E poi i suoi libri mi erano piaciuti, così l’incontro è stato divertente. Fra le tante cose che ha detto, una mi è rimasta impressa; a Giorgio, che gli chiedeva come fare per diventare scrittore, ha risposto: – Comincia a scrivere di cose che conosci: magari un diario, dei ricordi o un’avventura… A me si è accesa subito una lampadina: io ne ho di cose da raccontare! Ecco perché oggi ho spiegato il mio progetto a mio fratello, che ha scosso la testa e poi ha sentenziato: – Almeno ora sciuperai solo qualche foglio. Sempre molto incoraggiante, lui! Eccomi pronta a iniziare la mia carriera di scrittrice. – Oggi comincio il mio libro – ho annunciato poi al mio amico Baccio. – Ma come, non scrivi al computer? – ha detto lui con aria disgustata, dando un’occhiata ai miei fogli. – Che razza di scrittrice sei? Volevo replicare, ma in cuor mio gli ho dato ragione. Ho finto di continuare a scribacchiare e poi, quando se n’è andato, mi sono messa davanti al computer. Il momento è solenne, digito la prima frase: C’era una volta… Vanna Cercenà, Camping Blu, Einaudi Ragazzi


I libri e i poeti SIGNIFICATO DEL TESTO

RIMA DEI LIBRAI SCATENATI Un chilo di libri. Quant’è? Da noi non si vendono a chilo. E allora come li vendete? I libri si vendono a filo. A filo di seta dei libri più amati, a filo di spada dei libri più ardenti. Perché qui da noi, dai Librai Scatenati ci sono lettori, non solo clienti.

Inferenze

C he cosa vuol dire che nel negozio dei Librai Scatenati “ci sono lettori, non solo clienti”? N ella poesia “Adesso che so leggere” il fratello piccolo non ha letto una storia, l’ha inventata. Perché? Che cosa voleva dimostrare?

Bruno Tognolini, Rime raminghe, Salani

ADESSO CHE SO LEGGERE Adesso che so leggere le parole scritte leggo a mio fratello le storie che non sa. Basta, non ne ho voglia gli ho detto ieri sera. Arrangiati da solo! E lui che non sa leggere col libro a gambe in su mi ha letto serio serio una storia che non c’è. Giusi Quarenghi, E sulle case il cielo, Topipittori

Testo poetico

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L invenzione della stampa ha permesso a molti di leggere.

LA STORIA DELLA STAMPA Una vera rivoluzione Da quando è stata inventata la stampa, i libri sono diventati importantissimi nella vita di grandi e piccoli. Che rivoluzione!

L’invenzione di Johann Il tedesco Johann Gensfleisch, detto Gutenberg, inventò i caratteri mobili. Questi erano dei parallelepipedi metallici che alla sommità portavano una lettera, e per ogni lettera c’erano tante versioni: maiuscole, minuscole, accentate. Ogni carattere poteva essere usato per mille parole diverse. I caratteri venivano conservati in contenitori di legno divisi in scomparti. Per comporre il testo, copiato da un manoscritto, si allineavano i caratteri in un compositoio di legno, detto “righello”, che aiutava ad allineare perfettamente tutte le righe per ottenere una colonna perfetta e formare, alla fine, una pagina metallica. Le pagine corrispondevano alle facciate del foglio davanti e dietro.

Come si stampavano i libri Per la stampa dei libri, Gutenberg modificò il torchio, una macchina che fino a poco prima era stata usata per pigiare l’uva. Il torchio era formato da una vite che, girando, faceva abbassare un peso su un piano mobile. Sul piano si metteva la forma di stampa e sulla parte che si sollevava si poneva il foglio. I caratteri venivano bagnati, poi, con un cuscinetto imbevuto d’inchiostro, il “tampone”. Non era un’operazione semplice. Spesso era necessario farla più volte. Nei primi esperimenti di stampa in un giorno si riusciva a stampare soltanto un foglio completo, davanti e dietro. Beatrice Masini - Roberto Piumini - Adriana Paolini, Che rivoluzione! Da Gutenberg all’ebook: la storia dei libri a stampa, Carthusia

CONTENUTO E FORMA DEL TESTO

SIGNIFICATO DEL TESTO

Scopo

Q ual è lo scopo di questo testo? Descrivere. Informare. Raccontare.

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Testo espositivo

Idea principale

C on una breve frase, scrivi l’idea principale di ogni paragrafo.

…………........................…………...............................................….…………...............................................…......................…. …………........................…………...............................................….…………...............................................…......................…. …………........................…………...............................................….…………...............................................…......................….


EDUCAZION

E CIVICA

IL LIBRO DIGITALE Ma vuoi mettere il piacere fisico di tenere in mano un libro, di sfogliarlo, di sentire il profumo dell’inchiostro da stampa, di apprezzarlo anche al tatto? E come la mettiamo con la comodità della lettura? Beh, la prima parte non ha molto a che fare con il libro, riguarda più le persone, le abitudini, i gusti. Anche i codici miniati erano molto belli, ma la stampa a caratteri mobili ha contribuito alla diffusione della cultura e nessuno di noi rimpiange quegli oggetti. E poi, chi l’ha detto che l’e-book debba per forza uccidere definitivamente il libro di carta? Chi parla del piacere fisico del libro, del profumo d’inchiostro da stampa e così via, pensa sempre a libri particolari, a una bella edizione, per le sue illustrazioni e per la carta su cui è stampato. Ma non ci sono solo loro: basta pensare ai vocabolari. Sfido chiunque a raccontarmi del piacere di tenerli in mano e di sfogliarli. Eppure sono estremamente utili, e sono libri! Perché non averli su un e-book portatile, su un tablet o sul computer? Occupano molto meno spazio, sono più facilmente consultabili, possono essere aggiornati più spesso. Si possono trovare soluzioni che combinano “il meglio dei due mondi”: il libro di carta e il libro digitale. Virginio B. Sala, E-book, Apogeo

Libri, cibo per la mente L’uomo si è evoluto nel tempo perché ha sempre cercato di conoscere ed esplorare la realtà che lo circondava. La trasmissione di questi saperi è avvenuta soprattutto attraverso i libri. Capisci, dunque, come sono importanti le librerie e le biblioteche?

Tu dove puoi trovare una biblioteca? N el mio quartiere o nel mio Comune. Nella mia scuola. Nella mia classe.

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Che passione le avventure del nostro personaggio preferito! E se non c'è più?

SENZA HARRY? CHE PROBLEMA! Era una bambina innamorata persa di Harry Potter e quando venne a sapere che la sua autrice, J.K. Rowling, che tradotta sarebbe poi Giovanna Caterina Rolinga, si era stancata e voleva chiudere la serie, si arrabbiò molto. Prese carta e penna, anzi computer ed e-mail, e scrisse:

CONTENUTO E FORMA DEL TESTO

Tipologia testuale

L’autrice utilizza due tipi di testo per scrivere questo racconto. Quali? ……………………….....……………………………………...............…… …………………………….…………………………………...............……

LIF E SKILLSi

d v ita co m p etenz e

Risolvere problemi Questa bambina è molto arrabbiata perché ama i libri di Harr y Potter e ha scoperto che J.K. Rowling, l’autrice della saga, non scriverà più le avventure del maghetto. Per lei questo è un problema! Ma la bambina non si perde d’animo e, pensa e ripensa, trova una soluzione. I problemi, magari non tutti, magari utilizzando differenti strategie, si possono risolvere!

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Testo realistico

Cara Giovanna Caterina, sono una fan di Harry Potter, come mia mamma, mio papà, mio fratello eccetera, anzi molto di più. Ti scrivo per porti una domanda: ma ti dà di volta il cervello? Prima ce ne fai innamorare e poi vuoi smettere? Non si fa così, pentiti e mettiti subito al lavoro. Pentiti e scrivi. Non dovevi iniziare una storia a puntate, se ti piaceva cambiare. Ormai devi andare avanti fino a duemila, tremila, come nelle telenovele. Aspetto una tua risposta urgente, grazie. Firmato: la bambina innamorata di Harry Potter più di te, che non lo ami più. Mentre aspettava la risposta, la bambina leggeva e rileggeva le sue pagine preferite. Intanto, aspetta e aspetta, ma di risposte da Giovanna Caterina zero. E un giorno al telegiornale dissero che basta, non sarebbero più usciti nuovi volumi. La bambina fissata con Harry Potter riprese carta e penna, anzi computer ed e-mail, e scrisse: Cara Giovanna Caterina, ti informo che le avventure di Harry Potter continueranno scritte da me con l’aiuto delle mie amiche. Poi ti manderemo una copia (anche se non lo meriteresti) perché, benché tu abbia deciso di abbandonarlo, è pur sempre tuo figlio. Firmato: una che vuole più bene a Harry di te. Perciò, se in futuro troverete in libreria una nuova storia di Harry Potter, controllate bene il nome dell’autrice… Mi sa che non sarà Giovanna Caterina Rolinga. Vivian Lamarque, La bambina bella e il bambino bullo, Einaudi Ragazzi

T


TEMATICHE Che cos’è un viaggio viaggio? È “andare da un’altra parte”! È spostarsi per le vacanze, per incontrare amici o amiche, per lavorare… Ma si può “andare da un’altra parte” anche con la fantasia e raggiungere luoghi immaginari… incredibili!

IL VIAGGIO

Didattica partecipata

In questo capitolo troverai testi poetici, poetici diari, e-mail diari e-mail, testi realistici realistici, racconti d’avventura, miti d’avventura miti, racconti fantasy e fantastici che parlano del VIAGGIO VIAGGIO.

U.A. 2


Il viaggio e i poeti

FARAI VIAGGI Farai viaggi bellissimi, in Paesi lontani, vedrai grandi paesaggi, usanze e tipi strani. Volerai sugli aerei, imparerai a guidare riderai delle onde, proverai il mal di mare. Viaggerai in prima classe e chiederai passaggi, dormirai alla stazione, progettando altri viaggi. Ma lasciati dire solo una cosa: il viaggio più bello ti porta a casa. Chicco Gallus, Filastrocche di benvenuto, Motta Junior

CIAO VIAGGIO Ciao viaggio, sei domani, ma a me batte già il cuore. Non è che abbia paura, solo mi batte il cuore. Come per cento sogni, mi batte forte il cuore. Ciao viaggio, ci vediamo fra diciassette ore. Roberto Piumini, Cento ciao, Einaudi Ragazzi

SIGNIFICATO DEL TESTO

Inferenze

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C he cosa vuole comunicare il poeta con questi versi? Vedrai grandi paesaggi, usanze e tipi strani: v isiterai Paesi in cui le abitudini di vita sono diverse dalle tue. v edrai paesaggi deserti abitati da persone che fanno cose stravaganti. R iderai delle onde, proverai il mal di mare: a volte i mezzi di trasporto che userai ti faranno star male. a vrai momenti di felicità e altri di difficoltà. Testo poetico

CONTENUTO E FORMA DEL TESTO

Struttura del testo

Da quante strofe è formata la poesia “Ciao viaggio?” .......................................... Da quanti versi?

............................................................

Q uale espediente utilizza il poeta per sottolineare le emozioni del bambino? .................................................................................


UN VIAGGIO INTERMINABILE Caro diario , come sai, ogni giorn o vado a scuol a con l’auto bus. Il viagg io non è lungo : due ferm ate. Oggi, però, la giorn ata è comin ciata in salita con lo sciop ero dei mezz i pubbl ici. Io non me ne ero ricord ata e così ho dovut o chied ere a mia madr e di accom pagna rmi.

Il viagg io mi è semb rato inter minab ile. Tra la sua vecch ia carre tta e la proce ssion e di altre tarta rughe in fila come noi, ce l’ho fatta ad arriva re tardi fin dal primo giorn o. Lo so che se fossi stata un po’ meno a poltr ire sotto le coper te le cose sareb bero potut e anda re diver same nte. Per quest o ero piutt osto nervo sa e mi senti vo la coda di paglia per non esser mi svegl iata prima ; ma non tutto era perdu to. A volte la fortu na ci può dare una mano . E quest a volta la mano della fortu na era una “man ona”. In class e, al posto del prof. di scien ze (prob abilm ente anche lui vittim a dello sciop ero) c’era quella pasta d’uom o del collab orato re scola stico Giuse ppe, per cui nient e terzo grado ! AA.VV., Le regole e l’immaginazione, Zanichelli

Anche un breve tragitto può trasformarsi in un viaggio.

CONTENUTO E FORMA DEL TESTO

Espressioni figurate

Le parole possono essere usate per il loro significato reale o in senso figurato. Usare una parola con un senso figurato vuol dire sostituire il significato reale con un altro più ampio, che riesce a farti immaginare (“figurare”) meglio una situazione. A lcune espressioni del testo sono usate in senso figurato. Segna con una X il significato reale. Vecchia carretta: automobile malandata. auto d’e poca. P rocessione di altre tartarughe: lenta fila di auto. a uto ferme a causa di un incidente. Coda di paglia: c onsapevolezza di essere nel torto. c onsapevolezza di avere ragione. Pasta d’uomo: uomo grasso e sciocco. uomo buono e gentile.

Diario

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La partenza per il viaggio può essere faticosa…

È BELLO PARTIRE… CONTENUTO E FORMA DEL TESTO

Da: Fabrizio A: Giulio, Sara Oggetto: la partenza Insomma, cari Giulio e Sara, siamo partiti. Io e mio padre siamo qui, all’aeroporto di Fiumicino, ad aspettare che chiamino il nostro volo. Adesso dovrei forse confessarvi che sono molto emozionato. Invece no, sono soprattutto stanco da morire: sveglia all’alba e chilometri e chilometri di macchina fino a Roma. Poi parcheggia, scarica, fai la fila al check-in dell’aeroporto, detector E ora aspetta, di nuovo una fila per passare il metal detector. sono qui, al gate 7 dei voli internazionali, ad aspettare l’aereo che ci porterà in Marocco. Mentre aspetto, ne approfitto per familiarizzare con questo aggeggio ultramoderno e wireless (come dire “senza fili”) di mio padre, capace di spedire e-mail via satellite da qualsiasi parte del mondo. In certi momenti sembra un telefono che sa fare anche il computer, in altri invece è sicuramente un computer capace di telefonare. Boh! Ecco, hanno chiamato il mio volo. Spengo il marchingegno. Ciao, a domani.

Struttura del testo

uesto è un testo misto, Q perché le informazioni sono date dal testo e dalle immagini. O sser va l’immagine e riconosci alcuni elementi che puoi trovare in un aeroporto: check-in, gate, wireless .

Stefano Bordiglioni, Il giro del mondo in 28 e-mail, Einaudi Ragazzi

C L I L C ollega ogni parola alla definizione corrispondente. Metal detector E-mail Wireless Check-in Gate

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E-mail

Controllo dei documenti prima della partenza. Apparecchiatura che ser ve per rilevare armi e oggetti metallici. Luogo attraverso il quale si accede all’aereo. Comunicazione tra computer, senza l’uso dei cavi. Posta elettronica.


… m a quante cose si conoscono viaggiando!

… È BELLO TORNARE! Da: Fabrizio A: Sara, Giulio Oggetto: casa Ciao ragazzi. Questa che vi scrivo è l’ultima e-mail. Perché sono tornato a casa. Del lungo viaggio di ritorno non vale la pena che vi parli: più di 20 ore di aereo. Una noia! Non tutto, veramente. Il tratto dalla Laguna blu alla capitale Rangiroa è stato effettivamente abbastanza avventuroso: c’era il mare mosso e il motoscafo ballava in maniera inquietante. Comunque, alla fine è andato tutto bene e siamo tornati a casa sani e salvi. Che cosa vi posso dire ancora? Che sono stato contento di tornare, che ero un po’ stufo di sole, mare, palme e pesci. Quello che non vi ho detto, anche perché fino a oggi non l’avevo capito neanch’io, è che il mondo è incredibilmente vario e interessante, però anche, tutto sommato, abbastanza simile dappertutto. Certo, in Marocco c’è il deserto, in Guatemala la foresta tropicale e in Polinesia il mare splendido. Però, a parte questi importanti dettagli, dappertutto ho trovato case, negozi, mercati, scuole e bambini che le frequentavano. Dappertutto c’è gente che lavora, che va in vacanza, che legge libri o guarda la televisione. Questo lungo viaggio è stato bellissimo e mi ha insegnato un sacco di cose. Ho imparato, per esempio, che una delle cose belle di un viaggio è che poi torni a casa. Infatti, così come sono stato contento di partire, sono contento di essere tornato: mi sento come un marinaio rientrato in porto dopo una lunga navigazione. Non vedo l’ora di entrare in classe, domani, e di incontrarvi, amici miei. Stefano Bordiglioni, Il giro del mondo in 28 e-mail, Einaudi Ragazzi

RIASSUNTO

Trama

Il protagonista ha compiuto con il papà un lunghissimo viaggio in tante parti del mondo. Q ual è l’ordine della sua narrazione? Metti in ordine, numerando.

onsiderazioni alla fine C del suo viaggio.

Ricordo dei luoghi visitati.

Viaggio di ritorno.

LA MIA

REALTÀ Immagina di scrivere una e-mail ai tuoi amici o alle tue amiche per comunicare loro che farai un viaggio intorno al mondo con i tuoi cari o con chi vuoi tu. Esprimi i tuoi desideri e le tue emozioni. E-mail

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Il viaggio è anche emozioni e sensazioni. In aereo e...

PARTENZA IN AEREO… INDIVIDUARE INFORMAZIONI

Informazioni esplicite

1 Su quale mezzo di trasporto viaggiano i personaggi del racconto? 2 D ove sono diretti? 3 D ove atterrano per la prima tappa? 4 Da dove sono partiti? 5 Q uale oceano attraversano in volo? 6 Q uale sensazione provoca l’accelerazione dell’aereo? 7 Q uali azioni compiono i ragazzi mentre sono sull’aereo? Elencane almeno tre.

Fu solo nel momento in cui l’aereo prese quota che Jessup iniziò a realizzare quello che stava davvero succedendo. Per l’accelerazione sentì il corpo schiacciarsi contro il sedile. Poi provò una specie di fastidio all’orecchio per via dell’altitudine. – Deglutisci – gli disse suo padre. Sbirciò dal finestrino attraverso lo spazio tra i sedili mentre l’aereo decollava. Emily aveva il viso schiacciato contro il finestrino. – Stiamo andando in Scozia! – Lo so – rispose Jessup. Più tardi, ore dopo, a dodicimila metri sopra l’Oceano Atlantico, Emily prese il posto di Robert, così che i ragazzi potessero sedere vicini. Spiò fuori dal finestrino, oltre Jessup, e bisbigliò: – Guarda! Sembrano montagne… Jessup osservò per un attimo quel mondo sconfinato di nuvole, che brillava nella luce del tramonto e capì che anche Emily era emozionatissima. La meraviglia durò a lungo, alimentata dalla cena, della quale gustarono ogni briciola; dal film che, pur avendo già visto, li fece ridere a lungo; dal sonno interrotto da una hostess che offriva la colazione molto prima di quanto avessero desiderato. Mangiarono e bevvero ugualmente e poco dopo si ritrovarono a osservare lo strato di nuvole sottostanti. Dopo di che, l’unico panorama fu la nebbia. Erano finiti in un mondo grigio e umido. Una pioggerellina cadeva quando arrivarono all’aeroporto di Londra. Rimasero in coda con centinaia di altri canadesi e americani per mostrare il passaporto al banco immigrazione. Alla fine, un funzionario con i capelli color carota e le lentiggini li fece avvicinare. Timbrò i passaporti e fece cenno di proseguire. Susan Cooper, Il dispettosangolo, Piemme Junior

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Testo realistico


…  i n treno!

... ARRIVO IN TRENO! Stiparono di valigie una macchina presa a nolo e guidarono fino a un alberghetto di Londra, dove trascorsero la notte. Cercarono di limitare la visita alle cose più interessanti di quella città vecchia e grigia, ma tutti loro sapevano che quella era solo una tappa e che la loro avventura sarebbe iniziata davvero solo in Scozia. Per questo nessuno sembrò dispiaciuto quando, nel pomeriggio, la macchina fu riempita nuovamente di bagagli per recarsi in stazione. Emily e Jessup trascorsero la loro seconda notte inglese in uno scompartimento che trovarono incantevole: una cuccetta piccola e traballante con una porta, un finestrino, un tavolino pieghevole che nascondeva un minuscolo lavandino con acqua calda e fredda e due lettini con lenzuola, coperte e cuscini. Tirarono a sorte per decidere chi avrebbe dormito in alto. Vinse Jessup. A Emily non importava: da sotto era più facile osservare il panorama. Si addormentò quasi subito, cullata dal ritmo del treno. Provava una meravigliosa sensazione di distacco; il treno la trascinava a tutta velocità in posti nuovi, in un Paese straniero. Sognò di essere un uccello che volava sopra città e montagne. Nel sogno riusciva a vedere il treno che si muoveva sotto di lei, come un lento serpente. Si svegliò e si ritrovò a sorridere. Fuori dal finestrino il mondo era completamente cambiato. Il treno ora li stava trasportando attraverso scure colline. Emily vide sorgere il sole: come per magia il colore inondò la terra, mettendo in mostra colline porpora e campi verdi contro un cielo blu. Voleva svegliare Jessup per dirglielo, ma fu di nuovo colta dalla sonnolenza. Nel momento in cui i suoi occhi si chiusero, udì la musica. Era una melodia lontana proveniente da una cornamusa scozzese, struggente e bellissima.

SIGNIFICATO DEL TESTO

Significato delle parole

“ Struggente“ vuol dire: che commuove. che diverte. che distrugge. CONTENUTO E FORMA DEL TESTO

Struttura del testo

Segna con parentesi colorate: l’introduzione;

lo svolgimento;

la conclusione.

Susan Cooper, Il dispettosangolo, Piemme Junior

Testo realistico

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Qual è il sogno di ogni viaggiatore? Il giro del mondo!

UN VIAGGIO PER SCOMMESSA

SIGNIFICATO DEL TESTO

Inferenze

L eggendo la prima parte del testo, oltre a sapere che Phileas Fogg è ricco, non è avaro e non è spendaccione, puoi capire altri aspetti del suo carattere. S ottolinea nel testo le parti che ti fanno capire che Fogg è un tipo: preciso e pignolo; sicuro di sé; organizzato e in grado di pianificare un viaggio.

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Phileas Fogg, gentiluomo piuttosto misterioso, abitava al numero 7 di Savile Row, a Londra. Di lui si sapeva soprattutto chi non era, che cosa non faceva. Si sapeva che era ricco, né avaro né spendaccione, e socio onoratissimo del Reform Club. Viaggiava? Se non viaggiava per il mondo, certo lo faceva sul mappamondo: spesso correggeva con validi argomenti i discorsi che al club si tenevano sulle rotte di mare, gli itinerari, i viaggi e i viaggiatori dispersi nel vasto mondo. Da anni non lasciava Londra. Viveva da solo nella casa di Savile Row, dove nessuno era mai entrato, se non il cameriere al suo servizio. Era un giovanotto francese: si chiamava Jean Passepartout. Phileas Fogg pranzava e cenava sempre al club, e rientrava puntualmente a mezzanotte. Quel giorno, giunto al club (dopo aver messo cinquecentosettantacinque volte il piede destro davanti al sinistro e cinquecentosettantasei volte il sinistro davanti al destro) Fogg pranzò. Trascorse il pomeriggio leggendo e alle 17 precise entrò nel salone, dove cinque soci commentavano un fatto accaduto qualche giorno prima: un pacco di cinquantacinquemila sterline in banconote rubato alla Banca d’Inghilterra. I migliori agenti e investigatori del Regno erano partiti per i principali porti e stazioni ferroviarie del mondo. Il premio per la cattura del ladro era di duemila sterline. La fuga del malvivente, osservavano quelli del club, era certo stata rapida, dati i progressi dei collegamenti terrestri e navali. Si facevano ipotesi su quale luogo del mondo, e in quanto tempo, il ladro avrebbe potuto raggiungere.


Fogg mostrò un articolo pubblicato il giorno prima dal quotidiano Morning Chronicle, e dichiarò: – Qui è dimostrato, signori, che con una accurata condotta di viaggio si può fare il giro del mondo in ottanta giorni. I soci del Reform Club erano scettici. Qualcuno rise di quanto Fogg sosteneva. Fogg allora disse: – Compirò io stesso il viaggio, scommettendo ventimila sterline sul mio successo, mentre le spese saranno a carico vostro. Partirò questa sera e tornerò entro le 8 e 45 della sera di sabato 21 dicembre. Se non riuscirò, dividerete fra voi le ventimila sterline. I soci, divertiti e persuasi di una loro facile vittoria, accettarono la scommessa: ciascuno, oltre a sostenere le spese del viaggio, avrebbe messo a disposizione quattromila sterline, da dare a Fogg se fosse riuscito nell’impresa. Tornato a casa il gentiluomo ordinò a Passepartout di preparare due sacche, ciascuna con due camicie, tre paia di calze, un impermeabile e una coperta da viaggio. Quando tutto fu pronto, affidò al domestico una borsa. – Ne abbia riguardo – gli disse. – Contiene ventimila sterline. Alla stazione di Charing Cross acquistò due biglietti di prima classe per Parigi, da dove avrebbe proseguito in treno verso l’Italia, per percorrerne quasi tutta la lunghezza e imbarcarsi a Brindisi verso l’Africa Settentrionale. Salutando dal finestrino i cinque amici, assicurò: – Al mio ritorno, signori, potrete verificare l’itinerario dai visti sul mio passaporto. Nei giorni seguenti, a Londra, molti parlavano della sua impresa e commentavano: – Fogg è partito per un viaggio insensato! Jules Verne, raccontato da Roberto Piumini, Il giro del mondo in 80 giorni, Edizioni EL

LA MIA

REALTÀ S e tu dici di aver fatto un viaggio, ma i tuoi amici e le tue amiche non ti credono, come puoi dimostrare ciò che affermi? Fai un elenco. . ........................................................................................... ............................................................................................

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RIASSUNTO

Sequenze

S egna con una la sequenza descrittiva che fa capire quali sono le abitudini e il carattere di Phileas Fogg. S egna con delle le tre sequenze dialogiche. Racconto d’avve

ntura

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Il viaggio avventuroso di un “mito” del passato.

LEGGERE BENE

B àlia e balìa sono parole formate dalle stesse lettere, ma hanno diverso accento tonico e diverso significato. L eggi correttamente le due parole e, sul quaderno, scrivi una frase per ognuna di esse.

IL VIAGGIO DI UN MITO DEL PASSATO – Quando salpai da Troia insieme ai miei compagni – prese a raccontare Ulisse, – il vento era favorevole; le nostre navi filavano lisce verso nord-ovest, tanto che in breve tempo giungemmo in una terra abitata da gente feroce, il popolo dei Ciconi. La cosa più sensata da fare sarebbe stata ripartire, ma i miei compagni non vollero saperne e passarono la notte sul litorale rimpinzandosi di cibo e vino. All’alba, mentre sostavamo sulla riva e tutto intorno c’era una fitta nebbia, i Ciconi ci assalirono scagliandoci una pioggia di dardi e non ci rimase che metterci in salvo sulle navi e ripartire. Navigavamo da tre giorni, quando un vento maligno ci spinse lontano dalla costa e per nove giorni le nostre navi rimasero in balìa dei venti, trascinate su e giù per il mare. Era impossibile sapere dove fossimo, avevo perduto ogni punto di riferimento. Le navi fendevano la cupa massa d’acqua senza seguire una rotta precisa, finché ci trovammo, dopo giorni e giorni, all’isola dei Ciclopi. Questi esseri, che non oso chiamare uomini tanto sono selvaggi e violenti, vivono come bestie in una terra dove tutto cresce spontaneamente: alberi da frutto, ulivi, grano, viti… Non sanno costruire barche né case, ma abitano nelle grotte naturali. Vicinissimo all’isola dei Ciclopi, ce n’è un’altra più piccola e piatta, fitta di selve e piena di capre selvatiche. Approdammo lì, in un’insenatura, di notte. Marina Amoia, Invito alla lettura, De Agostini

CONTENUTO E FORMA DEL TESTO

SIGNIFICATO DEL TESTO

Struttura del testo

Idea principale

L’idea principale di questo testo è: u n episodio accaduto durante il viaggio intrapreso dal personaggio mitico Ulisse. il desiderio di Ulisse di tornare a casa.

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Mito

S egna con parentesi colorate:

l’introduzione;

la conclusione.


Anche l'avventura di un “mito” moderno inizia con un viaggio.

IL VIAGGIO DI UN MITO DEL PRESENTE Il mattino della partenza, Harry si svegliò alle cinque. Raggiunsero King’s Cross alle dieci e mezzo. Harry era nel bel mezzo della stazione ferroviaria con un baule che a stento riusciva a sollevare, le tasche piene di soldi dei maghi e una grossa civetta. Proprio in quel momento, dietro di lui passò un gruppetto di persone e lui colse un brandello della loro conversazione. – … Pieno zeppo di babbani, figurarsi… Harry si voltò di scatto. A parlare era stata una signora grassottella, che si rivolgeva a quattro ragazzi dai capelli rosso fiamma. Ciascuno spingeva un baule come quello di Harry… e aveva anche una civetta. – Allora, binario numero…? – chiese la donna, che era la madre dei ragazzi. – Nove e tre quarti! – disse con vocina stridula una ragazzina, anch’essa con i capelli rossi, che dava la mano alla madre. Il maggiore si avviò verso i binari nove e dieci. Harry cominciò a camminare in quella direzione. Una locomotiva a vapore scarlatta era ferma lungo un binario gremito di gente. Un cartello alla testa del treno diceva: Espresso per Hogwarts, ore 11. Harry si guardò indietro e vide un’insegna con scritto Binario Nove e Tre Quarti. Dopo un po’ si udì un fischio, il treno si mosse. Avevano corso lungo pascoli pieni di mucche e pecore. Una voce risuonò per tutto il treno: – Tra cinque minuti arriveremo a Hogwarts. Siete pregati di lasciare il bagaglio sul treno. J. K. Rowling, Harry Potter e la pietra filosofale, Salani

RIASSUNTO

Trama

S egna con parentesi colorate le sequenze della trama.

H arr y va alla stazione.

H arr y incontra persone che partono per Hogwarts.

H arr y sta arrivando a Hogwarts. INDIVIDUARE INFORMAZIONI

Informazioni esplicite e implicite

Segna V (vero) o F (falso). H arr y non è un babbano. K ing’s Cross è una stazione. Il treno parte alle 9 e tre quarti. Il treno parte dal binario 11. I maghi usano monete particolari. D a King’s Cross a Hogwarts il treno impiega 5 minuti.

V F V F V F V F V F V F

Racconto fantas y

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Si può viaggiare anche attraverso la Terra!

UN VIAGGIO IN PROFONDITÀ SIGNIFICATO DEL TESTO

Relazione tra gli elementi del testo

Per comprendere un testo devi capire a chi o a che cosa si riferiscono le informazioni contenute in esso. 1 “ Eccolo, è quello!”: a che cosa sono riferite queste parole? 2 “… lo spinse nella voragine”. A che cosa si riferisce il pronome “lo”? 3 “ Con lo sguardo ne cercai il fondo.” A che cosa si riferisce il pronome “ne”? 4 “ Esultò lo zio”. Chi è lo zio?

Il professor Lidenbrock e suo nipote Axel, seguendo le indicazioni di una antica mappa, hanno intrapreso un viaggio per arrivare al centro della Terra. Il sole splendeva e potemmo così discendere nel cratere del vulcano Sneffels. Procedemmo fino al luogo dove si aprivano tre crateri minori. – Eccolo, è quello! Possiamo andare! – esultò lo zio. Io, con meno entusiasmo, mi sporsi verso la voragine. Con lo sguardo ne cercai il fondo. Quel pozzo sembrava senza fine. La vertigine mi travolse, spingendomi verso quell’oscurità. Nessun attacco di vertigine avrebbe potuto tuttavia fermare la spedizione del professor Lidenbrock, il quale fece un fagotto di tutti gli oggetti che avevamo con noi e lo spinse nella voragine con una pedata. – Ora che ci siamo alleggeriti, possiamo andare! Scendemmo per ore, facendo solo brevi pause. Mi stavo ormai convincendo che quel pozzo oscuro non avesse fondo, quando quasi mi ritrovai con i piedi sulla testa dello zio. – Siamo arrivati! – annunciò lui, mollando la corda. – Ma arrivati dove? – ebbi l’ardire di domandare. – In fondo a questo condotto perpendicolare, mio caro Axel. Da qui in poi comincerà la vera discesa. Guardai mio zio con tanto d’occhi: – Perché, fino a ora che cosa avremmo fatto?! – gli chiesi. Il professor Lidenbrock sorrise, sornione. – Secondo i miei calcoli, abbiamo percorso circa novecento metri dalla cima dello Sneffels. Il che significa che siamo ora a livello del mare. La nostra discesa sotto la crosta terrestre avrà dunque inizio solo domani, da qui – mi spiegò, indicando un cunicolo che digradava sulla destra. Alessandro Gatti, Viaggio al centro della Terra (da Jules Verne), Edizioni EL

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ura Racconto d’avvent


Si può viaggiare sorvolando la Terra con i palloncini.

UN VIAGGIO TRA LE NUVOLE – Come mai costa così poco? – domandai con sospetto all’impiegato dell’agenzia viaggi. – Beh, il prezzo è quello di venticinque anni fa. Non lo abbiamo aumentato per soddisfare clienti come lei. E poi… il viaggio a Piro Piro si effettua tramite palloni. Rimasi senza parole, ma tutto sommato l’idea era originale. Chissà come sarebbero stati invidiosi i miei amici quando glielo avrei raccontato. – Va bene – dissi con entusiasmo. – Andrò a Piro Piro in pallone! Il sabato successivo mi presentai puntualissimo all’addetto ai palloni. L’omone mi portò in cima a un grattacielo dove mi aspettava una sorpresa… anzi, una sorpresona! – Ma mi era stato detto che avrei viaggiato in pallone! – esclamai. – Con i palloni – precisò l’addetto. – Come vede sono là, già pronti per la partenza. Si figuri che ho passato l’intera notte a gonfiarli tutti al punto giusto. Legati a un anello, in un angolo del terrazzo, si vedevano parecchie centinaia di palloncini colorati. Ebbi un attimo di esitazione, ma senza rendermene conto mi ritrovai aggrappato ai palloncini. – Ma come farò a trovare la strada per Piro Piro? – domandai in preda al panico. – Non si preoccupi: vede questo stormo di piccioni viaggiatori? Bene, saranno loro a guidarla. Li legò ai miei palloncini e li liberò. – NON VOGLIO PIÙ PARTIRE! – urlai con quanto fiato avevo in corpo. Ma i piccioni continuarono a volare con vigore, trascinandomi con loro. Continuai a urlare per qualche minuto, stringendo così forte le palpebre da sentire dolore agli occhi. Infine decisi di riaprirli, un po’ alla volta però.

SIGNIFICATO DEL TESTO

Relazione tra gli elementi del testo

Il racconto inizia con una domanda. A che cosa si riferisce? L’addetto dice: “Non lo abbiamo aumentato”. A che cosa si riferisce il pronome “lo”? Il protagonista dice: “…quando glielo avrei raccontato“. A chi si riferisce “gli”? ………………………………………………………...............………

A che cosa si riferisce “lo”? ………………………………………………………...............………

Dino Ticli, Sette giorni a Piro Piro, Piemme

LEGGERE BENE

L eggi una prima volta il testo. Poi leggilo di nuovo a voce alta dando la giusta intonazione suggerita dalle parole evidenziate. Racconto fantas

tico

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Affrontare un viaggio da soli aiuta a “diventare grandi”.

SIGNIFICATO DEL TESTO

Significato delle parole

N el testo si legge che la bambina sta “facendo amicizia con la linea gialla”. Ciò significa che: l a bambina è l’unica passeggera. t utti i bambini del pullman sono antipatici. l a bambina vuole estraniarsi da tutto.

LIF E SKILLSi

d v ita co m p etenz e

Gestione delle emozioni Questa bambina sta partendo e tante emozioni si agitano dentro di lei: il dispiacere di lasciare i suoi genitori, la paura che durante la sua assenza i suoi genitori la dimentichino, la paura di non riuscire a costruire nuove amicizie… Sai come termina il libro? La bambina impara a gestire le sue emozioni! A volte le emozioni sembrano scoppiare dentro di noi e ci fanno stare molto male... ma anche molto bene!

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Testo realistico

UN NODO IN GOLA Sto partendo per il Centro estivo. Tutti i genitori sono già in piedi nella piazzola e io, allegra come Bambi appena il cacciatore ha ucciso la sua mamma, sono seduta sul pullman. Guardo papà e mamma che si sbracciano, fanno facce buffe per farmi ridere, mi parlano come se io potessi sentire le loro parole e invece non capiscono che è come se fossi dentro un acquario. Intanto l’autista gira la chiave e scalda il motore. Tutti i bambini si alzano in piedi, saltellano come scimmie in gabbia. Io, seduta nell’ultimo posto in fondo, guardo mia madre che fa finta di parlare a un telefono immaginario fatto con la mano, come per dire: “Stasera ti chiamo, ok?”. Accenno un sì con la testa e nel frattempo cerco di trattenere il nodo che ho in gola: stringe e tira e non mi fa respirare. Io guardo i miei genitori che si stringono e mi salutano con la mano fino a sparire nel nulla. Stringo il fazzoletto che ho nelle mani e mi guardo attorno. La cosa veramente super di stare seduti in fondo è che non ci sono altri bambini. Quindi per il momento non devo conoscere nessuno e nessuno deve conoscere me. E poi non è vero che non devo conoscere nessuno, sto già facendo amicizia con la linea gialla che c’è sull’asfalto dell’autostrada. La sto fissando da quasi dieci minuti. Ci facciamo compagnia, io e lei. Chissà dove sono mamma e papà adesso. Staranno tornando a casa, senza di me. Forse faranno una festa con i loro amici. Sarah Spinazzola, Manuale di sopravvivenza senza genitori, Marcos y Marcos


TEMATICHE GLI ANIMALI

La parola “animale” deriva dal latino “anima”. Gli animali animali, come le persone, soffrono, gioiscono, hanno paura… Gli scrittori sono bravissimi a farci immaginare animali che agiscono, pensano, hanno reazioni proprio come… gli esseri umani! Didattica partecipata

In questo capitolo troverai testi realistici, realistici regolativi, racconti fantastici, testi informativiespositivi, poetici espositivi poetici, racconti fantasy, diari e lettere che parlano di ANIMALI.

U.A. 3


Bisogna conoscere gli animali, ma, soprattutto, è necessario amarli.

FINALMENTE È ARRIVATO TITO Da che mi ricordo, ho sempre desiderato un cane. La mamma mi raccontava che era la prima parola che avevo pronunciato. Insomma, una specie di parola, metà: Ca. Diceva anche che andavo pazzo per i cani e quando per la strada ne vedevo uno, tendevo le mani come per prenderlo. Non avevo paura, solo voglia di toccare, conoscere, giocare. Avevo tanti pupazzi a forma di cane, praticamente non mi regalavano altro: erano tutti i miei preferiti e la sera li mettevo in fila sul cuscino. Ma io lo sapevo che erano finti, non è che ci parlassi. Io aspettavo. Aspettavo di essere grande abbastanza da avere un cane vero. E quando è arrivato Tito, ero pronto. Era lui che volevo. Proprio lui. Non so come sia questa cosa: di tutti i cani al mondo, di tutti i cani possibili, proprio lui. L’avrei riconosciuto ovunque. Quando l’ho visto la prima volta, nel recinto del canile, insieme ai suoi tre fratelli e alle sue due sorelle, minuscolo, confuso, il pelo arruffato, gli occhi grandi, tutto tremante di quel tremito da cucciolo, lui ha guardato proprio me. Davvero. Sul serio. Se anche avessi avuto qualche dubbio, basta. Finito. Era lui. Ho dovuto aspettare più di un mese prima di portarmelo a casa, era troppo piccolo per lasciare la mamma. Intanto gli ho preparato tutto: una cuccia morbida come un cuscino. Poi le ciotole per la pappa e per l’acqua, uguali. Un tappetino per poggiarcele, in modo da non fare disastri.

SIGNIFICATO DEL TESTO

Relazione tra le parti del testo

154

C ollega le frasi utilizzando i seguenti connettivi logici: perché, siccome, perciò, quindi. I parenti regalavano al bambino solo cagnolini di peluche ……...………........................................….......…... amava tanto i cani. T ito era troppo piccolo ……….....................................….......…....... hanno dovuto lasciarlo più di un mese al canile. Il cane doveva essere nutrito, ……...……….....................................….......….......………… il bambino ha preparato le ciotole per la pappa. … …...……….....................................….......….......………… di notte il cagnolino gemeva piano, il bambino lo ha preso in braccio.


SIGNIFICATO DEL TESTO

Inferenze

I giochini: una palla bianca e rossa e due dei miei vecchi cani di peluche, i più piccoli, perché non si spaventasse. C’era tutto. Mancava solo lui. Ho letto un sacco di cose. Sapevo tutto sui cani. E poi, quando siamo andati a prenderlo, ho dovuto disimparare tutto e mettermi ad ascoltare, ascoltarlo, guardarlo, osservarlo. Capire da lui che cosa dovevo fare, quando e come. La sera, la prima sera a casa, l’ho messo nella cuccia. Lui si è addormentato quasi subito, i cuccioli dormono molto. L’ho guardato a lungo prima di spegnere la luce e mettermi a dormire anch’io. Poi, nel cuore della notte, mi ha svegliato un piccolo verso, un gemito. Ho aperto gli occhi di colpo. Era sveglio anche lui e stava lì, tutto un po’ incerto; dalla gola gli scappava quel verso minuscolo. Come se piangesse, ma piano, per non disturbarmi. Sono scivolato giù dal letto e l’ho preso in braccio. Allora quasi mi stava dentro una mano. Mi ha leccato la mano. Quella lingua piccola come un sospiro. Ho sentito il cuore contro il mio palmo: batteva sottopelle, sembrava che volesse balzar fuori. Così veloce, così vivo. Ho deciso. Il libro diceva che i cani devono abituarsi fin da subito ai luoghi sì e ai luoghi no. Il letto del padrone è un luogo no. Noi l’abbiamo fatto diventare un luogo sì. Si è riaddormentato subito, stretto vicino a me, sotto la coperta, tiepido come le braci di un piccolo fuoco. Quella notte non ha pianto più. E da allora dorme sempre con me.

C he cosa intende dire il bambino quando afferma ciò che è scritto in colore nel testo? N on ser ve a niente informarsi sulle abitudini degli animali, perché comunque fanno quello che vogliono. Va bene informarsi sulle abitudini degli animali, ma bisogna conoscerli e adattare a loro le nostre conoscenze. ivica Educazione c Aiutiamo gli animali abbandonati

Nel 1981 è nata l’Organizzazione Internazionale Protezione Animali (OIPA). Il suo scopo principale è sensibilizzare le persone alla tutela e alla difesa dei diritti degli animali. Particolare attenzione viene data alla lotta al “randagismo”, con inviti a non abbandonare gli animali e a segnalare la loro presenza alle autorità competenti.

Beatrice Masini, Solo con un cane, Fanucci Editore

Testo realistico

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Talvolta gli animali ci mettono in situazioni difficili.

MISSIONE IMPOSSIBILE Che fare se per tua sfortuna devi dare una pillola a un gatto? Prendi il gatto e tienilo con il braccio sinistro, come se stessi tenendo un bebè. Metti l’indice e il pollice nei due lati della bocca del gatto per fargliela aprire, mettigli la pillola in bocca e lascia che ingoi la pillola.

Vai a raccogliere la pillola da terra e riprendi il gatto da dietro al divano. Incastralo nel tuo braccio sinistro e ripeti tutto da capo.

Vai a riacchiappare il gatto nella camera da letto e butta la pillola che è nel vaso.

Prendi una nuova pillola, riprendi il gatto. Forzalo ad aprire la bocca e spingi la pillola nella sua gola con l’indice.

Riprendi la pillola da dentro l’acquario e il gatto dall’armadio. Inginocchiati e tieni il gatto tra le tue ginocchia. Ignora i grugniti emessi dal gatto. Chiedi a qualcuno di tenere la testa del gatto, mentre tu gli apri la bocca.

Riprendi il gatto che sta attaccato alla tenda della stanza e vai a prendere un’altra pillola. Avvolgi il gatto in un asciugamano in modo che ne esca solo la testa. Sciogli la pillola in un po’ d’acqua e versa il liquido nella sua bocca.

Vai a riprenderti il gatto dal vicino. Prendi una nuova pillola. Apri la bocca del gatto. Lancia la pillola nella bocca del gatto con l’aiuto di un elastico.

Chiama i pompieri per riacchiappare il gatto sull’albero dall’altra parte della via. Micimiao.it

LETTURA CRITICA

Scrivi nei fumetti che cosa pensa il gatto mentre i suoi padroni cercano di fargli ingoiare una pillola e che cosa pensa la padrona.

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Testo regolativo

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Anche i nostri amici animali hanno il loro punto di vista.

RIASSUNTO

NON È COLPA MIA! Okay, okay. Impiccatemi, allora! L’ho ucciso, l’uccellino. Ma insomma, sono o non sono un gatto?! È o non è il mio mestiere aggirarmi furtivamente per il giardino dietro a dolci batuffoli pennuti che riescono a stento a volare da una siepe all’altra? E che cosa dovrei fare se uno di questi poveri svolazzanti fagottini di piume quasi mi si getta in bocca! Voglio dire, è praticamente atterrato sulle mie zampe. Poteva addirittura farmi male. Okay, okay, l’ho aiutato con un colpetto. – Oh, Ciro! Come hai potuto! – esclama Ellie tirando su con il naso, gli occhi rossi. Come ho potuto? Sono un gatto. Okay, okay. È vero. Potevo evitare di trascinarlo dentro e lasciarlo lì sul tappeto. Comunque mi sono proprio divertito a quel piccolo funerale. Non credo che gradissero molto la mia presenza, ma, dopotutto, il giardino è mio quanto loro. Anzi, a dire il vero, ci passo molto più tempo io. Sono l’unico della famiglia a sfruttarlo come si deve. E questo è il loro ringraziamento! Dovresti sentirli. – Mi piacerebbe proprio che la smettesse di scavare quelle buche fra gli anemoni. Non riesco a capire perché si accaniscano a tenere un gatto, se poi non fanno che lagnarsi. Tutti tranne Ellie. Era troppo occupata a singhiozzare su quell’uccellino. L’ha messo in una scatola sistemandoci la bambagia, ha scavato una piccola buca e poi ci siamo disposti tutti intorno, mentre lei pronunciava un discorsetto augurandogli buon viaggio. Anne Fine, Brutto gattaccio, Salani

Trama

M etti in ordine le sequenze per costruire la fabula, numerandole. Poi, cancella la sequenza che non è indispensabile.

I l gatto vede un uccellino che vola basso.

T utta la famiglia partecipa al funerale dell’uccellino.

el giardino il gatto Ciro N scava tra gli anemoni fioriti.

on una zampata Ciro C atterra l’uccellino, uccidendolo.

E llie piange perché Ciro ha ucciso l’uccellino.

I l gatto mette l’uccellino sul tappeto di casa. SIGNIFICATO DEL TESTO

Idea principale

Q ual è l’affermazione giusta? U n gatto si giustifica perché ha ucciso l’uccellino. U n gatto si vanta per aver ucciso un uccellino. I padroni accusano il gatto per aver ucciso un uccellino. Racconto fantas

tico

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Quante cose ci possono insegnare gli animali!

PENSANDO A UN RAGNO CONTENUTO E FORMA DEL TESTO

Tipologia testuale

D al titolo del testo potresti pensare che si tratti di un testo narrativo. Segna con delle X che cosa ti fa capire che si tratta di un testo informativo. Divisione in paragrafi. Presenza di dialoghi. Linguaggio oggettivo. INDIVIDUARE INFORMAZIONI

Informazioni esplicite

Q uesto testo è diviso in quattro: paragrafi, numerali. Poi, per ogni informazione, scrivi in quale paragrafo è contenuta.

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I ragni possono proteggere la natura.

I ragni sono insettivori.

Il filo della ragnatela è estremamente resistente.

Il ragno morde solo per necessità.

o-espositivo

Testo informativ

Mi morderà? Un ragno morde solo se si sente minacciato o per paralizzare e uccidere una preda. Non ti offendere, ma non sei abbastanza interessante per fargli sprecare il suo prezioso veleno: sei troppo grosso e non di suo gusto; inoltre, non gli piace il sangue umano (alle pulci sì!).

Non voglio trovarlo nel mio letto! I ragni non si mettono sotto le coperte, soprattutto se c’è qualcuno che si dimena! Preferiscono posti tranquilli dove possono catturare mosche, scarafaggi, zanzare e pulci. Senza ragni ne saremmo invasi. In un giardino di 10 m2 i ragni divorano 4 milioni di insetti l’anno! Pensa quante bombolette dovresti comperare per sostituire questo insetticida naturale, efficace e gratuito.

Può essere utile? In seguito a una grande inondazione che ha devastato il Pakistan alcuni anni fa, milioni di ragni si sono rifugiati sugli alberi, trasformandoli in enormi bozzoli. E – sorpresa! – nonostante l’acqua stagnante, c’erano molte meno zanzare e quindi meno persone colpite dalla malaria. Tutto grazie a queste zanzariere giganti!

Dovremmo andare a scuola di ragni! Lo affermano molti scienziati che stanno cercando di creare un materiale simile al filo tessuto dai ragni. Hanno scoperto che il filo fabbricato dai ragni è più resistente dell’acciaio o del kevlar, non tossico e riciclabile all’infinito. Delphine Grinberg, Ecoesploratori, Editoriale Scienza


Gli animali e i poeti CONTENUTO E FORMA DEL TESTO

FILASTROCCA LUPA Ululava l’ululupo sulla punta di un dirupo sulla punta di una duna ululava all’ululuna. Bruno Tognolini, Rima rimani, Nord-Sud

S crivi il titolo del testo poetico che contiene onomatopee.

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Perché l’autore utilizza l’o nomatopea?

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IL GATTO SI ACCOCCOLA Stanco di far la trottola il mio gatto si accoccola, si raccoglie, si arrotola, si unisce, si raggomitola, si chiude e s’appallottola, in una palla piccola, si stringe in una coccola. Roberto Piumini, Tutta una scivolanda, Einaudi Ragazzi

LETTURA CRITICA

Secondo te, i due testi riescono a rappresentare le caratteristiche del lupo e del gatto? Testo poetico

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Le storie di animali spesso ci offrono degli spunti per riflettere.

MEMORIA E RIBELLE Quando il tramonto cedette il passo all’oscurità, la lumaca decise di cercare un posto sicuro per passare la notte, una pietra liscia a cui attaccarsi per poi chiudersi subito dentro il guscio. La pietra si mosse e una voce che suonava stanca, molto stanca, disse: – Chi è che mi è salito sopra? La voce che veniva da sotto non la spaventava. – Sei una pietra che parla? – sussurrò. – Una pietra che parla? Se mi vedi così non importa, non è offensivo, ma tu chi sei? – Sono una lumaca. Mi sono attaccata per passare la notte. Posso? – Una lumaca… Sì, puoi restare, lumaca, tu e io ci assomigliamo. La lumaca fece varie altre domande che non ricevettero risposta e alla fine si addormentò fiduciosa. Si svegliò con la sensazione che la pietra si stesse muovendo. Lentamente, molto lentamente, la lumaca scese fino a raggiungere l’erba e allora scoprì che non aveva passato la notte attaccata a una pietra parlante, ma a un essere provvisto di un duro carapace, dal quale spuntavano quattro zampe molto robuste, un collo pieno di rughe, una bocca che non intimidiva e due occhi socchiusi che la osservavano attenti. – Sono una tartaruga – esclamò quell’essere. – E tu, dimmi, che cosa cerchi? La lumaca le spiegò che voleva conoscere i motivi della propria lentezza e anche avere un nome. E poi le spiegò che la sua domanda e il suo desiderio irritavano le altre lumache, al punto che avevano minacciato di cacciarla dal prato, e che lei aveva preso la decisione di andarsene e di non fare ritorno finché non avesse avuto una risposta e un nome.

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La tartaruga cercò con più calma del solito le parole per replicare e le raccontò che durante la sua permanenza presso gli umani aveva imparato molte cose. Per esempio, che quando un umano faceva domande scomode, del tipo: “È necessario andare così in fretta?” oppure “Abbiamo davvero bisogno di tutte queste cose per essere felici?”, lo chiamavano Ribelle. – Ribelle: mi piace questo nome! – sussurrò la lumaca. – A te gli umani hanno dato un nome? – Sì, visto che non ho mai dimenticato la strada di andata né quella del ritorno mi hanno chiamato Memoria… ma poi sono stati loro a dimenticare me. – Memoria, proseguiamo insieme? – domandò la lumaca. – D’accordo, Ribelle – rispose la tartaruga, e girando su se stessa lentamente, molto lentamente, si avviò assieme alla sua nuova amica.

SIGNIFICATO DEL TESTO

Ordine dei fatti

In ogni coppia di frasi, segna con una X quella che si riferisce a qualcosa che avviene in un tempo diverso rispetto a quello della vicenda.

Luis Sepúlveda, Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza, Guanda

RIASSUNTO

Frasi chiave

N el testo, colora ogni parentesi dello stesso colore della frase chiave corrispondente. Una lumaca cerca una pietra per dormire. La lumaca parla con la pietra prima di dormire. La lumaca si sveglia. La lumaca scopre che la pietra è una tartaruga. La lumaca era stata cacciata dalle sue amiche a causa delle domande che faceva. La tartaruga aveva imparato dagli umani che loro chiamavano Ribelle chi faceva domande scomode. La tartaruga dice che il nome che le hanno dato gli umani è Memoria. La tartaruga Memoria e la lumaca Ribelle se ne vanno insieme.

L entamente, molto lentamente, la lumaca scese fino a raggiungere l’e rba. Aveva preso la decisione di andarsene e di non fare ritorno. L a tartaruga cercò con più calma del solito le parole per replicare. D urante la sua permanenza presso gli umani aveva imparato molte cose.

I l racconto segue la struttura: d ella fabula. d ell’intreccio. Significato delle parole

” C arapace” vuol dire:

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Racconto fantas

tico

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UNO SGUARDO MORTALE Alcuni animali fanno paura, ma anche loro hanno un punto debole.

INDIVIDUARE INFORMAZIONI

Informazioni esplicite

1 Chi è il Basilisco? 2 Il Basilisco ha due terribili armi mortali. Quali? 3 Che cosa teme moltissimo il Basilisco? 4 Il Basilisco nasce in un modo molto strano. Come?

Il Basilisco è il re dei serpenti, proprio come il leone è il re delle fiere. Ha la testa e il corpo di un gallo, ali coriacee munite di punte e una lunga coda da serpente che termina con una freccia. Secondo alcuni scrittori, nasce da un uovo di gallo che si schiude dopo sette anni. Questo uovo non è bianco o bruno come quello di una gallina, ma giallo e bitorzoluto; dicono, inoltre, che a covarlo sia il gallo stesso oppure un rospo, che vi sta accovacciato sopra anche fino a nove anni. Il Basilisco vive nel deserto e, ovunque vada, crea lui stesso un deserto. Infatti, il suo respiro è così velenoso che, dove passa lui, l’erba inaridisce e diventa nera, alberi e arbusti si seccano e persino le rocce si spaccano a metà. Gli uccelli che volano troppo bassi sopra la sua testa vengono sopraffatti e precipitano a terra, morti stecchiti. Anzi, è sufficiente uno sguardo degli occhi ardenti del Basilisco per uccidere, e i viaggiatori che lo scorgono da lontano fuggono a gambe levate per salvarsi la pelle. Fortunatamente, ci sono tre cose che terrorizzano questa orribile creatura. La prima è la donnola, che è immune al suo veleno e lo attacca non appena lo vede. Inoltre, tutti i Basilischi temono il canto di un gallo vero: loro possono solo sibilare, come i serpenti. Infine, hanno il terrore degli specchi: infatti, se un Basilisco vi posa sopra lo sguardo anche solo per un istante, viene ucciso dalla vista della propria orribile immagine riflessa. Alison Lurie, Lo zoo della fantasia, Mondadori

CONTENUTO E FORMA DEL TESTO

Immagini

La foto ritrae un vero basilisco. Il basilisco di cui si parla nel racconto, invece, è fantastico. Nel testo, sottolinea le parti che sono assolutamente fantastiche.

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Racconto fantasy


Per fortuna alcuni animali esistono solo nella fantasia!

HARRY E IL DRAGO Voltarono un angolo e videro ciò a cui Harry era stato preparato. Un drago gigantesco era incatenato al pavimento, in modo da sbarrare l’accesso a quattro o cinque delle camere blindate più profonde della banca Gringott. Le squame della bestia erano sbiadite per la lunga prigionia nel sottosuolo; i suoi occhi erano di un rosa lattiginoso; entrambe le zampe posteriori erano strette in pesanti ceppi le cui catene erano assicurate alla roccia da enormi picchetti. Teneva le immense ali spianate lungo il corpo, ma, se le avesse aperte, avrebbero riempito tutta la caverna. Si girò verso di loro, ruggì con un fragore che fece tremare la roccia e sputò un getto di fuoco che li costrinse ad arretrare nel cunicolo. – È semicieco – ansimò il folletto Grip Hook, – ma questo lo rende ancora più feroce. Però abbiamo il sistema per controllarlo. Ha un riflesso condizionato al rumore dei Sonacci. Dammeli. Ron gli passò la borsa: Grip Hook ne estrasse una serie di piccoli strumenti di metallo che quando venivano agitati producevano un rumore forte e squillante, come tanti minuscoli martelli su incudini. Grip Hook li distribuì. – Quando sentirà i Sonacci si aspetterà dolore: arretrerà, e Bogrod dovrà posare il palmo della mano sulla porta per aprire la camera blindata. Si affacciarono oltre l’angolo scuotendo i Sonacci: il fragore era amplificato dalle pareti di roccia. Il drago lanciò un ruggito rauco e indietreggiò tremando; quando si avvicinarono, Harry notò le cicatrici di tagli feroci sul muso e capì che aveva imparato ad associare spade roventi al rumore dei Sonacci.

SIGNIFICATO DEL TESTO

Significato delle parole

“Incudine” è una parola con più significati. Può voler dire: a) b locco di acciaio sul quale si lavora il metallo; b) o ssicino della parte interna dell’o recchio. Q ual è il significato di “incudine“ in questo testo? ............................................................................................... ...............................................................................................

Relazione tra gli elementi del testo

A chi si riferisce il folletto quando dice “È semicieco, ma questo lo rende ancora più feroce”? ......................................................................

J. K. Rowling, Harry Potter e i doni della morte, Salani

INDIVIDUARE INFORMAZIONI

Informazioni esplicite

Q uanti e quali sono i personaggi citati nel testo? Scrivi i loro nomi.

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Racconto fantas y

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MI CHIAMERÒ BUSTER Che felicità se arriva un cagnolino nella nostra casa! Ma… lui che cosa ne pensa? SIGNIFICATO DEL TESTO

Inferenze

C he cosa intende il cane quando afferma ciò che è scritto in colore nel testo? CONTENUTO E FORMA DEL TESTO

Tipologia testuale

S egna con delle X gli elementi caratteristici del diario che ritrovi in questo testo. È scandito in date. È narrato in prima persona. R iporta i sentimenti dell’autore. U tilizza un linguaggio oggettivo.

Londra, 17 dicembre Credo che mi piacerà qui. Non ci sono altri cani, ma c’è un umano che vorrebbe esserlo. Quando sono arrivato si è messo a quattro zampe. Continuava a ripetermi di smettere di leccargli la faccia, ma si vedeva lontano un miglio che non lo faceva sul serio. Domani cercherò di mordicchiargli un orecchio: grazie alla mia personalità dominante e alla mia astuzia animale diventerò facilmente il capo-branco. Il canile ha mandato all’umano anche la mia cuccia di plastica azzurra. Lui mi aveva preparato un letto nuovo. Io mi ci sono infilato all’istante. L’unico difetto di questo letto è che non ha odore, ma nel giro di un giorno o due sistemerò l’inconveniente.

18 dicembre L’umano ha deciso che mi chiamerò Buster. Non mi chiamavo così, ma dal momento che non ricordo il mio vecchio nome, il cambiamento non mi disturba più di tanto. Lui sostiene che il nome di prima era più adatto a una cagnolina… Comunque, presto comincerò ad accorrere al suo richiamo.

20 dicembre Il cibo è identico a quello del canile. Sembrano palline di segatura. Lui non è autorizzato a darmi da mangiare: è sempre lei a stabilire le dosi. Usa un bicchierino con delle tacchette per essere sicura di non darmene troppo. A lui, invece, il cibo non glielo misura. L’umano continua a ripetere che mangiare sano mi fa bene… E intanto lui sgranocchia biscotti al cioccolato! Roy Hattersley, Diario di un cane. Così come lo ha sentito raccontare Roy Hattersley, Fabbri

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Diario


@REGINA DEL FORMICAIO Cara Signora Regina del formicaio, della radura della foresta dei Furetti, scusi, sua Maestà, se mi permetto di scrivere a lei, io, una semplice formica del formicaio; lo so che il suo tempo è molto prezioso. Vivo qui, ai Furetti, da quando sono piccola e ho fatto un bel po’ di lavori: ho cominciato con la pulizia delle gallerie e poi la loro manutenzione; in seguito, visto che ero in gamba, sono diventata operaia specializzata: ero io che riparavo le gallerie che crollavano! Successivamente sono passata all’approvvigionamento, cioè alla raccolta di insetti morti e pezzi di panini lasciati cadere dagli umani. Egregia Maestà, non le scrivo certo per raccontarle i fatti miei. Io le scrivo perché mi annoio, per non dire di peggio! Forse lei si stupirà, con tutto il lavoro che faccio ogni giorno e con tutte le persone che incontro, ma è proprio così. E non da ieri, macché, è da un po’ ormai che dura questa storia, mi annoio peggio di una crosta di formaggio caduta sotto il frigo! Non ne posso più di questo tran tran che ricomincia ogni mattina. Portarsi in giro pezzi di cadaveri di scarabei o resti di cavallette morte stecchite va bene per cinque minuti. Se le scrivo non è per frignare, no, sono una dura io, non è che adesso pensa che sono una mollacciona, no! Io le chiedo solo di poter cambiare un po’, di farmi fare un’altra cosa! Allora, se potesse fare qualcosa per me, per piacere, sto per sclerare… Con la speranza di essere accontentata, la prego di accettare la mia più sincera ammirazione.

Un lavoro sempre uguale può essere noioso: si lamenta perfino una formica!

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Informazioni esplicite

1 Chi è la protagonista di questo racconto? 2 D ove vive? 3 A chi scrive? 4 Perché scrive la lettera? 5 Q uali sono state, in ordine cronologico, le sue mansioni?

Formica 2.525 Philippe Lechermeier, Lettere con pelo e piume, Il Castoro

RIF LESSIONE sulla LINGUA

N el rivolgersi alla regina, la formica usa un registro linguistico familiare o formale? ............................................................................................................................. “ Mollacciona“ e “sclerare“ sono espressioni gergali. Sai che cosa significano? ............................................................................................................................................ ...................................................................................................................................................................................................

Lettera

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CIVICA E N O I Z A C EDU

HO UN ANIMALE? LO DEVO CURARE!

Diritti e doveri È bello possedere un animale, ma ricordiamo sempre che gli animali hanno i loro diritti. E noi abbiamo dei doveri nei loro confronti.

I bambini e gli adolescenti spesso chiedono che venga loro regalato un animale domestico, in genere cane o gatto, ottenendo in molti casi un rifiuto dai genitori. I genitori dovrebbero, però, ricordarsi che la compagnia di un animale è molto utile per far crescere i figli con senso di responsabilità. Persino in qualche ospedale è stata riconosciuta la validità della presenza di animali domestici. Perciò è stata permessa la loro introduzione nelle corsie e si è notato che ciò ha accelerato la guarigione dei malati. Se i minori hanno diritto alla compagnia di un animale domestico, essi hanno, però, degli obblighi ben precisi nei confronti dei loro amici, siano essi cani, gatti, canarini, pesci o tartarughe. Devono, infatti, provvedere alle loro necessità sia alimentari sia fisiologiche accompagnandoli, se vivono in città, a fare adeguate passeggiate. Se si tratta di gatti che non hanno necessità di uscire dall’abitazione, dovranno provvedere a mantenere pulita la loro lettiera. Ovviamente dovranno preoccuparsi della loro igiene e della loro salute, portandoli periodicamente dal veterinario e provvedendo alle vaccinazioni preventive e a tutte le cure necessarie. Se hanno chiesto e ottenuto in dono un animale, non potranno abbandonarlo durante le vacanze, la cui organizzazione dovrà tenere conto della loro esistenza. Tina Lagostena Bassi, Manuale dei diritti e dei doveri del giovane cittadino, Mondadori

Per ogni diritto, scrivi il dovere corrispondente.

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L’animale ha diritto di…

Il suo padrone ha il dovere di…

soddisfare le sue necessità fisiologiche.

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soddisfare i bisogni alimentari.

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essere in buona salute.

..........................................................................................................................................................................................................

non essere abbandonato.

..........................................................................................................................................................................................................

T


TEMATICHE GLI AMICI

“Chi trova un amico amico… trova un tesoro”: l’amico o l’amica gioca con te, ti ascolta, ti aiuta… Ogni tanto ti fa arrabbiare e allora vorresti “staccare l’amicizia”. Lo sai, però, che a volte hai ragione tu e altre… no? Didattica partecipata

In questo capitolo troverai racconti fantastici, autobiografici fantastici autobiografici, lettere lettere, e-mail e-mail, testi realistici e poetici poetici, favole che parlano di AMICIZIA AMICIZIA, AMICI e AMICHE AMICHE.

U.A. 4


È bello avere un amico o un'amica del cuore, ma è ancora meglio averne più di uno/a!

TRE BANCHI VICINI

SIGNIFICATO DEL TESTO

Relazione tra gli elementi del testo

” E lunedì ce l’avevano tutti”. A chi si riferisce la particella pronominale “ce”? ..................................................................................................

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Informazioni esplicite

C ompleta le frasi. . ............................................................. vorrebbe come amico .................................................... perché è un maschio. . ............................................................. vorrebbe come amico .................................................... perché conosce gli animali. . ............................................................. vorrebbe come amica .................................................... perché è una persona carina.

168

o

Racconto fantastic

La scuola era iniziata da tre giorni e tutti i bambini avevano un amico del cuore. Venerdì nessuno aveva un amico del cuore, e lunedì ce l’avevano tutti. Gli unici che non avevano un amico del cuore erano Lucy, Zack e Ibrahim. Durante l’intervallo disegnarono due serpenti e un leone. Lucy pensava che se avesse dovuto avere un amico del cuore, questo sarebbe stato Ibrahim. Sapeva così tante cose sugli animali! Ibrahim pensava che se avesse dovuto avere un amico del cuore, questo sarebbe stato Zack. Se non altro, era un altro maschio! Zack pensava che se avesse dovuto avere un’amica del cuore, questa sarebbe stata Lucy. Era sempre così carina! Appena ebbero finito il disegno, il serpente disse: – Grazie di avermi disegnato una compagna bellissima! Lucy, Ibrahim e Zack scoppiarono a ridere. Durante la pausa per il pranzo Lucy tentò inutilmente di parlare con Ibrahim, Ibrahim tentò inutilmente di parlare con Zack e Zack tentò inutilmente di parlare con Lucy. Così, durante la ricreazione nessuno disse più una parola. – Come mai quei musi lunghi? – domandò il leone che i bambini avevano disegnato. – Tutti hanno un amico del cuore… tranne noi! – disse Lucy. – Sai… anche noi siamo in tre! – esclamò il leone. – Non è indispensabile essere in due per essere amici del cuore. – Già… potremmo essere in tre. Tre amici del cuore – osservò Lucy sorridendo. Anche Zack e Ibrahim cominciarono a sorridere e, quando arrivarono in classe, i tre bambini misero i loro banchi vicini. Mimi Thebo, I colori dell’amicizia, Mondadori Junior


L'amico/a comprende e accetta le tue debolezze.

COM È NATA UN AMICIZIA Non ricordo esattamente quando decisi che Konradin sarebbe diventato mio amico. Il problema era come attirare l’attenzione di Konradin. L’occasione capitò durante le ore di educazione fisica. Il professore di ginnastica, meglio conosciuto come Max Muscolo, si esibiva alla sbarra in alcuni esercizi che, eseguiti da lui, sembravano facili, mentre alla prova dei fatti si rivelavano estremamente difficili. Quella volta, appena Max terminò la sua esibizione, mi feci avanti. Il professore mi guardò e disse: – Vieni, Schwarz. Mi avvicinai lentamente alla sbarra e balzai in alto. La paura era sparita, sostituita da un unico pensiero: dovevo farlo per Konradin. Tutt’a un tratto mi lanciai oltre la sbarra e… bum! Almeno ero tornato con i piedi per terra. Si udirono delle risatine, ma poi qualcuno batté le mani. Rimasi immobile e voltai gli occhi verso di lui. Inutile dire che Konradin non aveva riso. Per la verità non aveva nemmeno applaudito. Ma mi guardava. Stavo tornando a casa da scuola e davanti a me vidi Konradin; pareva esitare come se fosse in attesa di qualcuno. Rallentai – avevo paura di oltrepassarlo – ma dovetti proseguire perché sarebbe stato ridicolo non farlo. L’avevo quasi raggiunto, quando si voltò e mi sorrise. Poi, con voce un po’ tremante, mi disse: – Ciao, Hans. Io all’improvviso mi resi conto con un misto di gioia, sollievo e stupore, che era timido come me e, come me, aveva bisogno di amicizia. Fred Uhlman, L’amico ritrovato, Feltrinelli

RIASSUNTO

Frasi chiave

Completa le frasi chiave. Poi, segna con parentesi colorate le sequenze a cui si riferiscono.

Schwarz desidera

L’o ccasione per attirare l’attenzione di Konradin capita

Dopo un esercizio di Schwarz tutti i compagni

Konradin non

Durante il ritorno a casa Konradin

Schwarz capisce che

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Racconto autobi

ografico

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Non si può imporre a due persone di diventare amiche.

AMICO IGNORAMI!

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Elementi

1 Chi sta scrivendo? 2 A chi scrive? 3 Perché scrive? 4 Quando scrive? SIGNIFICATO DEL TESTO

Inferenze

“ Caro amico greco, fa’ come me: ignorami”. Michele scrive queste parole perché: n on gli interessa avere un amico greco. s crivergli significa avere un compito in più. è un’idea che è venuta all’insegnante.

RIF LESSIONE sulla LINGUA

M ichele dice: “… a me non è che mi cambierebbe la vita”. È un’e spressione corretta? ................ ..................................................................................................

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Lettera

Trieste, 7 gennaio Caro amico greco, n mi interessa conono e o sc no co ti n no scusa la brutalità: io hanno obbligato. i m hé rc pe i rt ve ri cca sc scerti, eppure mi to Juliano, è fissata la , no ia al it di of pr ra Il fatto è che la nost e di Natale è andata nz ca va e su le r pe ha con l’antichità. Così, enti, ma in un museo um on m ri st vo i re ad Atene per vede iamente le due vv O . as m os K la , of tue pr incontrato una delle me non è che mi a to es qu E . ia iz ic am streghe hanno fatto mi riguarda. Quello n no sa co la hé rc pe , o. cambierebbe la vita due prof hanno avut le e ch a de l’i è da ar che invece mi rigu iegata, questa sp a l’h ce e se as cl ta in Oggi la Juliano è venu sua bella pensata. lla Scuola Secondaria de E a nd co se di i vo suo - Perché ognuno di ve una lettera a un ri sc n no e st ie Tr di Piero Addobbati te, vero, qual è pe sa Lo a? ci re G lla le de coetaneo della capita cia? a, la capitale della Gre compiti di matematic i ro se as st ba n no Così oggi, come se n so manco chi sei. no he C . te a re ve ri mi tocca pure sc (rispetto della à er gg le n no no lia la Ju Per fortuna almeno iestine. Io e i miei tr e er tt le re st no le privacy, ci ha detto) nsegnare le nostre bu co lo so o m ia bb do compagni di classe una bustona in rà le fi in le e, tt tu oglierà ste chiuse, lei le racc alla vostra Kosmas. o cc pa il à ir ed sp i e po come me: ignorami.i ’ fa o, ec gr o ic am Perciò, caro Ti saluto, i tuo Michele Crisman mani-Italia Da Michele Cris oulos, a - Vaghelis Iliop Luciano Comid EL recia, Edizioni a Fotis Paskos-G


Talvolta le amicizie nascono in maniera imprevedibile.

UN AMICIZIA SEGRETA Da: michele.crismani@libero.it A: fotispower@hellasnet.gr È forte che io e te ci scriviamo con la posta elettronica! Facciamo molto bene a comunicar e così, perché se la mia insegnant e Juliano leggesse quello che scrivo, le mie lettere non partirebbero nem meno. Gli altri miei compagni e compag ne di classe che avevano cominc iato a scrivere con i tuoi compagni e com pagne di classe si sono tutti stufati , io e te siamo gli unici a continuare. Però, è meglio che facciamo finta di non scriverci nemmeno noi. Perché se la Juliano scopre che ci mandiam o le e-mail, capace che mi chiede: – Michele, perché non me le fai leg gere? E a quel punto io che cosa le do? I nostri segreti? No, no, caro Fotis: è meglio se la nostra amicizia resta seg reta. Fino a oggi che mi è arrivata la tua e-mail… io controllo ogni giorno la mia posta elettronica, anche più volte al giorno, ma non ci trovo mai nie nte. Non mi scrive mai nessuno, a me . Devo dirti un’altra cosa. Non ti off endi? Te la dico o non te la dico? Sì, te la dico. All’inizio, quando mi scrivevi que lle lettere tutte perfettine, pensav o che eri più scemotto e tontolotto di come sei adesso, che dici la verità e che ho scoperto che sei simpatico. In allegato ti mando il primo dei Mike files, dove racconto cose seg rete della mia vita. Però tu devi promettermi che no n li farai leggere a nessuno, ma pro prio nessuno nessuno. Tuo Michele Luciano Comida - Vaghelis Ilio poulos, Da Michele Crismani-Ita lia a Fotis Paskos-Grecia, Edizioni EL

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Informazioni esplicite

Perché Michele ha scelto di comunicare con Fotis attraverso l’e-mail? Perché non è obbligato a far sapere all’insegnante che sta scrivendo all’amico. Perché gli altri compagni non scrivono più. Perché può scrivere quando gli pare.

RIF LESSIONE sulla LINGUA

N el testo, le frasi in colore non rispettano la coerenza, cioè non sono state scritte con una struttura corretta. Sul quaderno, scrivile rispettando le regole della coerenza.

E-mail

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In alcune occasioni gli amici o le amiche ci fanno soffrire.

STACCO L AMICIZIA

INDIVIDUARE INFORMAZIONI

Elementi

C hi scrive la lettera? . ................................................................................................. Da dove la invia? . ................................................................................................. C hi è il destinatario? . ................................................................................................. CONTENUTO E FORMA DEL TESTO

Tipologia testuale

In questa lettera mancano due elementi caratteristici. Quali? . ................................................................................................. ..................................................................................................

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Cara nonna, sono ancora in vacanza. In una simile situazione dovrei essere felice, dovrei essere raggiante... ma le cose non vanno bene. Paul è proprio un traditore! Non me lo sarei proprio aspettato. Sono furente! Si è visto questa mattina quando siamo scesi a colazione, in albergo. Eravamo tutti seduti a tavola in giardino. La mamma mi stava spalmando un po’ di burro su una fetta di pane tostato. Anita è venuta al nostro tavolo, con un’aria sorridente e baldanzosa. È andata vicino a Paul, gli ha messo una mano sulla spalla e gli ha chiesto: – Hai finito, Paul? Paul non ha detto nulla, ma la mamma di Paul è intervenuta dicendo: – Paul deve prima finire la sua colazione! (Paul non può avanzare niente nel piatto. Neppure una minuscola briciolina!) Paul ha divorato il pane e ha finito di bere il suo tè tutto in un sorso. Il papà di Paul si è rivolto ad Anita con atteggiamento indagatore: - Allora avete in mente qualcosa, voi due? – Sì – ha detto Anita. Voleva sembrare ingenua, ma non c’è riuscita per nulla. E ha aggiunto: – Proprio ieri Paul e io abbiamo scoperto una grotta! Adesso andiamo lì! Ce la sistemiamo come un vero appartamento! Il papà di Paul ha voluto sapere dov’era questa grotta e Anita gliel’ha spiegato. Che idiozia! Loro non hanno scoperto un bel niente! Io ho scoperto quella grotta e l’ho fatta vedere a Paul! E così l’avrebbero scoperta loro? Grrr! Grrr! E poi non è nemmeno una vera e propria grotta. È solo un grosso buco in uno scoglio. Non più grande della cuccia di un


cane, di un san Bernardo! Come faranno mai a sistemarla come una casetta. Paul è diventato tutto rosso come un peperone e ha sbirciato verso di me. Io ho capito: aveva paura che dicessi che sono stata io a scoprire quella grotta! Non sa che io sono una vera amica e non faccio la spia. Io non ho detto proprio niente! Nemmeno una parola! Poi Paul si è alzato per andarsene insieme ad Anita. – Ehi! Paul! – ha detto sua mamma. – Fate venire con voi anche Susi! Paul ha fatto finta di non aver sentito, ma Anita ha detto: – La grotta è troppo piccola per starci in tre! Poi ha preso Paul per mano e l’ha trascinato via. – Non essere triste – mi ha bisbigliato la mamma. – Non lo sono – le ho risposto anch’io sotto voce. Ma avrei voluto mettermi a urlare. Da sei anni ormai Paul era il mio migliore amico! Fin dall’asilo! E da quando è andato ad abitare in campagna ci siamo scritti tutte le settimane! A casa ho una montagna di lettere dove dice che “non sta più nella pelle” per la gioia di potermi finalmente rivedere durante le vacanze! E ora si mette con l’oca più oca di tutte e io vengo piantata! Questo è davvero ingiusto! O no? Ma io faccio finta di niente! Non voglio dare a quella stupida di Anita la soddisfazione di vedermi piangere! E Paul non lo guarderò mai più in vita mia! Parola d’onore! Tanti saluti e baci. La tua Susi PS: Dopo questo fattaccio, il mio amico di un tempo, Paul, è stato qui. Mi ha chiesto se volevo andare con lui a prendere un budino giallo. – No, grazie – gli ho risposto! Christine Nöstlinger, Cara nonna, la tua Susi, Piemme

CONTENUTO E FORMA DEL TESTO

Scopo

Colora lo scopo principale per cui Susi ha scritto alla nonna. Fornire informazioni su ciò che sta facendo. Fornire informazioni su altre persone. Comunicare emozioni, disagi, sentimenti. Dare notizie di sé a una persona lontana.

LEGGERE BENE

L eggi una prima volta il testo. Poi, ricordando che Susi è arrabbiata, leggilo dando la giusta intonazione alle frasi in colore. Lettera

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Si può perdere un amico o un'amica per una bugia.

COME PERDERE UN AMICO Il mio primo amico aveva un anno più di me. Non eravamo nella stessa scuola. Ci eravamo incontrati durante l’estate, a Ifrane, Informazioni esplicite e implicite dove mia zia aveva una seconda casa. Lui aveva i capelli biondi, L ’autore dice di aver raccontato era snello ed elegante. Non ricordo più in quali circostanze ci una bugia d’o rgoglio perché: eravamo conosciuti. Ci ritrovavamo tutti i pomeriggi vicino alla v oleva imbrogliare l’amico. cascata d’acqua sorgente. Seri, parlavamo degli studi e della fa n on voleva sembrare miglia. Eravamo troppo seri e ci comportavamo come grandi. piccolo. Se oggi mi ricordo di quell’amicizia è perché fu costruita su una v oleva darsi delle arie. bugia. Pur avendo un anno più di me, sembrava più giovane… C he cosa faceva l’autore Quando gli ho chiesto che classe faceva mi ha risposto “la quinper avere qualcosa in comune ta”, con l’aria di dire “evidentemente”. E io, senza riflettere, ricon il suo amico? sposi “anch’io”. Ho continuato a mentire per un anno intero. Ci Perché l’autore confessa scrivevamo delle lettere. Mi parlava degli autori che leggeva in all’amico la sua bugia? classe e io mi precipitavo alla biblioteca per prendere in prestito i loro libri, cercando di leggerli a mia volta per sostenere la discussione. Due estati più tardi gli scrissi una lettera dove confessavo SIGNIFICATO DEL TESTO la verità. Non sopportavo più gli effetti della mia menzogna. Fu la Significato delle parole fine di quell’amicizia. Non ho più ricevuto lettere da lui. S ottolinea il sinonimo di “bugia”. Compresi che l’amicizia non sopportava deroghe, neppure una piccola bugia d’orgoglio. “Deroga“ vuol dire: .................................... La lezione poteva essere riassunta così: ho perso un amico per.................................................................................................. ché ho mentito. .................................................................................................. INDIVIDUARE INFORMAZIONI

Tahar Ben Jelloun, L’amicizia, Einaudi

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ografico Racconto autobi


A volte qualcuno si inventa un amico.

UN AMICO SEGRETO Chissà se tutte le persone hanno qualcuno cui si rivolgono di nascosto. Forse sì. Ho letto un libro che si intitola Il mio amico invisibile. La mia compagna di banco dice che anche lei ha un’amica invisibile. Il nonno dice che lui gioca a briscola “con il morto”. – Nonno – gli ho detto, – ma che cosa dici? Con il morto? E lui ha riso e mi ha spiegato che vuol dire far finta di giocare con qualcuno che non c’è. Anche lui, allora, ha un amico segreto. La maestra oggi parlava dei fratelli. Se è bello o non è bello avere qualche fratello o qualche sorella. Non so se mi piacerebbe avere una sorella oppure un’amica del cuore. Non so che cosa pensino le bambine di noi maschi. In classe ognuno ha detto la sua. Quasi tutti sono più di uno, in famiglia. Molti aspettano un fratellino o una sorellina e ne sono felici. – E tu? – mi ha chiesto la maestra. – Io sono figlio unico – le ho risposto, ma mi sentivo triste. – Oh – ha detto lei, – io avrei sempre sognato di essere figlia unica, con tre sorelle tremende che mi sono sempre dovuta sorbire… Goditela la tua libertà… – e rideva. Io, però, non lo so se dovevo ridere. Lucia Tumiati, Vorrei volare sulla neve, Giunti Junior

INDIVIDUARE INFORMAZIONI

Informazioni esplicite

S ottolinea le parole che ti fanno capire lo stato d’animo del protagonista. SIGNIFICATO DEL TESTO

Inferenze

Perché la maestra rideva? Perché il protagonista ha fatto una battuta. Perché voleva sottolineare che essere figli unici è una bella cosa. Perché era contenta di non essere stata figlia unica. Testo realistico

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Per costruire un amicizia occorre dedicare tempo e attenzione all'altro.

COSTRUIRE UN AMICIZIA APPRENDIMENT O COOPERAT IV O L eggi con un compagno o una compagna il dialogo tra la volpe e il Piccolo Principe. È importante dare la giusta intonazione. Per questo, rileggete il testo almeno due volte.

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Le parti scritte in corsivo ti aiutano a dare la giusta intonazione nella lettura. – Buon giorno!? – disse (sorpresa) la volpe. – Buon giorno – rispose (gentilmente) il Piccolo Principe voltandosi, ma non vide nessuno. – Sono qui – disse la voce. – Sotto il melo… – Chi sei? – domandò il Piccolo Principe. – Sei molto carino. – Sono una volpe – disse la volpe (con tono tranquillo). – Vieni a giocare con me – le propose (allegro) il Piccolo Principe, – sono così triste… (cambiando tono) – Non posso giocare con te – disse (rattristata) la volpe, – non sono addomesticata. – Ah! Scusa! – fece il Piccolo Principe. Ma dopo un momento di riflessione soggiunse: – Che cosa vuol dire “addomesticare”? – È una cosa dimenticata da molto – disse (delusa) la volpe. – Vuol dire “creare dei legami”… – Creare dei legami? – Certo – disse (spiegando) la volpe. – Tu, fino a ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini e non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.


– Comincio a capire – disse il Piccolo Principe. – Se tu mi addomestichi la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sottoterra. Il tuo mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù, in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me, è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell’oro. Allora quando mi avrai addomesticata, il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. La volpe tacque e guardò a lungo il Principe: – Per favore… addomesticami – disse (implorando). – Volentieri! – rispose il Piccolo Principe. – Ma non ho molto tempo. Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose. – Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla – spiegò la volpe. – Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico, addomesticami. – Che cosa bisogna fare? – domandò il Piccolo Principe. – Bisogna essere molto pazienti – disse la volpe. – In principio tu ti siederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino.

SIGNIFICATO DEL TESTO

Inferenze

Q uando la volpe dice: “non sono addomesticata” intende che: n on è abituata a stare con gli umani. n on vuole farsi vedere. n on può giocare. G li uomini non hanno più amici perché: n on sanno addomesticare gli animali. n on vogliono dedicare tempo a costruire un’amicizia. è difficile trovare mercanti che vendono amici. L a volpe dice: ”In principio tu ti siederai un po’ lontano da me”. Quale frase potrebbe aggiungere per spiegare meglio il pensiero? C i conosceremo poco per volta. D ovrai dimostrarmi di essere coraggioso. N on so se sono in grado di capire il tuo linguaggio. L a frase: “Le parole sono una fonte di malintesi” significa che: è meglio non parlare per non fare errori. l’amicizia si dimostra con i fatti. n on si può fare amicizia con chi parla un’altra lingua.

Antoine de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe, Bompiani

Racconto fantas

tico

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CIVICA E N O I Z A C EDU

AMICIZIA È DIVERSITÀ

C on questo testo l’autore ci insegna importanti valori. Quali? Segnali con delle X. Rispettare le diversità. Imparare ad affrontare le difficoltà. Voler essere tutti uguali. N on costringere qualcuno a essere diverso da ciò che è. Imparare ad accettare se stessi. Far pesare agli amici l’aiuto offerto.

Fortunata, la gabbianella, si sentiva triste e avvilita: aveva sempre pensato di essere un gatto, come gli amici che l’avevano adottata, e ora scopriva di essere un uccello! Il gatto Zorba le leccò le lacrime e all’improvviso si sentì miagolare come non aveva mai fatto prima: – Sei una gabbiana. Ti vogliamo tutti bene. Noi ti vogliamo bene perché sei una gabbiana, una bella gabbiana. Non ti abbiamo contraddetto quando ti abbiamo sentito stridere che eri un gatto, perché ci lusinga che tu voglia essere come noi, ma sei diversa e ci piace che tu sia diversa. Ti abbiamo protetta fin da quando sei uscita dall’uovo, dopo la morte di tua madre. Ti abbiamo dato tutto il nostro affetto senza alcuna intenzione di fare di te un gatto. Ti vogliamo gabbiana. Sentiamo che anche tu ci vuoi bene, che siamo tuoi amici, la tua famiglia, ed è bene che tu sappia che con te abbiamo imparato ad apprezzare, a rispettare e ad amare un essere diverso. È molto facile accettare e amare chi è uguale a noi, ma con chi è diverso è molto difficile, e tu ci hai aiutato a farlo. Sei una gabbiana e devi seguire il tuo destino di gabbiana. Devi volare. Quando ci riuscirai, ti assicuro che sarai felice, e allora i tuoi sentimenti verso di noi e i nostri verso di te saranno più intensi e più belli, perché sarà l’affetto tra esseri completamente diversi. Così, la gabbianella e il gatto nero grande e grosso iniziarono a camminare. Lui le leccava teneramente la testa e lei gli copriva il dorso con una delle sue ali tese. Luis Sepúlveda, Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, Salani

Rispettare le diversità Che cosa c’è di più diverso di un gatto e un gabbiano? Spesso i gatti sono i peggiori nemici degli uccelli. Questo racconto ci insegna che il rispetto della diversità può trasformarsi in una vera e profonda amicizia.

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L’amicizia e i poeti APPRENDIMENT O COOPERAT IV O

COS È PER TE UN AMICO? Cos’è per te un amico, perché tu debba cercarlo per ammazzare il tempo? Cercalo sempre per vivere il tempo. Deve colmare infatti le tue necessità, non il tuo vuoto. E nella dolcezza dell’amicizia ci siano risate, e condivisione di momenti gioiosi. Poiché nella rugiada delle piccole cose il cuore trova il suo mattino e si rinfresca.

D iscutete insieme il significato di queste poesie, soffermandovi in particolare sui seguenti versi: “ ( un amico ) deve colmare infatti le tue necessità, non il tuo vuoto.” “ Gli amici hanno bisogno uno dell’altro”. In piccoli gruppi, realizzate due disegni astratti intitolati rispettivamente: I colori dell’amicizia I colori della solitudine

Kahlil Gibran

GLI AMICI Gli amici hanno bisogno uno dell’altro proprio come un fiore ha bisogno della pioggia per aprirsi e mostrare a pieno la sua bellezza. L’amicizia dovrebbe essere una preziosa carezza di cui non puoi fare a meno. Sergio Bambarén, Serena, Sperling & Kupfer

Testo poetico

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Gli amici e le amiche ti aiutano quando sei in difficoltà.

L AIUTO DEGLI AMICI

CONTENUTO E FORMA DEL TESTO

Struttura del testo

Sottolinea la morale.

C’erano una volta tre amici: un cervo, una tartaruga, un uccello. Una notte il cervo rimase impigliato in una rete. Tentò di liberarsi da solo, ma quando capì che non ci sarebbe mai riuscito chiamò in aiuto la sua amica tartaruga. La tartaruga cominciò a rodere i fili della rete. Ma era ancora tutta intenta nel suo lavoro, quando cominciò ad albeggiare. Il cacciatore che aveva teso la rete si diresse verso la foresta. Era appena entrato nel bosco, che un altro amico del cervo, l’uccello, lo scorse. Per distrarre il cacciatore, l’uccello cominciò a volargli sopra la testa. E il cacciatore perdette tempo a inseguirlo, mentre la tartaruga finiva di liberare il cervo. Quando finalmente il cacciatore arrivò vicino alla rete, trovò che era stata rotta e che era vuota. Preso dall’ira, afferrò il suo arco e mirò all’uccello. Mentre stava per tirare, la tartaruga gli morse un dito del piede. Il cacciatore mandò un urlo, sbagliò il bersaglio e l’uccello volò via. Egli afferrò allora la tartaruga, la gettò nel tascapane e si avviò verso casa. Strada facendo, sentì fame. Si sedette all’ombra di un albero. Mentre se ne stava seduto, il cervo gli si avvicinò alle spalle, sollevò pian piano con le corna il tascapane e fuggì nella foresta, dove stava ad aspettarlo l’uccello. Questo si gettò sul tascapane, a colpi di becco lo strappò e fece uscire la tartaruga. Così, i tre amici si salvarono l’un l’altro. Il momento del bisogno fa riconoscere i veri amici. a cura di Gianni Rodari, Enciclopedia della fiaba - Primavera, Editori Riuniti

LIF E SKILLSi LETTURA CRITICA

C he cosa ha voluto comunicare l’autore con questa favola? C ’è qualcuno a cui vorresti far leggere questa favola per fargli capire il grande valore dell’amicizia? Perché? L a lettura di questa favola ti ha fatto venire in mente altri testi che trattano lo stesso argomento?

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Favola

co m p etenz e

d v ita

Relazioni efficaci Questo racconto ci spiega che è possibile superare le situazioni di difficoltà se gli amici ci danno una mano. Come possiamo creare relazioni efficaci? L’a micizia è una relazione efficace se sappiamo costruire un rapporto di aiuto reciproco.


TEMATICHE BAMBINI: QUANDO? Quante storie di bambini, ma anche quanti bambini nella storia! storia Bambini che, vissuti in epoche lontane, hanno giocato, imparato, vissuto in modo diverso dal tuo, in un mondo diverso dal tuo. Provare a immaginare come era la loro vita ti farĂ apprezzare il fatto di vivere in questo tempo!

Didattica partecipata

In questo capitolo troverai racconti storici, testi misti e teatrali che parlano storici di BAMBINI VISSUTI TANTI ANNI FA. FA

U.A. 5


I bambini dovevano imparare ad affrontare da soli i pericoli.

ALTOLÀ FIGLIO DI SETH!

INDIVIDUARE INFORMAZIONI

Informazioni esplicite

Sottolinea le parti che ti danno informazioni sulla vita nell’antico Egitto.

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Scendeva la notte. Il Nilo era un fiume d’argento scintillante sotto gli ultimi raggi del sole. L’agitazione della grande città si era calmata. Le madri di famiglia preparavano la cena. Gli uomini, rientrati dai campi, assaporavano una birra fresca ascoltando le belle parole dei narratori di favole. Nel quartiere dei nobili si preparavano ricchi banchetti ove le belle dame gareggiavano in eleganza. L’anima di Kamosè non poteva godere di quella pace serena. Nascosto fra l’erba alta, teso, osservava gli ultimi battelli della guardia fluviale che rientravano nel porto. Ben presto regnarono le tenebre. Nessuna imbarcazione navigava più sul fiume Nilo. Era tutto calmo. Camminò a lungo prima di trovarsi davanti alle tenute dei nobili, sull’altra riva. Ve n’erano poche. Solo i confidenti del Faraone erano autorizzati a soggiornare in quel luogo, vicino a uno dei palazzi reali. Kamosè si addentrò in un canneto. Il ragazzo venne punto da mille zanzare, ma non se ne curò. Non aveva neanche paura della vita nascosta che brulicava nell’inestricabile labirinto vegetale. Anfibi, serpenti d’acqua, piccoli carnivori… Una volta arrivato nel punto dove la traversata sarebbe stata più breve, si lasciò scivolare nell’acqua. Aveva imparato a nuotare giovanissimo, giocando con i suoi compagni di villaggio. Per quelli che avevano qualche difficoltà, veniva utilizzato un salvagente di canne. Kamosè non aveva avuto bisogno di tale artificio. Aveva fatto in fretta a trovare i gesti e la posizione del corpo che gli consentivano di unirsi alla corrente formando un tutt’uno con essa e di muoversi senza fatica.


Ma c’era un altro nuotatore di cui il giovane aveva dimenticato la presenza inquietante. Un nuotatore che passava la giornata a sonnecchiare sugli isolotti verdeggianti, in mezzo al Nilo, e che sembrava inerte come un blocco di pietra. Un nuotatore dalle fauci mostruose, armate di denti pronti a scarnificare la preda. Il coccodrillo emerse dal suo torpore e percorse con la velocità del fulmine i pochi metri che lo separavano dal Nilo. Le divinità del fiume erano propizie a Kamosè. Se il coccodrillo l’avesse attaccato alle spalle, non avrebbe avuto nessuna possibilità di sfuggirgli. Ma il nuotatore vide arrivare il mostro, il cui dorso squamoso emergeva dall’acqua. Senz’armi era inutile battersi. Kamosè si difese come aveva imparato da suo padre. Non era raro che uno di questi rettili attaccasse le mandrie quando guadavano il fiume. I maghi sacerdoti avevano insegnato ai contadini alcune formule la cui efficacia aveva salvato molte bestie. Kamosè cominciò ad agitare le braccia con tutte le sue forze. Gridando a squarciagola, pronunciò le parole magiche: – Altolà, coccodrillo, figlio di Seth! Non muovere più la coda, non avanzare. L’acqua divenga un baluardo di fuoco contro di te! Diventa cieco! Continuò ad agitarsi ripetendo la formula fino allo sfinimento, lanciando contro il coccodrillo le onde destinate ad allontanarlo. Kamosè aveva chiuso gli occhi. Se avesse fallito, non voleva guardare in faccia quella morte orribile. Esausto, si distese sull’acqua e si guardò intorno. Il coccodrillo era scomparso. Ancora una volta, la magia degli antenati si era rivelata molto efficace.

SIGNIFICATO DEL TESTO

Inferenze

K amosè non si cura delle punture delle zanzare perché: le zanzare non lo pungevano mai. e ra impegnato in un’azione difficile e pericolosa. c onosceva una formula magica contro le punture. Il coccodrillo si ritira perché è stato: s paventato dalla formula magica. infastidito dai gesti di Kamosè. t rascinato via dalla corrente.

Christian Jacq, Il ragazzo che sfidò Ramses il Grande, Piemme Junior

RIASSUNTO

Smontaggio

Completa le frasi chiave. Poi, segna con parentesi colorate le sequenze a cui si riferiscono.

Kamosè entra

Kamosè

Dal fiume

Kamosè

...................................................................................................................................................

...................................................................................................................................................................... .................................................................................................................................................................

......................................................................................................................................................................

Racconto storic

o

183


Nel passato i giocattoli non si compravano, si costruivano.

IL GIOCO DI TESET E PILI SIGNIFICATO DEL TESTO

Inferenze

L a frase: “i disegni che gli scribi facevano parlare” significa: che i disegni rappresentavano parole. c he solo gli scribi avevano il permesso di leggere.

RIF LESSIONE sulla LINGUA

C he cos’è la tavola? ...........................................................................................

C he cos’è il tavolo? ...........................................................................................

LINK a...

ST ORIA

In quale antica civiltà è ambientato il testo?

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Teset si era costruito da solo la sua tavola per giocare a senet. Ne aveva vista una bellissima a casa di Pili, un suo amico, figlio di un artigiano che costruiva barche di papiro e anche di legno. Era una tavola di legno, ma lui di legno non ne aveva e così non la poteva fare. Per giocare, la disegnava nella terra. I dieci legnetti appiattiti da lanciare, invece, glieli aveva procurati proprio Pili. Su una delle due facce dei bastoncini, Teset avrebbe dovuto disegnare geroglifici, i disegni che gli scribi facevano parlare. Pili era curioso di vedere come se la sarebbe cavata, perché nessuno dei due andava a scuola: quella era riservata solo ai figli dei nobili. Era sicuro che Teset avrebbe fatto un gran pasticcio. Ma il suo amico lo stupì. Si era procurato un pezzetto di canna, l’aveva battuto e masticato in punta, fino a ricavarne una specie di barbetta di fibre da usare come pennello. Poi aveva pestato delle bacche scure riducendole in una poltiglia: quello sarebbe stato l’inchiostro. Intinse la canna-pennello nel suo inchiostro vegetale e cominciò a disegnare. Non appena sull’ultimo dei bastoncini fu completata la figura di uno scarabeo, il gioco poté cominciare. Pili lanciò in aria i bastoncini, che caddero in maniera scomposta: i bambini contarono i bastoncini che erano ricaduti mostrando la faccia disegnata. Erano solo tre e Pili mosse di tre caselle il sasso che aveva scelto come segnalino. Il gioco continuò così, fra lanci dei bastoncini e passi in avanti dei segnalini, senza che uno dei due bambini prevalesse sull’altro. Stefano Bordiglioni, All’ombra delle piramidi, Einaudi Ragazzi

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Racconto storico


Visitare un museo aiuta a viaggiare nel tempo.

BALDASAR A BABILONIA Baldasar finalmente giunse con suo padre a Babilonia. Di fronte alla maestosa porta di Ishtar rimase incantato da tanta bellezza. Si rivolse a suo padre: – Padre, se i Persiani non saranno fermati dai nostri eserciti, questa meraviglia andrà distrutta. Durante la notte il ragazzino continuava a sognare Babilonia, la città era in fiamme. Palazzi e ziqqurat erano ridotti a un cumulo di macerie. Improvvisamente, fu trasportato avanti nel tempo…

CONTENUTO E FORMA DEL TESTO

Struttura del testo

1 Quali informazioni puoi ricavare dalla parte narrativa di questo testo misto? 2 Quali dalla parte informativa?

La Porta di Ishtar fu costruita a Babilonia nel VI secolo a.C. e ricostruita a Berlino nel 1936. Oggi costituisce una delle attrazioni più importanti del museo. Il Museo di Pergamo (Pergamonmuseum) di Berlino è una tappa obbligatoria per chi visita la città. Anche chi non si interessa di arte o di archeologia rimarrà impressionato dalle opere monumentali che ospita il museo. Il museo prende il nome dall'antica città di Pergamo, in Turchia, dove sono state trovate la maggior parte delle opere esposte.

Orari di apertura • Ogni giorno: dalle ore 10:00 alle 18:00 dalle ore 10:00 alle 22:00 • Giovedì:

Baldasar si svegliò di soprassalto, tranquillizzato dal fatto che anche gli uomini del futuro avrebbero potuto ammirare l’imponente porta di Ishtar! Testo misto

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Un ragazzo predestinato al successo.

LEGGERE BENE

D ividetevi in gruppi di tre e leggete il testo, individuando le parti di ognuno (Alessandro, Filippo, Narratore).

RIF LESSIONE sulla LINGUA

C on quale espressione puoi sostituire “controllando“? Mentre controllava. Perché controllava. Perciò controllava.

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BUCEFALO IL CAVALLO DI ALESSANDRO Alessandro correva nella prateria inondata dalla luce primaverile e costellata di fiori, correva seminudo e a piedi scalzi, contro il vento che gli soffiava nei capelli. Peritas correva al suo fianco, controllando il passo per non superare il padrone e per non perderlo. Abbaiava di tanto in tanto, come per attirare la sua attenzione, e il giovane si girava verso di lui sorridendo, senza fermarsi. Filippo, suo padre, lo contemplava in silenzio, fermo in groppa al suo cavallo, al limitare del bosco, incantato dalla potenza di quella corsa, dal prodigio di quelle membra infaticabili. Alessandro si arrestò sulla sponda di un ruscello e si gettò con un tuffo nell’acqua: Filippo scese dalla sua cavalcatura e lo aspettò. Il ragazzo uscì dall’acqua con un balzo, insieme al suo cane, e tutti e due si scrollarono l’acqua di dosso. Filippo lo abbracciò stretto e sentì a sua volta la morsa del figlio, non meno potente. Sentì che era diventato uomo. A un tratto, da dietro il colle si udì un nitrito: era un suono acuto e penetrante, uno sbruffare potente, poi si sentì un rumore di zoccoli di bronzo che facevano tremare la terra. Filippo si girò verso il figlio e gli disse: – Ti ho portato un regalo! Raggiunse la sommità del colle e Alessandro si arrestò stupefatto: in basso, davanti ai suoi occhi, vide uno stallone nero. Si impennava sulle zampe posteriori, lucido di sudore, come una statua di bronzo sotto la pioggia, tenuto da cinque uomini attaccati a lacci e briglie, che cercavano di controllarne la formidabile possanza. Era più nero di un’ala di corvo e aveva una stella bianca in mezzo alla fronte. A ogni movimento del collo o delle terga, scaraventava a terra gli stallieri e li trascinava come pupazzi inerti. Poi ricadeva sugli zoccoli anteriori, scalciava indietro furibondo, flagellava l’aria con la coda, scrollava la lunga criniera luccicante. Alessandro gridò: – Lasciatelo! Lasciate libero quel cavallo! Filippo gli appoggiò una mano sulla spalla: – Aspetta ancora un poco, ragazzo, aspetta che l’abbiano domato. Solo un po’ di pazienza e sarà tuo! – No – gridò Alessandro. – No! Soltanto io lo posso domare! Lasciatelo, vi ho detto!


Filippo lo guardò e lo vide quasi fuori di sé per l’emozione. Si rivolse agli uomini e ordinò: – Liberatelo! Obbedirono. L’animale si allontanò correndo nella pianura. Alessandro si lanciò all’inseguimento di corsa e gli si affiancò sotto l’occhio stupito del re e dei suoi stallieri. Il sovrano scosse la testa. Gli uomini fecero un cenno, come per dire “ascolta”. Sentivano che gli parlava, nell’ansimare della corsa gli gridava qualcosa, parole che il vento si portava via insieme ai nitriti dell’animale, che quasi pareva rispondergli. Improvvisamente, quando sembrava che il giovane crollasse a terra per lo sforzo, il destriero rallentò, trotterellò un po’, si mise al passo scuotendo la testa e sbuffando. Poi si fermò. Alessandro gli si avvicinò, piano, mettendosi dalla parte del Sole. Poteva vederlo ora, illuminato in pieno, poteva vedere la sua fronte ampia e nera e la macchia bianca. – Bucefalo – sussurrò. – Bucefalo… Ecco, è il tuo nome. Ti piace? E gli si accostò fin quasi a toccarlo. L’animale scrollò la testa, ma non si mosse, il ragazzo stese la mano e lo accarezzò sul collo, con delicatezza, e poi sulla guancia e sul muso morbido come muschio. – Vuoi correre con me? – chiese. – Vuoi correre? Il cavallo nitrì alzando la testa fierissima e Alessandro capì che assentiva. Con un balzo gli fu in groppa e gridò: – Vai, Bucefalo! L’animale si lanciò al galoppo. Corse veloce come il vento intorno alla pianura, fino al bosco e al fiume, e il rombo martellante dei suoi zoccoli sembrava un rumore di tuono. Alessandro si arrestò davanti a Filippo, che lo guardava stupito. Poi lo baciò sulla testa e disse: - Figlio mio, cercati un altro regno: la Macedonia non è abbastanza grande per te. Valerio Massimo Manfredi, Il romanzo di Alessandro, Mondadori Junior

RIASSUNTO

Smontaggio e riassunto

S egna con una parentesi la lunga sequenza descrittiva. Poi completa le frasi chiave. F ilippo osser va Alessandro che ………………………………............................…….. ………………………………............................……................ Filippo mostra al figlio ..................... ………………………………............................……................ ………………………………............................……................ Alessandro fa liberare ..................... ………………………………............................……................ ………………………………............................……................ Alessandro si lancia ............................. ………………………………............................……................ ………………………………............................……................ Alessandro dice al cavallo ………………………………............................……................ ………………………………............................……................ Filippo dice …………………………………………. ………………………………............................……................ S ul quaderno, fai il riassunto collegando le frasi chiave con i connettivi logici e gli indicatori temporali. Racconto storic

o

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AL TEMPIO DI ESCULAPIO Un tempo già da piccoli i bambini sapevano che lavoro avrebbero fatto da grandi.

INDIVIDUARE INFORMAZIONI

Informazioni esplicite

1 Com’è la maggior parte delle erbe che conosce la mamma del protagonista? 2 A chi fu insegnato di prescrivere le erbe ai malati? 3 Chi glielo insegnò? 4 In che cosa consiste la cerimonia che si ripete ogni anno al tempio di Esculapio? 5 Quale significato hanno le statuette offerte dai pellegrini? 6 Che forma hanno le statuette? Inferenze

Per quale motivo i pellegrini portano statuette che rappresentano gli organi malati?

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P er ottenere dal dio la guarigione. Per far piacere al dio Esculapio. Per far sapere ai medici dove sono ammalati.

Mio padre dice che le malattie sono inviate agli esseri umani dagli dèi. Il dio Eolo può farvi prendere il raffreddore e il dio Apollo, se si arrabbia, scaglia sulla Terra la peste o il vaiolo, come accadde durante la guerra di Troia. Per placare queste malattie di origine divina i medici-sacerdoti devono fare sacrifici e pregare questa o quella divinità. Non devono comunque dimenticare di prescrivere ai malati erbe, diete e altre terapie, come fu insegnato al dio medico Esculapio dal centauro Chirone. Ma io a Kos, la mia isola, non ho mai visto nessun centauro. Così, come insegnante, devo accontentarmi di mia madre e della sua esperienza. È lei che mi porta nei prati e tra i dirupi a cercare erbe magiche. Le erbe possono avere tanti poteri, dice mia madre. La circea è la più potente. Fu con un infuso di questa erba che la maga Circe trasformò in maiali i compagni di Ulisse. Il veleno più potente, invece, è estratto dalle radici dell’aconito. Nel suo terribile succo i soldati intingono le punte delle loro frecce, rendendole mortali. Secondo la mitologia, questa pianta è nata dalla saliva di Cerbero, il cane a tre teste, custode del regno dei morti. Ma la maggior parte delle piante che mia madre conosce sono erbe commestibili e hanno poteri curativi. Come la malva, con la quale si fanno infusi e tisane per calmare la tosse. O la salvia, le cui foglie uso sin da piccolo per profumare l’alito e pulirmi i denti. Oppure la camomilla, con la quale si fanno bevande che fanno dormire sonni sereni. Quando la bevo, io sogno i centauri.


È una vera scocciatura avere un padre medico. È impegnativo. Oggi, per esempio, invece di andare a giocare sulla spiaggia con gli amici, ho dovuto accompagnare il papà e i suoi fratelli al tempietto dedicato al dio Esculapio. Lì abbiamo sostituito il vecchio bastone della statua del grande medico con uno nuovo. Questa cerimonia si ripete ogni anno. Vengono a vederla centinaia di pellegrini dalle isole vicine. Comincia al tramonto e si tiene quando c’è la luna piena. La festa dura fino a notte inoltrata. Tutti portano doni e i malati ne approfittano per chiedere un parere medico a mio padre e ai miei zii. Io posso assaggiare le offerte che i pellegrini portano a Esculapio: tortine al miele e allo yogurt, formaggi di capra, vini resinati, succhi di uva e di melograno. I pellegrini malati portano statuette che rappresentano gli organi colpiti dalla malattia. Sono conservate nel tempio. Gli scaffali ospitano polmoni, cuori, fegati e occhi di ceramica. Nel tempio ci sono anche dei letti, sui quali alcuni malati passeranno la notte e saranno visitati. A notte fonda mio zio si travestirà da Esculapio, con tanto di serpente vivo attorcigliato al suo bastone, e così truccato visiterà i pellegrini ammalati. Dirà loro di che malattia soffrono e prescriverà diete e tisane. A me sembra buffo, ma è un rituale del nostro tempio. Forse toccherà anche a me, da grande, impersonare il medico Esculapio, anche se la cosa mi imbarazza un po’.

SIGNIFICATO DEL TESTO

Significato delle parole

C erca sul dizionario il significato delle seguenti parole. I nfuso: .................................................................... ............................................................................................ ............................................................................................

C ommestibile:

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LINK a...

ST ORIA

Fai una ricerca e completa. E olo era il dio ............................................... .............................................................................................

A pollo era il dio

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L a guerra di Troia fu combattuta tra ........................................... .............................................................................................

Luca Novelli, Ippocrate, un medico in prima linea, Editoriale Scienza

Racconto storic

o

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Fanciulli protagonisti di un mito.

UN TRISTE DESTINO Narratore È l’alba di un nuovo giorno nel porto di Atene, il mare è azzurro e calmo, e il cielo, sopra la città, è sereno e senza nuvole. Sullo specchio tranquillo un’imbarcazione ondeggia piano. Tre marinai la stanno preparando per salpare. Tersite (rassegnato) Puoi alzare le vele, ora, Argeo. Tra poco i fanciulli verranno portati qui e partiremo prima che il sole sia alto. Argeo (dispiaciuto) Quanto vorrei non dover mai alzare queste tristi vele. E quanto vorrei non dover intraprendere questo viaggio maledetto. Archelao (con aria soddisfatta, fingendo di mettere i soldi in tasca) Perché dici questo? Mi hanno detto che il re Egeo ci pagherà parecchie dracme per questo servizio. Argeo (scuotendo la testa disperato) Oh, no, non è il denaro a preoccuparmi, è la tragedia dei fanciulli ateniesi che mi rattrista. Quelle giovani vite spezzate ogni anno… Tersite Eh, sì, ogni anno la “Nave della morte”, con le sue vele nere, parte da Atene con quattordici fanciulli a bordo, diretta a Creta. LEGGERE BENE

Leggi il testo. Poi rileggilo con tre compagni o compagne dando la giusta intonazione. Infine, drammatizzate la scena accompagnando le battute con il linguaggio gestuale.

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Archelao (pensieroso) Ho sentito parlare del Minotauro: è figlio di Minosse, il re di Creta, vero? Argeo (inorridito) È suo figlio, sì. Il dio Poseidone ha voluto punirlo mandandogli questa maledizione orrenda. È un mostro. Lo vedessi, è metà uomo e metà toro. Per tanti anni ha seminato morte e distruzione fino a quando il re Minosse lo ha fatto rinchiudere.


Archelao In una gabbia enorme, suppongo! Argeo No, nessuna gabbia ha resistito alla forza del Minotauro. Tersite (allibito) Ma… allora non è rinchiuso! Argeo (tranquillizzandolo) Sì, lo è. Minosse ha incaricato il famoso architetto Dedalo di progettare una reggia che potesse imprigionarlo per sempre. Archelao Stai parlando del Labirinto? Argeo Proprio di quello, sì. Il palazzo è una serie infinita di stanze e corridoi, talmente intricati che, una volta entrati, è impossibile uscirne. Pensa, Archelao, lo stesso Dedalo durante la costruzione ha rischiato un giorno di perdersi.

LINK a...

ST ORIA

A quale civiltà si riferisce il mito di Teseo e del Minotauro?

Archelao (esprimendo incertezza) Una cosa, però, non mi è chiara. Perché il re di Atene non si rifiuta di mandare quei fanciulli al massacro?

………………………...................……………………………………

Tersite (con decisione, ma triste) Non può! Non può! Il re Egeo ha perso una guerra contro il re di Creta e per questo ha dovuto accettare di pagare questo debito tremendo.

Narratore Una piccola folla si sta avvicinando al porto, mestamente. I fanciulli, vestiti di bianco, si tengono per mano. Argeo (bisbigliando) Eccoli, stanno arrivando. Accogliamoli con la premura che si meritano. Danno la vita anche per noi! Maristella Maggi, Il filo di Arianna, La Spiga

R icordi il mito di Teseo? Metti in ordine la storia, numerando.

Creta la principessa A Arianna, figlia del re Minosse, dà a Teseo un filo per ritrovare la strada all’interno del Labirinto. Teseo, figlio del re di Atene, Egeo, parte con gli altri giovani per Creta. Teseo, grazie al filo di Arianna, ritrova l’uscita. Teseo, nel Labirinto, trova il Minotauro e lo uccide. Testo teatrale

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Che noia la vita delle bambine nell antica Grecia!

LASCIATEMI DIRE LA MIA! SIGNIFICATO DEL TESTO

Significato delle parole

In greco “ gyné” significa donna, “ andrós” significa uomo. Se il gineceo era la parte della casa dove vivevano le donne, come si chiamava, dunque, quella in cui vivevano gli uomini? ..................................................................................................

LIF E SKILLSi

d v ita co m p etenz e

Pensiero critico Questo testo ci illustra la condizione di una bambina all’e poca degli antichi Greci. Ilide non era infelice, ma non era neppure contenta della sua situazione, perché non aveva la possibilità di esprimere il suo pensiero. Esprimere il proprio pensiero e argomentare le proprie ragioni è fondamentale per riuscire a modificare ciò che SI RITIENE ingiusto.

In un mondo lontano, che è esistito veramente, in cui invece dei vestiti si indossavano tuniche simili a tende drappeggiate, viveva una bambina che si chiamava Ilide. Anche lei indossava la sua bella tunichetta che assomigliava a un’abat-jour e si annodava su una spalla lasciando l’altra libera e nuda, cosa molto piacevole d’estate con il venticello, un po’ meno d’inverno. Ma lei non usciva molto, perché in quel mondo le bambine venivano perlopiù tenute chiuse in casa nel gineceo che era, appunto, il posto delle donne e dei bambini. Se un bambino era femmina, praticamente stava nel gineceo da sempre a sempre; se invece era un maschio verso i sette anni ne usciva per andare a scuola e in palestra, e imparare le cose necessarie per diventare un uomo. Le bambine restavano lì e quando si sposavano uscivano dal gineceo in cui erano nate per entrare in quello della famiglia del marito. Ora a noi questa cosa sembra strana e assurda, ma solo perché abbiamo altre abitudini; all’epoca sembrava normalissima. Ilide aveva dimostrato fin da piccolissima una certa propensione per le parole: aveva imparato a parlare prestissimo e le piaceva ascoltare le storie degli dèi, degli eroi e risolvere i piccoli enigmi che le donne si lanciavano e si scambiavano per passare il tempo. Era bello, certo. Ilide, però, veniva ascoltata solo quando c’era un indovinello da indovinare o un giochino di parole da risolvere. Per il resto, doveva stare buona e zitta. Un destino comune a tutti i bambini dell’epoca, e più comune per le bambine, certo, però abbastanza triste. Un destino che a lei non piaceva per niente. Beatrice Masini, La bambina che indovinava gli indovinelli, Edizioni EL

192

Racconto storico

T


TEMATICHE BAMBINI: DOVE?

Come sono diverse le varie parti del mondo! Come sono diverse le abitudini! Come sono diversi le lingue e i giochi! Ma‌ i bambini sono tutti bambini! Rifletti e capirai che i tuoi compagni e le tue compagne che giungono da Paesi lontani non solo sono come te, ma ti possono insegnare molte cose, come tu puoi insegnarle a loro. Didattica partecipata

In questo capitolo troverai lettere lettere, testi espositivi, realistici espositivi realistici, descrittivi e poetici che parlano di BAMBINI che vivono in ALTRI PAESI. PAESI

U.A. 6


L'amicizia con un bambino o una bambina di cultura diversa può farti conoscere tante cose nuove.

O IR E N A J E D IO R I QU

SIGNIFICATO DEL TESTO

Idea principale

Q ual è l’idea principale del testo?

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LEGGERE BENE

Leggi almeno due volte il testo in silenzio, per acquisire una lettura scorrevole. Poi leggilo a voce alta, immaginando di leggerlo via radio ad ascoltatori che non possono vederti.

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Lettera

braio) 20 fevereiro (feb

amo luma, Rio de Janeiro si a i u Q Caro amigo de p ? te a d lì ono grandi cose evale! come va? Succed er arrivare il Carn p a St i. st a gransi tu en olto caldo. Oggi il m e completamente ch n a Fa . ia o impazzendo di gi ro? Tutta la città sta 40 gradi. E il vost a ci n u n n a ia v atale. in fondo alla importante del N iù p de termometro ra co n a è o n momento dell'an febbre del Carnela so es d Per noi questo A . fa i i mes ciato a prepararc Abbiamo comin initi alla grande! lliamo a terra sf o cr n o n vale ci ha preso e ch a o i dedos ci esercitiamo fin sta consumando si Alla Samba Escola ti is m u st co ei . E la squ adra d . dalla stanchezza fezionare gli abiti n co er p , re ci n sacco cu i re! Ci saranno u lio (le dita) a furia d ig m la a si e n io nostra appariz Vogliamo che la rata. a alla grande pa b m sa i d ibirci dentro il le es o o u m sc re ov d o di altre d n lchi qu a veranno come fa er ss o ci i ic d u gi I ove sfileremo. d io d a st e d n a gr Sambodromo, il primo premio! il i o n re ce in v a iremo erso ogni anno. iv d a m Spero che riusc te n u a no di danza si ispira Tutte le squ adre a. me nostro era l'Afric il o rs o sc o tutte vestite co n o n n n ra a L' sa e n ri lle a b giungla. Le nostre ninfea amazzoa sc te n ga gi Quest'anno è la a n sarò u animali e fiori. Io li, el cc u i m si lis el b ta è stupendo. ila sf la er p o rr nica. Il nostro ca la Terra. e spettacolo del d n a gr iù p il è le Il Carneva ria Saluti da Rio, Ma emme Junior ve Amazzonia, do Michael Cox,

ono, Pi

le rane muggisc


CIAO, SAYONARA, NAMASTÉ Il gesto di strofinarsi il naso reciprocamente ha il significato di un amichevole: – Benvenuto! Si usa presso i Maori della Nuova Zelanda, i Lapponi della Finlandia, i Beduini nordafricani. Lo usano anche alcuni Inuit, Malesi e Polinesiani. I bambini di cultura araba salutano portando la punta delle dita sul torace, sulla bocca e poi sulla fronte. Il gesto termina con uno svolazzo della mano e spesso viene accompagnato da un piccolo inchino. Il messaggio è: – Ti offro il mio cuore, la mia anima, la mia mente. In Giappone ci si saluta piegando il busto in avanti, tenendo i piedi bene uniti e le braccia lungo i fianchi. L’inchino è accompagnato dalla parola “Sayonara!”, che significa “Arrivederci!”. In India il saluto è un leggero inchino, ma le mani sono giunte davanti al petto. Il gesto è accompagnato dalla parola “Namasté”. Anche in Cina ci si saluta con un leggero inchino. Se un tibetano ti fa la linguaccia, non ti offendere: è il suo modo per dirti “Ciao”. A te difficilmente capiterà che chi ti saluta prenda la tua mano e la porti alla propria fronte, chinandosi davanti a te. Questo è il saluto che i filippini riservano alle persone anziane.

I bambini e le bambine trovano sempre il modo per comunicare e avvicinarsi gli uni agli altri. APPRENDIMENT O COOPERAT IV O F ormate gruppi di tre: uno dice il nome della nazione o della popolazione e gli altri due si salutano utilizzando le parole e i gesti adatti. Poi invertite i ruoli.

Mariagrazia Bertarini, Liberamente, Nicola Milano

INDIVIDUARE INFORMAZIONI

Informazioni esplicite

S crivi come si salutano: i Maori: ........................................................................................................

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gli arabi:

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i giapponesi:

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gli indiani:

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i cinesi:

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i tibetani:

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Testo espositivo

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OGNI BAMBINO È UN PO EXTRA Per chi cambia Paese abituarsi a realtà diverse è difficile, ma tutta la classe può essere d aiuto!

Quell’anno un ragazzo arabo diventò nostro compagno di classe, e fu messo vicino al banco di Elisabetta. Disse il suo nome lentamente, poiché uno dei maestri glielo aveva domandato: Karim. I compagni rimasero stupiti quando Karim aggiunse che il suo nome voleva dire “Servo del Generoso”, in arabo: Abdul Karim. Karim era nato nove anni prima a Dar el Beida, un paese dell’Africa del nord, vicino all’oceano. Prima di compiere sette anni era emigrato, insieme alla sua famiglia, dal Marocco in Italia. Quando Karim raccontava la sua vita, Elisabetta e gli altri compagni imparavano cose nuove, come che cosa vuol dire emigrato e che cosa vuol dire immigrato; imparavano a conoscere la gioia e la sofferenza del suo viaggio. I compagni dissero che Karim era un extra-comunitario: proveniva cioè da un Paese che non faceva parte della comunità dei Paesi dell’Unione Europea. La parola era grave: faceva pensare a un extra-terrestre! Karim fece notare che i suoi compagni erano extra-marocchini. Si inventò così il gioco degli extra: extra-piemontesi, extra-veneti, extra-emiliani… Si scoprì, così, che ciascuno di noi è sempre un po’… extra! Giovanni Catti, Quando il vicino di banco si chiama Abdul Karim, Edizioni Thema

SIGNIFICATO DEL TESTO

Significato delle parole

C ollega ogni nome alla definizione corrispondente.

Emigrato Immigrato

196

Testo realistico

Chi lascia il luogo di nascita.

Chi giunge in un altro Paese.

Inferenze

Nel testo si parla della gioia e della sofferenza di Karim. L a gioia poteva essere determinata dal: conoscere posti nuovi. recarsi in un posto in cui stava meglio. lasciare il suo Paese d’o rigine. L a sofferenza poteva essere determinata dal: lasciare il suo Paese d’o rigine. a ndare in un luogo sconosciuto. andare a scuola.


EDUCAZION

E CIVICA

TUTTI I GUSTI SONO GIUSTI! Già sapevo che nelle varie parti del mondo si mangiano cose diverse, ma oggi a scuola ho scoperto qualcosa di davvero interessante. Ecco che cosa ci hanno insegnato i nostri compagni che vengono da altri Paesi.

Noi in Egitto non mangiamo la carne di maiale, di cavallo e di asino. Invece, la carne di cammello è molto apprezzata e se ne fanno polpette prelibate.

In Eritrea si mangia la carne delle mucche, dei vitelli e degli ovini, ma non consumiamo la carne di maiale. Non mangiamo neppure la carne di tutti gli animali monoungulati, cioè con una sola unghia, come asini e cavalli. E poi ci disgusta proprio anche solo l’idea che si possano mangiare le rane, che in Italia per alcuni sono invece una vera ghiottoneria. Pensate che in Eritrea, per dire che qualcuno ha dentro di sé una malattia, un dolore, si dice che ha delle rane che lo divorano!

Ci sono alimenti che in Senegal non mangeremmo mai e poi mai, come il polpo, la carne di cavallo e di asino, oltre al maiale. Ogni famiglia ha poi un proprio tabù alimentare e cioè di solito non mangia l’animale al quale è attribuito lo stesso cognome. Io, per esempio, non mangerei mai la lepre o il coniglio, poiché “Leuk”, la lepre, è il nostro “portafortuna” familiare.

Il garrobo arrosto è una specialità del Salvador. Non storcete la bocca in quel modo! Vi assicuro che il garrobo, che è l’iguana ma schio, è buonissimo da mangiare. La sua carne è bianca, tenera e saporita. Graziella Favaro, Amici venuti da lontano, Nicola Edizioni

Diversi gusti, ma… alimentazione sana! Come hai letto nel testo, le abitudini alimentari sono diverse nel mondo. Nel testo si parla soprattutto di carne, ma in una dieta equilibrata è molto importante il giusto apporto di frutta, verdura e altri nutrienti. Solo se ci si nutre in modo sano e vario si può stare bene e in salute. Q uali sono le verdure che ti piacciono?

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IL BAMBINO DELLA LAGUNA In Polinesia i bambini e le bambine hanno a disposizione un parco giochi naturale: beati loro! INDIVIDUARE INFORMAZIONI

Informazioni esplicite

C hi è il protagonista del racconto?

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Dove vive il protagonista?

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Dove è nato?

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Perché è nato lì?

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Questa è la storia di Atai, un bambino polinesiano che era fratello del mare. Difatti era nato in mezzo all’oceano su una grande piroga doppia, mentre la famiglia navigava verso un’isola lontana. Appena nato gridò come tutti i bambini, ma le sue grida si confusero con il rumore delle onde e con i gridi dei gabbiani. Poi succhiò il latte della sua mamma tra gli spruzzi del mare, mentre i pesci saltavano davanti alla piroga e gli uccelli oceanici volavano bassi. Quando fu più grande, la mamma gli disse: – Lo sai che la tua prima culla è stata il mare? E la tua prima coperta il cielo? Non dovevo neanche cantarti la ninnananna: c’era il mare a farti addormentare. Perché tu, mio bel bambino, sei fratello del mare. E lui, vedrai, ti aiuterà a farti diventare un bravo pescatore. Ma adesso Atai era un bambino grande e viveva su un atollo che pareva un grande ciuffo verde tra l’azzurro del cielo e l’azzurro dell’oceano. In mezzo all’isola c’era una laguna, che era il suo grande giocattolo. Il suo villaggio era fatto di capanne costruite sull’acqua di quella laguna, sopra dei pali conficcati nel fondo, dove gli uomini, quando non pescavano, lavoravano tutti insieme, come sempre. L’isola era di corallo e sul corallo crescono soltanto le palme del cocco e le piante della vaniglia. Così gli uomini si arrampicavano come scimmie sulle palme a raccogliere le grandi noci, mentre le donne coltivavano la vaniglia nei campi.


ivica Educazione c Diamo una mano agli ecosistemi Ma poi c’erano da scavare le piroghe dai tronchi, c’erano da fare le stuoie da mettere in terra, da preparare le corde, gli arpioni e le grandi reti per pescare. La gente dell’isola viveva soprattutto di quello che pescava nel mare. Quando avvistavano un branco di pesci che nuotavano al largo, gli uomini montavano sulle piroghe e partivano verso il mare alto, remando con le pagaie o prendendo il vento con le vele; là calavano le reti e le tiravano su, per ore e ore. I bambini, invece, restavano a terra con le donne che andavano nei campi di vaniglia a pulire le piante e a guardare che i frutti profumati maturassero bene. Quei frutti che, come sai, servono anche per fare dolci. Ma quando gli uomini tornavano con le barche cariche di pesce facevano tutti una gran festa, mangiavano montagne di pesci arrosto, cantavano, ballavano. La capanna di Atai era sul bordo della laguna. La mattina, appena si svegliava, si tuffava nell’acqua, guizzava sotto la capanna e nuotava svelto a svegliare i suoi amici. Nella laguna non c’erano pericoli per i bambini: sapevano nuotare tutti come pesci ed erano liberi come uccelli. Giocavano a nascondersi sotto le capanne come granchi fra le rocce, a far rotolare le noci di cocco (ma poi le spaccavano per bersi il latte e mangiarle), a far volare gli aquiloni in alto, sempre più in alto, come i gabbiani, e intanto gridavano. Quando preferiva restare solo, Atai remava nella laguna sulla piccola piroga che gli aveva costruito il papà e osservava i pesci e le tartarughe. Folco Quilici - Pinin Carpi, Fratello mare, Emme Edizioni

Atai vive in Polinesia, in una laguna formata dalla Barriera Corallina. La Barriera Corallina è un ecosistema bellissimo, ma estremamente fragile. Noi tutti possiamo fare qualcosa per la salvaguardia degli ecosistemi in pericolo. Se diminuiamo l’uso di plastica e non inquiniamo le acque di mari e fiumi, anche se viviamo lontani dalle Barriere Coralline, daremo una mano per farle sopravvivere.

LINK a...

GEOGRAF IA

1 Che cos’è una laguna? 2 D ove si trovano grandi lagune in Italia?

RIF LESSIONE sulla LINGUA

Sottolinea in rosso la frase in cui il plurale di “grido” è riferito ai lamenti degli uomini e in blu quella in cui è riferito ai lamenti di animali. Testo realistico

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Alcuni Alcuni bambini bambini vivono e alcune una bambine vita difficile, vivono una vita difficile, ma ma la la fantasia fantasia può può aiutarli aiutarli aa stare stare meglio. meglio.

IL RAGAZZO CANTASTORIE

RIASSUNTO

Smontaggio e riassunto

Completa le frasi chiave. Poi segna con parentesi colorate le sequenze. Un ragazzo accompagna ………………........................................................………

I mercanti ascoltano ………………............................................................………

urante il viaggio i mercanti D ricordano ………………........................................ ...........................................................................……………

Un vecchio Tuareg ……………….............................................................……… Il mercante Toa ……………….............................................................………

S ul quaderno, fai il riassunto collegando le frasi chiave con i connettivi logici e gli indicatori temporali.

200

Testo realistico

Il mercante Toa non avrebbe potuto trovare in tutta l’Africa un ragazzo più svelto a caricare e scaricare il dromedario né capace di presentare con più grazia la mercanzia davanti alle tende dei beduini né, soprattutto, di raccontare storie più belle, la sera intorno ai fuochi, quando il Sahara diventa freddo come un deserto di ghiaccio. – Racconta bene, eh? – Sì, racconta benissimo. Questo attirava i clienti negli accampamenti dei nomadi. – Ehi, Toa, come l’hai chiamato, il ragazzo? – Non ho avuto il tempo di dargli un nome. – Toa, non lo meriti un ragazzo così. I mercanti facevano sedere il ragazzo accanto al braciere; gli davano tè bollente e datteri. Allora il ragazzo raccontava per loro i sogni del dromedario. Tutte le storie parlavano del Sahara, del sole, della solitudine, degli scorpioni e del silenzio. E quando le carovane ripartivano sotto il cielo infuocato, tutti i beduini vedevano un’altra Africa dall’alto dei loro dromedari. La sabbia s’era fatta dolce, il sole era una fontana e loro non erano più soli: la voce del ragazzo li accompagnava nel deserto. Fu durante una di quelle notti che un vecchio capo Tuareg dichiarò: – Africa! Toa, questo ragazzo lo chiameremo Africa! Quando Africa raccontava, Toa si teneva in disparte, avvolto nel suo mantello, ma alla fine di ogni storia si alzava tenendo in mano una ciotola smaltata di bianco, per raccogliere le monete. – Fa pagare persino le storie del ragazzo! Daniel Pennac, L’occhio del lupo, Salani


Viaggiando con la fantasia, ognuno può visitare mondi fantastici.

UN BAMBINO NEL DESERTO Lo spettacolo che si offrì agli occhi del bambino era davvero incredibile: ovunque c’era sabbia che fluiva lenta come un grande fiume in piena, insinuandosi qua e là in stranissimi vortici e correnti, fiotti e cascate, per poi raccogliersi in colline e dune di grandezza e altezza diverse, ma sempre in gruppi dello stesso colore. La sabbia azzurro chiaro si ammassava in dune azzurre, quella verde in colline verdi e quella viola in montagne viola. Bastiano si era arrampicato su una duna rosso porporino e intorno a sé non vedeva che colline e colline a perdita d’occhio, di tutti i colori immaginabili. Ogni altura, infatti, aveva una sua particolare tonalità che non si trovava in nessun’altra. La più vicina era di un bel blu cobalto, la seguente giallo zafferano, dietro ne luccicava una rosso carminio e poi ancora altre color indaco, verde mela, azzurro cielo, arancione, rosa pesca, malva, turchese, lilla, verde muschio, rosso rubino, ocra, giallo indiano, rosso cinabro e blu lapislazzulo. E così sempre di seguito, una dopo l’altra, da un’estremità all’altra dell’orizzonte, fino a dove arrivava lo sguardo. Ruscelli di sabbia d’oro e d’argento correvano tra le colline e dividevano i colori gli uni dagli altri. – Questo – decretò Bastiano a voce alta, – è Goab, il deserto colorato. Michael Ende, La Storia Infinita, Longanesi

CONTENUTO E FORMA DEL TESTO

Struttura del testo

Il paesaggio descritto è reale? Perché?

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La descrizione è soggettiva o oggettiva?

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ART E E IMMAGINE

L’autore, per descrivere, segue l’ordine spaziale o logico?

LINK a...

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S u un foglio, fai un disegno geometrico e coloralo con le varie tonalità del rosso.

L a descrizione delle dune procede da vicino a lontano o viceversa? ...............................................................................................................................................................................

Testo descrittiv

o

201


A un bambino o a una bambina che va a vivere in un altro Paese può succedere di sentirsi a disagio a causa delle abitudini diverse.

LA MIA SCUOLA A TOKIO Partenza di

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Descrizione della

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Incontro con

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SIGNIFICATO DEL TESTO

Idea principale

C ompleta i titoli per individuare il fatto principale di ogni sequenza.

202

Paolo partì per il Giappone con i genitori, perché la mamma e il papà erano giornalisti. Il viaggio in aereo fu lungo e pieno di domande: “Come sarà la mia scuola? Come saranno i miei nuovi amici? Come sarà la nostra nuova casa?”. La casa era bellissima: di legno, a due piani, con il giardino. Le pareti che dividevano le camere erano di carta, scorrevoli. C’era la stanza del tatami, dove il pavimento era ricoperto di stuoie di paglia di riso intrecciata. Ma la cosa che più stupì Paolo quando giunse davanti alla porta della sua nuova casa fu che all’ingresso occorreva togliersi le scarpe, disporle con la punta verso l’uscita e indossare le pantofole. Un bel paio di pantofole da sfilare, però, subito dopo per accedere alla stanza del tatami, dove nessun tipo di calzatura era ammesso. Pensò anche che la signora che affittava la casa era molto gentile. Non faceva altro che sorridere e inchinarsi: era sufficiente imitarla per essere gentili come lei. Quando fu servito un brodo caldo di benvenuto, Paolo continuò a imitare la signora giapponese: sorseggiandolo fece un gran rumore con la bocca, tutto il contrario di quello che aveva imparato dai suoi genitori, e per la prima volta vide, anzi udì, la sua mamma e il suo papà fare lo stesso rumore con la bocca con una faccia di gioiosa soddisfazione. – In Giappone, se fai rumore significa che gradisci il brodo – gli sussurrò la mamma con un nuovo sorriso.


Ma ciò che meravigliò più di ogni altra cosa Paolo, quando finalmente andò nella scuola giapponese dove avrebbe studiato anche l’italiano, fu qualcosa che nessun bambino in Italia avrebbe potuto neppure immaginare. All’entrata, i suoi nuovi maestri e i suoi nuovi compagni lo accolsero con inchini e molti sorrisi. Paolo indossò le pantofole e disse in giapponese: – Sono pronto. I maestri e i compagni parlarono soprattutto a gesti, perché capirono che Paolo non era ancora in grado di comprendere ogni parola. Lo condussero in uno sgabuzzino dove erano custoditi scope e stracci e mimarono i movimenti che si compiono quando si lavano i vetri, si spazza il pavimento, si spolverano i banchi. Paolo pensò che si trattasse di un nuovo gioco. Per un attimo pensò persino che si trattasse di una prova da superare per essere accolti nella classe, una specie di rito per dimostrare che non si sarebbe sottratto a nessun compito. Paolo era già pronto ad andare a pulire, quando si accorse che anche i maestri e gli altri bambini si erano messi a raccogliere scope e stracci. E con molto impegno, maestri e bambini cantavano mentre strofinavano, lucidavano, spazzolavano. – Oggi è il giorno delle pulizie. In Giappone non sono i bidelli a pulire le aule, ma i maestri e i bambini che in quella stessa aula trascorrono molte ore della giornata – gli spiegò l’insegnante di italiano. – Domani ricominceranno le lezioni.

La nuova

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La pulizia

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Emanuela Nava, I bambini del mondo, Einaudi Ragazzi

INDIVIDUARE INFORMAZIONI

Informazioni esplicite

S crivi le usanze che rappresentano una novità per Paolo. ......................................................................................................................................................................................................................................... ......................................................................................................................................................................................................................................... ......................................................................................................................................................................................................................................... Testo realistico

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I bambini e i poeti

SENZA CONFINI Siamo diversi siamo bambini usiamo una lingua senza confini. Io ti parlo tu non ti confondi perché se sorrido tu mi rispondi. Non ti conosco ma ti faccio un dono non ti comprendo ma ti perdono. Se ho paura ti prendo la mano non importa se non ci capiamo. Abbiamo parole di suono e di luce che nessuno di noi traduce. Se le frasi ci pesano un poco avranno ali nel nostro gioco. Roberta Lipparini, C’è un posto accanto a me, Mondadori

LIF E SKILLSi co m p etenz e

d v ita

Empatia Empatia è una parola difficile. È la capacità di comprendere lo stato d’animo degli altri, cioè di “mettersi nei loro panni”. La poesia ti fa capire molti dei modi in cui puoi entrare in contatto con gli altri attraverso i sentimenti, anche se si parlano lingue diverse. Entrare in empatia con gli altri aiuta a vivere meglio e a capire che gli altri sono come noi.

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Testo poetico


TEMATICHE LE STAGIONI

Primavera estate Primavera, estate, autunno autunno, inverno inverno. Poi ancora primavera, estate, autunno, inverno. Questo è lo scorrere del tempo. Questi sono i ritmi della natura! Sono i ritmi che noi “ascoltiamo”, le stagioni, assaporando il bello di ognuna. Didattica partecipata

In questo capitolo troverai poesie poesie, racconti fantastici, testi realistici fantastici realistici, umoristici e informativi che parlano delle STAGIONI e delle loro particolarità.

U.A. 7


AU T U

NN

O

L AUTUNNO DI CILIEGIO Per le foglie ora la vita non era bella come un tempo: avevano meno voglia di lavorare e di cantare, anche se intorno a loro c’erano ancora tanti amici, in terra e in cielo. Ancora veniva il vento a carezzare tutto e a invitare a danzare, ancora il sole mandava i suoi raggi caldi, e di notte le stelle e la luna parlavano con le cose e le illuminavano d’argento. Ancora passavano le formiche in cerca di tutto e raccontavano la loro vita di lavoro sotto terra. Era ancora bello il mondo, con le nuvole bianche, le risate del ruscello quando faceva le curve. Era tutto bello, ma era cambiato qualcosa. Il vecchio Ciliegio un giorno lo disse alle foglie, con voce calma, senza tristezza: – Il vostro tempo sta per finire. Lavorare ora non serve più. Io sono stanco e fra poco tornerò a riposare. – E noi? – domandò Bandiera, una delle foglie di Ciliegio. – Per voi la vita è conclusa: presto verrà il vento spazzino e vi porterà via. – Ma noi abbiamo ancora del verde cibo – ribatté la piccola foglia, – noi abbiamo continuato a fabbricarlo! – Se me lo date – rispose il Ciliegio, – lo conserverò nel lungo sonno. Le foglie allora gli offrirono il verde cibo e diventarono gialle. Poco dopo, puntuale, arrivò il vento spazzino a fare un primo giretto di pulizia e a fischiare tra i rami: – Forza, chi viene con me? Mario Lodi, Bandiera, Einaudi

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Ascolta sul CD-Audio L’AUTUNNO da “ Le quattro stagioni ” di Vivaldi.

CHE BELLO LEGGERE!

L eggi con calma, immaginando la situazione e i sentimenti espressi dall’autore.


FOGLIE SECCATISSIME O INNAMORATE? Ci sono diverse teorie. Uffi Yawn Chenoia, il mio professore di Stufologia Monotonica, spiega che stando sempre nello stesso posto, appese a un ramo, le foglie cominciano a sbuffare, mugugnare e borbottare. Insomma, si seccano. Quando sono seccatissime e non ce la fanno proprio più, partono: per vedere il mondo, conoscere gente, fare nuove cose. Io preferisco la spiegazione della mia maestra di Romanticologia Sentimentale: ogni foglia, prima o poi, si innamora di un filo d’erba. Lo guarda da lontano per tutta l’estate… e quando viene l’autunno vola ad abbracciarlo. Pico de Paperis, Topolino n. 2942, Disney

C L I L

THE AUTUMN’S MONTHS

Which are the autumn’s months?

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FESTE d'AUTU NNO ne l MO N D O

NORD AMERICA giorno del ringraziamento È un’antica festa religiosa del Nord America (si tiene a fine novembre) per ringraziare Dio della buona riuscita del raccolto. Risale al 1623 quando i Padri Pellegrini, i primi coloni inglesi, sbarcarono in America dal Regno Unito, trovando un territorio selvatico e impervio. Era quasi inverno e le provviste erano scarse. Ma con la primavera le cose cambiarono e il raccolto ebbe un gran successo; fu così che l’allora Governatore decise di ringraziare Dio dell’abbondanza ricevuta. Jess Mack, Come festeggiano i popoli del mondo, Clavis

NEPAL La festa delle luci Tanto ma tanto tempo fa, un re che non voleva morire accese delle lampade a olio nel suo palazzo, per onorare la dea Lakshmi. La dea gli concesse di vivere ancora sessant’anni. Da allora, durante la festa di Tihar, i Nepalesi onorano Lakshmi perché protegga e benedica la loro casa. Per attirarla accendono numerose lampade e dipingono dei disegni sulle loro porte. La festa delle luci è celebrata da tutti gli Indù del mondo, in genere con il nome di Divali. La festa si celebra verso la fine di ottobre. Estelle Vidard, Le feste nel mondo, Edizioni Messaggero

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L'autunno e i poeti

È AUTUNNO È Autunno. Il cielo è sereno. Le foglie accartocciate si staccano dagli alberi e cadono come farfalle. Danzano. È Autunno. I bambini diventano alunni. Cuoreparole (poesie di poeti bambini d’Italia), commentate da Bruno Tognolini, Mondadori

IMMAGINI D AUTUNNO La terra si veste del giallo delle foglie in autunno. Il vento raccoglie i sussurri dei trepidi uccelli e gioca coi rami avvizziti che additano il cielo. Ho visto danzare sul mare tanti pezzetti di luna. Antonio Russo

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INVER

NO

L INVERNO DI CILIEGIO Un mattino Bandiera, l’ultima foglia che era rimasta attaccata ai rami di Ciliegio, sentì sul suo corpo freddo e umido qualcosa che la pungeva, ma non c’era nessuno vicino a lei. Meravigliata, gridò: – Ehi, chi mi punge lì di dietro? Le rispose una voce leggera, che sembrava volare: – Sono io! Sto giocando. – Bel gioco davvero! – disse la foglia. – Ma tu chi sei? – Indovina! – E chi lo sa. So che sei nascosta in qualche posto, ma non so dove. Oppure che sei invisibile! – rispose Bandiera. – Indovinato! – disse la voce. – Sono invisibile. Nessuno mi vede, ma ci sono eccome! – L’aria! – disse la foglia. – Sì, sono l’aria. E siccome fa freddo mi diverto a punzecchiare tutte le cose: specialmente i nasi dei bambini, che a quelle punture diventano rossi come pomodori! “Meno male che c’è qualcuno che si diverte in questo mondo triste”, pensò Bandiera, e seguì l’aria fredda che faceva i suoi strani giochi intorno al Ciliegio. La sentì che passava veloce a sfiorare le cose e passando diceva: – Chi vuole pizzi e ricami per la sua coperta? In un letto grande e ricamato presto il mondo sarà addormentato. Pizzi! Ricami! Chi li vuole? Il ruscello, che era l’unico a chiacchierare girando davanti agli orti, non le rispose nemmeno. – Ah sì, eh? Tu non vuoi ricami? – gli disse l’aria avvicinandosi e soffiandogli sopra il suo gelido fiato. E pian piano chiuse l’acqua in una prigione di cristallo e non si sentì più la sua voce. Mario Lodi, Bandiera, Einaudi

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Ascolta sul CD-Audio L’INVERNO da “ Le quattro stagioni ” di Vivaldi.

CHE BELLO LEGGERE!

L eggi con calma, immaginando la situazione e i sentimenti espressi dall’autore.


FIOCCHI LEGGERI Cominciarono a cadere i primi fiocchi leggeri a metà mattina, poi diventarono sempre più fitti e grandi: il cortile, il cielo, la strada, tutto era pieno di farfalline bianche che in breve coprirono tutto. A mezzogiorno ce n’erano già dieci centimetri e si udivano le voci dei ragazzi che si chiamavano, si rincorrevano, si lanciavano palle di neve, si buttavano nella neve. Nel pomeriggio la nevicata aumentò ancora e mio padre mi chiamò a spalare la neve davanti a casa. I grandi guardavano il cielo e dicevano: – Se continua così tutta la notte, domani ce n’è un metro! E il giorno dopo nevicò ancora. Nei cortili e nelle strade i bambini felici costruivano pupazzi e, con pale e badili, ammucchiavano la neve sotto il fico. Mario Lodi, Il mistero del cane, Giunti

C L I L

THE WINTER’S MONTHS

Which are the winter ’s months?

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COLORI SULLA NEVE Quell’anno era nevicato presto, prima che tutte le foglie cadessero. Venti centimetri di bianca neve, sui boschi colorati della montagna non ancora addormentata, avevano rallegrato i bambini. La montagna s’addormenta tardi, quando tutto si ferma, le bestie s’intanano, i boschi sbadigliano, la neve cresce. E volpi e martore vagano nelle notti congelate in cerca di cibo. E il picchio per scaldarsi trapana gli alberi fino a farsi venire mal di testa. Dopo la precoce nevicata, rabbrividite dal gelo improvviso, scosse dai venti, si misero a cadere le foglie. Il bosco crepitava di mille suoni diversi perché le foglie, cadendo, fanno ognuna un rumore diverso. Si posavano sulla neve fresca come una grande nevicata. Nevicata di foglie multicolori. Quand’ebbero formato uno strato alto una spanna, le foglie colorate si misero a prendere in giro la neve. – Vedi? – dicevano. – Anche noi siamo neve, veniamo giù a fiocchi come te, formiamo strati come te, ma siamo più belle perché abbiamo i colori. Tu sei bianca, color di niente. – Voi non siete neve – rispondeva la neve. – Siete foglie, foglie che tra un po’ marciscono e scompaiono nel terreno. Io resisto fino a primavera, divento acqua, disseto la Terra. E aggiunse: – Voi vi vantate di colori e strati, ma io non ho mai visto bambini giocare con le foglie, fare palle di foglie, scivolarvi sopra sciando o filare con lo slittino. Quando viene Natale, la gente aspetta la neve, non le foglie. L’inverno è fatto di neve, non di foglie. Mauro Corona, Torneranno le quattro stagioni, Mondadori

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L'inverno e i poeti

ASCOLTAMI INVERNO Ascoltami inverno non sognarti di entrare mi piaci sui rami. Ascoltami inverno non ti voglio qui dentro. Però aspettami fuori. Adesso esco io. Possiamo giocare. Ascoltami inverno non ti voglio qui dentro. Qui dentro è il mio cuore. Giusi Quarenghi, E sulle case il cielo, Topipittori

NEVE LA MIA

REALTÀ Q uali aspetti dell’inverno ti piacciono e quali no? Elencali sul quaderno.

La notte ha sparso i fiori del cielo soffici come piume; con essi ha intessuto un tappeto che ha avvolto dalla testa ai piedi delicatamente il mondo stanco. Wen I-Tuo, Tante poesie, Vita e Pensiero

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FESTE d’INVERNO ne l MO N D O

SVEZIA Il Tomte In Svezia non è Babbo Natale il personaggio natalizio, ma Jul Tomte, uno gnomo che vive sotto le piastrelle del pavimento della casa. Secondo la leggenda, Jul fa la guardia alla casa e a chi vi abita e porta i regali di Natale con la capra di paglia. Per ringraziare Jul Tomte, gli viene preparata una tazza con un budino di riso. Quando arriva, Jul bussa alla porta; i bambini vanno ad aprire e trovano la tazza vuota e un sacco di regali. Estelle Vidard, Le feste nel mondo, Edizioni Messaggero

CINA Il capodanno In molti Paesi dell’Estremo Oriente il Capodanno è una delle feste più importanti dell’anno. L’inizio del nuovo anno viene festeggiato tra il 21 gennaio e il 19 febbraio, in concomitanza con la seconda luna nuova dopo il solstizio d’inverno, che coincide con la fine della stagione invernale e la rinascita della natura a primavera. I festeggiamenti durano quindici giorni e si concludono con la spettacolare festa delle lanterne, con cui i Cinesi richiamano a sé gli spiriti benevoli. Una delle consuetudini del Capodanno cinese è poi lo scambio delle buste rosse, o hong bao, dagli adulti ai bambini. Le buste contengono soldi, augurio di benessere. Cinzia Rando, Feste e tradizioni del mondo, Touring Junior

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RUSSIA La Maslenica La Maslenica o Festa del Burro si festeggia in Russia tra febbraio e marzo. Tradizionalmente si festeggia la fine del freddo e buio inverno e dura una settimana. È tradizione preparare montagne di “blinis”, le frittelle tipiche russe preparate con il burro (ecco perché si chiama Festa del Burro). Il primo giorno le frittelle vengono donate ai poveri, come impegno per combattere la povertà. L’ultimo giorno di festa si fa un falò con un’enorme bambola di paglia. Jess Mack, Come festeggiano i popoli del mondo, Clavis


Le feste e i poeti

A NATALE PUOI A Natale puoi fare quello che non puoi fare mai: riprendere a giocare, riprendere a sognare, riprendere quel tempo che rincorrevi tanto. A Natale puoi dire ciò che non riesci a dire mai: che bello è stare insieme, che sembra di volare, che voglia di gridare quanto ti voglio bene. Luce blu, c’è qualcosa dentro l’anima che brilla di più: è la voglia che hai d’amore, che non c’è solo a Natale, che ogni giorno crescerà, se lo vuoi. È Natale e a Natale si può fare di più, per noi… a Natale puoi. Francesco Vitaloni

LE USANZE DI CAPODANNO

Nel mondo intero quante saranno tutte le usanze di Capodanno? Una mia amica dell’altro emisfero m’ha detto un giorno, e credo sia vero, che il primo gennaio là cade d’estate e si passa in spiaggia tra tuffi e nuotate. E se anch’io provassi a uscire in costume? Se festeggiassi con un tuffo nel fiume? “Presto chiamate un’ambulanza, quel tizio nel fiume ha sbagliato usanza”! Mario Sala Gallini, W le feste, Mondadori

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PRIMA

V ER

A

LA PRIMAVERA DI CILIEGIO Primavera non viene quando vogliamo noi, viene quando il sole, con le punte di fuoco dei suoi raggi, riesce a fare il primo buco nella coperta grigia del cielo ricamata di nuvole, sotto la quale dormono le cose della terra tutto l’inverno. Quel mattino un raggio più forte degli altri, spingi e spingi, scalda e scalda, forò la coperta grigia, passò di corsa attraverso il buco e toccò subito la terra. Lì vicino c’era un grande albero con le braccia aperte, nudo, senza nemmeno una foglia: si era addormentato così e dormiva ancora. Il raggio di luce giocò un po’ tra i suoi rami, carezzò le rughe del suo tronco e gli disse: – Vecchio Ciliegio, sveglia! Sono il primo raggio di sole, ho bucato la coperta di nuvole e ti ho portato la primavera! Sveglia, è l’ora! Poi Primoraggio fece un giretto nei dintorni del Ciliegio a dare la bella notizia. Ma tutt’intorno c’era un gran silenzio. Si avvicinò al ruscello, che di solito cantava, e lo trovò prigioniero di una lastra sottile ma dura come il vetro. Primoraggio scivolò su quel vetro e lo scaldò e pian piano fece anche lì un buco: l’acqua uscì libera e si mise a scorrere ridendo con la sua voce d’argento. Poi Primoraggio si arrampicò sul muro. Da un buco si affacciò una lucertola ancora tutta fredda e si allungò al sole. Primoraggio la carezzò tutta e il cuore della lucertola cominciò a battere sempre più forte, e lei era contenta perché era ancora viva, anche se aveva fame. Mario Lodi, Bandiera, Einaudi

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Ascolta sul CD-Audio LA PRIMAVERA da “ Le quattro stagioni ” di Vivaldi.

CHE BELLO LEGGERE!

L eggi con calma, immaginando la situazione e i sentimenti espressi dall’autore.


IL LETARGO È FINITO Al segnale convenuto, mentre i giorni si allungano discreti, la natura cambia decoro. Dopo i lunghi silenzi dell’inverno, la bacchetta magica di un invisibile direttore d’orchestra sembra dare il “la” al paesaggio perché suoni la più bella sinfonia pastorale. Nei Paesi temperati allora si contempla uno spettacolo di rara bellezza: la natura fiorisce tutta intera. Il Generale Inverno ha allentato la sua morsa. Nei sottoboschi, mentre sugli alberi non sono ancora rispuntate le foglie, fanno capolino fiori dai nomi incantevoli, violette, pervinche, non-ti-scordar-di-me. Immerso nei suoi pensieri, il topo campagnolo, che non si concede il lusso del letargo come altre specie, può finalmente tirare un sospiro di sollievo e intraprendere la sua prima passeggiata primaverile. Béatrice Fontanel, Il girotondo delle stagioni, L’ippocampo Ragazzi

THE SPRING’S MONTHS C L I L

Which are the spring’s months?

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L ALBERO CON IL VESTITO DA SPOSA Il fiore, aperta la corolla di petali, sospirò e disse piano: – Come si sta bene al mondo! Tutte le foglie della chioma lo sentirono ed erano felici. Ombretta esclamò: – Se si continua così, fra poco il Ciliegio sarà tutto vestito di bianco! E fu proprio così. I fiori nascevano dappertutto e alla fine il vecchio Ciliegio era vestito come una sposa. Dopo un po’ arrivarono le rondini che fecero tanti girotondi attorno a Ciliegio, garrendo nella loro lingua gioiosa. Anche una nuvola, che andava diritta e superba verso il mare, a vedere lo spettacolo del grande albero in fiore frenò la sua corsa, fece una deviazione e passò sul Ciliegio in silenzio, stupefatta di tanta bellezza. Alla sera le lucciole accesero i lumi, uscirono dai loro nascondigli in esplorazione, girarono attorno a Ciliegio e lo illuminarono come un albero di Natale. Dal cielo alcune stelline, meravigliate, mandarono sui petali bianchi dei fiori una briciola della loro luce d’argento. La luna, quando venne su dalla collina, era un po’ gelosa perché lei era la regina della notte e pretendeva che tutti ammirassero solo lei. Però, sbirciando Ciliegio illuminato, pensava: “È davvero una meraviglia”. I grilli e le rane, intanto, facevano festa cantando “cri cri” e “gra gra” tutta la notte. Mario Lodi, Bandiera, Einaudi

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SORPRESE DI PASQUA In Italia, come in altri Paesi dell’Europa, a Pasqua si regalano uova di cioccolato decorate e con la sorpresa. Perché a Pasqua si distribuiscono e si ricevono uova? L’uovo, non avendo né una parte bassa né una parte alta, cioè né principio né fine, è simbolo dell’immortalità e della vita. Nei Paesi scandinavi, a Pasqua, si usa mettere un uovo sopra uno zampillo e si dice: – Ecco l’uovo che danza. È il ricordo di un’antica leggenda secondo la quale il sole, in questo periodo dell’anno, danza sopra una montagna d’argento. In Germania e in Inghilterra si preparano uova di legno, cartone o porcellana, aperte a metà. Nel centro dell’uovo si mettono piccole uova di cioccolato, giocattolini, minuscole bambole. Gladis Engely - Mila Ruffinengo, Pasqua, Edizioni Paoline

LE UOVA DELLO ZAR Si racconta che nel 1885 Alessandro III, lo zar di tutte le Russie, avesse chiesto all’orafo Fabergé di preparargli un uovo di Pasqua con sorpresa da regalare alla moglie. Il risultato fu eccezionale. L’uovo custodiva un tuorlo d’oro, contenente a sua volta una gallinella di smalti preziosi con gli occhi color rosso rubino. Quest’ultima racchiudeva una copia in miniatura della corona imperiale, decorata con un piccolo rubino a forma di uovo. Cinzia Rando, Feste e tradizioni del mondo, Touring Junior

APPROF ONDIMENT O

COME SI CALCOLA LA DATA DEL GIORNO DI PASQUA? Il giorno di Pasqua cade sempre di domenica. Nel Concilio di Nicea del 325 d.C. i vescovi stabilirono che la Pasqua si sarebbe festeggiata nella prima domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera (21 marzo). Perciò la Pasqua cambia sempre data!

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FESTE di PRIMAVERA ne l MO N D O

INDIA La festa dei colori

La Festa di Holi è una colorata festa dove in India si festeggia l’inizio della primavera. Durante la Festa di Holi c’è un’alta possibilità che qualcuno ti getti addosso acqua profumata, colorata oppure polvere colorata! Infatti, tale usanza ricorda che in primavera ritornano i colori dopo il grigio inverno. Si celebra con danze, canti e cibi deliziosi. Jess Mack, Come festeggiano i popoli del mondo, Clavis

ROMANIA La festa del Piccolo Marzo Il primo marzo in Romania è il giorno di Martisor, Vesel Martisor, il “Piccolo Marzo”. Si celebra l’arrivo della primavera che sta per cacciare l’inverno. È una festa molto antica, che esiste da migliaia di anni e risale all’epoca degli antichi Romani. Il dio Marzo era il protettore dei campi e delle greggi, egli incarnava la rinascita della natura. A lui erano consacrate le feste della primavera, dei fiori e della fecondità. In questa occasione tutti intrecciano dei fili bianchi e rossi per farne dei braccialetti da regalare alle persone amate. Estelle Vidard, Le feste nel mondo, Edizioni Messaggero

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La primavera e i poeti

LE DUE PRIMAVERE La Prima Primavera che aveva gli occhi chiari diceva d’esser nata nel più vasto dei mari. Seconda Primavera che aveva gli occhi scuri diceva di sapere far parlare anche i muri. E passavano il tempo guardandosi in cagnesco dicendosi ambedue madri di Caldo e Fresco. E cammina cammina poi si sono accordate ma come non sappiamo perché era ormai estate. Giuseppe Pontremoli, Rabbia Birabbia, Nuove Edizioni Romane

MARZO Marzo, marzo picchiatello, luce chiara, cielo terso, e poi nubi di traverso, acquazzone, vento, ombrello si scompiglia l’universo. E poi, ancora, tempo bello. Maria Loretta Giraldo, Rime per tutto l’anno, Giunti Junior

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ESTAT

E

L ESTATE DI CILIEGIO E così, un giorno Ciliegio diventò tutto rosso. Che meraviglia! Le margherite aprirono gli occhi gialli e dall’erba fissarono meravigliate la bellezza del grande albero. Le campanelle azzurre si arrampicarono più in fretta sulla rete dell’orto per vedere più da vicino l’albero rosso. L’acqua del ruscello, che passava vicino agli orti, portò la notizia alle erbe delle rive, ai pesci, ai sassi del fondo e anche ai topi: – Il vecchio Ciliegio è diventato matto! – diceva. – Prima si era vestito da sposa, tutto bianco, e ora si è messo un abito nuovo, rosso come il fuoco! Dove non arrivò il ruscello ci andò il vento, che lo disse al cielo, alle colline lontane, alle stelle e alla luna. Che festa nel giardino! Le rose, i tulipani, le violacciocche e i mughetti spalancarono gli occhi. Le rose, più anziane, forse un po’ invidiose perché loro si credevano le più belle, dicevano agli altri fiori: – Niente di straordinario. Non è un abito nuovo. Sì, è bello, ma ce l’aveva anche l’anno scorso e anche l’altr’anno. Ogni anno lo mette via nel suo armadio e poi se lo mette di nuovo. Vecchio o nuovo, era un abito della festa e tutti lo ammiravano. Quella sera ci fu gran festa intorno a Ciliegio: l’orchestra dei grilli, “cri cri… cri cri”, fece un festival e le lucciole giravano con i lumini accesi per rischiararlo tutto. Quella notte nessuno si addormentò. La civetta dai grandi occhi come soli girò al largo per non disturbare, e la luna passò piena di luce in punta di piedi senza dir nulla. Mario Lodi, Bandiera, Einaudi Ragazzi

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Ascolta sul CD-Audio L’ESTATE da “ Le quattro stagioni ” di Vivaldi.

CHE BELLO LEGGERE!

L eggi con calma, immaginando la situazione e i sentimenti espressi dall’autore.


SVEZIA E FINLANDIA

FESTE d’ESTATE ne l MO N D O

La Festa di Mezza Estate In Svezia e in Finlandia non viene mai buio in estate e il sole non tramonta mai. Tutti attendono con gioia questa stagione, non solo perché il clima è più caldo e il sole brilla a lungo nel cielo, ma anche perché si celebra una della feste più importanti dell’anno: la Festa di Mezza Estate. In Finlandia è tradizione accendere un grande falò, mentre in Svezia si balla attorno all’albero di maggio, un palo sistemato all’aperto e ricoperto di fiori. Le ragazze si decorano i capelli con una ghirlanda.

SRI LANKA La sfilata con gli elefanti Nello Sri Lanka, una grande isola a sud dell’India, si svolge una festa antichissima che risale al III secolo a.C. Dura dieci notti, tra luglio e agosto. Durante l’ultima notte si tiene una grande sfilata con danzatori, suonatori di tamburi, acrobati, tutti in costume tradizionale. Lo spettacolo più impressionante è il corteo di oltre cinquanta elefanti, tutti riccamente addobbati. Jess Mack, Come festeggiano i popoli del mondo, Clavis

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L'estate e i poeti

AL MATTINO PRESTO BALLANO Al mattino presto ballano a volte, le stagioni. Autunno l’ho visto ballare canzoni di vento e colori. Su note di luce e ombre di carta sa ballare Inverno da solo. Spartiti di odori e brevi risate ha scelto, per sé, Primavera. Ma l’Estate, l’estate, ecco, è già qui. Sulla pelle la sento ballare. Giusi Quarenghi, E sulle case il cielo, Topipittori

IL VESTITO Estate tonda gialla e sfacciata voglia di sole di mare e aranciata. Per misurare il tempo trascorso provo un vestito dell’anno scorso. Infilo il braccio ma resta incastrato… “Mammaaaaaa! Il vestito si è ritirato”! Estate tonda giallo melone è cominciata una nuova stagione! Janna Carioli, Io cambierò il mondo, Mondadori

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APPRENDIMENT O COOPERAT IV O D ividetevi in gruppi e scrivete un acrostico, cioè una poesia in cui le iniziali dei singoli versi formano una parola: in questo caso “estate”. E .................................................................................................... S .................................................................................................... T .................................................................................................... A .................................................................................................... T .................................................................................................... E ....................................................................................................


COMPRENSIONE Verifiche graduate di

COMPRENSIONE del TES TO

Brr... che paura!

LA VERIFICA!

Dai, non tremare! Queste pagine serviranno per capire quanto hai imparato e quanto sei “competente”. E se qualcosa non va… nessuna paura, si aggiusterà! aggiusterà


Macro aspetto Invalsi

INDIVIDUARE INFORMAZIONI

COSE STRANE IN BIBLIOTECA 1 Sapete che i libri ritornano diversi dai prestiti esterni? Sì, proprio come chi se ne va via da casa per qualche giorno, per un viaggio, per una vacanza: c’è chi torna più magro o più grasso, chi più allegra o più malinconica, chi più annoiato o innamorato… 5 Ai libri succede un po’ la stessa cosa. Ci sono libri che, quando vengono restituiti, escono dalle mani di chi li restituisce con una velocità incredibile, come se non vedessero l’ora di ritornarsene nel proprio scaffale. E ci sono libri, invece, che indugiano nelle mani di chi li riporta, si lasciano accarezzare il dorso, 10 lisciare la copertina, come gatti che fanno le fusa. Poi ci sono quelli che tornano sciupati, ma allegri. E quelli che tornano sciupati e tristi, quelli che tornano perfetti ma tristi e quelli che tornano perfetti ma allegri. Di notte, poi, si raccontano tra di loro le esperienze del mondo di fuori, in trasferta. 15 – Sono piaciuto tanto alla ragazza che mi ha preso che, prima di restituirmi, mi ha fatto leggere ai due più cari amici. Mi ha dato a loro come una cosa molto preziosa, delicata. È stato molto bello! – Io sono stato portato a casa da un ragazzo, ed è finita che mi hanno letto i nonni, la zia e i cuginetti. 20 – Io non ho capito perché sono venuti a prendermi: mi hanno portato a casa loro e mi hanno piantato lì. Tra televisori, monitor, impianti ad alta fedeltà, in quella casa nessuno sa che esiste la lettura. Sono rimasto lì un po’ a prendere polvere, poi qualcuno si è accorto di me e, finalmente, mi ha riportato in biblioteca. Che occasione 25 sprecata! – Io ho avuto la fortuna di essere letto da un ragazzo simpatico, forse anche un po’ matto. Un bel matto. Non lo dimenticherò più. Mi leggeva mettendosi in posizioni insolite, su un albero, appollaiato su una scala, sdraiato con le gambe in aria, in piedi su una gamba 30 sola… Mi leggeva e mi buttava in aria. “Sei bello, troppo bello” mi diceva! Aveva sempre una matita in mano quando mi leggeva, mi sottolineava. – Io, sapete, ho persino dormito in un letto. La ragazza che mi ha preso mi leggeva alla sera. – Ancora una pagina, ancora una pagina – 35 diceva e, pagina dopo pagina dopo pagina, leggeva e leggeva finché si addormentava. Io le cascavo di mano, addormentato, vicino a lei… Giusi Quarenghi, Le memorie di un bibliotecario insonne, Editrice Bibliografica

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DATA 1 I libri del racconto sono: A. in una libreria. A. B. B. in una biblioteca. C. C. nella camera di un bambino. D. D. in una classe. 2 In questo testo i libri vanno in trasferta perché: A. sono venduti. A. B. B. sono prestati. C. C. sono letti. D. D. sono regalati. 3 Quanti sono i libri che parlano tra loro? ......................... 4 Quanti sono quelli che sono stati apprezzati da chi li ha letti? ...................... 5 Uno dei libri dice: “mi hanno piantato lì” (riga 21). Questa frase vuol dire che: A. A. l’hanno spostato da una parte all’altra della casa. B. B. hanno smesso di leggerlo. C. lo hanno sistemato in un punto e non lo hanno più toccato. D. D. si sono dimenticati di restituirlo. 6 Un libro dice: “È stato molto bello!” (riga 17) perché: A. è stato considerato A. un buon libro. B. B. è prezioso. C. C. è stato prestato. D. D. è stato tenuto per tanto tempo. un po’ più facile. un po’ più difficile.

7 Il bambino che leggeva in posizioni insolite lo faceva perché: A. doveva leggere, ma preferiva A. fare ginnastica. B. B. così non si annoiava. C. C. leggeva in ogni situazione. D. D. faceva ridere i suoi amici. 8 C’è un libro che ha dormito in un letto perché: A. la ragazza non trovava A. la pagina da leggere. B. B. il libro aveva troppe pagine. C. C. la ragazza non riusciva a smettere di leggere. D. D. il libro è caduto dal letto. 9 Una ragazza ha prestato il libro a due suoi amici perché: A. non voleva restituirlo. A. B. B. lo considerava una cosa preziosa. C. C. non le era piaciuto per nulla. D. i suoi amici glielo avevano chiesto. 10 Un libro non capisce perché lo hanno preso in prestito. Perché ha questa sensazione? A. A. Perché è stato riportato in biblioteca. B. B. Perché non è stato letto. C. C. Perché è stato sciupato. D. D. Perché qualcuno si è accorto di lui. 11 Un bambino leggeva con la matita in mano perché voleva: A. tenere il segno. A. B. B. prendere appunti. C. C. mettere in risalto alcune parti. D. cancellare le frasi difficili. D.

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Macro aspetto Invalsi

SIGNIFICATO DEL TESTO

IL FILO DEL BUON RITORNO 1 C’era una volta una bambina che si chiamava Lorenza e voleva viaggiare, però aveva paura. Di che cosa aveva paura? Di non tornare a casa. – È facile partire! – diceva. – Ma se dimentico dov’è casa mia? 5 E se resto in giro, sperduta per il mondo? I genitori di Lorenza e i suoi fratelli non potevano mai fare viaggi, perché appena Lorenza non vedeva più la casa, voleva tornare indietro. Era una vita impossibile. Un giorno, il papà e la mamma di Lorenza dissero: – Basta, abbiamo deciso. Noi andremo a fare un viaggio: 10 se tu verrai, bene; se no, resterai qui da sola! Quella notte, Lorenza non dormì. Voleva partire, ma aveva paura di non tornare. Ma anche rimanere sola non le piaceva. Che fare? Stava lì a girarsi nel letto, quando sentì grattare sul cuscino: aprì gli occhi e vide una fata a forma di gatto. 15 – Passavo sopra i tetti – disse la fata. – Come mai non dormi? Lorenza, a bassa voce, raccontò il suo grave problema. La fata-gattina, alla fine, disse: – Posso aiutarti… – e si alzò: sotto di lei Lorenza vide un gomitolo strano. Era piccolissimo e fatto di un filo così sottile che a tenerlo 20 fra le dita non si vedeva nemmeno. – Che cos’è? – disse Lorenza stupita. – È il filo del Buon Ritorno – rispose la fata-gattina. – Basta che tu, quando partirai, ne leghi un capo al pomo del lettino, e metti il gomitolo nella tua tasca: dovunque andrai, per quanto lontano, 25 ci sarà sempre il filo a mostrarti la strada di casa. – Se si rompe? Se ci inciampa qualcuno? Se si bagna? – Impossibile – disse la fata. – Il filo è fatto di Nostalgina: una sostanza invisibile, intangibile e infrangibile: niente lo può spezzare. 30 Poi la fata-gattina salì sul davanzale e via per i tetti, senza un rumore. Lorenza, il giorno dopo, legò il capo del filo al pomo del letto, e si mise il gomitolo in tasca. Partì con la famiglia. Fece un lungo viaggio divertente 35 e alla fine tornò. Fece molti viaggi e sempre ritrovò la strada di casa, grazie al gomitolo di Nostalgina! Roberto Piumini, C’era una volta, ascolta, Einaudi Ragazzi

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DATA 1 La fata-gattina appare a Lorenza: A. prima che i genitori decidano A. di partire per un viaggio. B. dopo che i genitori hanno B. deciso di partire per un viaggio. C. C. dopo che Lorenza ha fatto un viaggio. D. D. dopo che Lorenza è rimasta da sola. 2 Alla riga 23 c’è scritto: “ne leghi un capo”. “Ne” si riferisce: A. alla Nostalgina. A. B. B. al filo del Buon Ritorno. C. C. al gomitolo. D. D. al lettino. 3 Metti in ordine i fatti, numerandoli. I genitori di Lorenza decidono di fare un viaggio. Lorenza non vuole fare viaggi. La fata-gattina appare a Lorenza. Lorenza supera la sua paura. La fata-gattina offre a Lorenza la soluzione. 4 “Intangibile” (riga 28) vuol dire: A. non si può vedere. A. B. B. non si può toccare. C. C. non si può trovare. D. D. non si può rompere.

5 “Infrangibile” (riga 28) vuol dire: A. non si può vedere. A. B. B. non si può toccare. C. C. non si può trovare. D. D. non si può rompere. 6 Il filo del Buon Ritorno è: A. una sostanza magica A. che impedisce di perdersi. B. B. uno strumento che indica sempre la via di casa. C. C. un portafortuna. D. D. un mezzo da utilizzare per ritrovare la strada di casa. 7 La Nostalgina si chiama così perché suscita: A. il ricordo della casa A. e il desiderio di tornarci. B. B. la disperazione per essere lontani da casa. C. C. la certezza di poter tornare a casa. D. D. la paura di non poter tornare indietro. 8 In quale fiaba viene utilizzato un sistema simile per ritrovare la strada di casa? A. A. Pollicino. B. B. Cenerentola. C. C. Cappuccetto Rosso. D. D. Il gatto con gli stivali. 9 Il filo di Nostalgina fa superare a Lorenza: A. la paura dei viaggi. A. B. B. solo la paura di quel viaggio. C. C. la nostalgia di casa. D. D. l’indecisione. 229


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CONTENUTO E FORMA DEL TESTO

NON REGALATEMI UN ANIMALE 1 Certo che Zoe amava gli animali! Li amava come tutti i bambini. Con tenerezza, curiosità e circospezione, a seconda che fossero adulti o cuccioli, vicini o lontani, cordiali o dispettosi. Ma una cosa Zoe aveva ben chiara: non li voleva in casa. 5 Coccolava i cani del parco, accarezzava i gatti degli amici, dava le briciole di pane ai passerotti ed evitava di schiacciare le formiche. Ma non aveva mai chiesto ai genitori, mai da quando era nata, un animale per sé. Il guaio è che questo sembrava inaccettabile a tutto il resto 10 del mondo. E la questione della “stranezza” di Zoe si ripresentava a ogni compleanno, Natale o festa comandata. – E se ti regalassimo un bellissimo cucciolino? – le proponeva l’adulto di turno con la voce più suadente. – No, grazie! – rispondeva Zoe. – Invece, vorrei tanto… 15 E giù un elenco infinito di giocattoli, libri, viaggi e desideri vari, in cui non rientrava nessun tipo di animale. I genitori, i nonni, gli zii avevano iniziato a storcere il naso davanti a questa sua incredibile ostinazione. Poi, con il passare degli anni, non glielo avevano più proposto. 20 Le poche volte che Zoe aveva provato ad affrontare l’argomento, si era trovata davanti facce sbalordite e sguardi di disapprovazione. – Non è che non mi piacciono gli animali – iniziava, cercando di spiegare per la centesima volta quel che sentiva. – Ma con un animale in casa non mi ci vedo. Non ne sento la mancanza. 25 – Perché sei una fifona! – sentenziava allora suo cugino Stefano, accarezzando il suo grosso dobermann nero. – Ma non devi. I cani, per esempio, sono i migliori amici dell’uomo. Guarda Poldo: sacrificherebbe la sua vita per me! – E tu come lo sai, scusa? 30 Stefano rimaneva interdetto, ma solo per un attimo. – Certe cose si sentono! Sai quanti animali nel mondo hanno salvato i padroni che stavano affogando o che erano intrappolati in un incendio o aggrediti da altri uomini? Zoe rifletteva su quel lungo elenco di infortuni. 35 “Forse avere un animale porta male!” pensava. Sabina Colloredo, Confetti e dispetti, Einaudi Ragazzi

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DATA 1 Questo è un testo: A. A. realistico. B. B. fantastico. 2 Sottolinea le parole con cui Zoe argomenta perché non vuole un animale, cioè spiega chiaramente il motivo di questa scelta. 3 I parenti di Zoe volevano: A. che lei avesse un animale. A. B. B. avere un animale. C. C. che Zoe amasse gli animali. D. D. che a Zoe passasse la paura degli animali. 4 Evidenzia la frase che indica la riflessione di Zoe in risposta alle argomentazioni di Stefano sull’utilità di avere un animale. 5 Con questo testo l’autrice vuole comunicare che: A. è bello non avere animali. A. B. B. è una stranezza non avere animali. C. C. si possono avere atteggiamenti diversi. D. D. gli animali sono utili. 6 In questo testo l’autrice utilizza: A. sequenze dialogiche A. e narrative. B. B. sequenze riflessive e narrative. C. C. sequenze riflessive, narrative e dialogiche. D. D. sequenze descrittive.

7 Stefano, per dimostrare che i cani sono i migliori amici dell’uomo: A. mostra il suo cane. A. B. B. elenca una serie di episodi in cui gli animali sono protagonisti. C. C. mette in risalto la paura di Zoe. D. D. spiega la differenza tra l’utilità degli animali e l’utilità dei giocattoli. 8 Quale espressione figurata esprime il pensiero di Stefano: “Sei una fifona!” (riga 25)? A. A. Sei un bradipo! B. B. Sei un coniglio! C. C. Sei una volpe! D. D. Sei una lepre! 9 Che cosa potrebbe dire Zoe per convincere i parenti a non regalarle un animale? Gli animali sono un impegno.

Gli animali sono pericolosi.

Gli animali sacrificano la loro vita per gli uomini.

C’è già Stefano che ha un animale.

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QUANTI TIPI DI AMICIZIA! 1 L’amicizia, dirai, è qualcosa di molto semplice: io sono tuo amico, tu sei mia amica, ti chiedo l’amicizia con un clic e con un altro clic tu la ricambi, alcuni hanno mille amici sui social network e altri ne hanno centinaia di migliaia e non hanno più spazio per nuovi amici. 5 A ben vedere, essere amico di qualcuno non è facile come sembra. Un antichissimo scrittore greco osservò che esistono tre tipi di amicizia, non una soltanto. Due persone possono diventare amiche perché ne hanno un vantaggio reciproco. Ma questa è un’amicizia che nasce già difettosa. 10 È destinata a finire in poco tempo, perché non è basata su un vero sentimento. Non si vuole bene a una persona, ma solo al vantaggio che ne deriva. Ci sono mille esempi di questo tipo amicizia: a volte frequentiamo qualcuno perché è bravo in certe materie e speriamo che ci aiuti 15 nelle verifiche. Il secondo tipo di amicizia è sicuramente migliore: è basata sul piacere di stare insieme. Diventiamo amici di qualcuno perché ci divertiamo, perché ci piacciono gli stessi giochi, perché questa persona sembra simpatica. Non servono esempi 20 di questo tipo di amicizia perché la conosciamo benissimo. Ma… c’è un ma. L’amicizia che si fonda soltanto sul piacere di stare insieme è destinata a non durare. Gli interessi mutano, si cresce, si cambia, ed ecco che tutto ciò che avevamo in comune sembra svanito. L’entusiasmo passa, e con l’entusiasmo anche l’amicizia: ci si perde 25 di vista, e quando ci si rivede di solito si hanno già nuovi amici. Ed ecco, infine, il terzo tipo di amicizia: è l’amicizia perfetta, quella che si può coltivare solo con pochissime persone. Significa volere il bene dell’altro, amare qualcuno per ciò che è, difetti compresi. È un’amicizia che non 30 conosce gelosia, non conosce invidia. Ci permette di gioire per il successo della persona amica e a soffrire per il suo dolore. Si cresce insieme, ci si corregge reciprocamente, si trova la forza di criticare l’altro quando sbaglia 35 e di accettare le sue critiche quando siamo noi a sbagliare. E tu, che tipi di amicizie hai? Anna Vivarelli, Pensa che ti ripensa. Filosofia per giovani menti, Piemme

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DATA 1 Il social network è: A. un gruppo di persone A. che comunicano attraverso internet. B. B. un’associazione sportiva. C. C. un insieme di persone che svolgono lo stesso lavoro. D. D. uno spettacolo televisivo in cui si discute. 2 Alle righe 2-3 c’è scritto: “ti chiedo l’amicizia con un clic e con un altro clic tu la ricambi.” Significa che: A. A. si diventa amici per mezzo di una telefonata. B. B. si diventa amici suonando il campanello della porta delle persone. C. C. si diventa amici attraverso i social network. D. D. si diventa amici scrivendo una e-mail. 3 “Vantaggio reciproco” (righe 8-9) vuol dire: A. fare amicizia perché A. si frequenta la stessa scuola. B. B. uno solo dei due trae vantaggio da quella amicizia. C. C. fare amicizia solo perché ci si vuole bene. D. D. due amici hanno, entrambi un beneficio dall’amicizia. 4 “Avere interessi comuni” vuol dire che entrambi gli amici: A. amano fare le stesse cose. A. B. B. lavorano insieme. C. C. comprano gli stessi oggetti. D. D. hanno depositato i soldi nella stessa banca.

5 L’amicizia perfetta si coltiva solo: A. con le persone A. con cui non si litiga. B. B. con pochissime persone. C. C. con i compagni che amano gli stessi giochi. D. D. con le persone che correggono i tuoi errori. 6 “Diventiamo amici… perché ci piacciono gli stessi giochi.” (righe 17-18) Quale delle seguenti frasi NON ha lo stesso significato? A. A. Siccome ci piacciono gli stessi giochi, diventiamo amici. B. B. Ci piacciono gli stessi giochi, quindi diventiamo amici. C. C. Diventiamo amici, e poi ci piaceranno gli stessi giochi. D. D. Poiché ci piacciono gli stessi giochi, diventiamo amici. 7 Perché bisogna essere forti per criticare un amico che sbaglia? A. Perché l’amico si potrebbe A. offendere. B. B. Perché gli amici non si criticano mai. C. C. Perché l’amico ci potrebbe picchiare. D. D. Perché non è educato criticare. 8 “Ci si corregge reciprocamente” (riga 33) significa: A. che uno solo corregge l’altro. A. B. B. correggersi l’un l’altro. C. C. correggersi solo in poche occasioni. D. D. correggersi anche quando non è necessario. 233


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AL MERCATO DI KARALIS 1 Urri era un piccolo Shardana che viveva nella pianura più grande della Sardegna. A Karalis viveva il suo amico Hiram, un ragazzo del popolo dei Fenici. I due popoli vivevano in pace insieme, perché gli Shardana erano 5 soprattutto allevatori e contadini, mentre ai Fenici interessavano solo il mare e il commercio. I due ragazzi si erano incontrati la prima volta al mercato di Karalis. Mentre gli adulti contrattavano, i due bambini giocavano. 10 Da allora Urri non perdeva mai l’occasione di accompagnare suo padre al mercato, per incontrare il suo amico. Quel giorno, lui e il suo amico lasciarono i grandi ai loro commerci e corsero via. I due ragazzi scesero a rotta di collo verso il mare. 15 Hiram aveva promesso all’amico che gli avrebbe fatto visitare la nave di suo padre. D’un tratto un odore sgradevolissimo lo costrinse a fermarsi. – Ehi, che cos’è questa puzza? – chiese tappandosi il naso. – Qui c’è sempre puzza – rispose Hiram. – Tingono con la porpora. 20 Il ragazzo fenicio indicò un’abitazione che aveva vicino vasche e un’incredibile montagna di conchiglie. Urri, nonostante il cattivo odore, volle andare a vedere. – Quelli sono solo gusci vuoti di murici – spiegò Hiram. – I molluschi vengono spremuti e messi in queste vasche per tre giorni. Al liquido 25 che ne esce viene poi aggiunto il miele e, dopo qualche settimana, ci si possono immergere panni di lino. – E vengono fuori colorati di rosso? – chiese Urri. – No, sono sempre senza colore. Poi li si mette al sole e lì, piano piano, diventano rossi. O anche viola, dipende da quanto a lungo li si tiene 30 al sole. Urri guardava incredulo la montagna di conchiglie. – E servono così tanti murici per tingere le stoffe? – No, molti di più. Migliaia e migliaia per ogni vasca! Urri scosse la testa meravigliato. 35 Poi disse: – Andiamo! – e ripartì di corsa. L’idea di salire su una nave lo attirava molto più di quei poveri molluschi puzzolenti. Al porto l’imbarcazione era sorvegliata, ma gli uomini di guardia conoscevano Hiram e li aiutarono a salire. 234


– Com’è grande! – disse Urri appena mise piede sul ponte 40 della nave. – È una nave da carico, deve essere grande – rispose Hiram, – le nostre navi sono le più robuste. Vieni a vedere! E così dicendo, condusse Urri sottocoperta, nella stiva. – Questa è una chiglia – gli spiegò indicando un’enorme trave 45 centrale di legno, – e quelle sono le costole della nave. Le assi dello scafo sono fissate saldamente alle costole: noi Fenici non temiamo le onde. Stefano Bordiglioni, Storie dell’Italia prima dell’Italia, Edizioni EL

1 Questo è un: A. racconto storico. A. B. B. racconto fantastico. C. C. testo descrittivo. D. D. testo espositivo.

5 I murici sono: A. molluschi. A. B. B. pesci. C. C. sostanze coloranti. D. D. tessuti colorati.

2 I Fenici si recarono in Sardegna perché: A. avevano sconfitto i Sardi. A. B. B. avevano fondato colonie utili ai loro commerci. C. C. c’era il mercato. D. D. erano originari del luogo.

6 Da che cosa dipende l’intensità del colore dei tessuti tinti con la porpora? A. A. Dal tipo di tessuto utilizzato. B. B. Dal tipo di vasca. C. C. Da quanto tempo i tessuti rimangono esposti al sole. D. D. Dalla quantità di miele usata.

3 Gli Shardana erano: A. pastori fenici. A. B. B. un popolo sardo. C. C. mercanti fenici. D. D. tintori di tessuti. 4 “A rotta di collo” (riga 14) vuol dire: A. correre velocemente. A. B. B. correre senza voltarsi. C. C. cadere mentre si corre. D. D. correre guardandosi intorno.

7 “Mentre gli adulti contrattavano” (riga 9) vuol dire che: A. chi aveva acquistato qualcosa A. pagava la merce. B. B. chi vendeva e chi comprava cercava di ottenere il prezzo migliore per se stesso. C. C. i venditori tentavano di imbrogliare gli acquirenti. D. D. gli acquirenti chiedevano informazioni sulla merce. 235


DATA

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8 Dove si erano conosciuti Urri e Hiram? A. Su una nave. A. B. B. Al mercato. C. C. Vicino a una casa di tintori di porpora. D. D. Sulla spiaggia.

11 I Fenici e gli Shardana vivevano in pace perché: A. non conoscevano l’uso delle armi. A. B. B. erano due popoli pacifici. C. C. svolgevano attività differenti. D. D. occupavano zone molto distanti tra loro.

9 Che cosa propone Hiram a Urri? A. Di salire sulla nave di suo A. padre. B. B. Di osservare come si tingono i tessuti. C. C. Di correre sulla spiaggia. D. D. Di sentire come puzzavano le case dei Fenici.

12 Scrivi le cinque fasi necessarie per tingere i tessuti. 1 .................................................................................................. 2 .................................................................................................. 3 .................................................................................................. 4 .................................................................................................. 5 ..................................................................................................

10 La stiva della nave è: A. l’insieme delle vele. A. B. B. la parte della nave in cui vengono immagazzinate le merci. C. C. la parte della nave in cui si trovano le cabine dell’equipaggio. D. D. la zona in cui si trovano i rematori.

13 Alla riga 28 c’è scritto: “Poi li si mette al sole e lì…”. a. A che cosa si riferisce “li”? ..................................................................................................... b. A che cosa si riferisce “lì”? ..................................................................................................... 14 Quale lavoro faceva probabilmente il padre di Hiram? .......................................................................................................

15 Quali delle seguenti informazioni si possono dedurre dal testo? Metti una X per ogni riga. Si deduce Non si deduce a. Quanto tempo i panni devono stare a bagno. a. b. Quanto tempo i panni devono stare al sole. b. c. Per quanti giorni i molluschi stanno nelle vasche. c. d. Quanto tempo è necessario per preparare d. il liquido di tintura. 236


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MARTEDÌ IN MAROCCO: NHART-TLAT 1 Oggi il maestro Guerino ci ha detto che ci faceva lavorare sull’equilibrio. Aveva preparato l’asse di equilibrio con un tappeto a terra, per saltare sul morbido. Poi ci ha fatto mettere in fila. Dovevamo: 5 1. camminare lentamente con le braccia tese in fuori, un piede dopo l’altro, punta-tacco, punta-tacco; 2. camminare più veloci, nello stesso modo; 3. camminare all’indietro, prima lenti e poi veloci; 4. camminare a occhi chiusi, concentrandoci sul movimento dei piedi, prima in avanti e poi all’indietro. 10 Non dovevamo preoccuparci, perché lui era pronto a sostenerci se avessimo perso l’equilibro. Dopo Lidia, Gregor, Edel, toccava a Mattia. Si vedeva che era un po’ preoccupato, ma è stato bravo, ha camminato in avanti, 15 prima lentamente, poi velocemente. Ed è riuscito anche ad andare all’indietro. Dopo l’asse di equilibrio abbiamo giocato alla “settimana” (un gioco simile a “campana”). Il maestro Guerino ha disegnato una griglia sul pavimento con il gesso, poi nelle sette caselle ha scritto 20 le iniziali dei giorni della settimana: LU, MA, ME, GIO, VE, SA, DO. Siccome le caselle di venerdì e sabato sono affiancate, il disegno della settimana assomiglia a una lunga croce. Si gioca così: il primo giocatore entra nella casella del lunedì e lancia un sasso nella casella del martedì, saltando su un piede solo. Poi lancia 25 il sasso nella casella dopo, e così via fin quando arriva alle caselle di venerdì e sabato, dove può mettere tutti e due i piedi a terra, poi va su un piede solo nella domenica, poi gira e torna indietro come all’andata. Guerino voleva farci esercitare a lanciare il sasso con precisione 30 e a mantenere l’equilibrio su un piede solo. Ma a noi questo gioco è piaciuto soprattutto perché abbiamo imparato la settimana nelle lingue della nostra classe. – Siamo in Italia e allora il lunedì si parte da qui – ha detto Gina. – In sardo si chiama LÙNIS! 35 – Allora il martedì arriviamo in Marocco! – ha detto Rima. – Si dice NHART-TLAT. Per il mercoledì abbiamo discusso, perché Dritan voleva andare in Albania e Jutta in Germania, ma alla fine abbiamo scelto l’Albania, perché Dritan è sicuro che sia più vicina al Marocco.

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40 In albanese mercoledì si dice E MËRKURË. – Giovedì nelle Filippine! HUWEBES! – ha detto Edel. – Tocca a me! VIERNES venite in Perù! Il gioco piaceva anche a Guerino: – Posso dire un giorno anche io? Sabato, SATURDAY, vorrei portarvi a Londra! 45 – Sìììììììììì!!!!!! – lo abbiamo applaudito. – Finalmente! Ora vi porto dai miei nonni! Chiedo loro se ci preparano una buona merenda, perché siamo stanchi! – ha detto Jutta. – Ehi, ma come si dice domenica? 50 – Ah, mi sono dimenticata la cosa più importante! Si dice SONNTAG! Avevamo fatto il giro del mondo, non in 80 giorni come Mister Fogg e Passepartout, ma il giro del mondo in pochi minuti! 55 SUPERMEGASTRAULTRACALAMITICISSIMI!!! Barbara Pumhösel - Anna Sarfatti, Verticali e batticuore, EDT

1 “Le lingue della nostra classe” (riga 32) ti fa capire che: A. in quella classe ci sono A. bambini che provengono da molte nazioni. B. B. in quella classe si studiano tante lingue. C. C. in quella classe si parlano tanti dialetti. D. D. in quella classe si dà importanza al dialetto. 2 La parte di testo dalla riga 5 alla riga 10 è una sequenza: A. narrativa. C. C. descrittiva. A. B. B. regolativa. D. D. poetica. 3 Quale di questi nomi di giorni è in dialetto? A. Viernes. C. Mërkurë. C. A. B. B. Lùnis. D. Sonntag. D. 238

4 Il maestro Guerino vuol fare lavorare i suoi alunni sull’equilibrio, cioè vuole che imparino a: A. A. controllare le loro emozioni. B. B. camminare su un tappeto avanti e indietro. C. C. camminare su un attrezzo sollevato da terra senza cadere. D. D. giocare con l’asse d’equilibrio. 5 Tra i bambini, chi era il più preoccupato? .............................................................. 6 Quanti sono i bambini che guidano il gioco? A. Cinque. A. B. B. Sei. C. C. Sette. D. D. Otto.


DATA 7 Qual A. A. B. B. C. C. D. D.

è la maggiore difficoltà che ha superato Mattia? Camminare in avanti velocemente. Camminare in avanti lentamente. Camminare all’indietro. Camminare all’indietro molto velocemente.

8 Quali delle seguenti informazioni si possono dedurre dal testo? Metti una X per ogni riga. Si deduce Non si deduce

a. La lezione si svolge in palestra. b. Mattia ha poco senso dell’equilibrio. c. La lezione si svolge di lunedì. d. Tutti i bambini conoscono molte lingue.

9 Anche nel “gioco della settimana” il maestro Guerino fa esercitare sull’equilibrio. Come? A. A. Lanciando un sasso con precisione. B. B. Mantenendosi su un piede solo. C. C. Saltando su caselle diverse. D. D. Mettendo tutti e due i piedi a terra dopo un salto.

12 Quali di questi disegni rappresenta il “gioco della settimana”?

10 Con questo gioco i bambini hanno avuto l’opportunità di imparare: A. i saluti in diverse lingue. A. B. B. i giorni della settimana in diverse lingue. C. C. le capitali di tante nazioni. D. D. i loro nomi in diverse lingue.

13 Il gioco si conclude di domenica. In quale nazione? A. Germania. A. B. B. Albania. C. C. Marocco. D. D. Perù.

11 “ Saturday” significa “sabato”. In quale lingua? .......................................................................................................

A.

B.

C.

D.

14 Quale parola è nascosta in SUPERMEGASTRAULTRACALAMI TICISSIMI? A. A. Amici. B. B. Mici. C. C. Mitici. D. Calamita. 239


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LE BAMBINE COLORATE 1 La bambina Verde aveva una sorella Azzurra, una sorella piccola Bianca, una cugina Rosa e un’altra cugina Viola. Quando si ritrovavano tutte insieme per le feste di famiglia erano un bel mazzetto di colori, anche se le due sorelle Rosa e Viola si chiamavano così per via 5 dei fiori e non delle tinte. Le mamme, che erano sorelle e abbastanza spiritose, in quelle occasioni le vestivano ciascuna del colore del proprio nome, apposta per la foto: le bambine si dovevano sedere in fila sullo stesso divano e un papà scattava la foto che poi veniva mandata ai nonni e ai parenti lontani. 10 Le bambine colorate andavano abbastanza d’accordo con i loro nomi, nel senso che li apprezzavano, e poi, avendo età diverse e andando in scuole diverse, non venivano considerate un mazzo di bambine colorate, ma ciascuna per quello che era. Alle feste di famiglia, si sentivano un po’ prese in giro, un po’ usate, perché sembrava 15 che fosse importante solo metterle insieme su quel divano per la foto e bardarle con quegli abbigliamenti tutti di un singolo colore. Quella che aveva più problemi era Bianca perché essere vestita tutta di bianco per una bambina è un bel problema: basta che respiri e ti sporchi. Rosa e Viola si sentivano un po’ leziose con quei colorini 20 addosso. Azzurra e Verde, invece, usavano i loro colori anche gli altri giorni, e quindi erano meno in imbarazzo. Ma tutte insieme sembravano un pallido arcobaleno, come diceva la nonna quando riceveva la foto più recente della serie. Una Pasqua, appena prima di vestirsi da colori, decisero di fare 25 un po’ di rivoluzione. Bianca si mise i vestiti di Azzurra, Verde quelli di Rosa, Viola quelli di Bianca, Rosa quelli di Verde, Azzurra quelli di Viola. Ovviamente non erano delle misure giuste: c’era chi ci scoppiava dentro e chi ci navigava come un fantasma; insomma, a vedersi erano proprio ridicole. Ridacchiando uscirono dalla camera 30 da letto e si disposero sul divano, ridacchiando si misero in posa, e anche il papà di turno per la foto ridacchiò scattandola, così venne fuori un po’ sfuocata: un mucchio di bambine a disagio, in graziosi vestiti color pallido arcobaleno delle misure sbagliate, che si appoggiavano l’una all’altra tra una smorfia 35 e uno sbuffo. Le nonne, quella Pasqua, quando videro la foto risero parecchio. Anche le mamme, che erano sorelle, risero, e poi una disse all’altra: – Forse queste bambine vogliono dirci qualcosa. 240


– Forse vogliono dirci che sono stufe di fare le bambole. 40 – Forse, sì. E da allora basta con i vestiti del colore dei nomi. Bianca quando ebbe dodici anni cominciò a vestirsi tutta di nero, ma fu solo un periodo; Verde e Azzurra continuarono ad amare l’azzurro e il verde, ma scambiati e alternati, 45 e le bambine-fiore mescolarono la tavolozza tanto da sembrare un po’ delle pagliacce, ma pagliacce contente. Beatrice Masini, Bambine, Edizione EL

1 Perché le bambine non venivano considerate un “mazzo di bambine colorate” (righe 12-13)? A. A. Perché avevano nomi diversi. B. B. Perché appartenevano a famiglie diverse. C. C. Perché due nomi si riferivano a fiori. D. D. Perché non andavano nella stessa scuola. 2 Nell’immagine c’è un errore. Quale?

............................................................................................................

3 “Leziose” (riga 19) significa: A. sgarbate e maleducate. A. B. B. poco naturali e spontanee. C. C. troppo colorate e sgargianti. D. D. troppo costose. 4 Nel testo vi è una similitudine. Sottolineala.

5 Quale rivoluzione fanno le bambine? Non indossano vestiti: A. eleganti. A. B. B. della loro taglia. C. C. del colore del loro nome. D. D. colorati. 6 I vestiti non erano delle misure giuste perché: A. le bambine erano cresciute. A. B. B. le bambine se li erano scambiati. C. C. le bambine avevano indossato i vestiti delle mamme. D. D. ognuna aveva sbagliato vestito. 7 Nel testo si legge: “Forse vogliono dirci che sono stufe di fare le bambole” (riga 39). Significa che le bambine: A. A. non amavano farsi fotografare. B. B. non amavano i vestiti colorati. C. C. si erano stancate di indossare vestiti leziosi. D. D. si stancavano durante le feste in famiglia. 241


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8 La tavolozza è: A. la scatola dei colori. A. B. B. il pennello utilizzato per mescolare i colori. C. C. la tavoletta su cui si stendono i colori. D. D. un miscuglio di colori. 9 Quale esclamazione può rendere l’idea dello sbuffo (riga 35), usata in questo contesto? A. A. Finalmente! B. B. Oh, no! C. C. Uffa! D. D. Che bello! 10 Nel testo si legge: “fosse importante solo metterle insieme” (riga 15). A che cosa si riferisce “le”? A. A. Alle feste. B. B. Alle bambine. C. C. Alle foto. D. D. Alle nonne. 11 Le bambine venivano messe in posa in occasione: A. delle feste di Pasqua. A. B. B. delle feste di famiglia. C. C. delle feste con i parenti lontani. D. D. dei compleanni. 12 Quante sono le mamme delle bambine? A. Cinque. A. B. B. Tre. C. C. Due. D. D. Non si può dedurre dal testo.

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DATA 13 Chi scattava le foto? A. Sempre lo stesso papà. A. B. B. Un papà a turno. C. C. Un genitore a caso. D. D. Un papà estratto a sorte. 14 Perché la foto risulta sfuocata? A. Perché le bambine A. si muovono. B. B. Perché le bambine ridacchiano. C. C. Perché il papà ridacchia. D. D. Perché le bambine fanno una smorfia. 15 Quale parentela vi è tra Viola e Azzurra? .......................................................................................................

16 Le bambine si sentivano “un po’ usate” (riga 14) perché: A. dovevano indossare vestiti A. eleganti. B. B. dovevano fare qualcosa solo per far piacere ai parenti. C. C. dovevano sedersi sul divano. D. D. non si dovevano sporcare. 17 Chi sono le bambine-fiore? A. Rosa e Viola. A. B. B. Verde e Azzurra. C. C. Verde, Azzurra e Bianca. D. D. Tutte e cinque le bambine.


Macro aspetti Invalsi

IMPRESE SPAZIALI, LA NOSTRA PASSIONE 1 Enzo, Paolo, Giandomenico, Walter e io ritagliavamo gli articoli sulle prime spedizioni lunari, quelle che da lì a poco avrebbero permesso lo sbarco sulla Luna. Durante una missione successe qualcosa che ci dette da pensare. 5 Ne parlarono tutti i giornali e naturalmente la TV: a un astronauta, che si chiamava “Rusty” qualcosa, venne la malattia spaziale. Guardando le foto pareva indistruttibile. Ma a un certo punto, lassù, mentre galleggiava appeso alla sua corda, avanti e indietro da una navicella all’altra, si era sentito male. 10 – Non capisco perché devono sbandierare tutti questi particolari! Fanno pure un po’ schifo, no? – borbottò Enzo. L’avevamo visto tutti il servizio televisivo dedicato allo spazio, la sera prima. Ci avevano raccontato del povero Rusty che era dovuto rientrare prima del previsto nella capsula 15 perché rischiava di vomitare nel casco. E poi, via con racconti di astronauti che avevano passato giorni interi a vomitare. – Sì, preferivo non saperlo – dissi io. – Eh, ma ormai lo sappiamo. 20 – E comunque – osservò Walter, – hanno detto chiaramente che non a tutti gli astronauti viene la malattia spaziale. La faccenda della malattia spaziale ci fece sembrare gli astronauti più normali: non supereroi, ma persone vere, a cui poteva perfino succedere di vomitare in un casco. 25 Un medico aveva illustrato i problemi causati dall’assenza di gravità: quando si fluttua nel vuoto non si hanno punti di riferimento e ciò provoca nausea, vertigini, mal di testa e vomito, appunto. E, a proposito di caschi, è arrivato il momento di parlare 30 di femmine. Paolo aveva una sorella gemella che il più delle volte se ne stava con le sue amiche e ci ignorava totalmente. Ogni tanto, invece, scendeva in cortile e pretendeva di giocare con noi. Si chiamava Claudia ed era una pattinatrice 35 straordinaria. Devo confessarlo: a me Claudia piaceva moltissimo. Quando sfrecciava con i pattini a rotelle su e giù per il cortile, Paolo alzava gli occhi al cielo, mentre io la guardavo estasiato. 243


Macro aspetti Invalsi

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Naturalmente non l’avrei mai confessato per niente al mondo, e per nascondere la mia ammirazione agli amici le davo contro ogni volta che apriva bocca. Perché Claudia, quando non pattinava, non se ne stava zitta un secondo. – Perché non posso giocare con voi alle imprese spaziali? – chiedeva. – Guarda che le imprese spaziali sono cose da maschi – diceva Paolo, che si vergognava delle uscite di sua sorella. Ma Claudia era molto testarda o forse insisteva perché Paolo era il suo gemello, che non è solo come essere fratello e sorella. A me davano piuttosto l’impressione che fossero come le due facce di una stessa medaglia; insomma, mi sembrava quasi innaturale che non facessero le stesse cose. Invece, Paolo sui pattini si muoveva come un orso ubriaco e Claudia aveva sempre l’aria di compatirci un po’. Eppure, se non aveva intorno le sue amiche, si capiva che le sarebbe piaciuto giocare con noi agli astronauti. – Quello che fanno i maschi lo possono fare anche le femmine – rispondeva risoluta a suo fratello. E lì partivano discussioni a non finire sulle cose da maschi e sulle cose da femmine. Giandomenico arrivò perfino ad affermare che il nostro non era un gioco, ma piuttosto una forma di allenamento, e che un giorno saremmo diventati davvero astronauti grazie alla nostra preparazione. – Si chiama simulazione di volo, se proprio vuoi saperlo. Guido Quarzo, Anna Vivarelli, La notte della Luna, Einaudi Ragazzi

1 Un bambino dice che l’astronauta si chiamava “Rusty qualcosa”. Con la parola “qualcosa” il bambino intende: A. A. la nazionalità. B. B. la professione. C. C. un soprannome. D. D. il cognome. 244

2 Paolo “si muoveva come un orso ubriaco” (riga 50). Vuol dire che Paolo: A. A. cadeva sempre. B. B. era goffo e impacciato. C. C. scherzava continuamente. D. D. pattinava cantando.


3 Con quale frase si può sostituire: “sbandierare tutti questi particolari” (riga 10) mantenendo il senso della frase? A. A. Raccontare a tutti le imprese degli astronauti. B. B. Raccontare vicende personali di un astronauta. C. C. Spiegare come si è svolta la passeggiata nello spazio. D. D. Trasmettere in TV ciò che avviene nello spazio. 4 Quali sono le cause della malattia spaziale? A. L’uso del casco. A. B. B. La mancanza di punti di riferimento. C. C. Nausea e vomito. D. D. Mal di testa e vertigini. 5 Quale tra i seguenti NON è un sintomo della malattia spaziale? A. Mal di testa e vomito. A. B. B. Nausea. C. C. Vertigini. D. D. Sensazione di vuoto. 6 Che cosa significa: “Le davo contro ogni volta che apriva bocca” (righe 39-40)? A. A. La spingevo. B. B. Mi mettevo di fronte a lei. C. C. Le davo torto. D. D. Le davo ragione.

7 Perché il narratore dice: “non l’avrei mai confessato per niente al mondo” (riga 38) riferendosi al fatto che Claudia gli piaceva? A. A. Perché Paolo alzava gli occhi al cielo. B. B. Perché Claudia era testarda. C. C. Perché temeva di essere preso in giro. D. D. Perché aveva paura di Claudia. 8 Quando Paolo dice che “le imprese spaziali sono cose da maschi” (riga 43), Claudia: A. A. se ne va con le amiche. B. B. risponde che maschi e femmine possono fare le stesse cose. C. C. compatisce il fratello. D. D. afferma che le piace giocare alle imprese spaziali. 9 “Successe qualcosa che ci dette da pensare” (riga 4). A che cosa si riferisce la parola “qualcosa”? A. A. Alla missione spaziale. B. B. Al malessere di un astronauta. C. C. Alla passeggiata spaziale. D. D. Al litigio con Claudia. 10 Che cosa vuol dire “simulazione di volo” (riga 64)? A. Sognare di diventare A. astronauta. B. B. Preparare meticolosamente un’impresa spaziale. C. C. Giocare a fare gli astronauti. D. D. Imitare le operazioni di un volo spaziale. 245


Macro aspetti Invalsi

11 Perché i bambini ritagliavano gli articoli sulle prime spedizioni di volo? A. A. Perché collezionavano articoli di giornale. B. B. Perché erano molto interessati all’argomento. C. C. Perché potevano avere notizie solo dai giornali. D. D. Perché avevano tanti giornali a casa. 12 Paolo si vergognava delle “uscite” di sua sorella perché Claudia: A. non accettava di essere A. esclusa dai loro giochi. B. B. era testarda. C. C. era una pattinatrice straordinaria. D. D. piaceva al suo amico. 13 Che cosa la malattia spaziale NON svela ai bambini? Gli astronauti: A. A. non hanno superpoteri. B. B. sono persone come le altre. C. C. galleggiano appesi a una corda. D. D. si possono ammalare. 14 L’uomo mise piede sulla Luna nel luglio del 1969. Riporta le parole del testo che ti fanno capire che la vicenda narrata avviene prima del luglio 1969. .......................................................................................................

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DATA 15 Essere “due facce della stessa medaglia” (righe 47-48) significa essere: A. A. completamente diversi, ma fare le stesse cose. B. B. molto simili, pur avendo talvolta comportamenti diversi. C. C. completamente diversi e fare cose molto diverse. D. D. fratelli, ma litigare spesso. 16 Nella frase: “un giorno saremmo diventati davvero astronauti grazie alla nostra preparazione” (righe 61-63) quale espressione può sostituire “grazie alla”? A. A. Nonostante la. B. B. Per merito della. C. C. Senza la. D. D. Purtroppo per la. 17 Nella frase: “preferivo non saperlo” (riga 18), “lo” si riferisce: A. al casco degli astronauti. A. B. B. al vomito degli astronauti. C. C. a Rusty. D. D. al servizio televisivo. 18 Nella frase: “Ma Claudia era molto testarda” (riga 45), sottolinea le parole invariabili.


ED. CIVICA Acquisire e verificare

COMPETENZE EUROPEE

Qual è il compito della scuola? formare cittadini e cittadine responsabili, oltre che

alunni e alunne competenti! Essere competente significa saper esplorare un argomento nelle sue “sfaccettature”. Qual è l’argomento che esplorerai? La scuola! scuola Come? Attraverso una Unità di Apprendimento che ti aiuta a esplorare le sue diverse “sfaccettature”.


UNITA DI APPRENDIMENTO La scuola nel mondo

Abitudini diverse

(Competenza alfabetica funzionale) p. 250

(Competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali) p. 249

At school

(Competenza multilinguistica) p. 251

L’istruzione è un diritto

La scuola La scuola nei racconti

(Competenza alfabetica funzionale) pp. 258-259

Se studi, conosci. Se conosci, scegli. Se scegli, puoi essere libero. Meglio con-o-senza la conoscenza? Anna Sarfatti, Se vuoi la pace, Giunti Junior

La scuola è un piccolo mondo

(Competenze in materia di cittadinanza) pp. 252-253

Come è cambiata l’istruzione

(Competenza personale, sociale e capacità di imparare a imparare) pp. 254-255

Gli strumenti per scrivere: ieri e oggi

(Competenze in materia di cittadinanza) p. 260

(Competenza personale, sociale e capacità di imparare a imparare) pp. 256-257

La mia scuola

Vuoi conoscere la mia scuola?

(Competenza digitale) p. 261

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Saper fornire informazioni

(Competenza matematica e competenze in scienze, tecnologie e ingegneria) p. 262

Progetta la tua classe

(Competenza imprenditoriale) p. 263


ABITUDINI DIVERSE

La scuola U. A.

Competenza Nella scuola, a seconda del Paese, della cultura e della religione, ci sono abitudini differenti. È importante conoscere le usanze diverse per imparare a rispettare gli altri.

In alcune scuole religiose i bambini indossano abiti particolari che sono propri della loro religione. Anche in Paesi molto poveri dell’Africa o dell’Asia per i bambini è importante indossare una divisa quando vanno a scuola, perché essa dimostra che hanno la possibilità di accedere all’istruzione, che è considerata un bene prezioso.

In Gran Bretagna i bambini vanno a scuola con una divisa che caratterizza l’istituto a cui appartengono.

A C he cosa potrebbero pensare i bambini ritratti nelle foto precedenti, vedendo la foto A?

Competenza Utilizza gli strumenti di conoscenza per comprendere se stesso e gli altri, per riconoscere le diverse identità, le tradizioni culturali e religiose, in un’o ttica di dialogo e di rispetto reciproco.

C he cosa ne pensi? Segna V (vero) o F (falso). Io posso essere considerato diverso da un bambino di un’altra cultura. Io sono migliore di un bambino di un’altra cultura. Io sono peggiore di un bambino di un’altra cultura. E ssere diversi non vuol dire essere migliori o peggiori di altri.

V F V F V F V F

Competenza chiave Competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali. Asse dei linguaggi Discipline coinvolte: italiano e geografia.

249


La scuola

LA SCUOLA NEL MONDO

U. A.

Competenza Secondo te, in tutti i Paesi del mondo i bambini imparano sempre cose nuove? Hanno qualcuno che glielo insegna, e quindi vanno a “scuola”? La scuola è uguale nelle varie parti del mondo?

1

2

Per ogni spiegazione, scrivi il numero della scuola di cui si parla.

Sulle montagne del Tibet molto spesso le scuole sono all’interno dei monasteri. Sono i monaci che insegnano ai bambini la lingua, la cultura e le tradizioni tibetane che stanno scomparendo. I bambini vivono insieme ai monaci per tutto il periodo degli studi.

250

3

Competenza Si orienta nello spazio e nel tempo; osser va, descrive e attribuisce significato ad ambienti, fatti, fenomeni e produzioni artistiche.

In molti villaggi africani non ci sono banchi, lavagne, libri, ma solo le parole dell’insegnante; il soffitto della scuola sono le fronde di un grande albero, i bambini e le bambine sono seduti per terra.

Nella foresta amazzonica la necessità è adattarsi a vivere in un ambiente difficile e procurarsi cibo. Per questo i bambini e le bambine imparano dagli adulti a costruire le case e gli oggetti necessari alla caccia.

Competenza chiave Competenza alfabetica funzionale. Asse dei linguaggi Discipline coinvolte: italiano e geografia.


La scuola

AT SCHOOL Competenza In ogni Paese i bambini parlano la loro lingua. Oggi, però, ci si sposta, si viaggia per vacanza e per lavoro, ed è quindi importante imparare una lingua che ci permetta di comunicare con bambini di Paesi diversi. Tu sei in grado di scambiare alcune informazioni semplici relative alla scuola con un amico o un’amica di un altro Paese utilizzando la lingua inglese?

U. A.

Answer. Do you like your school?

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Write the name of the objects. pencil case • rubber • pen • pencil • exercise book

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What class are you attending?

Competenza È in grado di esprimersi a livello elementare in lingua inglese e di affrontare una comunicazione essenziale in semplici situazioni.

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Competenza chiave Competenza multilinguistica. Asse dei linguaggi Discipline coinvolte: lingua inglese.

251


La scuola

L ISTRUZIONE UN DIRITTO

U. A.

Competenza Nel passato l’istruzione non era riconosciuta come un diritto per tutti. Oggi, invece, le Organizzazioni Internazionali hanno stabilito dei princìpi che dovrebbero garantire a tutti i bambini e a tutte le bambine una buona qualità di vita. I princìpi, però, non sono leggi, e sono affidati alle persone che devono farli rispettare. Dunque anche tu, collaborando con gli altri, puoi costruire lo “stare bene insieme”.

I bambini e le bambine hanno una serie di diritti riconosciuti universalmente. Leggili con attenzione.

Dichiarazione dei diritti del fanciullo (approvata il 20 novembre 1959 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite)

Principio primo: il fanciullo deve godere di tutti i diritti enunciati nella presente Dichiarazione. Questi diritti devono essere riconosciuti a tutti i fanciulli, senza discriminazioni fondate su razza, colore, sesso, lingua, religione, condizioni economiche […]

Principio decimo: il fanciullo […] deve essere educato in uno spirito di comprensione, di tolleranza, di amicizia fra i popoli, di pace e di fratellanza universale, e nella consapevolezza che deve consacrare le sue energie e la sua intelligenza al ser vizio dei propri simili.

Principio settimo: il fanciullo ha diritto a una educazione che, almeno a livello elementare, deve essere gratuita e obbligatoria. […] Ogni fanciullo deve avere tutte le possibilità di dedicarsi a giochi e attività ricreative, orientati a fini educativi; la società e i poteri pubblici devono fare ogni sforzo per favorire la realizzazione di tale diritto.

D iscuti con i compagni e le compagne. Il principio primo dichiara che tutti i bambini e le bambine sono uguali. Che cosa puoi fare tu, nella tua classe, perché questo diventi realtà? Il principio settimo afferma che tutti hanno diritto di studiare. Qual è il tuo dovere? Il principio decimo dice che i bambini e le bambine devono essere educati alla comprensione, all’a micizia e alla pace. Che cosa puoi fare tu?

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La scuola L eggi che cosa dice un’autrice riguardo ai diritti e ai doveri dei bambini e delle bambine.

U. A.

Ho il diritto di ricevere una valutazione del mio profitto, che sia chiara e mi aiuti a migliorare. Ho il dovere di impegnarmi riconoscendo quali sono i miei punti di debolezza e i miei punti di forza.

Ho il diritto di essere protetto da chi fa il bullo. Ho il dovere di non fare il bullo con i miei compagni.

Ho il diritto di non essere offeso da compagni e adulti. Ho il dovere di non offendere i compagni e gli adulti.

Ho il diritto di esprimere sentimenti e opinioni. Ho il dovere di rispettare i sentimenti e le opinioni degli altri.

Ho il diritto di vivere in un ambiente curato, di avere aule luminose, temperate e accoglienti. Devo ricordare che la scuola ha bisogno di essere rispettata da tutti i bambini. Anna Sarfatti, Chiama il diritto, risponde il dovere, Mondadori

Q uali tra questi sono diritti dei bambini e delle bambine e quali non lo sono? Segna con delle X.

Fare tutto quello che ci pare. Essere curati. Essere ascoltati. Giocare. Imporsi sugli altri. L asciare tutto in disordine.

Sì Sì Sì Sì Sì Sì

No No No No No No

Competenza La cura e il rispetto di sé, degli altri e dell’ambiente, come presupposto di un sano e corretto stile di vita.

Competenza chiave Competenze in materia di cittadinanza. Asse dei linguaggi Discipline coinvolte: tutte le discipline.

253


La scuola U. A.

COME CAMBIATA L ISTRUZIONE Competenza Conoscere il passato ti può essere utile per capire il presente. E se riesci a comprendere il presente, potrai anche prospettare miglioramenti per il futuro.

Per lunghissimi anni solo i figli maschi delle famiglie nobili avevano diritto all’istruzione. Le bambine e le ragazze, invece, dovevano dedicarsi alla casa e alla famiglia. Nell’antico Egitto e presso le popolazioni mesopotamiche studiavano solo i bambini e i ragazzi che si sarebbero dedicati all’amministrazione dello Stato. Il loro compito era registrare la vendita delle merci o la quantità dei raccolti, raccontare la storia del sovrano… Per gli antichi Greci e Romani l’istruzione serviva a dare una cultura: perciò venivano insegnate anche materie come la filosofia, la poesia, il teatro...

Nel corso del tempo l’istruzione ha subito una grande trasformazione: sono aumentate le scuole e le materie di studio, ma i bambini che potevano accedere alla scuola erano sempre solo quelli delle classi agiate. Per tantissimi anni i bambini più fortunati hanno avuto il precettore, un maestro privato, e non frequentavano la scuola con gli altri.

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La scuola

È tra la fine del 1700 e il 1800 circa che si costruiscono le grandi scuole, in cui si formano classi con un maestro, frequentate da molti alunni, soprattutto maschi. Gli alunni, per lo più, risiedevano nella scuola: erano i collegi. Le classi erano molto numerose, formate da più di trenta bambini.

Articolo 34 della Costituzione Italiana

U. A.

Da allora la scuola ha fatto grandi passi avanti: l’istruzione è diventata un diritto di tutti, maschi e femmine, ricchi e poveri.

La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.

D a quanto hai letto e dalle immagini di queste pagine puoi capire quali sono stati i progressi che la scuola ha fatto negli ultimi decenni. Scrivili.

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Competenza Possiede un patrimonio di conoscenze e nozioni di base ed è in grado di ricercare e organizzare nuove informazioni.

Competenza chiave Competenza personale, sociale e capacità di imparare a imparare. Asse dei linguaggi Discipline coinvolte: italiano, storia.

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La scuola U. A.

GLI STRUMENTI PER SCRIVERE: IERI e OGGI

Competenza Hai già studiato o studierai come si è evoluta la scrittura e quali strumenti utilizzavano alcuni antichi popoli per scrivere. Così, avrai capito che ogni popolo utilizzava per la scrittura il materiale che aveva a disposizione.

C ollega ogni documento allo strumento con cui è stato scritto e alla persona che potrebbe averlo scritto. Tavoletta di argilla

Papiro

Pergamena ricavata dalla pelle di ovini.

S econdo te, perché popoli diversi utilizzavano supporti diversi per scrivere?

Q ui a lato vedi un documento scritto dell’antico popolo dei Maya. A quale delle forme di scrittura che hai visto sopra assomiglia?

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Gli strumenti per scrivere si evolvono

La scuola U. A.

Gli strumenti per scrivere utilizzati nell’antichità (stilo, pennello, penna d’oca) sono rimasti in uso per secoli. Anche la matita è uno strumento molto antico: le prime erano formate da bastoncini di grafite, un minerale facilmente reperibile. La grafite veniva inserita in piccole canne di bambù oppure avvolta in lembi di stoffa. Solo verso la fine del 1700 fu inventato il rivestimento di legno delle matite che si usa ancora adesso. Per scrivere con l’inchiostro, duecento anni fa, oltre alla penna d’oca si cominciò a usare il pennino di acciaio. Esso veniva inserito in una cannuccia di legno e poi intinto nell’inchiostro contenuto nel calamaio. Intorno al 1800 fu inventata una penna dotata di un piccolo serbatoio che conteneva l’inchiostro: era la penna stilografica. La penna stilografica si è poi ancora evoluta nel tempo. Oggi l’inchiostro non viene più aspirato dal calamaio, ma sono utilizzate delle cartucce. Alcune penne che usi tu oggi sono l’ultima evoluzione della penna stilografica. Nel 1935 l’ungherese Ladislao Biró inventò la penna a sfera, che da lui prese il nome di biro. Sai come l’ha inventata? Un giorno osservò la scia lasciata per terra da un pallone bagnato. Pensò che l’inchiostro potesse comportarsi allo stesso modo e in fondo a una cannuccia inserì una sfera che, ruotando, lasciava una traccia sulla carta. Ora si scrive digitando sulla tastiera del computer; se però vuoi stampare ciò che hai scritto, hai ancora bisogno di carta e inchiostro!

Che cosa hanno in comune questi strumenti per scrivere? penna d’o ca • pennino • penna stilografica • penna biro

C he cosa differenzia la matita dagli altri strumenti per scrivere?

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Competenza Possiede un patrimonio di conoscenze e nozioni di base ed è in grado di ricercare e organizzare nuove informazioni.

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Competenza chiave Competenza personale, sociale e capacità di imparare a imparare. Asse dei linguaggi Discipline coinvolte: italiano, storia.

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La scuola U. A.

LA SCUOLA NEI RACCONTI

Competenza Una delle competenze che a scuola ti viene richiesta è “acquisire una padronanza della lingua italiana tale da comprendere enunciati, raccontare esperienze e organizzare nuove informazioni”. Ciò significa, in pochissime parole, che devi imparare a comprendere ciò che leggi. Ma questo a che cosa ti serve? Ti aiuta a studiare, ma anche a conoscere nuovi mondi che ti si aprono attraverso le parole degli autori.

Una scuola un po’ speciale Le lezioni nella scuola di magia di Hogwarts non erano certo facili. Ogni mercoledì a mezzanotte bisognava studiare la volta celeste con i telescopi, imparare il nome delle stelle e i movimenti dei pianeti. Tre volte alla settimana si studiava Erbologia con una strega piccola e tarchiata, la professoressa Sprout, che insegnava ai ragazzi a coltivare tutte le piante e i funghi più strani spiegando a che cosa servivano. Indubbiamente, la lezione più noiosa era Storia della Magia, l’unico corso tenuto da un fantasma. Il Professor Binns era già molto, molto vecchio quando si era addormentato davanti al camino della sala professori e, la mattina dopo, alzatosi per andare a fare lezione, si era lasciato dietro il corpo. Binns non la finiva più di parlare con voce monotona, mentre i ragazzi prendevano nota di nomi e date, facendo una solenne confusione tra Emeric il Maligno e Uric Testamatta. Invece il professor Flitwick, l’insegnante di Incantesimi, era un mago basso e mingherlino che doveva salire sopra una pila di libri per vedere al di là della cattedra. La professoressa McGonagall era ancora diversa. Harry aveva avuto ragione di pensare che era meglio non contrariarla. Severa e intelligente, fece un bel discorsetto ai ragazzi nel momento stesso in cui si sedettero per ascoltare la sua prima lezione. – La Trasfigurazione è una delle materie più complesse e pericolose che apprenderete a Hogwarts – disse. – Chiunque faccia confusione nella mia aula verrà espulso e non sarà più riammesso. Siete avvisati. Poi trasformò la sua cattedra in un maiale e viceversa. Il corso che tutti non vedevano l’ora di frequentare era Difesa contro le Arti Oscure, ma le lezioni si dimostrarono un po’ una barzelletta. J. K. Rowling, Harry Potter e la pietra filosofale, Salani

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La scuola U. A.

Verifica la tua capacità di comprendere. Rispondi.

Q uali materie si studiano nella scuola di Hogwarts?

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Che cosa vuol dire “tarchiata”? E sile e delicata. R obusta e tozza. D eforme e magra. M alvestita e disordinata.

Qual era la lezione più noiosa?

Perché?

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Qual era la lezione che deluse maggiormente i ragazzi? Storia della Magia. Incantesimi. Trasfigurazioni. Difesa contro le Arti Oscure.

C he cosa sarebbe capitato a chi avesse fatto confusione nell’aula

della professoressa McGonagall?

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Quando la professoressa McGonagall fece un discorso ai ragazzi? Q uando arrivarono in aula per la prima lezione. Q uando terminò la prima lezione. P rima di entrare in aula per la prima lezione. D urante il primo momento di confusione.

IMPARO A IMPARARE

Hai avuto difficoltà nel rispondere?

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Hai dovuto rileggere il testo per trovare le risposte?

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Hai incontrato parole di cui non conoscevi il significato?

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Se la risposta è sì, hai potuto dedurre il significato dal contesto?

Competenza Ha una padronanza della lingua italiana tale da consentirgli di comprendere enunciati, di raccontare le proprie esperienze e di adottare un registro linguistico appropriato alle diverse situazioni.

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Competenza chiave Competenza alfabetica funzionale. Asse dei linguaggi Discipline coinvolte: italiano.

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La scuola U. A.

LA SCUOLA UN PICCOLO MONDO Competenza La scuola non serve solo per aumentare le proprie conoscenze. Serve anche a chiedere aiuto in caso di necessità, ad assumersi le proprie responsabilità, a imparare a vivere con gli altri.

Bullo Sei grande, grosso e stupido sai solo far scemenze non hai amici, hai complici per le tue prepotenze. Freghi le cose ai deboli perché sei senza onore fai il grande con i piccoli col buio dentro il cuore. Può darsi che tu in fondo hai scelto di essere vile perché non hai il coraggio di essere gentile. Però per il momento finché farai il bullo ti posso solo dire che sei un gran citrullo. Janna Carioli, Poesie a righe e quadretti, Giunti Junior

Competenza Rispetta le regole condivise, collabora con gli altri per la costruzione del bene comune. Si assume le proprie responsabilità, chiede aiuto quando si trova in difficoltà e sa fornire aiuto a chi lo chiede. Competenza chiave Competenze in materia di cittadinanza. Asse dei linguaggi Discipline coinvolte: tutte le discipline.

260

D iscuti con i compagni e le compagne e poi scrivi le conclusioni cui sarete giunti. A volte anche a te è capitato di comportarti un po’ da “bullo”? Che cosa puoi fare tu quando qualcuno si comporta da “bullo”? È utile chiedere aiuto agli adulti per risolvere situazioni difficili? Perché? .............................................................................................................................................................................. ........................................................................................................................................................................................................ ........................................................................................................................................................................................................ ........................................................................................................................................................................................................


VUOI CONOSCERE LA MIA SCUOLA?

La scuola U. A.

Competenza Sicuramente conosci e hai a disposizione molti strumenti tecnologici. È importante, però, saperli utilizzare per ricercare dati e informazioni e comunicare il tuo pensiero in modo sempre più efficace.

Documentare la realtà con l’aiuto delle nuove tecnologie Utilizzando una macchina fotografica, uno smartphone, un tablet… fai alcune foto per documentare: • com’è la tua classe; • quali strumenti tecnologici si usano nella tua scuola; • quali aule speciali si trovano nella tua scuola; • la presenza di spazi adibiti ad attività particolari.

Raccontare la realtà con l’aiuto delle nuove tecnologie • Trasferisci le foto su un computer. • Aggiungi a ognuna una didascalia. • Immagina che arrivi un nuovo compagno o una nuova compagna da un’altra scuola o di essere la guida nell’open day. Utilizza le nuove tecnologie per spiegare com’è la tua scuola e quali attività si svolgono in essa.

Competenza Usa le tecnologie in contesti comunicativi concreti per ricercare dati e informazioni e per interagire con soggetti diversi.

Competenza chiave Competenza digitale. Asse dei linguaggi Discipline coinvolte: tecnologia.

261


La scuola

SAPER FORNIRE INFORMAZIONI

U. A.

Competenza La matematica non è fatta solo di operazioni e tabelline. Tutto ciò che hai imparato studiando questa materia deve aiutarti a trovare soluzioni nella realtà.

R accogli le seguenti informazioni. Poi visualizzale attraverso i grafici. Q uanti maschi e quante femmine ci sono nella tua classe? ............................................................................................ Q uanti maschi e quante femmine ci sono nelle classi quarte? ....................................................................................

R accogli i dati per le seguenti indagini. Poi visualizza i risultati attraverso dei grafici.

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La mia classe

40

16

35

14

6

15

4

10

2

5

N elle classi quarte, quanti usano il computer a casa per svago? Q uante classi della scuola hanno la LIM?

....................................................................................................................................

Q uante classi della scuola non hanno la LIM? ...................................................................................................................

femmine

20

N ella tua classe, quanti usano il computer a casa per svago? ..................................

maschi

8

femmine

25

maschi

10

...................................................................................................................................

30

12

N elle classi quarte, quanti usano il computer a casa per motivi di studio?

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45

18

262

Le classi quarte 50

20

N ella tua classe, quanti usano il computer a casa per motivi di studio?

Competenza Utilizza le sue conoscenze matematiche e scientifico-tecnologiche per trovare e giustificare soluzioni a problemi reali.

Competenza chiave Competenza matematica e competenze in scienze, tecnologie e ingegneria. Asse matematico Discipline coinvolte: matematica.


PROGETTA LA TUA CLASSE

La scuola U. A.

Competenza Gli architetti e le architette nei loro progetti dimostrano di essere originali. Anche tu, sicuramente, sarai in grado di realizzare un semplice progetto per la tua classe.

Immagina di avere a disposizione diverse tipologie di banchi:

Fai il progetto della tua classe disponendo sulla mappa i banchi in modo che i tuoi compagni e le tue compagne possano:

lavorare a gruppi

Competenza Dimostra originalitĂ e spirito di iniziativa. Ăˆ in grado di realizzare semplici progetti.

g uardare tutti la lavagna

Competenza chiave Competenza imprenditoriale. Asse scientifico-tecnologico Discipline coinvolte: tecnologia, arte e immagine.

263


Impara a valutare le tue

COMPE TENZE !

Legg i ogni fras e e: , è vera e t r e se p segna

te è p se per segna

ente a r z ia l m

Attraverso questa Unità di Apprendimento: ho compreso che nel mondo i bambini e le bambine che vanno a scuola hanno abitudini differenti. ho conosciuto aspetti della storia della scuola che non conoscevo. ho verificato la mia conoscenza della lingua inglese. ho imparato a utilizzare nuove tecnologie. ho imparato a collaborare con i compagni e le compagne. ho conosciuto alcune leggi fondamentali. ho letto ciò che alcuni autori hanno scritto sul tema “scuola”. ho imparato a riflettere sulle mie emozioni.

264

Competenza Ha consapevolezza delle proprie potenzialità e dei propri limiti.

vera,

ra, n è ve o n e t se per segna



Nuovi

i d r a u g r @ T Letture CLASSE 4a

CODING DELLA DIDATTICA

METODO TESSITORE

ISBN per l’adozione: 978-88-468-4184-1

• Letture 4: 264 pagine • Riflessione linguistica 4: 168 pagine • La Mia Grammatica Attiva 4-5: 160 pagine • Quaderno dei Riassunti e dei Testi 4: 96 pagine • L’Esperienza della Meraviglia (Musica, Arte, Filosofia) 4-5: 96 pagine • Educazione Civica 4-5: 72 pagine

CLASSE 5a

ISBN per l’adozione: 978-88-468-4185-8

• Letture 5: 288 pagine • Riflessione linguistica 5: 168 pagine • Quaderno dei Riassunti e dei Testi 5: 96 pagine

#altuofianco

Didattica Digitale Integrata KIT DOCENTE comprensivo di guida alla programmazione, • facilitati per alunni con BES e DSA e tutto il necessario per il corso. LIBRO DIGITALE (scaricalo subito seguendo le istruzioni • all’interno della copertina): • volumi sfogliabili con selezione di esercizi interattivi • esercizi interattivi extra per tutte le materie • simulazioni di prove nazionali INVALSI • audiolibro per tutti i volumi del corso • tracce audio • libro liquido: versione accessibile dei volumi per alunni con BES e DSA • mappe grammaticali interattive, con attività • percorsi semplificati stampabili per alunni con BES e DSA

GIOCHIAMO tutti insieme con

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Questo volume sprovvisto del talloncino a fianco è da considerarsi campione gratuito fuori commercio

PREZZO MINISTERIALE


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