Dal Bianco | Fiorini | Marana
IL NUOVO
vita! 1
che
VOLUME UNICO
IRC per la scuola secondaria di I grado Flip Book scaricabile dal sito www.elilaspigaedizioni.it/libridigitali con la versione digitale e interattiva del testo con tantissime risorse, tutti gli audio, i video, le espansioni digitali a disposizione e la possibilità di trasformare i testi rendendoli ad alta leggibilità (modifica di carattere, sfondo, sintetizzatore vocale).
Contenuti di Religione riferibili agli obiettivi dell’Agenda 2030.
Il testo è di grande pregio. Gli argomenti sono sempre calati nella realtà esperienziale degli alunni e il linguaggio è adeguato e stimolante. La rubrica “A scuola di benessere” è ben calibrata rispetto all’età dei ragazzi e propone esercizi utili per la riflessione personale e il confronto con i compagni e può anche essere una risorsa per il docente per meglio conoscere i propri alunni. Le attività proposte dalla rubrica “A mente aperta” possono essere utilizzate per il dialogo e la riflessione e sono una risorsa in fase di valutazione dei ragazzi. Le videolezioni “Dentro l’opera” sono ben calibrate e possono servire anche per progetti interdisciplinari.
PER LO STUDENTE Volume per lo studente + Libro digitale
IL NUOVO che vita!
ELI LINK la comodissima APP che ti consente di accedere subito a tutti gli audio e i video del corso direttamente con lo smartphone o tablet. Scopri come su www.elilaspigaedizioni.it/elilink.
Riguardo il corso così si è espressa la Conferenza Episcopale Italiana rilasciando il nulla osta:
Dario Dal Bianco | Nicola Fiorini | Antonio Marana
IL NUOVO 1
vita!
che
IRC per la scuola secondaria di I grado
978-88-468-4166-7
VOLUME 1
Fascicolo operativo “Viaggio nell’Italia religiosa” Vangelo e Atti degli Apostoli
PER L’INSEGNANTE • Guida didattica
978-88-468-4203-9
• Fascicolo Onlife • Guida “Viaggio nell’Italia religiosa” • Materiali dedicati per la DDI su www.chevitaonline.it • Abbonamento annuale a una rivista San Paolo
in allegato
• Volume “Concorso IdR: materiali per la preparazione”
VIAGGIO NELL’ITALIA RELIGIOSA
COPIA SAGGIO SS1052-04P
IL NUOVO
vita!
che
IRC per la scuola secondaria di I grado
1 1
Presentazione Affrontare la meravigliosa avventura della vita è, essenzialmente, un grande grandissimo mettersi in gioco. È un provare quell’ebbrezza elettrizzante che ti fa esclamare di tanto in tanto “che vita!”. “Che vita!” dinanzi a qualcosa di bello, “che vita!” dinanzi a qualcosa di brutto. Ma è la vita, soprattutto è la tua vita. Ah, permetti che ci presentiamo: siamo gli autori di questo corso e abbiamo ben impressi in noi i volti dei nostri alunni. Anzi, proprio tenendo a mente i loro sguardi, i loro dubbi e le loro emozioni, ci siamo ripromessi di scrivere qualcosa che parlasse realmente della vita e delle sue sfide. Questo che ti offriamo un testo di Religione per la scuola che, presentandoti i suoi contenuti caratteristici, non ignora l’avventura di chi, come te, deve costruire la sua persona per affrontare il meraviglioso e imprevedibile viaggio che è l’esistenza. Nelle prossime pagine ti spiegheremo come è strutturato questo libro e quali sorprese ti riserva, ma ti lasciamo ora al tuo cammino, con l’augurio che tu possa sorprenderti di fronte alle cose che scoprirai e sperimenterai, fino ad esclamare con stupore: Che vita! Gli Autori
3
INDICE GENERALE
Sezione 1: UN NUOVO INIZIO 1
10
12 IN CLASSE PRIMA TUTTO È DIVERSO! Che emozioni! TREPIDAZIONE 13
2
LA SAPIENZA DELLA RELIGIONE
14
3
LA RELIGIONE INTORNO A NOI
16
A MENT E APERT A
Come Leonardo Da Vinci 18
4 5
TERRE E POPOLI PLASMATI DALLA FEDE
22
PERCHÉ RELIGIONE A SCUOLA? 26
LE VIE DELLA BELLEZZA
Sezione 3: LA LIBERTÀ IN GIOCO 11 IL TUO ESODO PERSONALE 12 CON MOSÈ, IL LIBERATORE
54 56 58
Che emozioni! paura 63
13 LA FESTA DI PESACH OGGI 64 14 UN CODICE FUORI DAL COMUNE 68 LE VIE DELLA BELLEZZA
Il Mosè di Michelangelo 70
COMPIT O DI REALTÀ
Album fotografico futuristico 71
Il labirinto di Chartres 28
15 IL SENSO DELLA LEGGE
COMPIT O DI REALTÀ
A MENT E APERT A
V ERIF ICHIAMO 30 A SCUOLA DI BENESSERE
V ERIF ICHIAMO 76
Un’uscita didattica 29
Una vita di emozioni 32
Sezione 2: UNA VITA IN VIAGGIO 34 6
36 SÌ, VIAGGIARE Che emozioni! FIDUCIA 37
7
ABRAMO: IL VIAGGIO NELLA FEDE
38
A MENT E APERT A
Sono affidabile? 39
LE VIE DELLA BELLEZZA
L’ospitalità di Abramo 42
COMPIT O DI REALTÀ
Giochi da tavolo, che passione! 43
8 LA TENACIA DI GIACOBBE 44 9 I SOGNI DI GIUSEPPE 46 10 LE RELIGIONI ABRAMITICHE 48 V ERIF ICHIAMO 50 A SCUOLA DI BENESSERE Il calendario delle emozioni 52
4
72
Tensioni generazionali 75
A SCUOLA DI BENESSERE
Emozioni intelligenti 78
Sezione 4: N ELLA T ERRA DI MEZZO 16 TRA GIÀ E NON ANCORA 17 IL CONFRONTO CON GLI ALTRI
80 82 84
A MENT E APERT A
Prove tecniche di tolleranza 85
18 VOGLIAMO UN RE 86 19 IL RICHIAMO DEI PROFETI 90 20 AL TEMPO DEI MACCABEI 94 21 IN ATTESA DI UN COMPIMENTO 96
Che emozioni! speranza 97
22 FIGURE BIBLICHE DINANZI A ME
98
LE VIE DELLA BELLEZZA
Il David di Bernini 108
COMPIT O DI REALTÀ
Temple youtubers 109
23 LA BIBBIA, LIBRO DEI LIBRI 110 24 LA PAROLA DI DIO IN LINGUA UMANA 112 25 MATERIALI DI SCRITTURA DELLA BIBBIA 114 26 COME STUDIARE E CAPIRE LA BIBBIA 120 27 UN NAVIGATORE PER L’ANTICO TESTAMENTO 122 28 UN NAVIGATORE PER IL NUOVO TESTAMENTO 124 V ERIF ICHIAMO 126
Sezione 5: QUEST O GESÙ, UNA SORPRESA
130
29 UNA QUESTIONE DI IDENTITÀ 30 GESÙ NELLA SUA TERRA 31 GESÙ E LA SOCIETÀ DELLA SUA EPOCA 32 GESÙ DI NAZARETH NEI QUATTRO VANGELI 33 RADIOGRAFIA DEI QUATTRO VANGELI 34 GESÙ AL ...CONDIZIONALE 35 GESÙ, UN GENIO DELLA COMUNICAZIONE 36 MATTEO E LUCA CRONISTI D’INFANZIA 37 UN “REGNO” AL CENTRO DEL MESSAGGIO
132
38 UN MAESTRO ...IN RELAZIONE
156
134 136 142 146 148 150 152 154
Che emozioni! sorpresa 155
A MENT E APERT A
Confronto con il childfree 157
LE VIE DELLA BELLEZZA
Il seminatore di Van Gogh 158
COMPIT O DI REALTÀ
Gospel Stop Motion 159
39 GESÙ E SEGNI DEL REGNO
160
40 UNA QUESTIONE DI “TITOLI”
162
V ERIF ICHIAMO 164 A SCUOLA DI BENESSERE The emotion quiz 166
A SCUOLA DI BENESSERE
Esprimere le emozioni difficili 128
5
Proprio così, il tuo nuovo libro di Religione cattolica è una vera e propria “botta di… vita” Non vi troverai niente di noioso o lontano dalla tua vita. Te lo presentiamo brevemente.
Il testo è diviso in 15 sezioni che si aprono con: • titolo che sintetizza le unità comprese; • sommario delle unità; • videointervista a coetanei; • obiettivi perseguiti; • compiti di realtà della sezione; • proposte di classe capovolta della sezione • altri box e rubriche.
Ognuna delle 15 sezioni contiene più Unità di lavoro, alcune delle quali sono di speciale approfondimento. Preparati a una vera e propria giostra delle emozioni, perché in ogni sezione abbiamo ben nascosto una rubrica denominata Che emozioni!, nella quale proponiamo ogni volta un’emozione diversa a diretto contatto con la tua esperienza e in connessione con le tematiche svolte.
EHI, PROF! Abramo… Quello che voleva uccidere suo figlio? Ma dico, si può?!?
6
Il box Ehi, prof! farà al tuo insegnante le domande che avresti sempre voluto rivolgergli.
A conclusione di ogni sezione tematica del corso troverai una rubrica chiamata A scuola di benessere. Due tuoi amici speciali - lo psicologo Davide e l’educatore Carlo - ti accompagneranno in una elettrizzante avventura alla scoperta di te stesso e del tuo mondo interiore più profondo.
TOCCA A TE
In queste unità noterai la presenza di numerosi pit-stop, ovvero box con diverse proposte di attività:
APPROFONDIMENT O
Chiedi ai tuoi compagni di classe la loro provenienza; sulla base delle informazioni presenti in questo capitolo, cerca di indovinare la religione che professano.
Il misterioso nome di Dio: JHWH
Conoscere il nome di una persona, soprattutto nelle culture antiche, significa conoscerla in profondità ed essere in relazione con essa. Gli ebrei ritengono che nessuno possa essere degno di stare direttamente al cospetto di Dio, quindi non ne pronunciano mai il nome (“Io-Sono”, “Io Sono Colui Che Sono”
Troverai inoltre degli spazi chiamati Filo rosa, come occasione di uno sguardo al femminile sulla realtà religiosa che stai approfondendo.
COMPITO DI REALTÀ
ROVESCIAMO LA CLASSE
Realizzate in piccoli gruppo delle interviste a persone provenienti da altri paesi e religioni del mondo. Quali sono le feste più importanti nel loro Paese?
Create a gruppetti una vostra raffigurazione dei vizi, ambientandola ai giorni nostri. Potete utilizzare anche immagini tratte da internet o da giornali e riviste.
Di tanto in tanto incontrerai anche dei box di approfondimento, li riconosci dal loro colore verde.
FILO ROSA La violenza contro le donne Secondo l’agenzia giornalistica ANSA in Italia ogni anno vengono uccise oltre cento donne da uomini. Spesso ad ammazzarle sono proprio coloro che dovrebbero amarle: compagni, fidanzati e mariti.
7
Ogni sezione contiene un importante dossier dedicato ad un’opera d’arte inerente le tematiche svolte. Intitolato Le vie della Bellezza, è collegato a un video e a un fascicolo scaricabile online.
ne i l n o ibile
s s e c c a
Scopri le coinvolgenti attività della rubrica A mente aperta per divenire capace di ragionare in modo critico con la tua testa.
Allegato al corso è il fascicolo Viaggio nell’Italia religiosa realizzato da insegnanti di tutto il Paese per farti conoscere le interessantissime caratteristiche religiose di ogni Regione.
8
A conclusione di ogni sezione ti proponiamo uno speciale compito di realtĂ e delle verifiche.
Il corso è anche ...onlife, disponibile come libro digitale. In esso troverai molti approfondimenti e la versione liquida del testo, adattabile ad ogni esigenza. Visita anche www.chevita.net e www.chevitaonline.it.
9
1
sezione
UN NUOVO INIZIO
1. In classe prima tutto è diverso! 2. La sapienza della religione 3. La religione intorno a noi 4. Terre e popoli plasmati dalla fede 5. Perché religione a scuola? Il labirinto della Cattedrale di Chartres V ERIF ICHIAMO COMPIT O DI REALTÀ VALUT AT IVO
OSA I C O A ECC OPRIR SC Imparerai a riconoscere e ad apprezzare il tessuto multietnico e multireligioso in Italia. Riconoscerai i “segni del sacro” in contesti sia antichi che attuali. Approfondirai il senso dell’insegnamento della Religione cattolica a scuola.
12 14 16 22 26
LA VIDEOINT ERVISTA #iniziamocosì
A SCUOLA DI BENESSERE Una vita di emozioni 32 A MENTE APERTA Come Leonardo da Vinci 18 CHE EMOZIONI! Trepidazione 13 ROVESCIAMO LA CLASSE Di che emozione sei? Quanto valete? Religionando in classe
12 14 16
COMPITO DI REALTÀ Mini interviste Un’uscita didattica
26 29
ADDOMESTICARE LE PAROLE Che Babele! 16
BOX E RUBRICHE
IN CLASSE PRIMA T UT T O È DIV ERSO! EHI, PROF!
Ma è normale la sensazione che sento in questi primi giorni di scuola? Agitazione, timore, confusione… Cosa mi sta succedendo?
ROVESCIAMO LA CLASSE Di che emozione sei? Realizzate ciascuno una macchia di colore su un foglio A4 che rappresenti la vostra emozione dinanzi all’esperienza di una nuova scuola. Poi mostratela e spiegatela in classe.
Quand’ero bambino parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato. Queste parole che l’apostolo San Paolo scrisse nella prima lettera ai Corinti (13,11) sembrano perfette per il clima che stai vivendo in questi primi giorni di scuola, una nuova scuola. a
Ludovica, classe 1 A
«Questo primo periodo nella nuova scuola è stato per me, e credo per tutta la mia classe, un po’ pesante per il fatto dei compiti, che sono aumentati e sono diventati più difficili, e anche per il cambio dalle maestre ai professori e professoresse, che sono molto in gamba ma a volte urlano quando ci comportiamo poco bene. All’inizio tutto andava liscio, ma ora ho cambiato idea proprio per questo fatto dei molti, troppi compiti in classe e per casa. I miei compagni sono per la maggior parte simpatici e per la minor parte un po’ noiosi e, diciamolo, antipatici».
“troppi compiti?...”
“tutto sommato, ok!”
12
a
Luca, classe 1 C
«La scuola per me è iniziata alla grande perché già conoscevo alcuni compagni. Andare d’accordo con quelli nuovi era un po’ difficile, ma col tempo si è tutto aggiustato. E con le professoresse e i professori non ho avuto problemi. Ogni tanto gli insegnanti ci fanno ruotare di posto, quindi sto socializzando anche con altri miei compagni. Ora con alcuni ci vediamo anche fuori dalla scuola. Lo zaino pesa un sacco, però noi e la prof di lettere abbiamo trovato un modo per dividere le materie nei giorni della settimana e adesso va meglio. Posso quindi dire che è stato un buon inizio di scuola!».
Unità 1
In classe prima tutto è diverso!
trepidazione
Inizia una nuova scuola. Tutto è nuovo: il posto, gli insegnanti, i compagni... e anche quella sensazione strana che ti vibra sotto pelle. Si chiama trepidazione. Può essere leggera o forte, ti può bloccare o farti parlare a vanvera senza smettere più. Insomma, può essere tutto! Ma è normale, perché tutto è nuovo. Vivi pure tutto questo con... trepidazione, ma abbi fiducia: sicuramente hai davanti a te un triennio “ponte” che ti permetterà di spiccare il salto verso la realizzazione del tuo futuro.
TOCCA A TE Ognuno di noi deve avere il coraggio e la forza di uscire dal proprio guscio ed affrontare la vita. Quando si parte per un viaggio o si comincia un’esperienza è indispensabile conoscere le risorse che si hanno a disposizione, gli oggetti presenti nel proprio bagaglio …le cose che ci portiamo dentro. Anche tu devi conoscere le tue qualità e i tuoi talenti: da lì devi partire per crescere, cambiare e affrontare la vita. Cerca con l’aiuto dell’insegnante il testo della canzone Lazzaro, del gruppo rock italiano dei Subsonica (dall’album Una nave in una foresta, anno 2014). Quindi, dopo aver letto il testo della canzone e, magari, averla anche ascoltata, confrontati con i tuoi compagni facendoti guidare dalle seguenti domande: In quale occasione ti sei reso conto che era arrivato il momento di darti una svegliata? Pensi di valorizzare le tue doti, i tuoi talenti, ciò I Subsonica, band rock nata a Torino nel 1996. che sai fare? In quale modo?
13
LA SAPIENZA DELLA RELIGIONE EHI, PROF!
Gli adulti in questo periodo continuano a dirmi che “ormai sono grande”, che devo “prendere in mano la mia vita”… Ma cosa significa?
ROVESCIAMO LA CLASSE Quanto valete? Fate un rapido elenco mentale di quelle volte che vi siete sentiti come quel blocco di marmo di cui si parla nel racconto, senza forma e senza niente di bello da mostrare agli altri. Magari qualcuno vi ha anche detto che non valete un gran che. Come vi siete sentiti dentro? Come avete reagito di fuori? Realizzate un’espressione grafica di come vi siete sentiti dentro. Mimate con degli sketch le reazioni esterne che avete avuto.
Ogni momento della tua vita è come una pagina bianca. Tocca a te scriverla, ogni giorno, per fare spazio alla dimensione spirituale che è in te e tirare fuori… un “leone” da quello che apparentemente può sembrare solo un blocco di pietra! Leggi il seguente racconto.
Un leone nella pietra
Uno scultore stava lavorando alacremente col suo martello e scalpello su un grande blocco di marmo. Un ragazzino, che passeggiava leccando il gelato, si fermò davanti alla porta spalancata del laboratorio. Il ragazzino fissò affascinato la pioggia di polvere bianca, di schegge di pietra piccole e grandi che ricadevano a destra e a sinistra. Non aveva idea di ciò che stava accadendo e quell’uomo che picchiava come un forsennato la grande pietra gli sembrava un po’ strano. Qualche settimana dopo, il ragazzino ripassò davanti allo studio e con sua grande sorpresa vide un grande e possente leone nel posto dove prima c’era il blocco di marmo. Tutto eccitato, il bambino corse dallo scultore e gli disse: «Signore, dimmi, come hai fatto a sapere che c’era un leone nella pietra?». (Bruno Ferrero, da La vita è tutto quello che abbiamo)
PAROLE Dimensione spirituale: la parte dell’uomo che non è visibile e riguarda il suo mondo interiore, soprattutto la sfera religiosa e quindi il contatto con Dio.
14
In ciascuno di noi è nascosta un’opera d’arte unica e straordinaria: farla venire alla luce è lo scopo della vita.
Unità 2
La sapienza della religione
TOCCA A TE Prova a spiegare, insieme a tuoi compagni e con l’aiuto dell’insegnante, il significato nascosto del racconto, individuando che cosa rappresenta il leone che emerge gradualmente dal blocco di pietra.
APPROFONDIMENT O
Domande rivolte a chi?
Quando parliamo di dimensione spirituale intendiamo anche la capacità dell’uomo di porsi alcune importanti domande, le domande di senso: da dove vengo? Chi sono? Dove vado? Queste domande, che probabilmente stai iniziando a farti in modo sempre più pressante, ti accompagneranno per il resto della tua esistenza. Porsi questi interrogativi significa capire l’origine di noi stessi e di tutto ciò che fa parte della nostra vita, trovare la spiegazione sul perché viviamo, chi siamo, interrogarsi sulla meta finale della nostra esistenza. Ricercare il senso della propria vita, è infatti una delle più importanti esperienze umane, senza la quale i giorni perderebbero colore e forza. Bisogna infatti sapere perché si vive. La ricerca che gli uomini hanno compiuto per dare risposta a questi interrogativi ha portato a molte possibilità differenti. Alcune di queste sono state raggiunte grazie alla sola forza della ragione umana. Altre hanno richiesto e richiedono ancora un percorso diverso, che molti uomini di tutti i tempi hanno intrapreso: quello della religione.
TOCCA A TE Alla luce del racconto che hai letto, prova a fare un elenco di qualità positive che ti sembra di avere. Condividi tutto ciò con il tuo vicino di banco.
Fin da bambini ci chiediamo il perché delle cose della vita.
La religione nell'antichità
15
LA RELIGIONE INT ORNO A NOI
EHI, PROF! Ma non si potrebbe vivere la vita senza religione?
Nei libri di religione, come pure nei testi di geografia, quando si parla di “religioni nel mondo” si trova una cartina che ne mostra la diffusione, con colori e numeri. Questa cartina, se ci pensi, potresti produrla anche tu, guardandoti attorno, considerando chi ti sta vicino. Perciò non partiremo da una mappa sulla carta, partiremo da chi ti sta attorno. Chiediti:
ROVESCIAMO LA CLASSE Religionando in classe Fate un’indagine sulle origini estere dei vostri compagni di classe (o anche della scuola) e create un grafico che sintetizzi la ricerca fatta.
I tuoi compagni di classe a quale religione potrebbero appartenere? Ora, oltre al fatto che si potrebbe semplicemente chiederlo a loro – e forse ci stavi già pensando – su quali informazioni potresti basarti per... tirare a indovinare? Vediamo un po’... Aumenta costantemente nel nostro Paese il numero degli studenti stranieri che sono però sempre più “italiani”. In questi ultimi 10 anni il numero di coloro che sono nati in Italia è raddoppiato.
AD DOMEST ICARE LE PAROLE
CHE BABELE!
Un anziano seduto su una panchina di una grande città si guarda attorno un po’ sperduto, sentendo persone di etnie diverse parlare in lingue che non conosce. Ad un certo punto esclama: «Che Babele!». Cosa intende dire? L’espressione deriva dal capitolo 11 della Genesi in cui si narra la nota storia della torre di Babele. Rileggila. Il verbo ebraico balal vuol dire appunto confondere, mischiare. Oggi esclamare «Che Babele!» significa dire che c’è confusione per la presenza di troppe “cose” diverse o disordinate.
16
Unità 3
La religione intorno a noi
Guardandoti attorno
In Italia circa il 71% delle persone si dichiara cristiano cattolico, anche se i praticanti sono più o meno un quarto. È la confessione religiosa che ha caratterizzato e caratterizza questo Paese. Tieni conto, poi, che un gruppo crescente di cittadini è costituito comunque da cristiani, ma non cattolici: per esempio, i protestanti. Ricorda, inoltre, un’altra confessione cristiana rappresentata dagli ortodossi, che in genere provengono dall’Est Europa. La seconda religione nel nostro Paese è poi quella islamica, con quasi due milioni di musulmani. È presente anche la fede ebraica – con una percentuale piuttosto bassa – la cui importanza culturale e storica è, però, notevole. Ci sono poi i Testimoni di Geova, che si ispirano alla figura di Gesù ma non lo considerano Dio, e altre fedi presenti in piccole percentuali, come quella buddista, induista e sikh. Passiamo ad altro: il 5% degli italiani si definisce ateo e all’incirca sulla stessa cifra si attestano gli agnostici, i quali non negano l’esistenza di Dio quanto la possibilità di conoscerlo. Questo, per dare un quadro degli italiani, in generale.
PAROLE Confessione religiosa: un gruppo in particolare all’interno di una medesima religione. Ad esempio, l’ortodossia e il cattolicesimo sono confessioni diverse della stessa religione (cristiana); sunniti e sciiti sono i rappresentanti di confessioni diverse della fede islamica. Ateo: composto di a (= non) e theos (= Dio), cioè colui che non crede all’esistenza di un qualche Dio. Agnostico: composto di a (= non) e gnosi (= conoscenza), cioè colui che pur accettando la possibilità che esista un Dio, nega la possibilità di conoscerlo e pregarlo.
17
A MENT E APERT A
lavoriamo insieme
COME LEONARDO DA VINCI Lettere e segni differenti
Trovandoti accanto a persone provenienti da altri Paesi, avrai notato che esse parlano lingue diverse, le quali usano suoni a volte particolari per i quali non c’è sempre l’equivalente in italiano. Qualche diversità vi può essere anche nella scrittura di queste lingue, che impiegano simboli diversi o usati in modo differente. Pensa per esempio al punto interrogativo spagnolo... ¿Qué edad tienes? E che dire del nostro punto e virgola, che in greco viene usato come punto di domanda? Ci sono lingue poi che si scrivono da destra a sinistra, come l’arabo e l’ebraico, per cui la prima pagina di un libro scritto in queste lingue corrisponde alla nostra ultima pagina! Ancora. Ci sono lingue che possono essere scritte dall’alto verso il basso e addirittura alcune che vanno dal basso verso l’alto.
Una scrittura speculare
Nel nostro Rinascimento un grande genio, Leonardo da Vinci, ha lasciato innumerevoli codici miniati con una scrittura strana, detta speculare (al contrario, potremmo dire). Insomma, le cose possono essere scritte, dette e pensate in modi diversi.
ORA TOCCA A TE Un breve allenamento per te: prova a scrivere nella tabella il tuo nome (o, se vuoi, una frase) da una parte nel modo solito e dall’altra alla rovescia.
odranoeL Leonardo
18
Unità 3
La religione intorno a noi
Religione: quali atteggiamenti?
Come puoi ben intuire, la religione in Italia rivela una presenza variegata e ramificata. È bene ricordare ciò che dice la Costituzione italiana in merito alla libertà religiosa: Art. 8: Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Art. 19: Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume. Purtroppo, nella storia del mondo molti sono stati i casi in cui questa libertà è venuta meno. Popoli di religione diversa si sono combattuti e talvolta persino genti accomunate dalla stessa religione si sono divise, sulla base delle differenze dottrinali, generando lotte fratricide. Ancor oggi in molte zone del mondo vi sono persone discriminate e uccise per il loro credo. Fin dalle prime pagine di questo testo di religione, è doveroso indicare gli atteggiamenti necessari per una convivenza civile e fruttuosa: la conoscenza e il rispetto delle differenze; la consapevolezza e la valorizzazione della propria identità; l’apertura al dialogo e al confronto sincero e sereno; una sana curiosità nei confronti delle tradizioni e delle usanze altrui (riti, feste, modi di dire, abitudini alimentari…); il rifiuto fermo e critico del fondamentalismo; il no alla violenza e alla prevaricazione di qualunque genere.
PAROLE Fondamentalismo: visione malsana della religiosità, che è caratterizzata da un senso di superiorità e non accetta idee diverse dalla propria, arrivando anche a forme di grave violenza.
Questi atteggiamenti positivi consentono un rapporto sereno tra le varie espressioni religiose e favoriscono una società in cui le diversità non sono semplicemente tollerate, ma accolte e integrate, fino a diventare ricchezza per tutti i cittadini. Assisi, in Umbria, è una sorta di capitale mondiale della pace e del dialogo tra differenti religioni.
19
SEZIONE 1 UN NUOVO INIZIO APPROFONDIMENT O
Con il Miur
Riflettiamo sulle parole con le quali il Ministero dell’Istruzione italiano (Miur) intende valutare le competenze dei suoi scolari, in riferimento alla religione: “L’alunno [...] a partire dal contesto in cui vive, sa interagire con persone di religione differente, sviluppando un’identità capace di accoglienza, confronto e dialogo. [...] Inizia a confrontarsi con la complessità dell’esistenza e impara a dare valore ai propri comportamenti, per relazionarsi in maniera armoniosa con se stesso, con gli altri, con il mondo che lo circonda”.
PAROLE Monoteismo: il credere in un solo Dio. Politeismo: il credere in molti dei. Enoteismo: il prevalere di un Dio rispetto ad altri comunque presenti. Religione naturale: una visione che considera gli spiriti presenti nella natura. Trascendente: ciò che si pone al di là dell’uomo e della natura.
20
LE RELIGIONI NEL MONDO
Per addentrarti maggiormente nel mondo delle diverse religioni del mondo, leggi questo breve testo: Che strana comunità di uomini è questa dei cercatori di Dio in ogni terra, che nei modi più disparati immaginabili innalzano la propria voce al Dio di tutta la vita. Dall’alto come suona? Come un bailamme [= confusione], oppure tutte le melodie si fondono in una strana, eterea armonia? (Huston Smith, da Le religioni del mondo)
Ecco il modo giusto per cominciare. Non con l’idea che c’è solo la nostra vita, solo quello che abbiamo visto e conosciuto. Dall’alto si scorgono molte vite, molte tradizioni, molte persone che ogni giorno affidano a segni diversi e talvolta strani, a parole di tutte le lingue del mondo la propria speranza in qualcosa... di oltre.
Unità 3
La religione intorno a noi
Alcune religioni scorgono questo oltre nella natura, negli animali, nelle piante o in certi luoghi particolarmente suggestivi: è la fede degli animisti. Altre religioni, invece, considerano come divino solo Dio, inteso come un Essere che non coincide con la natura. Così fanno gli ebrei, i cristiani e i musulmani. Gli appartenenti alle grandi correnti religiose di pensiero orientale, come induisti, shintoisti e buddhisti, vedono questo oltre come il “Tutto” che si esprime nel mondo in infiniti modi diversi. Le tradizioni orientali cinesi, infine, coltivano un senso profondo del culto degli antenati e della contemplazione degli equilibri naturali.
Magia, superstizione e religione
TOCCA A TE Prova ad analizzare l’immagine che vedi e rispondi alle domande che seguono: LA DIFFUSIONE NEL MONDO DELLE PRINCIPALI RELIGIONI
Dove troviamo maggiormente presente l’Islam? __________________________________________________________ Dove è presente il Cristianesimo ortodosso? __________________________________________________________ Quali zone sono contraddistinte dal Cattolicesimo? _______________________________________________________ In quale area si concentra il Buddhismo? __________________________________________________________ In Germania e nel Nord Europa, quale confessione religiosa è prevalente? _________________________________ L’America del Sud da cosa è caratterizzata? E quella del Nord? ___________________________________________
Con l’aiuto del tuo insegnante confronta le tue risposte con quelle dei tuoi compagni.
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T ERRE E POPOLI PLASMAT I DALLA F EDE EHI, PROF! Quante chiese e campanili! Ma non ci vorrebbero magari più case?
PAROLE Edicola: termine che deriva dal latino aedicula e significa “piccolo tempio”.
22
È un dato di fatto: la religione ha a che fare con tutti, al di là del fatto che si sia o meno credenti. Proviamo a elencare gli aspetti del fenomeno religioso che puoi incontrare semplicemente passeggiando per le strade del tuo paese o città. Chiese e luoghi di culto: dal piccolo centro abitato di montagna alla grande metropoli cittadina trovi la presenza di chiese. Edificate spesso al centro del paese, restano un punto di riferimento per la comunità cristiana e non solo. Spesso al loro interno puoi trovare capolavori artistici che richiamano turisti da ogni parte del mondo. Segni del sacro: passando distrattamente lungo le strade forse non noti nulla, ma se presti più attenzione puoi vedere capitelli, edicole, croci, iscrizioni sacre e immagini di santi. È qui che più vive la devozione popolare. Intitolazioni di vie ed edifici: molte strade sono dedicate alla memoria di santi o di persone che hanno vissuto pienamente la loro fede e hanno lasciato una traccia sensibile nella storia della loro terra. Sagre e feste paesane: colorate, profumate, rumorose, piene di gente, sono spessissimo legate al sacro, come ad esempio alla dedicazione della chiesa della propria zona o al santo patrono del paese.
Unità 4
Terre e popoli plasmati dalla fede
Una cultura intrisa di sacro
Non solo la terra, ma anche la letteratura, l’arte, la musica e la cultura in generale sono plasmate in Italia dalla fede cristiana. Aprendo un libro di arte o visitando un museo puoi notare benissimo che una buona parte del nostro patrimonio artistico ha a che fare con la religione. I capolavori di Giotto, Mantegna e Caravaggio – per citare solo alcuni dei pittori più celebri – sono rappresentazioni di carattere sacro. Anche alcuni tra i più importanti autori della letteratura italiana hanno scritto opere che si rifanno alla religione: un esempio tra tutti è la Divina Commedia di Dante Alighieri.
I SEGNI DEL SACRO
Ma torniamo a quegli elementi che puoi incontrare lungo le strade della tua città. Può trattarsi di capitelli oppure, più semplicemente, di qualche immagine affrescata e posta dentro la nicchia di una parete. La realizzazione di queste piccole opere è frutto della fede di credenti che, per motivazioni differenti le hanno edificate in passato. Ancora oggi se ne realizzano di nuove e la motivazione, ieri come oggi, è da cercare in una richiesta di protezione oppure nel desiderio di ringraziare per un aiuto divino ricevuto. In altri casi si tratta, più semplicemente, di devozione verso la Madonna o qualche santo sentito particolarmente vicino dai fedeli. Abitualmente puoi trovare fiori e candele che le persone portano a testimoniare la propria fede davanti alle immagini sacre presenti sui capitelli. In molte regioni italiane c’è ancora oggi la consuetudine, nel mese di maggio, di radunarsi davanti a qualche edicola dedicata alla Madonna per recitare il rosario.
Una sala del Museo dell’Opera del Duomo, a Firenze.
Tra sacro e profano
Un momento della celebre corsa dei Ceri a Gubbio, in Umbria.
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SEZIONE 1 UN NUOVO INIZIO
COMPITO DI REALTÀ Mappa del territorio
Nicchie
Ricavate dalla parete di un edificio contengono quadri o piccole statue raffiguranti la Madonna o un santo.
Organizzate a gruppetti una raccolta di dati sui segni del sacro presenti nella zona in cui vivete. Sarà necessario scattare foto, segnare i luoghi in cui si trovano su una cartina, indagare sull’epoca di fabbricazione e sulle motivazioni per cui sono stati costruiti. Di seguito potrete realizzare una mostra o organizzare percorsi di guida alla scoperta di questi tesori di fede e cultura.
Sacelli
Sono come delle chiesette in miniatura, derivate dalla religione romana antica, ma sono abbastanza grandi da permettere ad un paio di persone di entrarvi. Spesso un cancello o una vetrata proteggono la statua o l’immagine sacra contenuta.
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Unità 4
Terre e popoli plasmati dalla fede
Edicole o Capitelli
Sono anche queste piccole strutture edificate per proteggere un oggetto o un’immagine sacra, ma non vi si può entrare dentro. Ospitano un’immagine o una piccola statua della Madonna o di un santo particolarmente vicino alla devozione popolare del posto.
FILO ROSA Una Donna di... tutti La Madonna, Madre di Gesù, è di gran lunga la più diffusa tra le immagini devozionali. Ciò dimostra come la sua figura sia particolarmente importante per i cristiani, non solo in Italia, ma in tutto il mondo. A tale riguardo, è interessante notare che Maria, pur essendo una donna mediorientale, viene spesso raffigurata diversamente a seconda della cultura: con tratti occidentali in Occidente, africani in Africa, ecc. Viene cioè rappresentata in modo da assomigliare alla popolazione del posto, a sottolineare il desiderio delle persone di sentirla vicina alla propria terra.
XX CROCI X X NICCHIE EXX EDICOL
Croci
Possono essere di legno, pietra o metallo. Il “crocifisso” si distingue dalla “croce” perché in esso vi è rappresentato anche Gesù Cristo. Spesso le croci sono poste ai confini dei paesi e in prossimità di luoghi in rurali o montani. A volte queste croci danno il nome alla via o alla località in cui sono poste (ad esempio: località “Croce” o “La Croce”).
TOCCA A TE Raccogliete in un cartellone le espressioni di fede popolare più diffuse nella vostra realtà territoriale (processioni, sagre, devozioni particolari…). Se sono presenti alunni provenienti da religioni diverse da quella cattolica confrontatevi e create un cartellone che raccolga la ricchezza della diversità.
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APPROF ONDIMENT O
PERCHÉ RELIGIONE A SCUOLA? EHI, PROF! Ma non bastava il catechismo, se uno proprio voleva fare religione?
Come hai potuto scoprire nelle unità precedenti, nel mondo c’è davvero una grande varietà di popoli e di religioni. Dal punto di vista culturale, le religioni sono un fenomeno tutt’altro che irrilevante perché, quando l’esperienza di fede viene vissuta pienamente da un popolo, essa incide nella cultura. Non si può comprendere pienamente una terra e le usanze di un popolo senza conoscere la religione più diffusa in quel Paese.
COMPITO DI REALTÀ Mini interviste Realizzate in piccoli gruppi delle interviste a persone provenienti da altri paesi e religioni del mondo. Quali sono le feste più importanti nel loro Paese? Quale ruolo occupa l’aspetto religioso nella vita delle persone di quella nazione? Cosa pensano del rapporto religione-cultura? Riassumete il frutto dell’intervista in una breve presentazione e confrontatevi poi in classe.
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Nel mondo come a casa propria
Se tu facessi un viaggio in India difficilmente potresti capire quella realtà senza conoscere la religione indù che l’ha plasmata. Allo stesso modo, non si può approfondire pienamente il patrimonio culturale italiano senza imbattersi in tematiche che hanno a che fare anche con la religione e, più precisamente, la fede cristiana cattolica. Per questo motivo lo studio della religione è importante per conoscere sempre più la propria e altrui cultura.
Perché religione a scuola?
Ma anche a scuola?
Come hai già visto, l’articolo 8 della nostra Costituzione italiana non fa preferenze per nessuna religione ma, al contrario, ritiene che tutte siano uguali davanti alla Legge. Perché allora in Italia c’è a scuola un’ora di “Religione cattolica”? Proprio per i motivi espressi nella pagina precedente: l’ora di Religione cattolica è una possibilità che viene data non solo per approfondire tematiche importantissime per la vita di tutti, ma anche per conoscere meglio la cultura italiana. Per lo stesso motivo, l’insegnamento della religione è presente in quasi tutti i Paesi europei, anche se in modalità diverse a seconda dello Stato e della confessione religiosa che ne ha influenzato maggiormente la storia.
PAROLE Costituzione: l’insieme delle leggi fondamentali su cui si regge una nazione. La Costituzione Italiana è nata dopo la seconda guerra mondiale (1948) e i padri costituenti l’hanno scritta perché fosse una garanzia di pace e democrazia negli anni a venire. I primi dodici articoli, tra cui troviamo il n. 8 che riguarda il rapporto con la religione, costituiscono i principi fondamentali della carta costituzionale.
Non è catechismo
L’ora di Religione cattolica è quindi diversa dal catechismo e, proprio per questo, è un’ora scolastica aperta a tutti, credenti e non credenti. Il suo scopo non è infatti quello di far aderire le persone alla fede, ma è socio-culturale: serve a comprendere pienamente la cultura, che è stata innervata per secoli dalla religione cattolica; serve a formare cittadini più consapevoli e aperti al dialogo trattando anche di valori universali che in tutto il mondo promuovono il bene comune.
Perché il crocifisso a scuola?
I. R . C. 27
LE VIE DELLA
BELLEZZA
di Don Maurizio Viviani
Il labirinto della cattedrale di Chartres
Nella cattedrale di Chartres in Francia Il labirinto è una struttura caratterizzata da un’ampia superficie, realizzata in modo tale che, dopo essere entrati, risulti davvero difficile trovare l’uscita, a causa di continui cambiamenti di traiettoria e di ingannevoli percorsi alternativi. Grazie a queste caratteristiche il labirinto è un simbolo efficace, usato fin nell’antichità, per rappresentare la vita dell’uomo e soprattutto le difficoltà che incontra nella sua vita. Il labirinto è strettamente collegato alla città di Cnosso, sull’isola di Creta, dove, stando alla mitologia greca, il Re Minosse ne fece costruire uno per rinchiudervi il Minotauro, metà uomo e metà toro. Il labirinto è stato utilizzato, seppur con significati diversi, in numerose epoche e in paesi tra loro alquanto lontani, come l’Egitto, il Perù, l’India e la Cina.
Dal Medioevo il labirinto ha assunto un significato spirituale, per indicare il cammino del cristiano verso Gesù Cristo e, pertanto, è stato riprodotto anche all’interno di alcune chiese. È stato pure adoperato come sostitutivo del pellegrinaggio in Terrasanta: si doveva percorrerlo interamente in ginocchio, come momento penitenziale e di conversione interiore. Sul pavimento della cattedrale gotica di Notre-Dame di Chartres in Francia, costruita tra il 1194 e il 1220, si trova il più grande dei labirinti medievali con riferimento alla fede cristiana.
La geometria. Il labirinto di Chartres ha una superficie piana a forma di cerchio, ed è realizzato con pietre e marmi di diverso colore. Prevede un’entrata, un lungo e articolato percorso con un’inusuale conclusione.
Il percorso.
Anche questo labirinto ha uno sviluppo intricato e serpeggiante, a significare la tortuosità della vita del cristiano, lasciando immaginare le difficoltà che deve incontrare. Sottolinea, al tempo stesso, il progressivo avvicinamento al centro della vita cristiana, che è Gesù Cristo.
L’arrivo. Mentre la maggior parte dei labirinti pre-
Labirinto pavimentale, XI secolo, Chartres (Francia).
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vede l’uscita dalla parte opposta rispetto all’entrata, questo labirinto va invece a concludersi al centro, rappresentato da un fiore in pietra con, al suo interno, sei petali. È il “Fiore della vita”: simboleggia Gesù, centro della fede. È proprio questo riferimento a giustificare la presenza del labirinto in una cattedrale.
SEZIONE 1 UN NUOVO INIZIO COMPIT I DI REALTÀ OBIETTIVO FORMATIVO
Apprezzare l’eredità culturale lasciata nel proprio territorio dalla tradizione cristiana.
COMPIT O D I R E A LT À
UN'USCITA DIDATTICA In gruppi di cinque/sei persone fate una proposta di una uscita didattica di una giornata, tenendo conto che: non si devono superare due ore di viaggio per l’andata e due per il ritorno; a tale scopo dovrete produrre una cartina per mostrare gli spostamenti (pullman, treno o a piedi); ci dovrà essere una meta “religiosa e culturale”, come qualche monumento/museo importante, ma ci dovrà essere una meta anche più giocosa/laboratoriale (meglio se all’aperto); riguardo la parte culturale dovrete preparare del materiale introduttivo (ad esempio una guida fotocopiabile per tutti o file video/audio di spiegazione); il costo per i partecipanti non deve superare i 30 euro (pullman, pasto al sacco, eventuale biglietto di ingresso a qualcosa da vedere...); il vostro itinerario dovrà essere ritenuto valido non solo da voi, ma anche dal resto della classe (o delle classi, perché per pagare un pullman serve un po’ di gente!).
VA L U T A Z I O N E Date un voto numerico da 1 a 5 a ciascun gruppo circa questi aspetti. Obiettivo 1: tempi proposti sono realistici e costo previsto per partecipante ben preventivato [Competenza chiave n. 5]. Obiettivo 2: l’uscita comprende in modo equilibrato occasioni di apprendimento e di divertimento [Competenza chiave n. 6]. Obiettivo 3: il materiale di presentazione della meta culturale è ben preparato [Competenza chiave n. 8]. Obiettivo 1
Obiettivo 2
Obiettivo 3
GRUPPO 1 GRUPPO 2 GRUPPO 3 GRUPPO 4
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SEZIONE 1 UN NUOVO INIZIO V ERIF ICHIAMO 1. DIO E L’UOMO
Le seguenti immagini raffigurano elementi religiosi di matrice rupestre, egizia, greca e cristiana. Quale elemento risulta essere costante? Secondo te, che valore è stato attribuito ad esso?
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2. LA BIBBIA E LE ALTRE FONTI
Leggi i seguenti testi, che iniziano parlando di ciò che è l’uomo per sua natura. DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI (ONU, 1948)
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
COSTITUZIONE ITALIANA (1948)
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana.
DICHIARAZIONE DI INDIPENDENZA USA (1776)
Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per se stesse evidenti; che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono stati dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità.
In modo comune questi importanti documenti definiscono subito due diritti fondamentali dell’uomo: quali? Quale tra questi testi ti sembra maggiormente ispirato ad una concezione religiosa dell’esistenza? Da cosa lo deduci?
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Verifichiamo
3. IL LINGUAGGIO RELIGIOSO
Per ogni bandiera scopri qual è lo Stato che rappresenta e prova a descrivere il simbolo religioso in essa riportato.
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4. I VALORI ETICI E RELIGIOSI
Adesso cosa abbiamo?
Religione.
Ma tu Kostantin...
Mica sei cattolico...
Se ti dovessi inserire nella discussione sopra riportata cosa diresti? ................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
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A SCUOLA DI BENESSERE
UNA VITA DI EMOZIONI Con il cuore che batte
Ogni volta che affronti una situazione nuova o particolare senti che dentro di te sta succedendo …qualcosa. A volte il cuore ti batte forte e la sensazione che provi ti fa stare proprio bene, altre volte, invece, anche se il cuore batte allo stesso modo, quello che vivi ti lascia una sensazione di malessere. Ti sarai chiesto più volte: “Come è possibile? Il cuore mi batte sempre forte ma quello che sento dentro è molto differente”. Proviamo a cercare una risposta insieme a questa domanda.
Tanti emoticon dentro te
Queste sensazioni molto diverse tra di loro si chiamano emozioni e sono una parte fondamentale di te. Esse permettono di “metterti in movimento” e fungono da stimolo per costruire un percorso di cui tu sarai il protagonista. Se le saprai ascoltare, riconoscere ed esprimere ti aiuteranno pian piano a diventare un giovane e poi un adulto capace di relazionarsi positivamente con gli altri.
ORA TOCCA A TE A ciascuna delle seguenti sei emozioni (gioia, sorpresa, paura, rabbia, tristezza, disgusto) prova ad associare l’emoticon che secondo te la rappresenta e a cerchiare quella parte del disegno che maggiormente la caratterizza. Scrivi nei cartellini e cerchia le parti delle immagini.
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di Davide Povolo - docente IRC e psicologo & Carlo Tonin - docente IRC ed educatore
Espressioni & sensazioni
Adesso facciamo un altro piccolo passo in avanti. Nella tabella che trovi di seguito sono elencate a sinistra alcune espressioni che sicuramente rispecchiano il tuo vivere di ogni giorno, mentre a destra alcune sensazioni fisiche legate alle diverse emozioni. Prova a collegare ciascuna di esse con l’emoticon secondo te corretto. Da ultimo, aggiungi negli spazi vuoti tutte quelle espressioni e sensazioni che secondo te mancano e che ritieni importanti; collega anche queste ultime all’emoticon. Ho paura!
Sudorazione
Che schifo!
Mal di pancia
Sono veramente arrabbiato! Bellissimo!
Sono felice!
Mi sento carico! Affascinante!
Mi vendicherò!
Sono arrabbiato!
Mi dà molto fastidio! Mi sento offeso! Sono in panico! Quanta ansia!
Sono preoccupato!
Volto arrossato Batticuore Tremore Lacrime
Digrignare i denti Occhi spalancati Pugni stretti
Gambe bloccate Balbettio
Sopracciglia abbassate Respiro affannato Sorriso
Confrontati infine con i tuoi compagni e il tuo insegnante sulle scelte che hai fatto. Sicuramente ti renderai conto di quanto tutto ciò che senti e provi è profondamente legato anche alle tue sensazioni fisiche. Le emozioni che senti e vivi sono parte di te, hanno ciascuna una loro funzione. Con il passare del tempo sarai sempre più bravo nel riconoscerle e gestirle.
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2
sezione
UNA VITA IN VIAGGIO
6. Sì, viaggiare 36 7. Abramo: il viaggio nella fede 38 8. La tenacia di Giacobbe 44 9. I sogni di Giuseppe 46 10. Le religioni abramitiche 48 La chiesa di San Vitale a Ravenna
V ERIF ICHIAMO COMPIT O DI REALTÀ VALUT AT IVO
OSA I C O A ECC OPRIR SC Affronterai il tema del viaggio, metafora della crescita e dell’apertura alla trascendenza. Incontrerai i patriarchi: figure esemplari per la fede di Israele e di ogni credente. Identificherai ciò che accomuna le religioni monoteistiche.
LA VIDEOINT ERVISTA #iniziamocosì
A SCUOLA DI BENESSERE Il calendario delle emozioni 52 A MENTE APERTA Sono affidabile? 39 CHE EMOZIONI! Fiducia 37 ROVESCIAMO LA CLASSE Questione di fiducia Le lotte della mia vita I miei punti di forza
37 44 46
COMPITO DI REALTÀ Riti di iniziazione Linea abramitica del tempo
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FILO ROSA Restare di sale Lia, la sposa scambiata Dio Padre e... Madre
41 45 49
ADDOMESTICARE LE PAROLE Putiferio 47
BOX E RUBRICHE
SÌ, VIAGGIARE EHI, PROF! Cosa posso fare perché gli adulti mi diano più fiducia?
PAROLE Patriarca: nelle società antiche era il capo di un vasto gruppo familiare, con piena autorità sui discendenti; sono chiamati così, ad esempio, gli antichi capostipiti delle tribù ebraiche Abramo, Isacco, Giacobbe e Giuseppe, con cui farai conoscenza in questa sezione.
Una tenda di beduini nomadi nel deserto.
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Personaggi in cammino
Sì, viaggiare… cantava Lucio Battisti, il noto cantautore italiano. In questa sezione di unità conoscerai dei personaggi che sono stati dei veri e propri “campioni del viaggio”: i primi patriarchi dell’antico popolo ebreo. Essi ti racconteranno che per vivere è necessario avere una visione delle cose in movimento ed essere continuamente disposti a spostare i paletti che si piantano per fissare la propria tenda. E tornare a viaggiare e di notte con i fari illuminare chiaramente la strada per saper dove andare con coraggio gentilmente, gentilmente dolcemente viaggiare.
(Lucio Battisti, cantautore)
Il Signore disse ad Abram: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione». (Gen 12,1-2)
Unità 6
Sì, viaggiare
Camminare per… crescere
L’essere disposti a partire aiuta a sradicarsi dalle sicurezze raggiunte per cercare oltre un orizzonte nuovo. Questo dinamismo del camminare è una continua opportunità per crescere e aprirsi a ciò che ancora non si conosce. Occorre, infatti, guardare sempre al futuro con speranza, soprattutto alla tua età, con la consapevolezza che ciò che si raggiunge è sempre più grande di ciò che si lascia. Il vero domicilio dell’uomo non è una casa ma la strada, e la vita stessa è un viaggio da fare a piedi. (Bruce Chatwin, viaggiatore)
Non andare dove il sentiero ti può portare; vai invece dove il sentiero non c’è ancora e lascia dietro di te una traccia. (Ralph Waldo Emerson, scrittore)
ROVESCIAMO LA CLASSE Questione di fiducia Quali sono le tappe e gli eventi che nella tua vita hanno, più di altri, richiesto una buona dose di fiducia? Racconta.
fiducia Che avventura il viaggio della vita! Certo, ad ogni “trasformazione” non è sempre facile affrontare il timore del cambiamento e si teme di perdere qualcosa. Non solo: non si sa quello che sarà. Ma c’è una forza in te che, ultima, si erge su tutto e ti fa andare avanti col sorriso: la fiducia.
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ABRAMO: IL VIAGGIO NELLA F EDE EHI, PROF!
Abramo… Quello che voleva uccidere suo figlio? Ma dico, si può?!?
Farò di te un popolo
Nella Bibbia c’è una figura emblematica dell’uomo che si mette in gioco e riparte sempre e di nuovo verso luoghi sconosciuti. È Abramo, considerato il padre di chiunque cammina nella fede. Egli lasciò le sue sicurezze, la terra di origine e tutti i suoi beni, per cercare un bene più grande: dei figli, una discendenza, una nuova terra. Chi gli aveva promesso queste cose? Un Dio diverso da quello dei suoi antenati. Ma tutte queste promesse, quando si sarebbero concretizzate?
Chiamata di Abramo, miniatura del secolo XV, Codice Pallavicino, Lodi.
Un giorno, mentre stava riposando dal suo cammino, presso un luogo detto delle Querce di Mamre, tre misteriosi visitatori si presentarono al suo cospetto. Abramo corse a preparare del cibo per accoglierli: focacce, vitello e una specie di yogurt. Alla fine, i tre gli pronunciarono una frase importante parlando, curiosamente, al singolare: Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio. I tre si rivelarono essere dei messaggeri di Dio. E il Dio che aveva chiesto ad Abramo di partire mantenne la promessa: nacque il figlio tanto atteso, cui fu messo il nome di Isacco.
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A MENT E APERT A
lavoriamo insieme
SONO AF F IDABILE? Il bluff di Dio
Trascorsero alcuni anni relativamente tranquilli, fino a che Dio parlò ancora: «Abramo! Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò» (nella foto un dipinto di Paolo Veronese). Crollava il mondo… Ma come? Era stato Dio a dargli quel bimbo e di certo non poteva gradire i sacrifici umani: come era possibile che ora avanzasse una simile richiesta?
Fidarsi è bene?
A volte si sente dire: «Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio!». Anche tu conoscerai persone di cui ti fidi di più e altre di cui ti fidi di meno, ma in questa attività vorremmo provare a rovesciare la prospettiva: tu, quanto sei affidabile?.
ORA TOCCA A TE Prova a misurarlo scherzosamente, attribuendoti dei voti nelle varie materie che ti proponiamo. Forse sai come si calcola una media. Si prendono tutti i voti, si sommano e si divide per il numero delle discipline. Ecco un esempio scolastico (Religione si valuta con un giudizio, per cui non la mettiamo). IT
STO
GEO
MAT
SC
ING
2LING
TEC
7
8
7
6
7
8
8
9
MUS ARTE MOT 8
9
10
MEDIA 7,90
Ed ecco le “discipline” nelle quali ti devi autovalutare dandoti un voto da zero a dieci. Poi dovrai sommare e dividere per otto. Scrivi accanto a ciascuna riga. VOTO
PUNTUALITÀ CORRETTEZZA DIRE LA VERITÀ TENER FEDE ALLE PROMESSE SOMMA
VOTO
SAPER AMMETTERE GLI SBAGLI MANTENERE UN SEGRETO RESTITUIRE COSE IN PRESTITO SAPER ASCOLTARE GLI ALTRI MEDIA
Potresti anche chiedere a qualcuno che ti conosce bene di darti i voti, per poi confrontare la sua valutazione con la tua. Se prendi qualche brutto voto, ricorda che ci si può sempre far interrogare di nuovo dopo qualche miglioramento apportato a se stessi.
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SEZIONE 2 UNA VIT A IN VIAGGIO APPROFONDIMENT O Gesù presentato al tempio, affresco del secolo X della chiesa di Skibby, in Danimarca.
I riti di iniziazione La circoncisione (dal latino circumcidere, che significa “tagliare intorno”) è la rescissione del prepuzio. L’intervento, che non risulta essere doloroso, consiste nel rimuovere in parte o completamente l’involucro cutaneo all’estremità del pene, al fine di provocare la scopertura permanente del glande. Questo rito è ancora oggi praticato dagli ebrei osservanti come adempimento dell’alleanza di Dio con Abramo. Questo “segno” rende visibile l’appartenenza del nuovo nato a una precisa discendenza e ricorda a tutti che Dio ha mantenuto nei secoli la promessa sancita con il patriarca.
COMPITO DI REALTÀ Riti di iniziazione Tutte le tradizioni religiose prevedono forme di iniziazione, cerimonie di ingresso dei nuovi membri nella comunità. Seguendo le indicazioni dell’insegnante raccogli informazioni su riti di iniziazione in altre tradizioni religiose e realizza un cartellone da presentare poi alla classe.
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La famiglia di Abramo
La visione ebraica del cosmo
Osserva l’albero genealogico di Abramo con i suoi discendenti. Cliccando su ciascun nome potrai ottenere le relative informazioni.
Unità 7
Abramo : il viaggio nella fede
FILO ROSA Restare di sale La Bibbia descrive la devastante distruzione di due città, Sodoma e Gomorra, a causa dei molti peccati compiuti in esse. Dio decide, però, di salvare dal massacro un uomo giusto di nome Lot, nipote di Abramo. Per questo, manda due angeli ad avvertirlo del castigo che si sta per riversare su Sodoma, dove Lot vive con sua moglie. Egli dovrà lasciare quei luoghi senza mai voltarsi indietro a guardare, queste le istruzioni degli angeli. Quando comincia la pioggia di fuoco e zolfo, Lot è già in salvo, ma sua moglie... Un solo versetto ne racconta la fine: “Ora, la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale” (Gn 19,26). Nei nostri tempi, la penna della poetessa polacca Wisława Szymborska finge di sondare, con meravigliosa femminilità, le motivazioni che spinsero quella moglie a ignorare il comando divino. I pensieri reconditi di quella donna sembrano riprendere vita, e ridanno voce a lei e a molte altre donne, spesso fatalmente al seguito dei loro compagni.
LA MOGLIE DI LOT Guardai indietro, dicono, per curiosità, ma, curiosità a parte, potevo avere altri motivi. Guardai indietro rimpiangendo la mia coppa d’argento. Per distrazione – mentre allacciavo il sandalo. Per non dover più guardare la nuca proba di mio marito, Lot. Per l’improvvisa certezza che se fossi morta non si sarebbe neppure fermato. [...] Guardai indietro per solitudine. Per la vergogna di fuggire di nascosto. Per la voglia di gridare, di tornare. O forse solo quando si alzò il vento che mi sciolse i capelli e sollevò la veste. Mi parve che dalle mura di Sodoma lo vedessero e scoppiassero in risa fragorose più e più volte. Guardai indietro per l’ira. Per saziarmi della loro grande rovina. [...] Sul bordo trotterellava un criceto ritto su due zampette. E fu allora che entrambi ci voltammo a guardare. No, no. Io continuavo a correre, mi trascinavo e sollevavo, finché il buio non piombò dal cielo, e con esso ghiaia ardente e uccelli morti. Mancandomi l’aria, mi rigirai più volte. Chi mi avesse visto poteva pensare che danzassi. Non escludo che i miei occhi fossero aperti. È possibile che io sia caduta con il viso rivolto alla città.
Wisława Szymborska, Premio Nobel per la letteratura nel 1996.
Una roccia presso il Mar Morto a forma apparentemente umana è chiamata la “moglie di Lot”.
(Da Grande numero, 1976, traduzione di Pietro Marchesani)
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LE VIE DELLA
BELLEZZA
di Don Maurizio Viviani
L'ospitalità di Abramo
Nella basilica di San Vitale a Ravenna La tecnica del mosaico consiste nell’accostamento di piccole tessere colorate, fatte con pietre dure, paste di vetro, smalti e marmi. È una pratica impegnativa e costosa sia per il materiale usato sia per il tempo necessario per la sua realizzazione. Il mosaico è stato abbondantemente impiegato nella Roma imperiale soprattutto per la decorazione di pavimenti, di pareti e soffitti delle case dei nobili e dei palazzi pubblici. Più avanti nel tempo, anche il mondo bizantino ha utilizzato tale tecnica per le più importanti costruzioni destinate alla celebrazione del potere pubblico e del culto, soprattutto a Bisanzio e a Ravenna, capitali dell’impero romano d’Oriente e d’Occidente. Sulle pareti interne di alcune importanti chiese di
Ravenna sono stati realizzati mosaici di grandi dimensioni, con scene ispirate dalla Bibbia, utilizzando un grandissimo numero di tessere d’oro, per dare lucentezza all’interno della costruzione e per simboleggiare la presenza del divino. Il mosaico dell’Ospitalità di Abramo (546-556) si trova nella basilica a pianta ottagonale di San Vitale a Ravenna, capolavoro dell’arte paleocristiana e bizantina. Il mosaico presenta tre episodi tra i più rilevanti della vita del Patriarca Abramo.
Prima scena. Partendo da sinistra Abramo, usci-
to dalla sua casa, tiene nelle mani un vassoio con sopra un capretto, pronto per essere mangiato. Dietro di lui, la moglie Sara sta sulla porta e lo guarda.
Seconda scena. Al centro stanno i tre ospiti di
Abramo, che indossano una veste bianca. Sono seduti ad una tavola con, al centro, dei pani. Il loro volto è attorniato da un’aureola, che ne evidenzia la santità. Alcuni scrittori cristiani hanno ipotizzato che i tre ospiti rappresentino il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, le persone della Santissima Trinità.
Terza scena. A destra è rappresentato il sacrifi-
Abramo e i tre angeli, VI secolo, basilica di San Vitale, Ravenna.
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cio di Isacco. La mano di Dio, che scende dal cielo e passa attraverso le nubi, ferma la mano di Abramo, che sta per uccidere suo figlio. Il capretto bianco, in primo piano, verrà sacrificato poco dopo al posto di Isacco. In questi episodi Abramo mostra la sua disponibilità all’accoglienza degli ospiti e la sua grande fede in Dio. Sarà Dio stesso a premiare la sua fedeltà, donandogli una discendenza numerosa.
SEZIONE 2 UNA VIT A IN VIAGGIO COMPIT I DI REALTÀ OBIETTIVO FORMATIVO
Ricostruire le tappe essenziali della vita dei patriarchi e confrontarsi con le loro sfide e le loro scelte.
COMPIT O D I R E A LT À
GIOCHI DA TAVOLO, CHE PASSIONE! Calandovi nei panni di creativi inventori di note case produttrici di giochi di ruolo, pensate e create un RPG (Role Playing Game) o comunque un gioco da tavolo sulle esperienze e sfide dei tre principali patriarchi affrontati in queste pagine. Il gioco quindi tratterà del viaggio di Abramo, di Giacobbe e di Giuseppe, sul cui percorso potete pensare a tappe e carte “possibilità” e “imprevisti”. ST R UM EN T I E SUGGE RIM EN T I La fase di progettazione è la più lunga e deve coinvolgere il più possibile tutti i membri del gruppo. Scegliete per ogni personaggio una serie di tappe fondamentali che hanno affrontato nel loro percorso di vita, restando fedeli al racconto biblico. Pensate a come procedere nel percorso (lancio dadi, superare una prova, quiz, ecc.) e a quali destinazioni sono diretti i personaggi. Già nella progettazione pensate alla struttura fisica del gioco: carte, percorso, pedine, prove.
VA L U T A Z I O N E Da’ un voto da 1 a 5 al tuo gruppo e agli altri gruppi nella classe circa gli aspetti seguenti. Obiettivo 1: creatività e spirito di iniziativa: il gioco è originale e giocarci è avvincente [Competenza chiave n. 7]. Obiettivo 2: il gruppo ha lavorato insieme superando le difficoltà e dimostrando di riuscire a portare a termine il compito assegnato [Competenza chiave n. 6]. Obiettivo 3: il percorso svolto dai vari personaggi è coerente con il racconto biblico e permette di approfondirlo e ampliarlo [Competenza chiave n. 5 e 8].
Obiettivo 1
Obiettivo 2
Obiettivo 3
GRUPPO 1 GRUPPO 2 GRUPPO 3 GRUPPO 4
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LA T ENACIA DI GIACOBBE
EHI, PROF! Ma perché nella vita occorre sempre lottare per ottenere dei risultati?
ROVESCIAMO LA CLASSE Le lotte della mia vita Per quali realtà hai finora “lottato” nella tua vita? “Contro” chi hai lottato? Chi l’ha spuntata? Racconta una di queste vicende in una sorta di diario di bordo, realizzato con brevi frase scandite lungo i giorni.
APPROFONDIMENT O
Una lotta contro Dio
La discendenza promessa da Dio ad Abramo si era realizzata con Isacco il quale, a sua volta, ebbe due figli: Esaù e Giacobbe. Si tratta di due gemelli ma sarà solo uno, Giacobbe, a rientrare nella linea temporale dei patriarchi biblici. Una scena della vita di Giacobbe potrebbe esprimere bene che tipo di uomo fosse. Un giorno si trovò ad affrontare da solo un angelo, che lo impegnò nella lotta tutta una notte, da sera fino all’alba. Non riuscendo ad avere la meglio su di lui, l’angelo, esasperato, lo colpì all’articolazione del femore. Ma solo dopo che l’avversario lo ebbe benedetto, Giacobbe allentò la presa. Congedandosi, l’angelo non poté che aggiungere: “Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!” (Gen 33,29).
Un'identità nel nome
Nella Bibbia il nome spesso rivela l’identità di colui che lo porta. È proprio per questo che Giacobbe che porta nei suoi nomi (Giacobbe e Israele) la complessità della sua persona: il nome “Giacobbe” è noto anche nel vicino Oriente antico, dalla Mesopotamia all’Egitto. In lingua ebraica, Giacobbe (Ya’aqòb) deriverebbe dalla parola ’aqéb che significa “tallone”, il tallone del gemello primogenito Esaù che egli afferrò perché avrebbe voluto soppiantarlo (Gen 25,26 e 27,36). Più tardi, durante lo scontro con Dio (o l’angelo) presso il fiume Iabbok, questo nome cambierà in Israele, dalla radice shr, “lottare”, ed El, “Signore”.
Alexander Louis Leloir, Giacobbe lotta con l’angelo, 1865, Metropolitan Museum of Art, New York.
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Unità 8
La tenacia di Giacobbe
Una benedizione rubata
In effetti la vita del terzo patriarca fu una vera lotta, fin dalla nascita: venne alla luce appena dopo il gemello Esaù, ma tenendogli il tallone (gli stava proprio alle calcagna, viene da dire). Poiché, secondo la prassi, suo padre Isacco avrebbe indicato come erede suo fratello, egli rubò la benedizione paterna fingendosi l’altro e, di fatto, truffando il suo “vecchio” che era ormai cieco. Il tutto con la complicità della madre, Rebecca. Scappato da Esaù, che in seguito a quell’imbroglio voleva ammazzarlo, si era rifugiato dallo zio Labano, il quale a sua volta lo aveva beffato, dandogli in sposa con l’inganno la figlia maggiore Lia, al posto di Rachele, della quale era innamorato e per la quale aveva lavorato duramente sette anni. Dovette così aspettare altri sette anni per ottenere la sposa desiderata. Stanco dell’esilio da casa sua, decise infine di tornare con tutti i suoi averi nelle proprie terre. Ma era timoroso di incontrare il fratello: lo avrebbe perdonato, dopo tutti quegli anni? Forse no. E invece sì. Scoprì infatti che Esaù non serbava rancore e dovette quasi insistere per offrirgli i doni che aveva preparato per addolcirlo. Fino al tal punto il cammino di Giacobbe, uomo tenace, era stato benedetto da Dio.
TOCCA A TE L’esperienza del viaggio L’esperienza dei patriarchi è un’esperienza di fede e viaggio. Essi si sono fidati della promessa di Dio e si sono messi in cammino in un itinerario che è sia esteriore-spaziale che interiore, cioè di trasformazione. Prova a scrivere un breve testo riflettendo su quali esperienze, positive e negative, durante il percorso della Scuola Primaria ti hanno fatto diventare il ragazzo, la ragazza che sei ora. Prova a immaginare quali altre esperienze ti aspettano nei prossimi anni e quali caratteristiche vorresti avere quando uscirai dalla Scuola Secondaria di I grado.
Per un piatto di lenticchie
FILO ROSA Lia, la sposa scambiata Giacobbe è stato molto amato da grandi donne: la madre Rebecca, la sposa “scambiata” Lia e la sposa amata Rachele. Di Lia, la Bibbia dice che aveva gli occhi smorti, probabilmente consumati di lacrime per un amore che non sarà mai veramente suo. Lia persevera, ama non riamata, come se l’amore potesse prima o poi arrivare. Nulla la fa arretrare, nulla la fa dubitare. Prega e ama, ama e prega: spera l’insperabile. Madre fertile, partorisce una sequela di figli nati uno dopo l’altro (sei maschi e una femmina).
Michelangelo, Lia, 1542, San Pietro in Vincoli, Roma.
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I SOGNI DI GIUSEPPE ROVESCIAMO LA CLASSE I miei punti di forza Tutti abbiamo dei sogni, la vera sfida è riuscire a realizzarli. Giuseppe insegna che è necessario coltivarli attraverso le proprie capacità. Fa’ un elenco di quelli che ritieni i tuoi punti di forza (doti) e a ciascuno fa’ corrispondere una concreta possibilità di realizzazione futura.
Una volta, da bambino, egli sognò di essere in campagna e che i fasci di spighe dei suoi fratelli si prostravano davanti al suo covone. Un’altra volta vide in visione il sole, la luna e undici stelle che si erano inchinate davanti a lui. I suoi fratelli maggiori, che già non lo sopportavano perché era il prediletto del padre, pensando che in quei sogni egli si credesse più grande di tutti loro presero a odiarlo a tal punto che lo vendettero come schiavo a dei mercanti in viaggio verso l’Egitto. In quella terra lontana divenne uno schiavo e per una falsa accusa finì addirittura in carcere. In prigione, tuttavia, incontrò due membri della corte del faraone, un coppiere e un panettiere, che erano stati accusati di furto
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EHI, PROF! Io ho tanti sogni, ma mi accorgo che non è per nulla facile realizzarli… Come posso fare?
Dodici stelle in ginocchio
Forse non lo sapevi, ma molta della psicologia attuale è nata dallo studio dei sogni. Oggi essi sono interpretati per lo più come una manifestazione camuffata delle paure o dei desideri delle persone. Nell’antichità, invece, il sogno era considerato una specie di finestra tra il mondo divino e quello umano. Nella Bibbia colui che maggiormente ha avuto a che fare con tutto questo è Giuseppe, l’undicesimo dei dodici figli di Giacobbe.
ed erano tormentati da visioni notturne. Giuseppe, interpretando i loro sogni, previde la liberazione del coppiere e la punizione del panettiere, che era il vero responsabile dell’offesa fatta al sovrano. Quando, qualche tempo dopo, il faraone stesso si trovò ad essere afflitto da un incubo che nessuno riusciva a decifrare, il coppiere si ricordò di chi poteva riuscire dove gli altri avevano fallito. Giuseppe venduto ai mercanti, mosaico del Battistero di Firenze.
Unità 9
I sogni di Giuseppe
In viaggio tra sogno e vita
Così, Giuseppe fu chiamato alla corte del faraone e riuscì a svelare il significato delle sue visioni, che erano la predizione di un periodo di sette anni di abbondanza, a cui avrebbero fatto seguito sette anni di carestia. Giuseppe divenne per ricompensa viceré d’Egitto, probabilmente la maggior carica dell’epoca. Quando, qualche tempo dopo, i suoi fratelli furono spinti in Egitto in cerca di cibo proprio in seguito alla carestia, indovina: davanti a chi furono costretti ad inchinarsi? Giuseppe avrebbe potuto vendicarsi in un istante di tutta le sofferenze provate a causa loro. Scelse, invece, di perdonarli e lì invitò a stabilirsi in Egitto. Riabbracciò Beniamino, il fratello minore, e anche l’amato padre Giacobbe, che lo aveva ritenuto morto. Il sogno delle spighe e delle stelle che si inchinavano si era avverato e, in questo viaggio tra il sogno e la vita, qualcuno lo aveva davvero guidato: Dio.
Jean-Adrien Guignet, Giuseppe spiega i sogni del faraone, 1843, Musée des beaux-arts, Rouen.
AD DOMEST ICARE LE PAROLE
PAROLE Perdono: dal latino medievale perdonare, parola composta dal termine donare e dal rafforzativo per.
TOCCA A TE Come hai letto, Giuseppe attraversa varie esperienze, al termine delle quali, dopo aver visto il cambiamento dei fratelli, sceglie di perdonarli. Giuseppe ha capito che il suo Dio lo ha accompagnato ed è stato in grado di trarre qualcosa di buono anche dalla sua storia che, almeno inizialmente, era stata davvero drammatica. In piccoli gruppi prova a riflettere con i tuoi compagni sul significato della parola “perdono”, condividendo storie di perdono che conosci; riflettete poi insieme su quale potenza può avere il perdono nel trasformare la realtà.
PUTIFERIO
Hai mai visto un professore affacciarsi alla porta dell’aula, durante il cambio dell’ora, tuonando: «Che cos’è questo putiferio?!?». “Fare un putiferio” significa creare un finimondo o fare una scenata rumorosa. Pochi sanno, però, che il termine ha a che fare con la storia di Giuseppe. Quando finì in Egitto fu acquistato come schiavo da un certo Potifar, capo delle guardie del faraone. La moglie di questo ministro tentò di sedurre Giuseppe, che la respinse. Ne nacque un... putiferio! Lei arrivò ad accusare il poveretto di aver cercato di molestarla e fece una scenata chiassosa col marito, che alla fine fece rinchiudere l’innocente Giuseppe in carcere.
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APPROF ONDIMENT O
LE RELIGIONI ABRAMITICHE Un grande credente in comune PAROLE Monoteismo: termine che deriva dal greco e significa “unico Dio”.
Ricordiamolo, le grandi religioni monoteiste sono tre: Ebraismo, Cristianesimo e Islam. Nonostante molte diversità di idee, riti, libri sacri e tradizioni, esse sono accumunate dal fatto di credere in un solo Dio. Ma non è l’unico aspetto in comune. Abramo è, infatti, una figura chiave per ciascuna di queste tre fedi: egli è esempio dell’uomo che si fida dell’unico Dio che gli si è rivelato, al punto di lasciare tutte le sue sicurezze e mettersi in viaggio.
Ebraismo COMPITO DI REALTÀ Linea abramitica del tempo Realizzate in gruppetti una linea del tempo (in cartoncino o altri materiali,o anche in versione digitale) che riporti gli elementi dell’illustrazione che qui vedi, arricchita di altre informazioni da voi reperite.
Che cos'è l'ebraismo oggi
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Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. (Gen 15,5-6)
Per gli ebrei Abramo è il primo patriarca e quindi il capostipite del popolo di Israele. Con lui Dio strinse un’alleanza ed ottenne una benedizione perenne che si rinnova con ogni nuovo nato. Simbolo di questa alleanza è, come hai già letto, la circoncisione, un importante rito di iniziazione che si compie con i maschi a otto giorni dalla nascita.
Le religioni abramitiche
Cristianesimo Per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. (Eb 11,8)
Per i cristiani Abramo è il padre di tutti i credenti. Come si evince dallo scritto di San Paolo che hai appena letto, egli è l’esempio del vero uomo di fede, poiché lasciando tutte le sue certezze si mise in cammino senza sapere verso dove fosse diretto, fidandosi della sola parola di Dio.
Islam Chi mai può scegliere una religione migliore di questa: sottomettere il proprio volto a Dio facendo del bene ai propri simili e seguire la comunità di Abramo da monoteista? Dio si è scelto Abramo come amico. (Sura 4,125) Abramo (Ibrahim in arabo) è una delle più importanti figure di profeta citate nel libro sacro dell’Islam, il Corano. Viene nominato in esso 69 volte. Anche per l’Islam Abramo è esempio del perfetto credente, in quanto “sottomesso” alla volontà di Dio. Il termine Islam infatti significa “sottomissione, abbandono” e Abramo è, in questo, un vero esempio. Il fatto del sacrificio di Isacco è ricordato nella Sura 37 del Corano e i fedeli islamici celebrano in relazione a questo evento l’annuale festa dell’Id al-adha, una ricorrenza nella quale si sacrifica un animale le cui carni vengono divise tra i membri della comunità, con particolare attenzione per i più poveri.
FILO ROSA Dio Padre e... Madre Ti sarai accorto che l’uomo ha bisogno di rappresentare Dio in una qualche forma. Alcune religioni giungono a raffigurarlo apertamente, altre preferiscono proibirne la rappresentazione, in segno di rispetto. Forse anche nella tua mente al suono della parola “Dio” compare un vecchio con la barba bianca. Quello che è importante sapere è che Dio è Padre, ma non è “maschio”. Non si può specificarne il genere, maschio o femmina, perché non avrebbe senso farlo, parlando di Dio. Un Papa, Giovanni Paolo I, disse un giorno che Dio è anche Madre. Ovviamente, anche in questo caso, non intendeva dire che è “femmina”. Voleva far capire che forse è tempo di allargare la nostra visione di Dio.
PAROLE Sura: ognuna delle 114 ripartizioni (capitoli) in cui è diviso il Corano.
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SEZIONE 2 UNA VIT A IN VIAGGIO V ERIF ICHIAMO 1. DIO E L’UOMO
Tra i seguenti nomi di personaggi noti, escludendo i cognomi, cerchia quelli che ti sembrano di origine ebraica.
Abraham Lincol Benjamin Franklin Freddie Mercury
Justin Bieber Sarah J. Parker Jacob Grimm
Isaac Newton
Selena Gomez
Robert Downey Jr. Elvis Presley
Usain Bolt
Rebecca Hall
2. LA BIBBIA E LE ALTRE FONTI
Leggi il seguente episodio della vita di Giacobbe, narrato in Genesi 28 Giacobbe partì da Bersabea e si diresse verso Carran. Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. Ecco il Signore gli stava davanti e disse: «Io sono il Signore, il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco. La terra sulla quale tu sei coricato la darò a te e alla tua discendenza. La tua discendenza sarà come la polvere della terra e ti estenderai a occidente e ad oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E saranno benedette per te e per la tua discendenza tutte le nazioni della terra. Ecco io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questo paese, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che t’ho detto». Marc Chagall, Il sogno di Giacobbe, 1977, Musei Vaticani.
Di cosa ti sembra sia simbolo la scala sognata da Giacobbe? ................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
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Verifichiamo
3. IL LINGUAGGIO RELIGIOSO
Questa icona si chiama Icona della Trinità ed è stata dipinta da Andrej Rublëv nel 1422 in onore di San Sergio di Radonez, uno dei maggiori santi russi. Essa ricorda la visita dei misteriosi visitatori ad Abramo. Alle spalle della figura centrale si vede stilizzato un albero. Ti ricordi a quali piante rimanda, secondo il brano che si legge in Genesi 18? .....................................................................................................................................................................................................................
Ora lavoriamo sui colori. Prova a collegare con una freccia ogni colore con il corretto significato:
Rosso Blu
Oro
Verde
regalità divinità vita sacrifici 4. I VALORI ETICI E RELIGIOSI Come hai visto, leggendo le vicende dei patriarchi, gli eventi della vita non sono sempre semplici da interpretare. Scegli, tra le seguenti frasi, quella che ti sembra più vicina al tuo pensiero:
Tutti gli eventi che capitano succedono per caso.
Tutto quello che accade è già stato scritto, dipende dal destino.
Alcuni fatti sembrano “collegati” ...ma comunque sono libero.
Rifletti insieme al tuo insegnante e ai tuoi compagni sui punti di forza e di debolezza di ciascuna idea.
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A SCUOLA DI BENESSERE
IL CALENDARIO DELLE EMOZIONI Un nome a ciò che provi
Le emozioni sono parte di te, ti permettono di ascoltare con il cuore ciò che vivi. È molto importante che impari a riconoscerle per valorizzarle e, se è il caso, anche per gestirle nel migliore dei modi. Dare un nome a ciò che provi ti permetterà di imparare a capire i tuoi sentimenti, i tuoi affetti, le tue relazioni e anche le tue reazioni a determinati eventi che possono capitare. La cosa più importante è fare esercizio di riconoscimento: ti sarà utilissimo cogliere, nella vita di tutti i giorni, quali sono le emozioni che vivi, come ti si presentano, da dove nascono e quali sono le tue reazioni. Può sembrare forse una cosa difficile ma, a piccoli passi, saprai diventare un esperto di te stesso conoscendoti ogni giorno un po’ di più.
ORA TOCCA A TE Andiamo ora al sodo e vediamo di mettere in pratica questo “esercizio”. Durante questa settimana costruirai il Calendario delle Emozioni. Ogni giorno, quando sentirai che un fatto o un evento ti suscita un’emozione particolare, lo riporterai nel tuo calendario. Non dimenticare di disegnare anche l’emoticon che lo rappresenta all’interno dell’apposito spazio.
LUN
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MAR
MER
GIO
VEN
W.E.
di Davide Povolo - docente IRC e psicologo & Carlo Tonin - docente IRC ed educatore
Costruisci i tuoi emoticon
Nel frattempo prendi cartoncino, matita, pennarelli, forbici e realizza i tuoi emoticon preferiti rappresentanti le emozioni (puoi anche prendere spunto dalle pagine 34-35). Quando la prossima settimana i tuoi compagni racconteranno uno dei fatti trascritti nel calendario, anche tu potrai provare ad indovinare l’emozione vissuta da loro scegliendo l’emoticon che ritieni più opportuna. In questo modo potrai renderti conto che ciò che accade può generare emozioni diverse proprio perché ciascuno di noi è prezioso, unico e irripetibile.
Dillo con le canzoni
Quando avrai un po’ di tempo potrai fare anche un altro piccolo esercizio. Ascolta con attenzione alcuni brani musicali, scegliendo tra quelli che preferisci. Nella tabella che trovi di seguito inserisci il titolo, il cantante e soprattutto l’emozione che ciascuna canzone ti suscita. Potresti poi, accordandoti con l’insegnante, proporre l’ascolto in classe della canzone che ritieni rappresentarti di più in questo periodo della vita. Questo esercizio ti permetterà, ancora una volta, di riconoscere ciò che senti e provi, qui ed ora, ma anche di poterlo condividere, se lo vorrai, con i compagni di classe che stanno percorrendo con te un tratto di strada.
TITOLO DEL BRANO
CANTANTE
EMOZIONE
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3
sezione
LA LIBERTÀ IN GIOCO
11. Il tuo esodo personale 12. Con Mosè, il liberatore 13. La festa di Pesach oggi 14. Un codice fuori dal comune 15. Il senso della legge
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Il Mosè di Michelangelo
V ERIF ICHIAMO COMPIT O DI REALTÀ VALUT AT IVO
OSA I C O A ECC OPRIR SC Ti confronterai con il tema della libertà, con le sue sfide e le sue dinamiche. Approfondirai la figura di Mosè sullo sfondo dell’Esodo e della Pasqua ebraica. Imparerai a riconoscere il significato del Decalogo e ad apprezzare il valore della legge.
LA VIDEOINT ERVISTA #iniziamocosì
A SCUOLA DI BENESSERE Emozioni intelligenti 78 A MENTE APERTA Tensioni generazionali 75 CHE EMOZIONI! Paura 63 ROVESCIAMO LA CLASSE I sintomi della felicità Regole di famiglia
63 74
COMPITO DI REALTÀ La libertà ha un sapore? Alla cena ebraica Un gioco destrutturato
57 65 72
FILO ROSA Dodici donne intorno a Mosè
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ADDOMESTICARE LE PAROLE Esodo 56
BOX E RUBRICHE
IL T UO ESODO PERSONALE
EHI, PROF! Voglio la libertà! Ma che cos’è questa libertà?
PAROLE Esodo: termine che significa “uscita”; in ambito biblico richiama l’uscita dall’Egitto (o fuga) dell’antico popolo ebreo, ovvero la liberazione dalla situazione di schiavitù che in quella terra esso viveva.
Uscire… Entrare… due importanti verbi nella vita di una persona, anche nella tua vita di preadolescente. Ti stai rendendo conto sempre più, in questi primi mesi di una nuova scuola, delle tante “uscite” che hai già dovuto compiere: hai lasciato la Scuola Primaria con tutte le sicurezze che ti aveva dato, gli insegnanti che conoscevi bene, i vecchi compagni con i quali ti capivi ormai al volo. In poche parole, hai dovuto uscire dal conosciuto e questo ti ha procurato preoccupazioni nuove. Ora, devi fare i conti con le molte “entrate” che stai affrontando e che ancora ti aspettano. Hai conosciuto nuovi compagni di viaggio, hai stretto legami ed amicizie, alcune delle quali dureranno forse tutta la vita. Sono cambiati gli insegnanti che faranno da figure di riferimento per i prossimi anni. Le stesse situazioni di vita che stai vivendo ti costringono a riflessioni e decisioni alle quali non eri abituato. È il tuo esodo personale.
AD DOMEST ICARE LE PAROLE Il termine esodo significa “uscita” e viene dal greco in riferimento al canto del coro all’uscita dall’orchestra nella tragedia antica. Nella Bibbia rimanda alla liberazione dalla schiavitù patita dall’antico popolo ebraico in Egitto. È anche il nome del secondo libro della Bibbia, in italiano. Ma ancor oggi questo termine può essere usato in contesti diversi, come vedi in questa vignetta. Può quindi indicare uno spostamento in massa di persone.
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ESODO
Unità 11
Il tuo esodo personale
Il sapore della libertà
L’esperienza di vita che stai vivendo è, per certi aspetti, un po’ simile a quella che ha vissuto il popolo ebraico, raccontata dal libro dell’Esodo. Gli ebrei furono invitati a uscire da un territorio nel quale vivevano un disagio e, anche se si trattava di una terra conosciuta e “familiare”, si avventurarono verso un paese nuovo che non conoscevano, ma che era legato alla memoria dei loro antenati. Questo forte senso di appartenenza a una terra lontana da cui un tempo erano venuti, assieme a un profondo anelito di liberazione, li convinse a partire e a lasciare la vita che facevano, affrontando un cammino pieno di rischi che, però, li avrebbe portati al cuore dei loro sogni. Così iniziò un lungo viaggio.
Tra dubbio ed entusiasmo
Il viaggio fu lungo – quarant’anni, dice la Bibbia – e le giornate felici si alternavano ininterrottamente a quelle tristi, se non addirittura disperate. Ma, vivendo tutti insieme, gli uni accanto agli altri, gli ebrei si sentivano più coraggiosi, capaci di fiducia, e impararono a sfidare paure e resistenze, aiutando chi, a volte, si demoralizzava. Fu proprio nell’alternarsi di queste esperienze positive e negative che questo popolo sperimentò il sapore della libertà.
COMPITO DI REALTÀ La libertà ha un sapore? Da sempre il linguaggio degli esseri umani è stato contaminato con riferimenti al cibo. Diciamo comunemente “divorare un libro, aver fame di conoscenza, infarcire un pensiero, nutrire un sentimento, masticare una lingua straniera, digerire un testo, non essere mai sazi di sapere”. Prova ad associare la tua idea personale di libertà a un cibo o un piatto adeguato. Prova a realizzarlo realmente a casa, portalo a scuola e, facendolo assaggiare alla classe, spiega il significato della tua scelta.
A gara di sogni
Oggi, uno dei verbi più alla moda è sicuramente il verbo vincere. Ma vincere …cosa? Denaro, potere, possibilità di apparire più degli altri. Anche nello sport. E se si provasse un tipo diverso di gara, una “gara di sogni”? Chi vincerebbe allora?
APPROFONDIMENT O
Il cantautore romano Edoardo De Angelis.
La gara dei sogni
Una canzone del cantautore romano Edoardo De Angelis, intitolata La gara dei sogni, così dice: “Troppo grande e nuova questa notte, non fa dormire / Disse il ragazzo ai due compagni / Faremo una gara con i sogni, a chi pensa più lontano / A chi getta più lontano la sua fantasia / E tutti e tre con l’anima alla notte si misero a sognare / Figli del mondo che con gli occhi non si può toccare / Le storie del ragazzo accesero la notte / Nel giorno che veniva lanciarono una scia /quindici anni alle spalle e un ponte sulla vita”.
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CON MOSÈ, IL LIBERAT ORE Pasqua ebraica e Pasqua cristiana
Salvato dalle acque PAROLE Mosè: in egiziano il termine “Mosè” altro non è che un prefisso usato nella composizione dei nomi propri di persona con il significato di “figlio di” (ad esempio Tutmosis significa “figlio del dio Thot”); usato senza alcun nome di persona, “Mosè” equivarrebbe dunque all’odierna dizione “figlio di NN”, un figlio di ignoto.
APPROFONDIMENT O
In Egitto i discendenti di Giuseppe erano diventati un popolo numeroso. Una nuova dinastia di faraoni, ostile agli stranieri, aveva preso il potere e aveva iniziato a considerare gli ebrei un pericolo per l’Egitto. Si decise quindi di ridurne il numero e, tra le varie misure anti-stranieri ideate, si decretò che dovevano essere uccisi tutti i neonati maschi degli ebrei. Una donna ebrea, tuttavia, riuscì a salvare il suo piccolo ponendolo in un cesto, reso impermeabile e adagiato sull’acqua del fiume Nilo. È la nota storia di Mosè, nome che, secondo il racconto biblico, significa proprio “salvato dalle acque”. Quel cesto galleggiava quindi un giorno sull’acqua del Nilo. Lo vide la figlia del faraone, che lo fece portare a riva. Essa si rese ben presto conto che si trattava di un bambino ebreo, ma ne ebbe compassione e decise di allevarlo come un figlio. E così che Mosè visse alla corte d’Egitto, per molto tempo, convinto di essere un egiziano.
Il faraone al tempo di Mosè
Nel libro dell’Esodo si legge che gli ebrei furono schiavi in Egitto e, costretti ai lavori forzati, costruirono le città-granaio di Pitom e Ramses (Es 1,11). Si può quindi supporre che il tempo al quale ci si riferisce sia quello dei sovrani della XIX dinastia di faraoni, in special modo si può indicare il nome di Ramses II (12901224 a.C.). Costui, infatti, fece costruire sul delta del Nilo una residenza con depositi e granai, presso la quale si sarebbero stabiliti gli ebrei di cui riferisce il testo dell’Esodo. Alcuni di essi, forse prigionieri di guerra, sarebbero stati costretti ai lavori descritti in Es 1,11-14 e 5,3-19.
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La grande statua di Ramses II presso il tempio di Luxor, in Egitto.
Unità 12
Mosè, egizio o ebreo?
Mosè crebbe dunque alla corte del faraone. Diventato adulto, pur ritenendosi un principe egizio, venne a sapere dei suoi veri genitori. Iniziò quindi ad interessarsi degli ebrei e un giorno andò a visitare i luoghi dove essi lavoravano come schiavi. Gli capitò di assistere a una scena di maltrattamento di un ebreo da parte di un sorvegliante egizio. Mosè ebbe un impeto di ribellione e uccise il sorvegliante, nascondendone poi il corpo sotto la sabbia. Ma il fatto venne risaputo e Mosè fu costretto a fuggire lontano dall’Egitto. Si rifugiò presso le tribù nomadi di Madian, un territorio sulla costa orientale del golfo di Akaba, ben accolto dal locale sacerdote Ietro, di cui sposò la figlia Zippora (detta anche Sefora). Divenne anche lui pastore di greggi e condusse una vita tranquilla. Nel frattempo, però, in Egitto aumentava l’oppressione del suo popolo. Un popolo di schiavi non può ribellarsi, il suo destino è generalmente segnato nella storia degli uomini. Ma per gli ebrei avvenne qualcosa di nuovo, di diverso: il Signore Dio ascoltò il lamento degli schiavi, si ricordò del suo patto con i patriarchi e decise di liberare il suo popolo (Es 2,23-25).
Con Mosè, il liberatore
TOCCA A TE Vedi una situazione di prepotenza di un compagno di classe su un altro ragazzo. Potrebbe essere, ad esempio, una classica scena di bullismo o, comunque, qualcosa di simile: cosa puoi fare? Intervieni? Con quali parole? Con quali azioni? Prova a svolgere questa attività confrontandoti con il tuo compagno di banco (a coppie). Quindi confrontati con il tuo insegnante e il resto della classe.
Gli ebrei ai lavori forzati in Egitto, durante la costruzione delle piramidi.
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SEZIONE 3 LA LIBERTÀ IN GIOCO
Uno strano cespuglio
Poteva accadere, in qualche raro caso, che nel deserto prendesse fuoco qualche ciuffo secco d’erba. Ma che un cespuglio continuasse a bruciare senza ridursi in cenere era davvero strano. Questo accadde a Mosè, un giorno che si era spinto molto lontano, fino all’Oreb (Sinai), la cosiddetta montagna di Dio. Osservò quel cespuglio che non si consumava e non sapeva spiegarsi il fenomeno. Si avvicinò per vedere meglio. Proprio allora il Signore lo chiamò per nome e si presentò: era lo stesso Dio di Abramo, Isacco e di Giacobbe. E disse a Mosè: «Va’! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire dall’Egitto il mio popolo, gli Israeliti!» (Es 3,10). Dopo qualche tentativo di scuse per rifiutare l’incarico, Mosè chiese a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò loro?». Dio disse a Mosè: «Io Sono Colui Che Sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io-Sono mi ha mandato a voi”» (Es 3,13-14)
Il cespuglio che arse dinanzi a Mosè è conosciuto come “roveto ardente” ed è divenuto un simbolo della rivelazione di Dio. Dal roveto Dio rivela a Mosè il suo nome, YHWH, “Io sono colui che sono”. Questo simbolo rappresenta l’inesauribile amore di Dio per l’uomo. Un amore che brucia senza consumare.
APPROFONDIMENT O
Il misterioso nome di Dio: JHWH
Conoscere il nome di una persona, soprattutto nelle culture antiche, significa conoscerla in profondità ed essere in relazione con essa. Gli ebrei ritengono che nessuno possa essere degno di stare direttamente al cospetto di Dio, quindi non ne pronunciano mai il nome (“Io-Sono”, “Io Sono Colui Che Sono”, che in ebraico si legge Jahvè e si scrive con le sole consonanti JHWH, dette tetragramma). Così, a partire dal V secolo a.C., gli ebrei possono sì, come sempre, scrivere il nome di Dio, ma non possono pronunciarlo a voce e al suo posto leggono Adonai, che significa “Signore mio”.
Il tetragramma del nome di Dio in una vetrata raffigurante la Stella di David.
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Unità 12
Con Mosè, il liberatore
Che piaghe!
Mosè tornò quindi in Egitto e, con il fratello Aronne, si recò dal faraone. Gli disse: «Così dice il Signore, il Dio d’Israele: “Lascia partire il mio popolo, perché mi celebri una festa nel deserto!”» (Es 5,1). Bella richiesta, e non senza una certa dose di faccia tosta: perché il faraone avrebbe dovuto rinunciare a una forza-lavoro tanto numerosa ed economica? Non l’avrebbe mai fatto e, a conferma di ciò, per tutta risposta peggiorò le condizioni di lavoro degli schiavi, dando ordine ai sorveglianti di ottenere la stessa produzione di mattoni non fornendo più la materia prima per costruirli.
TOCCA A TE Quando ti trovi in difficoltà per un compito o lavoro che devi svolgere, a quali risorse personali fai ricorso? A quali persone chiedi aiuto? Oppure ti scoraggi? Racconta la tua esperienza.
Il faraone, quindi, non si piegò. Ma nemmeno Dio, che mandò ben dieci segni per convincerlo a lasciare liberi gli israeliti. Si tratta di quelle che vengono chiamate piaghe d’Egitto, che furono flagelli di vario tipo: invasione di insetti nocivi o fastidiosi, malattie, morte del bestiame, fenomeni metereologici e fatti del tutto prodigiosi.
Le dieci piaghe d'Egitto
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SEZIONE 3 LA LIBERTÀ IN GIOCO
La Pasqua ebraica
TOCCA A TE Svolgi un’attività di ricerca sul brano biblico appena letto e rispondi a queste domande. Di quale mese parla il testo di Esodo? Qual è il significato dello spennellare gli stipiti delle porte con il sangue dell’agnello? In quale modalità gli ebrei mangiarono la carne dell’agnello? Perché?
Un momento dell’esodo dall’Egitto, tratto dalla serie televisiva La Bibbia (2013, USA).
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Dopo la decima e ultima piaga, la più terribile di tutte e cioè la morte di tutti i primogeniti d’Egitto, il faraone permise agli ebrei di partire. In quella notte avvenne un fatto fondamentale per gli Israeliti. Così racconta Es 12,1-14:
Il Signore disse a Mosè e ad Aronne in terra d’Egitto: «Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Non lo mangerete crudo, né bollito nell’acqua, ma solo arrostito al fuoco, con la testa, le zampe e le viscere. Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato, lo brucerete nel fuoco. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore! In quella notte io passerò per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d’Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il
Unità 12 sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d’Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne».
Attraverso il Mar Rosso
Se consulti il termine esodo su un dizionario, troverai una definizione del genere: “via d’uscita, partenza in gran numero da uno stesso luogo”. Poi, per estensione: “partenza in massa, ad esempio l’esodo di ferragosto”. Puoi stare certo che per gli ebrei schiavi in Egitto si trattò di una partenza, ma non propriamente di un esodo di ferragosto. Secondo il racconto biblico, il faraone si pentì subito di averli lasciati partire e ordinò al suo esercito di inseguirli. Gli ebrei si trovarono di fronte al mare e, dietro, avevano alla calcagna l’esercito del faraone. Che fare? Quanto avvenne è abbastanza noto e va sotto il nome di passaggio del Mar Rosso, un altro degli eventi prodigiosi che Dio fece per il suo popolo: le acque del mare si abbassarono e, lasciando un canale all’asciutto al centro, permisero al popolo di raggiungere l’altra sponda. Gli egiziani invece, entrandovi poco dopo, furono inghiottiti dalle onde e morirono tutti. Con buona pace di Jovanotti che canta “la vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare...”, la libertà può dare timore, o far sentire vera e propria …strizza, paura. È come salire in cima ad una scala altissima. Era magari quello che avevi chiesto battendo i pugni, eppure vedersi poi affidata una responsabilità può comportare un brivido. Ma è un brivido buono. Leggi e magari ascolta la canzone che abbiamo citato che – guarda un po’ – si intitola Mi fido di te.
Con Mosè, il liberatore
FILO ROSA Dodici donne intorno a Mosè Dodici donne accudiscono Mosè, gli “danno la vita”: le levatrici, la madre, la sorella, la figlia del faraone, le sette figlie di Ietro. Dodici donne intorno a Mosè, alleate per la vita. Il loro numero non è casuale: dodici è il numero simbolico della pienezza e della perfezione, ma è anche quello dei figli di Giacobbe (Israele) e delle tribù dei loro discendenti, che vivono nella schiavitù dell’Egitto.
paura
ROVESCIAMO LA CLASSE I sintomi della felicità Pensa a come era la tua vita cinque anni fa, quando hai cominciato la Scuola Primaria. Ti sentivi più libero e responsabile allora o adesso? Poi ascolta la canzone di Jovanotti e discuti coi compagni su cosa sia per ciascuno la libertà.
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APPROF ONDIMENT O
LA FESTA DI PESACH OGGI EHI, PROF! C’ho un po’ di confusione: questa Pasqua… è degli ebrei o dei cristiani?
Un piatto con i cibi tipici del Seder pasquale ebreo.
Gli ebrei di tutto il mondo celebrano ogni anno la festa di Pesach (Pasqua). Scopri in che modo leggendo quanto segue, tratto proprio dalla descrizione che ne fa l’UCEI, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Una scrupolosa preparazione
La festa di Pesach commemora la liberazione dalla schiavitù d’Egitto, evento che diede origine alla vita indipendente del popolo d’Israele e che fu il primo passo verso la promulgazione della Legge divina. Inizia il 15 del mese ebraico di Nisan, nella stagione nella quale, in terra d’Israele, maturano i primi cereali; segna quindi l’inizio del raccolto dei principali prodotti agricoli. In ri- cordo del fatto che quando furono liberati dalla schiavitù gli ebrei lasciarono l’Egitto tanto in fretta da non avere il tempo di far lievitare il pane, per tutta la durata della ricorrenza (circa una settimana) è assolutamente vietato cibarsi di qualsiasi alimento lievitato o anche solo di possederlo. Si deve invece far uso di matzà, il pane azzimo, un pane non lievitato e scondito, che è anche un simbolo della durezza della schiavitù. I giorni precedenti la festa di Pesach sono dedicati a una scrupolosa pulizia di ogni più riposto angolo della casa per eliminare anche i piccoli residui di sostanze lievitate, usanza mutuata anche dalla lingua italiana nella quale ricorre spesso l’espressione “pulizie di Pasqua”, sinonimo anche di “pulizie di primavera”.
Una cena “ordinata”
La prima sera viene celebrato il Seder, in ebraico “ordine”, suggestiva cena nel corso della quale vengono rievocate e discusse secondo un ordine prestabilito le fasi dell’esodo. Si consumano vino, pane azzimo ed erba amara in ricordo dei dolori e delle gioie degli ebrei liberati dalla schiavitù.
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La festa di Pesach oggi Si inizia con l’invito ai bisognosi ad entrare e a partecipare alla cena e si prosegue con le tradizionali domande rivolte al padre di famiglia dal più piccolo dei commensali. La prima domanda è la più significativa: “In che cosa si distingue questa notte dalle altre?” Questo e altri quesiti consentono a tutti i presenti di spiegare, commentare, analizzare i significati dell’esodo e della miracolosa liberazione dall’Egitto, le implicazioni di ogni schiavitù e di ogni redenzione. In questo modo, ben pochi bambini arrivano all’adolescenza senza conoscere la storia dell’uscita dell’Egitto e senza avvertire che questa è una parte essenziale della loro storia. La matzà, il duro alimento che sostituisce il morbido e saporito pane di tutti i giorni, sta anche ad indicare il contrasto tra l’opulenza dell’antico Egitto, l’oppressore, e le miserie di chi, schiavo, si accinge a ritrovare appieno la propria identità. Può anche ricordare che la libertà è un duro pane, così come l’eliminazione dei lieviti può rappresentare la necessità di liberarsi dalla corruzione della vita servile e anche dalle passioni che covano nell’intimo dell’animo umano.
COMPITO DI REALTÀ Alla cena ebraica Invitate a scuola un adulto di fede ebraica, magari chiedendo aiuto alla sinagoga più vicina, se ne esiste una. Con il suo aiuto procuratevi tutti gli elementi necessari alla cena del Seder. Ripercorrete, con atteggiamento di rispetto e serietà, la descrizione delle fasi del rito, documentandole con foto e brevi filmati. Realizzate poi un cartellone o una presentazione in digitale.
Una famiglia di ebrei mentre celebra il Seder pasquale.
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SEZIONE 3 LA LIBERTÀ IN GIOCO
Una cena in quattordici atti I. La celebrazione (primo atto) si apre con la benedizione della pri-
ma coppa che si beve al termine di una preghiera, appoggiando il gomito sinistro su un cuscino di seta, simbolo della libertà.
II. Segue, come secondo atto, la lavanda delle mani, a cui probabilmen-
te si è ispirata la lavanda dei piedi compiuta da Gesù ai suoi discepoli.
III. Il terzo atto è il cosiddetto rito del sedano: si mangia una foglia di questo vegetale intinta nell’aceto, oppure nel succo di limone o in acqua salata, come ricordo dell’amarezza della schiavitù.
IV. A questo punto, il quarto atto: il capo famiglia prende tre pani
azzimi, spezza in due quello centrale, ricollocando una prima metà al centro e nascondendo (ad esempio sotto la tovaglia) l’altra metà, che verrà consumata al termine della cena.
V. Giungiamo così al quinto atto, quello più solenne. Si riempie una
seconda coppa di vino e prima di berla si racconta la liberazione dall’Egitto spiegandone il senso e l’attualità con brani biblici. È la parte più specifica e importante del Seder pasquale.
VI. Ultimata questa lunga “catechesi” biblica, eccoci al sesto atto,
nel quale si beve la seconda coppa e si procede ad una nuova lavanda della mani.
VII. Si passa poi al settimo atto, la benedizione del pane azzimo, quello diviso a metà.
VIII. I commensali mangiano nell’ottavo atto una lattuga amara
intinta nell’haroset, un dolce composto di mele grattugiate, fichi, noci con un po’ di mattone tritato, segno dei lavori forzati d’Egitto. Il sapore dolce, che predomina, ricorda che, pur nell’oppressione, era sempre accesa la fiaccola gioiosa dell’amore della libertà.
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La festa di Pesach oggi I cibi Kosher
IX. Giunge poi il nono atto, denominato korek. Si spezza il terzo pane azzimo intatto e lo si mangia avvolto nella lattuga amara.
X. A questo punto si celebra con il decimo atto la vera e propria
“cena dell’agnello”, preceduta da un antipasto di uova e di altre pietanze cariche di significato simbolico.
XI. Con l’undicesimo atto ecco il rito del safun. Si mangia il pezzo
di pane azzimo che era nascosto in memoria dell’agnello pasquale; dopo questo è proibito prendere cibo fino al giorno seguente. È un momento particolarmente importante soprattutto per i bambini che vengono invitati a cercare quella parte di azzima che era stata nascosta.
XII. Lavate le mani, nel dodicesimo atto si pronunzia la benedizione sulla terza coppa di vino. È in questo momento che Gesù, probabilmente, si è scostato dal rito ebraico e ha parlato del suo corpo e del suo sangue.
XIII. Il tredicesimo atto è detto hallel; si recitano i Salmi 115-116-
117-118 come ringraziamento per la cena pasquale, nella quale si è rivissuto il miracolo della libertà. Al termine viene aperta la porta per favorire l’entrata di Elia, il messaggero dell’era messianica, il precursore del Messia, nel grande giorno sperato da ogni ebreo come imminente. Si termina questo momento con la frase “l’anno prossimo a Gerusalemme” e si beve la quarta coppa appoggiandosi sul gomito destro.
XIV. Con il rituale conclusivo, il quattordicesimo atto, si prega
Dio di restare sempre il Liberatore di Israele. Insieme a canti e inni religiosi, si recitano o si cantano filastrocche popolari, come quella resa nota in Italia da Angelo Branduardi: “Al mercato per due soldi un capretto mio padre comprò…”.
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UN CODICE F UORI DAL COMUNE
EHI, PROF!
Uffa, quante regole! Ma servono proprio tutte?
Una libertà difficile da gestire
Il peso della libertà
Con il tempo, la libertà donata da Dio al suo popolo diventava sempre più impegnativa: come vivere nella libertà e non ricadere nella schiavitù? Ecco che quindi, sul monte Sinai, Dio donò a Mosè il Decalogo i Dieci Comandamenti). Queste dieci parole diventarono per Israele la via maestra da percorrere per vivere una vita giusta, piena, e per essere davvero liberi e camminare verso la felicità. Osservando la Legge, quindi, Israele viveva nella libertà e nell’abbondanza; se invece si abbandonava all’idolatria, ricadeva nella schiavitù e in diverse tribolazioni. Di fatto, nonostante il dono del Decalogo, il popolo ebreo visse poi numerose infedeltà, ma non fu così per Dio: egli non venne mai meno alla sua parola e alla sua fedeltà.
Un Decalogo per il cuore
Il testo del Decalogo, meglio conosciuto come dei Dieci Comandamenti, si può trovare con “sfumature” differenti in due diversi libri della Bibbia: Esodo (al capitolo 20) e Deuteronomio (al capitolo 5). In queste dieci parole puoi scorgere il centro della Legge di Israele. Avrai studiato l’esistenza di antichi codici anche in altre culture del passato e forse ti ricordi del Codice di Hammurabi. Quale differenza e particolarità troviamo nel Decalogo biblico rispetto a testi come questo? Certamente esso è una legge, ma è anche una proposta di cammino: è la Legge. Non nasce, innanzitutto, da un atto imposto con la forza, ma viene da un Dio che “parla” e ricorda la “relazione” che c’è tra lui e il popolo che ha scelto: un rapporto fondato sulla libertà che viene donata e deve essere conservata. Stele del Codice di Hammurabi, scritto dal re babilonese Hammurabi (1790-1750 a.C.), una delle prime raccolte di leggi che possiamo trovare nel mondo antico. 1790 a.C., Susa, Iran.
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Unità 14
Un codice fuori dal comune
3 + 7 = uomini veri
I Dieci Comandamenti si dividono generalmente in due parti: i primi tre Comandamenti riguardano la relazione tra Dio e il suo popolo, una relazione che rischia di essere spezzata dagli idoli, che rubano la libertà di Israele: questi primi tre Comandamenti sono affrontati in modo molto chiaro nel testo biblico, esplicitando i rischi e le gravi conseguenze della loro violazione; gli ultimi sette Comandamenti riguardano la relazione tra gli uomini e sono piuttosto brevi ed essenziali, quasi a dire che dal rapporto con Dio si apre e si esplica in modo conseguente anche la relazione con gli altri. Gli ultimi due Comandamenti sono molto particolari: riguardano il desiderio. In nessuna legge civile si può trovare un comando simile, cioè non esiste in nessun Stato una norma che condanna o vieta un “desiderio”. Anche da ciò puoi capire che questo testo non è paragonabile a un normale codice civile, quanto piuttosto a una Legge che nasce dal profondo del cuore. Solo l’uomo che sa dominare il proprio desiderio è un uomo libero. Israele, che ha scoperto di essere finalmente libero, scopre ora anche che la libertà non è assenza di limiti. Dio dona la Legge come una guida, come dei “paletti” che indicano la strada da percorrere per vivere bene la libertà appena conseguita. Anche tu hai iniziato a diventare “grande”, ad avere le prime responsabilità e quindi le prime libertà. E anche per te c’è chi ti ama e desidera avvertirti di limiti e rischi. È così che inizia quel cammino di crescita che fa di ciascuno un uomo o una donna del domani.
Sopra, Rembrandt, Mosè mostra le tavole della Legge, 1659, Gemäldegalerie, Berlino. Sotto, la cima del Monte Sinai, in Egitto, conosciuto anche come Monte Oreb o Monte Musa.
Le beatitudini al giorno d'oggi
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LE VIE DELLA
BELLEZZA
di Don Maurizio Viviani
Il Mosè di Michelangelo
Nella chiesa di San Pietro in Vincoli a Roma Il Mosè è una straordinaria opera di Michelangelo Buonarroti (1475-1564), considerato uno tra i più grandi scultori di tutti i tempi. Realizzata tra il 1513 e il 1515, è una delle opere più conosciute al mondo, sia per la somiglianza del corpo scolpito col corpo umano, sia per la solennità e la maestosità che il personaggio biblico trasmette allo spettatore. Nel realizzare le sue sculture, Michelangelo è convinto che l’idea della statua sia già contenuta all’interno del blocco di marmo, e che a lui spetti il solo compito di togliere dal marmo ciò che è in più. La statua del Mosè, alta 235 centimetri, in un primo tempo doveva far parte dell’imponente monumento funebre di Papa Giulio II in San Pietro in
Vaticano. In un secondo tempo è stata collocata nella Chiesa di San Pietro in Vincoli in Roma. Michelangelo realizza il Mosè in due tempi. Diversi anni dopo averla ultimata, ne scalpella di nuovo interamente il viso, dandogli una diversa inclinazione, così da farlo risultare più luminoso e con un’espressione ancora più solenne.
Mosè. Ha un fisico possente. La mano destra reg-
ge le Tavole della Legge. La gamba destra è posata per terra, mentre la sinistra è appoggiata con la sola punta del piede. È seduto su una cattedra, per sottolineare l’importanza del suo compito in qualità di mediatore tra il popolo d’Israele e Dio.
La barba. Le dita della mano sinistra arricciano la folta barba, scolpita con l’aiuto di strumenti a percussione e col “trapano a manovella”, utilizzato da Michelangelo soprattutto nelle opere giovanili. Lo storico dell’arte Giorgio Vasari scrisse che la barba era stata scolpita con una perfezione tale da sembrare più «opera di pennello che di scalpello».
Le corna. Sulla testa di Mosè sembra che vi
La statua nel contesto dell’intera opera funeraria.
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siano due corna. In verità sono fasci di luce che escono dalla sua fronte, a significare la luminosità del suo volto dopo aver incontrato Dio sul Monte Sinai, e aver ricevuto le Tavole della Legge. L’equivoco potrebbe essere partito dal versetto del libro dell’Esodo (34,29), dove la parola ebraica karan (raggi), è stata confusa con keren (corna), generando così la presenza dell’originale dettaglio nella statua.
SEZIONE 3 LA LIBERTÀ IN GIOCO COMPIT I DI REALTÀ OBIETTIVO FORMATIVO
Focalizzare il proprio esodo (la propria crescita personale), identificando variazioni nei rappor ti con le figure affettive.
COMPIT O D I R E A LT À
ALBUM FOTO FUTURISTICO Tre fratelli della Pennsylvania hanno fatto un regalo speciale alla loro mamma: un calendario in cui hanno posato riproducendo le foto di quando erano bambini. Così, si sono mascherati da supereroi, sono tornati a fare il bagnetto, si sono presi in braccio l’uno l’altro. La loro idea, postata sui social è diventata subito virale (vedi il Corriere della Sera del 27 febbraio 2017). Sei chiamato a realizzare un piccolo album fotografico, scegliendo alcune foto in cui compari da piccolo (o piccolissimo) assieme a genitori o parenti. Dovrai realizzare poi la copia attuale delle foto scelte, rimettendoti in posa con le stesse persone con vestiti simili e uguale disposizione. Dovrai produrre anche un foglio A4 in cui: specifichi chi siano i personaggi nelle foto; spieghi come sia evoluto il tuo rapporto con i personaggi che hanno posato con te. SUGGERIMENT I Puoi utilizzare uno smartphone o una fotocamera. Per la presentazione alla classe del materiale, puoi stampare le foto o salvarle in una chiavetta USB per la visione su LIM o computer.
VA L U T A Z I O N E Da’ un voto numerico da 1 a 5 al tuo lavoro. Sei riuscito a replicare la stessa gestualità delle foto originarie da cui sei partito? ........................ Sei riuscito a organizzare il lavoro nei tempi prefissati? ........................ Hai gestito in modo autonomo ed efficiente gli strumenti digitali? ........................ Sei riuscito a descrivere in modo non superficiale l’evoluzione del rapporto con i tuoi familiari? ........................ Obiettivo 1
Obiettivo 2
Obiettivo 3
GRUPPO 1 GRUPPO 2 GRUPPO 3 GRUPPO 4
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IL SENSO DELLA LEGGE
EHI, PROF! Ma se le regole non le rispettano gli altri, perché devo farlo io?
Ordine, innanzitutto!
COMPITO DI REALTÀ Un gioco destrutturato Provate in palestra o altro ambiente idoneo a mettere in atto un gioco senza alcuna regola, così come esemplificato qui nel testo. Riportate poi le impressioni.
Immagina un gioco dove non esistono regole. Un qualcosa di simile al calcio, solo che tutti possono colpire il pallone anche con le mani. Ogni squadra può avere quanti giocatori vuole e il pallone può essere anche quadrato. Non importa dove tiri. Anche fuori va bene lo stesso. È goal comunque. Non esistono i falli, perché non c’è regolamento. Ogni tanto qualcuno si fa male e allora un giocatore a caso alza un cartellino (ma può essere anche un fazzoletto) di colore imprecisato, ed espelle chi lo ha colpito, oppure chi si fatto male, dipende dal suo umore. Quelli espulsi possono tornare a giocare. Uno, quando segna, può decidere se dare il goal alla sua squadra o a quella avversaria.
La legge mette ordine nelle cose. Fa sì che tutti possano stare insieme senza violenza o prepotenze. La legge aiuta a distinguere un atteggiamento pericoloso da uno innocuo o utile. Per aiutarti a capire, leggi qui:
Può anche fare un goal e togliere punti, invece che aggiungerli. Gli spettatori, se lo desiderano, possono organizzare una propria squadra, oppure unirsi a quelle che giocano. I giocatori in campo (maschi o femmine, anziani o bambini, umani o animali) possono anche decidere di spostare il gioco da un’altra parte, dentro una fabbrica, ad esempio, oppure sulle scale di un condominio. Prova a pensare: superata l’euforia per la novità, ti piacerebbe continuare a giocare una partita simile? E quale sarebbe, del resto, l’obiettivo del gioco? Come si farebbe a capire chi sta vincendo?
Anche le religioni hanno delle leggi, che suonano proprio come comandi o divieti. Ad esempio, nel libro dell’Esodo il popolo ebraico riceve in dono la Legge perché gli uomini possano vivere in armonia tra di loro e con fedeltà nei confronti di Dio.
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Unità 15
Il senso della legge
I punti deboli della legge
Ma ogni legge ha anche dei limiti. Ecco un esempio:
Chi guida sa che in un centro abitato si devono rispettare i 50 km all’ora. Ora, se c’è un poliziotto o un carabiniere o un autovelox, tutti rispetteranno il limite di velocità. Capita però di vedere che la gente rallenta solo se c’è uno di questi tutori della legge. Allora ci si dovrebbe chiedere: “A cosa serve il divieto di superare i 50 km/h?”. Serve, perché se un bambino attraversa la strada all’improvviso ci si possa fermare in tempo. Ai 50 riesci a frenare, ai 70 lo spazio di frenata aumenta. E lo investi. Basterebbe pensare a questo e non ci sarebbe bisogno del poliziotto o dell’autovelox. Cioè si rischia, talvolta, di rispettare la legge non perché se ne capisce il senso, ma solo perché si ha paura delle punizioni. Un altro limite della legge. Un esempio preso dalle usanze cristiane:
I cristiani sono invitati ad astenersi dalle carni il venerdì, soprattutto in Quaresima. Supponiamo che un tizio abbia avanzato dalla sera del giorno prima una bistecca, ormai dura come una suola di scarpe. In frigorifero, però, albergano delle aragoste freschissime appena portate da mamma: una vera delizia. Cosa dovrebbe mangiare il tipo in questione, la bistecca o le aragoste? Le aragoste, diremmo, secondo la “legge”. Ma riflettiamo: l’usanza di astenersi dalle carni deriva dal proposito di mangiare alimenti poveri in segno di penitenza. Che senso ha, allora, gustarsi uno dei pesci più costosi che ci siano? Spesso si è tentati di applicare la legge alla lettera, invece che cercare il motivo per cui una legge esiste.
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SEZIONE 3 LA LIBERTÀ IN GIOCO
Una legge interiorizzata ROVESCIAMO LA CLASSE Regole di famiglia Prova a pensare ad alcune regole della tua famiglia o, eventualmente, della tua scuola e scrivile su un foglio o un cartellone. Poi prova a identificare il significato e l’utilità di ciascuna norma.
Già nell’Antico Testamento si trovano dei richiami a non vivere esteriormente i precetti religiosi. Il profeta Geremia, ad esempio, riporta queste parole attribuite a Dio: «Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: “Conoscete il Signore”, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande». (Ger 31,33-34)
Gesù stesso si trovò spesso in conflitto con chi non guardava al cuore della Legge. Quello che qui riportiamo è un episodio famoso, che ha a che fare con uno dei precetti più ferrei per gli ebrei, cioè il rispetto del sabato.
PAROLE Tarso: città della attuale Turchia, nella quale nacque San Paolo, principale missionario dell’annuncio di Gesù Cristo.
«Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato». (Mc 2,27-28 Gesù si scandalizzava di quanti volevano che gli uomini fossero servi della Legge; egli voleva che la Legge fosse a servizio dell’uomo. Anche un grande personaggio cristiano, per un buon periodo osservante puntiglioso delle leggi religiose, ebbe modo di chiedersi quale rapporto si dovesse avere con tali norme: Paolo di Tarso. Dopo aver meditato sugli insegnamenti di Cristo, egli capì questo: Prima che venisse la fede, noi eravamo custoditi e rinchiusi sotto la Legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Così la Legge è stata per noi un pedagogo, fino a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede. (Gal 3,23-24)
In sintesi, la Legge ha un valore educativo, ma non è il vero traguardo. Il punto di arrivo del Cristianesimo in riferimento alla Legge è proprio questo, sempre stando ad altre parole dell’apostolo Paolo: Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge. Infatti: “Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai”, e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: Amerai il tuo prossimo come te stesso. La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità. (Rm 13,8-10)
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A MENT E APERT A
lavoriamo insieme
T ENSIONI GENERAZIONALI Ricatti velati?
Capita che nei rapporti tra genitori e figli ci siano delle tensioni. Da una parte si deve concedere maggiore libertà e dall’altra si deve accrescere il proprio senso di responsabilità. Talvolta tra le parti avviene una specie di contrattazione - se non una forma vera e propria di “ricatto” - che si esprime con una comunicazione del tipo: «Se fai questo, io farò quest’altro».
ORA TOCCA A TE Esprimi le conseguenze delle relazioni qui sotto ricostruite. POTRAI ANDARE AL CINEMA COI TUOI AMICI SOLO SE RIORDINI LA TUA CAMERA!
CONSEGUENZE POSITIVE • __________________________________ __________________________________ • __________________________________ __________________________________ CONSEGUENZE NEGATIVE • __________________________________ __________________________________ • __________________________________ __________________________________
PERÒ, SE AVRÒ TUTTI 8 TU MI PRENDI IL TELEFONO NUOVO!
CONSEGUENZE POSITIVE • __________________________________ __________________________________ • __________________________________ __________________________________ CONSEGUENZE NEGATIVE • __________________________________ __________________________________ • __________________________________ __________________________________
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SEZIONE 3 LA LIBERTÀ IN GIOCO V ERIF ICHIAMO 1. DIO E L’UOMO
Su ogni elemento scrivi il numero di Comandamento a cui sembra riferirsi. C’è un solo peccato. Uno solo. Il furto. Ogni altro peccato può essere ricondotto al furto. [...] Se uccidi un uomo gli rubi la vita. Rubi il diritto di sua moglie ad avere un marito, derubi i suoi figli del padre. Se dici una bugia a qualcuno, gli rubi il diritto alla verità. Se imbrogli quello alla lealtà. (Khaled Hosseini, Il cacciatore di aquiloni)
(Corriere della Sera, Alberto Bevilacqua 23/05/12)
2. LA BIBBIA E LE ALTRE FONTI Leggi il brano tratto da Lc 7,36-50, nel quale si racconta della donna peccatrice perdonata da Gesù mentre egli era a cena con Simone, il fariseo. Per quanto riguardo il rapporto tra l’essere perdonati e l’amare, il pensiero di Gesù sembra quasi matematico; proviamo a ricostruirlo in questo schema (+ più, - meno):
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CONDIZIONE
EFFETTO
+ ti viene perdonato
+ ami
+ ami
+ ti viene perdonato
- ti viene perdonato
- ami
Seguendo il ragionamento quale situazione manca nell’elenco proposto?
Verifichiamo
3. IL LINGUAGGIO RELIGIOSO
In alcune sue famose raffigurazioni, Mosè sembra avere le corna! Alla base di queste rappresentazioni può nascere un equivoco che ci fa sorridere, ma leggi questo testo.
Quando Mosè scese dal monte Sinai - le due tavole della Testimonianza si trovavano nelle mani di Mosè mentre egli scendeva dal monte - non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con Dio. Ma Aronne e tutti gli Israeliti, vedendo che la pelle del suo viso era raggiante, ebbero timore di avvicinarsi a lui. (Es 34,29-30)
Mosè ha le “corna” perché ....................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
4. I VALORI ETICI E RELIGIOSI
Ispirandoti ai seguenti segnali stradali, prova a scrivere qualche regola utile per la tua classe.
DARE LA PRECEDENZA
OBBLIGO DI CATENE
DIVIETO DI ACCESSO
DIVIETO DI SORPASSO
DISTANZA MINIMA CONSENTITA
VELOCITÀ MINIMA CONSENTITA
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A SCUOLA DI BENESSERE
EMOZIONI INTELLIGENTI Capaci di “leggere dentro”
Parliamo di intelligenza emotiva, un’espressione nuova che forse ti sembra difficile da capire. Ma andiamo con ordine e proviamo a scoprirne il significato a piccoli passi. La parola “intelligenza” deriva dal latino intus (dentro) e legere (leggere). Essa indica perciò la capacità di leggere dentro le situazioni, di comprendere le emozioni e di andare oltre il momento, per capire da dove vengono, dove possono portare e come poterle esprimere nel migliore dei modi.
Diverse strategie di reazione
Ogni volta che ognuno di noi prova un’emozione, sceglie in modo più o meno consapevole cosa farne. Le strade per scoprire e gestire quello che sentiamo sono tante, vediamone quattro tipologie principali.
FAR FINTA DI NULLA Non ascolto l’emozione, faccio finta che essa non esista.
RIPENSARCI IN CONTINUAZIONE Penso e ripenso alla situazione e all’emozione provata, ipotizzando nella mia mente mille possibili scenari.
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BUTTARE FUORI Butto fuori l’emozione senza ascoltarla, senza domandarmi da dove viene: la butto fuori e basta.
ESPRIMERE CON INTELLIGENZA Ascolto l’emozione, ci guardo dentro e cerco di esprimerla nel migliore dei modi.
di Davide Povolo - docente IRC e psicologo & Carlo Tonin - docente IRC ed educatore
ORA TOCCA A TE
Di seguito troverai un breve racconto. Leggi, immagina te stesso nella situazione e ascolta quello che provi. Dovrai scriverlo al termine della lettura. Domani a scuola interrogazione programmata! Meno male che tocca a Mattia, così oggi puoi goderti la tua bicicletta nuova. Prima di uscire, però, gli mandi un messaggio: “Ci sarai domani, vero?”. Lui risponde: “Tranquillo, ho quasi finito di studiare, sono super pronto!”. Bicicletta nuova, arrivo! Alla sera scrivi un altro messaggio a Mattia: “Tutto bene?”. “Alla grande, dormi tranquillo!” risponde. È mattina, arrivi a scuola e te ne accorgi subito: Mattia non c’è! Strano, è sempre puntuale. La campanella suona, Mattia ancora non si vede, l’ansia comincia a salire…Toccherà sicuramente a te essere interrogato! Ecco, lo sapevi: il prof ti ha chiamato perché eri dopo Mattia …e che figuraccia!
Come ti senti?
Cosa pensi?
Reagire con intelligenza
Ora leggi con attenzione le simulazioni di seguito riportate che riprendono le quattro strade attraverso cui puoi esprimere le emozioni e, insieme ai tuoi compagni e al tuo insegnante, metti in evidenza quali sono gli aspetti positivi e quelli negativi di ognuna delle modalità indicate. FAI FINTA DI NULLA
A Mattia non dirai nulla e ti comporterai come se niente fosse successo, aspettando che sia lui a chiederti scusa e a spiegare (è il minimo, no?). Ma Mattia non lo fa, anzi dopo due giorni ti chiede aiuto per i compiti di matematica: la tua rabbia, lì che covava, esplode allora addosso al povero Mattia rinfacciandogli tutto quello che ha fatto.
BUTTI FUORI
A ricreazione la rabbia esplode senza nulla aspettare! Prendi il cellulare e scrivi di getto a Mattia tutto quello che pensi usando tutte le offese aggressive che la rabbia ti suggerisce.
RIPENSI IN CONTINUAZIONE AI FATTI
Rimugini in continuazione e ti convinci: Mattia l’ha fatto apposta, t’ha fregato! Ti avrebbe avvisato, sennò! Il minimo è cancellarlo dal telefono ma, rimuginando, ti vengono in mente altri modi per fargliela meglio pagare. E la rabbia aumenta.
TI ESPRIMI CON INTELLIGENZA
Ti fermi e fai tacere per un istante la rabbia per il tradimento del tuo amico: che sia successo qualcosa a Mattia? Perché non si è più fatto vivo? Cerchi di “leggere dentro” i fatti e mandi un messaggio a Mattia per sapere cosa è accaduto. Valuterai poi cosa rispondere. Pensa, per esempio, se scoprissi che è caduto dalla bicicletta nel tragitto verso la scuola: saresti ancora arrabbiato?
Scegli ora la soluzione che ti porterebbe a vivere positivamente l’accaduto e rappresentala attraverso un disegno che presenterai ai compagni: in questo modo potrai condividere il tuo punto di vista e le tue riflessioni.
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4
sezione
NELLA T ERRA DI MEZZO
16. Tra già e non ancora 82 17. Il confronto con gli altri 84 18. Vogliamo un re! 86 19. Il richiamo dei profeti 90 20. Al tempo dei maccabei 94 21. In attesa di un compimento 96 22. Figure bibliche dinanzi a me 98 23. La Bibbia, libro dei libri 110 24. La parola di dio in lingua umana 112 25. Materiali di scrittura della Bibbia 114 26. Come studiare e capire la Bibbia 120 27. Un navigatore per l'Antico testamento 122 28. Un navigatore per il Nuovo testamento 124 Il David di Bernini V ERIF ICHIAMO COMPIT O DI REALTÀ VALUT AT IVO
OSA I C O A ECC OPRIR SC Conoscerai il percorso con cui Israele ha definito la sua identità, in dialogo con Dio. Approfondirai la figura di alcuni personaggi biblici in diversi modi interpellati da Dio. Comprenderai che la Bibbia è accolta e interpretata dai cristiani come Parola di Dio.
LA VIDEOINT ERVISTA #iniziamocosì
A SCUOLA DI BENESSERE Esprimere le emozioni difficili 128 A MENTE APERTA Prove tecniche di tolleranza 85 CHE EMOZIONI! Speranza 97 ROVESCIAMO LA CLASSE Tra sogni e speranze 83 Diversi e unici 84 Una galleria di personaggi biblici 98 Una questione di pregiudizi 102 COMPITO DI REALTÀ A tu per tu con gli “evergreen”
110
FILO ROSA Lo sguardo delle donne La forza delle donne Ti presento Febe e Giunia
92 100 121
ADDOMESTICARE LE PAROLE Capro espiatorio 111
BOX E RUBRICHE
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T RA GIÀ E NON ANCORA
TOCCA A TE Ascolta e leggi la canzone proposta nella pagina accanto, Discuti in classe sul suo messaggio.
82
EHI, PROF! A volte penso al mio futuro... Chissà come sarà... Chissà chi diventerò...
Come in una “terra di mezzo”, ti ritrovi in questo periodo non più bambino ma non ancora adulto: sei un ragazzo o ragazza che si affaccia sempre più alla vita. Le amicizie crescono e si rafforzano, ma ti starai accorgendo che anche il rapporto con gli adulti si sta trasformando. I tuoi genitori iniziano a darti libertà e conseguenti responsabilità che prima non avevi. Insomma, di strada ne hai già fatta molta! Ma ancora più lungo è il cammino che ti aspetta. Forse stai iniziando a scoprire dentro te un mondo di speranze e di sogni, il desiderio di puntare in alto: puoi veramente iniziare a immaginare chi sarai da grande. Potrebbe sembrare presto pensarci, ma in verità è proprio ora che si inizia a porre le fondamenta di quello che sarà il tuo domani.
Unità 16 APPROFONDIMENT O
Tra già e non ancora
Onda perfetta
Mi sento come se aspettassi qualcosa Tu chiamala svolta Mi faccio mille viaggi ma li tengo nascosti bene che forse conviene Ho desideri un po’ comuni e un po’ folli si danno il cambio tra virtù e vizi Ma questo è il mio viaggio un’onda perfetta dove tutto combacia anche quando non sembra dove ogni mattino è una pagina bianca di un nuovo destino di un nuovo cammino Accolgo più dubbi di un tempo punto in alto e li sfido Nel caso le prendo ma almeno vivo Cammino più svelto Voglio qualcosa che non vedo Ma Dio, come lo sento Ho tutto un mondo di speranze e di sogni Sono illusioni solo se non ci credi E questo è il mio viaggio un’onda perfetta dove tutto combacia anche quando non sembra dove ogni mattino è una pagina bianca di un nuovo destino di un nuovo cammino
È questo il mio viaggio sì, adesso lo sento e il senso lo trovo in ogni momento anche quando non voglio c’è sempre un motivo mi fido e lo seguo con fede lo vivo Ho tutto un mondo di speranze e di sogni Sono illusioni solo se non ci credi (The Sun - Testo: F. Lorenzi – Musica: M. Baggio, F. Lorenzi)
Mosé alle porte della terra promessa
Una terra da raggiungere
Anche l’antico popolo di Israele, nella sua storia, si è trovato in un momento simile. Da una parte è libero dall’Egitto, ma dall’altra non ha ancora raggiunto la terra promessa e comprende gradatamente la propria identità di popolo, con la consapevolezza di essere destinatario di un patto di alleanza e di amicizia con Dio.
ROVESCIAMO LA CLASSE Tra sogni e speranze Ascolta e leggi il testo di Onda perfetta di The Sun. Sottolinea le frasi in cui più ti riconosci e che più ti piacciono. Quali sono le tue speranze e i tuoi sogni? Quali sono le cose per cui pensi valga la pena impegnarsi? Confrontati con i tuoi compagni di classe.
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17
IL CONF RONT O CON GLI ALT RI EHI, PROF!
Io sento il bisogno degli altri, ma allo stesso tempo voglio essere me stesso...
ROVESCIAMO LA CLASSE Diversi e unici Prova a riflettere sul tema della diversità. Israele è amato da Dio proprio in ciò che in genere non si sopporta: la debolezza e fragilità. Prova a elencare alcune caratteristiche dei tuoi compagni di scuola che ritieni li caratterizzino diversi e, quindi, unici.
Israele, un popolo tra i popoli
Israele si insedia poco a poco nella terra di Canaan, prevalentemente in modo pacifico, ma talvolta anche con l’uso della forza. In ogni caso è chiamato a confrontarsi con altri popoli e, in questa esperienza, esso si riconosce come diverso da tutti. Israele non ha un re, non esiste una reggia, non ha templi magnifici dove adorare la divinità. Agli occhi degli uomini del tempo, questa diversità doveva sembrare proprio una debolezza e alcuni, in Israele, guardavano con invidia agli dei e alla forza dei popoli vicini. Dovrà passare del tempo prima che il “popolo eletto” consideri il più grande dei doni la propria appartenenza esclusiva all’unico Dio.
Nell’epoca dei Giudici
Figura chiave di quest’epoca della storia biblica, detta dei Giudici, è Giosuè, il primo di queste guide-condottiero che conducono il popolo alla conquista della terra. Carlo Coppola, Giosuè che ferma il sole (particolare), 1672, collezione privata, Napoli.
84
Parlando agli israeliti, Giosuè ricorda proprio che la forza di Israele sta nella sua diversità: Israele non ha un re, perché il suo re è Dio; non ha una reggia né un esercito stabile, perché il suo Dio liberatore, nel momento del bisogno, susciterà un uomo o una donna capaci di condurre il popolo, salvarlo e amministrare la giustizia. Proprio questi uomini e donne saranno i Giudici, capi carismatici suscitati da Dio per unire le tribù nei momenti difficili e di pericolo. Tra i più celebri ricordiamo Gedeone, Debora e Sansone.
A MENT E APERT A
lavoriamo insieme
PROV E T ECNICHE DI T OLLERANZA Una diversità che è un valore
Un’esperienza simile a quella dell’antico popolo ebreo potresti averla fatta anche tu, quando qualcosa in te viene vista come insolita dagli altri. Questa diversità, più che una ricchezza, sembra magari una debolezza; spesso puoi essere tentato, allora, di seguire le mode più diffuse e banali, dimenticandoti che la diversità che è in te può essere, invece, il tuo valore.
Alla tolleranza ci si educa
Leggi il brano seguente. Io direi che l’intolleranza è l’incapacità di regolare la nostra naturale e biologica reazione al diverso, che è biologica, noti bene! Se mi appare qui un essere con otto occhi e quattro tentacoli, ho all’inizio una reazione di difesa, che è naturale. Quindi alla tolleranza ci si educa, non si nasce tolleranti [...] Molte volte fenomeni di intolleranza o di razzismo possono nascere di fronte a realtà nuove, quando uno credeva di essere completamente libero dal pregiudizio e quindi bisogna essere anche flessibilmente pronti a capire quando sorgono nuove forme di intolleranza. Ci vuole una educazione alla flessibilità, a capire la diversità e, volta per volta, a contrattarla. Perché certamente se uno ha otto tentacoli è difficile che si segga a tavola con me, perché mi fa cadere i piatti... ma si può contrattare... non so... una nuova forma di tavolo o una nuova struttura del ristorante per cui possiamo stare insieme. (Da un’intervista ad Umberto Eco sulla tolleranza, Tgr Mediterraneo, 1997).
ORA TOCCA A TE Cosa vuol dire che “alla tolleranza ci si educa”? ________________________________________________________________________________ ________________________________________________________________________________ Ti capita o ti è capitato di provare fastidio per qualcuno diverso da te per qualche motivo?
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19 18
VOGLIAMO UN RE!
PAROLE Unzione: i re venivano eletti da Dio mediante l’unzione del capo con l’olio. Questo elemento profumato della terra di Canaan era simbolo della permanenza costante della benedizione divina sul re.
La tomba del profeta Samuele, presso Gerusalemme, nel deserto di Giuda.
Per molto tempo Israele confida in Dio e nei Giudici come in uomini suscitati da lui nel momento di necessità. Col tempo, però, si fa strada l’idea che un re potrebbe garantire meglio sia la fedeltà all’alleanza che l’unità fra le tribù. Diventa sempre più forte la spinta ad essere come gli altri popoli. Per questo motivo i capi delle tribù, attraverso il profeta e ultimo giudice Samuele, chiedono a Dio di avere anche loro un sovrano. Samuele avvisa gli anziani sui rischi legati al potere di un monarca, ma il popolo insiste e Dio, interpellato da Samuele, alla fine lo concede. Samuele consacrerà così i primi re, ungendoli con l’olio, che diverrà il simbolo della costante benedizione di Dio sul sovrano, chiamato a essere il braccio di Dio che protegge il suo popolo. Tra i re ricordiamo in particolare i primi tre: Saul, Davide e Salomone.
Saul, il re bello
Nato nella tribù di Beniamino, Saul era apparentemente il re ideale: la Bibbia lo descrive come un uomo tra i più belli in Israele, alto e robusto, il meglio del meglio tra i giovani israeliti. Saul, infatti, guidò il popolo in battaglia e conseguì diverse importanti vittorie sui nemici. Purtroppo, però, il suo cuore era pieno di superbia e, ben presto, si rivelò un sovrano con il cuore sempre in tumulto, assetato di ammirazione e accecato dal potere. Alla fine, venne sconfitto dai Filistei, i principali nemici di Israele del tempo, e morì con lui anche il figlio Gionata.
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Unità 18
Vogliamo un re!
Davide, il re oltre le apparenze
Mentre Saul mostrava i primi segni della propria follia di potere, Samuele si recò per volontà di Dio da Iesse, un uomo stimato della tribù di Giuda, per scegliere chi avrebbe preso poi il suo posto. Iesse, presentò subito i suoi primi sette figli, uomini forti e valorosi, già provati nell’arte della guerra. Nessuno di questi però fu scelto dal profeta. Restava solo l’ultimo figlio, Davide, che non era stato fino a quel momento tenuto in considerazione. Il ragazzo evidentemente non aveva le caratteristiche del grande re Saul. Era infatti un giovane pastore dai capelli rossicci, con lo sguardo buono e il cuore semplice, più bravo a ballare e comporre canzoni che a usare la spada. Iesse non avrebbe mai immaginato che potesse essere proprio lui la guida del popolo e neppure Davide stesso l’avrebbe pensato, ma Samuele, per volere di Dio, lo aveva scelto nella sua fragilità per salvare Israele. Ecco cosa suggerisce questa storia, che l’apparenza non è tutto. Come Saul e Iesse, anche l’uomo di ogni tempo, nella sua esperienza quotidiana, cerca di trasmettere la propria immagine migliore. Pensa ad esempio ai social network dei giorni d’oggi, pieni di immagini e parole che rappresentano spesso più quello che si vorrebbe essere piuttosto che ciò che si è in realtà. Ma Dio non sceglie ciò che appare.
PAROLE Saul: significa in ebraico “desiderato”. Davide: significa in ebraico “amato”, “diletto”. Salomone: significa in ebraico “pacifico”. In che modo il significato dei nomi può essere ricondotto all’esperienza di ciascuno dei re?
Mosaico della sinagoga di Gaza raffigurante la figura di re Davide.
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SEZIONE 4 NELLA T ERRA DI MEZZO
Davide e Golia
Nell’esercito dei Filistei, popolo spesso in guerra con Israele, c’era un soldato che nessuno aveva il coraggio di affrontare: Golia, un eroe che per la sua altezza e forza terrorizzava Israele. Neppure il grande re Saul aveva il coraggio di affrontarlo. Il giovane Davide si fece avanti, nonostante molti cercassero di dissuaderlo dal prendere parte allo scontro. Sicuramente nessuno avrebbe scommesso sulla sua vittoria. Non ascoltando queste voci e forte della fiducia di Dio, Davide si mise in gioco e con un colpo solo di fionda pose fine al terrore del “grande” Golia.
Un re secondo la misericordia di Dio
Davide non è perfetto. Ha il cuore puro ma, come tutti, è soggetto alla tentazione del male. La grandezza di questo re sta nella capacità di ammettere il suo errore, di chiedere perdono per esso e di portarne il peso delle conseguenze.
Michelangelo rappresenta il giovane Davide prima di scagliare la pietra contro Golia (1501-1504). Per secoli collocata in piazza della Signoria a Firenze, questa scultura era posta a simboleggiare la forza e la bellezza della città vittoriosa contro i nemici. Oggi, nella piazza, troviamo una copia della stessa, in quanto l’originale è conservato nella galleria dell’Accademia.
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La Bibbia racconta un episodio molto triste, riguardo al grande re Davide. Un giorno, mentre il suo esercito era in guerra per difendere il suo onore, Davide si innamora di Betsabea, moglie di Uria, un ufficiale delle sue truppe. Accecato dalla passione e per nascondere lo scandalo dell’adulterio, manda il valoroso marito della donna a morire in prima linea, dove più ferve la battaglia. Dopo essere stato scoperto dal profeta Nathan, Davide comprende però il suo errore e, umiliato, chiede perdono a Dio e al popolo. Dovrà comunque fare i conti con le conseguenze delle sue azioni e, al termine della vita, consegna al figlio Salomone una nazione più sicura e unita.
Unità 18
Vogliamo un re!
Salomone, il saggio re costruttore
Salomone viene considerato un re saggio, giusto e sapiente, ma viene ricordato anche per aver edificato il grandioso tempio a Jahvè in Gerusalemme. Questa costruzione, che viene descritta minuziosamente nella Bibbia (vedi 1 Re 6-8), si rivelò molto onerosa e durò diversi anni, ma il risultato fu straordinario. Finalmente esisteva un tempio, nel quale custodire l’Arca dell’Alleanza e dove si poteva pregare l’unico Dio, certi della sua presenza.
APPROFONDIMENT O
Il giudizio di Salomone
Salomone era un re celebre per la sua grande correttezza di giudizio. Un giorno risolse un caso particolarmente insidioso. Due donne pretendevano di essere le vere madri dello stesso bambino e si accusavano l’una con l’altra di mentire. Salomone con un piccolo tranello riuscì a scoprire quale fosse la vera madre: quella che teneva di più a che il figlio restasse vivo, che non al fatto di ottenerlo per sé. Questo episodio è diventato simbolo del buon governo e della giustizia amministrata con saggezza.
TOCCA A TE Nella Bibbia, nel capitolo 6 del Libro dei Re, troviamo la descrizione minuziosa del tempio, con materiali e misure in cubiti. Dopo aver fatto una ricerca, ed aver letto il capitolo, predisponi un piccolo progetto di costruzione della copia del tempio (cfr pag. 107). Prova a ricrearlo, cercando di essere fedele a quanto riportato nel racconto biblico. Al termine della costruzione realizza un piccolo video tutorial che spieghi ai tuoi compagni la storia del tempio, i materiali utilizzati nel costruirlo, gli spazi e le funzioni. Leggi in 1 Re 10,1-13 e 2 Cronache 9,1-12 il racconto della visita a Salomone da parte della Regina di Saba, desiderosa di verificare dal vivo la proverbiale saggezza del re. Spiega poi perché Gesù stesso parla bene di lei in Matteo 12,42 e Luca 11,31. A chi potrebbe essere paragonata, alla luce di quanto hai scoperto, la figura di re Salomone? Perché?
Il giudizio di Salomone rappresentato fuori da Palazzo Ducale a Venezia, simbolo del buon governo della Repubblica Veneta.
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19
IL RICHIAMO DEI PROF ET I
EHI, PROF! Ma oggi non ci sono più questi… profeti?
Tra corruzione e divisione
Tra i successori di Salomone non vi fu più un re altrettanto saggio. Anzi! Come a volte accade nelle cose della politica, chi ha in mano il potere viene da esso travolto e finisce per essere corrotto. Molti re, dunque, invece di servire e salvare il popolo come avrebbero dovuto in qualità di unti di Dio, usarono il loro potere per inseguire gloria personale, alleanze e ricchezze. Così, interessi economici e politici portano il regno a dividersi: a nord il ricco Regno di Israele con la capitale Samaria; a sud il Regno di Giuda con la capitale Gerusalemme, sede del tempio.
MA
RM
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ITE
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EO
Il lodevole numero dei profeti, 1447, affresco nella Cappella di San Brizio, Duomo di Orvieto.
REGNO DI ISRAELE Samaria
MAR M
ORTO
Gerusalemme
La suddivisione della Palestina nei due regni: Regno di Israele al nord, con capitale Samaria; Regno di Giuda al sud, con capitale Gerusalemme.
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REGNO DI GIUDA
Unità 19 Come un genitore attento al bene dei suoi figli, Dio non poteva stare in silenzio. Nel racconto biblico i profeti, voce di Dio che ama Israele, annunciano le possibili conseguenze della rottura dell’alleanza e richiamano i re e il popolo intero a seguire la via della Legge, ad avere cura dei più fragili, a cessare dalle ingiustizie e a non abbandonarsi al culto degli idoli.
Voci al vento
Purtroppo la voce dei profeti non venne spesso ascoltata e, anzi, essi furono quasi sempre perseguitati. Se l’unità raggiunta con Davide era stata motivo di forza, la divisione nei due regni separati li rese molto più deboli e soggetti alle mire dei nemici. Così, nel 722 a.C. gli Assiri decisero di conquistare il Regno di Israele, derubandolo delle sue ricchezze e assoggettandolo ai propri domini. Più tardi, nel periodo tra il 597 e il 587 a.C., anche il Regno di Giuda cadde, questa volta sotto la potenza babilonese guidata da Nabucodonosor. La conquista della città santa, Gerusalemme, fu accompagnata da atrocità e perfino il tempio, simbolo della presenza di Dio, venne spogliato dalle sue ricchezze e distrutto.
Il richiamo dei profeti
PAROLE Profeta: Il termine profeta deriva dal greco pro femì e significa letteralmente “colui che parla davanti”, nel senso che i profeti parlano “al posto di” Dio e spesso avvertono il popolo di eventi futuri. I profeti quindi non sono dei semplici “indovini”: sono uomini che, pieni dello Spirito di Dio, avvertono il popolo delle conseguenze che comporta allontanarsi dall’alleanza con lui.
Tra i credenti di allora nacque una nuova consapevolezza: sconfitta e deportazione erano conseguenza dell’idolatria e della corruzione. Il popolo non aveva ascoltato la voce di Dio che parlava per mezzo dei profeti. Per la fede ebraica fu una crisi senza precedenti. Succedono a tutti dei momenti difficili, ma le difficoltà e le “crisi” nascondono a volte grandi cambiamenti, non sempre negativi. Per Israele la crisi diventa un momento di crescita; si rinnova la consapevolezza di appartenere al popolo eletto e, non essendo più possibile adorare Dio nel suo tempio, nasce una nuova forma di culto: la sinagoga. Nella Tanak, così è chiamata la Bibbia ebraica, troviamo ben 36 libri dedicati ai profeti. Tra essi si distinguono i profeti maggiori Isaia Geremia Ezechiele e Daniele e i profeti minori Aggeo, Osea, Gioele, Amos, Abdia, Abacuc, Giona, Michea, Naum, Sofonia, Zaccaria and Malachia. La differenza tra maggiori e minori non è dovuta all’importanza, ma alla lunghezza dei relativi libri. Alcuni profeti sono stati raffigurati da Michelangelo all’interno della Cappella Sistina, come puoi approfondire nelle prossime pagine.
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SEZIONE 4 NELLA T ERRA DI MEZZO APPROFONDIMENT O Ciro: lo straniero
che libera Israele
Nel 539 a.C., dopo più di cinquant’anni di deportazione, gli ebrei finalmente tornano liberi. Nella riflessione di Israele la liberazione è opera di Dio che però si serve di uno straniero, Ciro di Persia, per realizzare i suoi disegni. La Bibbia presenta Ciro come un uomo eletto da Dio che non solo dona la libertà di tornare nella terra natia, ma supporta anche economicamente la ricostruzione del tempio distrutto. È un periodo positivo per Israele che, certamente, rimane parte dell’immenso impero persiano ma è libero di professare la sua fede, di vivere in pace nella propria terra.
Una raffigurazione di Ciro il Grande, re di Persia.
APPROFONDIMENT O
Al capitolo 4 del secondo Libro dei Re leggiamo di una donna che un giorno ospita il profeta Eliseo. Lei non lo conosce, ma sa in cuor suo che quello è un uomo di Dio: intuito femminile, verrebbe da dire. Dice al marito di predisporre una stanza per il profeta, con un letto, un tavolo, insomma con quel che gli serve... Spunta fuori il pensiero operoso delle donne. Quello che in una stanza vede già i mobili! Come una sorta di sguardo diverso e creativo. Ecco la capacità di progetti a lungo termine, di pensare per dopo. Bello lo scorcio quasi rubato di battute, un dialogo privato tra moglie e marito su cui la narrazione biblica indugia per un attimo, prima di riprendere il suo secolare corso.
I profeti della Cappella Sistina
Isaia Insieme ad Elia è considerato uno dei più importanti profeti, detti maggiori. Denunciò il degrado morale del suo tempo e profetizzò la caduta di Gerusalemme. Tra i suoi scritti, i cristiani considerano molto importanti i “canti del servo di Jahvè”, in cui intravedono la figura di Cristo, la sua passione morte e risurrezione.
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Lo sguardo delle donne
Geremia Mise in guardia il popolo dall’ascolto dei falsi profeti, dal venire meno dell’alleanza; profetizzò le conseguenze devastanti di questi comportamenti. Michelangelo lo rappresenta triste e pensieroso, consapevole della sorte infelice di un popolo infedele.
Ezechiele Rimasero inascoltate le sue profezie prima della distruzione di Gerusalemme. Dopo la deportazione Israele, compresa la veridicità del suo annuncio, lo ascolta. Pastore che veglia sul suo popolo, Ezechiele annunciò la necessità della conversione nell’attesa del Messia e preparò alla liberazione e alla ricostruzione di Gerusalemme.
Unità 19
Il richiamo dei profeti
FILO ROSA
Il profeta Eliseo con la donna sunnamita in un affresco di Villa di Bellosguardo, Firenze.
Anche nei tempi odierni alcuni coraggiosi testimoni del Vangelo possono essere definiti “profeti”. Tra questi: Maurizio Patriciello, Luigi Ciotti (nella foto), Luigi Merola e Papa Francesco.
Elia e Dio nel silenzio
Gioele Invitò alla penitenza e alla preghiera presagendo le sciagure che sarebbero capitate a Israele.
Zaccaria È uno dei profeti detti minori. Visse dopo il ritorno dall’esilio Babilonese; il suo annuncio parlò di conversione, ma anche dell’arrivo del Messia. Intravide popoli che si sarebbero radunati a Gerusalemme per riconoscere l’unicità del Dio di Israele.
Giona Nella Bibbia, il libro di Giona presenta la figura epica del profeta, come vedremo in un’unità di lavoro più avanti. Nonostante ciò, questo profeta è probabilmente realmente vissuto, anche se non nei termini riportati nell’omonimo libro, e realizzò il suo mandato profetico prima della grande sconfitta Assira del Regno del Nord.
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APPROF ONDIMENT O
PAROLE Epifane: re Antioco veniva chiamato “Epifane”, termine greco che significa “colui che si manifesta”. A causa invece delle sue politiche venne soprannominato dagli ebrei “Epimane”, cioè “il pazzo”.
Bronzo del 300 a.C. circa raffigurante Alessandro Magno in battaglia.
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AL TEMPO DEI MACCABEI Un processo di omologazione
Passano gli anni e a un regno ne succede un altro. Nel 333 a.C., Alessandro Magno sconfigge i persiani e porta l’impero macedone alla massima espansione. Dall’Egitto fino ai confini dell’India, dalla Grecia fino alla penisola del Sinai i popoli sottomessi da Alessandro furono veramente molti: tra questi, anche gli ebrei. Dopo la morte del condottiero, il vasto dominio fu diviso tra i suoi successori: macedoni, tolomei e seleucidi. La Palestina fu per diverso tempo controllata dai Tolomei, che continuarono una politica di tolleranza e rispetto nei confronti degli ebrei. Le cose cambiarono quando costoro furono sostituiti dai Seleucidi. Questi - in particolare il re Antioco IV Epifane - cercarono di imporre agli ebrei cultura e religione greca. Lo scopo era uniformare l’immenso impero sotto una sola religione, una sola cultura, una lingua compresa da tutti: in poche EHI, PROF! parole, si cercò l’ellenizzazione della Palestina. Ci dite che noi ragazzi siamo “tutti uguali”… come vestiamo, cosa facciamo… Ma perché, è una cosa per caso brutta?
Un navigatore per Al l'Antico tempo deiTestamento Maccabei
La lotta per l’identità
Da parte degli ebrei credenti ci furono molte resistenze a questo processo di ellenizzazione, resistenze che sfociarono in una grande rivolta portata avanti dai fratelli Maccabei. Essi lottarono per la fede, la terra e la libertà opponendosi all’imposizione di omologarsi e diventare un popolo tra i tanti sottomessi. Dopo anni di scontri, riuscirono a ottenere l’indipendenza nel 164 a.C., grazie a Giuda Maccabeo. Questo evento viene ricordato ogni anno nella festa di Hanukkah.
APPROFONDIMENT O
PAROLE Maccabei: termine ebraico che significa “martellatori”.
La festa di Hanukkah
La goccia che fece traboccare il vaso e portò alla ribellione fu la profanazione del tempio di Gerusalemme, dedicato a Zeus per volere di Antioco IV. Tutto ciò fece letteralmente infuriare gli ebrei che, guidati da Giuda Maccabeo, riuscirono a sconfiggere i seleucidi, conquistare Gerusalemme e restaurare il culto a Jahvè.
La festa si tiene nel 25° giorno del mese ebraico di Kislev. Nel nostro calendario la data cambia di anno in anno ma resta comunque nel periodo invernale, talvolta in concomitanza con il Natale. È considerata la festa della luce che vince l’oscurità, della libertà che vince l’oppressione, della diversità che è più bella dell’omologazione.
La riconsacrazione del tempio è ricordata ancora oggi dalla celebrazione di Hanukkah, conosciuta anche come festa delle luci proprio a ricordo della riaccensione delle luci del tempio. Simbolo della festa è il candelabro a 9 bracci le cui fiammelle vengono accese a ricordo della lampada del tempio.
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IN AT T ESA DI UN COMPIMENT O
EHI, PROF!
Ma... come faccio ad essere me stesso se non so come sarà il mio futuro? In cosa posso sperare?
PAROLE Gerusalemme: l’ebraico Yerushalayim significa letteralmente “città della pace”. Ciò sembra un paradosso, in quanto tutt’ora, più che una città in pace essa è spesso purtroppo scena di grandi scontri fra le tre fedi abramitiche.
Sacco di Gerusalemme, rilievo dall’Arco di Tito a Roma. Nota il candelabro a sette bracci della Menorah che ardeva nel tempio.
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Sotto il dominio romano
L’indipendenza ottenuta dai Maccabei durò ben poco. Nel 63 a.C. con il generale Pompeo la Palestina divenne provincia dell’Impero romano. La dominazione di Roma dovette però fare i conti con un susseguirsi continuo di rivolte e insurrezioni, più o meno forti, portate avanti da ribelli e fazioni politiche che aspiravano a ottenere l’indipendenza. Gesù nacque e visse in quest’epoca, dunque in una Palestina dominata dai romani, che vi riscuotevano le tasse e amministravano la giustizia. Il malcontento della popolazione, testimoniato anche da alcuni passi evangelici, si fece ancora più forte nel I secolo d.C., portando a più di una guerra contro Roma. Durante la cosiddetta prima guerra giudaica (66-70 d.C.) Gerusalemme venne incendiata e il tempio distrutto. I ribelli si ritirarono nell’epica fortezza di Masada dove preferirono suicidarsi prima dell’arrivo dei soldati romani. La seconda guerra giudaica si concluse con una più terribile distruzione di Gerusalemme a cui venne cambiato il nome in Aelia Capitolina.
Unità 21
In attesa di un compimento
In attesa del Messia
Come hai potuto notare, seguendo la storia complessa di Israele, dal tempo della deportazione babilonese in poi il popolo fu spesso al centro di guerre, conquiste, diaspore... Fu in quell’epoca che cominciò a manifestarsi tra i credenti la fede e la speranza in un Messia liberatore. Costui, che doveva essere “unto” come un re mandato da Dio, avrebbe avuto il compito di salvare il popolo dai suoi nemici, liberando Israele e rinnovando definitivamente la società. Questo è anche il motivo per cui la figura del Messia coincise talvolta con quella di un liberatore politico-militare. Non fu così, però, per i cristiani: essi identificano il Messia nella figura di Gesù, che durante la sua vita annunciò con parole ed opere un regno di Dio pacifico. Essi credono che con la sua morte e risurrezione egli ha salvato l’umanità da nemici ben più temibili dei romani: il peccato e la morte.
PAROLE Messia: termine ebraico che significa letteralmente “unto”. L’unzione era riservata ai re, ai sommi sacerdoti, talvolta ai profeti, e simboleggiava la permanenza della benedizione di Dio e del suo Spirito sul prescelto. Il termine greco Christós (da cui viene “cristo”) è la traduzione in greco dell’ebraico Messia.
Le profezie bibliche sul Messia
speranza
L’essere umano vive di aria, pane, acqua e ...speranza! C’è in noi come un anelito ad attendere sempre qualcosa, qualcuno che renda migliore il nostro futuro. Se non avessimo questa spinta interiore saremmo nella disperazione, e a volte può accadere, così come è successo anche all’antico popolo ebraico.
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F IGURE BIBLICHE DINANZI A ME
EHI, PROF! Ah, Giona lo cantavamo da piccoli, ma questi altri chi sono?
Nelle prossime pagine troverai un approfondimento su alcune figure bibliche che riescono a parlare agli uomini di ogni tempo e quindi anche a te oggi. La Bibbia certamente è un testo rivelato e quindi oggetto di venerazione da parte dell’Ebraismo e del Cristianesimo, ma al suo interno possiamo trovare una sapienza antica che può insegnare molto anche all’uomo di oggi, credente o non credente, ebreo, cristiano o appartenente ad altre religioni. Per farti salire in cattedra nel migliore dei modi ti suggeriamo di seguire questi 3 passaggi ma, prima, dividetevi in gruppetti.
Step n. 1 ROVESCIAMO LA CLASSE Una galleria di personaggi biblici Adesso tocca a te! Quello che ti proponiamo in queste pagine è di diventare protagonista mettendoti in cattedra. Sarai tu, anzi meglio voi, ad approfondire, studiare e comprendere al meglio alcuni personaggi biblici per poi cercare di trasmettere quanto appreso alla classe.
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Scegli con il tuo gruppo quale tra i seguenti quattro personaggi biblici preferisci approfondire: Rut la straniera (libro di Rut): spesso sentiamo nei media, nei social network e anche nelle chiacchiere tra adulti alcuni pregiudizi sugli stranieri, discorsi a volte un po’ forti contro chi proviene da altri paesi. Le migrazioni, in realtà, ci sono sempre state e la storia di Rut lo dimostra. Giona e il pregiudizio (libro di Giona): ecco un profeta disubbidiente non vuole ascoltare la voce di Dio che lo invia a predicare a Ninive. Lui ha già deciso che quella città non merita il perdono di Dio. Giudizio o pregiudizio, misericordia o giustizia, la storia di Giona può parlare anche a te. Ester e la bellezza (libro di Ester): il popolo degli ebrei è stato spesso perseguitato, ma Ester attraverso la sua semplicità, il suo essere donna e la sua bellezza riesce trasformare un giorno che doveva essere di sterminio in un giorno di vita e benedizione per Israele. Giobbe e la sofferenza (libro di Giobbe): dove è Dio quando le persone buone soffrono? Forse anche tu ti sei posto questo interrogativo e questa stessa domanda se l’è posta l’autore biblico che narra l’inaspettata vicenda di un giusto di nome Giobbe.
Unità 22
Figure bibliche dinanzi a me
Step n. 2
Leggi nelle seguenti pagine la storia di questo personaggio. Ma non fermarti qui. Attraverso il materiale offerto online, le attività proposte e i libri della Bibbia puoi conoscerli più a fondo.
Step n. 3
Opzione 1: preparate un cartellone o una presentazione multimediale per spiegare ai vostri compagni di classe il personaggio scelto e ciò che vi ha insegnato. Opzione 2: presentate il personaggio ai vostri compagni di classe con una breve drammatizzazione che potrà durare massimo 10 minuti. Per metterla in scena potete ingegnarvi nel preparare con materiale di riciclo un piccolo teatrino delle marionette costruendo i personaggi e le scenografie.
Conclusione e valutazione
Dopo aver presentato il personaggio biblico alla classe potete creare e somministrare un piccolo test a crocette oppure inventare le domande di un quiz per verificare ciò che è rimasto agli altri del vostro lavoro.
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SEZIONE 4 NELLA T ERRA DI MEZZO
RUT, LA ST RANIERA Conosciamo il personaggio
FILO ROSA La forza delle donne La vicenda di Rut evidenzia come nelle difficoltà e nei momenti disperati la donna, spesso, dimostri una tenacia e una forza d’animo sorprendenti. Era povera, straniera, vedova e senza figli, come avrebbe fatto a provvedere a se stessa e a Noemi in futuro? Eppure fa la scelta che richiede più coraggio.
Julius Schnorr von Carolsfeld, Rut presso il campo di Boaz, 1828, National Gallery, Londra.
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Molti anni prima della nascita di Gesù, quando ancora in Israele non c’erano i re e il popolo contava per la propria protezione sui giudici, viveva nella città di Betlemme una giovane coppia di sposi: Noemi e Elimelech. Essi avevano una casa e diverse terre. Dio li aveva inoltre benedetti con il dono di due figli maschi di nome Maclon e Chilion. Purtroppo arrivò un periodo di siccità e carestia: i pascoli erano secchi e le bestie non avevano di che mangiare. Pertanto, come accade ancor oggi a chi si ritrova in una terra dove non c’è di che vivere, Elimelech e la sua famiglia furono costretti ad emigrare, giungendo nel vicino e più florido regno di Moab. Qui si ambientarono ben presto e i due figli si sposarono con due splendide moabite: Rut e Orpa. Proprio quando sembravano essersi sistemati, ecco che la storia prese una brutta piega e una serie di sfortunati eventi si abbatté su queste famiglie. Prima Elimelech e poi i suoi figli morirono, lasciando Noemi, Rut e Orpa sole. In quel tempo le donne non godevano di molti diritti e erano spesso oggetto di prepotenze, soprattutto se non avevano un uomo al loro fianco. Noemi, per di più, era straniera a Moab. Decise così di tornare nella sua terra, dai suoi parenti. Sapeva però che, a Betlemme, a essere straniere sarebbero state Rut e Orpa e, come purtroppo spesso accade, non sarebbero state ben accolte.
Unità 22 Chiese loro se volevano restare a Moab e mentre Orpa non se lo fece ripetere due volte, Rut non volle lasciare la suocera sola e con parole molto decise fece capire che l’avrebbe seguita: «Non insistere con me che ti abbandoni e torni indietro senza di te, perché dove andrai tu, andrò anch’io, e dove ti fermerai, mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio» (Rut 1,16). Giunte a Betlemme nel periodo della mietitura trovarono la casa che Noemi aveva lasciato tanti anni prima. Il ritorno di Noemi con Rut la moabita suscitò l’interesse di tutta Betlemme. Possiamo immaginarci le chiacchiere del paese su questa moabita e la compassione per Noemi e per le sue disgrazie. Le due donne, in effetti, non se la passavano di certo bene. C’era però un’usanza in Israele, che permetteva ai poveri di sfamarsi. Quando si raccoglieva il grano, ciò che cadeva ai raccoglitori veniva lasciato a terra affinché i poveri potessero sfamarsi. Rut si mise quindi a spigolare – questa l’espressione usata in questi casi - in un campo vicino, per raccogliere del cibo per sé e per sua suocera. Quel campo apparteneva a Booz, parente lontano di Elimelech, che notò subito la giovane e, informato della sua storia, ne ebbe grande stima. I due iniziarono a frequentarsi e, grazie anche ai buoni consigli di Noemi, Booz decise di prendere Rut come sua sposa. Dalla discendenza di Booz e Rut nacque il grande re Davide.
Figure bibliche dinanzi a me
TOCCA A TE Prima Noemi a Moab poi Rut a Betlemme. Cosa porta le due donne a emigrare? Quale è il loro rapporto con il paese in cui giungono? Quali difficoltà possono aver trovato?
Il termine “spigolare” indica il raccogliere le spighe rimaste nel campo dopo la mietitura.
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SEZIONE 4 NELLA T ERRA DI MEZZO
GIONA E IL PREGIUDIZIO ROVESCIAMO LA CLASSE Una questione di pregiudizi Giona ha dei pregiudizi. In verità è abbastanza normale avere dei pregiudizi, ma prenderne coscienza può aiutare a superarli e a vivere meglio il rapporto con gli altri. Rifletti in classe sul significato del termine “pre-giudizio” e provate ad elencarne alcune esemplificazioni.
Una raffigurazione di Giona mentre viene gettato in mare. Subito la tempesta si placa.
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Conosciamo il personaggio
Ninive, capitale del Regno Assiro, era una città corrotta, dove le malvagità erano quotidiane. Gli Assiri, inoltre, erano un popolo nemico di Israele e spesso in guerra con esso. Un giorno, però, Dio decise di mandare un profeta di nome Giona ad ammonire il popolo di Ninive: se non si fosse convertito sarebbe stato distrutto. I profeti, di solito, erano inviati a parlare al popolo di Israele. Questa volta, invece, Dio inviava un messaggero a dei nemici e Giona... non ci sta. Secondo lui Ninive non meritava di essere salvata, anzi: per lui non valeva neanche la pena di portarvi l’annuncio, sia mai che cambiassero vita e fossero perdonati: non era giusto! Per questo motivo il profeta disubbidiente si mise in viaggio, cercando di sfuggire allo sguardo di Dio. Giunto al porto di Tarsis si imbarcò su una nave con l’intenzione di andare il più lontano possibile da Ninive. Durante il viaggio però scoppiò una tempesta e i marinai furono in preda al panico. Il capitano della nave e tutto l’equipaggio si misero a pregare chiedendo agli dei di calmare la tempesta che avrebbe portato la nave ad affondare. Saputa la storia di Giona, i marinai capirono che era lui la causa della tempesta. Allora Giona disse: «Prendetemi e gettatemi in mare e si calmerà il mare che ora è contro di voi, perché io so che questa grande tempesta vi ha colto per causa mia» (Giona 1,12). Giona si lasciò consegnare alle onde e subito la tempesta si placò. In quel momento, Dio dispose che un
Unità 22 grosso pesce, probabilmente una balena, inghiottisse Giona salvandolo dall’annegamento. Il profeta rimase nella pancia del pesce per ben tre giorni, prima che questo lo rigettasse all’asciutto, sempre per comando di Dio. A quel punto, quindi, decise di recarsi a Ninive, immaginando che la sua predicazione non avrebbe salvato la città. Giuntovi, si mise a percorrere le strade della grande città, predicando al popolo, senza troppa convinzione, la necessità di cambiare vita per sfuggire al castigo imminente. Con stupore di Giona, invece, il re e tutto il popolo iniziarono a digiunare, a chiedere perdono a Dio del male fatto e a cambiare vita. E Dio li perdonò. Giona non ci poteva credere e, invece di essere felice della propria riuscita, se la prese con Dio: «Per questo motivo mi affrettai a fuggire a Tarsis; perché so che tu sei un Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore e che ti ravvedi riguardo al male minacciato» (Giona 4,2). Secondo Giona, Ninive non meritava una seconda possibilità e l’amore compassionevole di Dio era, a suo parere, un’ingiustizia. Per questo motivo uscì dalla città e corrucciato si fermò a guardare che cosa accadeva. Per il bene di Giona, Dio fece crescere una pianta di ricino che con le sue grandi foglie faceva ombra al profeta, riparandolo dal sole cocente del deserto. Nella notte però un verme fece seccare la pianta che morì. La mattina successiva Giona fu svegliato dall’arsura del sole, vide la pianta morta e si adirò nuovamente con Dio. Dio, infine, parlò al profeta e disse: «Tu hai pietà per quella pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica e che tu non hai fatto spuntare, che in una notte è cresciuta e in una notte è perita! E io non dovrei avere pietà di Ninive, quella grande città, nella quale vi sono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra, e una grande quantità di animali?» (Giona 4,10-11).
Figure bibliche dinanzi a me
TOCCA A TE
La storia di Giona è stata di ispirazione a Collodi, scrittore del famoso racconto per bambini “Pinocchio”. Quali sono i paralleli tra questi due racconti?
TOCCA A TE Leggi il brano evangelico di Luca 15,11-32. Quale immagine di Dio ci consegnano il libro di Giona e, invece, questo testo evangelico? A quale personaggio del vangelo può essere paragonato Giona?
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SEZIONE 4 NELLA T ERRA DI MEZZO
EST ER E LA BELLEZZA PAROLE Ester: nome che deriva dalla lingua assira e significa “stella”; è simile al nome della dea Ishtar, divinità dell’amore e della guerra. In ebraico il termine significa invece “nascosta” e, infatti, Ester nasconde la sua identità ebraica fino al momento più opportuno.
Secondo gli studiosi, Assuero probabilmente era il leggendario re Serse, figlio di Dario, noto per la grandezza del suo impero e la potenza del suo esercito. Nell’opera qui è raffigurato accanto ad Aman, inginocchiato dinanzi ad Ester (ignoto, sec. XIX, Museo Nazionale di Palazzo Mansi, Lucca).
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Conosciamo il personaggio
Il vasto Impero Persiano, che si estendeva dall’India fino al mediterraneo, era governato dal grande imperatore Assuero. Alla sua corte prestava servizio Mardocheo, un ebreo, esule della deportazione Babilonese al tempo del re Nabucodonosor. Mardocheo era un uomo giusto e leale e Assuero lo stimava, perché in un’occasione gli aveva salvato la vita, svelando una congiura di corte. Venne il giorno in cui il grande re si mise a cercare una sposa. Il buon Mardocheo aveva adottato sua nipote Hadassa, orfana dei genitori, giovane di una bellezza mozzafiato. Un’occasione simile non poteva essere persa e le fu subito cambiato il nome in Ester, per nascondere la sua origine ebraica e avere più possibilità di divenire moglie del re. La semplicità e la bellezza di Ester furono di fatto irresistibili, tanto che Assuero non ebbe alcun dubbio nel scegliere lei come regina. Qualche tempo dopo, Assuero scelse un nuovo ministro per il suo regno, un uomo di nome Aman. Costui esigeva che chiunque lo incontrasse si inginocchiasse ai suoi piedi in segno di rispetto e devozione. Tutti così facevano tranne Mardocheo che, da buon ebreo, si sarebbe inginocchiato solo al cospetto di Dio. Aman per questo motivo iniziò a odiare Mardocheo e tutti gli ebrei al punto di volerli sterminare.
Unità 22 Fu così che, ingannando Assuero, fece emanare un decreto per cui il giorno 14 del mese di Adar in tutto l’impero sarebbero stati sterminati gli ebrei. Mardocheo, venuto a conoscenza dell’editto, ne informò Ester, pur sapendo che ella in verità avrebbe potuto fare molto poco. Certamente era la sposa del grande re ma per via delle regole di corte non poteva incontrarlo e parlargli quando voleva. Per tutti valeva, allora, la stessa legge: nessuno poteva presentarsi al cospetto del re senza essere stato chiamato, pena la morte. Su richiesta di Ester, tutti gli ebrei pregarono Dio insieme, affinché i piani di Aman potessero fallire.
Figure bibliche dinanzi a me
APPROFONDIMENT O
Mascherarsi a Purim
La festa di Purim cade nel 14° giorno del mese ebraico di Adar, durante il periodo primaverile. Il giorno prima della festa gli ebrei digiunano in ricordo della preghiera di Ester e Mardocheo prima di incontrare il re. Il giorno di Purim invece si festeggia con un pasto abbondante e ci si traveste con maschere simili a quelle del nostro carnevale. Si legge alle nuove generazioni il libro di Ester per far loro prendere consapevolezza dell’importanza di questa festa. In questo giorno è usanza anche scambiarsi piccoli doni, in particolare dolci, e organizzare raccolte in favore dei poveri.
Facendosi poi coraggio e violando la legge, la regina si presentò al cospetto del re per parlargli. Entrata nella sala del trono, quasi svenne per l’emozione e la paura. Per amore di Ester, Assuero fece un’eccezione alla legge, le corse incontro, l’abbracciò e con insistenza le chiese cosa la turbava. Ester fece attendere il giorno successivo, quando durante un banchetto alla presenza di Aman, rivelò al sovrano i piani del suo ministro e di come gli ebrei per suo decreto sarebbero dovuti morire insieme a lei e a Mardocheo suo leale servitore. Assuero comprese l’inganno di Aman e, sicuro della lealtà di Mardocheo, nominò quest’ultimo suo nuovo primo ministro. Quanto ad Aman, per volere del re fu condannato a morte, facendo così la fine che aveva desiderato per Mardocheo e gli ebrei. Da quel giorno, la data fissata per lo sterminio diventò per il popolo d’Israele la festa di Purim. Ogni anno, durante questa festa, nelle sinagoghe si legge l’affascinante storia di Ester e di come Dio si servì della sua bellezza, della sua semplicità e del suo coraggio per mandare in fumo i piani di Aman e mutare un giorno di terrore in un giorno di festa e di vita.
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SEZIONE 4 NELLA T ERRA DI MEZZO
GIOBBE E IL DOLORE INNOCENT E TOCCA A TE Ti sei mai posto la domanda circa l’origine del male? Perché ve ne è tanto nel mondo? Perché le ingiustizie, le guerre, le malattie? Dove è Dio davanti a tanto dolore? In base alle tue conoscenze in che modo la religione cristiana o altre religioni cercano di rispondere a tale domanda?
Léon Bonnat, Giobbe, 1880, Museo d’Orsay, Parigi.
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Conosciamo il personaggio
La storia di Giobbe è la storia di un uomo che, soffrendo a causa di numerose disgrazie non meritate, ne chiede ragione a Dio. Il libro biblico che narra questa vicenda non è un testo storico, ma ha una connotazione cosiddetta sapienziale in quanto intende comunicare una precisa verità: i mali e le sciagure che ci accadono non sono un castigo di Dio. Giobbe era un uomo buono e benestante, con una bellissima famiglia e diverse ricchezze in campi e bestiame. Presso il trono di Dio, un giorno si presentò Satana. Dio gli fece notare quasi orgogliosamente quanto Giobbe gli fosse fedele e lo benedicesse. L’avversario rispose a Dio che se Giobbe lo amava e lo benediceva, lo faceva solo perché Dio l’aveva ricolmato di ogni bene. Se fosse stato messo alla prova, lo avrebbe maledetto. Ecco quindi che a Giobbe iniziarono a succedere una serie impressionante di disgrazie. Si ammalò, perse la famiglia, i beni e i sacrifici di una vita. Nonostante tutto questo, Giobbe continuò a benedire Dio, sottomettendosi alla sua volontà. Gli era rimasta solo la moglie, che pure lo rimproverava proprio per il fatto che continuava a benedire Dio. I conti, da un certo punto di vista, non tornavano ed è proprio questo fatto che la vicenda narrata intende scardinare: nel mondo antico era infatti diffusa l’idea della redistribuzione di bene e male in base al proprio comportamento buono o cattivo. Le disgrazie che capitavano alle persone erano perciò conseguenza del male compiuto e, se Giobbe ora era così, era matematico che qualcosa di male in un modo o nell’altro l’aveva fatto. Ma il libro, contemporaneamente, continua a ricordare che egli, invece, era giusto: ecco creato ad arte il “cortocircuito” cui si intende alla fine dare soluzione. Per tentare di consolare Giobbe si presentarono a lui tre suoi amici: Elifaz, Bildad, Zofar. Gli stettero accanto in silenzio per ben sette giorni poi, sentendo i lamenti del loro amico contro l’ingiustizia che egli affermava di patire, provarono a “difendere” Dio ribadendo chi più chi meno ciò che per loro era ovvio: il male è causa del male; se Giobbe soffriva significa che aveva peccato.
Unità 22 Un giovane di nome Elihu si intromise ad un certo punto nel discorso dicendo di non essere d’accordo né con Giobbe né con i suoi amici ma, anche secondo lui, Giobbe aveva peccato. Giobbe non accettò queste posizioni e, pronto a discutere e perfino a litigare, alla fine chiamò in causa Dio stesso. Dio, quindi, finalmente si manifestò e il suo intervento si rivelò un colpo di scena inaspettato. Si rese presente a Giobbe e, invece di dare una risposta, gettò su di lui una valanga di domande, non senza un sottile senso di ironia: evocandogli un lungo elenco di misteri impenetrabili della creazione e del cosmo gli chiese se per caso lui, Giobbe, era là con Dio al momento della loro formazione e se ne conosceva i meccanismi. Ovviamente no. Così, si capisce che dinanzi al problema del male Dio non risponde come un professore che enuncia una formula, ma che la sua presenza di “onnipotente” e “onnisciente” è già una risposta per l’uomo. Il male resta quindi un mistero, ma di una cosa alla fine Giobbe è sicuro: Dio non è indifferente al male, e proprio nella sua sventura egli ha potuto incontrarlo. La storia si conclude con un lieto fine che, da un’analisi letteraria, parrebbe tardivo al primo nucleo narrativo: Giobbe guarisce e Dio gli concede la ricompensa del giusto, donandogli una lunga vita benedetta in affetti e beni materiali.
Figure bibliche dinanzi a me
«A quel terribile interrogativo, il più antico dell’umanità, quello a cui Giobbe ha dato la sua forma quasi ufficiale e liturgica, Dio solo, chiamato direttamente in causa e messo alle strette, era in grado di rispondere; l’interrogativo era così enorme che il Verbo solo poteva dare una risposta, non con una spiegazione, ma con una presenza: “Non sono venuto per spiegare ma per compiere, cioè per sostituire con la mia presenza il bisogno di spiegazione”» (da Toi, qui es-tu? di Paul Claudel).
TOCCA A TE Guardando quest’opera d’arte di William Blake (Cristo inchiodato alla croce la terza ora, 1803) prova a rispondere alle seguenti domande: Cosa ti colpisce di quest’opera? Quali emozioni suscita in te? Quali personaggi sono presenti? Quale collegamento può esserci tra la storia di Giobbe e Cristo sulla croce?
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LE VIE DELLA
BELLEZZA
di Don Maurizio Viviani
Il David di Bernini
A Galleria Borghese a Roma La sfida tra Davide e Golia è uno dei temi più diffusi della storia dell’arte sacra. Nella Bibbia si racconta l’episodio che mette fine alla guerra degli Israeliti contro i Filistei: un giovanissimo pastore, Davide, affronta il gigante Golia, armato di tutto punto. Davide ha con sè soltanto una fionda e cinque sassi. Confidando nell’aiuto del Signore, colpisce l’avversario con un sasso, che si conficca nella sua fronte. Poi, afferrata la pesantissima spada del gigante, lo decapita. Lo scultore, urbanista, architetto, pittore e scenografo Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) è considerato il massimo protagonista dell’arte barocca.
Il suo genio e le sue opere hanno influenzato l’arte europea per oltre un secolo dopo la sua scomparsa. Il Bernini, contrariamente ai “David” rinascimentali che trattano gli attimi successivi alla morte di Golia, raffigurando l’eroe soddisfatto per la vittoria, scolpisce il suo David (1623-24) nell’istante in cui sta per scagliare il sasso, imprimendo all’opera uno straordinario movimento.
Il corpo. La scena appare sospesa nell’attimo in
cui David prende la mira. Il giovinetto, dopo aver lasciato cadere la corazza, ritenuta troppo pesante e pertanto ingombrante, è ormai pronto a scagliare il sasso. Tutto il suo corpo è in tensione, per imprimere la maggior forza possibile al lancio. La gamba destra è come il perno del movimento rotatorio del corpo.
Il viso.
David, visibilmente concentrato, sta compiendo il gesto che cambierà le sorti della battaglia tra Israeliti e Filistei. Il suo sguardo è rivolto verso Golia che si sta avvicinando. L’increspatura delle sopracciglia e il lieve morso del labbro superiore mostrano la sua forte concentrazione.
La fionda.
Gian Lorenzo Bernini, David, 1623-1624, Galleria Borghese, Roma.
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Con straordinaria abilità Bernini scolpisce sia la bisaccia sia la fionda, dalla quale partirà di lì a poco il sasso scagliato dal giovinetto. Egli è non soltanto un atleta nel pieno del suo vigore fisico, ma anche uno strumento nella mani del Signore. Accanto ai piedi del giovinetto è scolpita una cetra, con cui poco dopo ringrazierà il Signore per l’aiuto ricevuto.
SEZIONE 4 NELLA T ERRA DI MEZZO COMPIT I DI REALTÀ OBIETTIVO FORMATIVO
Ricostruire le fattezze del Tempio di Gerusalemme, dimostrando fedeltà alle fonti bibliche.
COMPIT O D I R E A LT À
TEMPLE YOUTUBERS Dopo aver svolto una ricerca sul tempio di Salomone (storia, costruzione, materiali usati, tempi…) predisponete sulla base del testo di 1 Re al capitolo 6 un progetto di costruzione. Valutate la possibilità di costruirlo usando materiale da riciclo, costruzioni lego, oppure per un’opzione più digitale usando il gioco Minecraft. Mettetevi infine nei panni di piccoli youtubers e realizzate un video sul vostro lavoro. SUGGERIMENT I Prima della costruzione dedicate del tempo alla definizione del progetto, specificando altezze, lunghezze e proporzioni. Su YouTube potete trovare alcune riproduzioni virtuali. Scegliete la modalità di costruzione in base a quanto avete disponibile. Per il video tutorial potete registrare la vostra voce attraverso programmi, ad esempio FastStone Screen Capture oppure da Xbox mediante l’apposita funzione.
VA L U T A Z I O N E Date un voto numerico da 1 a 5 a ciascun gruppo circa questi aspetti. Obiettivo 1: ricchezza e coerenza dei contenuti descritti dal documentario [Competenza chiave n. 5 e 8]. Obiettivo 2: spirito di iniziativa e capacità di superare le difficoltà incontrate; collaborazione del gruppo, partecipazione e suddivisione dei compiti; abilità creatività nel progettare e portare a termine il lavoro [Competenza chiave n. 6 e 7]. Obiettivo 3: utilizzazione responsabile delle tecnologie, creando con pazienza e conformemente al progetto quanto richiesto [Competenza chiave n. 4]. Obiettivo 1
Obiettivo 2
Obiettivo 3
GRUPPO 1 GRUPPO 2 GRUPPO 3 GRUPPO 4
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LA BIBBIA, IL LIBRO DEI LIBRI
COMPITO DI REALTÀ A tu per tu con gli “evergreen” Organizzate un giro nella biblioteca più vicina e cercate in essa alcuni testi “classici”, dando la precedenza a quelli scritti più lontano nel tempo. Dividetevi in gruppetti e realizzate ciascuno una scheda su uno dei testi nella quale emergano i seguenti elementi: autore, epoca, sintesi del contenuto, attualità del messaggio. Esponete il lavoro in classe.
MAXI ESPANSIONE
La Bibbia, il libro dei libri
«Cosa succederebbe se trattassimo la Bibbia come trattiamo il nostro cellulare? Se la portassimo sempre con noi in tasca, cosa succederebbe? Se tornassimo indietro quando la dimentichiamo?» (Angelus del 5 marzo 2017).
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EHI, PROF! La Bibbia… È un tantino difficile e pesante… Come mai è così un “best seller”?
A chi serve un testo di tanto tempo fa?
Dopo il lavoro svolto a gruppi, passiamo ora alla Bibbia. Per rispondere a questa domanda è necessaria, prima, una costatazione: la Bibbia, secondo i cristiani, è una “biblioteca” fatta di libri di epoche antiche diverse, di autori diversi e di vicende diverse che non si è mai logorata nel tempo. Essa, anzi, ha per i credenti un’importanza altissima e il procedimento di lettura della Bibbia con una prospettiva significativa per la propria esistenza è chiamato da essi attualizzazione. Molte persone hanno cambiato radicalmente la propria vita davanti a una pagina della Bibbia.
La Bibbia, un’opera straordinaria
Credenti o non credenti, la Bibbia è alla base della civiltà dell’Occidente, e non solo, si è nel tempo diffusa in tutto il mondo. È parte della nostra storia, della nostra cultura. Essa è da sempre fonte di ispirazione per l’arte, la musica, la letteratura. La controprova è che se perdessimo la cultura biblica noi non saremmo più in grado di decifrare e comprendere appieno gli aspetti fondamentali della cultura del nostro tempo e di quella dei secoli passati. Pertanto, la Bibbia può essere considerata il “grande codice di base” dell’Occidente, un codice storico, religioso, culturale. La approfondiremo nelle unità di lavoro che seguono.
Unità 23 APPROFONDIMENT O
La Bibbia, il libro dei libri
La Bibbia murata
Il 10 maggio 1861 un violento incendio devastò la città di Glaris, in Svizzera. In uno dei numerosi cantieri che si aprirono per ricostruire le case della città lavorava un giovane muratore venuto dal nord Italia, di nome Giovanni. Battendo con il martello su un muro lesionato, Giovanni scoprì un libro che era stato inserito al posto di un mattone, un grosso volume che era stato murato. Incuriosito, lo estrasse. Era una Bibbia. Qualcuno l’aveva messa là di proposito, forse per scherzo… Il giovane muratore non aveva mai avuto molto interesse per le questioni religiose, ma durante la pausa del pranzo cominciò a leggere quel libro. Continuò alla sera, a casa, e per tante altre sere. A poco a poco quella lettura gli cambiò la vita. Due anni dopo, l’impresa per cui Giovanni lavorava si trasferì a Milano. Il cantiere era molto vasto e gli operai condividevano alcune camerette. Una sera, il compagno di stanza di Giovanni si fermò incuriosito a osservare il giovane che leggeva con aria assorta e tranquilla la Bibbia. «Che cosa leggi?» gli chiese. «La Bibbia». «Uff! Come fai a credere a tutte quelle scemenze? Pensa che io, una volta, ne ho murata una nella parete di una casa in Svizzera. Sarei curioso di vedere se il diavolo o chi per lui è riuscito a farla uscire di là!». Giovanni alzò la testa di scatto e guardò negli occhi il compagno. «E se io ti facessi vedere proprio quella Bibbia?» disse semplicemente. «La riconoscerei, perché l’avevo segnata». Giovanni porse al compagno il volume che stringeva in mano: «La riconosci?». L’altro prese in mano il libro, lo aprì e rimase turbato, in silenzio. Quella era proprio la Bibbia che aveva murato in Svizzera, dicendo ai compagni di lavoro: «Voglio proprio vedere se uscirà di qui dentro». Giovanni sorrise: «Come vedi, è tornata da te».
TOCCA A TE Ora chiediti: Che messaggio sulla Bibbia contiene a tuo parere questo racconto? Secondo te, esiste un libro che può cambiare la vita degli uomini? È sufficiente leggere la Bibbia perché questa cambi la vita? Perché?
(Adattamento da Nuove storie di Bruno Ferrero).
AD DOMEST ICARE LE PAROLE
CAPRO ESPIATORIO
Sei mai stato rimproverato per qualcosa di sbagliato compiuto in realtà da altri? Se sì, si potrebbe dire che sei stato un po’ il capro espiatorio di una situazione. Durante la festività ebraica del Kippur, il sommo sacerdote estraeva a sorte due capri: uno veniva utilizzato per il sacrificio di purificazione del tempio, l’altro veniva caricato simbolicamente dei peccati di tutto il popolo e inviato nel deserto. Dall’immagine di un essere vivente che assume su di sé le colpe altrui, deriva l’uso odierno dell’espressione capro espiatorio, che è dunque colui che paga per gli errori degli altri.
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LA PAROLA DI DIO IN LINGUA UMANA
EHI, PROF! Mi sono sempre chiesto come ha fatto Dio a scrivere lui un libro…
TOCCA A TE Prova a narrare un episodio della tua infanzia scegliendo tra queste opzioni: lettera, racconto, narrazione cronologica, racconto fotografico, poesia.
Il concetto di libro ispirato
La parola Bibbia viene dal greco e significa i “libri”, al plurale. Infatti, la Bibbia è composta da tanti libri diversi, uniti insieme. Dobbiamo pensare alla Bibbia come a una biblioteca, nella quale sono stati messi uno accanto all’altro molti volumetti.
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Un libro che …svela e opera
Per i credenti di fede cristiana ed ebraica, la Bibbia è il libro che rivela Dio. È come dire che la Bibbia toglie un velo che nasconde qualcosa: Dio. Gli esseri umani non possono conoscere Dio ma egli, rivelandosi nella Bibbia, toglie questo velo e si fa conoscere. In modo più preciso, i fedeli definiscono la Bibbia come un testo che consegna agli uomini la Parola di Dio, una parola che non è semplicemente quella di un professore che sale in cattedra, fa la sua lezione e se ne va. La Parola di Dio nella Bibbia è nello stesso tempo azione. Nel racconto della creazione in Genesi 1, per esempio, si ripete più volte: “Dio disse” e con quel “parlare” di Dio tutte le cose vengono fatte. Oppure, in Esodo 20 i Dieci Comandamenti sono definiti come le dieci “parole” di Dio il cui primo effetto è la reale e concreta liberazione del popolo dalla schiavitù d’Egitto.
Unità 24
La parola di Dio nella lingua degli uomini
Molti autori, un solo ispiratore
I libri contenuti nella Bibbia sono molti e ognuno è diverso dall’altro perché scritto in epoche diverse e da autori diversi. Non solo, ogni autore ha utilizzato un suo stile o, come più propriamente si dice, genere letterario, come vedremo più approfonditamente nelle prossime unità. Parlando di testi biblici si parla poi sempre di ispirazione, cioè dell’azione di Dio sugli scrittori nella composizione dei libri della Bibbia. Questo termine vuole indicare che Dio ha scritto “insieme” con gli scrittori umani i testi della Bibbia. C’è stata quindi una misteriosa collaborazione tra Dio e l’uomo avvenuta in modo imperscrutabile. L’iniziativa è stata di Dio, che ha scelto l’autore umano e lo ha spinto a scrivere. L’uomo, quindi, non è stato un semplice esecutore materiale che scrive sotto dettatura, ma ha messo al servizio di Dio tutte le sue capacità artistiche e letterarie, le sue competenze, la sua cultura, la sua sensibilità umana e letteraria. Così Dio e l’uomo sono stati ambedue veri autori, senza intralciarsi fra loro e senza annullarsi l’un l’altro. I libri della Bibbia hanno anche un’altra caratteristica che li distingue dai libri di oggi: ognuno di essi non è stato scritto direttamente, come potrebbe fare un autore odierno che si mette al computer e scrive una storia, ma sono nati a poco a poco. Prima di essere scritti, i racconti della Bibbia sono stati dapprima narrati a voce, di padre in figlio, per secoli. Gli autori hanno poi raccolto tutte quelle storie e le hanno messe per iscritto. Per fare ciò è stato impiegato molto tempo, confrontando diverse versioni di uno stesso racconto, unendole, limandole ed eseguendo molte altre operazioni, tanto che bisogna sapere che quasi mai un libro della Bibbia ha avuto un solo autore.
PAROLE Genere letterario: la tipologia di un’espressione scritta, caratterizzata da un proprio stile, forma narrativa e talora anche scopo. Ad esempio, sono generi letterari diversi tra loro quello storico, legislativo, poetico, fantastico. Anche nella Bibbia, come approfondirai, si possono ritrovare alcuni generi letterari maggiormente ricorrenti.
Donatello, Tondo di San Giovanni Evangelista, 1434, basilica di San Lorenzo, Firenze.
La storia biblica in una filastrocca cantata
La canzone del capretto, meglio conosciuta nella nostra cultura, con il titolo Alla fiera dell’est, di Angelo Branduardi, presenta in una filastrocca musicata, tutta la storia del popolo ebraico. Prova a ricercarla e ad ascoltarla.
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APPROF ONDIMENT O
MATERIALI DI SCRITTURA DELLA BIBBIA Di copia in copia
PAROLE Pergamena: prende il nome dalla città di Pergamo (Asia Minore), dove secondo la tradizione riferita da Plinio il Vecchio, sarebbe stata inventata come materiale da scrittura attorno al II secolo a.C. Nel Medioevo la difficoltà di lavorazione e il costo elevato delle pergamene portò al riuso dei manoscritti. I testi venivano cancellati per poter essere di nuovo riscritti; questi manoscritti sono detti palinsesti.
Alcune delle grotte di Qumran, presso il Mar Morto.
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Quando un autore moderno ha finito di scrivere la sua storia, manda il file al suo editore o per posta elettronica o tramite un servizio di cloud. Prima della diffusione dei computer, l’autore inviava per posta cartacea all’editore il suo testo battuto a macchina da scrivere o manoscritto. Della Bibbia non esistono più i primissimi manoscritti originali. Come sono giunti, allora, i testi antichi fino a noi? Grazie ai cosiddetti copisti che, molto attenti e scrupolosi, hanno “copiato” nei secoli i testi prima dai manoscritti originali e, poi, dalle copie stesse.
Con papiri e pergamene
Questi antichi copisti non avevano a disposizione nemmeno carta e penna. Usavano altri materiali, ad esempio il papiro, una pianta acquatica con fusti alti fino a cinque metri e con un ciuffo di foglie a corona. Da quei fusti avevano imparato a estrarre il midollo, bianco e spugnoso. Lo tagliavano a strisce sottili, le mettevano una sopra l’altra, incrociandole, le bagnavano e le pressavano per bene. Alla fine, le incollavano una accanto all’altra formandone una lunga che poi arrotolavano: il rotolo, per l’appunto. In un secondo tempo si iniziò ad usare un materiale più robusto: la pergamena, fatta di pelle animale d’agnello, pecora o capra. La facevano macerare nella calce e poi la facevano seccare e la lisciavano. I più antichi manoscritti della Bibbia, conservati in diversi musei, sono appunto su papiro o pergamena.
Un navigatore Materiali diper scrittura l'Anticodella Testamento Bibbia
Rotoli e codici
I manoscritti dell’Antico e del Nuovo Testamento, considerando la forma del materiale di cui erano fatti, si possono classificare in rotoli e codici. Nel rotolo il testo è scritto su un solo lato e per essere letto va avvolto in un senso o nell’altro. Il codice è simile agli attuali libri, sono singoli fogli scritti su entrambi i lati. I fogli sono posti l’uno sopra l’altro e quindi legati insieme. Tale sistema soppiantò tra il II-V secolo d.C. i rotoli: perché il codice era più maneggevole, più facile da consultare soprattutto conteneva molto più testo rispetto al rotolo.
Nelle grotte di Qumran
Presso le rovine del monastero di Qumran, vicino al Mar Morto, sono stati scoperti nel 1947 in diverse grotte molti rotoli di pergamena conservati in giare di terracotta, con testi e frammenti riguardanti libri della Bibbia, insieme a svariata altra letteratura di quella comunità. Si tratta di una delle scoperte più importanti e clamorose del secolo scorso, soprattutto se consideriamo che queste pergamene risalgono a circa un millennio prima dei manoscritti più antichi della Bibbia ebraica fino allora in nostro possesso e datati intorno all’anno 900 d.C.
APPROFONDIMENT O
I rotoli di Qumran a portata di tutti
In epoca medievale i copisti dei testi biblici, e non solo, vennero chiamati amanuensi. I tipi di scrittura si possono classificare in onciali e corsivi. Gli onciali sono scritti in maiuscole senza alcuno stacco fra le parole; i corsivi sono invece in scrittura minuscola.
I rotoli del Mar Morto
I testi di Qumran sono oggi conservati principalmente nel Museo Israel di Gerusalemme, e più precisamente nello Shrine of the Book, uno spazio espositivo suggestivo che si pone come una tappa fondamentale per tutti gli studiosi dei testi biblici. Recentemente, Google, forte di una tecnologia per la scansione delle immagini ideata dalla NASA, ha stretto accordi con il museo per scansionare oltre cinquemila frammenti e renderli disponibili online sul sito deadseascrolls.org.il.
Alcune anfore rinvenute nelle grotte di Qumran e contenenti i rotoli dei testi sacri.
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Carran
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COME ST UDIARE E CAPIRE LA BIBBIA Errori da evitare
Nello studiare la Bibbia bisogna tener presenti alcuni punti, altrimenti si rischia di interpretarne il testo in modo sbagliato o addirittura contrario alle sue intenzioni.
1. Non isolare pochi versetti. Per comprendere il senso di un testo è utile leggerlo per intero e chiedersi poi qual è il suo messaggio centrale. Spesso un singolo versetto non può essere compreso se è stato estrapolato dal resto dello scritto.
2. Non tralasciare l’autore e i destinatari. Ci sono passi della Bibbia
che hanno un reale significato solo se compresi nella situazione storica dell’autore. Una sintetica introduzione al singolo libro ci aiuterà a riconoscerlo.
3. Non dimenticare la differente epoca e società. Va approfondito il contesto della società e del tempo in cui si collocano i testi biblici, che sono molto lontani da noi non solo geograficamente, ma soprattutto nel tempo.
APPROFONDIMENT O
Come si citano i testi della Bibbia
Per citare un testo della Bibbia si indica in forma abbreviata di quale libro si tratta, il capitolo e il versetto o i versetti interessati. Una virgola separa il capitolo dai versetti, mentre i versetti o anche i capitoli, se più di uno, sono tenuti insieme da un trattino. Ecco alcuni esempi. Gn 12,8-12 = Genesi, capitolo 12, versetti dall’8 al 12. Mt 5-7 = Matteo, dall’intero capitolo quinto all’intero capitolo settimo. Mt 5,43-48; 7,12-18 = Matteo, capitolo quinto, versetti dal 43 al 48, e sempre Matteo, capitolo settimo, versetti dal 12 al 18. Mt 6,19-7,12 = Matteo, dal versetto 19 del capitolo sesto fino al versetto 12 del capitolo settimo. Mt 6,1-4.16-18 = Matteo, capitolo sesto, dal versetto 1 al versetto 4, saltando poi dal versetto 16 al versetto 18. Mt 6,1-4.16.24 = Matteo, capitolo sesto, versetti dall’1 al 4, poi il singolo versetto 16 e il singolo versetto 24.
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Unità 26
FILO ROSA Ti presento Febe e Giunia Terminando la lettera ai Romani, Paolo nomina e saluta quasi trenta persone. Di queste circa un terzo sono donne e, tra esse, si segnalano Febe e Giunia. Paolo afferma che Febe è “diaconessa” della chiesa di Cencre, il porto orientale di Corinto, comunità complessa e multietnica e chiede alla comunità di Roma di aiutarla, facendo capire che essa ha un ruolo importante, proprio come ministro al servizio della comunità. Nel contesto delle difficoltà incontrate dall’Apostolo durante la sua permanenza a Corinto (più di un anno e mezzo) Febe si è rivelata una vera amica, degna del significato del nome che porta: luminosa, splendente. Di Giunia Paolo afferma che essa è compagna di prigionia ed insigne tra gli apostoli. Non ci è detto in quale carcere, ma è più importante sapere che in carcere c’era anche lei, Giunia, e Paolo deve esserne rimasto talmente edificato che non trova difficoltà alcuna ad attribuirle il titolo di “apostolo”.
Come studiare e capire la Bibbia
PAROLE Canone: dal greco kanon, letteralmente “canna, bastone diritto”, il termine in origine indicava lo strumento di misura per la lunghezza (solitamente appunto un bastone diritto) e da qui il significato traslato di regola, prescrizione, forma, modello. Apocrifo: in greco significa “nascosto, occultato”, proprio perché il suo contenuto andava escluso dall’elenco ufficiale dei libri della Bibbia.
Generi letterari Perché il ambiti e crocifisso nella a scuola? Bibbia
Processione di donne in contesto liturgico, mosaico della chiesa di Sant’Apollinare a Ravenna.
Un’opera a numero chiuso
Quello dei libri contenuti nella Bibbia è un elenco chiuso. Nessuno può aggiungervi o togliervi uno scritto. Anticamente non era così. Circolavano molti scritti e, anzi, ne venivano prodotti sempre di nuovi. Ad un certo punto, sia in ambiente ebraico che in ambiente cristiano, si è vista la necessità di stabilire dei criteri per fissare un elenco definitivo dei libri della Bibbia. Tale operazione, e l’elenco stesso, va sotto il nome di canone biblico. I libri non considerati biblici sono chiamati apocrifi.
TOCCA A TE Per capire meglio il concetto di canone biblico, prova in coppia con un tuo compagno a stendere una serie di regole per definire le caratteristiche di un romanzo fantasy.
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APPROF ONDIMENT O
EHI, PROF! L’Antico Testamento lo capisco poco… a me piace più il Vangelo.
PAROLE Testamento: con questo termine si intendono, in senso comune, le ultime volontà di una persona defunta ma, in relazione alla Bibbia, ha il significato di “patto, alleanza”.
Hieronymus Bosch, Creazione di Adamo ed Eva (particolare), 1480-1490, Museo del Prado, Madrid.
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UN NAVIGATORE PER L’ANTICO TESTAMENTO Per i cristiani la Bibbia è l’insieme di quelle due parti che vengono generalmente chiamate Antico e Nuovo Testamento. Pensando al fatto che queste due sezioni riguardano, rispettivamente, i fatti che riguardano l’antico popolo ebreo (1) e Gesù Cristo e la prima Chiesa (2), si potrebbero chiamare queste due parti Scritture di Israele e Scritture cristiane. In questa unità ti forniamo una visione sintetica dell’Antico Testamento. Questa prima parte della Bibbia è composta da 46 libri, scritti in ebraico e aramaico, che narrano l’intervento di Dio nella storia d’Israele, con tutta la letteratura biblica che ne è conseguita ed è entrata a far parte del canone. Si possono suddividere in quattro parti principali: La Torah, termine che significa “Legge” e comprende i primi 5 libri. Vengono chiamati anche Pentateuco, parola greca che significa “cinque astucci”, riferendosi alle custodie di allora per i rotoli di pergamena. I Libri storici, in numero di 16, con le vicende storiche del rapporto tra Jahvè e il suo popolo, Israele. I Libri sapienziali, in numero di 7, che affrontano problemi esistenziali e questioni legate alla realizzazione della propria vita. I Libri profetici, in numero di 18, che raccolgono, per l’appunto, il messaggio dei profeti inviati da Dio al suo popolo.
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navigatoreper perl’Antico l'AnticoTestamento Testamento Un Un navigatore
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APPROF ONDIMENT O
EHI, PROF! San Paolo… quello di tutte quelle lettere un po’ complicate?
UN NAVIGATORE PER IL NUOVO TESTAMENTO Il Nuovo Testamento, o Scritture cristiane, è scritto interamente in greco e narra la vita e il messaggio di Gesù e dei suoi primi testimoni, oltre a raccogliere un buon numero di “lettere” di alcuni di quegli stessi testimoni originari. Si può anche dire, riferendosi a questi primi testimoni, che in questa sezione della Bibbia si narra la nascita della prima comunità cristiana, la Chiesa.
TOCCA A TE Svolgi una ricerca sui Vangeli: raccogli informazioni sugli autori, quindi compila una tabella in cui siano elencati, oltre ai loro nomi, le principali vicende di ognuno, la data di composizione dei singoli libri e i destinatari.
Duccio di Buoninsegna, Agonia di Gesù nel Getsemani, 1308-1311, Museo dell’Opera del Duomo, Siena.
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Anche i 27 libri del Nuovo Testamento si possono suddividere in quattro parti, considerabili come parallele a quelle dell’Antico: I Vangeli, in numero di 4, che contengono i racconti della vita di Gesù, le sue azioni, i suoi discorsi e, infine, il racconto del suo processo, crocifissione e risurrezione. Gli Atti degli Apostoli, il libro che narra le vicende della Chiesa delle origini, in cui spiccano le due personalità degli Apostoli Pietro e Paolo. Le Lettere, 21, scritte per una buona parte dall’Apostolo Paolo, le restanti, dette “cattoliche”, da Pietro, Giovanni e Giuda. L’Apocalisse, l’ultimo dei libri del Nuovo Testamento e quindi anche della Bibbia, con caratteristiche del tutto particolari, forte
Un navigatore per il Nuovo Testamento
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SEZIONE 4 NELLA T ERRA DI MEZZO V ERIF ICHIAMO 1. DIO E L’UOMO
Leggi la seguente citazione: Allora alcuni scribi e farisei gli dissero: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno». Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra» (Mt 12,38-41). Nel passo proposto, Gesù interpreta un episodio legato al profeta Giona come una sorta di prefigurazione, cioè di segno anticipatore di qualcos’altro: sapresti indicare cosa? ............................................................................................................................................................................................................................................................................................................. .............................................................................................................................................................................................................................................................................................................
Giotto, Giona e il pesce, Cappella degli Scrovegni, Padova.
2. LA BIBBIA E LE ALTRE FONTI
Scrivi prima di ciascuna espressione biblica il numero del significato che ad essa si attribuisce nel linguaggio corrente. ALLELUIA! AMEN... ASPETTARE LA MANNA DAL CIELO. È UNA BABELE! È FINITO IL PERIODO DELLE VACCHE GRASSE. È STATO UN CALVARIO! ESSERE IL CAPRO ESPIATORIO. CHI È SENZA PECCATO SCAGLI LA PRIMA PIETRA. DARE A CESARE QUEL CHE È DI CESARE. DARE LE PERLE AI PORCI. ESSERE COME SAN TOMMASO. ECCO IL FIGLIOL PRODIGO! LAVARSENE LE MANI. NASCONDERSI DIETRO UNA FOGLIA DI FICO. PARTIRE DA ADAMO ED EVA. AVERE LA PAZIENZA DI GIOBBE.
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1. Negare l’evidenza. 2. È tornato a casa dopo una sbandata. 3. Essere incredulo senza delle prove. 4. Sopportare le sciagure peggiori. 5. Prenderla troppo alla larga. 6. Finalmente! 7. Disinteressarsi di qualcosa. 8. Limitarsi a ricevere l’aiuto altrui. 9. Sprecare risorse con chi non le merita. 10. Dare a qualcuno quel che gli spetta. 11. Se non si può altrimenti, bene così. 12. Prendersi le colpe anche degli altri. 13. Che confusione! 14. È stato un periodo difficile. 15. È terminata l’abbondanza. 16. Tutti sbagliano e non bisogna giudicare.
Verifichiamo
3. IL LINGUAGGIO RELIGIOSO
Sai riconoscere il personaggio raffigurato qui da quattro artisti diversi? Armandoti di Bibbia e di pazienza, prova a riconoscere i vari episodi, avvalendoti delle seguenti citazioni: EPISODIO A Gdc 14,5-6
EPISODIO B Gdc 15,14-15
EPISODIO C Gdc 16,18-20
EPISODIO D Gdc 16,28-30
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4. I VALORI ETICI E RELIGIOSI
Certo che è strana la storia di Giobbe!...
...Già! A che serve la religione, se le persone buone stanno male come le cattive?
Ma non esiste una religione in cui si sta “da Dio”?!?
Infatti! Per me è meglio non credere in niente...
Boh! Forse ce n’è una in cui Dio sta “da uomo”...
Il tema della sofferenza del giusto è un argomento difficile. Come ti sembra che si concluda la discussione sopra riportata? A quali considerazioni rimanda? ................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
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A SCUOLA DI BENESSERE
ESPRIMERE LE EMOZIONI DIFFICILI Si può esprimere tutto
Fin da piccoli impariamo che è bello esprimere le emozioni quando sono positive (la felicità quando si incontra un amico, la gioia di ricevere un regalo), mentre a volte sembra che esprimere la rabbia o la tristezza sia una cosa sbagliata. Ti è mai capitato di essere triste e di sentirti dire “non fare il piagnucolone”? Oppure esprimere la rabbia e venire per questo rimproverato? Ebbene: esprimere le emozioni è sempre importante, qualunque esse siano. Bisogna solo trovare il modo giusto per farlo.
Esprimere la rabbia
Una compagna di classe ti ha offeso. Tieni dentro la rabbia con il rischio di esplodere magari più tardi. Continui a pensare e ripensare a quanto ti ha detto e ai mille modi di reagire, correndo il rischio di veder aumentare ancora di più la rabbia. Ti sfoghi subito con il rischio di esagerare, passando così dalla parte del torto.
ORA TOCCA A TE E se provassi a esprimere la rabbia in modo costruttivo? Ti avvicini a lei e dici: “Sai, quello che mi hai detto mi ha ferito e mi fa molto arrabbiare! Mi potresti spiegare perché lo hai detto?”. Cosa potrebbe succedere ora? Prova a riflettere insieme ai tuoi compagni e al tuo insegnante e scrivi le possibili risposte della tua compagna alla tua reazione costruttiva e cosa potrebbe succedere. ___________________________________________
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di Davide Povolo - docente IRC e psicologo & Carlo Tonin - docente IRC ed educatore
Esprimere la tristezza
Il compito di matematica è andato male. Sei veramente triste, eri convinto che sarebbe andato bene, ma fai finta di niente. Se un tuo amico, a cui il compito è andato bene, ti chiede se c’è qualcosa che non va, tu, che non vuoi far vedere che ci sei rimasto male perché non vuoi sentirti etichettato come piagnucolone e rispondi dicendo che non c’è niente oppure che te ne freghi della matematica. Sei triste e continui a fare pensieri sempre più tristi del tipo: “Lo sapevo non valgo niente… Non capisco niente di matematica, era ovvio che andasse male e sarà sempre così…”. Ti metti a piangere in classe. Quando ti accorgi che tutti ti guardano provi anche enorme vergogna.
ORA TOCCA A TE E se provassi a esprimere la tristezza in modo costruttivo? Ti avvicini al tuo amico e, guardandolo negli occhi, gli dici: “Sai, sono molto triste per il risultato del compito, avevo studiato ed ero convinto di aver capito e di aver fatto tutto giusto. Visto che a te è andato bene, mi potresti aiutare a capire dove ho sbagliato?”. Prova a riflettere insieme ai tuoi compagni e al tuo insegnante e scrivi le possibili risposte del tuo amico alla tua reazione costruttiva e cosa potrebbe succedere. ___________________________________________
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sezione
QUEST O GESÙ, UNA SORPRESA
29. Una questione di identità 132 30. Gesù nella sua terra 134 31. Gesù e la società della sua epoca 136 32. Gesù di Nazareth nei quattro Vangeli 142 33. Radiografia dei quattro Vangeli 146 34. Gesù al ...condizionale 148 35. Gesù, un genio della comunicazione 150 36. Matteo e luca cronisti d'infanzia 152 37. Un ''regno'' al centro del messaggio di Gesù 154 38. Maestro in ...Relazione 156 39. Gesù e i segni del regno 160 40.Una questione di titoli 162 Il seminatore di Van Gogh V ERIF ICHIAMO COMPIT O DI REALTÀ VALUT AT IVO
OSA I C O A ECC OPRIR SC Approfondirai la figura di Gesù di Nazareth e il contesto in cui egli visse. Imparerai quanto affermano i cristiani in riferimento alla sua persona. Coglierai gli elementi centrali del suo messaggio universale di amore.
LA VIDEOINT ERVISTA #iniziamocosì
A SCUOLA DI BENESSERE The emotion quiz 166 A MENTE APERTA Confronto con il childfree 157 CHE EMOZIONI! Sorpresa 155 ROVESCIAMO LA CLASSE Questo sono io Alla scoperta della Palestina
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COMPITO DI REALTÀ Io, quand’ero piccolo Il giornale del bello Intervista al miracolato
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ADDOMESTICARE LE PAROLE Dare a Cesare quel che è di Cesare 138 La pagliuzza e la trave 146 Figliol prodigo 147
BOX E RUBRICHE
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UNA QUEST IONE DI IDENT ITÀ
ROVESCIAMO LA CLASSE Questo sono io Prendi un foglio, scrivi il tuo nome e fallo girare per la classe. Ogni compagno deve scrivere un aggettivo che ti caratterizza. Nel frattempo - e prima di leggere quanto scritto dagli altri - trova almeno 5 caratteristiche che ritrovi in te. In seguito colloca questi aggettivi nella finestra, prendendo così coscienza di ciò che gli altri vedono in te e ciò che tu sai di essere ma nessuno ancora vede. Tieni presente che ogni uomo è un mistero e pertanto alcune delle caratteristiche essenziali dell’uomo o donna che sarai non sono ancora pienamente manifestate.
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EHI, PROF!
A volte mi chiedo… chi sono io? Che cosa mi rende ciò che sono? Qual è il mio posto nel mondo?
Identità, una parola che probabilmente hai sentito spesso. Nel suo significato più semplice indica le caratteristiche che rendono qualcosa …proprio quella cosa. O quella persona. Il tema dell’identità è perciò una questione fondamentale che implica la ricchezza della differenza e, da tutto ciò, scaturisce un’altra importante realtà: la possibilità di dialogo. “Chi sei? Che cosa ti rende ciò che sei? Qual è il tuo posto nel mondo e fra gli altri?”
Chi è Gesù?
Nel Credo, il testo che sintetizza la fede cristiana, circa l’identità di Gesù si dice egli è “vero Dio e vero uomo”. Infatti, secondo i cristiani, Gesù è il Figlio di Dio, il Messia atteso e, allo stesso tempo, anche un uomo proprio come tutti gli altri.
Unità 29
Una questione di identità
La questione dell’identità di Gesù rimanda certamente a realtà molto grandi ma, per quanto riguarda il suo essere uomo, puoi immaginare come può essere stata la sua infanzia, come sia cresciuto e come anche lui abbia affrontato sfide e cambiamenti simili ai tuoi.
In ricerca come tutti
Si conosce poco dell’infanzia di Gesù di Nazareth ma, dal racconto dell’evangelista Luca, si vede come già alla tua età aveva fatto preoccupare non poco i suoi genitori. Inoltre, se pensi per un attimo alle domande che porti dentro di te, puoi immaginare come anche lui abbia avuto interrogativi simili: Cosa farò da grande? Chi sarò? Quale posto mi ha dato Dio nel mondo? Anche Gesù ha quindi camminato alla ricerca della sua identità e, nel suo particolare rapporto con Dio, ha compreso pian piano chi era e qual era la sua missione. Uno dei momenti in cui questa consapevolezza è maggiormente cresciuta è stato il suo battesimo al fiume Giordano, dopo il quale ha inizio la sua predicazione.
Duccio di Buoninsegna, Apparizione di Gesù agli apostoli (particolare), 1308-1311, Museo dell’Opera del Duomo, Siena.
“E voi chi dite che io sia?”
Gesù chiese più volte ai suoi amici: “Chi dite che io sia?” o “Chi dice la gente che io sia?” (Mt 16,1315). Le risposte erano diverse: per molti era un profeta, un giusto, sicuramente uno che diceva cose sensate e piene di sapienza (Mt 16,14), mentre è Pietro ad affermare per primo la figliolanza divina di Gesù (Mt 16,16). Anche oggi l’interrogativo resta aperto: chi è Gesù? Nelle prossime unità di lavoro proveremo a rispondere a questa domanda. Se dovessimo cercare di conoscere meglio te e capire chi sei da cosa dovremmo partire? Probabilmente dalla società in cui sei cresciuto e dalle persone che frequenti, per poi comprendere ciò che ti appassiona e che ti rende unico. Per cercare di capire meglio la figura di Gesù procederemo nello stesso modo: partiremo dalla sua terra e dalla società del tempo per poi cercare di capire quale era il centro del suo messaggio e il perché, per i cristiani, quest’uomo è anche il Cristo, il Figlio di Dio.
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GESÙ NELLA SUA T ERRA ROVESCIAMO LA CLASSE
Alla scoperta della Palestina Aiutandoti con una cartina biblica della Palestina al tempo di Gesù, prova ad inserire sulla mappa geografica muta qui sopra, i seguenti dati: nomi delle regioni (Galilea, Samaria, Giudea); nomi di laghi e fiumi (lago di Tiberiade, mar Morto, fiume Giordano); nomi di città importanti per la vita di Gesù (Gerusalemme, Cafarnao, Nazareth, Emmaus, Gerico, Cana, Cesarea di Filippo). Inoltre, ricerca informazioni sulle caratteristiche del territorio. Alla fine, presenta i risultati della tua ricerca ai compagni.
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EHI, PROF! Ma una piccola terra così lontana da noi ha cambiato tutto il mondo?!?
Unità 30
Gesù nella sua terra
Tra le rocce del deserto
Il deserto accompagna tutta la vita di Gesù. Egli sceglieva spesso di ritirarsi in luoghi appartati e quello era un tempo e uno spazio per consultarsi con il Padre, prima di tornare tra i villaggi e i loro abitanti. Dalla sponda ovest del Mar Morto fino al confine con la Samaria si estende il deserto di Giuda. Fondamentalmente di tipo roccioso, alterna monti e colline a wadi, insenature torrenziali a volte alimentate da qualche rara sorgente, più spesso utilizzate come strade naturali, ideali anche per la pastorizia. Nonostante il contesto desertico, si trovano sempre delle piante, che crescono anche in luoghi improbabili, animali diurni, fondamentalmente erbivori, e notturni, spesso predatori.
Sulle sponde del lago
Gran parte del tempo dedicato al ministero itinerante, Gesù lo trascorse attorno al lago di Galilea (detto anche lago di Tiberiade), sulle cui sponde vi è Cafarnao, il villaggio che divenne una sorta di suo quartier generale. Si tratta del lago d’acqua dolce più grande d’Israele. Si trova a 210 m sotto il livello del mare e raggiunge una profondità massima di 43 m. Da nord a sud questo specchio d’acqua è lungo circa 21 km e ha una larghezza massima di 12 km. Secondo le stagioni, le scintillanti ma non troppo limpide acque assumono varie sfumature di verde e blu. Il lago è alimentato principalmente dal fiume Giordano che ha le sue sorgenti alle pendici del monte Hermon. Lungo le rive del lago si trovano testuggini, tartarughe, gamberi d’acqua dolce; ci sono molti uccelli e il pesce è abbondante. Il lago è soggetto a tempeste improvvise, vento e aria costante, soprattutto nel pomeriggio.
Uno scorcio del deserto di Giuda.
I documenti storici su Gesù di Nazaret
Il lago di Galilea.
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32 31
GESÚ E LA SOCIET Á DELLA SUA EPOCA
PAROLE Giuseppe Flavio: storico ebreo contemporaneo degli evangelisti.
Modello con la ricostruzione della Gerusalemme del tempo di Gesù. In primo piano il tempio.
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Per collocare Gesù nel suo ambiente di vita è fondamentale dare uno sguardo alla movimentata realtà socio-religiosa dell’epoca. In particolar modo, i Vangeli ci raccontano che ogni tanto egli si incontrava, ma anche scontrava, con i farisei e i sadducei. Possiamo considerare questi i due gruppi sociali che maggiormente si sono relazionati con la vita di Gesù di Nazareth. Giuseppe Flavio afferma che esisteva anche un’altra comunità, detta degli esseni, che viveva più a margine della società e che, da recenti studi, sembra fosse conosciuta da Gesù e da suo cugino Giovanni Battista, pur non essendone influenzati. Da ciò, si deduce che ai tempi di Gesù c’era chi si “accontentava” di seguire le pratiche religiose comuni, osservando il sabato e le feste principali, e chi invece viveva la propria fede attraverso l’appartenenza stretta a un gruppo. Ma c’era anche chi, pur essendo ebreo, non praticava la propria fede di origine, ma si mescolava con i pagani che vivevano fianco a fianco con i credenti.
Unità 31
Gesù e la società della sua epoca
I farisei
I farisei si caratterizzavano per la scrupolosa osservanza delle norme religiose basate sulla Legge di Mosè, studiata e interpretata con molta attenzione in tutti i suoi aspetti. Si contavano, tra di loro, molti maestri, detti scribi; i loro insegnamenti erano conservati con cura e, con il tempo, assunsero un valore simile a quello della Legge stessa. Politicamente si trovavano spesso in opposizione al potere, considerato poco rispettoso delle tradizioni religiose. Avevano una visione dinamica della vita: si impegnavano in un’azione missionaria nel mondo e, all’interno di Israele, si adoperavano perché tutto il popolo seguisse i comandamenti ricevuti. Inoltre, attendevano un Messia liberatore e credevano nella risurrezione dai morti. Il loro comportamento era apprezzato dal popolo. Tuttavia, la loro esemplare religiosità sfociava spesso in un formalismo che poteva rasentare l’ipocrisia.
APPROFONDIMENT O
Vetrata raffigurante alcuni farisei mentre ascoltano Gesù perplessi.
Sette "tipi" di farisei
Scrive Robert Aron nel libro Gli anni oscuri di Gesù: “Con un certo humour e non senza qualche crudeltà, gli stessi farisei si classificano in sette categorie, provviste di soprannomi che evocano e giustificano le accuse che Gesù stesso inveiva contro di loro” (cfr Mt. 23,1-32). Secondo la ricostruzione di questo autore c’erano:
Jacob Adriaensz Backer, La moneta del tributo, 1633, Nationalmuseum, Stoccolma.
1. i farisei spalle larghe: scrivono le loro
azioni sulla schiena per farsi onorare dagli uomini; 2. i farisei vacillanti: vanno per strada strusciando i piedi per terra e urtandoli contro i ciottoli per farsi notare; 3. i farisei sbatti-testa: vanno a sbattere con la testa contro i muri poiché chiudono gli occhi per non vedere le donne; 4. i farisei umili perfetti: camminano piegati in due per apparire umili; 5. i farisei di calcolo: praticano la Torah solo per averne le ricompense promesse; 6. i farisei della paura: fanno il bene solo per paura delle punizioni divine; 7. I farisei del dovere: cioè i “buoni”, abili nell’osservanza di tutti i precetti.
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SEZIONE 5 QUEST O GESÙ, UNA SORPRESA
I sadducei
Di questo gruppo si hanno poche notizie. Il loro nome deriva probabilmente da Sadoq, il sommo sacerdote che aveva unto come re Salomone. Essi costituivano infatti il gruppo più legato al tempio di Gerusalemme ed erano per lo più sacerdoti. I sadducei erano molto fedeli alla Torah, rifiutando tutto ciò che non era esplicitamente scritto nella Legge di Mosè, come ad esempio l’idea della risurrezione dai morti. Si dimostravano piuttosto accomodanti nei confronti dei romani, cercando così di mantenere un proprio spazio di potere autonomo. Quando la situazione con Roma peggiorò in modo irreversibile e il tempio fu distrutto, scomparirono dalla scena religiosa.
Scavi in un antico villaggio esseno presso il Mar Morto.
Gli esseni
Gli appartenenti al mondo degli esseni vivevano in piccole comunità di tipo quasi monastico, dalle quali erano escluse le donne. I beni dei singoli membri erano messi in comune ed era riservata la massima attenzione all’osservanza e allo studio della Legge di Dio. Tuttavia, il loro modo di praticarla era ancora più radicale di quello dei farisei, perché la loro separazione da ciò che è considerato impuro era di tipo fisico, perciò si ritiravano nel deserto e vivevano appartati dal mondo. Alcuni scribi e farisei in una rappresentazione filmografica.
AD DOMEST ICARE LE PAROLE
DARE A CESARE QUEL CHE È DI CESARE
Questo modo di dire diventato proverbiale nasce da una scaltra risposta di Gesù ad alcuni che un giorno cercavano di strappargli una frase per poterlo incastrare. Leggi il testo (Mt 22,15-22) e scopri di cosa si tratta. Oggi la frase viene utilizzata per dire che ognuno deve avere quello che gli spetta o che è a lui riferibile.
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Unità 31 APPROFONDIMENT O
Zeloti: erano un partito
armato e ribelle che lottava per la liberazione della Palestina dal dominio romano.
Gesù e la società della sua epoca
Altri gruppi socio-religiosi
Erodiani: ebrei che so-
stenevano la dinastia degli Erodi, probabilmente limitati alle gerarchie politiche dello stato.
Samaritani: praticava-
no il culto a Dio sul Monte Garizim invece che nel tempio di Gerusalemme e, per questo, erano disprezzati dai giudei.
Pubblicani: erano gli esattori delle tasse, malvisti da tutti perché a servizio degli invasori romani.
Gesù di Nazareth: un approccio storico
Collega con una linea ciascun gruppo alla frase ad esso riferibile.
TOCCA A TE
FARISEI
Volevano liberare la Palestina dalla dominazione romana.
SADDUCEI
Vivevano in luoghi deserti e separati dalla società.
ESSENI
Osservavano minuziosamente la Torah.
ZELOTI
Collaboravano con i romani e negavano la risurrezione dai morti.
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SEZIONE 5 QUEST O GESÙ, UNA SORPRESA
Un panorama molto vario
La società palestinese nella quale Gesù è vissuto era quindi molto variegata. Vi erano presenti molti gruppi, più o meno organizzati, talvolta in forte competizione tra di loro. Si trattava di un mondo molto vivace dal punto di vista religioso, sociale e culturale, accomunato però da una domanda di fondo: “Come reagire nei confronti di una società sempre meno fedele alla tradizione dei padri? Come conservare e, anzi, rafforzare la propria identità, in questo contesto?”
TOCCA A TE Dividetevi in gruppi di massimo 4 persone. Provate a riflettere e a dialogare tra di voi: come è possibile convivere e condividere la propria vita con persone di religione e tradizioni diverse, senza perdere la propria identità? Dopo un breve scambio di opinioni, stendete alcune regole (da un minimo di 5 ad un massimo di 10) per costruire una società dove ognuno si senta accolto nella propria identità nel rispetto degli altri.
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Unità 31
Gesù e la società della sua epoca
FILO ROSA Gesù, i maschi e le femmine “In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna” (Gv 4,27): in questo mezzo versetto si condensa un mondo, un sistema che concepiva la cultura e l’autorità come appannaggio esclusivo dei maschi. Tale pensiero arrivava da lontano: Israele era sempre stato caratterizzato da una società patriarcale, nella quale le donne non potevano studiare la Legge o assumere in genere responsabilità civili. Era come se la loro voce non avesse peso. Gesù non solo concesse il perdono a donne additate come pubbliche peccatrici, ma parlò con esse, si interessò delle loro vite e dei loro problemi. Oltre alla donna citata nel brano qui sopra riportato, una samaritana, ricordiamo che anche una cananea parlò con Gesù (Mt 15,21-28). Persino le straniere, dunque. Inoltre, Gesù fu anche amico di Marta e di Maria, sorelle di Lazzaro. Non stupisce che molte di loro seguissero un maestro così rivoluzionario. L’ultima “provocazione” viene dalla risurrezione: sai a quali persone apparve - prime tra tutti - il Risorto? Proprio a delle donne.
Jan Vermeer, Gesù con Marta e Maria, 1656, National Gallery of Scotland, Edimburgo.
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GESÙ DI NAZARET H NEI QUAT T RO VANGELI
PAROLE Vangelo: termine composto dal greco eu (buono) e anghèlion (messaggio). Il Vangelo è quindi una “buona notizia”, non una biografia, poiché non contiene tutta la vita di Gesù, ma soltanto ciò che si ritiene necessario per suscitare la fede in lui.
Di tutto quello che Gesù disse, fece e sperimentò nell’arco della sua intera vita - tra l’altro non particolarmente lunga - sappiamo meno di quanto vorremmo. In ogni caso, ad essere onesti sappiamo di Gesù più cose di quante non se ne conoscano di altri personaggi storici: più del matematico Pitagora, ad esempio, o addirittura più di Alessandro Magno. Il fatto è che di Gesù parlano, essenzialmente, soprattutto i Vangeli. Esistono riferimenti a lui anche in scritti, ma non sono particolarmente estesi, né particolarmente ricchi di informazioni. Ecco, quindi, che se vogliamo sapere qualcosa di Gesù di Nazareth dobbiamo studiare quei quattro racconti che vanno sotto il nome di Vangeli.
La composizione dei Vangeli Silverio Capparoni, Evangelisti e profeti, 1864, San Giacomo in Augusta, Roma.
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Al tempo di Gesù, come potrai ben comprendere, non c’erano telecamere o smartphone. Tutto quello che sappiamo di lui ci è stato trasmesso da altre persone, quindi abbiamo di lui informazioni indirette, inizialmente orali.
Unità 32
Gesù di Nazareth nei quattro Vangeli
La tradizione dei racconti a voce è stata poi raccolta e plasmata in forma scritta da coloro che chiamiamo evangelisti: Marco, il quale pare abbia scritto intorno al 65-70 d.C.; Matteo e Luca, che compongono i loro testi intorno all’anno 80; e infine Giovanni, il quale scrive sul finire del I secolo d.C. Ascoltando e riportando il racconto di quello che Gesù disse e fece, qualcuno, prima ancora degli evangelisti, cominciò ad annotare il tutto in maniera perlopiù slegata, cioè come “a pacchetti”: annotazioni di messaggi; di miracoli, di fatti e, soprattutto, di quanto accaduto con la sua morte e risurrezione. Fu, infine, sulla base di queste raccolte che intervennero gli evangelisti, per la redazione definitiva dei Vangeli come li conosciamo.
Tre sinottici e Giovanni
Mentre tra i testi di Marco, Matteo e Luca possiamo trovare delle analogie, tanto che sono definiti sinottici, in Giovanni troviamo una presentazione della vicenda di Gesù in un modo tutto suo. Immaginando i tre sinottici come dei “registi”, si può dire che le loro telecamere riprendono Gesù dal basso, evidenziandone quindi l’aspetto di uomo, un uomo che dice e fa però cose incredibili. Quindi, si conclude con lo scoprire che egli è il Figlio di Dio. Immaginiamo invece il “film” di Giovanni: telecamere puntate subito verso il cielo e primo piano sul volto divino di Gesù. Poi l’inquadratura scende verso la terra e lui diventa sempre più piccolo, fino ad apparire come bambino a Betlemme. Nei “film” di Marco, Matteo e Luca il colpo di scena fa dire: “Questo uomo è Dio!”. Nel film di Giovanni invece: “Questo Dio si fa uomo!”.
Un antico frammento di Vangelo.
PAROLE Sinottici: termine greco che significa “guardabili insieme”.
L’aquila, dalla vista acuta e penetrante, è il simbolo dell’evangelista Giovanni, che più degli altri ha scrutato le profondità del misteri di Dio.
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SEZIONE 5 QUEST O GESÙ, UNA SORPRESA
Chi ha copiato da chi? La fonte Q
Marco, dicevamo, ha scritto per primo, quindi potremmo chiederci: gli altri evangelisti hanno “copiato”? Anche perché, in effetti, i testi di Marco, Matteo e Luca in diversi punti si assomigliano, mentre Giovanni ha elaborato un testo che appare perlopiù “diverso”. Per capire che rapporti vi siano tra Marco, Matteo e Luca facciamo finta che siano alunni di una stessa classe. Ti proponiamo quindi un racconto “simpatico” - da leggere con un sorriso - non dimenticando che, come vedremo nelle pagine successive, le differenze tra i Vangeli sono il risultato delle diverse esigenze di diverse comunità per le quali furono scritti.
Supponiamo che il prof di italiano abbia deciso di fare un tema in classe con questo titolo: “Scrivi quello che sai su Gesù”. L’alunno Marco inizia a scrivere subito, quasi contemporaneamente ad un alunno da poco inserito nella classe, di cui si sa ancora poco. Per il momento lo chiameremo con un nome un po’ enigmatico: alunno Q. Un po’ in ritardo cominciano a scrivere anche gli alunni Matteo e Luca, solo che... sono a corto di idee! Allora, sia Matteo che Luca provano a copiare tra di loro ma il prof, sospettoso, mette una barriera tra di loro. Matteo e Luca non si scoraggiano. Uno a destra e l’altro a sinistra spiano, spingendosi in avanti, il foglio di Marco. Purtroppo, Marco dopo un po’ ha finito, consegna e i due non sanno come fare... Idea! Matteo e Luca si sporgono all’indietro e spiano anche il foglio dell’alunno Q. Ma anche Q dopo qualche minuto consegna. Matteo, per fortuna, si ricorda che sotto il banco ha un libretto preso in parrocchia. Qualcosa ci sarà scritto! E Luca, anche lui, si ricorda che sua nonna aveva preso il foglietto della Messa... Dovrebbe averlo ancora in tasca... Infatti, eccolo! Matteo e Luca, infine, consegnano anche loro, contenti di averla scampata.
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Unità 32
Gesù di Nazareth nei quattro Vangeli
Il professore nel pomeriggio comincia a correggere i temi. Legge quello di Marco. Poi quello dell’alunno Q. Inizia, poi, a sfogliare il tema di Matteo e infine quello di Luca. Ad un certo punto, «Ma come... – pensa il prof - Io queste cose le ho già lette!» e, insospettito, confronta tutti i temi. «E infatti ecco qua: Matteo e Luca hanno copiato!» esclama il professore trionfante. Poi però si rende conto che Matteo e Luca non possono aver copiato l’uno dall’altro, perché si ricorda che tra i due c’era una barriera. Insomma, il pover’uomo si trova di fronte ad un mistero: i temi di Matteo e Luca hanno delle parti in comune, ma da dove le avranno prese? Riprende in mano i fogli di Marco e di Q e li rilegge con attenzione. «Ma certo! - urla il prof - Matteo e Luca hanno parti identiche perché hanno spiato sia da Marco che da Q!». Il prof, infine, nota che Matteo fa delle riflessioni su Gesù che non si trovano nei temi degli altri, e questo vale anche per Luca. «E queste cose? - pensa - Boh, chissà dove le hanno trovate... Poveri alunni, li attende una bella strigliata!».
Ora, se vogliamo ricostruire i rapporti tra questi tre Vangeli, osserviamo lo Mc Q schema a lato. Sembra una formula matematica impossibile, vero? Invece è solo ciò che abbiamo appena visto con l’esempio del tema in classe. Gli studiosi chiamano questa “X” Mt Lc ricostruzione teoria delle due fonti. In pratica, Matteo e Luca, che non conoscevano l’uno l’opera dell’altro (barriera) hanno ripreso alcune parti dal testo di Marco e da quello di un autore ignoto che gli studiosi chiamano fonte Q (perché è una fonte anonima e, dal momento che questi studiosi erano tedeschi, si è presa l’iniziale dal termine tedesco Quelle = fonte); Matteo e Luca hanno infine utilizzato per proprio conto del materiale proprio (X e Y nello schema), per le parti che non sono in comune con gli altri testi.
“Y”
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RADIOGRAF IA DEI QUAT T RO VANGELI
EHI, PROF! Ma non bastava un Vangelo solo?
Quando una persona scrive, lo fa a partire dalla propria esperienza e personalità. Inoltre, quando si comunica qualcosa si tiene anche conto delle persone a cui ci si rivolge, cioè i destinatari. Così fecero anche gli evangelisti. Conosciamoli più da vicino.
MARCO
MATTEO
Identità: un discepolo dell’apostolo Pietro, che seguì fino a Roma.
Identità: chiamato anche Levi, fu un ebreo esattore delle tasse.
Periodo: 60/70 d.C.
Periodo: 80 d.C.
Destinatari: la comunità cristiana di Roma.
Destinatari: i cristiani ebrei.
Particolari in evidenza: Gesù è il Cristo nascosto e sofferente; egli si rivela come Figlio di Dio sulla croce.
Particolari in evidenza: Gesù è il Messia che compie e supera le attese di Israele, colui che porta a compimento la Legge.
Simbolo: il leone, poiché questo testo inizia con la predicazione del Battista nel deserto, luogo di leoni.
Simbolo: l’uomo alato, dal momento che questo Vangelo inizia con l’elenco degli antenati di Gesù.
AD DOMEST ICARE LE PAROLE
LA PAGLIUZZA E LA TRAVE
L’animazione qui riportata costituisce una rielaborazione della nota parabola evangelica (Mt 7,3-5) realizzata con Scratch; la puoi vedere nel libro digitale. 1) Cosa fa notare il personaggio con la maglia rossa al personaggio con la maglia verde? ______________________________________________________________________ 2) Il personaggio con la maglia verde accetta l’osservazione dell’altro? Perché reagisce così? ______________________________________________________________________ 3) Cosa intendeva dire Gesù, raccontando questa parabola? ______________________________________________________________________
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Unità 33
LUCA
Radiografia dei quattro Vangeli
GIOVANNI
Identità: un medico originario della Siria, discepolo di Paolo.
Identità: secondo la tradizione, un giovane discepolo a cui Gesù era affezionato.
Periodo: 80 d.C.
Periodo: 90 d.C.
Destinatari: i cristiani non ebrei.
Destinatari: le Chiese dell’Asia Minore.
Particolari in evidenza: Gesù è vicino agli emarginati, ai peccatori. È colui che agisce mosso dallo Spirito.
Particolari in evidenza: Gesù è la luce, la Parola di Dio Padre fatta carne e il pastore che dà la vita per i suoi discepoli.
Simbolo: il bue, poiché il testo comincia nominando il tempio, in cui avvenivano sacrifici.
Simbolo: l’aquila, l’animale che fissa la luce, la creatura che si spinge più in alto, e così fa Giovanni con il suo scritto.
TOCCA A TE Mettiti d’accordo con tre dei tuoi compagni e provate a descrivere brevemente un vostro amico, o un vostro professore. Sforzatevi di cogliere nel vostro ritratto le caratteristiche principali della persona scelta (circa l’aspetto e il carattere), ma ciascuno dovrà scrivere per conto proprio. Provate infine a confrontare i vostri scritti, trovando somiglianze e differenze. Questa attività vi può far meglio intuire come anche gli evangelisti abbiano descritto una stessa persona in modo non identico.
AD DOMEST ICARE LE PAROLE
FIGLIOL PRODIGO
A volte può capitare di imbattersi, sfogliando la cronaca sportiva (e talvolta anche politica), in un titolo come il seguente:
“A volte ritornano”: non solo Buffon, quando il calciatore è un figliol prodigo È un esempio di come sia entrata nella memoria collettiva una nota parabola, raccontata dall’evangelista Luca (Lc 15,11-32). Rileggila. Da allora figliol prodigo è colui che ritorna da dove è partito, come il portiere Buffon alla squadra per cui ha militato per anni, come un atleta che torna alla società in cui è cresciuto, come il politico che rientra nel partito da cui era uscito... e così via.
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APPROF ONDIMENT O
TOCCA A TE Dividetevi in piccoli gruppi e ipotizzate, ciascuno riguardo la sua esperienza, come “sareste potuti essere” oggi se le cose fossero andate diversamente nel passato.
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GESÙ AL ...CONDIZIONALE Prima di iniziare a presentare concretamente la figura di Gesù sulla base dei fatti narrati dai Vangeli, facciamo una considerazione: egli sembra per lo più sfuggire ai tentativi di etichettarlo. In effetti, fu un personaggio sorprendente e, per dimostrare questa affermazione, proveremo a descrivere con la nostra fantasia quella che sarebbe dovuta essere la sua vita. Sottoporremo cioè il personaggio alla prova del condizionale! Il condizionale è d’obbligo, perché, al tempo passato, esprime un’azione che avrebbe potuto o anche, se vogliamo, dovuto realizzarsi in un modo... e poi invece è andata in tutt’altra maniera. Ecco, in tutta onestà, la vicenda di Gesù avrebbe potuto prendere una piega ben diversa.
Gesù al ...condizionale Una questione di " titoli" Per cominciare, Gesù di Nazareth:
1. non avrebbe nemmeno dovuto nascere, eppure sua madre Maria si trovò ad essere incinta, per di più in modo assolutamente misterioso;
2. se consideriamo la sua origine, fin dalle fasce, non avrebbe dovu-
to contare granché, perché nacque povero e in una zona non particolarmente importante, eppure oggi calcoliamo il tempo, distinguendo gli anni prima della sua nascita o dopo la sua nascita;
3. non avrebbe neppure dovuto insegnare, perché non era un acca-
demico o un professore dagli studi particolarmente elevati, eppure questo semplice falegname fu ed è considerato maestro di vita da milioni di persone;
La letteratura apocrifa su Gesù
4. non avrebbe dovuto esser conosciuto al di fuori della sua fami-
glia o fuori del suo paese, perché non si allontanò mai più di 150 km da casa, eppure il suo nome è noto in ciascuno dei cinque continenti;
5. di lui non dovremmo ricordare nulla, dal momento che le uni-
che parole che egli scrisse di suo pugno, le segnò sulla sabbia, eppure le sue massime e i suoi moniti riecheggiano nella memoria dell’umanità, in un modo che pare essere indelebile. Ecco che, considerando quello che egli sarebbe dovuto essere, si presenta ora la necessità di dire meglio chi invece Gesù fu. Resterà, in ogni caso, aperta la domanda che egli rivolse ai suoi discepoli: «E voi, chi dite che io sia?» (Mc 8,27).
COMPITO DI REALTÀ Gesù secondo noi Realizzate un dossier (cartaceo o multimediale) in cui ciascuno di voi racconta “chi è per lui” la figura di Gesù Cristo. Esponete poi il risultato del vostro lavoro in classe e, con l’aiuto dell’insegnante, verificate se il “vostro” Gesù corrisponde a quello reale narrato nei Vangeli.
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GESÙ, UN GENIO DELLA COMUNICAZIONE
ROVESCIAMO LA CLASSE La réclame la facciamo noi! Dividetevi in piccoli gruppi e, armati di smartphone, realizzate una brevissima videoclip che sponsorizzi un messaggio a vostra scelta. Potrà essere per un prodotto commerciale, come pure per un’idea o comunicazione di carattere sociale, l’importante è che sia il più possibile …efficace.
“Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra” (Gv 8,6).
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Nel nostro tempo è diventato molto semplice comunicare ed entrare in contatto con persone anche lontanissime. Data la grande quantità di stimoli, messaggi e promozioni, si è reso ancora più necessario oggi lo studio di tecniche efficaci dal punto di vista comunicativo, per riuscire a fare breccia in un pubblico sempre più vasto e distratto. Gesù non fu un venditore, né un promoter. Non si faceva particolari problemi a dire cose che risultavano anche sgradevoli per qualcuno dei suoi uditori, quando lo reputava necessario. Tuttavia, sapeva comunicare in modo stupefacente. Se considerassimo per un istante la sua capacità di sintesi o di riferimento alla cronaca e al vissuto della gente, come pure la semplicità degli esempi e l’immediatezza di gesti e parole, bene, questi soli elementi basterebbero per ritenerlo uno dei massimi comunicatori della storia.
36un genio In maestro ...in relazione Unità 35Unità Gesù, della comunicazione Ecco alcuni esempi dello stile comunicativo di Gesù:
PAROLE Iperbole: espressione che ingigantisce la realtà, o la stravolge, al fine di catturare l’attenzione. Invettiva: discorso in cui ci si scaglia contro qualcuno o qualcosa.
Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! (Mc 2,27) Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore (Lc 12,34).
A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica (Lc 6,29). È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio (Mt 19,24).
Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso...” (Lc 4,23). Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua (Mt 13,57).
Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! (Mt 23,24). Serpenti, razza di vipere, come potrete sfuggire alla condanna della Geenna? (Mt 23,33).
Quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? (Lc 6,29).
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MAT T EO E LUCA CRONIST I D'INFANZIA COMPITO DI REALTÀ
Io, quand’ero piccolo Sarà capitato anche a te di dire: “Quando ero piccolo ero… Quando ero piccolo facevo...”. Raccogli testimonianze in famiglia e tra i parenti, come pure materiali fotografici e audio-video e realizza una tua breve cronaca d’infanzia. Presentala poi in classe.
Legnanino, Natività, 1700-1710, chiesa di San Marco, Milano.
TOCCA A TE Immagina che due tra i tuoi migliori amici debbano presentarti a delle persone che non ti conoscono. Il primo deve parlare di te a dei professori mentre il secondo a dei ragazzi della tua età. Sperimenta la cosa in classe e noterai che parleranno di te dicendo quello che li colpisce, ma non useranno le stesse parole perché hanno davanti persone diverse.
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La nostra infanzia dice già qualcosa di quello che siamo oggi e che diventeremo. Anche l’infanzia di Gesù è stata importante, tanto che ne resta traccia nei Vangeli, almeno in due: Matteo e Luca. I due evangelisti hanno esperienze differenti della fede in Gesù e quindi, come hai potuto approfondire nelle pagine precedenti, presentano la sua figura da un proprio punto di vista. Non solo, però. I due parlano a comunità e persone che provengono da diverse culture, differenti modi di fare e di vedere la realtà. Anche questo influisce nella stesura dei loro testi.
Unità 36
Matteo e Luca cronisti d’infanzia
Lo stesso avviene con i Vangeli. Secondo gli studiosi, l’evangelista Matteo scrive per una comunità
di cristiani provenienti dall’ebraismo. Il suo racconto inizia presentando Gesù come discendente di Abramo e mette in risalto la figura di Giuseppe, tra i cui avi c’è nientemeno che re Davide. Parlando della sua nascita evidenzia la presenza di grandi uomini (i Magi) che provengono da altre terre per rendere onore al re nato a Betlemme. Con questo, Matteo sottolinea che Gesù è il Messia di tutti i popoli. Sempre secondo gli studiosi, l’evangelista Luca scrive per una comunità di pagani convertiti al Cristianesimo, probabilmente appartenenti a una comunità del nord Africa. Al tempo, quella era una terra ricca con un livello di vita piuttosto benestante. Numerose sono infatti le sottolineature e i richiami che Luca riporta della predicazione di Gesù sull’uso buono della ricchezza che non deve essere un idolo ma condivisa con chi è in necessità. Raccontando della nascita di Gesù, Luca parla di come questo evento è stato annunciato a Maria e di come, al momento della sua nascita, tra le prime persone ad adorare il Messia non c’erano ricchi ma i più poveri della regione: i pastori.
Gesù bambino nella celebre serie tv Gesù di Nazareth (1977) del regista Franco Zeffirelli.
La tradizione del presepe
Nel rappresentare la nascita di Gesù gli artisti si rifanno ad uno o all’altro Vangelo. Riconosci a quale Vangelo si sono ispirati rispettivamente Giotto e Durer nei seguenti dipinti?
TOCCA A TE
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UN "REGNO" AL CENT RO DEL MESSAGGIO DI GESÙ
EHI, PROF! A volte mi sento un po’ bloccato: come posso agire senza essere preso in giro?
PAROLE Ministero: in senso generale, politica a parte, significa “incarico, servizio”, in relazione a Gesù indica la sua attività di predicazione e contatto pubblico con la gente.
Pieter Brueghel, Paesaggio con la parabola del seminatore, 1557, collezione privata.
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Gran parte di quanto dicono i Vangeli su Gesù riguarda la sua vita adulta. Dopo il battesimo al Giordano inizia quello che viene chiamato ministero pubblico e prende avvio la sua predicazione, prima in Galilea dove chiama i discepoli a seguirlo, per poi spostarsi pian piano verso Gerusalemme. Chi lo ascolta ne resta stupito: questo Gesù di Nazareth non è solo un maestro tra i tanti. Ti sarà capitato, qualche volta, di conoscere persone che parlano bene, colpiscono positivamente per le loro parole, ma poi nei fatti si contraddicono. Con Gesù era diverso: parlava con autorità e alle sue parole seguivano poi i fatti.
Cosa predicava Gesù?
Nei Vangeli possiamo ritrovare molti detti, discorsi e parabole di Gesù. Esaminando tutto ciò con attenzione notiamo che la gran parte del suo messaggio verbale gravita attorno all’annuncio del Regno di Dio. Gli stessi “segni” (gesti) che accompagnano la sua predicazione sono miracoli che hanno a che fare con la vita piena di questo Regno speciale. Quando senti la parola “regno” probabilmente sei portato a pensare a un castello, a un re e a un esercito. Il Regno di Dio annunciato da Gesù è però qualcosa di radicalmente diverso: è il mondo come sarebbe “secondo il desiderio di Dio”, senza il peccato e senza alcun male. È il Regno dove il potere è l’amore, che è tanto grande da superare le fragilità degli uomini, più grande della morte stessa.
Unità 37
Unità al38centro In maestro ...in relazione Un “regno” del messaggio di Gesù
Se provi a chiudere gli occhi, puoi forse immaginare un mondo dove tutti si prendono cura del più debole, dove il più grande è il servo di tutti, dove non ci sono poveri perché tutto viene condiviso e quindi non ci
sono ladri; un mondo in cui al telegiornale parlano solo di cose belle perché il male, l’egoismo e l’odio e le divisioni non hanno più spazio in una realtà dove l’amore è più grande. Sarebbe bello, no?
Certo, può sembrare un po’ utopistico, ma Gesù in tutto questo è stato di parola fino all’ultimo e forse
sarai d’accordo anche tu nel dire che se la nostra realtà fosse un po’ più simile a questo Regno sarebbe un mondo migliore dove crescere.
Tra già e non ancora
“Il Regno di Dio verrà… Il Regno di Dio è già qui...”: ecco un’altra importante caratteristica di questo Regno, che pare a volte una realtà futura, altre volte qualcosa che già c’è. Il Regno di Dio deve venire perché in sostanza è una realtà che ogni uomo e ogni donna può contribuire a realizzare e che non troverà compimento se non alla fine dei tempi ma, nello stesso tempo, è già qui perché Gesù, suo annunciatore e annunciato, è presente nel mondo.
sorpresa
Chi ha potuto incontrare Gesù quando egli visse in Palestina, vedere ciò che faceva e ascoltare le sue parole ha sperimentato molte emozioni, ma di certo una in particolare: quella della sorpresa. Rifletti: c’è qualcosa che ti sorprende delle persone che conosci? E di te stesso? Parlane poi con i tuoi compagni in classe.
COMPITO DI REALTÀ Il giornale del bello “Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”. È proprio vero questo detto! Siamo abituati a vedere nei telegiornali le realtà brutte e violente che ci circondano, ma poco o nessuno spazio trovano le cose belle. Provate a realizzare alcuni articoli sulle “cose buone” da inserire in un giornale virtuale del vostro paese, inserendo foto e didascalie che raccontano le realtà positive che vi circondano.
Pittura su vetro raffigurante Gesù con gli apostoli.
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UN MAEST RO ...IN RELAZIONE
EHI, PROF! Ma è vero che Gesù sapeva proprio tutto tutto?
Gli "incontri" con Gesù
Carl Heinrich Bloch, Il discorso della montagna (particolare), 1867, Frederiksborg, Danimarca.
Uno dei modi tipici di Gesù di entrare in un discorso era il partire un po’ alla larga, quasi stesse parlando d’altro... fino a che uno capiva che si stava parlando di lui, colto magari proprio in quell’esatto momento. È quello che avviene, ad esempio, nelle sue note parabole.
Di cosa parlava Gesù?
Gesù parlava di realtà che, in buona parte, non appartengono all’esperienza quotidiana di ciascuno di noi, come la pesca, la semina, il pascolo o molto altro. Diceva, ad esempio: “Il Regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati a nozze, ma questi non volevano venire” (Mt 22,2-3).
Il racconto che non ti aspetti
Gesù inseriva appositamente nei suoi racconti dei punti di rottura, cioè degli strappi inaspettati. Ad esempio: un seminatore che versa la semente su dei rovi, sui sassi o sulla strada; un pastore che abbandona il gregge per dedicarsi a una sola pecora perduta; un padrone che paga i suoi operai in modo bizzarro. Tutto questo per suscitare una domanda: “Tu che stai ascoltando, cosa avresti fatto? A chi assomigli in questo racconto?”.
Il segreto dei cuori
Infine, in un modo davvero straordinario, attraverso i suoi racconti Gesù faceva capire ai suoi interlocutori su quale fronte si trovassero realmente, quali fossero le loro reali intenzioni e i loro pensieri reconditi.
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A MENT E APERT A
lavoriamo insieme
CONF RONT O CON IL CHILDF REE Lasciate che i bambini vengano a me
Leggi il brano evangelico seguente (Lc 18,15-17). Gli presentavano anche i bambini piccoli perché li toccasse, ma i discepoli, vedendo ciò, li rimproveravano. Allora Gesù li chiamò a sé e disse: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come l’accoglie un bambino, non entrerà in esso».
I bambini proprio no
Leggi ora queste righe riguardo il fenomeno detto “childfree”, movimento che afferma di non voler figli per principio, fatto che determina alcune situazioni limite come quella che ti proponiamo. Il childfree sta prendendo piede anche in Italia. All’hotel Das Badl di Caldaro al Lago, in provincia di Bolzano, “le camere sono studiate su misura per le coppie e si accettano minori solo dai 14 anni in su”. E insistere, al telefono, non serve. “Niente bambini”, nemmeno se si giura che staranno buoni e tranquilli. La residenza Villa Magnolia di Carovigno, vicino a Brindisi, “non è adatta per famiglie con bimbi piccoli”, come si legge nel sito con le informazioni per i potenziali clienti. Alla Tenuta Giardini di Bibbona, nel livornese, porte chiuse per gli under 11. E via elencando. [...] La formula, a giudicare dai commenti leggibili sul web, piace. Le richieste non mancano. Anche i turisti stranieri apprezzano. Ma è consentito e legale - se lo chiedono genitori e nonni - rifiutare di ospitare bimbi e preadolescenti? La stessa domanda si pone per ristoranti, pizzerie, bar e, in generale, per tutti quelli che si chiamano esercizi pubblici. Il childfree è lecito? La risposta prevalente, se si va oltre proprietari e gestori, è no, seppur con qualche distinguo. (Da Donna Moderna, agosto 2017)
ORA TOCCA A TE Per quale motivo ritieni che un imprenditore proponga un servizio limitato ai soli adulti?
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Ritieni che sia corretto proporre servizi che escludano in partenza i minori? _______________________________________________________________________________________ _______________________________________________________________________________________ Alcuni ritengono che i genitori di oggi abbiano difficoltà a far rispettare regole civili di convivenza ai propri figli quando sono fuori casa. Tu cosa ne pensi? _______________________________________________________________________________________ _________________________________________________________________________
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LE VIE DELLA
BELLEZZA
di Don Maurizio Viviani
Il seminatore di Van Gogh
Al Kröller–Müller Museum di Otterlo in Olanda Vincent Van Gogh (1853-1890) usa nella sua pittura tinte forti e contrastanti, anche per esprimere la sua personalità e i suoi sentimenti. Ad ogni colore corrisponde un preciso stato d’animo: al giallo intenso il calore e la felicità, al rosso fuoco il sangue e il dolore, all’azzurro tenue la calma e la serenità, al verde acido l’angoscia. Con le stesse intensità cromatiche, il pittore ha dipinto molti temi religiosi e, pure, alcuni racconti evangelici. Il quadro Seminatore al tramonto (1888) riprende il momento centrale della parabola di Gesù, che racconta di un seminatore mentre sparge del grano nel suo campo. La semina avviene quando il sole sta tornando all’orizzonte. È il momento più propizio per affidare il seme al terreno che, dopo la
calura del giorno, si sta rinfrescando. Il seminatore semina ovunque, pur sapendo che gli uccelli mangeranno dei chicchi e che non tutti i semi produrranno spighe.
Il sole. Al centro c’è un sole grande e abba-
gliante. L’andamento delle generose pennellate ne simula i raggi. Ugualmente il campo, che ha una piega un po’ tondeggiante. Al giallo del cielo e delle spighe si contrappone sullo sfondo il viola del campo di grano e, in una tonalità più scura, il viola del contadino.
Il seminatore. Gli abiti del seminatore hanno le stesse gradazioni di colore della natura che lo circonda: il pittore suggerisce così un’identificazione tra il contadino e il campo, che è parte della sua vita. Il gesto del seminatore rimanda all’azione di Dio che con impareggiabile fiducia sparge il seme della sua Parola nel campo del mondo.
Gli uccelli e il sentiero. Stupisce l’appa-
Vincent Van Gogh, Seminatore al tramonto, 1888, Kröller–Müller Museum, Otterlo (Olanda).
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rente incoscienza del contadino nel seminare laddove si trovano gli uccelli, tra i rovi e pure sulla strada. Va ricordato che al tempo di Gesù la semina si svolgeva in questa sequenza: prima si seminava, poi si liberava il terreno da sassi e sterpaglie e, alla fine, si passava con l’aratro. La parabola ha comunque un lieto fine: una parte del terreno darà un risultato abbondante, oltre ogni umana aspettativa.
SEZIONE 5 QUEST O GESÙ, UNA SORPRESA COMPIT I DI REALTÀ OBIETTIVO FORMATIVO
Ripercorrere i Vangeli dell’infanzia, scomponendo la narrazione biblica e ricomponendola in modo fantasioso e rispettoso nelle scene di un corto.
COMPIT O D I R E A LT À
GOSPEL STOP MOTION Nella storia del cinema Gesù è sicuramente uno dei soggetti più raccontati, dai primi corti in bianco e nero, passando per Jesus Christ Superstar negli anni ‘70, il celebre Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli fino a The Passion di Mel Gibson e molti altri Realizzate un piccolo corto utilizzando la tecnica dello stop motion riguardante i Vangeli dell’infanzia. Potete raccontare con un breve video, ad esempio, l’episodio dell’Annunciazione o quello della nascita di Gesù. SUGGERIMENT I Vi consigliamo per la realizzazione di questo corto un’APP semplice e divertente, PicPac Stop Motion, che potete scaricare con uno smartphone o tablet android. Per lo scenario potete utilizzare statuette del presepe, i pezzi della Lego o materiali riciclati. Dividetevi i compiti: chi fa il regista, chi riprende, chi sposta i personaggi, chi prepara eventuali scritte, chi è più scafato con la tecnologia e monta il video.
VA L U T A Z I O N E Date un voto numerico da 1 a 5 a ciascun gruppo circa questi aspetti. Obiettivo 1: ricchezza e coerenza dei contenuti; il gruppo ha rappresentato il racconto o ha colto il significato religioso [Competenza chiave n. 8]. Obiettivo II: collaborazione del gruppo e suddivisione dei compiti [Competenza chiave n. 6]. Obiettivo III: conoscenza e competenza acquisita della tecnica dello stop motion; nota di merito per chi ha montato insieme video e testi [Competenza chiave n. 4]. Obiettivo 1
Obiettivo 2
Obiettivo 3
GRUPPO 1 GRUPPO 2 GRUPPO 3 GRUPPO 4
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GESÙ E I SEGNI DEL REGNO
COMPITO DI REALTÀ Intervista al miracolato Scegliete dei casi di “miracolati” nei testi evangelici e realizzate un talk-show nel quale essi vengono ripescati dal passato e intervistati, con la presenza di esperti pro o contro la possibilità reale dei miracoli.
EHI, PROF!
Ma questi miracoli saranno proprio veri? Io non ne ho mai visto uno...
I Vangeli, con impressionante sicurezza, descrivono Gesù come un autore di miracoli. Questo dato di certo ci sorprende, in quanto lettori moderni, per niente abituati a particolari prodigi. Anzi, va detto che il tema dei miracoli risulta facilmente poco accettabile dinanzi al mondo scientifico contemporaneo. Eppure, la reputazione di Gesù come autore di prodigi è talmente solida che anche uno storico ebreo come Giuseppe Flavio, quindi non cristiano, ne accenna in una sua opera, le Antichità giudaiche, nel 93 d.C.: “In quel tempo apparve Gesù, un uomo saggio. Infatti, fu operatore di fatti sorprendenti, un maestro di persone che accoglievano la verità con piacere”.
Miracoli sì o no?
Giotto, Risurrezione di Lazzaro (particolare), 1303-1305, Cappella degli Scrovegni, Padova.
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Un testo scolastico o a carattere storico-scientifico non potrà mai rispondere in modo completo alle domande: “Questi miracoli si sono verificati davvero nella vita di Gesù?”, oppure, “Queste azioni sorprendenti erano realmente miracolose?”. E questo perché, parlando di miracoli, si entra in un territorio del “soprannaturale” che implica necessariamente una dimensione di fede. Possiamo però chiederci: “Secondo i contemporanei di Gesù, egli faceva miracoli?”. A questa domanda possiamo rispondere con disinvoltura: “Certamente sì, secondo un gran numero di testimonianze”.
Unità 39
Gesù e i segni del regno
Stando ai Vangeli, infatti, Gesù: guarì malati (ciechi, sordi, storpi, paralitici, lebbrosi...); cacciò demoni (fu autore, cioè, di esorcismi); riportò in vita persone;
compì alcuni miracoli sulla natura (ad esempio placò una tempesta).
Il senso dei miracoli
Per gli autori dei Vangeli il miracolo costituisce anch’esso una forma di comunicazione. Gesù, mentre opera miracolosamente, si rivela investito di un’autorità che gli viene da Dio Padre, secondo il modo che aveva di intendere la propria missione. Gesù, tra l’altro, nei confronti dei miracoli mostrò sempre un atteggiamento ambivalente: si rivelò con gesti eclatanti, però chiese spesso il silenzio riguardo al proprio operato. Molte volte raccomandava alle persone che aveva guarito o liberato dagli spiriti di non far pubblicità a tali prodigi. Ma soprattutto, si nota molto bene come il miracolo di Gesù non andava a toccare solo il piano fisico. Egli intendeva mostrare l’attenzione di Dio ai bisogni di tutta la persona.
Una donna guarisce toccando il mantello di Gesù (Catacombe di San Marcellino, Roma).
Quando Gesù incontrò un giorno un uomo cieco dalla nascita, non si limitò a guarirlo. Si preoccupò anche di dialogare con lui, di sondare in cosa credesse e cercò di suscitare poi nell’ex cieco una domanda riguardo chi lo aveva guarito: “Tu, credi nel Figlio dell’uomo?” (Gv 9,35). Il miracolo può accrescere la fede. Nello stesso tempo, però, solo chi ha fede vede realizzarsi il miracolo. Ma il centro di tutto è chiaro: la fede. Così, Gesù sembra preparare a una fede che non ha bisogno di miracoli. Sulla croce egli non pronunciò nessuna parola potente, non operò nessun gesto prodigioso. La via di Gesù, piena di parole ed opere straordinarie, conduceva piuttosto al silenzio della croce.
I miracoli di Gesù
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APPROF ONDIMENT O
PAROLE Unto: la pratica dell’unzione con l’olio può essere accostata anche all’uso in antichità nei contesti delle lotte. Il corpo unto sfugge alla presa dell’avversario e questo “segno” richiama quindi anche il concetto di vittoria e invincibilità.
VANGELO SECONDO MARCO
UNA QUESTIONE DI "TITOLI" La Chiesa delle origini trovò modo di esprimere la propria fede in Gesù, definendolo con titoli diversi: ad esempio lo chiamò Figlio di Dio, o Cristo, oppure semplicemente Signore. Più avanti si sforzò, inoltre, di definirne bene l’identità e le qualità attraverso alcuni Concili, come vedremo. Alcune tra queste espressioni in riferimento a Gesù sono antichissime.
L’unto di Dio
Nel vangelo di Marco - il primo, lo ricordiamo - il Maestro chiese ai suoi discepoli: “E voi, chi dite che io sia?” (Mc 8,29). Prova a leggere le risposte che egli ricevette secondo i seguenti tre vangeli. VANGELO SECONDO MATTEO
VANGELO SECONDO LUCA
Pietro gli rispose: «Tu sei il Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, Pietro rispose: «Il Cristo di Cristo» (Mc 8,29). il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16). Dio» (Lc 9,20). Nei Vangeli di Matteo e Luca si notano alcune aggiunte, mentre in Marco si trova l’espressione più breve e forse più fedele alle originarie parole dell’apostolo Pietro. Ecco, in ogni caso, che appare il primo titolo con cui Gesù fu chiamato già prima della sua morte: Cristo. Questa parola, derivante dal greco, costituisce la traduzione del termine ebraico equivalente, ovvero Messia, cioè l’unto. È il termine con cui si indicava l’inviato da Dio in modo definitivo. In verità, quando Pietro usò questo termine, probabilmente lo intendeva come riguardante una sorta di re mandato da Dio a riscattare Israele dall’umiliazione che aveva ricevuto dai romani. Fu qui che Gesù corresse Pietro, facendogli capire che il Messia, come lo intendeva lui, doveva soffrire e non comandare. Ciò suscitò lo stupore e l’opposizione dei suoi discepoli.
Félix Joseph Barrias, Unzione di re Davide, 1842, Musée du Petit Palais, Parigi.
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Una questione di " titoli"
Il “titolo” preferito
Il titolo usato da Gesù, quando parlava di se stesso, era però un altro. Egli si definiva il Figlio dell’uomo, un’espressione che, nonostante il passare del tempo, mantiene intatta una certa enigmaticità e anche un certo fascino. Prova a leggere i passi seguenti e noterai che questo titolo rimanda a caratteristiche diverse, quasi contraddittorie, se riferite alla stesso personaggio. PRECARIETÀ
Rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Mt 8,20).
DOLORE
Il figlio di Dio
GLORIA
E cominciò a insegnare loro che «Allora vedranno il Figlio dell’uoil Figlio dell’uomo doveva soffri- mo venire sulle nubi con grande re molto ed essere rifiutato [...], potenza e gloria» (Mc 13,26). venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere (Mc 8,31).
Con il titolo Figlio dell’uomo Gesù poteva e intendeva spiazzare il suo uditorio. Tale espressione, presa dal libro del profeta Daniele (Dn 7,13), sembra parlare di un presente di difficoltà, ma pare alludere ad una prossima, successiva grandezza. Siamo quindi, nuovamente, in un contesto messianico che presuppone una situazione bisognosa di un liberatore, un liberatore che, però, sperimenta la sofferenza. Ma è grazie a questa che arriva la prospettiva di una vittoria finale.
Il Cristo del mosaico della chiesa di Santa Sofia ad Istanbul, in Turchia.
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SEZIONE 5 QUEST O GESÙ, UNA SORPRESA V ERIF ICHIAMO 1. DIO E L’UOMO
Uno degli aspetti problematici della religiosità consiste nella differenza tra ciò che vuole l’uomo da Dio, rispetto a ciò che Dio desidera per l’uomo. Leggi il seguente racconto del miracolo della guarigione dei dieci lebbrosi in Lc 17,11-19. Completa poi il seguente schema e motiva il perché di quanto hai scritto. PERSONAGGI
NUMERO
lebbrosi incontrati da Gesù lebbrosi “guariti” lebbrosi “salvati” ................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
2. LA BIBBIA E LE ALTRE FONTI
Umberto Eco è stato un celebre studioso e scrittore italiano. Il suo primo celebre romanzo, Il nome della rosa, racconta di una serie di oscuri delitti commessi nell’anno 1327 in una abbazia benedettina. Ecco l’inizio della narrazione: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Questo era in principio presso Dio e compito del monaco fedele sarebbe ripetere ogni giorno con salmodiante umiltà l’unico immodificabile evento di cui si possa asserire l’incontrovertibile verità.
Ora, oltre a qualche termine piuttosto difficile, il testo riporta la citazione di un Vangelo. Sapresti dire quale, considerando che in esso si racconta della Parola (il Verbo) di Dio che scende a farsi carne, cioè uomo? ................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
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Verifichiamo
3. IL LINGUAGGIO RELIGIOSO
Prova a riconoscere i quattro episodi raffigurati, tenendo conto che tra di essi compaiono due celebri parabole e due altrettanto famosi miracoli. PARABOLA 1
PARABOLA 2
MIRACOLO 1
MIRACOLO 2
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4. I VALORI ETICI E RELIGIOSI Confronta le seguenti Beatitudini con la pubblicità e la citazione proposte più sotto: “Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio” (Lc 6,20) e “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati” (Mt 5,6).
Le mie opinioni: ...................................................................................................................................................................................................................... ......................................................................................................................................................................................................................
lli Beati que ame of che hann stizia iu e sete di g nno ra perché sa i. giustiziat
io Piergiorg io h c c Bello
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A SCUOLA DI BENESSERE
THE EMOTION QUIZ
Comprendere e gestire le emozioni non è certo cosa semplice. Attraverso questo piccolo gioco proverai a scoprire alcune regole che ti potranno tornare utili ogni giorno.
ORA TOCCA A TE
Ad ogni situazione abbina la risposta che ritieni più opportuna. 1. Cosa fai quando senti che inizia a battere forte il cuore e capisci che quello che stai provando è davvero significativo? A. Faccio finta di nulla e vado avanti. B. Mi fermo, prendo fiato e ascolto bene quello che sto provando. C. Vado subito in cerca di qualcuno per raccontargli quello che mi sta succedendo. 2. Cosa fai quando ti accorgi di aver bisogno di capire cosa stai provando? A. Passo velocemente in rassegna tutti gli eventi simili che mi sono capitati. B. Cerco di trovare velocemente una risposta alla mia domanda chiedendo ad un amico cosa ne pensa. C. Analizzo con calma la situazione e cerco di dare un nome all’emozione che vivo. 3. Cosa fai quando senti tanta gioia dentro di te? A. Gusto il più possibile questo momento per fissarlo nel cuore. B. Lo urlo subito ai quattro venti. C. Corro avanti e indietro fino a quando non ce la faccio più.
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4. Cosa fai quando la tristezza prende il sopravvento e ti sembra che tutto vada male? A. Penso e ripenso a quello che mi sta capitando. B. Faccio finta di nulla e penso che tutto si sistemerà. C. Cerco di ascoltare la mia tristezza, capirne il motivo, provando ad elaborare una strategia d’uscita.
C. Mi nascondo nel mio luogo segreto aspettando che cambi qualcosa. 7. Cosa fai quando capisci che la persona con la quale messaggi tutti i giorni, a cui confidi i tuoi pensieri e alla quale racconti tutto, sta diventando davvero importante per te? A. Per paura che il rapporto cambi non dico nulla e spero che non tocchi a me prendere un’iniziativa. B. Trovo un modo davvero originale per dirle che tengo moltissimo a questo rapporto. C. Abbandono il campo per paura di delusioni con eventuali concorrenti.
5. Cosa fai quando sei molto arrabbiato con qualcuno? A. Prendo il telefonino e comincio ad offenderlo sui social. B. Appena lo vedo gli urlo contro chiedendogli di sparire dalla mia vita. C. Provo a calmarmi un po’, analizzo la situazione e dopo essermi tranquillizzato cerco un 8. Cosa fai quando senti che confronto chiarificatore. un’emozione che stai provando è 6. Cosa fai quando ti senti im- così forte da sentire il fiato corto paurito e ti sembra che l’ostacolo e questo ti mette a disagio? che stai affrontando sia davvero A. Cerco in tutti i modi di non ascoltarla e di fare altro. impossibile da superare? A. Cerco qualcuno con cui con- B. Mi faccio aiutare anche dalla ragione per riuscire a gestirla e frontarmi e che mi aiuti a cercaper poterla valorizzare positivare una strategia d’uscita. mente. B. Lascio che le cose vadano come devono andare senza prendere C. Lascio che tutto vada come deve alcuna decisione. andare.
di Davide Povolo - docente IRC e psicologo & Carlo Tonin - docente IRC ed educatore Ora capovolgi il libro e controlla quali sono le risposte che, vissute nella situazione concreta, possono aiutarti più di altre a vivere le tue emozioni in modo bello e positivo. Qualora ne avessi scelte altre non ti preoccupare: prova a confrontarle con quanto proposto. RISPOSTE PROPOSTE 1B, 2C, 3A, 4C, 5C, 6A, 7B, 8B Da ultimo trascrivi le “risposte-benessere” da noi proposte di seguito: ti accorgerai che leggendole una dopo l’altra andrai a costruire un piccolo vademecum per gestire il tuo sentire nella vita di ogni giorno. 1. Quando sento che inizia a battere forte il cuore e capisco che quello che sto provando è davvero significativo, è il caso di: _______________________________________________________ 2. Quanto mi accorgo di aver bisogno di capire cosa sto provando: _______________________________________________________ 3. Quando sento tanta gioia dentro di me: _______________________________________________________ 4. Quando la tristezza prende il sopravvento e ti sembra che proprio tutto vada male: _______________________________________________________ 5. Quando sono molto arrabbiato con qualcuno: _______________________________________________________ 6. Quando mi sento impaurito e mi sembra che l’ostacolo che sto affrontando sia davvero impossibile da superare: _______________________________________________________ 7. Quando capisco che la persona con la quale messaggio tutti i giorni, a cui confido i miei pensieri e alla quale racconto tutto, sta diventando davvero importante per me: _______________________________________________________ 8. Quando sento che un’emozione che sto provando è così forte da sentire il fiato corto e questo mi mette a disagio: _______________________________________________________
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